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Anno XXV- no 1 Gennaio/Febbraio 2011

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

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G E N N A I O / F E B B R A I O 2 0 11

RIVISTA UFFICIALE DELLʼASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale P.I. Fabio MARANGONI

Comitato di Direzione Cav di Gran Croce Gino GRONCHI (Pres. Naz. Ass. Naz. VV.F.VV.) Carlo Alberto COCCHI, Roberto MUGAVERO, Mauro COLOMBINI, Francesco BIANCALANI, Erminio CAPPARONI, Claudio DI MAIO, Rolando FAGIOLI, Luca GERARDI, Gian Carlo NICOLI, Gianluca RONDI, Massimiliano TOLOMEI, Domenico VOLONTERIO, Marco ZUCCATO (Consiglieri Naz. Ass. Naz. VV.F.VV)

Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI

Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it

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LʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dellʼarticolista e non impegnano né la Rivista né lʼAssociazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. Eʼ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F.

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Aut. Trib. Milano n. 855/89

www.vfv.it FOTO

DI COPERTINA

: VVF

ALL'OPERA NEL COMUNE DI

VOLONTARI DI

VERMEZZO,

ABBIATEGRASSO

E SQ. PERMANENTE DI

MI

PER LIBERARE UN CAMIONISTA INTRAPPOLATO.

EDITORIALE

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EDITORIALE [A LATO]

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LA NUOVA CASERMA DEI VOLONTARI DI CASALPUSTERLENGO

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BREVI

CHIUDE IL PONTE E A BRONI ARRIVANO I“PERMANENTI”

LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE IN AUTOSTRADA

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MORIRE TRA LE MURA DOMESTICHE

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PERICOLO SUL TETTO

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115 QUADRI DEDICATI AI POMPIERI DALLA GENTE COMUNE DAI DISTACCAMENTI

TESSERAMENTO 2011

VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI SANSEPOLCRO

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MALETTO I VOLONTARI SPENGONO 10 CANDELINE

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ROSSO O VERDE LIMONE

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USCIREMO VIVI SOLO PER MIRACOLO

I VVF VOL. DI VIMERCATE INAUGURANO LA MEGA AUTOPOMPA

FOLGARIA, MATRIMONIO IN DIVISA DA INTERVENTO

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Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano


EDITORIALE

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Buona parte dei miei numerosi contatti di questi ultimi mesi con colleghi e dirigenti del Corpo nazionale paradossalmente vertono su argomenti che apparentemente poco riguardano le problematiche quotidiane dei distaccamenti, volontari in prima linea; è l’attuale forte incertezza politica che ai nostri giorni influenza pesantemente i nostri modi di vivere, pensare ed agire. Forse solo nei primi anni ’90, con il passaggio dalla prima alla seconda “repubblica”, abbiamo potuto assistere ad un periodo drammatico come questo: ora in più abbiamo anche la crisi economica che da quando è esplosa tre anni fa pare solo ora voglia farci scorgere (sarà vero?) i primi segni di un suo arretramento a favore di una timida ripresa. La “bagarre” tutta italiana di questi ultimi mesi che ha visto come protagonista la classe politica, che pare non rendersi conto che sta sempre più irrimediabilmente danneggiando quanto di sano è rimasto fra le nostre Istituzioni e la Società italiana, sta mettendo a dura prova anche il nostro volontariato che è costretto a vivere in apnea in attesa che “l’incendio si estingua”. E speriamo che non finisca prima il nostro ossigeno!! Un “rogo” al quale molti di noi sono costretti a reagire con una profonda forma di sfiducia e frustrazione nei confronti di coloro che dovrebbero guidarci verso un futuro migliore. E qui ben comprendiamo anche l’incertezza che grava sugli enti locali, principali sostenitori dei nostri Distaccamenti, che nel programmare il sostegno ad attività come il nostro volontariato, in aggiunta ai diminuiti fondi a loro disposizione fanno sempre più fatica a comprendere quali saranno i progetti e gli investimenti che, decisi a livello nazionale, gioco forza influenzeranno le scelte locali. Assieme alle esigenze di far funzionare i nostri distaccamenti raschiando sempre di più i fondi dei barili vuoti, noi dobbiamo far fronte anche alle incertezze delle nostre attività professionali che finora ci hanno assicurato una discreta serenità per continuare a servire la cittadinanza e mantenere le nostre famiglie.

w w w. a n v v f v. o r g Come cittadino italiano, proprio nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, non mi resta che consigliare di solidarizzare e supportare il nostro Presidente della Repubblica e le sane Istituzioni italiane affinché riescano a raddrizzare una situazione che giorno dopo giorno pare farsi sempre più critica ed ingestibile. Mi auguro che quanto ora scritto resti solo uno spiacevole ricordo al momento di presentarmi con il prossimo editoriale. Gino Gronchi V F V G E N N A I O / F E B B R A I O 2 0 11


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in questo primo numero dell’anno abbiamo subito voluto affrontare il tema dei “pannelli fotovoltaici”. Il professor Häberlin, ed i pompieri Svizzeri Claudio e Ralf, ci illustreranno i “nuovi pericoli” di queste installazioni e, nel contempo, ci aiuteranno a “rimuovere” informazioni non fondate. Il collega Giovanni Rossi – volontario a Sansepolcro, nell’Aretino – ha meritato una benemerenza per aver messo in salvo, non senza difficoltà, una diciassettenne imprigionata in un appartamento in fiamme. Ne abbiamo approfittato per tracciare la storia dei pompieri volontari della Valtiberina che, a detta di qualcuno, meriterebbero l’appoggio di un presidio “permanente”. Il distaccamento volontario di Maletto (Catania) ha spento le dieci candeline, soddisfatto il fondatore Giuseppe Parrinello che è anche consigliere della ANVVFV. A Vimercate – nella nascente Provincia di Monza e Brianza – i volontari della giovane caserma hanno inaugurato una massiccia autopompa che, secondo il comandante provinciale Milanese, sarà invidiata persino dai distaccamenti permanenti del circondario. A Broni – in una Provincia Pavese con cronica carenza di automezzi - è arrivato un nuovo automezzo fuoristrada attrezzato per i boschivi, ma la chiusura per manutenzione del vecchio ponte sul Fiume Po, ed un’autopompa dal meccanico, hanno fatto vacillare l’operatività del distaccamento…volenterosi “permanenti” hanno rinunciato ai riposi per garantire il presidio nei comuni dell’Oltrepo. In mezzo a queste importanti realtà al servizio del territorio, abbiamo affrontato il tema della mancanza di capillarità che ci fà arrivare dai cittadini bisognosi di soccorso, dopo venti, trenta e, a volte, sessanta minuti. Nel Casertano una famiglia è “uscita viva per miracolo” mentre, in provincia di Benevento, una madre e quattro figli (tra i quali due gemelli di 3 anni), sono morti tra le fiamme nella propria abitazione rurale. Non ho altro da aggiungere, buona riflessione. Ascanio direttorevfv@me.com

h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i La rivista della Federazione Svizzera dei Pompieri (118swissfire.ch), che ci fornisce preziosi contributi tecnici, ha chiesto al nostro direttore responsabile un articolo sulla realtà del volontariato pompieristico nella nostra penisola. Trovate il .PDF di quanto andato in stampa a questo indirizzo, insieme ad un archivio sfogliabile della Rivista VFV: http://issuu.com/AntonioAscanioMangano/docs V F V G E N N A I O / F E B B R A I O 2 0 11

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Cari lettori e pompieri,

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Volontari. Sodalizio che il De Rossi querelò per diffamazione. A distanza di qualche anno, il giudice di pace di Lodi, Leonardo Pedone, avrebbe condannato il rappresentante legale dellʼANVVF (60enne Piemontese, si legge sulla stampa locale, ma lʼuomo in questione non sembra essere il presidente Gronchi bensì il suo vice Colombini; pressoché coetaneo ma Milanese), a risarcire con 7.500 euro, oltre le spese legali, lʼallora comandante provinciale De Rossi. È prevedibile un ricorso: la differenza tra diritto di critica e attribuzione di un fatto non vero, infatti, è spesso sottile.

Nel mentre, il dirigente vincitore (almeno in primo grado), ha già “comandato” per un biennio a Piacenza, dove sʼè impegnato in IL GIUDICE DI PACE DI LODI DA RAGIONE ALL’EX prima persona per favorire lʼapertura di un presidio (permanente) di vigili COMANDANTE DEI POMPIERI COL PALLINO DELLA del fuoco nel Comune di Castel San Giovanni: “Un saluto ed un ringraziamento particolare esprimo al presiI vigili del fuoco volontari di Casalpusterlengo e Sant’Angelo dente della Provincia professore Lodigiano ricorderanno per molti anni il “combattivo” comandante Massimo Trespidi ed al sindaco di provinciale Giuseppe de Rossi e le sue idee “innovative” in merito Castel San Giovanni dott. Carlo all’organizzazione del soccorso tecnico urgente in Provincia di Lodi. Giovanni Capelli per lʼimpegno che hanno profuso per riuscire a concretizzare il mio primo e più importane prime incomprensioni nacquero quando, il dirigente progetto in questa provincia: quello di aprire un te neo insediato, chiese di conoscere con anticipo lʼedistaccamento permanente di Vigili del Fuoco nel satta composizione delle squadre di volontari dei due comune della Val Tidone. A questo proposito mi ha colpidistaccamenti provinciali. Richiesta che creò non poche difto lʼentusiasmo del primo cittadino di questa città al quale ficoltà “burocratiche” ai responsabili delle due caserme, auguro di cuore di riuscire a portare a termine il progetto, pare costretti a modificare (e inviare a Lodi) più volte alla con me iniziato e condiviso, anche in mia mancanza.” settimana (se non addirittura al giorno) i “listoni” con la Questo quanto dichiarato pubblicamente dal Comandante disponibilità dei volontari. È noto infatti che con il sistema De Rossi che, nel mentre, è già divenuto “ex” anche a “A chiamata”, in uso storicamente nel volontariato pompiePiacenza e si appresta a proseguire nella carriera a Rieti. ristico, il personale si avvicendi frequentemente durante la giornata a causa dʼimpegni di lavoro e studio.

“PARTENZA VELOCE”

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Per ovviare a defezioni (spesso solo presunte) tra i ranghi degli storici pompieri volontari (Santʼangelo ha già festeggiato il secolo e mezzo di attività e per i Casalesi poco ci manca), il Comandante De Rossi avrebbe anche proposto lʼattivazione di una sorta di “Partenza veloce”. Un SUV (voci parlano addirittura di un Porsche Cayenne) - attrezzato di tutto punto - da far stazionare presso la sede centrale di Lodi ma operativo (con solo personale di ruolo) su tutto il territorio Lodigiano, anche nelle zone normalmente affidate alla tutela dei VVF volontari dei due unici distaccamenti provinciali. A questa e ad altre sue iniziative “sui generis” si opposero allora irappresentanti dellʼAss. Nazionale Vigili del Fuoco

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È giunta per prima lʼautopompa Rosenbauer dalla caserma dei VVF di Carate Brianza e proprio questi volontari-profondi conoscitori del territorio - hanno poi fornito indicazioni alle squadre che stavano giungendo in ausilio.

INTERVENTO

“IN

PER I POMPIERI

QUOTA” BRIANZOLI

Il braccio di una piattaforma telescopica è ceduto proprio mentre due operai stavano eseguendo delle manutenzioni su un’antenna telefonica a 40 metri d’altezza. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco volontari di Carate Brianza, poi supportati da altre squadre. arebbe potuta finire molto peggio a due elettricisti di una ditta di Cusago che stavano per riparare alcune telecamere di videosorveglianza posizionate sullʼantenna della “Wind”, vicino al cimitero di Briosco.

S

Saliti sulla piattaforma e assicuratisi con dispositivi anticaduta, avevano esteso il braccio telescopico dellʼautomezzo sino a raggiungere unʼaltezza di circa 40 metri. Eʼ stato in quel momento che – per cause in corso dʼaccertamento – il braccio a preso a oscillare per poi andare a cozzare contro il palo della stessa antenna, incastrandosi tra ripetitori e poggiandosi sul parapetto di una sorta di ballatoio in ferro.

Proprio questo “incastro” potrebbe essere stato la salvezza dei due operai, perché il braccio sarebbe anche potuto piombare al suolo. Accortisi della situazione di pericolo, i due tecnici si sono immediatamente sganciati dalle cinture che li assicuravano al cestello, e sono saltati su quel pianerottolo metallico, attendendo poi lʼarrivo dei soccorsi.

Più tardi giungeva una seconda squadra dalla sede “mista” di Seregno, accompagnata dal “carro soccorso” (mezzo dotato di materasso pneumatico di salvataggio). Dalla sede centrale Milanese arrivavano invece il nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale), lʼautoscala da 50 metri e la vettura comando con il Funzionario di turno. I due elettricisti, una volta tratti in salvo, erano euforici a causa del pericolo scampato e hanno addirittura posato per una foto ricordo con i soccorritori.

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LA NUOVA CASERMA DEI POMPIERI VOLONTARI DI CASALPUSTERLENGO A CURA DELLA REDAZIONE

Martedi 1 febbraio presso il palazzo Comunale di Casalpusterlengo (Lodi) alle ore 15.00 è stato presentato il progetto per la realizzazione del nuovo distaccamento dei vigili del fuoco Volontari con annesso C.P.E (Centro Provinciale della Protezione Civile), e caserma del Corpo Forestale dello stato. I diversi enti verranno ospitati in un unico centro polivalente di emergenza a CASALPUSTERLENGO, all’intersezione tra la via Curiel e la Strada Statale 234, nel quartiere Ducatona.

opo i progetti rimasti a lungo sulla carta, ora cʼè finalmente un documento che sancisce un primo accordo tra le istituzioni, permettendo lʼavvio ufficiale dellʼiter. «La convenzione tra Comune e Provincia di Lodi è già stata approvata dalla Giunta.» ha annunciato lʼassessore ai lavori pubblici Luca Peviani, già capo distaccamento dei pompieri volontari Casalesi e consigliere nazionale dellʼANVVFV, oggi Ufficiale Volontario VVF in servizio nella caserma di Casalpusterlengo.

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Allʼinterno della nuova struttura, potrebbe sorgere pure il comando di polizia provinciale. Lʼoperazione è abbastanza complessa: la vecchia caserma di piazza Repubblica, di proprietà della Provincia, dovrà essere dismessa e venduta per ricavare i fondi necessari e dirottarli sul nuovo intervento. Peviani parla di unʼoperazione da oltre un milione di euro alla quale dovrebbe partecipare anche la Regione. La cessione dei circa 12mila metri quadrati di superficie che ora ospitano i pompieri potrebbe preludere ad una trasformazione residenziale e commerciale della zona. Lo conferma il sindaco Flavio Parmesani. «Definiremo un bando unico per cercare il compratore dellʼex caserma che, a sua volta, metta in cantiere la realizzazione della nuova struttura come una sorta di permuta». STORIA DEL DISTACCAMENTO VVF VOLONTARI DI CASALPUSTERLENGO Il 12 novebre 1868 con atto n°2544, la Giunta Municipale di Casalpusterlengo presenta al Consiglio

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Casalpusterlengo nel 52° Comando Provinciale di Milano. Nel 1956, grazie allʼinteressamento del Sindaco Maria Bernabei viene costruita la nuova caserma ubicata ancora oggi in via P.Carlo dʼAbbiategrasso, 1 sede del distaccamento volontario e della delegazione dellʼAss. Naz. VVF volontari.

Dal 1996 il distaccamento volontario passa alle dipendenze operative del Comando Provinciale di Lodi con un organico di 35 vigili volontari, un Capo Squadra ed il Capo Distaccamento.

comunale il progetto di Regolamento sullʼIstituzione del Corpo dei Civici Pompieri Del Consorzio di Casalpusterlengo, regolamento che stabilisce i doveri e i diritti del Corpo dei Pompieri annesso alle macchine idrauliche .

È doveroso ricordare ciò che le amministrazioni comunali del Basso Lodigiano hanno messo in atto per ovviare a certe lacune e necessità del vigili volontari. Ad esempio i cerca-persone che forniti ad ogni vigile hanno contribuito ad accelerare i tempi di intervento.

Nasce con questo atto definito il 25 novembre 1868 il CORPO DEI POMPIERI VOLONTARI di Casalpusterlengo.

Al termine della prima guerra mondiale (1915-18) i Corpi dei Pompieri vengono affidati alle amministrazioni delle province, sino alla creazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che inserisce

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“PERMANENTI”

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D I S TA C C A M E N T I a sempre, la regola dʼoro del Corpo Nazionale (o Ogni autista che si rispetti vorrebbe trasportare il proprio meglio la procedura adottata da quasi tutti i equipaggio su un mezzo, anche se non proprio modercomandi provinciali) prevede che ai distaccano, quanto meno sicuro. Unʼautopompa OM 160 (in promenti volontari si assegnino gli automezzi meno moderduzione dal 1974 allʼottanta) – pur mitica e romantica ni del parco. Il ragionamento quanto si voglia – è una non è certo sbagliato permacchina che ha fatto la sua I vigili del fuoco volontari di Broni, ché, di norma, le squadre storia, a maggior ragione già penalizzati da un parco automezzi permanenti svolgono il magquando il maggior numero di vetusto e da una cronica mancanza di gior numero di chilometri (e chilometri è stato percorso a autisti con patente di terza categoria, si quindi dʼinterventi di soccor“pieno servizio” presso sono ritrovati a “mezzo servizio” e coi so) ed è corretto che abbiadistaccamenti permanenti “permanenti in casa”. Ciò per via della no in dotazione “macchine” (cittadini o provinciali) con chiusura, per messa in sicurezza, dello moderne e sicure. notevole o discreta attività storico ponte che collega la bassa interventistica. Pavese e le colline dell’Oltrepò. Intanto A tutti piacerebbe sfrecciare la Onlus “Amici dei Pompieri” è riuscita su camion “ultimo grido” ma Gli incidenti col coinvolgiad acquistare un Land Rover ma questo possono permetterselo solo mento di mezzi antincendio è attrezzato per i soli incendi di bosco. i volontari di quelle caserme non sono infrequenti e – iroche hanno la fortuna dʼaver nia della sorte – due colleghi a che fare con municipalità disposte a mettere da parte volontari, nellʼultimo quinquennio, hanno perso la vita “i campanili”, pur di garantire un soccorso adeguato alla proprio a bordo di due OM 160. Anche per via di questi popolazione. Le sole iniziative delle Onlus (appositatristi episodi, il “Coordinamento Regionale Lombardia mente costituite per dare man forte ai distaccamenti) ANVVFV”, ha deliberato la “sollecitazione”, presso la raramente sono sufficienti per poter acquistare mezzi Direzione Regionale VVF, per la sostituzione dei vecchi pesanti attrezzati che spesso hanno un costo superiore automezzi ancora in servizio presso le caserme di ai 250mila euro. volontari (OM 150; 160 e 79.13).

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D I S TA C C A M E N T I Rosenfire secondo le indicazioni degli stessi vigili volontari e col supporto tecnico di Beppe Durosini e Mattia. Ora sarà più semplice addentrarsi nei boschi e percorrere campi, quando chiamati per lʼincendio di arbusti e sterpi.

IL PONTE

DELLA

BECCA

UNISCE LA SPONDA DELLA BASSA PAVESE CON QUELLA

DELL’OLTREPO PAVESE NEL PUNTO IN CUI IL FIUME

TICINO

CONFLUISCE NEL

“La carenza degli automezzi interessa tutta la Regione Lombardia ed in particolare la provincia di Pavia – ha dichiarato al quotidiano La Provincia Pavese, Luca Gerardi, consigliere dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari – sʼintende, a breve, effettuare unʼindagine presso tutti i distaccamenti per una verifica dello stato generale. Poi ci muoveremo congiuntamente con gli organi competenti”, ha sottolineato Gerardi, precisando che non cʼè lʼintenzione di recarsi nei comandi con volontà inquisitoria, ma che lʼobiettivo è quello di creare una collaborazione reale.

PO

Unʼaltra nota dolente riguarda lʼoperatività del presidio di Broni, attivo da ormai dieci anni. Dei 25 volontari soltanto due sono in possesso della patente di terza categoria , per giunta, entrambi gli autisti, sono quelli che abitano più lontano (fuori paese). Proprio per questo motivo a Broni non cʼè ancora una “partenza H24” anche se lʼimpegno dei volontari non manca. I “corsi patente” -presso il Comando

Un “Progetto Autopompa” in realtà la Onlus “Amici dei Pompieri di Broni” lʼha già messo in cantiere da un pezzo (trazione integrale; 6,8 mt. Di lunghezza; 8 posti in cabina e serbatoio idrico da 4mila litri). Lʼautomezzo, completo di attrezzature, costerebbe circa 300mila euro, decisamente tanti da raccogliere coi proventi di sagre e lotterie; seppur gli “Amici dei Pompieri” di Broni siano stati votati quale associazione più amata dellʼintera provincia Pavese con quasi 49mila preferenze (e settemila voti di scarto dalla seconda associazione in classifica). A Broni i 25 pompieri volontari cercano di tirare avanti col bravo OM160 ma son già rimasti appiedati ad agosto e a novembre, in questʼultima occasione restano senza autopompa per sette giorni e poi riescono a metterci una pezza con mezzi presi in prestito dai colleghi volontari di Garlasco e Mede Lomellina. Intanto, coi fondi raccolti nellʼultimo biennio, lʼAAPB ha appena inaugurato un Land Rover Defender allestito da

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BEPPE DUROSINI


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D I S TA C C A M E N T I Provinciale di Pavia- non sono frequentissimi (anche a causa di scarsità dʼistruttori professionali di guida) e, quasi sempre, le lezioni vengono tenute in orario diurno, non proprio agevole per dei volontari che hanno tutti unʼattività professionale.

Le sfortune non arrivano mai sole e, dal 15 di novembre, è stato chiuso lo storico “Ponte della Becca”, il gigante dai piedi dʼargilla, simbolo del Pavese che sovrasta la confluenza tra il Ticino e il grande fiume. Costruito nel 1912, in sostituzione del precedente ponte di barche, è lungo poco più di un chilometro e, ora come allora, snodo viario dʼimportanza decisiva per i collegamenti con le aree a sud del Po. In novembre i tecnici avevano notato un “disassamento” di alcune giunture ed avevano ipotizzato persino un rischio di crollo improvviso. Regione e Provincia avevano quindi stanziato dʼurgenza due milioni e mezzo di euro (50 operai e 20mila ore di lavoro) per eseguire le opere di consolidamento del gigante di ferro.

IN

APERTURA, SOTTO IL

PONTE DELLA BECCA, E IN QUESTA PAGINA IL LAND ROVER DEFENDER 90PU HEAVY DUTY CON VERRICELLO ANTERIORE E GANCIO DI TRAINO DOPPIO, ALLESTITO DALLA ROSENFIRE CON MODULO A T DA 400 LT. IN VETRORESINA E POMPA BENZINA CON ACCELERATORE AUTOMATICO. POMPA ALTA PRESSIONE 50 LITRI, 40 BAR AUTOADESCANTE, NASPO COMPLETI DI 100 METRI DI TUBO SPECIALE ALTA PRESSIONE, INNESTO RAPIDO, PISTOLA NEBULIZZATRICE TIPO MITRA, CORREDO DI ASPIRAZIONE. L’ALLESTIMENTO È STATO COMPLETATO DA UNA PERSONALIZZAZIONE STUDIATA CON MATTIA E BEPPE DUROSINI E REALIZZATA DALL’INGEGNERE DELLA ROSEN E SI TRATTA DI UN VANO PASSANTE DELLA LARGHEZZA DEL MEZZO NEL QUALE

Comandante provinciale -ha spiegato a La Provincia Pavese il CS Giuseppe Mastropietroaffinché si potesse disporre di un gruppo di vigili, che garantisse una partenza da Broni. Lʼingegner Fabrizio Piccinini si è mobilitato presso il Ministero degli interni e la Regione Lombardia per reperire i fondi necessari per pagare i nostri uomini, che oggi dovrebbero essere in riposo, ma hanno preferito fare uno straordinario per assicurare la loro presenza nellʼOltrepò orientale».

Pur di garantire un serviESTINTORE, SEGHE, ASCE, FLABELLO, BADILE CASSETTA ATTREZZI, MOTOSEGA ED EVENTUALMENTE ALTRO MATERIALE zio continuativo al di qua ALL’OCCORRENZA. della sponda, i volontari di IL MEZZO È STATO ACQUISTATO DALL’ASSOCIAZIONE AMICI Broni avevano chiesto DEI POMPIERI DI BRONI, CON IL CONTRIBUTO DEI COMUNI E aiuto agli altri distaccaDEI CITTADINI E DAI RICAVATI DELLE MANIFESTAZIONI SVOLTE menti volontari del NEL 2009-2010. Pavese (Casorate Primo, IL COSTO COMPLESSIVO È STATO DI CIRCA 33.000 € Garlasco, Robbio, Mede Lomellina, e Mortara), La squadra, composta da disposti a inviare uomini in rinforzo per garantire lʼopevigili permanenti del Comando di Pavia e dei distaccaratività diurna (col ponte chiuso la squadra di Pavia menti di Vigevano e Voghera, è operativa dal lunedì al avrebbe impiegato troppo tempo a raggiungere i comuvenerdì, dalle ore 8 alle ore 20 e giunge a Broni tutte le ni della bassa). Si ventilò lʼipotesi di un “richiamo in sermattine a bordo di un Iveco Magirus Eurofire, non provizio” per quei volontari disposti a coprire i turni Bronesi prio fiammante ma neppure “storico” come il “mitico OM –in effetti gli uomini “di rinforzo” avrebbero dovuto 160”. assentarsi dal lavoro in maniera continuativa per garantire il funzionamento giornaliero del presidio. Intanto cinque vigili butunon (di Broni in dialetto), stanno frequentando il corso per ottenere lʻabilitazione alla Per risolvere il problema della “tempestività nei soccorguida dei mezzi pesanti in servizio di soccorso. Quando si”, durante il periodo di chiusura del ponte, si sarebbeavranno la patente in tasca potranno tentare di garantiro anche mobilitati un gruppo di vigili permanenti, dispore le sognate 24 ore continuative. sti a rinunciare ai propri giorni di riposo pur di garantire “continuità” a Broni. Nel mentre, il 30 dicembre scorso, il Ponte della Becca è stato riaperto al traffico (a tempo di record) ma il pre«I nostri sindacati hanno fatto pressione presso il sidio dei “permanenti” di Pavia, permane. POSSONO ESSERE ALLOGGIATE LE ATTREZZATURE QUALI

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LASCIATE

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OGNI SPERANZA

O VOI CHE ENTRATE... IN AUTOSTRADA

A CURA DELLA REDAZIONE

Un venerdì 17 nero (o meglio imbiancato) quello vissuto da migliaia di automobilisti avventuratisi sulla A1 nel tratto Arezzo/Firenze, nello scorso mese di dicembre. Abbandonati per venti ore, costretti a dormire in auto col motore acceso ed un occhio aperto sulla lancetta del carburante. Sui pannelli luminosi di Autostrade per l’Italia pare vi fosse scritto soltanto: “BUON VIAGGIO”.

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I L B E L PA E S E “Per la irresponsabilità di pochi cittadini abbiamo una condizione di disagio per molti”. Così il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, riassume le cause del caos che si è creato il venerdì 17 dicembre sulle autostrade, soprattutto in Toscana, per colpa del maltempo. “Le autorità preposte, ha spiegato Gabrielli intervistato da SkyTg24, avevano avvertito la popolazione, ma a fronte di questa sensibilizzazione e allerta registriamo unʼutenza che non si preoccupa di essere informata sulla condizione delle strade, entra in autostrada e anche se sui banner elettronici cʼè scritto ʻcatene a bordoʼ o ʻgomme da neveʼ si va avanti imperterriti, si accetta il rischio come una riffa. Poi arriva la precipitazione, i mezzi si intraversano e ci si chiede di portare bevande calde e coperte, e ci si lamenta pure dei ritardi”. Dunque, a detta del nuovo capo della protezione civile, cittadini incoscienti ma comunque soli per circa 20 ore al freddo, costretti a dormire in macchina senza generi di conforto o informazioni, e soprattutto indignati perché i pannelli autostradali non hanno fornito informazioni corrette agli automobilisti che sono entrati non sapendo che invece era tutto bloccato. Eʼ quanto hanno subito migliaia di automobilisti ʻavventuratiʼ sulla A1, nel tentativo di raggiungere Firenze da Arezzo, erano caduti solo pochi centimetri di neve.

Tanti quelli che hanno raccontato in diretta alle radio la loro disavventura. ʻʼQuando sono entrato in autostrada spiega un automobilista fiorentino - intorno alle 14:30 ad Arezzo per andare nel capoluogo i pannelli indicavano code a Firenze Sud ma invece dopo poche centinaia di metri eravamo già tutti fermi. Dopo ore sono riuscito ad arrivare al casello Valdarno ma non si poteva uscire perché era stato chiuso il traffico in uscita. Sconvolge aggiunge - che ancora ieri sera i pannelli dellʼautostrada parlassero di code e invece era tutto fermoʼʻ. Alle 10 del giorno successivo lʼautomobilista era ancora allʼaltezza di Incisa (Firenze). “Nessuno è passato a dare informazioni o portare generi di conforto. Solo il 18 sono arrivati 3 soldati a piedi a portare qualcosa. Da tempo si sapeva di questa nevicata e serviva un poʼ di buonsenso, questo anche da parte di automobilisti e camion che non dovevano mettersi in marcia senza catene. Non credo che in Germania o in altri Paesi una cosa del genere sarebbe potuta succedere ma siamo in Italiaʼʻ. I più ʻfortunatiʼ, è stato spiegato, sono quelli che sono rimasti bloccati vicino a un autogrill dove hanno potuto ristorarsi e cʼeʼ anche chi si eʼ fatto chilometri a piedi nella neve pur di raggiungere un the caldo e un caffeʼ. Anche Elena, di Arezzo, si è messa in marcia, alle 14 da Subbiano (Arezzo) ed eʼ rimasta bloccata per tutta la

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notte vicino a Incisa. La sua ʻodisseaʼ eʼ fortunatamente terminata perchè alle 12, dopo 22 ore, è giunta al casello di Firenze sud. ʻʼLa notte è stata lunga -spiega- nessuno è venuto a soccorrerci e portare coperte, cibo, acqua, o a sentire come stavamo. La situazione ha iniziato a migliorare lʼidomani mattina, e dal tratto di San Donato in poi la strada era finalmente sgombraʼʻ. Non è andata comunque meglio ad altri automobilisti che dovevano raggiungere Firenze anche da Bologna. Sebastiano è partito venerdì alle 13:30, su un pullman insieme ad altre 40 persone, da Torino per raggiungere il capoluogo toscano. ʻʼArrivati allʼaltezza di Bologna ci hanno fatto deviare a Borgo Panigale e abbiamo dovuto trascorrere la notte in hotel. Sabato mattina siamo ripartiti ma era tutto fermo. Abbiamo impiegato 24 ore per fare 400 chilometri. Certo che ogni volta che bisogna fare lʼAppennino per arrivare a Firenze viene in mente il sommo poeta fiorentino Dante Alighieri: ʻLasciate ogni speranza o voi che entrateʼʻʼ. LOGISTICO DI RISTORO SULLA

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MORIRE

TRA LE

MURA DOMESTICHE Una madre e i suoi 4 figli, tra cui due gemellini di 3 anni sono morti in un incendio, divampato in un casolare di Cusano Mutri (Benevento), nella notte del 18 dicembre. Le fiamme si sarebbero sviluppate da una scintilla scaturita dal camino acceso.

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enoveffa Vitelli, 44 anni, e i figli Simone (26), Giovanni (24), e i gemellini Antonio e Carlo Tammaro (3 anni) sono morti nel rogo che ha devastato lʼabitazione. Vigili del fuoco e carabinieri sono ancora sul posto per i rilievi necessari al Pm Giovanni Tartaglia Porcini, che ha aperto un fascicolo sullʼaccaduto. Ma, secondo la prima ricostruzione fatta dai pompieri dellʼaccaduto, allʼorigine della tragedia una scintilla partita dal camino di casa, lasciato acceso per il freddo, che avrebbe provocato un primo principio di incendio che si eʼ propagato fino alla bombola del gas, causando anche una esplosione. Il marito della donna, Rocco Tammaro, 51 anni, si è salvato gettandosi da una finestra, ed è riuscito anche a portare via dalla casa colonica il padre Simone, 85 anni. Purtroppo per gli altri 4 componenti della famiglia non cʼè stato nulla da fare, anche se, dicono i Vigili del Fuoco di Telese Terme che sono intervenuti ed hanno domato le fiamme, le posizioni dei corpi indicano che erano usciti dai rispettivi letti e avevano tentato di mettersi in salvo, finendo probabilmente intossicati dalle esalazioni sprigionate dal rogo. Le salme sono a disposizione dellʼautorità giudiziaria allʼospedale di Benevento Rummo, dove stanno arrivando tutti i parenti della famiglia. I coniugi Tammaro erano agricoltori e allevatori, con una loro piccola azienda; i figli più grandi, Simone e Giovanni, lavoravano per una azienda del settore rifiuti. (AGI) .

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Il Commento: In merito allʼincendio avvenuto lʼaltra notte nel casolare di Cusano Mutri, sʼè scritto di una famiglia distrutta e di un papà disperato nel tentativo di sottrarre dalle fiamme tutti i suoi affetti. Sʼè detto di disattenzione, di pericolosi incidenti domestici, e di quella dannata idea (ma dovevano pur scaldarsi) di lasciare il caminetto acceso durante la notte. Vuoi la “modestia” di un lavoratore dei campi “che vive della giornata”, la mediocrità di unʼabitazione rurale come quelle dʼaltri tempi. Non ci si chiede però, dopo quanti minuti dallʼallarme sia giunta la prima squadra di vigili del fuoco. Non cinque, non dieci e neppure quindici, dato che la caserma più vicina è quella di Telese Terme che si trova a 20 chilometri di strada, e non proprio tutta diritta. E quei primi cinque pompieri, dopo quanto avranno ricevuto rinforzi, se le squadre in ausilio erano partite da Benevento che è distante cinquanta chilometri? Pensiamo alla fatalità, al caso fortuito, alla disgrazia ma - dato che sono morti, soffocati o bruciati, anche due gemelli di tre anni - in un Paese civile, dovremmo anche fare dellʼanalisi costruttiva. Se un evento simile fosse accaduto in Provincia di Aosta, Bolzano o Trento (Regioni e province autonome), lʼepilogo sarebbe stato comunque così drammatico? Anche in quelle zone montane vi sono “abitazioni rurali” (Alpi, Baite, Malghe, Masi). In quelle regioni, però, ogni Comune (anche quello con soli 50 abitanti) ha la sua brava casermetta di pompieri volontari (in Alto Adige vi sono presidii anche nelle frazioni). Cittadini addestrati che, al momento dellʼallarme, corrono in soccorso di altri cittadini; vogliamo pensare in quanto tempo giungano sul luogo di un sinistro o dopo quanti minuti ricevano “rinforzi” dai paesi confinanti? In Italia non ci sono “pompieri comunali” ma un unico Corpo Nazionale, formato quasi esclusivamente da personale di ruolo, affiancato si da circa 6mila VVF volontari. Noccioline se si pensa che proprio 6000 sono i pompieri volontari della sola provincia di Trento e quella di Bolzano ne conta diecimila di più. Non è dato sapere se tragedie come quella del Beneventano avrebbero potuto essere evitate o ridotte ma, nel frattempo, i cittadini Italiani di circa 2.000 Comuni con oltre 1.000 abitanti, per un totale di 11 milioni di persone, non riescono ancora a ricevere un soccorso dai Vigili del Fuoco entro 20 minuti, con punte estreme dʼattesa che arrivano sino a due ore.

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MOSTRE

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QUADRI

DEDICATI AI POMPIERI DALLA GENTE COMUNE DI

S ERGIO S ALEMI (VF

PERMANENTE IN SERVIZIO A

M ILANO ,

GIÀ

VF

VOLONTARIO )

Sessantuno cittadini con la passione per la pittura h a n n o r e a l i z z a t o 11 5 o p e r e d e d i c a t e a l l ʼ o p e r a d e i vigili del fuoco italiani. I quadri sono stati esposti al raduno nazionale di Cortina ed uno di questi ha fatto da sfondo sul palco delle conferenze.

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MOSTRE quartiere Forlanini - Monluè, edificato a cavallo degli anni cinquanta e sessanta ad Est della metropoli lombarda, è un quartiere residenziale, relativamente giovane, i cui edifici sono immersi nel verde, ed è circondato a Nord-Est dai parchi pubblici Forlanini, Lambro e Monluè, e dallʼaeroporto E. Forlanini che fa parte del parco Idroscalo. Negli anni sessanta, i nuovi arrivati, assegnatari degli appartamenti dellʼI.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari) provenienti da altre zone della città ed in maggioranza giovani cercarono di conoscersi, di associarsi secondo le loro passioni, dando un modesto contributo alla crescita organizzata del quartiere. Gli appassionati di pittura erano da tempo alla ricerca di una sede sociale che potesse consentire incontri culturali in un ambiente con caratteristiche peculiari. Con lʼavallo del Parroco, Don Piero Carnelli, e del suo presidente, il giornalista Franco Emide, nacque, presso la Parrocchia di San Nicolao della Fluè, la Sezione Artistica del Centro Culturale Forlanini. A dirigere il gruppo di appassionati del pennello, il prof. Cesare Bergonzi, insegnante allʼAccademia Cimabue di Milano. Allʼepoca non tutti gli appassionati di pittura avevano la possibilità di frequentare accademie dʼarte o di essere guidati da maestri, e per chi fa della pittura unʼattività limitata, il bisogno di avere vicino a casa un luogo in cui incontrarsi con altri appassionati per apprendere nuove tecniche era molto sentito. Il Centro Culturale Forlanini, che nacque in seno alla nuova parrocchia di San Nicolao della Flùe in via Dalmazia , percepì questa carenza ed in occasione dei festeggiamenti di S. Nicolao il 30 maggio 1971, allestì la Prima Mostra collettiva di Pittura, alla quale parteciparono 18 pittori. Era il primo nucleo di associati della Sezione Artistica, presieduta dal prof. Cesare Bergonzi, insegnante allʼAccademia Cimabue di Milano. La denominazione del sodalizio variò poi in “Gruppo Artistico Forlanini Monluè” che come logo utilizzò il campanile dellʼAbbazia di San Lorenzo in Monluè. Qui, col tempo, maturò lʼidea di dedicare alcune opere ai pompieri. Nacque di conseguenza una collezione, unica nel suo genere, realizzata da 61 artisti e formata da 115 opere (ovvio il riferimento al numero telefonico dei VVF); quadri di 60 cm. X 80 cm. realizzati con le più diverse tecniche (tempera, olio, acquerello...). Si tenga conto che nessuno degli artisti che ha partecipato a formare questa collezione nulla ha avuto mai a che fare con il corpo dei vigili del fuoco se non maturare in cuor proprio una grande stima per lʼopera da loro svolta. Le opere, dopo la presentazione ufficiale al

IL

raduno nazionale dei VVF tenutosi a Cortina, rimarranno a disposizione del Comando Provinciale Milanese, ma i pittori sarebbero felici se i quadri divenissero una mostra itinerante. I Q U A D R I S O N O S TAT I R E A L I Z Z AT I D A : AGUZZI LAURA A P R I L E G I O VA N N I BALLERANI PIERGIORGIO BARBERI LUISELLA BARONE TERESA B AT TA G L I N I G I A N N I BELLONI ENRICA B E T T O E VA B E R E T TA R O B E R T O B I A N C H I D O N AT E L L A BOCCHIOLI LUCIANO B O N A F E ʼ W A L LY BRANDO ANNA B R AV I I S M A E L E BRUNO TERESA BULGARI ORNELIO BUSA CARLO BUSONI MARCO CALDARA BRUNO CAPUTO MONICA C A S I R A G H I S I LV E R I A C AV E N A G H I G I A N P I E T R O CHIERICHETTI LAURA C I C C A R O N E R A F FA E L E COLOMBO VIRA C O R F I AT I L I L I A N A C R I P PA M A N U E L A DARAGUSA VINCENZO DENTE DANIELA DESTRO CARLO D I TA R A N T O I S A B E L L A D O S S I F A U S TA F E R R A D I N I M AT I L D E G A S PA R I N I I TA L A GIANAZZA GIULIA GIUSSANI ENRICO GUZZARDELLA ACHILLE KIRCHNER HELGA LANDI LORELLA LAUDANI DOMENICO LEONE ROSALIA MALETTI LETIZIA MAGGI ANNA MAZZOCO PINUCCIA MESITI GIORGIO NICOLETTI MARIA PA R E N T I D AV I D E PINTORE ORSOLA PRINA ROBERTO PROIETTI ANGELA RAPETTI GIANCARLO R I VA PRIMO R O TA E G I D I O RUBBI MARCO S A N F I L I P P O S I LVA N A S A N T I N E VA SPERANZA ADRIANA T R AV E R S O G I U L I A TUMBIOLO GRAZIELLA ZACCARI CARLO ZOPPI ENZO

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Installazioni solari termiche o fotovoltaiche: la differenza Quando si parla di installazioni solari è necessario fare una distinzione fondamentale tra le installazioni solari termiche e le installazioni fotovoltaiche. È vero che sia le installazioni solari termiche che le installazioni fotovoltaiche comportano dei rischi, ed è anche vero che il numero di edifici equipaggiati di tali installazioni è in aumento.

In caso dʼincendio, le installazioni solari e fotovoltaiche possono rappresentare un pericolo per i pompieri se non vengono rispettate alcune regole che permettono di far fronte allʼevento senza correre rischi.

PERICOLO

SUL

TETTO

Da quando alcuni quotidiani hanno parlato del problema dei pericoli corsi dai pompieri, durante gli interventi con presenza di installazioni fotovoltaiche, sono numerosi i vigili che non sanno più bene cosa fare. La polemica presente nei media ha diffuso rapidamente informazioni non fondate. È quindi urgente trattare il tema in modo obiettivo. Con la collaborazione di: 118 swissfire.ch “Giornale dei pompieri svizzeri”

CLAUDIO MIGNOT, redazione RALF SOMMER, corpo pompieri professionisti di Winterthur HEINRICH HÄBERLIN, professore responsabile del laboratorio di

fotovoltaica presso la Hochschule für Technik und Informatik di Berna

Il presente articolo è stato scritto con la collaborazione di Heinrich Häberlin, professore, dottore e responsabile del laboratorio di fotovoltaica presso la Hochschule für Technik und Informatik di Berna. Il suo contenuto si basa sulla vasta esperienza del professor Heinrich Häberlin e dei suoi collaboratori, su tutti i documenti disponibili relativi alla sicurezza elettrica, sulle esperienze vissute e sulle raccomandazioni emesse dai responsabili dei corpi pompieri in Svizzera e allʼestero.

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Generalmente la confusione inizia già con la designazione delle installazioni. La nozione di «installazione solare» è generica e copre sia le «installazioni solari termiche» che le «installazioni fotovoltaiche», che sono due cose diverse. Per incominciare, occupiamoci delle installazioni solari termiche. Contrariamente alle installazioni fotovoltaiche, queste installazioni servono a produrre calore. Sono composte da collettori solari a forma di condotte nelle quali circola dellʼacqua con aggiunta di antigelo. La radiazione solare riscalda il liquido. Una pompa ausiliaria porta il liquido a uno scambiatore tramite il quale il calore viene immesso nel circuito di riscaldamento che il più delle volte comprende anche un serbatoio dʼacqua dalle dimensioni variabili. Il risultato finale è lʼacqua calda sanitaria utilizzata per il riscaldamento, per lavare i piatti o per farsi la doccia. Se la radiazione solare è debole, lʼenergia termica supplementare necessaria viene fornita da un impianto di riscaldamento.

Il sole, unʼofficina elettrica Le installazioni fotovoltaiche invece producono elettricità. Esse funzionano nel seguente modo: quando un modulo fotovoltaico viene esposto alla luce del sole, il materiale semiconduttore delle cellule solari che lo compongono incomincia a produrre della corrente continua (CC). La corrente continua dei vari pannelli viene trasportata a un


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ondulatore per essere trasformata in corrente alternata (CA) in modo da poterla immettere nella rete elettrica dellʼedificio e quindi utilizzarla direttamente alla presa. Se lʼinstallazione è collegata alla rete, la corrente elettrica eccedente viene immessa nella rete pubblica passando da un contatore, mentre le installazioni isolate (capanne di montagna, edifici isolati senza raccordo alla rete elettrica pubblica) che producono elettricità esclusivamente per il loro uso e consumo, stoccano lʼelettricità in eccesso in accumulatori previsti a questo scopo.

Una centrale sul tetto È facile vedere se un edificio è equipaggiato oppure no di unʼinstallazione fotovoltaica. Prima di tutto, cʼè la presenza di una «centrale elettrica» sul tetto – unʼinstallazione che crea non pochi problemi. Esistono, in effetti, molti tipi di installazioni fotovoltaiche, quindi i pompieri che sono chiamati a intervenire non si troveranno sempre dʼinnanzi allo stesso genere di impianto. Questo elemento complica alquanto lʼelabora-

SE L’INSTALLAZIONE

È COLLEGATA ALLA RETE, LA

CORRENTE ELETTRICA ECCEDENTE VIENE IMMESSA NELLA RETE PUBBLICA PASSANDO DA UN CONTATORE.

zione di standard per la condotta dellʼevento. Inoltre le installazioni fotovoltaiche non possono semplicemente essere staccate attraverso un interruttore di sgancio. Un modulo produce una quantità, più o meno importante, di elettricità per tutto il periodo durante il quale resta esposto alla luce e questo proporzionalmente allʼintensità della radiazione (molta elettricità se la radiazione è intensa, poca elettricità se la radiazione è debole). Le installazioni più recenti sono munite di un interruttore (generalmente a livello dellʼondulatore) che permette di staccare lʼinstallazione fotovoltaica (corrente continua) dallʼondulatore. In questo modo, la corrente continua che circola nella condotta di corrente continua viene interrotta e gli eventuali archi elettrici di tensione nella linea o nei moduli si spengono. Invece nei pannelli solari, la linea di corrente continua, così come i cavi che portano la corrente allʼinterruttore restano sotto tensione poiché finché i pannelli rimangono esposti alla luce, continuano a fornire elettricità. Così, anche la corrente elettrica che circola nella condotta che va dallʼinterruttore allʼondulatore viene interrotta.

Non è più pericoloso di una rete domestica a corrente alternata Fondamentalmente unʼinstallazione fotovoltaica non danneggiata non rappresenta alcun pericolo. La situazione diventa delicata solo quando dei moduli fotovoltaici, dei cavi o dei pezzi di cavo non isolati sono sotto tensione. Se un pompiere tocca una parte dellʼimpianto sotto tensione, può essere vittima di una folgorazione che può avverarsi fatale. La situazione è identica se si penetra in un locale inondato nel quale si trovano degli elementi sotto tensione ricoperti dʼacqua. La tensione

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scivolare dal tetto come fossero lastre di neve. Se un tetto con una grande superficie è ricoperto di pannelli fotovoltaici, questi ultimi formano praticamente un «tetto sul tetto» che riduce fortemente lʼaccesso alla copertura ostacolando i lavori di spegnimento a livello del solaio. In effetti, senza un accesso diretto alle tegole, diventa quasi impossibile scoprire il tetto per permettere lʼevacuazione del fumo e del calore o ancora per combattere le fiamme in modo mirato. Inoltre lo spazio vuoto tra il tetto e i pannelli fotovoltaici può produrre un effetto ciminiera e favorire quindi la propagazione e lʼestensione dellʼincendio.

ATTENZIONE ALLO SCIVOLAMENTO DEI PANNELLI. SE GLI ANCORAGGI SONO DANNEGGIATI, IN CASO DI INCENDIO O DI FORTI RAFFICHE DI VENTO, I MODULI FOTOVOLTAICI POSSONO STACCARSI E SCIVOLARE DAL TETTO COME LASTRE DI NEVE.

può raggiungere 1000 volt. Secondo le norme in vigore, una tensione continua di 120 volt può già essere pericolosa per una persona non protetta. Bisogna tuttavia precisare ancora due cose: nella bassa tensione (corrente alternata = 1000 volt, corrente continua = 1500 volt), quello che è pericoloso non è tanto la tensione in se, quanto la circolazione dellʼelettricità attraverso il corpo che può causare problemi cardiaci provocando una fibrillazione ventricolare. Invece le contrazioni muscolari indotte dal contatto con la corrente alternata, e che impediscono di lasciare la presa sulla fonte della corrente, non si producono con la corrente continua. Bisogna inoltre notare che la corrente continua (quindi ininterrotta per definizione) è da quattro a cinque volte meno pericolosa della corrente alternata. Considerato quanto precede, se ne può dedurre che il pericolo proveniente da una tensione di circa 1000 volt di corrente continua è paragonabile a quello di una rete di corrente alternata sotto tensione di 230 V/400 V.

Scorrimento pericoloso I pericoli tuttavia non provengono esclusivamente dallʼelettricità. Unʼinstallazione fotovoltaica montata su un tetto significa anche un aumento del carico su questʼultimo e, se le travi sono state danneggiate dallʼincendio, ci si può trovare rapidamente in presenza di un problema di statica. In assenza di impianti fotovoltaici sul tetto, una data situazione è del tutto esente da pericolo. La stessa situazione con presenza di pannelli fotovoltaici rappresenta un elevato rischio di crollo. Un altro pericolo in presenza di tetti inclinati è dovuto al rischio di scivolamento dei pannelli come lastre di neve. Se gli ancoraggi sono danneggiati in caso di incendio o di forti raffiche di vento, i moduli fotovoltaici possono staccarsi e

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Cocci e liquidi cocenti Osservando da vicino i pannelli fotovoltaici e i collettori solari, si constata che sono ricoperti da un fine strato di vetro che può scoppiare sotto lʼeffetto del calore sprigionato da un incendio. I piccoli cocci di vetro roventi vengono proiettati a grande velocità a vari metri di distanza e possono ferire il personale dʼintervento. Inoltre, se i collettori solari sono danneggiati, può fuoriuscirne un liquido che, durante il giorno, può raggiungere una temperatura superiore a 200 ºC. Il pericolo persiste durante la notte poiché, dopo una giornata fortemente soleggiata, la temperatura può ancora raggiungere i 90 ºC. Inoltre, in un edificio riscaldato esclusivamente con energia solare, può esserci un serbatoio contenente un gran volume dʼacqua a 90 ºC (il più gran serbatoio attualmente in servizio in Svizzera in un edificio adibito ad appartamenti, ha una capacità di 200 m3!). In caso di fuga improvvisa, lʼacqua calda che fuoriesce nellʼedificio rappresenta anchʼessa un pericolo. Le installazioni solari termiche non presentano invece alcun pericolo in rapporto con lʼelettricità. Cosa fare? Innanzitutto bisogna ricordarsi che, contrariamente al semplice cittadino, i pompieri dispongono di un efficace equipaggiamento di protezione personale (DPI). Come per ogni altro evento, anche lʼintervento in caso di incendio in un edificio equipaggiato con un impianto fotovoltaico deve assolutamente iniziare con una meticolosa ricognizione. Il fatto che esistano diversi tipi di installazioni rende la situazione iniziale particolarmente complessa. Alcune installazioni sono munite di interrut-

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tori separati, e per la corrente continua e per quella alternata, altri invece non ne hanno affatto. Affinché le forze dʼintervento possano lavorare in condizioni di sicurezza, lʼobiettivo principale deve sempre essere quello di staccare tutto quello che può essere staccato. Attenzione tuttavia: non bisogna per nessun motivo incominciare a tagliare dei cavi o ad aprire quadri elettrici (pericolo di formazione di archi elettrici!). Questo genere di manipolazione è riservata esclusivamente ai professionisti formati e agli elettricisti.

PER LO SPEGNIMENTO, RISPETTARE LE DISTANZE DI SICUREZZA: Una ricognizione approfondita per1 METRO PER IL GETTO DIFFUSO, 5 METRI PER IL GETTO PIENO. mette di ottenere le seguenti informazioni: • i pannelli fotovoltaici sono rispetto delle distanze di sicurezza in vigore per lʼestindanneggiati? zione offre dunque una riserva di sicurezza supplemen• dove si trova lʼondulatore? È accessibile? tare. Concretamente bisogna rispettare 1 metro di • lʼinstallazione è equipaggiata di un interruttore distanza con il getto diffuso e 5 metri con un getto pieno. e/o di un fusibile? Se si, dove? Lʼazione di spegnimento dovrebbe normalmente essere • esiste un rischio di scivolamento dei pannelli intrapresa dal basso alla parte inferiore del tetto. Non fotovoltaici? bisogna in nessun caso avventurarsi sui pannelli fotoSe è il caso, dove si situa la zona pericolosa? voltaici poiché il sottile strato di vetro che li ricopre sop• esistono dei rischi in rapporto alla statica del porta solo carichi minimi. Camminare su un pannello tetto? fotovoltaico significa esporsi al rischio di una folgorazione pericolosa in caso della rottura del pannello. Lʼubicazione dellʼondulatore è particolarmente importante poiché generalmente lʼinterruttore della corrente conDopo il fuoco, lʼacqua tinua si trova nello stesso posto (a condizione che un La prudenza è necessaria in caso di inondazione di un interruttore ci sia). Azionando lʼinterruttore di corrente locale nel quale si trovano componenti dellʼinstallazione continua, la linea di corrente continua tra i pannelli solaa corrente continua, come lʼondulatore o delle condotte. ri e lʼondulatore è interrotta e questʼultimo non immette Esiste in effetti un rischio elevato che lʼinstallazione fotopiù elettricità nella rete di corrente alternata. voltaica sia sotto tensione, soprattutto durante il giorno, Attenzione: la parte dellʼimpianto sotto corrente continua e lʼacqua può decomporsi per elettrolisi a contatto con (i pannelli solari e la linea fino allʼinterruttore) rimangono dei morsetti scoperti o dei cavi danneggiati. In questo sotto tensione fintanto che lʼinstallazione fotovoltaica caso la conducibilità dellʼacqua aumenta e si formano resta esposta alla luce! Se non cʼè alcun interruttore, è dei gas (idrogeno e ossigeno). Per questo motivo non possibile separare la parte sotto tensione continua da bisogna entrare nei locali inondati. quella sotto corrente alternata staccando lʼondulatore. Se questo dovesse essere indispensabile, si deve almeno tenere una distanza sufficiente rispetto allʼondulatore Spegnere: sì, ma a distanza o ai cavi il cui isolamento è danneggiato. Fino a quando le installazioni fotovoltaiche sono sotto tensione esiste fondamentalmente un pericolo. Questo Archi elettrici pericolosi non deve però impedire alle forze di intervento di procePer le forze dʼintervento è assolutamente vietato aprire dere allo spegnimento. La corrente continua è approssio sezionare dei moduli fotovoltaici, dei cavi di corrente mativamente da quattro a cinque volte meno pericolosa continua o qualsiasi altro elemento sotto tensione. Tali della corrente alternata, unʼinstallazione fotovoltaica con manipolazioni possono causare un arco elettrico partiuna tensione di circa 1000 V corrisponde praticamente a colarmente potente. Un arco simile, prodotto dalla corunʼinstallazione a corrente alternata di 230 V/400 V. Il rente continua, può durare per ore se non si taglia lʼali-

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mentazione della corrente. Lʼenergia sprigionata provoca temperature molto elevate capaci di far scoppiare un incendio in un ambiente infiammabile. Altre cause di formazione di un arco elettrico sono il surriscaldamento dei contatti e delle connessioni in alcune delle componenti del sistema elettrico, i fulmini e i cattivi contatti nelle scatole di giunzione delle generatrici. In caso di formazione di un arco elettrico, cʼè la possibilità di spegnerlo con un estintore di CO2 a condizione tuttavia di intervenire senza indugiare. Se questʼoperazione non è possibile, bisogna far tagliare lʼalimentazione elettrica da un elettricista e raffreddare lʼambiente per evitare che scoppi un incendio.

La storia della luna Si è potuto leggere a più riprese nei quotidiani che le installazioni fotovoltaiche producono sufficiente elettricità durante le notti di luna piena per poter mettere in pericolo le forze dʼintervento. Questa affermazione è completamente falsa. Quello che invece è vero è che la luce delle fiamme e quella dei proiettori possono bastare ad avviare una certa produzione di elettricità. Questʼultima è tuttavia debole e rappresenta un pericolo minimo per i pompieri. Sebbene il rischio sia limitato, bisognerebbe tuttavia tenerne conto durante lʼeventuale illuminazione del luogo del sinistro. Se i proiettori possono essere sistemati a una certa distanza dai pannelli solari (per esempio > 10 m) e se si limita lʼilluminazione allo stretto necessario, la corrente elettrica sarà così debole da non rappresentare in nessun caso un pericolo mortale per il personale. Per provocare la produzione di elettricità delle cellule solari, le fiamme dovrebbero essere enormi e chiarissime e trovarsi a una distanza relativamente debole da unʼinstallazione abbastanza grande di pannelli solari. Conclusione Un impianto fotovoltaico in un edificio in fiamme costituisce un pericolo nuovo ma che può essere tenuto sotto controllo adottando i comportamenti adeguati. Si può ugualmente far fronte a un tale evento rispettando rigorosamente le prescrizioni di sicurezza in vigore. Diverse misure possono tuttavia facilitare il lavoro dei pompieri. Una di queste consiste, per esempio, nel montare sugli edifici con installazioni fotovoltaiche un pannello con le indicazioni relative allʼinstallazione così come sullʼubicazione dellʼondulatore, dellʼinterruttore, ecc. Un interruttore telecomandato per i pompieri, associato a un rivelatore di arco elettrico, permetterebbe inoltre alle forze dʼintervento di ridurre la tensione in un edificio in fiamme.

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ATTENZIONE FONDAMENTALMENTE: • Le installazioni fotovoltaiche negli edifici in fiamme costituiscono un pericolo nuovo che può tuttavia essere tenuto sotto controllo se si procede correttamente. • I moduli fotovoltaici e le linee di corrente continua non danneggiati non costituiscono alcun pericolo. • La corrente continua è circa da quattro a cinque volte meno pericolosa che la corrente alternata. Una rete di corrente continua di 1000 V corrisponde a una rete di corrente alternata di 230 V/400 V. • La luce della luna piena non costituisce un pericolo.

IN INTERVENTO: • Sbarrare una zona abbastanza vasta intorno al luogo del sinistro e fare attenzione al perimetro di proiezione delle macerie (rischio di scivolamento dei pannelli) • Se possibile staccare la rete di corrente alternata (lato CA) dalla rete di corrente continua (lato CC) azionando lʼinterruttore. Attenzione: la parte della corrente continua fino allʼinterruttore resta sotto tensione anche dopo lʼinterruzione • Azionare il “taglia circuito” o i fusibili • Interventi in presenza di componenti sotto tensione (il pericolo equivale a quello che esiste durante gli interventi in un edificio con una rete 230 V/400 V sotto tensione): rispettare le distanze di sicurezza di 1 metro per il getto diffuso e di 5 metri per il getto pieno • In regola generale, effettuare delle manovre solamente ai disgiuntori di corrente continua e ai taglia circuiti e fusibili per corrente alternata (rischio di formazione di archi elettrici) • Le manipolazioni di componenti allacciati alla corrente continua (pannelli, condotte) come per esempio sezionare o aprire, possono essere effettuate solamente da elettricisti formati • Non toccare i cavi della corrente continua senza protezione né i cavi sezionati senza guaina • Non avventurarsi sui pannelli fotovoltaici • Toccare i pannelli (moduli) e le condotte solamente se questo è veramente necessario e unicamente con attrezzi con manico lungo e ben isolato • La luce emanata dai proiettori e dalle fiamme non costituisce un pericolo importante (fare attenzione a rispettare una distanza sufficiente tra i proiettori e i pannelli fotovoltaici e non illuminare eccessivamente il luogo del sinistro)

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LEGENDA Le installazioni solari termiche servono a produrre calore. Durante il giorno la miscela acqua-antigelo che vi si trova può raggiungere una temperatura di più di 200 gradi.

Le installazioni fotovoltaiche hanno un aspetto diverso dalle installazioni solari termiche. Le cellule solari sono ben visibili.

Azionando lʼinterruttore della corrente continua, la linea di corrente continua tra i pannelli solari e lʼondulatore è interrotta e questʼultimo non immette più corrente nella rete di corrente alternata. Attenzione tuttavia, la parte dellʼinstallazione sotto corrente continua (i pannelli solari e la linea fino allʼinterruttore) resta sotto tensione finché lʼinstallazione fotovoltaica è esposta alla luce.

Attenzione allo scivolamento dei pannelli come lastre di neve. Se gli ancoraggi sono danneggiati, in caso di incendio o di forti raffiche di vento, i moduli fotovoltaici possono staccarsi e scivolare dal tetto come lastre di neve. Unʼinstallazione fotovoltaica in un edificio in fiamme costituisce un pericolo nuovo che può tuttavia essere tenuto sotto controllo se si procede correttamente. Un tale evento può quindi essere padroneggiato se si rispettano le prescrizioni di sicurezza. La luce della luna piena non costituisce un pericolo.

I moduli fotovoltaici e le condotte per corrente continua non danneggiati non costituiscono pericolo.

Non avventurarsi sui pannelli fotovoltaici.

Le installazioni fotovoltaiche negli edifici in fiamme costituiscono un pericolo nuovo che può tuttavia essere tenuto sotto controllo se si procede correttamente. V F V G E N N A I O / F E B B R A I O 2 0 11

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Il mese scorso si è tenuta una grande festa di solidarietà e simpatia per il CSV. WALTER NERVETTI, che ha tagliato il nastro del suo meritato congedo dal Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari. Il Distaccamento di SantʼAngelo Lodigiano lo ha visto attivo componente per ben 33 anni e per circa un ventennio come Responsabile dello stesso. La comitiva si è ritrovata presso il Ristorante S.Rocco, e dopo la cena di circostanza è stato il momento dei saluti e dei meritati regali per il grande Walter. La comitiva oltre al personale attuale ed agli Ex del DA SX.: IL SINDACO D. CRESPI, WALTER NERVETTI, PAOLO BARBIN distaccamento locale, era arricchita dal personale del ED IL FUNZIONARIO DEL COMANDO DI LODI VIRGINIO MALASPINA. Comando di Lodi, dal Sindaco di SantʼAngelo Domenico Crespi ed il vice Peppino Pisati, dal Presidente dellʼAssociazione Amici dei Vigili del Fuoco Volontari di SantʼAngelo Mario Vicini, dal neo Presidente della Proloco Ernesto Racconi e dai tanti amici che hanno voluto partecipare alla festa. Walter Nervetti è personaggio di grande carisma e simpatia, molto noto tra la cittadinanza per le sue doti di Volontario, in passato oltre che a svolgere il compito nei Pompieri, ha militato sempre come Volontario e per moti anni, in Croce Bianca sezione di SantʼAngelo. Attualmente e da qualche anno è impegnato per unʼassociazione con scopi umanitari denominata Obiettivo Solidarietà, la quale ogni anno porta aiuti ai bambini nei paesi dellʼest (Cernobil). Il Capo Distaccamento Csv. Paolo BARBIN

SANT’ANGELO LODIGIANO LA CELEBRAZIONE DI S. BARBARA 2010 DEDICATA … AL CSV. DEVECCHI GIOVANNI Dopo aver combattuto contro una grave malattia, ci ha lasciati. Devecchi (per gli amici Gianni) era il “Volontario per eccellenza”, di fatti svolgeva lʼattività di Volontario in più Associazioni presenti nel territorio limitrofo al Comune di residenza. Pompieristicamente, oltre al grado di Caposquadra, aveva per parecchi anni ricoperto la carica di vice Capo Distaccamento a SantʼAngelo Lodigiano. Ha fatto parte per anni nellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, dove ha ricoperto la carica di Revisore dei Conti (Nel Settembre 2009 era presente con noi al Congresso di Grugliasco). Eʼ stato tra i fondatori della Croce Bianca sezione di SantʼAngelo, dove ha poi prestato servizio per diversi decenni. Come se tutto ciò non bastasse, per anni, Gianni ha presieduto lʼA.I.D.O. (Associazione Italiana Donatori Organi) sez. di SantʼAngelo (ruolo oggi ricoperto dalla figlia Nicky), ha militato anche nella Protezione Civile e ha collaborato con lʼAssociazione Obiettivo Solidarietà per portare aiuti ai bambini della Bielorussia. Questo è solo una parte di quello che ha fatto il Gianni nella sua “Carriera di Volontario”, con alle spalle una splendida famiglia: la moglie Santina, la figlia Nicky, genero e nipoti. Gli stessi familiari hanno potuto vedere la numerosa gente che, partecipando alla cerimonia funebre, ha dimostrato di voler bene al Caro Gianni. Il giorno 5 Dicembre 2010 durante la festa di S. Barbara, ci è parso strano vedere una sedia vuota, ma la certezza è che lui con noi festeggiava dal Paradiso. Distaccamento di SantʼAngelo Lodigiano

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VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI SANSEPOLCRO (AREZZO) SALVANO DICIASSETTENNE DALLE FIAMME E MERITANO UNA BENEMERENZA, MA C’È PURE CHI VORREBBE ELIMINARLI

vento dei vicini, che vedendo le fiamme, avvertivano immediatamente il padre e la madre dellʼadolescente. Nel frattempo erano stati avvisati anche i vigili del fuoco volontari di Sansepolcro. I genitori non riuscendo a raggiungere la porta del bagno a causa del denso fumo e del calore, praticavano un foro sulla parete per fare uscire almeno il fumo. Per liberare la ragazza fu necessario attendere i vigili del fuoco volontari di Sansepolcro e fu proprio uno di loro a salvare la vita dellʼadolescente, accedendo al bagnetto proprio utilizzando lʼapertura praticata sulla parete. La normale via dʼaccesso al bagnetto – attraverso la camera da letto – era infatti impraticabile a causa di un incendio ormai generalizzato.

Il pompiere volontario Giovanni Rossi, equipaggiato di tutto punto e munito di autorespiratore, una volta intrufolatosi nel buco, riusciva ad afferrare la giovane e passarla al

S’era sfiorata una tragedia, nella tarda serata del 18 aprile, in Località Valialle, nel comune di Anghiari, frazione Casale. Un violento incendio s’era sviluppato nella cameretta di una ragazzina e quest’ultima s’era rifugiata in un minuscolo bagnetto, ricavato in una nicchia della camera e privo di finestre. Il Sindaco di Anghiari volle premiare il pompiere volontario che mise in pericolo la propria incolumità, infilandosi in uno stretto pertugio per salvare la minorenne. Ora pare che sia lo stesso primo cittadino Anghiarese disposto ad appoggiare un progetto che mirerebbe all’apertura di un distaccamento permanente a tutela della Valtiberina. Compito svolto, da oltre settant’anni, con passione e professionalità, dai VVF volontari di Sansepolcro. piccolo borgo è posto su una collinetta a destra del torrente Sovara ed è caratterizzato da due antichi nuclei poco distanti su un terreno agricolo e boscato abbastanza ripido. Un incendio era scoppiato nella camera di una 17enne. Le fiamme, per cause da accertare, si propagarono da una parte della stanza, vicino allʼarmadio. Non si accorsero di nulla i genitori che si trovavano al piano inferiore dellʼabitazione. La ragazza, assalita dalla paura, si chiuse addirittura a chiave, in un bagnetto cieco. Determinante lʼinter-

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GIOVANNI ROSSI


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collega che si trovava allʼesterno su una scala. La minorenne, trasferita allʼospedale di Arezzo fu dichiarata presto fuori pericolo. Il vigile del fuoco fu portato allʼospedale di Sansepolcro per farsi medicare una ferita alla mano riportata durante le operazioni di estrazione della malcapitata dal locale in fiamme. Quando, più tardi, dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Arezzo (questo dista 33 Km dal luogo dellʼevento), giunse la squadra “permanente”, la ragazza era già in salvo e lʼincendio risultava pressoché già estinto dalla squadra dei volontari biturgensi. Anche in seguito ad una lettera di ringraziamento (che segue), inviata al Comandante Provinciale dei VVF di Arezzo dal primo cittadino anghiarese, al vigile volontario Giovanni Rossi è stata consegnata una benemerenza proprio dallo stesso sindaco.

“Caro comandante, con la presente desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento, anche a nome di tutta la comunità Anghiarese, per il pronto intervento del distaccamento di Sansepolcro, relativo allʼincendio sviluppatosi nella casa del signor … nella giornata di domenica 18 aprile scorso. In particolare, La prego di presentare la nostra profonda gratitudine al vigile del fuoco …, che assieme ai suoi colleghi, con coraggio e

L’esterno del piccolo bagno costruito sulla tromba delle scale in legno con l’apertura, praticata sulla parete, attraverso la quale è stata estratta la ragazza. Interno del piccolo bagno in cui la ragazza si era rifugiata La cameretta devastata dal fumo e dalle fiamme

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professionalità, anche a rischio della propria incolumità, ha salvato la vita alla giovane concittadina … Con i più cordiali saluti”.

Al posto dei puntini ci sono ovviamente nomi e cognomi nella lettera di ringraziamento che il sindaco di Anghiari, Danilo Bianchi, ha inviato al comandante provinciale dei vigili del fuoco e al distaccamento dei volontari biturgensi, protagonisti numero uno nel casolare di Valialle andato in fiamme. Una situazione che poi il 52enne pompiere citato nella missiva - nel contesto della operazione ottimamente coordinata a livello di squadra - ha saputo risolvere personalmente, procurandosi anche una leggera ferita alla mano sinistra. La 17enne trasportata in ospedale ad Arezzo si trovava infatti in bagno e il volontario ha dovuto operare da una posizione abbastanza scomoda e aiutare la giovane ad uscire. Si è insomma preso i suoi rischi, ma è riuscito nellʼobiettivo assieme ai colleghi e il primo cittadino anghiarese si è sentito in dovere di esprimere la gratitudine a nome dellʼintero paese a questo gruppo di volontari che costituiscono un prezioso patrimonio della città e del comprensorio. Il sindaco, dopo aver donato unʼincisione al volontario benemerito, ed avergli appuntato alla giacca una spilla con lʼimmagine della “Resurrezione” di Piero della Francesca, emblema della città, ha così motivato la premiazione:

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30 TEVERE, DI MONTEDOGLIO. NELLE IMMAGINI: LA DIGA, LA FUORIUCITA DELL’ACCQUA DURANTE IL CEDIMENTO DELL’INVASO ED IL TRATTO CEDUTO CEDUTO UNA PARATIA PER UN TRATTO DI OLTRE

METRI DELLA DIGA, SUL

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“Il nostro è stato un atto doveroso – ha commentato Franco Polcri – nei confronti di una persona coraggiosa, che con professionalità e sprezzo del pericolo ha dato sé stesso per salvare una vita umana. Il riconoscimento andato a Giovanni Rossi, che abbiamo consegnato con intensa emozione, abbraccia idealmente lʼintero corpo dei vigili del fuoco volontari, di cui ben conosciamo le virtù in tanti anni di servizio spesi per Sansepolcro e tutta la Valtiberina. E trasmette la riconoscenza che lʼintera città intende testimoniare per la loro opera quotidiana. Il legame che unisce i pompieri, la città e lʼamministrazione comunale è forte e sempre più solido, ma non solo a parole. Presto infatti i nostri vigili del fuoco volontari avranno la loro rinnovata sede ubicata in via Scarpetti”.

Ma ora, mentre il sindaco di Sansepolcro promette una

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caserma rinnovata, lʼalterego Anghiarese Danilo Bianchi – che parrebbe, tra lʼaltro, interessato a candidarsi alle prossime amministrative Biturgensi – a detta della segreteria provinciale Cisl, potrebbe appoggiare lʼistituzione di un presidio permanente proprio ad Anghiari.

Il sindacato sostiene infatti che la Valtiberina sia lʼunica a non avere “un servizio certo e professionale da parte dello Stato”, dimenticando che il distaccamento volontario di Sansepolcro, è posto alle dipendenze del Ministero degli Interni, al pari delle caserme dove operano VVF stipendiati.

Mencarelli e Marcetti della segreteria FNS Cisl – in occasione del cedimento della diga di Montedoglio avvenuta il 30 dicembre scorso – hanno rispolverato unʼanacronistica “iniziativa” pensata nel 1962 dallʼallora Ministro degli Interni Amintore Fanfani, che puntava allʼistituzione di un presidio permanente dei VVF in Valtiberina.

I due rappresentanti sindacali, pur riconoscendo lʼimportante contributo dei volontari di Sansepolcro, ritengono che un servizio “permanente” sarebbe decisamente più “professionale” e servirebbe addirittura ad impiegare “in pianta stabile” i volontari Biturgensi, garantendo loro sei mesi di “richiami” stipendiati allʼanno con un compenso di ben 1.000 euro al mese. Resta da capire quanti vigili del fuoco volontari - attualmente in servizio a Sansepolcro e, sʼimmagina, con una propria attività lavorativa - sarebbero disposti a fare questi “ghiotti” richiami.

Nella sera del 29 dicembre u.s. i VVF volontari di Sansepolcro, quando la diga ha iniziato a preoccupare, hanno formato ben 5 squadre ed evacuato tutte le persone residenti nelle zone a rischio esondazione. Presidiato i ponti, regolato il traffico nelle immediate vicinanze, allontanato i curiosi quando le forze di polizia (almeno nelle primissime fasi dellʼemergenza) non erano ancora giunte numerose. I volontari hanno inoltre aggiornato la Sala Operativa del 115 minuto per minuto circa lʼevolversi della situazione, tutto questo prima che arrivassero le partenze permanenti inviate dal Comando Provinciale. Una squadra “fissa” - composta da 4 permanenti ed un “discontinuo” – avrebbe saputo fare di meglio? Storia del Distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di Sansepolcro

Nel lontano 1938 Salvi Sante e Antonelli Alvaro, entrambi Guardie Comunali, assieme ad altri 12 concit-

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SANSEPOLCRO

tadini si riunirono e dettero vita al Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Sansepolcro. Dotarono il parco mezzi di una autobotte Fiat 31, adoperata fino allʼora per lʼannaffiatura delle strade non ancora asfaltate e polverose. Nel periodo antecedente alla 2° Guerra Mondiale lʼincarico di Comandante dei Pompieri venne ricoperto, per lʼappunto dal Vigile Salvi Sante e come magazzino “caserma” venne utilizzato lʼex deposito degli spazzini sito nella zona di Porta del Ponte, nel centro immediato del paese. Subito dopo la fine della guerra lʼincarico di Capo Distaccamento venne assegnato ad Alvaro Antonelli, che assieme ad unʼorganico di 15 Vigili si ritrovava anche a disposizione due mezzi lasciati dagli Alleati che liberarono lʼItalia, una “jeep 8V” della Ford , unʼautobotte Bedford e una motopompa 1100 su carrello, utilizzati per gli interventi che in quel periodo oscillavano da 40 a 50 allʼanno. Principalmente le tipologie dʼinterventi più diffusi erano: incendi abitazioni, incendi bosco, incendi fienili e pagliai posti per lo più su aie coloniche ed allagamenti. Il personale veniva allertato con una sirena, ancora una volta per lascito della guerra, posta sul tetto di una torre annessa ad un palazzo nella piazza principale del paese. Arrivato il 1960, per raggiunti limiti dʼetà, Antonelli veniva collocato a riposo lasciando lʼincarico di Capo Distaccamento a Raul Zazzi. Il numero di Vigili Volontari era cresciuto ora fino a 18 unità e anche i mezzi a dispo-

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sizione erano aumentati; infatti si erano aggiunti unʼAPS Fiat 642, un furgone Fiat 138 e un barcone e dopo qualche tempo il Fiat 642 venne sostituita con unʼAPS Esadelta assieme a una fiat Campagnola. Cambiò anche la sede che si trasferì nellʼattuale locazione, in Via Anconetana, negli ex “magazzini del sale”. Gli interventi iniziarono ad aumentare considerevolmente. Si potevano annoverare ora ai soliti interventi anche gli incendi dʼindustrie, incidenti stradali e soccorsi in genere, dislocati di volta in volta su tutti e 7 i Comuni della Val Tiberina Toscana (Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro e Sestino) e spesso anche quelli della limitrofa Val Tiberina Umbra. Lʼincarico di Zazzi termina nel 1976 per raggiunti limiti dʼetà e gli subentra quindi alla carica di Capo Distaccamento Mario Testerini il quale con 21 Vigili e un parco mezzi costituito da unʼAPS 150, unʼABP 150 un furgone Alfa Romeo, una Campagnola tsk per incendi boschivi, una Campagnola e una barca a motore sopperiva ad una mole di lavoro costituita da circa 150 interventi allʼanno. Cifra che durante gli anni ʼ80 sarebbe aumentata molto, vuoi il progresso tecnologico, la quantità di veicoli in circolazione ecc… Nel Giugno1991 lasciava lʼincarico anche il CRV Testerini Mario. Al suo posto subentrò il CSV Enzo Rossi il quale con 18 Vigili, unʼAPS 160, unʼABP 150, due campagnole di cui una con tsk, un furgone Dayli e

un gommone faceva fronte assieme ai suoi uomini ai circa 250 interventi annui, ora sempre più vari. Incendi di tutti i tipi, incidenti, soccorsi, allagamenti e prosciugamenti, aperture appartamenti, bonifica insetti ecc... Veniva inoltre dimessa la cara e vecchia sirena che “suonava” lʼallarme ed entravano in funzione i “cercapersone”, molto più veloci nel reperire il personale a disposizione dato che lʼallarme viene inviato tramite segnale radio direttamente dalla Centrale del Comando Provinciale VV.F. di Arezzo Nel Gennaio del 2000 anche Rossi va in congedo per limiti di età e subentra allʼincarico il Vigile Giovanni Boninsegni che trova a sua disposizione un buon numero di Vigili, 22 volontari e lo stesso parco mezzi del suo predecessore più unʼAPS 79. Bisognava ora aumentare lʼorganico in quanto gli interventi annui toccavano la considerevole soglia di 622 e vi erano molte richieste dʼadesione da parte di nuovi aspiranti vigili. Personale che dopo aver frequentato un regolare corso ministeriale di formazione nel 2001, ha poi incrementato lʼorganico portandolo a 25 unità. A causa di dimissioni per motivi personali, nel febbraio 2003, subentra a Boninsegni il CRV Renato Pozzesi il quale resterà alla guida del Distaccamento Volontario fino a settembre 2004. In questo periodo il Distaccamento esegue circa 500 interventi annui di tutte le tipologie e i mezzi in dotazione sono unʼAPS 190, unʼAPS 79, unʼABP Mercedes VAM4000, un AF-POL 60.10 una CA fiat e un gommone a motore; inoltre il personale collaborando con Comune, Istituzioni Locali, imprenditori, privati e Comando Provinciale ottiene in donazione un nuovo Mitsubishy L200 che verrà poi adibito a polisoccorso. Il personale intanto attende nuove leve, stanno infatti frequentando il corso di formazione altri 8 aspiranti Vigili, di cui 2 sono donne, le prime in tutta la provincia. Lʼorganico aumenta quindi a 33 unità e nel Settembre 2004, dopo che Pozzesi ha raggiunto oramai i limiti dʼetà consentiti dalla legge per continuare il suo mandato, riprende lʼincarico Giovanni Boninsegni che può contare negli stessi mezzi più il nuovo Mitsubishy, che rende il parco macchine più efficiente, infatti il nuovo mezzo va immediatamente a sostituire lʼAF-POL 60.10. Nellʼottobre 2006 al vertice del Distaccamento arriva il VV Sergio Ligi che vanta unʼesperienza decennale svolta con dedizione e serietà (ha inoltre partecipato alla “Missione Arcobaleno” in Albania). Attualmente il Distaccamento conta un personale di 32 Vigili e un parco mezzi composto da: unʼAPS Eurofire, unʼAPS 160, un ACT 90-tsk, una CA/PU L200 polisoccorso una Campagnola Fiat trasporto persone e un gommone a motore; il Capo Distaccamento è il vigile volontario Donatello Torrioli.

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Fantastica e inaspettata la festa a cui hanno partecipato tanti cittadini, accorsi da tutta la provincia di Catania, per festeggiare il decennale della fondazione del distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di Maletto ed assistere alla manifestazione che, con esibizioni e simulazioni, ha fatto palpitare il cuore della gente, convenuta per lʼoccasione. Una prova di coraggio, preparazione e abilità a dimostrazione che il duro e selettivo addestramento a cui si viene sottoposti può far diventare, un normale cittadino, Vigile del Fuoco Volontario. A CURA DI

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LUIGI SAITTA

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erimonia, iniziata con la sfilata di un nutrito plotone di Vigili del Fuoco Volontari accompagnati dal Gonfalone del Comune e dalla banda musicale. Poi lʼalzabandiera e un minuto di silenzio per ricordare i 4 militari deceduti il giorno prima in Afghanistan. Di seguito gli interventi del Sindaco, Pippo De Luca, del Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Spatafora, e del Rappresentante del Comando Provinciale dei VVF, Ingegner Luigi De Luca.

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Di seguito è stata la volta del Baby Sindaco, Martina Caruso, che a nome dellʼ Unicef e dellʼIstituto Comprensivo di Maletto, ha voluto donare una targa allʼUfficiale Volontario Giuseppe Parrinello (capo dei pompieri di Maletto), che a sua volta ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno attivamente collaborato per lʼistituzione ed il funzionamento del distaccamento in questi 10 anni. «Ringrazio tutti i miei ragazzi che in questi 10 anni hanno supportato e sopportato il mio operato - ha affermato Giuseppe Parrinello - sono ragazzi che con abnegazione al dovere e coraggio hanno tolto spazio e tempo a loro ed alle famiglie in nome della sicurezza altrui. In questi anni abbiamo avuto grandi soddisfazioni, ma abbiamo anche rischiato la vita come è accaduto a Santa Domenica Vittoria, quando lʼonda dʼurto dellʼesplosione di una bombola ci ha investiti. Dopo la paura ti rendi conto che la gente ha bisogno di noi e noi siamo sempre pronti per il prossimo intervento». Di seguito gli Ingegneri Calogero Murgia e Salvatore Spanò, ex Comandanti dei VVF di Catania, hanno un poʼ ripercorso la storia del Distaccamento. Presenti anche varie autorità Civili e Militari, e i colleghi Volontari dei Distaccamenti di Linguaglossa Troina, e Mojo Alcantara.

Sono seguite le prove tecnico-dimostrative, con un poʼ di suspense durante la simulazio-

ne dello spegnimento di una bombola di GPL. Poi la scala italiana controventata, ed infine un recupero su un terrazzo con tecniche specialistiche SAF (i volontari di Maletto hanno conseguito il livello 1A), con lʼausilio di un mezzo speciale del Comando, e la collaborazione della Croce Rossa di Maletto.

Dopo le prove, la Santa Messa, che a causa del freddo è stata celebrata da Padre Longhitano in Chiesa Madre, con i cori del Gruppo Giovani Orizzonti.

Un giorno che resterà nella storia del Distaccamento, ma anche nella memoria dei cittadini che hanno assistito alla cerimonia. Un ringraziamento, oltre a tutti coloro che hanno in questi anni collaborato con i Vigili, a Gaetano Luca, improvvisato speaker della manifestazione, ed ai ragazzi dei Giovani Orizzonti, per la fattiva collaborazione. Infine un ringraziamento speciale, al Sindaco, aglʼIstruttori ed al Personale del Comando Provinciale di Catania, che hanno coadiuvato i volontari locali alla preparazione dei i festeggiamenti.

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questo”. Noi crediamo che sia davvero arrivato il momento di dire basta alle sciocchezze e ai grandi comizi elettorali fatti di aria fritta, come si suol dire, durante e fuori il periodo elettorale, e mettersi per una volta tutti dʼaccordo ed impegnarsi concretamente per cose serie. Una di questa è certamente la caserma, un nucleo o poche unità di Vigili del fuoco, chiamatela come volete ma che stiano sul posto in caso di incendio senza che si debba aspettare unʼora che arrivino da Caserta o Teano per poi avvolgere il solito lenzuolo nella cassa di zinco. Nulla contro i Vigili che anche quella mattina sono piombati sul posto a tempo di record ma sempre unʼora è trascorsa dalla chiamata (almeno cosi ci è stato riferito) e che altro potevano fare di più, ammazzarsi per strada?

USCIREMO VIVI SOLO PER MIRACOLO La Campania e Caserta in particolare hanno un primato come pochi in Italia: arrivare sempre in ritardo e dopo la tragedia. Questo è un vezzo che noi amiamo definire, in modo anche un pò colorito, come uno dei “prodotti tipici” meglio riusciti.

15 gennaio a Piedimonte Matese, tutti lʼhanno saputo, si è sviluppato un incendio di grandi proporzioni e solo Dio ha evitato il peggio. Allʼinterno dellʼappartamento cʼera lʼaffittuario, un medico napoletano che era in procinto di andare a lavoro, quindi già sveglio e cha aveva appena accompagnato il suo bambino alla locale scuola materna e la sua giovane moglie era già a lavoro. Questo per dire che lʼincendio poteva avvenire anche durante la notte (Eduardo De Filippo diceva che la disgrazia non bussa prima e dice sono la disgrazia fatemi entrare) e la tragedia non sarebbe stata solo sfiorata ma avvenuta.

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Dove vogliamo arrivare. Ci arriviamo subito: da anni se ne parla, i politici ne sparlano ed in questa categoria mettiamo i consiglieri comunali per arrivare ai parlamentari, quelli eletti sul territorio e dove hanno fatto promesse elettorali: il Matese ha bisogno della caserma dei Vigili del Fuoco ma poi puntualmente pensano ad altre cose più fruttuose per le loro campagne elettorali. Siamo stati sul posto ed era un coro verso il cronista: “...scrivete che manca una caserma dei Vigili del Fuoco, altrimenti usciremo vivi solo per miracolo, in caso di disastri come

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Sono i politici che devono agire. Basta, solo nuclei di protezione civile intrisi di politica di destra o di sinistra. Sindaco Cappello lei che è sensibile a queste cose coinvolga anche il suo “nemico politico”, il senatore Carlo Sarro che è di questo territorio e per una volta fate la tregua, sedetevi intorno ad un tavolo, magari con i giornalisti che fanno da arbitro e pensate seriamente a portare i Vigili del Fuoco a Piedimonte che ha un territorio vasto ed impervio. Tralasciamo per una volta la formazione politica dei giovani o quei progetti virtua-


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Qualche commento dei visitatori:

I vigili del fuoco che coprono la nostra zona sono quelli del distaccamento di Teano, dunque puoi immaginare le difficoltà che hanno per raggiungere piedimonte. La colpa non è loro ma dellʼamministrazione di Piedimonte che non mette a disposizione un locale idoneo per lʼapertura di una caserma. Ci sono dei decreti approvati, firmati ecc .per aprire la caserma dei pompieri a Piedimonte ma stranamente dopo circa 20 anni il comune non mette ancora a disposizione una struttura.VERGOGNA...

li insensati e diamo precedenza ad una Caserma dei pompieri. Fate presto, il Matese sta morendo e con il Matese scompare anche la parte più sana della Regione Campania. Voi ne sarete politicamente responsabili. Fonte: italianews.info (Lorenzo Applauso) Qui il video del devastante incendio: http://www.youtube.com/watch?v=v2VKXU-D—k

E qui il video delle "professionali" operazioni di spegnimento di ciò che era rimasto: http://www.youreporter.it/video_incendio_a_Piedimonte_ Matese_1

La cittadinanza non è a conoscenza del fatto che dalla notte dei tempi (circa 20 anni) esistono uomini e mezzi assegnati al distaccamento Vigili Del Fuoco di Piedimonte Matese dal Ministero degli Interni che lavorano a Caserta perchè lʼente locale(comune)non mette a disposizione un idoneo fabbricato. Ricordo poi a tutti che il distaccamento competente per il nostro territorio è Teano (40minuti circa prima dellʼarrivo sul posto..ammesso che non sia impegnato altrove).

Evidentemente questʼopera millantata negli anni da politici di ogni parte non rappresenta un ritorno di voti. La mia non è una polemica...,solo un dato di fatto..cari amici di Piedimonte state tranquilli che le sirene dei pompieri non disturberanno mai il vostro sonno perchè la caserma non si è fatta in ventanni...e non si farà mai.......tra qualche giorno tutto passerà nel dimenticatoio......Saluti a tutti.

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VEICOLI ROSSI DEI POMPIERI DÀ ALLʼOSSERVATORE IL SENTIMENTO DI UN

SOCCORSO RAPIDO, COMPETENTE E SICURO.

PER I POMPIERI CHE PARTONO IN INTERVENTO CON QUESTI VEICOLI PER PORTARE IL LORO AIUTO, IL COLORE ROSSO È SINONIMO DI, FIEREZZA E DI TRADIZIONE. MA IN FONDO IL ROSSO È DAVVERO UN COLORE SICURO? DI

HEINZ BAUMANN - SOSTITUTO REDATTORE CAPO - "118 SWISSFIRE" RIVISTA DELLA FEDERAZIONE SVIZZERA DEI POMPIERI

uando è incominciata la motorizzazione allʼinizio del XX secolo, tutti i veicoli dei pompieri erano praticamente neri e i primi erano appena un poʼ più grandi degli altri veicoli in circolazione. Ben presto sono stati utilizzati dei dispositivi di avvertimento ottici e acustici per segnalare lʼurgenza della corsa per recarsi sul luogo del sinistro, che non erano tuttavia veramente efficaci: per potersi imporre nel traffico i pompieri dovevano utilizzare delle campane e delle sirene a manovella. Dal punto di vista attuale ci sembra giudizioso aver scelto nel passato il colore rosso vivo per i veicoli dei pompieri in modo da poterli distinguere tra la massa degli altri veicoli scuri.

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IL ROSSO SI IMPONE Sebbene la situazione del traffico sia radicalmente cambiata, ormai i colori vivaci attirano dappertutto lʼattenzione degli automobilisti. Durante questi ultimi decenni i corpi pompieri sono restati decisamente fedeli al rosso per quanto concerne il colore dei propri veicoli, e questo in tutta Europa. In Germania si è

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VEICOLI COLOR GIALLO LIMONE HANNO MENO INCIDENTI DI QUELLI TRADIZIONALI ROSSI .

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fatto ancora di più imponendo il colore rosso per i veicoli di lotta contro gli incendi con una norma DIN. In Asia, e soprattutto in Medio Oriente, circolano molti veicoli gialli, mentre i pompieri degli Stati Uniti osano tutto e scelgono, per i loro veicoli, ogni possibile combinazione di colori utilizzando persino il nero! Per rendere visibili i veicoli in un traffico che diventa sempre più denso e più veloce, a partire dalla seconda metà del secolo scorso si è cominciato ad apporre delle strisce e degli elementi ottici bianchi o gialli, principalmente nella parte posteriore e anteriore dei veicoli. Soprattutto negli Stati Uniti i veicoli dʼintervento bicolori piacciono molto. In Germania, il Land della Baviera ha preparato un regolamento che obbliga a QUANDO SI PARAGONA LA FREQUENZA DEGLI INCIDENTI DEI VEICOLI ROSSO/BIANCO CON QUELLI verniciare in bianco i paraurti e i paraLIMONE/BIANCO, NON C’È PIÙ POSTO PER I DUBBI: IL ROSSO POMPIERE NON È PIÙ D’ATTUALITÀ. fanghi dei veicoli (RAL 9010). Poiché i giche. I risultati di questo studio sono stati talmente chiari che colori RAL 3000, utilizzati normalmente per i veicoli dei pomallʼinizio degli anni settanta Albert Leese ha fatto verniciare i pieri, sono difficili da percepire, soprattutto al crepuscolo, la veicoli dʼintervento dei pompieri in un colore a metà strada tra Germania ha dunque decretato nel 1975 la norma DIN 14502, il verde limone e il giallo poiché era risultato il colore più visiparte 2, che, alternativamente al rosso vivo, ben conosciuto, bile in tutte le condizioni di luminosità. Si è potuto constatare permette di utilizzare il rosso fluorescente RAL 3024. molto in fretta che il tempo di percorso, per un dato tragitto, dai veicoli ridipinti durava meno a lungo di prima e che il numero MENO INCIDENTI CON IL «VERDE LIMONE» di incidenti era in diminuzione. Ma la proposta fatta presso È il fire chief inglese Albert Leese a Coventry che ha evocato lʼHome Office Fire Department di rendere obbligatorio questo per primo la mancanza di visibilità dei veicoli rossi dei pompieri colore in tutto il Regno Unito è stata rifiutata argomentando in certe particolari condizioni di luminosità. In seguito a uno che «i veicoli dei pompieri sono sempre stati rossi» [1]. Si trostudio da lui promosso, dei ricercatori del Lanchester College vano tuttavia sia in Inghilterra che in Scozia, dei veicoli dʼintere il fabbricante di vernici Dulux hanno analizzato, già una quavento bianchi, mentre i veicoli tradizionalmente rossi sono resi rantina di anni fa, il modo di percepire i colori nelle diverse ore più visibili grazie allʼaggiunta di colori gialli a forte contrasto. della giornata e in presenza delle varie condizioni meteoroloDurante lo stesso periodo si è potuta osservare negli Stati Uniti una tendenza in favore dei veicoli rossi e bianchi poiché gli incidenti sul percorso per recarsi sul luogo dellʼintervento aumentavano. Uno studio pubblicato nel 1995 ha mostrato che negli Stati Uniti i veicoli dʼintervento erano coinvolti in incidenti della circolazione ben dieci volte di più dei veicoli privati, e questo nonostante la vernice vistosa, le sirene e il lampeggiante blu [2].

L’ OCCHIO

UMANO NON È MOLTO SENSIBILE

AL ROSSO , SOPRATTUTTO DI NOTTE .

DISPOSITIVI DʼAVVERTIMENTO INEFFICACI Stephen S. Solomon e James King hanno scoperto che più del 70% degli incidenti analizzati erano avvenuti durante il giorno, e questo per vari motivi. Da un lato, negli Stati Uniti i segnali acustici delle abituali sirene anziché essere diretti in avanti sono multidirezionali, rendendo così difficile, in pieno traffico, la localizzazione della fonte del suono. A causa del traffico sempre più denso, degli impianti stereo sempre più potenti e di una migliore isolazione sonora dei moderni veicoli, diventa sempre più difficile percepire i segnali di avvertimento acusti-

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LUCE È RIFLESSA IN MODO

MOLTO DIVERSO IN FUNZIONE DELLA NATURA DELLA SUPERFICIE .

co. Inoltre, vista la diffusione dellʼaria condizionata, più nessuno tiene il finestrino dellʼauto aperto, anche perché in questo modo sarebbe impossibile godersi lʼimpianto stereo che è costato un occhio della testa. Negli Stati Uniti i veicoli dʼintervento sono, nella maggior parte dei casi, ancora muniti di un lampeggiante rosso la cui efficacia dipende molto dalla luminosità circostante. Durante il giorno, quando il traffico è più denso, il lampeggiante rosso è a malapena visibile, soprattutto in pieno sole [3]. A questo proposito è importante sapere che lʼocchio umano, che è adattato alla luce del giorno, non nota molto i rossi. Per peggiorare la situazione, durante la notte, i nostri occhi sono praticamente ciechi al rosso, come è stato dimostrato nei lavori di Traquair [4], Southhall [5] e Hart [6]. In effetti, i lavori di M. J. Allen nel 1970 hanno dimostrato che lʼ8% della popolazione americana ha dei problemi nella percezione dei colori, un quarto delle difficoltà concernono la percezione del rosso [7]. ROSSO O GIALLO LIMONE Dal 1984 al 1988, Stephen S. Solomon e James King hanno analizzato la frequenza degli incidenti dei veicoli dei pompieri verniciati rispettivamente in rosso/bianco e limone/bianco. Gli autori di questo studio sono arrivati alla conclusione definitiva che, in tutte le condizioni di visibilità, i veicoli verde limone o limone e bianco erano molto più visibili di quelli rossi e bianchi. [8].

UN RISULTATO SENZA APPELLO Questo risultato può essere considerato come rappresentativo e degno di fiducia soprattutto se si tiene conto che lo studio si concentra sulla situazione a Dallas. Il Dallas Fire Department dispone di veicoli dʼintervento verniciati sia in rosso e bianco che in giallo limone e bianco, suddivisi in modo omogeneo sul tutto il territorio della città. Per circa 290mila tragitti in inter-

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vento, si erano avuti 20 incidenti che è stato possibile imputare alla mancanza di visibilità del veicolo. Sebbene il numero di incidenti analizzato sia relativamente basso, il risultato di questo studio può essere considerato pertinente, poiché i numerosi fattori, come il traffico, il livello di formazione, lʼesperienza e la buona conoscenza della località da parte del conducente, non hanno assolutamente potuto influenzare i risultati. Si è potuto constatare che i veicoli in rosso e bianco avevano avuto tre volte più incidenti di quelli in giallo limone e bianco. Quando si applicano questi risultati ai centomila tragitti dʼintervento, è possibile avere unʼidea ancora più chiara della situazione (grafico 1).

TRAGITTI DʼINTERVENTO PERICOLOSI Lo studio paragona anche le probabilità che hanno diverse popolazioni di utenti stradali di essere coinvolti in un incidente. Ne risulta che un automobilista americano può essere coinvolto in 3,4 incidenti per un milione di miglia percorse. Nelle stesse condizioni il conducente di un veicolo dʼintervento rosso e bianco del Dallas Fire Department può essere coinvolto in 62,1 incidenti, mentre un veicolo verniciato in giallo limone e bianco può essere coinvolto in soli 28,2 incidenti durante gli interventi a Dallas.

IL VERDE LIMONE IN SVIZZERA Negli anni ottanta del secolo scorso, in un certo numero di casi, si è sfiorato lʼincidente sulle autostrade zurighesi. Questo ha portato Adolf Sigrist, che era allora ispettore dei pompieri di Zurigo, a cercare un modo per migliorare la visibilità dei veicoli che fino ad allora erano verniciati in rosso pompiere RAL 3000. Adolf Sigrist ha finalmente trovato quello che cercava presso un fabbricante inglese di pitture che sosteneva che il verde limone era il colore più visibile praticamente in tutte le condizioni di luminosità. Detto, fatto: dopo una serie di prove effettuate su un vecchio veicolo che era stato verniciato in verde limone a titolo sperimentale, Adolf Sigrist era ormai convinto che tutti i nuovi veicoli acquistati avrebbero dovuto essere verniciati in giallo limone. La visibilità frontale dei fondi verde limone è ancora accresciuta grazie a una striscia rosso fluorescente che fa il giro di tutto il veicolo. Questa decisione non è stata apprezzata dappertutto e allʼinizio non è stata sostenuta da tutti i corpi pompieri del cantone. Adesso che lʼidea di Adolf Sigrist ha superato le prime resistenze, tutti i veicoli dʼintervento zurighesi sono di colore verde limone e tutti vi si sono abituati. Negli altri cantoni si mantiene la tradizione dei veicoli rossi dei pompieri cercando tuttavia di renderli più visibili nel traffico applicando del bianco o del giallo. Solo il canto-

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VISIBILITÀ ne di Neuchâtel e il Ticino hanno anche dei veicoli finanziati dal cantone riconoscibili grazie al loro colore verde limone.

TRADIZIONE CONTRO SICUREZZA Alcuni corpi pompieri non riescono ad immaginare di avere dei veicoli che non siano più rossi. Il loro argomento è che nella coscienza del pubblico il rosso è legato in modo indissociabile alla figura dei pompieri. Hanno certamente ragione, anche se nel traffico attuale il rosso non è più riservato esclusivamente ai pompieri. È quindi ancora più importante rendere i veicoli dʼintervento maggiormente visibili sia di giorno che di notte, soprattutto quando circolano sulle autostrade o su strade non illuminate fuori dai centri abitati.

LA SOLUZIONE È per questi motivi che il ministero dellʼinterno francese ha pubblicato, in data 28 dicembre 2006, una nota dʼinformazione tecnica (N.I.T. no 273) che descrive con precisione lʼutilizzo degli elementi di sicurezza retroriflettente sui veicoli rossi dei pompieri (grafico 2). In Germania, la norma DIN 14502-3 «Feuerwehrfahrzeuge – Teil 3: Farbgebung und besondere Kennzeichnung» autorizza, nella sua ultima versione anche il colore DIN 6164 «rosso fluorescente» per migliorare la visibilità di giorno. Visto che in Germania secondo UN ECE R 48, i contorni retroriflettente sui camion erano già autorizzati da anni, diventano ormai obbligatori per tutte le nuove omologazioni di veicoli utilitari di più di 7,5 tonnellate di peso totale, di una lunghezza superiore a 6,00 metri (lato) e di una larghezza superiore a 2,10 metri (dietro). Nel Land di Hesse, i corpi pompieri possono già riferirsi a una deroga concernente lʼapplicazione dei segnali retroriflettenti per lʼequipaggiamento dei veicoli. È stato inoltre proposto di equipaggiare con lampeggianti la parte posteriore dei veicoli che intervengono sulle autostrade, come accade già per i veicoli addetti alla manutenzione [9]. Esiste uno studio americano del mese di agosto 2009, su mandato dellʼagenzia di coordinamento degli Stati Uniti, per lʼaiuto in caso di catastrofe (Federal Emergency Management Agency FEMA), che sottolinea lʼutilità delle marcature retroriflettenti sui veicoli dei pompieri e sottolinea anche lʼimportanza dei colori fluorescenti per i veicoli dʼintervento dei pompieri, della polizia e del servizio sanitario [10]. Sulla base di questi risultati convincenti, la National Fire Protection Agency (NFPA) ha introdotto lʼobbligo, a partire dal 2009, di equipaggiare i veicoli dei pompieri con marcature retroriflettenti [11].

IN SVIZZERA In Svizzera le condizioni per lʼutilizzo degli autoadesivi retroriflettenti sono indicate nellʼOrdinanza concernente le esigenze tecniche per i veicoli stradali (OETV), del 10 giugno 2005: attualmente numerosi veicoli dei pompieri sono già adattati alle accresciute esigenze di sicurezza grazie a degli autoadesivi retroriflettenti e bicolori (rosso/bianco o rosso/giallo) incollati nella parte posteriore del veicolo. Tuttavia, lʼutilizzo delle marcature retroriflettenti non è autorizzato sui veicoli della

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classe M1 con un peso inferiore o uguale a 3,5 tonnellate.

INCOLLARE ANZICHÉ VERNICIARE Gli autoadesivi permettono di rispondere a tutte le esigenze di decorazione. È soprattutto nel settore dei veicoli fino a 3,5 tonnellate, spesso presi in leasing, che lʼutilizzo di questi autoadesivi è più indicato. Rinunciando al colore rosso pompiere si possono effettuare dei risparmi e il veicolo può facilmente essere riportato allo stato originale dopo la scadenza del contratto leasing. Inoltre la pittura rossa fluorescente è più sensibile ai raggi UV e perde abbastanza rapidamente il suo colore. Un motivo supplementare per utilizzare gli autoadesivi che possono essere facilmente sostituiti.

CONCLUSIONE Visto lʼincessante aumento del traffico stradale, lʼutilizzo universale di colori vivi per la segnalazione, la pubblicità e nel traffico, si può temere che i nostri pompieri non riescano più, con i loro veicoli rossi, ad attirare sufficientemente lʼattenzione degli altri utenti della strada. Esistono studi importanti che contestano lʼopinione corrente che afferma che il rosso tradizionale risponde allʼeffetto di visibilità desiderato ed esigono che i veicoli dʼintervento siano resi maggiormente visibili di giorno come di notte. Bisogna quindi esaminare se i veicoli ingaggiati essenzialmente (o quantomeno spesso) sulle autostrade non dovrebbero essere verniciati in giallo limone o se è opportuno esigere o regolamentare lʼutilizzo di materiali retroriflettenti. [1] [2] [3]

[4]

[5]

[6] [7]

[8] [9]

[10] [11]

OPERE

DI RIFERIMENTO:

Ian Burrell, The Independent, 17 Agosto 1998 Stephen S. Solomon & James King Influence of color on fire vehicle accidents Journal of Safety Research, 26, 47, primavera 1995 New York State Dept. of Motor Vehicles Summary of motor vehicle accidents involving fire vehicles, 2 Febbraio 1990 H. M. Traquair An introduction to clinical perimetry, St. Louis 1949 J. P.l Southhall Introduction to physiological optics, New York 1961 W. M. Hart Adlerʼs physiology of the eye St. Louis 1992 M. J. Allen Vision and highway safety Philadelphia 1970 Stephen S. Solomon & James King Fire Truck Visibility Ergonomics in Design, vol. 5, no. 2, pp. 4–10, Aprile 1997 Dipl.-Ing. U. Cimolino Exposé «Licht- und Reflextechnik» www.fire-at-work.de Emergency Vehicle Visibility and Conspicuity Study FA-323 Federal Emergency Managing Agency Washington D.C., Agosto 2009 NFPA 1901 Standards For Retro Reflective Striping on Fire Trucks and Emergency Vehicles, NationalFire Protection Agency, Quincy, MA, 2009

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I VVF Volontari di Vimercate inaugurano la Mega Autopompa A differenza di altre caserme di vigili del fuoco volontari, del Milanese e Brianzolo, che si apprestano a festeggiare il secolo e mezzo di attività, il presidio di Vimercate non ha ancora una sua storia, perché nato da appena quattro anni. Trenta ragazzi (cʼè anche una donna) che dedicano impegno, passione e tempo alla collettività, 24 ore al giorno e 365 giorni allʼanno. In Vimercate, e negli altri 15 comuni del circondario dove intervengono in primo impiego in caso di sinistro, questʼanno hanno eseguito 374 interventi di soccorso tecnico urgente, ben 1.490 dal 2006, primo anno dʼattività.

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D I S TA C C A M E N T I omenica 5 dicembre i volontari Vimercatesi hanno inaugurato la nuova autopompa acquistata anche con il contributo delle municipalità della zona. Il Comandante Provinciale Barbéri – presente alla manifestazione – ha elogiato lʼintelligenza del territorio che ha saputo portare a termine un progetto comune, mettendo da parte i campanilismi. Ha poi ricordato che il vero valore non è soltanto nei beni strumentali ma nelle persone che hanno creato questo affiatato gruppo di pompieri volontari. Uomini con una carica e una spinta che va aldilà della semplice solidarietà. Il nuovo automezzo è un Mercedes Actros 1832, allestito da Aris Fire, secondo le indicazioni degli stessi volontari e “caricato” anche grazie al contributo della nascente Provincia di Monza e Brianza.

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In una piazza abbastanza gremita di gente nonostante qualche fiocco di neve cominciasse a fare la sua comparsa, il sindaco Paolo Brambilla, ha presentato personalmente il nuovo mezzo di soccorso alla cittadinanza. Ad indossare la fascia tricolore, oltre al Brambilla, il primo cittadino di Agrate Brianza, Ezio Colombo e quello di Bellusco, Roberto Invernizzi. In tenuta da cerimonia anche il sindaco di Bernareggio, Emilio Biella; il collega di Burago di Molgora, Giovanni Stringhini e quello di Ronco Briantino, Francesco Colombo. Non si sono lasciati sfuggire lʼimportante giornata neppure i sindaci di Sulbiate e Usmate Velate, Maurizio Stucchi e Maria Elena Riva. Il sindaco Vimercatese ha espresso la propria soddisfazione, distribuendo i meriti a coloro che hanno reso possibile lʼapposizione di questo tassello mancante (il primo mattoncino fu il termine dellʼallestimento della caserma, quattro anni orsono, costata 600mila euro): “Desidero ringraziare tutti i comuni del Vimercatese che hanno contribuito, e le due provincie, dapprima quella di Milano e poi quella, neo nata, di Monza e Brianza. Una collabora-

zione al di la delle preferenze politiche, al fine di dotare il territorio di una ʻstazioneʼ e di una moderna autopompa”.

Lʼassessore provinciale alla protezione civile, Luca Talice, ha poi preso la parola: “Le sinergie messe in campo per la realizzazione di questo progetto, non avrebbero avuto alcun senso, senza lʼimpegno dei volontari. Eʼ solo grazie allʼimpegno e la passione di questi ragazzi, i quali spessso sono costretti a trascurare gli affetti, che riusciamo a garantire questo importante servizio.”. Il comandante provinciale Milanese dei VVF, Silvano Barbéri, ha invece esordito così:


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è a tavola coi propri cari, ma bisogna andare: “Queste di Marco sono parole inusitate, nuove ma antiche. Spesso ci sentiamo imbranati di fronte a coloro che fanno il male con astuzia e, tante volte, la vita è mediocre…dobbiamo danzare la vita!”. Dopo la messa il parroco ha benedetto uomini, automezzi e la nuova macchina arrivata, così felice di poter celebrare i pompieri che ha invitato Barbéri a casa sua per un caffè.

“Scatenerete un poʼ dʼinvidia in giro, una macchina del genere non riusciamo a garantirla nemmeno ai permanenti. Sono soddisfatto di questʼintegrazione del bilancio “Ministeriale”, con risorse locali. Unʼautopompa così attrezzata, facciamo fatica a garantirla a capoluoghi come Milano, per Vimercate non ce la potremmo proprio permettere. Da una parte ho parlato dʼinvidia ma speriamo anche che nellʼemulazione da parte di altri consorzi di comuni.”. Barbéri è un uomo che preferisce non amplificare il lavoro proprio e quello dei suoi vigili ma, in questʼoccasione, deve aver fatto un grosso strappo alla regola: “LʼAPS e la caserma sono importanti, certo, ma – perdonatemi se debbo esaltare – senza questi uomini, non potremmo ottenere nulla. Dobbiamo sostenere questi volontari che, grazie anche a questo nuovo automezzo, renderanno il sistema territoriale di soccorso più efficiente, per tempi di risposta e per qualità del servizio prestato.”. Eʼ poi giunto il momento della Santa Messa, celebrata dal parroco, Don Mirco Bellora ma, prima della cerimonia, il giovane pompiere volontario Marco ha letto un pensiero dedicato ai colleghi, ai cittadini e a Santa Barbara, concludendo: “Il nostro nuovo automezzo, risultato concreto della generosità di molte persone, inizierà da oggi a portar il nostro aiuto dove ce ne sarà bisogno, là dove tutti fuggono!”.

Don Mirco, ha poi iniziato, con entusiasmo, la funzione, dedicandola quasi interamente ai suoi pompieri volontari e portando lʼesempio dellʼallarme che suona mentre si

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I volontari Vimercatesi, più tardi, con Gianpaolo Maggi a far gli onori di casa, hanno poi offerto un rinfresco a tutti gli intervenuti, presso la caserma di via Brianza. Tra i presenti, rappresentanti dei due comandi provinciali di Monza e Milano, con i mezzi dei nuclei speciali. Volontari delle caserme Brianzole – tra questi il primo ufficiale dello storico “Corpo” di Carate Brianza, Sergio Rossi, che ha messo anche a disposizione unʼautopompa storica – e colleghi in rappresentanza delle sedi di Corbetta e Magenta. Per finire, il capo Vimercatese Maggi ed il comandante Barbéri, hanno tagliato insieme la torta a colpi di picozzino. Al comandante provinciale, intervenuto in alta uniforme, abbiamo chiesto un impressione sulla giornata e sui volontari locali, ci ha risposto con un filo di commozione: “Che si può dire se non che cʼè da andar fieri di una realtà come questa di Vimercate. Il lavoro da fare adesso è quello di esportare questo modello, anche fuori dai confini regionali.”. NELLE IMMAGINI IL NUOVO AUTOMEZZO DEL DISTACCAMENTO DI VIMERCATE MERCEDES ACTROS 1832, ALLESTITO DA ARIS FIRE, SECONDO LE INDICAZIONI DEGLI STESSI VOLONTARI E “CARICATO” ANCHE GRAZIE AL CONTRIBUTO DELLA NASCENTE PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA. IL COMANDANTE PROVINCIALE DI MILANO, SILVANO BARBERI CON IL SINDACO DI VIMERCATE, PAOLO BRAMBILLA ED IL COMMOSSO CAPO DISTACCAMENTO, GIAMPAOLO MAGGI. LA CASERMA, INAUGURATA NEL 2006 E COSTATA BEN 600MILA EURO, CHE OSPITA I 30 VOLONTARI VIMERCATESI.

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I VIGILI DEL FUOCO V O L O N TA R I DI TREVIGLIO 1867: questa è la prima data in cui - nei documenti custoditi presso lʼarchivio comunale di Treviglio – vengono citate le “Guardie del Fuoco”, ma può darsi che questi uomini fossero già stati posti, in precedenza, a tutela di cascine, laboratori artigianali, opifici e fabbriche. Il lavoro dei pompieri Trevigliesi veniva richiesto anche per lʼestinzione dʼincendi avvenuti nelle municipalità del circondario, fu per questo che nel 1868 si stabilì una tassa da pagare per il noleggio delle “macchine idrauliche” ma anche per rimborsare eventuali infortuni di servizio degli stessi “addetti”.

Uno dei primi incendi più devastanti, di cui si abbia notizia, quello scoppiato in pieno centro storico nel 1896 (attuale Piazza del Popolo, già Piazza Rivellino). Dove “dopo tre ore di costante lavoro e di continui pericoli per parte dei pompieri”, si riuscì a domare le fiamme che comunque distrussero gran parte del caseggiato.

Un incendio curioso quello accaduto a fine secolo alla “Cascina del Ghiaccio” dove nacque una rissa tra operai e pompieri; il capo della squadra rimase contuso ma gli astanti, e la stampa, si dimostrarono solidali coi pompieri elogiandone lʼoperato.

Questi gli albori del glorioso Corpo dei Pompieri di Treviglio descritti da Barbara Oggionni, architetto Trevigliese, figlia dellʼindimenticabile comandante Giuseppe:

“Leggendo i resoconti degli interventi ed osservando le fotografie ho rivissuto i momenti condivisi con il papà: il suo dover correre in caserma lasciando nel bel mezzo il pranzo della domenica o la gita in campagna con tutta la famiglia; lʼodore del fumo acre sui vestiti dopo un incendio di cascina; lo sgomento e la tristezza dopo aver estratto un corpo senza vita dalle macerie di una casa o dalle lamiere contorte di unʼautomobile; ma anche la serenità che proviene dalla consapevolezza di fare ʻil bene degli altriʼ, di non vivere solo per se stessi ma anche per la Comunità, cui ci si sente di appartenere e per la quale si sente di dover far qualcosa.”.

Questo prezioso testo, oltre a celebrare quasi un secolo e mezzo di volontariato pompieristico nella Bergamasca, onora i ventʼanni di comando (e ben 32 di servizio) di Rolando Fagioli. Uomo che ha contribuito alla crescita del “distaccamento” dei vigili del fuoco volontari di Treviglio (certo che “Corpo Pompieri” suonava meglio). Ha fatto si che il soccorso diventasse sempre più professionale e ha dotato la caserma di automezzi e attrezzature al passo con i tempi. Rolando, fino al 30 novembre 2010, ha portato lʼautopompa ovunque fosse richiesto soccorso, ora è stato messo a riposo per “raggiunti limiti dʼetà”. Molti dicono che avrebbe “dato la paga” ancora a tanti vigili più freschi di lui, ma purtroppo questo è il regolamento. Il buon Fagioli, seguirà ancora per molti anni lʼattività dellʼAssociazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari, in provincia di Bergamo e non solo.

I VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI TREVIGLIO - Autrice: Barbara Oggionni -Pagine: 133 PREZZO DI COPERTINA: (offerta minima 10 €) IL RICAVATO SARAʼ INTERAMENTE DEVOLUTO AI “Vigili del Fuoco Volontari di Treviglio” Disponibile presso: LIBRERIA FONTE VIVA, VIA GALLIARI - LIBRERIA ROSSETTI, VIA ROMAEDICOLA SEVERGNINI, VIA ROMA DISTACCAMENTO VVFV TREVIGLIO VIA A. CRIPPA, 34 (per accordi 338 36 74 980)

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a divisa dei vigili del fuoco volontari cucita addosso e, da oggi, cucita nel cuore. Eʼ il caso di Andrea Ciech e di Erica Basso che nel pomeriggio sono convolati a nozze in maniera insolita: entrambi hanno scelto come abito il completo antifiamma dei pompieri. Lui rigorosamente in blu dʼordinanza, lei in bianco nuziale con tanto di strappo (a fin di bene) al protocollo e alla tradizione.

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La cerimonia ha visto la partecipazione dei parenti, degli amici, ma anche dei pompieri volontari di Folgaria, oltre che del presidente della Federazione dei Corpi VVF Volontari, Alberto Flaim, che hanno voluto accompagnare il loro comandante Ciech e la loro compagna dʼinterventi Basso nel giorno più importante della loro vita. A sorpresa ha partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, che ha atteso la sposa sulla porta del municipio di Folgaria, accanto al sindaco Maurizio Toller.

“Questa è la vera Festa di Santa Barbara - ha commentato il presidente Lorenzo Dellai a margine del rito Vedere due giovani che hanno deciso di indossare la divisa nel giorno delle loro nozze non può che far piacere. La mia presenza, oltre che alla stima personale, vuole essere lʼaugurio di tutta la comunità trentina verso un impegno, quello dei vigili del fuoco, che non ha eguali nel resto dʼItalia”.

CERIMONIA ORIGINALE

TRA DUE VOLONTARI NEL GIORNO DELLA PATRONA

SANTA BARBARA

FOLGARIA, MATRIMONIO IN DIVISA DA INTERVENTO

Il comandante dei volontari Andrea Ciech sposa la “collega” Erica Basso A CURA DELLA REDAZIONE

La festa della vita, il matrimonio, celebrata nel giorno di Santa Barbara, protettrice dei vigili del fuoco. È accaduto a Folgaria (Trento), dove il

comandante del locale corpo dei VVF volontari, Andrea Ciech, ha sposato la “collega” di divisa, e a questo punto anche di vita, Erica Basso. La cerimonia si è tenuta in municipio con rito civile, officiato dal sindaco Maurizio e che ha visto come ospite a sorpresa anche

il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai.

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V F V G E N N A I O / F E B B R A I O 2 0 11

Il sindaco Toller ha ricordato lʼimpegno di Andrea ed Erica a favore della comunità: “La loro scelta va sostenuta perché con il loro impegno quotidiano hanno saputo offrire alla comunità e, soprattutto ai giovani, un punto di riferimento importante. I vigili del fuoco volontari, così come tutta la Protezione civile, rappresentano uno dei valori fondanti della società trentina”.

Conclusa il rito in municipio, il presidente Dellai ha fatto ritorno a Trento dove era atteso alla sfilata dei corpi volontari che in città hanno voluto così festeggiare la loro Santa Patrona.


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