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Prefazione Antonino Saggio

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Glossario

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Prefazione Antonino Saggio

Sono lieto della pubblicazione di Architettura come Prodotto di Ricerca. Linee guida per la valutazione del progetto a cura del gruppo dei dottorandi del XXXV ciclo che ha seguito il mio seminario “Linee di ricerca” nei mesi di gennaio e febbraio 2020 all’interno del Corso di dottorato in Architettura. Teorie e progetto. Molte sono le ragioni e le voglio qui esplicitare.

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Una serie di lavori La prima è il fatto stesso di continuare una tradizione che è cominciata nel 2012 con la pubblicazione di Nuovi Sguardi su Roma. 1 Il libro sviluppava un lavoro compiuto in un gruppo di dottorandi che si occupava della città di Roma e contemporaneamente utilizzava la lettura critica di progetti di architettura svolta nel seminario del professore Marcello Pazzaglini. Il secondo libro fu pubblicato nel 2013 e nasceva da una profonda crisi: la scomparsa di Alessandro Anselmi. Con i dottorandi del XXVIII ciclo e il professor Franco Purini fu organizzato ad un solo mese dalla morte un convegno in cui invitammo i compagni di strada di Anselmi. Naturalmente i membri del Grau, ma anche alcuni architetti più giovani a lui molto legati, come Francesco Cellini, o più anziani come Paolo Portoghesi.

1 Aa.Vv., Nuovi sguardi su Roma. letture critiche di architettura contemporanea, a cura di Ciresi F., De Simone I., Maricchiolo L., Roma C., Nulla Die edizioni, Piazza Armerina 2013

Tutti i pezzi furono sbobinati dai dottorandi e revisionati degli autori. Ciascun dottorando scrisse anche un “frammento” sull’opera di Anselmi. Pubblicammo il libro e lo presentammo al Maxxi. 2 In questa occasione Giovanna De Sanctis Ricciardone tenne una profonda ed appassionata testimonianza sul marito che, per ovvie ragioni, non poteva fare a trenta giorni dalla scomparsa. Grazie alla tenacia di un amico comune, l'architetto Paolo Grassi, riuscimmo ad avere la registrazione audio che fu trascritta, riletta e arricchita da immagini, anche inedite. Questa testimonianza ci è sembrata talmente importante da indurci a pubblicare una nuova edizione.

L’anno dopo, il Maxxi ospitò una mostra installazione di Ben van Berkel, uno dei più importanti architetti contemporanei che lavora sull’infuenza della Rivoluzione informatica in architettura. Organizzammo un nuovo convegno, sempre al Maxxi nel quale invitammo autori di pubblicazioni su UNStudio e dallo studio di Rotterdam venne Filippo Lodi, un architetto italiano, che tenne un workshop sui processi creativi in UNStudio. L’esito di questo simposio e del workshop rifuirono in un nuovo libro. 3 Ciascun intervento dei relatori al convegno divenne l’apertura di una delle cinque sezioni del volume: diagramma, struttura, modello, pelle e ibridazione. I dottorandi scrissero per ogni parola chiave un saggio. Credo che il volume rappresenti un contributo di spessore metodologico sul lavoro di UNStudio. Successivamente creammo un libro atipico. 4 Si articolava sulla base del contributo di tre conferenzieri, molto diversi, che parlarono nel nostro seminario attraverso delle parole chiave. Il primo fu l’architetto e artista Giovanna De Sanctis Ricciardone. La parola rilevatrice fu “Cosmo”. Il secondo fu l’intervento dell’architetto e professore Luigi Franciosini che si focalizzò sulla parola “Materia”. La terza conferenza non riuscì bene, e allora intervenni io con una serie di parole chiave che caratterizzano il mio approccio. Forse la parola più pregnante fu “Cultura”. I dottorandi scrissero per ciascuna sezione dei saggi di approfondimento scegliendo un angolo di visione del tutto particolare. Sono molto diversi tra loro e interessanti.

2 Aa.Vv., Alessandro Anselmi Frammenti di futuro, Quaderni del Dottorato di Ricerca in Architettura. Teorie e progetto, a cura di Angelini R., Caramia E., Molinari C., Edizioni Lulu.Com, Raleigh 2013 3 Aa.Vv., UNStudio Diagramma struttura modello pelle ibridazione, a cura di De Francesco G., Ghazi E., Santarelli I., Edizioni Lulu.Com, Raleigh 2015 4 Aa.Vv., Roma: cosmo materia cultura a cura di Baldissara M., Montori M., Piccinno T. M. M., Edizioni Lulu.Com, Raleigh 2016

Il quarto libro sviluppò un seminario sui metodi di insegnamento della progettazione. 5 L'imprinting fu “Sceneggiature delle scelte concrete” che stava ad indicare la volontà di analizzare e trasmettere i meccanismi alla base di un progetto di architettura. Il libro iniziò con la trascrizione di una mia lezione al seminario sul College Bryn Mawr di Louis Kahn. Seguirono dei saggi dei dottorandi su opere di architettura realizzate. L’analisi arrivava sino alla creazione di plastici critici che in gergo erano chiamati “scacchiere”. Non erano infatti plastici di interpretazione formale o plastica - tutti ricordano quelli redatti dagli studenti veneziani di Bruno Zevi per la mostra “Michelangelo architetto” - ma erano piuttosto dei plastici “parametrici”. Erano redatti cioè per capire il margine di variazione compatibile con l’assunto sintattico dell’opera analizzata. Il rapporto tra didattica frontale e ricerca dei dottorandi fu attuato con delle vere lezioni rivolte agli studenti del Laboratorio di progettazione al IV anno della nostra Facoltà. Veniva cosi ad attuarsi una circolarità Ricerca-Scrittura-Insegnamento. Ed era un ciclo che si ripeteva nella scrittura della dissertazione (che utilizzava in alcuni casi l’esperienza didattica), produceva nuove ricerche e nuove scritture in relazioni a convegni o nella stessa dissertazione. Alcuni dottorandi sono oggi docenti e continuano il processo in nuovi “loop”.

L’ultimo libro nasceva da una criticità. I dottorandi non avevano nessuno strumento sistematico per conoscere le dissertazioni redatte nel Corso di Dottorato di ricerca da loro stessi frequentato. In alcuni casi proponevano un tema senza sapere che in uno dei cicli precedenti era stato afrontato lo stesso identico argomento. I dottorandi del seminario lavorarono di conseguenza a uno spoglio sistematico di tutte le dissertazioni redatte in quasi trent’anni, molte per fortuna conservate nella nostra Biblioteca di Dipartimento. Le dissertazioni furono raggruppate in tre macroaree: la prima a carattere Metodologico, la seconda a carattere Tematico e la terza a carattere Geografco. Ciascuna macroarea aveva cinque o sei sottocategorie. Era così molto agevole individuare l’ambito di interesse ed accedere alla dissertazione pertinente ai propri interessi.

Il regesto con i link ai pdf e la collocazione in biblioteca fu reso disponibile via internet nelle pagine del Dipartimento e nelle mie personali, ed è diventato poi un libro attraverso la redazione, accanto al regesto, anche di 34 saggi-recensioni. Ciascuna aveva per oggetto una disserta

5 Aa.Vv., La sceneggiatura delle scelte concrete, processi e metodi della progettazione architettonica, a cura di Perna V. , Stancato G., Edizioni Lulu.Com, Raleigh 2017

zione vicina agli interessi dei dottorandi del seminario. Di nuovo una circolarità: tra dissertazioni già redatte e lavoro da compiere, una circolarità sottolineata da una intervista che il dottorando tenne con l’autore della dissertazione. Il libro è stato appena ampliato agli ultimi tre anni e trova posto oggi in questa stessa collana. 6

E siamo così arrivati a questo ultimo libro che riprende e rilancia, dopo tre anni di pausa, questo lavoro collettivo. La decisione di pubblicarlo in questa collana, che ha un taglio dichiaratamente interdisciplinare ed è iniziata con un libro sul pensiero di Albert Einstein, è stata voluta dai dottorandi stessi del seminario auspicandone la lettura non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per altri studiosi che si interrogano sullo statuto di una disciplina come l’architettura.

Architettura e ricerca Nel dicembre del 2016, ormai prossimo alla fne del secondo mandato di coordinatore, con i dottorandi del XXXIII coadiuvati dai dottorandi di cui ero Tutor, fu organizzato il “Iº simposio del Dottorato di ricerca in Architettura Teorie e progetto”. 7 Seguì una struttura complessa con relatori nazionali ed internazionali, con interventi di esperti e di molti docenti del Collegio, con la presentazione di alcune dissertazioni esemplari e di molti seminari e che durò per tre giornate intere di lavori. Vi era materiale non per uno, ma per almeno tre libri. E invece nessun libro scaturì da questo simposio. Quando si fallisce forse si dà anche maggiore luce a quanto si è riusciti a fare. Tuttavia non aver afrontato un argomento, di cui si era discusso al convegno, era particolarmente urgente. Ciò riguarda il grande problema di come trattare il progetto come prodotto di ricerca, ovvero come afrontare la grande crisi che gli architetti hanno nel far comprendere la specifcità della loro disciplina nella comunità universitaria. Uno dei gruppi di lavoro era più avanzato e aveva anche redatto in bozza alcuni materiali. Decisi allora di lavorare con il nuovo seminario tra il gennaio e febbraio del 2020 proprio a questo tema, ed ecco il libro che avete tra le mani. Il volume riprende la struttura di alcuni dei

6 Aa.Vv., Linee di ricerca. Dissertazioni del Dottorato in Architettura - Teorie e Progetto 1986-2020, a cura di Ficcadenti F., Marinelli S., Edizioni Lulu.Com, Raleigh 2020 7 Da questa pagina si può accedere all’audio integrale al programma e alla registrazione audio integrale dei lavori http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/PhD/Lectures/Simposios2017.htm

precedenti. Quattro saggi-interviste di esperti nella maniera delimitano un terreno teorico. Innanzitutto la professoressa Roberta Amirante che ha scritto un libro importante sull’argomento, appunto il Progetto come prodotto di ricerca. Un’ipotesi (LetteraVentidue, 2018), il professor Piero Ostilio Rossi che se ne è occupato sia nel suo lavoro pubblicistico che in varie sedi istituzionali, la professoressa Alessandra Capuano che ha rivestito ruoli decisionali nell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e delle ricerca) e il professore Orazio Carpenzano che riveste un doppio ruolo: da una parte quello di un accademico che ha una sensibile produzione architettonica e dall’altra quello di essere fortemente interessato ad aspetti metodologici e di essere oggi il Coordinatore del Dottorato di ricerca in Architettura. Teorie e progetto.

Il presente libro raccoglie in maniera molto approfondita i punti di vista degli autorevoli esperti nella prima parte chiamata Teoria, nella seconda parte approfondisce diversi aspetti di Metodo che il gruppo di lavoro propone, infne presenta dei Prodotti, cioè dei progetti, valutati attraverso la Scheda valutativa e il Testo critico, aspetti qualifcanti del nostro lavoro. Si forniscono solo dei cenni per la struttura dell'Appendice bibliografca e si omettela Relazione grafca e testuale del progetto. Questi quattro elaborati rappresentano, insieme, l'intero Dossier da inserire in Iris (Institutional Research Information System). I progetti sono pensati per essere ripresi dalla comunità universitaria e professionale e la loro stessa eterogeneità, a mio avviso, ne costituisce la forza. Si parte da un vasto progetto urbano per arrivare a progetti di pura ricerca e a progetti efettivamente realizzati. In ciascuno lo sforzo è stato rendere evidente a chi li vorrà conoscere o dovrà esaminare in occasioni concorsuali l’aspetto di ricerca del progetto. Si è fatto uno sforzo per porre sullo sfondo i molti dati che insistono in un progetto di architettura, per mettere in primo piano quei pochi aspetti che rendono lo specifco progetto un prodotto di ricerca. Nessuno di noi ha alcun dubbio che si possa fare molto meglio.

Autovalutazione Ed ora veniamo al terzo elemento di soddisfazione di questo libro. Anche questo in qualche modo riguarda una crisi. Nel 1983 vinsi una borsa Fulbright e andai negli Stati Uniti. Il mio campo di ricerca era il progetto della residenza e in particolare le case basse ad alta densità, un ambito a cui il mio relatore di laurea - il professor Carlo Melograni - mi aveva introdotto. In America andai a studiare con il professor Louis Sauer che era considerato unanimemente uno dei maggior esperti di Low-rise

Giuseppe Terragni, Prima pagina della relazione originale del Danteum, 1938 Courtesy: Arch. Attilio Terragni, Archivio Terragni

High-density housing. Non è il momento per ripercorrere i vari aspetti di questo rapporto che è rimarcato nei molti scritti che ho dedicato a Sauer e nella mia stessa dissertazione. Quello che è interessante è il legame con questo libro e, appunto, la crisi che fu evidenziata durante la redazione della mia tesi di Master. La mia impostazione appena arrivato dall’Italia era di tipo “teorico-ideologico”. Ricordo, quando cominciai a discutere della tesi con Sauer il suo forte: “No, non è così che farai”. Ricordo nebulosamente l’occasione di questo “no”- credo fosse in un pub - ; un no che mi fece cambiare strada completamente. Sauer sottolineò che io ero un progettista e dovevo imparare ad autovalutare le mie scelte. Dovevo abbandonare una maniera teorico-ideologica e presuntivamente oggettiva, per operare attraverso la mia soggettività di architetto. Questa soggettività doveva essere legata ad una serie di parametri che io stesso dovevo mettere “esplicitamente” in campo. Fu una rivoluzione. Entrai in un modus operandi non più teorico-ideologico ma metodologico-autovaluativo. Ne nacque la mia tesi di master che si chiamò infatti Usare gli scopi nella progettazione. In questa tesi rendevo espliciti gli scopi che intendevo raggiungere (ed erano scopi molto variegati, alcuni che derivavano dalle mie precedenti esperienze di progettista che credevo giusto sviluppare, altri che appartenevano a questioni di carattere generale sulle modifche dei modelli sociali di riferimento, altri che derivano dalle specifche richieste del programma e del luogo). L’ esplicitazione degli scopi permetteva di valutare le ipotesi alternative nella progressiva defnizione di un progetto che andavo contemporaneamente redigendo con mia moglie per un progetto residenziale innovativo (Te New American House). Il libro che ne nacque 8 rappresenta dunque un antefatto per capire la chiave di impostazione del seminario prima e di questo libro poi.

La possiamo così riassumere. Se vogliamo far comprendere come uno specifco progetto possa essere un prodotto di ricerca, allora dobbiamo presen

8 Quanto imparai nella tesi discussa a Carnegie-Mellon nel 1985 alla fne del Master of Science fu reso poi evidente nel libro che pubblicai tre anni dopo. Antonino Saggio, Using Goals in design (Usare gli scopi nella progettazione), CMU press, Pittsburgh 1988. Ho notato una grande assonanza con quanto sostiene nella sua intervista Roberta Amirante. Per esempio, il metodo ipotesi-verifca con cui nel libro si valuta tra alternative diverse, oppure il passo in cui la Amirante sostiene che “più che ricostruire - magari forzatamente - una verità del percorso, si potrebbe decidere di darne semplicemente una versione convincente”. L’aggettivo “convincente” mi sembra molto utile in questo contesto.

tare esplicitamente i punti salienti e darne una autovalutazione. Le chiavi sono dunque essenzialmente due: l’esplicitazione e l’autovalutazone. Siamo noi stessi che dobbiamo sostenere in quali aspetti, a nostro avviso, il progetto rappresenti un contributo. E attenzione, nella ricerca (se non nella scienza!) non sono solo i successi ma anche gli insuccessi che contano!

Se il processo è reso esplicito, chi esamina il progetto potrà avere una utile chiave interpretativa, ma naturalmente il giudizio - quanto efettivamente lo specifco progetto rappresenti un apporto di ricerca - spetta solo a chi esamina.

In questa impostazione non è la presenza di una pubblicazione in un catalogo o in un regesto che fa la diferenza. Questi riconoscimenti certo validano maggiormente il prodotto, ma non riguardano il centro della questione. Possiamo tutti ricordare dei grandi progetti come ricerca, che neanche furono pubblicati al tempo e che invece costituiscono delle pietre miliari della cultura architettonica. 9 Molti architetti lavorano a signifcative relazioni di progetto che non vengono pubblicate e che sono pagine signifcative della cultura architettonica. Penso ad esempio a quello di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri sul Danteum e sul fatto che progetto e relazione non furono pubblicati che molto dopo. Quindi non è la pubblicazione che dà il valore al progetto come ricerca, ma la valutazione di chi lo esamina orientato, come dicevamo, dal progettista stesso. La Scheda valutativa e le categorie che la accompagnano rappresentano il centro metodologico di questo libro. La scheda è qui adoperata in diversi casi che hanno l’evidenza di esperimenti concreti.

Infne, vorrei sottolineare un ultimo aspetto. Il libro è a cura di tre dottorandi. Luigi Arcopinto e Francesco Calabretti sono del ciclo appena cominciato, Andrea Ariano è di un ciclo precedente: lavora con me come tutor nella sua dissertazione. I tre curatori hanno lavorato in ma

9 Ritengo che vada modifcata (come è previsto in un processo in via di defnizione) l’obbligatorietà della pubblicazione di un progetto per inserirlo nel sistema Iris. Si pensi ad un progetto sperimentale (proprio qui ne presentiamo un caso). Un candidato ad una Borsa o ad una abilitazione nazionale da cui dipende la sua carriera non potrebbe presentarlo sino a che il progetto non è pubblicato, anche se magari solo in un superfciale disegno. Ciò premierebbe la presenza (della pubblicazione) sulla sostanza che è invece data dalla pregnanza del Dossier che presenta esplicitamente quel progetto come prodotto di ricerca. Naturalmente i punti di vista sono diversi in materia. Nell’intervista a Piero Ostilio Rossi questo punto è afrontato.

niera armoniosa con tutti gli altri dottorandi. Si è creato un gruppo coeso anche se con responsabilità diverse. Ha forse aiutato un poco che tutto il libro è stato prodotto ai tempi del Coronavirus con una serie di incontri collettivi via telematica che, invece di allontanare, hanno unito il gruppo. Anche emotivamente, perché uno dei curatori si è gravemente ammalato di Covid, ma è riuscito con gran sollievo di tutti a guarirne!

Altre cose vorrei aggiungere come per esempio il fatto che per alcuni dei dottorandi è la prima pubblicazione, per altri la prima curatela, che è un libro on demand redatto quasi istantaneamente e senza contributi pubblici, che il volume contribuisce con diversi scritti e progetti al patrimonio del Dipartimento di Architettura e Progetto, ma voglio chiudere con il fatto che la nascita di questo libro è per tutti noi un evento felice che vogliamo condividere con quanti useranno, lo speriamo, quello a cui qui noi insieme abbiamo lavorato.

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