IMMIGRAZIONE - IL CONTESTO ITALIANO

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INTEGRAZIONE

È un concetto difficile che implica un processo graduale in cui sono coinvolti aspetti “ambientali” (la cultura, il territorio, ecc.) e aspetti “individuali” (la personalità, la condizione psicologica, ecc.). Senza alcuna pretesa di misurarne il livello di raggiungimento “oggettivo”, la ricerca intende individuare le regioni italiane in cui l’integrazione degli immigrati risulti potenzialmente più agevole, in base a 3 indici che misurano altrettante condizioni territoriali favorevoli: corso En.A.I.P.

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1. INDICE DI POLARIZZAZIONE

2. INDICE DI STABILITA’ SOCIALE

3. INDICE DI INSERIMENTO LAVORATIVO corso En.A.I.P.

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Indice di POLARIZZAZIONE La POLARIZZAZIONE misura la capacitĂ di ogni territorio di attirare e di trattenere al proprio interno la popolazione straniera presente a livello nazionale.

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Indice di POLARIZZAZIONE livelli massimi: tutte le regioni costiere del Nord est (tra cui spicca il Veneto, che vanta il grado di polarizzazione più alto d’Italia) e nelle due regioni più settentrionali del Centro (Marche e Toscana). Se si esclude la Calabria (terra di primo approdo per i flussi del Mediterraneo, dove l’incremento delle presenze è connessa a diversi fattori di emergenzialità), valori alti: in Umbria e nelle due grandi regioni del Nord Ovest (Lombardia e Piemonte), antico polo di attrazione che negli ultimi anni sta cedendo il passo al ricco Nord est. Il Lazio (grado medio) sembra aver diminuito la sua antica forza di attrazione,configurandosi in parte come regione di smistamento ridotta capacità di polarizzazione: Tutto il Sud con i valori più bassi riscontrati nelle Isole e nella piccola regione di frontiera che è la Valle d’Aosta. corso En.A.I.P.

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*L’incidenza degli immigrati registrati dal Ministero dell’Interno sulla popolazione residente (57.800.000) è del 2,9%. *i nuovi venuti nel 2000 sono stati 135.000. Andando con questo ritmo, si può prevedere un ulteriore raddoppio della popolazione immigrata nel corso di 10 anni, così come è avvenuto nel corso degli anni ’80 e ’90.

*E’ difficile stimare la presenza clandestina: gli autori più prudenti parlano di 200 o 300 mila persone, molte delle quale sono già occupate e quindi interessate a stabilirsi in Italia.

*dati sui flussi irregolari: Alle frontiere vengono respinte 42.000 persone, 64.000 vengono intimate di espulsione dopo che sono state rintracciate all’interno del paese in quanto con il permesso scaduto o venute clandestinamente, mentre sono 23.000 quelle accompagnate alle frontiere: nei centri di permanenza temporanea, funzionali all’esecuzione delle espulsioni, sono state trattenute 8.000 persone. corso En.A.I.P.

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I motivi della venuta in Italia degli immigrati *motivi prevalenti : il lavoro (61%) il ricongiungimento familiare (26%). *L’invecchiamento della popolazione italiana e la riduzione della classe dei lavoratori più giovani lascia ipotizzare, d'altra parte, il bisogno di manodopera aggiuntiva.

*Le persone autorizzate a lavorare in Italia sono 840.000, delle quali una su dieci nel settore del lavoro autonomo.

*Secondo i dati del Ministero dell’Interno tra i 750.000 lavoratori dipendenti risultano disoccupati in 91.000 *Per alcuni paesi, come Romania, Iugoslavia, Cina e Filippine il collocamento risulta più agevole rispetto agli altri gruppi. Nel corso di un anno sono state creati 111.000 posti di lavoro per immigrati: in media, ogni dieci nuovi assunti uno è immigrato, con valori più alti nelle aree forti. corso En.A.I.P.

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Dal punto di vista demografico è sempre piÚ noto il deficit di popolazione che caratterizza l'Italia e il peso dei processi d'invecchiamento. La riduzione del numero delle nascite è ormai accompagnata da un incremento progressivo delle nascite di bambini figli di stranieri o di coppie miste.. Si può dire che la popolazione immigrata con i suoi c o m p or t a m e n t i d em o g r a f i c i agisce in modo tale da controbilanciare le tendenze demografiche prevalenti. corso En.A.I.P.

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Le province con il pi첫 alto tasso di incidenza della popolazione straniera sono: Prato 12,6%

Brescia 10,2%

Pordenone 9,4%

Reggio Emilia 9,3%

Treviso 8,9%

Firenze 8,7%

Modena 8,6%

Macerata e Trieste 8,1%

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Roma 9,5%


Gli immigrati sono diffusi in tutto il paese, seppure in maniera differenziata: Nord 59,5%

Centro 27%

Meridione 13,5%

La tendenza in atto privilegia un certo deflusso dai comuni capoluogo, perchÊ quelli della cintura metropolitana soddisfano meglio le esigenze abitative dei nuovi venuti: questo si rileva anche dall’ubicazione delle case acquistate dagli immigrati nel 2005 a Roma (12.000) e a Milano (9.900). corso En.A.I.P.

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Indice di STABILITA’ SOCIALE

Misura il grado di stabilità della permanenza e di inserimento sociale della popolazione immigrata all’interno di ciascuna regione.

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Indice di STABILITA’ SOCIALE *Sebbene il lavoro giochi un ruolo importante per il radicamento territoriale, tuttavia l’indice mostra che un elevato livello d’inserimento occupazionale non comporta automaticamente un corrispondente livello di stabilità sociale.

*Così, preso atto dei valori massimi detenuti dalla piccola Valle d’Aosta e dalle Isole, livelli interessanti appartengono a due regioni di consolidata tradizione migratoria come il Piemonte e la Lombardia e le regioni centro-settentrionali del versante adriatico. *Nel versante tirrenico (Toscana e Lazio), dove la frammentazione etnico-culturale degli immigrati è più spiccata, appare di conseguenza più difficile l’armonizzazione di così tante differenze nel tessuto sociale, in termini di inserimento stabile e di radicamento territoriale.

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CAUSE

L’aumento è dovuto soprattutto sia ai nuovi arrivi che alle nascite dei cittadini stranieri. In futuro si prevede una crescita rilevante viste anche le domande di assunzioni presentate nel marzo 2006.

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MOTIVI DI RESIDENZA

9 su 10 emigrati sono presenti per lavoro (62,6%), per la famiglia (29,3%), poi ci sono motivi religiosi, di studio.

CASE

Il 12-15% ha una casa propria, il 72% in affitto. "Esperto in marketing & comunicazione sociale"

IMMIGRAZIONE E DEMOGRAFIA IN ITALIA

Gli immigrati sono essenzialmente giovani con il 70% compresi tra 15-44 anni, prevalgono le persone sposate, le donne straniere con un tasso di fertilità più alto ed inoltre più divorziate rispetto alle italiane. I minori sono 586.000 ed il 56% sono nati in Italia, e i 4,8% incide sulla popolazione studentesca.


IMMIGRAZIONE E LAVORO

I lavoratori italiani sono in diminuzione, infatti 1 ogni 10 occupati è un extracomunitario. Gli immigrati incidono per 1/6 sul totale delle assunzioni. I settori di maggiore impiego sono imprese, costruzioni, servizi, alberghi, ristoranti, lavoro presso famiglie, agricoltura ed informatica.

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CONVIVENZA

ASPETTI PROBLEMATICI

Gli immigrati hanno un atteggiamento realistico e collaborativo. Si sono adattati superando gli ostacoli. Il 91% ha il cellulare, l’80% ha la TV, il 75% invia rimessa in patria, il 60% ha il conto corrente bancario, il 55% ha un auto, il 22% il Computer, 5,3% ha potenti, 8 su 10 hanno migliorato la propria vita.

6 su 10 vorrebbero votare, vi sono carenze nella convivenza sociale per la discriminazione razziale. Il 40% degli italiani ritiene che gli immigrati siano dei criminali. I reati più comuni sono contro il patrimonio e contro la persona. Il problema della sicurezza è preoccupante anche per l’indulto concesso.

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Indice di INSERIMENTO LAVORATIVO Misura il grado e la qualità dell’apporto occupazionale degli immigrati all’interno del mercato lavorativo di ciascuna regione. corso En.A.I.P.

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Indice di INSERIMENTO LAVORATIVO * In connessione con la capacità di polarizzazione, grado e qualità di inserimento lavorativo abbiamo un indice: Massimo: Piemonte e Lombardia molto soddisfacente: emergenti regioni settentrionali del Centro, come la Toscana e le Marche, e in tutto il Nord est costiero. Al Sud troviamo la Calabria e la Sardegna, soprattutto per l’elevata incidenza dei motivi di lavoro autonomo. meno soddisfacente: Lazio (dove i canali del mercato del lavoro legale mostrano qualche segno di saturazione), nel Friuli Venezia Giulia (regione di frontiera e di smistamento), in diversi contesti del Sud (Basilicata, Puglia e Molise) e in Umbria (valore più esiguo di tutti). corso En.A.I.P.

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I settori lavorativi degli immigrati • 63,4% Servizi

70%

(informatica, servizi alle imprese, edilizia, alberghi e ristoranti, attività presso famiglie)

• 27,4% Industria • 9,2% Agricoltura

60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

Servizi corso En.A.I.P.

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Industria

Agricoltura


I lavoratori stagionali *Attualmente si impiegano sempre più stranieri per il lavoro stagionale per la loro maggiore flessibilità e disponibilità a lavorare in condizioni dure e con una retribuzione ridotta. *Il lavoratore immigrato stagionale è in genere di sesso maschile, giovane, celibe, tra i 30 e 40 anni, possiede il permesso di soggiorno, lavora in condizioni di totale o parziale irregolarità. I settori in cui si riscontra la loro maggior presenza sono quelli dell’agricoltura, turismo e commercio.

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Lavoratori occupati extracomunitari per aree geografiche Isole Sud 27%

Nord Ovest

32% Nord Est 21% 8% 2%

10%

Centro Posizioni non attribuite

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Guadagno e partecipazione sindacale Gli immigrati guadagnano di meno, come risulta dai dati INPS: le loro retribuzioni sono pari alla metà di quelle degli italiani, anche a causa del loro impegno discontinuo. La partecipazione sindacale è molto elevata: sono 526.320 gli immigrati iscritti. Viene in tal modo espressa la necessità di essere meglio tutelati sul piano del riconoscimento della professionalità, dei diritti contrattuali e della prevenzione. corso En.A.I.P.

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MEZZI DI COMUNICAZIONE DEGLI IMMIGRATI 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

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Cellulari Televisori Autovetture Personal Computer

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IMMIGRAZIONE E RELIGIONI Ipotizzando una presenza di 1.700.000 immigrati, si possono suddividere per gruppi religiosi:

Mussulmani

37%

629.000

Cattolici

27%

459.000

Protestanti

22%

374.000

Orientali

7%

119.000

Altri

7%

119.000

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*Alla luce dei dati si può dire che non è in atto alcuna invasione, in quanto i cristiani sono la metà del totale. *Questo policentrismo religioso si configura, piuttosto, come un invito a conoscere e rispettare l’altro nella sua differenza e a imparare a viverla senza osteggiare gli altri che vivono un’altra fede. *Sotto questo aspetto le migrazioni, che costringono a vivere insieme, possono essere un’opportunità storica senza precedenti, in grado di far superare secoli di ignoranza e di ostilità.

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GLI IMMIGRATI E L’ISTRUZIONE *Il censimento attesta che gli immigrati hanno un soddisfacente livello di istruzione comparativamente più alto rispetto agli italiani. *Quelli che non hanno avuto sufficienti opportunità formative cercano di recuperare e sono 120.000 gli iscritti ai corsi di educazione per adulti. *La normativa italiana sull’immigrazione dedica una grande attenzione alla mediazione culturale come attività in grado di unire armoniosamente gli italiani e i nuovi venuti. *I mediatori culturali, in prevalenza immigrati sono circa 2.400, per i tre quarti donne. In 4 casi su 10 hanno un titolo universitario e hanno seguito un corso per potersi inserire nel lavoro della mediazione, quasi sempre precario, in prevalenza esplicitato nei servizi educativi e sanitari.

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*Interculturalità: In questa parola si racchiudono tutti i fenomeni della modernità, la globalizzazione, interdipendenza economica tecnologica ed ecologica fra le diverse componenti di un mondo in cui i problemi e le scelte di una parte dell’umanità coinvolgono tutti in maniera più meno diretta. *L’interculturalità si propone alle varie culture umane e ai loro membri come un nuovo modo di essere in relazione. Implica un approccio che abbandoni l’aggressività della logica egoistica e competitiva e una reale disponibilità a capire le ragioni degli altri affrancandosi da pregiudizi e posizioni etnocentriche.

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L’interculturalità richiede formazione per poter sviluppare ed acquisire: a)

un fenomeno psicologico, individuale ed esistenziale

b)

Sociologico demografico

c)

studio di taglio antropologico delle diverse civiltà umane la loro nascita evoluzione e il contributo che esse hanno appartato alla storia globale

d)

va vista come un elemento di crescita e di evoluzione che non può intaccare l’intergità morale di uno stato qualora esso si fondi sui cosiddetti principi del diritto naturale (quello che in sostanza riconosce e difende la specificità umana personale e umana globale morale e fisica), ma può apportare benefici di cambiamento allo stato ospitante che risente di una certa staticità e chiusura culturale.

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collettivo

statistico-

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*Si parte dalla propria cultura con l’intento di farla evolvere, ampliarla e in un certo senso superarla. Spostando il proprio punto di vista consente di capire che nessuna diversità è minaccia insuperabile ma rappresenta una possibilità di incontro e dialogo. *Il dialogo in quanto scambio permette non solo di far crescere una cultura o una civiltà ma permette anche di trovare elementi in comune che prima sembravano impossibili da reperire. *Mettere in discussione se stessi e i presupposti culturali è il mezzo con cui la educazione interculturale si propone di avvicinare le persone, persone e non etichette o stereotipi privi di senso.

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DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEGLI IMMIGRATI La presenza di cittadini stranieri è del: • 56,8% nell’ Italia settentrionale • 29,1% nell’ Italia centrale • 9,8% nell’ Italia meridionale • 4,3% nelle Isole L’Italia meridionale e le Isole si identificano come un’area dalla duplice “anima”: in parte zona di residenza stabile, in parte area di transito e di primo smistamento. corso En.A.I.P.

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*L’impatto che questi dati hanno sull’opinione pubblica crea sentimenti di preoccupazione e di ostilità.

*I dati prodotti da una ricerca ISMU/Eurisco, svolta nel 2001 su un campione di 2000 persone, evidenziano che il 53,8% degli intervistati ritiene che gli immigrati contribuiscono ad aumentare la criminalità, con percentuali più alte nell’Italia settentrionale. *L’immigrato viene considerato una minaccia per l’ordine e per la sicurezza nel proprio territorio. corso En.A.I.P.

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Anche se da sempre considerata REGIONE DI FRONTIERA, solo nell’ultimo decennio la Puglia ha assunto la funzione di PORTA D’INGRESSO PRIVILEGIATA soprattutto per i flussi migratori provenienti dai Balcani e gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il protagonismo migratorio della regione balcanica è legato alla contingenza politica e sociale che ha visto:  il crollo del regime comunista albanese  l’intensificarsi dei traffici clandestini nell’adriatico. corso En.A.I.P.

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Secondo le elaborazioni fornite dalla Caritas: * la Puglia è la terza regione dell’Italia meridionale, dopo Campania e Sicilia. * Bari è la provincia con la più alta percentuale di immigrati (45%), seguita da Lecce (20%), Foggia (18,1%), Brindisi (8,5%) e Taranto (8,2%).

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AREA DI PROVENIENZA *L’Est europeo è il vero protagonista dell’immigrazione in Puglia: ben il 46,4% degli immigrati soggiornanti in regione provengono dai paesi dell’Europa orientale. *Scendendo ancora più nel dettaglio, l’Albania è il primo gruppo nazionale della regione (36,7%). *La massiccia prevalenza di albanesi fa sì che il Marocco, pur detenendo il primato nella graduatoria nazionale, in Puglia scenda al secondo posto (9,2%), mentre i kurdi turchi e irakeni costituiscono ormai la terza comunità straniera della regione (4,2%).

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MOTIVI DEL SOGGIORNO Per quanto concerne i motivi del soggiorno il caso pugliese mostra alcune discordanze rispetto al più ampio contesto nazionale. *Il primato spetta ai permessi concessi per MOTIVI DI LAVORO (41,2%).

*Segue il motivo del RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE (28,9%). *L’aspetto più eclatante riguarda il numero di soggiornanti giunti nella regione per motivi legati alla RICHIESTA D’ASILO (6,7%). *Infine troviamo MOTIVI DI STUDIO (3,4%).

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PRESENZA ALBANESE IN PUGLIA * In occasione del secondo esodo del 1997, un gruppo di studiosi si è interrogato sul significato della PRESENZA ALBANESE in Puglia in quella che si presentava come una fase “emergenziale”. * Sotto il PROFILO DEMOGRAFICO l’ondata migratoria albanese del 1997 mostrò subito alcune caratteristiche atipiche:  Buona presenza femminile (41,5%)  Buona presenza di giovani (età media 30 anni)  Alta percentuale di coniugati e nuclei familiari. corso En.A.I.P.

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LA FIGURA DI IMMIGRATO ALBANESE che emerse, era quella di:

• una PERSONA GIOVANE • con un GRADO DI ISTRUZIONE ABBASTANZA ELEVATO • con una BUONA CONOSCENZA DELLE LINGUE STRANIERE, in particolare dell’italiano. corso En.A.I.P.

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* Per la maggior parte dei casi la CONOSCENZA dell’ITALIANO è indotta dal MEZZO TELEVISIVO: * La quasi totalità del campione dichiarò, infatti, di seguire regolarmente i programmi delle reti televisive italiane e di conoscere gran parte dei nostri divi del piccolo schermo.

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Riflessioni conclusive Alla luce di quanto è stato analizzato, emerge incisivamente che l’immigrazione non può neppure essere considerato come un fenomeno, ma come un aspetto quotidiano e ben integrato nella vita di ciascuno; ciò che ancora manca è lo spirito di relazionalità effettiva nei confronti dell’altro “diverso” e ci si augura un cambiamento positivo e costruttivo in un’epoca in cui si parla sempre di maggiore progresso. corso En.A.I.P.

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Si ringraziano per la collaborazione le allieve del corso di “ESPERTO in MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE” En.A.I.P. Taranto – A.F. 2006/2007

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ALBANO Cristiana ANTONUCCI Sonia BIAGINI Valentina D’ANDRIA Federica DE DOMENICO Giuliana INTERMITE Annamaria LEUCI Mimma MONTELLA Anna ORLANDO Elisabetta

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PALANTONE Anna Cinzia PARABITA Arianna PARABITA Maria QUERO Cinzia RUSSO Stefania SUMA Alessandra TAROLLO Fatima TAURINO Maria VALENTE Chiara

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