EST numero Gennaio/Febbraio 2011

Page 1

Gen / Feb 2011

Anno III

Poste Italiane spa - spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, CNS VI

13

Incubatori e innovazione: opportunità per le imprese venete Il Belvedere Il fascino dell’archeologia industriale Il Mercato

Il 2011 contrassegnato ancora dalla crisi

Il Cantiere

Speciale Samoter


2


AdriAticA commerciAle mAcchine

Precisione e affidabilità nei momenti che contano

www.adriatica-macchine.com

La collaborazione pluriennale con marchi leader del settore quali Liebherr e Neuson, fa sì che ACM offra un’ampia gamma di macchine movimento terra personalizzabili secondo le specifiche necessità. Ma ACM è molto di più: dalla consulenza alla vendita, dall’assistenza al noleggio, è un gruppo di persone che punta a costruire un rapporto unico con il cliente per dare sempre una mano nel migliorare l’attività dell’impresa.

PADOVA SEDE Via dell’Artigianato, 5 - 35020 Due Carrare (PD) - Tel. 049.9125266 - Fax 049.9125410 UDINE Via dei Prati - 35050 Santa Maria la Longa (UD) - Tel. 0432.655011 - Fax 0432.685061 VERONA Via della Meccanica, 28 - 37139 Verona - Tel. 045.8511078 - Fax 045.8518217


EST

indica un territorio reale come il Veneto di oggi e ideale come il Veneto che vogliamo

EST

segnala una direzione, verso oriente, verso un’area destinata allo sviluppo e a cui l’economia del Veneto da sempre guarda e che si va allargando a Nord come a Sud

EST

vuol dire essere, esserci per essere protagonista

EST

afferma il ruolo dell’edilizia quale motore dell’economia

EST

è la rivista del mondo delle costruzioni promossa da ANCE Veneto e dalle Associazioni Provinciali

Edilizia Sviluppo Territorio UN TERRITORIO DA ESPLORARE EST è un progetto culturale che si declina in un percorso guidato e che ha come riferimento un’idea, o meglio un’idealità. Un territorio ideale che ha nelle sue città la sua forza. Un percorso che vuole richiamarsi al Rinascimento e che trova in luoghi simbolici la propria sostanza. Così si entra da una Porta (Editoriale) e si arriva in un Teatro (In primo piano), dove ci si rappresenta e ci si confronta attraverso un tema (In scena), Gli attori (la politica) e il Dietro le quinte (i commenti dei tecnici). In coda l’anticipazione sul tema in scena nel prossimo numero: In cartellone e, a volte, la possibilità di approfondire temi trattati nei numeri scorsi ne La replica Si attraversano un Labirinto (L’inchiesta), il Palazzo comunale (l’indagine sui comuni del Veneto) e La torre (osservatorio). Si attraversa La Piazza (Gli articoli di approfondimento): luogo del confronto e delle idee per nuove tematiche. Ci si ferma a riflettere sul Mercato (focus economico) e ad ammirare da un Belvedere (inserto architettura) le opere che verranno, siano esse case, viadotti, scuole, ospedali. Si riparte dalla complessità del Cantiere con i suoi materiali, le macchine, la tecnologia e le innovazioni. Il percorso si chiude con nuove notizie, strumenti per approfondire le conoscenze attingendo alla Biblioteca e si conclude con l’informazione “locale” scandita dai rintocchi del Campanile (ANCE news), in attesa del prossimo viaggio…


Editoriale EST: tempo di bilanci

di Stefano Pelliciari Presidente ANCE Veneto

EST ha ormai compiuto due anni. Come ogni ricorrenza importante è tempo di bilanci. EST è stato in questi primi 2 anni organo d’informazione coerente con l’obiettivo di Ance Veneto di crescere nel suo ruolo associativo sia al suo interno che verso l’esterno. Durante l’arco della mia presidenza, questo infatti è il mio ultimo editoriale, sono cambiate molte cose. Ho cercato di seguire una trama logica e coerente di iniziative che, partendo da alcuni assunti condivisi, all’inizio, da tutto il Comitato esecutivo, come si può facilmente rilevare dai fatti svoltisi e dai verbali del Comitato, avrebbe dovuto portare al raggiungimento di tre grandi macro-obiettivi. Il primo target era portare sotto un unico “ombrello” tutte le imprese associate, superando l’anacronismo di un certo approccio campanilistico. In secondo luogo, volevamo sostenere le richieste del mondo delle costruzioni del Veneto al nostro interlocutore politico principale (la Regione) in modo univoco anziché frammentato come succedeva prima. L’interesse era togliere alla politica l’alibi di appellarsi alla disomogeneità e alla conflittualità delle nostre associazioni per non fare nulla. Il terzo macro-obiettivo era quello di dare, all’interno delle nostra rappresentanza nazionale, la voce di un Veneto forte e coeso approfittando delle debolezze degli altri territori e per assumere un ruolo determinante anche nella definizione della politica associativa nazionale. EST ha accompagnato concettualmente il percorso che Ance Veneto ha compiuto negli ultimi quattro anni come associazione di categoria. Abbiamo instaurato e rafforzato il dialogo con le istituzioni, in particolare con la Regione Veneto, come condizione indispensabile per valorizzare il contributo degli imprenditori edili allo sviluppo economico e infrastrutturale del Veneto. Obiettivo imprescindibile di Ance Veneto è assumere infatti un ruolo di interlocutore con le istituzioni non solamente sui temi più afferenti al nostro settore imprenditoriale, ma anche ai temi che riguardano la crescita economica e sociale del Veneto in genere. In tal senso è andato l’impegno dell’associazione nel farsi promotore di azioni e di proposte legislative con particolare riguardo all’urbanistica, ai lavori pubblici, alla formazione e alle tematiche finanziarie. Per garantire lo sviluppo e la definizione di proposte ed interventi qualificati presso la Regione Veneto e gli altri interlocutori istituzionali, Ance Veneto si avvale sia di professionalità di alto profilo presenti nel sistema associativo regionale e nazionale, sia di collaborazioni esterne di riconosciuto valore. Coerentemente con la nostra azione come associazione, EST ha dato parola a ministri, assessori regionali, docenti universitari, tecnici, esperti ed esponenti della società civile. Ci siamo interrogati su qual è la direzione che il Veneto deve intraprendere per consolidare e accrescere quegli elevati standard di benessere e competitività che, con intraprendenza e tenacia, ha conquistato sino ad oggi. Quale sarà la vera identità del Terzo Veneto? Quale deve essere il ruolo degli imprenditori edili nella sua concettualizzazione e realizzazione? Il dibattito è ancora aperto. EST e, mi auguro, il mondo dei costruttori non farà mai mancare il suo sostanziale contributo sia intellettuale che pratico. Al Presidente Luigi Schiavo, il mio successore, consegno un’associazione più consapevole della sua mission e gli rivolgo l’auspicio di finalizzare il percorso iniziato senza disperdere quanto di buono fatto sino ad oggi.


L'intervista

Luigi Schiavo, nuovo Presidente di Ance Veneto:

È necessario avviare un New Deal delle costruzioni di G. B.

Dal 2011 e per due anni sarà Luigi Schiavo a presiedere Ance Veneto, l’associazione regionale dei costruttori edili. Cinquantadue anni, Schiavo è amministratore delegato della “Schiavo srl”, azienda con sede a Schio, specializzata nella realizzazione di infrastrutture e opere stradali. Attualmente è anche Presidente del Raggruppamento di Schio di Confindustria Vicenza e membro del consiglio direttivo. Da alcuni anni riveste anche la carica di Presidente del consorzio stabile Idra Building, che unisce alcune imprese vicentine operanti nel settore delle costruzioni. In ambito associativo. È, inoltre, consigliere d'amministrazione di Neafidi. Riservandoci di approfondire con lui quelle che saranno le linee guida della sua presidenza lo abbiamo incontrato in occasione della Presentazione del Rapporto ANCE sul mercato delle costruzioni. Presidente Schiavo, nel 2011 le stime del Centro Studi dell’Ance indicano un calo del 2,4% degli investimenti in costruzioni. La ripresa per il settore è ancora lontana? «Il settore può risollevarsi se accompagnato da un piano di investimenti pubblici destinato al sistema infrastrutturale della Regione. Il Veneto ha le caratteristiche per diventare una piattaforma logistica proiettata verso l’Europa del Nord e dell’Est, ma tale progetto 4

deve essere sostenuto da un piano infrastrutturale adeguato che preveda l’integrazione dei sistemi stradale, ferroviario, sia quello ad alta velocità che il Sfrm, e portuale. Un piano funzionale ai bisogni economici, di mobilità e di vivibilità sostenibile della nostra regione. Sono convinto che ci siano tutte le premesse per avviare un “new deal”, una vera e propria terapia antishock in grado di invertire la tendenza che visto crollare gli investimenti nel settore del 22% negli ultimi 4 anni». Qual è il peso del Piano Casa nel “new deal” al quale fa cenno? «Il Piano Casa in Veneto, con 23 mila domande presentate fino ad oggi, ha contribuito molto a sostenere il mercato residenziale e con esso le piccole imprese. Ance Veneto ha proposto una proroga del provvedimento, in scadenza a fine luglio, alla luce della recente crescita delle pratiche. Negli ultimi 6 mesi c’è stato un vero e proprio raddoppio. Il provvedimento regionale è partito lentamente. I Comuni avrebbero potuto essere più tempestivi nel recepire la norma regionale e forse i cittadini hanno avuto bisogno di un tempo di riflessione ed elaborazione delle opportunità offerte. Adesso, però, le domande crescono ogni mese a un ritmo maggiore. Il Piano Casa potrebbe avere un impatto economico più incisivo se fosse esteso ai centri storici


e alle aree industriali in zone improprie: un occasione per riqualificare il “vecchio” con i più moderni criteri di risparmio energetico e sostenibilità. Un’opportunità per la crescita economica ma anche per la qualità delle nostre città e della loro vivibilità, in alternativa all’occupazione di nuovo territorio. I nostri centri storici sono pieni di immobili che di “storico” hanno ben poco e che andrebbero riqualificati. Le norme attuali su abbattimento e ricostruzione non sono d’aiuto a tale scopo». Opere pubbliche: il numero dei bandi è in calo e per le grandi opere si fa sempre più ricorso al project financing. Come tutelare le piccole imprese? «Il project financing si è rivelato in molti casi uno strumento utile per accelerare i tempi di realizzazione di un’opera, ma abbiamo il dovere di salvaguardare il know how e la funzione economica e sociale delle nostre Pmi, che costituiscono l’ossatura del nostro settore come di tutta l’economia italiana. L’Ance ha suggerito alla Regione un progetto di legge regionale volto a garantire almeno il 30% dell’importo dei lavori delle grandi opere alle Pmi. In attesa di soluzione normative, intendo impegnarmi in un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei “general contractors” delle opere in corso di realizzazione, come la Pedementona, perché le Pmi del territorio vengano tenute in dovuta considerazione». Come si immagina il settore delle costruzioni nel post-crisi? «La crisi che stiamo vivendo non è congiunturale, ma strutturale. Il settore sta affrontando un percorso di trasformazione. Aggregazione di imprese e innovazione saranno i requisiti essenziali per stare sul mercato. Le imprese che usciranno dalla crisi saranno quelle che possono vantare standard qualitativi più alti. Alla fine della crisi il settore edile, così come l’economia in generale, ne uscirà rafforzato e migliorato». 5


Mose - Bocca di Malamocco (VE)

CARPENTERIA METALLICA PROGETTAZIONE COSTRUZIONI CHIAVI IN MANO

OMBA Impianti & Engineering spa Stabilimento e Uffici Produttivi: 36040 Torri di Quartesolo (VI) - Italy Via della Croce, 10 Tel. +39 0444 261211 Fax +39 0444 381002 omba@omba.biz

Sede Legale e Amministrazione: 29027 Podenzano (PC) - Italy Via Roma, 150 Tel. +39 0523 556911 Fax +39 0523 556944 www.omba.eu


Gen / Feb 2011 Anno III Numero

13

Edilizia Sviluppo Territorio

Incubatori e innovazione: opportunità per le imprese venete

Il tema del momento sul palcoscenico di EST

IL FARO

11

La Regione sotto la lente. Zaia: «Manteniamo gli impegni»

15

La macchina non parte Il Nord Est come il resto d’Italia preferisce non puntare sull’innovazione

18

Incubatori. Il vero sostegno alle giovani imprese del Veneto

24

La fattoria high tech • Intervista a Riccardo Donadon, ideatore di H-Farm

Gli Attori

30

Revisione in vista per incubatori e parchi tecnologici • Intervista a Maria Luisa Coppola, Assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto

Dietro le quinte

32

«I vincoli energetici sono un’opportunità» Il vice presidente Torretta parla del progetto Innovance

37

450mila aziende al servizio della creatività L’esperienza di Innov(e)tion Valley

40

Finanziare le imprese, il contributo di Veneto Sviluppo

43

Grafica veneta: un modello di crescita sostenibile La fabbrica dei libri amica degli alberi • Intervista al Presidente Fabio Franceschini

IL TEATRO In Scena

32

«I vincoli energetici sono un’opportunità» Il vice presidente Torretta parla del progetto Innovance


46

Il fascino dell’archeologia industriale

IL BELVEDERE Il Focus dedicato all’architettura

46 Il fascino dell’archeologia industriale

A Padova un’attenta opera di recupero urbano fa rivivere la Fornace Morandi

52 «Valorizziamo l’esistente invece di creare opere poco contestualizzate» • Intervista all’architetto Bruno Stocco, autore del progetto di recupero

ANCE VENETO ASSOCIAZIONE REGIONALE COSTRUTTORI EDILI

EST Edilizia Sviluppo Territorio Proprietà Editoriale

ANCE Veneto Piazza De Gasperi Alcide, 45/A 35131 Padova (PD) info@anceveneto.it

Editore

S.I.C.E.T.A. S.r.l. Via Bonifacio, 8 31100 Treviso

IL MERCATO Le soluzioni per essere competitivi

60 Il 2011 contrassegnato ancora dalla crisi

Scendono gli investimenti anche in Veneto

64 Nel Nord Est forti difficoltà ad accedere ai finanziamenti IL CANTIERE L’innovazione e i materiali

70 Samoter

Successo della 28° edizione: 98mila visitatori e segnali di ottimismo dagli espositori

74 Il mondo in una fiera

Direttore Responsabile Zelio Pirani

82 Concrete Safety. La sicurezza al primo posto

Direttore Editoriale

Presentate le nuove procedure di sicurezza per la fornitura del calcestruzzo preconfezionato

Alfredo Martini

Redazione

84 Ecomake, la fiera del costruire sostenibile

A cura di Strategie & Comunicazione est@strategiecomunicazione.com

Presentata la nuova certificazione Esit

Progetto Grafico e impaginazione Aurora Milazzo

Stampa

LA BIBLIOTECA Recensioni, segnalazioni, news

UTVI Tipolito Srl - Vicenza

Concessionaria per la pubblicità

O.E.P.I. s.n.c. - Piazza Cittadella, 9 37122 Verona Tel. 045 59 60 36 r.a. Fax 045 80 01 490

IL CAMPANILE ANCE Informa

86 Al via la 17ma edizione di Termoidraulica clima ecoenergie • Tartufo del Delta del Po in mostra • Smau Business apre a Padova • Decennale del Salone Nautico Internazionale di Venezia

88 ANCE Belluno, ANCE Padova, ANCE Venezia, ANCE Verona e ANCE Vicenza

70

Successo della 28° edizione: 98mila visitatori e segnali di ottimismo dagli espositori


Montecchio

Maggiore (VI) 36070 Via Gualda Ufficio ordini: 0444 602539 Tel. 0444 694747 – 0444 602539 Fax 0444 694747

Marano Vicentino (VI) 36035

Via Molette Ufficio ordini: 0444 602539 Tel. 0445 623309

Il nostro laboratorio interno, esegue anche analisi e campionature per la fornitura ad hoc secondo le vostre esigenze. La qualitĂ costante dei materiali, tutti provenienti da cave di nostra proprietĂ , sono una garanzia per la buona riuscita dei vostri lavori. Da oltre 60 anni lavoriamo nei nostri stabilimenti, sabbia, ghiaie e basalto per la produzione di aggregati per costruzioni e conglomerati bituminosi a caldo e a freddo per pavimentazioni stradali, con una gamma completa di prodotti di base, drenanti, fonoassorbenti e modificati.

Vaccari Antonio Giulio S.p.A Via Maglio, 36030 Montecchio Precalcino (VI) Ufficio ordini: 0444 602539 Tel: 0445 864550 Fax: 0445 865216 amminist@vaccarighiaia.it

www.vaccarighiaia.it

UNI-EN UNI-EN UNI-EN UNI-EN

12620:2003 13043:2004 13450:2003 13108:2006

alesianidesign

In casa nostra facciamo quello che volete



IL FARO

La Regione Zaia: «Manteniamo gli impegni» di Alfredo Martini

C

hissà che l’alba di un nuovo anno non porti con sé quei cambiamenti, quelle azioni e quei provvedimenti che da ormai quasi un anno l’economia veneta aspetta. È dalle elezioni della nuova Giunta guidata da Luca Zaia che le aspettative sono rimaste, come dire, in stand by. In questa rubrica abbiamo riportato, dal mese di Maggio del 2010, le priorità che l’imprenditoria edile del Veneto aveva individuato in occasione della sfida elettorale e che avevano riscontrato ampia condivisione nonché l’adesione del nuovo governo. I mesi sono passati e con i giorni si sono succeduti dichiarazioni d’impegno che tuttavia non hanno portato ad alcun risultato. E così per ben tre numeri (con questo saremmo arrivati a 4) abbiamo lasciato in bianco lo spazio riservato alle risposte e alle azioni che avrebbe dovuto dare e compiere il governo della Regione. Ebbene, da questo numero abbiamo deciso di occupare questo spazio in modo più produttivo, passando dall’attesa al confronto ed entrando nel merito delle possibili criticità, così come segnalando gli eventuali passi in avanti. Ci eravamo ripromessi di non inseguire le interviste, le uscite mediatiche, per guardare al concreto “fare”, ai risultati, ma come si è vi-

sto questo metodo non ha portato che a spazi vuoti. Così abbiamo deciso di provare a segnalare e dare credito alle parole, agli annunci, auspicando che lasciato alle spalle il 2010 si possa accelerare l’azione di governo, si possano registrare dei risultati. Perché il tempo – e gli imprenditori lo sanno bene, a differenza di altre categorie improduttive – non è una variante indipendente, bensì un fattore sostanziale, decisivo. La perdita di mesi ha un costo che in questa congiuntura è un costo molto alto, decine di migliaia di posti di lavoro perduti, la struttura stessa del tessuto imprenditoriale messa in discussione. Ed è proprio in occasione della presentazione di questa drammatica situazione da parte di Ance Veneto che il Governatore Zaia ha dato segnali di risveglio. In attesa che si compia il difficile, faticoso ed estremamente lungo percorso che porta all’approvazione dello Statuto, da cui dipende – è l’auspicio – una maggiore e migliore capacità di gestione politica, si è ricominciato a parlare di “costo burocratico”, sembra essersi riaperto un confronto sugli effetti dirompenti che sull’economia determinano l’inefficienza e i tempi lunghi delle scelte amministrative. 11



Il Faro

Si tratta di una delle cinque priorità, insieme allo Statuto appunto e alla riforma del Patto di stabilità, che continua a impedire di fatto politiche di investimento essenziali e possibili. Mentre permane ancora un silenzio pressoché assoluto sulla delicata, ma strategica questione energetica, le parole più interessanti hanno riguardato le infrastrutture e potenziali investimenti. Il governatore ha preso alcuni impegni formali in materia di rilancio dell’edilizia: attraverso l’acquisto di immobili privati da destinare all’edilizia sociale sarà possibile

immettere risorse, finanziamenti freschi nel settore.Anche in questo caso i tempi dell’operazione risulteranno decisivi. E mentre il Piano Casa procede, dando buoni risultati, che tuttavia non sembrano incidere in misura rilevante in termini di nuovi investimenti, riguardando soprattutto piccoli e piccolissimi interventi di sistemazione edilizia, l’attenzione si sposta sulla capacità della Regione di farsi protagonista sul fronte delle infrastrutture e delle opere di utilità pubblica. In attesa di capire i tempi e i reali effetti del federalismo comunale in via di perfezionamento, l’auspicio è che rapidamente vengano immessi sul mercato i 25 miliardi destinati alla difesa del suolo e alla messa in sicurezza del nostro territorio. Sarà questa una della nuove priorità che dal prossimo numero inseriremo in questa rubrica aggiornando così il nostro elenco, allineandoci con rispetto a quanto individuato dalla Giunta, una scelta su cui ci troviamo pienamente d’accordo. Anche se non vanno dimenticate le altre priorità. Lasciando intatte le aspettative per lo Statuto e per le correzioni assolutamente necessarie in materia di Patto di solidarietà, così come per il processo di sburocratizzazione, tappa obbligata se si vuole realmente restituire competitività al sistema produttivo veneto, dal prossimo numero monitoreremo l’andamento degli investimenti sulla difesa del suolo e in materia di infrastrutture, auspicando che realmente possano partire gli appalti per i nuovi ospedali di Treviso e Verona, così come si risolva la questione relativa alla Alta Velocità, restituendo al Veneto quella centralità anche sul fronte delle infrastrutture strategiche che oggi manca. Lasciando per ora da parte l’Expo 2015 guarderemo con attenzione a come procederà l’operazione “edilizia sociale”, mettendone a fuoco modalità e tempi. Tutto ciò con l’obiettivo di svolgere una funzione civile e sociale, di servizio, nell’interesse della nostra regione, del nostro territorio e della sua popolazione. 13


Per lo sviluppo ci sono tutti gli ingredienti tranne uno: la politica In questo numero di Est abbiamo voluto affrontare il tema dell’innovazione e della crescita declinandolo soprattutto in termini di capacità di promuovere la creazione di nuove imprese. È un grande tema che investe ovviamente non solo il Veneto e il Nord Est. In questa prospettive globale tuttavia il Veneto occupa un posto particolare, soprattutto quanto a fermento di iniziative che quasi spontaneamente stanno prendendo corpo sia a livello privato che misto. Non mancano inoltre le strutture pubbliche, alcune con un’esperienza ormai pluridecennale. Nelle pagine che seguono troverete diverse voci, nelle interviste e negli articoli di approfondimento. L’elemento che si può ad una prima lettura individuare come filo conduttore di questa lettura del territorio e dell’economia è forse il fatto, che emerge con una certa chiarezza, che al fermento delle iniziative non corrisponde una chiara guida in grado di indicare le priorità e gli obiettivi da raggiungere così come un disegno di “politica industriale”, come avremmo detto una volta, capace di canalizzare le non indifferenti risorse a vario titolo disponibili per il conseguimento di alcuni risultati ritenuti strategici e qualificati con precisione. Come dire, un obiettivo non può essere genericamente l’occupazione ma deve indicare quale tipo di occupazione, in quali aree, in quali settori. Insomma, ancora una volta sembra mancare, nonostante la più buona volontà, la politica, e la capacità che dalla politica ci si aspetta di fare da cabina di regia di uno sviluppo possibile.

14


Il Nord Est come il resto d’Italia preferisce non puntare sull’innovazione

La macchina

non parte Non mancherebbe nulla, dai capitali alle eccellenze tecnico scientifiche. Ma la “legge della Signoria” vince sullo sviluppo

S

di Stefano Caratelli

i potrebbe chiamare il dilemma della crescita. Immaginiamo una famiglia benestante con un patrimonio cospicuo accumulato in passato grazie anche a rendite di posizione. Come utilizza la sua ricchezza? La investe in parte in attività produttive innovative? Probabilmente no, perché non è così che l’ha accumulata. Più verosimilmente sceglierà di consumarla mantenendo un alto tenore di vita in attesa che il suo posizionamento privilegiato (nelle professioni, nell’intermediazione immobiliare o finanziaria, nella pubblica amministrazione, etc.) offra una nuova occasione di reddito a rischio zero. 15


Francesco Giavazzi, professore di economia alla Bocconi di Milano e al Massachusetts Institute of Technology, stima che le famiglie italiane siano al primo posto nella classifica della ricchezza privata, con una ricchezza netta pari a otto volte il loro reddito annuo dopo le tasse, contro 6 volte della Germania e il 7,5 della Francia. Il problema è che queste risorse non vanno a finanziare la crescita, che infatti in Italia sempre in termini di reddito delle famiglie è calata del 4% negli ultimi 10 anni contro un aumento tra il 5 e il 7% in Europa. Fin qui Giavazzi. Cambiamo punto di osservazione. Reed Elsevier, gruppo editoriale olandese leader mondiale nelle pubblicazioni scientifiche e mediche, ha scavato nelle sue banche dati alla ricerca delle eccellenze globali in quattro settori chiave per lo sviluppo – nano, bio, neuro e info – sulla base di una serie di parametri oggettivi, come il numero di citazioni dei paper a livello di comunità scientifica globale. Nei quattro campi l’Italia è sempre ai primi posti con le sue università e centri di ricerca (per il Veneto, l’Università di Padova è tra le eccellenze nel nano, che comprende le aree matematica e fisica). Se lo immaginiamo su un mappamondo, l’Italia è uno dei crocevia più importanti del sapere tecnico-scientifico nei campi chiave per la crescita. E ora tiriamo una prima parziale conclusine. L’Italia è il paese che ha maggiori risorse private da investire ed anche il paese delle eccellenze nel sapere tecnico-scientifico. C’è il free-capital e ci sono le competenze su cui quel free-capital dovrebbe andare per mettere in moto un circolo virtuoso di crescita sostenuta, produzione, occupazione, esportazioni, ecc. E invece il meccanismo non si mette in moto, la macchina non parte, anche se c’è benzina in abbondanza e un motore da formula uno. Il panorama nazionale è abbastanza uniforme, fatto salvo lo storico ritardo del Mezzogiorno: la Toscana non è molto diversa dal Veneto, dal Piemonte, ma anche dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e dal Lazio. Dovunque si gioca sulla difensiva. Siamo tra gli ultimi per 16

numero di nuovi brevetti, i distretti industriali producono molte innovazioni ma sono quasi sempre il frutto del rimescolamento delle conoscenze già acquisite, non l’acquisizione di conoscenze nuove. L’esperienza di Riccardo Donadon, che in questo numero di Est racconta la storia della sua H-Farm e dell’incubatore di start up realizzati in Veneto sul modello del venture capital californiano, è praticamente unica. In Italia il venture capital, il meccanismo per cui i capitali realizzati con investimenti produttivi azzeccati tornano nell’economia reale per finanziare start up innovativi, perpetuando così il meccanismo della crescita basata sull’innovazione, praticamente non esiste. In Italia le nuove imprese si creano solo con i capitali propri, dell’imprenditore che ipoteca la casa per cominciare, mai con quelli degli altri che hanno già avuto successo e credono nel sistema. E così di nuove imprese votate alla crescita ne nascono poche. E siccome la nascita di nuove imprese è praticamente l’unico modo noto al mondo per creare nuovi posti di lavoro il circolo vizioso si chiude: niente investimenti produttivi in innovazione, poche nuove imprese, nessun nuovo posto di lavoro, crescita ferma. C’è da dire che indubbiamente in Veneto, a differenza di altre regioni anche del Nord, non mancano le iniziative sia pubbliche, che private, che miste dirette a sostenere la creazione d’impresa e la valorizzazione del sapere tecnico scientifico espresso dalla Regione. Molte di queste sono puntualmente elencate dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Maria Luisa Coppola, nell’intervista che pubblichiamo in questa sezione di Est. Ma come dichiara lo stesso assessore Coppola occorre ora fare una ricognizione di queste iniziative, a cominciare dagli incubatori e dai parchi scientifici, per razionalizzare e ottimizzare le risorse in funzione delle esigenze del mercato e dell’economia. Un modo abbastanza franco e diretto per dire che manca ancora all’appello una politica capace di prendere in mano la situazione e guidarla verso obiettivi


In scena

chiari. Una recente indagine promossa da Intesa San Paolo sul terziario high tech italiano fotografa bene la situazione. Da quasi mille interviste ad imprenditori del settore emerge un quadro di imprese in stragrande maggioranza con uno o due addetti (!) mentre solo l’8,5% supera la soglia dei dieci addetti. Non sono aziende nuovissime, il 60% è nato prima del 2000. Sono aziende che offrono servizi in prevalenza al mondo produttivo, ma con un orizzonte di mercato che per il 60% è circoscritto alla provincia di appartenenza (per forza, dove vuoi andare con due addetti!) con meno del 2% che guarda al mercato europeo. E il prezzo è il principale fattore di concorrenza. Nonostante la dimensione asfittica, una su cinque ha attivato rapporti di collaborazione con le Università, una percentuale che sale al 49% tra le imprese con più di 10 dipendenti. Adesso avviciniamoci al Nord Est per vedere come le imprese di quest’area si confrontano con il tema dell’innovazione, che secondo tutti gli osservatori e tutti i parametri resta la chiave della crescita e dello sviluppo. Numero uno, come le imprese del Nord Est finanziano gli investimenti in innovazione, sia di prodotto che di processo? Secondo un rapporto recente della Fondazione Nord Est e dalla Cassa di Risparmio di Venezia più della metà, il 54,3%, esattamente come ogni famiglia finanzia le proprie spese, mettendo mano al proprio portafoglio. Un restante 40% va in banca e chiede un prestito, anche qui come qualsiasi famiglia che deve affrontare una spesa, mentre meno del 4% finanzia i propri investimenti in innovazione ricorrendo al capitale di rischio di investitori esterni. Quest’ultima modalità sarebbe la regola in molte parti del mondo, in Italia come nel Nord Est una rarità da collezionista. In un quadro del genere, ovviamente, la dipendenza dalle banche è totale. E il rapporto della Fondazione Nord Est nota come «…le imprese del terziario avanzato percepiscano il mondo delle banche come assai distante dalle loro specifiche esigen-

ze e necessità a causa essenzialmente di due elementi tra loro collegati: mancata conoscenza del settore e percezione di rischio molto elevata da parte degli istituti di credito.» Quasi un terzo delle imprese del Nord Est non si sente sostenuta dal sistema creditizio nelle attività di innovazione, una sensazione di abbandono che sale a oltre il 40% tra le imprese di Costruzioni (si veda a questo proposito l’analisi del Servizio studi dell’Ance nella sezione “Il Mercato” alle pagine 60-69). Nonostante le enormi difficoltà a reperire risorse per gli investimenti in innovazione, che si sono ovviamente accentuate con l’arrivo della crisi iniziata nel 2008, più di tre imprese su dieci del Nord Est dichiarano di aver mantenuto gli investimenti in innovazione che avevano in corso prima del brusco rallentamento dell’economia e di averne persino progettati di nuovi. Solo un 20% ha invece bloccato tutti gli investimenti di questo tipo. Tra queste ultime vi sono, ovviamente, i piccoli e piccolissimi, mentre tra quelli che mantengono gli investimenti ci sono i più grandi e internazionalizzati. Nel Nord Est non mancano i grandi gruppi multinazionali che hanno saputo conquistare il mondo con l’eccellenza dei loro prodotti. Ma, come in altre aree d’Italia, questo non ha messo in moto un meccanismo di sistema, diversamente da quanto è avvenuto in altre parti del mondo dove il capitale accumulato dai grandi è diventata linfa per l’intera economia. Da noi sembra prevalere, sulla logica del sistema, quella che potremmo definire la logica della “Signoria”. Chi è riuscito ad emergere non ha valorizzato il proprio territorio, ma lo ha in qualche modo monopolizzato, andando a presidiare tutte le filiere dei servizi e delle forniture funzionali alla propria attività fino alla conquista del presidio del credito a livello territoriale, con l’acquisizione di pacchetti strategici nelle banche e nelle istituzioni finanziarie. E la legge della Signoria è la rendita, non lo sviluppo. 17


Incubatori

Il vero sostegno alle giovani imprese del Veneto

di Gennaro Barbieri

18


In scena

G

li incubatori d’impresa rappresentano un veicolo fondamentale per promuovere lo sviluppo di imprese giovani e ad alto potenziale di crescita. I servizi assicurati dall’incubatore sono infatti molteplici e possono comprendere il finanziamento tramite venture capital, l’utilizzo di strutture, l’assistenza legale e la consulenza a livello di marketing, amministrazione e ufficio stampa. Le realtà che traggono maggiore giovamento da questi servizi sono generalmente quelle attive nei settori hi-tech. In molti casi la nascita e il consolidamento di un incubatore sono strettamente connessi all’attività dei dipartimenti universitari che in Veneto sono particolarmente attivi nei progetti di ricerca a sostegno delle imprese. È in quest’ottica che si inserisce Start Cube, incubatore universitario d’impresa legato all’ateneo di Padova. Si tratta di un progetto che coinvolge a pieno regime personale docente e non docente, riservando uno spazio importante ad assegnisti di ricerca e dottorandi. È stato proprio un ex professore universitario, Ruggero Frezza, a ideare M31, incubatore nato nel 2007 ed impegnato a lanciare aziende che lavorano sulle tecnologie innovative. Anche le specificità territoriali possono rappresentare un punto di partenza per costituire strutture che promuovono le imprese. È questo il caso di Veneto Nanotech, realtà che oggi coordina il distretto regionale delle nanotecnologie (il primo in Italia) e che finanzia società del settore sia direttamente che tramite bandi di gara. Il Veneto si conferma all’avanguardia nel sostegno all’imprenditoria emergente soprattutto perché può annoverare H-Farm, l’incubatore privato più importante del Paese. La creatura partorita dalla mente di Riccardo Donadon è già un punto di riferimento a livello globale: dalle cascine hi-tech di Ca’Tron sono state lanciate in orbita alcune delle più importanti società che popolano l’affollato mondo dei new media. 19


H

-FARM

Rappresenta l’incubatore più noto del Veneto e probabilmente del nostro Paese, grazie anche alla proiezione internazionale raggiunta dopo aver aperto sedi negli stati Uniti, in India e in Inghilterra. La struttura principale sorge nella campagna di Ca’Tron, una frazione di Roncade (Treviso) ed è composta da una serie di cascine ristrutturate in stile hi-tech che ospitano uffici con infrastrutture tecnologiche all’avanguardia. L’attività nacque nel 2005 da un’idea di Riccardo Donadon, imprenditore trevigiano proveniente dall’esperienza di E-tree, che decise di investire un capitale di 10 milioni di euro nella nuova avventura. H-Farm mette a disposizione delle proprie società un unico complesso in cui offre una rete di servizi che soddisfa ogni esigenza: real estate, branding, marketing, ufficio legale, amministrazione e finanza. Inoltre il personale (oltre 100 dipendenti) presente a Ca’Tron aiuta le imprese presenti nell’incubatore a valutare attentamente il time to market, cioè il momento giusto per introdursi nel mercato. In questo modo le nuove aziende posso concentrarsi esclusivamente sul proprio core business e sulle relazioni con i partner esterni. H-Farm svolge anche attività di venture capital, finanziando ogni anno una decina di start-up. L’investimento medio per ogni società è di 500mila euro, ma in alcuni casi è stato raggiunta quota 2,5 milioni. Attualmente il portafoglio di H-Farm comprende 24 imprese e di queste 4 si sono alienate, cioè sono diventate del tutto autonome. Il principio che anima Donadon e la sua equipe è quello di detenere sempre una quota di minoranza delle varie società (si parte dal 15% e si arriva ad un massimo del 45%), per poi procedere con la exit (dopo 3 o 4 anni) scendendo al 10% o anche cedendo tutto il pacchetto azionario di H-Farm. Tra le principali realtà che hanno spiccato il volo da Ca’Tron vanno ricordate H-art, H-care, H-umus, H-play, Shado.tv e Zooppa. Quest’ultima è una società di outsourcing nell’ambito del digital advertising ed in breve tempo si è ritagliata il ruolo di leader mondiale nel suo campo, diventando il fiore all’occhiello di H-Farm.

20


In scena

M

31

Cocktail tra finanza d’impresa, incubazione tecnologica e partnership operativa. L’ha messo in piedi Ruggero Frezza che, dopo vent’anni di docenza in ingegneria all’università di Padova, ha deciso di cambiare mestiere e di dedicarsi alla promozione delle aziende incentrate sulle tecnologie innovative. Tra le realtà che sono state lanciate da M31 e che si sono rese autonome, spiccano Uqido e Adant. La prima ha elaborato un algoritmo che ha permesso di snellire le file presso uffici e musei avvisando tramite sms, cinque minuti prima, una persona che sta arrivando il suo turno. Adant invece ha prodotto un sistema di antenna intelligente in grado di ottimizzare il segnale wifi e di ridurre il consumo di energia. M31 era stata costituita da 16 soci che, nel gennaio 2007, avevano introdotto un capitale iniziale di 350mila euro, ma il suo valore è cresciuto esponenzialmente. Basti pensare che, recentemente, nella società padovana è entrato il fondo TT Venture acquisendo una quota del 24% per un valore di 3 milioni. Inoltre M31 può contare anche su una filiale a Santa Clara in California, nel cuore della Silicon Valley e vicino a colossi come Google, Cisco, Yahoo e Intel. Tra gli obiettivi primari della società vi è poi la valorizzazione dei poli tecnologici universitari, cui vengono messi a disposizione infrastrutture per la formazione di giovani imprenditori e seminari in collaborazioni con i principali atenei americani. La prerogativa di M31 è quella di sviluppare, nelle fasi iniziali, le nuove idee come rami d’azienda che possono scindersi e diventare imprese autonome soltanto quando è il rischio è controllabile. Attualmente M31 è composta da 18 soci, 50 tra dipendenti e collaboratori e da 4 aziende. Si tratta di: CenterVue, attiva nel comparto biomedicale in cui sviluppa strumenti diagnostici; Eye Knowledge Network, piattaforma di telemedicina sul web; Si14, che produce complessi sistemi di elettronica civile ed industriale a basso consumo energetico; Adaptica che commercializza sistemi ottici controllati da microcomputer che consentono il trattamento in tempo reale dei fasci di luce.

21


C

START CUBE

È un incubatore universitario d’impresa legato all’ateneo di Padova. Il progetto, interamente sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è nato come logica prosecuzione del premio Star Cup Veneto, rassegna finalizzata alla promozione di realtà aziendali provenienti dall’ambiente accademico. Start Cube fornisce a tutte le aziende incubate una molteplicità di servizi, consulenze ed infrastrutture, per un periodo massimo di 3 anni. Sono ammesse nell’incubatore sia società già create che realtà in via di costituzione. Il tratto distintivo delle strutture deve però essere rappresentato da un’alta intensità di conoscenza – knowledge based – con aspetti innovativi rispetto agli altri soggetti del settore già presenti sul mercato. Il progetto coinvolge soprattutto spin-off promossi da personale docente e non docente dell’Università di Padova, compresi assegnisti di ricerca e dottorandi. Le aziende lanciate dall’incubatore sono oltre venti, appartenenti a svariati comparti. Tra esse Inova, realtà che si occupa dei processi di trasformazione dell’energia elettrica in calore; DreamLight, impegnata nella progettazione, produzione e commercializzazione di un mappatore tridimensionale rivolto al mercato dell’ottica oftalmica ed industriale; Canova Teach, attiva nel mercato globale dell’elettronica dei semiconduttori prestando i propri servizi di progettazione alle aziende manifatturiere.

22


In scena

V

ENETO NANOTECH

Nasce nel 2003 con l’obiettivo di favorire l’applicazione delle nanotecnologie, creare eccellenza internazionale nell’ambito della ricerca e sviluppare nuove imprese nel settore della focalizzazione. Oggi coordina le attività del distretto regionale veneto delle nanotecnologie applicate ai materiali, il primo in Italia, e finanzia imprese del settore sia direttamente sia attraverso la business plan competition Nanochallenge & polymerchallenge. Questo concorso, attraverso due premi da 300mila euro, punta su ricercatori ed imprenditori italiani e stranieri che hanno realizzato un progetto innovativo di business in fase seed o start-up, ovvero attività imprenditoriali che necessitano di investimenti nei primissimi periodi di vita attraverso fondi specializzati (Seed Capital) o investitori formali (Business Angel). Tra i principali start-up avviati da Veneto Nanotech c’è Singular id, che produce tag anticontraffazione di dimensioni nanometriche: si tratta di un’azienda nata come spin-off a Singapore e trasferitasi a Padova dopo la vittoria del Nanochallenge nel 2005. Da annoverare anche Qid, società che grazie alle nanotecnologie riesce a trasformare il ferro in platino. Qid collabora con team universitari inglesi, tedeschi e svedesi e regge la concorrenza di giganti come Basf, Johnson Matthey e Abbot. Inoltre nell’ambito del distretto Veneto Nanotech, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione, il Coordinamento Interuniversitario Veneto per le Nanotecnologie (CIVEN) sta sviluppando alcuni progetti di ricerca relativi soprattutto alle nanostrutture per settori chimici e biochimici e ai nanometariali per sistemi industriali. Lo scorso 3 dicembre è stato poi inaugurato l’European Center for the Sustainable Impact of Nanotechnologies (Ecsin), il primo laboratorio in Italia che si occupa di studiare l’impatto delle nanotecnologie su salute e ambiente. Il Centro si estende su una superficie di circa 1.000 mq, che potranno in un prossimo futuro anche aumentare e vanta strumentazione d’eccellenza: il laboratorio per le analisi biologiche è dotato di tutte le strutture d’avanguardia tra cui due stanze per le colture cellulari, un laboratorio di biologia molecolare e microbiologia e uno di microscopia che comprende tra l’altro un microscopio elettronico a trasmissione.

23


La Fattoria

Intervista a Riccardo Donadon, ideatore di H-Farm

di Marco Rambaldi 24


In scena

High Tech

«I

l nostro Paese ha molte risorse in termini di creatività e di inventiva, ma scarseggiano le strutture indispensabili ad alimentare l’innovazione tecnologica». È da quest’amara considerazione che parte Riccardo Donadon, ideatore di H-Farm, per descrivere lo spirito della sua creatura. La società messa in pie-

di dall’imprenditore trevigiano, nel cuore della campagna di di Ca’Tron (frazione di Roncade, provincia di Treviso), rappresenta un esempio virtuoso nel panorama dell’imprenditoria italiana, poco incline a investire sulle nuove generazioni. «H-Farm nasce nel 2005 con l’obiettivo di aiutare i giovani a creare imprese sul digitale». 25


26


In scena

Le attività che caratterizzano H-Farm sono essenzialmente due: incubatore d’impresa e venture capital. Nel primo caso «mettiamo a disposizione dei nostri clienti un complesso di infrastrutture all’avanguardia - spiega Donadon - al cui interno forniamo un’ampia gamma di servizi: real estate, risorse umane, mentoring, marketing, branding, sviluppo del business, amministrazione e finanza, ufficio stampa, ufficio legale». Per quanto concerne il venture capital, «ogni anno finanziamo in equity una decina di start-up, investendo direttamente i nostri capitali. Nella fase iniziale entriamo nella nuova società con una percentuale compresa tra il 15 e il 20% del pacchetto azionario». H-Farm è ormai una realtà consolidata, ma Donadon si pone un nuovo ambizioso obiettivo: «realizzare un distretto tecnologico utilizzando la nostra società come punto di partenza». Tuttavia non consiglierebbe ad un amico di replicare un’esperienza come la sua, poiché «l’Italia è un contesto assolutamente impreparato per questo tipo di iniziative, soprattutto a causa della legislazione vigente». Difficoltà che però non hanno impedito ad H-Farm di lanciare sul mercato realtà ormai di primo piano come Zooppa, diventata in breve «leader internazionale nell’ambito del digital advertising». Come nasce l’esperienza di H-Farm? H-Farm nasce nel 2005 con l’obiettivo di aiutare i giovani a creare imprese sul digitale, fornendo servizi e strutture utili a sviluppare una crescita progressiva. In Italia le aziende che si affacciano sul mercato non possono contare su un contesto che le supporti in maniera adeguata e, sin dalle fasi iniziali, si scontrano con un’enormità di problemi e ostacoli. Queste difficoltà sono ancora più evidenti nel mondo del digitale. In realtà il nostro Paese ha molte risorse in termini di creatività e di inventiva, ma scarseggiano le strutture indispensabili ad alimentare l’innovazione tecnologica. La denominazione

H-Farm racchiude perfettamente lo spirito del nostro lavoro. La parola Farm è direttamente connessa al fatto che la nostra sede è immersa nel verde ed è composta da una serie di cascine ristrutturate in stile hi-tech. Inoltre è nostra intenzione associare l’idea della tradizionale fattoria contadina alle tecnologie del web più all’avanguardia, creando così un collegamento tra la realtà locale e le reti globali della conoscenza. H invece sta per Human, in quanto il capitale umano, in un progetto come il nostro, rappresenta il tassello più importante del mosaico. Come funziona il meccanismo dell’incubatore? Mettiamo a disposizione dei nostri clienti un complesso di infrastrutture all’avanguardia al cui interno forniamo un’ampia gamma di servizi: real estate, risorse umane, mentoring, marketing, branding, sviluppo del business, amministrazione e finanza, ufficio stampa, ufficio legale. In cambio, il cliente paga un canone a prezzi molto competitivi per usufruire dei locali. A differenza di altre realtà simili, seguiamo i nostri clienti in ogni passaggio senza trascurare nessun dettaglio dell’attività d’impresa. Per esempio il primo passo è quello di calcolare scientificamente il time to market, cioè il momento giusto per partire: si tratta di un aspetto fondamentale, soprattutto in relazione al contesto dei new media. Oltre all’incubatore, siete impegnati in altre attività? La seconda parte della nostra attività è costituita dal venture capital. Ogni anno finanziamo in equity una decina di start-up, investendo direttamente i nostri capitali. Nella fase iniziale entriamo nella nuova società con una percentuale compresa tra il 15 e il 20% del pacchetto azionario per poi arrivare a detenere una quota massima del 45%. Il nostro principio base è comunque quello di mantenerci sempre come soci di minoranza. 27


Riccardo Donadon, ideatore di H-Farm Per alcuni start-up siamo arrivati a mettere sul piatto anche 2,5 milioni di euro, ma l’investimento medio è di circa 500mila euro. Fino a questo momento abbiamo lanciato sul mercato 24 aziende e di queste 4 si sono alienate, cioè sono diventate totalmente indipendenti anche se continuano ad utilizzare le nostre strutture. Nella fase di exit scendiamo sino al 10% oppure, quando ci rendiamo conto che la società è particolarmente solida, usciamo del tutto. Ci tengo poi a specificare che riteniamo prioritario privilegiare esperienze che possano distinguersi sul mercato grazie a una marcata specificità. Quali sono i fattori fondamentali per replicare un’esperienza come la sua? Il nostro investimento iniziale è stato di 10 milioni di euro e ad un amico non consiglie28

rei di investire una somma del genere per imbarcarsi in un’impresa come quella di HFarm. L’Italia è un contesto assolutamente impreparato per questo tipo di iniziative, soprattutto a causa della legislazione vigente. Mancano forme di supporto ed incentivi per le imprese giovani e per le strutture che intendono sostenerle. In ogni caso, alla base di un’esperienza come la nostra, c’è prima di tutto la passione: concepiamo H-Farm come una vera e propria missione. In secondo luogo, è necessaria una massa critica iniziale: bisogna poter contare su un importante capitale di partenza e su una serie di infrastrutture di alto livello. Senza dimenticare l’esperienza: per lanciare nuove aziende sul mercato è indispensabile avere la capacità di focalizzare il momento giusto per investire. Quando nel 2005 ho creato HFarm non ero alle prime armi ma provenivo


In scena

dal percorso di E-tree, società fondata nel 1996 agli albori della rivoluzione di Internet e ceduta nel 2003 al gruppo Etnoteam. Ritiene possibile realizzare un distretto tecnologico, magari sullo stile della Silicon Valley, utilizzando H-Farm come punto di partenza? Questo è il nostro obiettivo, anche se estremamente ambizioso. La maggior parte delle imprese che lanciamo sul mercato continuano a lavorare presso le nostre strutture, creando così un autentico laboratorio di idee e di conoscenze. Ed è proprio da questo approccio che bisogna partire. Aggregare in un’unica area una molteplicità di iniziative significa innescare un meccanismo di complementarietà e una serie di opportunità a catena, all’interno di un autentico circolo virtuoso. Noi vogliamo uscire dalle mura di H-Farm per mettere in relazione, all’interno di un’area più estesa, imprese giovani e innovatrici sotto il profilo tecnologico. Nel frattempo stiamo cercando di qualificare H-Farm come piattaforma per l’interconnessione tra start-up nei mercati internazionali: abbiamo già delle sedi negli Stati Uniti, in Inghilterra e in India.

C’è un’impresa presente nel portafoglio di H-Farm che ricorda con particolare piacere? Una storia che mi ha regalato particolari soddisfazioni è quella di Zooppa. Si tratta di una società che fa outsourcing nell’ambito del digital advertising: è frequentata da un numero elevatissimo di utenti che sono invitati a realizzare pubblicità con un marchio loro assegnato e che poi sottopongono il prodotto al giudizio dei navigatori del web. Oltre a questa parte ludica, ne esiste un’altra ben più seria. Se la pubblicità social-web ideata viene scelta dalla società il cui brand è stato utilizzato nell’attività, allora Zooppa si pone come intermediario tra l’azienda interessata e gli autori, fissando un prezzo minimo e massimo per soddisfare entrambe le parti. Zooppa si è ritagliata un ruolo di primo piano in ambito internazionale: ora è leader nel suo settore e sulla sua onda sono nate altre 3 o 4 realtà simili. Quando avviammo lo start-up non immaginavamo minimamente che avrebbe raggiunto una proiezione così importante. È stata una gratificazione enorme e costituisce uno dei tanti motivi d’orgoglio per aver ideato H-Farm.

29


Revisione in vista per incubatori e parchi tecnologici Intervista a Maria Luisa Coppola, Assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto di Giuseppe Bucca

I

n due anni di crisi in Veneto sono stati bruciati 65.000 posti di lavoro, a cui vanno aggiunti 180.000 in cassa integrazione. Qual è la politica della Regione per il sostegno alla creazione di nuove imprese e su quali strumenti può contare? «Il tessuto imprenditoriale veneto è fatto da molte Pmi che in molti casi non possono permettersi un centro di ricerca. L’indirizzo della Regione è quello di favorire una piattaforma di cooperazione tra pubblico, impresa e università. La crisi è ancora in atto e purtroppo è ancora difficile parlare di ripresa a tutto tondo. I finanziamenti in ricerca e innovazione sono da sempre una priorità per la Regione. Abbiamo una legge regionale ad hoc e abbiamo destinato una buona parte dei fondi europei Por 2007-2011 proprio a questo ambito. Le università, infine, devono dialogare tra loro. Il Civen, il coordinamento interuniversitario veneto per le nanotecnologie, offre già un esempio. Ben venga l’ulteriore rafforzamento di questo approccio attraverso

30

Univeneto, sinergia delle tre università del Veneto». Il Veneto si è dotato sin dal lontano 1988 di una agenzia regionale, Veneto Innovazione. Qual è il suo ruolo? «Veneto innovazione è il braccio operativo della Regione nella gestione dei bandi, uno strumento di assistenza alle imprese ma soprattutto alla Regione in quanto si occupa dell’istruttoria delle domande. Svolge per lo più funzioni burocratiche». Qual è l’indirizzo che ha impresso al suo assessorato in materia di innovazione?


«Ho innanzitutto voluto ricondurre alla Regione e all’Assessorato le scelte che riguardano la programmazione e la pianificazione delle risorse. Ritengo fondamentale operare a stretto contatto con il territorio confrontandomi con le associazioni di categoria. Oggi gli imprenditori chiedono innovazione non solo di prodotto ma anche d’azienda. Recentemente, infatti, stiamo curando un bando sulle certificazioni aziendali, da quelle più classiche a quelle che riguardano il prodotto, la responsabilità sociale di un’azienda, l’ambiente. Le aziende sono molto attente a innovare la fase gestionale». In Veneto ci sono molti incubatori d’impresa, da Start Cube che è un incubatore universitario sostenuto dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a Patavinia Technologies specializzata nell’innovazione ICT. Ritiene che siano strumenti ancora validi? «Bisogna fare una ricognizione degli incubatori esistenti e dei parchi scientifici e tecnologici regionali. La crisi ha portato dei cambiamenti e ci impone una revisione. Oggi abbiamo esigenze e risorse differenti. La

parola d’ordine è razionalizzazione e ottimizzazione in funzione delle esigenze del mercato e dell’economia. L’obiettivo dei miei primi mesi come assessore, intanto, è stato quello di migliorare l’organizzazione e la burocrazia dei miei uffici, requisito essenziale per dare risposta alle imprese». Agricoltura di nuova generazione ad alto contenuto tecnologico, i settori tradizionali del mobile e del design, l’energia e soprattutto i servizi all’energia, il turismo. Qual è secondo lei la vocazione del Veneto del futuro? «Siamo un popolo fantasioso e ricchissimo di inventiva. L’economia veneta avrà sempre più vocazioni. La prima risorsa economica è il turismo, al quale non mancherà mai attenzione. Siamo la prima regione italiana per numero di presenze. Per cogliere le sfide del futuro occorre colmare alcune lacune, a cominciare dalla mancanza di adeguata copertura della banda larga. Anche nell’edilizia ci sono forti margini di progresso e innovazione. Penso alle costruzioni eco-sostenibili. Sono stata all’Ecobuild di Londra. Il Veneto aveva lo stand più bello e quello più visitato».


«I vincoli energetici sono un’opportunità» Il vice presidente Torretta parla del progetto Innovance di Martino Almisisi 32


«L

e problematiche energetiche e più in generale di sostenibilità ambientale della produzione e dei prodotti, impongono anche al settore delle costruzioni una radicale riorganizzazione interna che ne permetta l’accesso a tecnologie sempre più sofisticate ed a più evoluti sistemi di produzione. L’attuale sistema di costruzione, non a caso definito “tradizionale”, mal si coniuga con le sempre più pressanti esigenze di carattere prestazionale in termini di contenimento energetico, acustico e via dicendo, imposte dalle recenti normative nazionali e

comunitarie.» Così Piero Torretta, vicepresidente ANCE con la delega all’innovazione e alla ricerca, individua con chiarezza il particolare momento vissuto dall’industria delle costruzioni, stretta tra una forte recessione e la conseguente necessità di cambiamento, di qualificazione. Sono già alcuni anni che l’Ance a livello nazionale e territoriale ha individuato nella necessità di rendere trasparenti ed evidenti le caratteristiche dei diversi prodotti e delle diverse soluzioni costruttive, tecnologiche e applicative uno dei terreni sensibili, dove intervenire. 33


Si tratta della realizzazione del primo data base nazionale riguardante l’edilizia. Il sistema consentirà di mettere in rete di tutti gli attori della filiera per facilitare la circolazione del know-how tra i differenti soggetti coinvolti e, di conseguenza, ottimizzare ogni fase del processo costruttivo.

«Nel nostro settore, penso alla questione dell’efficienza energetica - prosegue Torretta - si sono già compiuti notevoli progressi nel coinvolgimento dell’utenza, dei professionisti e dei produttori di componenti, ma poco o nulla si è riusciti ad incidere sul sistema impresa, quale catalizzatore e coordinatore ultimo delle differenti realtà ed esigenze. Ad una domanda sempre più evoluta e severa nel giudizio di accettabilità, corrisponde spesso un’offerta, rappresentata dalle imprese di costruzioni, che ha difficoltà anche solo ad interfacciarsi con un livello sempre più alto di progettazione e con una produzione di componenti intermedi sempre più complessi e tecnologicamente innovativi. Penso alla crescita in questi anni della demotica o della geotermia, così come la maggiore richiesta di impianti di cogenerazione e rigenerazione. La questione quindi è oggi di saper dare una risposta concreta all’esigenza di saper collegare al sistema costruttivo la massima efficienza del singolo componente che, anche se garantita dal suo produttore, rischia di non contribuire a pieno titolo alla complessiva efficacia del sistema edificio così com’è stato inizialmente ideato dal progettista, perché malamente o inconsapevolmente assemblata in un insieme disorganico. Affinché questa condizione di criticità non si verifichi ulteriormente e, ad esempio, l’efficienza energetica non appaia solo come un vincolo normativo impositivo o una necessità di facciata, ma un vero e proprio criterio di produzione sostenibile, è necessario elevare il know-how dell’impresa edile, alzando il livello qualitativo dell’informazione attualmente disponibile e rendendola facilmente accessibile per l’impresa ed usufruibile all’interno del proprio processo di produzione.» Per raggiungere questo risulta34

to è stato ideato il progetto “INNOVANCE”. Un progetto al quale hanno aderito diverse associazioni territoriali del sistema Ance e che è coordinato da Assimpredil - Ance Milano. «Al centro del progetto che prenderà avvio a breve – spiega Gloria Domenighini, direttore generale di Assimpredil – vi è la creazione di una banca dati di libero accesso contenente tutte le informazioni di natura tecnica, scientifica, economica, legale e quant’altro, utili alla filiera delle costruzioni. Si tratta in sintesi della realizzazione del primo data base nazionale riguardante l’edilizia. Il sistema consentirà la messa in rete di tutti gli attori della filiera al fine di facilitare la circolazione del know-how tra i differenti soggetti coinvolti e di conseguenza ottimizzare ogni fase del processo costruttivo: dalla progettazione alla produzione di componenti, dalla realizzazione in cantiere fino all’uso, gestione e manutenzione del manufatto edilizio. Nella banca dati, per ciascuna fase del processo, verranno codificate, descritte e nominate in modo univoco tutte le procedure e i prodotti (componenti e risultanti) della filiera delle costruzioni (opere, lavori, risorse), attraverso schemi di raccolta delle informazioni condivisi e trasparenti per tutti gli operatori del settore, al fine di ottimizzare in senso compiuto per l’intero “sistema edificio”, anche con azioni di feed-back (dal cantiere e dall’utente finale), le prestazioni energetiche del “prodotto edificio" e, a cascata, dell'intero processo edilizio.» A certificare e a validare le informazioni e le prestazioni sarà un comitato scientifico composto da professori e ricercatori del CNR e dell’Enea nonché docenti di tre università prestigiose, i Politecnici di Torino e Milano e l’Università Federico II di Napoli. Il sistema di codifica, denominazione e schedatura dei prodotti e dei pro-


cessi sarà parallelamente oggetto di apposita normazione tecnica nazionale in ambito UNI ed UNI-CTI (la prima a livello comunitario) e contribuirà alla complessiva riorganizzazione, in termini semantici, delle informazioni tecniche. Operazione già in atto anche a livello europeo. Il progetto che si inserisce nel programma europeo “Industria 2015”, ha un valore di 15 milioni di euro, di cui 7,5 milioni di investimento privato.«Grazie ad INNOVANCE - continua il direttore di Assimpredil – sarà possibile in modo semplice ed immediato, una volta valutata la soluzione scelta, poter disporre in tempo reale di un computo metrico estimativo. Con la conseguenza che per ogni variante successiva il sistema ricalcola e adegua l’intero progetto ai nuovi elementi tecnici consentendo anche un immediato riassetto del bilancio e quindi della valutazione economica. Inoltre, grazie a questo innovativo sistema informativo, in ragione dei metodi di raccolta, catalogazione e distribuzione dei dati, si favorirà un forte impulso verso l’integrazione dei soggetti e delle fasi del processo, sfruttando le potenzialità esistenti in materia di interoperabilità tra i diversi software esistenti (CAD, gestionali, energetici, ecc., secondo standard ISO già disponibili) e garantendo, nel contempo, un aggiornamento continuo delle informazioni in esso raccolti e in distribuzione. Tutto ciò spingerà verso an-

che forme di integrazione imprenditoriale, che costituisce l’altro grande obiettivo per favorire una crescita del sistema costruttivo italiano. In questo senso l’intero progetto fa riferimento proprio ad un Consorzio, creato proprio per favorire processi costruttivi e soluzioni tecnologiche in grado di rispondere alla domanda di una sempre maggiore efficienza energetica.» Da questo punto di vista va anche evidenziato come la piattaforma interoperabile e l’uso della tecnologia BIM (Building Information Model) assicurerà un notevole vantaggio competitivo per le imprese italiane all’estero che potranno operare su standard qualitativi superiori a quelli della concorrenza. Secondo Piero Torretta «con questo progetto si darà un contributo fondamentale alla qualificazione del settore in termini innanzitutto di trasparenza rispetto alle diverse prestazioni offerte e tra prestazioni e relativi costi. In secondo luogo si favorirà un avvicinamento tra progettazione e costruzione, consentendo così alle imprese di riacquistare quel ruolo centrale nel processo di costruzione che oggi si è trasferito in molti casi a fasce di produttori favorendo una conoscenza da parte del cliente finale di massima trasparenza sia rispetto alle caratteristiche prestazionali dei prodotti che rispetto alle diverse fasi produttive e di allestimento, consentendo quella valutazione di insieme che oggi gli è negata.» 35


36


450mila aziende al servizio della creatività

L’esperienza di Innov(e)tion Valley di M. R.

I

l Nordest è considerato una delle aree al mondo con il maggior tasso di innovazione e di creatività. È proprio per valorizzare una simile ricchezza che nasce Innov(e)tion Valley, progetto di pianificazione territoriale open source creato da una serie di imprenditori del territorio. L’idea, nata nel 2008, non si rivolge soltanto al mondo aziendale ma abbraccia un

variegato network composto da Regione, Provincia, camere di commercio, università, musei ed editoria. Innov(e)tion Valley si colloca in una vasta area metropolitana, con circa cinque milioni di abitanti, caratterizzata da una fitta rete di 450mila imprese attive nei comparti più disparati: dall’artigianato alla tecnologia, passando per il design. 37



L’obiettivo ambizioso è quello di mettere in relazione, in maniera organica, realtà culturali, sociali ed economiche che siano accomunate da una forte spinta all’innovazione e alla creatività. In quest’ottica è fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni che dialogano costantemente con soggetti privati all’interno di un sistema misto che ha i giovani come interlocutori privilegiati. L’ideatore del progetto è Cristiano Seganfreddo, già direttore di Fuoribiennale e amministratore di Agenzia del Contemporaneo. Il comitato scientifico si avvale del contributo di personalità come Luca De Biase (responsabile di Nova24/Il Sole 24 Ore), Stefano Micelli (direttore di Venice International University) e Flavio Albanese (direttore di Domus). «Il Nordest è una straordinaria piattaforma di diversità culturale e imprenditoriale – spiega Seganfreddo – Basti pensare alla Biennale di Venezia, ai 500 anni di Palladio, ai progetti scientifici sfornati da Padova e alla grande musica del Veronese. Questo enorme serbatoio culturale si mescola con una spiccata capacità produttiva, generando così un tessuto caratterizzato da eccellenze in tutti i campi. Il Nordest possiede quindi – conclude – tutti gli elementi per candidarsi a capitale europea della cultura». Grazie al rapporto di collaborazione con il gruppo Rcs, Innov(e)tion Valley può disporre di importanti strumenti editoriali per comunicare le proprie attività, per aprire dibattiti e accogliere proposte. Ogni quindici giorni il Corriere della Sera/Corriere del Veneto presenta un inserto di due pagine chiamato proprio “Innov(e)tion Valley” che radiografa le eccellenze imprenditoriali e culturali del Nordest. Un altro importante contributo proviene inoltre da !Magazine, rivista bilingue stampata in 70.000 copie e distribuita in allegato al Corriere della Sera presso associazioni di categoria, aziende, festival, strutture politiche e culturali. Un ruolo importante è svolto anche da una collana ad hoc edita

da Marsilio che pubblica libri contenenti storie virtuose di aziende, luoghi e persone del Nordest. Il sito ufficiale del progetto propone invece una mappatura bilingue, in costante aggiornamento, delle più importanti realtà venete nel campo della moda, del design, dell’arte, della ricerca, dell’architettura e della tecnologia. È proprio nel primo numero dell’inserto del Corriere della Sera che Pier Luigi Sacco, membro del comitato scientifico di Innov(e) tion Valley, ha pubblicato una riflessione che esemplifica perfettamente lo spirito del progetto. L’articolo si apre con una particolare constatazione: il Nordest è la macro-regione italiana con i più bassi indici di scolarità su scala nazionale, ma è anche quella che ottiene i risultati migliori nei test Ocse-Pisa sulle capacità intellettive degli adolescenti ed è l’unica a livello italiano che possa definirsi in linea con la media europea. Queste performances sono dovute, secondo Sacco, al fatto che «il Nordest ha incubato negli anni una strana cultura diffusa che sintetizza in modo originale elementi pragmatici e utopico-idealistici». Un mix virtuoso che rappresenta un prezioso punto di partenza per rendere l’area un riferimento internazionale, sia sotto il profilo imprenditoriale che a livello culturale. Innov(e)tion Valley rispecchia fedelmente questa creatività impregnata di concretezza e cerca di proiettarla in un’ottica glocale, come emerge dall’analisi di Sacco. «Il Nordest è la regione nella quale vedere imprenditori che si entusiasmano per un’idea, che sono curiosi di fiutare il nuovo, non è l’eccezione, ma la regola, tanto più quando si ha a che fare con le imprese di nuova generazione, quelle che magari nascono da una lunga tradizione familiare, ma accettano di buon grado di reinventarsi accogliendo la sfida della globalizzazione invece di godersi il frutto delle fatiche dei genitori».Sacrificio e versatilità: i due assi che Innov(e)tion Valley gioca per vincere la sua sfida. 39


Finanziare U le imprese, il contributo di Veneto Sviluppo

no strumento per sostenere il tessuto imprenditoriale delle pmi e per facilitare l’accesso al credito durante congiunture particolarmente sfavorevoli, proprio come quella che stiamo attraversando oggi. Si tratta di Veneto Sviluppo Spa, società finanziaria partecipata al 51% dalla Regione Veneto e al 49% da undici gruppi bancari (tra cui anche Unicredit, Bnl e Antonveneta), che attualmente gestisce oltre 550 milioni di euro di finanziamenti agevolati. Il principale ambito operativo in cui si caratterizza l’attività di Veneto Sviluppo è rappresentato dalla promozione di strumenti di agevolazione finanziaria, in particolare nella forma tecnica del Fondo di rotazione, per piccole e medie imprese appartenenti ai comparti più svariati: artigianato, commercio, turismo, agroalimentare e cooperazione sociale. Tali operazioni sono possibili grazie al rapporto di strettissima collaborazione che intercorre con il mondo bancario, finanziario e dei consorzi fidi: in questo modo è garantito un capillare radicamento sul territorio. In secondo luogo la società finanziaria regionale opera interventi sul capitale di rischio, assumendo partecipazioni strategiche su mandato regionale e di merchant. L’azione avviene con il duplice ruolo di holding di partecipazioni e di finanziaria di investimento. Veneto Sviluppo si caratterizza inoltre per la realizzazione di specifici strumenti finanziari, creati con lo scopo di attirare capitali privati e di promuovere nuove forme di partenership. Dalla sua istituzione sino ad oggi, la società ha evidenziato una crescita progressiva, soprattutto per quanto concerne i fondi amministrati per conto della Regione Veneto, le risorse messe a disposizione delle pmi e il valore delle partecipazioni societarie. Veneto Sviluppo Spa nacque nel 1975, quando fu istituita dalla giunta regionale in attuazione della legge regionale 47/1975. Tuttavia fu resa attiva soltanto nel 1979 e inizialmente si limitò al rilascio di garanzie.

di M. R. 40


Nel 1985 costituì il primo Fondo di Rotazione per l’erogazione del credito agevolato e nel 1987, grazie all’aumento di capitale sociale a 20 miliardi di lire, iniziò ad affacciarsi nel settore delle partecipazioni ed entrò in alcune delle principali società regionali attive nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. Il 1997 segna un autentico spartiacque per la società che, in base alla nuova legislazione bancaria, si trasforma ufficialmente in intermediario finanziario sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia. Nel 2003 il consiglio regionale realizza un consistente ammodernamento dello Statuto Sociale, rendendo Veneto Sviluppo una struttura pienamente in linea con le nuove esigenze dei mercati finanziari. Nel 2004 si registra un aumento di capitale sociale che arriva così a 23.942.400,00 euro grazie ad una delibera dell’assemblea straordinaria dei soci. L’ultimo aumento di capitale risale invece allo scorso 9 febbraio. In quell’occasione (con 26 voti a favore, 16 contrari e 5 astenuti), il Consiglio regionale ha approvato un aumento sino ad un massimo di 40 milioni di euro. L’appeal esercitato dai prodotti offerti da Veneto Sviluppo ha raggiunto picchi elevati soprattutto in questo periodo critico per le imprese, che necessitano sempre più di forme di sostegno. Nel 2010 le domande di agevolazione pervenute segnano un incremento del 46% rispetto al 2009; sono aumentate anche le operazioni deliberate (+19%) e gli importi stessi delle operazioni (+39%). Da segnalare poi il boom del fondo di rotazione per gli investimenti innovativi: lanciato a gennaio 2010, a dicembre dello stesso anno ha registrato quasi 100 domande per una somma complessiva di finanziamenti agevolati che sfiora i 40 milioni di euro. L’attività principale della società risiede quindi nei fondi di rotazione, strumento di finanza agevolata adottato dalla Regione Veneto nel 1985 e che oggi vale circa 500 milioni di euro. Tuttavia la morfologia del tessuto economico e produttivo negli ultimi decenni si è modificata radicalmente e di conseguenza la socie-

tà ha intercettato e adottato le varie istanze di rinnovamento provenienti dal mondo imprenditoriale. Uno dei problemi più annosi che penalizza le pmi venete riguarda la scarsa patrimonializzazione che spesso determina un eccessivo ricorso al capitale di debito. Per questo Veneto Sviluppo interviene in maniera sempre più massiccia nel capitale di rischio delle pmi ed ha avviato un fondo ad hoc per le piccole e medie imprese. Lo scopo di queste operazioni è quello di sostenere nuovi piani di sviluppo e di promuovere start-up. Negli ultimi anni l’attività di Veneto Sviluppo si è concentrata particolarmente sul turismo, settore in cui la regione si colloca al primo posto italiano sia per numero di addetti che per quantità di presenze. Per questo la società si è dotata di un fondo di garanzia e controgaranzia che consente di facilitare le modalità di accesso al credito agevolato per le pmi turistiche e per i consorzi. Sono anche stati effettuati interventi partecipativi che sono declinati sia come partecipazioni dirette nel capitale delle imprese che come prestiti partecipativi; queste operazioni sono dirette ai progetti che abbiano una logica di aggregazione e innovazione mediante, per esempio, l'acquisizione e la fusione di rami d'azienda, finalizzata ad ottimizzare la gestione operativa e a incrementare la capacità di attrazione della domanda. Veneto Sviluppo ha svolto un ruolo assai importante anche nell’ambito delle operazioni volte a fronteggiare l’emergenza alluvione. Tramite il ‘Fondo straordinario per le imprese alluvionate’, è stato infatti elaborato un piano destinato a ripristinare il lavoro delle pmi danneggiate: sono stati finanziati i soggetti operanti nei comparti dell’industria, dell’artigianato, del commercio e dei servizi in possesso dell’attestazione dello status di alluvionato rilasciato dal comune competente. L’agevolazione consiste in un finanziamento compreso tra 10.000 euro e 100.000 euro a tasso zero (realizzato con provvista regionale al 100%) da rimborsare entro cinque anni e con almeno un anno di preammortamento. 41


coperture metalliche impermeabilizzazioni manti in PVC isolamenti termoacustici industriali e civili incapsulamento e bonifica coperture in cemento e amianto assistenza tecnica polizza assicurativa RCT postuma posa fotovoltaico Saletto di Piave (TV) Via Molinetto, 71 - Tel. 0422 686118 - Fax 0422 988154 - Cell. 348 3550200/2/3 www.mosolecorradosrl.com - info@mosolecorradosrl.com

• imbottigliamento bombole g.p.l. •g .p.l. sfuso per uso civile, agricolo, industriale ed artigianato • impianti ed apparecchiature • serbatoi da interro senza cassa di contenimento - non necessitano di recinzione • fornitura ossigeno, acetilene, azoto, argon, anidride carbonica e loro miscele

Gas Tecnici

LEGNAGO (VR) - S.S. 10 KM. 338 - TEL. 0442.640777 - 641127 - FAX 0442.641755 ROVIGO e VENEZIA: Mancin Mirco 335 1433996 Bergantin Alessandro 335 1433997 PADOVA: Bernini Gianluca 333 9293651 TREVISO e BELLUNO: Sernagiotto Vasco 329 5914112 www.gasadige.it - e-mail: gasadige@gasadige.it


Grafica veneta: un modello di crescita sostenibile La fabbrica dei libri amica degli alberi

Intervista al Presidente Fabio Franceschi

G

rafica Veneta è un marchio riconosciuto a livello nazionale, è una vera e propria best practice tutta regionale. Cosa pensa dell’imprenditoria locale e come ritiene che l’Amministrazione territoriale possa incentivarla? Il Veneto è ricco di talenti imprenditoriali che della propria esperienza, abitlità e competenza personale hanno fatto grande il nord est. Il governo offre la più ampia disponibilità alle imprese, ma poi nei fatti le regole rigide previste dal patto di stabilità penalizzano le regioni più virtuose. Continuo comunque a sostenere che per dare la spinta alle giovani realtà serve ancora l’aiuto pubblico, finanziamenti e bandi per lo

di Mimosa Martini

sviluppo. Come delegato di Confindustria Veneto faccio un bilancio positivo delle risorse messe a disposizione dal sistema. A fronte di 60 milioni di euro, grazie agli stanziamenti della Regione, abbiamo sostenuto 200 grandi progetti di oltre 600 imprese. Da tutto questo è decollato un effetto volano che porterà a superare 200 milioni di investimenti in ricerca e innovazione. Avete di recente firmato due importanti contratti internazionali, con la Svezia e con la Russia. Come si diventa un marchio riconosciuto anche all’estero? Il mercato del libro non ha segreti per noi di Grafica Veneta. 43



Sapevamo da tempo della grande attenzione che i Paesi Scandinavi rivolgono all’ambiente. I nostri clienti svedesi ci avevano già abituato alle esigenze d’uso di carta riciclata e certificata, consegna solo con trasposto su strada. Ora ci siamo accreditati nel mondo come impresa con responsabilità sociale tanto che la casa editrice “Forma Publishing” di Stoccolma non si è fatta sfuggire l’occasione di stampare nel nostro stabilimento. L’Est europeo ci sta dando parecchie soddisfazioni: in Polonia, ad esempio, dove l’indice di lettura sfiora il 40%, ma anche in Romania, Bulgaria, Slovenia, Croazia. Nell’ex Urss la scolarizzazione è molto elevata, per cui abbiamo siglato un contratto per 40 milioni di copie dell’enciclopedia. Lavoriamo in sinergia con i giornali e a prezzi competitivi. Stampiamo anche gli allegati alla Pravda e al settimanale Argumenty i Fakty. I libri veicolati in Polonia con la Gazeta Wyborcza – primo quotidiano d’opposizione legale al regime – fa gli stessi numeri dei giornali italiani. In Romania vendiamo con Adevarul ben 25 milioni di opere, ed è una nazione che conta 22 milioni di abitanti. La vostra attenzione ai temi dell’ecologia e della sostenibilità è massima. Siete il primo insediamento industriale italiano carbon free, cosa significa in termini di costi-benefici? Il nostro è l’ impianto fotovoltaico integrato più grande che si sia costruito in Italia. 50 mila quadrati, oltre 13 mila pannelli installati sul tetto che producono 3 mega watt di energia pulita. Praticamente dieci campi di calcio di moduli che catturano l'energia dal sole e che hanno reso Grafica Veneta il primo insediamento industriale italiano ”carbon free”, con un risparmio di CO2 pari a oltre duemila tonnellate l’anno Un investimento notevole (circa 15 milioni di Euro), che verrà ammortizzato in 6 anni, ma che ci sta dando già ottimi risultati in termini di immagine e anche commerciali all’estero dove nei paesi più sensibili alle modablità di produzione eco-sostenibili,

gli ordinativi si sono impennati. Anche in Italia la coscienza ecologica sta aumentando. L’ultimo libro di Umberto Eco “Il cimitero di Praga” edito da Bompiani è stato stampato con il sole: 528 pagine, 400 ore di lavoro e una riduzione dell’impatto ambientale pari a 60 tonnellate di Co2 Si parla tanto di innovazione tecnologica ma si critica il fatto che non vi sono sufficienti finanziamenti alla ricerca. Come avete fatto ad ottenere risultati tanto elevati? La ricerca e l’innovazione non devono essere fatte solo in momenti eccezionali ma rispettare una continuità e diventare il core business delle imprese. Lo dico da stampatore di libri che pur trattando lo stesso prodotto nel tempo ha vissuto l’avvento delle tecniche del digitale per esempio. Se fossi rimasto al tempo di Gutemberg la mia azienda non sarebbe la prima in Italia del settore e la terza in Europa. La nostra divisione H24 Instant Book, da oltre dieci anni è il fiore all’occhiello dell’azienda: un gruppo di lavoro specializzato è in grado di stampare, confezionare e consegnare, anche oltre oceano, volumi con tiratura fino a 10mila copie nello spazio di un giorno e una notte. Puntiamo da sempre sulla qualità che esportiamo in tutto il mondo e su un valore aggiunto: il capitale umano di 250 collaboratori, giovani diplomati e laureati, anche se fra loro abbiamo inserito figure professionali di una certa età, scelte recenti dovute alla crisi economica, ma anche su queste investiamo ogni giorno con corsi di aggiornamento ad hoc. Una tipografia richiede di default un forte impegno a livello di energia, data la quantità di macchinari che utilizza, eppure avete scelto di diventare completamente autonomi sotto il profilo energetico. Siete un esempio per tutti. Cosa direbbe per convincere altre aziende a fare lo stesso? Guardare alla green economy come ad una grande occasione per fare innovazione e marketing. 45


A Padova un’attenta opera di recupero urbano fa rivivere la Fornace Morandi

Il fascino dell'archeologia industriale 46

di Federica Paoli


A

lle porte di Padova, a ridosso del quartiere Arcella nel 1898, in una zona che fino a quel momento aveva avuto una vocazione prevalentemente agricola, una famiglia di origine svizzera, i Morandi, decise di avviare una produzione di laterizi costruendo una fornace a cui venne dato il nome della famiglia: la Fornace Morandi. Dopo oltre un secolo e con sulle spalle più di venti anni di abbandono, oggi la Fornace Morandi torna a vivere grazie anche alla volontà della società proprietaria dell’immobile la Brick & Tile. Il progetto di restauro di questo esempio di bella archeologia industriale è stato affidato all’architetto Bruno Stocco. Sancito il cambio di destinazione d’uso, (la Fornace infatti è stata trasformata in un polo costituito da 37 unità ad uso commerciale o dirigenziale) si è voluto comunque conservare

intatto il fascino della vecchia fabbrica di laterizi. L’antico camino, alto 50 metri, è stato ristrutturato e messo in sicurezza e ben 110 mila dei mattoni che originariamente componevano la struttura della fabbrica sono stati recuperati. La posizione strategica rispetto al recente sviluppo urbano e la vicinanza di strade, ferrovie e parcheggi renderà possibile un pieno sviluppo della “nuova Fornace”, costituendo un fulcro per la vita economica non solo del quartiere, ma dell’intera città di Padova. Entrando nel merito dei lavori di restauro eseguiti balza subito all’occhio come l’antico e il nuovo non solo siano stati fatti convivere, ma anche interagire creando una suggestiva commistione in cui bellezza e funzionalità sono coniugate con l’ormai imprescindibile questione della sostenibilità.

47




Il fronte nord e una parte del fronte est si presentavano ampiamente danneggiati e la loro ricostruzione è stata finalizzata alla creazione di una sorta di “contenitore” il cui volume, a ridosso della bretella stradale, è stato destinato quasi esclusivamente ad uso tecnico (vi sono stati collocati gli spazi di supporto ad uso esclusivo del personale dei locali commerciali, una parte dei collegamenti verticali e i locali tecnici per gli impianti). La scelta è stata quella di mettere in risalto la caratteristica tecnologica del volume creato rivestendolo con doghe in zinco-titanio ancorate ad una struttura metallica indipendente dalla muratura. La facciata sud e quella ovest invece hanno mantenuto il caratteristico aspetto originale in mattoni. All’interno, in conformità con le nuove funzioni e le normative vigenti, si è deciso di procedere ad uno “svuotamento” del corpo principale in corrispondenza del secondo e del terzo piano. In questo modo i locali risultano sufficiente-


mente illuminati per essere adibiti ad attività direzionali. È stato inoltre possibile creare anche un contatto visivo diretto con la parte strutturale dell’edificio originale ed in particolare con la ciminiera, visibile dall’interno. Il piano terra invece è dominato dalla presenza del forno all’interno del quale quanti transitano nella struttura sono invitati ad entrare per via della collocazione dei collegamenti verticali, situati in asse con l’ingresso al di là del forno. «L’apertura proposta frontalmente all’ingresso non deve essere letta come una “ferita” alla struttura» suggerisce l’architetto Stocco «ma come un’opportunità da offrire alla comunità per conoscere l’origine dell’edificio che si sta attraversando». Proseguendo con un’analisi dell’interno è evidente la volontà di rendere possibile la lettura degli elementi originali della struttura dell’edificio presentando molti spazi liberi e utilizzando pareti vetrate come delimitazione fisica degli ambienti. Sia il giardino pensile al secondo piano, scandito dai pilastri in laterizio, sia l’ampia terrazza orientata a nord risultano in relazione con gli spazi interni. Il giardino rappresenta uno degli accorgimenti adottati per aumentare la qualità ambientale ed il risparmio energetico della Fornace. Si è cercato di sfruttare al meglio anche l’orientamento dell’edificio che è posto su un asse longitudinale ruotato di circa 25° orari rispetto alla direzione est-ovest. L’energia solare viene quindi sfruttata d’inverno in modo passivo tramite le vetrate nella facciata sud ovest e attivamente d’estate grazie alla superficie di una falda di copertura, sempre esposta a sud ovest, predisposta per l’istallazione di pannelli fotovoltaici. All’interno la pavimentazione flottante a secco è stata scelta per evitare che interventi futuri di modificazione o manutenzione rendano necessario lo smantellamento; inoltre tale tecnologia contribuisce a ridurre la trasmissione dei rumori per via strutturale. Per garantire una protezione dall’inquinamento acustico legato all’ubicazione del complesso si è posta inoltre partico-

lare attenzione alle stratigrafie di involucro, sia nei serramenti nelle pareti esterne che nella copertura. Infine, oltre ad un vespaio ad igloo sotterraneo per il ricircolo dell’aria, viene sfruttato l’effetto camino della ciminiera per creare una ventilazione all’interno degli ambienti migliorando le condizioni psicrometriche dell’edificio.

51


«Valorizziamo l’esistente invece di creare opere poco contestualizzate» Intervista all'arch. Bruno Stocco, autore del progetto di recupero

di Mimosa Martini

C

ome nasce l’idea di recuperare la vecchia Fornace e che tipo di edificio dovrebbe diventare? L’idea del recupero della Fornace Morandi è dovuta principalmente alla rarità della tipologia edilizia espressa da un tale manufatto, in

52

quanto rimasto raro superstite di archeologia industriale agli inizi dell’anno 2000 nell’ambito della periferia della città degli anni ’50 e attualmente connesso con l’ambito urbano e con i vari servizi viari sia pubblici che privati. Fin dall’inizio è stata ipotizzata una funzione


aperta a soluzioni non residenziali e una concezione di spazi open-space, per sfruttare al meglio le convenienze e le adattabilità di tali superfici, privilegiando il recupero delle parti storiche quali il forno e i pilastri portanti, le facciate principali sud e ovest. Ad eccezione di una parte del piano terra, dove è stato rispettato il recupero del forno Hoffman presente e simbolo -con la canna fumariadella storicità anche funzionale di quell’edificio, la rimanente superficie coperta aveva una struttura portante verticale pilastrata e quindi ben predisposta ad accettare la suddivisione in spazi liberi e ampi, pensati fin dall’inizio con il concetto della compartimentazione anche reversibile e da qui l’obiettivo di luoghi deputati ad avere funzioni prevalentemente direzionali. La mia è una risposta personale e tecnica quale architetto, ma sono certo che chi vedeva più in là del mero recupero è stato il presidente della società che ha sostenuto e appoggiato in toto l’operazione di restauro. La Fornace serviva a produrre laterizi. Avete rispettato questo ruolo recuperando i vecchi mattoni. Può fornirci maggiori dettagli su questo tipo di ristrutturazione? L’intervento di recupero del bene si è basato sul rispetto dei materiali originali del manufatto, anche se in parte crollati dato lo stato di abbandono in cui versava questo edificio da oltre 25 anni. La parte preponderante era costituita da mattoni propri di tutte le strutture verticali sia interne che


esterne, nonché presenti nel forno e nella canna fumaria. Tali mattoni, in base alla loro funzione, erano stati impiegati in alcune zone dopo la sola essiccazione al sole e questo si è potuto constatare nel forno a livello di coibentazione termica. Una volta tipizzati i materiali, per le quantità mancanti essi sono stati riproposti sia per tipologia che per vetustà. Ne deriva così che il recupero si è basato su concetti di filologia dello stesso manufatto, il quale da luogo di lavoro che coinvolgeva la fatica fisica delle persone è divenuto luogo di lavoro che prevede varie attività intellettuali e manageriali, in funzione delle quali ci si è dovuti misurare con una tecnologia impiantistica idonea a garantire riscaldamento, raffrescamento e ricambio d’aria, funzioni che in precedenza non esistevano nel fabbricato. L’eco-compatibilità è una caratteristica di questo tipo di materiale. Avete mantenuto una linea verde anche per gli impianti e per altre funzionalità? Costruire nella sostenibilità fa parte oggi più che mai di una corretta progettazione. Nella

54

connessione con questo termine, il recupero della Fornace ha voluto identificarsi almeno in sei aspetti principali: • Pavimenti sopraelevati con l’utilizzo di igloo a base di plastica riciclata, ai fini di aerare i sottopavimenti del piano terra e dell’interrato: quest’aria defluendo attraverso il condotto dei fumi, viene espulsa attraverso la canna fumaria; • Pavimenti flottanti presenti nelle unità direzionali e funzionalmente utili a garantire principalmente l'ottimale adattabilità e la reversibilità degli impianti; • Sono stati confermati ai fini dell’isolamento interno i mattoni in terra cruda essiccata, in quanto costituiscono materiale dal basso contenuto energetico, non essendo stata spesa energia termica per la loro produzione; • L’orientamento del fabbricato, il quale si assesta su un asse longitudinale ruotato di 25° orari rispetto alla direzione est-ovest, si è prestato in buona misura ad essere sfruttato per la captazione dell’energia solare in modo passivo d’inverno e attivo d’estate, dal momento che sulla superficie di una falda di copertura è avvenuta la predisposizione di pannelli fotovoltaici pari ad una produzione di circa 40 KWp. • Il giardino pensile istituito al 2° piano, oltre a valorizzare la pilastratura storica in esso predominante e la canna fumaria svettante nel cielo, contribuisce alla regolazione del microclima locale tramite fotosintesi e l’efficienza degli impianti assicura un ridotto dispendio energetico. Inoltre un comfort acustico è stato perseguito attraverso adeguati livelli di isolamento degli ambienti interni, vedasi stratigrafia dell’involucro sia nei serramenti che nelle pareti esterne e nella copertura, tutto questo considerata la loca-


lizzazione dell’edificio in adiacenza ad un nodo stradale primario quale il passaggio dell’autostrada A4, congiuntamente ad una strada tangenziale della città con relativa bretella di collegamento al luogo. Che valore aggiunto fornisce il recupero di edifici di questo tipo ad una città come Padova? Parlare di un valore aggiunto che il recupero di edifici come questo possono fornire alla città di Padova può sembrare ambizioso, ma credo si possa sicuramente considerare positivo il recupero in extremis esercitato su un rudere fatiscente, perché tale era la condizione di degrado ed abbandono, ammantato di detriti e sterpaglie in cui si trovava, con la volontà di perseguire forse ostinatamente un risultato su cui ben pochi erano propensi a credere. Sono convinto che il recupero della Fornace Morandi vada letto come un grande auspicio per il futu-

ro del nostro territorio veneto, dove un giovane imprenditore ha saputo intravedere nella nostra storia locale la giusta coniugazione fra “cultura e investimento economico” a conferma del valore di uno slogan recentemente diffuso “La cultura ci fa ricchi”. Concludo pertanto nel dire che altri esempi non sono dal sottoscritto conosciuti, perché questo intervento ha esaltato le caratteristiche del bene. È la dimostrazione di come il materiale prodotto a suo tempo da questa fornace, abbia trovato un immediato rapporto con la crescita urbana che detiene il quartiere Arcella, provocando un grande rispetto alla memoria di quei luoghi di lavoro che meglio si connotano nel termine di “Archeologia Industriale”, facendosi meglio comprendere per la loro funzione ubicati com’erano in annessione alla campagna per l’approvvigionamento della materia prima da utilizzare per costruire i mattoni (non certa55


mente possedeva quei connotati che si addicono ad un industria dove sono le macchine a detenere la maggiore proprietà dei luoghi). Gli elementi simbolici della campagna sono infatti meglio identificabili fin dall’edificio storico con riferimento alla tipologia del “barco”, l’uso dell’arco e dei grandi portici liberi per lo stoccaggio dei materiali prodotti. Ritiene che il recupero edilizio sia valorizzato in Veneto? Il recupero edilizio è avvenuto storicamente con una prevalenza in ambito urbano, in rapporto alle varie funzioni degli edifici: se pubblici quali chiese e palazzi amministrativi e/o di rappresentanza, se privati appartenenti a Enti religiosi o a famiglie nobili che miravano alla salvaguardia dei propri beni con valenza storico-architettonica. In ambito extraurbano, è alle ville situate in prossimità delle proprietà latifondiarie che le famiglie patrizie venete dedicavano i propri investimenti sin dal 1500, avvalendosi anche di insigni architetti quali A. Palladio o V.

56

Scamozzi, per il recupero di edifici o per ampliamenti di proprietà esistenti, in funzione delle necessità dettate dalle attività agrarie ivi dislocate. Il Veneto è un territorio ricco di storia e di testimonianze edilizie antiche non solo monumentali, con centri storici assai caratteristici ed anche in parte recuperati per manifesta presenza di sensibilità da parte di alcuni proprietari e anche di tecnici, sempre più attenti a valorizzare l’esistente con qualità piuttosto che distruggere edificando “un nuovo” poco contestualizzato o fortemente intaccato da forme di neo antico, di cui all’uso improprio soprattutto di timpani e colonne che sembrano più che altro dei cilindri, negando così qualsiasi positività del movimento moderno e del neorealismo. Spero che qualcuno recepisca da questo esempio lo stimolo e l’incoraggiamento ad agire, perché anche da “pochi ruderi” può rinascere a nuova vita la testimonianza positiva di un passato, che per valori ed armonia ha ancora molto da trasmettere al presente e alla società futura.



Il 2011 contrassegnato

ancora dalla crisi

Scendono gli investimenti anche in Veneto

di Giulia De Rita 58


I

l settore delle costruzioni stenta a riprendersi, contrariamente a quanto avviene per il resto dell’economia italiana, e sperimenta una situazione di forte crisi che, secondo le valutazioni dell’Ance, proseguirà per tutto il 2011. Non fa eccezione il Veneto, che nel 2010 ha registrato un investimento in costruzioni pari a 14.283 milioni di euro (10,5% del totale nazionale), con un decremento delle risorse monetarie impiegate del 4,1% che sottintende una contrazione del 6% in termini reali. Gli investimenti in costruzioni a livello nazionale nello stesso periodo sono ammontati a 136.062 milioni di euro, presentando flessioni del 4,5% del valore e del 6,4% dei volumi prodotti rispetto ai livelli conseguiti nel 2009. A sostenerlo è il Rapporto congiunturale pubblicato dall’Ance Veneto a febbraio 2011. L’analisi precisa che “senza l’apporto del piano casa regionale, la caduta degli investimenti in costruzioni sarebbe risultata pari al 5,4% in valore e al 7,2% in quantità”. Le ricadute sull’occupazione La caduta degli investimenti in costruzioni ha avuto come effetto una forte riduzione del numero delle imprese e degli operai iscritti alle Casse edili della Regione (rispettivamente -7,5% e -6,8% nei primi undici mesi del 2010 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente). Ancora più grave è risultata, secondo l’Associazione, la flessione delle ore effettivamente lavorate dagli operai iscritti (-8,2%). “La minore intensità con cui si esprime la perdita dei posti di lavoro rispetto alla contrazione delle ore lavorate è imputabile al maggior ricorso alla Cassa integrazioni guadagni che ha consentito di limitare il numero dei licenziamenti - precisa il rapporto. Il numero delle ore autorizzate dalla Cig per i lavoratori del settore delle costruzioni (edilizia ed installazioni di impianti) è aumentato in Veneto del 46,5% nell’intero 2010, dopo aver evidenziato nell’anno precedente un aumento del 164%”. Una nota diffusa dall’Ance Veneto lo scorso 24 febbraio parla di pesantissimi effetti sull’occupazione. 59


SIGMA Studi Assicurativi Informazione e assistenza alle imprese ANCE

Associazione Nazionale Costruttori Edili

O M A I G G PROTE O R O V A L O IL TU SIGMA studi assicurativi s.r.l.

Via Galileo Galilei, 1 - Silea (Tv)

www.sigmastudi.it

info@sigmastudi.it

Tel. 0422 363413

Fax. 0422 460679


«Considerando anche il 2011, si arriva ad una perdita occupazionale complessiva per il sistema costruzioni di 290mila unità. E tenendo conto anche degli effetti sui settori collegati alle costruzioni, si può stimare un calo complessivo di circa 31 mila occupati» “Nella manifestazione del 1 dicembre sotto Palazzo Chigi abbiamo denunciato la perdita a livello nazionale di 180 mila posti, che raggiungono i 250mila considerando anche i settori collegati - si legge nel comunicato. Considerando anche il 2011 si arriva ad una perdita occupazionale complessiva per il sistema costruzioni di 290mila unità”. In Veneto si stima in circa 23mila il numero di posto di lavoro persi dall’inizio della crisi: “tenendo conto anche degli effetti sui settori collegati alle costruzioni, si può stimare un calo complessivo di circa 31 mila occupati”. Previsioni 2011 Nel 2011, secondo le valutazioni dell’Ance, gli investimenti in costruzioni ammonteranno a livello nazionale a 135.486 milioni di euro, evidenziando flessioni dello 0,4% in valore e del 2,4% in quantità.

In Veneto la dinamica complessiva degli investimenti in costruzioni risulterà simile a quella nazionale, con alcune differenziazioni a livello di singolo comparto: l’importo dei beni prodotti, pari a 14.214 milioni di euro, risulterà inferiore al valore realizzato nell’anno precedente dello 0,5% in termini monetari e del 2,4% in quantità. Proiettandosi alla fine del 2011 e valutando l’andamento quadriennale del comparto l’Associazione nazionale prevede che dal 2008 al 2011 il settore delle costruzioni in Italia avrà perduto il 17,8% in termini di investimenti, vale a dire circa 29 miliardi di euro. Secondo l’Ance Veneto, in regione le cose andranno peggio: “il calo di investimenti in costruzioni, nello stesso periodo (2008-2011), sarà di quasi il 22% (4 punti in più della media nazionale) e nella nuova edilizia abitativa del 37% (3 punti in più della media italiana)”. 61


Fanghi attivi Trattamenti fisico chimici Fitodepurazione Disoleazione Sistemi a biomassa adesa Vasche monolitiche in c.a. con volume sino a 50 mc

FERROBETON

Vasche di prima pioggia Stazioni di sollevamento Vasche imhoff


Quantificazione degli effetti del Piano Casa regionale

Le prime stime sul numero di iniziative attivate dal provvedimento “Piano casa” parlano di circa 20.000 domande relative ad interventi di edilizia residenziale presentate ai Comuni entro la fine del 2010. Si tratta per lo più di pratiche riferite ad ampliamenti. Le domande per l’edilizia non residenziale sarebbero state invece poco meno di 1.000. Nel 2011 verranno attivate circa 10.000 domande nel comparto residenziale e 1.000 nel comparto non residenziale entro il mese di luglio, quando è fissata la scadenza del Piano. «In previsione di un costo medio ad intervento pari a circa 30.000 euro nel comparto residenziale e a 45.000 euro nel comparto non residenziale, il valore degli investimenti in edilizia attivati dal piano casa regionale può essere quantificato in poco più di 900 milioni di euro» precisa il Rapporto congiunturale dell’Ance Veneto. Secondo l’analisi, ipotizzando che l’inizio dei lavori delle 32.000 iniziative avvenga in modo lineare a partire da aprile 2010 fino a marzo 2012 e che gli interventi vengano ultimati entro 9 mesi dall’apertura dei cantieri, il valore della produzione realizzata risulterebbe, a prezzi correnti, pari a circa 185 milioni di euro nell’anno 2010, 450 milioni di euro nel 2011 e 270 milioni di euro nel 2012. Una stima più attendibile dell’impatto del piano casa regionale sarà possibile però solo quando saranno disponibili i risultati del monitoraggio regionale sull’attuazione del provvedimento. “Ai fini del margine di attendibilità della stima sui valori della produzione attivata negli anni 2010-2012 occorre considerare che la durata dei lavori ipotizzata (9 mesi) risulta compressa rispetto ai termini consentiti dalla normativa e, quindi, può compensare eventuali sottostime del numero e del costo medio delle iniziative avviate” conclude lo studio. 63


Nel Nord Est forti difficoltĂ ad accedere ai finanziamenti di Giulia De Rita

64


Aumento dello spread e diminuzione dell’Ltv i maggiori ostacoli La stretta creditizia non allenta la sua presa sul settore delle costruzioni, nonostante il comparto abbia dimostrato negli anni la propria capacità di far fronte al rimborso dei prestiti ottenuti. E, se il calo dei finanziamenti alle imprese è meno drastico di quello degli anni precedenti, bisogna ricordare che le erogazioni per investimenti in edilizia abitativa sono arrivate nel 2009 ai livelli del 2005, mentre quelle per investimenti in edilizia non residenziale hanno raggiunto il livello del 2004. È quanto emerge dall’ultima pubblicazione “Il credito nel settore delle costruzioni in Italia”, estratto dall’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni di novembre 2010 dell’Ance. Secondo quanto riportato dall’analisi le imprese associate, intervistate attraverso un’indagine rapida a settembre dello scorso anno, hanno lamentato un allungamento dei tempi di istruttoria, un aumento dello spread e una minore quota di finanziamento sull’importo totale dell’investimento. Lo studio sottolinea inoltre il costo eccessivo del credito per le famiglie che acquistano un’abitazione: in Italia per un mutuo di 150.000 euro a tasso fisso si spendono 9.000 euro in più rispetto al resto d’Europa. Una differenza che non aiuta la ripresa del mercato immobiliare. Il credito nel Nord Est L’indagine rapida, svolta nel settembre scorso dall’Ance presso le imprese associate, ha evidenziato come più di un imprenditore su

tre (34,2%) abbia sperimentato forti difficoltà ad accedere ai finanziamenti. Nel Nord Est la percentuale scende ma resta sempre significativa, collocandosi al 27,9%. Nell’area, secondo quanto emerge dall’analisi, le banche effettuano il razionamento attraverso un aumento degli spread e una diminuzione del tasso di finaziabilità (Ltv). Questo determina forti ripercussioni sulla contabilità e sulla programmazione dell’attività delle imprese. Per quanto riguarda la domanda di credito da parte delle imprese, a livello nazionale il 55% del campione dichiara che le esigenze non sono cambiate nel periodo aprile-agosto 2010; quasi il 32% ha evidenziato, però, un aumento. Nel Nord Est il 64,3% delle imprese ha dichiarato che le esigenze di credito sono rimaste invariate nel periodo aprile-agosto 2010, mentre per il 27% circa ha evidenziato un aumento della domanda. Nell’analisi dei fattori che hanno determinato una modifica nella domanda di credito nel Nord Est emerge che la variazione deriva per il 45,7% delle imprese dal cambiamento delle esigenze produttive e della capacità di autofinanziamento; per il 13%, dalla variazione delle esigenze dei fondi per la ristrutturazione del debito e per il 10,9%, dal ricorso ad altre forme di indebitamento. Continua ad essere abbastanza limitata l’adesione all’Avviso Comune per la sospensione dei debiti. Il 93% delle imprese che ha aderito all’Avviso comune lo ha fatto per sospendere il pagamento della rata capitale dei mutui, mentre solo il 20% ha fatto ricorso alla moratoria per i contratti di leasing. Delle imprese che hanno aderito alla sospensione, una minima parte ha evidenziato problematiche, come un peggioramento del rating o la segnalazione in Centrale Rischi. Il 6% ha, però, usufruito degli strumenti di ricapitalizzazione, soprattutto del prestito partecipativo (2,5% ad aprile 2010). Oltre il 37% delle imprese di costruzioni aderisce ad un Consorzio Fidi (Confidi).

65


I mutui erogati per investimenti in costruzioni Dopo due anni consecutivi di drastica riduzione nel comparto dei finanziamenti in edilizia residenziale (-11% nel 2008 e -22,4% nel 2009), nei primi 9 mesi del 2010 in Veneto sono visibili i primi segnali di ripresa, con un +5,6% rispetto allo stesso periodo del 2009. Anche in Italia la caduta dei finanziamenti per l’edilizia abitativa, dopo la forte riduzione registrata negli ultimi

2 anni, sembra essersi arrestata, con un -0,8% rispetto al periodo gennaio - settembre 2009. Dall’analisi regionale dei dati emerge che la ripresa nei finanziamenti per l’edilizia residenziale registrata in Veneto, tra gennaio e settembre 2010, sia in linea con quanto sperimentato nelle altre regioni del Nord Est (Trentino Alto Adige +18,2%, Friuli Venezia Giulia +6,2%).

LA SUA IMPRESA ADERISCE AD UN CONSORZIO FIDI (CONFID)?

SÌ 37,2% NO 62,8%

66


FLUSSO DI NUOVI MUTUI PER INVESTIMENTI IN EDILIZIA RESIDENZIALE IN VENETO Var. % primi 9 mesi 2010/primi 9 mesi 40

Treviso Belluno Vicenza Padova

40,1

30 20 10

28,5 Veneto +5,6

8,5 3,6

0 -10

Venezia

-20

Verona

-30

Rovigo

-40

-8,6

-9,5

-35,9

Fonte: elaborazione ANCE su dati Banca d'Italia

67


FLUSSO DI NUOVI MUTUI EROGATI PER INVESTIMENTI IN EDILIZIA RESIDENZIALE Var. % gennaio-settembre 2010/gennaio-settembre 2009 50

43,0

22,5

25

18,2

17,5

17,0

12,4 6,2

5,6

4,0

3,1

2,9

1,0

0 -2,4

Italia -0,8

-3,0

-6,8

-8,2 -16,8

-25

-19,5 -27,3

Calabria

Molise

Umbria

Toscana

Abruzzo

Emilia Romagna

Lazio

Campania

Lombardia

Basilicata

Puglia

Veneto

Friuli V. G.

Sicilia

Liguria

Piemonte

Trentino A. A.

Valle d'Aosta

Sardegna

Marche

-43,4

-50

Fonte: elaborazione ANCE su dati Banca d'Italia

Unica eccezione l’Emilia Romagna, in cui continua la caduta (-3%). L’analisi provinciale mostra come l’andamento dei finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale non sia omogeneo tra le province venete: ancora in calo Venezia, Verona e Rovigo (rispettivamente, -8,6%, -9,5% e -35,9% rispetto ai primi 9 mesi del 2009). Positive, invece, le altre province venete. Continua la diminuzione dei finanziamenti per investimenti in edilizia non residenziale, con un -8% nei primi 9 mesi del 2010, che si somma al dato ancora più negativo del 2009 (-24,8% rispetto al 2008). Anche il dato nazionale sui mutui per inter venti nel non residenziale continua ad essere negativo, con un -2,3% rispetto ai primi 9 mesi del 2009, sebbene i dati mostrino un rallentamento nella caduta rispetto ai trimestri precedenti. L’analisi regionale dei mutui per investimenti in edilizia non residenziale 68

mostra il Veneto come una delle sette regioni che, nei primi 9 mesi del 2010 ha registrato valori negativi in tale comparto. Anche in questo caso, l’Emilia Romagna è in controtendenza rispetto alle altre regioni del Nord Est, in questo caso in positivo, con un +9,6% rispetto al -7% registrato in Trentino Alto Adige e al -10,2% del Friuli Venezia Giulia. A livello territoriale le uniche due province a presentare dati positivi nei primi 9 mesi dello scorso anno sono state Rovigo (+25% rispetto allo stesso periodo del 2009) e Verona (+18,1%). La valutazione del dato positivo deve, comunque, tenere conto della forte caduta registrata nel 2009 in entrambe le province (rispettivamente -19,4% e -31%). In tutte le altre province, nei primi 9 mesi del 2010, si continuano a registrare diminuzioni nei mutui per investimenti in edilizia non residenziale, con un -21,6% a Venezia e un -30,5% a Belluno.


Ance Veneto: la politica dimentica l’edilizia «Rileggendo i dati presentati - commenta Stefano Pelliciari – mi convinco che parte di questo lungo trend negativo sia imputabile a quelle politiche pubbliche applicate nel nostro Paese che sono andate nella direzione esattamente opposta a quelle adottate in altri Paesi per fronteggiare la crisi. Invertendo le nozioni di politica economica più elementari, anziché in chiave anti-ciclica, il settore delle costruzioni è stato accompagnato in questi anni da politiche pubbliche che hanno avuto un effetto pro-ciclico. Politiche cioè che hanno blandito e aggravato la crisi, prolungando la congiuntura e ritardando ancora adesso il passaggio a una fase post-crisi». «Il settore – continua Pelliciari – ha perso centinaia di migliaia di lavoratori. Per molti evidentemente lavoratori di serie B dal momento che nel settore pubblico, ad esempio, pur non mancando evidenti casi di improduttività, lo Stato non si è mai sognato di tagliare posti di lavoro. Il problema di qualche migliaio di lavoratori della Fiat, poi, ha mobilitato il governo, i sindacati e gli organi di informazione. Dell’edilizia, invece, non parla nessuno o quasi. Oggi, inoltre, il grande timore è che l’attuazione del federalismo municipale possa rimpinguare il lungo elenco delle politiche a effetto pro-ciclico in grado di provocare danni del settore edile se, come sembra, l’intento sarà quello di colpire di nuovo la casa con imposte di tipo patrimoniale». Il lungo elenco dei comportamenti a effetto pro-ciclico è presto fatto. Spreco e cattiva distribuzione delle risorse pubbliche, centralismo e poca autonomia finanziaria da parte degli Enti locali, gli effetti del Patto di Stabilità interno, che da stime Ance bloccheranno 280 milioni nei Comuni del Veneto nel 2011 e 350 milioni nel 2012, l’inutilizzo dei fondi Fas e dei Fondi strutturali, 500 milioni bloccati da 18 mesi per il Veneto, l’inefficienza e i ritardi della pubblica amministrazione. I ritardi di pagamento della PA (107 giorni oltre il termine contrattuale nel Nord Est). «Sono tutti aspetti o politiche – conclude Pelliciari – che hanno sottratto risorse, già previste e disponibili, al territorio e quindi aggravato la crisi. Seguiamo l’attualità sul bilancio e sulla spesa pubblica, sia nazionale che regionale. Non ci illudiamo, e non chiediamo, di avere sussidi economici. Ma non possiamo più permetterci il lusso di non sbloccare le risorse già disponibili o di non attuare quelle riforme senza costo in grado di restituire competitività al settore delle costruzioni». 69


Samoter Successo della 28째 edizione: 98mila visitatori e segnali di ottimismo dagli espositori di Paolo Casciani

70


È

positivo il bilancio della 28esima edizione del Samoter, il Salone internazionale triennale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia. Sono stati 98mila i visitatori, 11mila dei quali stranieri. A riassumere i risultati della cinque giorni veronese è il direttore generale, Giovanni Mantovani: “Oltre 900 espositori da 37 Paesi, quasi 100mila visitatori con una crescita degli esteri e l’area espositiva articolata in modo completo nel presentare tutti i comparti del settore, possono essere considerati un vero successo, tanto più se consideriamo in quali gravi turbolenze economiche è stato portata avanti e promossa la manifestazione dall’ultima edizione di tre anni fa ad oggi”. Secondo Mantovani l’organizzazione ha lavorato nella giusta direzione, individuando nella internazionalità, nella sicurezza e nella sostenibilità le chiavi di lettura per il mercato. E le conferme sono venute proprio dagli espositori “grandi e piccoli, esteri e italiani, che ci hanno confermato la loro fiducia e il loro apprezzamento: questo ritengo sia il successo più grande per chi come noi organizza direttamente fiere e non le ospita soltanto”. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Veronafiere, Ettore Riello: “Samoter batte il mercato superando le titubanze di quanti sino a sei mesi fa non credevano possibile un’edizione importante, ma soprattutto ricca di spunti concreti per il business delle aziende con oltre cinquanta delegazioni estere e molti convegni di approfondimento”. Riello parla di “un grande successo per tutto il team che ha lavorato con impegno, credendoci sempre, e per l’azienda fiera che si è prodigata al massimo per offrire al settore, e alla città, una rassegna all’altezza della sua tradizione, nonostante un momento economico molto duro e difficile per il building. E, invece, proprio da Samoter sono giunti positivi segnali al comparto, anche per le aziende del made in Italy”.

Le novità per il settore

Sono due le tendenze che hanno caratte-

rizzato i comparti merceologici presenti al Salone: sostenibilità e sicurezza. Praticamente tutte le aziende hanno presentato prodotti pensati per ridurre il rischio di incidenti. Komatsu, ad esempio, ha proposto una cabina rinforzata per tutti gli escavatori cingolati e Imer Group un dispositivo, battezzato Keylife, per la sicurezza delle autobetoniere nella fase di pulitura del tamburo. Per perseguire gli obiettivi di questa edizione sono state presentate inoltre diverse novità nel settore cava cantiere. Renault ha proposto in anteprima un truck ibrido, un Premium Lander Optitruck nella versione da 460 cavalli, con trazione anteriore idrostatica inseribile. Astra (Gruppo Fiat Industrial) ha svelato invece in anteprima mondiale il nuovo gigantesco dumper Rd40 rivisto nella cabina e nelle tecnologie adottate a bordo. Volvo da parte sua ha mostrato per la prima volta in Italia il modello Fmx in tre versioni. Nell’ambito degli escavatori e delle pale gommate e cingolate New Holland ha presentato un’intera gamma di nuovi prodotti attenti alle normative sulle emissioni in atmosfera, mentre Caterpillar ha proposto il nuovo escavatore idraulico 374 DL. Nel segmento betonaggio due le novità che hanno attirato l’attenzione degli espositori. La prima è il debutto del gigante cinese Sany che ha esposto una betoniera appositamente studiata per il mercato italiano, la SY5400 GJB12, dove dodici indica i metri cubi di prodotto. La seconda è la pompa autocarrata ZL33 di Zoomlion, montata su camion Man. Il gruppo cinese è presente anche attraverso la controllata Cifa che ha focalizzato la propria attenzione soprattutto sulle pompe autocarrate della serie Carbotech. L’italiana Simem, invece, ha presentato un nuovissimo impianto di betonaggio mobile: l’Mmx 5000, premiato tra l’altro al concorso Samoter per l’innovazione tecnologica. Per il settore delle infrastrutture stradali, infine, Dynapac ha lanciato sul mercato una gamma di finitrici gommate, con larghezze di lavoro da 2 a 9 metri. 71


chi l’ha detto che le buone idee devono costare un sacco?

strategie progetti creativitĂ innovazione comunicazione di impresa e di prodotto via carducci, 45 | mestre venezia | t. 041 974 876 info@dna-italia.com

www.dna-italia.com


Il massimo ribasso è un pericolo. I risultati del convegno Ance Il sistema di aggiudicazione dei lavori pubblici basato sul massimo ribasso mette a rischio la qualità delle opere e l’incolumità dei lavoratori. È quanto è emerso dal convegno “Massimo ribasso non fa sicurezza” organizzato il 4 marzo scorso al Samoter dall’Ance. All’incontro hanno partecipato imprenditori, rappresentanti sindacali del settore e tecnici, tutti concordi nell’affermare che il sistema rischia di penalizzare proprio le aziende che hanno costruito la loro credibilità sulla serietà e sulla correttezza.Il massimo ribasso è un criterio che porta delinquenza, secondo Andrea Marani, vecepresidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili. “Non capiamo come si possano realizzare opere con ribassi superiori al 40%, probabilmente succede qualcosa strada facendo” spiega Marani.Sottolinea che l’Ance è contraria da tempo a questa pratica, anche perché le amministrazioni teoricamente risparmiano ma praticamente spendono di più. “Bisogna andare in appalto con un buon progetto e computi metrici estimativi ben dettagliati e a questo punto l’impresa deve solo eseguire correttamente le opere senza ingarbugliare le cose - spiega -. Noi vogliamo l’aggiudicazione per l’offerta economicamente più vantaggiosa, che garantisce meglio tempi e imprese certe”. Il ragionamento di Marani si potrebbe sintetizzare così: meno paghi, meno hai. Ne è convinto anche l’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Veneto Massimo Giorgetti, che ritiene che il massimo ribasso sollevi due problemi: “da una parte, la certezza che l’opera sia realizzata correttamente; dall’altra, che non si risparmi sulla sicurezza dei lavoratori”. E aggiunge: “Noi come Regione vorremmo vincolare i nostri finanziamenti, almeno quelli sopra i 500mila euro, all’utilizzo della procedura di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa”. A condividere il parere dell’Associazione sono anche Caludio Valente, vicepresidente vicario di Veronafiere, convinto che il concetto del massimo ribasso sia molto pericoloso non solo per l’esecutività dei lavori ma anche per la sicurezza, e Stefano Facci della Fillea Cgil e vicepresidente della Cassa Edile di Verona, sicuro che il sistema ponga seri dubbi sulla effettiva realizzazione delle opere e sulla reale stima analitica degli oneri per la sicurezza. Alle critiche si sono accompagnate delle proposte concrete da parte dell’Ance. A parlare è stato Massimo Calcagnini, cooordinatore dell’area legislazione opere pubbliche. “Da un punto di vista legislativo c’è una norma chiara del codice dei contratti che dice che tra i criteri di aggiudicazione c’è il massimo ribasso - ha precisato -. Noi riteniamo che per applicare correttamente il massimo ribasso bisognerebbe avere un’amministrazione attrezzata, che sappia valutare bene la congruità dell’offerta. Ci devono essere dei parametri oggettivi di valutazione. In attesa di tutto questo chiediamo prima di tutto che per l’esclusione automatica delle offerte anomale il tetto sia portato da 1 milione di euro, come è adesso, alla soglia comunitaria, cioè quasi 5 milioni di euro”. Si otterrebbe così un decongestionamento dei ribassi. “Un conto è aggiudicare ad un massimo ribasso puro, un conto a un massimo ribasso che è frutto di una media - conclude Calcagnini -. Poi il massimo ribasso si collega al sistema di qualificazione delle aziende: averlo legato, come è ora, al solo fatturato, è chiaro che spinge a prendere commesse ad ogni costo, anche in perdita, pur di far figurare un certo volume di fatturato”.

73


Il mondo in una

fiera di Viola Moretti

74

C

hi è interessato al mercato estero non può mancare l’appuntamento di Verona che, anche quest’anno ha visto protagoniste oltre 50 delegazioni straniere. Presenti alla 28^ edizione di Samoter - Salone Internazionale Triennale delle Macchine Movimento Terra da Cantiere e per l'Edilizia tra le altre la missione spagnola, della quale fanno parte anche due tra i più importanti general contractor a livello mondiale, Ferrovial ed Pcc. Due imprese che hanno circa 100 mila dipendenti e operano in tutto il mondo. «A Samoter siamo venuti a cercare macchine e tecnologie ecosostenibili- commenta Josè Castano Vega di Ferrovial - e siamo molto contenti di quello che abbiamo potuto vedere. L'aspetto della sostenibilità è una delle linee guida principali della nostra impresa». Passando all'Africa Cherredi Toufic, rappresentante della Federazione Nazionale dei Lavori Pubblici FNBTP, che raccoglie oltre 5000 imprese marocchine, commenta: «È la nostra prima visita a Samoter come associazione: il nostro paese importa soprattutto da Spagna e Francia, solo il 15% dei macchinari proviene dall'Italia. Noi vogliamo almeno raddoppiare questa quota». Dal Cameroun sono presenti il rappresentante del Ministero delle Piccole e Media Imprese, dell’Economia Sociale e Artigianato, MINPMEESA Onana Luc e Aristide Belias, che rappresenta una delle imprese edili più importanti del paese, la Taboh Batiment BT Services. Entrambi sottolineano come il paese abbia bisogno di macchinari per le grandi opere stradali, vero focus per i prossimi anni, ma anche dell'assistenza di tecnici specializzati. Molto interessato anche Andrew Khng, Presidente di “The Singapore Contractors Association Ltd” che rappresenta più di 2.000 imprese. «Partecipiamo a Samoter per la prima volta, e guardiamo alle innovazioni tecnologiche per un migliore impiego della forza lavoro.


75


Siamo coerenti con l’impegno etico verso l’ambiente e la responsabilità sociale delle nostre imprese. La nostra associazione nazionale (SCAL) sta portando avanti un programma di educazione ambientale diretta alle imprese associate soprattutto in termini di controllo emissioni». Numerosi anche gli operatori provenienti dagli Stati Uniti, grazie anche all'accordo di collaborazione che Samoter ha stretto con World of Concrete. «Qui a Verona sto apprezzando le diverse dimensioni delle macchine disponibili- commenta Kevin MacDonald vice presidente della Cemstone- ma soprattutto le novità in tema di design sicurezza ed ecosostenibilità, integrabili nelle macchine americane». Gli USA sono stati protagonisti questa edizione anche dell’apertura della fiera, grazie ad un convegno incentrato sulle migliori esperienze nord americane in termini di sostenibilità ambientali. Samoter si è aperto infatti con una tavola rotonda di best practice in76

ternazionali e nazionali. Due le sessioni, la prima condotta dall’architetto americano Stephanie Vierra e la seconda dal professore e ricercatore italiano Benno Albrecht. Come afferma Mario Zoccatelli, Presidente di Green Building Council Italia, «la sostenibilità sarà una delle direttrici fondamentali lungo le quali si svilupperà la filiera edilizia nei prossimi anni. Tale dimensione riguarderà sia le nuove costruzioni, ma anche la riqualificazione dell’enorme parco edilizio esistente che in percentuale significativa non risponde alle caratteristiche previste in materia di sostenibilità. Tutta la filiera, incluso il segmento legato al cantiere e al movimento terra, sarà coinvolto in tale processo di innovazione. È quindi estremamente interessante analizzare quale è oggi e che prospettive ha per il futuro il mercato del costruire verde negli Usa il Paese che per primo proprio con la certificazione Leed del Green Building Council ha messo le basi ad un serio approccio a questo tema».


Le imprese curde e irachene

Per la prima volta Unido, la speciale agenzia delle Nazioni Unite che promuove lo sviluppo economico ed industriale, porta al Samoter una delegazione di imprenditori iracheni. Al loro fianco anche una delegazione governativa guidata dal vice ministro dell'industria e dei minerali iracheno Adel Kareem e formata tra gli altri da un responsabile della Camera di Commercio di Nassyria e dal ministro dell'industria del Governatorato del Kurdistan. Sono 26 imprese di piccole e medie dimensioni 9 delle quali assistite direttamente da Unido che hanno partecipato alla manifestazione veronese con l'obiettivo di tessere stabili relazioni commerciali e partnership con aziende del settore ma anche di acquistare specifici macchinari In questa chiave il programma della visita, seguita a Verona da funzionari di Unido che forniranno assistenza sia da un punto di vista linguistico che tecnico, ha previsto anche una serie di incontri B2B appositamente organizzati. Le imprese curdo irachene provengono dai governatorati del Kurdistan, di Bagdad e di Thi Quar. La presenza degli operatori iracheni è particolarmente interessante per individuare possibili dealer o rappresentati in Iraq, un mercato interessante ma ancora di difficile accesso e che richiede la presenza sul posto di persone che abbiano una diretta conoscenza della situazione locale.

77



Il mercato delle costruzioni “sostenibili” negli Usa

Il mercato statunitense delle “costruzioni verdi” quelle cioè che soddisfano a precisi requisiti di sostenibiltà garantiti ad esempio da certificazione GBC Leed è cresciuto del 50% negli ultimi due anni nonostante la crisi. Lo segnala il rapporto Green Outlook 2011 redatto da Mc Garw-Hill Construction. Il valore delle costruzioni sostenibili è passato dai 42 miliardi di dollari del 2008, ai 55 del 2009, fino a toccare lo scorso anno i 71 miliardi e rappresenta un quarto dell’intero mercato delle nuove costruzioni nel 2010. Le previsioni degli analisti indicano che nel 2015 questo settore delle costruzioni potrebbe valere negli Usa ben 135 milioni di dollari. Oggi ben un terzo delle nuove costruzioni non residenziali è “verde”, una percentuale che si prevede possa crescere nei prossimi cinque anni, fino a raggiungere un valore di 120 –140 milioni di dollari in nuove costruzioni pari a circa il 40-48% di tutto il mercato non residenziale. Se guardiamo più nel dettaglio, sarà il segmento degli edifici destinati alla sanità e alla salute ad avere in più grande incremento di costruzioni sostenibili, con un 40% degli interventi realizzati con criteri “green” seguito da quello degli edifici ad uso direzionale. Anche gli edifici a destinazione scolastica sono molto interessati all’applicazione dei concetti di costruzione sostenibile. Quest’anno la certi-

ficazione Leed GBC è citata nel 71% di tutti i progetti con un valore superiore ai 50 milioni di dollari. Altrettanto interessante è il mercato mosso dall’adeguamento e ricostruzione degli edifici già esistenti che è stimato in 14 – 18 milioni di dollari. Il miglioramento nella efficienza energetica e nella sostenibilità degli edifici già realizzati crescerà in futuro ancor più velocemente delle nuove costruzioni “verdi” Secondo McGraw- Hill Construction nel 2015 la quota di mercato della ricostruzione e dell’ adeguamento degli edifici esistenti crescerà del triplo rappresentando una quota pari al 25-33% del valore complessivo degli interventi di riqualificazione. Sono tre i driver che spingono le costruzioni sostenibili: la riduzione dei costi operativi stimata in media del 13,6% per gli edifici nuovi e del 8,5% per quelli ristrutturati; l’incremento del valore degli edifici, pari mediamente al 10,9% per quelli nuovi e al 6,8% per quelli già esistenti; aumento dell’indice di redditività del capitale investito (ROI) che sale rispettivamente del 9,9 % per il nuovo e del 19,2 per il ricostruito. A questo si aggiunge la ricerca di una differenziazione di offerta rispetto al mercato, una maggiore consapevolezza della necessità di comportamenti ecologicamente corretti, ed ovviamente anche le leggi federali e locali sempre più stringenti. 79


Il Ministro turco dell'Industria e del Commercio Nihat Ergün a Samoter

La Turchia è oggi la sesta economia dell’Europa e la sedicesima al mondo, grazie ad un Pil di circa 800 miliardi di dollari (World Economic Outlook dell’ottobre 2010).Se invece guardiamo la velocità della crescita, il Paese è primo in Europa e terzo al mondo dopo Cina ed India. Il mercato delle macchine da costruzione è il quinto per importanza in Europa. Mettendo insieme questi indicatori è chiaro che la Turchia è un paese chiave a livello mondiale per l’industria delle costruzioni e per le imprese che producono macchinari ad esso destinati. Questo sia per la posizione geografica di cerniera tra l’Europa, l’Asia Centrale, il Medio Oriente e l’Africa sia per le condizioni interne della sua economia e del suo mercato. “L’industrializzazione è uno dei fattori chiave dello sviluppo delle nazioni- commenta il Ministro turco dell'Industria e del commercio Mr. Nihat Ergün nelle sua visita alla 28^ edizione di Samoter “ e per questo motivo abbiamo preparato il ‘Machinery Industry Strategy Documet” che contiene alcune azioni molto importanti per questo settore, che è già cresciuto molto ma per il quale ci aspettiamo un ulteriore grande slancio per il futuro. Il volume delle esportazioni del settore delle macchine da costruzione in Turchia è cresciuto del 30% nel 2010, rispetto all’anno precedente, e tocca approssimativamente gli 820 milioni di dollari – spiega il Ministro – mentre la crescita delle importazioni sempre nel 2010 è salita del 54%, a 1600 milioni di dollari. Sono molto contento per la partecipazione delle imprese turche a questa importante edizione di Samoter a dimostrazione della qualità dei loro prodotti. Nell'incontro che ho avuto con il vostro ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli ho invitato le imprese italiane a partecipare ai grandi progetti infrastrutturali che la Turchia ha in previsione nei prossimi anni, porti, ferrovie ed autostrade. In alcuni di queste opere le imprese italiane sono già presenti ma altre sono previste in futuro”.


Le imprese cinesi

Il CCPIT MSC, The China Council for the Promotion of International Trade Machinery SubCouncil ha portato per la prima volta a Verona, a Samoter 2011, sette imprese cinesi che operano nel mercato delle Costruzioni. Da novembre 2010 il volume import-export del comparto delle macchine per le costruzioni della Cina è stato di 16.84 miliardi di USD, un +47,9% rispetto all’ultimo anno. Le importazioni sono state di 7.53 miliardi di USD, +66,6% rispetto al dato precedente; le esportazioni 9.31 miliardi di USD, +35,4%. Le esportazioni delle attrezzature hanno raggiunto il valore di 6 miliardi di USD, la componentistica 3,3 miliardi. I dati emergono grazie all’analisi di CCPIT MSC, The China Council for the Promotion of International Trade Machinery Sub-Council, l’istituto che dal 1988 promuove in modo attivo accordi di cooperazione economica tra le imprese dell’industria delle costruzioni cinese e gli altri paesi internazionali. Per le aziende cinesi, Samoter 2011 è stata una occasione importante per incontrare gli operatori del settore provenienti da tutto il mondo.


La sicurezza al primo posto Presentate le nuove procedure di sicurezza per la fornitura del calcestruzzo preconfezionato

di Paolo Casciani

L

e buona notizia è arrivata al Samoter. Lo scorso 19 gennaio la Commissione consultiva permanente sulla salute e sicurezza del ministero del Lavoro ha approvato una nuova procedura per la fornitura di calcestruzzo in cantiere. Si tratta del risultato di un lungo lavoro portato avanti da Atecap e Ance per risolvere l’annosa questione della richiesta del Pos (Piano operativo di sicurezza), il documento che un datore di lavoro deve redigere prima di iniziare le attività operative in un cantiere esterno.

82

L’occasione

La disputa è stata definitivamente accantonata e il 3 marzo scorso la soluzione è stata oggetto di discussione nel convegno inaugurale del progetto Concrete Safety, il marchio dedicato ad attività finalizzate a promuovere l’importanza del lavoro sicuro, non solo come condizione necessaria a tutelare la salute dei lavoratori ma anche come strumento di qualificazione delle imprese e della produzione. “Dopo anni di lavoro e di perseveranza su un


tema che ci sta particolarmente a cuore come quello della sicurezza, siamo giunti alla soluzione che risolverà, in maniera ci auguriamo definitiva, i dubbi interpretativi relativi alle attività di consegna di calcestruzzo in cantiere, e si tratta di una vera e propria rivoluzione per il settore” ha commentato Silvio Sarno, presidente di Atecap, l’Associazione tecnico economica calcestruzzo preconfezionato. Sarno ha inoltre ricordato l’impegno profuso dalla sua organizzazione per sostenere la non obbligatorietà del Pos, “avvalendosi in questo di un parere pro-veritate, non per evitare l’adempimento di una prescrizione, ma per adottare strumenti operativi più puntuali per la sicurezza dei lavoratori”.

Il percorso

Una posizione condivisa anche dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), con la quale l’Atecap ha iniziato un cammino che ha portato a rivolgersi al ministero del Lavoro per ottenere conferma della corretta interpretazione delle norme. Un percorso che è terminato con l’approvazione di procedure che sono delle vere e proprie linee guida “che puntualizzano con estrema precisione i comportamenti che devono essere posti in atto, sia dagli addetti dell’impresa che fornisce calcestruzzo sia da quelli dell’impresa di costruzione, per assicurare reali e adeguati livelli di sicurezza”. Il risultato raggiunto, aggiunge Sarno, costituisce un “effettivo passo avanti nella strumentazione a disposizione dei lavoratori per tutelarne la salute”. Contemporaneamente il documento approvato dal Ministero consente di “svincolare le imprese da un mero adempimento formale (la richiesta del Pos ai fornitori), che non è mai riuscito a rappresentare un vero strumento operativo di sicurezza”.

Obiettivo raggiunto

Il chiarimento è arrivato da Michele Candreva, della sesta divisione della direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del ministero del Lavoro. “L’impresa fornitrice che segue le procedure non si configura come impresa

esecutrice e non è pertanto tenuta alla redazione del Pos, che non si applica alle mere forniture di materiali o attrezzature, come stabilito dalla circolare ministeriale n. 4/2007 che è stata ripresa dal D.Lgs. n. 81/2008” ha spiegato.

Le mosse da mettere in atto

Il passo successivo consiste nel mettere in pratica azioni volte a favorire la reale applicazione delle procedure, “in modo che possano trasformarsi in buone prassi - spiega Giuseppe Laffi, presidente della commissione ambiente e sicurezza di Atecap -, poiché la cultura della sicurezza è tale solo se passa attraverso il fare, e quindi attraverso la messa in pratica della teoria”. Gli fa eco anche Valentino Nicolì, coordinatore gruppo sicurezza Ance e presidente Cpt lecce, il Comitato paritetico territoriale per la prevenzione infortuni. “Ciò che serve è un reale contatto continuo con il cantiere, che permetta di ridurre quel diffusissimo scollamento tra teoria e pratica - spiega -. Il problema del Pos è stata un’occasione propizia per prestare più attenzione ai problemi sostanziali. Oggi c’è finalmente un riferimento chiaro, ma non ci si deve fermare qui: il documento va approfondito e diffuso tra i lavoratori attraverso informazione, formazione e promozione di attività specifiche in cantiere”.

L’impegno del Salone

Un riconoscimento dell’impegno profuso dal Salone sulla sicurezza è arrivato dall’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Veneto, Massimo Giorgetti. “Il tema della sicurezza sul lavoro è da sempre monitorato e affrontato da Samoter con iniziative specifiche volte a sostenere la formazione, l’informazione e anche la sensibilizzazione a favore della salvaguardia della salute dei lavoratori - ha dichiarato - e con l’accordo Concrety Safety, l’organizzazione ha ribadito la volontà concreta di affiancare tutti i soggetti, istituzionali e di categoria, preposti ad attivare e attuare le politiche in tale materia”. 83


Ecomake, la fiera del costruire sostenibile di Jennifer Zocchi

84


Presentata la nuova certificazione Esit

D

all’anidride naturale nei sottofondi, alla casa del futuro con le nuove normative europee, all’utilizzo dei materiali da recupero per produzioni eco-sostenibili, dagli impianti radianti a tubi capillari all’integrazione tra sistemi a bassa temperatura, alla tecnologia per il verde verticale. Sono gli argomenti di cui si è parlato alla Fiera di Verona il 17 e il 18 febbraio nel corso di Ecomake, prima mostra convegno internazionale su materiali e tecnologie per l’edilizia sostenibile. Patrocinato tra gli altri dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, Ecomake ha rappresentato un’importante occasione di incontro con workshop e convegni internazionali che hanno trattato di salubrità e costruzioni sostenibili. «Ecomake risponde alla volontà di puntare, in modo serio e non superficiale, sull’innovazione, sulla qualità dei prodotti e degli interventi, sulla green economy, è stata una vetrina importante, sicuramente la più autorevole in fatto di eco sostenibilità, e un’opportunità per condividere assieme ad imprese, pubbliche amministrazioni, cittadini il know-how tecnico della bioedilizia» spiega Francesco Marinelli, coordinatore tecnico del Metadistretto veneto della Bioedilizia e responsabile scientifico di Ecomake. In un momento di grave crisi per il settore edile, la mostra convegno «ha saputo offrire delle risposte concrete sulle possibilità di investire, in maniera chiara e garantita dall’apposito disciplinare, su tecnologie che preservando l’ambiente garantiscono comfort, salubrità e benessere abitativo – prosegue - L’ecosostenibilità è il futuro e questa mostra-convegno rappresenta un primo, importante passo verso il superamento dell’attuale carenza di regole di cui soffre il settore e la realizzazione di criteri univoci per verificare la sostenibilità di materiali e tecnologie».

Anteprima del marchio Esit

Al convegno sull’edilizia sostenibile è stato presentato in anteprima Esit (Edilizia sostenibile Italia), il primo marchio di certificazione energetico-ambientale italiana degli edifici secondo Protocollo Itaca. L’etichetta sarà lanciata ufficialmente il 30 marzo a Roma presso la sede del Consiglio nazionale delle ricerche. L’Istituto per la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale (Itaca) ha inoltre annunciato il prossimo aggiornamento dei protocolli di valutazione per edifici commerciali, scolastici, ricettivi e museali e il successivo avvio di una piattaforma informatica che gestirà tutti i criteri di valutazione che si basano su metodi validi internazionalmente e collegati al protocollo.

Le novità

Una trentina di aziende hanno presentato prodotti rispondenti ai parametri dell’ecosostenibilità previsti dal Disciplinare tecnico di accesso e verificati da un apposito Comitato di valutazione. Le soluzioni per un abitare ecologico comprendono zincature altamente protettive, micro pannelli solari applicati alle singole tegole, la possibilità di rivestire muri e pavimenti con argilla, materassini coibentanti ed esempi di domotica per gestire da qualsiasi parte del mondo (anche con l’i pad o con supporto per disabili) tutti gli impianti elettrici ed elettronici degli edifici. Nell’ambito della mostra sono stati inoltre presentati il software che aiuta a ridurre i consumi energetici, le costruzioni “CasaClima”, elementi costruttivi in legno che non fanno uso di colle e chiodi, pavimentazioni per parchi, strade e piste ciclabili realizzate con uno stabilizzante ecologico che impiega la terra del luogo e ha grande effetto drenante, i laterizi di ultima generazione, l’isotex e molto altro ancora. 85


Al via la 17ma edizione di Termoidraulica clima ecoenergie È prevista a Padova dal 30 marzo al 2 aprile 2011 la 17ma edizione della fiera Termoidraulica clima ecoenergie, mostra del riscaldamento, della climatizzazione, della refrigerazione, dell’idrosanitaria, del trattamento acque, dell’isolamento, dell’energia alternativa che prevede l’evoluzione dell’impiantistica idrotermosanitaria e dei sistemi di climatizzazione nel rispetto del risparmio energetico e dell’ecosostenibilità. L’edizione presenterà un taglio nuovo che vuole porre l’attenzione sui diversi ambiti di applicazione del prodotto e cioè impianti residenziali, per il terziario e industriali. Gli espositori attraverso la rappresentazione dei progetti realizzati potranno presentare al pubblico di operatori le novità di applicazione del loro prodotto mettendo in luce la facilità di installazione, il risparmio energetico e l’innovazione tecnologia. Per qualsiasi informazione logistica e di partecipazione si può visionare il sito dell’ente organizzatore, www.senaf.it.

Tartufo del Delta del Po in mostra A Porto Viro in provincia di Rovigo, il 20 marzo è prevista la manifestazione “Le Giornate del Tartufo del Delta del Po” giunta alla 6^ edizione e ideata per far conoscere il meraviglioso tartufo bianchetto del Delta del Po. La manifestazione si terrà in piazza della Repubblica, all’aperto e saranno presenti hobbisti, venditori di prodotti enogastronomici, mercato, oltre a diverse manifestazioni per bambini e non solo. Sarà messo in funzione uno stand gastronomico con specialità al tartufo e si potranno fare percorsi a piedi, in bicicletta e in carrozza con cavalli. Sarà organizzato un convegno sul tema, con esperti del settore. Ci sarà inoltre la possibilità di fare visite guidate al Centro Regionale di Tartuficoltura di Porto Viro.

86


Smau Business apre a Padova Smau Business è l’evento del nord est Italia dedicato all'Infomation Communication Technology (ICT) che aprirà le porte al pubblico dal 4 al 5 maggio a Padova, con l'intento di favorire lo sviluppo del business di imprenditori affiancandoli ai partner migliori, suggerendo le soluzioni tecnologiche più innovative e presentando i case history di maggior successo dell'intera regione. Gli espositori sono rappresentati da importanti aziende conosciute anche a livello mondiale, che mostrano i loro prodotti e servizi. Sono previsti anche workshop formativi fondamentali per comprendere l’utilizzo delle moderne tecnologie applicate al mercato globale, nel quale è essenziale essere innovativi e costantemente aggiornati. Tutte le informazioni necessarie a partecipare possono essere reperite sul sito www.smau.it

Decennale del Salone Nautico Internazionale di Venezia Il Parco San Giuliano sarà quest’anno la nuova location del decennale del Salone Nautico Internazionale di Venezia, organizzato da Expo Venice, società protagonista degli eventi fieristici veneziani presieduta da Piergiacomo Ferrari. Per il 2011 Venezia presenta un progetto articolato sviluppato in un'ottica internazionale che attraverso il confronto con gli operatori ha portato a progettare un evento con due livelli di attenzione: piccola - media nautica e grande nautica. Il Salone si articola in aree espositive coperte (in tensostruttura), aree esterne, ormeggi in acqua. Invece per Il segmento della grande nautica Il progetto prevede il coinvolgimento dell'Arsenale, con banchine dedicate, aree lounge e di accoglienza. Il collegamento è garantito da Parco San Giuliano, con uno shuttle che connette il parcheggio alla darsena storica in 20 minuti. Inoltre sono previste prove in acqua possibili direttamente da Parco San Giuliano e dall'Arsenale ed è anche in programma un appuntamento dedicato nel week-end successivo. Il progetto è condiviso con le Istituzioni del territorio: Regione del Veneto; Provincia di Venezia, Comune di Venezia, Autorità Portuale, Camera di Commercio, Confindustria Venezia ed è stato anche realizzato con il Consorzio Consormare ed esperti un Comitato di indirizzo strategico riguardante il Salone Nautico ed altri eventi di settore.

a cura di Simona De Carli 87


I protagonisti dell’edilizia: Demolire e Costruire in un settore strategico di ANCE BELLUNO

I

l 19 Febbraio per la prima volta le sezioni dei costruttori edili degli industriali e degli artigiani, gli ordini degli architetti, degli ingegneri, i collegi dei periti industriali, dei geometri ed il forum dell’architettura della provincia di Belluno si sono ritrovati per dare un segnale di unità di fronte al perdurare della crisi. All’interno della fiera “Costruire 2011” si è quindi voluto lanciare un segnale alla politica ed alle pubbliche amministrazioni locali affinché ci sia un confronto più serrato con il privato. L’occasione è stata anche quella di lanciare delle proposte operative per il rilancio del Piano Casa della Regione Veneto, stimolando quanti coinvolti affinché tengano nel giusto

88

conto la specificità del territorio bellunese. Si riporta di seguito un estratto del discorso di apertura del presidente Domenico Limana. «Oggi ci ritroviamo uniti per discutere del futuro di un settore strategico qual è quello dell’edilizia. Siamo qui per fare delle proposte e per affrontare un percorso che è imposto dal mercato ma che dobbiamo interpretare con l’aiuto del “pubblico” e delle “banche”, due attori essenziali con i quali è necessario un dialogo costruttivo. Il mercato è tuttavia colui che detta l’agenda e definisce la domanda: tutti gli altri soggetti sono funzionali a quest’ultimo. Tutto ciò, ci impone una riflessione su come poter affrontare gli anni futuri».


Il “pubblico” Il “Pubblico” lo intendiamo in senso ampio: sia come “legislatore” sia come “committente” di opere per la collettività. In particolare ci rivolgiamo al pubblico a noi più prossimo ma non meno influente: i comuni, la provincia e la Regione. Lo Stato resta sullo sfondo, ma questi sono i primi soggetti che devono saper programmare e disporre. Perché questo avvenga c’è bisogno di dialogo tra noi privati e le realtà pubbliche ed oggi più che mai è necessario che vi sia un impegno chiaro su questo punto. Servono politici accorti che sappiano programmare l’uso delle risorse, dando ascolto anche alle richieste del privato. Il politico deve saper fare sintesi dell’esigenze del mercato, non contrastarlo con un’emorragia di leggi e burocrazia. Servono poi professionalità nella Pubblica Amministrazione che sappiano gestire le norme, indicare la strada più diretta per raggiungere lo scopo e farlo assumendosi le responsabilità a cui sono chiamate. Così è ora di abbandonare i proclami in cui le pubbliche amministrazioni difendono l’interesse generale accettando ri-

bassi assurdi nelle gare. Non c’è logicità perché il lavoro onesto costa a tutti uguale. E questo è quello che dobbiamo difendere. Esistono altri sistemi per premiare la professionalità, la qualità del lavoro e la solidità dell’impresa che non deve vivere di riserve, ma del proprio lavoro. Il pubblico come “promotore” può fare moltissimo, per esempio lanciando “Piani di Recupero” che vadano al di là del contingente e dell’intervento particolare promosso dal singolo. La riqualificazione va incentivata non temuta. Salvaguardiamo quegli edifici che realmente caratterizzano il tessuto urbano da un punto di vista storico e culturale. In tutti gli altri casi: Demoliamo. Demolire e ricostruire non è un’eresia anzi è una risorsa per tutti ed in primis per il territorio. Il Rapporto con il “credito” Il rilancio non può avvenire certamente senza risorse che solo in parte il privato ha a disposizione. In tal senso anche il CREDITO dovrebbe fare la sua parte, per esempio attivando specifici strumenti finanziari che sappiano valorizzare gli intereventi edilizi con un miglior rapporto benefici/ costi dal punto di vista della sostenibilità energetico ambientale e della qualità degli immobili. Noi imprenditori ci crediamo in quello che facciamo e vogliamo che anche le banche ci credano, finanziando progetti seri portati avanti da realtà imprenditoriali che negli anni hanno saputo dimostrare la loro credibilità. Purtroppo negli ultimi due anni la nota credito è stata invece particolarmente dolente perché si è assistito ad una forte contrazione nei flussi erogati per investimenti in edilizia. 89


Per le piccole come per le grandi imprese non si può tuttavia prescindere dal credito e già adesso molte imprese, a fronte del patto di stabilità che blocca i pagamenti, finiscono per essere banche per se stesse, garantendo il pagamento dei fornitori e dei dipendenti. A monte di tutto esiste certamente il problema del “Patto di stabilità“ che chiude sempre prima i rubinetti. Il peggio tuttavia è l’incertezza che si accompagna al Patto di stabilità: è il non sapere cosa vi rientrerà e cosa invece si salverà. Il paradosso è che non solo si assegnano i lavori con il massimo ribasso, ma poi non vi è nemmeno alcuna garanzia che questi vengano regolarmente pagati.

Qualità del prodotto edilizio

La qualità del prodotto edilizio è prima di tutto il frutto di un processo corretto in cui tutti gli attori - banche, pubblico, imprese - svolgono al meglio il loro compito. Noi richiediamo al pubblico maggiore responsabilizzazione, ma dal punto di vista operativo è impellente che anche all’interno delle nostre imprese prenda forma una nuova prospettiva, indirizzata all’innovazione del prodotto e del processo costruttivo. 90

Al sistema produttivo dell'edilizia viene posta la necessità di fornire un'adeguata risposta a tutte le nuove istanze e sollecitazioni: costruire edifici efficienti dal punto di vista ambientale ed energetico, garantendo idonee condizioni di qualità abitativa ed urbana, con elevati standard di sicurezza per lavoratori e futuri occupanti. Tutto ciò ha naturalmente un costo, per il singolo e per l’impresa che si deve adeguare e riorganizzare. Il sistema delle imprese edili, le nostre maestranze, restano comunque un patrimonio per questo territorio che tutti assieme dobbiamo salvaguardare. L’edilizia è stato ed è ancora il motore trainante dell’economia e dell’occupazione e tale vogliamo che resti per il nostro paese e per la nostra provincia. Rilanciamo allora il ruolo positivo delle imprese edili e lasciamo da parte i luoghi comuni connaturati al lavoro nero, alla scarsa sicurezza ed alla paura di una cementificazione selvaggia. Questi sono solo pregiudizi che dobbiamo Demolire per Ricostruire la fiducia in un comparto, che come riportano i nostri capitolati deve e vuole agire “a regola d’arte”.


Il ministro Matteoli in visita ad Ance Venezia di ANCE VENEZIA

I

l ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Altero Matteoli ha incontrato il Consiglio direttivo di Ance Venezia lo scorso 2 marzo a Palazzo Sandi. Al centro dell’incontro le esigenze infrastrutturali e di salvaguardia del patrimonio storico e culturale della città lagunare, il Patto di stabilità, Piano casa e futuro delle Pmi. «Il governo ha fatto molto per il Mose – ha spiegato Lionello Barbuio, presidente di Ance Venezia, aprendo l’incontro – ma al di là di

quest’opera importante c’è tutto un sistema lagunare da sostenere e rafforzare, il che darebbe opportunità di lavoro a molte imprese in ambiti diversificati: manutenzione delle opere di idraulica, ristrutturazione del patrimonio storico e culturale, interventi infrastrutturali. Ci aspettiamo, in particolare, che il legislatore, sia nazionale che regionale, introduca meccanismi che garantiscono la possibilità anche per le piccole e medie imprese di partecipare ai lavori delle grandi opere pubbliche». 91


Il ministro Matteoli ha confermato l’interesse del governo verso le pmi, «che sin dal dopoguerra – ha detto il ministro – sono state abituate a fare da sole». «I nostri uffici legislativi – ha proseguito il ministro – stanno studiando un provvedimento che garantisca un maggior coinvolgimento delle pmi nelle grandi opere, riservando una quota dell’importo della gara o favorendo la costituzione di pool di imprese». Il Presidente dei costruttori veneziani si è poi soffermato sugli altri punti nevralgici del settore richiamando l’opportunità di modifiche alle attuali regole che riguardano Patto di stabilità, i tempi di pagamento della Pubblica ammini-

ATTREZZATURE IMPIEGATE PER LE LAVORAZIONI NEI CANTIERI L'Azienda é molto attenta alle novità di mercato relative all'impiego di attrezzatura all'avanguardia per la realizzazione dei lavori, e investe quotidianamente per l'acquisto di questi beni, tenendo sempre sotto controllo quanto riguarda le procedure di sicurezza.

Termoidraulica

Certificazioni

Termoidraulica La ditta TERMOIDRAULICA FAVARO MASSIMO Snc è un'azienda Certificata IS0 9000.

Termoidraulica FAVARO MASSIMO s.n.c.

FAVARO MASSIMO S.n.c. E' in possesso di Attestazione S.O.A. per le seguenti categorie e classifiche:

Impianti civili e industriali Sede Amministrativa:

35043 MONSELICE (PD) - (Z. Ind.) Via Piemonte, 3

Impianti civili e industriali

Dispone di piattaforme aeree semoventi a norma di legge (626) per sollevamento persone e materiali fino a 9 metri (alla base di appoggio) e di autogrù per sollevamento materiali fino a 40 q.

strazione e il Piano Casa. Sul primo punto l’auspicio è che si giunga a una regionalizzazione del Patto consentendo ai Comuni virtuosi di poter sbloccare per nuovi investimenti quei fondi che oggi non possono utilizzare per rispettare i vincoli imposti dal bilancio nazionale. Sui ritardi di pagamento il ministro Matteoli ha parlato dell’intenzione di far approvare una norma che impegni il Tesoro a pagare entro un certo tempo. Sul Piano Casa, infine, il presidente Barbuio ha ribadito l’auspicio che il Piano Casa venga prorogato oltre la scadenza prevista nel prossimo luglio e migliorato nella prospettiva di riqualificare anche i centri storici.

Sede Operativa:

35043 MONSELICE (PD) - (Z. Ind.) Via Piemonte, 28 Tel. 0429 783255 - Fax 0429 780981

Categoria OG 11 Classifica II

www. termoidraulicafavaro.it

FAVARO MASSIMO

s.n.c.

Sede legale: 35043 Monselice (PD) - via Piemonte, 3 Sede operativa: 35043 Monselice (PD) - via Piemonte, 28 Dove siamo Categoria OS 28 Classifica III

Specializzazione saldatori:

VA PADO

ESTE

Via C. Via C.

le

gli

Tre

Ve n

ez

ia

te

Pu

STRADA ROVIGANA

do Od Ca’

Via

to Via

on

Sede Operativa

m

Certificazione di qualità per saldatore in accordo con UNI EN 287/1 - campo validità 3 mm - 8 mm; (saldatura a Tig)

Sede Amministrativa

Pie

Carotatrici al diamante per fori su muri fino a 500 mm di diametro.

Centro Commerciale AIRONE

Via

Motosaldatrici con generatore di continuità elettrica e demolitori.

Certificazione di qualità per saldatore in accordo con UNI EN 287/1 - campo validità 3 mm - 8 mm; (saldatura elettrica)

bo

Colom

Colombo

Tel. 0429/783255 - Fax 0429/780981 info@termoidraulicafavaro.it

Ve ne

Certificazione di qualità per saldatore in accordo con UNI EN 287/1 - campo validità 3 mm - 14 mm; (saldatura elettrica)

Via

Filiere elettriche e manuali per tubazioni, seghe elettriche e a nastro, flessibili e taglio al plasma e trapani a mano e a colonna.

info@termoidraulicafavaro.it

Via

Saldatrici per Polietilene e saldatrici per la saldatura ad arco elettrico, a TIG e MIG

Categoria OS 3 Classifica I

a

Certificazione di qualità per saldatore in accordo alla norma UNI 9737 - e UNI 10967 classe PE 2 + PE 3; INTEGRAZIONE S

Em

ROVIGO

Utilizza strumenti di misurazione laser, manometri analogici e digitali che, regolarmente tarati per la prova degli impianti, garantiscono lavori precisi e duraturi nel tempo.

CA’ ODDO

www.termoidraulicafavaro.it ilia

Via

Impianti civili e industriali

• • • • • •

condizionamento cogenerazione antincendio acquedotti vapore olio diatermico


Verona sud: piano interventi presentato a categorie economiche e ordini professionali di ANCE VERONA

I

l Piano degli Interventi di Verona sud, licenziato mercoledì 2 febbraio dalla Giunta comunale, è stato presentato in Gran Guardia alle categorie economiche e agli ordini professionali. Presenti il sindaco Flavio Tosi, il vicesindaco e assessore all’Urbanistica Vito Giacino, il presidente di Confindustria Verona Andrea Bolla, il presidente di Ance Verona Costruttori Edili, Andrea Marani, il presidente della Camera di Commercio Alessandro Bianchi, il vicepresidente di VeronaFiere Claudio Valente, il presidente del Comitato unitario permanente degli ordini e dei collegi professionali della provincia di Verona Giancarlo Franchini, il presidente della commissione consiliare Urbanistica Marco Comencini, i presidenti delle circoscrizioni 4^ e 5^ Giuseppe Simone e Fabio Venturi. “Oggi è un momento importante per Verona, per i suoi cittadini, per i residenti dei quartieri di Borgo Roma, Golosine e Santa Lucia –ha detto il Sindaco Tosi- perché prende il via l’iter amministrativo che cambierà la porta a sud della città, decisamente vetusta e ormai superata rispetto ai tempi odierni. La programmazione urbanistica delineata dall’Amministrazione comunale potrà far ripartire l’economia del territorio con progetti di alto valore architettonico, che miglioreranno la qualità della vita degli abitanti dei quartieri a sud della città. Ringrazio gli imprenditori per il coraggio di proporre inter-

venti di elevatissima qualità, in un momento difficile per l’economia del Paese e sono certo che le banche locali sapranno essere vicine nel sostenere la realizzazione dei progetti. Al vicesindaco il merito di aver avviato la programmazione urbanistica nei tempi e nei modi che l’Amministrazione comunale aveva prefissato; al presidente della commissione quarta Marco Comencini e a tutti i consiglieri comunali il mio ringraziamento, per l’impegnativo lavoro che li attende in commissione e in Consiglio, per riuscire ad approvare entro l’estate tutte le proposte che sono state presentate”. “Finalmente dopo 60 anni la Zai storica ha un piano di riqualificazione urbanistica –ha detto il vicesindaco Giacino- che oltre a garantire qualitativamente le grandi trasformazioni lungo l’asse viale delle Nazioni, viale del Lavoro, viale Piave e lo sviluppo dei servizi del sistema fieristico esistente, sarà soprattutto in grado di portare benefici alla qualità della vita dei residenti di Borgo Roma, Golosine e Santa Lucia. Se tutte le proposte di questo primo bando verranno accolte –ha spiegato Giacino- oltre agli oneri di urbanizzazione, l’Amministrazione comunale potrebbe incassare dagli accordi con i privati circa 60 milioni di euro, che saranno investiti interamente per migliorare la vivibilità dei quartieri a sud in termini di servizi, aree verdi, viabilità e nuove soluzioni per il sistema della mobilità. 93


Sarà possibile quindi avviare un grande piano di riqualificazione infrastrutturale, in grado di risolvere le annose criticità ambientali di questi quartieri, dal sistema idrico e fognario inadeguato, alla insufficiente dotazione di aree verdi, alla congestione della rete viaria urbana. Contiamo di portare il Piano in Consiglio comunale entro la primavera – ha assicurato Giacino- in modo da arrivare entro l’estate alla definitiva approvazione. È importante che gli interventi di riqualificazione possano partire nel più breve tempo possibile, come sollecitano gli operatori economici, perché il Piano rappresenta un volano fondamentale per le imprese del nostro territorio ed è fondamentale che le proposte di intervento possano essere presentate alle principali esposizioni internazionali con i progetti approvati, in modo da riuscire ad attrarre gli investitori stranieri”. Oltre alle linee guida individuate dall’Amministrazione comunale per lo sviluppo urbanistico previsto nell’ATO 4 di Verona sud e per attivare le procedure di concertazione tra il Comune e i soggetti privati, sono state illustrate le principali manifestazioni di interesse pervenute, già in avanzata fase di progettazione. Complessivamente sono pervenute al Comune 42 proposte, per un totale di circa 314 mila metri cubi residenziali, 86 mila metri cubi di edilizia pubblica, 152 mila metri cubi

turistico-ricettivi, 139 mila metri quadri commerciali e 209 mila metri quadri di terziario. Tre i principali temi affrontati dal Masterplan di Verona sud per individuare soluzioni urbanistiche, capaci di far convivere le funzioni urbane di eccellenza con le grandi trasformazioni in atto nella Zai storica e con la riqualificazione diffusa dei quartieri di Santa Lucia, Golosine e Borgo Roma, all’interno di un quadro infrastrutturale definito e realizzabile in tempi certi: 1) la riqualificazione di Viale delle NazioniLavoro-Piave (Cardo Massimo) attraverso un rafforzamento del suo ruolo di asse urbano grazie ad un riassetto della sezione stradale che privilegi il trasporto pubblico, la pedonalità e la riorganizzazione della sosta. 2) la gestione dei processi di trasformazione della Zai storica, promuovendo il riuso delle aree produttive dismesse e attivando processi di trasformazione che assicurino pluralità e integrazione delle funzioni. 3) la riqualificazione urbana dei quartieri, attraverso la riorganizzazione del sistema dell’accessibilità, della circolazione e della sosta; incrementando la quota di servizi e spazi aperti e mettendo in rete il sistema del verde e delle centralità pubbliche.

Marangoni: «puntare su risorse immateriali di eccellenza, come l'innovazione e l'efficienza» di ANCE VICENZA “Sistema vincente: oltre i limiti della congiuntura con il dialogo tra le Imprese e le Istituzioni”. È stato questo il titolo dell'assemblea della Se94

zione costruttori edili di Confindustria Vicenza. “La crisi che ha colpito il settore delle costruzioni e in generale l’economia italiana non è


una crisi passeggera ma una congiuntura sfavorevole di medio lungo termine – ha detto il presidente dei costruttori edili vicentini, Marangoni. C’è da aspettarsi nei prossimi anni un’ulteriore riduzione degli investimenti pubblici anche nel settore delle costruzioni; ciò imporrà a tutti di fare sistema per far fronte alla mancanza di risorse economiche, puntando su risorse immateriali d’eccellenza, come l'innovazione e l'efficienza. Sono molte le sfide che attendono i costruttori e le istituzioni vicentine e non. Per superare i limiti di questa congiuntura e sottrarsi al declino è necessario lavorare insieme per creare un sistema vincente, che si potrà realizzare solo con il dialogo tra istituzioni e imprese. Siamo convinti che, in questo difficilissimo momento, il settore delle costruzioni, per la sua funzione anticiclica, ha un ruolo fondamentale per il rilancio dell'economia della nostra provincia: abbiamo davanti a noi un'occasione storica, che sapremo cogliere solo se dimostreremo di essere un sistema vincente, andando oltre i limiti della congiuntura con il dialogo tra le Imprese e le Istituzioni”. Nel concreto, Marangoni ha sottolineato

come il futuro delle città dipenda dalla riqualificazione di intere aree e quartieri degradati, privi di servizi e infrastrutture adeguati. Una scommessa di lungo respiro, che si scontra contro la mancanza di risorse pubbliche. “È impensabile che questa trasformazione possa essere tutta sulle spalle del Pubblico – ha osservato il presidente dei costruttori vicentini -. Fare sistema vuol dire rendere più conveniente per i privati demolire il 'vecchio', per ricostruire il 'nuovo', in linea con i più avanzati standard abitativi e in piena sintonia con le esigenze urbanistiche”. Per fare questo, dall'Ance vicentina sono arrivate alcune proposte e indicazioni utili al rilancio del settore. “Chiediamo non solo che il Piano Casa venga prorogato almeno fino a tutto l'anno 2012 – ha detto Marangoni -, ma anche che venga migliorato, consentendo la possibilità di demolire e ricostruire, con il bonus volumetrico, anche gli edifici non di pregio situati nei centri storici e limitando la discrezionalità dei Comuni, che ha generato una situazione a macchia di leopardo”. Alla tavola rotonda sul tema della serata, che ha fatto seguito alla relazione di Marangoni e al saluto del presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato, hanno partecipato il vicepresidente della Regione Veneto e assessore al territorio Marino Zorzato, l'assessore regionale al bilancio ed enti locali Roberto Ciambetti, il sindaco di Vicenza Achille Variati, il vicepresidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi, il dirigente dell'Ufficio per la semplificazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri Andrea Tardiola e il vicedirettore generale della Banca Popolare di Vicenza Emanuele Giustini. Le conclusioni sono state tratte dal vicepresidente nazionale dell'Ance, Andrea Marani. 95


ANCE Padova incontra la Provincia di ANCE PADOVA

«S

Ha esordito così il Presidente di Ance Padova Tiziano Nicolini in occasione dell'incontro del Consiglio Direttivo con la Presidente della Provincia di Padova Barbara Degani e con l'Assessore all'Urbanistica e alle Attività Produttive Mirko Patron.

interventi d'urgenza eseguiti all'indomani del disastroso evento. La Presidente Barbara Degani ha messo in evidenza la forte contrazione di somme disponibili per realizzare un piano di nuove opere capace di dare risposta alle attese della collettività. «18 milioni di investimenti nel 2011 sono pochi. Altri se ne potranno ricavare dalle alienazioni delle partecipazioni nelle società autostradali, ma anche se si concludessero il Patto di Stabilità impedirebbe grosse spese», ha dichiarato.

La riunione, tenutasi il 1° marzo scorso, è stata occasione per affrontare in contradditorio le gravissime difficoltà che la categoria sta affrontando: caduta verticale degli investimenti in opere pubbliche in conseguenza della carenza di risorse; tempi di pagamento delle imprese divenuti insopportabili a seguito dei vincoli del Patto di Stabilità; emergenza alluvione e ritardi nei pagamenti degli

Degani e Patron, sollecitati dal Presidente di Ance Padova e da numerosi Consiglieri, hanno poi affrontato i grandi temi del Centro Congressi, della nuova Questura, dell'Auditorium, nonché dell'edilizia scolastica. Barbara Degani è poi entrata anche sul tema del futuro Ospedale di Padova sottolineando che se si vuole realizzare l'opera occorre pensare a più stralci.

e l'economia, sia pure lentamente, sembra rimettersi in moto, l'edilizia è ancora al palo. Anzi la situazione di molte nostre imprese è destinata a peggiorare sensibilmente con il 2011».


energia subito, sempre e ovunque Sede

Manutenzione periodica

ROSSI ENERGIA NOLEGGIO GRUPPI ELETTROGENI

Magazzino gruppi

s.r.l.

Trasporto su gomma

Chiama ora per un preventivo gratuito!

0444.737257

assistenza 24 ore su 24

Sala collaudo

Installazione su capannone produttivo

Gruppi elettrogeni nuovi di ultima generazione Rossi Energia srl via dell’Artigianato, 21 36047 Montegalda (VICENZA) Italy

tel. +39.0444.737257 fax +39.0444.735049 www.rossienergia.it info@rossienergia.it



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.