Circolo di lettura “Enzo Baldoni”
2008 2010
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Presentazione
Nelle pagine seguenti ci sono i libri che abbiamo fatto diventare il centro delle nostre discussioni al Circolo di lettura “Enzo Baldoni”, Nato ufficialmente il 13 ottobre 2004, ha già avuto un riassunto, per note brevi, delle nostre scelte, dal 2004 alla fine del 2007. Questi, invece, sono i libri degli ultimi tre anni. Il Circolo ha sempre anche un blog “http://www.circolobaldoni.splinder.com/ “ ma, soprattutto, ora ha un sito dove si possono trovare tutti i libri e (quasi) tutte le schede: “http://www.gioa.it/circololettura/” e un ordine di proposte che, più o meno, è questo: Annalisa, Sonia, Antonella, Angela, Mariella, Milla, Donatella, Mimmo, Dario, Giovanna. Ci vediamo al prossimo incontro.
Gennaio 2011
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Bancarotta Lehman Brothers; attacchi terroristici a Mumbai e Islamabad; pirati della Somalia; guerra in Caucaso; liberazione della Bétancourt; Tiger Woods; dimissioni Prodi e scioglimento camere; in Spagna gli europei di calcio; scoperte le prime goccioline d‟acqua su Marte; giochi olimpici a Pechino; Barak Obama eletto presidente Usa; la più bella copertina dell‟anno; il film che ha incassato di più; il libro che ha venduto di più; il Cd che ha venduto di più; Loi, Fisher, Ledger, Suharto, Robbe-Grillet, illustrazione di Ferenc Pinter, Widmark, Sannia, Malerba, Pollack, Saint Laurent, Ferrer, Risi, Rigoni Stern, Rivolta, Funari, Bonura, Pausch, Merlini, pannello in ceramica di Marras, abito di Mila Schön, D.F.Wallace, un film di Vancini, Newman, Depardieu (figlio), Foa, Piccard, Makeba, Curzi, Soavi, Bentivegna, van Johnson, Tappert, Harold Pinter, Lapidus, Westlake.
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2008
6 Thòdoros Kallifatidis è nato in Laconia nel 1938. Trasferitosi ad Atene nel 1956, dopo il ginnasio studiò teatro con il grande regista Kàrolos Koun. Nel 1964 emigrò in Svezia, dove vive tuttora, e dove si è affermato come uno dei maggiori scrittori. Ha studiato filosofia all'Università di Stoccolma, dove più tardi ha insegnato. Per quattro anni ha diretto la rivista letteraria “Bonniers Letterära Magasin”. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia, libri di viaggio, saggi, opere teatrali e undici romanzi, tra cui L’amore, Mi chiamo Stelios, Servi e padroni, L’Angelo caduto, Un giorno ad Atene e Timandra, che ha vinto un importante e prestigioso premio all‟Accademia Svedese. “La libertà per me è sempre stato qualcosa che mi sono lasciato alle spalle. Prima ho abbandonato il mio villaggio, poi la mia città, poi il mio Paese, poi la mia lingua. Con Timandra ho abbandonato il genere maschile”, ha affermato. “Quando Thòdoros Kallifatidis sceglie la via della libertà sacrifica perfino l‟archetipo del genere maschile”, ha scritto di lui il critico svedese Karl Eric Balud sulla rivista “Svenska Tag Bladed”. “La scrittura di Kallifatidis è bella come i meriggi del suo Paese”. Di lui abbiamo letto: Timandra, per il 10 gennaio 2008. In una piccola casa di campagna una donna attizza il fuoco con una spada mentre un uomo dorme. Le ore della notte corrono verso l‟alba. Un pugno di uomini occultati nell‟ombra accerchia la casa. Sono i sicari del satrapo persiano Farnabazo. L‟uomo da eliminare è il generale Alcibiade, protagonista della estenuante guerra del Peloponneso, l‟abile politico divorato dalla sua ambizione, dalla sete di possesso, germe di rovina che gli cresceva dentro. La donna al suo fianco sotto il buio cielo di Frigia si chiama Timandra, “colei che onora l‟uomo”. Un‟etera, una cortigiana ateniese, erede del mestiere di sua madre Teodote. E‟ lei a raccontare di Alcibiade e dell‟Atene del V secolo a.C. nel romanzo che porta il suo nome .
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Alan Bennet è nato a Leeds, nello Yorkshire. Figlio di un macellaio, ha studiato in una scuola statale, ha imparato il russo durante il servizio militare e ha vinto una borsa di studio a Cambridge, decidendo poi di approdare a Oxford, dove si è laureato in storia. Nel 1994 Bennet ha adattato il suo popolare lavoro “La follia di re Giorgio” per il cinema. Il film ha ricevuto alcune nomination agli Oscar, compresa quella per Bennet come autore. Nel 2005, nella collezione di prose “Untold Stories”, Bennet ha candidamente descritto la malattia mentale che ha afflitto la madre e altri membri della sua famiglia. Molti dei suoi lavori partono proprio dall‟ambiente famigliare, da Leeds. Nel settembre 2005 Bennet ha rivelato di essere stato curato per un tumore nel 1997, e ha descritto la malattia come una noia. Le sue probabilità di sopravvivenza erano state date come molto inferiori al 50% ed egli cominciò le sue “Untold Stories” pensando che sarebbero state pubblicate postume. In alcuni „schizzi‟ autobiografici di queste storie, Bennet per la prima volta scrive chiaramente della sua omosessualità (benché racconti anche dei suoi rapporti con le donne). A chi, in precedenza, gli faceva domande circa le sue preferenze sessuali, Bennet rispondeva che era come chiedere a uno che ha sete di scegliere tra l‟acqua minerale Perrier o la Malvern. Di lui abbiamo letto: La sovrana lettrice, per il 21 febbraio 2008.
A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d‟Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. E in effetti è successo qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali ripercussioni sul suo entourage, sui sudditi, sui servizi di sicurezza e soprattutto sui lettori lo scoprirà solo chi arriverà all‟ultima pagina, anzi all‟ultima riga.
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Nato a Piacenza nel 1960, Paolo Colagrande ha vinto nel 2007 il Premio Campiello Opera Prima con Fìdeg (Alet). Scrive racconti su “Panta” e “Linus”. È fra i fondatori della rivista settemestrale “Laccalappiacani”, collabora con ttl, inserto letterario de “La Stampa”. Avvocato, vive nella città natale; è sposato e ha due figli. Dopo Fidèg, sempre per la Alet Edizioni, ha pubblicato Kammerspiel, nel 2008. Nel 2010 ha pubblicato, per la Rizzoli, Dioblù. Di lui abbiamo letto: Fidèg, per il marzo 2008. Dopo aver smarrito in un autolavaggio il proprio dattiloscritto di millecinquecento pagine, un romanzo storico intitolato Storia degli eroi di pace e di guerra da Garibaldi ai giorni nostri, il protagonista – articolista freelance precario – decide di riscriverlo riducendo drasticamente il progetto iniziale. Si concentra su Garibaldi e l‟eroe contemporaneo ma l‟idea si perde fra il dolce stil novo, Cyrano di Bergerac, Mina, Kundera, Calvino, Sandro Veronesi, Umberto Eco… In fondo però, ripensandoci, perché scrivere di eroi? Oggi l‟eroe è lontano dalla scena, distante dal vero. E così, dopo una notte in stazione a Modena ad aspettare la fine dello sciopero dei ferrovieri con sullo stomaco il coniglio in umido mangiato a un cenacolo di scrittori, l‟aspirante scrittore abbandona l‟eroe per l‟antieroe, categoria eretica trasversale che include se stesso, suo nonno Neride, l‟amico Nello Benazzi, lo scrivano Bartleby, Josef K. e Ugo Fantozzi. Come si è sviluppata la stesura del libro? Più o meno partendo dal capitolo centrale, una cena con l'idea di fondare la rivista La Tubatura; da quello spunto è nato un tema parallelo: quello di un finto saggio sugli eroi. Del resto c'è un aspetto comico dentro la parola "eroe", così rumorosa da risultare offensiva per gli eroi veri, che però non so chi siano. Il romanzo non riflette lo schema tradizionale di inizio e fine, si aprono infatti molte parentesi, anche i piccoli incidenti e le piccole tragedie quotidiane servono a capire. Quanto alla rivista La Tubatura, il richiamo è autobiografico, perché qualche anno dopo nacque L'Accalappiacani.
9 George Simenon nasce il 13 febbraio 1903 a Liegi, in Belgio. Trascorre l'infanzia studiando presso i frati dell'Istituto Saint André. L'intelligenza del ragazzo impressiona gli insegnanti. A otto anni, è un lettore vorace: passa moltissimo tempo sulle pagine di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson. Terminate le elementari, Georges frequenta il collegio dei Padri Gesuiti. Poi si iscrive al collegio scientifico Saint Servais: ma è la letteratura che lo interessa e decide di disertare l'esame di maturità. Dal 1918 si interrompono gli studi ufficiali di Simenon: proseguiranno invece le sterminate letture private. A venticinque anni, lo scrittore ha già immaginato 1200 intrighi, firmati coi diversi pseudonimi. Può fin d‟ora vivere dei suoi scritti. Non ha ancora trent‟anni quando crea il personaggio del commissario Maigret, che gli merita immediatamente una notorietà universale e cospicui diritti d‟autore. Dall'87, Simenon subisce una paralisi al braccio sinistro e alle gambe. L'ultima intervista, rilasciata nel dicembre '88 testimonia della devastante decadenza fisica di Simenon. Dopo una breve permanenza in un albergo di Losanna, Simenon si spegne nella notte tra il 3 e il 4 settembre 1989. I suoi tre figli apprendono della morte del padre attraverso i giornali, secondo una precisa volontà testamentaria di Simenon. Di lui abbiamo letto: Gli intrusi, per il 7 aprile 2008. Gli intrusi è stato pubblicato per la prima volta nel 1940. Personaggio centrale è Hector Loursat, un avvocato che da diciotto anni vive rintanato in casa, nel suo studio, bevendo e fumando. Ogni sera dopo avere cenato con la figlia, senza mai parlare, si rinchiude nel suo studio con una bottiglia di Bourgogne. Tutto in casa Loursat scorre sempre uguale, come un preciso rituale. “…il suo passo era pesante e incerto. Cominciava a bere fin dal mattino, Loursat… andava avanti così da una ventina d‟anni, diciotto per la precisione, e mai nessuno, in tutto quel tempo, era riuscito a convincerlo ad uscire da casa la sera…”. Ma una notte improvvisamente un colpo d‟arma da fuoco, uno sconosciuto che si dilegua scappando, un uomo misterioso che muore in una stanza della sua casa… Una serie di eventi che spinge Hector ad uscire dal torpore in cui vive e ad affacciarsi sul mondo. Loursat scopre un mondo diverso da quello che era il suo microcosmo. È come scoprire di essersi fermati per diciotto anni mentre tutto il resto continuava a vivere.
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Cormac McCharty è nato nel 1933. Nel 1953 si arruola nell'esercito, dove rimane per quattro anni, due dei quali passati in Alaska, dove tiene anche un programma radio. Nel 1957, riprende l'università, durante la quale scrive due racconti che gli valgono il premio Ingram-Merril per due volte. Nel 1961 sposa Lee Holleman, da cui ha un figlio, Cullen. Lascia gli studi senza laurea e si trasferisce con la famiglia a Chicago, ma quando torna nel Tennessee, il matrimonio finisce. Il primo romanzo di McCarthy, Il guardiano del frutteto (The Orchard Keeper) perviene all'editore, Random House, perché era l'unico di cui lui avesse mai sentito parlare. Dal 1992 lavora alla cosiddetta Trilogia della frontiera (Border Trilogy), composta dai romanzi Cavalli selvaggi, Oltre il confine e Città della pianura. Nel 2005 esce il thriller Non è un paese per vecchi, che, grazie alla trasposizione cinematografica ad opera dei Fratelli Coen, ha fatto conoscere McCarthy ad un pubblico più ampio. Nel 2007 pubblica la sua ultima opera narrativa, La strada, che prosegue nello stile dei romanzi anni novanta, ma con un'ambientazione fantascientificocatastrofica, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa. Di lui abbiamo letto: La strada, per il maggio 2008. Un non meglio specificato disastro planetario ha posto fine alla vita sulla terra: ogni forma di vita è stata spazzata via, i pochi sopravvissuti non hanno più nulla di umano e attraversano quest'immensa terra desolata in cerca di cibo come morti che camminano. E poco importa se il "cibo" è un altro essere umano: il cannibalismo è solo uno dei tanti orrori che la fantasia scatenata di McCarthy ci offre, quasi non ci fosse un fondo all'abisso, ma solo nuove parole per declinare un infinito catalogo di sofferenze. La catastrofe ha rivelato lo scheletro – come se a un'esplosione sopravvivessero solo le ossa bianche e scarnificate – della società, se non della natura, secondo McCarthy: una lotta per la sopraffazione reciproca, in cui gli esseri umani sono nettamente divisi tra carnefici e vittime, tra cannibali e prede. Sono passati dieci anni da quella catastrofe: padre e figlio sono riusciti a sopravvivere fino adesso, ma non resisteranno un altro inverno. Il romanzo è il racconto del dolente e disperato pellegrinaggio verso il mare, delle difficoltà e degli incontri che accadono loro lungo la via,
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Daniel Keyes è nato a New York nel 1927. All'età di 17 anni si imbarcò con la Marina americana per un breve periodo. Lasciato il mare, riprese gli studi al Brooklyn College, sino a raggiungere il titolo di Bachelor of Arts in psicologia. Negli anni ‟50, fu editore del magazine Marvel Science Fiction per l‟editore Martin Goodman, che pubblicò anche alcuni periodici precursori dei fumetti della Marvel. Dopo che Goodman ebbe ceduto la pubblicazione di questi magazine pulp per pubblicare dei libri economici e giornali di avventura, Keyes divenne editore della Atlas Comics. Poi, dal 1952 circa, fu uno degli scrittori che scrissero fumetti horror e di fantascienza. In seguito, divenne un insegnante di scrittura creativa all‟Università, e nel 1966 divenne anche professore di inglese.Nel 2000 ha ricevuto dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America il riconoscimento di Autore Emerito. Attualmente vive in Florida. Di lui abbiamo letto: Fiori per Algernon, per il 26 maggio 2008. Fiori per Algernon (1959) era un racconto di fantascienza che ha vinto il premio Hugo per il miglior racconto breve nel 1960. Venne poi ampliato nel 1966 dando vita al romanzo, che vinse il Premio Nebula. È la storia di Charlie Gordon, un inserviente ritardato che ha il compito di lavare il pavimento in una panetteria. Charlie è cosciente di non essere intelligente quanto gli altri ma sogna di diventarlo, così, quando Alice Kinnian – la sua insegnante alla scuola per adulti ritardati – gli parla di un procedimento sperimentale per aumentare l‟intelligenza, decide di provarlo. Charlie diventa così la prima cavia umana dell‟operazione ideata dai professori Nemor e Strauss, che hanno già triplicato l‟intelligenza di un topo di nome Algernon. Charlie inizia una relazione con Alice, che rischia di naufragare quando, a causa del suo intelletto superiore, i suoi interessi sono oltre la comprensione di lei. La storia è narrata in prima persona da Charlie: i primi resoconti sono pieni di errori di grammatica ed esprimono una visione del mondo molto ingenua, in cui il lettore capisce molto più di quanto non comprenda lo stesso narratore Via via la grammatica e la comprensione del mondo di Charlie migliorano, per poi regredire allo stato iniziale alla fine della storia.
12 Yann Martel, figlio di diplomatici canadesi, è nato in Spagna nel 1963 e ha diviso l‟infanzia tra Alaska, Columbia Britannica, Costarica, Francia, Ontario, Messico e India. Da grande ha continuato ad esplorare il mondo soggiornando in Iran, Turchia e India. Una laurea in filosofia, una bizzarra collezione di lavori (giardiniere, lavapiatti, guardia di sicurezza), poi la folgorazione sulla via di Damasco della narrativa. Attualmente vive a Berlino. Vivere dentro o visitare molte culture ha influenzato il suo modo di scrivere, fornendo la ricca miscellanea culturale che fa da sfondo alle sue opere. Per scrivere Vita di Pi, Martel trascorse sei mesi in India visitando moschee, templi, chiese e zoo, e passa un intero anno a leggere testi religiosi. Pubblicato in ventotto paesi, Vita di Pi, vincitore del Man Booker Prize 2002, è un caso letterario internazionale. Dall'Inghilterra all'India, dal Canada agli Stati Uniti ha scalato le classifiche di vendita, conquistando milioni di lettori. Martel vive a Saskatoon con la sua fidanzata, dove progetta un libro sull'Olocausto. Di lui abbiamo letto: Vita di Pi, per il 15 giugno 2008. Un ragazzo e quattro animali alla deriva nell'oceano Pacifico, superstiti di un tragico naufragio. La loro sfida è la sopravvivenza. Tempo pochi giorni e, della zebra ferita, dell'orango e della iena non resta che qualche osso cotto dal sole. A farne piazza pulita è stata la tigre con cui Pi, giovane indiano senza più famiglia, è ora costretto a dividere i pochi metri di una scialuppa. Contro ogni logica, il ragazzo decide di ammaestrarla. Con l'ingegno, con la forza di uno spirito caparbio e visionario Pi affronta la sua grande avventura. Ed è un viaggio straordinario, che trascina il lettore fino all'attimo in cui il sipario si leva sull'ultimo, agghiacciante colpo di scena. I valori che emergono dal romanzo sono valori laici, razionali e positivi. C'è un'analisi della realtà per quella che è, anche se trasfigurata dalla fantasia. "Un animale è un animale" dice l'autore, contro ogni gratuito tentativo di umanizzazione. C'è la lotta della sopravvivenza, la lotta della vita contro la morte; c'è il coraggio contro la paura (Pi si difende dalla tigre, cercando razionalmente di controllare e addomesticare la natura dell'animale); c'è la tolleranza religiosa razionale contro il fanatismo (il narratore abbraccia tutt'e tre le religioni, indu cristiana e musulmana, mentre i rispettivi preti litigano fra loro); c'è la coscienza razionale dei limiti della stessa ragione (Pi nota che la scienza a cui si affida il suo professore comunista ateo è in fondo una fede).
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Fleur Jaeggy è nata a Zurigo e vive a Milano. Scrive in italiano. Ecco i soli dati biografici che si trovano sulla copertina dei suoi libri. Da alcune interviste pubblicate e da alcuni ritratti, apprendiamo che ha passato dieci anni della sua infanzia e della sua giovinezza in collegi (per la maggior parte svizzeri), prima di stabilirsi a Roma. Ora vive a Milano, da più di trent‟anni, sposata allo scrittore ed editore Roberto Calasso. Presso Adelphi ha pubblicato: Il dito in bocca (Milano, 1968), L'angelo custode (Milano, 1971), Le statue d'acqua (Milano, 1980), I beati anni del castigo (Milano, 1989; Premio Bagutta 1990, Premio Boccaccio Europa 1994,), La paura del cielo (Milano, 1994; Premio Moravia 1994) e Proleterka (Milano 2001; Premio Vailate Alberico Sala 2001; Premio Donna Città di Roma 2001). Ha tradotto Vite immaginarie di Marcel Schwob (Adelphi, Milano 1972) e Gli ultimi giorni di Immanuel Kant di Thomas De Quincey (Adelphi, Milano 1983). Ha scritto su Schwob, De Quincey, Keats e Robert Walser. Di lei abbiamo letto: I beati anni del castigo, per il 30 giugno 2008. La storia sembra lineare: l‟io narrante, che si presenta come una donna matura, racconta in prima persona il proprio trascorrere dall‟infanzia all‟adolescenza in una teoria di collegi svizzeri. Interna dall‟età di otto anni, la protagonista sembra aver perduto quasi il contatto con la realtà. A suo modo rassegnata, o assuefatta, seppure scossa da conati di ribellismo, alberga mediocri fantasie, offre mediocri risultati. La madre lontana la vorrebbe invece educata a un rigore teutonico, e insiste per assicurarle compagne di stanza tedesche. Ma poi la storia non è affatto lineare: nel racconto entra prepotentemente Fréderique, compagna maggiore d‟età e d‟esperienze, che ruba la scena alla narratrice, così che quella ch‟era sembrata un‟autobiografia diventa biografia dell‟amica. Protagonista e deuteragonista – l‟innominata narratrice è un Watson più sottile del suo Holmes – si avvicendano, si avvitano in una doppia elica: la protagonista giunge a cercare d‟imitare l‟inimitabile Fréderique, fino ad identificarsi con lei nel più intimo dei gesti pubblici, la grafia. Potrebbe essere chiamato un romanzo di formazione, se una formazione avvenisse: invece ogni attesa è negata e derisa. La protagonista impara che la via dell‟indugio e della diversione è la sola che conduca a una qualche meta.
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Emilio De Marchi nacque a Milano il 31 luglio del 1851. Di famiglia di modeste condizioni e orfano di padre, riuscì a laurearsi in Lettere nel 1874 nell'allora Accademia Scientifico Letteraria di Milano. Dell'accademia divenne in seguito segretario e libero docente di Stilistica. Frequentò il mondo letterario milanese dominato in quel momento dalla Scapigliatura. Ebbe un ruolo attivo anche nelle istituzioni caritative cittadine, ed un'eco di questa sua esperienza si riscontra anche nei suoi romanzi. Fondatore della rivista "La vita nuova" si dimette alla fusione con la rivista radicale "il preludio" poiché riteneva inconciliabili i due punti di vista. Negli anni 1876-1877 si dedicò a scrivere romanzi, secondo l'uso del tempo pubblicati su periodici e quotidiani: Tra gli stracci, Il signor dottorino e Due anime in un corpo. Con Il cappello del prete inventò un nuovo genere letterario, almeno per l'esperienza italiana. Nel romanzo, ambientato a Napoli, è un cappello a essere l'unica traccia che conduce a svelare l'uccisione di un prete affarista da parte di un nobile spiantato. Morì a Milano il 6 novembre 1901, ed è sepolto presso il Cimitero di Maggianico di Lecco, nella tomba di famiglia della moglie. Di lui abbiamo letto: Demetrio Pianelli, per l’1 settembre 2008. Cesarino Pianelli, oscuro impiegato alle poste di Milano, con velleità mondane e spendaccione per accontentare la moglie Beatrice, si toglie la vita non riuscendo più a fronteggiare i debiti che ha contratto. La famiglia viene affidata al fratello Demetrio, povero impiegato sempre irriso dal fratello. L‟opera, che inizia così, racconta la dolorosa lotta di Demetrio contro i creditori, le sue pene di risparmiatore incompreso e spesso preso in giro da Beatrice. Unico conforto, la confidenza e l‟affetto della nipotina Arabella, dato che Demetrio non riesce a conquistare né il cuore né la gratitudine della bella cognata, di cui si innamora. Demetrio soccombe anche professionalmente, subendo un trasferimento. Beatrice sposa un ricco giovane campagnolo, vanificando i sacrifici di Demetrio, a cui non resta che rientrare nella solitudine del suo ruolo di impiegato senza affetti, con l‟unica consolazione del bene che ha compiuto verso la famiglia del fratello scomparso.
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Andrea Vitali, figlio di Edvige, impiegata in comune, e Antonio Vitali, impiegato in comune, è nato (nel 1956) e cresciuto a Bellano, sulla sponda orientale (quella "lecchese") del Lago di Como, con altri cinque fratelli. Dopo aver frequentato quello che lui stesso definisce «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco, rinuncia alle sue inclinazioni verso il giornalismo e, per soddisfare le aspirazioni paterne, si laurea in medicina nel 1982. Sposato con Manuela, da cui ha avuto il figlio Domenico, vive da sempre ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale. La mai sopita passione per la lettura e la scrittura, tuttavia, lo spinge a cimentarsi in campo letterario, dove esordisce nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore (Premio Montblanc per il romanzo giovane) ispirato da vicende narrategli proprio da suo padre. Nel 1996 vince il Premio letterario Piero Chiara con L'ombra di Marinetti, ma il vero successo giunge nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane Cavour e Premio Bruno Gioffrè), romanzo corale e polifonico le cui affabulazioni, ricche di stilemi del linguaggio parlato, coprono cinquant'anni di vita paesana fino ai turbolenti anni settanta. L'immaginario narrativo di Vitali si colloca sulle sponde del lago e racconta una provincia fatta di personaggi comuni e nel contempo esemplari, sulla scia di scrittori come Mario Soldati e Piero Chiara. Tuttavia il medico di Bellano, pur riconoscendo i propri debiti nei loro confronti, preferisce rifarsi soprattutto all'arte di "raccontar storie" di Giovanni Arpino. Di lui abbiamo letto: La signorina Tecla Manzi, per il 22 settembre 2008. Siamo negli anni Trenta, all'epoca del fascismo più placido e trionfante. Nella stazione dei Carabinieri di Bellano, sotto gli occhi del carabiniere Locatelli (bergamasco), rivaleggiano il brigadiere Mannu (sardo) e l'appuntato Misfatti (siciliano). Un'anziana signora vuole a tutti i costi parlare con il maresciallo Maccadò. La donna - anzi, la signorina Tecla Manzi è venuta a denunciare un furto improbabile: il quadretto con il Sacro Cuore di Gesù che teneva appeso sopra la testata del letto. Inizia così una strana indagine alla ricerca di un oggetto senza valore, che porta alla luce una trama di fratelli scomparsi e ricomparsi, bancari e usurai, gerarchi fascisti e belle donne, preti e contrabbandieri.
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Björn Larsson è nato a Jönköping nel 1953. Appassionato di navigazione passa gran parte del tempo sulla sua barca a vela, il "Rustica", dove ha scritto anche alcuni romanzi e che compare in alcuni di essi. La sua carriera di scrittore inizia nel 1980 con una raccolta di racconti, ma è nel 1992 che si fa conoscere al grande pubblico con Il cerchio celtico. Ha scritto La vera storia del pirata Long John Silver (romanzo in cui tratta l'avventurosa e veritiera storia del pirata creato da Robert Louis Stevenson e soprannominato " Barbecue"), Il porto dei sogni incrociati, L'occhio del male, La saggezza del mare ed altre opere premiate con vari premi letterari, tra cui il Prix Médicis. Nel 2006 in Bisogno di libertà, il primo libro scritto in francese, abbandona la forma romanzesca per raccontare di sé. Insegna francese all‟Università di Lund. Ha pubblicato anche varie opere di critica filologica e ha tradotto dal danese, dall‟inglese e dal francese. Di lui abbiamo letto: La vera storia del pirata Long John Silver, per il 13 ottobre 2008. Il romanzo narra la storia immaginaria del pirata Long John Silver, uno dei personaggi del romanzo "L'isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson, raccontata in prima persona dallo stesso Silver in un manoscritto nei suoi ultimi giorni di vita. Lo si potrebbe definire anche un romanzo storico, poiché, nonostante molti dei personaggi non siano mai esistiti, è presente una particolareggiata ricostruzione storica dell'epoca, e in particolare della vita dei marinai, dei pirati e degli schiavi neri. Questo libro non vuole infatti essere solamente l'immaginaria storia di un particolare pirata, ma anche una riflessione sulla pirateria stessa, sulla vita, sulla morte e sulla libertà. Per chi ha amato ed ama l'avventura dell'Isola del Tesoro questo libro regala la possibilità di ritornare sul "luogo del delitto" e di navigare per mari oscuri tra pirati senza gamba, battaglie, ori e isole sperdute. Un viaggio meraviglioso tra leggenda e realtà, per rimanere incantati come bambini di fronte all'avventura.
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Siri Hustvedt è nata nel 1955 a Northfield, nel Minnesota, ma è di origini scandinave. Suo padre Lloyd Hustvedt era professore di letteratura scandinava, e sua madre Ester Vegan era emigrata dalla Norvegia all'età di 30 anni. Si è imposta al pubblico mondiale con "What I loved", uscito nel 2004 e tradotto da Einaudi con il titolo "Quello che ho amato", ma aveva già pubblicato nel 1990 e 1991 poesie e brevi romanzi su The Paris Review e Fiction. Il suo primo romanzo "La benda sugli occhi" è del 1998. Attualmente vive a Brooklyn. È la consorte di Paul Auster, del quale presta a uno dei due protagonisti, l'artista Bill Wechsler, la “pelle molto scura per essere un bianco” e gli “occhi verdi, limpidi, dal taglio asiatico” (che, chi l'ha incontrato lo sa, sono due tratti tipici di Paul Auster). Unisce a una bellezza fisica rara – un giunco dalle mani lunghissime, occhi celesti bordati da ciglia scure, capelli morbidi biondo cenere – comunicativa umana, voglia di ridere, gusto. Di lei abbiamo letto: Quello che ho amato, per il 22 settembre 2008. Nel 1975 lo storico dell'arte Leo Hertzberg scopre un ritratto di donna di un artista sconosciuto. Rintracciato l'autore, Bill Wechsler, intreccia con lui un'amicizia lunga una vita. Le loro due mogli, Erica e Lucille, partoriscono lo stesso anno; le famiglie vivono nello stesso edificio a Soho e trascorrono le vacanze insieme. Quando i figli diventano quattro, Bill divorzia da Lucille e sposa Violet, amata in segreto da Leo. Le due coppie, unite dall'amore per l'arte e la letteratura condividono più di vent'anni di successi e tragedie. Fino a quando Mark, figlio di Bill e Lucille, scivola nel torbido ambiente dei club newyorchesi dove si lega a un ambiguo artista specializzato in immagini di tortura e morte. Un'esplorazione dell'amore, della perdita, del tradimento, attraverso la presenza di un tessuto urbano - quello della New York tra gli anni Settanta e i giorni nostri - che non appare mai nudo ma sempre personalizzato, deformato dalla sensibilità pittorica o dall‟appartenenza sociale dei suoi protagonisti.
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John Kennedy Toole è nato a New Orleans il17 dicembre 1937. L'infanzia di Toole è dominata dalla figura della madre, Thelma Ducoing Toole. Dopo la laurea, ottenne un master alla Columbia University e divenne assistente d'inglese presso la University of Southwestern Louisiana. Nel 1961 partì per Porto Rico dove, arruolato nell'esercito, insegnò inglese alle reclute di madrelingua spagnola. Rientrò poi a New Orleans dove tornò a vivere con i suoi genitori. Oltre al lavoro in università fece lavori dei tipi più disparati e fu probabilmente da queste esperienze che Toole prese spunto per alcune delle scene più esilaranti del suo romanzo. Toole inviò il manoscritto del suo romanzo all'editore Simon & Schuster di New York il quale dopo un'accoglienza inizialmente entusiasta, si rifiutò di pubblicarlo poiché il libro “non parlava di niente”. La perdita della speranza di vedere pubblicata la sua opera, che egli considerava un capolavoro, gettò Toole nella spirale dell'autodistruzione: si dà all'alcool, abbandona il lavoro fino a quando scompare dalla città. Il 26 marzo 1969 viene trovato morto per asfissia, seduto nella sua auto, con un tubo tra la marmitta e l'abitacolo. Un messaggio da lui lasciato è stato distrutto dalla madre che ha poi dato versioni discordanti riguardo al suo contenuto. La madre propose il manoscritto del romanzo a editori di mezza America, finché riuscì a farlo pubblicare. Oggi, Una banda di idioti è nella classifica dei "long seller" in diversi paesi, e nel 1981 ha vinto il Premio Pulitzer. A soli sedici anni, John Kennedy Toole aveva scritto un altro libro, The Neon Bible. Di lui abbiamo letto: Una banda di idioti, per l’1 dicembre 2008. Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui. È il principio primo che muove ogni altra idea, sogno e azione di Ignatius Reilly, uno dei massimi nemici del popolo americano di questo secolo. Immaginatevi una strana miscela fra un barbone, un Oliver Hardy impazzito, un Don Chisciotte grasso e un Tommaso d'Aquino perverso. Immaginatevi un gigante con baffoni e berretto verde da cacciatore che, fra giganteschi rutti e flatulenze, si vede costretto a continui attacchi contro un'America "priva di geometria e teologia". Attorno a lui, in una New Orleans trasformata in palcoscenico quasi dadaista, un coro di personaggi epici.
19 David Grossman è nato nel 1954 a Gerusalemme. Vive a Mevasseret Zion, vicino Gerusalemme. È sposato ed è padre di due figli, Jonathan e Ruth; un altro figlio, Uri, è morto nell'estate del 2006 durante la guerra del Libano. Come gran parte degli israeliani, Grossman ha sostenuto Israele durante la guerra israelo-libanese del 2006, ma il 10 agosto 2006, insieme agli autori Amos Oz e Abraham Yehoshua, ha parlato durante una conferenza stampa chiedendo al governo di trovare un accordo per un cessate il fuoco come base per negoziati che portassero a una soluzione concordata, definendo ulteriori azioni militari come "pericolose e controproducenti" ed esprimendo preoccupazione per il governo libanese. Ha esordito nel 1983 con Il sorriso dell'agnello, ma è diventato un caso letterario nel 1988 grazie al successo di Vedi alla voce: amore, successo replicato nel 1992 con Il libro della grammatica interiore, nel 1999 con Che tu sia per me il coltello, e nel 2001 con Qualcuno con cui correre. Il suo ultimo libro è L'abbraccio, un breve, folgorante apologo sulla solitudine e sull‟amore, illustrato con i disegni di un‟artista nota in campo internazionale. Di lui abbiamo letto: Qualcuno con cui correre, per il 15 dicembre 2008. Assaf è un sedicenne timido e impacciato, che, durante l'assenza dei genitori (in viaggio per l'America), svolge servizio presso il municipio della zona. Passa le sue giornate attaccato ad un computer, fino a che il suo principale gli affida un compito insolito: ritrovare il padrone di un cane randagio. Il ragazzo si trova quindi ad affrontare questo compito portando il cane in giro per la città nella speranza che lo conduca dal suo padrone. Il cane però sembra non voler stare al gioco e, in preda all'euforia della libertà ritrovata, comincia a correre speditamente. Comincia così una sequela di incontri che lo porteranno a conoscenza di Tamar, una ragazza della sua età e padrona del cane, dal carattere deciso e forte, che decide di scappare di casa per salvare il fratello tossicodipendente.
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Il latte cinese alla melamina; un aereo cade nel fiume Hudson; Proteste in Tibet, Pechino fa arrestare più di 100 monaci; un terremoto (5,8 Richter) colpisce L'Aquila e l'Abruzzo; influenza suina; deraglia un treno merci a Viareggio; Bersani si candida alla guida del Pd; Afghanistan al voto; strage a Kabul; Roman Polanski arrestato in Svizzera; Patrizia D‟Addario; frana a Giampilieri; Nobel per la pace a Obama; giornalisti in piazza per la libertà di stampa; scoppia il caso Cucchi; a Portovesme chiude l'Alcoa; Berlusconi aggredito a Milano; il Papa cade spintonato a San Pietro. Bastardi senza gloria, Dan Brown, Stieg Larsson, Zia Mame, Susan Boyle, Lady Gaga. Agnelli, Bongiorno, Carradine, Fawcett, Jackson, Kennedy, Lévi-Strauss, Merini, Pivano, Reitano, Swayze, Englaro, Dossena, Farmer, Richardson, Druon, Compagnoni, Orengo, Malden, McNamara, Cronkite, McCourt, Aquino, Kezic, Savona, Wess, Barry, Man, Jones, Bosetti, Sgorlon, Onorato.
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22 Katja Lange-Müller è nata a Berlino Est nel 1951. Figlia di una funzionaria della SED, il partito dell'unità socialista al comando nella ex DDR, a diciassette anni viene espulsa dalla scuola per comportamenti politicamente scorretti. In seguito lavora per quattro anni al giornale Berliner, e per sei anni come infermiera presso un ospedale psichiatrico femminile. Studia letteratura a Lipsia, e si reca in Mongolia dove lavora in una fabbrica di tappeti a Ulan-Bator. Nel 1984 fugge a Berlino Ovest, dove vive tuttora. Ha scritto per molti anni essenzialmente narrazioni brevi, in cui le vicende di personaggi spesso marginali o outsider trovavano accoglienza entro un registro per lo più comico e grottesco. Ha vinto alcuni dei maggiori premi letterari tedeschi, tra cui il premio Ingeborg Bachmann, il premio Alfred Döblin e il Kasseler. Nel 2007 ha dato alle stampe il suo primo romanzo lungo: L’agnello cattivo, finalista al Deutscher Buchpreis nell’autunno 2007. Di lei abbiamo letto: L’agnello cattivo, per il 10 gennaio 2009. È il 1987 e Soja, figlia quasi quarantenne di una dirigente della Sed, vive da un anno a Berlino Ovest quando s‟imbatte in Harry, dal fascino spavaldo e dal passato oscuro. Vent‟anni dopo, rivolgendosi allo stesso uomo con un “tu” che sfida l‟empatia del lettore, Soja ricostruisce la loro relazione mossa da un interrogativo abissale: nel diario che Harry redasse in quel periodo, ottantanove brani ora finiti nelle mani di lei e in parte citati nel testo, di quell‟amore non si fa parola. L‟ipotesi più dolorosa, “ma anche una tra le più sensate, è che ti ero indifferente quanto tutto il resto di questo grande mondo; a parte il tuo elisir di lunga vita e la paura di finire di nuovo in galera”. Soja ritesse gradualmente le fila di ciò che lei stessa apprende solo dopo i primi incontri con Harry: i trascorsi da eroinomane, dieci anni di carcere, un programma di disintossicazione da seguire con rigore pena il ritorno dietro le sbarre... Solo a metà romanzo, quando abbiamo già seguito la narratrice nel “compito” di amare Harry e aiutarlo, radunando attorno a lui un team di conoscenti disposti ad assisterlo nel processo di reinserimento, si rivela quel che forse si era già subodorato: Harry è sieropositivo, il suo destino è segnato.
23 Jeffrey Eugenides è nato a Detroit (Michigan) il 18 marzo 1960, da genitori di origine greca e irlandese. Ha frequentato l‟università in Michigan, laureandosi poi magna cum laude alla Brown University nel 1983. Ha ottenuto un master universitario in scrittura creativa presso la Stanford University nel 1986. Nello stesso anno ha ricevuto l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences "Nicholl Fellowship" per la storia Here Comes Wiston, Full of the Holy Spirit. Il suo primo romanzo “Le vergini suicide” è stato pubblicato nel 1993, ha ottenuto un successo internazionale, è stato tradotto in 34 lingue e in seguito adattato per il cinema, nel 1999, dalla regista Sofia Coppola. Ha ottenuto numerosi premi, ha lavorato a Berlino all‟American Academy, e dopo alcuni anni a Berlino e a Chicago, si è spostato a Princeton, dove ora vive con la moglie, la fotografa e scultrice Karen Yamauchi, e la figlia Georgia. È professore di scrittura creativa al Peter B. Lewis Center for the Arts di Princeton. Nel 2003, con il romanzo “Middlesex”, uscito l‟anno precedente, ha ricevuto il Premio Pulitzer. Di lui abbiamo letto: Le vergini suicide, per il 5 febbraio 2009. La narrazione ha inizio con il tentato suicidio della minore delle cinque sorelle Lisbon Cecilia, la quale viene trovata nella vasca da bagno con i polsi tagliati. Spettatori inizialmente silenziosi e lontani sono ragazzi, vicini di casa delle Lisbon, i quali, chiaramente attratti dalle ragazze, le spieranno ogni giorno, imparando a conoscerle e a tracciare, forse, la più veritiera versione riguardante la vicenda Lisbon. Essi, nell'unica persona di uno di loro, che parla a nome di tutti usando frequentemente il "noi", sono i narratori della storia. Il punto di vista è, quindi, di tipo collettivo e l'intera narrazione è strutturata secondo un sistema che richiama l'indagine poliziesca. Così come il gruppo di narratori viene presentato come un'entità singola, anche le sorelle Lisbon sono spesso viste come un'unica cosa. "Giorno dopo giorno, le ragazze si chiudevano in un esilio volontario. Dato che giravano sempre in gruppo, per le altre non era facile parlare o camminare con loro, e molte dedussero che volevano essere lasciate in pace. E più le lasciavano in pace, più loro si isolavano."
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Luciano Bianciardi nasce a Grosseto nel 1922, da padre cassiere di banca e madre maestra elementare. A cavallo della seconda guerra mondiale, alla quale partecipa come interprete per gli eserciti alleati, si laurea alla Scuola Normale Superiore di Pisa in Filosofia con tesi su Dewey. Inizia la sua attività di pubblicista sulla stampa locale toscana e prende ad interessarsi alle lotte operaie del tempo, soprattutto alla vita dei minatori delle miniere del grossetano. Nel 1954 si trasferisce a Milano, deciso a partecipare all'industria culturale che in tale città stava nascendo. Del capoluogo lombardo non gli piace niente, come spiega in alcune interviste dell'epoca , e l'improvvisa popolarità paradossalmente lo getta ancora più nella depressione: “Ormai mi chiamano ovunque, posso sparare qualsiasi cavolata”. Rifiuta una collaborazione offertagli da Indro Montanelli con il Corriere della Sera, in qualità di articolista di spalla, preferendo rubriche su giornali molto popolari dove si sentiva molto più libero. Bianciardi morirà in ospedale, di coma epatico, a quarantanove anni, il 14 novembre 1971. Di lui abbiamo letto: La vita agra, per il 26 febbraio 2009. La vita agra, il romanzo che diede il successo a Luciano Bianciardi, è quella di un intellettuale che vive di collaborazioni editoriali nella Milano del boom economico. Bianciardi allora era un free-lance senza mutua (ai suoi tempi non era obbligatoria e per tutti), uno che mangiava nelle latterie e ordinava le mezze porzioni, uno che veniva pagato se lavorava, altrimenti avrebbe saltato i pasti. Inoltre il lavoro doveva cercarselo giorno per giorno. C‟è nel libro l‟idea di un grande progetto, che poi si stempera nelle difficoltà della vita ma c‟è anche l‟amore, un amore sconfinato per gli uomini veri, quelli che il protagonista aveva conosciuto a Grosseto, e che invano si sforza di riconoscere a Milano. Un'opera cruda che denuncia la condizione "universale" dell'uomo condannato al lavoro per la sopravvivenza, fagocitato dal sistema, o danè o morte, in ogni senso, sia essa morte per inedia che morte sociale.
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Elliot Perlman è nato il 7 maggio 1964 in Australia. È autore di due romanzi e di una raccolta di storie brevi. È figlio (di seconda generazione) di ebrei australiani di discendenza europea. Ha studiato giurisprudenza alla Monash University, e si è laureato nel 1989. È stato chiamato in tribunale nel 1997, ed è stato durante il lavoro come avvocato che ha iniziato a scrivere racconti brevi. Nel 1994 ha vinto il premio “The Age Short story” con “The reason I won’t be coming”, un racconto breve che ha dato il titolo alla sua prima raccolta, pubblicata nel 1999. Intanto, nel 1998, era stato pubblicato il suo primo romanzo, “Tre dollari”, con il quale ha vinto il “The Age Book of the Year”. Il suo secondo romanzo (“Sette tipi di ambiguità”) è stato selezionato per il più prestigioso premio letterario australiano, nel 2004. Perlman è stato descritto come “la prima voce della nuova generazione di scrittori australiani”. Attualmente vive e lavora tra Melbourne e New York. Di lui abbiamo letto: Sette tipi di ambiguità, per il 26 marzo 2009. Siamo nella Melbourne di Simon Heywood, un fragile e inflessibile poeta dell'amore e dell'empatia che non riesce a superare la morbosa attrazione per l‟ex fidanzata amata in gioventù. A riassumerla banalmente, infatti, la storia è quella di un uomo innamorato pervicacemente di una ragazza conosciuta all'epoca dell'università, con cui ha avuto una storia d'amore di un paio d'anni; inseguito è la storia di una decina d'anni di quella che si potrebbe definire idealizzazione o delirio amoroso, visto che l'oggetto d'amore a senso unico si sposa, ha un bambino, una vita completamente indifferente all'innamorato cronico. Il fluviale Sette tipi di ambiguità è poi costruito sulle sette voci che ricamano sulla medesima vicenda ossessivominimale di Simon, e il mosaico che si va a comporre alla fine del libro mostra uno spaccato dell'Australia fatto di tagli alla sanità e all'istruzione, di squali della finanza ed emarginati dell'era postwelfare...
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Andrew Sean Greer (Washington, 1970) è uno scrittore statunitense, autore di numerosi racconti e di alcuni romanzi di successo. Figlio di due scienziati, ha studiato con Robert Coover e Edmund White alla Brown University. Ha fatto molti lavori a New York: autista, tecnico di teatro, scrittore per la televisione e scrittore senza molto successo. In seguito si è trasferito a Missoula, Montana. Ha vissuto a Seattle e poi a San Francisco dove ha cominciato a scrivere per riviste come Esquire, Paris Review e Story, prima di pubblicare la sua prima raccolta di racconti: "How It Was for Me". Il suo primo romanzo: "The Path of Minor Planets" è stato pubblicato nel 2001 e il suo secondo: "La confessione di Max Tivoli" nel 2004. John Updike sul New Yorker ha paragonato la sua opera a Proust e Nabokov . Di lui abbiamo letto: La storia di un matrimonio, per il 15 aprile 2009. È la storia di Pearlie Cook, sposata con Holland, un uomo bellissimo, come ci dice fin dalle prime pagine; madre di Sonny, donna premurosa verso i suoi due uomini, il primo reduce di guerra, il piccolo reduce dalla poliomelite. “Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo”: così Pearlie comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati, per il suo matrimonio, una sorta di lastra ai raggi X. Siamo nel 1953, in un quartiere appartato e nebbioso di ex militari ai margini di San Francisco, e tutto nella vita dei Cook parla ancora della guerra: la salute cagionevole di Holland, i ricordi tormentati di lei, le loro abitudini morigerate e un po‟ grigie. Una vita per il resto normalissima, come sottolinea la voce ammaliante di Pearlie – mentre la sua testa scoppia di pensieri che forse, via via che si disvelano, preferiremmo non ascoltare. Eppure li leggiamo con avidità, rassicurati dal fatto che lei, palesemente, ha intenzione di dirci proprio tutto. Perché, allora, ci sentiamo invadere da un‟ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento? Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all‟unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l‟uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno... Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la narratrice riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri?
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Toni Morrison è lo pseudonimo di Chloe Anthony Wofford, nata a Loran (Ohio) nel 1931, da una famiglia nera della classe operaia originaria dell'Alabama, e seconda di quattro fratelli. Si laurea in Letteratura inglese, e si dedica alla carriera accademica in diverse università. Inizia a lavorare per la casa editrice Random House di New York come editor curando le opere di diversi autori afroamericani. Lavora nel frattempo come redattore presso una rivista letteraria, collabora come critico letterario e tiene numerose conferenze pubbliche che trattano della cultura afroamericana. Nel 1970 compie il suo debutto come romanziere con L'occhio più azzurro (The bluest eye), ottenendo subito largo consenso di pubblico e di critica. Nel 1973 pubblica il suo secondo romanzo, Sula, dove viene narrato percorso di crescita di due donne nel periodo dell'ondata di migrazione degli anni quaranta. Ottiene l'incarico di insegnamento presso l'Università di Yale, dove rimane per tre anni, e pubblica il Canto di Salomone (Song of Solomon). Pubblica L'Isola delle illusioni (Tar Baby) e Amatissima (Beloved), e ottiene il premio Pulitzer. Insegna intanto all'Università di Berkeley. Nel 1993 riceve il premio Nobel per la Letteratura. Vicina al Partito Democratico, la scrittrice si schiera con Barack Obama in vista delle elezioni statunitensi del 2008. Di lei abbiamo letto: Sula, per il 21 maggio 2009. A Medallion, Ohio, la popolazione nera vive nel Fondo, una sorta di mondo a parte, separato dalla città dei bianchi. Qui Sula e Nel, due ragazzine, diventano grandi amiche. Ma con gli anni, mentre Nel sceglie di condurre una vita “normale”, si sposa, ha figli, Sula accentua il proprio anticonformismo al punto da diventare, con i suoi atteggiamenti ribelli, la paria della comunità e rompere perfino il rapporto con l'amica. Sula viene condannata alla solitudine e soltanto il tempo permetterà a Nel, e al Fondo stesso, di comprendere quanto grande fosse stato il suo ruolo nelle esistenze di tutti… Con descrizioni dirette, franche, quasi asettiche, penetriamo in un mondo soggetto a una discriminazione razziale pesantissima, dove ogni evento della vita è impostato sulla separazione neri-bianchi; e dove la soggezione a questa discriminazione fa sorgere una cultura a sua volta discriminatoria nei confronti dei diversi.
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Gilles Leroy è nato nel 1958 a Bagneux. Dopo un percorso classico di letteratura, consegue un Diploma di Studi Universitari di lettere e arti nel 1977, seguito dall‟abilitazione in lettere moderne. Termina il corso universitario con un saggio sul poeta Henri Michaux. Esercita in seguito diversi mestieri, prima di diventare, dopo qualche anno, giornalista (della stampa scritta e audiovisiva) . Nel 1996, lascia Parigi per vivere in campagna, nel Perche (una ragione francese a ovest di Parigi). Qui si consacra alla letteratura. Inoltre, approfitta del suo tempo libero per viaggiare, studiare solo la letteratura americana e giapponese, e dedicarsi a tutto quello che lo appassiona. È autore di numerosi romanzi. Pubblica il primo, “Habibi”, nel 1987. Sarà se-guito da Machines à sous (prix Valery Larbaud) nel1999 e poi “L’amant rus-se” (nel 2002), “Grandir” nel 2004, “Champsecret” nel 2005 e infine “Alabama Song” nel 2007. Con Alabama Song, i cui diritti sono stati venduti in tutto il mondo, ha vinto il Premio Goncourt 2007. Di lui abbiamo letto: Alabama song, per il 18 giugno 2009. Leroy si ispira a due vite reali, quella di Zelda e quella di suo marito Scott. Si ispira alle loro vite come in altri romanzi uno si ispira a fatti diversi. Qui, la particolarità è che si tratta di personaggi celebri. Ma la tecnica è la stessa. È sempre la stessa trasformazione del reale in finzione. Alabama Song ci racconta dunque di Zelda e Scott Fitzgerald in maniera sfacciata, con una presa da vicino che non lascia spazio all‟intimità. Ma ce li fa vedere in tutta la loro drammatica nudità. Senza un velo, senza pudore. Tra l‟alcool, le liti furibonde, la gelosia viziosa, l‟invidia che ha occhi verdi come il fiele o l‟assenzio. Ne viene fuori un ritratto a sbalzo, in rilievo, del grande scrittore d‟America. Zelda perde la madre perché sposa Scott e la madre la ripudia. Fino al momento della follia. Fino al momento del ricovero quando le colpe si dimenticano. Scott, però, la adora, la riempie di vita, la sente come un tornado che accende i cieli blu scuro dell‟Alabama. Non possiedono niente. Solo la scrittura di Scott, destinata a riprodursi in continuazione per consentirgli
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Kazuo Ishiguro, (Nagasaki, 8 novembre 1954), è uno scrittore giapponese naturalizzato britannico. All'età di sei anni arrivò in Gran Bretagna dove la sua famiglia si era trasferita. Il soggiorno, che avrebbe dovuto essere temporaneo, divenne definitivo. Attualmente vive a Londra con la moglie scozzese. Scrive in lingua inglese e, secondo l'uso occidentale, si firma col cognome preceduto dal nome. Nel 1986 ha vinto il premio Withbread per il suo secondo romanzo: Un artista del mondo fluttuante. Nel 1989 ha avuto un nuovo prestigioso riconoscimento, il premio Booker, per il suo romanzo Quel che resta del giorno dal quale è stato tratto il film omonimo di James Ivory. La sua attenzione ai particolari e alle atmosfere, sempre descritte con infinita cura, ricordano i grandi romanzieri nipponici classici. Uno dei suoi romanzi Un artista del mondo effimero ricostruisce l‟ambiente del Giappone nel primissimo dopoguerra. Il romanzo è un omaggio alla sua cultura d‟origine ma anche alla storia della sua famiglia, originaria della città così duramente provata dalle conseguenze dell‟esplosione nucleare. Di lui è uscito, nel 2009, “Notturni”. Di lui abbiamo letto: Non lasciarmi, per il 3 settembre 2009. Un romanzo sull‟essere umano, sull‟ingegneria genetica, sui cloni, ambientato nell‟Inghilterra degli anni ‟90. Una storia che si lascia scoprire a poco a poco, che svela le sue carte come se fosse un mistery, a partire dall’io narrante di Kathy H., trentuno anni, che rivela attraverso i suoi ricordi una realtà parallela, un “mondo nuovo” di ragazzi e ragazze creati e cresciuti nell‟esclusiva scuola di Hailsham, college inglese di ottimo livello immerso nel cuore verde di un‟Inghilterra civile e fredda, dove si insegna soprattutto l‟espressione della creatività individuale. Una storia sospesa a metà tra la fantascienza e l‟incubo postmoderno, intrisa di una smisurata tristezza per le sorti dei tre protagonisti bambini, poi ragazzi e giovani adulti che crescono credendo nel potere dell‟amore e dell‟amicizia di cambiare, comunque, ogni cosa, compreso il loro destino di vittime predestinate. Con Non lasciarmi Kazuo Ishiguro utilizza una vicenda apparentemente ordinaria per trasportarci in un mondo straordinario e parallelo dove narra di persone “diverse” per parlare in realtà della nostra vita: come se noi, in fondo, fossimo come loro, inquieti, angosciati, eppure pieni di speranza.
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Margaret Mazzantini è nata il 27 ottobre del 1961 a Dublino (Irlanda). Vive a Roma dove alterna la passione per la letteratura al suo lavoro di attrice sia teatrale che cinematografica. Si è infatti diplomata all'Accademia nazionale d'arte drammatica nel 1982. Nello stesso anno, ha esordito sul palcoscenico interpretando "Ifigenia" nell'omonima tragedia di Goethe. Seguiranno altre importanti produzioni, sempre all'insegna di testi fondamentali. Notevole anche la sua presenza sulla scena cinematografica, La troviamo in pellicole "serie" come "Festival" di Pupi Avati (1996) ma anche in pellicole scanzonate come "Il barbiere di Rio" (1996) di Giovanni Veronesi e "Libero burro" del marito Sergio Castellitto. Nel 1995 il compagno la dirige nella pièce "Manola", da lei scritta e interpretata, insieme all'amica Nancy Brilli. Scrive poi "Zorro. Un eremita sul marciapiede ", diretto e interpretato dall'inseparabile marito. Con il suo romanzo d'esordio, "Il catino di zinco" (1994), ha vinto il Premio Selezione Campiello e il Premio Opera Prima Rapallo-Carige. Il suo libro "Non ti muovere" (2001) ha vinto il Premio Strega, sbaragliando i concorrenti e divenendo uno dei più clamorosi casi letterari degli ultimi anni. Di lei abbiamo letto: Venuto al mondo, per il 24 settembre 2009. Una mattina Gemma lascia a terra la sua vita ordinaria e sale su un aereo, trascinandosi dietro il figlio Pietro, di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. All'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi che si rincontrano oggi, giovani sprovveduti, invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata e imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, e si addentra nella placenta preistorica di una Guerra che mentre uccide procrea. In questo grande affresco di tenebra e luce, in questo romanzo intimo e sociale, le voci di quei ragazzi si accordano e si frantumano nel continuo rimando tra il ventre di Gemma e il ventre della città dilaniata.
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Paul Auster nasce da Samuel e Queenie Auster, ebrei di origini polacche. Nel 1959 i genitori acquistano una grande casa, nella quale il giovane Paul trova numerose casse di libri lasciate da uno zio; si getta a capofitto in quel tesoro, legge entusiasticamente di tutto e comincia ad amare la letteratura: è quello il periodo in cui inizia a scrivere poesie, e ha solo dodici anni. Il suo ultimo anno al liceo è anche quello in cui i genitori di Auster divorziano. Nel 1968 ritorna alla Columbia: sono gli anni della guerra in Vietnam e delle manifestazioni studentesche. Paul, riformato, scrive articoli, recensioni di libri. Si laurea e parte alla volta della Francia, trascorrendo però prima un anno su di una petroliera, arricchendosi di storie e personaggi. Si sposa con la scrittrice Lydia Davis, fa ritorno negli Stati Uniti, diviene padre di Daniel. Continua a pubblicare poesie, scrive atti unici per il teatro, pubblica recensioni, traduce libri. Nel 1978 arriva il divorzio e la morte di suo padre, che lo spingerà a scrivere nel 1982 “The Invention of Solitude”. I quattro anni successivi al 1978 sono quelli decisivi: incontra la donna della vita, la collega Siri Hustvedt da cui avrà una figlia, Sophie, ed inizia a pieno titolo la carriera di scrittore. Il meritato successo arriva nel 1987, con la pubblicazione di “The New York Trilogy” e Paul Auster diviene uno dei più apprezzati scrittori contemporanei a livello internazionale. Di lui abbiamo letto: La musica del caso, per il 21 ottobre 2009. Il Caso è il protagonista del romanzo e lo si avverte praticamente da subito. Nashe per "Caso" è entrato nel corpo dei pompieri, ama il suo lavoro ma, quando per Caso entra in possesso dell'eredità, non esita a lasciare tutto e a mettersi a viaggiare, a Caso. Nell'auto gira a Caso, ed è consapevole che con un'auto sulla strada il Caso è dietro ogni angolo, sottoforma di incidente o di imprevisto. Paradossalmente, questo gli porta ad avere maggior coscienza di sè, della sua vita. Il caso è sovvertitore di ogni valore umano, ma se la nostra vita è "sballottata" dal Caso, la percezione di questi scossoni è una cosa, forse l'unica, che può farci sentire vivi.
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Connie Willis è nata il 31 dicembre '45 a Denver (Colorado). Il suo vero nome è Constance Elaine Trimmer. Si è sposata nel '67 con il fisico Courtney Willis, dal quale ha avuto una figlia, Cordelia. Laureata in Lettere all'University of Northern Colorado, insegnante, ha esordito nel '70 col racconto "The Secret of Santa Titicaca", apparso sul numero invernale di "World of Fantasy", e nell''80 è diventata scrittrice a tempo pieno. Vive a Greeley (Colorado), con la famiglia. "È particolarmente apprezzata…, come persona, quale cabarettista di notevole talento, conosciuta per i divertenti monologhi che tiene durante congressi, cene di premiazione, e feste di appassionati di Sf. Ha una grande considera-zione delle stelle del cinema, in particolare Harrison Ford e Fred Astaire." (David G.Hartwell, introduzione a "Portales non stop" (Nonstop to Portales, '97)). "…porta collane di Peter Pan, è sempre inesorabilmente allegra e normale, ammette candidamente di partecipare alle riunioni Tupperware e di cantare in un coro, ha un senso dell'umorismo ferocemente sardonico ed è in definitiva una normalissima moglie e madre di famiglia." (Gardner Dozois, "Prefazione" a "Al di là del tempo" (Impossible Things, '93)). Il suo lavoro è stato definito dal "New York Times" come: "…nuovo, sottile e profondamente commovente." Di lei abbiamo letto: Il fattore invisibile, per il 10 novembre 2009. Sandra è una ricercatrice piuttosto singolare: il suo campo d'investigazione scientifica sono i fenomeni culturali noto come mode. Più per caso che per abilità, è riuscita a mettere le mani su un ingente finanziamento per questo suo insolito progetto, e adesso si trova a dover lavorare con un nuovo collega: Ben, uno svagato matematico esperto di teorie del caos che vive solo per il suo lavoro, ma che Sandra trova piuttosto intrigante. Entrambi i nostri eroi si stanno furiosamente lambiccando il cervello nell'improbabile tentativo di trovare una formula, un algoritmo, un "fattore invisibile", una qualunque correlazione in grado di spiegare, ad esempio, il ciclico accorciamento e allungamento delle gonne femminili, e simili fenomeni, argomento di ricerca di grande interesse, come si può intuire, per i grandi gruppi industriali.
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Jean-Claude Izzo è nato a Marsiglia nel 1945 da padre italiano e da madre francese (ma il nonno materno era spagnolo). Durante la leva fu condannato ad un mese di carcere militare; rientrato a Marsiglia, si iscrisse al Partito Socialista, poi aderì al Partito Comunista Francese. Iniziò a lavorare come bibliotecario. A questo periodo risale anche la pubblicazione della prima raccolta di poesie: Poèmes à haute voix. Nel 1972 pubblicò la sua seconda raccolta di poesie e diventò padre. I suoi libri si fecero più frequenti. Nel 1978, pubblicò Clovis Hugues, un rouge du midi. Ma il 1978 fu soprattutto l'anno della rottura con il PCF e della separazione dalla moglie. All'inizio del 1987 si trasferì a Parigi. Gli anni successivi furono anni di multiformi attività. Nel 1993 pubblicò sulla rivista Gulliver un racconto che costituirà la base del suo primo romanzo Casino totale (Total Khéops). È l'inizio della trilogia marsigliese, con protagonista e voce narrante Fabio Montale. Gli anni successivi furono anni di intensa produzione. Nel 1998, pubblicò Solea (Soléa), l'ultimo capitolo della trilogia. Iniziò inoltre la stesura de Il sole dei morenti (Le soleil des mourants). I segni della malattia (un cancro al polmone) si fanno sempre più forti; nonostante questo Izzo non solo portò a termine "Il sole dei morenti" (pubblicato in settembre), ma partecipò a numerosi avvenimenti letterari. È morto il 26 gennaio del 2000. Di lui abbiamo letto: Casino totale, per l’1 dicembre 2009. Dopo anni di vagabondaggi nei mari del Sud, Ugo torna a Marsiglia per vendicare Manu, l'amico di gioventù assassinato dalla malavita. Ma anche lui resta ucciso e toccherà a un terzo amico, Fabio Montale, il compito di fare giustizia. Tutti e tre - Ugo, Manu e Montale - sono cresciuti nei vicoli poveri del porto di Marsiglia. Assieme hanno fatto i primi furtarelli, poi qualche rapina, ma hanno anche condiviso i sogni di paesi esotici, i primi dischi e i primi libri, le nuotate in mare, le ubriacature. E soprattutto hanno amato la stessa donna, Lole. Poi le strade si sono separate: Manu si è perso in giochi criminali troppo grandi, Ugo è partito, Montale è diventato uno strano poliziotto, più educatore di strada nei quartieri che sbirro.
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Il ritiro dei soldati americani dall‟Afghanistan; i mondiali di calcio in Sudafrica; l‟alluvione in Pakistan; la successione in Corea, Kim Jon-un nominato generale; il terremoto ad Haiti; il vulcano Eyafjallajokull; la marea nera della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico; i minatori cileni; Dilma Rousseff presidente del Brasile dopo Lula; Assange; i tre libri primi in classifica; i due film primi in classifica e “L‟uomo che verrà”; Taricone, Vianello, Mondaini, Rohmer, Segal, Salinger, Ronchey, Arigliano, Berselli, Sanguineti, Hopper, Saramago, Luttazzi, D‟Amato, Cecchi D‟Amico, Sellerio, Chabrol, Curtis, Sutherland, De Laurentis, Nielsen, Monicelli, Edwards, Padoa Schioppa, Bearzot.
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2010
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Chaim Potok è lo pseudonimo di Herman Harold Potok, nato a New York il 17 febbraio 1929. Divenne famoso nel 1967 con il racconto The Chosen (Danny l'eletto), una storia quasi autobiografica su un brillante giovane figlio di un rabbino chassidico desideroso che il proprio figlio diventi anch'egli rabbino. La notorietà gli venne anche dalla trasposizione cinematografica del romanzo realizzata nel 1981. Potok nacque nel Bronx newyorkese da ebrei immigrati dalla Polonia. Secondo la tradizione i genitori gli diedero anche un nome ebraico, Chaim Tvzi (Chaim significa vita in ebraico). L'educazione ortodossa gli insegnò sia il Talmud che conoscenze secolari. Dopo la laurea in letteratura ebraica e la successiva nomina a rabbino, Potok venne arruolato come cappellano nell'esercito statunitense, dove rimase per oltre un anno nella guerra di Corea. Divenne editore di Conservative Judaism e della Jewish Publication Society. È morto nel luglio del 2002. Di lui abbiamo letto: Danny l’eletto, per il 15 gennaio 2010. Reuven fa parte della comunità ebraica di Brooklyn che si discosta dagli ebrei del ghetto e che i chassidim definiscono in modo sprezzante "apicorsim": il termine indica per estensione quegli ebrei che non portano come da usanze i riccioli laterali né le frange fuori dai pantaloni; mentre, applicato alla scuola, significa un ebreo che studia più materie inglesi di quante ritenute necessarie. Reuven incontra Danny per la prima volta durante un incontro di softball. La partita si trasforma presto in uno scontro simbolico tra le due comunità ebraiche; Danny, in preda al furore, lancia una palla troppo forte e ferisce in questo modo ad un occhio Reuven. Reuven viene ricoverato e in ospedale si reca Danny per chiedere scusa dell'accaduto. Tra le difficoltà comuni agli adolescenti si aiutano a vicenda. Danny, la cui mente fotografica gli permette di imparare a memoria qualsiasi cosa legga, è costretto a prendere il posto di suo padre ma non vuole, Reuven invece vuole diventare rabbino, e guarda impotente Danny soffrire per il silenzio che c‟è tra lui e suo padre, che non gli rivolge la parola se non per studiare il Talmud. Seguiamo i protagonisti crescere ed affrontare i primi bivi della vita. Un viaggio che a ritroso porta nella culla del chassidismo, nella Polonia, vivaio di una cultura ricchissima e matrice di profondi valori, e di lì ancora più lontano nella storia millenaria del popolo ebraico fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme per cui vale ancora la pena di svegliarsi di notte per piangere.
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Amin Maalouf è nato a Beirut nel 1949, ed è giornalista e scrittore . Studia all'università economia e sociologia, intraprendendo successivamente la professione di giornalista. Il campo di applicazione è quello della politica internazionale, che lo porta a lavorare, come inviato, in diversi paesi del mondo. Nato in una famiglia araba di religione cristiana (il padre, Rushdi Maalouf, giornalista ed insegnante, era un cattolico melchita, mentre la madre proveniva dalla comunità maronita) ha studiato prima presso le scuole dei gesuiti e poi presso l'università francese di Beirut. Nel 1976 diviene collaboratore del quotidiano libanese al-Nahar, ma lascia l'incarico per il trasferimento in Francia, dovuto alla guerra civile che vede coinvolto il popolo del Libano. A Parigi dove tuttora vie e lavora, diviene redattore capo di Jeune Afrique. Dagli anni ottanta inizia l'attività di scrittore, dando alle stampe opere che ricevono numerosi riconoscimenti. Nel 1993 ha vinto il premio Goncourt per il romanzo Col fucile del console d'Inghilterra (Le Rocher de Tanios) e nel 2004 ha vinto il Premio Mediterraneo con Origines. Di lui abbiamo letto: Il periplo di Baldassarre, per il 9 febbraio 2010. La vicenda del genovese Baldassarre Embriaco, ultimo di una gloriosa casata caduta nel dimenticatoio della storia, trapiantato in Medio Oriente, mercante di libri antichi, è quella di un uomo che vive circondato da cattivi presagi (e uccellacci del malaugurio) sull'anno della Bestia (il 1666), sempre alla ricerca di un misterioso tomo sul Centesimo Nome di Dio che gli è stato sottratto e per il quale viaggerà tra Costantinopoli e Genova, Londra e Lisbona. Ma è anche una drammatica storia d'amore, anzi, di amori perduti, ritrovati, ripersi, cambiati... Imbarcarsi con Baldassarre significa prendere la sua carovana che passa le terre dell'Oriente, visitare con lui i caruggi genovesi e gli oscuri meandri londinesi; respirare la Storia, con i suoi profumi ed il fumo dei suoi incendi, le sue religioni e le sue superstizioni, giorno per giorno.
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Anne Michaels è nata a Toronto nel 1958 ed è considerata fra i più originali talenti della narrativa di lingua inglese. Al suo primo libro, Il peso delle Arance (1986), un volume di poesie, è stato assegnato il premio Commonwealth. Ha ricevuto una nomination per il Premio del Governatore Generale per la sua seconda raccolta, Miner's Pond (1991). È però meglio conosciuta per il suo romanzo Fugitive Pieces (In fuga, 1996) che esplora la possibilità di amore e di fede dopo l'Olocausto. Il romanzo ha vinto l'Orange Prize, il Premio Libri in Canada First Novel, e il Trillium Book Award. L‟autrice, che ha anche composto colonne sonore per il teatro, ha detto che "quando si inserisce una quantità enorme di amore nel proprio lavoro, come in ogni rapporto, non si può sapere - si può solo sperare - che ciò che si è offerto sarà in qualche modo ricevuto. Scrivere è un lavoro di amore, ed è la natura stessa dell'amore che è necessario dare liberamente. " Anne Michaels vive a Toronto e insegna letteratura. Di lei abbiamo letto: La cripta d’inverno, per il 2 marzo 2010. È la storia d'amore tra Avery e Jean, una coppia anglo-canadese che nel 1964 si trasferisce sotto gli imponenti templi di Abu Simbel, e abita una casa galleggiante sul Nilo. Come per un destino legato all'acqua, i due giovani si erano incontrati pochi anni prima lungo la riva del fiume San Lorenzo mentre Avery, sulle orme del padre ingegnere, lavorava al canale navigabile che avrebbe sommerso villaggi, terre, memorie. Dal canto suo Jean, botanica per vocazione, salvava piante destinate a scomparire. Avery è adesso impegnato a smantellare i templi egizi per riassemblarli al riparo dall'inondazione provocata dalla nuova diga di Assuan. La dicotomia tra creazione e distruzione innescata dall'intervento umano turba i due protagonisti, mentre la loro intesa si incrina per colpa di una profonda, più personale ferita. Una volta tornati in Canada, Jean si avvicina a Lucjan, un artista polacco che le dedica un singolare mélange di erotismo e dolenti memorie sulla devastazione del ghetto di Varsavia e la ricostruzione nel dopoguerra. Un altro mondo cancellato e poi ricreato, simile eppure fittizio... Ma ciò che è sparito dal mondo visibile non continua forse ad abitarlo, nelle profondità recondite della terra e dell'acqua?
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Johan Harstad è nato a Stavanger il 10 febbraio 1979 ed è uno scrittore norvegese, autore di racconti, romanzi e testi teatrali. Il suo debutto letterario è avvenuto nel 2001, con una collezione di brani intito-lata Herfra blir du bare eldre ('Da qui in avanti puoi solo invecchiare'). L'anno seguente, nel 2002, ha pubblicato una raccolta di brevi racconti dal titolo Am-bulanse ('Ambulanza'), e nel 2005 è uscito il suo primo romanzo: Buzz Aldrin, hvor ble det av deg i alt mylderet? ('Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?'), pubbli-cato in Italia da Iperborea nel 2008, e tradotto e pubblicato inoltre anche negli Stati Uniti, in Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda, Germania, nelle Isole Faroer, in Russia, Sud Corea e Francia. Nel 2008 è stato annunciata la produ-zione di una serie televisiva ispirata al romanzo (e influenzata da Twin Peaks di David Lynch). Di lui abbiamo letto: Che ne è stato di te,. Buzz Aldrin?, per il 23 marzo 2010. “Ero un ingranaggio di quel mondo, non ero d'intralcio a nessuno. Facevo il mio dovere. Ero un bravo ragazzo. Ma che cosa volevo? Volevo appunto questo. Essere un ingranaggio ben funzionante. Fare la cosa giusta. Nient'altro. Era vigliaccheria? Davvero?” Ma gli ingranaggi si rompono e il mosaico costruito per trent'anni finisce in mille pezzi: lasciato dalla ragazza, rimasto senza lavoro in seguito alla chiusura del vivaio, Mattias crolla definitivamente quando decide di seguire la band dell'amico Jorn, i Perkleiva, per un concerto alle isole Faroe e una mattina si risveglia completamente solo con una busta di soldi in un paesaggio desolato, senza ricordare nulla di quello che gli è successo nella notte. Malandato, bagnato fradicio e prossimo a lasciarsi affondare, Mattias viene raccolto ad una fermata dell'autobus da Havstein, uno psichiatra con la strana passione per i Caraibi, che lo trasporta fino al paesino di Gjogv, offrengoli ospitalità nella "Fabbrica", una comunità da lui gestita dove vengono ospitate persone in difficoltà che stanno percorrendo un lento cammino di reinserimento nella società e che si occupano piccoli lavori di artigianato e di aiuto agli abitanti delle isole. In questa piccola comunità Mattias incontra persone che gli cambieranno la vita.
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Friedrich Dürrenmatt nasce a Konolfingen nel 1921. Dopo un'infanzia piuttosto movimentata, durante la quale ha già problemi di alcol, studia filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Dopo la Seconda guerra mondiale, inizia a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte. Il suo esordio in teatro con Es steht geschrieben provoca uno scandalo che gli procura notorietà anche oltre i confini svizzeri. Nei primi anni cinquanta si mantiene scrivendo romanzi. Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker), e Il sospetto (Der Verdacht), vengono pubblicati a puntate nei giornali. Nel 1956 ottiene fama internazionale con il dramma Visita della vecchia signo-ra (Der Besuch der alten Dame). Altri drammi di successo sono I fisici (Die Physiker) e La meteora (Der Meteor) rispettivamente degli anni 1962 e 1966. Negli anni settanta e ottanta diventa attivo politicamente. Visita gli Stati Uniti, Israele, la Polonia e il Campo di concentramento di Auschwitz. Nel 1983 muore sua moglie e nel 1984 si risposa con l'attrice e produttrice Charlotte Kerr. Muore a Neuchatel il 14 dicembre 1990, in seguito alle conseguenze di un infarto; solamente un anno prima aveva pubblicato la sua ultima opera: La valle del Caos. Di lui abbiamo letto: La promessa, per il 13 aprile 2010. All'uscita di una conferenza tenuta in una piccola città della Svizzera, uno scrittore di gialli accetta un passaggio da un ex comandante della polizia di Zurigo. La conversazione tra i due verte sul fatto che i romanzi gialli presenta-no una visione distorta della realtà. Per illustrare il suo punto di vista, il poli-ziotto racconta un vecchio caso di omicidio e narra di come le indagini fossero state affidate al miglior commissario disponibile, il freddo e impassibile Matthäi, dalle geniali intuizioni, purtroppo non comprese dai suoi ottusi e altezzosi colleghi. Un susseguirsi di freddi e all'inizio strani ragionamenti che lo porteranno tanto vicino alla verità, che per un crudele scherzo del destino non raggiungerà mai.
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Christopher William Bradshaw-Isherwood è nato a Wybersley Hallnel 1904, nel nordovest dell'Inghilterra, figlio di proprietari terrieri. A scuola incontrò Wystan Hugh Auden, che divenne inizialmente suo amante, e poi il suo amico più caro. Studiò a Cambridge e in seguito si trasferì a Berlino, capitale della giovane Repubblica di Weimar, attrattovi dalla sua meritata reputazione di libertà sessuale (e omosessuale). Qui lavorò come insegnante privato mentre scriveva il romanzo Mr. Norris se ne va e una serie di racconti editi sotto il titolo Addio a Berlino, che avrebbero fornito l'ispirazione per la commedia I Am a Camera e al musical, che ne fu tratto, Cabaret. Nel settembre 1931 il poeta William Plomer gli presentò lo scrittore Edward Morgan Forster. Isherwood si stabilì in California, dove si convertì all'Induismo. Ottenne la cittadinanza statunitense nel 1946. Nel 1964 pubblicò il romanzo A single man, dedicandolo all'amico Gore Vidal. Il romanzo ha ispirato il film omonimo diretto da Tom Ford e interpretato da Colin Firth. Dal 1953 fino alla morte Isherwood ha vissuto col suo compagno, il pittore e ritrattista Don Bachardy. Di lui abbiamo letto: Un uomo solo, per il 13 aprile 2010. Il protagonista è un professore inglese trapiantato in un college della California. E‟ solo perché è vecchio, perché è straniero, perché è un intellettuale, perché è omosessuale, perché il suo amico è morto, perché ha scelto di essere solo. La solitudine è la sua resistenza e la forza che lo fa vivere immerso nel presente non come carpe diem ma come fervido monologo teso alla provocazione e accensione di un mirabile dialogo platonico. La „paideia‟ di George è tutta nel presente, di cui assume la casualità e il nomadismo, l‟arroganza: il bagliore dei giovani corpi dorati, la lusinga di una spalla denudata, l‟attesa che il giovane dio capisca e voglia leggere il libro che lui è. George non ignora la saggezza dell‟esperienza accumulata ma non la usa; vive, modernamente, come se: come se fosse ignaro, stupido, allo sbaraglio; come se scacchi e vittorie non lasciassero segno; come se giovinezza e vecchiaia fossero entità simboliche che il fulmineo circuito di un „rapporto‟ pareggia o contrappone in una fantastica querelle. L‟uomo da solo conosce solo l‟umidità che quella del mare californiano: il suo occhio, la sua voce, la sua anima sono asciutti e asciugano il mondo.
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Paolo Sorrentino è nato a Napoli nel 1970. Giunto dietro alla macchina da presa dal mondo più riservato della scrittura (vincitore del Premio Solinas nel 1997 con Dragoncelli di fuoco, ha scritto insieme a Capuano la sceneggiatura di Polvere di Napoli e ha lavorato per la serie tv La squadra), Sorrentino ha esordito come regista, dopo alcuni cortometraggi, con il pluripremiato L'uomo in più (del 2001). Dopo Antonio Pisapia, il dimesso ex-calciatore Andrea Renzi e l'ex cantante cocainomane Toni Servillo (vincitore della Grolla d'Oro), il regista è tornato ne Le conseguenze dell'amore (2004) a cucire sul corpo di Toni Servillo l'abito di un personaggio scomodo, antipatico e allo stesso tempo commovente per la vulnerabilità celata dietro una maschera d'indifferenza. Dopo aver fatto una brutta fine nei panni del marito di Aidra all'inizio de Il caimano morettiano, Sorrentino ha nuovamente riscosso il favore della critica al Festival di Cannes con L'amico di famiglia (2006), storia del vecchio usuraio dell'Agro Pontino Geremia de' Geremei un altro sgraziato antieroe dal nome eccentrico che si aggiunge alla galleria di creature disperate create dalla penna e dalla camera del regista napoletano. Nel 2008 è tornato in concorso a Cannes con Il Divo, scomodo ritratto della figura di Giulio Andreotti nel periodo della sua caduta politica. Di lui abbiamo letto: Hanno tutti ragione, per il 24 giugno 2010. Tony Pagoda è un cantante melodico con tanto passato alle spalle. La sua è stata la scena di un‟Italia florida e sgangheratamente felice, all‟insegna del successo. Ha avuto il talento, i soldi, le donne. E inoltre ha incontrato personaggi straordinari e miserabili, maestri e compagni di strada. Da tutti ha saputo imparare e ora è come se una sfrenata, esuberante saggezza si sprigionasse da lui senza fatica. Ne ha per tutti e svela con comica ebbrezza di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli che vincono e di quelli che perdono. Quando la vita comincia a complicarsi, Tony Pagoda sa che è venuto il tempo di cambiare. Una sterzata netta. Andarsene. Cercare il silenzio. Fa una breve tournée in Brasile e decide di restarci, prima a Rio, poi a Manaus, coronato da una nuova libertà e ossessionato dagli scarafaggi. Ma per Tony Pagoda, picaro senza confini, non è finita. Dopo diciotto anni di umido esilio amazzonico qualcuno è pronto a firmare un assegno stratosferico perché torni in Italia. C‟è ancora una vita che lo aspetta.
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Piero Chiara è nato a Luino (Varese) il 23 marzo 1913 da Eugenio, siciliano immigrato al Nord come impiegato delle Regie Dogane, e Virginia Maffei. Studiò in diversi collegi ma in realtà rimase un autodidatta e solo nel 1929, dopo una serie di disavventure scolastiche, ottenne il diploma di licenza complementare come privatista. Dopo aver compiuto vari mestieri viaggiando tra Italia e Francia meridionale, Chiara vinse un concorso come aiutante di cancelleria e lavorò in numerose sedifino al trasferimento a Varese dove restò in carica fino al raggiungimento dell‟età pensionabile. Nel 1940 lo scrittore venne richiamato alle armi ma venne congedato poco tempo dopo; nel 1944, in seguito ad un ordine di cattura emesso dal Tribunale Speciale Fascista, Chiara si rifugiò in Svizzera dove visse come internato in varie località. Dopo essere stato liberato restò in Svizzera per qualche tempo insegnando storia e filosofia al liceo italiano dello Zugerberg: in Svizzera venne pubblicata la prima opera di Chiara, la raccolta di poesie Incantavi (1945) il cui titolo allude ai covoni di grano che vengono chiamati così nel dialetto luinese. Nel 1950 uscirono a Lugano le prose di Itinerario svizzero e nel 1959 venne pubblicato il volume Dolore del tempo che comprende prose e racconti. Tornato in Italia, Chiara si sposò una seconda volta (1955) e, da allora fino alla morte (31 dicembre 1986), si dedicò, oltre che alla letteratura, al giornalismo, collaborando alla terza pagina del “Corriere della Sera”. Di lui abbiamo letto: Tre racconti, per il 7 settembre 2010. Nel volume “Tre racconti” sono contenuti Sotto la sua mano, La banca di Monate, Il giocatore Coduri. Un prete incarcerato per affari di donne nel „700, un gran santo delle parti nostre, un EMV (egregiae memoriae vir): insomma un vip dell‟epoca sua. E poi, venendo a giorni più vicini, il cavaliere tutto fascio e chiesa, l‟amante di Milano col suo treno di vita e il ragionier Pigorini, situato proprio “ai confini della virilità”. Sono i personaggi di Piero Chiara, presenti nei tre racconti del ‟74.Vi si parla di fede lombarda, di macrofalli e di documenti importanti. Così importanti “da far correre il Vaticano”.
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Italo Svevo, al secolo Ettore Schmitz nasce nel 1861, a Trieste, città allora mercantile e cosmopolita. Il padre Francesco è un facoltoso borghese che, per un affare sbagliato, perde parte delle sue fortune. L'educazione di Ettore procede all'insegna della disciplina e degli studi commerciali, così come vuole il padre. A causa del sopraggiunto dissesto economico della famiglia, Ettore si trova costretto a cercare un impiego. Diventa corrispondente presso la succursale triestina della Banca Union di Vienna. Per arrotondare le entrate fa inoltre l'insegnante e il giornalista. La sua vocazione, tuttavia, non è il commercio e nemmeno il lavoro da impiegato, bensì la letteratura. Nel 1899 entra nella ditta del suocero, riconquistando l'agognato benessere economico. Abbandona la letteratura, definendola addirittura "ridicola e dannosa cosa". Svevo conosce Joyce, che diviene il suo insegnante di inglese oltre che amico ed estimatore. Svevo si ne appassiona poi di psicoanalisi. Dopo che anche il suo capolavoro, La coscienza di Zeno, frutto di anni di lavoro e di riflessione, passa fra l'indifferenza della critica, finalmente il successo letterario gli arride nel 1926, quando la rivista francese Le Navire d'Argent gli dedica un numero allo scrittore triestino. La fama dalla Francia si diffonde ben presto anche in Italia, grazie a Eugenio Montale, che parla di Svevo in termini entusiastici. Italo Svevo muore, in seguito a un incidente automobilistico, nel 1928. Di lui abbiamo letto: La coscienza di Zeno, per il 26 ottobre 2010. Invitato a farlo dal proprio psicanalista, Zeno si cimenta nella stesura di un memoriale, una sorta di confessione autobiografica a scopo terapeutico; quando decide di interrompere la cura, il protagonista scatena l‟indignazione del dottor S., il quale, in una lettera che costituisce la prefazione al romanzo, dichiara la volontà di pubblicare lo scritto di Zeno per vendicarsi della truffa subita dallo stesso. L‟intero racconto scaturisce dalle parole del protagonista e, a dirla tutta, di Zeno, nevrotico e malato immaginario, non ci si può sempre fidare: ciò che egli racconta delle proprie esperienze lascia spesso il gusto dell‟ambiguo, il dubbio su ciò che corrisponda a realtà e su ciò che, al contrario, sia frutto di una fantasiosa e consolante menzogna del protagonista. È lo stesso dottor S. a farlo presente quando, nella propria lettera, allude alle “tante verità e bugie” che Zeno pare aver accumulato nel racconto di sé.
45 Aldo Busi nasce nel 1948 a Montichiari, in provincia di Brescia. A 14 anni è costretto dal padre ad abbandonare gli studi e comincia a lavorare come cameriere. Passa quindi a Milano, poi Parigi, Berlino, New York, Londra. Impara diverse lingue straniere e continua a rivedere Il Monoclino (il libro che nel 1984 sarà pubblicato da Adelphi con il titolo definitivo di Seminario sulla gioventù). Lavora come interprete saltuario (esperienza che sarà alla base della stesura del suo secondo romanzo Vita standard di un venditore provvisorio di collant) e si cimenta con importanti traduzioni dall'inglese e dal tedesc. Nel frattempo si diploma a Firenze e si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Verona con una tesi sul poeta americano John Ashbery. Dello stesso Ashbery nel 1983 Busi traduce Autoritratto in uno specchio convesso. Il suo esordio letterario risale al 1984 con Seminario sulla gioventù. Sono molti i titoli al suo attivo. Sei i romanzi: Seminario sulla gioventù, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, La Delfina Bizantina, Vendita galline Km 2, Suicidi dovuti e Casanova di se stessi. Diverse le prose di viaggio: da Sodomie in Corpo 11 ad Altri Abusi, da La camicia di Hanta a Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo. E poi la serie di Manuali “per una perfetta umanità”, e libri di non immediata catalogazione (romanzi brevi ma anche prose di viaggio o pamphlet "di fine millennio": Un cuore di troppo, Cazzi e canguri (pochissimi i canguri), Per un'Apocalisse più svelta, ecc.) che pure hanno contribuito alla fama di Busi quale grande polemista e potente narratore Nel 2010, dopo quasi sette anni di astinenza dalla scrittura, Busi pubblica una raccolta di tre racconti per l'editore Bompiani dal titolo Aaa!. Della raccolta fanno parte un racconto lungo, già apparso nell'edizione 2008 di Sentire le donne, dal titolo Il Casto, sua Moglie e l'Innominabile, insieme a due racconti brevi del tutto inediti. Nel febbraio del 2010 lo scrittore prende parte alla settima edizione del programma TV l'Isola dei famosi, tuttavia, si ritira il mese successivo, dopo appena 3 settimane, lasciando dietro di sé vari litigi coloriti e una scia di polemiche, culminata nella decisione della RAI di bandirlo da tutti i suoi programmi. Sulla rivista Rolling Stone Italia risponde ai lettori ne La Posta del Cuore. Di lui NON abbiamo letto: Casanova di sé stessi, per il 26 ottobre 2010.
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Herman Koch è nato nel 1953 ed è noto come autore televisivo, giornalista e roman-ziere. All'esordio Red ons, Maria Montanelli (1989) sono seguiti Eten met Emma (2000), Odessa Star (2003) e Denken aan Bruce Kennedy (2005). Uscito in Olanda nel gennaio 2009, La cena ha scalato le classifiche sin dalla prima settimana, vendendo in pochi mesi oltre 250.000 copie. Sorpresa editoriale dell'anno, vincitore del Premio del pubblico 2009, il romanzo è stato conteso dalle case editrici di tutto il mondo e verrà pubblicato in undici paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Di lui abbiamo letto: La cena, per il 23 novembre 2010. Due coppie sono a cena in un ristorante di lusso. Chiacchierano piacevolmente, si raccontano i film che hanno visto di recente, i progetti per le vacanze. Ma non hanno il coraggio di affrontare l'argomento per il quale si sono incontrati: il futuro dei loro figli. Michael e Rick, quindici anni, hanno picchiato e ucciso una barbona mentre ritiravano i soldi da un bancomat. Le videocamere di sicurezza hanno ripreso gli eventi e le immagini sono state trasmesse in televisione. I due ragazzi non sono stati ancora identificati ma il loro arresto sembra imminente, perché qualcuno ha scaricato su Internet dei nuovi filmati, estremamente compromettenti. Paul Lohman, il padre di Michael, si sente responsabile. Si riconosce nel figlio perché hanno molto in comune, non ultima l'attrazione per la violenza. Non può lasciare che trascorra la sua vita in galera. Serge, il fratello di Paul, è il padre dell'altro ragazzo, il complice. Secondo i sondaggi Serge Lohman è destinato a diventare il nuovo Primo ministro olandese. Se l'omicidio verrà rivelato, sarà la fine della sua carriera politica. Babette, la moglie di Serge, sembra più interessata ai successi del marito che al futuro del proprio ragazzo. Claire, la moglie di Paul, vuole proteggere il figlio a ogni costo. Ma quanto sa di ciò che è realmente accaduto? Due coppie di genitori per bene durante una cena in un bel ristorante. Cosa saranno capaci di fare per difendere i loro figli?
47 Howard Fast nacque a New York. I suoi genitori erano entrambi immigranti ebrei. La madre Ida, nata Miller, era inglese mentre il padre Barney era ucraino e abbreviò il suo vero cognome Fastovsky in Fast all'arrivo negli Stati Uniti. Quando nel 1923 la madre morì e il padre rimase disoccupato, il fratello minore Julius andò a vivere da parenti mentre Howard e il fratello maggiore iniziarono a lavorare vendendo giornali presso la Biblioteca di New York. Howard stesso attribuì in seguito la sua precoce passione per la letteratura a questo suo lavoro giovanile. Howard iniziò a scrivere molto giovane. Nel 1933, all'età di soli 18 anni pubblicò il suo primo romanzo, Two Valleys, scritto mentre peregrinava attraverso gli Stati Uniti passando da un lavoro saltuario a un altro. La sua prima opera di successo fu Il cittadino Tom Paine (Citizen Tom Paine), una versione romanzata della vita di Thomas Paine. Fortemente interessato alla storia americana, scrisse L'ultima frontiera (The Last Frontier), sul tentativo degli indiani Cheyenne di tornare nelle loro terre native, e La via della libertà (Freedom Road), sulla vita degli ex-schiavi dopo la Guerra di Secessione. A causa della sua adesione al comunismo divenne una vittima del Maccartismo ma vinse nel 1953 il premio Stalin per la pace. Il suo romanzo più noto è Spartacus, del 1952, e che ispirò il film omonimo, lo Spartacus di Stanley Kubrick e Kirk Douglas. Di lui abbiamo letto: Sciopero a Clarkton, La via della libertà, Gli emigranti, Seconda generazione, La mano, Mirage, Il caso del penny color arancio, per il 20 dicembre 2010.
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Presentazione ..................................... 1 Mentre leggevamo, nel 2008....... 3 Thòdoros Kallifatidis........................... 4 Alan Bennet ......................................... 5 Paolo Colagrande ................................ 6 George Simenon .................................. 7 Cormac McCharty ............................... 8 Daniel Keyes ........................................ 9 Yann Martel .........................................10 Fleur Yaeggy ........................................ 11 Emilio De Marchi ................................ 12 Andrea Vitali .......................................13 Bijorn Larsson ..................................... 14 Siri Hustvedt .......................................15 John Kennedy Toole ........................... 16 David Grossman ..................................17 Mentre leggevamo, nel 2009 .......19 Katja Lange-Müller ............................. 20 Jeffrey Eigenides .................................21 Luciano Bianciardi .............................. 22 Elliot Perllman ....................................23 Andrew Sean Greer ............................. 24 Toni Morrison ..................................... 25 Gilles Leroy.......................................... 26 Kazuo Ishiguro ....................................27 Margaret Mazzantini ........................... 28 Paul Auster .......................................... 29 Connie Willis .......................................30 Jean-Claude Izzo .................................31 Mentre leggevamo, nel 2010 .......33 Chaim Potok ........................................ 34 Amin Maalouf ......................................35 Anne Michaels ..................................... 36 Johan Harstad ..................................... 37 Friedrich Dürrenmatt ......................... 38 Christopher Isherwood ....................... 39 Paolo Sorrentino .................................40 Piero Chiara .........................................41 Italo Svevo ...........................................42 Aldo Busi ............................................. 43 Herman Koch ......................................44 Howard Fast ........................................ 45
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Questo secondo manualetto è stato finito nel pieno dell’inverno 2010, ed è stato stampato e rilegato per i componenti del Circolo di lettura “Enzo Baldoni”, a futura memoria.