Strada del Prosecco: un museo diffuso

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STRADA DEL PROSECCO: UN MUSEO DIFFUSO

Analisi, piani e progetti di rigenerazione per un’architettura dialogante

a cura di PierAntonio Val e Gian Maria Casadei

STRADA DEL PROSECCO: UN MUSEO DIFFUSO

Analisi,

piani e progetti di rigenerazione per un’architettura dialogante

a cura di PierAntonio Val e Gian Maria Casadei

Strada del Prosecco: un museo diffuso Analisi, piani e progetti di rigenerazione per un’architettura dialogante a cura di PierAntonio Val e Gian Maria Casadei

ISBN 979-12-5953-050-9

Ringraziamo innanzitutto Stefano Soldan presidente IPA Alta Marca Trevigiana e Samuele Schiratti che ha messo a disposizione il ricchissimo e indispensabile archivio di famiglia; l’Archivio di Stato di Treviso, la Biblioteca della Fondazione Mazzotti di Treviso e la Biblioteca G. Comisso di Treviso.

Un particolare ringraziamento al Consorzio della Strada del Prosecco, al presidente Isidoro Rebuli, ad Alessio Berna e a tutto il Consiglio direttivo, con loro è stato più volte presentato e confrontato lo stato di avanzamento dei lavori di ricerca.

Grazie a Giuliano Vantaggi, Site Manager presso Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene UNESCO che da subito ha promosso la ricerca e reso più facili i contatti.

Siamo particolarmente riconoscenti a Corrado Piccoli e Arcangelo Piai che hanno espressamente offerto le loro foto per questa pubblicazione, concorrendo ad arricchire i testi. Un pensiero di gratitudine ad Amalia Corà.

Grazie a Viviana Ferrario e a tutti gli uffici dell’Università Iuav di Venezia, in particolare a Luca Pilot per le foto dei plastici e del materiale dell’archivio Schiratti.

Fotografie

Corrado Piccoli, Arcangelo Piai, Luca Pilot

Progetto grafico

Emilio Antoniol

Stampa Digital Team, Fano

Editore

Anteferma Edizioni Srl via Asolo 12, Conegliano, TV edizioni@anteferma.it

prima edizione

Luglio 2023

Copyright

Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons

Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

Strategie

Le ragioni dell’origine della Strada del Vino L’origine del progetto Strada come griffe La scelta del tracciato Radiografia del presente e strategie di rigenerazione Il decalogo delle opportunità Respiro del paesaggio e angeliche colline
INDICE
per un piano e progetto della manutenzione continua Atlante della rigenerazione Valore del suolo e delle relazioni Linguaggio dialogante tra memoria e modernità Materie e materialità del progetto Materialità e tettonica del progetto Resistenza e correzione 24 32 44 56 70 6 74 114 118 134 146 152 Presentazioni 4

Con piacere abbiamo sostenuto questo lavoro, in quanto illustra il ruolo ricoperto dalla Strada del Vino (ora Strada del Prosecco) nella valorizzazione, promozione e trasformazione fisica, economica e sociale di questo territorio. La Strada per prima, ha contribuito a trasformare, già dagli anni ’60, il modo di guardare il paesaggio in Italia. Tale sguardo innovativo e lungimirante ha generato politiche, cooperazione condivisa e una progettualità efficace nel tempo lungo, che ha concorso a generare prosperità diffusa, progresso civile e il successo di questi luoghi. Con uno stesso rinnovato atteggiamento la ricerca suggerisce alcune concrete strategie per un nuovo rilancio. Mi auguro che possano essere utili e accolte dalla collettività, non solo dal Consorzio della Strada del Prosecco a cui offriamo questo lavoro. Dobbiamo essere debitori con le persone e l’ambiente culturale che ha pensato e realizzato con tenacia la strada: Giuseppe Schiratti per primo, perno intorno al quale ruotava l’operazione, Italo Cosmo, Giuseppe Mazzotti e tutta la ricca intellighenzia che emerge qui nel libro.

Ringrazio l’Università Iuav di Venezia, il prof. PierAntonio Val che da anni affronta questi temi, Samuele Schiratti che ha messo a disposizione il fondamentale archivio di famiglia e la Bocon srl che ha sostenuto finanziariamente la ricerca.

Nel 2019 il sito “Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” è stato iscritto nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità come paesaggio culturale, dove l’interazione tra uomo e natura ha contribuito a creare uno scenario unico nel quale, in un equilibrio perfetto, si alternano boschi a vigneti eroici. Essere in un territorio UNESCO è un grande onore, ma implica anche una grande responsabilità e prevede azioni attente e mirate per la salvaguardia e la valorizzazione dell’area.

Rigenerare, riqualificare, far rivivere sono alcuni dei concetti chiave delle attività che l’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sta portando avanti. Il progetto di ripensare in questi termini la Strada del Prosecco e le sue Botteghe del vino come modello di accoglienza e di turismo sostenibile, sociale e storico rappresenta appieno l’espressione di come si può contribuire a valorizzare al meglio questo territorio, i suoi prodotti, le sue origini, le sue tradizioni e le comunità che lo rappresentano e lo vivono. Una memoria del passato che si rigenera in una modalità nuova, in grado di raccontare ciò che è stato e di rappresentare il presente e il futuro in una forma di narrazione unica ed esperienziale, che è ciò che i visitatori delle Colline desiderano vivere.

Marina Montedoro, Presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

Dall’interno del Comitato scientifico dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco, seguo le attività destinate alla tutela e alla valorizzazione del sito cercando di contribuire, per parte del Ministero della Cultura, alla non sempre pacifica dialettica tra le istanze della conservazione e quelle della produzione, tra le urgenze agricole e quelle culturali. Per questo, e da coneglianese, saluto con compiacimento il contributo di PierAntonio Val e Gian Maria Casadei alla lettura e alla comprensione di questo straordinario paesaggio: negli intenti, e certamente anche negli esiti, ripercorre ed esalta la memoria collettiva che quel paesaggio ha formato e ha poi saputo riconoscere come tale, non senza geniali precorrimenti.

La formulazione di una progettualità futura che orienti le inevitabili, necessarie trasformazioni verso il rispetto della storia e della consapevolezza identitaria, è un virtuoso, fertile omaggio ai luoghi, alle persone, alle azioni che quella storia hanno contribuito a scrivere; e la prospettiva del “museo diffuso” potrebbe davvero essere quella cui affidare una nuova compiuta sintesi delle sfaccettate istanze che le colline del prosecco sollecitano già oggi e continueranno certamente a proporre.

PRESENTAZIONI 4
Stefano Soldan, Presidente Intesa Programmatica d’Area, Terre Alte della Marca Trevigiana Marta Mazza, Segretario regionale del Ministero della Cultura per il Veneto

È caratteristica peculiare e distintiva dello Iuav quella di volgere lo sguardo verso il territorio, per ricercare un dialogo che possa contribuire a delineare i paradigmi di una progettualità futura e sostenibile.

La progettualità di Iuav mira a indirizzare le inevitabili e necessarie trasformazioni verso un attento uso di ambiente e risorse, verso il rispetto della storia e della consapevolezza identitaria dei luoghi, delle persone e delle azioni che hanno contribuito a valorizzare tali contesti.

La progettualità di Iuav non è retorica buonista ma una concreta ricerca che illustra come la Strada del Vino, ora del Prosecco, sia stata un esempio innovativo, virtuoso e lungimirante, che ha trasformato il territorio e il paesaggio, ha generato politiche, cooperazione e un effettivo progresso civile diffuso.

La Strada del Vino mostra come sviluppo sostenibile e valorizzazione dell’ambiente, possono avvenire solo grazie a una colta progettualità, una visione condivisa e rivolta al futuro, e che per essere efficace deve continuamente reinterpretarsi e rigenerarsi.

La ricerca suggerisce alcune concrete strategie per un nuovo rilancio della Strada che speriamo possano fornire un contributo fattivo ed efficace.

Foto di Corrado Piccoli e Arcangelo Piai.
Benno Albrecht, Rettore Università Iuav di Venezia

PIERANTONIO VAL

Respiro del paesaggio e angeliche colline

Forme per una progettualità continua e dialogante

“La cultura [e il paesaggio sono] l’unico bene dell’umanità che diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande” – Han Georg Gadamer

“Una volta eravamo tutti colleghi oggi siamo diventati concorrenti” – Loris Follador, Contadino delle colline del Prosecco

Nei primi anni ’70 del secolo scorso una trasmissione delle Rai (Io e…) chiedeva a vari intellettuali di confrontarsi con un’opera d’arte del patrimonio italiano che ritenessero particolarmente significativa per loro1. Solo due degli interpellati, Andrea Zanzotto e successivamente Pierpaolo Pasolini, non scelsero un dipinto o una statua, ma un territorio vasto, un paesaggio: rispettivamente, Zanzotto il “Quartier del Piave” e Pasolini il “profilo della Città di Orte”.

Entrambi intendevano mostrare l’importanza e il valore che il paesaggio può assumere come “opere d’arte collettiva”. Allo stesso modo volevano sottolineare la delicatezza e precarietà di queste opere, venutasi a manifestare sensibilmente dal Secondo dopoguerra – durante la ricostruzione e il boom economico – nel momento in cui pareva interrompersi il dialogo tra società e ambiente e sembrava perdersi il confronto con le ragioni costitutive, con la natura vivente e resiliente di tali opere2.

1 La trasmissione si intitola Io e…, programma di Anna Zannoli, regia di Paolo Burato; la trasmissione con A. Zanzotto è del 1972 dal titolo Il Quartier del Piave e quella con P. Pasolini è del 1974 dal titolo Il profilo della Città di Orte

2 Particolarmente significativo il noto articolo di P. Pasolini L’articolo delle lucciole in Scritti Corsari (1975).

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È sempre indispensabile rigenerare lo sguardo nei confronti del paesaggio e ricalibrare le chiavi di lettura. Il paesaggio, specie italiano, è il risultato di un progetto civile, realizzato, in un tempo lungo, da una pluralità di soggetti. Allo stesso modo è oggetto di una continua trasformazione alternante, tra istanze generate da una necessità di conservazione – che implicano un continuo, ineludibile progetto di manutenzione – e istanze altrettanto ineludibili di rinnovamento, per rendere l’ambiente compatibile con i bisogni e le aspettative del presente.

Questa specifica natura metamorfica “ritmica” del paesaggio, capace di ricomporre al suo interno, l’inevitabile conflitto tra conservazione e rinnovamento, è condizione intrinseca e necessaria per garantirne carattere ed esistenza.

Tale alternanza ritmica è una sorta di “respiro vitale del paesaggio” che è necessario far emergere e utilizzare come una lente attraverso la quale osservare di volta in volta i contesti ambientali, per decifrarne i caratteri resilienti, le potenzialità e gli specifici campi di forza, la struttura sottesa del progetto civile collettivo e soprattutto le stesse strategie per delineare i margini di una ulteriore riqualificazione sostenibile sul tempo lungo, in sostanza per “mantenerlo in vita”.

È sembrato opportuno utilizzare una tale lente per osservare e insieme proporre dei frammenti strategici di progettualità per il territorio delle Colline del Prosecco, l’area evocata allora da Andrea Zanzotto con il nome di Quartier del Piave e ora divenuta Patrimonio dell’Umanità, paesaggio dal valore collettivamente e universalmente riconosciuto.

È soprattutto utile farlo oggi, tenendo insieme, in una sorta di visione pan-prospettica, le tematiche dell’analisi, della conservazione e del progetto di trasformazione. Con questi presupposti la ricerca vuole affrontare uno degli elementi strategici e storicizzati di progettualità di questo territorio, il progetto e la realizzazione della Strada del Vino, diventata Strada del Prosecco, agli inizi del Duemila sull’onda del successo internazionale raggiunto dal prodotto.

Focalizzare l’osservazione sulla strada e sulle sue Botteghe del vino appare importante per una serie di fattori. È utile per capire attraverso la genesi e la sua evoluzione, il ruolo e le potenzialità svolte all’interno della trasformazione del territorio e per vedere se essa possa ancora avere ragioni virtuose per una sua rigenerazione.

In secondo luogo il tema della strada e delle botteghe è un’occasione significativa per meditare su alcune polarità: nuovo, antico e passato prossimo; piano-norma-progetto-co-

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struzione-manutenzione; progetto aperto; trasformazione continua; verità relazionale; trasmissibilità condivisa. Queste sono alcune espressioni che cercano di descrivere una sorta di campo di forza di riferimento per chi affronta le questioni della progettualità nella condizione presente, tematiche, da sperimentare, trasmettere e condividere, anche attraverso questa ricerca. Sullo sfondo c’è la capacità di prefigurare e di interpretare la cultura, le modificazioni, e le specificità del nostro ambiente, tra passato prossimo e futuro prossimo. Lo scopo è di ricercare non tanto un’unica risposta, un progetto chiuso e concluso, ma piuttosto una pedagogia del progetto di trasformazione del presente, all’interno di quanto abbiamo definito “respiro del paesaggio”.

Riguardo al campo di indagine, a uno sguardo preciso le definizioni territoriali sopra utilizzate – Colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità e Quartier del Piave – non delimitano aree dai confini perfettamente coincidenti. Nel 1968 la scrittrice Emilia Salvioni (cugina di Giuseppe Schiratti, nel suo libro, uscito non a caso due anni dopo l’inaugurazione della Strada del Vino) conia un altra definizione per descrivere questi luoghi sul piano dell’esperienza sentimentale e della memoria: Angeliche Colline3 . Colline della Sinistra Piave è un altro consueto modo di indicare queste aree. Anche l’area sottesa da queste ulteriori diverse forme di definizione del territorio – “a reazione poetica e promozionale” la prima e strettamente geografica la seconda – non coincidono perfettamente con le precedenti e complessivamente mostrano come ogni paesaggio sfugga sempre a una definizione univoca e precisa. L’insieme degli appellativi e i rispettivi perimetri individuano, però, un unico campo di forze, certamente composito e sfuggente, ma in cui maggiori sono le forze4 magnetiche che lo tengono insieme, in modo unitario e riconoscibile, rispetto alla centrifuga ricchezza delle specificità e differenze che lo possono frazionare.

Colline della Sinistra Piave indica l’area più vasta. Ha il perimetro più netto e contiene gli altri, per questo sarà il campo del nostro lavoro. Lo sarà anche perché il tracciato della Strada del Prosecco va da Conegliano a Valdobbiadene ricadendo interamente all’interno di tale ambito e anche

3 Il romanzo Angeliche Colline esce nel 1968 e raccoglie Elzeviri sul paesaggio della Sinistra Piave scritti da E. Salvioni narratrice del Novecento. Il libro viene rieditato nel 2003 per Guerini con introduzione di Antonia Aslan dal titolo: Odori e colori della colline degli angeli: Emilia Salvioni e la malinconia della bellezza

4 Forze economiche, consorzi e ambiti unitari di gestione politica del territorio, l’intera storia dell’area.

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perché le delimitazioni fluviali segnano spesso in forma più netta differenze geografiche. Pasolini stesso usava la locuzione “di qua e di la dell’agher” per delimitare contesti diversi del Friuli Venezia Giulia5, sempre entro lo stesso più ampio e antico territorio della Repubblica Veneta.

La ricerca vuole mostrare innanzitutto come la continua metamorfosi che ha reso il territorio delle colline della Sinistra Piave un paesaggio universalmente riconosciuto, sia stato oggetto di un caleidoscopico progetto collettivo; progetto nato in un contesto allargato e soprattutto generato all’interno di uno stesso indispensabile paesaggio culturale che ha contribuito in modo fondamentale, sia a riconoscere identità e valori (culturali ed economici), sia a riconoscersi collettivamente al suo interno. Sopratutto è un ambiente culturale che ha concorso a desiderare e credere in una riqualificazione di questo territorio e a prefigurare concrete strategie di intervento, efficaci e innovative per realizzare tutto questo.

La Strada del Vino è per questo una delle possibili chiavi di lettura per comprendere la fortuna di tale progetto e può essere ancora uno dei potenziali strumenti di progettualità per una continua rigenerazione virtuosa e indispensabile a contribuire e a garantirne identità e resilienza nel tempo lungo al paesaggio, sia fisico che culturale, in coerenza con un possibile sviluppo civile sostenibile di territorio e collettività.

La Strada del Vino bianco prende forma nel 1962 e viene inaugurata nel 1966, prima Strada del Vino in Italia sulla base di un progetto complesso e di un programma di investimenti.

Nasce dall’idea di Giuseppe Schiratti all’interno di una pluralità di figure che concorrono al progetto quali Italo Cosmo6, Tullio De Rosa (direttori dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura e l’Enologia di Conegliano) e Giuseppe Mazzotti7. I contesti istituzionali dove il programma prende forma sono: l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura, la Scuola Enologica, la Provincia di Treviso e la Camera di Commer-

5 Pier Paolo Pasolini, Topografia sentimentale del Friuli - Avant con il brun…1948 ora in Pasolini Meridiani, 1998, Mondadori, Milano.

6 Italo Cosmo è stato direttore della scuola enologica e dell’istituto sperimentale.

7 Giuseppe Mazzotti, critico d’arte; direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo, Promotore dell’Istituto Ville Venete.

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L o scopo è di ricercare non tanto un’unica risposta, un progetto chiuso e concluso, ma piuttosto una pedagogia del progetto di trasformazione del presente, all’interno di quanto abbiamo definito respiro del paesaggio.
Foto
Piai.
di Corrado Piccoli e Arcangelo

cio, l’ente provinciale per il turismo e il comune di Pieve di Soligo e il consorzio dei comuni del Quartier del Piave: contesti dove tutti questi personaggi hanno operato.

Il piano si sviluppa su un tempo lungo, attraverso un sguardo allargato e internazionale ed entro un retroterra socio-culturale ricco, in parte famigliare e tutt’altro che provinciale che intreccia figure come Giuseppe Toniolo8, Giovanni Battista9 ed Emilia Salvioni10

I testi a seguire mostrano come la Strada del Vino, sia un progetto colto e impegnativo che coniuga già allora moderne strategie di realizzazione e diverse scale di intervento, ma soprattutto evidenzia come esso sia parte di una visione condivisa di rinnovamento economico sociale avanzato, fondato nella sussidiarietà e nel valore associativo, basato sul una conoscenza critica e capace di reinterpretare politiche sociali pubbliche di rilancio economico, contestualizzandole anche in modo disincantato, come per esempio quelle nate oltralpe negli anni ’30 del secolo scorso11.

8 Giuseppe Toniolo, economista e sociologo, zio di G. Schiratti, ha saputo proporre e realizzare in concreto la visione di un modello di organizzazione sociale fondato sul primato della sussidiarietà ordinata attraverso istituzioni intermedie liberamente costituite, capaci di contemperare l’interesse individuale con quello collettivo, e regolamentate da una ben disegnata legislazione.

9 Giovanni Battista Salvioni ordinario di statistica all’Università di Bologna, zio di G. Schiratti e cognato di G. Toniolo, primo estensore in Italia di un approccio alla disciplina statistica intesa come scienza sociale.

10 Emilia Salvioni, scrittrice e giornalista, figlia di G.B. Salvioni e cugina di G. Schiratti nel 1968 pubblica Angeliche Colline che raccoglie articoli e Elzeviri sul paesaggio del quartier del Quartier del Piave.

11 Mi riferisco alla Strada del Vino nel Reno – Der Rheingau une Seine

Planimetria promozionale della Strada del Vino lungo il fiume Reno (Der Rheingau une Seine Weinbergslagen) prima strada creata in Germania negli anni ’30. Questo disegno campeggia ancora nel ufficio direzionale del CREA-VE: Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e analisi dell’economia Agraria-Viticoltura e Enologia, un tempo ufficio del prof. Italo Cosmo.

A destra: A confronto una delle primissime piantine pieghevoli della Strada del Vino bianco con varianti e diramazioni e con sotto alcuni disegni di alcuni luoghi di valore del paesaggio (archivio Schiratti). Foto di Luca Pilot.

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Allo stesso modo la ricerca illustra come il progetto della Strada e delle Botteghe del vino – e non osterie –, sia stato altrettanto innovativo sul piano della comunicazione12, nella volontà della costruzione di un “brand riconosciuto e brevettato”13, nell’attenzione e ricerca della qualità garantita del prodotto e della qualità degli spazi e del servizio offerto per l’accoglienza e la vendita dei prodotti enogastronomici all’interno delle botteghe.

Pari attenzione viene data nel progetto, alla scelta del tracciato stradale e alle possibili qualità narrative del percorso, individuato lungo il crinale collinare in funzione di una consapevole valorizzazione e fruizione guidata del paesaggio e dei Borghi.

La Strada del Vino ha avuto così modo di promuovere, per prima, la conoscenza e consapevolezza del valore dei luoghi collinari della Sinistra Piave, integrando conoscenza del territorio, considerazione nei riguardi del paesaggio, diffusione e promozione turistica e dei prodotti enogastronomici e non solo del vino.

Il progetto, esemplare, aprì in Italia a tutti quelli che furono definiti “itinerari del turismo enogastronomico” e fu l’iniziale atto di riconoscimento del valore economico, culturale e turistico del contesto ambientale, inteso complessivamente come “Paesaggio”.

Weinbergslagen primo percorso del vino, concretizzazione di un programma di intervento pubblico per il rilancio economico del territorio voluto dalla socialdemocrazia tedesca negli anni ’30.

12 Rilevante la campagna stampa per promuovere il progetto che coinvolge tutti i media carta stampata Rai e testate internazionali.

13 Un ricerca consapevole verso la costruzione di un brand territoriale.

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La strada è stata il primo motore che ha generato un modo diverso di “guardare” e quindi conoscere l’ambiente collinare, uno sguardo che ha prodotto, negli anni, un cambio di paradigma strutturale nei riguardi del territorio stesso, sul piano produttivo, turistico e più in generale economico-culturale.

Il recente riconoscimento come “patrimonio dell’UNESCO” delle Colline del Prosecco è sicuramente il risultato anche di tale processo nato dalla strada.

Si può vedere come in origine le osterie o meglio le “Botteghe del vino” sono i punti di ancoraggio al territorio all’interno del tracciato intenzionalmente progettato, garantendo un costante sistema di promozione territoriale diffuso.

Parallelamente alla strada nasceva, infatti, il concetto del marchio di qualità della “Bottega del Vino”, riconoscimento che veniva rilasciato ai soli locali, lungo il percorso, che possedevano e mantenevano nel tempo, determinati e articolati standard qualitativi necessari a garantire valore e conoscenza identitaria dei luoghi14. Pari attenzione e identità veniva data alla stessa oggettistica per il servizio ai tavoli. Gli oggetti, disegnati e marchiati, erano intesi così anche come possibili souvenir e/o gifts per avventori e turisti a implemento e diffusione del valore del brand e dell’esperienza vissuta.

Negli anni ’70 il progetto si sviluppa e si estende sull’onda del veloce successo. Prende così avvio anche la Strada del Vino rosso, coinvolgendo le aree di pianura della Sinistra Piave nel medesimo progetto di valorizzazione territoriale. Tutto perde forza però alla fine degli anni ’8015 .

Da quel momento assistiamo a una progressiva riduzione delle Botteghe del vino, generando implicitamente una perdita nell’articolato sistema diffuso di promozione terri-

14 La qualità veniva garantita e controllata nel tempo. Molteplici sono le lettere di G. Schiratti in cui appuntava la diversa qualità della varie botteghe dopo i sopralluoghi effettuati.

15 Giuseppe Schiratti muore nel 1982: non si può dire che ci sia una relazione lineare tra mancanza del principale promotore del progetto e la perdita di peso della la strada. I fattori significativi sono sicuramente molteplici. Certamente pesa anche l’evaporare progressivo del contesto socioculturale e dei personaggi che l’anno sostenuto. Questo cambia in quegli anni in tutta Italia e non solo nel Veneto orientale.

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Locanda da Condo, Col San Martino. Foto di Corrado Piccoli.
L a strada è stata il primo motore che ha generato un modo diverso di guardare e quindi conoscere l’ambiente collinare, uno sguardo che ha prodotto, negli anni, un cambio di paradigma strutturale nei riguardi del territorio.

toriale. In quegli anni la fortuna del vino Prosecco e la conseguente trasformazione delle imprese, da piccole aziende agricole a medio grandi aziende vinicole e agro-industriali, innescano un processo di accentramento della valorizzazione, sia del prodotto enologico, sia del territorio, sia delle stesse dinamiche turistiche che tende via via a marginalizzare parte dei locali presenti lungo la strada.

La strada riemerge nel 2003 come Strada del Prosecco, in coerenza e ottemperanza alla specifica legge statale16, nata pochi anni prima dal successo e dalla conseguente diffusione delle strade di promozione enogastronomica in tutta Italia. Nonostante la rinascita della Strada, collegata al successo e diffusione internazionale del marchio Prosecco, l’emorragia permane. Le botteghe legate allo spirito originario continuano a diminuire a vantaggio di un cospicuo, ma poliedrico insieme diversificato di attività economiche che aderiscono al consorzio della Strada del Prosecco sul piano del marketing, meno nel controllo qualità e ancora meno sul piano sociale e culturale.

In relazione a tutto questo la ricerca si è posta una serie di domande che diventano gli obiettivi di questo lavoro. È possibile pensare oggi a un rilancio del modello originario della Strada del Vino, inteso nella sua interezza di tracciato e botteghe? Quali possono essere le strategie per una sua rigenerazione, coerentemente con le possibilità e i fini espressi della condizione odierna: patrimonio UNESCO diffusione internazionale del vino e del marchio Prosecco; nuova e articolata, domanda e offerta di mobilità; in generale diversa struttura economica del territorio, sia produttiva che turistica, ecc.?

È possibile pensare che le Botteghe del vino (quelle originarie e ancora in attività, ma non solo) possano avere nuovamente un ruolo virtuoso rinnovando e implementando le finalità originarie di conoscenza e promozione territoriale allargata? In sostanza è possibile pensare che

16  Nel 1999 appare le legge nazionale n. 268 che disciplina le Strade del vino a livello nazionale e poi nel 2000 la legge regionale n. 17 “istituisce le Strade del vino, dei prodotti tipici del Veneto e delle iniziative per la promozione della cultura materiale della vite e del vino e per la valorizzazione della tradizione enologica Veneta”. Nel 2001 viene poi approvato il Regolamento regionale 10 maggio 2001 n. 2 relativo alle legge n. 17 dell’anno precedente.

16 INTRODUZIONE
Rigenerata e implementata, la strada, può essere la spina dorsale di un museo diffuso e innovativo del paesaggio, dove le botteghe sono un’articolata sequenza di stazioni di sosta che coniugano insieme, promozione culturale ed economica del territorio.

le Strada del Prosecco rigenerata e implementata, possa essere la spina dorsale su cui radicare le basi per un museo diffuso e innovativo del paesaggio della Sinistra Piave, dove le botteghe siano una sequenza differenziata e dotata di senso di stazioni di sosta di una particolare struttura museale che coniuga insieme, promozione culturale ed economica del territorio?

La ricerca procede così su un doppio registro. Da un lato opera un’analisi critica del tracciato stradale per capire se ci sono margini, per una sua articolazione e per un arricchimento della sua natura (automobilistica, pedonale, ciclabile e con linee di mezzi pubblici) al fine di offrire una più diffusa e approfondita narrazione della conoscenza del paesaggio. Dall’altro lato le ricerca, realizza un puntuale censimento e rilievo analitico delle Botteghe del vino, oggi ancora in attività e presenti nell’elenco delle Botteghe della Strada del Vino datato 1986, (l’ultimo censimento esistente prima della fase involutiva).

Lo scopo è predisporre in una sorta di grande matrice con i rilievi di tutte le botteghe, per misurare grado di consistenza edilizia e carattere di ciascuna. Allo stesso modo l’intenzione è comprendere e classificare le rispettive forme di trasformazione avvenute nel tempo (sia volute che subite) e definire conseguentemente i margini di una potenziale domanda di riqualificazione e incremento.

Tutto viene elaborato all’interno di un generale indirizzo, fondato sull’aumento e valorizzazione di un turismo sostenibile, sull’articolazione dell’offerta, sulla facilitazione della mobilità lenta – come chiave per l’esplorazione e fruizione del territorio – e su una riqualificazione e ridistribuzione allargata del valore del territorio, attraverso la maggiore promozione del patrimonio storico artistico, naturale, economico produttivo in generale (e non solo come produzione enogastronomica).

La ricerca individua così un protocollo di possibili azioni per una rigenerazione e articolazione del tracciato della strada e delle Botteghe del vino, alla luce delle opportunità espresse dalla odierna e futura domanda emergente dal territorio. Il protocollo viene poi sintetizzato in un decalogo. Si è voluto terminare la prima parte del lavoro concentrando il programma di rinnovamento in un decalogo per rendere più sintetica e incisiva la comunicazione e per incrementare la diffusione e la condivisione del progetto e delle azioni da intraprendere.

Nella seconda parte la ricerca sperimenta invece i margini di fattibilità del programma, attraverso la costruzione di un “atlante delle rigenerazioni” possibili, in modo da deline-

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are, nell’insieme, una rinnovata e articolata reinterpretazione critica dell’archetipo della Bottega del Vino.

L’atlante raccoglie e sintetizza, per ciascuna bottega, non una univoca soluzione, ma una sorta di costellazione di frammenti strategici di progettualità, redatti sul tema nei laboratori e in tesi di laurea, in diversi anni all’Università Iuav di Venezia. I progetti, da un lato formalizzano delle rigenerazioni interne alle parti preesistenti, in coerenza con il programma di rigenerazione complessivo. Dall’altro lato danno forma a delle possibili addizioni architettoniche in modo da interpretare, sia l’ampliamento e valorizzazione delle funzioni esistenti, sia l’integrazione di funzioni compatibili, legate alla sosta e alla promozione ambientale e dei prodotti del territorio, per una valorizzazione delle microeconomie locali.

Naturalmente questo viene fatto entro un continuo dialogo tra “memoria-paesaggio e rigenerazione sostenibile” e nella ricerca di costruire un linguaggio identitario della trasformazione per aumentare il valore percepito della Strada, del marchio e soprattutto delle Botteghe, come elementi qualificati per la promozione sostenibile del paesaggio, in quanto possibili punti di stazione e narrazione di un auspicabile museo diffuso “da guardare nel territorio e per guardare il territorio stesso”.

Lo scopo è tentare di descrivere, attraverso i frammenti di architetture dell’atlante, un linguaggio dialogante tra nuovo e preesistenza utile per costruire un ambito di riferimento per descrivere i margini concreti di attuazione del piano di rigenerazione all’interno di quanto abbiamo definito respiro del paesaggio e per creare conseguentemente uno sfondo di indirizzo condiviso, ma non rigido, del progetto di rigenerazione a sostegno del rilancio della strada e per incentivare e garantire fattibilità e coerenza a successivi futuri e specifici progetti concreti.

Emergono così dall’atlante alcune questioni metodologiche ricorrenti che riguardano: l’attenzione nei confronti del progetto di suolo; l’importanza che vengono ad assumere le relazioni osmotiche, in particolare tra interno ed esterno dell’edificio e in generale rispetto a tutte la parti del progetto. Altrettanta attenzione deve essere data al rapporto che l’edificio instaura con la copertura, con il cielo, sia per gli aspetti legati al paesaggio, sia per le questioni legate alla sostenibilità degli edifici. Assumono importanza le questioni legate alle materialità del progetto, agli aspetti costruttivi e procedurali legati alle realizzazione, in particolare quando si interviene in spazi interstiziali. Affiora complessivamente il tema della trasformazione per addizioni architettoniche.

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Indicazioni stradali lungo la Strada del Prosecco. Foto di Corrado Piccoli.

In generale risulta indispensabile cercare di costruire una narrazione significante tra preesistenza e il nuovo, senza che nuovo e preesistenza perdano, “nel dialogo”, le loro reciproche identità e il loro essenziale reciproco valore. L’atteggiamento metodologico che emerge dalla ricerca mostra come esso possa essere esteso, non solo a questo lavoro, ma a gran parte dell’edilizia minore del Dopoguerra. Il tema della rigenerazione delle “architetture minori del passato prossimo” è una della questioni rilevanti del presente, rispetto al quale da tempo è necessario focalizzare la nostra attenzione17 disciplinare e attuare atteggiamenti paradigmatici specifici.

L’auspicio di tale attenzione è di indirizzare la metodologia del progetto di rigenerazione all’interno di una “tradizione disciplinare che come tutte le scienze umane e le pratiche artistiche (scriveva già nel 1957 Rogers), dovrebbe procedere per integrazione cumulativa così da rendere sempre contemporaneo l’intero passato, e porsi per traguardo ideale la [ri]costruzione della città e del paesaggio inteso come processo collettivo e non come sommatoria di eventi singolari”18 .

Speriamo ciò avvenga all’interno di un atteggiamento progettuale paziente e capace di praticare “l’ortodossia dell’eterodossia” sempre citando Rogers, entro una progettualità in grado, innanzitutto, di avviare processi virtuosi e di trasmettere uno stesso impegno civile nei confronti del territorio e di chi ci ha preceduto e parimenti in grado di trasferire l’ineludibile necessità di perseguire una prassi progettuale critica, continua e dialogante (in particolare oggi per le Colline della Sinistra Piave, nel momento di grande successo mediatico del marchio Prosecco) nella convinzione che, come diceva un noto filosofo, “riposare sui propri allori è altrettanto pericoloso che riposare su una slavina. Ti appisoli e muori nel sonno”19

17 A riguardo si vedano i miei libri e in particolare il manifesto Metamorfosi dei paradigmi per una possibile trasformazione del presente in OCIAM Fragile Landscapes, a cura di Guya Bertelli, Maggioli, Milano, 2021.

18 Ernesto Nathan Rogers, Ortodossia dell’eterodossia in Casabella n. 216, luglio 1957.

19 Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi, 1939-1940.

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A sinistra: Osteria alla Terrazza, Valdobbiadene. Foto di Corrado Piccoli.
Risulta indispensabile cercare di costruire una narrazione significante tra preesistenza e il nuovo, senza che nuovo e preesistenza perdano nel dialogo le loro reciproche identità e il loro essenziale reciproco valore.

Parte prima

LE RAGIONI

DELL’ORIGINE DELLA STRADA DEL VINO

Finalità culturali ed economiche (allora e ora)

Foto di Corrado Piccoli e Arcangelo Piai.

“Lo scorso anno, tra la Camera di Commercio di Treviso, la Provincia e l’Ente Turismo, è stata firmata una convenzione per la costruzione della Strada del Vino bianco, che dovrebbe congiungere Conegliano con Valdobbiadene. […] La convenzione affida ad una Commissione, con sede e segreteria presso la Camera di Commercio di Treviso, la esecuzione di questa interessante iniziativa e perciò detta Commissione si è riunita recentemente allo scopo di iniziare i lavori per l’attuazione pratica della lodevole idea. Primo atto della Commissione è stato quello di sanzionare all’unanimità per acclamazione la nomina del cav. uff. Schiratti a Presidente della commissione, nomina proposta dal presidente dell’Ente Turismo a nome anche della Camera di Commercio e della Provincia. È stato poi approvato il regolamento per l’attribuzione del titolo di Bottega del vino e della relativa insegna ufficiale”1

La Strada del Vino bianco viene inaugurata con una memorabile rievocazione storica il 10 settembre 1966. Il progetto ha origine dal riconoscimento di un paesaggio antropizzato, quello delimitato a sud dal fiume Piave e a nord dai

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1 Correrà da Conegliano a Valdobbiadene la “Strada del Vino”, Corriere vinicolo, 1964.
L’origine del progetto Infrastruttura stradale come piano per il riconoscimento del paesaggio e principio di sviluppo e di identità articolata
GIAN MARIA CASADEI

rilievi collinari, in cui l’infrastruttura stradale viene ripensata e rammagliata, in taluni casi, quale principio di sviluppo di un’identità articolata. “Il Comitato manifestazioni presieduto dal prof. Wallomy, presidente dell’Ente Provinciale per il turismo, sta lavorando intensamente e fra giorni verrà pubblicato il programma delle manifestazioni. Sarà un programma assai nutrito che farà conoscere a migliaia di turisti questa iniziativa. Ci sarà un corteo di carrozze con comparse in costume dell’800, lancio di mongolfiere con buoni premio, premiazione delle migliori Botteghe, musiche, fuochi artificiali ecc. La manifestazione avrà inizio a Conegliano e terminerà a Valdobbiadene alla Villa dei Cedri dove sarà allestita la seconda edizione della Mostra dello Spumante Veneto”2. “Si tratta della appena nata Strada del Vino bianco che, partendo da Conegliano, giunge a Valdobbiadene attraverso il meraviglioso, altalenante percorso collinare che unisce i due più importanti centri vinicoli della regione”3 .

L’azione progettuale di riconoscimento di un paesaggio si realizza attraverso la selezione di un percorso stradale e delle sue diramazioni interessanti. Viene pensato come un itinerario percorribile nelle due direzioni, che ha come limiti due paesi il cui nome è facilmente associabile al mondo dell’enologia, sia per motivi storici, che per l’orientamento economico e culturale dei due centri e di tutta l’area collinare: “Dal belvedere di Conegliano: il piazzale del castello, si abbraccia, fino a Valdobbiadene, tutto il panorama delle colline trevisane verso il Piave, e, a voltarsi, di là della bianca distesa della città in continua crescita, lo sguardo vaga per la pianura ricca di vigne non meno delle colline. Conegliano è la capitale della parte della Marca: la provincia di Treviso più cara a Bacco. L’hanno fondata e si è fatta al centro di una vasta plaga da cui si spremono vini bianchi e rossi già famosi nel Cinquecento e da allora ricercati nei paesi d’oltralpe – più dai tedeschi – il gusto, la preferenza atavica, l’hanno purtroppo confermata, nelle tristi giornate di Caporetto, i soldati invasori trovati affogati nelle cantine del castello di San Salvatore, Susegana – ed è sede di un istituto tecnico agrario con ordinamento speciale per la viticultura e l’enologia, che, per attrezzatura – ho sentito esclamare: un’attrezzatura universitaria! – e la autorità dell’insegnamento, non teme confronti, e dell’Istituto sperimentale di

2  Tra Conegliano e Valdobbiadene. La “Strada del Vino bianco” sarà inaugurata il 10 settembre, Il corriere vinicolo, Milano, n. 34-35, agosto 1966.

3  È molto importante per Valdobbiadene l’agibilità della “Strada del Vino bianco”, Marca Trevigiana, 12 febbraio 1966.

A sinistra: Giuseppe Schiratti (in alto), Giuseppe Mazzotti (in basso).

Giuseppe Schiratti, Invito alla Strada del Vino bianco. Conegliano, Valdobbiadene, Editrice Trevigiana, Treviso, 1969. La pubblicazione è una guida turistica dove il vino è sia obiettivo che strumento per una promozione complessiva del territorio. Foto di Luca Pilot.

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viticultura e di enologia diretto dal prof. Italo Cosmo, anche questo un nome famoso”4

L’origine dell’iniziativa e la sua promozione videro il coinvolgimento di vari attori, con la finalità di coniugare una nuova visione di paesaggio culturale, orientata al turismo, con le eccellenze enogastronomiche e storico-culturali locali, secondo una visione e degli obiettivi al tempo non ancora così diffusi: “Nel lontano 9 aprile del 1962, in una storica seduta fatta a Pieve di Soligo, è germogliata l’idea e si sono gettate le basi per quest’iniziativa, la prima in Italia, che in soli quattro anni, si è concentrata e sviluppata ed ha portato ora all’inaugurazione e certamente avrà il consenso del sempre più vasto pubblico che apprezza e gusta il genuino vino delle nostre belle terre, unendo il diletto di una corsa in macchina tra le verdi colline o di una sana passeggiata a piedi, al piacere di una merendina annaffiata da un bicchiere di vino presentato con cura e raffinatezza, di dovere nelle nostre Botteghe del vino, scelte dopo un’accurata selezione tra le migliori mescite della regione. Vi hanno fattivamente e, diremo con passione collaborato le autorità provinciali e comunali, la Stazione sperimentale di viticoltura ed enologia di Conegliano, la Camera di commercio di Treviso, l’Ente provinciale per il turismo”5 .

La ricomposizione del paesaggio – per un suo riconoscimento – passò anche attraverso un progetto di segnalazione dell’infrastruttura stradale, non senza un’idea strutturante, anche fondata su di un progetto grafico-pubblicitario, che coinvolse artisti locali. Una moda, quella di commissionare gli artisti nel disegno di marchi legati al vino, ai tempi praticata in Francia6. “L’amministrazione provinciale ha provveduto alla segnaletica stradale con cartelli lungo la Strada ed alla periferia della stessa, inoltre sono stati sistemati 8 grandi cartelli pubblicitari recanti l’insegna ufficiale ed il tracciato della Strada, opera questa dei pittori Bidasio e Varese di Conegliano. Anche la Camera di commercio ha contribuito per i cartelli stradali”7

L’azione di valorizzazione paesaggistica e dei suoi prodotti tipici – attraverso il turismo – prende avvio dall’individuazione dell’identità dei luoghi e della qualità diffusa del vino e del valore storico del territorio, dapprima con un’azione diretta verso l’operato degli esercenti delle Botteghe:

4  Mario Tortora, Conegliano capitale della Marca la provincia trevigiana più cara a Bacco.

5  È sorta la “Strada del Vino bianco”, L’enotecnico, ottobre 1966.

6  Un’usanza che si va sempre più diffondendo, andare per vino.

7  È sorta la “Strada del Vino bianco”, L’enotecnico, ottobre 1966.

26 L’ORIGINE DEL PROGETTO
Dopo il recupero delle Ville Venete parte da Treviso la Strada del Vino, luglio agosto 1963.

“È stata una cosa difficile persuadere alcuni dei titolari di Botteghe ad offrire vini pregiati ai turisti, e tali difficoltà persistono ancora perché è radicata in alcuni osti la convinzione che il proprio vino è sempre il migliore. Lento è il lavoro di persuasione contro convinzioni radicate saldamente, ma alla fine si riuscirà certamente perché pure l’oste capirà l’importanza di valorizzare i vini delle sue terre, a parte il fatto che è nel suo interesse, vendere vini pregiati anziché solamente vini comuni. La Strada del Vino bianco è una iniziativa lodevole sotto ogni punto di vista e tende a valorizzare dal lato turistico ed economico la zona collinare che sta tra Conegliano e Valdobbiadene ed a far apprezzare sempre di più, il prodotto tipico dei suoi vigneti, il vino bianco pregiato. Ci auguriamo che l’iniziativa abbia a fiorire anche in futuro con sempre maggior espansione ed abbia ad incontrare il favore del pubblico e degli osti della zona, che curando gli aspetti dei locali ed il servizio stesso, nonché la presentazione dei buoni vini, non fanno che aumentare il loro profitto a beneficio anche dei coltivatori della zona”8 .

L’origine della Strada del Vino, la cui genesi va attribuita alle figure di Giuseppe Schiratti, Italo Cosmo, Giuseppe Mazzotti e altri, vede nel paesaggio il trait d’union di istanze legate all’identità e alla qualità enogastronomica locale. Gli exempla stranieri, furono riferimenti a cui guardare, nell’ottica di uno sviluppo di rapporti turistici e culturali europei da mantenere e consolidare. Nelle cantine sociali – allo stesso modo – si svolse l’iniziativa di valorizzazione e riconoscimento dei prodotti tipici: “Col discorso della qualità si passa anche ai problemi delle cantine sociali. Io sono consigliere della nostra cantina sociale cooperativa – dice appunto Schiratti – e proprio perché credo nella qualità mi batto perché il conferimento delle uve da parte dei soci sia totale; solo così il direttore può selezionarle e mandare all’imbottigliamento il prodotto migliore. O dobbiamo andare avanti solo con l’uva da cui è stata tolta la parte migliore?”. Così prosegue Schiratti, sempre infervorato; e qui salta fuori l’altra grossa sua conquista: “Io lo so quando un vino è quello che deve essere. Non mi fido solo della mia esperienza. Sa che ho fatto, per essere sicuro? Avevo il mio laboratorio chimico di farmacista, ci ho aggiunto la sezione enologica, ho fatto il mio laboratorio enologico. E in questo modo ho avuto tante altre occasioni di provare i vini di questa terra; mi son messo volentieri a disposizione di chi poteva aver

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8  È sorta la “Strada del Vino bianco”, L’enotecnico, ottobre 1966.

Collezione di pubblicazioni a tema enologico appartenute a Giuseppe Schiratti (archivio Schiratti). Foto

28 L’ORIGINE DEL PROGETTO
di Luca Pilot.
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Pubblicazioni di Giuseppe Schiratti (archivio Schiratti). Foto di Luca Pilot.

Parte seconda

STRATEGIE PER UN PIANO E PROGETTO DELLA MANUTENZIONE CONTINUA

Foto di Corrado Piccoli.

Atlante della rigenerazione

Nella seconda fase, la ricerca intende sperimentare i margini di fattibilità del programma di rinnovamento definito e riassunto nel decalogo, attraverso la costruzione di un “atlante delle rigenerazioni” possibili, in modo da delineare, nell’insieme, una rinnovata e articolata reinterpretazione critica dell’archetipo della Bottega del vino.

Come si può vedere l’atlante raccoglie e sintetizza, per ciascuna bottega, non una univoca soluzione, ma una sorta di costellazione di frammenti strategici di progettualità, redatti nei laboratori e in tesi di laurea, in diversi anni all’Università Iuav di Venezia sul tema.

I progetti, da un lato formalizzano delle rigenerazioni interne alle parti preesistenti, in coerenza con il programma di rigenerazione complessivo delineato che prevede una articolazione delle funzioni e del ruolo della bottega per incrementare il valore strategico nel territorio. Dall’altro lato i progetti, in funzione di tutto questo, danno forma a delle possibili addizioni architettoniche in modo da interpretare, sia l’ampliamento e valorizzazione delle funzioni esistenti, sia l’integrazione di funzioni compatibili, legate alla sosta e alla promozione ambientale e dei prodotti del territorio, per una promozione di microeconomie locali.

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PIERANTONIO VAL

Naturalmente questo viene fatto entro un continuo dialogo tra memoria-paesaggio e rigenerazione sostenibile, con l’intento di costruire un linguaggio identitario della trasformazione per aumentare il valore percepito della Strada, del marchio e soprattutto delle Botteghe, come elementi qualificati per la promozione del paesaggio, in quanto possibili punti di stazione e narrazione di un museo diffuso, da guardare nel territorio e per guardare il territorio stesso.

Lo scopo è tentare di delineare, attraverso i frammenti di architetture dell’atlante, un linguaggio dialogante tra nuovo e preesistente, utile per costruire un ambito di riferimento per descrivere i margini concreti di attuazione del piano di rigenerazione all’interno di quanto abbiamo definito “respiro del paesaggio” e per creare conseguentemente uno sfondo di indirizzo condiviso, ma non rigido, del progetto di rigenerazione a sostegno del rilancio della Strada e per incentivare e garantire fattibilità e coerenza a successivi futuri e specifici progetti concreti.

Nell’atlante sono state scelte a campione 14 Botteghe. Due sono le ragioni principali della scelta: il fatto di figurare negli elenchi della Strada del Vino prima del 1986, essendo quindi presenti per lungo tempo sul territorio, ed essere ancora oggi in attività. Ognuna delle 14 schede riporta una foto aerea con la collocazione della bottega nel territorio. Una linea indica, poi, la posizione sequenziale della bottega rispetto alle altre in relazione al tracciato stradale. Il verso della sequenza segue l’andamento del percorso stradale da Conegliano a Valdobbiadene, andamento seguito anche il giorno dell’inaugurazione della Strada del Vino.

Prima delle schede, su alcune doppie pagine, vengono illustrati, in una sorta di matrice, sia i plastici dei progetti di ciascuna bottega analizzata, sia rispettivamente le planimetrie al suolo e i plastici “archeologici” che descrivono il modo in cui l’edificio, e la trasformazione, si “attaccano” al terreno. Lo scopo è l’illustrazione e il confronto tra le possibili trasformazioni apportate, per un migliore radicamento di ciascuna bottega nel contesto e per incrementare le relazioni qualitative tra interno ed esterno degli edifici: tra spazio di pertinenza della bottega e spazio pubblico.

Loscopo è delineare, attraverso i frammenti di architetture dell’atlante, un linguaggio dialogante tra nuovo e preesistenza, una “formatività” utile
per descrivere i margini concreti di attuazione del piano di rigenerazione e un indirizzo condiviso, ma non rigido, per incentivare e garantire fattibilità e coerenza a successivi progetti concreti.
78 TRATTORIA TRIPOLITANIA OSTERIA AL SOLE OSTERIA
OSTERIA
ALLA BARACCA
ANTICA GUIZZA

Nelle pagine precedenti: ridisegni dell’attacco al suolo delle Botteghe del vino di Gian Maria Casadei.

Locanda di Collalbrigo, Conegliano. Foto di Corrado Piccoli.

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PLASTICI DEI PLANIVOLUMETRICI DELLE OSTERIE E DELLE LORO POSSIBILI TRASFORMAZIONI
Foto di Luca Pilot.

OSTERIA ALLA SORTE

Via Costa Alta, 68 31015, Conegliano, TV
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OSTERIA ANTICA GUIZZA

Via della Guizza, 102 31015, Conegliano, TV
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In ambito universitario per perseguire un continuo avanzamento del pensiero, ricerca e sperimentazione didattica si mescolano anche se non devono coincidere.

Il tema della rigenerazione della Strada del Prosecco come museo diffuso è stato per questo più volte oggetto sia di corsi del triennio, dal 2013 al 2015, che della magistrale 2021-22, sia oggetto di una mostra specifica nel 2015 all’Università Iuav di Venezia, così come è stata oggetto di tesi di laurea. Riporto qui tutti gli studenti e i vari professori di diverse discipline che hanno partecipato ai diversi laboratori didattici a indicare il paziente lavoro collettivo che una ricerca comporta, ringraziandoli tutti.

Docenti

Elena Giacomello

Vincenzo Lucchese

Giorgio Ricchelli

Luigi Schibuola

Valeria Tatano

PierAntonio Val

Tutors

Luca Andreatta

Martina Belmonte

Mirko Capuzzo

Gian Maria Casadei

Silvia Cattiodoro

Greta Fasolo

Margherita Ferrari

Annibale Guerriero

Giacomo Malvestio

Francesca Marchetto

Gianluca Marin

Francesca Peltrera

Antonio Petrone

Rosaria Revellini

Ilaria Rosolen

Chiara Sorato

Francesco Tessaro

Daniele Varisco

Anna Villanova

Elisabetta Vivan

Studenti ( a.a. 2013-2014 | 2014-2015 | 2021-2022)

Mauro Ambrosi

Aiko Almeida de Souza R.

Amerigo Ambrosi

Luca Amici

Alessia Andreello

Corneliu Ciprian Anthoi

Margherita Antolini

Elena Arnesano

Lulash Arra

Matteo Asperti

Letizia Babbo

Donata Babulano

Davide Baggio

Tommaso Baiocco

Paola Baldin

Veaceslav Balica

Claudia Ballarin

Luca Ballarin

Tommaso Bandini

Sacha Barina

Nicolò Baschirotto

Tommaso Bellomo

Michele Beltrame

Giorgia Benedetti

Marco Benetazzo

Giulia Benetti

Enrico Bergo

Elia Bianchini

Carlotta Biollo

Elena Boaria

Daiana Izabela Boldescu

Valeria Bolentini

Roxana Bonca

Filippo Bonini

Ilaria Bonomi

Carlotta Bonomi

Niculina Bors

Marco Boscaro

Edoardo Bosco

Emma Bourgouin

Federica Boveri

Federica Bozzato

Diletta Bozzetti

Federica Bradariolo

Alessio Bresciani

Davide Brigida

Ilaria Brussolo

Anca Florina Bujoreanu

Leo Andrea Caldon

Renato Caliò

Gian Maria Calisti

Marco Calore

Andrea Camporese

Ilaria Cannatà

Ester Cappellazzo

Thomas Caprini

Caterina Capuzzo

Marco Carcereri

Gloria Carollo

Chiara Carrara

Giovanni Carrareretto

Giorgia Carteri

Francesca Casagrande

Maria Casarin

Giovanni B. Cassetta

Eleonora Castellacci

Maria Chiara Cataldo

Marco Cau

Clara Cavalar

Matteo Cavalieri

Mihai Cebotari

Daniela Cecchini

Margherita Chinaglia

Andrea Cibin

Elisa Cielo

Dorine Collado

Gianmarco D. Cometti

Kevin Considine

Federica Conte

Chiara Cortivo

Laura Crepaldi

Edoardo Daidone

Eva Dal Bello

Mattia Dal Dosso

Bernardini Matteo De

Matteo De Martin Fabbro

Océane Debard

Amélie De Luze

Maria Teresa Del Torre

Paolo Dicintio

Silvia Dorigo

Mihaela Doros

Leonardo Dossi

Martina Dussin

Marianne Estrade

Juliette Faivre

Edoardo Fasolin

Jessica Fellini

Chang Feng

Stefania Filippi

Giorgia Fiorentini

Stefano Fiumicetti

Ettore Focaccia

Lucrezia Foderà

Mattia Fontanel

Giovanna Fossati

Marta Fracasso

Elisa Franceschetti

Giulia Fratangelo

Alberto Frizzarin

Giacomo Furlan

Sara Furlan

Alessia Gaiotti

Anna Gamba

Giorgia Gambato

Rita Garbelli

Elisabetta Gastaldon

Elena Gava

Jacopo Genovese

Giorgia Gentile

Andreea D. Gheorghevici

Giacomo Ghidini

Paolo Giangiulio

Erika Chiara Giannotta

Amélie Gilles

Silvia Gomirato

Alessio Grava

Lorenzo Guareschi

Davide Gusso

Lea Hedin

Limin Hu

Ludovica Landi

Juliette Lauwers

Maëlis Le Borgne

Albert Leka

Federico Leonardi

Agnese Lorenzon

Marta Lorenzon

Pietro Loteni

Simona Ma

Pamela Maffi

Camilla Maimeri

Michela Marasca

Mirko Marcato

Andrea Marchesi

Giada Marelli

Magdalena Margesin

Mathias Marinoni

Maria Mariotto

Anna Marsella

Luana Masiero

Isotta Matassoni

Alice Mazzarini

Silvia Mazzoleni

Claretta Mazzonetto

Janine Medda

Federica Meneghesso

Mattia Michieletto

Anna Montanari

Matilde Montevecchi

Stefano Montibeller

Anna Maria Morelato

Alice Muda

Kevin Mutton

Giuseppina Natale

Thuy Hang Nguyen

Laurent Nina

Sophia Ongarato

Mattia Ossola

Giulia Paiusco

Cecilia Pallara

Martino Panizza

Matteo Pastina

Riccardo Pavan

Ettore Pavesi

Elena Pellizzer

Mattia Penati

Alessandro Pigato

Camilla Pigozzo

Isacco Pittarella

Giovanni Pizzeghello

Eleonora Pizzoli

Giada Pomaro

Esterletizia Pompeo

Giorgia Portolan

Camilla Pozzebon

Marta Pozzer

Romane Prat

Filippo Prevedello

Cristian Rebecchi

Pierluigi Recca

Eleonora Righetto

Anthea Righetto

Luca Rigoni

Irene Riva

Rossella Roan

Fabrizio Rocchè

Julie Roos

Anna Rossi

Giulia Rossi

Sofia Rossi

Davide Rostellato

Elena Rucli

Federica Russo

Federica Salatino

Giovanni Battista Salerno

Nicola Salvador

Marta Salvagno

Giulia Santin

Giada Santucci

Andrea Sartore

Andrea Sattin

Valentina Scarton

Riccardo Segradin

Claudia Severa

Alessandro Simonato

Francesca Slaviero

Giulia Stefani

Elisa Talami

Valentina Tasca

Alessio Tenti

Alessandro Tiozzo Caenazzo

Renzo Todescan

Federica Toffoli

Leonardo Tomasetto

Sara Tomio

Agata Tonetti

Marco Toninato

Silvia Tripodi

Leonardo Valentino

Flavia Giulia Varetti

Francesco Vazzoler

Eleonora Ventimiglia

Elisa Veronese

Annalaura Vigini

Veronica Vigolo

Rebecca Voltolina

Zhixuan Wang

Lu Xu

Youncheng You

Giorgia Zampieri

Giovanni Zanchetta

Alice Zenere

Nicolò Zennaro

Xieyuan Zhang

Qian Zhu

Federico Zoccarato

Marco Zuanon

Luglio 2023

stampato da Digital Team, Fano

Prima in Italia, la Strada del Vino (poi del Prosecco) ha innovato già dagli anni ’60 un modo di vedere il paesaggio che ha generato progettualità, politiche, sviluppo e cooperazione. Il libro ne analizza la storia e propone una sua rigenerazione per un altrettanto innovativo progetto di museo diffuso del territorio, nella ricerca di un linguaggio dialogante, costruttivo e sostenibile tra passato e futuro.

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