2021 - Costruire il futuro n°1 - gennaio - febbraio

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ISSN 2612-5595

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO Brescia

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Rivista bimestrale di ANCE Brescia


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Editoriale / 1

Dalla manovra 2021 e dal Recovery plan primi segnali positivi L’impegno profuso dalla nostra Associazione per prorogare il Superbonus e le altre detrazioni fiscali d’interesse per l’edilizia ai prossimi anni ha portato in parte ai risultati attesi. Alla fine, il nostro appello è stato ascoltato. Quanta fatica, però, per dare prova della necessità di un provvedimento che, se esteso nel tempo, può fare la differenza per le nostre città e per la qualità dell’abitare. Bene, dunque, la disposizione che attesta la proroga del Superbonus, ma è fondamentale continuare su questa strada ed estendere l’agevolazione almeno sino alla fine del 2023 per tutti gli edifici oggetto d’interventi detraibili. La misura va spalmata sul mediolungo periodo, stimolando un più diffuso accesso agli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente. In sintonia con gli esempi di rigenerazione urbana che interessano il nostro territorio, gestiti dalle pubbliche amministrazioni, si evidenzia l’urgenza di favorire miglioramenti strutturali, energetici e antisismici alle abitazioni private, incoraggiando e sensibilizzando le persone a compiere interventi di ammodernamento e miglioramento della propria abitazione. Deve crescere la consapevolezza che la casa, bene che stiamo riscoprendo anche a causa dell’infausta diffusione del virus Sars-Cov-2, può essere non solo sistemata nelle sue componenti architettoniche e d’impianto per garantire un maggiore comfort e sicurezza, ma una volta riqualificata può contribuire efficacemente a ridurre l’impatto di fattori inquinanti per l’ambiente, come il riscaldamento domestico. Che la Legge di Bilancio confermi per tutto il 2021 le principali detrazioni riguardanti l’ambito casa è un segnale positivo, utile a riportare GLI OBIETTIVI PER l’attenzione sulla qualità degli spazi che UN’EUROPA E PER UN’ITALIA ognuno di noi vive quotidianamente. Un PIÙ ECOLOGICA, DIGITALE apprezzamento va esteso anche all’introE RESILIENTE SONO duzione del bonus idrico per il risparmio PIENAMENTE CONDIVISI DA dell’acqua, che va a tutela di un bene priANCE BRESCIA E DALLA FILIERA EDILE mario insostituibile. Anche sul fronte del Recovery Fund le risorse aggiuntive disposte dal Governo fanno ben sperare. Possiamo considerarla la volta buona che l’Italia si decide a promuovere seri investimenti destinati alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle infrastrutture, tasto dolente per il nostro Paese? L’importante è aprire rapidamente i cantieri e fare in modo che questa sia la ferma priorità di tutte le stazioni appaltanti. Se le risorse che si intendono impegnare negli ambiti infrastrutturali, logistici e per la manutenzione stradale 4.0 sono certamente preziose per sviluppare un’Italia più connessa da reti stradali moderne e sicure, la nostra Associazione incoraggia una continua spinta sui cantieri, che possa contribuire efficacemente al piano per la ripartenza. Gli obiettivi per un’Europa e per un’Italia più ecologica, digitale e resiliente sono pienamente condivisi da Ance Brescia e dalla filiera edile, che promuovono proattivamente da mesi soluzioni e programmi di rilancio del Paese partendo dai punti fermi dell’iniziativa NextGenerationEU. Sostenendo un percorso a favore della digitalizzazione generalizzata dell’ambiente costruito, l’Associazione è in campo per incrementare collaborazione, trasparenza, sicurezza, qualità dei processi, dei progetti, dei prodotti e competitività nei mercati nazionale ed estero, per il settore pubblico e privato. Siamo certi che servano questi strumenti per restare al passo con l’Europa e la dinamica evoluzione che il settore sta vivendo nel continente all’insegna di innovazione e sostenibilità. La strada da percorrere è lunga e, come abbiamo visto dalla primavera scorsa, possono introdursi freni allo sviluppo davvero insidiosi, ma porteremo avanti imperterriti le richieste del nostro comparto, aprendo confronti utili a trovare soluzioni reali. Massimo Angelo Deldossi Presidente Ance Brescia

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La rivista è distribuita a imprese edili, architetti, geometri, ingegneri, a uffici tecnici, amministratori e funzionari della Pubblica Amministrazione, a istituzioni e giornalisti “Costruire il Futuro” è il bimestrale di Ance Brescia che propone riflessioni e approfondimenti sul mondo della filiera della casa. La rivista affronta le tematiche più attuali per rispondere ai quesiti che ruotano attorno al settore edile, un comparto dalle grandi potenzialità, pronto ad abbracciare la digitalizzazione e nuovi orizzonti di sviluppo. Testi e immagini si inseriscono armoniosamente in uno spazio dove l’analisi del presente è accompagnata da soluzioni concrete, indispensabili per costruire il futuro della nostra società in linea con le più recenti esigenze di sostenibilità e di rinnovamento.

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Editoriale / 2

L’edilizia bresciana guarda alla ripresa L’edilizia sta cavalcando un trend positivo. Le richieste sono incrementate, merito di provvedimenti come il Superbonus, ma anche degli ingenti fondi già stanziati, solo promessi o richiesti, da Governo e Regione a supporto del settore e destinati agli investimenti pubblici per le grandi opere. Ne sono un esempio i 46 milioni già assegnati alle scuole bresciane per i lavori di ampliamento e di efficientamento energetico. O ancora le risorse riservate alla mobilità cittadina, per la quale Brescia ha presentato al ministero delle Infrastrutture la richiesta per 363 milioni. Si aggiungono a questa lista anche le opere ferroviarie dell’Alta velocità Brescia-Verona-Padova e la messa in sicurezza della traversa di regolazione del Lago d’Idro che ammonta a 48 milioni di euro. I progetti non mancano e tantomeno la voglia. Questo rappresenta un momento decisivo per la ripresa del settore. Anche noi di Ance Brescia ci siamo impegnati affinché le nostre imprese e la cittadinanza potessero trarre vantaggio da un periodo favorevole per l’edilizia. Abbiamo lavorato per permettere di sfruttare al meglio l’opportunità del Superbonus 110% offrendo nuovi servizi. Come già anticipato, a inizio anno è stata lanciata la piattaforma My Bonus Brescia che ora è online e lavora a pieno regime. L’idea a capo di questo progetto nasce da una necessità dell’utente che intende eseguire i lavori del Superbonus 110%, cioè poter commissionare gli interventi a qualcuno di sicuro e affidabile. Nei periodi successivi alla messa in pratica del provvedimento sulla maxiMY BONUS BRESCIA RENDE agevolazione, sono nate diverse realtà PIÙ FACILE IL COLLEGAMENTO che, approfittando del momento, si sono FRA I DUE SOGGETTI E proposte talvolta nelle vesti di guru della PERMETTE ALLE IMPRESE DI AMPLIARE IL PROPRIO BUSINESS materia, il più delle volte senza offrire alRAGGIUNGENDO NUOVI cuna garanzia. POTENZIALI CLIENTI, IN MODO Quale associazione di rappresentanza del SEMPLICE, PRATICO E VELOCE settore ci siamo sentiti in dovere di indirizzare il pubblico verso imprese sicure, conosciute e qualificate, in grado di svolgere il proprio lavoro con competenza, proprio come le nostre associate. My Bonus Brescia rende più facile il collegamento fra i due soggetti e permette alle imprese di ampliare il proprio business raggiungendo nuovi potenziali clienti, in modo semplice, pratico e veloce. Attraverso la compilazione di un form presente nella piattaforma, il privato indica le caratteristiche dell’intervento edile che intende eseguire ed invia la sua richiesta di preventivo. Quindi, i dati vengono elaborati per offrire all’utente una lista di aziende fra le quali scegliere chi contattare. L’impresa non deve fare altro che registrarsi per apparire nell’elenco, in modo da essere contattata attraverso il network e avviare la fase di contrattazione direttamente con il potenziale cliente. Inoltre, per offrire un pacchetto completo, abbiamo scelto di proporre qualcosa in più del semplice matching tra domanda e offerta. Registrandosi alla piattaforma è possibile, infatti, sia per l’impresa che per il privato, usufruire dei servizi di consulenza e accompagnamento utili all’ottenimento dell’agevolazione. Ad affiancarci nella gestione di questa prestazione abbiamo scelto di appoggiarci all’esperienza di un partner qualificato quale Pwc, network internazionale, presente in 158 Stati, che fornisce assistenza legale, fiscale e strategica e revisione di bilancio. Siamo fiduciosi che questo progetto possa supportare le nostre imprese, ma anche tutto il territorio bresciano, garantendo un appoggio che si estende a tutta la cittadinanza per una pronta ripresa del settore edile. Alessandro Scalvi

Direttore Ance Brescia

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lavoro

Dalla manovra 2021 e dal Recovery plan primi segnali positivi di Massimo Angelo Deldossi

Superbonus e impresa di costruzioni

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incontri

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Federcostruzioni Digitalizzazione e innovazione per rendere eccellenti le imprese e aumentare la competitività di Adriano Baffelli

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L’edilizia bresciana guarda alla ripresa di Alessandro Scalvi

30-37 / FOCUS Qualificazione delle imprese operanti nel mercato degli appalti pubblici

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anteprima

Parole e immagini per raccontare il costruito dei veri costruttori

a cura della Redazione

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anti covid

storia per il domani

Dpi anti-Covid 19 Le imprese edili bresciane hanno speso in media oltre 500 euro

Eseb anello di congiunzione tra ragazzi e aziende

Storia e vocazione del territorio sud-occidentale di Brescia

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Valutazione preventiva dell’immobile

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in primo piano

Media Valle Camonica Si completa il progetto di gestione dei reflui

sicurezza Sicurezza nei cantieri

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14 Un cantiere a zero impatto ambientale La testimonianza di Italimpresa

materiali Asfalti riciclati. I materiali di riciclo più utilizzati e le nuove frontiere della ricerca

lavoro Cantieri edili, lavori e appalti I problemi di riorganizzazione dopo il lockdown

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agevolazioni Il Superbonus dalla A alla Z

COMITATO DI REDAZIONE STEFANO ASSINI, FERRUCCIO BENETELLI GIORGIO CADEO, ROBERTO FACCHETTI EMANUELE PLONA, FABIO RIZZINELLI FRANCESCA SCOLARI

RIVISTA BIMESTRALE DEL COLLEGIO COSTRUTTORI EDILI DI BRESCIA E PROVINCIA ANNO 3 - NUMERO 1 EDITORE C.E.R. SRL UNIPERSONALE Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia

PUBBLICITÀ C.E.R. SRL UNIPERSONALE Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia tel. 030 392895 - fax 030 381798 info@cerbrescia.it

REDAZIONE E DIREZIONE ANCE BRESCIA-COLLEGIO COSTRUTTORI EDILI DI BRESCIA E PROVINCIA Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia @ancebrescia

Ance Brescia

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Dal 1946 per un’edilizia virtuosa e rispettosa delle regole

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ance informa Quote di iscrizione, che danno diritto a ricevere tutte le pubblicazioni curate da ANCE Brescia Collegio Costruttori Edili, escluse quelle destinate riservatamente ai soci: z Gruppo Corrispondenti: euro 120,00 + IVA 22% pari a euro 146,40; z Architetti, ingegneri, geometri iscritti ai rispettivi Albi: euro 60,00; z Gruppo Giovani Costruttori: euro 30,00.

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE

La collaborazione alla Rivista è aperta a tutti. Gli articoli devono essere trasmessi alla Redazione e la loro pubblicazione è subordinata al giudizio insindacabile del Comitato di Redazione.

STAMPA LITOS SRL Via Pasture, 3 - Gianico (Bs)

L’accettazione di uno scritto non implica da parte del Comitato di Redazione e di ANCE Brescia-Collegio Costruttori Edili, di cui la Rivista è l’organo, riconoscimento od approvazione delle teorie o delle opinioni dell’autore.

Registrazione del Tribunale di Brescia: 5 settembre 1951, n. 54 Numero singolo anno 2019: euro 10,00

Gli articoli non pubblicati non vengono restituiti. La riproduzione, anche parziale, di articoli o disegni è subordinata alla citazione della fonte.

DIRETTORE RESPONSABILE ADRIANO BAFFELLI

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anteprima

Parole e immagini per raccontare il costruito dei veri costruttori di Adriano Baffelli

ella comunicazione le parole contano, ma non dobbiamo sottovalutare quanto altrettanto abbiano un ruolo le immagini, la grafica, le fotografie. Il risultato è legato al giusto mix delle componenti sopra richiamate, con un indubbio peso crescente della parte iconografica e grafica nella stagione digitale nella quale siamo tutti immersi, consapevoli o no. Sin dall’esordio, nella primavera del 2019, di Costruire il futuro, abbiamo ritenuto fondamentale che alla cura dei contenuti, alla scelta dei temi, del loro approfondimento, corrispondesse un’eguale attenzione nei confronti di tutti gli aspetti legati all’immagine, quindi alla fruibilità, alla piacevolezza della rivista nella sua globalità. Se l’obiettivo sia stato raggiunto lo potete giudicare 6

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solo voi, lettrici e lettori della pubblicazione. Da parte nostra possiamo garantire l’impegno a raccontare il mondo del costruito nelle sue numerose e complesse articolazioni. Un mondo ricco di professionalità, innovazione e capacità di guardare al futuro, contribuendo a disegnarlo. A costruirlo. Nel solco di tale attenzione si deve leggere l’iniziativa che qui vi presento: la serie delle sei copertine che caratterizzeranno i sei numeri del 2021. Un percorso all’insegna dell’uniformità, con la declinazione del nome dell’associazione, Ance Brescia, declinata per esigenze di sintesi in ANCE BS, con ognuna delle lettere protagonista delle rispettive copertine. Il tutto in sintonia con la scelta di fondo di caratterizzare ogni anno la serie di

pubblicazioni con copertine a tema. Il primo anno si è lavorato sulla declinazione grafica di strutture architettoniche dall’anima futuristica, in linea con l’iniziativa Brescia Next. Lo scorso anno si sono utilizzati scatti fotografici particolarmente significativi. Particolare consenso è stato manifestato verso la copertina del numero 6, raffigurante la facciata di un palazzo immersa nel buio, squarciato al centro dalla luce di un potente raggio di sole. Al di là della bellezza intrinseca, la scelta ragionata premiò quella fotografia per il suo iconico significato: la speranza nel futuro che con nuova luce cancellerà il terribile buio pandemico che ha avvolto e in troppi casi stritolato le nostre vite.


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Indicavo in apertura il valore delle parole. Come non sottolineare, in questa circostanza, il recente richiamo al termine costruttori, utilizzato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, nel passaggio con il quale sottolineava la necessità di positive decisioni e azioni politiche per uscire dall’impasse nel quale il Paese, in particolare il governo e il Parlamento, sono da troppo tempo confinati. “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”, so-

no state le precise parole dell’inquilino del Quirinale. Credo in pochi nutrano dubbi sulle nobili motivazioni che hanno ispirato il Presidente degli italiani in quel passaggio. Altrettanto chiaro, per la netta maggioranza di noi cittadini, che il significato del sostantivo fatto echeggiare dal colle istituzionale di maggior rilievo, fosse da individuare in quello che noi tutti associamo alla categoria dei costruttori. Costruttore nasce dal latino constructor, con il plurale costruttori che all’ombra dell’antico Colosseo suonava constructoris e con chiarezza e semplicità definisce chi costruisce o sovrintende a una costruzione: sia una macchina, un ponte, un edificio, un mobile. Per estensione sappiamo che il termine assume un connotato

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A proposito di parole, una considerazione sul tempo dei costruttori

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positivo, indicando metaforicamente persone capaci di fare, di rimboccarsi le maniche, di superare ostacoli. E chi fa impresa, soprattutto nel settore dell’edilizia e del costruito, sa quanto siano innumerevoli gli ostacoli quotidiani da superare. Insomma, un termine nobile che ben poco si lega alla declinazione alla quale abbiamo assistito in Parlamento. Vicenda che ancora una volta palesa l’enorme distanza tra una parte degli esponenti delle istituzioni e le persone che quotidianamente affrontano la realtà quotidiana. Distanza che diventa siderale considerando nello specifico i valori dei veri costruttori che noi conosciamo. Persone che, appunto, contribuiscono a costruire il futuro, traducendo con lungimiranza e tempestività progetti in realtà. gennaio/febbraio/2021

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Campus UNICATT SONO TERMINATI I LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLA NUOVA SEDE DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI BRESCIA. GLI SPAZI DELL’EX SEMINARIO DIOCESANO DI VIA BOLLANI A MOMPIANO SI SONO TRASFORMATI IN UN ATENEO MODERNO E FUNZIONALE, PRONTO AD OSPITARE 4 FACOLTÀ, 11 CORSI DI LAUREA E 20MILA STUDENTI. TRA I CANTIERI PIÙ RILEVANTI APERTI NEGLI ULTIMI ANNI SUL TERRITORIO, PER I LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE SONO STATE APPLICATE NUOVE SOLUZIONI TECNOLOGICHE E STRUMENTI DI BUSINESS INTELLIGENCE.

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in primo piano

Media Valle Camonica

Si completa il progetto di gestione dei reflui

Cantierizzati gli ultimi 6,5 chilometri di rete. 4,2 milioni di euro il valore complessivo dell’intervento

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ollocando per la seconda volta nel Primo piano di questa rivista un’opera finalizzata al collettamento e alla depurazione delle acque reflue rimarchiamo l’importanza di compiere interventi affini sul territorio non solo per l’utilità collettiva che facilmente gli si riconosce, ma per sottolineare il fattivo contributo che l’attività edile mette in campo per dare vita a progetti sostenibili, attenti all’equilibrio ambientale. Poniamo in questo caso all’attenzione dei lettori l’avvio dei lavori di realizzazione di un nuovo tratto di collettore intercomunale a servizio dei comuni bresciani di Sellero, Berzo Demo e Cedegolo, opera che porta a compimento l’impianto di collettamento dei reflui della media Valle Camonica che va da Capo di Ponte a Esine, punto di destinazione delle condotte fognarie. A Esine, infatti, è collocato il depuratore intercomu-

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A dare il via al cantiere per la realizzazione del nuovo tratto, atteso da oltre un decennio dai tre paesi in questione, è Acque Bresciane, società committente dei lavori che si occupa della gestione del servizio idrico integrato nei territori di 93 comuni della provincia di Brescia, servendo in totale oltre 550mila abitanti

nale, che ha una capacità di 40mila abitanti equivalenti. Dopo l’assegnazione dell’appalto all’azienda Italimpresa Srl, lo scorso settembre sono ufficialmente iniziati i lavori per il completamento del collettore, rimasto fermo, da ormai circa cinque anni, a Capo di Ponte, consentendo di servire anche i tre comuni più a nord della media Valle. A dare il via al cantiere per la realizzazione del nuovo tratto, atteso da oltre un decennio dai tre paesi in questione, è Acque Bresciane, società committente dei lavori che si occupa della gestione del servizio idrico integrato (costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e depurazione delle acque reflue) nei territori di 93 comuni della provincia di Brescia, servendo in totale oltre 550mila abitanti. “L’avvio di questo cantiere — commenta il presidente di Acque Bresciane Gianluca Delbarba — ci consente da un lato di portare finalmente a termine un intervento che ridurrà l’inquinamento e consentirà la corretta gestione dell’acqua anche in Valle Camonica, dall’altro ci permette di dare impulso all’economia del terri-

torio, perché non dimentichiamo che dietro un cantiere ci sono imprese che lavorano e quindi famiglie che ne beneficiano”. In tutto si tratta di 6,5 km di condotte, che intercetteranno 12 punti di immissione, per opere del valore di 2,8 milioni di euro, ed un quadro economico complessivo di 4,2 milioni. Le opere erano previste dall’Accordo quadro di programma sancito fra l’Autorità d’Ambito della Provincia di Brescia e la Comunità Montana di Valle Camonica, con competenza poi trasferita al Gestore Acque Bresciane con l’avvio del servizio idrico integrato. “Il tracciato del collettore — spiega il direttore tecnico di Acque Bresciane Mauro Olivieri - ha privilegiato l’accessibilità delle condotte per le future ispezioni e manutenzioni, quindi la sede stradale e le aree di proprietà pubblica. A Cedegolo in particolare è stato individuato un tracciato che prevede la posa della tubazione in fregio al fiume Oglio, in corrispondenza della pista pedonale”. Il progetto ha tenuto conto della necessità di gestire molteplici interferenze, in particolare l’attraversamento del fiume Oglio e di alcuni altri torrenti. gennaio/febbraio/2021

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Hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione dell'intervento: il direttore generale di Acque Bresciane Paolo Saurgnani, sindaci di Sellero Giampiero Bressanelli, di Cedegolo Andrea Pedrali, il vicesindaco di Berzo Demo Bortolo Regazzoli e il geometra Emanuele Plona, titolare della ditta Italimpresa.

Il viaggio del collettore A Berzo Demo il tratto da collettare partirà dalla sponda sinistra del fiume Oglio, in località Saletto, con scavo in sede stradale (ex Ss42 ora Strada provinciale Sp Bs 42). Nel comune saranno raccolti i reflui provenienti da Saletto e da Demo. In questo tratto sono previsti due attraversamenti di corsi d’acqua secondari che necessiteranno di opportuni manufatti di superamento. A Cedegolo, per un primo tratto a partire dal comune di Berzo Demo, la tubazione sarà posata lungo la Strada provinciale Sp Bs 42 per poi continuare interrata in sponda sinistra del fiume Oglio, raccogliendo l’immissione Cedegolo nord e Andrista. Nel tratto successivo, dove è previsto anche

l’attraversamento di due torrenti, sarà ancorata al muro d’argine fino nelle vicinanze del ponte romano a sud del paese. Nell’ultimo tratto, presso il Museo Comunale, la posa del tubo non avverrà lungo l’asta fluviale dato che si è in presenza di una forra di difficile accesso e perciò le previsioni progettuali hanno identificato il percorso più idoneo che si trova nel piazzale dell’edificio pubblico. Tale passaggio comporterà la rimozione e il successivo riposizionamento della pavimentazione in pietra che è stata posata all’atto della realizzazione del museo. Il collettore raccoglierà l’immissione di Cedegolo Sud, che raccoglie anche i reflui di Grevo e Grevo 2.

Dopo tale immissione il collettore attraverserà, mediante sifone, il fiume Oglio, portandosi in sponda orografica destra nel comune di Sellero. Qui per un primo tratto la tubazione interrata correrà lungo l’asta del Fiume Oglio e sarà protetta da scogliera in massi, quindi proseguirà in sede stradale lungo la Strada provinciale Sp Bs 42, via degli Emigranti e via Valeriana fino a raggiungere il confine con Capo di Ponte, raccogliendo i reflui di Novelle, Novelle 2, Sellero 2, Sellero 3 e Sellero 4, mentre l’immissione Sellero sarà ubicata in territorio di Capo di Ponte. Nel tratto sono presenti cinque corsi d’acqua superficiali di varie dimensioni che saranno superati mediante sifonatura. A Capo di Ponte il collettore percorrerà un centinaio di metri lungo la vecchia Valeriana e si immetterà sul pozzetto già predisposto a una ventina di metri dal pozzetto del sifone nella sponda destra del fiume Oglio, da tale pozzetto parte il sifone già realizzato che porta i reflui direttamente al depuratore di Esine. gennaio/febbraio/2021

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Un cantiere a zero impatto ambientale La testimonianza di Italimpresa I lavori di collettamento delle acque reflue tra Sellero, Cedegolo e Berzo sono stati affidati all'azienda Italimpresa, nata in Valle Camonica e orgogliosa di poter intervenire a beneficio del territorio natio.

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a realizzazione del nuovo tratto del collettore della Media Valle Camonica porta indubbi vantaggi ambientali alle zone interessate, dal momento che attualmente le acque reflue di Sellero, Berzo Demo e Cedegolo scaricano nel fiume Oglio. Utilizzando tubazioni in gres del diametro 300 e 400, con relativi pozzetti circolari di diametro 1000, l’azienda appaltatrice Italimpresa permetterà alle condotte fognarie dei tre paesi di giungere sino al depuratore di Esine, evitando lo sversamento in uno dei principali affluenti alpini del Po. Per la realizzazione del collettamento, nella parte dei lavori che interessano la sede stradale, si prevede l’impiego del metodo tradizionale a scavo aperto solo per brevi tratti e sarà utilizzata la modalità di posa tramite trivellazione. Come spiega il geometra Emanuele Plona, titolare di Italimpresa e direttore tecnico del cantiere, “Il collettore è per la maggior parte interrato e per questo a impatto ambientale zero. Solo la parte del centro abitato di Cedegolo sarà posata sotto la passerella pedonale in fregio al fiume, ma anche in questo caso rimane mitigata dalla passerella esistente”. Per garantire il rispetto dei tempi di realizzazione previsti, che ipotizzano l’inaugurazione dell’opera ultimata per l’autunno di quest’anno, l’azien-

da ha adottato con rigore tutte le misure di contrasto al Covid-19. Nel cantiere mobile sono rispettate tutte le indicazioni contenute nel protocollo Ance e le regolamentazioni aziendali interne che prevedono: misurazione della temperatura per ogni accesso in cantiere, sanificazione di tutti i mezzi e attrezzature, predisposizioni di spazi per lavarsi e sanificarsi le mani, bagni appositi per dipendenti e per ospiti, uffici mobili con relativa sanificazione ad ogni accesso e molto altro. “Sicuramente l’emergenza sanitaria Covid19 influisce sull’andamento delle lavorazioni e adottando tutte le precauzioni necessarie a prevenire i contagi le operazioni di cantiere si rallentano — spiega Plona —, ma se non si incontreranno particolari ostacoli con l’avanzare degli scavi, procederemo come da cronoprogramma”. Italimpresa srl, che lavora per i principali enti gestori nazionali realizzando collettori fognari, reti idriche, metanodotti e reti per il calore, è impegnata sul territorio provinciale nella costruzione di quattro collettori simili per A2A ciclo idrico: San Paolo, Calvisano (Viadana), Calvisano centro e Montichiari. “L’intervento nei comuni di Sellero, Berzo Demo e Cedegolo rientra però tra le operazioni che l’azienda ha più a cuore” spiega il titolare dell’impresa. “Per la nostra impresa, nata a Edolo, è un orgoglio poter realizzare un impianto di tale importanza, al servizio della propria valle”.

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Ance Brescia Il punto di riferimento per i costruttori edili anche online! Segui la pagina di Ance Brescia su Facebook e LinkedIn e resta sempre aggiornato sul mondo dell’edilizia

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Dpi anti-Covid 19 Le imprese edili bresciane hanno speso in media oltre 500 euro

140mila euro raccolti

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e imprese edili bresciane non hanno sottovalutato la minaccia del virus Sars-Cov-2, che ormai dalla primavera scorsa influenza l’attività dei cantieri e mette a rischio la salute dei lavoratori. Secondo il dato emerso dal riepilogo degli ordini effettuati dalle realtà iscritte alla Cassa edile bresciana sul marketplace digitale messo online dall’ente in occasione della riapertura delle attività lavorative a seguito del primo lockdown, le imprese hanno speso in media più di 500 euro per l’acquisto dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) essenziali previsti dal protocollo anti-Covid 19. Dal sito www.negozio.cassaedilebrescia.it ogni iscritto alla Cape ha infatti potuto acquistare, a prezzi agevolati, i dispositivi necessari a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro per i propri operai e dipendenti, come mascherine, termometri, gel disinfettante e altri articoli. Sono escluse da queste spese quelle affrontate per l’adeguamento degli spazi e per la sanificazione dei locali. La cifra totale ammonta a 108mila euro spesi nell’arco dell’emergenza pandemica. Dati che confermano e premiano la pronta risposta anche nei periodi più difficili, da parte di Ance Brescia e di Cape, a supporto delle imprese del settore e dei lavoratori. Ma in questa pandemia l’Associazione non solo ha giocato un ruolo fondamentale

a sostegno delle imprese, lo ha fatto anche a supporto della collettività. Lo testimoniano concretamente gli oltre 140mila euro raccolti a favore di Spedali Civili, Poliambulanza e Ospedale di Esine, strutture sanitarie particolarmente impegnate nella lotta

I dati degli ordini effettuati dalle aziende iscritte alla Cassa edile bresciana sul marketplace digitale dell’ente

contro il Covid-19. Alla campagna di raccolta fondi organizzata da Ance Brescia, Cassa edile, Eseb e dalle organizzazioni sindacali di categoria, hanno partecipato 451 imprese, 664 operai e 99 impiegati. Nello specifico i lavoratori hanno potuto comunicare ai datori di lavoro la propria volontà di evolvere una somma pari a un massimo di tre ore di retribuzione. L’importo è stato poi raddoppiato dall’impresa che ha versato il contributo nell’apposito conto corrente aperto dalla Cassa edile bresciana. Contributi che si sono così aggiunti ai 100mila euro versati direttamente dai tre enti del Sistema Ance Brescia.

451 imprese

664 operai

99

impiegati

108mila

euro di spese per acquisto di dispositivi sanitari per la sicurezza sui luoghi di lavoro

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sicurezza

Sicurezza nei cantieri e tecnologie a tutela dei lavoratori

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l settore delle Costruzioni nel quinquennio 2015-1029 ha registrato, secondo i dati aggiornati ad agosto 2020 dell’Inail, una riduzione delle denunce di infortunio dell’8,7% e un forte decremento dei casi accertati del 17%. Questi fattori possono essere ricondotti all’adozione di migliori e più efficaci interventi di prevenzione nei cantieri che impattano sulla riduzione del fenomeno. Grazie al progresso della ricerca sono stati introdotti strumenti innovativi capaci di garantire la salvaguardia del lavoratore e la sua incolumità.

La presa mobile con interblocco meccanico antinfortunio

Rotor, la presa mobile con interblocco meccanico ideata a Brescia riduce il rischio di infortuni. 18

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Un esempio nostrano di innovazione nel settore di sicurezza nei cantieri edili lo offre l’impresa Palazzoli di Brescia. L’azienda specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di soluzio-

ni elettrotecniche e illuminotecniche, ha da poco ottenuto il brevetto internazionale negli Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone per Rotor, la prima presa mobile, che integra in sé un interruttore sezionatore con interblocco meccanico antinfortunio, ideata dagli ingegneri Marco Ronchi e Gianluigi Pietrogalli. “La serie Rotor è nata nel 2018 con l’idea di progettare uno strumento salvavita che potesse eliminare il pericolo dello scintillio e del contatto accidentale, molto comune nei cantieri edili e non solo. Grazie a questo strumento all’interno delle aziende e in tutti i luoghi frequentati da più persone sarà possibile prelevare energia in totale sicurezza” dichiara Marco Ronchi, direttore tecnico della Palazzoli. Le prese mobili industriali a differenza di tutte le civili non sono dotate di protezioni per impedire il contatto diretto con gli alveoli in tensione. Questa mancanza mette a rischio la vi-


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Gli studi Eseb per una migliore interlocuzione uomo-macchina

ta delle persone non addestrate. Rotor è equipaggiata con un rotosezionatore, ossia una presa mobile industriale a standard IEC60309-1, che integra un interruttore sezionatore con interblocco meccanico antinfortunio ed evita l’accesso alle parti in tensione, il manifestarsi dell’arco elettrico e gli scollegamenti inopportuni. Basta inserire Rotor nella presa non alimentata, far ruotare il safety ring in senso orario e l’interruttore scatta automaticamente. La presa è realizzata in tecnopolimero ad alto spessore antischiacciamento. È resistente alla polvere e all’acqua ed è dotata di morsetti a contatto indiretto per evitare i surriscaldamenti. Uno strumento adatto per tutte le applicazioni che mette in sicurezza le prese volanti dei cantieri edili o anche delle manifestazioni, allestimenti temporali, impianti industriali, gruppi elettrogeni, quadri container e altri casi.

Rotor integra un interruttore sezionatore con interblocco meccanico antinfortunio ed evita l’accesso alle parti in tensione, il manifestarsi dell’arco elettrico e gli scollegamenti inopportuni

L’Ente sistema edilizia Brescia da sempre fornisce chiare indicazioni circa la corretta applicazione delle norme antinfortunistiche e l’utilizzo più idoneo dei mezzi utilizzati quotidianamente dagli operai in cantiere. Oltre ad essere impegnato sul fronte della formazione, Eseb è anche un dinamico centro di ricerca aggiornato sulle più innovative tecnologie che possono migliorare i livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Con l’obiettivo di adeguare la mansione alle persone, trova soluzioni utili a ridurre i rischi e a garantire l’incolumità delle figure impiegate in cantiere. Eseb programma la prevenzione prefiggendosi l’applicazione di un virtuoso percorso che integri: tecnica, organizzazione e condizioni di lavoro, rapporti interpersonali e influenza dei fattori dell’ambiente di lavoro sulle persone. Al momento l’ente sta lavorando a un progetto che consenta agli operatori di cantiere di essere avvisati da un chiaro segnale durante l’utilizzo e il movimento di mezzi anche pesanti, migliorando l’interlocuzione tra uomo e macchina al fine di tutelare la sicurezza dei lavoratori. Nei prossimi numeri della rivista approfondiremo lo studio nato in seno ad Eseb analizzando nello specifico gli sviluppi della ricerca.

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materiali Il riciclo dei rifiuti siderurgici

Asfalti riciclati I materiali di riciclo più utilizzati e le nuove frontiere della ricerca

Una sintesi delle principali tipologie di pavimentazione stradale sostenibile utilizzate in edilizia

L’

Italia è percorsa da 837.493 km di strade statali, regionali, provinciali e comunali unite a 6.757 km di autostrade, che collegano da nord a sud ogni meraviglia del territorio. Il tessuto, intrecciato di vie e snodi, ha origini antichissime radicate nella storia culturale del nostro paese, ma la sua struttura è in continua evoluzione. Il progresso ha introdotto nuove tecniche di realizzazione delle strade, trasformandole da sentiero lastricato e irregolare dell’epoca romana, a una lunga e retta via di asfalto. L'asfalto è una miscela di bitume e materiali inerti di vario tipo, che possono essere naturali oppure confezionati artificialmente. Il suo impiego nella realizzazione

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delle pavimentazioni stradali è abbastanza recente ed entra in uso solo a partire dal Novecento. In tempi più recenti è stato sostituito dal conglomerato bituminoso artificiale, che si ottiene dalla miscela di aggregati e un legante. La ricerca dei materiali ha permesso lo sviluppo di nuove tipologie d’asfalto, innovative e sostenibili. Sulla scia di una sensibilità più accentuata verso l’ambiente, sono nate pavimentazioni che sfruttano il riciclo delle risorse, in perfetta armonia con il concetto di economia circolare. “Questa è la strada giusta sia da un punto di vista ambientale che prestazionale. Ci sono delle certezze supportate da esperienze e studi universitari che

spingono sempre di più all’utilizzo di materiali di recupero. Ad oggi pensare di realizzare una pavimentazione di asfalto vergine non è più fattibile. Il riciclato deve essere preso in considerazione sia dall’impresa che propone, sia dall’ente o dal concessionario che lo richiede. Ma, dalla base delle esperienze vissute, posso confermare che la sensibilità è ormai diffusa” spiega l’ingegnere Mattia Mombelli, responsabile di laboratorio e controllo produzione dell’impresa Vezzola Spa di Brescia.

Pavimentazioni in gomma riciclata La ricerca ha sviluppato di recente conglomerati bituminosi derivati dal riciclo di copertoni di gomma degli pneumatici destinati a smaltimento. Questa miscela innovativa permette sia il recupero del materiale sia la riduzione del rumore causato dal transito dei veicoli. Il processo produttivo avviene mediante l’aggiunta di un polverino denominato Pfu (Pneumatici fuori uso) durante la fase di mescolazione in impianto. La pavimentazione stradale guadagna, così, la caratteristica funzionale di ridurre le emissioni sonore generate dal rotolamento degli pneumatici sull’asfalto, grazie a una tessitura particolare della superficie, che attutisce il rumore provocato dall’attrito legato a tale contatto. Garantisce, inoltre, una lunga durata e un’aderenza ottimale, riducendo l’effetto splash and dry in caso di pioggia.

Anche l’industria siderurgica offre materiali di scarto per il riutilizzo nelle pavimentazioni stradali. Le scorie d’acciaieria e residui d’alto forno sono di largo uso per la realizzazione di miscele di conglomerato bituminoso. Queste vengono unite ad altri materiali con l’aggiunta di leganti per confezionare un prodotto ecosostenibile e dalle eccellenti prestazioni tecniche.


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L’impiego di soluzioni che includano l’utilizzo di scorie d’acciaieria però non è molto apprezzato, come succede invece per l’asfalto fresato, e per questo non viene adoperato spesso. Eppure, è una risorsa innovativa dai numerosi vantaggi anche in termini ambientali. In tal modo, infatti, i rifiuti siderurgici si trasformano da scarto a materia prima. Grazie al

L'impiego di asfalto fresato consente di ridurre l'impatto ambientale e di risparmiare materie prime a favore dell'economia circolare

progresso tecnologico negli anni è diminuita la produzione di queste scorie, ma i quantitativi continuano a essere alti. Per questo la tendenza è di valorizzarle, contribuendo anche a diminuirne i costi di smaltimento. I benefici economici sono notevoli, grazie al recupero totale del prodotto e all’abbattimento dei costi di confezionamento.

In Italia solo il 25% dell’asfalto è impiegato per il recupero

Prospettive future e criticità attuali

Asfalto fresato Le tipologie di asfalto riciclato sono numerose, ma il più utilizzato resta il fresato. Per fresato d’asfalto si intende generalmente il conglomerato bituminoso recuperato dalla fresatura degli strati del rivestimento stradale. Il prodotto ricavato, in seguito, può essere poi riutilizzato come materiale costituente per miscele bituminose prodotte in impianti a caldo. I vantaggi ricavati dall’impiego di questo materiale per la pavimentazione stradale sono molteplici. A partire dalla riduzione dell’impatto ambientale, perché non richiede il consumo di suolo e di conseguenza limita le emissioni in atmosfera dovute dai gas di scarico dei mezzi di escavazione. Inoltre, permette di risparmiare materie prime, favorendo l’economia circolare attraverso l’impiego di materiali che diversamente finirebbero in discarica. Si aggiunge anche un beneficio economico, in quanto il prodotto ha un costo quasi zero. Il progetto di riqualificazione della strada statale SS236 Goitese-Variante che collega le province di Brescia e Mantova è un virtuoso esempio bresciano di impiego del fresato d’asfalto. Per la realizzazione dell’infrastruttura le imprese Vezzola Spa e Antonutti Srl hanno utilizzato una miscela di conglomerato bituminoso innovativa, costituita quasi interamente da fresato. Il materiale, dal nome Ecobase, è costituito dal 93% circa di fresato recuperato, al quale si aggiunge una percentuale di cemento portland pari al 2,3%. Il ricavato viene legato da un’emulsione bituminosa sovrastabilizzata, mescolata ad acqua in modo da diminuire la viscosità e permettere un’adeguata adesione. La miscela è prodotta a freddo, con il vantaggio di evitare il riscaldamento degli inerti e l’impiego di leganti che potrebbero poi disperdersi in atmosfera unendosi agli agenti inquinanti.

Nonostante la sensibilità sull’impiego di materiali riciclati sia diffusa, l’Italia resta indietro. Stando ad un’analisi condotta dalla Siteb — Associazione strade italiane e bitumi — sul riciclo delle pavimentazioni stradali nei principali paesi europei, nel Bel paese solo il 25% dell’asfalto che ricopre le nostre vie è impiegato per il recupero, contro una media del 60% negli altri stati dell’Unione. “I tempi sono maturi e la sensibilità è diffusa. Si va verso la direzione dell’utilizzo assoluto di questi materiali e pian piano sostituiremo quelli esistenti, per dare più spazio a risultati rispettosi dell’ambiente. Ma ci sono ancora alcuni aspetti da migliorare prima per completare l’obiettivo. Per arrivare a percentuali più alte occorre risolvere problemi tecnologici legati alla carenza di impianti di produzione. Dall’altra parte si deve trovare il giusto equilibrio che permetta di impiegare il materiale riciclato, mantenendo però una pavimentazione durevole nel tempo”, conclude Mattia Mombelli. gennaio/febbraio/2021

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storia per il domani

Storia e vocazione del territorio sud-occidentale di Brescia di Franco Robecchi, ingegnere e autore

In sintonia con l'impegno del progetto Campus Edilizia Brescia “Brixia Future District”, una dettagliata analisi storica dell'area a sud-ovest della città. 22

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1. Carta topografica, del 1883, di Brescia, ancora fra le sue mura storiche, e il territorio occidentale, a nord e sud del centro. In rosso è evidenziato il corso del Fiume Grande a partire dal suo punto di derivazione dal fiume Mella, a nord, presso la Stocchetta.

territorio urbano posto ad occidente e a sud-ovest del nucleo antico della città di Brescia ha avuto una storia molto interessante. Fra le zone esterne alla cerchia delle antiche mura è stata la prima, insieme a un quadrante connesso, a nord-ovest, a subire una certa urbanizzazione già nella seconda metà dell’800. Era un’epoca in cui, attorno alla città, esistevano campagne e solo alcuni borghi, costituiti in comuni autonomi: da Mompiano a Urago Mella, a S. Alessandro, S. Bartolomeo e S. Nazaro. Esistevano delle premesse come motivazione al fenomeno ottocentesco, già presenti da epoche ben più antiche. Possiamo risalire al tardo medioevo. All’origine della focalizzazione costruttiva fu il tracciato di un corso d’acqua artificiale tratto dal fiume Mella, all’incirca nella zona della Stocchetta, a nord della città. Il canale, denominato “Fiume Grande”, rientra nella grande operazione idraulica che, generalmente, si fa risalire al Duecento. Altri due canali furono costruiti in quell’epoca: il Bova e il Celato, entrambi gravitanti sulla città e confluenti nel Garza, che scorreva lungo l’attuale via S. Faustino. Quei canali sono ancora oggi presenti, anche se poco visibili perché spesso intubati. Il fiume Grande, invece, scorreva, e scorre, da nord a sud, al di fuori delle mura occidentali di Brescia, circa mezzo chilometro dalla Porta S. Giovanni, l’attuale piazzale Garibaldi. Il canale è ancora visibile per brevi tratti, lungo via del Sebino e a monte di via Zara. Lungo il suo percorso, già a partire dal settentrionale borgo di S. Bartolomeo, poterono facilmente insediarsi, data la libertà degli spazi, mulini e altri impianti produttivi antichi, come i magli o le mole, mossi da ruote idrauliche che traevano energia dall’acqua del canale. È sorprendente l’importanza di quelle prime macchine di legno e la loro capacità procreativa. Con una continuità senza interruzioni le ruote idrauliche generarono le caldaie e i motori a vapore e questi generarono la meccanica moderna, con motori a scoppio, gru, carri ponte: insomma gennaio/febbraio/2021

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storia per il domani

Decine di altri nuclei artigianali e industriali crearono, lungo il fiume Grande, la prima e più importante area produttiva bresciana del Novecento, con tutto l’indotto che una tale realtà comporta

l’industria. La fascia del fiume Grande divenne così la generatrice dalla moderna Brescia industriale. Basti ricordare alcuni nomi illustri degli insediamenti sul canale: dalla Ori Martin alla S. Eustacchio, dall’Om alla Tempini e all’Atb. Decine di altri nuclei artigianali e industriali crearono, lungo il Grande, la prima e più importante area produttiva bresciana del Novecento, con tutto l’indotto che una tale realtà comporta. Veniva inglobato anche un grosso impianto commerciale come quello dei Magazzini generali, negli anni Trenta, lungo via Dalmazia, e veniva motivata anche la costruzione della stessa via Dalmazia, che costituì la prima forma di tangenziale. L’impostazione della via confermò la vocazione modernista dell’area. Via Dalmazia fu infatti realizzata per allacciare in modo organico la zona industriale con la neonata autostrada. Questa fu una delle più precoci e innovative infrastrutture viarie del mondo: primi anni Trenta. L’Italia inventò le autostrade, nei primi anni Venti, ed era guardata, nel panorama internazionale, come la detentrice di un brevetto e di un’esperienza cui si rivolsero tutti i successivi costruttori di autostrade, in ogni paese, Usa

2. Veduta ravvicinata, nella carta ottocentesca, della fascia del Fiume Grande (in rosso) ad ovest dell’antica città di Brescia. Si vede che il canale scorreva lungo l’attuale via del Sebino, a nord di via Milano, e poi parallelo al lato orientale del cimitero per scendere quindi a sud sino ad incrociare l’antica via per Orzinuovi, poi sostituita dall’attuale via omonima. 3. Mappa del 1925 che inquadra il territorio urbano a ovest e sud-ovest della Porta S. Nazaro, attuale Piazzale della Repubblica, con via Milano a tratto rosso in alto. Si nota, lungo via Milano e accanto al cimitero, il fitto tessuto industriale che va dall’azienda Elettrochimica del Caffaro alla Tempini, dalla Metallurgica Togni alla ferriera Sala ex Danieli e al calzificio Rovetta e Lanti. Come si vede, ancora non esisteva via Dalmazia. A sud delle ferrovie era aperta campagna, fino ai Pilastroni.


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storia per il domani

4. In rosso il nuovo assetto viario, degli anni Trenta del ‘900, con la costruzione della via Dalmazia (verticale) e la nuova via Orzinuovi, tratto orizzontale. L’antica via (obliqua più in alto) fu cancellata per il riassetto della Piccola velocità.

compresi. L’autostrada Brescia-Milano aveva il suo unico e terminale casello alla fine di via Dalmazia, per la quale fu anche costruito il sottopasso ferroviario. La grande via rettilinea era anche perfetta per il collegamento con la vasta area del nuovo scalo ferroviario, tramite via Orzinuovi. L’allacciamento topografico e funzionale fra industrie, ferrovie e autostrada costituì, negli

anni Trenta del ‘900, un nodo infrastrutturale di grande importanza, che ha condizionato il territorio da via Milano a via Orzinuovi, in parte ancora oggi caratterizzato dalle conseguenze di quella situazione secolare. Le aree dismesse obbligano a fare i conti con la storia, se non altro per le loro forme e per i loro collegamenti con il resto della

5. Mappa di Brescia della metà degli anni Venti, nella quale sono evidenti le caratteristiche delle aree occidentali e meridionali. Si notano l’assenza di via Dalmazia e la pressoché nulla urbanizzazione a sud della ferrovia. Il quartiere di Bottonaga è sorto da pochi anni ed è isolato.

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Il territorio sud-occidentale di Brescia è emblematico, avendo puntualmente segnato le varie epoche, comprese quelle tristissime della vicenda Caffaro, ma anche giungendo sino all’attualità delle aree ex produttive, commerciali e infrastrutturali

6. Mappa della zona occidentale e sud-occidentale di Brescia negli anni ’70. In rosso sono indicate via Cassala e via Dalmazia. Si nota che maggiori innovazioni, per giungere ai nostri anni, sono attinenti al territorio ad est di via Dalmazia, di raccordo con l’attuale Brescia Due.

città. Entità come l’immensa area dello scalo merci ferroviario, “Piccola velocità”, l’area della ex acciaieria Pietra, nelle loro connessioni anche con le estremità di Brescia Due, si pongono come dati di fatto vincolanti e anche come ovvie opportunità. Il caso, sostanzialmente risolto, degli ex Magazzini generali è istruttivo, nel bene e nel male. In questo itinerario cronologico il territorio sud-occidentale di Brescia è emblematico, avendo puntualmente segnato le varie epoche, comprese quelle tristissime della vicenda Caffaro, ma anche giungendo sino all’attualità delle aree ex produttive, commerciali e infrastrutturali. Il tema dell’integrazione, oggi ineludibile, era però già nei fatti un centinaio d’anni fa, quando, per quasi inevitabile gemmazione, le industrie generarono la residenza operaia. Proprio lungo la fascia di influenza del fiume Grande, e degli impianti sorti lungo il suo corso, nei primi anni Venti si formò, su iniziativa dei ferrovieri, il quartiere di Bottonaga, che si collocò a sud di

via Zara, nonché, alcuni anni dopo, il quartiere allora chiamato XXI Aprile, giorno dei cosiddetti “natali di Roma”, poi ribattezzato, per rivalsa social-comunista, Quartiere Primo Maggio. Quest’ultimo era sorto per iniziativa e finanziamento dell’azienda Togni, ma fu anche la prima opera dell’Istituto autonomo fascista per le case popolari, nato pochi anni prima. L’iniziativa dava seguito ad esempi già maturati uno, due decenni prima, in aree più a settentrione, dove la Congrega di carità e il Comune avevano creato nuclei di residenza operaia più ad est, lungo via Carducci e a Campo Fiera. Era l’urbanistica delle funzioni spontanee e indotte da ovvi nessi di realismo: lavoro e residenza. Quanto all’epoca non poteva esistere era la componente terziaria, soprattutto della grande distribuzione, che oggi, invece, si impone tra i temi centrali nelle valutazioni urbanistiche, soprattutto di grande scala, come quella riferita al territorio fra via Milano e le vie, a sud, Orzinuovi e Lamarmora. gennaio/febbraio/2021

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lavoro Cantieri edili, lavori e appalti I problemi di riorganizzazione dopo il lockdown

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l secondo lockdown ha “colorato” l’Italia di incertezze e introdotto nuove problematiche. Oltre a quelle di una vita quotidiana lontana dalla normalità, ha cambiato per sempre anche il modo di lavorare in cantiere. Le dinamiche organizzative sono state reinventate per potersi adattare alle ultime normative in termini di sicurezza. Ne sanno qualcosa le imprese bresciane che risentono duramente di una necessaria riorganizzazione dei lavori, con onerose ripercussioni soprattutto in caso di incarichi ottenuti attraverso appalti pubblici. “Le modalità di esecuzione sono estremamente difficoltose e portano anche a costi aggiuntivi non quotati in fase di presentazione del progetto. Anche l’organizzazione ne risente e si creano delle modalità di lavoro pesanti, che impattano sulle tempistiche di consegna, senza contare le difficoltà di approvvigionamento del cantiere” racconta l’architetto Roberto Fac-

chetti titolare dell’omonima impresa bresciana. Tali dichiarazioni trovano conferma nell’indagine svolta da Ance Brescia in merito alle difficoltà incontrate durante il secondo lockdown dalle pubbliche amministrazioni nello svolgimento dei lavori di appalto. Oltre il 21,4% dei soggetti interrogati ha confermato di aver riscontrato problematiche nell’esecuzione dei lavori a causa delle norme restrittive vigenti. La sospensione delle attività è risultata invece indispensabile nel 23,8% dei casi. Il problema maggiore riscontrato da oltre il 30% degli interpellati è la pianificazione delle trasferte e degli spostamenti degli operai. Inoltre, c’è da segnalare anche una difficoltà nel coordinamento del cantiere e nell’esecuzione dei lavori. Purtroppo, il rispetto dei protocolli delle norme igienico-sanitarie ha costretto molte imprese edili a rivedere il progetto presentato in occasione della partecipazione

78,6% 21,4%

 Non hanno riscontrato problematiche nell’esecuzione dei lavori a causa delle norme restrittive vigenti.  Hanno riscontrato problematiche nell’esecuzione dei lavori a causa delle norme restrittive vigenti.

all’appalto, soprattutto in merito ai processi organizzativi delle varie modalità di lavorazione. Tali revisioni, in molti casi, hanno portato a una modifica del cronoprogramma, che ha spesso allungato i tempi e aggiunto spese impreviste. La soluzione per sbloccare questo ingranaggio giunto al paradosso è trovare un accordo fra la stazione appaltante e l’impresa che possa riconoscere, anche in termini remunerativi, le evidenti difficoltà affrontare. Mentre, il monito che vige per gli accordi di contratto post-pandemia è tener conto, anche nella fase di progettazione della sicurezza nei cantieri, della nuova situazione e quindi dell’appesantimento dell’attività produttiva. A queste complicanze si aggiungono i problemi di una normativa pubblica che vive di deroghe mal formulate e di norme “a tempo”. Situazione riscontrata anche da un’ulteriore indagine lanciata in ambito nazionale da Ance, in cui è stato chie-

Quali sono le ragioni che determinano il maggiore rallentamento nella programmazione e nella progettazione delle opere pubbliche? Acquisizione di autorizzazioni, pareri, intese di altre amministrazioni, conferenze di servizi Fenomeno della c.d. “paura della firma” dei funzionari pubblici Originaria e/o sopravvenuta carenza di risorse economiche

7,0 7,9 4,8 7,8 6,0 5,8 7,7 7,6

Instabilità, confusione e iper-produzione e normativa Lunghezza e complessità delle attività decisionali

7,1 8,1

PA Imprese

76,2% 23,8%

 Imprese che non hanno previsto la sospensione dei lavori.  Imprese che hanno previsto la sospensione dei lavori. Fonte: Ance Brescia

sto alle stazioni appaltanti, imprese e rappresentanze economiche, di rispondere ad alcuni quesiti in merito alle cause di blocco che rallentano la realizzazione delle opere pubbliche. Fra queste sono state segnalate come principali ragioni: la lunghezza e complessità delle attività decisionali (7,1% pubbliche amministrazioni; 8,1% imprese), l’iperproduzione di norme e la loro instabilità (7,7% pubbliche amministrazioni; 7,6% imprese) e la difficoltà di acquisizione di autorizzazioni, pareri, intese di altre amministrazioni e conferenze di servizi (7% pubbliche amministrazioni; 7,9% imprese). La maggioranza dei soggetti interpellati ha espresso un pensiero di disappunto nei confronti della riforma della normativa sugli appalti pubblici, valutandola complessa e confusionaria.

Fonte: Ance

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Qualificazione delle imprese operanti nel mercato degli appalti pubblici

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La qualificazione delle imprese edili che operano nel settore degli appalti pubblici e l’attività delle Soa (Società organismi di attestazione). La ricerca del Cresme commissionata da CQOP SOA esamina la situazione in Italia e in Europa.

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focus qualificazione delle imprese

Cosa sono le SOA? Le società organismi di attestazione sono organismi di diritto privato italiani con forma giuridica di S.p.A. autorizzati dall'Autorità nazionale anticorruzione e hanno il compito di certificare la presenza dei requisiti specifici

Qualità dell’impresa, qualità delle opere pubbliche Lo studio Cresme CQOP SOA

P

artendo dalla definizione del concetto di qualità e dalla sua evoluzione nella letteratura, il centro di ricerche Cresme ha redatto uno studio che analizza il tema della qualificazione delle imprese operanti nel settore degli appalti pubblici in Italia e in alcuni Paesi europei, delineando i possibili scenari di sviluppo. La ricerca, commissionata da CQOP SOA, la più grande società di organismi di attestazione del Paese, spiega la nascita delle SOA con riferimenti storico-legislativi, evidenzia le differenze tra modelli di qualificazione in Italia e in diversi altri Stati del continente europeo e, valutando potenzialità e punti critici del settore e del mercato, analizza evoluzione e futuro della qualità nelle costruzioni e nelle opere pubbliche. Dallo studio emergono spunti rilevanti per riflettere sui requisiti e sulle procedure che oggi determinano o meno l’accesso a un bando di gara, con chiavi di lettura utili ad approfondire il tema e a valutare i me32

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todi di certificazione che attestano l’idoneità delle imprese. Come chiarisce la ricerca, oggi è necessario che l’attività di qualificazione esamini non solo i prodotti ma anche i servizi, oggi sempre più correlati dalla sinergia in cantiere tra aziende e professionisti. “La qualità della progettazione, dei materiali, dell’attività di costruzione e dell’uso — si dichiara nel report —, tutte concorrono nel garantire la qualità del prodotto costruito. Qualità che quindi deve essere pianificata in anticipo durante la fase di ideazione e progettazione e poi gestita durante la fase di costruzione e quindi

per operare nel settore dei pubblici appalti nelle imprese che vogliono partecipare a gare per l’esecuzione di lavori pubblici, servizi e forniture. La funzione pubblica delle SOA viene riconosciuta con d.lgs. n. 113/2007 “le SOA sono responsabili della conservazione della documentazione e degli atti utilizzati per il rilascio delle

durante tutta la vita dell’edificio”. Sempre nello studio si spiega che “Con l’evolvere dei processi di produzione (dall’artigianato all’industria) i metodi di controllo della qualità si sono spostati dal prodotto al processo. Nei primi del Novecento le tecniche di controllo della qualità si sono evolute verso un continuo monitoraggio del processo produttivo e una valutazione dei dati costante (Statistical Quality Control) poi, verso la fine del secolo, la qualità comincia ad essere vista come un’arma per la competitività (dal Quality Management al Total Quality Management). Anche nell’edilizia avviene questo passaggio e si comincia a guardare alla qualità dell’intero processo di costruzione: qualità del progetto, qualità dei materiali, qualità del processo di costruzione, qualità nell’uso”. Oggi, inoltre, in linea con la visione promossa dall’Unione Europea, il concetto di qualità si sta ampliando e integra in modo sem-

attestazioni anche dopo la cessazione dell’attività di attestazione. Le SOA sono altresì tenute a rendere disponibile la documentazione e gli atti ai soggetti indicati nel regolamento, anche in caso di sospensione o revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività di attestazione”. Sono attualmente attive sul territorio nazionale 17 SOA.

pre più consapevole concetti quali sostenibilità e digitalizzazione: “Le costruzioni producono i primi elementi della qualità del prodotto, ma mutuano dall’industria i principi della qualità del processo, e dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità il concetto di qualità dell’ambiente costruito”. “Lo studio del Cresme offre una dettagliata analisi sul tema della qualificazione delle imprese operanti nel mercato degli appalti pubblici e della qualità nelle costruzioni, sottolineando il legame che intreccia la qualità delle opere, garanzia per un costruito di alto profilo, e l’attestazione della stessa da parte di organismi competenti” dichiara l’ingegner Antonella Romelli, direttore generale e socio di maggioranza di CQOP SOA. “Come si legge nella ricerca — continua Romelli — la rilevanza e la valenza sociale della qualità nelle costruzioni ha reso necessario, prima che in altri settori, un rafforzamento della funzione di ga-

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie


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CQOP SOA, il primo ente attestante d'Italia SOA nata nel 2000, svolge un’attività di verifica dei requisiti generali e tecnicofinanziari che, in caso di esito positivo, consente alle imprese di ottenere

l’attestazione SOA necessaria per partecipare alle gare d’appalto e all’esecuzione di lavori pubblici per importi superiori a 150.000 euro. CQOP SOA ha raggiunto il primato nazionale diventando la più grande SOA d’Italia con oltre 50mila attestati emessi.

Un sistema di qualificazione anche per servizi e forniture

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Fonte: elaborazione CRESME

ranzia sulla qualità, che non può essere lasciata solo al cliente in senso stretto. Da qui la necessità di istituire e affidare a realtà preparate la certificazione di requisiti di idoneità per i candidati a gare d’appalto pubblico”. Il report spiega, infatti, che “Il fatto di costituire l’ambiente delle attività umane rende la qualità delle costruzioni cruciale. Fin dall’antichità, i governi hanno deciso di normare tutti quegli aspetti relativi alla sicurezza prima, alla salubrità e all’accessibilità poi, fino a giungere progressivamente anche ad altre questioni, relative ad

esempio alle prestazioni energetiche, sempre più socialmente rilevanti a partire dalle crisi petrolifere degli anni Settanta, oggi anche per via del cambiamento climatico oltre che del crescente prezzo dell’energia”.

La nascita delle Soa Dall’esigenza di un preventivo accertamento della sussistenza dei requisiti minimi necessari per garantire l’affidabilità dell’impresa che intende partecipare alla gara d’appalto, nel 1924, con il Regio Decreto n. 827, si richiese per la prima volta il requisito di idoneità tecnica. Ma è nel

1962, con la creazione dell’Albo nazionale dei costruttori (Anc) che si fissano per la prima volta i requisiti relativi ai lavori analoghi svolti in precedenza, alla capacità economico finanziaria, ai mezzi tecnici e al personale. Negli anni Ottanta, però, con la crescita del mercato degli appalti, si assiste a un forte aumento del numero di imprese e di stazioni appaltanti e il modello di qualificazione delineato dall’Albo diventa inadeguato. Viene dunque emanata la Legge Quadro in materia di lavori pubblici, cosiddetta Legge Merloni. Con la legge n. 109 del 1994 ter-

I codici che hanno sostituito la Legge Merloni hanno avuto l’ambizione di superare la specificità dei lavori pubblici, normando tutti i contratti pubblici, ma la qualificazione per gli operatori economici è rimasta solo quella per i lavori, non è stata estesa ai servizi e alle forniture. Esiste, quindi, un sistema di qualificazione per i lavori e non per servizi e forniture. Questa dicotomia ha reso l’ambito, soprattutto dei servizi, privo di punti di riferimento certi per la richiesta di requisiti oggettivi e reali da parte delle stazioni appaltanti. “È indispensabile – spiega Franco Lazzaroni, presidente di GeneralSoa, al quale riserviamo alcune domande in un intervista riportata in calce all’articolo – che, almeno nell’ambito dei servizi, si proceda all’istituzione di un sistema di qualificazione e che le attuali società organismi di attestazione (Soa) opportunamente dotate di maggiori potenzialità patrimoniali e di organico siano sicuramente in grado di gestire”. A questo aspetto si deve accostare anche una maggiore maturità politica e amministrativa, nonché una più marcata responsabilizzazione delle singole stazioni appaltanti, affinché si possa contribuire a una accelerazione dell’iter di esecuzione dei lavori, a una sburocratizzazione e a un incentivo alla digitalizzazione delle opere pubbliche. Si potrebbe dunque assistere in futuro a una forte riduzione delle piccole stazioni appaltanti in Italia, oggi quasi 40mila, che non possiedono un’adeguata capacità progettuale e gestionale dei bandi di gara. Fenomeno incoraggiato dalla stessa filosofia della Comunità europea, orientata dalla diffusione del modello civilistico che prevede che sia la stazione appaltante ad occuparsi della qualificazione delle imprese per ogni singola gara e che tende a garantire ampi margini di discrezionalità alle stazioni appaltanti con le relative responsabilità che ne derivano.

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mina la stagione dell’Anc: l’articolo 8 lo abolisce e affida tale funzione agli organismi di attestazione di diritto privato autorizzati dall’Autorità di vigilanza. Per non aggravare l’operatività delle imprese viene prevista una fase di transizione (fino al 31 dicembre 2001), durante la quale le imprese possono partecipare alle gare anche senza la qualificazione SOA e le stazioni appaltanti svolgono l’attività di prequalificazione. Le SOA vengono ufficialmente istituite con il Regolamento approvato con Dpr 34/2000. In attuazione della Legge Quadro sui lavori pubblici, si stabilisce che le SOA hanno la funzione di verificare che le imprese che intendono partecipare a gare d’appalto di importo superiore ai 150mila euro siano in possesso dei requisiti richiesti (tecnici, finanziari e gestionali). Tale modello di qualificazione, fondato sull’accertamento dei requisiti finalizzato al rilascio di una attestazione da parte di soggetti di diritto privato, consente di velocizzare ed economizzare le procedure di gara.

La qualità degli appalti pubblici in Italia e in Europa Il modello italiano si distingue dagli altri sistemi di qualificazione preventiva obbligatoria principalmente per due aspetti:

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1. la gestione della qualificazione è affidata alle SOA, organismi privati a cui viene attribuita la funzione pubblica, mentre negli altri paesi la gestione della qualificazione è pubblica, condotta dal Ministero competente mediante Commissioni (con pari rappresentanza pubblica e privata) che rilasciano i certificati; 2. non è previsto alcun tetto massimo di “contestuale esecuzione delle opere” mentre negli altri paesi è fissato un tetto di lavori pubblici e privati (nazionali ed esteri), eseguibili contestualmente, per tutte le categorie e le classi di importo (anche quella superiore). Lo studio prende in esame Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito nello specifico, considerando per ogni Paese la struttura dell’offerta nel settore delle costruzioni e il sistema di qualificazione delle imprese. Il modello italiano è di tipo am-

Grazie all’innovazione tecnologica oggi è possibile raccogliere dati in tempo reale, integrarli ed elaborarli per controllare e gestire al meglio un prodotto o un processo. Cambia la comunicazione e il modo in cui cittadini, imprese e pubbliche

ministrativo, basato su un sistema normativo ricco e complesso, e si caratterizza per un sistema di qualificazione preventiva obbligatoria ma, a differenza degli altri Paesi europei riconducibili allo stesso modello (quali Spagna, Belgio, Grecia, Portogallo), in Italia la gestione della prequalificazione è privata, mentre in tutti gli altri Paesi è pubblica. In Stati quali Regno Unito e Germania, invece, si opta per il modello di tipo civilistico e Common Law, basato su un sistema normativo stabile e snello in cui prevalgono le guide tecniche, che prevede che siano le stazioni appaltanti a occuparsi della qualificazione delle imprese per ogni singola gara. A distinguersi il modello francese che, benché abbia un ordinamento di tipo amministrativo, adotta un sistema di qualificazione gara per gara operato dalla stazione appaltante che gode di ampia discrezionalità. La tendenza nei mercati più rilevanti dei Paesi a sistema di qualificazione gara per gara (francese da un lato, tedesco e inglese dall’altro) è di programmare e razionalizzare la spesa in opere al fine di generare un risparmio economico e di tempo; responsabilizzare e dare autonomia decisionale alle stazioni appaltanti, cui è affidato il compito di qualificare le imprese; e dare una grande importanza agli elaborati tecnici di gara, essenziali ai fini della qualificazione/selezione delle imprese. In questi mercati la qualificazione preventiva non è obbligatoria ma è di carattere volontario e oneroso per le imprese, può essere svolta da soggetti privati (in Germania e nel Regno Unito limitatamente alla ge-


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La formazione, il timone per un costruito di qualità Lo scenario di selezione delle imprese non può non tener conto dell’evoluzione informativa che le tecnologie della digitalizzazione oggi mettono a disposizione. Grazie all’innovazione tecnologica oggi è possibile raccogliere dati in tempo reale, integrarli ed elaborarli per controllare e gestire al meglio un prodotto o un processo. Cambia la comunicazione e il modo in cui cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni interagiscono tra loro. A questo processo di digitalizzazione, non può che affiancarsi una più estesa consapevolezza del ruolo che la formazione può giocare per garantire un costruito di qualità e un ottimale processo di qualificazione delle imprese. Anche per il rilascio di attestazioni di asseverazione, come specifica la ricerca Cresme, servono specifiche competenze: avanzate conoscenze (maturate in ambito scolastico o lavorativo) che presuppongono una comprensione critica di teorie e principi che riguardano salute e sicurezza sul lavoro nel settore delle costruzioni e i sistemi di gestione; avanzate abilità che dimostrino la padronanza necessaria a risolvere problemi complessi ed imprevedibili nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro nel settore delle costruzioni e i sistemi di gestione; capacità di gestire attività o progetti tecnico/professionali complessi e di assumere responsabilità decisionali nei contesti della salute e sicurezza sul lavoro nel settore delle costruzioni e i sistemi di gestione; capacità di assumere responsabilità di gestire lo sviluppo professionale di persone e gruppi. Tali caratteristiche sono riconducibili al livello 5 dell’Eqf (European qualification framework), sistema riconosciuto dal Parlamento Europeo su cui basare le comparabilità delle qualifiche, dei titoli e dei corsi di studio. Acquisiscono, dunque, un ruolo centrale le scuole tecniche specializzate, in grado di offrire una preparazione specifica. In territorio bresciano, Eseb è diventato in questo senso un punto di riferimento per l’ampia offerta di corsi di formazione di alto livello.

stione delle procedure) o pubblico-privati (in Francia). Lo studio evidenzia come Regno Unito e Germania abbiano poche norme in materia di qualificazione. Nel primo caso, dell’impresa si verificano principalmente la capacità di innovazione progettuale e tecnico esecutiva e la reputazione, in quanto la concorrenza è assicurata da un buon progetto e da documenti tecnico-contrattuali adeguati. Nel secondo caso, il quadro normativo è pressoché lo stesso dal 1936. Tradizionalmente le gare vengono bandite separando la progettazione dall’esecuzione e scorporando le opere per lotti. Oltre il 90% delle gare sono a procedura aperta, senza indicare il valore a base d’asta e il 95-98% degli appalti di lavori sono di importo sottosoglia UE. L’estrema precisione progettuale e la completezza degli atti tecnici di gara costringono gli offerenti a forte concorrenza che provoca una sorta di “autoselezione” anche nelle gare a procedura aperta. Sulla base dei modelli analizzati dalla ricerca, per snellire e rendere più efficiente la qualificazio-

ne delle imprese, il Cresme suggerisce di “Guardare maggiormente agli aspetti tecnici (e non legislativi), imparando dal modello tedesco, e di puntare all’innovazione come fanno gli inglesi, senza però dimenticare il processo evolutivo che ci ha portato ad essere un Paese con un sistema di prequalificazione obbligatoria operata tramite le SOA”. “Sistema — chiarisce l’analisi — che non deve essere abbandonato, ma va senza dubbio migliorato al fine di offrire un efficiente servizio di pre-verifica di requisiti e capacità delle imprese”. Considerando gli elementi di efficienza e semplificazione riscontrati nei sistemi di qualificazione europei analizzati si può dire che per migliorare la qualificazione delle imprese in Italia bisognerebbe: 1. preparare le stazioni appaltanti a svolgere al meglio la loro attività specifica e discrezionale di selezione delle imprese; 2. diminuire il numero di stazioni appaltanti al fine di specializzarne le competenze; 3. dare maggiore importanza al progetto e agli aspetti tecnici e puntare sull’innovazione. gennaio/febbraio/2021

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focus

Intervista a Franco Lazzaroni presidente di General Soa

Nuovi spazi per le società di certificazione per migliorare la qualità di opere e servizi

di Adriano Baffelli

C

ome presidente di GeneralSoa, associazione che annovera le principali realtà del settore della certificazione operanti nel mercato delle attestazioni previste dal Codice dei Contratti, a distanza di vent’anni dalla istituzione di tali società, come considera l’evolversi della loro attività? Una premessa. Il sistema di attestazione degli operatori economici oggi in vigore per i lavori pubblici fu istituito dal decreto del Presidente della Repubblica 34/2000 che completava quanto previsto nel 1994 dalla legge Merloni. Di fronte al fallimento dell’Albo nazionale costruttori, il legislatore ha previsto un sistema di qualificazione privato autorizzato e rigidamente controllato dalla Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici. La Merloni riguardava solo i lavori pubblici che, giova sottolinearlo, rappresentano una fascia minoritaria di spesa della pubblica amministrazione. Nel tempo si sono susseguiti il codice 163 del 2006, col Regolamento 207 del 2010, il codice 50 del 2016 e il decreto-legge 32/19, cosiddetto sblocca cantieri. I codici che hanno sostituito la Mer36

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loni hanno avuto l’ambizione di superare la specificità dei lavori pubblici, normando tutti i contratti pubblici, ma la qualificazione per gli operatori economici è rimasta solo quella per i lavori, non è stata estesa ai servizi e alle forniture. Esiste, quindi, un sistema di qualificazione per i lavori e non per servizi e forniture. Questa dicotomia ha reso l’ambito, soprattutto dei servizi, privo di punti di riferimento certi per la richiesta di requisiti oggettivi e reali da parte delle stazioni appaltanti: valga ad esempio, in questo periodo emergenziale, la mancanza di una qualificazione per le imprese che debbono provvedere alla sanificazione dei locali pubblici: scuole, uffici pubblici e anche strutture sanitarie. Infatti, in questi mesi abbiamo assistito a rapide riconversioni nell’attività di sanificazione da parte di operatori economici che sino a pochi giorni prima svolgevano tutt’altra attività. Ritengo indispensabile che, almeno nell’ambito dei servizi, si proceda all’istituzione di un sistema di qualificazione e che le attuali società organismi di attestazione (Soa) opportu-

namente dotate di maggiori potenzialità patrimoniali e di organico siano sicuramente in grado di gestire. La ricerca del Cresme ha sottolineato come il sistema privato delle Soa faccia risparmiare alla pubblica amministrazione somme annue considerevoli per il capitolo appalti di lavori pubblici, che costituiscono il 20% dalla spesa per servizi e forniture. In questa legislatura i governi che si sono succeduti hanno inteso, con il decreto conosciuto come sblocca cantieri e di recente con il decreto semplificazione, contribuire ad una accelerazione dell’iter di esecuzione delle opere pubbliche, ad una sburocratizzazione ed a un incentivo alla digitalizzazione del-

le opere pubbliche. Questi provvedimenti, quali effetti hanno avuto sulla qualificazione degli operatori economici? Lo sblocca cantieri ha esteso a quindici anni il periodo di osservazione dei requisiti di qualificazione sia di natura tecnico-organizzativa sia di natura economica finanziaria. In pochissimo tempo si è passati da dieci a cinque anni, si è quindi tornati a dieci e poi a quindici. Indubbiamente, la crisi che ha colpito il settore dal 2008 ha reso necessario un intervento. Vale la pena ricordare che, forse, sarebbe stato più opportuno introdurre, relativamente soprattutto ai valori di natura economico-finanziaria, meccanismi di riduzione dei requisiti richiesti,


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Il procedimento di attestazione è farraginoso e potrebbe essere semplificato rendendolo anche più selettivo

mantenendo più breve il periodo di osservazione. Purtroppo, oggi frequentemente gli operatori economici riescono a mantenere le loro classifiche e categorie di attestazione ricorrendo proprio ai requisiti maturati molti anni fa: tutto ciò a volte a discapito della reale consistenza odierna dell’impresa. Per quanto riguarda la semplificazione delle procedure di qualificazione, nulla è stato previsto anche perché dovrebbe o potrebbe essere materia del regolamento — in fase di emanazione — di attuazione del codice, come previsto dallo sblocca cantieri. Vale, però, la pena sottolineare come con l’introduzione dei vari livelli di affidamento diretto o di procedura negoziata

dell’attestazione Soa costituisca l’unico momento di selezione non discrezionale dell’affidatario. Pertanto, sarebbe auspicabile con l’introduzione del fascicolo virtuale dell’impresa in modalità digitale, poter offrire alle stazioni appaltanti non solo la certificazione delle categorie e classifiche di lavori ai quali l’impresa può aspirare, ma anche lo “storico dell’impresa”: la formazione dei requisiti di natura economica e tecnica nel corso dei quindici anni di osservazione. Alcune Soa aderenti a GeneralSoa stanno approntando un prototipo che in questi giorni sarà sottoposto ad Anac e al Mit per offrire in modalità blockchain anche alla pubblica am-

ministrazione informazioni utili per la selezione degli operatori economici, nel rispetto del principio di rotazione. Spesso le imprese lamentano un’eccessiva complicazione dell’iter attestativo. La considera una lagnanza motivata? In tal caso che cosa si potrebbe fare per snellire la procedura di qualificazione, pur nel rispetto della necessaria trasparenza e correttezza? È vero, non possiamo negarlo: il procedimento di attestazione è farraginoso e potrebbe essere semplificato rendendolo anche più selettivo. Una prima considerazione: le Soa effettuano una verifica di tutti i requisiti utili ai fini del raggiungimento della qualificazione presso gli enti pubblici e privati preposti. Ad esempio, i bilanci sono scaricati dai siti delle Camere di commercio, i certificati lavori pubblici dall’osservatorio istituito presso Anac, i lavori privati sono utilizzati, se confermati, dai soggetti emittenti le regolarità fiscali e le regolarità contributive dall’Agenzia delle Entrate e dagli Enti Contributivi le verifiche di ordine generale con l’acquisizione del casellario generale integrale. Malgrado non sia una verifica a campione, ma di tutta la documentazione presentata dall’operatore economico e da quest’ultimo auto dichiarata la sussistenza del requisito, sostanzialmente come nei casi normati per le verifiche a campione. Il legislatore sembra più interessato a cogliere in fallo l’impresa su una possibile autodichiarazione mendace, ad esempio su un vetusto decreto penale, che non sulla sussistenza del requisito. Non dimentichiamo che la struttura aziendale degli operatori dei lavori pubblici è modesta, che la crisi pre-Covid e Covid ha sicuramente contribuito a ridimensionarla ulteriormente e che l’imprenditore deve, soprattutto, saper costruire: attività della quale il Paese ha indubbiamente bisogno. Mi auguro che con l’emanando regolamento, con gennaio/febbraio/2021

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opinioni

l’introduzione del fascicolo virtuale dell’impresa in modalità digitale, e con l’accesso diretto alle banche date della pubblica amministrazione da parte delle Soa, si possa ovviare a questa procedura che oltre tutto genera un notevole aggravio di lavoro e di costi anche per l’Anac. Vorrei, inoltre, soffermarmi su una criticità che sta emergendo in questi tempi e che, se non risolta, sarà a breve deflagrante, soprattutto, per le piccole e medie imprese: dal codice degli appalti del 2016 in poi, per motivi vari, le stazioni appaltanti hanno fatto ricorso e fanno ricorso agli accordi-quadro. Gli importi a base d’asta conseguentemente diventano consistenti e si collocano sulla soglia comunitaria. Infatti, i committenti richiedono una qualificazione complessiva dell’importo che nel corso degli anni intendono eseguire. L’Anac, in un suo comunicato, preoccupandosi dell’esigenza di evitare che il requisito del lavo38

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ro di punta sia la somma di tante piccole lavorazioni, nel 2016 ha stabilito che i certificati esecuzione lavori si riferiscano di fatto alle singole lavorazioni e non al complesso dei lavori eseguiti. Questo comporta e com-

Qualità dell’impresa, qualità delle opere pubbliche, in che cosa il sistema di qualificazione contribuisce? Oggi il sistema di qualificazione è essenzialmente documentale e storico. Già in occasione dei lavori delle Commissioni competenti di La ricerca del Cresme Camera e Senato, in previsione del codice ha sottolineato come il del 2016, emerse la sistema privato delle Soa necessità di una quafaccia risparmiare alla lificazione più risponpubblica amministrazione dente alla consistenza somme annue considerevoli dell’impresa e alla sua per il capitolo appalti capacità operativa. Credo si possa agire, di lavori pubblici considerato il periodo di crisi, con misure premiali ulteriori rispetto agli porterà sempre più nei prossimi attuali parametri richiesti: penanni la perdita, per gli operatori so ad esempio alla solidità paeconomici che hanno eseguito trimoniale legata alla dimensiotali lavorazioni, dei propri imne aziendale, in modo da non porti di qualificazione. L’Anac penalizzare le piccole imprese, sta valutando questa criticità il tasso e la storia infortunistica ma ritengo dovrebbe farsene dell’operatore, l’anzianità d’imcarico anche il nuovo regolapresa, ed ancora, alla valorizzamento.

zione dei lavori più recenti. Ripeto, servirebbero meccanismi premiali e non penalizzanti. Ritengo, alla luce anche del recente decreto semplificazione, che ha notevolmente ridotto l’espletamento delle procedure di gara, che i requisiti reputazionali oggetto in questi anni di un ampio dibattito, debbano essere parte integrante del sistema di qualificazione. L’Ance, in occasione della consultazione da parte della Commissione per il Regolamento, istituito dal ministro De Micheli, aveva presentato, e la filiera di settore l’aveva fatta propria, un’articolata proposta in merito. Indubbiamente il Regolamento che nei prossimi mesi sarà soggetto alle procedure di approvazione previste per i Dpr sarà l’occasione nel mutato periodo emergenziale sarà lo strumento per realizzare l’obiettivo di rendere la qualificazione omogenea e funzionale a migliorare la qualità dell’impresa e delle opere.


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INIZIATIVA DI

DALLA SINERGIA DELLA FILIERA DEL COSTRUITO E DELLE ISTITUZIONI PRENDE FORMA L’INNOVATIVO QUADRANTE SUD-OVEST DI BRESCIA

DAL CAMPUS EDILIZIA BRESCIA NASCE LA CITTÀ DEL FUTURO La filiera del costruito contribuisce a disegnare un modello innovativo di sviluppo, orientato alla sostenibilità. In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo è in atto la riqualificazione del quadrante sud-ovest della città, primo atto

del globale intervento urbanistico e ambientale che rinnoverà Brescia rendendola più attrattiva e competitiva a livello nazionale e continentale.

RINASCIMENTO DIGITAL&GREEN

Partecipano a Campus Edilizia Brescia

con il patrocinio della Camera di Commercio di Brescia


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agevolazioni

Il Superbonus dalla A alla Z Breve vocabolario in ordine alfabetico alla scoperta della maxi-agevolazione di Adriano Baffelli

A

come Agevolazione. Il Superbonus nasce per facilitare e favorire interventi di riqualificazione energetica e sismoresistenti, riconoscendo la detrazione del 110% per i lavori previsti nel decreto Rilancio.

B

come Bonus. Evidente l’intento del legislatore di offrire un’interessante occasione ai proprietari degli immobili, con il dichiarato obiettivo di favorire la riqualificazione dell’esistente e di abbattere le emissioni nocive.

C

come Cessione del Credito. Si può considerare una delle opportunità che, nella quasi totalità dei casi, rende fattibile l’applicazione del vantaggio fiscale, cedendolo all’impresa incaricata dell’intervento, a una banca, o a una società finanziaria.

D

come Detrazione. Il provvedimento, contenuto nel decreto Rilancio, prevede una percentuale elevata, ovvero sino al 110% dei costi legati all’intervento di riqualificazione, dell’aliquota di detrazione delle spese sostenute.

E

come Edilizia. Il Superbonus 110% evidenzia il ruolo centrale, nell’economia e nella società, del settore edile, particolarmente rilevante per contribuire a creare abitazioni, uffici, agglomerati urbani e città, migliori.

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F

come Filiera. Insieme all’edilizia l’intervento risulta rilevante per l’ampia filiera del costruito, ad ulteriore conferma di quanto sia strategico il settore edile.

G

come Green. Gli interventi propiziati dal provvedimento in esame rappresentano un concreto adeguamento alle indicazioni di una maggiore sostenibilità ambientale, programmate dall’Unione Europea.

H

come Home sweet home. Già, le nostre abitazioni possono essere migliorate e trasformate in ambienti ancora più confortevoli e sicuri.

I

come Immobili. Quelli italiani sono in buona parte obsoleti, soprattutto dal punto di vista energetico. L’attenzione posta negli ultimi anni a sostenibilità e risparmio energetico ben si sposa con la filosofia del Superbonus.

L

come Lavori. Lavori in corso, in molte abitazioni, in tanti condomini, e anche in Parlamento, dove il provvedimento inziale, che prevedeva la durata del Superbonus solo sino al 31 dicembre 2021, è stato prolungato al 2022.

M

come My Bonus Brescia. Con lungimiranza e tempestività, Ance Brescia, in collaborazione con Pwc e WeProject, ha allestito un efficace portale sul Superbonus 110%, al servizio di imprese e privati. Uno strumento che rende più facile accedere all’agevolazione.

N

come Next Europe Eu. Data la coerenza tra le finalità dei due strumenti e che parte del poderoso stanziamento economico europeo potrà essere utilizzato per l’applicazione del Superbonus, sarebbe opportuno che lo stesso fosse prorogato non solo al 2023, ma almeno sino al 2025.


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O

R

U

P

come Riqualificazione. Il Superbonus contribuisce a rendere più evidente il nuovo corso del mondo del costruito. In particolare, è sempre più chiaro che l’obiettivo non è edificare in nuove aree, ma principalmente sistemare l’immenso patrimonio esistente, migliorandolo considerevolmente.

S

come Sismabonus. Il provvedimento prevede un’agevolazione fiscale del 110% per condomini e persone fisiche che effettuano interventi di messa in sicurezza antisismica o di demolizione e ricostruzione sugli immobili situati in zona 1, 2 e 3 per renderli più sicuri.

V

T

Z

come Occasione. Davvero un’occasione straordinaria per le famiglie, quindi per le imprese e per la collettività. Si possono realizzare subito interventi altrimenti solo ipotizzati o rinviati nel tempo. Un’occasione da cogliere.

come Post-lockdown. Piace pensare che ci lasceremo alle spalle il terribile periodo all’insegna dei problemi economici legati al lockdown anche grazie al Superbonus 110%.

Q

come Qualità. Intervenire sui fabbricati favorisce una migliore Qualità della vita singola e collettiva. Così come di Qualità debbono essere i fornitori di servizi e i protagonisti degli interventi edili. Diversamente appare difficile, se non impossibile, poter usufruire del Superbonus.

come Trainanti e Trainati. I primi, ad esempio isolamento termico e la sostituzione impianti di riscaldamento, possono accedere direttamente al Superbonus, mentre i secondi, ad esempio installazione di pannelli solari e di sistemi di accumulo integrati, soltanto se effettuati congiuntamente a un intervento trainante.

come Unità immobiliari. Sono solo due le unità immobiliari che possono essere oggetto di interventi da parte di contribuenti nella veste di persone fisiche, che si avvalgono del Superbonus. Limitazione che non si applica alle spese sostenute per gli interventi effettuati sulle parti comuni dell'edificio. come Vecchia caldaia. Il Superbonus consente anche di sostituire gli impianti di riscaldamento invernale, mandando in pensione la vecchia caldaia per installarne ad esempio una a condensazione, sino all’importo di 30mila euro per singola unità immobiliare. come Zero costo. Magari proprio zero non sarà, ma certo è un’opportunità enorme per le famiglie e per i condomini per effettuare interventi, anche considerevoli, spendendo cifre contenutissime e cedendo il credito fiscale rimanente, oppure scontandolo nelle proprie dichiarazioni dei redditi. gennaio/febbraio/2021

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PA R T N E R

www.mybonusbrescia.it La piattaforma per imprese, famiglie, condomìni e aziende che rende semplice utilizzare il Superbonus 110%

ANCE Brescia Collegio dei Costruttori Edili di Brescia e provincia via Ugo Foscolo, 6 | 25128 Brescia tel. 030 399133 | fax 030 381798 info@ancebrescia.it | www.ancebrescia.it


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ONLINE LA NUOVA PIATTAFORMA

Ance Brescia lancia My Bonus Brescia È online la piattaforma digitale, nata in collaborazione con PwC TLS, che mette in contatto il privato interessato a svolgere lavori ammessi dal Superbonus 110% con le imprese edili del territorio

My Bonus Brescia non offre solo la possibilità di trovare imprese qualificate per realizzare i lavori ammessi dal Superbonus, ma mette a disposizione anche una serie di servizi specialistici per aiutare a cogliere le agevolazioni e gli incentivi fiscali come: consulenza gratuita per valutare l'accesso, gestione della pratica presso gli Enti preposti, gestione del credito, assistenza su procedure, raccolta dati e pagamenti.

e nuove agevolazioni fiscali sono un’opportunità non solo per il rilancio del settore, ma per l’intera comunità. Consapevoli della rilevanza di questo strumento, il team di Ance Brescia ha lavorato intensamente per offrire un servizio rivolto alle imprese, ai professionisti e ai cittadini — ampiamente descritto nella sua struttura e nei suoi obiettivi nel precedente numero di questa rivista —, che permetta di cogliere e massimizzare i benefici concessi dal Superbonus, con il fine di migliorare il patrimonio qualitativo edilizio dal punto di vista della sismoresistenza e del risparmio energetico. “Siamo soddisfatti e felici di poter aprire l’anno con una buona notizia, che porta beneficio non solo al settore edile, grazie al rilancio dell’economia del territorio, ma anche alla cittadinanza. Una dimostrazione

del costante impegno profuso da Ance Brescia a sostegno delle imprese edili, per rispondere prontamente alle necessità e alle opportunità presenti”, sostiene il presidente di Ance Brescia, Massimo Angelo Deldossi. La provincia bresciana presenta un parco immobiliare vetusto in cui quasi 85mila immobili sono stati costruiti prima del 1969, mentre oltre la metà dei 230mila edifici residenziali presenti è stato edificato prima del 1980. Le potenzialità in termini di intervento sono ampie e non favorisce solo la categoria dei costruttori, ma è uno strumento per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini. Per questo Ance Brescia è più che mai determinata a fare la sua parte, diventando un punto di riferimento attraverso l’adozione di soluzioni smart e innovative. “La nostra collaborazione con Ance Brescia ha come obiettivo quello di supportare le imprese nella complessa attività di preparazione e controllo del set documentale associato al Superbonus 110% - ha dichiarato Giovanni Marano, partner di PwC TLS. Si tratta di un supporto che aiuta le imprese nelle delicate interlocuzioni con le autorità e con gli altri soggetti coin-

volti (banche, assicurazioni, fornitori, clienti ecc.)”. L’Associazione si è affidata all’esperienza di un partner di livello internazionale come Pwc, per dare vita a My Bonus Brescia. Una piattaforma online capace di trasporre in versione digitale quelli che sono i reali servizi offerti da Ance Brescia, beneficiando del know how acquisito negli anni di rappresentanza del settore del costruito e affidandosi all’expertise dei propri specialisti in grado di dare supporto non solo alle imprese associate, ma anche a tutto il sistema e alla comunità. Attraverso la compilazione di un form presente sul sito mybonusbrescia.it, il privato indica le caratteristiche dell’intervento edile che intende eseguire. La piattaforma presenta quindi le imprese che hanno aderito all’iniziativa registrandosi sul portale e fra queste il privato può scegliere con quali approfondire la trattativa. L’impresa non dovrà fare altro che registrarsi in modo da essere contattata attraverso il network e così acquisire nuove commesse di lavoro. Grazie alla semplicità del suo utilizzo si potrà allargare la platea di possibili fruitori delle nuove agevolazioni, offrendo un supporto concreto per la riqualifica del territorio bresciano. gennaio/febbraio/2021

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superbonus

Superbonus e Impresa di Costruzioni A cura di Angelo Luigi Camillo Ciribini, eLux Lab, Università degli Studi di Brescia

A

proposito delle misure relative al cosiddetto 110%, le implicazioni sono molteplici, oltreché soggette a continue e successive interpretazioni, ma, a prescindere da ogni altra questione, sul piano operativo, merita una riflessione il ruolo che dovrebbe essere assunto dall’impresa di costruzioni nei confronti della programmazione della commessa e della gestione della catena di fornitura. Anzitutto vale la pena di ricordare che, qualora l’intervento trainante fosse, ad esempio, quello relativo al cosiddetto cappotto (Etics), gli interventi trainati dovrebbero essere svolti all’interno della finestra temporale di svolgimento del primo. Il che significa che l’impresa di costruzione può recitare la parte del soggetto che non solo coordina la propria catena di fornitura, ma che mette anche a sistema attori imprenditoriali (e professionali) eterogenei, a titolo esemplificativo, dai serramentisti agli installatori di caldaie. Potrebbe, peraltro, darsi anche il caso opposto, nel quale l’impresa di costruzione dovrebbe sottostare alle tempistiche e alle logistiche degli installatori. Ecco allora che si pongono due tematiche specifiche, oltre al rapporto che le imprese di costruzione dovranno intrattenere con il mondo professionale, tecnico e non tecnico: 1. la (ri)configurazione della catena di fornitura; 2. la interazione con altre culture e specializzazioni imprenditoriali. Nell’ottica del primo punto, occorre domandarsi, anzitutto, se sia possibile im44

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maginare di stabilire accordi quadro a livello territoriale, che eventualmente coinvolgano più imprese (anche senza parlare di consorzi o di gruppi di acquisto), indirizzati ai produttori e ai distributori. Si tratta di una tematica controversa, poiché, in pratica, molto spesso le soluzioni reticolari non hanno retto alla prova dei fatti e, al contempo, una eccessiva dipendenza e rigidità contrattuale di determinati produttori o distributori potrebbe porre in difficoltà il versante delle imprese di costruzioni.Si pone, tuttavia, in previsione di un forte fabbisogno di manodopera e di materiali, dal periodo primaverile, l’interrogativo sulla capacità di farvi fronte da parte delle imprese di costruzioni, sempre che non subentrino proroghe oltre i termini temporali attualmente previsti e che, ancor prima, le emergenze pandemiche legate allo smart working non pregiudichino l’accesso agli atti amministrativi storici che pubbliche amministrazioni scarsamente digitalizzate non abbiano ancora provveduto a dematerializzare. Per questa ragione, è importante che le imprese di costruzioni, a livello di rappresentanza, come già stanno facendo, sollecitino, se possibile, gli sportelli unici dell’edilizia privata e che intrattengano una riflessione strategica comune con le amministrazioni locali a proposito dei Piani di azione per l’energia sostenibile (Paes). In ogni caso è evidente che, soprattutto digitalmente, sarebbe auspicabile, o quanto meno possibile, immaginare


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La necessità di coordinamento che l’impresa di costruzioni può effettuare fa sì che, a partire dalle metodologie di pianificazione e di programmazione, all’interno dei complessi e molteplici flussi di lavoro inerenti al cosiddetto 110%, una sorta di funzione da contraente generale possa profilarsi, in alternativa alle multiutility, per la fascia alta del mercato, e alle reti spontanee di professionisti e di artigiani, per il segmento inferiore

piattaforme collaborative di transazione commerciale tra reti di produttori o di distributori e di imprese di costruzione, legate alla capacità di regolare i flussi, che si suppongono consistenti, di materiali e di componenti riferiti alla riqualificazione energetica e al miglioramento sismico. Al contempo, se si volesse adottare un’ottica digitale avanzata, sarebbe possibile immaginare di costituire un digital marketplace, supportato da una piattaforma dedicata, tanto più che i dispositivi legati al Superbonus prevedono il ricorso ai Criteri ambientali minimi (Cam), che, a loro volta, evocano la tematica dell’economia circolare. All’interno di questo scenario si potrebbe comprendere in che misura la modularità dei componenti, tanto più entro un ecosistema digitale, potrebbe essere sfruttata, tenendo in conto la possibilità che la misura legislativa generi una situazione in cui la Domanda, nei prossimi mesi, superi l’Offerta. Ovviamente la specificità, ad esempio, del singolo immobile esistente e la natura del sistema di isolamento termico esterno non consente di prevedere soluzioni estese di prefabbricazione, però forme di razionalizzazione potrebbero essere prati-

cabili, a partire dai rilievi e dalle diagnosi iniziali, più o meno digitali, sempre computazionali. Non è necessario evocare in questa occasione il Building information modeling (Bim) per immaginare che si possano utilizzare dati strutturati al fine di conseguire economie di vario genere, ottimizzando i flussi informativi e potenziando i meccanismi decisionali all’interno di ciascuna impresa o tra diverse imprese. La necessità di coordinamento che l’impresa di costruzioni può effettuare fa sì che, a partire dalle metodologie di pianificazione e di programmazione, all’interno dei complessi e molteplici flussi di lavoro inerenti al cosiddetto 110%, una sorta di funzione da contraente generale possa profilarsi, in alternativa alle multiutility, per la fascia alta del mercato, e alle reti spontanee di professionisti e di artigiani, per il segmento inferiore. Il che richiede tuttavia una migliore integrazione con la cultura imprenditoriale impiantistica, legata pure alla building automation. Di conseguenza il tema di fondo è, in primo luogo, valorizzare il ruolo dell’impresa di costruzione strutturata che, a prescindere dal grado di innovazione dei processi esecutivi e dei prodotti utilizzati, sia in grado di

esercitare uno stretto controllo sulla qualità, quantità e tempistica delle proprie attività cantieristiche. È possibile forse immaginare, perciò, di concepire a livello territoriale una sorta di sala di controllo geo-spaziale (a iniziare dal Geographical information system di cui le amministrazioni locali si servono già per mappare gli Ape) delle attività in essere relative alle misure della detrazione di imposta e della cessione del credito fiscale, che offra una visualizzazione immediata del grado di coordinamento delle azioni imprenditoriali, a iniziare dalla piattaforma digitale Check. A proposito della funzione di contraente generale resta, tuttavia, la delicata questione inerente al rapporto di indipendenza che dovrebbe sussistere da parte della componente libero professionale riguardo a quella imprenditoriale. In tal senso si ricorda una recente presa di posizione della Rete delle professioni tecniche al riguardo: la relazione tra professione e imprenditorialità dovrebbe, nei fatti, trovare una corretta composizione, altrimenti il pacchetto completo potrebbe essere appannaggio delle sole multiutility, a cui eventualmente si sommerebbero le società di auditing. Vi è, infine, l’opportunità di far traguardare ai committenti, individuali e condominiali, già clienti di istituti di credito, di compagnie di assicurazione, di multiutility, oltre alla dimensione immediata dell’intervento puntuale sull’immobile, la prospettiva di servizio legata al ciclo di vita del cespite fisico, eventualmente supportata digitalmente, come nel caso della piattaforma Elisir, per fidelizzare il cliente. In definitiva, vi è l’opportunità, da un lato, di recuperare credibilità e reputazione presso il mondo finanziario e, da un altro canto, di porsi alla clientela in maniera innovativa, da cultura industriale attenta al manufatto come dispositivo di erogazione di servizi, sul medio e lungo termine. gennaio/febbraio/2021

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Covid-19

Imprese e lavoro: il conto salato del Covid-19 Una panoramica sull'anno trascorso, che segna una parentesi difficile per il tessuto economico bresciano.

I

n attesa del bilancio definitivo, il “made in Brescia” archivia un 2020 indimenticabile in senso negativo: un anno pessimo per le imprese del territorio, come ampiamente previsto, considerata la crisi mondiale scatenata dall’emergenza Covid-19 che ora si sta combattendo con l’arma del vaccino. E pure il 2021 viene prospettato incerto, con i primi sei mesi che non saranno

brillanti non solo per Brescia, ma per tutta l'Europa come emerso da autorevoli analisi imprenditoriali. Un quadro pesante, quello “dipinto” dallo scorso esercizio, riassunto dalle elaborazioni dei dati Istat, iniziando da quelle relative alla produzione industriale attesa in calo in doppia cifra su base annua, tra il 10% e il 15%. Nubi dense dopo un terzo trimestre

2020 in frenata “solo” del 14% sullo stesso periodo del 2019. E il segno meno continua a distinguere anche i risultati realizzati all’estero: nei nove mesi dell'anno da poco concluso le vendite oltre confine delle imprese del territorio si attestano oltre quota 10,64 miliardi di euro, con un rallentamento anche in questo caso del 14% nel raffronto con il volume d’affari (12,384 miliardi di euro)

registrato sui mercati stranieri tra gennaio e settembre 2019. Solo in Germania il “made in Brescia” perde 473 milioni di euro. Per quanto riguarda le importazioni, nel terzo trimestre 2020 si posizionano a 1,801 miliardi di euro un dato in linea con quanto registrato a fine giugno. A livello cumulato gli acquisti dall’estero dell’anno (a fine settembre) superano i 5,649 miliardi di euro, con una riduzione di quasi il 18% sull'analogo periodo dell'esercizio precedente. Il saldo commerciale si posiziona a 5 miliardi di euro con una riduzione del 9,3% su settembre 2019. Il fatturato delle aziende industriali bresciane si caratterizza per un segno negativo, ma in miglioramento guardando al periodo più acuto della crisi: tra gennaio e settem-

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Covid-19

bre 2020 la flessione è del 9% confrontato con dodici mesi prima, contro il -19% registrato nel primo semestre. In uno scenario non privo di incognite, il comparto bresciano delle costruzioni si inserisce mostrando ancora numeri di rilievo: quelli disponibili (e aggiornati a inizio 2019) indicano in oltre 2.800 le imprese attive censite in Cassa edile con più di 18 mila operai occupati (considerando l’indotto il totale della forza lavoro sale a 40 mila unità). Anche il settore, comunque, è costretto a mostrare le conseguenze provocate dalla pandemia da Coronavirus: la produzione, dopo un avvio di 2020 convincente, con incrementi, rispettivamente, dell’8,4% e dell’1,1% a gennaio e febbraio su base annua, mostra una repentina frenata, che tocca il culmine in aprile con un 68,9% tendenziale. Da maggio inizia una progressiva fase di ripresa che, in base agli aggiornamenti disponibili, a luglio si avvicina alla parità. Ciò non toglie che nei sette mesi dello scorso esercizio anche l’edilizia è stata costretta a pagare un conto pesante al Covid, con una riduzione media in termini di attività pari al 12,1% sul corrispondente periodo del 2019. Il 2020 a livello provinciale mette in evidenza anche altri dati destinati a non passare inosservati. Iniziando da quello relativo alla Cassa integrazione. Il quadro aggiornato allo scorso novembre fa emergere un’ulteriore accelerazione del ricorso all’ammortizzatore sociale in un anno già 48

In un contesto territoriale alle prese con diverse incertezze, non mancano le ripercussioni pure sul fronte dell’occupazione: il terzo trimestre del 2020 viene salutato con un calo, su base annua, del 29%.

senza confronti. Il penultimo mese dell’anno è caratterizzato da 6,277 milioni di ore — quasi 150 mila ore nell’edilizia — di Cassa autorizzate dall’Inps alle aziende del territorio, quasi 2 milioni in più su ottobre e con un incremento del 316,92% su base annua. Ancora più impressionante il raffronto con il totale delle ore concesse negli undici mesi dell'anno: se nel 2019, a fine novembre, il dato Inps a livello provinciale si attesta a 6,457 milioni di ore, poco più di quelle del solo novembre 2020, nello scorso esercizio il totale del periodo schizza a 88,175 milioni di ore con un incremento del 1.168,27%. Segnali timidamente confortanti, invece, dal fronte dei fallimenti. Anche

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se non bisogna cadere nella tentazione di valutare con eccessivo entusiasmo una frenata “condizionata”. Il 2020 va in archivio con un calo delle società arrivate al capolinea in provincia di Brescia: come certificato dalla sezione specializzata del Tribunale territoriale,

l'anno si chiude con 198 procedure definite — in diversi casi anche riferibili ad aziende del comparto costruzioni/immobiliare — contro le 262 di dodici mesi prima (24,42%). L’andamento inverte nuovamente la tendenza al ribasso, considerato che il 2019 è stato

salutato con una crescita del 6,5% sul 2018 a sua volta in lieve incremento sul 2017. In precedenza, si è registrato un triennio in discesa subito dopo il record (in negativo) segnato nel 2014 con ben 392 ditte finite “ko”. L'anno da poco concluso, come sottolineano alcuni osservatori, “sarebbe sicuramente incoraggiante in una situazione di normalità”. Non va dimenticato che anche l'attività del palazzo di giustizia ha dovuto fare i conti con gli effetti connessi all'emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19. In un contesto territoriale alle prese con diverse incertezze, non mancano le ripercussioni pure sul fronte dell’occupazione. Una prima conferma, in questo caso, arriva dai numeri — dell’Osservatorio Confindustria Brescia - Agenzie per il Lavoro — che riassumono le richieste di lavoratori in somministrazione avanzate dalle aziende: il terzo trimestre del 2020 viene salutato con un calo, su base annua, del 29%. La contrazione è inferiore a quella emersa nel trimestre precedente (-54%), ma tuttavia non fa altro che confermare i problemi scatenati anche nel bresciano da un’emergenza sanitaria di portata mondiale.


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incontri

Federica Brancaccio CON LA PRESIDENTE DI FEDERCOSTRUZIONI IL PUNTO SULL’EDILIZIA IN ITALIA. SUPERBONUS, GIOVANI, RIGENERAZIONE URBANA E DEFINIZIONE DI PIANI STRATEGICI NAZIONALI PER IL COSTRUITO: I TEMI SU CUI PUNTARE PER FAR CRESCERE IL SETTORE.

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Federcostruzioni Digitalizzazione e innovazione per rendere eccellenti le imprese e aumentare la competitività di Adriano Baffelli

Federica Brancaccio divide principalmente il suo dinamismo e la sua creatività sull’asse tra Napoli e Roma. All’ombra del Vesuvio, nella mediterranea sfolgorante bellezza che sanno regalare le città di mare e che in particolare connota l’elegante e intrigante Napoli, rimasta capitale in molte sue espressioni, guida l’Associazione costruttori edili Napoli, con sede nello storico Palazzo Partanna, in piazza dei Martiri, un pugno di passi da Riva di Chiaia, dalla Villa comunale e da Castel dell’Ovo. Nella Città eterna presiede Federcostruzioni, associazione nata in seno a Confindustria, in stretta sinergia con Ance, che si articola in cinque filiere produttive: costruzioni edili e infrastrutturali; tecnologie, impianti e macchinari afferenti alle costruzioni civili; materiali per le costruzioni; progettazione. La intervistiamo proprio nella veste di presidente di Federcostruzioni.

Dottoressa Brancaccio, dall’interessante osservatorio garantito dalla presidenza di Federcostruzioni, qual è la fotografia del costruito italiano? Si tratta di un costruito molto vecchio, se non addirittura antico. Osservando gran parte delle realizzazioni risulta evidente la contraddizione tra l’esistente e le potenzialità che il settore nazionale delle costruzioni esprime, con grandissime eccellenze che non sono in molti casi utilizzate. Mi riferisco alla capacità costruttiva e realizzativa dei nostri imprenditori e delle loro maestranze, e allo stesso tempo anche alle tecnologie innovative e ai materiali all’avanguardia dei quali disponiamo. Insieme alla presidenza di Federcostruzioni ricopre il ruolo

di presidente dell’Associazione costruttori edili di Napoli e provincia (Acen), ed è la prima donna ad avere tale responsabilità. Come descrive l’impegno legato alla guida di un’associazione imprenditoriale? L’impegno è praticamente a tempo pieno, soprattutto considerando la profonda crisi che ha travolto il settore dal 2008 in poi. Non nascondo una certa frustrazione provata in alcuni frangenti legata al fatto che nonostante il massimo impegno non si riesce sempre a risolvere i tanti problemi che attanagliano le imprese. Sono grata a questa esperienza che mi ha costretto ad approfondire temi che diversamente non sarebbe stato per me possibile conoscere. Di sicuro ho ricevuto più di quanto ho dato.

A che punto siamo in Italia con la digitalizzazione nell’edilizia e più in generale nella filiera del costruito? Siamo indietro, come lo è l’agricoltura: non solo noi, anche all’estero si sconta questo divario, soprattutto nei processi dove si sconta grande arretratezza anche per la micro-dimensione delle imprese, che non consente investimenti in ricerca e sviluppo. Credo che a questo proposito si sconti un deficit in parte legato anche alla mancanza di adeguati interventi della politica, delle istituzioni. Non hanno fatto il necessario per favorire la diffusione dell’industria 4.0, che ha avvantaggiato soprattutto la manifattura industriale, meno gli altri settori. Oggi ci stiamo svegliando e recuperando terreno, riprendendo lo slancio del 2015, quando lanciammo InnovAnce (prima piattaforma nazionale per il Bim ndr). Forse era troppo presto, per certi versi, rimanemmo successivamente fermi e fummo scavalcati. Federcostruzioni è impegnata con determinazione su questo versante ed è sulla buona strada, ad esempio contribuendo alla realizzazione della piattaforma digitale della filiera delle costruzioni. Perché incrementare la digitalizzazione anche nell’edilizia è fondamentale, non solo per ridurre i costi per le imprese? Non è tanto una questione di riduzione dei costi per le imprese. Durante un recente webinar su Metabuilding, uno dei progetti innovativi che stiamo seguendo, gennaio/febbraio/2021

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incontri

Laureata in Lingua e letterature moderne, è costruttore di seconda generazione. Vanta una lunga esperienza associativa: oggi è presidente di Federcostruzioni e dell’Associazione costruttori edili di Napoli (Acen) oltre che componente del Consiglio generale dell’Ance. È stata

emergeva con chiarezza che non dobbiamo digitalizzarci per far crescere la dimensione delle aziende. Non dobbiamo snaturarci ma piuttosto, anche attraverso la digitalizzazione, diventare eccellenza. Dobbiamo favorire una crescita che divenga un valore economico per la collettività e per il Paese. Consideriamo che abbiamo di fronte a noi un enorme margine di recupero della competitività delle Pmi e del Sistema Paese, rappresentato da circa un 20% che possiamo recuperare. Presidente Brancaccio, qual è la sua posizione in tema di rigenerazione urbana? È un tema che impone delle riforme strutturali perché procediamo con norme, leggi e regolamenti del 1942, del 1968. Non dobbiamo avere paura di parlarne, non si tratta di cementificazione ma di tutt’altro. Ad esempio, di far sì che l’ambiente, borghi, quartieri, siano al passo con i veloci cambiamenti in atto nella società, intervenendo ad esempio sugli edifici energivori. Il Superbonus 110% è uno strumento adeguato e utile al settore delle costruzioni? È una misura che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, con alcune problematiche non da poco, vedasi il tempo limitato di applicazione. Sia chiaro, non può essere certo strutturale ma nemmeno terminare a fine 2021 come previsto in origine e convince poco il nuovo termine che in molti casi significa giugno 2022. Soprattutto si deve considerare il tremendo impatto 52

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della pandemia sul 2020, e vedremo per quanta parte del 2021. Con conseguenze anche indirette, ad esempio sulla pubblica amministrazione che presenta ulteriori ritardi nel rilascio di documenti. Si consideri anche la difficoltà legata alle decisioni, lunghe e complesse, per gli interventi nei condomini. Se vogliamo realmente riqualifica-

anche vicepresidente (con delega alle Relazioni industriali e agli Affari sociali) e tesoriere dell’Acen, oltre che componente della Giunta esecutiva e del Consiglio direttivo della stessa Associazione. Sin dalla sua costituzione, ha ricoperto numerosi incarichi nel Gruppo Giovani imprenditori

re il nostro vetusto patrimonio, l’85% del quale sorto prima che entrassero in vigore le norme sismiche ed energetiche, servono tempi ben più lunghi. Non dimentichiamo, inoltre, che è difficile intervenire su un tessuto, sia urbano sia sociale, tutt’altro che facile. E per finire, molte persone ancora non ci credono.

Dobbiamo metterci in gioco in prima persona e portare la nostra testimonianza diretta. Servono iniziative e una forte e continua sensibilizzazione. Dobbiamo far capire che lavorando bene miglioriamo la qualità della vita. Il nostro è il lavoro più bello del mondo, se ce lo lasciano fare.

edili della provincia di Napoli. Dal 1995 è legale rappresentante della Brancaccio Costruzioni Spa, che opera su tutto il territorio nazionale ed è specializzata in opere pubbliche. È anche legale rappresentante e componente del Cda di numerosi consorzi e società consortili.

Il Superbonus è utile anche per i cittadini e per la collettività? Certamente, più che utile è necessario, soprattutto in taluni territori degradati. E il degrado porta degrado: gli interventi di riqualificazione favoriti dal provvedimento, dovrebbero essere accompagnati anche da un deciso intervento sociale e culturale. Qual è la percezione di Brescia, osservandola dalla sua Napoli? Deve sapere che io, la prima volta che ho messo piede a Brescia fu nel 1977 o nel 1978 e scoprii il teleriscaldamento, respirai l’innovazione. La mia percezione di Brescia, così come di tutta la Lombardia, è anzitutto quella di una realtà avanzata, anche per quanto riguarda le leggi urbanistiche e i Piani re-


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Da sinistra a destra: Gabriele Buia Presidente ANCE, Federica Brancaccio Presidente ACEN e Francesco Tuccillo. Nella pagina precedente: Federica Brancaccio con il Presidente Anci.

golatori. E mi chiedo perché noi non riusciamo ad avere lo stesso passo! Eppure, non siamo meno preparati. E quale idea si è fatta dell’edilizia della nostra provincia? Direi che è forte la percezione della capacità degli imprenditori del settore, che possono esprimersi al meglio anche perché c’è un sistema amministrativo e un ambiente sociale ed economico decisamente meglio organizzato. Quale impatto avrà sulla filiera del costruito il Covid 19? Ci colleghiamo ancora agli aspetti generali legati all’urbanistica, alla legislazione... Senza dubbio il Covid ha comportato e comporterà delle conseguenze. Pensiamo al fenomeno della rapida diffusione dello smart working applicato da molte realtà. La conseguenza è che ci saranno, inesorabilmente, molti spazi prima destinati ad uffici e servizi che saranno da riconfigurare, da convertire, ma sappiamo quanto possa risultare complesso e difficile ottenere un cambio di destinazione d’uso. Sul versante casa i dati indicano che è già cambiato il mood: si cercano

molti operai impiegati in un’azienda manifatturiera. Peccato che i ragazzi non lo percepiscono, per molti motivi. Si sconta anche lo stereotipo con il quale viene dall’esterno presentata e considerata la categoria, considerando lavoro nell’edilizia La mia percezione di Brescia, ilmeno tutelato e stacosì come di tutta la bile. Mi lasci dire Lombardia, è anzitutto quella che uno dei grandi di una realtà avanzata, anche problemi è che, sul versante delle figuper quanto riguarda le leggi re tecniche del urbanistiche e i Piani comparto, a seguito regolatori. E mi chiedo della grande crisi perché noi non riusciamo iniziata all’alba dello scorso decennio, si ad avere lo stesso passo! è persa una generaEppure, non siamo meno zione, soprattutto preparati. perché molto lavoro è venuto meno. Davvero un grande problema, Perché i giovani non si avvicise il Paese riparte, mancherannano all’edilizia? no molte figure. Dobbiamo inSecondo me perché c’è stato un tervenire, anche favorendo il rilungo periodo nel quale l’opetorno di alcune figure collocate raio edile era solo il manovale, recentemente in pensione. visto dall’esterno come una figura che operava in condizioni Cosa si deve e si può fare per diminuire questa distanza tra sfavorevoli. Soprattutto se comparato con l’operaio attivo algiovani e edilizia? l’interno di una fabbrica. EppuPersonalmente ho la fissa che re, l’operaio edile non è soggetnoi dobbiamo andare nelle scuole medie, ininterrottamento all’alienazione che colpisce abitazioni più grandi, con più servizi, con spazi aperti, angoli di verde, terrazzi. Cambiamenti che pare siano in gran parte destinati a rimanere strutturali, con sfide, opportunità e rischi da affrontare.

te. Dobbiamo metterci in gioco in prima persona e portare la nostra testimonianza diretta. A Napoli lavoriamo molto con le scuole e sulla base di tale esperienza dico che serve un lavoro continuativo ed approfondito. Deve essere coinvolto il gruppo Giovani. Servono iniziative e una forte e continua sensibilizzazione. Dobbiamo far capire che lavorando bene miglioriamo la qualità della vita. Il nostro è il lavoro più bello del mondo, se ce lo lasciano fare. Dottoressa Brancaccio, possiamo dire che al Paese, fra il resto, servirebbe un Piano per la casa? Sostengo ovunque, I have a dream, un Paese civile che vuole crescere e migliorare si vede dalla scuola, dalla sanità, dall’edilizia pubblica e agevolata. Anzitutto dovrebbe essere considerato un tema di grande valenza culturale e sociale. Ogni volta che mi trovo davanti a un ministro non perdo occasione per dire che le migliori menti, i migliori progettisti dovrebbero essere impegnati per realizzare abitazioni di edilizia popolare. Ricordo la commozione che provai trovandomi ad Ivrea di fronte alle case operaie volute da Adriano Olivetti, progettate da grandi architetti, quando accompagnai dei ragazzi vincitori di un concorso. Dovremmo guardare agli esempi internazionali, al Grand Parc Bordeaux, Progetto vincitore per l’edilizia collettiva dell’EU Mies Award 2019. Per la definizione dei piani strategici nazionali e in particolare gennaio/febbraio/2021

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incontri

La proficua collaborazione ci ha consentito di partecipare ai Bandi europei, diversamente non sarebbe stato possibile. La nostra organizzazione garantisce un valore aggiunto di livello prospettico.

per il Next Generation Eu, il Governo ha coinvolto Federcostruzioni? Ad oggi non c’è stato nessun coinvolgimento. Come Federcostruzioni e Ance abbiamo presentato la nostra articolata proposta al Mise per la digitalizzazione dell’intera filiera. La Piattaforma digitale nazionale da noi proposta è una soluzione immediata per rispondere con efficacia alle richieste dall’Unione europea per rendere concreto il Recovery Fund. È una soluzione condivisa dalla Filiera delle costruzioni con l’esecutivo per cogliere l’opportunità di presentare in Europa un innovativo piano per la ripresa. Un Progetto che, inserito nel programma di riforme e di investimenti 2021-2023, permetterà al Paese di agire in sinergia con le priorità europee sostenute dal Next Generation EU: per l’Italia, transizione digitale, sostenibilità ambientale e maggiore efficienza della pubblica amministrazione. Qual è il valore aggiunto che Federcostruzioni garantisce alle imprese edili? Per prima cosa, rappresenta realmente una possibilità di creare rete, è un osservatorio e un luogo di scambio. Aspetti non così scontati e diffusi. Non eravamo abituati a parlarci tra attori diversi della filiera. La rappresentanza politica è mantenuta dalle varie sigle del sistema. La proficua collaborazione ci ha consentito di partecipare ai Bandi europei, diversamente non sarebbe stato possibile. In Europa c’erano varie piattaforme digitali ma non era presente 54

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quella dell’edilizia. La nostra organizzazione garantisce un valore aggiunto di livello prospettico. È impegnata nel realizzare iniziative che ogni singola realtà, presa dallo specifico del proprio settore, non riuscirebbe singolarmente a sviluppare. È il caso di questa fase, che ci vede molto impegnati nella realizzazione della già citata piattaforma. Nota delle differenze tra le altre nazioni e l’Italia per quanto concerne la burocrazia e le strutture organizzative delle singole imprese? Registro che da noi il sistema penalizza anche i migliori. Si legifera sulla base della presunzione di colpevolezza, probabilmente anche per il peso indi-

retto di fenomeni sociali esterni alle imprese. All’estero è un altro mondo, rappresentato da grandissime imprese, intorno alle quali operano aziende satelliti. Non ci sono vincoli ai subappalti e alle modalità di organizzazione del lavoro. Ad aggravare la situazione italiana concorre l’abitudine del legislatore di prendere pezzi di direttive europee e di adottarle peggiorandole. E cosa possiamo dire dei tempi di pagamento praticati da noi rispetto a quelli applicati all’estero? Quali attività riesce a coltivare nel tempo libero per recuperare energia, di certo necessaria in gran quantità per guidare l’impresa di famiglia, Acen, Federcostruzioni e il nucleo familiare?

Non recupero mai energie! Sono attiva anche davanti ai fornelli. Un tempo andavo molto al cinema. Ora è difficile. Più ci penso, fatico a individuare attività davvero mie. Mi piace recuperare il tempo per incontrare e ospitare amici. Amo la montagna d’estate, soggiorno all’Alpe di Siusi da 22 anni, ora solo quattro giorni, coincidenti con un fine settimana lungo nel mese di giugno. Un tempo vi trascorrevo un periodo più lungo con i ragazzi. Adoro il cinema, seguo da onnivora tantissimi registi, e tra questi non mi dispiacciono gli italiani. Seguo con passione lo sport, in particolare i grandi eventi: Olimpiadi e America’s Cup di Vela, su tutti.


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eseb Eseb anello di congiunzione tra ragazzi e aziende

Formazione, crescita e occupazione

A

mettere in connessione il mondo della formazione in campo edile e le realtà che operano nel settore ci pensa la Scuola edile bresciana. Da sempre impegnata ad assicurare ai suoi iscritti un percorso didattico che integri teoria e pratica, l’istituto organizza per gli studenti stage ed esperienze di apprendistato che introducono i ragazzi al mondo del lavoro e permettono alle imprese di trovare figure qualificate da inserire all’interno della propria azienda. Riportiamo qui le testimonianze delle imprese edili Collicelli, Ediltre e Italimpresa, che hanno assunto diplomandi della Scuola edile, ora divisi tra lezioni in aula e cantieri. «Crediamo molto nel dare la possibilità a questi ragazzi che frequentano la scuola edile con passione, non per un obbligo scolastico”, nell’affermazione di Giovanna Frusca, ragioniera, responsabile Finanza e controllo dell’impresa edile Ediltre di Corte Franca che proprio in questo periodo ha tagliato il traguardo dei suoi primi 40 anni di attività, c’è tutto il senso della scelta, condivisa come vedremo con altre imprese del settore, di assumere in azienda giovani

che sono impegnati anche sul fronte della formazione. Iniziativa condivisa e facilitata dall’Eseb, l’ente sistema edilizia Brescia, nell’ambito del quale è attiva la dinamica Scuola edile, considerata un modello a livello nazionale. “Siamo più che mai impegnati — sostiene il geometra Paolo Bettoni, presidente Eseb — nel far conoscere la nostra realtà, nel far capire a ragazzi e famiglie quanta potenzialità ci sia nella filiera del costruito”. Un impegno che sta dando i suoi frutti, a giudicare dalla risposta in occasione dei recenti Open day e dell’incremento di iscrizioni alla scuola che forma qualificati operatori edili. Di particolare rilevanza la strada intrapresa da alcune imprese del Sistema Ance Brescia — che già nel 2019 si resero protagoniste dell’assunzione di 24 giovani contestualmente impegnate nel corso Its attivo sempre in seno all’Eseb — caratterizzata dalla messa in pratica di un’efficace alternanza scuola-lavoro.

Alessio e Claudio impegnati in cantiere per l’impresa Collicelli Srl.

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eseb

Come la Ediltre, che conta sul giovane entusiasmo di Filippo, 19 anni, al mattino tra i banchi e il pomeriggio in cantiere, sull’apporto di due ragazzi in stage e che ha appena assunto un giovane di 34 anni, stanno vivendo la stessa esperienza le imprese edili Collicelli di Lumezzane e Italimpresa di Castenedolo. “Tre anni fa — ci racconta il geometra Raffaele Collicelli — organizzammo un cantiere aperto durante le festività natalizie, mentre stavamo sistemando la chiesa di Pieve di Lumezzane. Tra i visitatori c’era Claudio, che frequentava il primo anno della Scuola edile”. In sintesi: dopo un anno il ragazzo chiede di essere assunto, sostenendo che la sua passione per il settore lo spingeva ad iniziare a lavorare lasciando la scuola. Fu assunto,

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La mattina Filippo segue le lezioni alla Scuola edile e nel pomeriggio si sposta a Corte Franca, nell’azienda Ediltre, dove può mettere in pratica le nozioni apprese tra i banchi.

a patto continuasse gli studi, così è stato, ed ora sono felici sia lui, sia l’impresa. L’azienda di Lumezzane ha anche assunto Alessio, geometra poi iscrittosi all’Its, con la stessa logica dell’alternanza scuola-lavoro. “Nel nostro organico abbiamo inserito Stefano, che pure continua a studiare — è la testimonianza del geometra Emanuele Plona, al vertice di Italimpresa — e direi che si è inserito molto bene in azienda con professionalità e umiltà. Sta crescendo bene, usando ad esempio i pro-

grammi di stesura contabile dei nostri committenti”. Si tratta di un’attività impegnativa e delicata, nell’ambito della quale Stefano ha collaborato con più tecnici esperti per farsi esperienza su tutti i settori e i committenti, tra i quali — l’azienda opera nel mercato nazionale per manutenzione e posa condotte gas, acqua, fognatura e teleriscaldamento — e si interfaccia quindi con realtà, quali: Italgas, 2i rete gas, A2A, Unareti, Acque Bresciane, Ags, Asco Piave, che utilizzano sistemi informatici diversi l’uno dall’altro. “Stiamo valutando altri giovani preparati — ci dice Giovanna Frusca — perché spazi ce ne sono, soprattutto considerando i molti turnover che sia noi, sia in generale il settore, ci apprestiamo a vivere data l’ele-

vata media anagrafica degli occupati in edilizia». Il messaggio è chiaro: l’edilizia bresciana offre molte opportunità, ma ci si deve scordare la vecchia immagine del manovale dotato solo di forza e buona volontà. Il settore è profondamente cambiato e l’innovazione è pane quotidiano. Servono giovani preparati e la Scuola edile bresciana è l’ambiente ideale dove possono formarsi. In aggiunta crescono le imprese che investono e scommettono sui giovani adeguatamente preparati.


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webinar Valutazione preventiva dell’immobile

Uno strumento importante per l’organizzazione dei lavori di costruzione anche in ottica di interventi per il Superbonus 110% La disciplina della diagnostica permette un’approfondita conoscenza dello stato di fatto dell’opera edilizia oggetto di un intervento di ristrutturazione o risanamento, costituendo la base per ottenere informazioni necessarie a delineare una programmazione corretta e adeguata al fine di evitare interruzioni, ritardi e di conseguenza costi aggiuntivi. Le indagini consentono di individuare i difetti di costruzione, fenomeni di degrado e dissesto che possono interessare i singoli materiali o gli elementi strutturali che costituiscono l’opera durante l’intero ciclo di vita, permettendo di proporre soluzioni adeguate a risolvere le criticità rilevate, con particolare riferimento all’involucro edilizio. Le tecniche di diagnosi sono molteplici e per ognuna di queste ci sono strumenti appositi

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da utilizzare per la loro rilevazione. La raccolta di dati si basa sull’esecuzione di prove che possono essere suddivise in due principali tipologie: distruttive, che prevedono l’alterazione della struttura per definire le proprietà fisiche, cliniche e meccaniche dei materiali (es: prelievo di frammenti di intonaco o carotaggi); e non distruttive, le quali non alterano il materiale e non richiedono l’asportazione di campioni.

Tecniche diagnostiche non distruttive possibili in edilizia Le tecniche non distruttive più diffuse derivano da applicazioni in campo fisico basate sul flusso di onde soniche, termiche o elettromagnetiche. Sono rappresentate dalle indagini ultrasoniche, termografiche, scansioni radar e rico-

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struzioni tomografiche. Si aggiungono a queste anche metodi basati sull’impatto finalizzati alla valutazione della durezza superficiale. La loro applicazione offre un’interpretazione solo qualitativa, tuttavia molto utile se correlata ad altre prove semi distruttive. Generalmente le tecniche diagnostiche in edilizia sono utilizzate per valutare il grado di usura di un edificio, con particolare riferimento all’edilizia storica e monumentale, ma il loro impiego si rivela fondamentale per misurare l’efficienza energetica dell’involucro. Funzione utile soprattutto nell’ambito della valutazione di interventi che rientrano nell’agevolazione del Superbonus 110%. Sono due le tecniche più utilizzate a tale scopo: la termografia e la termoflussimetria.

Applicazioni per il Superbonus 110% Individuare in che modo si distribuisce l’energia in un edificio e le cause degli eventuali sprechi diventa fondamentale per progettare gli interventi da suggerire all’utente per migliorarne la prestazione energetica. Occorre iniziare con un’analisi termografica sia interna che esterna, eseguita in punti diversi dell’edificio che ne permettano il completo rilievo. Lo strumento adatto a svolgere tale analisi è la termocamera, un dispositivo che converte la radiazione termica emessa dai corpi in un’immagine bidimensionale in falsi colori. Con la termografia è possibile rilevare la tessitura di murature intonacate o affrescate, individuare la presenza di vuoti all’interno dell’elemento edilizio, rilevare gli impianti elettrici, termici ed idrici sottotraccia. In presenza di umidità l’indagine evidenzia aree superficiali più fredde. In seguito, con l’utilizzo del termoflussimetro (altro strumento in grado di misurare la trasmittanza e quindi il grado di isolamento termico di un elemento costruttivo in opera) viene eseguita un’analisi approfondita dell’involucro edilizio per individuare le prestazioni termiche dei componenti e quelli maggiormente disperdenti, individuando eventuali ponti termici. In questo modo è possibile ottenere una base di dati reali e affidabili per poter effettuare certificazioni o riqualificazioni energetiche precise, valutare i parametri tecnici degli elementi che permettano di rientrare nei parametri minimi indicati dalla legge per poter fruire di agevolazioni fiscali e valutare l’efficacia di un intervento di riqualificazione energetica al termine dei lavori. Effettuando una valutazione finalizzata all’Ape pre e post intervento è possibile produrre un piano energetico completo, che permetta di valutare la fattibilità degli interventi, individuando i materiali che abbiano caratteristiche chimico-fisiche idonee a rispondere alle specifiche esigenze al fine di determinare, in una seconda fase, una precisa analisi e valutazione economica complessiva dell’intervento.


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UN CONCRETO SUPPORTO ALL’EDILIZIA BRESCIANA

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75 anni di cape Dal 1946 per un’edilizia virtuosa e rispettosa delle regole A livello bresciano, la Cassa edile ha promosso lodevoli progetti a favore di un costruito di Qualità, che sappia mettere in primo piano aspetti quali sicurezza e legalità, in linea con un modello di edilizia virtuoso.

N

el 1946 veniva firmato l’atto costitutivo della Cassa edile di Brescia, che ormai da settantacinque anni è espressione moderna della bilateralità del settore del costruito. In un giorno di febbraio, nel primissimo dopoguerra, alcuni imprenditori edili bresciani del Collegio dei Capomastri (poi Collegio dei Costruttori e ora Ance Brescia) e i rappresentanti sindacali della Camera del Lavoro fondarono un organismo per esprimere la volontà congiunta delle parti contraenti. Da questo incontro nasce la Cassa assistenziale paritetica edile, che aveva sede originaria in via Bassiche 32 in città. Nel volume “Cape: cassa assistenziale paritetica edile: 1946-1996” è precisato che all’epoca le imprese edili in attività erano 85 e altrettante avevano incominciato a lavorare. Gli operai in attività erano 1.300 per una paga orario media che superava di poco

da via Bassiche a via Oberdan 75 anni di storia

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le 62 lire. Già un anno dopo però, nel 1947, gli operai erano passati a oltre 7mila e le imprese a 131, che erogavano una paga base di 114,25 lire. Nello stesso anno, con la prima erogazione, sono state pagate 490mila lire di sussidi invernali a 47 lavoratori dei 163 che avevano fatto richiesta. A partire dal secondo dopoguerra, dunque, l’Ente si impegna per assicurare agli operatori edili un regolare trattamento economico. “L’avvento della Cassa Edile — spiega il curatore del libro Ersilio Motta — registra una novità assoluta nel campo dell’applicazione dei contratti di lavoro”. La Cape ha con lungimiranza introdotto continuità salariale e previdenziale ai lavoratori spesso spostati di cantiere in cantiere, erogato gratifiche natalizie, quali la storica “cartela”, integrando nel tempo articolati servizi di welfare e di supporto alle imprese edili. “La Cassa di Brescia — chiarisce Motta — è stata tra le

Dalla sede di via Bassiche, la Cape si è trasferita in via dei Mille nei primi mesi del 1955. Da alcuni anni opera invece dalla nuova struttura in via Oberdan 122, sempre in città.


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prime ad essere istituita e ad avere la possibilità di assolvere subito e nel migliore dei modi ai suoi compiti”. Diversi furono infatti i tentativi di dare vita in Italia a esperienze bilaterali simili a quella bresciana, ma in molte provincie le Casse si dovettero sciogliere. A distanza di anni, continua il curatore del libro, “Nessuno può mettere in dubbio l’utilità di questo istituto che con l’andare del tempo ha assunto e svolge un ruolo insostituibile al servizio di tutto il settore”. La Cassa edile ha contribuito ad affermare il settore delle costruzioni quale uno tra i più attenti al rispetto delle obbligazioni

contrattuali e al benessere delle figure che lo animano ogni giorno, moltiplicando sforzi e impegno per difendere gli interessi reciproci delle parti contraenti e fondendo le due componenti storiche — imprenditoria e sindacato — per sviluppare azioni volte al bene comune. “A parte i doveri (che più tardi sono stati codificati dal Contratto collettivo di Lavoro) riguardanti gli aspetti previdenziali e assistenziali, l’Ente — ricorda il volume — è stato capace sempre di creare apprezzati baluardi di provvidenza a favore delle maestranze dell’edilizia”. A livello bresciano, la Cassa edile ha promosso lodevoli progetti a favore di un costruito di Qualità, che sappia mettere in primo piano aspetti quali sicurezza e legalità, in linea con un modello di edilizia virtuoso. L’Ente ha redatto, con le rappresentanze sindacali del costruito Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil e con l’Associazione costruttori edili di Brescia e provincia (Ance Brescia) un Protocollo d’intesa che contrasta episodi illeciti, di concorrenza sleale e di lavoro sommerso nell’edilizia pubblica e privata, oggi sottoscritto da Comune di Brescia, Comune di Palazzolo sull’Oglio, Prefettura, Provincia di Brescia e ordini professionali. Sviluppando iniziative e servizi al passo con i tempi e in risposta alle moderne esigenze di un settore dinamico, in continua evoluzione, la Cassa edile bresciana è in prima linea per trovare soluzioni a supporto di imprese e lavoratori, anche e soprattutto nei momenti storici più difficili, come quelli vissuti oggi nel corso dell’emergenza sanitaria Covid-19.

1946 Veniva firmato l’atto costitutivo della Cassa edile di Brescia con sede in via Bassiche

1947 Rispetto all'anno precedente, gli operai passano da 1.300 a oltre 7mila e le imprese da 85 a 131

1955 La Cape cambia sede e si trasferisce da via Bassiche in via dei Mille

1961 Le imprese iscritte alla Cape sono 350 con circa 9mila operai, in rappresentanza del 40% delle aziende bresciane

1996 La Cape compie 50 anni e grazie all'informatica può elaborare dati per un'analisi puntuale del settore

2020 La Cape, ormai da alcuni anni nella nuova sede di via Oberdan, promuove legalità e sicurezza nel settore edile

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ance brescia

Dai notiziari mensili di gennaio e febbraio 2021, una panoramica su alcune delle ultime novità in tema di tributi, trasporto, appalti pubblici e lavoro. Tutte le notizie sono riportate anche sul sito internet dell’Associazione: ancebrescia.it

TRIBUTI

gennaio / Legge di Bilancio 2021. Novità fiscali 2020

SU P P L E M E N T O N. A L N. / 2 0 2 0 D I “COS T RUIRE IL F U T URO” RIVISTTA A BIMESTRALE DI ANCE BRESCIA

ISSN 2612-5595

V ia U. F oscolo, 6 - 25128 Brescia Registr azione del Tr ibunale di Brescia del 5 set tembre 1951 n. 5 4 Diret tore responsabile: Adr iano B a f felli P o s t e I t a l i a n e S . p. A . - S p e d . i n a b b. p o s t . D.L . 35 3/ 20 0 3 ar t. 1, comma 1, DCB Brescia (Conv. L . 27/ 02 / 20 0 4 n. 4 6)

La Legge di Bilancio 2021 (n. 178 del 30 dicembre 2020) ha disposto la proroga per l’anno 2021 del bonus facciate e, nella misura potenziata del 50% e 65%, dei bonus edilizi per interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente e per efficientamento energetico e, fino a giugno 2022, del Superbonus 110%. Scopri tutte le novità fiscali introdotte sul sito dell’Associazione.

TRASPORTI

gennaio / Calendario divieti di circolazione anno 2021 e sospensione divieti Sulla Gazzetta Ufficiale n. 323 del 31/12/2020 è

stato pubblicato, il decreto Mit n. 604 del 29/12/2020, “Direttive e calendario per le limitazioni alla circolazione stradale fuori dai centri abitati per i veicoli con massa superiore a 7,5 tonnellate — anno 2021”. Per il link diretto al decreto visita la sezione notizie su www.ancebrescia.it.

APPALTI PUBBLICI

gennaio / Decreto Milleproroghe in Gazzetta. Proroghe di alcune disposizioni del codice dei contratti Il decreto Milleproroghe (d.l. n. 183 del 31 dicembre 2020) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre scorso ed è in vigore dalla medesima data. Il provvedimento dispone proroghe di termini anche in gennaio/febbraio/2021

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ance brescia

materia di Codice dei contratti pubblici. Le proroghe di interesse sono contenute all’art. 13 del decreto-legge, che tratta di modifiche in tema di infrastrutture e trasporti. La sintesi delle disposizioni di interesse per i lavori pubblici e il decretolegge completo sono consultabili dal sito dell’Associazione.

gennaio / Contributi Anac. Dal 1° gennaio 2021 è tornato l’obbligo del pagamento della tassa per imprese, Soa e stazioni appaltanti A decorrere dal 1° gennaio 2021, gli operatori economici e le stazioni appaltanti sono nuovamente tenuti al versamento dei contributi dovuti all’Autorità. Per le contribuzioni l’Anac rimanda alle

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regole attualmente in vigore, indicate nella delibera n. 1197 del 18 dicembre 2019. Il contributo non è dovuto dalle stazioni appaltanti per importi di gara fino a 40mila euro e per gli operatori economici per importi di gara fino a 150mila euro. Per informazioni visitare il sito dell’Associazione.

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LAVORO

gennaio / Irpef, premio di risultato, tassazione agevolata, presupposti, Ccpl 2017, scadenza, conseguenze Per effetto di una serie di interventi normativi,

i premi di ammontare variabile la cui corresponsione sia legata a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione, godono di un particolare trattamento fiscale, se erogati in attuazione di

un contratto collettivo territoriale o aziendale, nei limiti di 3mila euro annui pro capite, elevati a 4mila euro in caso di un coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Possono godere dell’agevolazione i lavoratori subordinati del settore privato che abbiano percepito, nell’anno precedente quello di erogazione del premio, un reddito da lavoro dipendente non superiore a 80mila euro. Per maggiori informazioni sull’agevolazione: www.ancebrescia.it.


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