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stanti e, per ordine della sovrintendenza, è stata subito distaccata dal soffitto cui era appesa.
DANNI
ALLA TELA DEL
TIZIANO
DOVUTI ALL’ACQUA DEI POMPIERI!
MA
ERA PROPRIO NECESSARIA?
Ennesimo spettacolare incendio in laguna a Venezia e ad essere colpito è sempre un edificio storico. A tanti veneziani, nella notte del 30 agosto, deve esser tornato alla mente il devastante incendio che distrusse il Teatro La Fenice nel gennaio del 1996; già 150 anni prima il teatro era andato interamente in fumo per poi venir ricostruito da zero.
uesta volta le fiamme provenivano dalla sacrestia del seminario della Basilica di Santa Maria della Salute e, in un primo momento quantomeno, sʼè temuto il peggio.
Q
Grazie anche ad un tempestivo allarme ricevuto dai custodi, i VVF veneziani, coordinati dal funzionario di guardia e dallo stesso Comandante Provinciale, sono riusciti ad aver ragione delle fiamme e hanno evitato che la basilica andasse distrutta.
Nel corso delle operazioni di spegnimento dellʼincendio, le cui cause sono ancora da accertare, sono state danneggiate diverse opere presenti allʼinterno della sacrestia. In particolare, ad aver subito i danni maggiori è la tela ʻDavide e Goliaʼ del Tiziano. Lʼopera è rimasta danneggiata, non dalle fiamme ma dallʼacqua delle pompe azionate dai vigili del fuoco penetrata nei piani sotto-
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Il ʻDavide e Goliaʼ di Tiziano ʻʼnon ha subito danni irreparabili dal punto di vista della ʻpresentazioneʼ né per quanto riguarda lo stato dei colori. Il restauro non dovrebbe essere problematicoʼʻ, ha assicurato il sovrintendente per i Beni artistici statali, Vittorio Sgarbi, precisando che le tele di Tiziano ʻcolpiteʼ dai getti dʼacqua che hanno spento lʼincendio ʻʼsono tre: ʻAbele e Cainoʼ, ʻAbramo e Isaccoʼ e ʻDavide e Goliaʼʻʼ. ʻʼLe prime due tele - spiega sono state solamente sfiorate dal getto e dovrebbero aver subito danni solo al telaio, mentre - prosegue Sgarbi - lʼaltra è stata investita da unʼondata potente e continua e lì il telaio è stato sicuramente danneggiatoʻʼ. Lo stesso Sgarbi, pur preoccupato per la sorte delle opere dallʼinestimabile valore, dimostra serenità perché questa volta (al contrario di quanto si fece per La Fenice) i pompieri hanno usato acqua dolce proveniente da una rete idrica antincendi di recente costruzione mentre nel ʼ96 attinsero acqua salata dalla laguna stessa.
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La salsedine avrebbe creato danni ben maggiori e siamo dʼaccordo ma perché, invece, sul territorio italiano (escluse le Province Autonome) non sʼè ancora pensato -se non in via del tutto sperimentale- allʼutilizzo di schiume estinguenti più o meno asciutte, “montate” con lʼausilio dellʼaria compressa?
Negli interventi di spegnimento, è una regola base dei VVF, i danni provocati dallʼacqua estinguente non dovrebbero mai superare quelli provocati dal fuoco stesso ma spesso i pompieri preferiscono non lesinare nellʼuso delle lance e può capitare di rovinare intere abitazioni pur di spegnere freneticamente pochi metri quadri di tetto incendiato ad esempio. Non si vuole ovviamente mettere in dubbio la bontà della manovra messa in atto dalle squadre del Comando Veneziano perché, ne siamo convinti, se non avessero agito come invece hanno fatto, la basilica sarebbe anche potuta bruciare del tutto.
Eʼ onesto intellettualmente, invece, ammettere che esistono nuovi metodi di spegnimento alternativi, spesso persino più efficaci e decisamente meno invasivi. Giusto per non voler privilegiare un produttore rispetto ad un altro, parleremo solo del sistema, senza voler necessariamente pubblicizzare lʼuno o lʼaltro prodotto.
Si tratta di schiume filmogene, prodotte da appositi “miscelatori” che, a differenza dei “premescolatori” tradizionali (i quali, comʼè noto, sfruttano il solo effetto Venturi per mischiare il liquido schiumogeno con lʼacqua in pressione), utilizzano un compressore dʼaria che serve a far “gonfiare” la speciale schiuma, prima dellʼimmissione nelle tradizionali manichette. Un “sistema schiuma ad aria compressa” è composto da una pompa centrifuga tradizionale (quella delle APS solitamente) abbinata ad un meccanismo dʼiniezione ad aria compressa che genera schiuma. Lo stesso compressore produce energia che serve a spingere la schiuma estinguente più lontano di quanto farebbe la pompa tradizionale ad acqua.
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Un sistema di questo tipo comprende: una pompa centrifuga, una sorgente dʼacqua, un bidone di schiumogeno concentrato, un compressore dʼaria. Inoltre sono necessari un sistema dʼiniezione di schiuma con proporzionatore, una camera di miscelazione ed un sistema elettronico di controllo che serve a garantire il giusto mix di schiumogeno, aria ed acqua.
La schiuma ottenuta da detti sistemi, oltre a ridurre la capacità del combustibile di cercarsi una fonte dʼossigeno, aderisce a soffitti e pareti rendendoli pressoché inattaccabili dal fuoco, inoltre aiuta a ridurre rapidamente il calore riducendo quasi a zero la produzione di vapore acqueo bollente.
Nell’incendio dell’Hotel Des Alpes di Madonna di Campiglio (pubblicato su questo numero a pagg. 36/39) fu utilizzato un sistema di spegnimento a “schiuma compressa” dato che tre dei Corpi intervenuti ne erano dotati. (in totale operarono 135 vigili del fuoco volontari, provenienti dai corpi di tutta la Valle Rendena).
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Sistemi come quello descritto possono essere montati sia sui mezzi antincendio tradizionali (autopompe) sia su mezzi leggeri quali furgoni polisoccorso e pick-up: su questi ultimi il compressore viene spesso sostituito da una bombola di gas propellente (azoto o CO2). Uno dei vantaggi di questa apparecchiatura è che la produzione della “schiuma” avviene direttamente allʼinterno del sistema per giungere alle tubazioni già formata e molto molto leggera. Lʼapparecchio produce prevalentemente una schiuma asciutta ma è possibile, in alcuni sistemi, regolarne il grado dʼumidità per ottenere un estinguente più o meno bagnato indi più o meno pesante. Occorrono specifici liquidi schiumogeni e non possono essere utilizzati quelli tradizionali a base organica. Solitamente dalle apparecchiature di questo tipo è possibile selezionare almeno due tipi di liquidi estinguenti: per incendi di classe A (solidi infiammabili) oppure di classe B (idrocarburi).
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Un altro dei vantaggi dellʼutilizzo di dette “schiume compresse” è dato dal notevole “risparmio” dʼacqua; non sempre infatti sono disponibili risorse idriche adeguate nelle vicinanze dellʼincendio ed occorre formare lunghe condotte oppure fare la spola con le autobotti.
Un “sistema tipo” riesce a produrre ca. 8000 litri di schiuma usando solamente mille litri dʼacqua e soli tre litri di liquido schiumogeno; il compressore, in questo caso, inietterà ben 7.000 litri di sola aria. Rapportando questi numeri alla nostra realtà (CNVVF), con una sola APS (Auto Pompa Serbatoio) di piccole dimensioni, avente serbatoio idrico da 2.000 litri, riusciremmo a produrrenellʼimmediato e senza lʼuso di una risorsa idrica esterna-ben 16.000 litri di “prodotto estinguente”, lʼequivalente in acqua di più di due ABP (Auto Botte Pompa).
SISTEMI
SISTEMA A SCHIUMA COMPRESSA
DI
SPEGNIMENTO A CONFRONTO
SISTEMA TRADIZIONALE
CON
ACQUA
Le bolle di schiuma evaporano durante lʼassorbimento di calore senza che vi sia una perdita di agente estinguente.
Il 90 % dellʼacqua di spegnimento viene perduta.
La bassa tensione superficiale della schiuma specifica, permette la penetrazione dellʼestinguente nel combustibile evitando la riaccensione di questʼultimo.
Lʼelevata tensione superficiale dellʼacqua, non permette una efficace penetrazione nel combustibile.
Lʼalta capacità legante della schiuma porta ad una capacità estinguente dellʼ80 % ca.
Efficienza estinguente del solo 10 % utilizzando acqua a pressione normale.
Nessun danno dʼacqua si verificherà utilizzando la sola schiuma per lo spegnimento.
Danni da H2O non potranno ovviamente essere evitati e grandi quantitativi di acqua contaminata verranno dispersi nellʼambiente.
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