2024 - Costruire il futuro n°4 - Luglio - Agosto

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Presidente Ance Brescia editoriale / 1

Massimo Angelo Deldossi

La transizione 5.0 nel segno di un digitale sostenibile

L’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa — che condivide con i costruttori il fascino di creare, ricreare e dare forma alle cose — è in forte espansione. L’edilizia potrà coglierne davvero le opportunità se saprà integrarla consapevolmente e responsabilmente nei processi produttivi, nella pianificazione e nel miglioramento della sicurezza in cantiere. Per questo motivo nel Primo piano di questo numero abbiamo approfondito i vantaggi che la stessa Ance ha sottolineato, pur riconoscendo la necessità di operare con cautela, senza dimenticare la componente umana ed etica che sta alla base di una transizione 5.0 sostenibile. Sostenibile per le imprese, che devono attrezzarsi per accogliere le nuove tecnologie sempre più smart e interconnesse a favore dello sviluppo di un’edilizia industrializzata, senza mai però perdere di vista la centralità dell’uomo. Sostenibile per gli operatori del settore, che devono essere adeguatamente formati all’utilizzo di questi strumenti per acquisire le competenze necessarie a lavorare bene e in sicurezza in un cantiere sempre più digitalizzato. È fondamentale, ritengo, che l’uomo non si lasci impressionare e sopraffare dalla tecnologia ma la impieghi nella consapevolezza di poter contare su uno strumento innovativo, e per certi versi rivoluzionario, con un obiettivo specifico e non con il fine intrinseco di un impiego avulso dal contesto. Deve essere considerato uno straordinario strumento che può aiutare le persone ad effettuare al meglio il loro lavoro, senza che ciò comporti una sorta di delega in bianco rilasciata alla macchina. E l’alleanza uomo-macchina deve diventare ancora più fruttifera nel momento in cui la tecnologia ritorna come output una grande quantità di dati e gli stessi possono essere strutturati, condivisi e interpretati con un linguaggio comune per garantire l’efficienza e il miglioramento dell’intero sistema costruito.

Solo avendo a disposizione gli strumenti adeguati i dati potranno alimentare un’intelligenza artificiale che utilizza algoritmi di Machine Learning (di apprendimento automatico) in chiave generativa. Sarà fondamentale sviluppare una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni, che favorisca la crescita digitale dell’intera filiera dell’edilizia e in cui la gestione strutturata del dato, attraverso standard efficaci di governance e sicurezza, sia pienamente integrata con l’IA, aumentando il beneficio su larga scala per PA, imprese e cittadini. L’intelligenza artificiale avrà un impatto potenzialmente dirompente, e porterà notevoli benefici in tutte le fasi di attività, ma è da considerare anche un valido supporto in questa fase in cui la scarsa disponibilità di lavoratori non appare destinata a invertirsi neppure nel medio-lungo termine. Durante la decennale crisi 2008-2018, il settore edile ha perso, a livello nazionale, circa 600mila addetti, un gap che non è stato più colmato del tutto. Ance ha quantificato in almeno 265mila le professionalità da reperire per far fronte alle sfide del Pnrr. L’IA può rappresentare un’interessante elemento con appeal verso i giovani, aiutando il settore a superare la diffusa difficoltà ad individuare manodopera e risorse specializzate necessarie al ricambio generazionale nei cantieri e in tutta la vasta filiera del costruito.

In questa prospettiva a Brescia, l’Ente sistema edilizia, la nostra cara e storica Scuola edile, intercetta il cambiamento e da anni investe in innovazione ponendo con grande lungimiranza attenzione alle tecnologie — quali stampanti 3D, laser scanner, droni, sistemi robotici, intelligenza artificiale e pacchetto Bim — che i ragazzi devono padroneggiare per rispondere alle esigenze dell’edilizia del futuro, dettate, fra il resto, dal nuovo Codice dei Contratti pubblici e dalla digitalizzazione delle commesse.

Alessandro Scalvi

Direttore Ance Brescia

L’incertezza normativa che strozza opere e investimenti

L’edilizia cammina sulle sabbie mobili, senza punti fissi stabili, da troppo tempo. Opera in un clima di perenne incertezza e di poca chiarezza normativa che porta a un rallentamento degli interventi e, nei casi più gravi, a un blocco totale dei lavori. Il “caso Milano” ne è un esempio lampante, l’emblema di un problema diffuso, di un buco normativo che minaccia pesanti ricadute sull’intero Paese. Era possibile evitare tutto ciò a monte. Come?

Con norme più chiare e soprattutto comprensibili, condivise e stabili nel tempo. Perché le regole non basta scriverle, vanno rese applicabili in modo coerente da tutti i livelli che disciplinano l’uso del territorio. La situazione di caos causata dal “caso Milano” nasce infatti dal mancato coordinamento tra legislazione nazionale (da anni attende una revisione il Testo unico dell’edilizia), leggi di stampo regionale e norme locali. Quanto sta accadendo, senza scendere nel merito di complesse valutazioni giuridiche, consente però alcune riflessioni di portata generale a prescindere dall’ambito urbanistico in cui sono sorte.

Mi pare indubbio che vi fosse una diffusa e condivisa certezza circa la correttezza delle regole da applicarsi e applicate. Si badi diffusa e condivisa certezza in capo non solo agli operatori economici (imprese, professionisti), ma anche ai privati cittadini e, soprattutto, alla stessa Pubblica Amministrazione procedente. C’era, in sintesi, la fondata apparenza di una regola sulla quale tutti, e ribadisco tutti, hanno fatto affidamento e sulla base della quale tutti, e ribadisco tutti, hanno improntato i propri comportamenti, certi della legittimità degli stessi. In termini banali, mi verrebbe da dire che non si possono cambiare le regole del gioco mentre il gioco è corso e, ancor più grave, riscrivere, con le nuove ed imprevedibili regole, la classifica del gioco. Oggi se ne discute con riferimento all’urbanistica ma se domani fosse applicato lo stesso principio ad altri ambiti? Ciò non significa che, allora — per tutelare legittimi affidamenti — sia lecito perpetuare l’errore, se errore c’è stato. Se l’interpretazione è errata va cambiata ma salvaguardando chi ragionevolmente riteneva inimmaginabile il mutamento dell’interpretazione stessa. Al di là di quale sarà la conclusione della vicenda Milano, lo stimolo è a una più ampia riflessione che guarda al futuro. Nell’acceso dibattito nato sul “caso Milano” mi pare non sia stato sufficientemente evidenziato che il mutamento delle regole - e ribadisco che, se è necessario, va fatto senza indugio - spaventa non perché si vogliano tutelare comportamenti scorretti o posizioni di privilegio. Spaventa soprattutto - o forse solo - perché comporta il dilatarsi dei tempi autorizzatori: ciò che prima richiedeva due anni, ora ne richiederà quasi cinque. Questo è il vero nocciolo della questione.

La Pubblica Amministrazione deve rendersi conto che il “fattore tempo” è una variabile centrale. La mala burocrazia consistente proprio in questo: non rendersi conto che è l’attesa del provvedimento che paralizza ogni iniziativa e impedisce il soddisfacimento dei bisogni della collettività, soddisfacimento imparziale e con la assoluta garanzia della terzietà dell’azione amministrativa. Se si è sbagliato, cambiamo, ma ciò non deve essere fatto a scapito dell’efficienza dell’azione amministrativa. Legalità e rapidità non sono nemiche.

sommario

luglio-agosto 2024

1 editoriale/1

La transizione 5.0 nel segno di un digitale sostenibile di Massimo Angelo Deldossi

3 editoriale/2

L’incertezza normativa che strozza opere e investimenti di Alessandro Scalvi

8 sicurezza sul lavoro

La nuova disciplina della patente a crediti

10 siti iconici

Sferisterio. Dal rotolare della palla alla cornice di musica e teatro

13 in primo piano

Intelligenza artificiale e lavoro

Il rapporto che rivoluziona il modo di fare edilizia

18 sostenibilità

Criteri di sostenibilità ambientale negli standard Gri e relativi Kpi

22 digitalizzazione & bim Appalti pubblici e cybersecurity

26 innovazione & tecnologie

La digitalizzazione del cantiere e dell’organizzazione

28 storia per il domani

Campanile di San Marco com’era e dove era

42 assemblea ance nazionale

Ance: l’assemblea 2024 invita a guardare al futuro in prospettiva

44 economia

L’edilizia lombarda cresce del +8%

55 fondazione campus

Presentati i risultati dei progetti Next Vision e ascolto

a cura della redazione

58 gruppo giovani

Alla scoperta della nuova linea di depurazione fumi del Termovalorizzatore A2A

60 enti bilaterali

Tre aziende bresciane ricevono il premio Welcome per l’inserimento di rifugiati in edilizia

61 Cape: rimborso per le attività estive dei figli dei lavoratori iscritti

63 ance

Ance informa

Rivista bimestrale del Collegio Costruttori Edili di Brescia e provincia anno 6 - numero 4

Editore: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia

Direttore responsabile

Adriano Baffelli

Redazione e Direzione

ANCE Brescia - Collegio Costruttori Edili di Brescia e provincia Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia

Comitato di redazione

Adriano Baffelli, Fabio Rizzinelli, Alessandro Scalvi, Francesca Scolari

Pubblicità: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia t. 030 392895 - f. 030 381798 info@cerbrescia.it

Numerica - Divisione commerciale di Editoriale Bresciana SpA Via Solferino, 22 - Brescia t. 030 37401 - clienti@numerica.com

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Ance Brescia

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Registrazione del Tribunale di Brescia: 5 settembre 1951, n. 54

Prezzo copia singola: euro 1,60

Prezzo abbonamento: euro 5,00

La collaborazione alla Rivista è aperta a tutti. Gli articoli devono essere trasmessi alla Redazione e la loro pubblicazione è subordinata al giudizio insindacabile del Comitato di Redazione. L’accettazione di uno scritto non implica da parte del Comitato di Redazione e di ANCE BresciaCollegio Costruttori Edili, di cui la Rivista è l’organo, riconoscimento od approvazione delle teorie o delle opinioni dell’autore. Gli articoli non pubblicati non vengono restituiti. La riproduzione, anche parziale, di articoli o disegni è subordinata alla citazione della fonte.

48 incontri Francesco Castelli di Adriano Baffelli
Stampa: LITOS srl, Gianico (Bs)
Progetto grafico e impaginazione

Depuratore di Vobarno

IN VALSABBIA È STATO INAUGURATO IL NUOVO DEPURATORE DI VOBARNO, CHE CONSENTE DI RESTITUIRE ACQUA PULITA AL CHIESE E SUPERARE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE EUROPEA PER LA MANCATA DEPURAZIONE DEI REFLUI. L’IMPIANTO, DA 12MILA ABITANTI EQUIVALENTI, È STATO REALIZZATO DA A2A CICLO IDRICO E SOSTITUISCE QUATTRO VECCHI DEPURATORI ORMAI INADEGUATI. L’INVESTIMENTO HA SUPERATO I SETTE MILIONI DI EURO, OTTENENDO UN FINANZIAMENTO A FONDO PERDUTO DI 4,9 MILIONI DA PARTE DI REGIONE LOMBARDIA.

sicurezza sul lavoro

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 56/2024 di conversione del Dl 19/2024 che introduce la patente a crediti per le aziende del comparto edile. Dal 1° ottobre le imprese esecutrici (fatto salvo quelle certificate Soa in classifica pari o superiore alla III o che effettuano mere forniture o prestazioni di natura intellettuale), anche in caso di subappalto, e i lavoratori autonomi che operano in cantieri temporanei e mobili dovranno richiedere i 30 punti totali inizialmente rilasciati dal nuovo sistema di qualificazione, che verranno decurtati in caso di inadempienze sul fronte della sicurezza e infortuni, fino alla sospensione o alla revoca nei casi più gravi. Per poter operare sarà necessario non scendere al di sotto della soglia minima dei 15 crediti. Sembrerebbero al momento escluse dal controllo del possesso della patente, le imprese che non possono definirsi “esecutrici”, ossia quelle che non eseguono i lavori edili o di ingegneria civili. Il provvedimento sulla patente a crediti, nella sua versione definitiva, tiene conto di gran parte delle modifiche e delle integrazioni richieste da Ance, unitamente a Confindustria, ma le due realtà sottolineano che “ciò nonostante, e salvo verificare il concreto funzionamento di un meccanismo assai complesso, il provvedimento resta animato da una logica più punitiva che di incremento della qualità e presenta notevoli criticità operative e interpretative”. L’introduzione della patente a crediti si traduce in un ulteriore appesantimento degli adempimenti burocratici in capo alle imprese e, sebbene la sicurezza non sia un tema su cui fare sconti, la funzione meramente sanzionatoria del provvedimento non risulta essere, secondo le due associazioni, una risposta efficace alla tutela della sicurezza nei luoghi di

La nuova disciplina della patente a crediti

Non convince la logica meramente punitiva. Per Ance serve puntare di più a valorizzare gli interventi prevenzionali e la qualificazione delle imprese

Arriva in chiusura di questo numero la conferma della possibilità di arrivare fino a 100 punti, attraverso un meccanismo incrementale che serve a incentivare le imprese ad aumentare la loro attenzione alla sicurezza dei lavoratori.

Scansiona il Qr code per visualizzare i punti principali del decreto attuativo diffusi dal Ministero del Lavoro delle Politiche sociali.

lavoro. “Bisogna assicurare — sottolineano —un’adeguata valorizzazione delle imprese attente alla sicurezza sul lavoro, che differenzi le aziende in relazione alla dimensione e alla storicità delle stesse (un’impresa che occupa centinaia di lavoratori sul territorio nazionale rischia di perdere un maggior numero di punti rispetto all’azienda monolocalizzata che occupa un numero inferiore di lavoratori) e che garantisca la possibilità di re-

golarizzare la posizione per evitare la decurtazione dei punti, che deve avvenire solamente di fronte a provvedimenti sanzionatori definitivi”. La medesima logica di qualificazione deve auspicabilmente animare il recupero del punteggio perso e sarà importante chiarire se l’attività di qualificazione possa portare alla acquisizione di punteggio aggiuntivo a prescindere dal recupero del punteggio decurtato.

Chi rilascia questo nuovo strumento e sulla base di quali requisiti?

Il compito spetta all’Ispettorato nazionale del lavoro che tiene conto del rispetto da parte dell’azienda delle norme in materia sicurezza e della regolarità della stessa, basandosi sulla sussistenza di alcuni requisiti autocertificati (quali iscrizione alla Cciaa, Durc, Durf, formazione, Dvr, Rspp), ai sensi del Dpr 445/2000 e sotto forma di dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. In caso di dichiarazioni mendaci, la patente a crediti sarà revocata e potrà essere nuovamente richiesta solo dopo 12 mesi dalla revoca. Viene rilasciata in formato digitale e, in caso di infortuni che portano a inabilità o morte del lavoratore, l’Inl potrà sospendere la patente fino a un anno, seguendo le modalità che verranno definite dal Ministero del lavoro. In merito alle violazioni che comportano l’applicazione della decurtazione dei crediti e le singole misure della stessa, il legislatore non indica specificamente la norma di riferimento che contiene la sanzione. Ance ritiene sia necessario svolgere un’attività ricognitiva, delicata e decisiva perché da essa scaturisce la reale portata dell’intero impianto della patente a crediti e il relativo grado di incisività sulla vita aziendale. In primo

luogo, ad esempio, occorrerà ricondurre puntualmente ciascuna violazione alla norma prevista nel D. Lgs. n. 81/2008 per comprendere quale sanzione applicare, poiché da quest’ultima dipende la possibilità o meno di adottare la prescrizione obbligatoria. Le circolari esplicative e i decreti attuativi saranno oggetto di particolare attenzione, in quanto potranno contribuire a chiarire e specificare i molti punti ancora fonte di dubbio interpretativo e applicativo. Nel frattempo, l’Associazione dei costruttori edili di Brescia organizza momenti di approfondimento illustrando gli ultimi aggiornamenti legislativi e resta a disposizione per chiarimenti su un tema delicato ma fondamentale che impatta nella lotta contro gli infortuni in cantiere. Un tema complesso, che passa dall’incremento dei livelli di consapevolezza e percezione dei rischi, dalla diffusione di una cultura della sicurezza e un’adeguata formazione, impedendo l’ingresso sul mercato di imprese irregolari, valorizzando le realtà virtuose che operano nella legalità e promuovendo la realizzazione di programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori con l’adozione di Sistemi di Gestione per la Salute e la sicurezza e del modello Mog, per l’organizzazione e gestione della sicurezza.

siti iconici

Sferisterio Dal rotolare della palla alla cornice di musica e teatro

Sferisterio: sin dal nome la struttura più rinomata della marchigiana Macerata evoca fascino e un misto di mistero e curiosità. Il nome deriva dal greco sferodromo, letteralmente corsa, dromos, della palla, sferos. Perché ai giochi del pallone il complesso era dedicato, accomunato ad altri impianti un tempo dedicati a sport imperniati sul rotolamento e sul lancio della palla, in particolare ai territori dei Paesi Baschi e della zona di Valencia in Spagna.

A progettarlo in stile neoclassico fu l’architetto Ireneo Aleandri, dopo che cento danarosi maceratesi si fecero carico di finanziarlo. “Ad ornamento della città a diletto pubblico la generosità di cento consorti edificò MDCCCXXIX” si legge sulla facciata dell’ingresso principale, in mattoncini rossi affacciata su piazza Nazario Sauro, adagiata a fianco della raccolta piazza Mazzini. Proprio al 1829 risale la sua inaugurazione, dopo la realizzazione promossa e direttamente sostenuta dai cento benestanti, desiderosi di poter utilizzare una struttura per giocare alla palla con il bracciale, attività sportiva allora in voga. L’insolito fabbricato è nella zona centrale della città, poco discosto dalle antiche mura cittadine e da Porta Picena.

La pianta semiellittica caratterizza uno spazio che da cornice per giochi con il pallone si è trasformato in un contenitore di spettacoli musicali e opere liriche e teatrali, da vivere all’aperto, magari osservando il tutto dai suggestivi palchi a vista. L’architetto

neoclassico Ireneo Aleandri era conosciuto, prima dell’iconica realizzazione qui in esame, per aver realizzato altre opere architettoniche di prestigio come il viadotto dell’Ariccia e il Teatro Nuovo “Gian Carlo Menotti” di Spoleto.

Di certo interessante testimonianza dell’abilità progettuale e architettonica di due secoli or sono, lo Sferisterio è fra il resto conosciuto per la straordinaria acustica che presenta, particolarmente apprezzata da cantanti e direttori d’orchestra. La sua realizzazione comportò una decina d’anni di

nnn

Lo Sferisterio di Macerata è un monumentale teatro all'aperto progettato dall'architetto neoclassico Ireneo Aleandri. Ha una capienza massima di circa 2.800 posti ed è noto dal 1921 per la stagione lirica estiva chiamata prima "Macerata Opera", poi "Sferisterio Opera Festival" e dal 2012 "Macerata Opera Festival"

I vari usi dello Sferisterio nel tempo

Saltuariamente lo Sferisterio è stato impiegato anche per eventi di altro genere: qui si esibirono diverse compagnie circensi, da qui i maceratesi assistettero all’innalzamento della mongolfiera e agli spettacoli piro-tecnici o alle ‘luminarie’, senza dimenticare le rappresentazioni teatrali e le manifestazioni politiche a cui accorsero migliaia di spettatori, spesso in occasione dell’arrivo in città di personalità di rilievo, come papa Pio IX nel 1857 e re Vittorio Emanuele II nel 1860”. Nel corso dei decenni, però, la sua primaria funzione iniziò a declinare a favore di altri sport come il calcio e il tennis e a fine Ottocento l’edificio iniziò, lentamente ma gradualmente, a perdere di importanza, rischiando di assumere un ruolo marginale e divenendo, durante la Prima Guerra Mondiale, alloggio delle truppe e ricovero per i cavalli. Da tempo lo Sferisterio è un tesoro culturale “che si erge come un ponte tra diverse epoche e pratiche. La sua dualità, rappresentata dalla storia sportiva e dall’arte contemporanea, lo rende un luogo unico nel panorama italiano. Attraverso le sue mura e il suo palcoscenico, si può percepire la continuità del tempo e l’importanza di preservare e celebrare le nostre radici culturali”. Il vivido ricordo di questa struttura ricca di suggestioni mi spinge a ritornarvi, augurandomi di poterlo fare in occasione della rappresentazione di un’opera di Verdi. Augurio che rivolgo alle lettrici e ai lettori tutti di questa rubrica.

cantiere. Una volta aperto al pubblico seppe inserirsi nel contesto urbano esistente, imponendosi “al visitatore per la grandiosa facciata in laterizio, ma ancora più sorprendente è l’ampio e inatteso spazio interno — leggiamo su una presentazione cittadina dell’affascinante e nel suo genere pressoché unica opera — completamente negato alla visione esterna: un’enorme arena di 90 metri per 36, circondata da un’elegante e scenografica successione di 56 colonne e conclusa da un maestoso muro alto 18 metri e lungo quasi 90 metri. Finanziato da un sodalizio privato di benestanti famiglie maceratesi — i cosiddetti “cento consorti” — lo Sferisterio è stato eretto per ospitare in una sede permanente alcune delle pratiche sportive maggiormente in uso nell’Ottocento, oltre che per essere utilizzato anche in occasione di manifestazioni e pubblici spettacoli”. La struttura, progettata dall’architetto Ireneo Aleandri di San Severino Marche, nasce quindi quale nuovo spazio urbano aperto a tutta la cittadinanza: l’edificio poteva infatti contenere anche più di ottomila spettatori, disposti lungo la gradinata rialzata, nei due ordini di palchi e nella balconata in pietra, da cui si può godere di una bella veduta panoramica sul paesaggio collinare e sul centro storico. Lo Sferisterio di Macerata è considerato oggi una delle più significative realizzazioni del tardo Neoclassicismo europeo, di chiara declinazione purista e ispirato all’architettura classica e rinascimentale, in particolare all’opera di Andrea Palladio.

L’impiego

sportivo della struttura

Come sopra indicato, lo Sferisterio nasce principalmente quale luogo sportivo destinato ad ospitare il gioco del pallone col bracciale, competizione si svolgeva tra due squadre, ognuna composta da tre atleti che, come si legge su una guida di Macerata Musei, “in modo analogo al tennis ma con l’impiego di un peculiare bracciale in legno munito di punte, si contendevano la partita colpendo una palla di cuoio in direzione del campo avversario e utilizzando il grande muro d’appoggio che serviva da ‘battipalla’.

Al gioco della palla al bracciale — affermatosi nell’Ottocento in tutta Italia e celebre a tal punto da essere stato immortalato nei versi dell’ode A un vincitore nel pallone di Giacomo Leopardi nel 1821 — lo Sferisterio affiancò fin dall’inizio la ‘giostra’ e lo ‘steccato’, cioè la popolare caccia al toro o ‘tauromachia’. I tori venivano immessi nell’arena, che per questa ragione assume la sua singolare forma ellittica, dalle aperture sottostanti la gradinata, affrontando toreri o cani appositamente addestrati e venendo infine immancabilmente uccisi.

in primo piano

Pianificazione, automazione, industrializzazione e sicurezza

Intelligenza artificiale e lavoro

Il rapporto che rivoluziona il modo di fare edilizia

Ance: fattore umano ed etica guidino la rivoluzione 5.0. Lavoriamo a una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni che integri l’IA

in primo piano

intelligenza artificiale sta trasformando tutti i settori dell’economia, comparto delle costruzioni incluso. In un orizzonte sempre più vicino propone di rivoluzionare modelli di business e processi aziendali con un potenziale effetto dirompente, che scardina il modo in cui si fa impresa e si organizza il lavoro. Ma quali sono gli impatti che interessano le aziende del comparto edile? Ance ha condiviso un’interessante indagine conoscitiva che approfondisce il dibattito globale sulla dimensione etica dell’intelligenza artificiale, avanzando una prima valutazione sulle applicazioni e sulle ricadute che l’IA registrerà nel settore delle costruzioni, evidenziando che, in qualsiasi situazione la tecnologia può e deve rappresentare un ausilio per il lavoratore, oltre che un’opportunità per uno sviluppo equo e sostenibile del mondo del lavoro. Una rivoluzione 5.0 che, per quanto rapida, dovrà essere guidata dal fattore umano e dall’etica. Risulta strettissima, infatti, la relazione tra la transizione digitale sostenibile, che nell’alleanza tra le nuove tecnologie vede coinvolte in primis l’intelligenza artificiale e l’automazione, e la dimensione umanistica, fondata sul rispetto della persona e sull’obiettivo di miglioramento della società nei suoi diversi ambiti. Per stabilire regole condivise in grado di coniugare le enormi potenzialità di questa tecnologia con il rispetto dei di-

e lavoro

L’intelligenza artificiale ha portato maggior produttività nel lavoro e migliore pianificazione, automazione di specifiche attività grazie all’uso di macchine e strumenti sempre più smart e interconnessi, sviluppo dell’edilizia industrializzata e miglioramento della sicurezza in cantiere e sul luogo di lavoro

ritti fondamentali e della sicurezza, la Commissione europea ha dunque promosso il primo progetto normativo al mondo, l’AI Act, che disciplina l’intelligenza artificiale in Europa e i diritti e i doveri dei principali player internazionali. In questo quadro, l’analisi condotta da Ance ha messo in chiaro i principali impatti dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in edilizia, i potenziali benefici per le imprese e per i lavoratori, soprattutto in termini di produttività e di sicurezza sul lavoro, nonché le proposte che insistono sul sostegno alla formazione e sulla messa a sistema dei dati (e relativa governance) in una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni aperta all’integrazione con l’IA. Con riferimento al primo punto dell’indagine, emerge che l’intelligenza artificiale ha portato maggior produttività nel lavoro e migliore pianificazione, automazione di specifiche attività grazie all’uso di macchine e strumenti sempre più smart e interconnessi, sviluppo dell’edilizia industrializzata e miglioramento della sicurezza in cantiere e sul luogo di lavoro. In merito a quest’ultimo aspetto, in particolare, lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA potrebbe rappresentare un valido supporto per la predisposizione dei sistemi di prevenzione e protezione dei rischi che devono essere adottati nei cantieri. L’adozione delle nuove tecnologie per migliorare i controlli e la gestione della sicurezza in cantiere consentono difatti un’analisi e un monitoraggio continuo dell’andamento dei lavori, individuando così, in tempo reale, la presenza di nuovi rischi sopravvenuti e di eventuali condotte pericolose dei lavoratori. In fase di pianificazione, l’IA può analizzare grandi quantità di dati in tempo reale per identificare tendenze. Può aiutare a prevedere i tempi di completamento delle fasi di

costruzione, il consumo di risorse e le principali criticità che potrebbero verificarsi durante l’arco realizzativo del progetto, anche in ottica di sostenibilità e transizione ecologica. Contribuisce a monitorare l’uso delle risorse naturali, prevedendo i fabbisogni futuri, ottimizzando, oltre alla logistica di cantiere, la distribuzione di manodopera, materiali e attrezzature, riducendo gli sprechi. In ottica preventiva, può identificare potenziali rischi e vulnerabilità in fase di progettazione edile, aiutando a sviluppare strategie di mitigazione e piani di contingenza, integrandosi anche nei gestionali aziendali per sviluppare piani di risk management. Sempre in ottica di miglioramento del lavoro di pianificazione, l’IA può collaborare con il Bim per generare e valutare automaticamente diverse soluzioni di progettazione, prendendo in considerazione parametri come efficienza energetica, costi e sostenibilità. Permetterebbe anche di analizzare i dati Bim per prevedere i requisiti di manutenzione futura degli edifici e delle infrastrutture. L’integrazione tra laser scanner e intelligenza artificiale potrebbe poi portare a soluzioni avanzate per la raccolta e l’analisi diretta di dati tridimensionali, con un’applicazione diretta nel monitoraggio dell’avanzamento del cantiere. L’IA è un alleato anche per il miglioramento della qualità dei dati acquisiti. Consente infatti di correggere automaticamente errori o “rumori”, migliorando velocità di elaborazione e leggibilità del dato. Indentifica anche automaticamente forme, contorni o caratteristiche specifiche degli oggetti rilevati e migliora la qualità della ricostruzione, riempiendo eventuali lacune nei dati o migliorando la risoluzione spaziale.

L’intelligenza artificiale può anche essere integrata nei

macchinari per consentire loro di apprendere dai dati operativi e migliorare le prestazioni nel tempo in un’ottica di automazione dei mezzi verso un futuro in cui macchine intelligenti saranno da ausilio alle lavorazioni, specialmente quelle dove è richiesta maggiore fatica. Anche l’integrazione di sensori intelligenti sarà sempre più fondamentale dei sistemi di monitoraggio in qualsiasi fase del ciclo di vita di un’opera, compresi la manutenzione durante la gestione del bene edilizio e il facility management.

L’IA viene in aiuto anche per l’efficientamento dei processi nell’edilizia industrializzata, principalmente attraverso l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento, analizzando i dati relativi alla supply chain, identificando i fornitori più efficienti e ottimizzando la gestione degli stock di materiali. Per l’aumento dell’efficienza produttiva, la riduzione dei costi e il miglioramento della qualità dei prodotti in serie, l’intelligenza artificiale interviene anche a vantaggio della standardizzazione della produzione in stabilimento. In questo contesto si inserisce anche la stampa in 3D con calcestruzzo che, nonostante il contributo derivabile dall’IA, deve affrontare sfide tecnologiche e normative per potersi diffondere su larga scala nel settore edilizio.

Integrare l’intelligenza artificiale nei processi aziendali delle imprese edili ha dunque i suoi vantaggi, ma anche le sue complessità e peculiarità

Intelligenza artificiale e lavoro

Gli impatti dell’intelligenza artificiale in edilizia

pianificazione

Ottimizzazione della pianificazione (risorse, tempi, attività)

Migliore gestione dei rischi

Sinergie con altri sistemi digitali (come il Bim o i laser scanner)

automazione

Macchine intelligenti

Sensori intelligenti e telecamere abbinate a sistemi di IA

edilizia industrializzata

Efficientamento dei processi principalmente attraverso l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento

Standardizzazione produzione in serie Stampa 3D

sicurezza sul lavoro

Riduzione dei rischi per la sicurezza in cantiere

Assistenza durante le lavorazioni pesanti e/o pericolose

Integrare l’intelligenza artificiale nei processi aziendali delle imprese edili ha dunque i suoi vantaggi, ma anche le sue complessità e peculiarità. È necessario prevedere, a tutti i livelli e con adeguati strumenti di finanziamento, nuovi piani di formazione sull’IA sia in ambito accademico sia aziendale, in ottica di formazione permanente (“lifelong learning”) e garantendo l’aggiornamento continuo dei lavoratori già in azienda (“reskilling”). Adeguati fondi e incentivi andranno predisposti per permettere un accesso equo e pervasivo dei percorsi formativi all’interno del tessuto economico, che si caratterizza da una maggioranza di piccole e medie imprese.

Per massimizzare i vantaggi dell’IA, Ance sottolinea altri due presupposti fondamentali: sviluppare un piano di incentivazione per permettere alle imprese di dotarsi agevolmente di macchinari e attrezzature idonee e di sostenere la relativa formazione, e strutturare una governance adeguata alla gestione efficace e in sicurezza dei dati utili all’alimentazione dell’IA, assicurando standard per la loro più vasta condivisione e messa a disposizione di tutti gli operatori e uten-

ti del settore. “Perché l’intelligenza artificiale possa portare i benefici attesi, ancor più in edilizia, occorre — chiarisce l’Associazione nel documento che sintetizza l’indagine condotta — che siano disponibili grandi quantità di dati strutturati e il più possibile in formato aperto e interoperabile, e che i sistemi parlino un linguaggio comune. Senza dati su cui ‘allenarsi’ e apprendere, l’intelligenza artificiale non può operare. Sarà, anche per questo, fondamentale sviluppare una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni, che favorisca la crescita digitale dell’intera filiera dell’edilizia e in cui la gestione strutturata del dato sia pienamente integrata con la IA, aumentando il beneficio su larga scala per PA, imprese e cittadini”.

Gli standard Gri

(Global Reporting Initiative) rappresentano, ad oggi, una delle principali linee guida a livello internazionale per il reporting di sostenibilità. Questi standard offrono un quadro completo per la rendicontazione delle performance ambientali, sociali ed economiche delle organizzazioni. In particolare, gli standard Gri includono criteri specifici per la sostenibilità ambientale, articolati in vari indicatori di performance chiave (Kpi, Key Performance Indicators) che le aziende possono utilizzare per monitorare e comunicare il proprio impatto ambientale.

Uno dei principali criteri di valutazione della sostenibilità ambientale riguarda i consumi dell’energia (Gri 302), che misura il consumo totale di energia all’interno dell’organizzazione, suddiviso per fonte (ad esempio, elettricità, combustibili, energie rinnovabili). Vengono valutate anche le iniziative volte a migliorare l’efficienza energetica e a ridurre il consumo energetico. I Kpi associati includono il consumo energetico totale (Gj), la percentuale di energia rinnovabile utilizzata e la riduzione del consumo energetico (Gj).

Un altro criterio chiave, direttamente relazionato a quello precedente, è relativo alle emissioni in atmosfera generate dal processo produttivo dell’azienda e della sua catena del valore (emissioni generate

Criteri di sostenibilità ambientale

negli standard Gri e relativi Kpi

Dopo aver trattato, nello scorso numero della rivista, il tema dell’analisi di materialità al fine dell’identificazione degli impatti aziendali, l’approfondimento proposto in questo articolo passa in rassegna alcuni strumenti a disposizione delle imprese per monitorare e comunicare le azioni messe in campo al fine di ridurre gli impatti negativi sull’ambiente.

quindi non solo lungo il processo produttivo, ma anche a monte e a valle dei processi aziendali). Questo criterio calcola le emissioni di gas a effetto serra (Ghg) dirette, generate dai processi aziendali, (Scope 1) e quelle indirette, riconducibili alla produzione di energia elettrica e alla catena di fornitura (Scope 2 e Scope 3). Vengono misurate anche le emissioni di inquinanti atmosferici come NOx, SOx e altre sostanze significative. I Kpi includono le emissioni totali di Ghg (tonnellate di Co2 equivalente), la riduzione delle emissioni di Ghg (%) e le emissioni di inquinanti atmosferici (kg).

Per le analisi relative ai consumi di risorse idriche (Gri

303), il criterio si focalizza sulla quantificazione del prelievo totale di acqua, specificando le fonti (superficiali, sotterranee, marine, acque di transizione). È importante anche la misurazione del consumo totale di acqua e delle iniziative per il suo contenimento. I Kpi

per questo criterio includono il volume totale di acqua prelevata (m³), il volume totale di acqua riciclata e riutilizzata (m³) e la riduzione del consumo di acqua (%).

La riduzione della generazione dei rifiuti (Gri 306) è un altro aspetto cruciale della sosteni-

bilità ambientale. Si quantificano i rifiuti prodotti, distinguendo tra quelli pericolosi e non pericolosi, e sono dettagliate anche le pratiche di gestione, riuso, riciclo e smaltimento. I Kpi relativi comprendono il peso totale dei rifiuti generati (tonnellate), la percentuale di rifiuti riciclati e la riduzione dei rifiuti prodotti (%).

Infine, l’utilizzo dei materiali (Gri 301) rappresenta un altro criterio fondamentale di analisi. Questo criterio misura l’uso di materiali, distinguendo tra quelli rinnovabili e non rinnovabili e valuta le iniziative per migliorare l’efficienza nell’uso dei materiali. I Kpi includono il peso totale dei materiali utilizzati (tonnellate), la percentuale di materiali riciclati utilizzati e la riduzione nell’uso dei materiali (%). Vediamo dunque, come i Kpi siano strumenti essenziali per monitorare l’efficacia delle misure messe in atto per migliorare la sostenibilità ambientale delle organizzazioni, rendendo comparabili aziende differenti. Essi permettono di quantificare il progresso verso gli obiettivi di sostenibilità, identificare le aree critiche e le opportunità di miglioramento, e comunicare in modo trasparente i risultati agli stakeholder, aumentando la loro comprensione e fiducia. L’adozione degli standard Gri e l’implementazione dei relativi Kpi consentono alle organizzazioni di affrontare le sfide ambientali in modo sistematico e trasparente. Questo non solo migliora la gestione interna delle risorse, ma rafforza anche la reputazione aziendale, contribuendo a un futuro più sostenibile per tutti.

sostenibilità

Cosa sono

le emissioni Scope 1, Scope 2 e Scope 3?

Le emissioni di gas a effetto serra (Ghg) sono classificate in tre diverse categorie note come Scope 1, Scope 2 e Scope 3 come definite dallo standard Greenhouse Gas (Ghg) Protocol, che risulta essere uno dei più utilizzati e riconosciuti a livello mondiale per la misurazione e la gestione delle emissioni di gas serra.

Le emissioni di gas a effetto serra (Ghg) sono classificate in tre diverse categorie note come Scope 1, Scope 2 e Scope 3 come definite dallo standard Greenhouse Gas (Ghg) Protocol, che risulta essere uno dei più utilizzati e riconosciuti a livello mondiale per la misurazione e la gestione delle emissioni di gas serra.

Il Ghg Protocol offre un quadro standardizzato per misurare e gestire le emissioni di gas serra, aiutando le organizzazioni a quantificare le emissioni e creare strategie di riduzione efficaci. Permette inoltre di rendere le emissioni comparabili nel tempo e con altre organizzazioni. Facilita la conformità con le normative ambientali locali e internazio-

nali, e fornisce informazioni trasparenti e accurate sulle emissioni di Ghg a investitori, clienti, dipendenti e altre parti interessate.

Per quanto riguarda le diverse tipologie di emissioni, nel particolare:

Le emissioni di Scope 1 sono le emissioni dirette di Ghg provenienti da fonti che sono di proprietà o controllate dall’organizzazione. Esempi di emissioni di Scope 1 includono le emissioni dai processi di combustione in caldaie, forni, veicoli aziendali e altre apparecchiature di proprietà dell’azienda, le emissioni industriali derivanti da processi chimici o fisici, le emissioni di metano da allevamenti o discariche gestite dall’azienda e i rilasci di gas refrigeranti da

In questa nuova uscita della rubrica legata alla sostenibilità aziendale, una nuova testimonianza, quella di Corrado Gatti, amministratore delegato del Gruppo Gatti Spa, tra gli imprenditori che hanno iniziato il percorso di raccolta dati e di realizzazione del bilancio di sostenibilità affiancati da Ance Brescia.

Perché avete scelto di intraprendere il percorso di sostenibilità?

Restare al passo coi tempi è fondamentale , e dal 2025 sarà anche un obbligo normativo per la nostra azienda. Questo cambiamento rappresenta una grande opportunità di crescita. Inoltre, un documento chiaro e trasparente ci permetterà di comunicare efficacemente ai nostri stakeholders il nostro operato, rafforzando la loro fiducia.

Quali sono gli ostacoli più difficili che state affrontando?

Uno degli ostacoli più difficili che stiamo affrontando è il recupero di alcuni dati e informazioni. Questo processo richiede tempo e una stretta collaborazione.

Quanto vi sta occupando in ordine di tempo e persone lo sviluppo del bilancio di sostenibilità?

Attualmente, lo sviluppo del bilancio di sostenibilità è gestito da una persona che raccoglie le informazioni. Fino ad ora, sono stati fatti due incontri, di cui uno conoscitivo. Un terzo incontro è programmato per settembre, seguito da sessioni di informazione e formazione per il personale.

Ritenete che il tempo impiegato per l’attività possa rappresentare un guadagno per il futuro dell’impresa? In cosa credete che possa avvantaggiarla?

Riteniamo che il tempo impiegato per l ’attività del bilancio di sostenibilità possa rappresentare un guadagno significativo per il futuro della nostra impresa. Questo lavoro potrà facilitare l’emissione di finanziamenti, migliorare il nostro punteggio nelle gare d’appalto e

rafforzare la nostra immagine e posizione sul mercato. Investire nella sostenibilità non solo ci rende conformi alle normative, ma ci posiziona anche come leader responsabili e innovativi, aumentando la nostra competitività e attrattiva per investitori e clienti.

Quali fra le informazioni che state acquisendo nel processo di sviluppo vi hanno colpito maggiormente? Quali aspetti desiderate migliorare?

Durante il processo di sviluppo del bilancio di sostenibilità, ci hanno colpito particolarmente le informazioni relative ai nostri consumi energetici e alle emissioni. Questi dati hanno evidenziato l’importanza di migliorare il monitoraggio e la gestione di tali aspetti. Desideriamo implementare sistemi più efficienti per il tracciamento dei consumi, al fine di ridurre gli sprechi, migliorare la nostra efficienza operativa e diminuire l’impatto ambientale.

Come avete reagito alla notizia che sarete “obbligati” a presentare il bilancio di sostenibilità dal prossimo anno?

Alla notizia dell’obbligo di presentare il bilancio di sostenibilità dal prossimo anno, non abbiamo avuto una reazione particolare. Lo consideriamo un passaggio necessario. Da alcuni anni, infatti, abbiamo avviato attività e progetti legati all’economia circolare.

Quanto di ciò che avete fatto fino ad oggi in azienda di vostra spontanea volontà vi è tornato utile per lo sviluppo del bilancio di sostenibilità?

Molto di ciò che abbiamo fatto spontaneamente in azienda ci è stato utile per lo sviluppo del bilancio di sostenibilità. Crediamo fermamente che anticipare le necessità, piuttosto che rinviarle o inseguirle, sia fondamentale. Questo approccio ci ha permesso di crescere professionalmente e di organizzare meglio le nostre pratiche. Il bilancio di sostenibilità ci sta consentendo di mettere in ordine attività che già svolgevamo da tempo e di comunicarle efficacemente.

sistemi di condizionamento o refrigerazione aziendali.

Le emissioni di Scope 2 sono le emissioni indirette di Ghg derivanti dalla produzione di elettricità, calore, vapore o raffreddamento acquistati e consumati dall’organizzazione. Esempi di emissioni di Scope 2 includono le emissioni derivanti dall’energia elettrica consumata in uffici, stabilimenti o altre strutture aziendali, e le emissioni derivanti dall’acquisto di calore o vapore per il riscaldamento di edifici aziendali.

Le emissioni di Scope 3 sono tutte le altre emissioni indirette di Ghg che si verificano nella catena del valore dell’azienda, sia a monte che a valle. Esempi di emissioni di Scope 3 includono le emissioni derivanti dalla produzione dei beni e servizi acquistati (catena di fornitura a monte), le emissioni derivanti dal trasporto e distribuzione dei beni acquistati, compreso il trasporto verso i punti vendita, le emissioni derivanti dai viaggi d’affari e dagli spostamenti dei dipendenti, le emissioni legate all’uso dei prodotti venduti, ad esempio il carburante venduto da un’azienda petrolifera, e le emissioni legate al fine vita dei prodotti venduti, inclusi smaltimento e riciclaggio.

Le emissioni di Scope 1 sono importanti perché le aziende hanno il controllo diretto su queste emissioni e possono attuare misure di riduzione immediate. Le emissioni di Scope 2 possono essere influenzate dalle aziende scegliendo fornitori di energia più sostenibili o investendo in fonti di energia rinnovabile.

Le emissioni di Scope 3 rappresentano spesso la maggior parte dell’impronta di carbonio di un’azienda e possono essere più difficili da gestire perché coinvolgono numerosi attori lungo la catena del valore. Tuttavia, gestire le emissioni di Scope 3 è cruciale per una strategia di sostenibilità completa.

digitalizzazione & bim

Appalti pubblici e cybersecurity

Aggiornamento normativo in materia di cybersicurezza e digitalizzazione

a cura dell’Avv. Chiara Micera

Il nuovo Codice Appalti, come ormai è noto, è un corpus normativo che esprime l’intento del legislatore di avviare un completo processo di transizione digitale della pubblica amministrazione

Il percorso individuato è complesso e necessita di essere attuato attraverso il coordinamento di diverse fonti normative interne ed europee, nonché dell’azione di autorità preposte.

Però non si può ragionevolmente affrontare il tema della digitalizzazione se non avendo ben chiara la centralità della sicurezza informatica, meglio nota come cybersecurity, espressione di una cultura di mitigazione e prevenzione dei rischi connessi all’utilizzo della tecnologia. Rischi che sono sensibilmente più alti ed impattanti quando attengono all’esercizio delle funzioni statali, o comunque al funzionamento della macchina amministrativa, che gestisce il consesso sociale.

Il decreto legislativo 36/2023, nel disciplinare gli appalti pubblici, ha introdotto due norme che si occupano segnatamente di sicurezza informatica: l’art. 19, co. 5, e l’art. 108, co. 4. La prima norma è inserita nel Libro I, Parte II, con oggetto la digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti, e richiamata preliminarmente la fonte normativa primaria del Codice dell’Amministrazione digitale, il decreto 82/2005, al comma 5, prevede che siano adottate misure tecniche e organizzative finalizzate ad assicurare la sicurezza informatica e la protezione dei dati personali, assicurando la formazione del personale addetto e il costante aggiornamento. Il secondo articolo invece, è inserito nel Libro II, Parte V, relativo allo svolgimento delle procedure, e l’art. 108 in commento si occupa dei criteri di aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture.

Al comma 4, il Codice stabilisce che le stazioni appaltanti e le centrali di committenza nell’attività di approvvigionamento di beni e servizi informatici, nel procedere all’aggiudicazione sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai fini della valutazione dell’elemento qualitativo in comparazione al prezzo “..tengano sempre in considerazione gli elementi di cybersicurezza, attribuendovi specifico e peculiare rilievo nei casi in cui il contesto d’impiego è connesso alla tutela degli interessi nazionali strategici.”.

Inoltre, in tale ultimo caso, attesa la delicatezza degli interessi stessi, la stazione appaltante deve

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La normazione per una transizione digitale in sicurezza

Continuano gli approfondimenti dedicati alla digitalizzazione a cura dell’avvocata Chiara Micera, nel solco della collaborazione stretta con Ance Brescia per supportare le imprese edili in questa transizione. Approfondimenti che passano inevitabilmente da un’attenta analisi dell’apparato normativo che si sta via via costruendo in materia di sicurezza informatica e protezione dei dati. Un argomento di estrema attualità che nel presentare evidenti vantaggi per

l’efficientamento e l’evoluzione di processi e meccanismi di gestione aziendale, anche per il settore delle costruzioni, tocca temi quali l’etica e la privacy tanto dibattuti sui tavoli dei legislatori italiani ed europei. Ad interessare il comparto dell’edilizia è, in questo contesto, anche l’interconnessione tra la gestione in sicurezza dei dati e l’attività di approvvigionamento degli stessi da parte delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza durante le fasi di appalto. L’aggiornamento normativo è offerto alle imprese associate grazie alla partnership di Ance Brescia con lo Studio Legale Micera che continua e si consolida. L’avvocata nelle pagine che seguono passa così in rassegna le principali misure adottate per prevenire i rischi connessi all’utilizzo della tecnologia e i reati informatici, insieme alle linee guida e alle raccomandazioni indicate per le Pubbliche amministrazioni.

stabilire un tetto massimo per il punteggio economico entro il limite del dieci per cento, così valorizzando la valutazione tecnica nella corrispondente misura del novanta per cento.

Queste due norme esprimono una maturazione della sensibilità del legislatore, il quale nella precedente versione del Codice Appalti emanata nel 2016, pur prevedendo l’obbligatorietà dell’introduzione di alcuni processi digitalizzati, in primis la gestione informativa digitale delle costruzioni, gergalmente identificata con l’acronimo Bim che sta per Building Information Modeling, non aveva inserito alcuna norma che si riferisse segnatamente alla sicurezza informatica, sebbene vi fosse un quadro legislativo preesistente, in quel tempo vigente che, comunque, regolamentava la cybersecurity.

Infatti, l’emanazione del Codice dell’Amministrazione digitale sopracitata, noto con l’acronimo Cad, risale al 2005; da allora il quadro normativo è stato integrato da ulteriori fonti, espressioni altresì delle direttive europee.

Di queste ultime dobbiamo necessariamente citare il Regolamento Ue 2019/881 il cosiddetto Cybersecurity Act; questo documento immediatamente attuativo negli Stati dell’Unione prevede la certificazione delle infrastrutture “critiche”, quali le reti energetiche, l’acqua e i siste-

mi bancari, oltre a prodotti, processi e servizi, e garantisce che soddisfino gli standard di sicurezza informatica. Il documento è espressione della “Strategia per la sicurezza cibernetica” e consente non solo di rafforzare la resilienza dell’Unione Europea agli attacchi informatici, ma anche di creare un mercato unico in termini di prodotti, servizi e processi. A tale documento si affianca la Direttiva Nis 2, entrata in vigore il 17 gennaio 2023, sulla sicurezza delle reti e delle informazioni, che integra e implementa il contenuto della Direttiva Nis, precedentemen-

Dora (framework Ue per la gestione del rischio in ambito finanziario che entrerà in vigore il 17 gennaio 2025) e il Cyber Resilience Act (per garantire la sicurezza informatica di prodotti hardware e software).

Il documento è espressione della “Strategia per la sicurezza cibernetica” e consente non solo di rafforzare la resilienza dell’Unione Europea agli attacchi informatici, ma anche di creare un mercato unico in termini di prodotti, servizi e processi

te emanata nel 2019, pressoché contestualmente al Regolamento sopracitato.

La stessa ovviamente si integra con altre normative e linee guida sulla protezione dei dati e della privacy, come il Gdpr (regolamento privacy), il Regolamento

La Direttiva Nis 2 estende gli obblighi di cybersecurity a un numero maggiore di settori e servizi considerati “critici” per il funzionamento socioeconomico della Ue, e questi includono, oltre a quelli sopracitati, altresì piattaforme di cloud computing, data center e servizi sanitari. Tale norma europea è stata recepita in Italia recentissimamente, lo scorso 19 giugno, mediante l’approvazione del Ddl titolato “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e dei reati informatici”. La legge consta di complessivi ventiquattro articoli, e appare di particolare interesse per l’applicazione in tema di appalti pubblici. Essa infatti incide sulla regolamentazione esistente che prevede tre diverse fattispecie: una disciplina generale sulla sicurezza informatica che si applica a tutte Pubbliche amministrazioni,

digitalizzazione & bim

una specifica della stessa che riguarda quelle rientranti nel “Perimetro nazionale di Sicurezza cibernetica”, che identifica quegli attori pubblici e privati che esercitano funzioni essenziali dello Stato o che assicurano un servizio essenziale alle attività fondamentali nell’interesse dello Stato, e da ultimo un regime speciale che

gior numero di attacchi e di favorire il raggiungimento dell’autonomia tecnologica rispetto ai grandi produttori internazionali extraeuropei. Tra i suoi compiti principali c’è l’attuazione della “Strategia nazionale di Cybersicurezza” adottata dal Presidente del Consiglio che contiene gli obiettivi da perseguire entro

Tra i compiti dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, meglio nota come Acn c’è l’attuazione della “Strategia nazionale di Cybersicurezza” adottata dal Presidente del Consiglio che contiene gli obiettivi da perseguire entro il 2026

concerne le procedure di appalto di forniture, servizi e lavori aggiudicate dall’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, meglio nota come Acn. Questa è l’Autorità nazionale istituita nel 2021 per ridefinire l’architettura nazionale di cybersicurezza, con l’obiettivo di razionalizzare e semplificare il sistema di competenze esistenti a livello nazionale, valorizzando ulteriormente gli aspetti di sicurezza e resilienza cibernetiche, anche ai fini della sicurezza nazionale nello spazio cibernetico. Si occupa di prevenire e mitigare il mag-

il 2026. Il provvedimento legislativo testé emanato valorizza ulteriormente il ruolo dell’Autorità nazionale, e agli art. nn.8-10, prevede l’adozione di misure di rafforzamento della resilienza delle Pubbliche amministrazioni e l’istituzione di un referente per la cybersicurezza in ciascuna di esse “ nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente…”. Questa figura, si sottolinea, obbligatoria, dovrà realizzare le iniziative necessarie per una security by design, cioè ap-

prontando un sistema di prevenzione del rischio a seguito di un analisi preventiva di rilevamento; dovrà altresì redigere un documento che definisca i ruoli e l’organizzazione del sistema, ed alla pianificazione ed attuazione delle misure dei linee guida per la cybersicurezza emanate dall’Acn, la quale avrà la facoltà di coordinare i citati referenti delle varie Amministrazioni “per facilitare la resilienza” delle stesse. I referenti dovranno altresì verificare che i programmi e le applicazioni informatiche e di comunicazioni elettroniche in uso, che utilizzano soluzioni crittografiche, rispettino le linee guida sulla crittografia, nonché quelle sulla conservazione delle password adottate dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e dal Garante per la protezione dei dati personali. A conferma della necessità di sviluppare algoritmi per proteggere le informazioni, l’Autorità viene incaricata di istituire il Centro nazionale della Crittografia, anche a vantaggio della blockchain come strumento di sicurezza informatica. Verrà poi emesso entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge, non ancora pubblicata, un regolamento avente ad oggetto il procedimento sanzionatorio amministrativo per l’irrogazione delle sanzioni a carico della Pubblica amministrazione, nell’ipotesi di violazioni delle prescrizioni. All’art.14 poi si prevede che l’approvvigionamento di beni e servizi informatici impiegati in un contesto connesso alla tutela degli interessi nazionali strategici, debbano essere previsti criteri di premialità per l’uso di tecnologie di cybersicurezza italiane o di Paesi appartenenti all’Unione Europea o di Paesi aderenti all’Alleanza Atlantica (Nato) o che abbiano accordi di collaborazione con ciascuna di esse, che prevedano “elementi es-

senziali di cybersicurezza”, che possano garantire “..confidenzialità, l’integrità e la disponibilità dei dati..”. Il comma 2 dello stesso articolo, in merito all’aggiudicazione dell’appalto, richiama espressamente l’art. 108 del Codice dei Contratti sopracitato, ulteriormente valorizzando l’elemento della sicurezza informatica nell’offerta formulata dall’operatore economico. Quindi, la breve disamina ci conduce a due considerazioni: la prima è che di palmare evidenza l’intento del legislatore europeo prima ed italiano poi, di condurre la Pubblica amministrazione verso un percorso sempre più rapido della completa digitalizzazione dei processi e dei prodotti. Tale dato dovrebbe far riflettere gli attori privati sulla corrispondente necessità di strutturare le proprie organizzazioni secondo le medesime Linee guida e raccomandazioni indicate per le Pubbliche amministrazioni, anche in considerazione che, al di là della partecipazione agli appalti per la fornitura dei servizi tecnologici, anche la sola digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti, ha come presupposto la maturità digitale dell’operatore economico. La seconda è la riflessione del giurista sul superamento delle categorie tradizionali del diritto, idonee a disciplinare fattispecie pensate su una realtà analogica, in corso di progressivo abbandono. Secondo il parere della scrivente, la sfida di disegnare nuove categorie giuridiche, di abbracciare inediti paradigmi, di ibridare le competenze con altre discipline, e di utilizzare tutte le potenzialità che la tecnologia può offrire per migliorare l’offerta di servizi professionali, è un privilegio conseguente al vivere questo tempo di tali proporzioni da doverselo meritare, investendo le nostre energie intellettuali per essere protagonisti del cambiamento. E poter dire poi: “io c’ero”.

innovazione & tecnologie

La deldigitalizzazione cantiere e dell’organizzazione

Come anticipato nel precedente numero di “Costruire il futuro”, si deve operare una distinzione anche tra la digitalizzazione del cantiere e quella dell’organizzazione. Il che significa che, prima di tutto, è auspicabile che si inizi a guardare alla evoluzione e alla maturità digitale in modo differente, se non, persino, antitetico rispetto all’abituale, poiché, primariamente, gli effetti più incisivi della digitalizzazione si giocano sugli assetti delicati, se non fragili, dell’impresa di costruzioni in quanto tale, delicati in quanto essa si trova in una costante instabilità tra i processi di sede e quelli dislocati, o delocalizzati, presso i centri di produzione cantieristica, anche in termini di centri di profitto e di costo. Questa articolata dialettica tra sede e cantiere, ulteriormente potenziata dalla natura stratificata di molte compagini di commessa (distinte, ad esempio, tra mandanti e mandatari o circoscritte in ragioni giuridiche attinenti a società veicolo), fa, peraltro, sì, che ridurre ingenuamente la questione al cantiere possa risultare fuorviante.

Per questa ragione, in ultima analisi, la digitalizzazione dell’impresa di costruzioni concerne, anzitutto, la possibilità

di trovare nuovi codici interpretativi, per la produzione e per l’elaborazione di dati e di informazioni in maniera interoperabile tra le tre principali culture aziendali: economicofinanziaria, giuridico-amministrativa e tecnico-gestionale. In un certo senso, senza trattare sinergicamente livelli eterogenei come, a titolo esemplificativo, quelli pertinenti al modello informativo e alla fattura elettronica, non si riesce a cogliere appieno il significato e il portato della trasformazione digitale, partendo dal presupposto che essa non sia per nulla un fenomeno inevitabile e lineare, ma, soprattutto, intuendo che essa non abbia una natura settoriale e specialistica e, in quanto tale, assai divisiva.

Una volta, infatti, fuoriuscita dai luoghi comuni, per l’impresa di costruzioni la priorità consiste, all’interno di una visione disincantata della digitalizzazione, demistificata, come direbbero gli anglosassoni, nell’evadere da scenari stereotipati che conducano, da un lato, all’acquisizione, più o meno casuale, di dispositivi hardware e software, magari fiscalmente incentivati, intesi come sommatoria, anziché sistema (di relazioni) e, da un altro canto, serve traguardare la digitalizzazione come agente o come determinante abilitante certuni aspetti valoriali, a far data da quelli relativi alla sostenibilità o, meglio, a quella sua versione allargata, di interesse del mondo finanziario internazionale e del contesto

La digitalizzazione dell’impresa di costruzioni concerne la possibilità di trovare nuovi codici interpretativi, per la produzione e per l’elaborazione di dati e di informazioni

regolamentare comunitario, che fa riferimento ai cosiddetti criteri Esg (Environment Social Governance).

D’altra parte, qualsiasi acquisizione inconsapevole di strumenti coincide con la cessione, ahimé involontaria, di dati da considerare come cespiti. In definitiva, sia per quanto riguarda i processi di sede sia per quanto concerne i processi di cantiere (al netto, peraltro, di una rivisitazione in senso geospaziale del concetto di cantiere), non si tratta solo o tanto di riflettere sulla ennesima dimensione del cosiddetto Bim o, più impegnativamente, sul ricorso all’Additive Manufacturing per supplire alla incrementale assenza di manodopera qualificata, quanto di domandarsi, di interrogarsi su che cosa, per l’imprenditore, comporti ripensare l’impresa, l’azienda, e i suoi processi come incentrati sui dati strutturati, o meglio, su approcci di Business Process Management & Modeling che vertano su dati e su informazioni che assumano un ruolo attivo in una sorta di semi automazione o autonomazione delle decisioni (algoritmiche). Messa, allora, da parte, metaforicamente la stampante 3D o l’occhiale intelligente, che popolano l’iconografia immaginaria dell’impresa di co-

struzioni e del cantiere edile o infrastrutturale digitale, si impone il ritorno al sostrato inerente ai sistemi informativi connessi all’organizzazione aziendale e alla centralità di ciò che sia immateriale e invisibile.

Come rappresentanza, non certo quale impresa individuale, ciò che si intende con un certo semplicismo come Intelligenza Artificiale, vale a dire i Large Language Model (i modelli linguistici di grandi dimensioni: eventualmente multimodali), dovrebbe essere posto in capo alle priorità per la trasformazione digitale, as-

Messa da parte, la stampante 3D o l’occhiale intelligente, che popolano l’iconografia dell’impresa di costruzioni e del cantiere edile digitale, si impone il ritorno ai sistemi informativi connessi alla organizzazione aziendale e alla centralità di ciò che sia immateriale e invisibile

sieme alla scommessa relativa allo Spazio europeo dei dati, in termini di infrastruttura strategica.

L’utilizzo di modelli linguistici di grandi dimensioni sollecita, in effetti, la creazione di corpus linguistici verticali del dominio (di data set qualitativi e spendibili: in assenza dei quali non vale la pena di impegnarsi), la determinazione di adeguate ontologie, la disponibilità di capacità congruenti di super calcolo, la possibilità di formare gli attori al Prompt Engineering Il che riporta a una serie di questioni finali: i termini modellazione e modello non si applicano solo all’Information Modeling, ma anche, in maniera integrata, al Process Modeling e al Language Modeling; l’interoperabilità e l’interattività tra modello informativo, mappa processuale e modello linguistico, a cui si dovrebbe aggiungere il modello numerico, propongono scenari del tutto inediti che tendono a introdurre soluzioni di parziale supplenza per funzioni complesse nei confronti degli operatori economici ordinari; l’immaginario, costruttivo, dell’imprenditore e dell’impresa è geneticamente, oltreché storicamente, incentrato sulla concretezza del prodotto del

costruire, anziché sulla astrazione del processo dell’organizzare, ma l’ipotesi poc’anzi formulata fa divenire il processo operativamente esso stesso un prodotto o, meglio, il meta-prodotto che condiziona ogni esito della produzione; i modelli linguistici di grandi dimensioni si pongono, perciò, non esclusivamente come assistenti virtuali in termini conversazionali nel linguaggio naturale al cospetto degli operatori economici medi del mercato, non particolarmente dotati di una profonda cultura digitale, ma pure come loro, come accennato, supplenti o, almeno, collaboratori attivi; i processi di trasformazione digitale facilitati dall’integrazione tra modelli linguistici, modellatori attivi di flussi di lavoro, basi di dati semantiche esterne dinamiche, dispositivi hardware o software, conducono verso la direzione di quello che potremmo chiamare come il gemello digitale della decisione in sé, nel senso che ciò che si dia sia proprio il trasferimento su un piano alieno, altro, della natura dei processi decisionali e dell’allocazione delle responsabilità: non poca cosa.

In conclusione, ciò che di ineludibile potrebbe essere sarebbe solamente il fatto che, più o meno distrattamente, anche solo acquisendo o utilizzando una app per il cantiere, l’impresa di costruzioni aderisca all’ingresso nell’ecosistema digitale: dopodiché, a iniziare dalla rappresentanza, si pone l’esigenza di indirizzare i soggetti imprenditoriali e di orientarli nei percorsi di transizione digitale virtuosamente.

storia per il domani Campanile di San Marco com’era e dove era

di Franco Robecchi, ingegnere e autore

er chi si occupa di costruzioni il crollo costituisce un assillo fondamentale. Tutta la storia dell’edificazione ha avuto come nemico più paventato il cedimento del costruito e sul dovere di scongiurarlo sono sempre state basate le tecniche ingegneristiche. Desta perciò triste curiosità il fatto che, proprio intorno ai giorni nei quali si scrive quest’articolo, 122 anni fa, il 14 luglio del 1902, crollasse, in Venezia, il campanile di S. Marco. Fu un evento preannunciato, ma comunque sconvolgente. Nel cuore di uno dei luoghi più amati del mondo scomparve all’improvviso il perno intorno al quale, da sempre, aveva gravitato tutta la stupenda architettura della piazza. Non a caso i veneziani lo chiamavano “el paròn de casa”, il padrone di casa, cioè colui che sovrintende, riassume l’identità e domina il contesto. Non a caso, ai suoi piedi, si svolgeva il più importante mercato della città e avevano sede i centri amministrativi.

Pare che una torre che si evolvette nel campanile avesse preso forma nel IX secolo. Tuttavia, gli interventi successivi, che portarono alla forma che conosciamo, furono attuati nel XII secolo e nel Trecento. È probabile che allora ci si fosse ispirati al campanile dell’antichissima basilica di S. Maria Assunta di Aquileia, la madre di Venezia, il cui campanile risale all’XI secolo. Il grande campanile veneziano era, ed è, alto quasi 99 metri ed era impostato su una base di fondazione costituita da un migliaio di pali in legno infissi nel fango. Le murature furono realizzate in pietra e mattoni, lasciati a vista, come era tipico dell’architettura romanica. Sulla cuspide, piramidale, era la statua in bronzo dorato raffigurante l’arcangelo Gabriele.

Il campanile, per la sua mole e la sua altezza fu soggetto nei secoli ad alcune fessurazione e anche a

Desta triste curiosità il fatto che, proprio intorno ai giorni nei quali si scrive quest’articolo, 122 anni fa, il 14 luglio del 1902, crollasse, in Venezia, il campanile di S. Marco. Fu un evento preannunciato, ma comunque sconvolgente. Nel cuore di uno dei luoghi più amati del mondo scomparve all’improvviso il perno intorno al quale, da sempre, aveva gravitato tutta la stupenda architettura della piazza

sbrecciature, soprattutto causate da fulmini, che, per la sua forma, spesso attirava. Una di queste è stata immortalata, a metà Settecento, da un elegante disegno del Canaletto, che qui si pubblica. L’antico campanile fu impreziosito da una piccola loggia in marmo che fu posta, su disegno del Sansovino, fra quarto e quinto decennio del Cinquecento, alla base della torre, sul lato rivolto alla basilica.

In queste forme i veneziani e i visitatori videro il Campanile di S. Marco per secoli sino a quando, nella primavera del 1902, iniziò a manifestarsi una crepa verticale su una delle pareti. Le consuete lungaggini inconcludenti con lettere fra il Comune, l’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti e il Ministero della pubblica istruzione, rivolte all’intervento di consolidamento, erano solo all’inizio del loro vischioso cammino quando

nnn

Disegno settecentesco del Canaletto riferito alle riparazioni del Campanile di S. Marco lesionato da un fulmine sullo spigolo che si vede a destra

l’osservazione, sempre più attenta, rivelava che la fessura si allargava. Si iniziarono ad adottare misure di sicurezza, sconsigliando la sosta di persone attorno alla base e anche la presenza nell’intera piazza. La mattina del 14 luglio, poco prima delle dieci, la fessura si dilatò a dismisura e, in un battibaleno, il campanile crollò, fortunatamente afflosciandosi su se stesso, senza inclinarsi. La modalità del crollo evitò sia danni alle persone, che pure erano state ampiamente allontanate da qualche ora, sia alle architetture adiacenti, prime fra tutte la Basilica di S. Marco e il Palazzo Ducale. Ovviamente rimase distrutta la loggetta al piede del campanile. Il crollo fu uno degli eventi più impressionanti nel mondo delle costruzioni, anche perché non ci si capacitava del fatto che un campanile, che era rimasto in piedi per almeno 900 anni, dovesse improvvisamente crollare. Non si ricordavano sfaceli edilizi così imponenti nella storia, se non immaginando crolli molto antichi, sperduti nelle nebbie dei secoli. Balzavano alla mente, con

storia per il domani

invidia, la cocciuta resistenza al crollo della superindiziata Torre di Pisa o della pressoché coeva, e anche di eguale altezza del campanile veneziano, Torre degli Asinelli di Bologna, anch’essa pendente da quasi un millennio. Anche in Venezia vi sono campanili inclinati, che tuttavia, ancora reggono. I bresciani eruditi ricordano il crollo, nel 1708, della torre che svettava sulla porta del Duomo Vecchio. Invece si ebbe, in Italia, una replica del cedimento di Venezia, nel 1989, quando, senza alcun preavviso, crollò a Pavia la Torre Civica causando 4 morti e vari feriti.

L’emozione, anche internazionale, per lo sfacelo del grande monumento di Venezia fece

scattare una reazione immediata e totale: si ricostruisca subito il campanile. Era un’idea che faceva i conti solo con le risorse economiche perché, sotto il profilo culturale non si aveva alcun dubbio. Alcuni mesi dopo il crollo già il sindaco di Venezia, Filippo Grimani, pronunciava, a proposito della ricostruzione del campanile, la celebre frase se-

L’emozione per lo sfacelo del grande monumento di Venezia fece scattare una reazione immediata e totale: si ricostruisca subito il campanile

condo cui il campanile doveva essere immediatamente ricostruito “dov’era e com’era”. L’affermazione è rimasta nella cultura architettonica perché sottende una volontà di ripristino che non ha alcun orecchio per le obiezioni storicistiche che avrebbero sempre più, nel Novecento, soprattutto dal dopoguerra, assillato i restauratori. La fobia dell’imitazione stilistica è sempre più giunta al divieto della ricostruzione di monumenti storicamente monchi, danneggiati o distrutti. L’assunto è: “Non si deve procedere alla realizza-

zioni di falsi storici, perché anche danni e dissesti fanno parte della storia. “Guai” a chi ricostruisce architetture distrutte. Il mondo dell’ideologia architettonica ha fatto, nel secolo scorso, la sua scalata ai vertici delle tavole mosaiche, aiutato dal retroterra politico che sempre più ha intriso le facoltà di architettura. Alcune opinioni sono diventate dogmi, salvo cedere miseramente di fronte a sollevazioni del buon senso dell’opinione pubblica che, soprattutto nei casi di tracolli improvvisi, male si rassegna a non vedere ricostruita l’architettura perduta.

Basti pensare che, sia pure in una terra adusa alle tempeste ideologiche, come la Francia,

nessuno ha osato sollevare un fiato di debole parola di fronte allo scontato proposito di ricostruire, “com’era e dov’era” la serie di molte parti distrutte, guglia emblematica compresa, della cattedrale di Notre-Dame aggredita dall’incendio nel 2019. Di contro, basti invece pensare, alle macerie dei templi di Selinunte, in Sicilia, che, da molti decenni, resistono, giacendo, al semplice suggerimento di un rimontaggio per la relativamente facile ricostruzione di un tempio ulteriore nel prestigioso patrimonio greco del Sud d’Italia. Vietato.

È scontato il divieto assoluto, condiviso da sindaco e intellighenzia locale, di ricostruzione per la torre di Pavia.

nnn

La scena del crollo del campanile in un realistico disegno di Achille Beltrame

Gli sconsolati veneziani che si aggiravano attorno al mucchio di macerie

Ancora una visione dall’alto del desolante scenario del crollo

Una veduta del cantiere di ricostruzione disegnata nel 1911 dal pittore statunitense Joseph Pennel

Altra veduta di Joseph Pennell raffigurante il campanile in ricostruzione

La scena del tripudio di massa nel giorno dell’inaugurazione del nuovo campanile ricostruito

Venezia non era nuova alla ricreazione della città con inserimenti moderni e vari edifici e strutture pubbliche avevano ben accolto anche gli interventi ottocenteschi. La delica-

Fu incaricato del progetto Luca Beltrami, aiutato dall’architetto Gaetano Moretti, che fu a capo delle operazioni dopo il ritiro polemico del Beltrami

tezza formale della città era però fra le meno adatte all’elasticità dei nuovi inserimenti architettonici. I divieti furono invece assoluti nella seconda metà del secolo scorso. Non a caso un progetto di Le Corbu-

sier finì per arenarsi e neppure un minimo e garbatissimo intervento di Wright poté essere autorizzato. Solo passò indenne, un sostitutivo progetto dell’architetto Carlo Scarpa, di tono assai più mimetico. Tuttavia, l’impulso all’immediata ricostruzione del Campanile di S. Marco non ebbe alcun freno. Fu incaricato del progetto, scartando le proposte avanzate anche da architetti stranieri (ad esempio per un campanile di stile gotico), l’illustre teorico Luca Beltrami, la massima autorità nel campo dei restauri, aiutato operativamente dal-

l’architetto Gaetano Moretti, che fu a capo delle operazioni dopo il ritiro polemico del Beltrami. La prima pietra fu posata all’inizio del 1903. Furono ampliate le fondazioni e si usarono le nuove tecniche di costruzione, cemento armato compreso. Fu anche inserito un ascensore, che peraltro già da una ventina d’anni era stato proposto. Nove anni dopo il campanile era risorto. Il 25 aprile del 1912, in una giornata gloriosa di felicità, il campanile fu inaugurato tornando a costituire l’orgoglio veneziano e italiano, nonché il modello di riferimento anche per note imitazioni, come quella del grattacielo newyorchese denominato Met life tower.

L’evoluzione e l’analisi del settore delle costruzioni nello studio di Ance Brescia, Ordine dei dottori Commercialisti e Camera di Commercio aggiornato al quinquennio 2018-2022.

Nella nuova edizione presenti anche i dati congiunturali 2023 e due capitoli per approfondire l’adozione di adeguati assetti organizzativi, contabili e amministrativi e alla sostenibilità delle imprese

Edilizia motore dello economicosviluppo

APresentato il volume dell’analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2018-2022

nce Brescia, Ordine dei dottori Commercialisti e Camera di Commercio hanno presentato la nuova edizione dell’analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane, riferita al quinquennio 2018-2022. Nell’auditorium dei Capimastri di via Foscolo, dopo gli interventi tecnici di alcuni membri del comitato tecnico-scientifico, sotto la sapiente moderazione di Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia, hanno preso la parola Fabio Rizzinelli, vicepresidente di Ance Brescia; Severino Gritti, presidente dell’Ordine dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili di Brescia e Roberto Saccone, presidente della Camera di Commercio di

Brescia. Così le tre realtà coinvolte nello studio hanno avanzato riflessioni sui dati emersi dall’analisi che, puntualmente, basandosi sull’esame delle 13.705 imprese edili iscritte al Registro delle imprese di Brescia nel periodo considerato — appartenenti al settore “F Costruzioni”, ripartito nelle tre divisioni Ateco2007: “F41 Costruzione di edifici”, “F42 Ingegneria civile”, “F43 Lavori di costruzione specializzati”, indipendentemente dalla forma giuridica — propone una fotografia aggiornata sull’andamento e sulle dinamiche che interessano il comparto. Nata dal lavoro congiunto di Enrico Massardi per Ance Brescia, Maria Elena Russo per la Camera di Commercio

di Brescia e dei dottori commercialisti Patrizia Apostoli, Rosa Billone, Simona Cherubini, Francesco Chiarelli, Davide Felappi, Tommaso Fornasari, Mario Gaburri, Federico Gobbini, Francesco Landriscina e Diego Rivetti per l’Ordine di Brescia, la nuova edizione dell’analisi descrive le

caratteristiche della struttura imprenditoriale, l’andamento demografico e la dinamica del settore delle costruzioni, e illustra l’analisi delle condizioni di economicità delle imprese edili, rette in forma di società di capitali.

iniziativa cofinanziata e patrocinata

dalla Camera di Commercio di Brescia

La lettura dei dati tiene conto degli elementi della crisi pandemica, che ha interessato il 2020, e in parte il 2021, e che ha rappresentato un grave elemento di discontinuità dei diversi indicatori riguardanti la natimortalità delle imprese e l’occupazione nel settore edile della provincia di Brescia. Successivamente, lo studio descrive l’andamento economico e patrimoniale delle imprese edili bresciane nel quinquennio 2018-2022, ri-

portando anche alcuni dati e le prime evidenze 2023, utilizzando la tecnica dell’analisi di bilancio applicata all’aggregato dei valori dei bilanci delle imprese tenute alla pubblicità legale dei conti. Anche nell’edizione di quest’anno è presente una sezione dedicata alla sostenibilità per il settore delle costruzioni, argomento di grande attualità e di rilevanza strategica per l’intero comparto. Il fatto che la sola informativa finanziaria appaia insufficiente a rappresentare informazioni qualitative sulle attività aziendali o sulle visioni strategiche a lungo termine delle imprese rende necessaria una profonda rivisitazione della rendicontazione verso gli stakeholder. La

sezione intende sensibilizzare gli operatori sulla necessità di adeguare gli assetti organizzativi delle imprese per ridurre il più possibile gli impatti negativi derivanti dalle attività aziendali sull’ambiente e sulla comunità di riferimento e allo stesso tempo consentire di non perdere le opportunità offerte dal mercato, che favorisce sempre più prodotti e servizi sostenibili.

“Una sostenibilità che — ricorda il presidente di Ance Brescia, Massimo Angelo Deldossi, nella sua prefazione al volume — è da intendere su tre livelli, economico, ambientale e sociale, affinché si possa intraprendere un percorso di trasformazione integrale, che va sostenuto a partire dalla

focus analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane

misurazione oggettiva degli indicatori di prestazione, aiutando le imprese a quantificare quegli aspetti, prima valutati in modo soggettivo, che dimostrano il raggiungimento degli obiettivi green”.

Novità assoluta il capitolo dedicato al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, che prevede che gli amministratori valutino l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società, esaminino i piani strategici, industriali e finanziari aziendali, se predisposti, e possano delegare proprie attribuzioni ad alcuni amministratori, stabilendone i relativi limiti.

Approfondito, infine, nel volume anche il mercato dei materiali che, in provincia di Brescia, ha proseguito nel corso del 2022 un trend rialzista incominciato tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, trovando un equilibrio nel 2023, senza però indirizzarsi verso un’inizialmente sperata discesa.

Lo stato del settore nei dati 2018-2022 e le prime evidenze del 2023

Dall’analisi dei dati reddituali e patrimoniali delle 1.815 imprese che nel quinquennio 2018-2022 hanno depositato in ogni anno il bilancio di esercizio emerge una progressiva crescita (in termini di volumi) dei principali parametri reddituali e della struttura patrimoniale. In termini di redditività lo studio sottolinea che sia il valore della produzione aggregato che l’ammontare dei ricavi evidenziano un aumento nel 2022 rispetto ai periodi precedenti. In generale, il comparto nel suo complesso mostra un periodo di sostanziale stabilità nel periodo 2018-2020 e un trend di crescita nel 2021 e nel 2022.

La natimortalità delle imprese e il fabbisogno occupazionale

L’evoluzione della struttura imprenditoriale nel quinquennio 2018-2022 è stata influenzata da mol-teplici fattori. Fra questi la natimortalità delle imprese che, nel contesto del costruito bresciano, sono cresciute dello 0,9% (+164), mentre il numero degli addetti è aumentato in misura più intensa e pari al 18,6% (+6.840). Nella seconda metà del 2020, per contrastare la crisi economica generata dalla pandemia, sono stati adottati diversi incentivi per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110%) che hanno avuto riflessi molto positivi nel corso del 2021. Nel 2021, infatti, l’avvio di nuove imprese in provincia è stato particolarmente vigoroso, il rimbalzo è comprovato dal tasso di natalità imprenditoriale che tra il 2020 e il 2021 è passato dal 4,4% al 6,1%. La vitalità imprenditoriale segue un trend crescente dal 2018 al 2021 per invertire la tendenza nel biennio 2022-2023.

Studio sullo stato ed evoluzione del settore
Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2018-2022
Grafico 4: Andamento della natalità e mortalità delle imprese delle costruzioni nella provincia di Brescia periodo 2018-2023

focus analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane

Sul fronte occupazionale si assiste a una dinamica espansiva, particolarmente intensa nel 2021 (+10,1% di incremento degli addetti sul 2020), che prosegue nel biennio 20222023, anche se in decelerazione. La rapidità della ripresa occupazionale del 2021 ha procurato un consistente aumento delle difficoltà nel reperire personale. In base ai dati dell’indagine Excelsior, condotta da Unioncamere, nel 2022 è stato difficile reperire il 54,8% dei profili ricercati dalle imprese delle costruzioni bresciane a fronte del 44,6% dichiarato nel 2021 (prima della pandemia, nel 2019, lo erano appena il 28% delle figure ricercate). Il mismatch tra domanda e offerta è aumentato significativamente e per alcune figure professionali la difficoltà di reperimento è stata molto più elevata della media, come nel caso degli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costru-

zioni (60,4%) e degli artigiani e operai specializzati nel mantenimento delle strutture edili (56,6%). Queste due tipologie insieme hanno rappresentato quasi il 60% del fabbisogno dichiarato dalle imprese edili bresciane. Nel quinquennio esaminato, il comparto nel complesso riporta un calo del numero delle imprese del 3,2% e un incremento occupazionale del 19,9%. A fine 2023 chiude con 5.658 imprese e 13.237 addetti — pari al 32% delle imprese del settore delle costruzioni e il 31,4% degli addetti — in calo rispettivamente del 2,8% e del 3,5% rispetto al 2022.

Fabio Rizzinelli Sul fronte sostenibilità, Ance pronta a dare l’esempio

nnn

Nelle fotografie a pagina 39, dall'alto, Diego Rivetti, Francesco Chiarelli, Mario Gaburri, Simona Cherubini, Elena Russo e Enrico Massardi

Leggere i dati permette di leggere gli eventi e i trend, un’esigenza tanto più fondamentale in un arco temporale come quello analizzato quest’anno, che va dal 2018 al 2022

La

L’esame condotto su un campione provinciale di imprese rivela che, lungo il cammino che porta alla sostenibilità, le aziende del comparto edile bresciano hanno ancora molta strada da percorrere. Come ha sottolineato il vicepresidente di Ance Brescia Fabio Rizzinelli durante il suo intervento: “Oggi è centrale aiutare le imprese associate a vedere la sostenibilità non come un obbligo normativo, ma come un’opportunità in grado di portare benefici a medio termine. Ance sta lavorando per dare l’esempio realizzando il suo primo bilancio di sostenibilità” . Anche se i dati raccolti e illustrati nell’analisi rivelano che tra le associate solo il 10% non ha ancora iniziato a mettere seriamente la testa sull’argomento, il vicepresidente Rizzinelli ricorda che serve fare una netta distinzione: “Una cosa è parlare di sostenibilità, un’altra è investire in sostenibilità mettendo a disposizione le risorse per intraprendere davvero un percorso in chiave Esg”

Massimo Angelo Deldossi presidente Ance Brescia

Nel quinquennio esaminato, il comparto è stato investito da dinamiche politiche ed economico-sociali positive e negative, che ne hanno determinato l’andamento dal 2018 al 2022 e che continuano a influenzare il comparto ancora oggi. Qui si inseriscono nuovi elementi legislativi, come l’obbligo ad adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell'impresa (novità assoluta dell’edizione 2024), e il saliscendi del mercato dei materiali da costruzioni e affini, trattato in modo approfondito nelle pagine dell’analisi. Guardando ai dati emersi, elaborati sugli stati reddituali e patrimoniali di 13.705 imprese, e commentati dai professionisti coinvolti nello studio, emerge un trend di crescita progressiva, che dopo le difficoltà dettate dall’emergenza pandemica è stato favorito dalle politiche di incentivazione fiscale tese a promuovere lavori di ristrutturazione del patrimonio edilizio.

Grafico 7: Andamento del numero delle imprese e degli addetti del comparto delle costruzioni di edifici (F41) nella provincia di Brescia

Sul fronte occupazionale si assiste a una dinamica espansiva, particolarmente intensa nel 2021 (+10,1% di incremento degli addetti sul 2020), che prosegue nel biennio 2022-2023, anche se in decelerazione

Leggere i dati permette di leggere gli eventi e i trend, un’esigenza tanto più fondamentale in un arco temporale come quello analizzato quest’anno, che va dal 2018 al 2022: un periodo che comprende tanto il disastro dello stop pandemico quanto l’ebbrezza derivante dalle misure di rilancio successive, passando per gli effetti di iperinflazione da aumento delle materie prime causata dalle vicende di guerra. Leggere i numeri vuol dire comprendere cosa è successo nei bilanci delle imprese a seguito di questi fenomeni, cercando di misurarne la capacità di resilienza e di reazione. Una necessità tanto maggiore proprio ora che le imprese devono costruire la propria identità strategica per l’immediato futuro, caratterizzato dal ridimensionamento dei bonus fiscali, dal riposizionamento dei costi e dalla preponderante rilevanza della nuova vera “risorsa scarsa”, ossia la risorsa umana.

Roberto Saccone

presidente Camera di Commercio di Brescia

La concomitanza di diversi fattori negativi già emersi nel 2022, come i forti rincari dei prezzi dei materiali, le modifiche agli incentivi, la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate, l’aumento dei tassi di interesse sui mutui, le tensioni geopolitiche hanno alimentato un clima di incertezza che ha scoraggiato sia i consumi sia gli investimenti. Tuttavia, pur se in un quadro economico che si conferma complesso, il settore delle costruzioni rimarrà determinante per le politiche di sviluppo della nostra economia e, in questa prospettiva, un peso crescente va acquisendo l'innovazione tecnologica. Strumenti quali la realtà virtuale e aumentata, l'intelligenza artificiale e l'analisi predittiva stanno già affermandosi come modalità che consentono alle imprese edili miglioramenti in efficienza e innovazione nei processi produttivi.

I dati aggiornati alla fine del primo trimestre 2024

Il settore delle costruzioni bresciano conta alla fine del primo trimestre 2024 17.967 imprese e oltre 45mila addetti. Coinvolge e attiva numerosi altri soggetti che definiscono la filiera “lunga” o allargata delle costruzioni: in primo luogo tutti i soggetti che svolgono servizi progettuali, ovvero studi di architettura, di ingegneria e di altre attività tecniche attinenti che contano oltre 645 imprese e i relativi addetti sono più di 1.900. A questi si aggiungono i produttori dei materiali utilizzati nel processo realizzativo o nelle attività di manutenzione del manufatto, quantificati, a fine marzo 2024, in 1.114 imprese e circa seimila addetti; le imprese attive nella commercializzazione dei prodotti, all’ingrosso e al dettaglio, pari a 889, con una capacità occupazionale di poco meno di oltre quattromila addetti; e ancora il vasto insieme degli intermediari, che comprende i soggetti che svolgono attività di mediazione immobiliare, amministratori di condomini, quantificati in più di novemila imprese. Infine, si possono considerare facenti parte della filiera anche le attività di noleggio di macchine e attrezzatture per lavori edili e infrastrutturali, i servizi integrati di gestione agli edifici e altre attività specializzate per la cura di edifici, impianti, paesaggio, ovvero oltre 1.560 imprese. Nel complesso si definisce un sistema dell’offerta quantificato in quasi 32mila imprese e oltre 75mila addetti, che corrispondono rispettivamente al 26,6% e 16,5% del complessivo sistema dell’offerta provinciale.

Organizzazione giuridica e mutamenti della struttura imprenditoriale

Si conferma la composizione delle imprese considerate in ragione del loro codice Ateco di appartenenza: le imprese rientranti nel codice F43 rappresentano il 44,67% di quelle considerate (nel 2021 erano il 42,01%), mentre le imprese appartenenti alla codifica F41

rappresentano il 52,04% della popolazione (nel 2021 erano il 54,94%) e quelle con codifica F42 si attestano intorno al 3,28% rispetto al 3,05% dell’anno precedente. Una delle trasformazioni riscontrate nell’ultimo decennio riguarda l’aspetto organizzativo delle imprese edili attraverso la forma giuridica scelta, che si consolida anche nel quinquennio osservato. Dal 2018 al 2022 le società di capitali sono cresciute del 13,6% per effetto di una maggiore crescita delle stesse nel comparto della costruzione di edifici, segmento più strutturato del settore delle costruzioni, dato che il 55% delle imprese in tale ambito è costituto da società di capitali. Sostenuta, in termini percentuali, è stata la crescita di queste ultime nel comparto dei lavori di costruzione specializzati, sebbene in tale ambito appena il 17% delle imprese risulti organizzato sotto forma di società di capitale. A fine 2023 le società di capitali sono 5.549 pari, in aumento del 3,9% sul 2022 e raggruppano il 31,3% delle imprese del settore (a fronte del 26% del 2018).

Dall’analisi presentata emerge inoltre che il settore delle costruzioni ha dato un significativo con-tributo al dinamismo imprenditoriale bresciano: nel biennio 2021-2022 quasi una nuova impresa su cinque iscritta al Registro imprese di Brescia si è attivata nel settore delle costruzioni. In questo contesto, le imprese gestite da immigrati sono divenute parte strutturale del sistema produttivo. A Brescia, a fine 2023, circa un’impresa edile su cinque è gestita da imprenditori di origine straniera. Rispetto al 2018 le imprese straniere sono cresciute del 13,7% (pari a 387 imprese), attestandosi a fine 2023 a 3.206 realtà imprenditoriali, pari al 18% delle imprese edili attive in provincia, che raggruppano il 14% degli addetti dell’intero sistema imprenditoriale bresciano.

Grafico 13: Imprese straniere del settore delle costruzioni bresciano (2018-2023)

Sostenibilità “senza pensieri”

Open Network, tramite il dipartimento Sostenibilità, diretto dalla Dott.ssa Beatrice Scappini (professionista con oltre un decennio di esperienza in consulenza, insegnamento e ricerca in ambito universitario sul tema) fornisce servizi all'avanguardia nel settore dell'ESG –Environmental, Social, and Governance –, sempre più cruciale per il tessuto imprenditoriale contemporaneo.

Open Network, in un'epoca in cui la consapevolezza ambientale e l'etica aziendale giocano un ruolo sempre più rilevante nelle strategie di business, si propone di offrire un supporto completo e specializzato alle aziende che ambiscono a integrare principi di sostenibilità nelle loro operazioni.

Rilevante in questo contesto è il supporto che Open Network offre

anche al settore edile e delle costruzioni. In questo ambito, l'adozione di principi di sostenibilità assume un ruolo importante: ancora oggi, il settore è fortemente legato all'utilizzo di materiali “estrattivi vergini” e poco orientato alla circolarità.

Grazie alla convenzione stipulata con Ance Brescia, Open Network rivolge a tutti gli associati servizi su misura orientati all’adozione dei criteri Esg, riservando condizioni di particolare favore.

L’obbiettivo è quello di guidare le imprese edili verso pratiche più sostenibili, ponendo le basi per una business continuity che tenga conto dell'importanza di un impiego responsabile delle risorse e della minimizzazione dell'impatto ambientale. La consulenza prevede innanzitutto l'implementazione di strategie di sostenibilità mirate, che permettano

alle imprese di allinearsi con gli standard ESG globali. Questo non solo migliora l'immagine aziendale e rafforza la fiducia degli stakeholder, ma apre anche la strada a nuove opportunità di mercato e a una maggiore resilienza operativa.

Inoltre, Open Network risolverà per il cliente il problema della complessità normativa e della rendicontazione in ambito ESG.

Molte aziende si trovano infatti alle prese con la sfida di interpretare e applicare le normative sul tema, che sono effettivamente molto articolate e in continuo aggiornamento.

Chi fosse interessato, può fin da ora contattare Open Network s.r.l. ai seguenti recapiti: info@opennetworksrl.it tel. 030 6480473

Dott.ssa Beatrice Scappini

assemblea ance nazionale

Negli accoglienti spazi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, progettato da Renzo Piano nel solco di uno straordinario intervento di riqualificazione urbana, l’associazione non ha mancato di fare il punto anche su alcuni nodi critici.

L’assemblea, moderata dalla giornalista ostanza Calabrese, è stata l’occasione per disegnare, di fronte a una platea gremita di imprenditori del sistema Ance, provenienti da tutta Italia, e ospiti del mondo politico, amministrativo ed economico, una prospettiva che pone al

Ance: l’assemblea 2024 invita a guardare al futuro in prospettiva

La presidente Brancaccio: impariamo dai giovani a non avere paura e affrontiamo sfide e incertezze con un nuovo programma nazionale

Rivolgendosi a una partecipata platea di imprenditori del settore e di ospiti del mondo politico, amministrativo ed economico, l’Assemblea di Ance ha esteso a tutti un invito a “Pensare in prospettiva per immaginare soluzioni, ambienti e percorsi, per adattarsi in modo flessibile e continuo ai bisogni delle persone e ai cambiamenti sempre più veloci e imprevedibili della società. Per superare la trappola dell’emergenza, i provvedimenti tampone, le misure a tempo. Per perseguire obiettivi comuni e condivisi per il bene collettivo”.

La presidente Federica Brancaccio ha così espresso la posizione assunta dall’associazione di fronte a un mercato e a un contesto nazionale sempre più complessi, segnati dalle ripercussioni internazionali causate

dai conflitti in Europa e Medio Oriente. La risposta a questo clima di incertezze e profonda paura nei confronti del futuro non risiede però nella ricerca di soluzioni lampo, in allarmismi e repentini cambiamenti normativi, ma nell’elaborazione di una visione d’insieme, di un nuovo coraggioso programma nazionale che pianifichi asset strategici per il futuro del Paese: “Mobilità, connessione, sostenibilità, inclusione e servizi alla persona; prevenire il rischio idrogeologico e sismico, in tempi adeguati e nel rispetto dei territori coinvolti”. L’appello di Ance ai Governi è di guardare lontano e di fare programmi di spesa che tengano a bada il debito pubblico, promuovendo, allo stesso tempo crescita economica e riduzione delle disuguaglianze sociali. Per fare questo

centro la società. E con essa, le opportunità introdotte, ad esempio, dalla direttiva Case green e dal Pnrr, il nuovo patto di stabilità per favorire un programma di crescita nazionale, l’impegno alla valorizzazione del Made in Italy e delle forme di collaborazione tra pubblico e privato.Tra i

non si deve aver paura di programmare investimenti. “Tagli e spending review indiscriminata ci allontanano dall’immaginare il futuro. Investire vuol dire avere fiducia” ha precisato la presidente Brancaccio. “Fiducia nelle imprese e nelle alleanze che possono stringersi tra pubblico e privato. Mai antagonisti ma formidabili alleati”. Collaborazioni in partenariato e fiducia sono i presupposti fondamentali per dare pieno avvio a un efficace piano strategico di crescita per il Paese che, nei prossimi dieci/vent’anni, punti a efficientamento energetico, sicurezza degli edifici, sistemazione del territorio e una rete sempre più efficiente di infrastrutture: “Dobbiamo prendere atto che le risorse pubbliche non basteranno: le necessità saranno superiori alle disponibilità” ha puntualizzato la presidente Ance. “Non abbiamo altra strada se non quella di coinvolgere i privati che possono fornire la spinta necessaria a far partire tanti progetti di sviluppo. Ma perché non riusciamo a farlo? Per coinvolgere capitali privati servono tempi certi e un quadro di regole moderno ed efficiente, che metta in sicurezza gli investimenti”. Durante l’appuntamento assembleare sono intervenuti anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha invitato a fare squadra in tema di infrastrutture (oggi l'Italia è al diciannovesimo posto su 27 nazioni) e Francesco Rutelli, già sindaco di Roma che, riprendendo l’invito di Ance a essere coraggiosi, ha incalzato a una vera trasformazione urbana at-

temi affrontati il piano di riprogrammazione del Pnrr, che rischia oggi di penalizzare fortemente il Sud, passando dalle necessarie modifiche da apportare al Codice degli Appalti, che viaggia comunque nella giusta direzione, sino all’urgenza di trovare un ventaglio di strumenti e

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Nel discorso della presidente Federica Brancaccio, l'invito a definire e a pianificare insieme al Governo gli asset strategici per il futuro del Paese. Alla base una programmazione degli investimenti e il consolidamento delle alleanze tra pubblico e privato

soluzioni per favorire l’adozione della normativa Epbd. Ribaditi anche quegli ostacoli che frenano lo sviluppo di una filiera delle costruzioni sana e competitiva e che si riassumono nel “mantra”: meno burocrazia, più sicurezza e più energie

per la riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Le imprese devono essere poste nelle condizioni di operare serenamente in un contesto normativo chiaro e premiante, “Per immaginare soluzioni, ambienti e percorsi, per adattarsi

in modo flessibile e continuo ai bisogni delle persone e ai cambiamenti sempre più veloci della società.” dove viene reso merito a quelle realtà virtuose che portano avanti un’Edilizia con la “E” maiuscola.

Negli ultimi anni, ha sottolineato l’Ance, le

traverso vaste demolizioni e ricostruzioni degli abitati, passando però da una semplificazione normativa. “Oggi — ha evidenziato Rutelli — quando vogliamo intervenire sulla legge Urbanistica del 1942, aggiungiamo norme e complichiamo la situazione, anziché snellirla”. Ha preso la parola anche Matteo Renzi, che ha espresso la necessità di tornare a pensare al futuro del Paese in un orizzonte europeo per permettere all’Italia di essere competitiva: “L’Europa non arriva a 450 milioni di persone. L’India ne conta 1,6 miliardi, la Cina 1,5 miliardi, il Congo in sette anni raggiungerà i 200 milioni, la Nigeria da qui a vent’anni arriverà a 450 milioni. Ci deve essere una consapevolezza che o c’è una scala europea o come singolo stato non potremo essere competitivi”. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, ha rimarcato come la qualità delle imprese sia imprescindibile, così come le garanzie per lo sviluppo di un mercato del lavoro in cui la parola chiave sia “legalità”. In questo contesto la ministra ha chiarito che la sicurezza è un tema centrale che richiede un impegno costante, che passa dalla formazione dei lavoratori. E proprio in tema di formazione, l’assemblea è stata l’occasione per ribadire l’impegno di Ance nella ricerca di figure preparate da inserire nel settore per operare in sicurezza assicurando qualità del risultato. Impegno scaturito nella firma di un accordo tra l’associazione e le autorità tunisine per formare duemila operatori qualificati da impiegare in Italia nel prossimo triennio.

imprese del settore hanno avviato un percorso di crescita che le ha rese più forti, più strutturate, più moderne.

Ora anche alle Pmi servono prospettive solide per crescere, incrementare le retribuzioni e investire in innovazione ed Esg.

Superbonus sperpero pubblico per il Paese

Ance ha sottolineato che, seppur con buoni propositi e risultati (gli interventi rientrati nella maxiagevolazione hanno portato, nel biennio 2021-2022, una crescita del Pil italiano del +12,3, superiore al + 11,3 della Cina), la misura ha costituito un grande sperpero pubblico per il Paese. Servono, ha rimarcato l’associazione, regole per impedire alle imprese non qualificate di accedere alle risorse e per ridurre al massimo le frodi. All’orizzonte ci si prepara invece alla sfida lanciata dalla direttiva europea Case Green, che ha stabilito nuovi obiettivi a cui tutti dobbiamo lavorare, insieme: ristrutturare circa un milione di edifici dal 2024 al 2030 e circa altri 450.000 dal 2031 al 2035. “Per raggiungere questo traguardo non esiste una ricetta unica – ha chiarito Brancaccio – serve un ventaglio di strumenti e soluzioni che ci consentano di raggiungere l’obiettivo. Ance ci sta già lavorando e siamo pronti a mettere a disposizione di tutti le nostre analisi e proposte. Certo le risorse servono: Europa e Stato devono fare la propria parte per sostenere la spesa delle famiglie e soprattutto di chi non ha i mezzi per farvi fronte. Allo stesso tempo banche e operatori dovranno immaginare strumenti finanziari innovativi” .

L’intervento in Assemblea del ministro Salvini

Anche per il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, bisogna promuovere interventi coraggiosi che possono cambiare il quadro infrastrutturale dell’Italia. Tra questi la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, opera ambiziosa come fu l’autostrada del Sole il secolo scorso. “Invidio i ministri dei decenni precedenti — ha affermato Salvini — che, in sette anni, seguirono la realizzazione dei 700 km dell’A1. Oggi mi accontento se, in sette anni, si riuscirà a portare a compimento i sette km della bretella autostradale della Valtrompia. Solo in Italia si litiga sulle infrastrutture, su un ponte o su una diga. Ma oltre alle fondamentali opere di manutenzione ordinaria, bisogna guardare in grande, avere visione". Sul tema del Codice Appalti, il vicepremier ha esposto i positivi dati disponibili a maggio 2024, ricordando che si sta lavorando per apportare migliorie alla normativa: a livello nazionale si contano oltre 437mila codici identificativi di gara (Cig) per un controvalore di 300 miliardi di euro che hanno coinvolto 3.173 stazioni appaltanti per i lavori e 3.975 per servizi e forniture.

economia

L’edilizia lombarda cresce del +8%

In tutti i settori produttivi resta il nodo dell’occupazione e permane il segno meno per l’export

L’incertezza che domina ancora lo scenario globale non risparmia Brescia e la Lombardia, pur lasciando spazio ad alcuni segnali incoraggianti per il sistema economico-produttivo. Le prime indicazioni emergono dal comparto delle costruzioni. Nel 2023 in Lombardia il volume d’affari delle imprese del settore è aumentato dell’8%, archiviando il terzo anno consecutivo di crescita dopo i valori record registrati nel 2022. I dati dell’indagine realizzata da Unioncamere Lombardia evidenziano che l’incremento ha rallentato tra gennaio e settembre per poi tornare ad accelerare nell’ultimo trimestre (+10% la variazione tendenziale) considerate le scadenze legate al Superbonus. L’occupazione è cresciuta in misura significativa (+6,1%). Se il 2023 mostra un dato positivo, i dati

riferiti al primo trimestre 2024, però, fanno emergere un rallentamento: su base trimestrale la variazione risulta nulla. Anche le aspettative sono all’insegna dei timori, con gli imprenditori che puntano nuovi obiettivi. “Come associazione pensiamo che, nell’ottica del proseguimento dell’attività di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, allo scopo di dare attuazione alla nuova direttiva comunitaria ‘Case Green’, sarà necessario costruire un nuovo strumento, strutturale e di lungo periodo, in sostituzione e riordino del Superbonus”, ha sottolineato Tiziano Pavoni, leader di Ance Lombardia.

In ambito territoriale, se il primo trimestre è segnato da luci e ombre sul fronte produttivo (+2,2% su fine 2023, ma -2,3% tendenziale), per quanto riguarda l’export pre-

nnn

Il volume d'affari delle imprese del settore aumenta del +8% a livello regionale, ma serve, secondo Ance Lombardia, un nuovo strumento, strutturale e di lungo periodo, in sostituzione e riordino del Superbonus

vale il segno meno: le vendite oltre confine del made in Brescia esprimono un calo dell’8,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Continua così la tendenza ribassista che dura da 12 mesi, dopo i significativi incrementi rilevati nel 2021, 2022 e inizio 2023. Le esportazioni complessive ammontano a 5.089 milioni di euro, valore che comunque si posiziona

al settimo posto in termini di grandezza da quando è disponibile la serie storica, come testimoniano i dati Istat elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia. La dinamica commerciale è influenza da una serie di fattori, in particolare dal ridimensionamento dell’attività produttiva locale e dai bassi prezzi delle materie prime. In questo scenario, anche a seguito della forte esposizione della manifattura targata «Bs» ai prezzi delle materie prime metallurgiche, la contrazione dell’export provinciale nei primi tre mesi continua a risultare più intenso di quanto rilevato in Lombardia e in Italia.

Sempre in chiave bresciana - anche se poi i dati devono essere verificati con quelli relativi all’effettivo utilizzo dell’ammortizzatore sociale - altri elementi di riflessione emergono dai numeri aggiornati relativi alla Cassa integrazione, tornati a salire. Il mese di maggio ha portato un nuovo incremento delle ore autorizzate dall’Inps in provincia: il totale è di 1,546 milioni di ore, di cui 1,008 mln di Cassa ordinaria e 537mila di straordinaria, in progresso del 28,8% rispetto al milione e 200mila ore del mese precedente. Simile la dinamica registrata in confronto al pari mese del 2023, quando le ore autorizzate dall’ente previdenziale erano state 1,254 mln (la crescita tendenziale è del 23,2%). Da gennaio, con 7,9 milioni di ore concesse in totale l’incremento su base annua è dell’8,6%. La situazione registrata nel Bresciano a maggio è simile a quella nazionale: in Italia le ore di Cassa complessivamente autorizzate sono state 46,2

Lavoro: il mercato bresciano nel 2024 parte in linea con l’anno precedente

Sul fronte del lavoro, dopo aver archiviato un 2023 in ripresa per numero di occupati (dipendenti e autonomi) e un tasso di disoccupazione ai minimi, il mercato bresciano nel 2024 parte in linea con l’anno precedente. Il saldo tra avviamenti e cessazioni nel primo trimestre è positivo per 16mila unità come risulta dai dati di Sistal 2.0, il sistema informativo statistico del mercato del lavoro di Regione Lombardia, rielaborati dall’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Brescia. I primi tre mesi del 2024

mln, in crescita dal precedente mese di aprile (38,1 mln, +21,2%) e su maggio 2023 (erano 34,5 mln, +33,9%). I settori maggiormente coinvolti sono l’industria metalmeccanica, tessile e delle costruzioni (nel Nord Italia) e quello delle pelli, cuoio e calzature. Cresce soprattutto la Cigs, che in un mese passa da 11,7 mln a 20 mln di ore, con un balzo di oltre il 70%. «Gli incrementi registrati nell’Osservatorio sono dettati dalle dinamiche di mercato di alcune grandi aziende che stanno attraversando un momento di profonda riorganizzazione e di riposizionamento nel mercato», sottolinea l’Inps.

Indicazioni positive dal valore aggiunto: in base alle nuove (ancora provvisorie) stime del Centro Studi di Confindustria Brescia, nel 2023 la ricchezza prodotta in provincia (espressa a valori costanti) si è attestato a 46,3 miliardi di euro, con un +1,4% sul 2022, pur caratterizzandosi per una frenata rispetto al +2,9% e al +9,8% rilevati nel biennio precedente. La provincia rimane al quinto posto per ricchezza complessiva dietro Milano, Roma, Torino e Napoli ed è l’unica in Italia a posizionarsi nei primi dieci posti per ogni macro settore produttivo. “Il rallentamento dello scorso anno può essere considerato fisiologico, in quanto segnala il ritorno alla normalità dopo la fase di inedita esuberanza dell’economia dopo la caduta del prodotto nel 2020”, segnala il Centro studi. La performance bresciana nel 2023 è superiore alla media lombarda (+1,3%) e nazionale (+1,1%) grazie a una evoluzione positiva fra tutti i macro settori analizzati.

sono la quasi esatta fotocopia di quanto registrato nell’analogo periodo dello scorso esercizio: i nuovi rapporti di lavoro attivati attraverso i Centri per l’impiego sul territorio sono stati in totale 56.830, contro i 56.378 del 2023, mentre le cessazioni sono state 40.667, quando erano 40.712 nei primi tre mesi dell’anno prima. La differenza è leggermente a vantaggio del 2024, che registra un +16.163 come saldo tra avviamenti e cessazioni contro il precedente +15.666: merito soprattutto di 452 avviamenti in più nel trimestre iniziale del 2024 rispetto al ‘23, mentre i rapporti di lavoro terminati scendono di 45 unità. Rimane comunque sempre ben presente un problema ormai consolidato: nove aziende manifatturiere su dieci faticano a trovare le figure professionali che cercano.

novità dalle aziende

Ariosa DOT: arriva la VMC per i singoli ambienti!

Da qualche anno la ventilazione meccanica controllata ha guadagnato sempre più popolarità come soluzione ideale per migliorare la qualità dell’aria all’interno di abitazioni e ambienti di lavoro, con effetti concreti sia sul benessere delle persone che sull’efficienza energetica degli edifici. Il funzionamento del sistema è semplice: l’aria viene costantemente estratta dagli ambienti interni (dove possono accumularsi inquinanti, allergeni, polvere, umidità) e sostituita da aria fresca proveniente dall’esterno (opportunamente filtrata per evitare l’ingresso di agenti potenzialmente nocivi). Le tecnologie disponibili per la realizzazione di un impianto per la VMC sono molteplici e variano soprattutto in

funzione del tipo di installazione: Ariosa DOT è progettata per i singoli ambienti e per i casi in cui non è possibile installare un sistema centralizzato.

Quando installare

Ariosa DOT?

Ogni giorno respiriamo circa 20.000 volte, assorbendo ossigeno ed espellendo CO2. La qualità dell’aria che abbiamo disposizione – anche e soprattutto negli ambienti chiusi – è determinante: il nostro organismo ha bisogno di aria pulita, ricca di ossigeno e priva di agenti inquinanti; ma dentro casa, o in ufficio o in altri locali dove trascorriamo gran parte della nostra

Ariosa DOT è progettata per i singoli ambienti e per i casi in cui non è possibile installare un sistema centralizzato

Com’è fatta l’unità?

La progettazione di Ariosa DOT si è avvalsa di un’attenta analisi per massimizzare il comfort acustico; la macchina utilizza una coppia di ventilatori elettronici che consentono di regolare con precisione la quantità d’aria in immissione ed estrazione per garantire un ricambio efficace in ogni condizione.

Il sistema bypass, azionato elettronicamente, monitora costantemente temperatura e umidità, per mantenere adeguato il benessere termico all’interno dei locali. Tutte le informazioni ambientali, acquisite dalle sonde (di serie), vengono visualizzate nel display di controllo (la configurazione avviene tramite procedura guidata, durante il primo avvio). L’unità può essere gestita attraverso controllo

manuale – con 4 modalità di funzionamento disponibili – o automaticamente; può anche essere impostato un programma orario o giornaliero. Ariosa DOT è dotata anche di modulo Wi-Fi (anche questo disponibile in tutti i modelli), che consente la connessione a internet per gli aggiornamenti in tempo reale e il controllo dell’unità attraverso app dedicata, a disposizione su Apple Store e Google Play. L’applicazione è anche in grado di notificare le condizioni di pulizia dei filtri per segnalare quando è necessario intervenire. Dal punto di vista estetico, un design moderno e minimale rende Ariosa DOT adatta a qualsiasi ambiente e ad ogni stile; e con un ingombro di 95 x 65 cm e una profondità di 18 cm è davvero facile integrare perfettamente l’unità in ogni contesto.

giornata, è facile che numerose sostanze nocive possano accumularsi, esponendoci a potenziali rischi per la salute. Parliamo soprattutto di polveri sottili, fumi e gas di combustione, composti organici volatili… ma anche di allergeni, virus e batteri, e poi anidride carbonica e umidità, che può determinare l’insorgenza di muffe e compromettere a lungo termine anche l’integrità e la salubrità degli ambienti in cui soggiorniamo. Se abbiamo la possibilità di ristrutturare, l’installazione di una VMC centralizzata (come Ariosa HV) è la soluzione perfetta

per risolvere qualsiasi problema relativo alla qualità dell’aria; ma dove un intervento così impegnativo non è possibile, o nei casi in cui ci interessi dotare di un impianto di ventilazione meccanica soltanto i singoli ambienti, Ariosa DOT rappresenta un’alternativa semplice ed efficace. L’installazione, poi, è davvero un gioco da ragazzi! L’unità può essere posizionata lungo qualsiasi parete perimetrale: è sufficiente praticare due fori da 125 mm di diametro per il funzionamento della macchina. Lo scarico della condensa può essere collegato direttamente all’esterno,

oppure alla rete di scarico (se questa si trova nelle immediate vicinanze). Ariosa DOT viene quindi fissata alla parete utilizzando la dima e le staffe in dotazione e, una volta collegata alla rete elettrica, il gioco è fatto.

Quali sono i vantaggi?

Ariosa DOT può essere installata in qualsiasi ambiente. È progettata per locali con una superficie massima di 70 mq, ma è possibile utilizzare più macchine per gestire spazi più estesi. Inoltre, ciascuna unità è predisposta per il collegamento di un canale supplementare di estrazione che, attraverso il sistema di distribuzione AriaSilent, può raggiungere un locale adiacente (ad esempio un piccolo bagno).

Se i filtri ISO ePM1 e ISO Coarse permettono di salvaguardare la qualità dell’aria, lo scambiatore di calore a flussi incrociati (disponibile in versione sensibile o entalpica a seconda delle esigenze) permette di abbattere i consumi energetici: il flusso d’aria espulso, infatti, attraversa lo scambiatore dove cede l’energia termica accumulata al flusso in ingresso, con un tasso di efficienza superiore al 90%. In più, nella versione Ariosa DOT HP, il circuito frigorifero integrato consente di deumidificare l’aria in ingresso, per il massimo comfort anche nelle stagioni più calde.

Francesco Castelli

IL RETTORE HA LA RAPPRESENTANZA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ ED È TITOLARE DELLE FUNZIONI DI INDIRIZZO, INIZIATIVA E COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ SCIENTIFICHE E DIDATTICHE. ESPRIME L'UNITÀ DEGLI ORGANI DI GOVERNO DELL'UNIVERSITÀ, PRESIEDENDO IL SENATO ACCADEMICO E IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, PROPONENDO IL DIRETTORE GENERALE, DESIGNANDO IL PRORETTORE VICARIO E AVVALENDOSI EVENTUALMENTE DI PRORETTORI E DELEGATI DA LUI PRESCELTI. IL RETTORE È ELETTO TRA I PROFESSORI ORDINARI IN SERVIZIO PRESSO L’UNIVERSITÀ O PRESSO ALTRE UNIVERSITÀ ITALIANE E DURA IN CARICA PER UN MANDATO DI SEI ANNI, NON RINNOVABILE. L’ATENEO STATALE BRESCIANO OFFRE CORSI DI LAUREA NELLE SEGUENTI AREE: AGRICOLTURA, ECONOMIA, FARMACIA, GIURISPRUDENZA, MEDICINA, INGEGNERIA. AGLI INIZI DEGLI ANNI OTTANTA L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA ERA ARTICOLATA NELLE TRE FACOLTÀ DI ECONOMIA E COMMERCIO, INGEGNERIA, MEDICINA E CHIRURGIA

Conosciamo il magnifico rettore dell’Università statale di Brescia

Autorevolezza e ricerca, pilastri di un Ateneo che garantisce occupazione qualificata

S’affaccia sulla rinnovata Piazza del Mercato, ora più che mai grazioso angolo dell’orgogliosa Brescia, la sede del Rettorato dell’Università statale bresciana. Nell’elegante cornice dell’antico Palazzo Martinengo Palatini prendono forma le linee strategiche che trovano compimento nelle varie Facoltà, distribuite in aree cittadine diverse per vocazione e fisionomia urbana. Dalla nascita, nel 1982, dell’Università statale cittadina sono significativi e molteplici i traguardi raggiunti dall’Ateneo. Recente è la notizia delle quindici posizioni guadagnate nella classifica delle migliori università europee, sulla base dei risultati del Qs Europe Rankings 2025. Grazie anche alle linee strategiche richiamate e definite nella sede del Rettorato, l’Università degli Studi di Brescia (UniBs) è seconda in Italia per numero di citazioni e tra le prime cento in Europa per produttività scientifica dei ricercatori.

Magnifico Rettore Castelli, a due anni dal suo insediamento come giudica lo sviluppo dell’Ateneo sulle direttrici vicinanza alla città e maggiore respiro europeo, che lei mi pare auspicasse all’assunzione dell’incarico?

Stiamo lavorato intensamente per rafforzare il rapporto con il territorio e l’internazionalizzazione. Attraverso l’attività di impegno sociale, l’Università degli Studi di Brescia (UniBs) trasferisce conoscenza scientifica, tecnologica e

culturale verso la comunità al fine di favorire lo sviluppo economico-sociale del territorio. L’impegno sociale di UniBs consta di due anime: da un lato l’attività di valorizzazione delle conoscenze quali la ricerca conto terzi, gli spin-off, le licenze di proprietà intellettuale e le relazioni con il mondo delle imprese e dell’industria, dall’altro lato l’attività che crea impatto sociale e culturale. Sul fronte dell’internazionalizzazione, UniBs si è inserita attivamente nell’Alleanza universitaria Europea Unita che ci vede partner con dieci università di paesi di lingua romanza e altre università svizzere e ucraine. Unita Universitas Montium, l’Alleanza di Università Europee coordinata dall’Università di Torino, ci offre la straordinaria opportunità di operare nello spazio europeo dell’istruzione superiore e di contribuire a rivoluzionare la qualità e la competitività dell’istruzione superiore europea.

La recente pubblicazione dei risultati della Qs Europe Rankings 2025, dedicata alle migliori università in Europa, vede UniBs scalare la classifica di 15 posizioni rispetto al 2024. Se lo aspettava?

Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti nella Qs Europe Rankings 2025 dedicata alle migliori università in Europa (la classifica comprende le università dei 46 Paesi compresi

nel Consiglio d’Europa) dove la nostra Università conquista il 354esimo posto su un totale di 685 atenei europei. In particolare, siamo fieri di occupare, rispetto alle sole università italiane, 51 censite in tutto, la seconda posizione per numero di citazioni (Citations per Paper) e la prima posizione tra le università pubbliche. Inoltre, la quarta posizione per il rapporto degli studenti internazionali rispetto alla totalità degli studenti in relazione alla diversità delle nazionalità da cui provengono (International Student Diversity) e la quinta posizione nell’ambito dell’indicatore Faculty Student Ratio, ovvero il rapporto tra numero di studenti e docenti, testimoniano l’impegno dell’Ateneo per la didattica e l’insegnamento. Questi risultati ci stimolano a continuare su questa strada, puntando sempre a migliorare. Leggendo il Rapporto AlmaLaurea 2024 si scopre che il tasso di occupazione dei laureati dell’Università statale di Brescia è al di sopra della media. Ci può dare dei dettagli e un commento su tale andamento?

I risultati del XXVI Rapporto AlmaLaurea evidenziano che i dati occupazionali dei laureati triennali e magistrali dell’Università degli Studi di Brescia continuano a confermarsi superiori alla media regionale e nazionale. L’88,8% dei lau-

Francesco Castelli (5 aprile 1958, Milano) si è laureato in Medicina e Chirurgia con lode nel 1983. Ha poi conseguito la specializzazione in Malattie Infettive (1987, Università degli Studi di Pavia) e in Medicina Tropicale (1991, Università degli Studi di Milano). È Professore Ordinario di Malattie

Infettive dal 2005 presso l’Università degli Studi di Brescia, ricoprendo altresì la carica di Rettore del medesimo Ateneo dal novembre 2022. Dal 2014 è inoltre titolare della Cattedra UNESCO

“Training and empowering human resources for health development in resource-

limited countries” ed è Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive e Tropicali dell’ASST Spedali Civili di Brescia. Ha pubblicato oltre 550 lavori scientifici su riviste internazionali peer-reviewed e oltre 110 capitoli di trattati e manuali. Il suo indice-H è 65 (Scopus) e 77 (Google Scholar). È stato inserito nel 2013 nell’elenco dei Top Italian Scientist e ha ricevuto nel 2021 la benemerenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È membro della Classe di Scienze dell’Ateneo di Brescia.

L’impegno sociale di UniBs consta di due anime: da un lato l’attività di valorizzazione delle conoscenze quali la ricerca conto terzi, gli spin-off, le licenze di proprietà intellettuale e le relazioni con il mondo delle imprese e dell’industria, dall’altro lato l’attività che crea impatto sociale e culturale

reati triennali trova lavoro ad un anno dalla laurea (79% la media regionale), 88,1% il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello (81,1% la media regionale, 75,7% quella nazionale). In particolare, sale al 95,6% (94,6% del 2023) la percentuale dei laureati magistrali biennali occupati a cinque anni dalla laurea. In aumento anche la percentuale di laureati che ritengono il titolo conseguito efficace per il lavoro svolto e le retribuzioni medie, che arrivano in media sui due mila euro mensili netti per i laureati di secondo livello a cinque anni dalla laurea. Questi risultati confermano le scelte strategiche della nostra Università e premiano la qualità dell’offerta didattica orientata a preparare al meglio i nostri studenti, accompagnandoli ad affrontare con successo e soddisfazione il proprio futuro professionale, certamente favorito dal vivace tessuto imprenditoriale del territorio. Nei mesi scorsi è nata la Fondazione UniBs, qual è stata la genesi e quali sono gli scopi principali della stessa?

La Fondazione UniBs nasce dalla fusione tra la storica Fondazione Milziade Tirandi e la

Fondazione Eulo Questo passaggio segna il compimento di un lungo percorso iniziato con la visione di Milziade Tirandi e consolidato dagli amministratori locali negli anni ‘60. La Fondazione, che riunisce il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio e l’Università degli Studi di Brescia, rappresenta un rinnovato impegno per lo sviluppo dell’Ateneo e il supporto all’attività imprenditoriale e sociale della nostra regione. La Fondazione sarà fondamentale nell’affrontare le sfide della formazione superiore, della formazione continua e del rapporto con il territorio, lavorando in stretta sinergia con l’Università. Tra le molte iniziative di UniBs figura il progetto MoSoRe per la mobilità sostenibile. Quali sono gli scopi dello stesso e quali i principali risultati ottenuti?

Il progetto “Infrastrutture e servizi per la Mobilità Sostenibile e Resiliente MoSoRe”, guidato dall’Università degli Studi di Brescia, mira a sviluppare soluzioni innovative per una mobilità intelligente e resiliente. Tra i risultati principali vi sono lo sviluppo di sistemi Ict basati su open data per migliorare la resilienza delle infra-

strutture stradali e il monitoraggio del traffico. Il progetto ha anche creato stazioni di ricarica per veicoli elettrici, comprese soluzioni off-grid per aree isolate, e piattaforme Ict per il monitoraggio ambientale. Un’altra innovazione significativa è il drone con una capacità di carico di cinque kilogrammi, una velocità di oltre 150 km/h e un’autonomia di circa 100 km, utile per emergenze e monitoraggio anche in ambito sanitario. Questi risultati contribuiranno alla pianificazione urbana sostenibile e al miglioramento della qualità della vita.

Anche quest’anno l’iniziativa UniBsDays è stata partecipata da moltissimi potenziali studenti dell’Ateneo. Incontrando e confrontandosi con i giovani che cosa più l’ha colpita delle loro attesi e dei loro obiettivi?

Incontrare tanti studenti agli UniBsDays è estremamente arricchente. Ciò che mi colpisce di più sono le loro aspettative, i loro obiettivi ambiziosi. I giovani di oggi mostrano un’enorme curiosità per la ricerca e la scoperta e una forte volontà di crescere pur manifestando talora timore per le incertezze future di un mondo

in tumultuoso cambiamento. Le loro aspettative riguardano non solo la qualità della didattica, ma anche l’accesso a servizi di supporto come residenzialità, mense e strutture sportive che stiamo potenziando.

Come giudica lo stato della ricerca in terra bresciana? Lo stato della ricerca all’Università degli Studi di Brescia è estremamente positivo e in costante miglioramento, come dimostrano i numerosi riconoscimenti ottenuti a livello internazionale. Nel Qs Europe Rankings 2025, abbiamo guadagnato 15 posizioni e ci siamo distinti per la produttività scientifica dei nostri ricercatori, posizionandoci all’83° posto per Papers per Faculty. Siamo anche la seconda università in Italia per numero di citazioni per articolo scientifico. A livello globale, Unibs si è particolarmente distinta nel Qs World University Rankings 2025 per l’aumento delle citazioni per docente, passando dalla 261ª alla 223ª posizione su scala mondiale. I nostri ricercatori sono stati riconosciuti anche nella classifica “World’s 2% Top Scientists” dell’Università di Stanford, dove oltre 60 docenti UniBs fi-

gurano tra i migliori al mondo per autorevolezza scientifica. In sintesi, la ricerca a Brescia è in una fase di forte crescita e sviluppo, sostenuta da un’ampia rete di collaborazioni e da un impegno costante per l’innovazione e la qualità. Qual è a suo avviso lo stato dell’arte dei rapporti tra imprese e università nella nostra provincia?

Sul fronte dei rapporti con le imprese, l’impegno della nostra Università va nella direzione di aumentare il numero di risultati codificati, migliorare il rapporto tra generato e trasferito, favorire la nascita di spin-off capaci di raccogliere capitali privati sul mercato — anche mediante la collaborazione con il Csmt - e generare significativo impatto in termini di creazione di forza lavoro qualificata, anche in considerazione della grande disponibilità di borse di dottorato grazie ai finanziamenti del Pnrr. Tra gli obiettivi del nostro Piano Strategico c’è il consolidamento e la promozione della formazione postlaurea. I Dottorati di Ricerca rivestono un ruolo cardine nella formazione di 3° livello, con importanti conseguenze in termini di interazione e col-

La Fondazione UniBs nasce dalla fusione tra la storica Fondazione Milziade Tirandi e la Fondazione Eulo. Questo passaggio segna il compimento di un lungo percorso iniziato con la visione di Milziade Tirandi e consolidato dagli amministratori locali negli anni ‘60.

laborazione con il mondo delle imprese che hanno la possibilità di investire su giovani con un’alta qualificazione scientifica. È raggiungibile l’obiettivo che l’Università statale di Brescia si era prefissa intorno al 2020 di raggiungere nel 2025 i ventimila studenti iscritti?

Siamo sulla buona strada. La soglia psicologica dei 16mila iscritti l’abbiamo superata e per la prima volta nella nostra storia il numero degli studenti internazionali regolarmente iscritti ad un corso di laurea ha superato le 500 unità con un incremento del 15% rispetto allo scorso anno. Si aggiungono gli studenti che sono arrivati in Ateneo nell’ambito dei diversi progetti di mobilità Erasmus+. A questi numeri dobbia-

mo aggiungere gli specializzandi, prevalentemente di area medica, e i dottorandi dunque, la soglia di 20mila studenti non è irraggiungibile anche se il calo demografico in atto in Italia potrà rendere difficile mantenerla. Quali sono gli interessi e gli hobbies ai quali le piace dedicarsi nel tempo libero?

Il ruolo di Rettore, unitamente alla attività clinica che ancora mantengo come Direttore del Reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Civile di Brescia, lascia poco tempo alle altre attività. Quando posso leggo e vado per mare con la mia piccola barchetta. Mi diverte e mi rilassa, anche se difficilmente riesco a staccare completamente il pensiero da Piazza Mercato.

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Presentati i risultati dei progetti Next Vision e ascolto

In un volume dedicato, Brescia proiettata al 2040 e riflessioni sul futuro della città

Fondazione Campus Edilizia Brescia Ets presenta il volume “Next Vision Brescia 2040. Ascolto e riflessioni condivise per la Brescia di domani”, sintesi dei risultati di due progetti: lo studio Next Vision Brescia, commissionato al Cresme, che analizza gli aspetti sociali ed economici che caratterizzano la città, e il progetto Ascolto, un’indagine condotta sempre dal Centro di ricerche di mercato di Roma, che ha coinvolto stakeholder bresciani del mondo culturale e sociale. Dopo aver passato in rassegna contenuti economici e di rilievo trasversale per il futuro della città in un convegno dedicato svoltosi lo scorso dicembre, Fondazione Campus Edilizia Brescia Ets

approfondisce quanto emerso in oltre 300 pagine di dati e riflessioni sulla Brescia di domani, grazie al confronto con personaggi di rilievo e rappresentati delle associazioni e delle istituzioni del territorio. Dopo le classifiche del Cresme che posizionano Brescia nel contesto internazionale e nazionale, lo scenario demografico tra dinamiche storiche e previsionali, l’analisi dell’economia bresciana, del sistema produttivo, del mercato immobiliare e di quello delle opere pubbliche, parte del volume esamina ciò che attende Brescia nel prossimo futuro. Un capitolo dedicato a opere quali la nuova tratta AV/AC Brescia-Verona, il depuratore della Valtrompia; la complessa ma più che mai necessaria bonifica dell’area Caffaro, fino alle opere a cui si è sempre più sensibili, soprattutto dopo l’ondata pandemica, come l’Ospedale del Futuro; per passare dalle strutture che determineranno il domani dei nostri giovani e puntano a inclusività e senso di comunità, come il progetto di rigenerazione “La scuola al centro del futuro”.

fondazione campus edilizia brescia

La seconda parte focalizza invece sui risultati emersi dal Progetto di Ascolto delle associazioni attive a Brescia (associative del terzo settore, sindacati e associazioni di categoria), alle quali è stato chiesto di formulare una propria visione di sviluppo del territorio, proiettando Brescia nel 2040. Sono state coinvolte le associazioni Aab - Associazione Artisti Bresciani, Ambra aps, Aps - Residenza Idra Indipendent Drama, Associazione culturale Teatroggi, Casa delle donne, Cgil Brescia, Cisl Brescia, Elefanti volanti, Legambiente Brescia, Libertà @ progresso, Mamme e papà separati Italia, Palcogiovani, Uil Brescia e le fondazioni Asm, Brescia musei, Brescia solidale onlus, Civiltà bresciana, Comunità bresciana, Micheletti, Musil - Museo dell’industria e del lavoro e Ubi - Fondazione Credito Agrario Bresciano.

Brescia 2040: prospettiva futuro

Durante l’incontro di presentazione del volume, proposto alla stampa e agli ospiti con il titolo “Brescia 2040: prospettiva futuro”, il presidente Deldossi ha ricordato come, a meno di un mese dalla sua costituzione, Fondazione Campus Edilizia Brescia Ets abbia già offerto alla città il primo rilevante contributo scientifico che dimostra le tante potenzialità di Brescia e provincia, individuando, come primo passo di un processo strategico evolutivo del territorio, gli aspetti migliorabili. Deldossi ha sottolineato inoltre i risultati raggiunti da Campus negli ultimi anni, pur agendo come Tavolo volontario e senza personalità giuridica (ora autorevolmente acquisita con lo strumento della Fondazione del Terzo settore). Tra questi: il lavoro per l’ottenimento dei fondi destinati al progetto Scuola del Futuro, l’emendamento Superbonus che ha reso possibili gli interventi agevolati al 110% per immobili allacciati al teleriscaldamento, i numerosi tavoli tecnici su normative e problematiche territoriali, l’impegno per lo sviluppo del quartiere Brescia Ovest, l’aggiornamento continuo del lavoro di ricerca sulle dinamiche che caratterizzano la nostra provincia. “Oggi la Fondazione

Fondazione Campus Edilizia Brescia Ets offre alla città uno studio scientifico che rivela le potenzialità di Brescia e provincia e individua gli aspetti migliorabili

— precisa il suo presidente — è uno strumento a servizio delle Amministrazioni e un supporto ai vari partner e agli stakeholder del territorio. È una realtà nata con l’obiettivo di favorire la collaborazione tra pubblico e privato, fornendo proprio come accade oggi anche strumenti e ricerche utili all’attività degli amministratori pubblici, nnn

soprattutto in tema di sviluppo e trasformazione del territorio, in particolare con la rigenerazione urbana. Un progetto unico in Italia, maturato con un lungo e serio percorso di compartecipazione e collaborazione trasversale. Un progetto visionario, che guarda al futuro nel segno, anzitutto, di una solida collaborazione tra pubblico e privato. Crediamo in un’alleanza capace di proiettare Brescia e il suo territorio verso un progresso migliore, soprattutto in tema di qualità dell’am-

Promuoviamo un futuro fatto di idee e progetti per la trasformazione urbana della città, in cui l’edilizia gioca un ruolo fondamentale, insieme a tutta la filiera

biente e della vita. Promuoviamo un futuro fatto di idee e progetti per la trasformazione urbana della città, in cui l’edilizia gioca un ruolo fondamentale, insieme a tutta la filiera. Se da un lato il costruito coinvolge oltre l’80% dei settori produttivi, dall’altro la sua rilevanza non è solo economica perché le costruzioni hanno un impatto non solo economico ma anche sociale”.

E a credere in Campus Edilizia Brescia sono Comune di Brescia e Confindustria che, con Ance Brescia, hanno costituito la Fondazione. Il vicesindaco Federico Manzoni e Michela Tiboni, assessore all’Urbanistica, hanno riconosciuto il ruolo dei costruttori nel complesso disegno che vede Brescia città del futuro, sottolineando l’attenzione che l’edilizia del territorio, diversamente da quella presente in altri contesti, rivolge verso gli interventi di rigenerazione urbana a favore di una riduzione del consumo di suolo e di aree verdi. “Nella nostra visione di città — evidenzia il vicesindaco - poniamo mobilità e urbanistica al centro e il progetto del tram riveste un ruolo fondamentale, con l’obiettivo di renderlo free carbon entro il 2040”.

Nel commentare i dati presentati dallo studio e illustrati da Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, il direttore generale di Confindustria Brescia Filippo Schittone ha richiamato anche la quindicesima posizione attribuita a Brescia nella classifica sulla Qualità della vita del Sole 24Ore, indicando che per potersi muovere in un contesto nazionale e internazionale sempre più competitivo, Brescia dovrà diventare più proattiva, human e tech centric. “Confindustria è parte convinta di Fondazione Campus, strumento utile anche per la collaborazione tra pubblico e privato. Bisogna però osare per essere davvero competitivi”.

Intervenuto nel corso della presentazione del volume anche il presidente della Camera di Commercio Roberto Saccone, che ha richiamato il ruolo del turismo e il suo significativo impatto sull’economia di città e provincia. Nell’affermare che il settore deve fare un salto di qualità, un’evoluzione, ha ricordato il supporto che Camera di Commercio sta garantendo a Visit Brescia e che sta dando positivi risultati soprattutto grazie alle iniziative di promozione all’estero. Segnala infine di essere al lavoro per una Dmo (Destination Management Organization od Organizzazione di Gestione della destinazione, ndr) provinciale sulla base dei risultati ottenuti tramite una ricerca sul settore, che definisce la governance turistica della destinazione stessa e la pianificazione strategica unitaria delle attività dei diversi soggetti coinvolti.

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ance giovani

Venti imprenditori del Gruppo Giovani di Ance Brescia hanno fatto visita al termovalorizzatore A2A di via Malta, di recente interessato da importanti lavori per l’implementazione di una nuova linea di depurazione fumi che rende l’impianto molto più efficiente e sostenibile. Integrando una tecnologia innovativa è stato infatti possibile generare maggiore energia termica e tagliare ulteriormente le emissioni, riducendo, secondo i dati diffusi, l’uso del gas per alimentare la rete del teleriscaldamento e portando il rendimento dell’impianto vicino al cento per cento (dall’ 84% al 98%).

Il Gruppo Giovani ha avuto l’opportunità di visitare per la prima volta la nuova struttura, ampliata in perfetta armonia con la parte esistente a riprova della attenzione che l’impianto pone nei confronti dell’ambiente anche dal punto di vista architettonico.

I giovani imprenditori di Ance Brescia hanno

Alla scoperta della nuova linea di depurazione fumi del Termovalorizzatore A2A

così approfondito il funzionamento della nuova linea fumi e del termovalorizzatore nel suo complesso, un esempio virtuoso di economia circolare che permette

di trasformare i rifiuti in risorse diventando prima fonte di generazione di calore per la città di Brescia.

“Il tema dell’economia circolare, del riuso e

del riciclo — dichiara il presidente dei giovani di Ance Brescia Santo Prandelli — è ai primi posti tra i temi discussioni dal nostro Gruppo. Per questo motivo

Continuano gli incontri nel solco di BGBS23

Un calice in Franciacorta per scoprire le eccellenze dei rispettivi territori

Continuano anche dopo le molte iniziative che hanno celebrato Bergamo e Brescia Capitale italiana della cultura 2023 gli incontri nati dalla collaborazione tra i giovani imprenditori di Ance Brescia e di Ance Bergamo. Momenti di aggregazione e di unione per gli iscritti alle due territoriali che si sono ritrovati per una visita guidata e un aperitivo alla Cantina Contadi Castaldi di Adro, nel cuore della Franciacorta. Un’occasione per confrontarsi e scoprire le eccellenze dei rispettivi territori. Presenti una ventina di giovani imprenditori e i presidenti Santo Prandelli per i giovani di Ance Brescia e Federico Roncelli per il Gruppo Giovani di Ance Bergamo, con i rispettivi vicepresidenti, Severino Arici e Davide Castelli per Brescia, Beatrice Cividini e Matteo Tribbia per Bergamo. La serata rientra nelle iniziative che, dal 2023, hanno messo a calendario due incontri annuali per gli imprenditori junior delle due province favorendo, nel solco di quello spirito di unione e di associazione che sta alla base del sistema Ance, occasioni di conviviale scambio di idee e di esperienze.

è spesso oggetto degli eventi che organizziamo durante l’anno. L’obiettivo che ci poniamo con queste tipologie di iniziativa è quello di diffonderne l’importanza e le opportunità, portando a conoscenza progetti ed esempi pratici attuati da aziende bresciane”. Il termovalorizzatore a sud della città è infatti un modello di sistema integrato energia-ambiente in grado di coniugare produzione di energia elettrica e calore, teleriscaldamento e gestione del ciclo dei rifiuti, azzerando il ricorso alla discarica. Si pone quale benchmark nazionale e risulta essere all’avanguardia tra gli impianti europei della stessa tipologia. Ogni anno tratta rifiuti per 730mila tonnellate e l’energia e il calore prodotti servono oltre 60mila appartamenti.

UN SUPPORTO PER I LAVORATORI

E LE IMPRESE

EDILI INNOVAZIONE

E WELFARE

Tre aziende bresciane ricevono il premio Welcome per l’inserimento di rifugiati in edilizia

L’Formati in Eseb i migranti collocati nelle imprese vincitrici. Hanno ottenuto il riconoscimento grazie alla candidatura di Ance Brescia: A.N.S. Costruzioni Srl, Facchetti Costruzioni Spa e Cogiedil Srl

Unhcr (United Nations High Commissioner for Refugees), in occasione della giornata mondiale del rifugiato, ha premiato a Roma le aziende che nel 2023 hanno favorito l’inclusione lavorativa dei rifugiati nel solco del progetto “Welcome. Working for Refugee Integration”. Lo scorso anno in Italia sono stati attivati 11.700 percorsi professionali che coinvolgono persone rifugiate, portando a 34mila il totale degli inserimenti realizzati dalla nascita del programma nel 2017 ad oggi, con un aumento del 32% rispetto all’edizione precedente. Per il mondo dell’edilizia bresciano, tra le 220 aziende vincitrici a livello nazionale, il riconoscimento è stato assegnato dall’Agenzia Onu per i rifugiati alle imprese A.N.S. Costruzioni Srl di Polaveno, Facchetti Costruzioni Spa di Pontoglio e Cogiedil Srl di Chiari candidate al progetto dall’Associazione costruttori edili di Brescia e contraddistinte nell’ambito dell’iniziativa per l’integrazione socio-lavorativa dei migranti. Il progetto Welcome 2023 è stato portato avanti da Ance Brescia e

dall’Ente sistema edilizia Brescia per la formazione e il collocamento dei migranti nelle tre aziende associate. Per la prima impresa erano presenti Severino e Nicola Arici, mentre per la seconda hanno ritirato il premio Roberto e Mattia Facchetti.

“L’edilizia soffre la grave carenza di manodopera in una fase in cui il lavoro non manca e il numero delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni in tutto il mondo ha raggiunto livelli record. Attraverso l’inclusione lavorativa dei rifugiati si offrono soluzioni concrete alle imprese per far fronte al problema del disallineamento fra domanda e offerta che oggi caratterizza il mercato del lavoro italiano e il nostro settore” sottolineano i vertici di Ance Brescia ed Eseb. “Con l’affiancamento dell’Associazione, passando per la qualificata attività di formazione negli spazi della Scuola edile, alcuni migranti hanno trovato un’occupazione, e con questo un’occasione di inserimento nella nostra società e nel suo contesto lavorativo, nelle tre imprese associate vincitrici dell’edizione 2023. Meritoria, dunque, l’ini-

Progetto Welcome

Nato come riconoscimento in forma di premio alle aziende più inclusive, oggi Welcome incarna un modello basato su un approccio multistakeholder, che mette insieme una pluralità di attori chiave del mondo del lavoroimprese, associazioni, enti pubblici - con l’obiettivo comune di favorire l’inserimento professionale delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni. Negli anni Welcome è cresciuto in portata, efficacia e qualità, riuscendo a offrire risposte concrete tanto al bisogno di integrazione da parte dei rifugiati quanto al problema del disallineamento fra domanda e offerta che oggi caratterizza il mercato del lavoro italiano. In sette anni sono state premiate 742 aziende, 220 soltanto in questa edizione. La crescita riguarda ogni settore produttivo e coinvolge sia grandi aziende - sono 75 le premiate per gli inserimenti realizzati nel 2023, vs 58 nel 2022 e 35 nel 2021 - che Pmi. Passando agli inserimenti, oltre a un aumento in valore assoluto (11.770 vs 9.300 per il 2022), va rilevato anche un incremento dei contratti a tempo indeterminato che passano dal 5% al 6%, mentre il 91% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato. Complessivamente il numero delle donne rifugiate inserite passa dal 18% al 20%.

ziativa di favorire l’integrazione dei rifugiati nelle aziende con il supporto delle associazioni che le hanno sostenute nella realizzazione di percorsi di inclusione efficace. Un impegno che condividiamo per creare una società più inclusiva e sensibile ai bisogni, offrendo opportunità di inserimento lavorativo”.

A riprova di questo impegno Eseb, che per la partecipazione al progetto Welcome ha ottenuto il logo We Welcome per l’anno 2023 come riconoscimento delle attività svolte a favore dell’inclusione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale, dall’ottobre 2021 a oggi ha erogato, in collaborazione con Confcooperative Brescia e il tavolo Formazione-Lavoro Sai della provincia di Brescia, in via sperimentale, cinque corsi di formazione per muratori manovali, finalizzati all’inserimento lavorativo tramite tirocinio, di richiedenti e titolari di protezione.

L’iniziativa rientra tra le azioni del Protocollo d’intesa per favorire l’inserimento socio lavorativo di richiedenti e titolari di protezione internazionale e altri cittadini stranieri in condizioni di vulnerabilità, siglato nel maggio 2022 tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dell’interno, Ance, Feneal-UIL, Filca-CISL, Fillea-Cgil.

Hanno partecipato e concluso i percorsi formativi, ricevendo l’attestato di partecipazione, 77 iscritti dai 20 ai 50 anni provenienti da Senegal, Gambia, Mali, Burkina Faso, Camerun, Tunisia, Egitto, Somalia, Bangladesh e Pakistan.

Cape: rimborso per le attività estive dei figli dei

lavoratori iscritti

Domande entro il 30 settembre

Le parti sociali dell’edilizia bresciana hanno confermato anche per il 2024 il rimborso delle attività estive ricreative e ludico-sportive dei figli dei lavoratori iscritti alla Cassa edile di Brescia. “Da sempre attenta al benessere degli operatori del settore delle costruzioni, l’ente eroga a livello provinciale prestazioni assistenziali e sussidi a beneficio dei lavoratori e delle loro famiglie, volgendo un occhio di riguardo agli aspetti che riferiscono non solo alla salute, ma anche alla conciliazione tra impegni lavorativi e vita privata” dichiarano il presidente di Cape, Raffaele Collicelli, e la vicepresidente Sara Piazza. “Nel rispetto delle finalità di rilevanza sociale che orientano le attività e i servizi della Cassa edile, quest’anno è stato stanziato un rimborso fino a 200 euro per tutte quelle attività ludico-sportive e per il tempo libero svolte nella pausa estiva, da giugno a settembre, dai figli dei nostri iscritti” precisano i vertici dell’ente. Che siano grest parrocchiali, settimane sportive o altra tipologia di attività ricreativa, la prestazione viene corrisposta per ciascun ragazzo e ragazza in età scolare, ovvero compresa tra i 5 e i 17 anni, fiscalmente a carico del lavoratore.

Il modulo per il rimborso è disponibile sul sito della Cassa edile e deve essere trasmesso a Cape, unitamente a tutta la documentazione richiesta, entro il 30 di settembre.

nnn

A pagina 60 gli imprenditori

bresciani presenti al ritiro del premio: Severino e Nicola Arici per l’impresa A.N.S. Costruzioni Srl e Roberto e Mattia Facchetti per la Facchetti Costruzioni Spa

Inquadra il Qr-code e scarica il modulo

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ance brescia

Dai notiziari mensili di luglio e agosto 2024, una panoramica su alcune delle ultime novità in tema di lavori pubblici, sindacale, tributi, economia e ambiente. Tutte le notizie sono riportate anche sul sito internet dell’Associazione: ancebrescia.it

LAVORI PUBBLICI

Luglio — Restauro beni culturali. L’operatore economico deve essere dotato di qualificazione specialistica

36/2023 (Codice dei Contratti Pubblici). Per maggiori informazioni: www.ancebrescia.it

Luglio — Appalti. Anac conferma l’illegittimità di criteri dell’Oepv di tipo soggettivo

L’Anac, con il parere n. 219 del 23 aprile 2024, adottato su istanza di

Ance, ha confermato nell’attuale assetto normativo (ossia, dopo l’entrata in vigore del Codice 36/2023), l’impossibilità di prevedere nel bando di gara elementi di valutazione dell’offerta tecnica esclusivamente di tipo soggettivo (come, ad esempio, le certificazioni Iso che attengono a requisiti soggettivi dei

La sentenza completa del Tar Toscana, Sezione Seconda, n. 682 del 4 giugno scorso stabilisce che “Nell’esecuzione dei contratti aventi ad oggetto beni culturali, la consorziata esecutrice al 100% dei lavori deve essere in possesso del requisito richiesto per l’esecuzione, restando irrilevante la circostanza che il concorrente sia un consorzio stabile o un consorzio di cooperative”. Questo perché, trattandosi di beni culturali, trovano applicazione gli articoli 132-134 e l’allegato II. 18 del d.Lgs. n. concorrenti).

Viene rimessa alla stazione appaltante l’individuazione dei criteri dell’Oepv (Offerta economicamente più vantaggiosa), in relazione alle caratteristiche specifiche del singolo appalto, i quali devono essere finalizzati a valorizzare la qualità dell’offerta e devono

ance brescia

essere tali da garantire un confronto concorrenziale effettivo sui profili tecnici della stessa. Gli uffici di Ance Brescia sono a disposizione per eventuali chiarimenti.

SINDACALE

Luglio — La guida Ance sul distacco nazionale dei lavoratori nel settore edile

Sul sito dell’Associazione è disponibile la Guida sul distacco nazionale nel settore edile elaborata da Ance per illustrare le principali caratteristiche della disciplina del distacco al fine di evidenziare le differenze di tale istituto con le altre forme di esternalizzazione consentite dalla legge (ossia appalto e somministrazione). La guida tiene conto anche delle recenti novità introdotte dal Dl n. 19/2024 al regime sanzionatorio in materia di esternalizzazioni.

TRIBUTI

Luglio — Plusvalenza da cessione di immobili post Superbonus: primi chiarimenti

Sono stati diffusi i primi attesi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo regime di tassazione introdotto per le cessioni di immobili sui quali sono stati realizzati interventi agevolati con il Superbonus. La Legge di Bilancio 2024 ha infatti introdotto una nuova fattispecie di plusvalenza immobiliare imponibile che si configura nell’ipotesi di cessione di immobili oggetto di interventi agevolati con il Superbonus (di cui all’articolo 119 del Dl n. 34/2020) che, all’atto della

cessione, si siano conclusi da non più di dieci anni. Per saperne di più visita il sito dell’Associazione.

Luglio — Detrazione da Superbonus al 90%: chiarimenti sul visto di conformità

L’Agenzia delle Entrate ha fornito indicazioni ai fini dell’apposizione del visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2023. Per gli interventi avviati a partire dal 1° gennaio 2023 spetta infatti una detrazione pari al 90% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023.

ECONOMIA

Luglio — Bando housing universitario

Aperto dal Miur il bando “Housing Universitario”per l’acquisizione di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiori, ai fini di potenziare l’offerta dei

servizi di istruzione. Per attuare il bando sono state rese complessivamente disponibili risorse pari a 1,198 miliardi di euro al fine di finanziare almeno 60mila posti letto aggiuntivi entro il 30 giugno 2026. Il bando completo è disponibile su www.ancebrescia.it

Luglio —

Incentivazione alla sostituzione degli impianti termici civili più inquinanti

Inserendosi in una complessa azione di intervento per la qualità dell’aria, sul Burl del 14 giugno 2024 n. 24 è stata pubblicata la Dgr che approva la seconda nuova misura per incentivare la sostituzione degli impianti termici civili più inquinanti con impianti a biomassa a basse emissioni. La misura, rivolta a persone fisiche, condomini e persone giuridiche (Pmi, imprese individuali), dispone di 23 milioni di euro, suddivisi rispettivamente in 20 milioni

di euro per i primi soggetti, due milioni di euro per i secondi e un milione di euro per le Pmi.

AMBIENTE

Luglio — Rentri: aggiornato il manuale di istruzioni per utilizzare l’ambiente demo

Sul sito Rentri è stata pubblicata la versione aggiornata del manuale per la gestione del Registro cronologico di carico e scarico. Le novità introdotte vanno a implementare l’area demo allo scopo di permettere agli operatori di sperimentare e familiarizzare con tutti gli aspetti e le funzionalità del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti.

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“Costruire il Futuro” è il bimestrale di Ance Brescia che propone riflessioni e approfondimenti sul mondo della filiera della casa. La rivista affronta le tematiche più attuali per rispondere ai quesiti che ruotano attorno al settore edile, un comparto dalle grandi potenzialità, pronto ad abbracciare la digitalizzazione e nuovi orizzonti di sviluppo.

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