Wanderful – Il Magazine di Ander Group e Goodcode – #19 Dicembre 2021

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Wanderful Il Magazine di Ander Group e Goodcode – #19 Dicembre 2021

NULLA SI CREA, NULLA 4 SI DISTRUGGE MA TUTTO SI TRASFORMA IBSA Group

IL MOTORE IN UNA BORSA Motosacoche

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SEX & GENDER MEDICINE Susanna Grego

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TIGESTIM SOFTWARE ENVIRONMENT Tigestim

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BACK TO NATURE

Il santuario di Claudia Ongaro


Claudia Ongaro, un nome italianissimo (la sua famiglia è originaria di un piccolo paese a qualche ora dal Lago Maggiore), per un’artista internazionale. Dopo vent’anni nel mondo del design londinese, Claudia torna a Cape Town, in Sud Africa, alla ricerca di una nuova dimensione creativa. È proprio qui, alla fine del continente, che Claudia entra in contatto con le spiagge e le foreste, della costa africana. Una perfetta contrapposizione, un armonico equilibrio, un ossimoro: la pace di una ritrovata semplicità e l’animo irrequieto di un’artista. Dipinti, installazioni, fotografie. È proprio nella natura incontaminata del Sud Africa che Claudia trova l’ispirazione per i suoi progetti e dopo anni di sperimentazione, spinta dal desiderio di creare un personale ecosistema artistico, apre un nuovo studio nel centro di Cape Town per creare, esporre, ispirare ed ispirarsi.

Lo studio di Claudia è uno spazio intimo e privato per artisti ed appassionati che vogliono attingere dalla bellezza attraverso l’inesorabile malinconia della natura, musa intramontabile per ogni creativo. In questo santuario l’arte diventa un’esperienza. “Art as experience” è lo statement di Claudia, una piccata risposta al centro urbano, alle gallerie, ai vernissage da salotto ed a tutto ciò che è trendy, fine a sé stesso.



L’arte unisce, è vero ma non tutte le mostre sono fatte per essere social, instagrammabili. La manifestazione artistica nasce per scuotere le coscienze e per stanare il proprio fil rouge con le opere e con l’artista, con il concetto della mostra. Niente inviti patinati, bicchieri di vino, chiacchiere durante le esposizioni. L’arte è un modo per meditare e l’obiettivo dello studio di Claudia Ongaro è quello di creare un ambiente favorevole, un inno all’introspezione, una celebrazione della creatività e della natura, madre di tutte le ispirazioni.

Gli esseri umani, oggi, sono lontani dalla natura, sembrano averla dimenticata nonostante i continui richiami. Riconnettersi alla Terra, trovare un nuovo modo per comunicare con la natura attraverso l’arte, potrebbe essere un’occasione per “fare la pace”. Un’occasione che Claudia non vuole sprecare, anzi, vuole condividere con tutti coloro che sentono la stessa necessità.

LET

I

Claudia Ongaro è nata nel 1972 a Johannesburg. Ha iniziato i suoi studi in Belle Arti nel 1991 alla Wits University. Il suo percorso di esplorazione si è poi esteso al design. Questo l’ha portata a Londra, dove ha vissuto per diversi anni. Da lì la sua clientela si è espansa a livello internazionale, includendo progetti a Parigi, Atene e alle Bahamas. Nel 2006 è tornata a Città del Capo e ha aperto il suo studio di arte e design. Il suo lavoro è stato ampiamente descritto dalla stampa ed è stata premiata nel campo del design spaziale e dei mobili.


Intitolati Let It Be, i recenti dipinti di Claudia Ongaro ci invitano a vivere le sue opere come contemplazioni. Mostrando una collezione di dipinti recenti, “Let It Be” presenta l’impegno della Ongaro in un processo di pittura sottile, stratificato e meditativo.

T

Ogni opera descrive la totalità di una meditazione unica. La sfumatura e il sentimento del suo contenuto psichico suggerito in una profondità di colore intenso, ma all’interno di una sobria e quasi ascetica spartanità delle forme. Le opere emergono come una conversazione tra il profondamente personale e l’universale. Un linguaggio di colore ed emozione all’interno di una disciplina monastica di forma, immobilità e silenzio.

BE

Quasi due decenni dopo i suoi studi formali in arte iniziati all’età di 17 anni, Claudia Ongaro ha segnato un ritorno alle Belle Arti. Questo passo ha preso la forma di un’opera scultorea in carta a rilievo intitolata ‘Mind Like Water’ - la prima edizione è stata venduta nel 2010. Da allora ha viaggiato a livello internazionale, esposto a Città del Capo, Londra e Parigi e ora le edizioni fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Il lavoro attuale della Ongaro espande la sua attenzione sullo sviluppo della coscienza, attraverso il mezzo della pittura come pratica meditativa e contemplativa.



Marian Blue 2021

150cm x 150cm (framed) Acquerello su lino



The Sun 2021

150cm x 150cm (framed) Acquerello e colore a olio su lino



Jade 2021

150cm x 150cm (framed) Acquerello e colore a olio su lino



Sacred Heart 2021

150cm x 150cm (framed) Acquerello su lino


La serenità di Claudia Ongaro è talmente evidente e parlante che sento la necessità di chiederle un consiglio, un po’ della sua visione della vita. Risponde così: “Un giorno potresti guardarti indietro e vedere molta più bellezza in te stessa di quanta ne vedi ora. Io rimpiango di non averlo visto quando ero giovane e piena di autocritica e giudizio. Non aspettare di invecchiare per apprezzare il tuo giovane “io”: fallo ora. Amati in ogni fase e in ogni momento. Ascolta il tuo corpo e fidati di te stessa al di sopra di tutte le voci e i consigli degli altri”. Wanderful Take



Work in progress…

www.claudiaongaro.com

Homage to Bees I 2021

90cm x 100cm (framed) Pigmento puro, cera d’api, essenza di fiori su lino


IMPRESSUM

Wanderful #19

EDITORE Ander Group SA Via Cantonale 4 CH-6928 Manno T +41 91 966 99 66 wanderful@ander.group www.wanderfulmag.ch DIRETTORE CREATIVO Luciano Marx RESPONSABILE EDITORIALE Marianna Barracane REDATTORI Marianna Barracane Paolo Domenighetti RESPONSABILE DI PRODUZIONE Simona Tami STAMPA La Buona Stampa, Lugano © 2021 Ander Group

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SOMMARIO WANDERFUL

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28 Anderstand

The greener, the better

Customer Journey: perché è importante tracciarla?

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Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma Good Stuff

Goodcode, Good News: AWS arriva in Svizzera

12 Business Tales

Motosacoche: il motore in una borsa

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Scienza & Cultura

Sex & Gender Medicine: come siamo, come sembriamo, come ci sentiamo 16 Anderlife

Il digitale ci sta stretto 20 Nature

I colori del silenzio

Tecnologia

Tigestim Software Environment 32 Business Tales

Sono Naomi e faccio gioielli 37 Storie di risultati

Una strategia multicanale per un grande ecosistema 40 Storie di risultati

La creazione di un Brand: una storia… deliziosa! 46 Storie di risultati

Un sito a supporto degli studenti meritevoli 50 Storie di risultati

Quando il CRM fa del bene (Pro Bono)


EDITORIALE

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Stiamo per salutare un anno davvero particolare. Nonostante l’incertezza, il 2021 ha rappresentato una vera e propria ripartenza per tutti. Una rinascita che abbiamo voluto raccontare attraverso le interviste e le storie di bellezza e risultati di questo ultimo numero del Wanderful Magazine, come la realizzazione di CorPharma, il distretto verde di IBSA Group che sorgerà nella zona del Pian Scairolo o il rilancio dello storico, iconico Brand svizzero Motosacoche. Quest’anno abbiamo riconosciuto ed abbracciato una nuova Vision: Empowering Clients. Il nostro scopo è quello di emancipare i clienti e renderli sempre più consapevoli di tutte le opportunità legate alla digitalizzazione, creando per loro degli ecosistemi digitali. Il nostro servizio si basa sulla condivisione e il raggiungimento degli obiettivi strategici grazie ad HubSpot CRM. Volete approfondire? Vi spieghiamo tutto nei Case Studies che abbiamo scelto per questo numero. Che la fine del 2021 sia altrettanto serena ed ispirata per voi e che il nostro Magazine vi tenga compagnia in queste giornate di festa. Buona lettura!

Florian Anderhub Chief Vision Officer Ander Group


WANDERFUL

Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma

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CHRISTOPHE ALMEIDA DIREITO Sr Corporate Responsibility & Real Estate Manager


THE GREENER, THE BETTER

di Marianna Barracane

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Un nuovo quartiere sostenibile alle porte di Lugano: il sogno di un intero gruppo finalmente prende forma e arriva CorPharma, il distretto verde progettato da IBSA Group. Nel 2020, in Ander Group, abbiamo cominciato una partnership con IBSA Foundation for scientific research, di cui abbiamo parlato nello scorso numero. Grazie a questa collaborazione abbiamo partecipato a molti eventi della Fondazione e abbiamo avuto modo di conoscere alcune delle persone che danno vita all’omonimo gruppo farmaceutico. Fra queste ha catturato la nostra attenzione, Christophe Almeida Direito, architetto di IBSA Group. Ne abbiamo sentito parlare sui giornali, in seguito all’inaugurazione di un cantiere molto importante: Cosmos CorPharma è stato protagonista di molti articoli pubblicati dalla stampa.

CorPharma: un quartiere a servizio dei cittadini Il progetto CorPharma rappresenta un investimento non solo per IBSA Institut Biochimique SA, ma per tutta la comunità. Il centro nascerà nella zona del Pian Scairolo, alle porte di Lugano, e si tratta di un vero e proprio distretto verde che include un grande polo di produzione, il COSMOS, ma anche l’Headquarter, i nuovi magazzini, e tutta una serie di servizi che verranno messi a disposizione dei

cittadini. Quello che accomunerà i nuovi spazi del gruppo è l’imponente presenza del verde, nonché il desiderio di creare un ambiente sostenibile per i dipendenti, e anche per l’intera collettività.

Il concetto di sostenibilità Abbiamo incontrato Christophe Direito Almeida insieme a Silvia Misiti, direttore della Fondazione e della comunicazione di IBSA Group, per farci raccontare come nasce CorPharma e per approfittare del cantiere aperto e vedere da vicino com’è fatto un impianto di produzione di un’azienda farmaceutica. La sostenibilità, oggi divenuta un vero e proprio standard, è un concetto molto caro al gruppo IBSA e al suo CEO, il Dott. Arturo Licenziati. “Da sempre, Licenziati ha creduto nello sviluppo sostenibile dell’azienda. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una crescita imponente del gruppo ed all’acquisizione di nuovi stabilimenti per aumentare la produzione dei farmaci” racconta Christophe. “È proprio in questi due elementi, stabilimenti e farmaci, che possiamo rendere concreto il concetto di sostenibilità: non è mai stato costruito un impianto da zero, ma si è sempre partiti da qualcosa che esisteva già per trasformarlo“.


WANDERFUL “Succede lo stesso per i farmaci” interviene Silvia Misiti. “Non vengono create nuove molecole, ma vengono utilizzate quelle dalle proprietà note ottimizzando la biodisponibilità dei principi attivi dei farmaci comuni, per creare nuove soluzioni”. Quale occasione migliore per citare il chimico Antoine Lavoisier che dichiarava “rien ne se crée, rien ne se perd, tout change” ovvero: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Un sogno lungo 15 anni Attraverso questo schema (rilevare uno stabilimento, ristrutturarlo per poi renderlo produttivo) il gruppo IBSA ha dato vita ad una vera e propria crescita disordinata con quindici stabilimenti e magazzini sparsi in tutto il territorio luganese. L’acquisto di più stabili nella zona del Pian Scairolo si è rivelato una scelta oculata: nel 2006 nasce il progetto del distretto verde, ma trattandosi di un punto nevralgico per lo sviluppo industriale e commerciale del territorio, in cui convergevano ben sette amministrazioni diverse, un blocco edilizio della durata di nove anni ha messo in pausa la nascita di CorPharma. “Possono sembrare tanti ma nove anni, per sviluppare un’idea così grande, sono stati necessari per progettare tutto il quartiere, per studiare ogni minimo particolare per la costruzione dello stabilimento di produzione di un settore che per sua natura richiede una cura dei particolari maniacale” spiega Christophe. “Nemmeno il Covid ci ha colti di sorpresa: perché il settore farmaceutico lavora già con standard di qualità elevatissimi e sempre in piena sicurezza e ciò ha fatto sì che l’azienda e l’intero comparto farmaceutico non si fermasse mai. Al massimo abbiamo avuto un piccolo problema con le mascherine” ride.

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Il Cosmos e le nuove generazioni Appena terminato il blocco, il Cantone approva il progetto CorPharma ed il gruppo IBSA si mette al lavoro partendo, per l’appunto, dal COSMOS: la grande unità di produzione farmaceutica del progetto CorPharma. Con una superficie di 16.200 metri quadrati, COSMOS è un progetto ambizioso che cerca di unire innovazione, bellezza e sostenibilità . Siamo riusciti a visitare alcuni reparti già funzionanti e altri , ancora in fase di costruzione. COSMOS è di una bellezza disarmante: niente a che vedere con l’idea comune di sterile produzione industriale. I materiali utilizzati, i colori che dividono a occhio le zone di ingresso dalle zone sterili, gli enormi locali tecnici che contengono le macchine di riscaldamento, raffreddamento, unità trattamento aria, ma soprattutto la grande cura per le relazioni umane. Christophe ha disegnato uno stabilimento in cui i dipendenti non hanno mai modo di sentirsi isolati. Dalla reception, alla mensa, passando per gli armadietti in cui lasciare i propri effetti personali, c’è sempre modo di mantenere il contatto visivo con gli altri reparti e persino con l’ambiente esterno. “Nella politica di questa azienda, c’è sempre stata una grande attenzione al benessere delle persone che vi lavorano” conclude Christophe Direito Almeida. “Per questo stiamo investendo nella qualità della vita dei dipendenti e dei loro figli, attraverso la costruzione della scuola materna Nido Primi Passi (a disposizione dei dipendenti ma che sarà aperto anche al pubblico), di un giardino botanico didattico in cui si coltivano le erbe medicinali, del parco con la pista ciclabile e del centro culturale. Il sogno del Dott. Licenziati è sempre stato quello di far lavorare i propri collaboratori in un posto bello ma anche quello di lasciare in eredità, alle generazioni future, un mondo migliore. Siamo felici ed orgogliosi di poter realizzare questi suoi sogni”. •

SILVIA MISITI Direttore della IBSA Foundation for scientific research, direttore della comunicazione e della CSR del gruppo IBSA


5’500 16’200 130 mio mq superficie coperta

mq superficie complessiva (pari a 3 campi di calcio)

franchi investimento attuale


WANDERFUL

Goodcode, Good News: AWS arriva in Svizzera di Paolo Domenighetti

Secondo un -ormai famoso- comunicato stampa del novembre 2020, arriveranno a Zurigo, nella seconda metà del 2022, tre zone di disponibilità, ovvero, data center fisici costruiti sul territorio. Amazon Web Services comunica che il suo piano è quello di fornire a sviluppatori, start-up e imprese, ma anche a organizzazioni governative, educative e no-profit, la capacità di eseguire le loro applicazioni e servire gli utenti finali dai data center situati in Svizzera: i dati generati qui non lasceranno il Paese.

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GOOD STUFF

9 AWS è una filiale Amazon che fornisce servizi cloud, offrendo una potenza di calcolo sicura e scalabile, archiviazione di database, content delivery e molto altro. In poche parole, permette alle aziende di qualsiasi dimensione di costruire applicazioni sofisticate o grandi servizi di trattamento e distribuzione dei dati. Propone più di 50 servizi disponibili a diversi livelli di composizione e complessità. Alla base dello stack troviamo i servizi di infrastruttura, come la potenza di calcolo, le opzioni di archiviazione, la rete e i database; questo sistema è disponibile su richiesta, in pochi secondi, con prezzi pay-as-you-go. Questo significa che le aziende come Goodcode possono ottenere l’accesso alle risorse hardware virtuali necessarie velocemente, per accomodare ogni cambiamento organizzativo o di mercato. Ma le caratteristiche più visibili esposte dal cloud AWS includono i

Facilità d'uso: progettato per consentire ai fornitori di applicazioni. Il client CLI e le API di AWS Management Console/web services possono essere utilizzate per accedere alla piattaforma di hosting delle applicazioni di AWS. Flessibilità: permette agli utenti di scegliere il sistema operativo, il linguaggio di programmazione, la piattaforma dell'applicazione web, il database e altri servizi come richiesto. C'è un servizio per ogni esigenza e gli utenti hanno la possibilità di costruirsi l'esatta infrastruttura che funziona per loro.

servizi strutturati che permettono una dettagliata gestione della sicurezza e degli accessi, motori di database, configurazioni di server, automazione nella configurazione e creazione di risorse, crittografia e potenti strumenti di big data che permettono, a chi fa il nostro lavoro, di rimanere concentrati sul loro core business invece di preoccuparsi delle infrastrutture IT. La sicurezza nel cloud supera di gran lunga quella offerta dalla sua controparte tradizionale, cioè quella on-premises, e ha come effetto implicito di essere implementata correttamente per default. La crittografia dei dati a riposo e in transito, i moduli di sicurezza hardware e una forte sicurezza fisica nell’architettura dei data center implementano qualsiasi requisito di conformità, governance e regolamentazione, in accordo con le leggi del Paese che ospita le regioni scelte.

Convenienza: gli utenti pagano solo per la potenza di calcolo, lo storage e le altre risorse utilizzate, risultando molto conveniente rispetto a una infrastruttura on premise. Sicurezza: indipendentemente dalle dimensioni dell'azienda in questione, AWS offre una sicurezza end-to-end di prima classe nei suoi servizi e centri dati. I data center di Amazon sono dotati di personale di sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con sistemi di sorveglianza elettronica all'avanguardia e sistemi di controllo degli accessi a più fattori.

Prestazioni e scalabilità: la solida ed estesa infrastruttura di Amazon permette agli utenti di AWS di scalare verso l'alto o verso il basso in base alla domanda e di gestire eventuali picchi. Affidabilità: AWS fornisce un'infrastruttura globale scalabile e sicura che riduce al minimo i tempi di inattività, recupera rapidamente da qualsiasi guasto e acquisisce dinamicamente le risorse necessarie per soddisfare la domanda e mitigare le interruzioni.


WANDERFUL

10 Le regioni di AWS consistono in zone di disponibilità (Availability Zone), che sono data center in luoghi geografici separati e distinti con una distanza sufficiente a ridurre significativamente il rischio che un singolo evento abbia un impatto sulla continuità del business degli utenti, ma abbastanza vicini da fornire una bassa latenza per applicazioni ad alta disponibilità. Ogni Availability Zone ha alimentazione, raffreddamento e sicurezza fisica indipendenti ed è collegata tramite reti ridondanti a bassissima latenza. In genere gli utenti che necessitano di un’alta disponibilità possono progettare le loro applicazioni per essere eseguite in più Availability Zone per ottenere una tolleranza di errore ancora maggiore: questo è quanto avviene con il sistema di applicativi per la distribuzione di dati in tempo reale del servizio di statistiche e predizione del Corriere del Ticino, gestito da Goodcode, il cui dataset massivo risiede in due regioni diverse copiate in due zone di disponibilità diverse, ma viene distribuito con bassissima latenza grazie alla Content Delivery Network di AWS. AWS ha l’infrastruttura di datacenter e edge locations globale più estesa di tutti. Ha costruito 81 Availability Zones (data center) all’interno di 25 regioni geografiche in tutto il mondo, e ha annunciato piani per 27 ulteriori Availability Zones e 9 ulteriori regioni in Australia, Canada, India, Indonesia, Israele, Nuova Zelanda, Spagna, naturalmente Svizzera ed Emirati Arabi Uniti. La regione più vicina geograficamente a Goodcode è per ora AWS Italia (Milano) che ha aperto all’inizio del 2020. I lavori sono in corso per completarne un’altra in Spagna, oltre ad altre due situate in Indonesia e Giappone. La regione AWS di

Zurigo diventerà l’ottava regione in Europa. Si aggiungerà a quelle già aperte a Dublino, Francoforte, Londra, Parigi, Stoccolma, Milano e a quella annunciata per la Spagna. Ma perché è tanto importante AWS Zurigo? L’aggiunta di questa regione permetterà agli utenti locali con requisiti di residenza dei dati di archiviare i loro dati in Svizzera, con la garanzia di mantenere il controllo sulla posizione dei loro dati, fornendo anche una latenza ancora più bassa in tutto il Paese. Chi utilizzerà questa regione sarà però anche in grado di accedere a tecnologie avanzate dal leader mondiale del cloud con la più ampia e profonda suite di servizi cloud tra cui analitica, intelligenza artificiale, calcolo, database, Internet of Things (IoT), machine learning, servizi mobili, tecnologie serverless, storage e altro ancora dalla Svizzera! Molte aziende svizzere stanno già utilizzando i servizi cloud di Amazon Svizzera lanciati nel 2006. Nel 2016, il primo ufficio AWS è stato aperto a Zurigo, con un altro situato a Ginevra solo dodici mesi più tardi. La nuova regione permette quindi di rispondere a una forte domanda del mercato elvetico che include, ad esempio, l’obbligo che i dati svizzeri siano memorizzati esclusivamente nel Paese. AWS porta una regione con gli stessi alti livelli di protezione dei dati, privacy degli utenti e conformità normativa alle altre regioni del mondo: una grande notizia per noi e per qualsiasi tipo di organizzazione. •


GOOD STUFF

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Nel 2008 ho letto un interessante articolo in cui veniva intervistato Andy Jassy (oggi CEO di Amazon) che descriveva l’infrastruttura del data center che ospita le piattaforme e gli ambienti dedicati ai servizi di vendita e logistica degli shop Amazon. L’affermazione più visionaria e coraggiosa che vi trovai era che da poco Amazon aveva cominciato ad affittare o vendere i servizi di calcolo e di storage già presenti nella propria infrastruttura. A quei tempi la virtualizzazione era per me nota solo on-premise: l’idea di poter affittare, o meglio, comprare delle macchine virtuali su una infrastruttura fisica già formata e messa in sicurezza, disponendo di una interfaccia grafica per controllarla e estenderla e un metodo chiaro e trasparente di calcolare i costi. Quando conobbi Florian Anderhub, una decina di anni fa, mi aveva colpito il fatto che pure lui conoscesse AWS e che già disponesse di qualche account creato per la sua azienda, Ander Group, che è stata a tutti gli effetti e con certezza uno degli early adopter di AWS in Ticino. L’utilizzo di AWS da parte delle nostre aziende è cambiato, si è evoluto nel tempo in parallelo all’evoluzione dell’offerta stessa di AWS. Ricordo che inizialmente utilizzavamo solo i servizi considerati di base, come lo storage, il backup e le macchine virtuali. Con l’arrivo di servizi sempre più strutturati, l’implementazione delle nostre piattaforme si è evoluta e i progetti hanno potuto diventare più complessi, fino ad arrivare ai servizi di Machine Learning di Goodcode che utilizzano massivamente Amazon Textract oppure i servizi di DevOps. L’arrivo di AWS in Svizzera è certamente un treno sul quale vogliamo e dobbiamo salire. La disponibilità di una regione sul territorio svizzero risolve in un certo senso l’unico difetto di AWS per noi e i nostri clienti: la possibilità di finalmente disporre dei servizi AWS erogati dalla Svizzera e con lo stoccaggio dei dati nel nostro Paese.

Paolo Domenighetti Founder & CEO Goodcode


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Motosacoche: il motore in una borsa

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BUSINESS TALES di Marianna Barracane

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Nei primi anni del ‘900, fra tutte le case produttrici di motori, ce n’era una che cominciava pian piano a far parlare di sé: Motosacoche, l’azienda ginevrina che mise sul mercato il primo motore ausiliario che poteva essere montato su ogni tipo di bicicletta, il Type-A.

I fondatori, Henri e Armand Dufaux inventarono un motore a forma di bisaccia, che poteva essere installato nel telaio di qualsiasi bicicletta. Motosacoche significa “motore in una borsa”, questo perché i dettagli del motore erano coperti dalla bisaccia, dando l’impressione che la bicicletta avesse una borsa con un motore all’interno. L’azienda, estendendo i propri stabilimenti anche al resto della Svizzera, alla Francia ed all’Italia ha per anni fornito motori alle motociclette di Brand famosi come Triumph, Condor, Imperia, arrivando fino alle competizioni più importanti, come il Grand Prix e persino all’aviazione (grande passione dei Dufaux). Fino agli anni ‘30 del novecento, Motosacoche ha visto una crescita costante del Brand: un successo dopo l’altro e la nascita di modelli iconici che, ancora oggi, rappresentano il concetto di motocicletta del passato: un grande insieme di motori scoppiettanti e condotti lucenti e intrecciati fra loro, finiture in pelle, linee morbide ed eleganti e grandi fari. Durante la prima guerra mondiale, Motosacoche ha equipaggiato le prime compagnie militari svizzere con le sue moto e sidecar e l’azienda venne assorbita dalla MAG Holding di Ginevra, continuando la sua produzione di motori in tutta Europa.

È solo nel 2020 che viene fondata la Motosacoche SA, ancora una volta a Ginevra, dall’imprenditore Paul Merz. 120 anni dopo il lancio della Motosacoche Type-A a Ginevra, il 29 settembre 2021, è stata presentato il nuovo modello di Motosacoche. Niente moto, questa volta ma una e-bike di lusso il cui nome è un omaggio al primo, storico modello di motore, la “Nouvel Type-A” e, nella stessa sede, c’è stato il lancio del libro “Motosacoche: la storia della mitica moto svizzera” e della nuova identità del Brand. La nuova e-bike raggiunge una velocità massima di 45 km/h e ha una batteria da 1200 WH: la batteria di maggiore capacità disponibile sul mercato con cui è possibile percorrere lunghe distanze (intorno ai 120 km). La Nouvel Type-A, inoltre, sfrutta la potenza di quattro pistoni per la frenata e sfrutta la tecnologia FailSafe, in grado di prevedere i guasti prima che si verifichino. Il prezzo di questo gioiellino di design e tecnologia parte da circa 10.000 CHF, ben al di sopra delle normali e-bike, ma si sa: un’icona è costruita per durare nel tempo e per restare nella storia. Sono sicura che presto vedremo più di un modello Motosacoche, sfrecciare nelle nostre città. •


WANDERFUL

Sex & Gender Medicine: come siamo come sembriamo come ci sentiamo

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BUSINESS TALES di Marianna Barracane

SUSANNA GREGO Medico cardiologo specializzata in malattie cardiovascolari rare e Sex & Gender Medicine

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Che cos’è la Sex & Gender Medicine? Qual è la differenza tra sesso e genere? Abbiamo fatto una chiacchierata con la Dott.ssa Susanna Grego, dell’Istituto Cardiocentro Ticino. Quanti falsi miti ci sono nella medicina moderna? Il medico, pur intervenendo sulla salute di altri individui, rimane condizionato dai pregiudizi e dalle informazioni assimilate in anni di studio. Tutti siamo cresciuti con delle convinzioni, dei luoghi comuni che ci aiutano meglio a dividere l’umanità per sezioni che a loro volta dipendono da un pregiudizio sociale, da una gerarchia idealizzata e condizionante a cui siamo tutti esposti. Tutti questi bias sono costanti, presenti anche in ambito medico e molto più rilevanti di quello che si crede per una diagnosi corretta o errata. “Lo stesso avviene per il sesso. Sì, chiamiamolo col proprio nome: sesso. Noi siamo biologicamente maschi e femmine, socialmente uomini e donne”. Così esordisce Susanna Grego, medico specialista in cardiologia che si occupa di progetti particolari tra i quali le malattie rare cardiovascolari e l’approccio alle differenze tra uomo e donna nella diagnosi e terapia. “Il sintomo è un campanello d’allarme ed il suo racconto rappresenta la prima interazione fra medico e paziente. Come tale va interpretato nella maniera più oggettiva possibile. La nostra formazione medica, ancora oggi, risente delle informazioni derivanti da studi effettuati esclusivamente o prevalentemente effettuati sui maschi per questioni scientifiche o di opportunità. Ne deriva che anche la sintomatologia, per esempio quella cardiologica, è stata descritta immaginando una figura maschile, oscurando la situazione cardiologia femminile, caratterizzata da sintomi diversi. Detto questo, non si può interpretare il dolore come cardiologico, o no, senza oggettivarlo, prendendo in considerazione, in egual misura, entrambi i sessi. La grande sfida è far capire che nella visione della medicina che tutt’oggi intendiamo, tutti gli indici sono standardizzati su valori realistici solo per una fetta della popolazione: per fare un esempio, le femmine hanno vasi e dimensioni del cuore più piccole rispetto ai maschi, e questo è diventato un sinonimo di difficoltà durante una procedura, perché la stessa è stata valutata e standardizzata sui maschi”.

Che il politically correct, soprattutto nel linguaggio, abbia condizionato la percezione generale, ad esempio, l’approccio medico?

“Sesso e genere indicano due aspetti diversi dell’essere umano: quello biologico e quello sociale. I due significati non sono interscambiabili, in alcune lingue vengono addirittura determinati dallo stesso termine (es. tedesco). Prima si parlava di parità dei sessi, una parola troppo spinosa per essere di pubblico utilizzo, si è passati al genere. Ma non ha lo stesso significato: cambiare una terminologia, magari solo per convenienza, rischia di modificare tutto lo storytelling nonché di generare confusione e dubbi sul tema”.

Cosa l’ha spinta ad interessarsi alla Sex & Gender Medicine? “L’evidente errore di comunicazione di quello che era il principio iniziale di questa specializzazione: unire questi due termine nel più generico “medicina di genere” che non

ha alcun significato, anzi. In realtà, la “Sex & Gender Medicine”, se intesa con la corretta nomenclatura, sottolinea la necessità di uno stesso approccio alle cure per uomini e donne, per poi evidenziarne le differenze ed agire di conseguenza. Le differenze biologiche fra maschio e femmina non sono solo nel sistema riproduttivo ma in tutti gli aspetti regolati da fluttuazioni e concentrazioni ormonali e dal diverso tipo di risposta agli stimoli esterni. La curiosità è il mio motore. Qualche anno fa, l’illuminazione è arrivata dal ginecologo Marek Glezerman. Ero seduta, incantata, in prima fila durante una sua lezione mentre lui sottolineava le evidenze antropologiche e storiche fra donne e uomini. La componente antropologica è antichissima e complessa. È rimasta invariata nel tempo. Gli aspetti biologici e quelli sociali si sono legati e hanno condizionato l’essere femmina o maschio per questioni funzionali alla sopravvivenza della specie”.

È successo anche con il Covid? Persino l’Unione Europea ha sollevato il problema!

“Anche il caso Covid, quello che tutti abbiamo vissuto da vicino, è coinvolto nel bias” continua “il virus va dove trova un appiglio. Si è partiti, come al solito, dal presupposto che tutto il pianeta si comporti come il mondo occidentale. Dopo una prima osservazione è emerso che le donne si contagiavano di più ma si ammalavano meno gravemente. La notizia dipende dalla magnitudine di questi punti: il contagio e la malattia. Questa distanza è stata ritenuta valida ed applicabile in tutto il mondo, tuttavia, ci sono delle differenze sostanziali da prendere in considerazione: le donne del mondo occidentale svolgono mestieri a contatto con il pubblico e partecipano attivamente alla vita sociale, rispetto alle donne di altre zone del mondo. Aggiungo anche che in India, la mortalità in seguito a Covid è stata più alta nelle donne che negli uomini. Marek Glezerman, quel giorno, mi ha spiegato un concetto banale ma estremamente efficace, ovvero, che non ha senso studiare l’impatto di una malattia trasmissibile come la malaria in un contesto epidemiologico in cui uomini e donne sono coperti in modo diverso”. La dott.ssa Susanna Grego promuove insieme ad altri colleghi un approccio multidisciplinare alla diagnosi ed agli effetti dell’ansia e dello stress. Questo argomento,notoriamente inflazionato ed utilizzato come causa di molti malesseri, senza una diagnosi organica e/o psichiatrica oggettiva. L’ansia e lo stress diventano un tappeto sotto il quale nascondere i sintomi che non vengono correttamente oggettivati e diagnosticati oltre ad essere una sottovalutazione pericolosa degli effetti che uno stato emotivamente difficile provoca sull’organismo. Per concludere, ricordiamo che ansia e stress sono meccanismi fisiologici di reazione e fuga (in assenza di una via di fuga) e di adattamento. I luoghi comuni e le etichette in un ambito così complesso sono dannosi e fuorvianti, contrari ad un doveroso approfondimento scientifico nelle differenze di patologie fra maschi e femmine. •


WANDERFUL

Il digitale ci sta stretto

di Marianna Barracane

Lo sapevi? Lo scorso 7 ottobre abbiamo organizzato un evento al LAC Lugano con i team di Ander Group e Goodcode, chiamato “Performance Branding nella realtà dei fatti”. Ecco com’è andata!

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ANDERLIFE

17 Cerchiamo di parlarne il meno possibile, ma c’è un elefante nella stanza che si chiama Covid-19. Sono stati quasi due anni in cui ci siamo privati di qualcosa di estremamente naturale: il contatto umano. Ci sono dei lati positivi come lo sdoganamento dello Smart Working e, per quanto ci riguarda, l’esigenza di digitalizzarsi anche per le aziende più riluttanti ma dopo l’ennesima call ed il milionesimo webinar ci siamo detti “basta, il digitale ci sta stretto”. Volevamo dialogare e brindare alla ripartenza con i nostri partner affezionati e con tanti possibili nuovi clienti e volevamo farlo di persona, senza la connessione che ogni tanto ci congela, senza quei km di fibra ottica a dividerci. E così ci siamo messi all’opera per organizzare un evento in presenza, un po’ titubanti perché le domande erano tante: qualcuno verrà? Cosa diremo? Dovremmo offrire qualcosa? Dove lo facciamo? Mascherina si o no? Come li invitiamo? Abbiamo cambiato un paio di nomi, abbiamo scritto bozze e realizzato presentazioni che abbiamo smesso di editare ad un minuto dall’inizio, abbiamo scelto i migliori outfit business casual e dopo qualche settimana, molte newsletter, una cartolina ed una prestazione in ppt, siamo arrivati al LAC Lugano, la mattina del 7 ottobre.

La location La prima cosa da dire è che la sala del terzo piano del LAC è favolosa! Grande, spaziosa ma accogliente e con una vista mozzafiato sul lago. La seconda è che lo staff è davvero impeccabile e gentile, Nello e Claudia ci hanno aiutato a curare ogni singolo dettaglio: dalla disposizione delle poltrone alle luci perfettamente en pendant con i colori della nostra presentazione. Ciliegina sulla torta, anzi, sulla tartina, l’aperitivo preparato dallo chef Alessandro Fumagalli del Missultin da cui ancora aspettiamo la ricetta della crema di topinambur. Qualcuno, alla fine, ci è venuto! Eravamo circa 40 persone: conoscenti, follower su LinkedIn ma anche alcuni clienti che sono venuti per contribuire, con le loro storie, a raccontare il nostro lavoro (e l’hanno fatto spontaneamente, giuriamo!).

Wanderful Take

Performance Branding nella realtà dei fatti Raccontare il lavoro di un’agenzia di Branding e Marketing e quello di una Software House è un cruccio che abbiamo da sempre: non è semplice! Ci sembra sempre di essere riduttivi, superficiali, autoreferenziali. Insomma, quando si parla di sé, il rischio di prendere uno scivolone è sempre dietro l’angolo. Ma questa volta siamo partiti dalle persone e non dai servizi: il grande valore di Ander Group e Goodcode insieme è la multidisciplinarietà. Vogliamo Zusammen Musizieren, ognuno con il proprio strumento ed il proprio talento. Sebbene il nostro team continui a crescere siamo sempre molto focalizzati sulle qualità professionali e personali di ognuno. Siamo tutti diversi ed è bello valorizzare questa diversità! Una volta introdotte le skills, abbiamo raccontato come operiamo e quali sono gli strumenti che ci permettono di fare quello che facciamo. In Ander Group e Goodcode non facciamo siti. Creiamo ecosistemi digitali basati su una logica CRM come quella di HubSpot, che mirano a raggiungere degli obiettivi strategici. Questo è il Performance Branding nella realtà dei fatti: un ambiente in cui è possibile creare, gestire, interagire ed analizzare per poi ripetere il processo dall’inizio, un ciclo continuo di misurazione ed ottimizzazione che permette un miglioramento dei risultati costante. Lo stesso vale per Amazon Web Service (AWS), partnership di punta per Goodcode, un sistema di data storage ma anche di sicurezza del tutto flessibile, scalabile ed agile che permette alle aziende di abbandonare la vecchia “ferraglia” dei server fisici e passare al Cloud garantito da Amazon. Sono gli strumenti che utilizziamo a permetterci di sviluppare e migliorare le nostre metodologie e viceversa: appena avvertiamo una nuova necessità partiamo alla ricerca del nuovo strumento perfetto e ci piace condividere queste scoperte con i nostri clienti. •

Come il ballo di fine anno o la cena di Natale. Rivederci tutti fuori dall’ufficio, con le camicie perfettamente stirate, le scarpe scomode e quel timore che qualcosa potesse andare storto. Un po’ innaturali, un po’ preoccupati ma sempre pronti a sostenerci l’un l’altro. Siamo proprio un bel team.


WANDERFUL

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ANDERLIFE

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WANDERFUL

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BUSINESS TALES

I colori del silenzio

di Marianna Barracane

Vi siete mai chiesti chi fotografa gli animali sott’acqua? Chi ha così tanto coraggio da avvicinarsi ad un coccodrillo per catturarne un’espressione mentre nuota tranquillo nella sua casa liquida? Abbiamo incontrato un fotografo appassionato ed intrepido che ci svela qualche curiosità sulle meraviglie della fotografia acquatica.

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WANDERFUL

DAVIDE VEZZARO

↑ Embrioni di trota fario, Ticino, Svizzera ↓ Suggestiva ripresa del fondale del lago Cornino, Friuli, Italia → Icebergs nel lago ad inizio estate durante lo sgelo, Ticino, Svizzera

22 Incontro Davide Vezzaro, un personaggio gentile e solare che conoscevo solo attraverso gli scatti di una raccolta che ci ha mostrato la sua compagna: fotografia subacquea, mille tonalità di blu, una profondità incredibile ed anche quel pizzico di malinconia e mistero che solo gli abissi e la loro fauna possono trasmettere. Appena cominciamo a parlare delle sue foto, gli occhi di Davide si accendono. Cresciuto in Ticino, sulle sponde di laghi e fiumi, scopre il mare e le sue meraviglie da bambino, durante le estati in riviera romagnola: due settimane all’anno in cui sperimentava il mare e tutte le sue creature. Qualche anno dopo, a 17 anni, vola in Australia dagli zii che vivono non molto lontano dalla barriera corallina: cinque settimane con loro gli sono sembrate infinite e li convince a lasciarlo andare a Townsville per imparare a fare immersioni e per la prima volta vede la barriera corallina australiana. Da sempre appassionato di fotografia, dopo qualche esperimento nei fiumi vicino casa, a 19 anni parte per la prima spedizione fotografica in Indonesia, complici i suoi amici altrettanto appassionati con i quali condivideva un metodo infallibile per sviluppare le fotografie analogiche in viaggio, senza dover aspettare intere settimane per scoprire come sono venuti gli scatti (parliamo dei primi anni ‘90): un kit portatile di sviluppo, dove un sacco di nylon fungeva da camera oscura. A 24 anni arrivano i primi successi, le prime vittorie nei concorsi fotografici internazionali sul tema marino. È lì che Davide comincia a crederci davvero e prendere in

considerazione l’idea di finire gli studi in ambito economico ed intraprendere la professione di fotografo. Tuttavia, realizza che la strada del fotografo subacqueo non è solo fatta di soddisfazioni artistiche e grandi titoli, ma di enormi compromessi spesso poco interessanti che a lungo andare avrebbero smorzato il suo amore per quel mondo. Completa i suoi studi e costruisce un percorso professionale interessante in ambito economico senza mai smettere di viaggiare ogni volta che può, immergendosi nei luoghi più remoti del pianeta: dalle foreste di kelp della Tasmania, al delta dell’Okavango alla ricerca dei coccodrilli del Nilo, alle distese d’acqua dolce del Pantanal in Brasile ed in Antartide, solo per citarne alcuni.




← Immagine ravvicinata di un caimano (Caiman yacare), Pantanal, Brasile


WANDERFUL

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→ Rospi (buio bufo) in accoppiamento, laghi di montagna nel canton Vallese, Svizzera ↓ Coccodrillo (crocodylus moreletii) in superficie, cenote messicano, Tulum, Messico

Ad un tratto sono tornati i fiumi, i laghetti di montagna, i percorsi in acque dolci alla ricerca di nuove sensazioni, scenari e soggetti. Davide torna alle acque dolci, quelle che ha nel tempo conosciuto meglio, che nascondono colori ed animali inaspettati. Le creature del mondo sommerso sono un soggetto da lui molto amato. Le ama, le rispetta da sempre e le conosce, quindi, non le teme. Quando gli chiedo qual è il suo animale preferito, risponde: “Il coccodrillo”, come se gli avessi chiesto se fosse più un tipo da cane o da gatto. I coccodrilli sono animali pacati, interessanti, a tratti spietati, caratteristiche che gli hanno permesso di sopravvivere inalterati per milioni di anni, esseri quasi preistorici; certo, bisogna stare attenti ed averne il massimo rispetto ma ogni tanto sono avvicinabili e si lasciano fotografare in acqua come veri divi. L’acqua è un elemento che necessita di avvicinarsi al soggetto. Non è statico o incolore e per capire come fotografare sott’acqua serve infinita pazienza, conoscenza del soggetto da riprendere e voglia di sperimentare.

Quali sono i prossimi progetti di Davide Vezzaro? Il primo fra tutti sarebbe quello di pubblicare un libro tutto suo, poi capire meglio come sfruttare le potenzialità del mondo digitale. A proposito di questo, abbiamo parlato della grande rivoluzione digitale dovuta alla pandemia. Il lavoro da remoto, anche per lunghi periodi, gli permetterebbe di viaggiare e fotografare più spesso, studiando le luci migliori e tutte le caratteristiche del luogo in cui si trova. Ma il progetto più importante, al momento, è l’organizzazione del prossimo viaggio: Davide vorrebbe tornare in Africa, in Kenya, per ritrarre gli ippopotami. Per questo sta studiando un modo per avvicinare la fotocamera e manovrarla a distanza perché, a quanto pare, sono molto più pericolosi dei coccodrilli. •


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↑ Coppia di sule (morus bassanus) a caccia che si contendono una piccola preda, Isole Shetland, Scozia → Contrasti di colore nell’acqua tanninica e presenza di un caimano (Caiman yacare) particolarmente agitato, Pantanal, Brasile

Wanderful Take

“Bisogna rischiare. Bisogna vivere la propria vita facendo quello che si ama ed inseguendo le proprie passioni: io sono stato fortunato, adoro la mia vita e tutti gli obiettivi che ho raggiunto ma se dovessi consigliare ad un ragazzo che sogna di fare il fotografo… gli direi di farlo, di mollare tutto e andare fino in fondo”.


WANDERFUL

Customer Journey: perché è importante tracciarla?

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ANDERSTAND di Marianna Barracane

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Sentiamo parlare di continuo della Customer Journey, il percorso che un Lead o un utente in generale, compie per arrivare ai nostri prodotti. Ma come funziona… nella realtà dei fatti? Vediamo insieme che cos’è la Customer Journey e perché è fondamentale tracciarla. Come fa un utente a comprare un prodotto? Qual è il suo percorso e come fa a scegliere? La Customer Journey nasce da una necessità, la stessa che spinge l’utente a cercare un prodotto e le sue relative referenze. Nel mondo digitale questo si traduce in ricerca su Google o su un social media come Youtube o Facebook. Lo scopo è quello di cercare il maggior numero di informazioni possibile, magari avvalorate da paragoni sui prodotti in competizione. Se, per esempio, cercassimo “miglior shampoo per capelli secchi”, all’utente appariranno subito i risultati più rilevanti che lo porteranno su un blog post in cui più prodotti vengono comparati oppure direttamente su un e-commerce. Tuttavia, trattandosi della ricerca di un nuovo prodotto, l’utente vorrà leggere delle info a riguardo, prima di effettuare l’acquisto. Blog, sito, canale Youtube e tutti i social media sono solo alcuni dei punti di arrivo di un utente, i famosi touchpoint o punti di contatto digitali attraverso i quali si viene a conoscenza di un Brand oppure, semplicemente, se ne viene attratti. Se l’utente considera sufficientemente credibili ed autorevoli le informazioni che ha ricevuto, allora sarà stimolato a scegliere fra i prodotti o i servizi del Brand, in base a ciò che meglio risponde alla sua esigenza. Mettiamo il caso che l’utente al posto di acquistare immediatamente, faccia un giro su un sito senza effettivamente convertire. Forse non è ancora convinto oppure è indeciso fra due competitor, ma nel frattempo il Brand avrà raccolto dei dati su di lui e potrà utilizzarli per attirare la sua attenzione in futuro. Come? Con una newsletter, oppure con delle campagne a pagamento. Probabilmente prima o poi l’utente comprerà il prodotto sul tuo sito. Oppure ripiegherà su una scelta diversa. Questo è un possibile tracciato su una quantità infinita di combinazioni che compongono una Customer Journey: un insieme di scelte, di decisioni e di movimenti.

Come facciamo a tracciare tutti questi movimenti? È qui che interviene HubSpot: la piattaforma che si connette a tutti i touchpoint digitali di cui un Brand dispone e che traccia ogni singolo utente, mostrando l’esatto comportamento di ogni individuo su tutti i canali. HubSpot permette di accedere a delle informazioni dettagliate e preziose, ad esempio, quante volte uno specifico utente ha cliccato su un prodotto o quante volte ha visitato le pagine del tuo sito.

A cosa serve questa misurazione? A creare la giusta “atmosfera” per ogni utente e far sì che percepiscano i contenuti di un Brand come qualcosa di estremamente mirato, fatto apposta per soddisfare le sue esigenze.

Cosa succede quando un utente decide di comprare o chiede informazioni sull’acquisto? HubSpot permette di creare delle pipeline, ovvero, delle tabelle sullo stato di avanzamento sull’acquisto: dal momento in cui si apre il deal, ovvero, quando l’utente esprime la volontà di voler acquistare fino al completamento dell’acquisto.

Cosa succede dopo l’acquisto? Abbiamo attirato il cliente, l’abbiamo convinto ad acquistare e dopo? L’ultimo step è quello della fidelizzazione. Chiedere ai clienti di recensire l’esperienza di acquisto o il prodotto, continuare ad inviare info ed offerte magari con degli sconti dedicati e rispondere ad eventuali reclami e richieste. Insomma non lasciare il cliente “da solo” dopo l’acquisto lo aiuta a fidarsi del Brand ed a promuoverlo con le persone che conosce. HubSpot permette di gestire tutte queste fasi di promozione e vendita da un’unica piattaforma intelligente che aiuta a monitorare il comportamento degli utenti attraverso Dashboard di dati, automazioni, personalizzazioni e dà modo al Brand di migliorare costantemente la sua offerta, avvicinandosi sempre di più alle preferenze degli utenti. •


WANDERFUL

Tigestim Software Environment

di Marianna Barracane

Cosa fanno insieme una Software House ed un grande gruppo edile? Cercano un modo per portare la gestione dei cantieri e delle risorse umane al livello successivo!

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BUSINESS TALES

LUCA QUADRONI CEO di Tigestim SA

31 Luca Quadroni, costruttore e responsabile di un grande gruppo edile, fondato da suo padre Riccardo (sempre alla guida del gruppo) di cui fanno parte quattro ditte operative in diversi ambiti del settore, più una ditta “fuori programma” che si occupa di micro tecnica che realizza costrutti ad altissima precisione per la costruzione di motori. Tra le ditte gestite da Luca e Riccardo Quadroni c’è Tigestim SA: un’azienda immobiliare nonché un General Contractor che si occupa di vendita, affitto, direzione lavori, manutenzione e ristrutturazione, nata 20 anni fa. In questi anni di attività, Tigestim ha sempre cercato un modo per coordinarsi con l’avanzare della tecnologia, non solo in ambito edile, ma anche nella gestione dei cantieri e delle risorse, insomma, un gestionale di ultima generazione in grado di facilitare il lavoro di tutti: dai direttori di cantiere all’amministrazione, dalla dirigenza agli operai. “Un progetto ambizioso ma che abbiamo spesso sottovalutato” ammette Luca “Abbiamo collaborato con moltissimi studenti e, nelle loro mani, sembrava più facile”. Ovviamente la ricerca del giusto gestionale si è estesa fino a fornitori terzi “Eravamo perennemente scontenti” continua Luca Quadroni “in ogni offerta mancava sempre qualcosa, una feature particolare, una lingua, una voce di servizio, la possibilità di inserire dei cataloghi CRB”. Luca sapeva di avere un’idea piuttosto esaustiva ed i mezzi necessari per sviluppare il gestionale perfetto per la sua azienda ma poco tempo a disposizione per capire come realizzarla. In suo aiuto, qualche anno fa, arriva Ricky Artioli, un ingegnere gestionale che in Tigestim ricopre il ruolo di responsabile IT e Web Developer: il perfetto alleato per comprendere le esigenze dell’azienda ed unirle alle sue competenze. Insieme razionalizzano l’idea di partenza di Luca, mettendo a punto la richiesta e cercando una software house in grado di sviluppare il gestionale definitivo. “Quello che amo di questo progetto è il fatto che Luca e Ricky siano venuti da noi con una scatola piena di elementi, chiedendoci di assemblarli” nella conversazione fa

capolino Paolo Domenighetti, CEO della software house Goodcode. Da questo incontro, nasce Tigestim Software Environment: un gestionale dall’interfaccia user friendly, in grado di attingere dati contabili da Orion (gestionale ERP), composto da moduli che ne rendono facili le modifiche e che promuove uno degli obiettivi sempre rincorsi da Luca, ovvero, la comunicazione. “Quando parliamo di interfaccia user friendly, lo diciamo sul serio” dice Paolo “Il gestionale è un’applicazione sia web (utilizzata soprattutto dagli uffici amministrativo per la gestione HR) che mobile”. È proprio quest’ultima ad essere strutturata in maniera singolare. L’idea di partenza era quella di creare una community aziendale in grado di coinvolgere tutti i dipendenti ma, soprattutto, un’applicazione che tutti potessero utilizzare, come un social network. “Funziona così: le risorse coinvolte in un cantiere possono aggiornare continuamente l’andamento dei lavori, come un diario di bordo e tutto questo attraverso posting, tag, commenti. La struttura appare piuttosto semplice ed efficace. C’è una foto di riconoscimento del cantiere, un indirizzo, i nomi dei responsabili del progetto e tutta una serie di aggiornamenti che costituiscono una sorta di calendario eventi del cantiere stesso” spiega Luca Quadroni. La Tigestim SA è un’azienda gestita da una famiglia e ciò che unisce le famiglie sono condivisione e fiducia, gli stessi valori che i Quadroni vogliono mantenere in un gruppo che ormai conta più di 200 dipendenti, valori da estendere al rapporto con il cliente. Immaginate di comprare una casa, di ristrutturarla e di avere accesso ad uno storico di cantiere. Non solo una questione di trasparenza (sempre apprezzatissima dal consumatore finale) ma anche una possibilità di risalire velocemente alle origini di un problema, ma anche di limitare il margine degli stessi errori, in fase di costruzione. Un obiettivo per Tigestim ed una bandiera per Goodcode e la sua Vision aziendale: automatizzare l’azienda per emancipare e valorizzare l’essere umano. •

Da sinistra: Luca Quadroni: CEO di Tigestim SA. Ricky Jonathan Artioli: Responsabile IT e Sviluppatore Web & Software in Tigestim. Paolo Domenighetti: CEO di Goodcode.

Goodcode Vision

Automatizzare l’azienda per emancipare e valorizzare l’essere umano.



BUSINESS TALES

Sono Naomi e faccio gioielli

di Marianna Barracane

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Naomi Brunschwig, artigiana ticinese, viaggiatrice, creativa, imprenditrice. Difficile definirla. Eppure, quando le chiedo di cosa si occupa, scoppia in una fragorosa risata. “Faccio gioielli” dice “Sono anni che lo faccio ed altrettanti anni che penso a questa risposta. Ce l’avevo sulla punta della lingua, eppure lo dico ad alta voce solo da pochi mesi”.


WANDERFUL

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Vado in Messico

NAOMI BRUNSCHWIG Cresciuta in Val Colla, in mezzo alla natura, oggi vive e lavora a Lugano dove gestisce un Airbnb, cura la comunicazione Social di alcune attività locali e, ovviamente, crea gioielli per il suo Brand Nao Now Jewels

Ci sono, principalmente, due tipi di persone. Quelle che hanno un piano più o meno preciso di cosa faranno “da grandi”, di cosa studieranno ed in quale università/azienda finiranno e poi ci sono le persone che hanno bisogno di più tempo e vogliono scoprire tutto ciò che il mondo ha da offrire, prima di investire le proprie energie in qualcosa. Qual è la modalità giusta? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che Naomi appartiene decisamente alla seconda categoria. Finite le medie, in preda all’ansia di dover decidere quale scuola frequentare o quale apprendistato cominciare, Naomi parte alla scoperta del Messico con sua madre. È lì che avviene il suo primo incontro con quella che è diventata la passione di una vita, nonché il suo mestiere. “A Città del Messico ci sono mercati grandi giganteschi: un’enorme distesa di bancarelle colorate piene di ciondoli e gioielli luccicanti” racconta Naomi. È lì che cerca di rubare più informazioni possibili sulla lavorazione con il fil di ferro ma le vacanze presto finiscono e Naomi deve tornare in Ticino per frequentare il Centro Scolastico delle Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano. Con un po’ di tristezza ed un carico di materiali, perline, fili e argento, torna a casa ma per tutto il primo anno di scuola, il richiamo del Messico e la curiosità di scoprire tutti i segreti degli artigiani di strada, sono talmente forti che Naomi torna in Messico l’estate dopo, tutta sola a diciassette anni.

Ripartire Come si fa tacere una passione? “Non puoi” dice Naomi “devi andare a fondo, arrivare in capo al mondo pur di sentire quel senso di appagamento che solo le cose che ami

ti sanno dare” e lei, in capo al mondo, ci è andata per davvero. Finita la scuola decide di lasciare gli studi e vola in India dove impara la tecnica della fusione. Ma l’India è un paese tanto grande quanto selvaggio e Naomi è costretta, zaino in spalla, a visitare ogni bottega che incontra sul suo cammino per convincere i maestri artigiani ad insegnarle il mestiere, ad accoglierla nelle loro minuscole botteghe e regalarle un po’ della loro conoscenza.

Paradiso Ancora una volta torna in Ticino, ma questa volta per restare. A pochi passi da casa sua, a Lugano Paradiso, conosce Marco Linzaghi che la accoglie nella sua bottega dove oggi, dieci anni dopo, Naomi ha un banchetto tutto suo.

Airbnb and Jewels “Il problema, quando fai un lavoro artigianale è che tutta la (lunga) fase di gavetta e studio non ti permette di essere economicamente indipendente e devi trovare un’alternativa che ti lasci la giusta energia per continuare a fare quello che ami” dopo anni di lavori faticosi, Naomi, grazie alla voglia di sperimentare che la contraddistingue, trasforma il suo appartamento in uno dei primissimi Airbnb a Lugano. La situazione perfetta, un allineamento di pianeti che le permettono di vivere la vita che sognava. Fino a marzo 2020, quando la pandemia di Covid fa tremare tutti i lavoratori nel turismo. Tragedia o segno del destino? Fatto sta che Naomi trova il coraggio di lanciarsi proprio in quel momento, in uno dei periodi più bui del nostro secolo. Fa il suo coming out come creatrice di gioielli, lancia il suo sito, si pubblicizza sui social, fa network con Ticino Makers ed altre realtà vicine alla sua e finalmente lo dice “sono Naomi e faccio gioielli”.•


BUSINESS TALES

Wanderful Take La casa nel bosco

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“Quando inizio un gioiello, non so mai cosa farò, come diventerà: è il processo creativo stesso che decide che forma prenderà, rendendo ogni pezzo irripetibile”. Irripetibile come i fiori, le rocce, i tronchi degli alberi che la circondavano da bambina. Cresciuta in Val Colla, in una grande casa nel bosco, con due genitori zurighesi ed “alternativi”, l’infanzia di Naomi è costellata dallo scrosciare dell’acqua di fiume, dal rumore del vento tra le foglie e dalle venature della vegetazione, gli stessi motivi irregolari che ritroviamo nei suoi gioielli e che rendono ogni creazione unica, ispirata, con un’anima tutta sua. Proprio come la sua creatrice.


WANDERFUL

Storie di risultati

Empowering Clients

Abbiamo scelto quattro Case Studies per questo numero: clienti diversi, prodotti diversi, esigenze diverse. Eppure tutti e quattro sono accomunati da alcuni elementi come la costruzione di un Brand tutto nuovo, uno storytelling coerente che fosse in grado di parlare alla testa ed alla pancia (non solo in senso emotivo!) degli utenti e, soprattutto, la versatilità di HubSpot CRM in ognuno di questi contesti.

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Come saremo riusciti ad implementare HubSpot ed a renderlo ugualmente efficiente per un ristorante, un’azienda che noleggia macchinari da costruzione ed un’organizzazione che aiuta ad erogare prestiti universitari? Leggete i nostri Case Studies!


STORIE DI RISULTATI

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Una strategia multicanale per un grande ecosistema

Cliente Avesco Rent

Il nostro metodo UX, UI, Digital Marketing Strategy

Anno 2021

IL CLIENTE

integrazioni), abbiamo lavorato ad un Rework dell’esperienza della Homepage, nato dall’esigenza di accomodare la nuova struttura dei sub-Brand Avesco Rent. Basandoci sull’analisi dei dati e delle mappe di calore e ristrutturando la versione mobile del sito, da cui provengono un numero interessante di conversioni, abbiamo coordinato la creazione della nuova homepage.

gli strumenti di marketing di HubSpot abbiamo la possibilità di monitorare l’andamento delle campagne e della SEO, tenendo sotto controllo i KPI’s più importanti.

Avesco Rent è una compagnia di noleggio con un e-commerce di materiali edili: tutto ciò che occorre in un cantiere di qualsiasi dimensione, interno o esterno. La vera peculiarità di Avesco Rent è proprio il noleggio: il valore di prendere in affitto, all’occorrenza, solo i migliori macchinari o dispositivi, a lungo o breve termine. La nostra missione era quella di facilitare l’accesso al noleggio dei prodotti da parte degli utenti e promuovere questo servizio. Inoltre, abbiamo dovuto “dividere” la gestione del sito fra il CMS Wordpress ed il CRM HubSpot, mettendoli in comunicazione.

UX & UI

Oltre a gestire la manutenzione ordinaria del sito Wordpress (compresi numerosi plugin ed

SEO & SEA

Con l’obiettivo di aumentare le Lead generate e migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, abbiamo definito una strategia annuale di digital marketing. Per questo abbiamo analizzato una serie di keywords da inserire all’interno dei testi già presenti nel sito e su cui basare le campagne a pagamento. Attraverso

IL CRM HUBSPOT

L’automazione è una delle funzioni più potenti che HubSpot mette a disposizione, e il cui scopo è quello di evitare quei lavori noiosi e ripetitivi che impediscono alle persone di sfruttare al meglio il loro tempo di lavoro. Grazie ad essi abbiamo automatizzato la gestione dei deal, prima effettuata manualmente dal team marketing, e che ora, vengono assegnati alla figura del team più pertinente, in base alla richiesta compilata dall’utente. Nella sezione sales di HubSpot, inoltre, è possibile gestire e monitorare l’andamento dei deal; tutti i pro-


WANDERFUL cessi di vendita sono sotto controllo e questo permette ad un’azienda grande come Avesco di abbandonare per sempre gli infiniti Thread di e-mail: tutti sono aggiornati in tempo reale sullo stato di avanzamento delle vendite e sui forecast. Importantissima anche la gestione della sezione service, grazie al quale FastRent (uno dei Brand di Avesco Rent) può comunicare direttamente con i clienti, offrendo loro un supporto puntuale e costante. Il vantaggio principale della gestione ticket in HubSpot è il fatto di poter automatizzare molte operazioni legate alle scrematura delle richieste: il risultato? Una gestione più veloce ed efficace della customer care.

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Goodcode, la Software House partecipata da Ander Group, ha avuto un ruolo importantissimo in questo progetto. Il team di sviluppo ha creato una integrazione API per far parlare tra loro il gestionale della flotta con il CRM HubSpot: così le operazioni sales e service sono aggiornate in tempo reale su entrambi i fronti. Inoltre a livello di sviluppo stiamo accompagnando il cliente nella gestione di un sito Wordpress completo di catalogo prodotti basato su Woo-commerce e una complessa architettura di moduli funzionali, che permettono la richiesta di offerte per il nolo dei macchinari e dei container.

DICONO DI NOI

“Serve supporto in tedesco, francese, italiano o inglese? Nessun problema, il team Ander Group padroneggia tutte queste lingue anche ad un livello super tecnico! Il cliente può, così, esprimere i suoi pensieri in lingua madre e la persona di contatto capirà le esigenze. Discussioni aperte, linee guida chiare, brainstorming collettivi sempre molto produttivi per tutti: il lavoro di squadra con Ander Group è stato fantastico”. Vincent Albasini - CEO di Avesco Rent •


STORIE DI RISULTATI

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STORIE DI RISULTATI

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La creazione di un Brand: una storia… deliziosa!

Cliente Missultin Slow Lake Cuisine

Attività Branding, Design, Digital Marketing, Media Planning

Anno 2021

IL CLIENTE

richiede una preparazione antica, quasi rituale, in cui il pesce veniva messo a marinare nella “missolta”, un recipiente in legno, poi messo ad essiccare per essere successivamente servito con la polenta. Ma come rappresentare un ristorante di alto livello, con il nome di una ricetta di pesce, senza essere banali? Il logo è composto da un carattere molto raffinato che aggiunge un tocco di qualità, eleganza e stile. Le grazie di ciascuna lettera, l’affilamento caratteristico di questo font, colgent, richiamano l’amo da pesca. I colori sono ispirati alle tonalità del lago e sono utilizzabili sia singolarmente che insieme per ricreare le sfumature dell’acqua.

PAYOFF ED ILLUSTRAZIONI: IL TOCCO FINALE

Dopo aver rilevato l’ex ristorante “Rodolfo” di Vira Gambarogno, lo Chef Alessandro Fumagalli apre Missultin: una celebrazione dei sapori di lago, rivisitati in chiave moderna e sperimentale. Lo Chef ci ha chiesto di aiutarlo nella creazione del Brand protagonista di questa nuova avventura, un progetto che ha coinvolto ognuno di noi e che richiedeva un pizzico di Branding puro e romantico in più. Ci è piaciuto tantissimo!

GLI INGREDIENTI DEL BRAND

Il nome, Missultin, è il termine dialettale per chiamare l’agone, un pesce di lago che

Il payoff “Slow Lake Cuisine” racchiude in sé il forte legame con il territorio; allo stesso tempo fa riferimento a “Slow Food” che promuove un tipo di cucina genuina e preparata con cura e che rispecchia in pieno la cultura dei piatti proposti dal Missultin. La parola Cuisine richiama il purpose del Brand, ponendo l’accento su una cucina ambiziosa ed elegante. Missultin non è (solo) un ristorante di pesce. Quello che è fondamentale sottolineare, per lo Chef Alessandro Fumagalli, è la scelta di ingredienti semplici, locali e stagionali. Per questo nell’identità visuale del Brand sono


WANDERFUL

42 spesso presenti delle illustrazioni che rappresentano la totalità degli ingredienti e che completano il concetto di una cucina molto legata alle materie prime.

HUBSPOT: LA NOSTRA CUCINA

Abbiamo messo in atto una strategia multi-canale basata su HubSpot. Non solo un nuovo sito web di facile navigazione che contiene tutti gli asset grafici del Brand, ma un intero ecosistema digitale composto da più elementi (siti, social, newsletter, form di contatto) che possono essere gestiti da una singola piattaforma. Chi lavora nella ristorazione ha veramente difficoltà nel trovare il tempo per gestire la comunicazione sul web, anche se si tratta di piccole modifiche. In questo modo, Alessandro Fumagalli ed il suo staff possono gestire autonomamente le prenotazioni, gli aggiornamenti del menù e le e-mail di clienti e fornitori. Tutto in un unico posto.

UNA NUOVA IDENTITÀ, ALLA “VECCHIA” MANIERA

Per Missultin abbiamo coordinato tutta l’identità “analogica” del Brand: dai biglietti da visita all’insegna del locale, insieme a menù carta dei vini e buoni regalo fino ad uno shooting fotografico professionale a cura di Maja Juzwiak. È già attiva (ed in fase di attivazione per il 2022) una strategia di media planning offline per cui continueremo a fornire asset grafici, visuali e testi per ogni tipo di canale: abbiamo già creato un Media Kit su Frontify pensato per la condivisione con le testate giornalistiche e tutti i canali di promozione esterni (online ed offline) di cui il cliente e i destinatari del Kit possono disporre in autonomia. •






STORIE DI RISULTATI

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Un sito a supporto degli studenti meritevoli

Cliente Einstein Higher Edu Solutions

Attività Brainding, Design, UX, Comunicazione

Anno 2021

IL CLIENTE

UN LOGO PER EVIDENZIARE IL PURPOSE

ficati di profondità, fiducia, lealtà, sincerità, saggezza, fiducia, stabilità e intelligenza.

Einstein Higher Edu Solutions è un’organizzazione statunitense che fornisce un servizio di valutazione del rischio per i finanziatori che concedono prestiti universitari agli studenti senza co-firmatario. Mette anche in contatto gli studenti che hanno bisogno di finanziamenti per il college con i finanziatori. La richiesta è partita con la necessità di creare un’identità visuale nuova, coerente e riconoscibile, evolvendosi pian piano verso la creazione di un ecosistema digitale in grado di contenere e gestire tutti i Touchpoint.

Einstein Higher Edu Solutions aveva bisogno di un design visivo per evidenziare il suo posizionamento all’interno del sistema educativo. Il logo riunisce tre elementi chiave: i famosi capelli di Albert Einstein, un cervello umano per simboleggiare il desiderio di imparare, e il percorso tortuoso che molti studenti meritevoli ma svantaggiati devono fare per accedere a un’istruzione eccellente. La scelta del colore blu è associata all’intuizione, all’immaginazione e all’ispirazione. Rappresenta anche signi-

UN MENÙ DI NAVIGAZIONE CON DOPPIO TARGET

Einstein Higher Edu Solutions si rivolge principalmente a due tipi di interlocutori: gli studenti che non sono in grado di accedere ai prestiti (se non con l’aiuto di un co-firmatario) e i finanziatori. Per questo abbiamo creato due diverse voci di menù in modo da poter spiegare nel dettaglio come Einstein può intervenire e quali sono i vantaggi per entrambe le parti.


WANDERFUL Alla fine di ogni pagina dedicata, c’è un modulo personalizzato che verrà automaticamente inserito nel database di HubSpot CRM come contatto studente o finanziatore interessato al servizio.

GUIDA “ANATOMICA” AL BLOG POST

Nonostante l’assoluta novità, il team di Einstein ha creato dei post in grado di indicizzarsi su Google in breve tempo. Abbiamo spiegato loro come sono strutturati dei blog post in ottica SEO, abbiamo individuato le keywords e

48 gli elementi da evidenziare nel testo, riuscendo anche a creare un piano editoriale orientato al posizionamento.

progressi universitari degli studenti e più motivati e fiduciosi nel sostenerli.

DICONO DI NOI EINSTEIN RISK SCORE

La vera rivoluzione di Einstein Higher Edu Solutions è l’Einstein Risk Score, un punteggio in tempo reale che permette di analizzare il ROI dei finanziatori, basato su dati effettivi come: la media dei voti, l’ambito di studi, le proiezioni di salario dello studente. In questo modo i finanziatori si sentono rassicurati dai

“La collaborazione è stata arricchita dall’utilizzo di WhatsApp e Google Meet. Ci sono state risposte il giorno stesso e tempi di consegna di un giorno su richieste ad-hoc. Il team di Ander Group ha agito come un’estensione della mia azienda. Una grande partnership!” Aaron Pisacane, Founder. •




STORIE DI RISULTATI

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Quando il CRM fa del bene (Pro Bono)

In collaborazione con Équip’Apparts

Attività Design, UX, Training

Anno 2021

L’ASSOCIAZIONE

UN BRAND KIT SIA ONLINE CHE OFFLINE

il template delle presentazioni Power Point di cui il team di Équip’Apparts può disporre come preferisce, secondo le necessità.

Équip’Apparts è un’associazione nel canton Fribourg che si occupa di assegnare una sistemazione o di subaffittare degli appartamenti a tutte quelle persone che non hanno fissa dimora e che hanno bisogno di reinserirsi in società. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni igieniche, sanitarie e psicologiche di queste persone, migliorando la qualità della loro vita e mediando nella gestione delle fratture sociali all’interno della comunità.

Équip’Apparts ci aveva chiesto il favore di aiutare il team ad impaginare il report di bilancio annuale per poterlo presentare ai finanziatori. Così dalla richiesta di una soluzione offline dal risultato estetico più che soddisfacente, siamo passati alla ricerca di una soluzione digitale per la creazione dei contenuti e dei touchpoint dell’associazione. Nella creazione di asset e formati online e offline siamo passati anche dalle soluzioni “ibride” come

UN SITO PER RACCONTARE IL PROGETTO

Per spiegare al meglio la funzione di Équip’Apparts era necessario mettere “nero su bianco” tutti i servizi e gli obiettivi di questa realtà. Per questo abbiamo creato un nuovo sito con HubSpot in cui vengono esplicitati i tre servizi principali: l’assegnazione di una


WANDERFUL sistemazione, il subaffitto ed il supporto al reinserimento socio-professionale. Abbiamo creato tre diverse pagine per spiegare nel dettaglio i tre servizi ed i relativi obiettivi, ognuna col proprio form di richiesta compilabile dal diretto interessato oppure da una figura terza che effettua la segnalazione. Fondamentale la pagina delle donazioni che sono fondamentali per l’associazione per coprire i costi di gestione per continuare ad aiutare il maggior numero di persone possibile. La pagina è rappresentata nel menù di navigazione come una vera e propria CTA: un invito all’azione immediato rivolto all’utente.

UN UTILIZZO ALTERNATIVO DEL CRM

Oltre al CMS HubSpot, utilizzato per la creazione delle pagine, una componente fondamentale di questo progetto è l’utilizzo del CRM. Nella sezione Sales è possibile accedere alla gestione delle Sales Pipeline: una rappresentazione grafica del processo di vendita. Questa funzione, nata per monitorare i deals ed ottenere

52 quindi una conversione, viene utilizzata da Équip’Apparts per l’inserimento delle richieste prese in carico e per monitorarne l’andamento. In fase di implementazione del CRM abbiamo associato la sezione dei contatti agli account Microsoft 365, un modo per legare tutto alle pipeline in cui ogni deal detiene un contatto proprietario ed è tutto gestibile su desktop ma anche dalle app.

UN PROGETTO GUIDATO DAL PURPOSE

Per il team di Ander Group, la collaborazione con Équip’Apparts è stata un’occasione per fare del bene in modo disinteressato: abbiamo messo a disposizione tutte le nostre competenze di marketing e design ed il nostro CVO Florian Anderhub ha fissato degli incontri formativi con tutto il team di Équip’Apparts per spiegare loro come utilizzare al meglio le potenzialità del nuovo ecosistema digitale. Tutti meritiamo una seconda chance ed il mondo digitale serve a questo: ad unirci e

creare soluzioni accessibili e democratiche.

DICONO DI NOI

“Quando ho chiesto ad Ander Group un aiuto per la creazione di un sito dell’associazione, non mi aspettavo di certo quello che equipapparts.com è adesso. Non solo un sito utile, funzionale, in grado di contenere tutte le informazioni ed i contatti di Équip’Apparts ma anche una nuova identità per noi, grazie alle splendide illustrazioni selezionate dal team design. Ricevere in dono un sito così è stato meraviglioso ma mai quanto la vera chicca: grazie ad HubSpot, io ed il mio Team possiamo gestire in autonomia i contenuti e soprattutto utilizzare il CRM per gestire, smistare le richieste di aiuto che ci vengono inoltrate e far sì che tutti siamo sempre aggiornati sullo stato di una richiesta. Grazie di cuore, Ander Group: il vostro gesto e la vostra esperienza stanno già aiutando molte persone senza dimora.” Davide D’Onofrio,- Équip’Apparts. •


www.ander.group

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Sostienici Equip’Apparts è un’associazione no profit, autofinanziata che aiuta tutte le persone senza una fissa dimora a reintegrarsi nella società.

Fai una donazione o diventa membro (quota associativa CHF 20.–) Iban: CH08 0076 83001431 9840 0

Equip’Apparts Avenue de l’Europe 6

CP 310 1701 Fribourg

equipapparts.com


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