La dismissione industriale come opportunità di rigenerazione urbana, il caso dell'area di Tito scalo

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Università Degli Studi della Basilicata DiCEM - Dipartimento delle culture europee e mediterranee, facoltà di Architettura corso di laurea specialistica a ciclo unico in Ingegneria edile-architettura tesi di laurea in Tecnica e pianificazione urbanistica

La dismissione industriale come opportunità di rigenerazione urbana, il caso dell'area di Tito scalo (PZ)

Relatore: Prof.Piergiuseppe Pontrandolfi

Candidato: Antonio Mastria 37775

ANNO ACCADEMICO 2015 - 2016



A mio padre, mia madre e mia sorella. Alle mie nonne, a zia Maria ed al mio amore Giulia.



Ringraziamenti Desidero ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla stesura di questa tesi e mi sono state vicine durante il percorso universitario. In primo luogo vorrei ringraziare il professore e relatore Piergiuseppe Pontrandolfi per il particolare contributo e gli indispensabili consigli che hanno permesso la realizzazione di questa tesi. Ringrazio l'Ing. Antonella Cartolano, nonché ricercatrice con il relatore, per avermi dato utili consigli ed aiutato nell'impostazione del database informativo. Desidero ringraziare l'Università degli studi della Basilicata ed il Dipartimento (DiCEM) che mi hanno dato la possibilità di intraprendere questo percorso e per l'esperienza di studio all'estero che considero sia stato uno step importante durante l'intero percorso. Ringrazio i funzionari dell'ufficio tecnico del Comune di Tito ed in particolare il geom. Antonio Dolce ed il vicesindaco Michele Iummati, l'arch. Leonardo Zaccagnino del comune di Picerno, i funzionari dell'ufficio tecnico del comune di Pignola, la sig.ra Maria Mecca e l'Ing.Gerardo Soldo dell'ASI di Potenza, l'Ing. Antonio Gatta e l'amico d'infanzia geom. Daniele Becce, per avermi fornito il materiale di base e per i preziosi consigli. Ringrazio le aziende dell'agglomerato di Tito ed i Cittadini che hanno espresso la propria opinione nella compilazione dei questionari. Un importante ringraziamento va alla mia famiglia che, nonostante gli sforzi ed i sacrifici, non solo mi ha permesso d'intraprendere questa strada ma è stata sempre al mio fianco e mi ha supportato. Ringrazio Zia Maria per l'importante sostegno economico e morale che mi ha consentito di affrontare l'università con maggiore serenità. Ringrazio Giulia per avermi supportato durante questo percorso ed essere stata al mio fianco in ogni momento. Inoltre ringrazio i compagni universitari, "i luponi", per i momenti di festa e di studio che hanno accompagnato l'intero percorso universitario, ed in particolare: Vincenzo Roma, Luigi Simone, Enzo Racina, Angelo Ancarola, Salvatore Possidente del Monte e Stefano Signorelli. Infine ringrazio tutti gli altri amici e parenti che mi hanno supportato durante il percorso universitario.


Sommario I Introduzione Research CAPITOLO 1. La dismissione industriale 1.1 Focus sul tema

ione rch e 10

1.1.1 Aspetti generali e cause della dismissione

10

1.1.2 Aree dismesse, siti inquinati e brownfields

11

1.1.3 Soggetti istituzionali coinvolti

15

1.2 Casi di studio

23

1.2.1 IBA Emscher Park nella Rhur

24

1.2.2 Docklands a Londra

29

1.2.3 Le frinche industrielle a Parigi

33

1.2.4 Il Parque Expo di Lisbona

38

1.2.5 Ex stabilimento Federconsorzi di Bagnoli

43

1.2.6 Ex area Falck a Sesto San Giovanni

48

1.2.7 Ex stabilimento automobilistico del Lingotto a Torino

53

1.2.8 Ex stabilimento Pirelli Bicocca a Milano

58

1.3 Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) 1.3.1 Analisi della normativa in Italia: l'esempio dell'Emilia Romagna

65 66

1.4 Considerazioni

75

1.5 Bibliografia

79

Analysis

ysis

CAPITOLO 2. Conoscenza del territorio e dell'area industriale di Tito 2.1 L'area industriale di Tito

85

2.1.1 Il Consorzio per l'Area Industriale: il territorio, la storia, l'identitĂ

85

2.1.2 SpecificitĂ dell'agglomerato di Tito

87

2.1.3 Inquadramento territoriale: lo stato di fatto

88

2.1.4 Le aziende insediate e quelle dismesse

92

2.1.5 La bonifica del SIN di Tito

99

2.2 L'ambito di analisi

107

2.2.1 Il piano strutturale metropolitano del potentino e la popolazione

107

2.2.2 Il Database Informativo

111


2.2.3 Sistema delle infrastrutture e delle destinazioni d'uso del costruito

113

2.2.4 Le carte tematiche: il verde esistente, i rischi idrogeologici

117

2.2.5 Parametri quantitativi ed urbanistici, stato di fatto

120

2.2.6 Le previsioni urbanistiche

124

2.3 Considerazioni

160

2.4 Bibliografia

162

Project

Project

CAPITOLO 3. Proposta di rigenerazione urbana per uno economico CAPITOLO 3. Proposta di rigenerazione urbana persviluppo uno sviluppo economico gggggggggggsostenibile gggggggggggsostenibile 3.1 Configurazione del progetto

167

3.1.1 Definizione della Vision

167

3.1.2 Impostazione della Mission

168

3.1.3 PerchĂŠ la dismissione industriale come opportunitĂ a Tito

169

3.1.4 Analisi risultati dei questionari

171

3.1.5 SWOT analysis

177

3.1.6 Alberi dei problemi e degli obiettivi

179

3.1.7 Scheda di progetto

189

3.2 La proposta progettuale

192

3.2.1 La canapa ad uso industriale

197

3.2.2 Condizioni per l'istituzione dell'APEA di Tito scalo

200

3.2.3 Masterplan

205

3.2.4 I contenuti urbanistici

208

3.2.5 Schede di dettaglio

213

3.2.6 Le fasi d'intervento ed i canali di finanziamento

217

3.3 Conclusioni

220

3.4 Bibliografia

223

Appendix

Appendix

4 APPENDICE

4 APPENDICE

4.1 Parametri urbanistici e quantitativi: stato di fatto

225

4.2 Riferimenti alle discipline urbanistiche dei piani vigenti

223

4.3 Questionari

286

5 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA

5 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA


Introduzione Questo lavoro di tesi nasce con la finalità di studiare in maniera approfondita l’argomento della dismissione industriale, in un’ottica di riqualificazione sostenibile, e di avere maggiore consapevolezza al momento della progettazione riguardante l’area industriale e Sito d'Interesse Nazionale di Tito. Il progetto sarà incentrato, seguendo le buone prassi in materia di Aree Produttive Ecologicamente attrezzate, sul tema della rigenerazione di un'area industriale che allo stato attuale vede il 35% delle attività economiche dismesse. Per quanto riguarda l'area perimetrata, ovvero l'ambito di analisi, sono state intraprese strategie di pianificazione tese a migliorare la situazione attuale di fruibilità e vivibilità nell'area urbana e periurbana di Tito scalo, con l'obiettivo di recuperare aree ed edifici inutilizzati quindi sfruttare le risorse esistenti con scelte sostenibili volte ad un'integrazione dell'area industriale all'interno di un tessuto urbano caratterizzato da una edificazione incontrollata e condotta senza regole. La scelta del tema è avvenuta durante l’esperienza universitaria e dalla crescente necessità di trasformare e rinnovare le sempre più frequenti aree industriali abbandonate. Il lavoro è stato articolato in tre fasi, di seguito riportate: • La prima fase di questo lavoro è finalizzata alla raccolta, alla selezione e ad un'approfondita analisi della letteratura scientifica riferita alle aree ed agli edifici industriali dismessi. Ciò ha lo scopo di definire lo stato dell’arte sull’argomento in questione e di individuare le principali politiche d'intervento messe a punto per affrontare il problema. Tra cui le più innovative in materia di recupero, ed in generale di aree industriali, riguardano le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA); questa definizione è utilizzata per indicare aree in cui la concentrazione di aziende e di manodopera consente di definire un programma di gestione unitaria e integrata delle infrastrutture e dei servizi utili a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo socio-economico locale con lo scopo di aumentare la competitività delle imprese insediate, nel rispetto dell’ambiente. Nell'analisi dei casi di studio sono state prese in considerazione le esperienze, storiche ed emblematiche, di alcuni interventi effettuati in paesi europei come la Germania (con esperienza della riconversione del bacino della Ruhr); la Francia (con l’esperienza degli interventi nelle “Friches industrielles”); la Gran Bretagna (con gli interventi nelle “Derelict lands” e nelle “Vacant lands”); il Portogallo (con il recupero degli edifici industriali dismessi posti lungo la costa per la realizzazione dell’esposizione internazionale); ed in seguito le esperienze svolte in Italia: l’intervento dell’ex stabilimento federconsorzi di Bagnoli a Napoli, l’intervento dello stabilimento Pirelli e l’area Falk a Milano, il Lingotto di Torino, inoltre, sono state considerate le norme in materia di APEA dell'Emilia Romagna. • La seconda fase ha riguardato un'approfondita analisi all'interno dell'ambito di studio che comprende, oltre l'area industriale, l'ambito urbano e periurbano di Tito scalo, comprese le aree destinate a insediamenti produttivi ed alcune aree d'interesse ambientale come il Lago Pantano di Pignola e le aree boscate sottoposte a vincolo paesaggistico del Monte Carmine e Monte Pano. Al fine di fotografare la situazione dettagliata dello stato di fatto all'interno dell'intero ambito di studio si sono svolte delle analisi canoniche urbanistiche nell'area dalle quali sono scaturiti dati inerenti gli


stati attuali dei lotti industriali, le infrastrutture, il verde esistente e le previsioni urbanistiche, tali dati sono stati inseriti successivamente all'interno di un SIT, sistema informativo territoriale. Inoltre è stata analizzata affondo la questione dell'inquinamento prodotto da alcune industrie nell'area industriale di Tito che da circa quindici anni è stata inserita tra i Siti di Interesse Nazionale da bonificare • Nella terza ed ultima fase sono state evidenziate, schematizzando i punti all'interno dell'analisi SWOT, le criticità ed il raggiungimento degli obiettivi con l'utilizzo, rispettivamente, degli alberi dei problemi e degli obiettivi. Questi sono stato influenzati e rafforzati dai questionari somministrati ad utenti specifici: uno ai cittadini e frequentatori di Tito mentre l'altro alle aziende della zona industriale presa in esame. Successivamente con il metodo della Logical Framework Analysis è stato possibile creare la "scheda di progetto" che è risultata uno strumento molto utile al fine di avere un quadro generale delle azioni da compiere per poter realizzare gli interventi scaturiti dagli obiettivi. Tra questi, l'obiettivo trainante è risultato essere quello di valorizzare, sviluppare ed integrare all'interno del territorio, l'area industriale di Tito. Secondo questo studio una prima risposta potrà darla la rigenerazione urbana: si parte dalle attività dismesse che potrebbero ricoprire un nuovo settore di produzione ovvero quello della trasformazione della canapa ad uso industriale; questa pianta potrebbe non solo essere lavorata in differenti maniere, al fine di produrre una moltitudine di prodotti, ma anche coltivata nel suddetto contesto, in questo modo la mole agricola che caratterizza il territorio potrà essere valorizzata. Inoltre si prevede la realizzazione di ulteriori interventi, quali: la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali e greenway che garantiranno una migliore connessione a livello ambientale e funzionale dell'area, la rigenerazione dell'area denominata "ex liquichimica" e successiva creazione di un Polo le attività di Ricerca e Fieristiche che include un parco botanico, la trasformazione dell'area industriale in Apea, la progettazione di housing a basso impatto paesaggistico. Questi ed altri interventi risulteranno interventi cruciali per il rilancio dell'economia e l'auspicabile miglioramento di questa realtà che stenta a decollare.



Research


CAPITOLO 1. La dismissione industriale 1.1 Focus sul tema 1.1.1 aspetti generali e cause della dismissione Una caratteristica che accomuna le città ed il territorio di oggi è la presenza di aree industriali dismesse, siti occupati in passato da attività produttive, industriali o estrattive che ad oggi risultano “contenitori” abbandonati o sottoutilizzati che in molti casi presentano un grado molto alto di contaminazione. Questo fenomeno, che viene denominato dismissione1 ha origine tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, ed ha coinvolto, in modo particolare i paesi più avanzati dell’Occidente (Europa e Stati Uniti), dotati di aree ed edifici industriali, ben inserite all’interno dei contesti urbanizzati delle città e/o delle zone limitrofe. Questo fenomeno ha cominciato a suscitare un forte interesse nel mondo scientifico, imponendosi, agli inizi degli anni novanta, al centro del dibattito e della ricerca europea sulle trasformazioni delle aree urbane, interessando anche il tema della riqualificazione economica ed ambientale del territorio e della città.

1_APAT. Proposta Di Linee Guida per il Recupero Ambientale E la Valorizzazione Economica dei Brownfields. Roma: I.G.E.R. srl, 2006

Questi spazi ed edifici, presenti in quantità consistenti all’interno del tessuto urbanizzato, rappresentano ormai una routine, per questi motivi è sempre più forte la necessità di recuperare queste aree. Uno dei motivi principali che ha portato alla dismissione delle attività originariamente svolte nelle aree, ed al successivo smantellamento degli impianti o all’abbandono degli stessi, è sicuramente la delocalizzazione delle attività industriali in altri edifici o luoghi. Questo spostamento a sua volta è stato causato inizialmente da tre ragioni. La prima consiste nell’evoluzione della tecnologia e della tecnica o dall’esaurimento della materia prima estratta, nei rispettivi campi di produzione o estrazione; ciò ha fatto sì che i vecchi edifici risultati obsoleti, fossero lasciati liberi ed inutilizzati. La seconda ragione è legata a motivi economici che hanno portato allo spostamento delle attività in aree esterne della città, con il vantaggio di avere minori costi di occupazione del suolo ed una accessibilità migliore al sito che qui risulta libero da vincoli legati alla storicità del luogo di provenienza. L’ultima delle ragioni è strettamente collegata al tema della globalizzazione dei mercati e alla necessità di costi produttivi più economici, ciò implica lo spostamento degli impianti in aree geografiche più distanti comportando l’ampliamento del commercio dei materiali di produzione a scala sovranazionale. Nello specifico il centro della capacità produttiva mondiale si è spostato verso L’Est; in questa maniera i paesi dell’antica e obsoleta industrializzazione, tra i quali si colloca anche l’Italia, stanno diminuendo gradualmente la produzione industriale2. Questo fenomeno in Italia ha riguardato principalmente gli impianti dell’industria chimica, siderurgica, mineraria, meccanica e petrolifera, lasciando gran parte dei suoli occupati in un grave stato di contaminazione. In concomitanza con questi cambiamenti bisogna sicuramente porre all’attenzione le questioni sulla tutela delle risorse ambientali e della qualità della vita, esigenze che tendono a favorire la delocalizzazione degli impianti di produzione. Per di più le nuove normative riguardanti la tutela dell’ambiente, più restrittive sui sistemi di produzione e sugli impatti inqui-

2_Agata Spaziante, in "La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati", Franco Angeli (2006)


Focus sul Tema | 11 nanti, rendono più difficile il mantenimento dei vecchi stabilimenti. Esempi di grande attualità di queste problematiche sono sicuramente rappresentati dagli impianti dell’Ilva di Taranto e di Trieste.

Le aree dismesse si trasformano da problema a risorsa per la città. La riqualificazione e il recupero di tali aree e degli edifici in esse insistenti, che rappresentano la memoria del passato, costituiscono da più di dieci anni un problema di rilevante interesse ed importanza, per le evidenti ricadute di carattere economico e sociale, rappresentando opportunità ineludibili ai fini dello sviluppo urbano sostenibile. Il tema del recupero dei grandi vuoti urbani è comune a tutte le grandi città europee, potrà favorire la crescita anche di quelle città in cui il suolo disponibile alla trasformazione è scarso e limitato.

1.1.2 Aree dismesse, siti inquinanti e brownfields

3_ Parte 4, allegato 5 del D.Lgs 152/2006

Per comprendere la dimensione del problema risulta necessario distinguere le aree dismesse dai siti inquinati. Le prime sono aree che hanno bisogno di interventi di riqualificazione o (ri)funzionalizzazione. I secondi invece sono delle aree che necessitano di interventi di bonifica; secondo il Codice dell’Ambiente il sito è “l’area o porzione di territorio, geograficamente definita e determinata, intesa nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo ed acque sotterranee) e comprensiva delle eventuale strutture edilizie e impiantistiche presenti”. Tale sito risulta inquinato perché le industrie (soprattutto chimiche, acciaierie, miniere, etc.) che erano su tale territorio avevano rilasciato nel suolo e nell’acquifero sostanze contaminanti potenzialmente nocive per la salute della flora e della fauna, compresa la salute umana. A tal proposito risulta necessario comprendere la differenza proposta dal Ministero dell’Ambiente italiano: sito contaminato e sito d’interesse nazionale. Per sito contaminato s’intende un territorio geografico nel quale i valori delle specie chimiche nocive superano i livelli prefissati nella norma che indica le soglie di rischi, espresse in termini di concentrazione3. Questi siti, prima di poter essere riutilizzati, necessitano di una procedura di bonifica. Ai siti inquinati non dichiarati siti d’interesse nazionale la bonifica è di competenza del soggetto responsabile dell’inquinamento. Per quanto riguarda i SIN (Siti d'interesse Nazionale) s’intendono invece quelle aree di particolare pregio nelle quali la contaminazione, sia del suolo che delle acque, costituisce un rischio non solo per la salute ma anche per beni d’interesse storico e culturale di rilevanza nazionale. La perimetrazione di questi siti è determinata dalla normativa che indica alcuni criteri, tra questi ritroviamo:

Research

In Italia, la risposta politica relativa al fenomeno della dismissione, agli inizi degli anni settanta appare limitata esclusivamente alla necessità di mantenere i livelli occupazionali, senza affrontare la dimensione urbanistica del problema, legata ai processi di degrado fisico, ambientale e sociale connessi alla dismissione degli impianti. Solo tra la fine del XX e l’inizio del XXI sec. c’è stata una presa di coscienza sul tema, ovvero che la dismissione delle aree industriali può costituire un’opportunità per ridisegnare le aree urbane e ripensare la distribuzione delle funzioni e dei servizi offerti dall’area circostante.


- Rischio sanitario ed ambientale in quanto si supera nettamente la concentrazione della soglia di rischio (CSR); - Rilevante impatto socio-economico dovuto dall’inquinamento dell’area; invece, di competenza del soggetto responsabile dell’inquinamento.

n. 1 2 3 4 5 6

Fig. 2. Luogo ed estensione dei SIN, divisi per Regioni.

7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18

REGIONI SUPERFICIE (ha) Abruzzo 3 Basilicata 3.707 Calabria 2.318 Campania 1.825 Emilia Romagna 26 Friuli Venezia Giulia 12.727 Liguria 22.440 Lombardia 1.643 Marche 1.274 Piemonte 89.370 Puglia 28.785 Sardegna 447.144 Sicilia 19.639 Toscana 8.786 Trentino-Alto Adige 24 Umbria 655 Valle D'Aosta 15 Veneto 5.730

- Rischio per beni d’interesse storico e culturale di rilevanza nazione, Tab.1_Suddivisione dei SIN per Una sottocategoria dei siti inquinati sono i brownfields, che possono essere localizzati in talvolta gli interventi possono riguardare ampie porzioni di territorio estensione e per regione_Fonte: APAT (2006) e per cui differenti regioni. ambito urbano o periferico. L’accezione che, in Italia, viene data al termine riguarda le

Adaree oggi, i SIN sono 39 e comprendono diverse tipologie aree tra le dismesse con problemi di inquinamento ai sensi delladinorma in materia di bonifica quali ricordiamo i porti, le discariche non conformi alla legislazione, discae diabusive, ripristinoexambientale, e per learee quali previsto uninprogetto riqualificazione. I riche cave, ex miniere, cheè sono state passatodioggetto di brownfields incidenti con rilascioinoltre, di inquinanti chimici, aree industriali dismesse, possono, ricadere in quelle aree dove le attività standard di bonifica aree interessate da attività produttive o estrattive di amianto. Nell’attuale divisione in regioni, nota che in Valle d’Aosta c’è la maggior estensione non possono esseresiapplicate. di SIN mentre nel Lazio e Molise risultano assenti. La bonifica di questi 5 il progetto CLARINET definisce i brownfields come “sites that sitiInè ambito in manoeuropeo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, avvale aby tale Agenzie Regionali per haveche beensi affected thescopo formerdell’ISPRA, uses of thedelle site and the surrounding land;la are derelict Protezione Ambientale del Territorio (ARPAT) e dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS). Come delle contamination aree dismesseproblems; e dei siti are inquinati or underused; havesottoinsieme real or perceived mainly in developed troviamo le brownfields ovvero delle aree dismesse urbane o urbanizzate urban areas;di inquinamento require intervention bring them back todi bonifiche. beneficial use”, non con problemi ai sensitodella norma in materia Si sottilineando tratta solitamente di siti inquinati situati in connessi ambito urbano nell’immegli effetti sociali ed economici, alla loroo mancata utilizzazione. diata periferia, vicini a linee e raccordi di trasporto, inoltre sono dotati delle principali opere disulla urbanizzazione ovvero acqua, gas, luce, rete foFissando l’attenzione riqualificazione ambientale dei brownfields, questi vengono gnaria, etc. Tali caratteristiche permettono non solo la bonifica dell’area dal CLARINET come un ostacolo perche i governi. Viceversa aspetto è maconsiderati anche la sua trasformazione e valorizzazione potrebbe essere questo in grado di produrre benefici economico-finanziari e nuove opportunità di Agency (EPA) considerato un’opportunità dalla United States Environmental Protection

che definisce i brownfields come “real property, the expansion, redevelopment, or


    Focus sul Tema | 13

In Italia, le norme che hanno introdotto per la prima volta una disciplina unitaria per la materia delle bonifiche e che attengono alle attività di recupero ambientale dei siti contaminati sono state il Decreto Legislativo n. 22 del 5.2.1997 e i successivi regolamenti di applicazione ed attuazione, in particolare il Decreto Ministeriale 25.10.1999 n. 471. Tali norme definiscono il concetto di bonifica inteso come ripristino dei limiti di accettabilità delle sostanze inquinanti presenti nei suoli e nelle acque; fissano gli obblighi dei soggetti titolari dei siti inquinati, le competenze in materia di approvazione e controllo degli interventi di bonifica di un sito, nonché i sistemi di garanzia di natura reale e patrimoniale che assistono le spese eventualmente sostenute dalla Pubblica Amministrazione nel caso di esercizio del potere sostitutivo nell’attuazione degli interventi. La normativa articola il processo amministrativo d’intervento per il risanamento dei siti inquinati in tre fasi:

-individuazione della situazione di inquinamento (notifica, comunicazione); -interventi di messa in sicurezza d’emergenza; -interventi di caratterizzazione e di bonifica; e individua i diversi soggetti che le possono intraprendere: -responsabile dell’inquinamento; -proprietario dell’area; -pubblica Amministrazione (P.A.).

Research

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Focus sul Tema | 15

1.1.3 Soggetti istituzionali coinvolti Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Il Ministero dell’ambiente ha quindi funzioni in materia di ambiente, ecosistema, tutela del patrimonio marino, atmosferico, nonché sulla valutazione di impatto ambientale (VIA), valutazione ambientale strategica (VAS) e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC). Inoltre, ha competenze in materia di tutela del suolo dalla desertificazione nonché del patrimonio idrogeologico. Coordina e sovraintende alle funzioni del cosiddetto Codice dell’ambiente, ossia il D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, che ha accorpato le precedenti normative. Il Ministero è articolato in Uffici di diretta collaborazione del Ministro e 5 Direzioni Generali, coordinate dal Segretariato Generale. Quest’ultimo si articola in 5 Uffici di livello dirigenziale non generale e costituisce Centro di responsabilità amministrativa. I cinque uffici Direzioni Generali (DG) riguardano gli Affari Generali e del Personale, la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche, la Protezione della Natura e del Mare, lo Sviluppo Sostenibile, il Clima e l’Energia, infine, le Valutazioni Ambientali. Inoltre il Ministero si avvale della collaborazione del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, del Corpo Forestale dello Stato, del Corpo delle Capitanerie di Porto, e dei reparti del Corpo della Guardia di Finanza e dei reparti delle forze di polizia. Sono molti gli enti vigilati dal Ministero dell’Ambiente, tra cui l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale 4_Il 4 luglio 2012 è stata emanata, dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea, la direttiva 2012/18/UE (cd. “Seveso III”) sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. Questo provvedimento sostituisce integralmente, a partire dal 1° giugno 2015, le direttive 96/82/ CE (cd. “Seveso II”), recepita in Italia con il D.lgs 334/99, e 2003/105/CE, recepita con il D.lgs. 238/05_ Fonte: minambiente.it

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è un ente di ricerca, istituito con la legge n°133 del 2008, risultato dall’accorpamento dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (l’INFS) e l’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (l’ICRAM). L’Ente incentra il suo lavoro su molteplici temi riguardanti l’ambiente, quali l’acqua, l’aria, le energie rinnovabili, le aree protette, le emergenze ambientali, le radioattività e radiazioni, il rischio industriale e le “Direttive Seveso”4, il rumore, le vibrazioni e le radiazioni elettromagnetiche, i siti contaminati, etc.. Per quanto riguarda i siti contaminati l’ISPRA ha il compito di formulare e aggiornare le linee guida per le attività di caratterizzazione

Research

Di seguito verranno riportati i maggiori soggetti istituzionali che intervengono nell’ambito della riqualificazione delle aree industriali dismesse. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, noto con l’acronimo MATTM, è l’organo del Governo Italiano preposto all’attuazione della politica ambientale. Il Ministero dell’Ambiente fu istituito il 1º agosto 1986 dal Governo Craxi II, scorporandolo dal Ministero dei Beni Culturali. Con la Riforma Bassanini del D. Lgs. n. 300/1999, assunse la denominazione di Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, accorpando alcune funzioni del Ministero dei Lavori Pubblici. La riforma entrò in vigore nel 2001 col Governo Berlusconi II. Nel 2006, col Governo Prodi II assunse l’attuale denominazione, trasferendogli la competenza sul mare, che ha conservato anche con i successivi esecutivi


e bonifica dei siti contaminati, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con altri enti. Le attività ed i documenti prodotte dall’ente sono tre: - L’attività di caratterizzazione dei siti (norme di riferimento per i siti d’interesse nazionale, documentazione inerente i limiti di concentrazione e le procedure analitiche, anagrafe dei siti contaminati); - Tecnologie di bonifica (protocolli di applicazione di alcune tecnologie); - Analisi di rischio (criteri di analisi di rischio e linee guida).

United States Environmental Protection Agency In campo internazionale l’ente che si occupa del tema dei siti contaminati è l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (United States Environmental Protection Agency, in acronimo EPA) del Governo federale degli Stati Uniti d’America, creata su proposta del Presidente Nixon e diventata operativa dal 2 dicembre 1970. I suoi obiettivi posso essere sintetizzati di seguito: - Che tutti gli americani siano protetti da rischi significativi per la salute umana e per l’ambiente in cui vivono; - gli sforzi nazionali per ridurre il rischio ambientale siano basati sulle migliori informazioni scientifiche disponibili; - le leggi federali che proteggono la salute umana e l’ambiente siano applicate in modo equo ed efficace; - la tutela dell’ambiente sia una priorità nella politica degli Stati Uniti in materia di risorse naturali, salute umana, crescita economica, energia, trasporti, agricoltura, industria e commercio internazionale; - tutte le componenti della società – quali comunità, individui, imprese - abbiano accesso ad informazioni sufficienti per partecipare effettivamente alla gestione della salute umana e dei rischi ambientali; - la tutela ambientale contribuisca a rendere le comunità e gli ecosistemi diversi, sostenibili ed economicamente produttivi; - gli Stati Uniti giochino un ruolo di leadership nel lavoro con le altre nazioni per proteggere l’ ambiente globale. Infatti lo scopo di EPA consiste nel proteggere l’ambiente non per puro conto proprio ma in stretta collaborazione con le imprese, le organizzazioni no-profit ed i governi statali e locali attraverso forme di partnership.

Associazione delle Aree Urbane Dismesse Oltre ad enti istituzionali che si occupano del tema delle aree dismesse o dei brownfields e del rispetto generale per l’ambiente, vi sono anche le associazioni. AUDIS, Associazione delle Aree Urbane Dismesse, è una di quelle associazioni più attive sul tema rigenerazione di aree dismesse. E’ nata nel Luglio 1995 proprio dall’esigenza di dare impulso operativo al


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L’AUDIS affronta il tema del recupero delle aree seguendo i criteri della qualità urbanistica, architettonica e ambientale. La sua missione è quella di promuovere: - lo scambio di esperienze su progetti e normative in ambito nazionale ed internazionale; - lo studio di casi di riuso di aree dismesse sia in Italia che all’estero; - le iniziative, le proposte e le elaborazioni, anche di carattere legislativo, tese ad ottimizzare i processi di trasformazione. Il 10 giugno 2008, l’associazione ha stilato ed approvato un documento, chiamato Carta della Rigenerazione Urbana (Tab.3), con l’obiettivo di migliorare la collaborazione tra soggetti pubblici e privati, economici e collettivi, nei progetti di rigenerazione urbana. Il documento redatto dall’AUDIS si compone di tre sezioni: la Carta di rigenerazione urbana, gli Attori e gli Strumenti, che ne rappresentano reciprocamente il contesto politico ed operativo. La Carta di Rigenerazione Urbana propone i principi di riferimento per eseguire al meglio le riqualificazioni delle aree urbane dismesse o in fase di dismissione. Queste aree costituiscono, secondo l’Associazione, luoghi di forte potenzialità per il futuro delle città. I principi alla base della rigenerazione urbana si fondano su diverse tipologie di qualità: quella urbana, quella urbanistica, quella architettonica, quella dello spazio pubblico, quella sociale, quella economica, quella ambientale, quella energetica, quella culturale e, infine, quella paesaggistica. Ad ognuna di queste qualità corrispondono degli obiettivi, delle parole chiave e dei parametri al fine di descriverne al meglio i contenuti. Gli Attori di un processo di rigenerazione urbana sono essenzialmente distinti in tre tipologie di figure: il Pubblico, a cui è affidata la regia del procedimento; il Privato economico; il Privato collettivo. Ognuno di loro è portatore d’interessi specifici, a volte contrastanti, che devono essere armonizzati. Gli attori fanno parte di un processo al quale a vari livelli devono partecipare per raggiungere la ratifica istituzionale. Il primo compito di tutti e tre gli Attori consiste nel dar vita ad una dialettica aperta e visibile tra i loro differenti diritti costituiti, rappresentando in modo trasparente sia gli interessi economici legittimi e le aspettative che la comunità locale ha maturato sui destini dell’area in oggetto, sia l’interesse dell’intera città per una sua crescita complessiva più moderna ed equilibrata. Gli Strumenti sono da identificare nelle politiche pubbliche, nella partnership pubblico-privata, nella valutazione, nell’informazione e nella partecipazione. Gli obiettivi della Carta sono i punti di riferimento su cui ci si deve attenere per i programmi di trasformazione delle aree dismesse che, attraverso l’u-

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dibattito per fare emergere i punti critici delle trasformazioni che richiedono da parte degli Amministratori pubblici e degli Operatori, storicamente contrapposti, una comune strategia. L’auspicio di AUDIS è che possa contribuire a generare negli operatori, sia pubblici che privati, una nuova consapevolezza e capacità di intervento a beneficio dello sviluppo e rilancio delle città e delle forze economiche e sociali che in essa operano. Inoltre vuole essere un solido punto di riferimento per il dialogo ed il confronto tra i diversi soggetti coinvolti nel recupero delle aree dismesse.


riconoscibilità del luogo. E’ elemento necessario per ricucire il territorio e contribuire a creare una fluida circolazione e uno scambio con il contesto urbano. Tabella 5. Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana – Parte 1 OBIETTIVI

QUALITA

PAROLA CHIAVE

PARAMETRI governo esercitato da istituzioni aperte ad una totale collaborazione

esplicitare ambiti della rigenerazione

urbana

dinamicità

grande coesione sociale ed economica integrazione fisica, sociale, economica con contesto urbano coerenza strumenti urbanistici vigenti modalità definizione strumento urbanistico considerazione sostenibilità ambientale mix funzionale

riequilibrare centri urbani

urbanistica

equilibrio integrazione fisica nel contesto infrastrutture per mobilità pubblico-privato rispettare cronoprogramma modalità definizione progetto

bloccare spreco territorio

architettonica

attratività

relazione soluzione architettoniche/contemporaneità/identità luoghi sostenibilità ambientale e comfort edifici flessibilità importanza dello spazio pubblico in progettazione e realizzazione

governare mutamenti

dello spazio pubblico

comunità

fruibilità/accessibilità/sicurezza spazio pubblico uso effettivo spazio pubblico

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so di una corretta riqualificazione, potrebbero essere punti di forza per la città, trasformandosi in una risorsa da non sprecare. Gli scopi della Carta possono distinguersi in 8 elementi essenziali: - esplicitare gli ambiti che nel loro insieme determinano la qualità di una trasformazione urbana, consentendo una valutazione trasparente dei processi in corso; - riequilibrare i centri urbani impoveriti dallo svuotamento delle funzioni come il lavoro, il tempo libero e la residenza; - bloccare lo spreco di territorio mediante un pieno riuso degli spazi già urbanizzati; - governare i mutamenti del territorio convertendoli in occasioni di sviluppo; - integrare discipline e competenze specifiche nella trasparente individuazione dell’interesse collettivo; - riconoscere il ruolo insostituibile delle decisioni condivise che possono essere assunte solo all’interno del campo di competenze Pubbliche nel quadro del corretto riconoscimento del ruolo del Privato economico e del Privato collettivo; - innescare azioni diffuse di rigenerazione urbana che creino il conte-

Tab.3_Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana_Fonte: audis.it


Focus sul Tema | 19 sto più adatto per migliorare la qualità della vita di tutti e di ciascuno in un quadro di coesione sociale e di capacità competitiva; - aprire la riflessione delle modalità di rigenerazione di quelle parti di città residenziale che abbiano esaurito il proprio ciclo economico e si trovano in grave degrado fisico e spesso sociale.

In Italia esiste un’associazione che opera nell’ambito del patrimonio archeologico industriale a livello nazionale, il cui nome è l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI). Fondata nel 1997 da un gruppo di specialisti del patrimonio industriale e da alcune tra le più importanti istituzioni del settore nel Paese, come il CNR - Istituto Beni Archeologici e Monumentali della regione Puglia, la Provincia di Terni, l’ISEC - Istituto per la storia dell’età contemporanea della regione Lombardia, il Museo di Perticara nella regione Marche, etc.. Fin dalla sua istituzione, l’AIPAI ha promosso e svolto attività di ricerca, avendo come obiettivo principale quello di studiare le connessioni esistenti tra patrimonio archeologico industriale, beni culturali ed ambientali e cultura del lavoro. Le finalità dell’Associazione consistono nella promozione della collaborazione operativa e scientifica tra enti pubblici e privati per la catalogazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio industriale, per la salvaguardia di archivi, macchine e altre testimonianze della civiltà industriale e del lavoro, per la formazione degli operatori e la promozione del turismo industriale. A tale scopo sono state stipulate convenzioni con i Comuni, le Province e le Regioni. The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage Il Comitato Internazionale per la Conservazione del Patrimonio Industriale (The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage), chiamato semplicemente con l’acronimo TICCIH, è l’organizzazione che rappresenta nel mondo il tema del patrimonio industriale. I suoi obiettivi sono quelli di promuovere la cooperazione internazionale nel preservare, conservare, studiare, documentare, ricercare, interpretare e avanzare l’educazione del patrimonio industriale. La carta per il Patrimonio Industriale (The Nizhny Tagil Charter For The Industrial Heritage) stabilisce i concetti ed i metodi fondamentali riguardanti il patrimonio e l’archeologia industriale come punti di forza dell’associazione. Nella carta vengono delineate le definizioni di patrimonio industriale, archeologia industriale e periodo storico. Il primo è costituito dai resti della cultura industriale, quali edifici, macchinari, laboratori, mulini, fabbriche e siti per la lavorazione dei materiali, che abbiano valore storico, tecnologico, sociale, architettonico e scientifico. Il termine Archeologia Industriale vuole significare un metodo interdisciplinare di studiare i manufatti, la stratigrafia, le strutture, gli insediamenti umani ed i paesaggi naturali ed urbani, creati per o da processi industriali. Inoltre nella Carta “Nizhny Tagil” il TICCIH chiarisce il concetto di periodo storico come riferimento storico per inquadrare un edificio o un insediamento di interesse archeologico. Il periodo storico che viene considerato

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Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale


per inquadrare l’archeologia industriale si estende dall’inizio della rivoluzione industriale ai giorni nostri. Oltre a chiarire la terminologia propria del tema studiato dal TICCIH, nella carta vengono delineati i valori del patrimonio industriale, quali quello sociale come parte della documentazione della vita degli uomini e delle donne, costituendo un importante senso di identità. Il patrimonio industriale acquisisce un valore tecnologico e scientifico nella storia della produzione, dell’ingegneria, della costruzione, e può avere un notevole valore estetico per la qualità della sua architettura, del suo design o della sua progettazione. Infine, nella carta vengono trattati i temi riguardanti l’importanza della rilevazione, della registrazione e ricerca, nonché della protezione giuridica, della manutenzione e conservazione del patrimonio industriale. Il Comitato Internazionale TICCIH è riconosciuto dal Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti (ICOMOS) come consulente designato in tutte le questioni relative allo studio e alla conservazione del patrimonio industriale International Council on Monuments and Sites Il Comitato Internazionale sui Monumenti ed i Siti, noto anche con l’acronimo ICOMOS è una organizzazione internazionale non governativa, istituita nel 1965 come risultato della Carta di Venezia del 1964 e dai Consigli all’UNESCO sui Patrimoni dell’Umanità, che ha l’obiettivo di promuovere la teoria, la metodologia e le tecnologie applicate alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti e dei siti di interesse culturale. Lo scopo dell’ICOMOS è di: raccogliere, studiare e diffondere le informazioni relative ai principi, alle tecniche e politiche per la conservazione, alla tutela, al risanamento e alla valorizzazione dei monumenti o gruppi di edifici e cantieri; co-operare a livello nazionale e internazionale nella creazione e nello sviluppo di centri di documentazione che si occupano della conservazione e tutela dei monumenti, gruppi di edifici e siti; incoraggiare l’adozione e l’attuazione delle raccomandazioni internazionali in materia di monumenti o gruppi di edifici e siti; co-operare nella preparazione di programmi di formazione per specialisti nella conservazione, tutela e valorizzazione dei monumenti, gruppi di edifici e cantieri. L’ICOMOS fonda le basi dei suoi studi su tre termini chiave: monumento, gruppo di edifici e sito. Il primo termine comprende tutte le strutture che sono di valore dal punto di vista storico, artistico, architettonico, scientifico o etnologico. Questa definizione comprende opere di scultura e pittura monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni e abitazioni rupestri. Il secondo termine comprende tutti i gruppi di edifici separati o collegati e il loro ambiente, sia urbane o rurali, che, a causa della loro architettura, la loro omogeneità o il loro posto nel paesaggio, sono di valore storico, arti-


Focus sul Tema | 21 stico, scientifico, sociale o etnologico. Il terzo termine comprende tutte le aree topografiche ed i paesaggi, le opere dell’uomo o le opere combinate della natura e dell’uomo, compresi i parchi ed i giardini storici, che sono di valore archeologico, storico, estetico, etnologico o antropologico. Research

Inoltre i tre termini non devono includere collezioni museali ospitati in monumenti, collezioni archeologiche conservate nei musei o esposti nei musei del sito archeologico o storico e musei a cielo aperto.


1.2 Casi di studio In questo capitolo sono state analizzate alcune esperienze di riconversione di aree dismesse, sia a scala internazionale che nazionale, già terminate o prossime alla conclusione, al fine di ricavare alcuni dati ed informazioni utili per avere un quadro generale in fase di progettazione. Si è scelto di focalizzare l'attenzione su otto casi di particolare rilevanza ciascuno caratterizzato da particolari elementi. Ad esempio tra le esperienze europee sono state analizzate quella del bacino della Ruhr e dei Docklands londinesi. Il primo rappresenta un riferimento fondamentale per la riqualificazione di altre aree dismesse; si tratta, infatti, di un’esperienza da cui non si può prescindere, perché come nel passato la Ruhr ha costituito il modello di urbanizzazione della città industriale, così negli anni Ottanta, in seguito alla crisi di tale modello, è diventata il campo di sperimentazione ottimale per nuove forme di sviluppo urbano. Il caso dei Docklands costituisce una vicenda interessante nella quale si è verificata una forte contrapposizione tra due modi diversi di intendere la natura e l’uso delle aree industriali dismesse. Un primo modo che interpreta l’area industriale dismessa come un’occasione per affrontare i problemi che la stessa dismissione ha provocato (disoccupazione, degrado fisico, degrado ambientale), e che punta al coinvolgimento diretto degli abitanti e degli ex lavoratori. Un secondo modo che guarda all’area industriale dismessa come ad un vero e proprio vuoto urbano, e che individua negli operatori economici gli unici soggetti ai quali fare riferimento per la sua trasformazione, minimizzando le relazioni con il contesto locale. Tra i casi italiani invece troviamo quello del Lingotto a Torino, una tra le prime trasformazioni urbane avvenute in Italia, ma anche una delle più dibattute sia per le dimensioni dello stabilimento sia per le ripercussioni in campo urbanistico, sociale e culturale che la sua riconversione ha determinato; il progetto dello stabilimento Pirelli nell’area Bicocca a Milano, promosso dalla società proprietaria dell’area e risultato significativo per le consistenti operazioni di bonifica, che i gravi problemi di inquinamento, determinati dalle attività pregresse dell’industria pesante ivi insediata, hanno reso necessarie. I casi internazionali: - 1.2.1 IBA Emscher park nella Ruhr - 1.2.2 Docklands Londra - 1.2.3 Le frinche industrielle a Parigi - 1.2.4 Il Parque Expo di Lisbona I casi italiani: - 1.2.5 Ex stabilimento federconsorzi a Bagnoli - 1.2.6 Ex area Falk a Sesto San Giovanni - 1.2.7 Ex stabilimento automobilistico del Lingotto aTorino - 1.2.8 Ex stabilimento Pirelli Bicocca a Milano


Casi di Studio | 23

I Descrizione dell’area: informazioni di carattere generale sull’area dismessa, localizzazione all’interno del contesto urbano, caratteristiche fisiche, inquadramento storico dell’area e le cause della dismissione. II Contesto urbanistico e territoriale: analisi delle relazioni tra il progetto e le strategie generali di pianificazione, destinazioni d’uso previste dagli strumenti urbanistici vigenti. III Processo decisionale ed attuativo: sono individuate sia le politiche adottate nella fase di definizione delle scelte strategiche sia le modalità di attuazione attivate nella fase di realizzazione dell’intervento di riconversione. IV Attori coinvolti: sono individuati i soggetti intervenuti nelle diverse fasi del processo di trasformazione (dalla cessazione dell’attività, alla dismissione degli impianti, alla progettazione, all’attuazione e gestione degli interventi) ed è analizzato il ruolo (decisori, promotori, gestori) che hanno svolto nel processo di riconversione. V Progetto di riconversione: obiettivo prefissato dal progetto, descrizione delle tipologie di interventi realizzati nell’area e le nuove attività insediate, analisi del livello di accessibilità all’area ed il grado di correlazione con il sistema della mobilità.

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Al fine di agevolare la lettura comparativa dei casi scelti e di fronte alla pluralità di variabili sia di tipo tecnico-amministrativo (procedure urbanistiche, normative, impatti sull’ambiente) sia di tipo economico-finanziario (costi di urbanizzazione, costi di bonifica, costo delle realizzazioni, ricavi) che caratterizzano un processo di riconversione di un’area industriale dismessa, le informazioni ed i dati raccolti per ciascuna esperienza analizzata sono stati sistematizzati ed articolati nelle seguenti parti:


1.2.1 IBA Emscher park nella Ruhr

Fig.1_Complesso principale dell’IBA_ Fonte: http://de.wikipedia.org/ (2011)

Descrizione dell’area L’area interessata ingloba 17 comuni del Land Nordrhein-Westfalen (Germania) e si estende su una superficie di circa 800 km2, si sviluppa per circa 80 km tra Duisburg e Bargkamen, attraversato dall’Emscher: principale canale di drenaggio della regione. Appena due secoli fa il bacino della Ruhr era un avvallamento paludoso con pochi residenti e con nuclei urbani che non superavano i 500 abitanti. Solo dalla prima metà del 1800 questo centro divenne uno dei più importanti poli produttivi d’Europa, in particolar modo specializzato nell’attività estrattiva ed in quella siderurgica. Nel giro di poco più di un secolo il territorio subì una profonda trasformazione: su una superficie di 4.432 km2, i 300 mila residenti nel 1820 diventarono 5,2 milioni nel 1965; dal 1956 le miniere arrivarono ad estrarre circa 120 milioni di tonnellate di carbone all’anno. Negli anni ’70 la zona siderurgica e mineraria della Ruhr risultò obsoleta dal punto di vista tecnologico, conseguenza per la quale molte imprese abbandonarono i loro impianti, lasciando 1500 ha di super-

ficie in uno stato di forte degrado e contaminazione del suolo. Agli inizi degli anni ’80, il paesaggio dell’Emscher, risulta fortemente compromesso da un punto di vista ambientale per il forte sfruttamento del suolo e del sottosuolo dovuta rispettivamente per lo sfruttamento indiscriminato del territorio e per le attività estrattive con il conseguente abbandono dei vasti complessi industriali. Contesto urbanistico e territoriale L’Emscher Park è situato in una delle regioni industriali europee più vecchie, in cui vi sono stati radicali cambiamenti dovuti ad una rapida trasformazione del contesto sociale dove le ripercussioni tecnologiche ed economiche sono state particolarmente visibili. Nell’operazione Ruhr, sin dagli anni novanta sono state sviluppate una serie di strategie basate su una politica integrata, flessibile, concertata e partecipata che hanno condotto alla bonifica ed alla rimessa in funzione delle vaste aree abbandonate. La realtà in cui si trovava rendeva impossibile, operativamente e fi-


Casi di Studio | 25 a capitale pubblico. Inizialmente, è stato stabilito che la Leg operasse per 5 anni, durante i quali ha avuto a disposizione un budget di 100 milioni di DM (marco tedesc) all’anno, da utilizzare per l’acquisizione e per la bonifica delle aree inquinate; queste sono state, poi, cedute ai Comuni, che hanno provveduto ad attrezzarle e a reinserirle sul mercato a prezzi controllati. Grazie ai ri-

evidente che per risollevare l’economia della Ruhr era indispensabile un intervento pubblico.

sultati positivi raggiunti e preso atto della complessità dell’operazione e dei tempi più lunghi necessari alla bonifica, il Governo ha deciso di mettere a regime la Leg e di non fissare alcun limite temporale per il suo operato. Alla fine degli anni Novanta, la Leg ha avuto in gestione oltre 180 siti per una superficie complessiva di 2.100 ha; inoltre, grazie alla collaborazione con le amministrazioni locali, 750 ha sono stati bonificati ed attrezzati, e 590 ha sono stati venduti con nuove destinazioni d’uso.

Nel 1980 il Governo regionale ha deciso di affrontare il problema seguendo tre diverse strategie: agevolare l’utilizzazione delle aree già edificate; promuovere la riconversione dei terreni abbandonati, anche attraverso incentivi e strumenti adeguati; incentivare i programmi ed i progetti orientati alla rivitalizzazione di vecchi edifici e superfici inutilizzate. In questa direzione, ed in particolare per rendere più rapidi i tempi di acquisizione delle aree da recuperare, il Governo regionale ha istituito un Fondo immobiliare del bacino della Ruhr, e per gestire il fondo ha creato la Leg, una società di diritto privato

Processo decisionale ed attuativo Il governo del Land Nordrhein-Westafalen (NRW) ha elaborato un importante programma di riqualifi-

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Fig.2_Inquadramento dell’intera area del Park Rhur_Fonte: www. stiftung-deutscher-architekten.de

nanziariamente, ogni attività edilizia; infatti, nel caso in cui la classe imprenditoriale avesse voluto investire in questa regione, l’industria avrebbe avuto l’obbligo di rimborsare i danni provocati dall’attività estrattiva. Proprio per questo i grandi gruppi industriali rinunciarono a vendere i propri latifondi. Questo provocò una paralisi del sistema di sviluppo della regione e fu


cazione economica ed ambientale dell’area istituendo, nel 1988, un organo d’intervento eccezionale: l’Internationale Bauausstllung Emscher Park (Mostra internazionale di costruzioni e architettura, IBA Emscher Park). In questa occasione la veste dell’IBA s.r.l. venne completamente rivoluzionata nel tentativo di adattarla al nuovo compito. La natura giuridica, il tipo di organizzazione e di ruolo che l’IBA Emscher Park ha assunto e svolto nel decennio della sua attività, presentando numerosi caratteri innovativi che in collaborazione con il Kommunal Ruhrgebiet (consorzio dei comuni della Ruhr) gli venne affidata la regia dell’intera trasformazione. Per garantire il rispetto degli obiettivi prefissati i soggetti interessati fecero riferimento al memorandum1 redatto dal governo regionale nel 1989. Il memorandum è articolato in sette punti programmatici volti ad orientare l’intera operazione basandosi in particolar modo sul progetto culturale cioè: quello della qualità e dello spazio insediativo come motore dello sviluppo. Per attuare la trasformazione, il sistema di progettazione è stato articolato in tre livelli: un primo livello sovracomunale, in cui il Kommunal Ruhrgebiet detta le <<linee guida>>; un secondo livello comunale, in cui gruppi di lavoro composti dai rappresentati dei comuni coinvolti hanno analizzato la situazione esistente e pianificato gli interventi da realizzare, anche affidando incarichi a consulenti esterni <<progettazione di base>>; un terzo livello locale, orientato all’attuazione diretta dei singoli interventi <<progettazione comunale>>. Il governo del Land avviò il programma invitando le diverse parti sociali a presentare progetti, idee

ed opinioni riguardanti l’area. Furono raccolti più di 350 progetti. Questi provenivano dalle diverse città della regione (spesso organizzate in associazioni intercomunali), da studi associati di ingegneria, di architettura, gruppi di studenti, associazioni ambientaliste, da gruppi di cittadini interessati all’argomento. Molti di questi progetti (più di 70) sono stati inseriti nel calendario delle iniziative intraprese dall’IBA, la quale – unitamente ad altri programmi d’intervento – ha varato, sotto il proprio patrocinio, l’importante numero di 120 progetti. Obiettivo principale e linea guida dell’intera iniziativa è stata la realizzazione del grande Parco Paesaggistico del fiume Emscher (Emscher Landschaftspark). Molti dei progetti realizzati sono stati finanziati attraverso programmi di aiuti alla Regione, programmi statali di aiuti economici e fondi comunitari, e quindi facendo ricorso ai programmi ordinari per il rinnovo urbano ed alle sovvenzioni alle imprese e alla residenza, piuttosto che a fonti di finanziamento straordinarie. Complessivamente, il costo degli interventi è stato valutato intorno ai cinque miliardi di DM, di cui due terzi provenienti da finanziamenti pubblici ed un terzo da finanziamenti privati. Attori coinvolti Una consistente parte delle aree del bacino della Ruhr sono di proprietà di pochi gruppi industriali, che non essendo interessati a vendere le aree dismesse, non hanno favorito il loro processo di riconversione. In particolare la politica fiscale tedesca favorì questo processo in quanto i costi di risanamento della aree superava di circa tre volte il loro valore di mercato. Il

1_«I sette progetti guida che hanno la funzione di orientare e integrare i progetti mirati sono: 1. il parco paesaggistico dell’Emscher; 2. la risarcitura del sistema idrogeologi-co dell’Emscher; 3. il recupero del canale Rhein-Hern; 4. i monumenti industriali come testimonianze storiche; 5. lavorare nel parco; 6. edilizia residenziale e sviluppo dei quartieri (forme innovative dell’abitare); 7. nuove proposte per attività sociali e culturali.»


Casi di Studio | 27 Governo quindi è intervenuto per risollevare l’economia della Ruhr.

Fig.3_Veduta della sede principale dell’IBA, ex complesso minerario Zeche Zollverein_ Fonte: www.airventure.de (2010)

Progetto di riconversione Il progetto di riconversione dell’area in esame nel parco Emscher Landschaftspark è partito dall’elaborazione di una strategia di lungo periodo, finalizzata ad aumentare la competitività della regione ed a

verso interventi di restauro conservativo; realizzare aree integrate di commercio e produzione, inserite nell’ambito del sistema di Working in the park; realizzare nuovi spazi abitativi e forme innovative dell’abitare; promuovere attività sociali,

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Un ruolo indispensabile per la riqualificazione dell’area è stato svolto dall’IBA Emscher Park, l’agenzia di pianificazione pensata come ente intermediario che ha coordinato e promosso il progetto. Organizzazione più snella e flessibile di un’Amministrazione pubblica, l’IBA ha potuto indirizzare il processo di governo delle trasformazioni urbane superando i normali ostacoli gerarchici amministrativi e fissando dei tempi di attuazione certi. Inoltre, la costante pubblicizzazione delle iniziative promossa dall’IBA ha favorito il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini sia nella costruzione delle proposte progettuali sia nei dibattiti di presentazione dei progetti.

trasformarla in un luogo caratterizzato da un elevato tenore di vita e da un’elevata diversificazione delle imprese e dei servizi. Per questo motivo, il progetto si è posto come obiettivo prioritario la qualità dello spazio insediativo, considerata motore dello sviluppo economico e sociale. Una vasta operazione di bonifica è stata la premessa indispensabile per le successive operazioni ed azioni di rigenerazione, finalizzate a ricostruire e riabilitare il paesaggio naturale, utilizzando anche le aree dismesse come opportunità per espandere a livello regionale il sistema dei corridoi verdi; migliorare, dal punto di vista ecologico e tecnologico, il sistema fluviale dell’Emscher; valorizzare e riconvertire gli elementi di archeologia industriale all’interno dei siti geograficamente privilegiati, attra-


culturali e sportive. Per la realizzazione dell’esposizione internazionale e dell’Emscher Park, nel decennio 1990-2000 sono stati realizzati circa 120 progetti diversi, attraverso i quali è stata restituita una nuova immagine della regione. Si è trattato di progetti che hanno spaziato da interventi più modesti di ristrutturazione degli ex alloggi dei minatori alla realizzazione di nuovi insediamenti residenziali e di attrezzature e servizi alla scala territoriale, fino alla creazione di parchi tematici di interesse internazionale. In altri termini, i manufatti dismessi dai grandi complessi siderurgici e minerari sono stati recuperati e riconvertiti a nuovi usi; mentre, gli spazi aperti esistenti all’interno delle aree dismesse sono stati preservati dall’edificazione, nel rispetto di quella politica di ricostruzione del paesaggio e di tutela delle aree inedificate perseguita da tempo nel bacino della Ruhr. Il parco Emscher Landschaftspark è stato suddiviso in sette fasce verdi di collegamento regionale, le cosiddette Grünzüge, orientate in direzione nord-sud e collegate da una fascia est-ovest di 60 km che si estende a cavallo del fiume Emscher. La struttura interna del parco è stata organizzata intorno alle preesistenze industriali recuperate e alle nuove opere artistiche (sculture e installazioni) realizzate, messe in relazioni tramite piste ciclabili, corsi d’acqua, giardini pubblici e percorsi d’arte, ed utilizzate tra l’altro come sede per le manifestazioni organizzate dall’IBA. I percorsi rappresentano un elemento unificatore del parco, lo attraversano per una lunghezza di 230 km e collegano tra di loro i singoli interventi. L’accesso all’area è garantito da due itinerari, uno a nord e l’altro a sud del parco.


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1.2.2 Docklands a Londra

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Fig. 4_vista polo finanziario_Fonte: http://www.aeroengland.co.uk/ (2014)

Descrizione dell’area

costituito da operai e marinai.

L’area delle Docklands (fig.4) è compresa nella Contea della Grande Londra, ad est della metropoli, interessa 5 dei 33 distretti amministrativi londinesi (Boroughs): Newham; Tower Hamlets; Southwark; Greenwich; Lewisham. Si estende lungo le rive del Tamigi per circa 10 km ed occupa una superficie di circa 2200 ha (fig.5), ed è costituita da una serie di ambiti urbani, ciascuno caratterizzato da una propria identità. In questa zona tra il XVIII ed il XIX sec. il commercio registra un notevole incremento ed il porto di Londra diventa il più trafficato al mondo, la rapida espansione porta nella seconda metà del XVIII sec. alla costruzione dei “Georgian Docks”, bacini destinati ai velieri in legno di grandi dimensioni. Nel corso degli anni le intense attività portuali determinarono una crescita industriale ed artigianale dell’area e di conseguenza alcune comunità straniere si insediarono conferendo all’area la connotazione di quartiere malsano

Dall’inizio degli anni Sessanta, l’intera economia del porto di Londra è entrata in crisi, e dalla fine del decennio, i docklands sono stati gradualmente chiusi. Sono state molte le cause che hanno determinato il progressivo declino dell’area portuale, e la delocalizzazione di molte delle attività nella zona di Tilbury; tra queste le principali sono state: l’aumento della dimensione delle navi da carico, e la conseguente necessità di spazi a terra più grandi; l’evoluzione dei sistemi di trasporto delle merci; l’utilizzo diffuso dei containers per il traffico mercantile; l’introduzione di nuovi mezzi meccanici ed automatici di movimentazione. Dalla fine degli anni Sessanta, è cominciato, quindi, un progressivo processo di abbandono della zona, che ha portato all’isolamento fisico delle aree portuali dal resto della città e, di conseguenza, anche al suo degrado sociale.


Contesto urbanistico e territoriale La vicenda dei Docklands è strettamente legata alla deregulation introdotta dal Governo guidato da

Margaret Thatcher. Nel 1963 viene costituito il G.L.C. Greater London Council, un ente amministrativo per il coordinamento urbanistico della regione londinese. Dopo circa un ventennio il Governo conservatore della Thatcher abolì il G.L.C., ed ha approvò il Local Government Planning and lands Act, la legge che ha istituito le U.d.C. Urban Development Corporation, agenzie pubbliche non elettive con potere decisionale ed attuativo, costituite allo scopo di rivitalizzare (regeneratìon) le aree urbane degradate di interesse nazionale, nelle quali il governo centrale ha conferito i pieni poteri urbanistici alle agenzie e le E.Z. enterprise zone, che costituiscono un esperimento per verificare fino a che punto l’attività economica locale, industriale o terziaria, può essere stimolata eliminando i principali carichi fiscali e semplificando, o accelerando, il rilascio di autorizzazioni. Dunque, si è trattato di un meccanismo grazie al quale gli interventi di rigenerazione urbana sono stati

basati esclusivamente sulla stimolazione dell’imprenditorialità privata, utilizzando però investimenti provenienti dal settore pubblico.

Quindi, dal punto di vista urbanistico si è verificato un’inversione dei rapporti tra le forze tradizionalmente coinvolte nella gestione delle trasformazioni urbane, con un arretramento del controllo politico, e quindi con un progressivo ridimensionamento del settore pubblico a favore di un sempre maggiore ruolo del settore privato. In generale, quindi, il Governo della Thatcher ha favorito l’operatore delle imprese private e l’incremento del loro profitto, piuttosto che il benessere delle comunità locali e delle città, completamente scavalcate dal governo centrale. Processo decisionale ed attuativo Nel 1971 per la prima volta si affrontò il tema della riqualificazione dei docklands londinesi, in questo contesto il Greater London Council affidò lo Studio per definire le modalità di ristrutturazione dell’area ad una società di consulenza. Dopo aver delimitato l’area di intervento (2.200 ha), lo studio con il fine di avviare la ripresa economica e la

Fig.5_Area delle docklands_Fonte: www.cittasostenibili.it


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2_L.D.D.C. London Docklands Development Corporation è una U.d.C. con poteri straordinari di pianificazione che viene istituita nel 1981, per la valorizzazione della zona dei bacini londinesi

L’errore che ha causato l’abbandono di questo intervento è stato quello di non aver reso partecipe allo studio i rappresentanti dei 5 distretti in questione e quindi i loro interessi. Per trovare una piattaforma comune il Greater London Council, assieme ai cinque distretti, nel 1973 costituì il Docklands Joint Commitee con il compito di sviluppare un piano strategico per coordinare l’attuazione della riqualificazione dei docklands. Nel 1976 è stato approvato il London Docklands Strategic Plan, strumento che conteneva le linee guida non vincolanti, che si è posto tra i piani di struttura (structure plans), nei quali si indirizza una linea di utilizzazione e di sviluppo del territorio, ed i piani di competenza dei distretti (local plans), delineano la progettazione degli interventi in base alle esigenze ed alle risorse a scala locale. Nonostante ciò è stato molto complicato attuare il piano strategico per diversi fattori: indisponibilità delle aree, politica di riduzione della spesa pubblica adottata dal governo e vincoli procedurali indicati dalla legislazione vigente. Di tutti gli interventi previsti furono attuati e in parte terminati solo quelli di sistemazione a verde e della bonifica dei suoli. Con il cambio del governo agli inizi del ’60 la vicenda dei Docklands ebbe una svolta decisiva dovuta all’introduzione di un ampio programma immobiliare volto alla trasformazione di tutto l’ambito urbano nel quarto polo finanziario londinese.

Questo portò a risultati contraddittori in quanto le grandi differenze degli ambiti urbani e la vastità dell’area portarono il processo di pianificazione ad un ampio confronto tra le autorità locali, i privati ed i residenti al fine di rendere gli interventi più flessibili per far fronte alle loro richieste e capaci di poter mutare in corso d’opera. Per questi motivi nel 1981 fu istituito un ente per la valorizzazione ed il controllo delle Docklands, la LDDC London Docklands Development Corporation2, che fece da intermediario tra il Governo ed il privato investitore, acquistando i suoli per poi cederli a questi ultimi (developers) e fu etichettata come “first Company of Urban Development in Europe with extraordinary powers of Planning”. Un esempio di strategia utilizzata è stata quella delle E.Z. enterprise, zone che costituiscono un esperimento per verificare fino a che punto l’attività economica locale, industriale o terziaria, può essere stimolata eliminando i principali carichi fiscali e semplificando, o accelerando, il rilascio di autorizzazioni. Altri interventi per agevolare l’evolversi dell’urbanizzazione delle Docklands sono stati: cercare di recuperare il costruito quindi evitando le demolizioni e chiudere completamente le attività portuali cercando sempre più di attrarre investitori privati. Attori coinvolti Gli attori principali del progetto di riconversione dei Docklands sono stati le Autorità locali, ovvero i cinque distretti della contea in cui ricade l’area dei docklands e le Autorità del Porto, proprietari della maggior parte dei terreni, che intervengono attraverso le U.d.C. in particolare la London Docklands Development Corporation, l’agenzia designata direttamente dal

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riqualificazione ambientale di una vasta porzione di città, fece terminare le attività portuali. In linea con le richieste del committente la società di consulenze presentò 5 ipotesi finalizzate alla riutilizzazione dell’area; che in ogni caso prevede la sostituzione dei residenti attuali, marinai e lavoratori nel campo manifatturiero, con famiglie di addetti della city.


Governo centrale con il compito di coordinare e gestire il progetto di riconversione ma anche di controllare il processo di sviluppo dell’area. Questa agenzia, diventata il principale proprietario dei fondi, ha potuto attuare un efficace controllo sulla strategia di sviluppo dei Docklands ed influenzare la riqualificazione, partecipando in maniera attiva alla conclusione degli accordi relativi agli interventi. Pur essendo dotata di poteri attuativi, l’agenzia non ha avuto poteri pianificatori; essa ha provveduto direttamente alle opere di urbanizzazione primaria, alla suddivisione del terreno in lotti edificabili ed alla loro successiva cessione ai costruttori. Altre iniziative ed investimenti sono attivati da gruppi locali o da altre nazionalità. Progetto di riconversione Gli interventi principali della riconversione dei Docklands sono stati finalizzati al recupero paesaggistico ed ambientale. I 15 progetti presentati nel 1981 dal London Docklands Development Corporation puntavano su interventi volti a conservare il rapporto del costruito con il lungofiume e cercare di mantenere intatti gli edifici esistenti laddove era possibile recuperarli. I progetti che anno avviato questa operazione sono stati quelli per il miglioramento dell’accessibilità all’area con ulteriori passaggi pedonali e ciclabili, potenziare la rete fognaria e migliorarne in generale i servizi. Nel 1987 viene inaugurata la linea metropolitana che collega i Docklands con il resto della città di Londra, questa venne largamente sottodimensionata in seguito ad errori in fase di realizzazione che comportarono il superamento del limite dei vincoli di edificabilità previsti al piano strategico, ritrovandosi così con un carico maggiore di abitanti. Nello stesso anno viene

inaugurato il London City Airport. Sempre in questo periodo, prendeva forma uno dei progetti più ambiziosi dell’intera operazione, Canary Wharf localizzato al centro della Isle of Dog (isola dei cani), circondata dal mare, un’area di quasi 37 ha, destinata quasi totalmente ad attività produttive ed uffici, attualmente polo terziario e direzionale ad altissima densità (individuata come Enterprise Zone). In fine possiamo dire che non si è trattato di progetti riferiti ad un unico piano urbanistico, ma di interventi puntuali attuati di volta in volta per favorire gli investitori privati. “Vi è di più. Anche i più strenui oppositori della LDDC concordano oggi nel ritenere che, nel bene o nel male, che lo si voglia o meno, Canary Wharf e i Docklands costituiscono ormai il fattore più rilevante di trasformazione del paesaggio e della stessa struttura fisica e fun­zionale dell’area londinese nel prossimo secolo, il problema cruciale è quindi quello di una effettiva integrazione della nuova realtà nel tessuto metropolitano”. Attualmente l’operazione non è del tutto conclusa, ma ha raggiunto un buon grado di attuazione nuove linee della metropolitana connettono l’area dei docks a zone limitrofe così da attrarre ulteriori investimenti.


1.2.3 Le frinche industrielle a Parigi

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Fig. 7_le villete_Fonte: www.pariscentral.com, 2013

Descrizione dell’area Le aree interessate si estendono su 7,84 kmq nel centro di Parigi, distribuendosi in maniera puntuale e discontinua all’interno del perimetro urbano.

3_ Le trasformazioni territoriali: gli sviluppi urbani 1800-1909, pp.11-21 Kenneth Frampton, Storia dell’architettura moderna, Zanichelli, Bologna 2008 (4ª ed.)

Barone Housmann, prefetto del dipartimento della Senna, tra il 1852 ed il 1869 opera per conto di Napoleone III, alla modernizzazione della capitale francese; inizia a porre le fondamenta per una serie di servizi collettivi destinati ad una migliore qualità della vita dei cittadini, sia nel centro della città che nei quartieri esterni: viabilità, risistemazione del verde, arredo urbano, reti di alimentazione e smaltimento delle acque3. Fino alla metà del XX sec. le maggiori attività industriali erano situate all’interno del perimetro della città, in particolare le attività portuali situate a ridosso del fiume Senna nella parte est. Proprio in quegli anni si afferma nella capitale il concetto di “Parigi epurata dalle

industrie, portate fuori dal perimetro urbano”. La sistemazione definitiva delle zone e delle aree improduttive della città diventa una delle priorità dell’amministrazione parigina ed è proprio tra il 1960 ed il 1970, che si sviluppa un’urbanistica disordinata che occupa in maniera disomogenea i terreni della città per la costruzione di nuovi edifici, ma la successiva volontà di preservare le attività industriali e di evitare la demolizione di un numero elevato di costruzioni ne limita il raggio d’azione disponibile. Alla fine degli anni settanta l’Institut d’aménagement et d’urbanisme de la Région Ile-de-France ha stimato che le aree destinate ad attività industriali prossime o completamente dismesse, nella regione di Parigi, ammonta al 10% della superficie regionale. Si tratta quindi di procedere con interventi puntati alla sistemazione progressiva del tessuto cittadino, prevedendo un’azione sistematica ed organica tra spazi liberi, zone verdi ed attrezzature di servizio. A quell’epoca, nel cuore


di Parigi, molte erano le aree che risultavano mal utilizzate e improduttive, quindi, risulta necessario, attuare interventi improntati soprattutto alla costruzione di funzioni residenziali. Contesto urbanistico e territoriale Per definire il concetto di area industriale dismessa, nel dibattito francese, si è partiti dalla definizione generale di frinche industrielle, intendendo con questo termine tutti quegli spazi, costruiti e non, precedentemente occupati da attività industriali e poi abbandonati oppure sottoutilizzati, che possono essere inseriti nel mercato immobiliare soltanto in seguito ad un’adeguata riqualificazione ambientale, spesso a carico del settore pubblico. Questa conclusione ha definito un campo d’intervento troppo ampio. Di conseguenza, per circoscrivere tale insieme è stata messa a punto una definizione più dettagliata di frinches, attraverso l’indicazione di alcuni criteri, riguardanti la dimensione: non inferiore ad un kmq; il tempo di inutilizzo: non inferiore ad un anno; il grado di inutilizzo: area libera, sottoccupata, occupata ma liberabile e la tipologia dell’ultima attività svolta. Inoltre, è stato introdotto il termine jacheres per definire le aree dismesse all’interno del contesto urbano capaci di stimolare più facilmente investimenti, quindi l’insediamento di nuove attività, visti i punti di forza dell’area. Altri studi4 condotti nella seconda metà degli anni ottanta hanno reso necessario l’intervento di istituzioni a scala nazionale, in quanto la dimensione qualitativa e quantitativa del fenomeno non permetteva interventi significativi da parte delle amministrazioni locali. Quest’ultime esercitano forti pressioni sui Governi regionali e centrale poiché

l’abbandono della aree industriali è stata spesso accompagnata dalla perdita di posti di lavoro e di risorse per i Comuni, accompagnate dal degrado ambientale e dalla compromissione dell’immagine complessiva del Comune. Lo scopo è stato quello di ottenere i mezzi necessari per intervenire direttamente nel recupero delle aree industriali dismesse e per creare le premesse per stimolare le iniziative private. Pertanto, lo Stato ha assunto un ruolo principale nelle procedure di intervento, ed ha affrontato la questione del recupero ricorrendo ad una politica finanziata su base nazionale che si è avvalsa di un organismo specifico, la Società centrale di sviluppo del Territorio (Ep), a sua volta articolata nelle società ad economia mista (S.E.M.). Quindi ciò che ha reso l’esperienza francese particolarmente interessante, è stato il sistema di attori (pubblici e privati) coinvolti nel processo di riuso delle friches industrielles. I Comuni hanno assunto il ruolo di promotori delle iniziative attraverso le risorse e le competenze tecniche del governo centrale, organismi regionali, enti dipartimentali e camere di commercio. A Parigi, nello specifico, i progetti di “aménagement urbain” promossi dal Comune ed identificabili, in maggior parte, come le zones d’aménagement concerté (Z.A.C.), rispecchiano la nuova concezione urbanistica della città. L’evoluzione che la “Ville” ha attraversato dagli inizi del secolo è caratterizzata da operazioni di riconversione dei programmi che si localizzano maggiormente su terreni non edificati, o che hanno perduto la loro funzione originaria (attrezzature produttive, mercati, macelli, etc.), e soprattutto quelli di proprietà della Società Nazionale delle ferrovie (S.N.C.F.). Le Z.A.C. nascono da iniziative comunali, e vedono la partecipazione

4_Nel 1985 la Délégation à l’Aménagement du Territoire et à l’Action Régionale ha affidato all’Ingènieur Gènèral des Ponts et Chaussées Lacaze il compito di realizzare uno studio sulla consistenza e sulle tipologie di aree industriali dismesse a livello nazionale, che ha stimato sul territorio francese la presenza di circa 20.000 ha di friches industrielles, ripartite tra la regione Nord-Pas-deCalais (10.000 ha), la Lorena (2.300 ha), l’Ile-de-France (1.000 ha) e la regione Rhone-Alpes (450 ha).


Casi di Studio | 35 tamenti dello Schéma Directeur, il Pian d‘Occupation des Sols (P.O.S.) fissa le regole generali e i servizi

formati dello svolgimento dei lavori. La rigenerazione urbana passa così attraverso un piano flessibile che si realizza nel tempo ad opera di una vasta partecipazione.

di utilizzazione del suolo che potrebbero comportare l’interdizione a costruire; delimita le zone e i loro usi principali; prescrive l’impianto, l’altezza e l’aspetto esteriore degli edifici pubblici; ecc.

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attiva degli stessi cittadini, i quali, in concerto con “l’aménageur”, vengono tenuti costantemente in-

Fig.8_Individuazione delle aree di sistemazione nella citta di Parigi_ Fonte: Rigenerazione urbana, il recupero delle aree dismesse in Europa, Giovanni de Franciscis, pag. 172 (1970)

Processo decisionale ed attuativo A monte di ogni intervento si colloca lo Schéma Directeur (S.D.), che in funzione dei fattori economici, demografici, geografici e sociali definisce: le zone suscettibili di essere urbanizzate o riorganizzate; per grandi zone, le funzioni essenziali (residenziale, imprese secondarie o terziarie ...); la localizzazione delle grandi attrezzature pubbliche necessarie. Nel quadro degli orien-

Nel 1967, nello stesso periodo degli Schémas Directeurs e del P.O.S. è nata la procedura delle Z.A.C. (zone di pianificazione concertata) la quale può essere utilizzata per tutti i tipi di sistemazione (rinnovamento urbano, realizzazione di nuovi quartieri con abitazioni, impianti di attività industriali, commerciali, turistiche, realizzazione di attrezzature pubbliche etc.). I nuovi programmi prevedono la collaborazione tra gli architetti,


cosicché gli indirizzi progettuali prendono sempre più forma di veri e propri “disegni-norma”. La concezione tecnica del progetto viene elaborata dagli architetti dell’Atelier Parisien d’Urbanisme (A.P.UR.), mentre la concezione giuridica, per la sua attuazione, dipende dalla Direction de l’Aménagement Urbain (D.A.U.); entrambi, insieme, elaborano il Pian d’Aménagement de Zone, (P.A.Z.), incaricati dal comune, uno strumento attuativo di area, costituito da un documento pratico, il planivolumetrico, e da un regolamento. Approvato il P.A.Z., si procede allo studio architettonico ed alla realizzazione del progetto, attraverso consultazioni e pubblici concorsi. La gestione operativa si realizza prevalentemente attraverso le S.E.M., società ad economia mista, incaricate dell’acquisto e dell’esproprio dei terreni, nonché del riuso, commercializzazione e vendita delle zone anche ad operatori privati, ma che innanzitutto diventano il luogo di dibattito tra potere pubblico ed imprenditori. I capitali delle S.E.M. sono costituiti da contributi economici di enti pubblici, camere di commercio, Cassa dei depositi e prestiti, nonché da capitali di soggetti privati. Attori coinvolti Gli attori che prendono parte allo sviluppo dell’operazione sono numerosi: il Comune di Parigi, che in genere detiene la maggior parte dei terreni, appoggiato dallo Stato, proprietario a sua volta di altre quote fondiarie, la Società Nazionale delle ferrovie (S.N.C.F.) che partecipa a gran parte delle iniziative sulle aree di sua proprietà ed infine promotori privati. Per quanto riguarda in particolare il settore pubblico, oltre ai comuni, compartecipano all’allestimento dei lavori lo stato e gli organi dipartimentali e regio-

nali, delle camere di commercio e dell’industria. Progetto di riconversione Gli interventi di riconversione sulla città, marcano, cinque poli urbani ben distinti sul territorio della capitale: l’area che gravita intorno alla Villette a nord-est, quella di Bercy e Tolbiac a sud-est, l’area del quartiere Montparnasse a sud-ovest, l’intervento della sistemazione dei terreni dismessi delle officine Citroen ad ovest e la sistemazione periferica della zona nord-ovest. Questi “punti di forza” della città hanno assunto negli anni un carattere ben determinato, aderendo alle politiche urbanistiche che man mano si andavano delineando e, volendo spingere la schematizzazione agli estremi livelli, risulta evidente, specie per la zona est, un andamento a “spicchi funzionali” ben preciso che alterna zone produttive, la Villette e Bercy-T olbiac, a zone residenziali, la parte ad est, quella di Belleville ed Amandiers e la zona del “secteur ltalie”, in un rapporto quasi ritmico. Quindi siamo difronte ad una Parigi concentrica, ma anche una Parigi policentrica, in un rapporto quasi armonioso con il suo sviluppo urbano, dove i vari elementi di un insieme, contengono, a livello microscopico, le tracce dell’elemento unico che li associa. Si va delineando sempre più chiaramente la volontà di “prolungamento” dell’asse storico oltre i confini della città, con l’aggiunta del nuovo tratto sud-est. Si sviluppa, dunque, un asse nella direzione sud-est, nord-ovest, da Bercy-T olbiac fino alla Defense. Con una politica urbana così delineata, emergono dal territorio le “nuove porte” della città: Citroen ad ovest, Champerret e Porte Maillot a nord-ovest, la Villette a nord-est ed il nuovo quartiere di Bercy-T olbiac a sud-


Casi di Studio | 37

Fig.9_Individuazione delle aree di sistemazione nella citta di Parigi_ Fonte: http://www.driea.ile-de-france.developpement durable.gouv.fr/ (2013)

loro corretta utilizzazione. Delle molte sistemazioni pubbliche sono state scelte quelle che più si avvicinavano alla problematica della dismissione industriale, o comunque erano correlate al problema e fra

queste, quasi tutte hanno adottato la procedura ZAC, valido strumento realizzativo in affiancamento a quelli tradizionali. Nel caso di Parigi, la gran parte dei terreni restituiti alla città erano costituiti da vecchie imprese ferroviarie o portuali, comunque legate alla produzione. Alcune zone minori sono presenti nella trattazione perché correlale con quelle maggiori ed, in alcuni casi, addirittura unite. Quindi individuare la formazione dei vuoti e quello della composizione urbana è stato molto difficile in quanto molto spesso coincidenti.

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est. Presto i battelli che percorrono la Senna solo nella zona centrale, si spingeranno fino ai “nuovi ingressi”, lì dove la presenza di industrie ed aree dismesse era predominante, affermando così la nascita di una nuova fascia urbana, simile agli anelli interni, che sottolinea così una evoluzione che aderisce perfettamente con lo sviluppo storico. Le “porte trasversali”, Citroen e Bercy-Tolbiac, faranno da contrappeso all’ingresso alla città verso nord-ovest, perno e cerniera di supporto del consolidato asse storico. La città, paradossalmente, ha bisogno di aree dismesse, cerniere e giunti di espansione e possibilità di espressione delle “nuove politiche” sul territorio. Questo studio sulla città di Parigi fa apparire evidente la potenzialità dei suoi “serbatoi territoriali” e sulle possibilità di una


1.2.4 Il Parque Expo di Lisbona

Descrizione dell’area L’area interessata dall’Esposizione Internazionale di Lisbona del 1998 si estende su una superficie di 340 ha con un fronte di 5 km sul fiume Tago, ed è localizzata nella zona di Cabo Ruivo nella periferia orientale di Lisbona, al confine tra la capitale portoghese e la città di Loures. L’area è ubicata a pochi chilometri di distanza dal centro nevralgico e simbolico della città, il Terreiro do Paço, da cui è separata dagli impianti portuali, ed è situata in una posizione strategica rispetto alle principali vie di accesso all’area metropolitana. La città ha cominciato il suo sviluppo, verso oriente, nel XVI secolo, quando le caratteristiche agricole dei suoli del lungo fiume, costituiti da terreni alluvionali, hanno favorito l’insediamento di fattorie e case signorili, ed il trasporto fluviale ha reso più facile ed economico il commercio dei prodotti agricoli. Nel XIX secolo la costruzione della prima ferrovia tra Lisbona e Carregado ha creato una frattura tra l’hinterland ed il fiume; contestual-

mente, molti degli edifici esistenti sono stati progressivamente abbandonati e riutilizzati dalle prime attività industriali impiantate nella zona. Tra il XI secolo e la metà del XX secolo, ciò ha favorito, l’insediamento di numerose industrie e fabbriche, operanti nei settori più vari. Nello specifico, a Cabo Ruivo dal 1940 si è insediata la raffineria di petroli della Sacor, delimitata a sud dagli impianti di gas di Matinha e da una fabbrica di materiale da guerra, ad ovest dalla ferrovia e dal quartiere degli Olivais, ed a nord dal vecchio deposito di materiale bellico di Beirolas. Dalla seconda metà del XX secolo, la crisi del settore industriale, la quasi scomparsa del trasporto fluviale ed il declino dei trasporti marittimi di merci hanno condotto al progressivo decadimento del porto di Lisbona ed alla graduale perdita di importanza di tutta la zona periferica sul fiume. Negli anni Novanta, in particolare, il settore orientale della città di Lisbona è apparso come una periferia abbandonata ed in uno stato di avanzato degrado, caratterizzata dalla presenza di attività industriali

Fig.10_Vista aerea del Parque das Nações_Fonte: www.parqeexpo.pr


Casi di Studio | 39 in parte dismesse (la raffineria) ed in parte ancora attive. Contesto urbanistico e territoriale

Fig.11_Inquadramento territoriale del Parque das Nações_Fonte: Google Earth Pro

terno del perimetro storico, quindi, un’area urbana con pochi episodi urbanistici strutturanti che avverte tutti i disagi ed i problemi derivanti dalla rapida crescita degli ultimi anni: modernizzazione, globalizzazione, competitività nazionale ed internazionale. Questa configurazione è anche il risultato della politica urbana avviata dall’Amministrazione locale negli anni Novanta, e basata essenzialmente sulla riorganizzazione del rapporto fra la città ed il fiume. I momenti principali di tale politica sono stati il progetto e la costruzione del centro culturale di Belém (tra il 1988 ed il 1992), il Piano Strategico di Lisbona del 1992, il Plano Director Municipal del 1994, il Piano di ordinamento della zona fluviale del 1994, e la decisione di realizzare l’Expo ’98 nella zona orientale della città.

luppo urbano verso oriente. Infatti, l’intervento ha trasformato la periferia est di Lisbona in una nuova centralità urbana con dimensioni coerenti alla scala metropolitana e complementare alle altre centralità esistenti. Processo decisionale ed attuativo Il processo di trasformazione dell’area è cominciato alla soglia degli anni Novanta, con il Concorso di idee per la zona lungo il fiume di Lisbona, bandito dall’Ordine degli architetti e finalizzato alla sistemazione della fascia fluviale. Nel 1991 è stato redatto uno Studio preliminare per individuare l’area in cui localizzare l’Esposizione Internazionale di Lisbona del 1998, di cui Carlos Duarte e José Lamas

Research

Attualmente, la città di Lisbona si presenta come un luogo in cui le diverse epoche e forme urbane si sono stratificate, come una città con una cultura dell’espansione ma anche con una certa difficoltà ad assorbire le zone periferiche all’in-

Quindi sicuramente possiamo dire che la pianificazione urbanistica di Lisbona è stata basata su una serie di interventi strategici, localizzati in aree chiave della città, attraverso i quali realizzare un consistente processo di riorganizzazione dell’assetto urbano. In questo contesto si è inserito anche il progetto Expo ’98, non solo come occasione per riconvertire una delle zone urbane più depresse ma anche come opportunità per riequilibrare lo svi-


hanno redatto il piano guida. Nel 1992, poi, a partire dal piano guida è stato sviluppato un modello del disegno urbano, esteso alle aree limitrofe alla zona dell’Expo ’98 per valutare l’effettiva edificabilità del territorio. Dopo la conferma della decisione di realizzare l’Esposizione Internazionale a Lisbona, è stata costituita con il Decreto legge n. 88/1993 la struttura di gestione e di promozione dell’evento, la Parque Expo ’98 SA, una società a cui sono stati affidati come compiti specifici la concezione, l’esecuzione, la realizzazione e lo smontaggio dell’Esposizione Internazionale, insieme all’attuazione dell’intervento di riconversione urbanistica della vasta zona industriale, denominata zona de intervengo. Nel 1993 il Consiglio dei Ministri ha istituito un Commissariato per l’Esposizione Internazionale di Lisbona con il compito di preparare, organizzare e coordinare le operazioni necessarie per la realizzazione dell’evento; di conseguenza, è stato indetto il Concorso di idee per definire una prima proposta progettuale dell’area dell’Expo ’98 su una superficie limitata di 25 ha. I progetti presentati, di cui ne sono stati premiati cinque, si sono caratterizzati per l’essersi occupati quasi esclusivamente dell’organizzazione del perimetro espositivo e per aver dato poca importanza alla riconfigurazione della zona di intervento. Nel 1993, dopo l’elaborazione dei piani guida, i Comuni di Lisbona e di Loures hanno predisposto i Documenti di inquadramento urbanistico contenenti le principali prescrizioni per la redazione dei progetti e dei programmi regolatori relativi alla zona di intervento. Successivamente, la Parque Expo ’98 SA ha avviato la stesura del Piano di urbanizzazione della zona di intervento, che si è basato principalmente su una nuova concezione degli spazi pubblici, attraverso i

quali il piano si è proposto di valorizzare il rapporto della città con il fiume, di recuperare l’ambiente ed il paesaggio fluviale, e di integrare l’area dell’esposizione nel tessuto urbano della città consolidata. Parallelamente si è messo in atto anche un vasto piano di infrastrutturazione, finalizzato a migliorare i collegamenti delle nuove strutture con la rete dei trasporti esistenti ed a potenziarne l’accessibilità. Il costo complessivo delle operazioni di recupero ambientale e degli interventi di riconversione sono stati valutati intorno ai 44 miliardi di scudi, corrispondenti a circa 220 milioni di euro, di cui oltre il 65% destinato alla (ri)localizzazione delle aziende petrolifere. Attori coinvolti Questa esperienza si è caratterizzata per il forte ruolo assunto dallo Stato, che ha operato anche a discapito degli Enti locali. Il Governo, in particolare, ha provveduto come prima cosa a revocare le concessioni ai privati per i suoli di proprietà demaniale, e poi ad acquistare gli altri terreni interessati dall’intervento, ed infine a trasferirli tutti alla società Parque Expo ’98. La stessa Parque Expo ’98 SA è una società a capitale esclusivamente pubblico, sotto il controllo diretto dello Stato; infatti, il presidente di tale società presiede anche il Commissariato per l’Esposizione Internazionale, un organismo composto da rappresentanti di vari Ministeri, dai rappresentanti dei Comuni di Lisbona e di Loures e della Commissione Nazionale per la commemorazione delle scoperte portoghesi, e che a sua volta dipende dal Governo. Per rispondere meglio alle esigenze derivanti dai compiti ad essa assegnati, la Parque Expo ’98 ha partecipato, inoltre, con varie quote al capitale


Casi di Studio | 41

Progetto di riconversione

5_L'esposizione internazionale di Lisbona è stata aperta il 22 maggio 1998.

Fig.12_Sistemazione padiglione expo Fonte: www.parquedesnacoes.org

Partito nel 1993, ed ultimato entro breve tempo5, il progetto di riconversione è stato segnato principalmente dal raggiungimento di due obiettivi principali: la realizzazione dell’Esposizione Internazionale di Lisbona e la rigenerazione urbana della vasta zona industriale, in maniera tale da dotarla di una connotazione specifica in grado di conferirle il ruolo di nuova centralità urbana. A tale scopo, i principali interventi sono stati, la delocalizzazione delle attività industriali ancora attive, garantendo la disponibilità

di siti idonei nei dintorni di Lisbona, e successivamente la bonifica dei suoli occupati dalle compagnie petroliferi, con interventi la cui intensità è stata funzione dello stato di contaminazione dei terreni. Quindi, sono state avviate le operazioni di costruzione della struttura fieristica, impostata su un tema centrale: “Gli oceani: un patrimonio per il futuro”. A differenza delle precedenti edizioni, a Lisbona i paesi che hanno partecipato all’esposizione, non hanno dovuto costruire

il proprio padiglione ma sono stati ospitati in due grandi strutture collettive, le Aree internazionali nord e sud, che sono state messe gratuitamente a disposizione dei paesi partecipanti, i quali in cambio sono stati invitati ad investire le proprie risorse soltanto negli allestimenti interni. All’interno della zona di intervento, il centro nevralgico ed istituzionale è stato rappresentato dal perimetro espositivo, che ha occupato una superficie di 50 ha intorno alla Doca dos Olivais. Dopo la chiusura dell’esposizione, alcuni dei padiglioni espositivi sono stati trasformati in strutture permanenti destinate ad ospitare tutte le fiere nazionali ed internazionali, dando luogo alla Fiera Internazionale di Lisbona. Altri sono stati, invece, demoliti e sostituiti con edifici residenziali e con attività di servizio integrate nel Parque das Nações, denominazione usata per indicare quella porzione di città costruita al posto dell’Expo ’98.

Tutti le strutture realizzate durante l’evento internazionale sono state, infatti, progettate e costruite in maniera tale da poter essere successivamente adattate nell’area urbana, sviluppatasi a partire dall’esposizione. In particolare, il Padiglione per la Conoscenza dei Mari è oggi un museo della scienza interattivo; l’Oceanario rappresenta il più grande acquario d’Europa; il Padiglione del Futuro si è trasformato nel Casinò di Lisbona; il Padiglione Atlantico è attualmente usato per con-

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sociale di altre aziende, quali la società Torre Vasco da Gama, la Jardins Expo, la Telecabine Lisboa, l’APA, l’Expo Domus, la Oceanário de Lisbona, l’Atlãntico. Tutte queste società si sono unite nel Gruppo Expo, costituito allo scopo di agevolare il processo di rigenerazione urbana dell’area di intervento.


certi, congressi ed attività sportive; il Teatro Luís de Camõesè è sede della Compagnia Nazionale di Ballo. Fa eccezione il Padiglione del Portogallo, che fino ad ora non è stato ancora riutilizzato ed integrato nella struttura urbana, nonostante le diverse proposte di acquisto. Quando la società Parque Expo ’98 ha cominciato a pensare alla configurazione dell’area espositiva, essa ha diviso la superficie secondo grandi maglie urbane, di forma quadrata, in maniera tale da realizzare uno spazio urbano singolare e, al tempo stesso, polifunzionale e flessibile rispetto alle future opportunità di sviluppo del territorio. Le maglie urbane ortogonali, in particolare, si sono adattate bene alla fascia costiera, e hanno permesso l’introduzione di grandi piazze e spazi a verde, disposti su basamenti sopraelevati e galleggianti sull’acqua. L’area edificata di circa 223 ha è stata, poi, suddivisa tra le varie funzioni: edifici residenziali (circa il 50% della superficie edificata), attività ricettive, attività commerciali, uffici, edifici pubblici, attività industriali leggere, infrastrutture urbane e spazi pubblici. Una particolare attenzione è stata dedicata sia al sistema della mobilità (interno ed esterno all’area) sia all’accessibilità, attraverso la realizzazione di una rete di strade di scorrimento e di percorsi pedonali, l’apertura del primo nodo autostradale della zona nord e della nuova linea metropolitana verso il centro, la costruzione del nuovo ponte sul Tago, il Vasco de Gama, sul quale attualmente scorre la maggior parte del traffico in transito tra il nord ed il sud del paese. Una buona accessibilità al quartiere anche su scala internazionale è, infine, garantita dalla vicinanza con l’aeroporto.


1.2.5 Ex stabilimento federconsorzi a Bagnoli

Casi di Studio | 43

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Fig.13_Ingresso città della scienza prima dell'incendio del 4 marzo 2013_Fonte: www.formiche.net

Descrizione dell’area L’area dell’ex stabilimento chimico della Federconsorzi, di proprietà della Fondazione Idis (Istituto per la diffusione e valorizzazione della cultura scientifica), è inglobata in un’area di oltre 200 ettari di dismissione industriale che si estende su una superficie di circa 70.000 mq sul litorale di Bagnoli, uno dei quartieri della periferia occidentale di Napoli. A nord dell’area si trovano la linea ferroviaria Cumana ed il passante metropolitano delle Ferrovie dello Stato, che la collegano con la stazione dei Campi Flegrei, importante nodo di interscambio con la rete ferroviaria nazionale. Per molto tempo la fascia costiera di Bagnoli è stata luogo concentrato di bellezze naturali, privilegiato dai napoletani sia per i bagni estivi sia per le passeggiate fuori porta. Nella metà dell’Ottocento la costa da Pozzuoli a Castellamare ovvero la costa flagrea, è stata individuata come luogo privilegiato per lo sviluppo industriale, poiché presentava aspetti favorevoli allo sviluppo industriale, come: la presenza di

un attracco protetto, di un terreno pianeggiante di facile accessibilità e di un ampio bacino di manodopera locale. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, viste le diverse peculiarità del territorio, si sono insediate diverse attività industriali: il polo chimico, lo stabilimento siderurgico dell’Ilva, diversi cantieri navali, cementifici, pastifici e mulini. Proprio in questo contesto che nel 1853 Ernesto Lefevre, conte di Balsorano, fonda nell’area il primo opificio per la produzione di acido solforico a basso titolo, allume e solfato di rame del napoletano, che fa parte di un piccolo polo industriale tra via Coroglio e il mare. Dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta, la proprietà della fabbrica è passata da una società all’altra, con conseguente integrazione o cambio della produzione: nel 1887-1890 lo stabilimento è stato rilevato dall’imprenditore Walter, ed adeguato anche per la produzione di acido nitrico; nel 1911 la Società prodotti chimici colla e concimi, dopo aver acqui-


stato lo stabilimento, ha avviato la produzione di fertilizzanti per l’agricoltura; nel 1920 la proprietà passa alla Montecatini che amplia la linea di produzione con solfato di rame, acido solforico e fertilizzanti fosfatici; nel 1966 si ha il passaggio di proprietà alla Montedison e nel 1975 alla Federconsorzi. Dalla fine degli anni Settanta, l’attività produttiva è diminuita: prima è cessata la produzione di solfato di rame, poi quella di acido solforico. Nel 1988 anche la produzione di concimi fosfatici è stata interrotta e la fabbrica è stata utilizzata come deposito fino al 1990, anno di chiusura dello stabilimento. Dopo la dismissione, una strada (via Coroglio), divideva il complesso industriale un due parti lungo l’asse nord-sud. In particolare, verso la costa, si trovava un fabbricato principale ed uno secondario, realizzati intorno alla metà dell’Ottocento; mentre, sul lato interno, si trovavano tre fabbricati, di cui uno multipiano costruito tra il 1920 e il 1930, ed un grande fabbricato a pianta rettangolare allungata. Completava l’insediamento un piccolo molo, utilizzato per l’approvvigionamento delle materie prime e per il trasporto dei prodotti finiti. Contesto urbanistico e territoriale L’ex stabilimento chimico Federconsorzi è situato nella vasta area dismessa, nella zona occidentale di Napoli, nella quale si trovano anche gli stabilimenti dell’Ilva, dell’Eternit e della Cementir. Diversamente rispetto ad ora tale area era fortemente industrializzata ed operante nel settore siderurgico. La riconversione di questa porzione urbana è regolata dalla Variante per la zona occidentale, approvata nel 1998, e interessa un territorio di circa 1.300 ha, all’interno del quale le aree dismesse rappresentano

un’aliquota consistente (circa 330 ha), e rappresentano l’opportunità di restituire al quartiere ed alla città luoghi dotati di qualità ambientale e paesaggistica. Si può affermare ciò perché si è prevista la realizzazione di “un grande spazio verde” suddiviso in quattro aree: - L’area di verde protetto grande circa 140 ha che comprende le pendici della collina di Posillipo e l’isola di Nisida; - Il parco pubblico compatto grande circa 120 ha situato nella piana di Coroglio; - Il verde di comparto grande circa 45 ha, da creare negli spazi a vedere delle aree destinate all’edificazione; - La spiaggia destinata alla completa fruizione dei cittadini. L’area dell’ex Federconsorzi viene definita dalla variante come una delle principali zone attrattive, nonostante ciò il progetto predisposto dalla Fondazione Idis è parzialmente in contrasto con le indicazioni del piano. Per questo motivo, è stato stabilito dalla variante la delocalizzazione della nuova struttura scientifica, realizzata al posto dello stabilimento chimico e denominata Città della Scienza. Per tale edificio si prevede la conservazione del solo capannone sul lato interno dell’ex complesso industriale, per il quale è consentita la ristrutturazione urbanistica. Processo decisionale ed attuativo All’inizio degli anni Novanta l’idea di trasformare in un museo lo stabilimento chimico dismesso della Federconsorzi ha suscitato un forte consenso a livello istituzionale, in forte opposizione con l’opinio-


Casi di Studio | 45 getto che si stava concretizzando materialmente, la Regione, la Provincia, il Comune e la Fondazione Idis hanno stipulato un secondo Accordo di programma, che ha stabilito di ultimare i lavori di realizzazione del centro, prevedendo però, in coerenza con la Variante al

Con l’acquisto del complesso industriale da parte dalle la Fondazione Idis, nel 1994, è stato affidato l’incarico per la redazione del progetto, finalizzato alla realizzazione di un centro museale dedicato alla scienza e attrezzato di spazi per la ricerca, per la formazione e la comunicazione, ed in grado di richiamare l’attenzione del mondo imprenditoriale napoletano. Nel 1996 lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune e la Fondazione Idis hanno firmato un primo Accordo di programma per rendere effettiva la realizzazione del nuovo centro. Contestualmente, nella variante per la zona occidentale, in fase di elaborazione, è stata definita la nuova linea di costa, e di conseguenza è stato deciso di ripristinare la vecchia spiaggia di Coroglio, e demolire tutto il patrimonio edilizio presente lungo il litorale, compresi i capannoni dello stabilimento chimico. Nel 1997, con l’inasprirsi del dibattito sulle sorti dell’unico pro-

Prg ormai in corso di approvazione, un’operatività della struttura solo per un periodo di tempo sufficiente ad ammortizzare la spesa e valutato pari a 66 anni, per poi delocalizzarla in un’altra sede e per integrare, in questo modo, l’area nel futuro parco. In seguito a questo accordo, i lavori sono partiti nel 1998. Il progetto ha potuto beneficiare nel 1994 del finanziamento del Cipe (per circa 35 miliardi di lire). Alla fine dello stesso anno, sempre il Cipe ha approvato il progetto di Città della Scienza, per un investimento complessivo di 108 miliardi di lire, ripartiti tra la Fondazione Idis (7 miliardi), in qualità di soggetto attuatore, la Regione (10 miliardi) e lo Stato (36 miliardi), oltre al finanziamento da parte dell’Unione europea (49 miliardi). Nel 2006 la Regione ha investito altri venti milioni di euro per il progetto Corporea, il museo virtuale del corpo umano da realizzare nell’ultimo lotto da recu-

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Fig.14_Inquadramento Fondazione Idis_Fonte: elaborazione dell'autore.

ne pubblica che non appoggiava questa scelta. Tutto ciò ha portato l’Amministrazione comunale a rivedere l’ipotesi iniziale e ad orientarla a favore di una destinazione in grado di inglobare l’area all’interno del parco naturalistico di Bagnoli, ed in particolare della spiaggia.


perare dell’ex fabbrica. Attori coinvolti All’interno della riconversione ha assunto il ruolo principale la Fondazione Idis, proprietaria dell’area. La Fondazione Idis-Città della Scienza, costituita nel 1989, lavora per costruire un’economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualità e maggiore coesione sociale, al fine di supportare e stimolare le attività produttive ed imprenditoriali, soprattutto nel Mezzogiorno in un contesto sempre più globalizzato. Con l’ingresso nei suoi organi di controllo e di governo, del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, della Regione, della Provincia e del Comune, la fondazione rappresenta oggi uno strumento innovativo anche dal punto di vista istituzionale, guardato come modello da cui trarre esempio. Progetto di riconversione La riconversione dell’ex stabilimento Federconsorzi è volto alla realizzazione di un centro di promozione della conoscenza, della cultura, della tecnica e dell’impresa denominato Città della scienza. Il centro ha come obiettivo di porsi come punto di riferimento nella realtà sociale e territoriale napoletana, ovvero, “trasformarsi” da luogo storico del lavoro a luogo di produzione culturale, formazione professionale e supporto alle attività di impresa. Del complesso industriale preesistente sono recuperati e rifunzionalizzati, a meno di edifici prossimi al collasso, numerosi volumi preesistenti. Della parte verso il mare vengono demolite alcune porzioni dell’edificio principale, mentre verso la parte interna viene abbattuto il fabbricato pluripiano,

sostituito da un edificio dalla pianta curvilinea. Per la realizzazione dei nuovi edifici viene suddivisa l’area d’intervento in tre lotti, differenziati tra loro per funzioni: - Accoglienza e tempo libero - Supporto all’imprenditoria locale - Spazi espositivi - Didattica e ricerca Nel 1996 è stato possibile aprire al pubblico il primo, embrionale, nucleo del complesso museale. Il primo lotto, realizzato tra il 1998 ed il 2001, ha riguardato il Museo vivo della scienza, e le aree denominate Formazione ed Industria della cultura-Creazione d’impresa, poste su lato della costa. Nel 2001 è stato inaugurato il Science Centre, il primo museo scientifico interattivo italiano, nella sua configurazione finale e nel 2003, con il completamento del secondo lotto è stato possibile aprire il “Centro Congressi”, il “Centro di Alta Formazione” e il Business Innovation Centre, volto ad assistere le giovani aziende ed anche dare supporto alle amministrazioni locali nelle loro azioni per la valorizzazione delle risorse del territorio. Il Centro di Alta Formazione, invece, offre un sistema integrato di servizi volto a favorire il processo di apprendimento individuale e collettivo, ed a stimolare le attività imprenditoriali, soprattutto quelle finalizzate alla valorizzazione delle tradizioni locali, dei beni ambientali, artistici ed archeologici. Il “Centro Congressi”, fornisce uno dei più importanti sistemi congressuali della città, è costituito da quattro sale di diversa capienza e da un anfiteatro all’aperto, per ospitare meeting, convegni, conferenze e manifestazioni. Il terzo lotto, da completare nel 2010, avrebbe ospitato il “CORPOREA” Museo virtuale del corpo umano, oltre alla


Casi di Studio | 47 costruzione del ponte pedonale di ingresso al nuovo insediamento, e la riattivazione del preesistente pontile di attracco. Ma l’incendio doloso che, il 4 marzo 2013, ha distrutto gran parte dei fabbricati che ospitavano il Science

Fig.15_Vista dall'alto dell'area_Fonte: https://pianificazioneterritoriale. wordpress.com

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Centre, ha rallentato qualsiasi altro tipo d’intervento. Un ulteriore aspetto caratterizzante il progetto è l’attenzione al tema dell’eco-compatibilità, sia in fase realizzativa che gestionale, con soluzioni che affrontano i problemi del risparmio energetico e della riduzione dell’uso di risorse non rinnovabili, della riduzione dell’inquinamento e della riciclabilità dei materiali impiegati.


1.2.6 Ex area Falk a Sesto San Giovanni

Descrizione dell’area L’area dell’ex acciaieria è situata nella parte nord-est del territorio comunale di Sesto San Giovanni, a ridosso dell’asse ferroviario Milano-Monza, in corrispondenza della stazione e del capolinea della linea metropolitana 1, a circa un chilometro a sud dell’autostrada Torino-Venezia. Il sito, di forma irregolare data dall’aggregazione di diversi comparti, è delimitato a nord da via Trento e dal comparto Falck Vulcano, a est dal territorio rurale e dal parco della media valle del Lambro, a sud-est da viale Edison, a sud-ovest da viale Italia nelle vicinanze del centro urbano. Verso sud, un grande asse veicolare a scorrimento veloce, tra viale Edison e viale Italia, separa i comparti Unione (495.310 mq, a ovest) e Concordia nord (408.490 mq, a est), ed i comparti Vittoria A (94.190 mq) e B (37.000 mq). A sud di viale Edison si attestano i comparti Trai (42.700 mq) e Transider (10.3.240 mq). Il sito ha una collocazione centrale e strategica vista la presenza dello scalo ferroviario, inoltre ha gran-

di dimensioni in quanto occupa buona parte del comune sestese; questo ha segnato la crescita urbanistica della città. I grandi comparti industriali determinano i bordi dello spazio urbano, caratterizzato da una crescita intensa e priva di un preciso disegno, mentre la ferrovia separa la città in due parti: a est il nucleo storico con i suoi ampliamenti e a ovest la nuova edificazione sviluppata lungo due assi, viale Casiraghi e viale Gramsci, convergenti sul Rondò. L’area industriale è circondata dalla città che presenta un processo di crescita per parti, caratterizzate come residui e inclusioni rispetto alla forte matrice dei grandi comparti industriali, che sommando le aree Ercole Marelli e Breda, rappresentano circa la metà del comprensorio comunale. Contesto urbanistico e territoriale Sesto San Giovanni è, per dimensione demografica, il terzo centro della provincia, il quinto della Lombardia. La densità abitativa è pari a 6885 abitanti per km2, fra le più alte della provincia. La popolazione è di

Fig.16_capannone bramme, comparto unione_Fonte: commons. wikimedia.org


Casi di Studio | 49 82.000 abitanti. Nei vari anni all’apice dello sviluppo, i grandi recinti industriali della città coprono quasi 3 milioni di metri quadrati, il 25 % del territorio comunale.

Fig.17_Individuazione delle aree_Fonte: http://www.ordinearchitetti.mi.it/it/

2,6 milioni di metri quadrati di aree industriali e si prospetta per altre città, agli inizi degli anni ‘90 un destino di abbandono, disoccupazione e degrado. Il settore a nord dell’hinterland milanese affronta la sfida della riconversione secondo la logica della cosiddetta economia postindustriale; per di più l’amministrazione locale, ha garantito il processo di trasformazione, anche grazie a nuovi strumenti urbanistici, generali e attuativi, puntando sulle risorse socio-economiche di queste aree. Nel 1906 la Società anonima acciaierie e ferriere Enrico

dimensioni. I due edifici di maggior pregio, soprattutto per il loro valore simbolico, sono la Pagoda (nel comparto Unione) del 1950, e il Laminatoio (nel comparto Concordia) del 1960. Nella Seconda metà degli anni Ottanta l’amministrazione comunale decide di avviare la stesura di un nuovo PRG (il PRG vigente era del 1973), affidando l’incarico agli Architetti Gregotti e Cagnardi. Il nuovo PRG, presentato in Consiglio Comunale nel 1993 e adottato nel novembre dell’anno seguente, mira

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La dismissione produttiva delle grandi industrie meccaniche e siderurgiche, modificano drammaticamente la situazione: si perdono oltre 10.000 posti di lavoro nel settore industriale, si dismettono

Falck costruisce sull’area il primo impianto siderurgico, che occupa una superficie iniziale di 140.000 mq. Verso la fine della prima guerra mondiale, con l’assorbimento della Ferriera di Milano, il complesso conosce una progressiva espansione territoriale. Dal 1917 al 1924, all’originario comparto Unione si affiancano i comparti Concordia, Vulcano e Vittoria, costituiti ciascuno da diversi fabbricati di rilevanti


alla determinazione di una nuova forma urbana, tuttavia confermando la destinazione per le superfici occupate dalla società siderurgica Falck. Nel 1995 la società Falck decide di aderire al Piano Europeo di chiusura industriale, in seguito a vari accordi con istituzioni e sindacati, tutti gli impianti siderurgici di Sesto sono smantellati. La destinazione d’uso industriale del nuovo PRG vanifica ogni ipotesi di utilizzare diversamente le aree, e riduce sensibilmente le possibilità di guadagno nel caso di vendita. Processo decisionale ed attuativo Le prime ipotesi di trasformazione si fanno strada nel 1995, quando la Falck Spa affida a Kenzo Tange l’incarico di redigere un progetto di riassetto urbanistico generale per le aree di cui è proprietaria. Nel 1996 è elaborato il Piano per lo sviluppo del nord Milano, tra i primi esempi di piano strategico stipulato fra comuni associati. Tale documento è il frutto di una collaborazione fra le amministrazioni pubbliche dell’hinterland settentrionale, iniziata con la costituzione dell’Agenzia per la promozione dello sviluppo sostenibile dell’area metropolitana nord Milano (Asnm) e del Forum per lo sviluppo, al fine di coinvolgere attori sociali e istituzioni locali in un confronto sulle prospettive e gli indirizzi strategici territoriali. Nello stesso anno è emanato il decreto-legge Bagnoli Sesto 486/96, recante disposizioni urgenti per il risanamento dei siti industriali. Nel 1997 è stipulata una Dichiarazione d’intenti tra Asnm, Falck Spa e Comune, avente per oggetto la redazione di un piano di riconversione dell’area. Nel 2000 il Comune adotta un nuovo PRG, non risultando approvato

quello commissionato nel 1992 allo studio Gregotti Associati lnternational. Il piano affronta nello specifico il tema della trasformazione delle aree Falck, fornendo indicazioni urbanistiche per la stesura del progetto da parte del proprietario privato. In particolare, è richiesta la presenza di un parco di 450.000 mq a cavallo dei comparti Unione e Vittoria, che conferma l’indicazione del progetto di Tange, così come alcune scelte individuate dal concorso internazionale di idee bandito dal Comune nel 1998 e denominato «parco urbano aree Falck». Inoltre, il PRG predispone la conservazione e la tutela di alcuni edifici, non solo per il valore di memoria collettiva, ma anche per condizionare gli allineamenti e il futuro ridisegno dell’ambito urbano. Nel 2001 il Comune, a integrazione del PRG, approva il Documento di inquadramento (art. 5 della L.R. 9/99 «Programmi integrati di intervento») e la variante tecnica, relativa al Piano dei servizi. Nel 2002, una commissione nominata dal Gruppo Pasini, proprietario dell’area dal 2000 al 2005, presenta al Comune uno schema progettuale, a firma di Mario Botta, in cui vengono delineate le linee guida per la riqualificazione urbanistica delle aree, mentre per una soluzione approfondita a livello architettonico si attende una verifica di pre-fattibilità. La commissione è composta da Alessandro Balducci (Politecnico di Milano), Mario Botta, Claudio Cariane (presidente Hypothesis), Adriano De Maio (rettore Politecnico di Milano), Michele Perini (presidente Assolombarda), Giulio Sapelli (Università degli Studi di Milano), Marco Vitale (presidente Aifi, Associazione italiana degli investitori istituzionali). L’appartenenza ad un unico proprietario permette alla commissione di affrontare la stesura del documento in modo organico, puntando sulla ricerca di nuove identità e relazioni


Casi di Studio | 51

Attori coinvolti All’interno della riconversione ha assunto ruolo principale l’agenzia per la promozione dello sviluppo sostenibile dell’area metropolitana nord Milano (Asnm), che ha elaborato nel 1996 il Piano per lo sviluppo del nord Milano, tra i primi documenti esempio di piano strategico stipulato fra comuni associati. La Falck s.p.a. ed il Forum per lo sviluppo, al fine di coinvolgere attori sociali e istituzioni locali (comune di Sesto San Giovanni) in un confronto sulle prospettive e gli indirizzi strategici territoriali. Il Gruppo Zunino, subentrato nella proprietà, affida l’incarico per la redazione di un masterplan allo studio Renzo Piano Building Workshop. Progetto di riconversione Lo schema delineato dalle linee guida per la trasformazione dell’area, attraverso l’eliminazione delle barriere che la isolano, ripensa l’assetto dell’intero territorio comunale; sia dal punto di vista urbanistico che economico-produttivo. Viene individuato un nuovo comparto insediativo, caratterizzato da un parco urbano a scala regionale, contiguo a quello della media valle del Lambro. Tale parco rappresenta un sistema territoriale che organizza funzioni residenziali, terziarie e commerciali, oltre a un polo produttivo, didattico e ludico. La finalità principale è di connettere tale sistema alla città consolidata e

di tutelare luoghi e manufatti edilizi propri della memoria storica dell’industria sestese. Il parco è pensato per ampi settori: nella zona sudest, verso il prolungamento di viale Edison, esso è costituito da spazi aperti, mentre nella zona più vicina alla città è fortemente strutturato, con un disegno geometrizzante, in relazione diretta con l’edificato attraverso una densa utilizzazione della vegetazione. Il parco svolge inoltre una funzione di valorizzazione della memoria industriale della città declinando funzioni produttive, educative e di intrattenimento, articolate in un percorso di tipo ecomuseale. Le indicazioni di piano prevedono la demolizione di gran parte del complesso preesistente, nonché il recupero obbligatorio di alcuni edifici (tra cui la Pagoda) e quello facoltativo di altri (tra cui il Laminatoio), da riutilizzare per attività commerciali o culturali. Gli edifici recuperati, per il loro valore storico e la loro imponenza, diventano uno degli elementi ordinatori del disegno del verde, insieme ai tracciati dei binari di servizio e dei perimetri dei capannoni industriali demoliti. Sul fronte nord-ovest dell’area, parallelamente al fascio dei binari, si attestano insediamenti in linea a destinazione terziaria e direzionale, affacciati da un lato sul parco urbano e dall’altro sullo scalo ferroviario, anch’esso potenzialmente desti. In prossimità della stazione ferroviaria è prevista la realizzazione di una piazza fronteggiata da un grande edificio-ponte, che scavalca la ferrovia e ospita funzioni commerciali e amministrative tali da conferire alla piazza un carattere di nuovo centro civico. Una serie di edifici alti, disposti parallelamente in direzione nord-sud, si attestano lungo un nuovo viale alberato, scavalcandolo in alcuni punti. Tale asse, perpendicolare alla linea ferroviaria, si snoda dalla piazza fino a viale Edison. La scelta di liberare

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con l’intorno. Nel 2003 il Consiglio comunale approva le controdeduzioni alle osservazioni sul PRG. Nel 2005 il Gruppo Zunino, subentrato nella proprietà, affida l’incarico per la redazione di un masterplan allo studio Renzo Piano Building Workshop.


il piÚ possibile lo spazio da destinare a parco e di collocare i nuovi insediamenti in un rapporto diretto con la città esistente, porta a concentrare le restanti volumetrie residenziali e produttive in diversi punti strategici. In particolare, a ridosso di viale Edison e viale Italia, nei comparti Transider, Vittoria A e B, volumi a destinazione residenziale e produttiva dalla geometria articolata si ricompongono attraverso cortine uniformi lungo i bordi stradali. Lungo viale Italia altri due edifici residenziali connotano il confine nord dell’intervento.

Fig.18_Vista dall'alto del progetto_ Fonte: https://diaridibordi.wordpress. com/2013/12/17/unfold_-ex-area-falck/


1.2.7 Ex stabilimento automobilistico del Lingotto a Torino

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Fig.19_Copertura stabilimento con pista di prova_Fonte: http://pinacoteca-agnelli.it/visit/foundation/lingotto/

Descrizione dell’area L’area dello stabilimento automobilistico del Lingotto copre una superficie di circa 34 ha, ed è localizzato nell’omonimo quartiere della periferia sud di Torino. Nel 1915 il Consiglio di Amministrazione della Fiat ha deciso di costruire un nuovo stabilimento per la produzione di auto in una zona periferica della città, la cui costruzione è cominciata due anni dopo con la realizzazione dell’edificio principale e della famosa pista parabolica, utilizzata per il collaudo delle automobili. Nel 1922 è stata avviata l’attività industriale con la produzione di oltre ottanta modelli di 57 automobili, e contestualmente è stato completato il complesso industriale con la realizzazione delle rampe elicoidali, utilizzate per collegare i vari piani della fabbrica con la pista sul tetto, e con la costruzione della palazzina degli uffici. Durante gli anni Venti, la fabbrica automobilistica ha guidato la città di Torino verso lo sviluppo

industriale, diventando il luogo simbolo dell’industria italiana, anche grazie alla dimensione del manufatto ed ai sistemi di produzione e di gestione adottati. Alla fine degli anni Settanta nel periodo di maggiore crisi del settore industriale, è cominciato il processo di ristrutturazione produttiva della Fiat, che ha condotto alla chiusura del Lingotto nel 1982 ed al trasferimento dell’attività in altri stabilimenti italiani ed esteri, in grado di rispondere meglio alle nuove esigenze di produttività. Con la cessazione dell’attività di produzione si è resa disponibile un’area dalle enormi potenzialità; infatti, oltre alla notevole dimensione, il Lingotto si caratterizza anche per l’elevato valore storico e simbolico, e per la posizione strategica. Localizzato in una zona posta ormai dentro la parte meridionale della città, l’ex stabilimento automobilistico è facilmente raggiungibile con tutti i mezzi di trasporto: non lontano


dall’aeroporto di Caselle, è situato nei pressi del sistema autostradale e lungo il tracciato ferroviario che lo collega direttamente con il centro della città. Collocata alle spalle della stazione centrale di Porta Nuova, e limitrofa alle aree demaniali e pubbliche dei mercati generali e della dogana, per le quali da tempo è in corso la risistemazione dell’area dell’ex manufatto industriale è risultata per lo sviluppo della città verso sud. Contesto urbanistico e territoriale La questione del riuso del Lingotto si è inserita nel più ampio dibattito relativo all’incapacità dei tradizionali strumenti urbanistici di essere matrici della trasformazione urbana, ed alla necessità di ricorrere a nuove tipologie di strumenti che siano in grado di esplicitare, concretamente, le decisioni emergenti dalla contrattazione tra le esigenze degli enti pubblici e le convenienze degli operatori privati. Negli anni ‘80, la politica urbanistica del Comune di Torino si è, infatti, affidata molto più al meccanismo della contrattazione tra l’Amministrazione locale e la Fiat che non agli strumenti urbanistici ordinari, risultati assai meno efficaci nel salvaguardare gli interessi sociali. Tuttavia, una delle condizioni affinché la contrattazione abbia una valenza positiva per la collettività sembra essere la definizione di un quadro generale di strategie di trasformazione da affrontare contestualmente. Nel caso torinese, invece, ciò non è accaduto poiché la Fiat ha adottato una politica “della margherita” (Corsico e Falco, 1982), limitando il campo della contrattazione ad un solo problema alla volta: prima la zona San Paolo, poi l’ex campo volo di Collegno, ed infine l’area del Lingotto. In ogni caso, l’esperienza del Lingotto è diventata l’emblema dell’inversio-

ne di scala e di gerarchie nelle procedure di pianificazione urbana e territoriale, che si è verificata negli anni Ottanta. Risultando in contraddizione con molte delle ipotesi di piano elaborate, il progetto urbano del Lingotto ha determinato l’abbandono ed il ridimensionamento dello strumento urbanistico, e una più generale revisione delle politiche urbane dell’amministrazione locale. Inizialmente, infatti, il progetto di riuso è stato collegato ad una serie di altri interventi localizzati nell’area sud di Torino: i progetti di spostamento dei magazzini generali e della dogana, le ipotesi di ristrutturazione del parco ferroviario attestato su Porta Nuova. Inserito, dunque, all’interno del progetto di ristrutturazione della grande area urbana (di circa 2 milioni di mq) al confine sud del territorio comunale, negli anni Ottanta, la riconversione del Lingotto si è presentata come un’occasione fondamentale per attuare scelte di grande portata. Successivamente, la situazione è cambiata, e l’area oggetto del progetto è stata progressivamente ridotta, fino a farla coincidere con il solo edificio del Lingotto. Processo decisionale ed attuativo Le due iniziative che, parallelamente ma separatamente, il Comune e la Fiat hanno deciso di promuovere per definire le nuove utilizzazioni del Lingotto risalgono agli anni Ottanta. L’Amministrazione locale, in particolare, ha proposto un concorso internazionale di idee per il recupero di un’area maggiore del solo ambito fisico del Lingotto; mentre, la società proprietaria dello stabilimento ha proposto una consultazione ad inviti tra architetti di fama internazionale6. Alla fine, nel 1983 è stato indetto un Concorso internazionale di progettazione per individuare le nuove

6_Gli architetti invitati direttamente dall’avvocato Giovanni Agnelli, in qualità di presidente della Fiat, sono stati: G. Aulenti, G. Böhm, H. Fehling e E. Gogel, R. Gabetti, V. Gregotti, L. Halprin, H. Holle, J. Johansen, D. Lasdun, R. Meier, L. Pellegrin, C. Pelli, G. Pesce, R. Piano, K. Roche, A. L. Rossi, P. Sartogo, J. Schein, E. Sottsass, J. Stirling.


Casi di Studio | 55 di trovare delle destinazioni d’uso compatibili con le caratteristiche fisiche del manufatto. L’anno successivo il Comune ha approvato la prima parte dello studio di fattibilità, quella relativa alle destinazioni d’uso compatibili e, quindi, alla possibilità di riutilizzare il Lingotto come centro fieristico, centro congressi, per insediamenti universitari, come incubatore di impresa, come centro per l’innovazione industriale e per uffici.

sull’area dal Prg del 1956, ha previsto di destinare l’area ad attività fieristico-congressuali, in maniera temporanea fino alla sua definitiva trasformazione.

elaborare un Piano particolareggiato per modificare la destinazione d’uso dell’area da industriale a fieristico-congressuale. Con l’approvazione del Piano particolareggiato, in variante allo strumento urbanistico generale, si è avviato il recupero fisico dello storico complesso industriale e la sua riconversione a centro polifunzionale, dando priorità in fase di realizzazione al centro fieristico espositivo ed al centro congressi.

Nel marzo 1985 il Comune ha affidato ad un gruppo di professionisti lo Studio di fattibilità del progetto di riuso, e nel 1986 il Ministero dei Beni Culturali, dato l’elevato valore storico e simbolico dell’edificio, ha posto un vincolo sulle parti più significative del complesso (la pista sul tetto, la rampa elicoidale, la maglia strutturale), che conseguentemente ha determinato la necessità

Nel 1988 è stata approvata la versione definita dello studio di fattibilità, la cui ipotesi di riutilizzazione ha posto, però, la necessità di

Negli anni ‘90, durante l’attuazione del piano, si sono manifestate delle incongruenze tra i ricavi ipotizzati

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Fig.20_Inquadramento territoriale complesso del Lingotto_Fonte: elaborazione dell'autore.

attività compatibili con l’ambito urbano e con la dimensione eccezionale del grande contenitore dismesso. Tra i venti progetti presentati, è risultato vincitore il progetto di Renzo Piano che ne ha previsto un utilizzo polifunzionale e che ha riguardato anche una parte dell’area confinante, occupata dal fascio dei binari dello scalo merci delle ferrovie dello Stato e di pertinenza dell’officina della Fiat. Per limitare il degrado ed il decadimento che il disuso prolungato dello stabilimento avrebbe comunque determinato, nel 1984 il Comune di Torino e la Fiat hanno firmato un Protocollo di intesa, che in deroga ai vincoli posti


ed i riscontri reali, che hanno determinato l’insediamento di funzioni commerciali, inizialmente non prese in considerazioni ma soprattutto sottovalutate in termini di ritorni economici. Per questa ragione, si sono resi necessari parziali cambiamenti dello strumento esecutivo, e l’approvazione di una prima variante nel 1998 e di una seconda variante nel 1999. Con quest’ultima, approvata in sede di Accordo di Programma tra la Regione Piemonte e la Città di Torino, sono state inserite tra l’altro tre funzioni pubbliche nel lotto destinato all’Università, è stata concessa una proroga di cinque anni del Piano particolareggiato, è stato modificato il suo perimetro con l’inserimento di un’area di proprietà delle ferrovie dello Stato da destinare a parcheggio, e sono state ridefinite le aree destinate agli standard ed alle opere di urbanizzazioni. Il costo di realizzazione della trasformazione del Lingotto è stato stimato intorno ai 450 miliardi di lire, di cui 260 utilizzati per il solo progetto relativo alla sede universitaria.

se è risultato indipendente, anzi è sembrato quasi concorrente alle tradizionali operazioni di valorizzazione del patrimonio immobiliare, messe in campo dall’Amministrazione locale per attivare più ampi processi di riorganizzazione della città. Nella vicenda del Lingotto, quindi, la presenza dell’azienda è stata piuttosto ingombrante. La Fiat, infatti, non ha rinunciato al suo ruolo di controllo tanto nella fase 63 di progettazione quanto in quella di gestione dell’intervento, ed ha guardato alla valorizzazione dello stabilimento come ad una forma di rivalutazione della propria immagine ma anche come ad un’operazione per rinvigorire il proprio capitale economico. L’Amministrazione comunale, quindi, per non perdere completamente il controllo sull’operazione, nel 1994 ha costituito insieme alla Fiat una società mista, denominata Lingotto s.p.a., con il compito di attuare il Piano particolareggiato e di occuparsi, successivamente, della commercializzazione e della gestione del centro polifunzionale del Lingotto.

Attori coinvolti

Progetto di riconversione

Nel caso torinese due sono stati gli attori principali coinvolti nel processo decisionale: l’azienda proprietaria dell’area, la Fiat, e l’Amministrazione comunale. Nel dibattito sul riuso dello stabilimento automobilistico torinese è emersa chiaramente non solo la forte influenza che l’azienda ha esercitato nel processo di riconversione del Lingotto, ma anche il ruolo condizionante che, in generale, ha avuto nelle scelte in materia di pianificazione e nelle operazioni di trasformazione della città. I grandi gruppi economici, ed in particolare quelli industriali, da sempre mostrano un certo interesse nel settore immobiliare; tuttavia, nel caso in esame questo interes-

Lo scopo del progetto di riconversione del Lingotto è stato attribuire all’area un ruolo centrale nel processo di sviluppo urbano e territoriale, ed infatti, oggi, l’ex stabilimento della Fiat è stato trasformato in uno dei centri polifunzionali più grandi d’Europa. Vincolata nelle parti più significative, la fabbrica dismessa ha conservato la sua configurazione esterna, mentre all’interno le esigenze del nuovo centro polifunzionale ne hanno modificato quasi completamente la conformazione. Il progetto preliminare ha previsto la realizzazione di: un incubatore d’impresa nell’ex sala delle presse; una serie di attività miste (dall’artigianato alle residenze) nelle


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Tra il 1993 e il 1999, si sono manifestate alcune differenze tra le ipotesi economiche contenute nello studio di fattibilità ed i reali ricavi degli interventi; inoltre, si sono verificati alcuni avvenimenti (come la decisione dell’Università di non insediarvi più il polo delle facoltà scientifiche, la crisi della Fiat ed il conseguente indebolimento della sua influenza all’interno della vicenda) che hanno portato al progressivo abbandono di alcune delle attività originariamente integrate all’interno del mix funzionale programmato, quali l’incubatore di impresa e l’Università. Nel 1999 sono resi funzionati: il Centro Congressi, realizzato nell’ex sala delle presse; l’auditorium, inaugurato nel 1994; gli uffici direzionali di varie aziende, tra cui il settore dirigenziale della Fiat, ritornato nella sua sede originaria; un albergo e una parte dei parcheggi e delle aree a verde. Tra il 2000 e il 2003, dopo l’approvazione di nuove destinazioni, conformi al Piano particolareggiato e più ido-

nee a differenziare l’offerta e ad assicurare dei rientri di cassa più remunerativi, il progetto è stato completato con la realizzazione di una foresteria 62 comunale, un cinema multisala, una galleria commerciale, un altro albergo ed una sala riunioni (denominata «la bolla» e divenuta il simbolo del nuovo Lingotto). Negli stessi anni, nell’area ha trovato sede anche la Facoltà di ingegneria dell’auto, ed è stato ultimato il sistema di parcheggi sotterrenei ed a raso; inoltre, sono stati realizzati alcuni ristoranti ed una pinacoteca, dedicata a Giovanni Agnelli ed inaugurata nel 2002. All’interno dell’area, oltre ad una viabilità di accesso ai parcheggi, è stata appositamente costruita una viabilità di servizio per mezzi pesanti, per agevolarne l’accesso diretto alle aree espositive, nel caso di allestimenti particolari o di trasporti speciali di strumenti ed apparecchiature. Il collegamento dell’area con la stazione di Porta Nuova è assicurato da linee dirette di autobus e tranviarie; mentre, resta ancora aperto il problema di collegare direttamente la stazione ferroviaria del Lingotto stesso con l’ex fabbrica. Il progetto in corso di attuazione prevede di rendere accessibile al pubblico una passerella pedonale sospesa al grande arco rosso bulgaro; si tratta, però, di un percorso troppo lungo per divenire la soluzione ordinaria per il grande pubblico proveniente dalla ferrovia e diretto al Lingotto. Di conseguenza, è da preferire un collegamento veloce tramite scale mobili e tapis roulant o con una specie di treno senza conduttore, come accade in diversi aeroporti del mondo.

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ex officine; attività di servizio ed attività commerciali al primo piano; spazi a verde, una 61 pista di pattinaggio su ghiaccio e una piazza pedonale in corrispondenza dei cortili; il museo della tecnologia e la fondazione Agnelli nella palazzina degli uffici. Conclusosi nel 2003, il progetto di riconversione è stato realizzato in tre fasi temporali, subendo dei cambiamenti rispetto a quello iniziale. Tra il 1991 e il 1992, è stata completata la trasformazione di una parte della fabbrica nel Centro Fiere, un complesso di oltre 70.000 mq articolato in quattro padiglioni monoplanari, inaugurato in occasione del Salone dell’Automobile. Il centro, in pochi anni, è diventato una delle aree espositive più importanti in Italia, ospitando manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.


1.2.8 Ex stabilimento Pirelli Bicocca a Milano

Descrizione dell’area

L’area della Bicocca è localizzata nella periferia a nord-est di Milano, al confine con il Comune di Sesto San Giovanni, ed occupa una posizione centrale, rispetto al contesto metropolitano e regionale, e strategica, rispetto all’asse di antica industrializzazione Milano-Sesto San Giovanni-Monza. Lungo questo asse a partire dai primi anni del Novecento il paesaggio urbano si è rapidamente infittito di grandi impianti chimici, meccanici e siderurgici, dando luogo ad un grande spazio a nord della città (la cosiddetta grande Y) che per lungo tempo ha rappresentato il simbolo dell’industria lombarda. Gli stabilimenti della Pirelli, in particolare, hanno occupato una superficie di circa 75 ha nella parte sud della grande Y. La società Pirelli, fondata nel 1872, ha acquistato i terreni della Bicocca nel 1906, e nell’arco di pochi anni vi ha trasferito gran parte delle proprie produzioni di pneumatici, cavi

Fig.21_Vista aerea dell'area della Bicocca_Fonte: www.ordinearchitetti. mi.it

elettrici ed altri manufatti in gomma. Negli anni Settanta la società ha avviato un processo di ristrutturazione nell’organizzazione produttiva dell’azienda, che ha determinato il trasferimento della produzione in un altro stabilimento, e la conseguente dismissione del complesso industriale della Bicocca, chiuso definitivamente nel 1984. Contesto urbanistico e territoriale L’area della Pirelli, insieme a quelle adiacenti della Breda, della Falk e della Magneti Marelli costituisce uno dei più vasti ambiti di trasformazione che si è prodotto nella Provincia di Milano in seguito al processo di dismissione industriale. Tale ambito è denominato la Bicocca e la sua riconversione rappresenta una delle operazioni di trasformazione urbana più grandi ed importanti, realizzate a Milano negli ultimi decenni. Si tratta di un’operazione che investe oltre al capoluogo lombardo anche parti suburbane a nord di Milano (come i


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7_Alcuni dei progettisti invitati alla progettazione dei nuovi spazi della Pirelli sono: G. Aulenti, G. De Carlo, Gambetti e Isola, F. O. Gehry, R. Meier, G. Peidl.

Nel 1988 l’Amministrazione comunale di Milano ha presentato il Documento direttore per le aree dismesse (164 aree per 461 ha di superficie fondiaria), che ha posto al centro delle problematiche urbanistiche la necessità di pianificare il riuso delle aree generate dalla crisi delle grandi strutture industriali, ricorrendo allo strumento dei Progetti d’area. Ai primi progetti, già presenti nel precedente Documento direttore del Progetto passante, sono aggiunti in questo nuovo strumento quelli relativi alle aree degli insediamenti produttivi storici della Pirelli alla Bicocca, dell’area Montecatini a Morsenchio e della Redaelli a Rogoredo. Dal Documento direttore per le aree dismesse è scaturita, poi, una variante alle norme tecniche di attuazione del Prg, per rendere possibile la modifica della destinazione d’uso delle aree

industriali di cui è dichiarata la dismissione. Processo decisionale ed attuativo Il processo di trasformazione dell’area della Pirelli è nato formalmente nella metà degli anni Ottanta, con un Accordo firmato fra la società proprietaria dell’area e le Autorità locali (Comune di Milano, Provincia di Milano e Regione Lombardia). Nel 1985, infatti, la Pirelli in una fase di ristrutturazione delle proprie aziende, ha messo in atto una serie di operazioni finalizzate alla contrazione degli spazi utilizzati dalle attività industriali ed alla riqualificazione territoriale delle aree dismesse. È in questo clima che dopo una lunga contrattazione tra la Pirelli, il Comune, la Provincia e la Regione è nata la decisione di realizzare un centro tecnologico polifunzionale integrato, destinato al settore della ricerca ad alto contenuto tecnologico. Nello stesso anno la Pirelli ha, quindi, indetto un Concorso internazionale per il risanamento e la ristrutturazione dell’area di sua proprietà; al concorso hanno partecipato i più importanti studi internazionali7, e tra i diciotto progetti presentati ha vinto quello dello studio Gregotti Associati, a cui nel 1988 la Pirelli ha affidato la realizzazione e la gestione dell’intera operazione di trasformazione. Per attuare la trasformazione il Comune di Milano, nel 1989 ha approvato una Variante al Prg del 1980, in cui è stata modificata la destinazione d’uso dell’area da zona industriale a zona speciale di recupero urbanistico e sono stati definiti alcuni dei parametri urbanistici riferibili alle attività connesse al polo tecnologico. Complessivamente, la variante ha stabilito una superficie lorda di pavimento al massimo di 658.000 mq (di cui 421.000 di nuo-

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Comuni di Bresso, Cinisello, Sesto San Giovanni e Cologno), di cui determina il cambiamento radicale dei tratti identitari. La Bicocca rappresenta, tra l’altro, una porzione di territorio che negli anni è stata al centro dell’attenzione di numerosi piani, politiche e progetti, finalizzati alla costruzione di immagini e scenari territoriali di vasta scala, promossi da enti pubblici e privati, e riguardanti, solo per fare alcuni esempi, anche l’assetto infrastrutturale ed ambientale, la riqualificazione urbana ed il riuso delle aree dismesse. Tra queste iniziative rientra il Piano Strategico dei quattro Comuni a nord di Milano, che nel processo di sviluppo territoriale della periferia milanese ha assunto come centrale il ruolo del progetto Bicocca. Analogamente, nell’ipotesi contenuta nel Documento di inquadramento delle politiche urbanistiche del Comune di Milano l’area della Bicocca, ed in generale tutto il territorio a nord di Milano, rappresenta un campo strategico di trasformazioni territoriali.


vo insediamento) per le attività terziarie, direzionali e di ricerca e produzione, una superficie di 66.000 mq per le attività residenziali, e una superficie di 190.000 mq per i servizi pubblici. A causa della rapida riduzione della domanda di spazi direzionali, l’ipotesi iniziale di specializzazione funzionale è stata abbandonata, e la necessità di diversificare l’offerta è stata individuata come nuova soluzione vincente.

Nel 1993, il gruppo Pirelli ha venduto il 75% dell’area ad un gruppo di operatori immobiliari, conservando però il coordinamento urbanistico, amministrativo e commerciale di tutto l’intervento attraverso la propria holding immobiliare. Questa operazione, modificando la ripartizione delle quantità funzionali, ha richiamato l’interesse di alcune società straniere ad insediare i propri uffici direzionali, e ha dato avvio alla programmazione di una serie

Fig.22_Evoluzione delle trasformazioni dell'area della Bicocca del 1986 al 2004_Fonte: www.ordinearchitetti. mi.it


Casi di Studio | 61

Attori coinvolti Oltre che essere esecutore delle operazioni di bonifica, la Pirelli, unico soggetto proprietario delle aree, attraverso una società del proprio gruppo, la Pirelli & C. Real Estate, ha promosso e gestito la realizzazione dell’intera operazione di riconversione. L’attività di questa società è stata, poi, supportata dal progettista dell’intervento, l’architetto Vittorio Gregotti, che si è occupato del progetto urbanistico ma anche della progettazione e realizzazione di quasi tutti gli interventi. In questo senso, il progetto della Pirelli-Bicocca costituisce un’esperienza innovativa, essendo una delle poche parti urbane del territorio nazionale nata da un’unica progettazione e realizzazione. Progetto di riconversione La riconversione dell’area Pirelli è stata attuata attraverso un progetto di riqualificazione urbanistica, finalizzato a trasformarla in nuova centralità urbana, attraverso l’insediamento di un polo tecnologico di livello metropolitano e regionale, in cui le attività direzionali, i servizi

di terziario avanzato e le residenze convivono con le attività di ricerca connesse allo sviluppo ed all’innovazione produttiva. I tempi di realizzazione sono stati lunghi, dal 1985 al 2005, e di conseguenza, l’ipotesi progettuale ha dovuto confrontarsi con le trasformazioni del mercato immobiliare e con i cambiamenti delle politiche e delle amministrazioni. A causa delle attività pregresse legate all’industria pesante insediata, il grado di contaminazione e la presenza di amianto sono stati piuttosto pesanti; per questo motivo, il progetto di riconversione ha richiesto, innanzitutto, l’attivazione di consistenti operazioni di bonifica. Concluse le operazioni di bonifica, è cominciata la costruzione del polo, attivo dal 1992, con l’insediamento del Centro, un complesso in cui hanno trovato sede i centri di ricerca di enti come il CNR e l’Istituto neurologico Besta, e di aziende come la stessa Pirelli e l’Aem, oltre che gli uffici di diverse importanti imprese. Nel 1994 è stata inaugurata la nuova sede dell’Università degli studi di Milano-Bicocca, e successivamente il teatro degli Arcimboldi. Successivamente, l’idea iniziale è stata modificata trasformando il polo tecnologico originario in un insediamento di attività pubblici e parapubbliche, in grado di assicurare nel tempo la copertura dei costi e di far da volano all’operazione immobiliare. Nello specifico, le attività terziarie sono state progressivamente ridotte e conseguentemente è aumentata la superficie destinata alla residenza. Tra il 2001 e il 2002 è stato realizzato il progetto Bicocca Esplanade SpA, un’area residenziale con circa 300 mila metri quadrati destinati al verde, a servizi pubblici e parcheggi, e sono stati ultimati gli spazi espositivi, il grande cinema multisala ed il grande polo universitario. Gli interventi realizzati hanno determinato un

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di interventi di edilizia residenziale privata e convenzionata, su una superficie di 150.000 mq, pari a più del doppio di quella prevista inizialmente. Contestualmente, è stato stabilito il trasferimento del polo umanistico dell’Università statale, precedentemente previsto nell’area di Porta Vittoria, che ha garantito tra l’altro un cospicuo introito alla società proprietà; infatti, il trasferimento è avvenuto previo Accordo con alcuni enti previdenziali (Inail, Enarsarco, Inpdap) per l’acquisto di alcuni edifici, che successivamente sono stati assegnati in locazione all’Università.


cambiamento quasi totale dell’area: le attività produttive sono state collocate in posizione marginale in uno spazio vicino al fascio dei binari ferroviari accanto all’ingresso del nuovo complesso; il borgo Pirelli è stato recuperato e valorizzato; le residenze e i servizi commerciali sono stati posizionati nella parte centrale. Si tratta di un progetto di notevole portata sia per le dimensioni sia per gli impatti che la soluzione trasformativa ha avuto nel contesto urbano e territoriale, ed in particolare nel processo di riqualificazione produttiva ed urbanistica del sistema territoriale posto a nord della città. Ma il progetto ha pre-

sentato anche dei limiti. Il primo è rappresentato dall’elevato indice territoriale concordato tra il Comune e la società proprietaria; tale indice, infatti, non ha consentito di recuperare grandi spazi aperti e per raggiungere la quota minima degli standard urbanistici è stato necessario l’interramento dei parcheggi degli insediamenti direzionali. Il secondo limite è rappresentato dal disegno degli spazi verdi; infatti,

mentre all’interno dell’area il verde costituisce l’elemento di connessione, il legame fisico e funzionale tra le diverse parti del polo, rispetto al tessuto urbano circostante costituisce, invece, un elemento di separazione, contribuendo ad accentuare l’idea della Bicocca come città nella città. La connotazione assunta dall’area di nuova centralità economica e sociale all’interno del più ampio processo di sviluppo metropolitano, ha reso necessario una serie di interventi di riqualificazione e di miglioramento della rete di trasporto esistente, per favorire il decentramento delle attività terziarie, precedentemente localizzate nell’area urbana centrale, nella più vasta area settentrionale e per sta-

bilire concrete sinergie tra le imprese e le attività di servizio localizzate nel nuovo polo della Pirelli. Tuttavia, essendo mancato un reale coordinamento tra il progetto e gli interventi sul sistema dei trasporti, il nodo dei trasporti non è ancora del tutto risolto. Il nuovo quartiere della Bicocca, infatti, è raggiungibile con una linea ordinaria delle ferrovie dello Stato, che, divenuta operati-

Fig.23_In primo piano il teatro degli Arcimboldi_Fonte: www.ordinearchitetti.mi.it


Casi di Studio | 63 va nel 2002, non ha ancora assunto le vesti di tratta urbana. La fruizione dell’area, quindi, non è facile soprattutto per gli oltre 20.000 studenti che quotidianamente sono impegnati nelle attivitĂ universitarie. Analogamente, risultano insufficienti anche i servizi pubblici di trasporto su gomma rispetto allo spazio urbano circostante ed al consistente carico insediativo. Research


1.3 Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) Il termine APEA è stato introdotto per la prima volta in Italia dall’art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 19981 (c.d. Decreto Bassanini). Originariamente l’obiettivo era quello di semplificare gli adempimenti di natura amministrativa connessi alla localizzazione di imprese nei siti produttivi, sfruttando la naturale presenza di servizi e infrastrutture collettivi per la gestione di alcuni importanti aspetti ambientali (acqua, rifiuti, contaminazione del suolo etc.). Poiché la norma delega alle Regioni la sua attuazione, le Regioni stesse hanno provveduto, nella pratica, a trasformare il concetto di APEA. Oggi questa definizione è utilizzata per indicare aree in cui la concentrazione di aziende e di manodopera consente di definire un programma di gestione unitaria e integrata delle infrastrutture e dei servizi utili a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo socio-economico locale e ad aumentare la competitività delle imprese insediate, nel rispetto dell’ambiente. Sono quindi “eco-aree produttive” che assumono rilevanza sia ai fini della pianificazione territoriale sostenibile (regionale o locale) sia della gestione operativa, dove viene valorizzato l’aspetto cooperativo nella gestione degli aspetti ambientali. Inoltre in queste aree vi è la possibilità di applicare semplificazioni normative e amministrative, realizzare politiche di green marketing a favore delle imprese insediate, perseguire politiche industriali orientate all’eco-innovazione e allo sviluppo della green economy. Tutte soluzioni che comportano razionalizzazione dei costi delle imprese, aumento del valore aggiunto delle produzioni delle filiere presenti nelle APEA, maggiore competitività.

1_1.Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente. Le medesime leggi disciplinano altresì le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati, anche costituiti ai sensi di quanto previsto dall'articolo 12 della legge 23 dicembre 1992, n.498, e dall'articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché le modalità di acquisizione dei terreni compresi nelle aree industriali, ove necessario anche mediante espropriazione. Gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti. 2.Le regioni e le province autonome individuano le aree di cui al comma 1 scegliendole prioritariamente tra le aree, zone o nuclei già esistenti, anche se totalmente o parzialmente dismessi. Al procedimento di individuazione partecipano gli enti locali interessati.

La Rete Cartesio Rete Cartesio2, che ha per prima introdotto in Italia il dibattito e gli strumenti in materia di APEA e da cui è nata l’idea del progetto eta-beta, è un network, nato sulla base di un accordo istitutivo che è stato sottoscritto dalle Regioni Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Toscana, Sardegna. Il ruolo della Rete è quello di promuovere l’utilizzo e il coordinamento di politiche ambientali rivolte ai cluster produttivi, cioè ai distretti e aree, alle filiere, alle reti di impresa. I temi oggetto della Rete sono quattro: • l’EMAS, (Eco-Management and Audit Scheme), è un sistema comunitario a cui possono aderire volontariamente le imprese e le organizzazioni, sia pubbliche che private, aventi sede nel territorio della Comunità Europea o al di fuori di esso, che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare la propria efficenza ambientale; • le APEA, le politiche ambientali di prodotto nei cluster, • i distretti e filiere; • le azioni di governance territoriale, in modo particolare quelle relative al tema dei cambiamenti climatici. Ciò avviene organizzando workshop e seminari, incontri di coordinamento tra Regioni e altri enti, realizzando progetti sui quattro temi che abbiano come ricaduta strumenti operativi e linee guida utilizzabili dalle Regioni.

2_La Rete CARTESIO è un network composto da oltre 230 membri, per circa 170 organizzazioni. La Rete mira a promuovere politiche e strumenti di sostenibilità nelle aree e nei distretti industriali_Fonte: www. retecartesio.it


Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) | 65

Il progetto eta-beta ed i suoi partners Il progetto LIFE+ eta beta ha avuto come suo obiettivo prioritario quello di testare soluzioni di eco-innovazione nella gestione operativa delle APEA. Sono state individuate alcune aree produttive (alcune già esistenti, altre in fase di realizzazione) e si è cercato di applicare un modello di gestione operativa basato su tre requisiti chiave: 1. eta beta approach, l’attivazione di un soggetto gestore unico, uno strumento di analisi iniziale semplice e flessibile e basato sulla partecipazione attiva degli attori locali interessati; 2. orientation map, uno strumento di pianificazione per realizzare gli interventi a livello di area; 3. eco-innovation plan, per il controllo delle prestazioni economiche e ambientali.

Fig.1_Che cos'è l'eco - innovazione nelle aree produttive?_Fonte: elaborazione Ambiente Italia

Le aree pilota (una in Lombardia, due in Liguria, una in Toscana, due in Sardegna, una in Spagna) hanno lavorato per applicare, nei propri contesti, il modello. In un caso l’approccio è stato anche utilizzato nella progettazione di una nuova area produttiva. Un’azione trasversale importante è stata la messa a punto di strumenti di politiche regionali che hanno supportato a livello locale la sperimentazione. Da questa ultima azione è nata anche l’iniziativa denominata “Carta per lo sviluppo delle Aree Ecolo-

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La Rete opera attraverso un Comitato Direttivo, composto dalle sei Regioni che hanno sottoscritto il protocollo iniziale, e un Comitato Tecnico Scientifico. Si può far parte della Rete approvando l’accordo istitutivo, riservato alle Regioni e province autonome, oppure in modo più semplice aderendo alla Rete, cosa che può essere fatta da organizzazioni pubbliche (anche altre Regioni che non intendono approvare l’accordo istitutivo, come ha fatto ad esempio la Regione Friuli Venezia Giulia) o private.


gicamente Attrezzate in Italia”3 che ha come obiettivo quello di uniformare le normative regionali e realizzare un Registro delle APEA per un loro riconoscimento formale. I partner del progetto sono stati Milano Metropoli, in particolare il sito del Laboratorio Innovazione Breda, Ambiente Italia srl di Milano, Conser di Prato, Liguria Ricerche, Regione Emilia Romagna, Regione Sardegna, IAT di Siviglia, con il cofinanziamento, oltre che del programma LIFE e dei partner, di Regione Liguria e Regione Lombardia. Quindi vantaggi immediati in termini di competitività sono connessi alla possibilità, da parte delle imprese insediate, di beneficiare delle economie di scala delle infrastrutture e servizi comuni, quindi riduzione e/o razionalizzazione di costi. Se le soluzioni adottate sono inoltre finalizzate a utilizzare in modo più efficiente le risorse, come le materie prime, l’energia, la risorsa idrica, gestire le problematiche ambientali in modo efficace, come per esempio i rifiuti o la contaminazione suolo, attivare servizi ambientali finalizzati alla gestione della catena delle forniture, ai servizi logistici, fino a quelli sociali, questi interventi possono comportare una ulteriore riduzione di oneri indiretti e quindi favorire le produzioni delle imprese. Il modello APEA favorisce inoltre l’introduzione di nuove opportunità, come per esempio l’applicazione di sistemi di simbiosi industriale, dove imprese che producono un aspetto che può rappresentare un problema ambientale, per esempio un rifiuto, possono trovare altre imprese che sono in grado di utilizzare tale rifiuto come materia prima nel proprio processo produttivo, restituendo alla prima impresa un servizio ecologico. Ulteriori vantaggi e opportunità possono anche derivare dalla possibilità di applicare procedimenti di autorizzazione e controllo ambientali unici, liberando le imprese di una parte degli oneri connessi agli adempimenti amministrativi legati al rispetto delle norme ambientali.

1.3.1 Analisi della normativa in Italia: l'esempio dell'Emilia Romagna Le Regioni italiane che hanno disciplinato la materia, con proprie leggi e norme, sono 8. Peraltro, non in tutte queste otto Regioni è ad oggi possibile individuare esperienze avanzate o politiche di supporto mature. Per contro, esistono regioni che non dispongono di normativa esplicitamente dedicata alle APEA, ma nelle quali sono presenti aree produttive virtuose sotto il profilo della gestione ambientale e delle dotazioni territoriali. Per la realizzazione dell’indagine è stato costituito un Tavolo di Lavoro interregionale. Le regioni coinvolte si caratterizzano per: • presenza di strumenti normativi • adozione di strumenti finanziari e di promozione • realizzazione di progetti sperimentali • presenza sul territorio di ambiti produttivi con caratteristiche di APEA La ricognizione ha riguardato: - Emilia Romagna - Liguria - Friuli Venezia Giulia

3_L'attuazione della carta APEA nelle regioni che l'hanno sottoscritta è attualmente relativa al coordinamreto delle politiche territoriali, in particolare relativamente ai fondi strutturali europei per la programmazione 2014-2020_Fonte: comunicazione Rete Cartesio


Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) | 67 - Marche - Piemonte - Toscana

Fig.2_Regioni che hanno intrapreso un percorso sullo sviluppo di una normativa regionale in materia di APEA_Fonte: LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE IN ITALIA, stato dell'arte e prospettive_report ERVET ed Emilia Romagna (2012)

Le altre 5 sono Regioni che si sono dotate di una normativa sulle APEA da più tempo (Emilia Romagna, Liguria, Marche) oppure che hanno predisposto regolamenti e linee guida particolarmente strutturati (Piemonte, Toscana). Un’analisi comparativa delle normative delle 6 regioni ha evidenziato sia elementi di analogia che differenze. Inoltre, risulta evidente che esistono argomenti sostanzialmente consolidati, mentre altri rappresentano un questione aperta praticamente in tutte le regioni. Tra i temi consolidati si segnalano: - le dotazioni territoriali - i servizi collettivi

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Il Friuli Venezia Giulia non ha una normativa sulle APEA, ma ha una legge sui consorzi di sviluppo industriale che presenta forti elementi di analogia, soprattutto in termini di servizi collettivi e semplificazioni amministrative. Inoltre, in Friuli sono presenti esempi avanzati di aree produttive con modalità gestionali e dotazioni infrastrutturali improntate alla sostenibilità.


Questi due argomenti, fondamentali, sono fortunatamente ben noti, ad oggi, anche grazie ai progetti sperimentali realizzati e all’analisi di casi studio internazionali, sostanzialmente relativi ai parchi eco-industriali. Altri argomenti sufficientemente conosciuti sono quelli non di esclusiva pertinenza delle APEA ma sviluppati anche in altre discipline/tematiche, come le modalità di costruzione di un’analisi ambientale d’area e di un programma ambientale d’area (pertinenti anche altri strumenti, come ad esempio EMAS), oppure i criteri per una pianificazione sostenibile. Viceversa, gli argomenti emersi come meritevoli di approfondimento sono: - il monitoraggio dell’attuazione delle APEA sui territori; - le modalità di rilascio della qualifica di APEA e i soggetti coinvolti; - i rapporti esistenti tra la pianificazione urbanistica e il rilascio della qualifica; - il coinvolgimento delle imprese; - le semplificazioni e gli incentivi previsti per le imprese insediate in un’APEA, con particolare; riferimento alle possibilità di autorizzazione unica - le strutture di riferimento per il processo di sviluppo dell’APEA - la sostenibilità economica del gestore unitario Di seguito si riporta l’analisi comparativa condotta in alcune Regioni, (Emilia Romagna e Marche), relativa ad alcuni argomenti chiave. In sostanza, analizzando le leggi e i regolamenti in vigore nelle 6 regioni indagate, si è data risposta alle seguenti domande: 1. Come e chi rilascia la qualifica di APEA? 2. Quali indirizzi vengono forniti a scala di area e quali a livello di singola impresa? 3. Quale relazione esiste tra il processo di pianificazione territoriale e urbanistica e il rilascio della qualifica? 4. Quali soggetti vengono coinvolti nel processo di attuazione? 5. Quali figure sono preposte a svolgere ruoli istituzionali (es. gestore unitario, comitato di indirizzo, ecc.)? 6. Come vengono coinvolte le imprese? 7. Quali semplificazioni e incentivi sono previsti? 8. Quali dotazioni territoriali e quali standard prestazionali sono richiesti? 9. Quali caratteristiche deve avere il Gestore Unitario? Quali valutazioni in merito alla sua sostenibilità economica sono state fatte? 10. Quale iter autorizzativo e urbanistico è previsto? 11. Quali differenze sono previste per le aree produttive nuove e per quelle


Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) | 69 esistenti? 12. Quali criteri vengono utilizzati per il rilascio della qualifica dell’APEA?

La normativa in Emilia Romagna Atti di riferimento

- Legge Regionale 24 marzo 2000, n. 20 Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio; - Delibera dell’Assemblea Legislativa 13 giugno 2007, n. 118 Approvazione atto di indirizzo e coordinamento tecnico in merito alla realizzazione in Emilia Romagna di Aree Ecologicamente Attrezzate. Elementi di approfondimento

1. Come e chi rilascia la qualifica di APEA? Il processo di realizzazione dell’APEA non prevede il rilascio formale di una qualifica. 2. Quali indirizzi vengono forniti a scala di area e quali a livello di singola impresa? Nell’Atto di Indirizzo Tecnico (D.G.R. n. 118/2007) si trovano gli indirizzi generali da definire in fase di pianificazione riguardanti: - Individuazione sul territorio di una zona idonea per il nuovo insediamento, ovvero la verifica della idoneità dell’ambito dove si colloca l’area produttiva da riconvertire; - La definizione delle previsioni di piano circa gli elementi essenziali dell’intervento, secondo criteri che ricerchino requisiti urbanistici di “qualità” - Un’attività di progettazione delle infrastrutture e delle opere di urbanizzazione con caratteristiche tecniche e metodologiche di “eccellenza” Gli indirizzi sono distinti in caratteristiche urbanistiche e caratteristiche ambientali. Per quanto riguarda le aree nuove devono essere individuate, pianificate e progettate ricercando determinate caratteristiche che garantiscano la tutela dell’ambiente e di perseguire l’eco efficienza. Tali caratteristiche sono ricondotte ai seguenti sistemi: - Sistema insediativo - Sistema fognario e depurativo - Sistema di approvvigionamento idrico - Sistema di approvvigionamento energetico

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La differenza del livello di approfondimento nelle risposte che si può trovare nelle diverse Regioni non è legata solo ad una scelta delle amministrazioni, ma anche al tipo di atto (si va dalla legge alla linee guida) e alla data di emanazione (si va da atti del 2000 ad atti del 2009 e gli atti più recenti beneficiano di maggiori esperienze pregresse).


- Sistema dei trasporti - Sistema di gestione dei rifiuti - Reti tecnologiche e telecomunicazioni - Dotazioni ecologico –ambientali - Attrezzature e spazi comuni Tali caratteristiche costituiscono di conseguenza i criteri per l’individuazione, attraverso gli strumenti di pianificazione, di ambiti territoriali idonei all’insediamento di APEA e per la puntuale regolazione dei relativi interventi realizzativi. Per quanto riguarda le caratteristiche ambientali si definiscono i principi generali da seguire che vanno al di là del rispetto dei limiti e degli standard ambientali previsti dalle vigenti disposizioni europee, nazionali e regionali (ad es. devono essere prese misure per la riduzione dell’inquinamento, non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi…). Tali principi generali devono essere perseguiti tramite la definizione di un Programma Ambientale poliennale sulle perfomance dell’APEA ma anche delle imprese insediate. Tale programma pertanto richiede necessariamente un’Analisi Ambientale Iniziale dell’area, delle sue attività e dei suoi prodotti/servizi. 3. Quale relazione esiste tra il processo di pianificazione territoriale e urbanistica e il rilascio della qualifica? Pur non essendoci un rilascio formale della qualifica di APEA, il passaggio dalle fase di pianificazione territoriale ed urbanistica al riconoscimento effettivo dell’area produttiva si suddivide nelle seguenti quattro fasi: - individuazione e regolamentazione dell’area più idonea ad ospitare un insediamento produttivo e più adatto ad essere allestita e gestita nell’osservanza dei migliori parametri urbanistici territoriali; - attribuzione in capo agli enti locali o alle loro forme associative della responsabilità in merito all’attività di indirizzo e controllo nell’attuazione dell’APEA (predisposizione delle linee di indirizzo in merito alla realizzazione della analisi ambientale, redazione linee generali di politica ambientale in cui definire i criteri della gestione ambientale e di qualità e monitoraggio della sua attuazione e gestione). - individuazione di un Soggetto Responsabile - definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell’area (accordi territoriali ed accordi con le imprese insediate, definizione del programma ambientale APEA). Gli accordi territoriali dovranno contenere: - uno studio di prefattibilità - linee di indirizzo - eventuali criteri per la scelta del S.R. - eventuale individuazione del comune capofila


Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) | 71 - modalità di distribuzione delle risorse 4. Quali soggetti vengono coinvolti nel processo di attuazione?

Il Comune pertanto può indire una trattativa diretta con i proprietari della aree individuate come idonee alla localizzazione dell’APEA, può anche attivare un procedimento di evidenza pubblica al fine di valutare le proposte di intervento provenienti dagli operatori e scegliere quelle che risultino più idonee a soddisfare gli obiettivi e requisiti generali dell’area ecologica mente attrezzata definiti in sede di PTCP e di accordo territoriale attuativo. Ad esito della valutazione delle proposte, il Comune stipula accordi preliminari con i privati. Inoltre è possibile considerare un coinvolgimento del Soggetto Responsabile nella fase di attuazione come Soggetto che esercita le funzioni di acquisizione e realizzazione delle APEA ovvero operi quale società di Trasformazione Urbana e gli sia riconosciuta la qualifica di beneficiario delle eventuali espropriazioni delle aree interessate. 5. Quali figure sono preposte a svolgere ruoli istituzionali (es. gestore unitario, comitato di indirizzo, ecc.)? Il Soggetto Gestore può assumere le caratteristiche di un soggetto pubblico, pubblico – privato o privato (forme associative tra comuni e loro specifici consorzi) Il Comitato di Indirizzo è costituito da soggetti pubblici e privati, che deve assumere una differente soggettività giuridica rispetto al soggetto responsabile dell’area. Per le aree nuove di rilievo sovra comunale viene attribuita alle Province la funzione di indirizzo e controllo, le Province la esercitano di intesa con i Comuni mentre per le restanti APEA (comunali e sovra comunali esistenti) la funzione di indirizzo e controllo spetta al Comune territorialmente interessato (i comuni possono gestire queste funzioni anche attraverso le loro forme associative Comuni ed Unioni di Comuni). 6. Come vengono coinvolte le imprese? Le imprese vengono coinvolte mediante la stipulazione di accordi con in cui si definisce l’impegno a rispettare i contenuti del programma ambientale dell’area e le condizioni economiche e finanziarie stabilite per l’insediamento. 7. Quali semplificazioni e incentivi sono previsti? Le APEA possono rappresentare il luogo ideale per sviluppare sperimentalmente nuovi modelli organizzativi e nuove modalità di interazione delle imprese con la pubblica amministrazione, creando un ambiente normativo favorevole e semplificativo all’attività d’impresa.

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Il Comune o i Comuni in cui l’area è situata sono i soggetti prevalentemente coinvolti nell’attuazione dell’APEA, in quanto si rimanda ad essi la concreta definizione delle caratteristiche dell’APEA attraverso lo strumento di Pianificazione POC (Piano Operativo Comunale). In questo strumento sono definiti la puntuale localizzazione dell’area e tutti i parametri urbanistici ed edilizi nonché le prestazioni infrastrutturali che la stessa deve presentare. Nel percorso di formazione di tale strumento il Comune provvede al coinvolgimento dei privati interessati alla realizzazione dell’APEA in quanto proprietari delle aree ovvero in quanto operatori che si propongono per partecipare alla sua realizzazione.


- Si considera l’opportunità di attivare procedimenti unici autorizzativi nei riguardi del soggetto Gestore evitando il rilascio alle singole imprese; - Autorizzazione unica anche attraverso l’elaborazione di un regolamento ambientale per l’utilizzo di infrastrutture da parte delle imprese; - Standardizzazione e semplificazione di procedure di costituzione e di insediamento delle imprese prevedendo agevolazioni nell’ottenimento delle autorizzazioni; - Accelerazione di iter amministrativi; - Favorire il ricorso alle autocertificazioni circa il possesso di requisiti delle imprese insediate; - Messa a sistema del patrimonio informazioni, competenze e conoscenze attinenti all’APEA; - Incremento delle soglie dimensionali per impianti soggetti a VIA situati in APEA, - Incentivi urbanistico – edilizi (premi in volumetrie e riconoscimento di destinazione d’uso ammissibili) Sono previste agevolazioni a livello normativo per i progetti soggetti a VIA localizzati in APEA. Le APEA possono essere destinatarie dell’erogazione di appositi contributi pubblici o avere priorità in bandi pubblici diretti a promuovere ad esempio insediamenti produttivi di qualità, conversioni industriali, ammodernamenti tecnologici. 8. Quali dotazioni territoriali e quali standard prestazionali sono richiesti? Nell’Atto di Indirizzo sono considerate le caratteristiche urbanistiche attraverso cui poter individuare le dotazioni infrastrutturali, le condizioni di gestione di qualità che costituiscono il livello di riferimento per la progettazione delle APEA secondo elevati standard di qualità rispetto alle norme in vigore rispondenti a criteri di sviluppo sostenibile e che deve essere frutto di perfomances ambientali d’eccellenza. Le APEA devono essere individuate, pianificate e progettate ricercando determinate caratteristiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e di perseguire l’eco – efficienza. Le caratteristiche urbanistiche sono suddivise per sistemi: - Sistema insediativo - Sistema fognario e depurativo - Sistema di approvvigionamento idrico - Sistema di approvvigionamento energetico - Sistema dei trasporti - Sistema di gestione dei rifiuti - Reti tecnologiche e telecomunicazioni - Dotazioni ecologico –ambientali


Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) | 73 - Attrezzature e spazi comuni Si rimanda al Piano Operativo Comunale (POC) la definizione di tutti i parametri urbanistici ed edilizi nonché le prestazioni infrastrutturali che la stessa APEA deve presentare. A queste si aggiungono le caratteristiche ambientali.

Il soggetto unitario deve essere dotato di adeguate capacità tecniche ed organizzative le cui caratteristiche principali sono concordate con il coinvolgimento delle imprese insediate negli accordi. Il G.U. assume il ruolo di interfaccia tra imprese insediate nell’area, il Soggetto titolare delle funzioni di indirizzo e controllo, le amministrazioni, gli enti ed i soggetti con competenze tecniche preposte alla tutela dell’ambiente, etc. Al Gestore Unitario è affidata la gestione complessiva dell’APEA nonché la generale responsabilità in merito alla effettuazione dell’analisi ambientale dell’area e alla redazione del programma ambientale secondo le linee di indirizzo definite dal soggetto titolare della funzione di indirizzo e controllo, nonché alla progettazione e gestione dei servizi delle infrastrutture comuni che in essa insisteranno. 3_Il Soggetto Gestore oltre a poter fornire i servizi alle imprese in essa insediate (energia, acqua, depurazione, gestione rifiuti), può acquisire per conto delle stesse e tramite il SUAP le ulteriori autorizzazioni ambientali necessarie per le attività insediate, per gli impianti e le infrastrutture a servizio dell’area. Al Soggetto Gestore può essere affidata il compito di curare altri servizi alle aziende insediate (quali gestione rifiuti speciali, approvvigionamento idrico ad uso industriale, smaltimento acque reflue, produzione e distribuzione di energia, servizio di illuminazione pubblica, servizio di logistica integrata) Al Soggetto Gestore possono essere affidati altri servizi (quali ad es. stipula di accordi con il gestore del SPL per l’organizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, predisposizione ed aggiornamento di db sulle informazioni ambientali, Energy manager d’area, mobility manager d’area…).

Il ruolo del Soggetto Gestore3 può essere ampliato fino a comprendere la fornitura di servizi, la cui concentrazione in capo ad un unico soggetto per l’intera area sia utile ed economica, purché tale fornitura sia erogata nel rispetto delle disposizioni delle leggi settoriali. Al Soggetto Gestore possono essere attribuite le autorizzazioni. Al Soggetto Gestore è affidato il monitoraggio delle attività previste per la corretta gestione ambientale dell’area. Il Soggetto Gestore può esercitare la funzione di acquisizione e realizzazione delle APEA operi quale società di trasformazione urbana. (acquisizione delle aree a prezzi calmierati). Riguardo gli aspetti di sostenibilità economica del Soggetto Gestore non vengono fatte valutazioni di alcun tipo. 10. Quale iter autorizzativo e urbanistico è previsto? Le principali fasi che caratterizzano il percorso attuativo e gestionale sono: - individuazione e regolamentazione dell’area più idonea ad ospitare un insediamento produttivo e più adatto ad essere allestita e gestita nell’osservanza dei migliori parametri urbanistici territoriali; - attribuzione in capo agli enti locali o alle loro forme associative della responsabilità in merito all’attività di indirizzo e controllo nell’attuazione dell’APEA (predisposizione delle linee di indirizzo in merito alla realizzazione della analisi ambientale, redazione linee generali di politica ambientale in cui definire i criteri della gestione ambientale e di qualità e monitoraggio della sua attuazione e gestione); - individuazione di un Soggetto Responsabile - definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell’area (acccordi territoriali ed accordi con le imprese insediate, definizione del programma ambientale APEA) Gli accordi territoriali dovranno contenere:

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9. Quali caratteristiche deve avere il Gestore Unitario? Quali valutazioni in merito alla sua sostenibilità economica sono state fatte?


- uno studio di prefattibilità - linee di indirizzo - eventuali criteri per la scelta del S.R. - eventuale individuazione del comune caopofila - modalità di distribuzione delle risorse - attività di monitoraggio nel tempo 11. Quali differenze sono previste per le aree produttive nuove e per quelle esistenti? Le APEA si distinguono in due principali categorie: - Aree nuove intendendo come tali gli insediamenti produttivi che derivano dalla urbanizzazione di ambiti territoriali precedentemente non edificati o dismessi e sia quelli derivanti dalla dismissione o trasformazione di aree esistenti oggetto di interventi di riqualificazione di tale rilevanza anche urbanistico – territoriale, da portare alla realizzazione di un insediamento del tutto diverso da quello precedente. - Aree esistenti Le differenze tra le categorie considerate sono di tipologia, natura e caratteristiche. Innanzitutto per le aree esistenti è condizione necessaria il preliminare consenso e la collaborazione dei soggetti privati insediati nell’area. Il processo di trasformazione di un’area esistente in APEA è frutto di un momento negoziale e non può svilupparsi che attraverso un programma di riqualificazione, riconversione tecnologica, organizzativa e gestionale delle attività produttive insediate che punti al raggiungimento degli obiettivi di qualità per fasi progressive. Per quanto riguarda le aree esistenti viene stabilito mediante un Accordo tra istituzioni ed imprese presenti nell’area un programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali finalizzato al raggiungimento dei caratteri APEA (Per un’area esistente è condizione necessaria il preliminare consenso e la collaborazione dei soggetti privati insediati nell’area). 12. Quali criteri vengono utilizzati per il rilascio della qualifica dell’APEA? Non sono definiti criteri in quanto non è previsto il rilascio formale di un qualifica.


1.4 Considerazioni

Ad esempio nel caso dell’esperienza tedesca, relativa alla riabilitazione delle aree industriali dismesse

del bacino della Ruhr, ha mostrato come sia stato possibile realizzare in un contesto territoriale ampio e con un alto grado di contaminazione, degli interventi di bonifica e risanamento ambientale complessi, grazie soprattutto alla stretta collaborazione tra i vari livelli di governo ed all’integrazione tra ambiti di pianificazione, tradizionalmente separati. Nel caso tedesco l’intervento straordinario del Governo centrale sembra abbia risposto meglio alle esigenze di riqualificazione manifestate dai Governi regionali e locali nei diversi ambiti territoriali. Il superamento della tradizionale impostazione gerarchica tra i vari livelli di pianificazione e l’effettiva integrazione tra le azioni delle amministrazioni che operano alle diverse scale territoriali, hanno permesso, inoltre, di orientare e coordinare i singoli progetti di riabilitazione delle aree e degli edifici dismessi verso un unico e generale obiettivo di modernizzazione dell’intero sistema regionale. In definitiva, mentre negli anni Settanta gli Enti pubblici si sono trovati completamente impreparati di fronte alle prime dismissioni, e scarso è stato l’interesse al riutilizzo da parte degli operatori privati, successivamente, quando il fenomeno ha cominciato a diffondersi, è stato necessario definire strategie di intervento che non solo tenessero conto delle molteplici e, talvolta, contrastanti domande dei vari soggetti coinvolti nelle trasformazioni, che fossero in grado di verificarne anche la fattibilità e di valutare gli effetti economici, sociali ed urbanistici delle operazioni. Di fronte al numero crescente di impianti chiusi e poi abbandonati, si è avvertita l’esigenza di introdurre strumenti di pianificazione flessibili, capaci di adattare il progetto alle reali ed imprevedibili risposte che, di volta

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Il fenomeno della dismissione è ormai considerato come uno degli effetti del complesso processo di trasformazione economico-produttivo territoriale che ha investito le città italiane ed europee. Alla luce delle esperienze analizzate risulta che in Europa i modelli operativi adottati, pur facendo riferimento allo specifico contesto territoriale, istituzionale ed economico in cui sono stati sviluppati, sono riconducibili ad orientamenti comuni, relativi al ruolo assunto dagli Enti pubblici nella formulazione dei programmi di intervento, alle modalità di relazione tra gli operatori del settore pubblico e quelli del settore privato, ed alle strategie finanziarie adottate per la realizzazione degli interventi. I processi di riabilitazione delle aree e degli edifici industriali dismessi sono, infatti, caratterizzati dall’attivazione di complesse operazioni di trasformazione urbana che coinvolgono più settori della pianificazione, soggetti pubblici e privati, e per le quali sono necessari lunghi tempi di realizzazione e consistenti risorse economiche. In questo quadro complesso, gli Enti pubblici assumono il ruolo di promotori del recupero delle aree e degli edifici dismessi, reinserendoli nel sistema delle attività urbane e controllando complessivamente il loro processo di riabilitazione. Le politiche di riabilitazione avviate nei diversi contesti europei hanno mostrato, infatti, un’interessante analogia nel valutare le aree industriali dismesse come una risorsa strategica per attuare politiche urbanistiche innovative, orientate a riequilibrare la struttura insediativa ed a migliorare il sistema economico ed ambientale.

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in volta, possono aversi da parte del territorio durante la realizzazione delle trasformazioni. Di conseguenza, al posto dei tradizionali e rigidi piani urbanistici si è fatto riferimento, sempre più spesso, a degli strumenti strategici, in cui le scelte fisiche e programmatiche potessero essere riferite a finalità definite in maniera chiara, da perseguire attraverso la rivitalizzazione delle potenzialità e delle opportunità presenti nell’area, attraverso il coordinamento e la cooperazione tra forze pubbliche e private, ed attraverso la ricerca del consenso e della condivisione del progetto definito. Integrazione tra settore pubblico e privato, partecipazione delle comunità locali, flessibilità degli strumenti di pianificazione sono alcuni dei principali elementi emersi dalle esperienze condotte in Gran Bretagna, Francia e Germania che hanno condotto all’attuazione di iniziative e progetti sia di riconversione economica e produttiva dei sistemi industriali in crisi sia di recupero fisico ed ambientale dei territori degradati. Questi sono gli atteggiamenti che in via generale sono oramai condivisi da quasi tutta la cultura europea e che stanno emergendo anche nel nostro Paese, dove però hanno ancora qualche difficoltà a diventare pienamente operativi per la mancanza di strumenti idonei. In Italia, nello specifico, all’inizio del XXI secolo è stato riconosciuto a queste aree dismesse il ruolo di catalizzatori di interventi per il rilancio urbano. Il numero di aree dismesse di tipo residenziale e/o legate al terziario è in crescita, e quindi, lo sviluppo futuro del dibattito urbanistico è indirizzato verso il tema della dismissione di ampie parti urbane residenziali, che saranno al centro dell’attenzione non solo

di quanti studiano il fenomeno ma soprattutto delle amministrazioni pubbliche e del mercato. Superate le difficoltà che fino alla fine degli anni ’90 hanno frenato la riutilizzazione delle aree dismesse, e grazie quindi: - all’effettivo avvio dei programmi complessi ed all’applicazione della nuova legislazione amministrativa, che hanno concretizzato le tanto attese innovazioni nelle procedure di gestione del territorio, superando la rigidezza degli strumenti urbanistici tradizionali e primo fra tutti del PRG; - al supporto che alcuni dei programmi complessi hanno apportato alla realizzazione degli interventi di riutilizzazione, contribuendo alla riduzione degli oneri complessivi con risorse per la pre-urbanizzazione, la demolizione, la bonifica, la messa in sicurezza; - alla maggiore disponibilità e capacità da parte dei Comuni di applicare le tecniche di perequazione urbanistica fra i soggetti coinvolti per il trasferimento dei diritti edificatori e delle destinazioni d’uso previste nei piani, da una parte all’altra del territorio; - al ricorso sempre più frequente a concorsi nazionali ed internazionali per accrescere la capacità progettuale nelle operazioni di riconversione, - alla disponibilità delle Amministrazioni locali a promuovere il riuso delle aree abbandonate anche con demolizioni degli edifici obsoleti, pur di garantire una rapida trasformazione dell’area; - all’accelerazione dell’iter delle decisioni da parte della pubblica Amministrazione, molte delle operazione e dei programmi di riconversione di aree dismesse sono avviati1.

1_"La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati" , Franco Angeli (2006)


Deduzioni | 77

2_"La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati", Franco Angeli (2006)

3_Dragotto M., Gargiulo C. (2003), Aree dismesse e città. Esperienze di metodo, effetti di qualità, Ed. F.Angeli, Milano.

5_VI Rapporto di coesione, 2014 (pag.200) "La priorità iniziale attribuita alla disoccupazione, alla riconversione industriale e alla modernizzazione dell'agricoltura è stata ampliata fino a ricomprendere le disparità a livello di innovazione, grado di istruzione, qualità ambientale e povertà, come si evince dalla suddivisione dei finanziamenti nei diversi settori strategici. Il processo di rilettura delle disparità in termini di sviluppo è ancora in corso e potrebbe condurre in futuro a concentrare di più l'attenzione sulle disparità a livello di benessere generale."

considerazioni sui risultati ottenuti, anche rispetto agli obiettivi posti a monte degli interventi. “È opinione di molti studiosi che questo sia il momento giusto per porre con forza la richiesta di osservare …ciò che avverrà nei prossimi mesi ed anni nelle aree che circondano questi interventi e nelle stesse città che li ospitano, per sottoporre a verifica quanto assunto, dichiarato, proposto ex ante, ed ora finalmente in corso di attuazione”4. In verità, le operazioni di rigenerazione urbana, di riuso e riqualificazione delle aree dismesse andrebbero valutate non solo in rapporto al ruolo che possono svolgere all’interno del proprio territorio comunale e regionale, ma anche in relazione alle ripercussioni che possono generare nell’intero Paese a sostegno delle politiche territoriali dell’Unione Europea, che guardano alle città e, in generale, al territorio come ad un insieme di risorse a cui attingere per accrescere la coesione economica e sociale, e la competitività globale dei Paesi membri dell’Unione. Rispetto a quest’ultimo punto, tuttavia, è importante sottolineare come sin dal III Rapporto di coesione (febbraio 2004) le aree in ristrutturazione industriale sono passate al quinto posto nella classifica dei fattori prioritari che contribuiscono alla coesione economica e sociale5; di conseguenza, un primo elemento da valutare negli interventi di riuso e riqualificazione delle aree dismesse è che, mentre fino al 2003 tali interventi hanno potuto beneficiare anche di importanti finanziamenti europei (grazie all’alta priorità assegnata alla riqualificazione delle aree in declino industriale), nei prossimi anni non sarà più così a causa del ridimensionamento delle risorse

Research

4_Agata Spaziante in: Riflettere ed osservare i primi risultati: perché ora? "La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati", Franco Angeli (2006)

Agli inizi del XXI secolo c’è stato chi ha affermato che nel percorso di riconversione delle aree industriali dismesse si è arrivati ad un punto di non ritorno2, volendo in questo modo sottolineare come molti dei programmi e dei progetti di riuso o recupero dei complessi abbandonati dalle attività produttive sono giunti nella fase più delicata di tale percorso, in cui un ritorno sulla scelta delle operazioni avviate potrebbe compromettere la conclusione e, in ogni caso, comporterebbe gravi perdite. Per questo motivo, negli ultimi anni il dibattito sulla dismissione ha spostato la sua attenzione verso la valutazione delle operazioni di riconversione delle aree dismesse; anche perché in molte città italiane, oramai, sono ultimati o in via di completamento gli interventi che hanno investito nelle aree dismesse o che hanno elaborato “strategie e procedure di trasformazione complessiva che hanno utilizzato la de-funzionalizzazione di vaste aree come occasione per ripensare ad un assetto urbano adeguato contestualmente alle necessità degli abitanti, alla conservazione delle risorse disponibili, al rilancio competitivo dell’intero sistema urbano”3. In altri termini, i programmi di riuso di aree dismesse, conclusi o in uno stato di avanzamento prossimo alla conclusione, sono tanto numerosi da poter cominciare a valutare gli effetti e le ricadute sul territorio determinate da queste lunghe e complesse operazioni. Nell'ultima fase del dibattito si è cominciato a riflettere sulla conclusione degli interventi di recupero delle aree dismesse, ad individuare gli strumenti ed i meccanismi che hanno consentito il superamento degli ostacoli e dei ritardi, caratterizzanti i primi momenti del processo di recupero, a fare delle


destinabili a tale scopo. Come è già accaduto nelle precedenti fasi del dibattito disciplinare, anche nel nuovo Millennio, non si è in grado di fornire una stima sufficientemente attendibile sulla dimensione delle aree ed edifici dismessi presenti complessivamente in Italia. Come già detto precedentemente, un primo bilancio sui risultati raggiunti dalle operazioni di riconversione non può prescindere dalla finalità che ogni operazione si è posta; infatti, l’efficacia delle scelte operate è funzione degli obiettivi prefissati, o meglio per valutare il successo degli interventi realizzati è necessario considerare in che misura la finalità posta inizialmente sia stata perseguita. Ad esempio, se la finalità è “un investimento privato remunerativo sostenuto dall’intervento pubblico, ...la misura del successo non può non essere misurata attraverso la remunerazione ed i tempi di ritorno dell’investimento”6. Un altro elemento da considerare per esprimere un giudizio sugli interventi realizzati è il loro rapporto con la qualità urbana. In altre parole, la verifica della qualità dei progetti e delle realizzazioni è un’operazione che andrebbe fatta con estrema attenzione in tutti gli interventi di trasformazione delle aree dismesse. In estrema sintesi, alcuni dei principali parametri che molti autori considerano per valutare la qualità dei risultati ottenuti dalle operazioni di riuso e riqualificazione delle aree dismesse, sono: - l’omogeneità e l’eterogeneità dell’intervento proposto rispetto al tessuto circostante, ovvero la verifica del rapporto di scala del nuovo intervento con la mappa tipologica della città (Muratori); - la riconoscibilità dei nuovi oggetti

realizzati nella configurazione spaziale della città, che sia in grado di offrire un immagine urbana vigorosa (Lynch); - la lettura dello spazio progettato in funzione del movimento attraverso cui è normalmente percepito, per scoprire le relazioni tra le diverse entità progettate (Cullen); - l’attrazione o la repulsione che si genera tra i volumi già esistenti e quelli nuovi di progetto (Arnheim)7. Naturalmente, a questi primi elementi da prendere in considerazione se ne aggiungono altri, anche in relazione al singolo caso di riconversione. Alcuni esempi: i benefici raggiunti rapportati ai costi sostenuti; la quantità e la tipologia dei beneficiari, pubblici e privati, della trasformazione; la quantità e la qualità delle ricadute (positive e negative) sia sul tessuto circostante l’area sia sul territorio più lontano.

7_La qualità inseguita "La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati", Franco Angeli (2006)

6_La valutazione rispetto alle finalità degli interventi "La riconversione delle aree dismesse: la valutazione i risultati", Franco Angeli (2006)


1.5 Bibliografia

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Sitografia consultata IBA Emscher Park nella Rhur • ocs.polito.it/biblioteca/giardini/emscher_s.htm • urban-reuse.eu/?pageID=home

Research

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Bibliografia | 81

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Sitografia consultata tra settembre e novembre 2015

• • • • • • •

Altra sitografia Consultata paesaggioix.wikia.com/wiki/Aree_dismesse minambiente.it isprambiente.gov.it/it epa.gov/espanol/los-asuntos-de-la-epa audis.it patrimonioindustriale.it ticcih.org icomos.org/fr/ www.puntosostenibile.it www.retecartesio.it www.ervet.it

Research

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Analysis



2.1 L'Area industriale di Tito

L'area industriale di Tito | 87

2.1.1 Il Consorzio per l'Area Industriale: il territorio, la storia, l'identità

1_Comm.Gino Viggiani (1974) in "Perchè a Potenza", quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale.

"Dove ora sono le industrie erano gli orti della Potenza antica, e il Basento straripava durante l'inverno fino a coinvolgere la strada divenuta poi statale. Il nuovo volto di Potenza è dato dalla città che ha valicato gli antichi confini della città sulla collina, fino a integrarsi con quella che un tempo era periferia o, più popolarmente, «campagna». Nuove realtà, quindi, e nuovi problemi emersi nel tempo: una risposta l'ha data l'industrializzazione.1" L'area industriale di Potenza nasce nel 1959, quando l'amministrazione provinciale, fiduciosa delle buone capacità realizzatrici della classe dirigente ed imprenditoriale lucana, avviò un ampio processo d'industrializzazione nel mezzogiorno italiano attraverso l'istituzione del primo consorzio industriale della Basilicata. Ciò provocò scetticismo, infatti l'idea dell'industrializzazione in Basilicata era molto lontana dal potersi tradurre in concrete iniziative: mancavano le grandi infrastrutture di viabilità, mancavano i servizi civili fondamentali, mancavano i collegamenti rapidi con i centri economici e di mercato, inoltre l'indice di ruralità superava il 70%.

Analysis

Fig.1_Agglomerato industriale di Potenza (1975)_Fonte: "Perchè a Potenza", quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale.

Nonostante le innumerevoli difficoltà da affrontare, risultò necessario agire al fine di non rimanere isolati e tagliati fuori da un processo di industrializzazione che doveva investire, sia pure gradualmente, anche la Basilicata. Le scelte strategiche sostenute dalle pubbliche amministrazioni e dai privati incominciarono, fu attrezzata una prima area ai piedi di Potenza, con viabilità, energia, servizi civili, raccordo ferroviario etc. . Con la realizzazione di queste prime infrastrutture sarebbe stato possibile sollecitare l'attenzione degli imprenditori esterni disposti ad investire nel Mezzogiorno e incoraggiare anche gli operatori locali ad organizzare iniziative industriali, superando la dimensione artigianale prevalente nei settori extra agricoli.


Le previsioni trovarono puntuale riscontro nella realtà ed ebbe così inizio il processo di localizzazioni nell'area che avrebbe portato presto alla saturazione del primo agglomerato (Potenza) ed alla creazione del secondo (Tito). Nonostante ciò si presentarono i primi insuccessi collegati, in particolare, all'avversa congiuntura economica degli anni '64 e '65. Ma, dopo questo periodo, la ripresa ebbe luogo; le iniziative esterne e locali si insediarono nella realtà economica lucana e costituirono il primo nucleo della

industrializzazione in provincia di Potenza. Contemporaneamente, nella media Valle del Basento, a seguito del ritrovamento del metano, sorgevano i grandi complessi dell'ANIC e della POZZI. Molti criticarono la politica dei «poli di sviluppo industriale» in queste aree connotate da un prevalente carattere agricolo ma le prime valutazioni inerenti questo processo di industrializzazione, che si ebbero tra il 1965 ed il 1969, evidenziarono come tale trasformazione comportò un riequilibrio dell’economia del Mezzogiorno e venne considerato un elemento di accelerazione dello sviluppo della società. Il Consorzio ebbe cura di attrezzare l'area e di dotarla di tutti i servizi; mentre l'ambiente provinciale e regionale si dotava delle grandi infrastrutture di viabilità (tra cui la Basentana) e dei servizi di collegamento rapido con il mondo economico del Centro-Nord e dei mercati extra regionali. Al successo della promozione industriale, realizzata dal Consorzio, contribuirono due importanti fattori: 1_il sostegno dell'Amministrazione Provinciale di Potenza che si accollò direttamente molti oneri finanziari per l'acquisto di suoli e per la costruzione di alcuni servizi, prima che intervenissero i finanziamenti della Cassa;

Fig.2_Chimica Meridionale s.p.a., primo stabilimento insediato nell'agglomerato di Tito (1969)_Fonte: "Perchè a Potenza", quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale.


L'area industriale di Tito | 89 2_la risposta positiva dei giovani immessi nei nuovi stabilimenti come operai e come tecnici che dimostrarono intelligenza, intuito e prontezza in un tipo di lavoro tutto nuovo. Ma alcuni fattori negativi legati all’ambiente ancora erano presenti: la lontananza delle materie prime e dei mercati; la distanza dei centri tecnologici e delle officine meccaniche per cui guasti anche irrilevanti fermavano gli impianti per giorni, prima che i pezzi di ricambio potessero giungere da centri industriali già affermati. Il processo di industrializzazione, tuttavia, non poteva rimanere esclusivamente localizzato nel capoluogo. Gli indirizzi della programmazione economica elaborati nella regione alla fine degli anni 60, avevano posto in evidenza la necessità di coinvolgere nello sviluppo industriale anche il restante territorio regionale, oltre quello potentino e della Media Valle del Basento. Furono individuate a tal fine altre zone in cui tale processo si sarebbe dovuto estendere: quella del Vulture, la Valle dell’Agri, la Valle del Sinni, la fascia bradanica, il Metapontino. In maniera analoga in Consorzio di Matera provvedeva all'ampliamento dell'area industriale, superando la dimensione di nucleo. Questa trasformazione fu un vero e proprio ampliamento della sfera di competenza e di compiti, quali: • diffondere l'industrializzazione in provincia, estendendo la propria iniziativa promozionale alle zone già individuate, come anelli della catena dell'attività industriale sul territorio;

• fornire servizi ed assistenza agli imprenditori che localizzarono nel proprio ambito i loro impianti, al fine di facilitarli nella loro prima organizzazione e sostenerli nell'affrontare le tante difficoltà che sussistono in un ambiente che risultava ancora caratterizzato da tanti fattori negativi.

2.1.2 Specificità dell'agglomerato di Tito Trascorso il primo decennio (intorno agli anni ’70) di vita del Consorzio Industriale, la società non tardò a sentire i benefici dell'occupazione e del reddito derivanti dagli oltre duemila addetti che animarono gli stabilimenti della piana di Betlemme (Potenza). Al termine di questo periodo si ritenne necessario di creare un secondo agglomerato, nella piana di Tito. Una superficie molto ampia, attraversata a nord dalla basentana, l'attuale raccordo autostradale Potenza – Sicignano e dalla linea ferroviaria Battipaglia - Potenza, servita ad est da un grosso rifornimento idrico (il lago del Pantano del comune di Pignola), a circa 4 km dal centro del comune di Tito e a circa 5 km dalla periferia di Potenza, dove si andarono presto ad insediare importanti stabilimenti industriali. Il Consorzio realizzò le opere imponenti di sistemazione e di attrezzature a servizio del nuovo agglomerato, assecondando il processo di industrializzazione che, con gradualità, si è incrementato. Esso assumeva anche iniziative per qualificare la manodopera e predisporla alla migliore preparazione tecnica in funzione dell'attività da svolgere negli impianti produttivi.

Analysis

• attrezzare i nuovi agglomerati per renderli ricettivi di insediamenti di piccole e medie dimensioni;


Le prime importanti aziende che s'insediarono nell'area di Tito, furono: la Chimica Meridionale s.p.a. che produceva fertilizzanti, con circa 450 addetti (fig.2); Metalmeccanica - Lucana che realizzava motori elettrici per locomotori, con 70 addetti e la Metaltecno che realizzava carpenteria metallica, con 67 addetti. A queste seguirono altre attività fino al 1980, producendo un totale di circa mille lavoratori.

2.1.3 Inquadramento territoriale: lo stato di fatto Attualmente, la dove si estendeva una valle contornata da boschi e incontaminata da antropizzazione ed industrializzazione, si erge un'area industriale. Essa è nata con lo scopo di essere motore di sviluppo economico per l'intero territorio ma, tra gli anni '90 ed oggi, con le avversità dell'ultima crisi economica e decisioni strategiche non all'altezza delle aspettative si è giunti alla dismissione delle più importanti aziende. Ciò ha generato disoccupazione, aree abbandonate ed interessate da una situazione d'inquinamento molto pericoloso per la salute e per l'ambiente. Ad oggi la consistenza dell'area industriale è di circa 3.2 km2, ed occupa l'8% circa del territorio comunale. Le aree dismesse, quindi abbandonate, ed edifici inutilizzati rappresentano circa il 40% di tutto l'agglomerato di cui solo una piccola percentuale è stata riconvertita. Nelle zone limitrofe insistono aree destinate ad insediamenti produttivi (PIP), aree residenziali e commerciali. Per questi ed altri motivi che vedremo di seguito, la popolazione all'interno dell'area comunale ha continuato ad aumentare (dati Istat 2011) e la mancanza di una "pianificazione a lungo termine", da parte delle amministrazioni comunali, regionali ed enti, in questi ultimi anni non ha favorito in alcun modo il recupero di aree potenzialmente strategiche, anzi, si è creata un'edificazione estremamente differenziata sia nell'area industriale che nel centro abitato di Tito scalo, favorendo l'edilizia

Fig.3_Piana di Tito prima dell'industrializzazione (1958)_Fonte: "Perchè a Potenza", quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale.


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Fig.4_Inquadramento territoriale dell'area oggetto di studio. In giallo le aree del onsorzio ASI in Basilicata _Fonte: elaborazione dell'autore su dati regionali, 2016 Fig.5_Inquadramento dell'area consortile di Tito_Fonte: google heart pro 2015

ex-novo ed occupando ulteriore suolo, senza che vi sia una giustificata necessità. Tutto ciò ha generato una "marmellata insediativa", ossia, un’edificazione quasi incontrollata, condotta senza regole nelle aree extra-urbane, soprattutto a ridosso dei centri urbani, dell'area comunale di Tito scalo e dei comuni confinanti. Il risultato è evidente, in quanto non viene soddisfatta a pieno la domanda di infrastrutture, collegamenti, residenze,


servizi, attrezzature culturali, terziarie e ricreative, che si origina, prevalentemente, dal capoluogo di Regione. Inoltre, l'area è inglobata all'interno dell'hinterland potentino, uno dei piÚ consistenti sistemi urbani della Regione, che coinvolge circa 120.000 abitanti, pari al 20% dell'intera popolazione lucana.


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Fig.6_Vista d'insieme dell'area consortile di Tito_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016


2.1.4 Le aziende insediate e quelle dismesse Il sistema produttivo dell’area industriale di Tito è costituito, allo stato attuale, da 167 attività economiche2, distribuite nelle categorie illustrate nelle tabelle e nei grafici seguenti. Alimentare Meccanico 2,04%

Energetico 0,68%

6,80% Logistica 2,72% Servizi alle imprese 1,36% Servizi alla persona 3,40%

Ricerca 1,36%

2_Dato estratto dalla tabella delle aziende dell'agglomerato di Tito_ Fonte: ASI Potenza, aggiornata a luglio 2015

Meccanico 6,80% Edile 13,61%

Elettronica 5,44%

Deposito 6,12%

Commerciale 5,44% Arredamento 2,72% Manifatturiero 6,80%

Proprietario 34,69%

Nel grafico in fig.7 vengono evidenziati i settori produttivi suddivisi seguendo i rispettivi campi in cui operano. Per la parte rappresentata dalla voce "Proprietario" s'intende l'azienda che, allo stato attuale, risulta inutilizzata o in fase di programmazione e quindi la proprietà del suolo può essere attribuita ad una società. E' possibile notare come una percentuale così consistente rappresenti il 34,69% delle aziende insediate all'interno dell'agglomerato di Tito, che in gran parte risultano inutilizzate o abbandonate. Nello specifico, nel grafico in fig.8, sono riportati gli stati attuali di tutte le aziende che evidenzia come il 61,54% della aziende sia in esercizio e il rimanente 38,46% non utilizzati, inattivo, in costruzione o in programma. Per descrivere in modo chiaro il contesto, l'area industriale è stata suddivisa in tre comparti (fig.9), comparto Est, comparto Sud (a sud della strada Comunale della Mattina) e comparto Nord (a nord della strada Comunale della Mattina). Di seguito verranno riportate tuttle le aziende non utilizzate o dismesse presenti nell'agglomerato di Tito, percorrendo da Ovest verso Est la strada Comunale della Mattina, suddivise per comparti e riportanti ragione sociale ed estensione del lotto in mq. Nel comparto Sud, troviamo: • Padula G. spa - 37221,0 mq (fig.10);

Fig.7_Distribuzione percentuale delle aziende rispetto ai settori in cui operano_Fonte: ASI Potenza, luglio 2015


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In programma 9,79%

In costruzione 3,50%

Non Utilizzato 6,29%

Inattivo 18,88%

Fig.8_Distribuzione percentuale dello stato attuale delle aziende_Fonte: ASI Potenza, luglio 2015

In esercizio 61,54%

• Edielle srl - 12000,0 mq; • Tarantino Mario - 18000,0 mq;

• C.P.E. srl - 28000,0 mq (fig.11); • PELLETTIERI SRL; - 6900 mq; Fig.9_Suddivisione dell'area industriale in comparti: est, nord e sud_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

• Tolla Francesco - 5200,0 mq; • LUCUS ARREDAMENTI - 5000,0 mq

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• C.P.E. SOLARE SRL; 7800 mq;


• FUSTIL S.r.l. - 5000,0 mq • SERVIZI INTEGRATI ECOLOGICI - 5000,0 mq;

Fig.10_Padula G. spa_Fonte: Foto dell'autore, febbraio 2016

• alcuni lotti in prossimità dell'area perimetrale, confinante con l'area boscata, che attualmente vengono utilizzati come suoli agricoli; • la centrale enel ai piedi del Monte Pano; • ed altri lotti ed aziende che esercitano attività economiche nei settori del manifatturiero, dei servizi etc. I dati urbanistici e quantitativi delle aziende nel comparto Sud sono riportate in tabella all'appendice 1. I dati riguardano l'estensione in mq, altezza media degli edifici, stato attuale dell'attività, vari indici quantitativi ed urbanistici, quali, rapporto di copertura ed indice fondiario. Questi ultimi sono stati calcolati in base alle estensioni dei lotti e delle volumetrie esistenti. Nel comparto Nord le aziende dismesse sono le seguenti: • GIAMA S.P.A. - 4500,0 mq;

Fig.11_C.P.E srl_Fonte: google heart pro, febbraio 2015


L'area industriale di Tito | 97 • S.M.A.C.E.F. srl - 28800,0 mq - (fig. 12); • REAL ESTATE SOLUTION SRL - 5800,0 mq; • P.I.P. srl - 10500,0 mq; • PELLETTIERI SRL - 7000,0 mq; • STEP ONE ex SISTEMA SRL - 51000,0 mq (fig.13); • ZARRIELLO SRL - 8000,0 mq; • GALLIANI DUEMILA SRL - 10000,0 mq; • NARDIELLO UBALDO - 6280,0 mq • SINORO s.r.l. - 31100,0 mq;

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Fig.12_ S.M.A.C.E.F. srl (in basso)_Fonte: Foto dell'autore, Febbraio 2016

Le aziende che allo stato attuale risultano in attività operano nei settori del manifatturiero e dei servizi. L'area descritta è attraversata interamente dalla linea ferroviaria ed è delimitata a nord dal raccordo autostradale Potenza - Sicignano. I dati urbanistici e quantitativi di ogni singola azienda all'interno dell'area descritta sono riportati nella tabella in appendice 1. I dati riguardano l'estensione in mq, altezza media degli edifici, stato attuale dell'attività, vari indici quantitativi ed urbanistici, quali, rapporto di copertura ed indice fondiario. Questi ultimi sono stati calcolati in base alle estensioni dei lotti e delle volumetrie esistenti. Il comparto Est è posto nell'area più orientale dell'intero agglomerato industriale, da Sud verso Nord le aziende dismesse e gli edifici che risultano abbandonati sono: • LATERIFICIO LUCANO S.R.L. - 39100,0 mq;


• A.R.E.S. GROUP SRL - 4100,0 mq; • LABORATORI CARGE' S.R.L. - 8850,0 mq;

Fig.13_Step One, Ex Sistema srl_Fonte: Foto dell'autore, febbraio 2016

• TECNO IMPIANTI SRL - 6200,0 mq; • CATAPANO s.r.l. - 10000,0 mq; • ALBETON s.r.l. - 20100,0 mq; • INPES PREFABBRICATI s.p.a. - 58800,0 mq (fig.14); • NOVASELECT s.p.a. - 9400,0 mq; • I lotti dell'area ex liquichimica, che comprende corpi di fabbrica in stato di abbandono con adiacente il lotto destinato alla messa in sicurezza permanente (paragrafo 2.1.5_La bonifica del SIN di Tito) - 110000,0 mq (fig.15);

Fig.14_ INPES Prefabbricati_Fonte: Foto dell'autore, Febbraio 2016


L'area industriale di Tito | 99 Quest'area è prevalentemente caratterizzata da attività economiche che opaerano nel settore del manifatturiero e dei servizi alla persona, quindi attività commerciali. La zona centrale, invece, è occupata dal C.N.R. dell'area di Potenza (fig.16) e dalla sede Consortile. I dati urbanistici e quantitativi di ogni singola azienda all'interno dell'area descritta sono ri-

Fig.16_Sede del C.N.R. area di Potenzai_Fonte: Foto dell'autore, Febbraio 2016

portati nella tabella in appendice 1. I dati riguardano l'estensione in mq, altezza media degli edifici, stato attuale dell'attività, vari indici quantitativi ed urbanistici, quali, rapporto di copertura ed indice fondiario. Questi ultimi sono stati calcolati in base alle estensioni dei lotti e delle volumetrie esistenti. La tipologia edilizia prevalente è di capannoni in prefabbricato di cemento armato o con intelaiature in acciaio. Non è possibile riscontrare un’omogeneità architettonica in quanto le strutture risalgono a momenti diversi dello sviluppo dell’Area Industriale. La volumetria esistente totale

Analysis

Fig.15_area "ex Liquichimica"_Fonte: Google Heart Pro, agosto 2015


ad oggi risulta essere pari a 4.520.000,0 mc, con una superficie coperta di 466.200,0 mq che occupa il 20% della superficie dell'intera area industriale. Questu'ultima è ripartita in 258000,0 mq destinati al manifatturiero, 68000 mq destinati al settore dei servizi e 125000,0 mq di edifici in disuso o in totale stato di abbandono. PiÚ ad Est, fuori dal confine principale dell'agglomerato industriale, a ridosso con il confine del comune di Pignola, troviamo l'impianto di chiarificazione delle acque ad uso industriale per l'area industrale di Potenza e di Tito (fig.17). L'impianto è dotato di quattro vasche nelle quali viene raccolta e depurata l'acqua proveniente dall'invaso del Lago Pantano di Pignola ed acque reflue, con una capacità di circa 50.000 litri. L'impianto fornisce circa 1 milione di mc/anno con una portata massima di 240 litri/secondo e fu realizzato intorno al 1970. Per quanto riguarda lo smaltimento, esso viene assicurato tramite delle condutture, al depuratore civile e industriale di Potenza. L'approvigionamento e lo smaltimento delle acque ad uso civile viene effettuato dall'acquedotto Lucano. L'approvigionamento dell'energia elettrica avviene dalla rete dell'enel ma molte sono le aziende con consistenti impianti fotovoltaici assicurando un'immissione di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.

Fig.17_Impianto di chiarificazione delle acque, sul confine con il comune di Pignola_Fonte: foto dell'autore, febbraio 2016


2.1.5 La bonifica del SIN di Tito

L'area industriale di Tito | 101

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Fig.18_Perimetrazione SIN di Tito_ Fonte: MATTM, stato delle procedure per bonifica, Giugno 2014


Il Sito di Interesse Nazionale di Tito si estende per una superficie complessiva pari a circa 350 ha. Il complesso processo di bonifica è cominciato dall'indagine sulla riqualificazione ambientale svolta nel 1989 sull'area denominata "ex Liquichimica".

Fig.19_Planimetria dell'area "Ex liquichimica" ed individuazioni delle aree_ Fonte: piano di caratterizzazione LEGENDA A_INGRESSO AREA EX LIQUICHIMICA 1_DEPOSITO FERTILIZZANTI IN SACCHI: struttura acciaio; copertura eternit; pannelli laterali eternit e plastica. 2_FABBRICATO IMPIANTO ACIDO NITRICO: struttura in c.a. 3_DEPOSITO ACIDO NITRICO: cisterne in c.a. 4_CABINA DISTRIBUZIONE METANO: struttura in mattoni pieni; copertura in eternit. 5_DEPOSITO FERTILIZZANTI SFUSI: struttura in acciaio; setti interni in c.a.; copertura e pannelli esterni in eternit. 6_COMPLESSI GRANULATI: struttura in acciaio; pannelli laterali in lamiera zincata. 7_DEPOSITO SUPERFOSFATO: struttura in acciaio; copertura e pannelli esterni in eternit. 8_NITRATO DI CALCE: struttura in c.a.; tamponature in blocchetti. 9 DEPOSITO CaCO3 E NaCI: struttura in, acciaio; copertura e pannelli laterali in lamiera zincata. 10_SUPERFOSFATO: blocco in c.a. 11_DISCARICA 12_LAGHETTO 13_PALAZZINA UFFICI 14_RISTORAZIONE COLLETTIVA BASILICATA 15_CNR 16_DEPOSITO FOSFORITI: struttura in acciaio; copertura e pannelli laterali in lamiera zincata. , 17_TRATTAMENTO ACQUE DI SCARICO: struttura in c.a. 18_OFFICINA E MAGAZZINO: struttura in acciaio; copertura in eternit; pannelli laterali in eternit e plastica. 19_CISTERNA ACQUA DEMINERALIZZATA 20_CENTRALE TERMOELETTRICA: struttura in acciaio; copertura in eternit; pannelli laterali in eternit e plastica. 21_TORI DI RAFFREDDAMENTO DELL'ACQUA: struttura in e.a. 22_ DEPOSITI CLORURI E SOLFATI DI Na, K e HCI: struttura in e.a. 23_CISTERNE DI DEPOSITO SOLFATI 24_CISTERNE DEPOSITO H2SO4; 25_TE.CO.STEL: struttura in acciaio; copertura in lamiera zincata. 26_DEPOSITO NH3

Il sito si estende per una superficie complessiva di circa 52 ha e dalle ricerche effettuate presso gli uffici del Consorzio Industriale di Potenza risulta che l'impianto originario venne realizzato dalla CHIMICA MERIDIONALE s.p.a. nell'anno 1969 con la finalità di produrre fertilizzanti, ma già nel 1975 lo stabilimento venne chiuso. Il complesso, fu acquistato nel


L'area industriale di Tito | 103 1976 dalla LIQUICHIMICA MERIDIONALE s.r.l. cha produsse concimi fino al 1989. Il processo produttivo riguardava la produzione di fertilizzanti granulari fosfatici, e nello specifico di: • superfosfato in polvere; • fertilizzanti granulari. Per la produzione del superfosfato era utilizzata la fosforite che, previa macinazione fine, era trattata con additivi originando un prodotto solido e trasportabile costituito da fosfato di calcio [Ca(H2PO4)2*H2O] e gesso [CaSO4 2H2O] (superfosfato) che, in polvere grossolana, veniva stoccato in un magazzino appositamente dedicato. La produzione dei fertilizzanti granulari avveniva con processi dedicati mediante l'impiego di ammoniaca, carbonato di calcio, cloruri e solfati.

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Fig.20_Area bacino gessi "Ex liquichimica" _Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016

Nell'area è presente il "bacino gessi", che durante l'attività della Liquichimica, veniva utilizzato come discarica per lo smaltimento dei fosfogessi, provenienti dai cicli produttivi. Tali scarti di produzione, nel corso del tempo, si sono consolidati dando origine ad una formazione solida avente uno spessore di circa 4 metri. Con la chiusura della discarica di Pallareta situata nel Comune di Potenza, il Presidente della Giunta Regionale emise l'Ordinanza n. 333/86 con la quale individuò il bacino gessi come area idonea per lo stoccaggio provvisorio dei fanghi derivanti dall'impianto di depurazione di Potenza. Pertanto, dal 1987 al 1990, in tale formazione sono state aperte ed impermeabilizzate delle trincee entro le quali sono stati deposti i fanghi sopra citati. Nell'aprile del 1989 l'intero complesso aziendale fu acquistato dal Consorzio ASI di Potenza, che, di concerto con la Regione Basilicata attraverso un finanziamento dell'ex Agenzia per il Mezzogiorno, progettò la prima riqualificazione inoltre, fu realizzata la


sede consortile e del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Gli interventi furono appaltati nel 1989 ed ultimati nel 1992. Diventato proprietario dell'area, il Consorzio affrontò il tema della riqualificazione ambientale affidando, nella seduta del 25 luglio 1989, l'incaricò all'Università della Basilicata per la predisposizione di uno studio per la sistemazione dell'area bacino gessi all'interno della ex Liquichimica. Lo studio riguardò una campagna conoscitiva condotta dal Dipartimento Ingegneria e Fisica dell'Ambiente dell' UniBas che si concluse nel 1992. L'indagine, ha condotto alla definizione della pericolosità intrinseca dei materiali stoccati e alle potenzialità di rilascio di elementi inquinanti all'ambiente. La valutazione dei dati analitici rilevati in sede di indagine, portò alle seguenti conclusioni: • la qualità dei materiali stoccati in discarica rientrava tra i "rifiuti speciali non tossico - nocivi"; • il potenziale di cessione degli inquinanti alla componente acque sotterranee e superficiali era modesto. I parametri dello studio furono ulteriormente esaminati da ricercatori dell'Università della Basilicata allo scopo di valutare l'idoneità del sito rispetto a diverse ipotesi di riutilizzo. In sintesi se ne traeva un giudizio di sostanziale idoneità dello stesso alla destinazione dell’area industriale con una nota di attenzione alla necessità di controllo dei fanghi biologici in relazione alla possibilità di accumuli incontrollati o dispersioni di materiali combustibili (biogas). In seguito la Regione Basilicata affidò alla società ITALIMPIANTI l'esecuzione di un progetto per la bonifica dell'area ex Liquichimica con la finalità di reindustrializzare l'area. La ricognizione evidenziò i seguenti elementi di rischio: • presenza di fosfogessi classificati come rifiuti speciali; • presenza di residui di materie prime, di prodotti e residui di lavorazione aventi il fosforo come elemento significativo comune; • fanghi ed acque di provenienza interna come residuo dei processi di depurazione dei reflui di produzione dei fosfogessi; • scorie derivanti da attività siderurgica; • materiali contenenti amianto sotto forma di cumuli derivanti da attività di demolizione; • strutture in cemento armato, capannoni abbandonati e serbatoi fatiscenti con i relativi impianti. Con Delibere n° 66 e 68 del Febbraio 1995, il Consorzio ASI di Potenza affidò alla società ECOSISTEMI s.r.l. l'incarico per la progettazione della bonifica ambientale dell'area industriale di Tito, riservandosi di procedere, con carattere di urgenza e per fasi programmate, sulla base di un dettagliato quadro economico dei primi e necessari interventi di urgenza. I primi risultati furono la messa in sicurezza dell'area mediante la rimozione e smaltimento di oltre 100 bidoni rinvenuti, il trattamento dei cumuli di amianto e l'avvio delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale


L'area industriale di Tito | 105 finalizzato alla creazione degli stoccaggi per i rifiuti rinvenuti dalla bonifica dell'area.

Imprevedibilmente, nel gennaio 2005 l'azienda DARAMIC comunicò al Ministero dell'Ambiente l'inquinamento da tricloroetilene nelle aree di pertinenza del proprio stabilimento e nelle acque di falda e così furono avviate le operazioni di messa in sicurezza. Dalla caratterizzazione avviata dalla stessa azienda emerse che l'inquinamento delle acque sotterranee era esteso ben oltre il perimetro aziendale. Nella Conferenza di Servizio del 26 aprile 2005 fu approvato il Piano di Caratterizzazione dell'area ex Liquichimica predisposto dalla Regione Basilicata. Il Piano individua in maniera puntuale le criticità ambientali dell'area pubblica, definisce le misure di messa in sicurezza da effettuarsi e contiene il piano delle indagini da realizzare per la caratterizzazione dei terreni e delle acque sotterranee. Contestualmente, con Delibera di Giunta n° 436/05, la Regione Basilicata individuò il Consorzio ASI quale stazione appaltante degli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'area ex Liquichimica previsti nel predetto Piano di Caratterizzazione e, quindi, a partire dal 2005 il Consorzio ASI ha effettuato: 1. il censimento degli edifici e dei materiali contenenti amianto (giugno 2005); 2. il trattamento superficiale dei cumuli di cemento-amianto presenti (luglio 2005); 3. l'individuazione e il censimento dei rifiuti presenti nell'area ex Liquichimica (aprile 2007);

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La Regione si rese parte attiva nel procedimento interagendo con il Consorzio ed il Ministero competente e, quindi, sulla base dei contenuti dei predetti studi ed indagini, nel 2001 l'agglomerato industriale di Tito Scalo, venne individuato quale "Sito di Interesse Nazionale" e inserito nel "Programma nazionale di bonifica e di ripristino ambientale" previsto dal D.M. 468/2001. Pertanto, da allora, tutte le attività di messa in sicurezza, monitoraggio e bonifica relative al Sito sono state definite a livello Ministeriale e Regionale, mediante lo strumento della Conferenza di Servizio. Nel 2002, con la pubblicazione del D.M. 8 luglio 2002, si definì la perimetrazione dell'agglomerato industriale di Tito identificando il "Sito di Interesse Nazionale di Tito". La delimitazione, oltre a comprendere l'area pubblica ex Liquichimica, incluse anche tutto l'agglomerato industriale di Tito costituito per gran parte da insediamenti privati. Le aree ricadenti nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale, sia pubbliche che private, sono state obbligate alla caratterizzazione ed alla messa in sicurezza di emergenza, nonché a seguito della caratterizzazione, alla messa in sicurezza e bonifica. Le prime Conferenze di Servizio, che hanno rappresentato anche l'avvio delle attività sul Sito, si sono svolte nel 2003, periodo nel quale la Regione Basilicata ha avviato una contestuale campagna di caratterizzazione dei terreni all'interno dell'agglomerato industriale di Tito. Questa prima attività, posta in essere sinergicamente tra Regione, Comune di Tito e Consorzio, si concluse nel 2004 e determinò un notevolissimo risultato lo svincolo dagli obblighi della bonifica di tutte le aree libere da insediamenti produttivi incluse nel perimetro del Sito.


4. le indagini ambientali su rifiuti, terreni, acque e scorie siderurgiche preliminari agli interventi di messa in sicurezza (settembre-novembre 2005); 5. le ispezione dei serbatoi di ammoniaca (novembre 2005); 6. la progettazione e l'esecuzione dei lavori di rimozione dei materiali contenenti amianto (progetto luglio 2005 - lavori conclusi definitivamente nell'aprile 2009 - Euro 900.000,00 circa); 7. la progettazione e l'esecuzione degli interventi di messa in sicurezza delle scorie, (progetto maggio 2007 - lavori conclusi definitivamente in agosto 2009 - Euro 140.000,00 circa); 8. la progettazione e l'esecuzione dei lavori di rimozione dei serbatoi di ammoniaca (progetto febbraio 2007 - lavori conclusi definitivamente in gennaio 2009 - Euro 130.000,00 circa); 9. la progettazione della variante al piano delle indagini dei terreni e delle acque sotterranee nonché l'esecuzione dei sondaggi e dei piezometri (progetto gennaio 2006 - lavori conclusi definitivamente in luglio 2008 Euro 280.000 circa); 10. la messa in sicurezza delle acque sotterranee dell'area pubblica ex Liquichimica e di tutto l'agglomerato industriale di Tito mediante l'emungimento e lo smaltimento delle acque di falda (tuttora in corso). Tutti gli interventi, sono stati effettuati con risorse provenienti dal Programma Nazionale delle Bonifiche e trasferiti dalla Regione Basilicata al Consorzio ASI di Potenza mediante l'adozione di specifici atti amministrativi. Il Consorzio ha fornito, alle aziende insediate nell'agglomerato industriale di Tito, il supporto tecnico necessario per la fase progettuale dei Piani di Caratterizzazione di 85 aziende tra il 2005 ed il 2008. Tutti i Piani sono stati approvati in sede di Conferenza di Servizio. Nello stesso periodo, la Regione Basilicata ha curato direttamente alcune delle iniziative previste nel Sito. In particolare: • il monitoraggio delle acque sotterranee e le indagini sui terreni in sede di esecuzione del Piano di Caratterizzazione (luglio 2008), nonché le indagini di radioattività nell'area bacino fosfogessi (febbraio 2006) e il monitoraggio delle acque superficiali (eseguite da METAPONTUM AGROBIOS a luglio 2008 ed a luglio 2009); • il monitoraggio delle acque sotterranee dell'intero agglomerato industriale di Tito (eseguite da METAPONTUM AGROBIOS fino al 2007); • le indagini chimiche (luglio 2006) e radiometriche (ottobre 2006) sulle scorie siderurgiche e il monitoraggio delle acque sotterranee 'e superficiali (eseguite da ARPAB periodicamente dal 2007); • la realizzazione della Rete Idrogeologica Regionale, rappresentata da una serie di piezometri attraverso i quali sono state effettuate le analisi delle acque sotterranee (2006); • lo studio idrogeologico dell'intero sito predisposto dall'Università di Basilicata (2008).


L'area industriale di Tito | 107 Nel Novembre del 2009, sulla base delle richieste formulate dal Ministero dell'Ambiente e dalla Regione Basilicata ed a seguito di colloqui intercorsi con gli stessi, il Consorzio ha predisposto il progetto di messa in sicurezza del bacino fosfogessi all'interno dell'area ex Liquichimica. Il progetto, prevede: • la copertura impermeabile della discarica fosfogessi allo scopo di impedire la percolazione delle acque meteoriche e la contaminazione della sottostate falda acquifera, la preliminare pulizia delle superfici (decespugliamento); • l'esecuzione del piano di posa dell'impermeabilizzazione mediante la realizzazione di rilevati con idonee pendenze per il deflusso delle acque (riempimento con terreno); • la posa della guaina impermeabile, la raccolta e l'allontanamento delle acque meteoriche e l'estrazione dell'eventuale biogas.

L'intervento che si intende perseguire è finalizzato alla realizzazione di un sistema di messa in sicurezza permanente controllato dei fosfogessi, dei fanghi e delle scorie. Tale sistema, che verrà realizzato all'interno del sito attualmente predisposto con una messa in sicurezza provvisoria, prevede la creazione di una serie di vasche impermeabilizzate all'interno delle quali depositare i suddetti rifiuti presenti nel bacino fosfogessi. L'intervento verrà realizzato procedendo per step successivi. Individuata la prima vasca da realizzare, si procederà preliminarmente alla rimozione dei rifiuti interessati che verranno depositati temporaneamente, per il solo tempo necessario alla realizzazione della vasca, su apposita area pavimentata o impermeabilizzata. Una volta realizzato il catino, reso impermeabile e rispondente ai criteri tecnici richiesti dalle norme di riferimento, si procederà all'abbancamento nella vasca realizzata dei rifiuti precedentemente rimossi e, successivamente, alla sua chiusura. Ultimato il primo lotto si procederà per fasi successive alla creazione delle altre vasche, realizzando in questo modo un sistema di messa in sicurezza permanente efficace, controllato e rispondente agli standard tecnici richiesti dalle norme ambientali. Il costo stimato dell'intervento è pari circa 6.000.000,00 Euro e, prevedendo l'attivazione della procedura di VIA, si è ritenuto opportuno comunque realizzare la messa in sicurezza provvisoria. I suddetti interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'area ex Liquichimica sono stati inseriti nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2010/2012 approvato dal Consorzio ASI di Potenza con Delibera nr. 54 del 2009. In data 14/02/2016, nel pieno rispetto dei termini sanciti dal cronoprogramma dell’Accordo di Programma Quadro 19/6/2013 “Procedimenti per gli interventi di bonifica d’interesse nazionale relativi ai siti “Area Industriale della

Analysis

L'intervento, si estende per circa 40.000 mq, ed è costato circa 1.000.000,00 di Euro; ha predisposto il progetto di bonifica della falda acquifera. L'intervento consiste nell'installazione di un sistema di estrazione e trattamento in continuo delle acque sotterranee. Le stesse, prelevate dai piezometri realizzati nell'ex Liquichimica, sono trattate in apposito impianto finalizzato all'abbattimento delle sostanze inquinanti. Il progetto di bonifica della falda contiene l'ipotesi di intervento per la messa in sicurezza permanente e definitiva della discarica fosfogessi.


val Basento e Tito Scalo”, è stato aggiudicato l’appalto relativo all’ intervento “CBMT01 BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA PERMANENTE DEL SITO EX LIQUICHIMICA”. Gli Uffici Dipartimentali coinvolti hanno portato a termine le procedure di gara entro il 31/12/2015, raggiungendo l’aggiudicazione alla Ditta Consorzio Cooperative Costruzioni CCC di Bologna, conseguendo così l’OGV (Obbligazione Giuridicamente Vincolante) scongiurando quindi una decurtazione dell’importo previsto dall’accordo di Programma Quadro. A seguito degli ulteriori aggiornamenti del quadro analitico condotto sulle acque superficiali, nelle stesse non è stato riscontrato alcun superamento delle soglie minime di contaminazione e pertanto non è necessaria la bonifica originariamente prevista e si procederà ad una ulteriore campagna di monitoraggio specifico al fine di confermare lo stato delle acque nonché effettuare il censimento compiuto degli scarichi superficiali. Per gli interventi interessati dal rischio di contaminazione radiologica, essendo stata chiusa la Procedura ex art. 126 bis del D. Lgs n. 230/95, il Consorzio ASI sta definendo la progettazione esecutiva per la realizzazione del Piano di caratterizzazione radiologica che sarà oggetto di appalto entro febbraio 2016. “Stiamo rispettando il cronoprogramma, nonostante le tante difficoltà riscontrate. Tito e la Valbasento avranno le bonifiche che meritano; gli scettici si rassegnino.”3

3_Aldo Berlinguer, assessore regionale all’Ambiente, dichiarazione nell'articolo " AGGIUDICATO APPALTO PER BONIFICA ACQUE DI FALDA SIN TITO"_Fonte: www.regione. basilicata.it, febbraio 2016


2.2 L'ambito di analisi

L'ambito di analisi | 109

2.2.1 Il piano strutturale metropolitano del potentino e la popolazione Il Piano strutturale metropolitano è uno strumento urbanistico che riguarda la città-capoluogo e altri nove comuni dell’hinterland: Anzi, Avigliano, Brindisi di Montagna, Picerno, Pietragalla, Pignola, Ruoti, Tito e Vaglio (fig.50). L’obiettivo è quello di creare un “sistema” di relazioni tra i dieci paesi e di condividere un percorso unico di programmazione. Il primo protocollo di intesa è stato firmato nell’ottobre 2007, poi si è arrivati ad un documento finale di sintesi, preludio di un documento preliminare da sottoporre alla Conferenza di Pianificazione.

Analysis

Fig.21_ Inquadramento dei Comuni dell'hinterland potentino_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016

Questo importante strumento di programmazione urbanistica andrà a delineare i piani di sviluppo urbano e socio-economico del Capoluogo di Regione e dei Comuni del Potentino. Il ruolo strategico di Potenza nei prossimi anni sarà quello di dimostrare di essere città con servizi di alta qualità dei, ma soprattutto Città comprensorio, capace di creare sinergie territoriali che garantiscano sviluppo, occupazione e innalzamento degli standard di qualità della vita. L’analisi di contesto dell’area mette in evidenza due processi di rilievo. Il primo è quello dell’invecchiamento demografico, che genererà conseguenze sulla struttura e sulla composizione delle popolazioni interessate, con implicazioni di natura sociale ed economica. Il numero sempre crescente di anziani si tradurrà in richieste sempre maggiori di servizi socio-sanitari e socio-assistenziali. Il secondo è che una buona parte della popolazione risulta “non residente”, per motivi di studio o lavoro, o perché extracomunitaria. L’obiettivo prioritario del Piano Strutturale Metropolitano consiste dunque nel programmare una serie di azioni in grado di trasformare l’area centrale della Basilicata in un sistema urbano-territoriale, con funzione di baricentro socio-economico che spinga alla rivitalizzazione


delle aree interne e al riequilibrio di dotazioni e servizi tra la città di Potenza ed i comuni dell’Hinterland. Il PSM prevede tre gruppi di azioni: lo sviluppo del sistema infrastrutturale; il miglioramento della qualità degli spazi urbani; lo sviluppo del sistema produttivo. Si auspicano veloci interventi finalizzati a ridurre i tempi di collegamento del Potentino ai nodi della rete nazionale potenziando, ad esempio, il sistema infrastrutturale secondo le direttrici principali: Ovest-Est (Basentana) e Nord-Sud (Potenza – Melfi – Candela). Non meno importanti sono gli interventi per il recupero e la valorizzazione delle risorse ambientali dei centri storici o la riqualificazione degli edificati edilizi in territorio aperto di aree e contenitori dismessi. Per quanto riguarda invece lo sviluppo del sistema produttivo si prevedono interventi per l’incentivazione alla realizzazione ed applicazione di tecnologie avanzate nel settore energetico, informatico, agricolo-forestale, agroindustriale, naturalistico-ambientale, nonché il potenziamento delle attività turistico-ricettive. Dal 2001 al 2011 (ultimo censimento Istat), la popolazione residente nell’area del PSM è aumentata di 540 unità, con un esiguo incremento

dello 0,48% (tab.1). Analizzando più attentamente i dati, emerge che l’incremento demografico è determinato da dinamiche differenziate all’interno dell’area: si ha una rilevante crescita della popolazione nei comuni di Pignola (+1.235) e di Tito (+871), mentre negli altri comuni si afferma un generale calo demografico, che nel comune di Potenza è pari soltanto all’1%. Al fine di comprendere con maggiori dettagli le dinamiche demografiche dell’ultimo decennio nell’area di riferimento, è interessante esaminare i dati del bilancio demografico dal 2002 al 2011 (tab.2). Si osserva che l’incremento demografico rilevato è sostanzialmente determinato da un saldo migratorio positivo, il quale è, a sua volta, dovuto essenzialmente al fenomeno dell’immigrazione presso i comuni di Pignola e Tito: il primo attrattivo per motivi economici-abitativi ed il secondo per quelli lavorativi. Da notare che il minuto contributo positivo del saldo naturale è la risultante di dinamiche variegate all’interno dell’area, con saldi positivi nei comuni di Pignola e Tito e saldi negativi nella restante parte dell’area, soprattutto a Pietragalla. Dalle tabelle n. 3, 4 e 5, che descrivono le variazioni demografiche nelle fasce di età 0-14, 15-64 e over 65, si ravvisa che proprio nei comuni di Pignola e Tito avviene un incremento importante della fascia di età attiva, 15-64 anni, che, a differenza degli altri comuni, supera il 70 % della popolazione nel 2011. Ciò spiega che l’incremento

Tab.1_ popolazione residente nei comuni del PSM tra il 2001 ed il 2011_ Fonte: elaborazione su dati istat


L'ambito di analisi | 111

Tab.2_ Bilancio demografico: saldo naturale e saldo migratorio nel periodo 01/01/2002 al 31/12/2011_Fonte: elaborazione su dati istat

demografico generale e il saldo migratorio positivo riguardano prevalentemente famiglie con componenti in età attiva che hanno evidentemente contribuito, nei due comuni in questione, a determinare una natalità importante, tale da compensare il generale invecchiamento della popolazione dell’area metropolitana. Analizzando gli indicatori strutturali (tab.3), si constata un generale e consistente invecchiamento della popolazione (l’indice di vecchiaia, ovvero il numero di anziani per ogni 100 giovani 0-14 anni, passa da 108 del 2001 a 141 nel 2010), tuttavia nei comuni di Pignola e di Tito, l’incremento Analysis

Tab.3_ Popolazione residente per comune e classe di età dell'area PSM al 1° gennaio 2011_Fonte: elaborazione su dati istat

dell’indice è contenuto e si mantiene abbondantemente al di sotto della soglia 100. Significativo l’indice di ricambio (numero di persone di età tra i 60 e i 64 anni per ogni cento persone di età tra i 15 e i 19 anni), che nell’area del PSM sale da 85 del 2001 a 116 del 2010 (superiore al dato della provincia e della regione), ma a Pignola, pur crescendo, si attesta sul valore di 87, l’indice più basso dell’area. Passando all’analisi dei dati economici si evidenzia che, dal 2008 al 2009, le imprese attive sono in generale aumentate nell’area, ma l’incremento è dovuto esclusivamente ad una crescita nel terziario, mentre gli altri settori risultano decisamente in calo. E’ da notare che il peso del settore dei servizi aumenta dal 55 al 57%, a scapito del settore industriale cha passa dal 24 al 22%. La vocazione al


terziario della città di Potenza (66% nel 2008 e 68% nel 2009) determina nettamente l’andamento dell’economia di questo territorio, come si può osservare anche dai dati sugli occupati e sulla ricchezza prodotta (valore aggiunto). Pur ravvisandosi un notevole calo del valore aggiunto pro-capite nel 2010 rispetto agli anni precedenti, i dati sul reddito medio imponibile ai fini dell'addizionale IRPEF rappresentano un incremento dal 2005 al 2010 (tranne che nell’anno 2008) del reddito delle persone fisiche. Tali dati economici sembrano suggerire che la vocazione prevalente di questo territorio all’attività del terziario abbia notevolmente contenuto gli effetti della crisi economica già in atto dal 2008 e ha salvaguardato i redditi delle persone fisiche, mentre la decrescita del valore aggiunto nel biennio 20082009 ci consegna una realtà produttiva in contrazione, con una previsione di ripresa negli anni successivi. Conseguentemente, gli effetti negativi sui fenomeni demografici sono contrastati dalla presenza di questo tessuto economico basato sui servizi che, pur con dinamiche migratorie all’interno dell’area metropolitana, consente di mantenere ancora costante la consistenza demografica dell’area.

Fig.22_ Grafico popolazione residente nei comuni del PSM nel 2001 e nel 2011 _Fonte: elaborazione su dati istat


L'ambito di analisi | 113

2.2.2 Il database informativo Per rendere fruibili tutte le informazione prese in esame è stato predisposto un database informativo. Il SIT (Sistema Informativo Territoriale) è uno strumento di organizzazione dei dati terrestri, che ne permette la memorizzazione per la generazione di analisi geografiche corredate da tabelle, documenti e mappe ad essi correlate (Data Base georeferenziato). Esso rappresenta una tecnologia software che permette di posizionare nello spazio (georeferenziare) oggetti ed eventi che esistono e si verificano sulla terra. Consente, inoltre, di realizzare analisi statistiche e spaziali, modelli territoriali e cartografie tematiche. Le informazioni geografiche vengono predisposte come strati (layer) separati e rappresentati geometricamente sullo schermo da punti, linee o poligoni (fig.23). I vari strati informativi possono rappresentare diversi temi, di base o derivati, legati all'ambito ambiente e fenomeni economici e sociali: L'obiettivo generale dei sistemi informativi geografici è essenzialmente quello di svolgere le seguenti funzioni: • Inserimento dei dati (digitalizzazione) • Trattamento dei (es. trasformazione alla stessa scala) • Gestione dei dati (attraverso database relazionali) • Ricerca e Analisi ("domande al sistema")

• Elaborazioni cartografiche (stampe)

Fig.23_ Screenshot da Qgis delle destinazioni d'uso degli edifici e sistema infrastrutturale_Fonte: elaborazione dell'autore, 2016

Le tipologie dei dati presenti all'interno di un SIT sono principalmente tre: raseter, dati vettoriali e grid. I primi sono immagini costituite da singoli punti chiamati pixel, non sono modificabili. I secondi sono oggetti lineari, puntiformi o poligonali digitali modificabili. Gli ultimi sono delle rappresentazioni

Analysis

• Visualizzazione (mappe e grafici)


di un determinato tematismo attraverso l'utilizzo di celle. Per utilizzare il Sistema Informativo Territoriale occorre disporre di applicativi software GIS (Geographic Information System) necessari per gestire il Geo Data Base, e di strumentazione GPS (Geographic Position System) per effettuare sul campo rilevamenti con adeguata precisione. Nella fattispecie è stato usato il sofware Qgis (open source software) utilizzato durante il ciclo di studi nell'ambito del corso di Pianificazione Urbanistica.

Gli obiettivi strategici generali di un SIT sono essenzialmente quelli di svolgere una funzione strategica nell'ambito delle attività progettuali di settore in quanto una fruizione consapevole ed efficace dello stesso permette diverse azioni e può servire a: • rappresentare la struttura (naturale, antropica); • conoscere gli eventi (naturali e indotti dall'uomo); • gestire le norme e a supporto delle strategie decisionali; • pianificare la gestione del territorio; • coordinare gli interventi sul territorio (ottimizzazione delle risorse); • monitorare l'ambiente (inquinamento, censimenti, rischio idrogeologico); • salvaguardare e conservare il patrimonio artistico-culturale-naturale; • analizzare il territorio; • produrre cartografie e a sviluppare modelli (simulazioni, distribuzioni); A tal proposito, i SIT predisposti per l'ambito analizzato, che sintetizzano nello stesso elaborato più informazioni, sono principalmente quattro: 1. sistema delle infrastrutture e delle destinazioni d'uso del costruito

Fig.24_Screenshot da Qgis del verde esistente e del rischio idrogeologico_Fonte: elaborazione dell'autore, 2016


L'ambito di analisi | 115 (fig.25 - elaborato 3); 2. sistema del verde esistente e dei vincoli (fig.28 - elaborato 4); 3. Parametri quantitativi ed urbanistici, stato di fatto (fig.30 - elaborato 6) 4_ "Attraverso il progetto Open Data proseguiamo il percorso verso la democrazia partecipata, puntando sulla trasparenza ed il coinvolgimento attivo dei cittadini. Per questo la Regione Basilicata mette a disposizione della collettività uno dei patrimoni più importanti della Pubblica Amministrazione: i dati. Questo darà la possibilità a tutti di incrementare la conoscenza del territorio ed allo stesso tempo renderà disponibile nuova "materia prima" per la creazione di servizi innovativi basati sui dati."_Fonte: sito internet della Regione Basilicata, aprile 2016

4. previsioni urbanistiche (fig.31 - elaborato 5);. Tutte le informazioni, per la costruzione del SIT, sono state acquisite principalmente da sopralluoghi effettuati in situ durante la fase conoscitiva del territorio. Per quanto riguarda le carte tematiche, nello specifico delle aree verdi ed i vincoli idrogeologici, è stato possibile effettuare il download di tali informazioni direttamente nella sezione Open Data4 del sito della Regione Basilicata, in formato .

2.2.3 Sistema delle infrastrutture e delle destinazioni d'uso del costruito Il seguente database è stato costruito prendendo in considerazione la seguente classificazione: - edifici residenziali;

- edifici e lotti appartenenti al settore produttivo (ampiamente analizzati nei capitoli precedenti); - edifici in stato di abbandono o appartenenti ad attività dismesse; - edifici appartenenti al settore terziario.

5_ Rivista della CCIAA n° 52_Fonte: Cameradi Commercio di Milano, 2013

Per quest'ultimo punto è stata usata la classificazione, comunemente utilizzata per distinguere i diversi settori terziari, elaborata da Browning e Singelmann (1978)5. I due invece di ricorrere alla ripartizione standard delle attività economiche in tre settori, le hanno riclassificate in sei settori, quattro dei quali corrispondono al settore terziario della classificazione tradizionale. La classificazione Browning-Singelmann unisce all’agricoltura le attività minerarie, inserendo i due comparti nel settore “estrattivo”; chiama “trasformativo” il settore manifatturiero, e distingue poi quattro settori di servizio: a) servizi distributivi, ovvero le attività che rendono possibile la riunione dei fattori produttivi e poi la distribuzione del prodotto (trasporti; comunicazioni; commercio); b) servizi alla produzione o alle imprese, attività che supportano il processo produttivo pur non essendo diretta parte della trasformazione dell’oggetto (credito, finanze, assicurazioni; immobiliare; contabilità e ragioneria; servizi legali; servizi “bassi” alle aziende, come pulizie, sicurezza, mense); c) servizi sociali o alla collettività, attività che soddisfano bisogni degli

Analysis

- edifici ad uso pubblico (chiese, stazione ferroviaria, attività culturali etc.);


Legenda Edifici ambito analisi Locali di deposito Residenziale Residenziale - Servizi alla persona Residenziale - Servizi distributivi Servizi alla persona

Servizi distributivi Servizi alle imprese Cartografia Picerno Area stradale Produttivo Servizi distributivi - Servizi alla persona Rete appr. idrico autostrada Servizi alla collettivitĂ Stazione ferroviaria Rete Gas strada extraurbana secondaria Stato di abbandono AttivitĂ dismessa Rete ferroviaria strada locale Chiesa Parcheggi Base strada urbana di quartiere In costruzione Parcheggi pubblici Lotti Zona Industriale Perimetro di analisi Scuola Cartografia In costruzione

In esercizio In programma Inattivo Non assegnato Non Utilizzato Aree di pertinenza Manufatto industriale


Considerazioni conclusive | 117

Analysis

ale

Fig.25_SIT del sistema infrastrutturale e della destinazione d'uso del costruito nell'ambito di analisi_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


Residenziale - Servizi distributivi Residenziale - Servizi alla persona 1,74% 3,48% Servizi distributivi - Servizi alla persona 0,15% Servizi distributivi 10,30% Servizi alla collettività 0,29% Servizi alla persona 2,32% Servizi alle imprese 1,31%

In costruzione 2,32%

Stazione ferroviaria 0,15% Chiesa 0,29%

Residenziale 43,83%

Attività dismessa 7,40%

Stato di abbandono 3,34% Locali di deposito 6,39% Produttivo 16,69%

individui e delle famiglie, e non della produzione, strutturate in modo tale da fornire il servizio su base collettiva e solitamente finanziate, in Europa, dallo stato (pubblica amministrazione e suoi apparati; sanità; istruzione; servizi ambientali); d) servizi alla persona, attività rivolte sempre agli individui e alle famiglie, ma forniti su base individuale e per lo più direttamente finanziati dagli utenti (ristorazione; alberghi; riparazioni; lavanderie e tintorie; servizi ricreativi e sportivi; servizi di bellezza). Questa concettualizzazione ha diverse implicazioni di rilievo. In primo luogo, essa mostra una duplice logica strutturale interna ai processi di terziarizzazione. Lo sviluppo dei servizi distributivi e di quelli alla produzione è collegato direttamente con l’evoluzione dell’industria: il loro andamento occupazionale e imprenditoriale dipende dalle dinamiche produttive, commerciali e organizzative dell’industria. In particolare, negli ultimi decenni buona parte della crescita del terziario è funzione dei processi di ristrutturazione con cui la grande industria ha trasferito una serie di funzioni terziarie prima interne alle aziende: dall’elaborazione dati ai trasporti, dalle mense alla gestione finanziaria, del marketing, a volte anche delle risorse umane. Le altre classificazioni utilizzate nella seguente analisi sono state desunte dalla classificazione catastale dei fabbricati e da altri metodi ampiamente utilizzati in urbanistica. Nel grafico, in fig.54, è sintetizzato, in punti percentuale, la destinazione d'uso dei fabbricati all'interno dell'ambito di analisi. Per quanto riguarda lo stato manutentivo della gran parte degli edifici in una scala da 1 a 5, con 5 stato manutentivo ottimo, è da considerarsi 4 in quanto la maggior parte è di recente costruzione. Nella classificazione gli

Fig.26_Grafico usi degli edifici nell'ambito di analisi_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016


Considerazioni conclusive | 119 edifici fatiscenti, da 1 a 2, sono gli edifici del produttivo e non, individuati come in stato di abbandono e di alcuni locali di deposito. Altre informazione riportate riguardano i temi relativi la rete del gas e dell'approvvigionamento idrico e le infrastrutture quali le strade le ferrovie etc. (con riferimento alla nomenclatura riportata dal codice della strada). In fig.27 è riportato uno schema sintetico riguardante le principali fasi di costruzione del geodatabase.

2.2.4 Le carte tematiche: il verde esistente, i rischi idrogeologici Per quanto riguarda il SIT, in fig.56, sono state riportate le tavole tematiche riguardanti i seguenti temi: - rischio idrogeologico, riportando gli standard generali di classificazione e di valutazione delle quattro classi di rischio a pericolosità in aumento mutuate dalla classificazione del P.A.I. (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico) e dall'autorità di Bacino della Basilicata, definiti come Rischio moderato R1, per il quale i danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale, sono marginali; Rischio medio R2, per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, che non pregiudica l'incolumità delle persone, l'agibilità degli edifici e il funzionamento delle attività economiche; Rischio elevato R3, per il quale sono possibili pericoli per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture, con conseguente inagibilità degli stessi, l'interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; Rischio molto elevato R4, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche.

Analysis

Fig.27_Schema sintetico delle fasi principali di costruzione del geodatabase_Fonte: elaborazione dell'autore, maggio 2016


28_SIT delle aree verdi esistenti e del rischio idrogeologico_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


Considerazioni conclusive | 121

Analysis


- verde esistente, analizzano le aree di arbusteti e macchia, dei boschi a prevalenza di conifere,e quelli a prevalenza di latifoglie; le aree di verde attrezzato, incolto, il pascolo ed il pascolo cespugliato; le varie colture agricole quali, orti, seminativi, frutteti, etc. - rete idrografica. E' importante ricordare che l'area è delimitata a nord dalle ultime propaggini del monte Li Foi ed a sud dal complesso montuoso Monte Pano che, nei tratti a più elevata pendenza, presenta una zona boscata costituita da ceduo di essenze quercine, ad eccezione delle pendici del monte Santa Maria del Carmine in cui sono presenti essenze di faggio e castagno. Nelle aree limitrofe l'elemento di maggior rilievo naturalistico è costituito dalla fascia di vegetazione riparia (salici e pioppi) che ricopre le sponde del Torrente Mattina che lambisce a settentrione il sito mentre il torrente Tora attraversa tutto l'agglomerato ed è stato parzialmente incanalato.

2.2.5 Parametri quantitativi ed urbanistici, stato di fatto Per completare la descrizione di tutte le analisi di tipo urbanistico è risultato necessario avere una "fotografia" dei parametri urbanistici e quantitativi esistenti. E' stato possibile identificare ogni singola area di pertinenza, su cui insiste un qualsiasi tipo di corpo di fabbrica, attribuendo a quest'ultimo un numero identificativo (fig.30). Dal software Qgis è stato possibile, con l'incrocio di vari dati, estrapolare e predisporre in tabelle gli indici urbanistici reali dei lotti presi in considerazione nel perimetro di analisi, calcolando per ogni area di pertinenza (N° Lotto) i seguenti parametri: - Af = Area fondiaria o superficie fondiaria, quota parte dell'estensione territoriale, occupata o destinata agli edifici e alle loro pertinenze; - Altezza media edifici = media ponderata delle altezze, incidenza delle altezze di rapportati alla superficie di più corpi di fabbrica sulla medesima area di pertinenza;

Fig.29_Schema sintetico delle fasi principali di costruzione del geodatabase_Fonte: elaborazione dell'autore, maggio 2016


Considerazioni conclusive | 123 - Sup.Coperta (mq) = area occupata da uno o più corpi di fabbrica; - r = Sup.Coperta/Af, Rapporto di Copertura; - V = Volume (mc), cubatura rilevata o consentita dalle vigenti norme urbanistiche ed edilizie. Delimitato dalle sup. esterne dei muri a partire dallo spiccato di marciapiede sino all'intradosso dell'ultimo piano abitabile; - if = V/Af (mc/mq), densità di edilizia fondiaria o indice di edificabilità fondiaria. Le tabelle sono state opportunamente suddivise per ambiti, aree e comparti e riportate in Appendice 1: (nome ambito - sup. coperta mq - volume esistente mc) - Comparto Sud - 115.000,0 - 995.000,0 (Tab.1); - Comparto Nord - 220.500,0 - 2.000.000,0 (Tab.2); - Comparto Est - 130.000,0 - 1.500.000,0 (Tab.3); - Ambito Urbano - 74.000,0 - 513.000,0 (Tab.4); - Ambito Periurbano - 37.000,0 - 266.000,0 (Tab.5); - Area PIP Tito - 37.000,0 - 425.000,0 (Tab.6); - Area PIP Picerno - 6.300,0 - 49.000,0 (Tab.8); - Area di Picerno - 4.440,0 - 33.000,0 (Tab.8); - Impianto di chiarificazione. Le aree di pertinenza non inserite all'interno di una perimetrazione specifica sono da considerarsi in Area Agricola (Tab.9). Tutto ciò è stato utile al fine di poter calcolare le volumetrie e le superfici coperte totali esistenti che saranno particolarmente utili per comprendere appieno quale tipo di strategia intraprendere nella fase "progettuale" riportata nel capitolo successivo. Ad ogni modo la volumetria totale esistente nell'ambito di analisi risulta essere pari a 6.550.000,0 mc avente una superficie coperta di circa 670.000,0 mq.

Analysis

- Ambito Extraurbano - 81.000,0 - 740.000 (0 Tab.7);


30_SIT dei principali parametri urbanistici e quantitativi all'interno dell'ambito analizzato_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


Considerazioni conclusive | 125

edifici_max_estens Cartografia Picerno Lotti TTL Ambiti urbanistici Aree di pertinenza Ambito Urbano Base Ambito Periurbano Area PIP Tito ZI Tito Ambito Extraurbano Ambito di analisi Area PIP Picerno Cartografia Area Picerno

Analysis

Legenda


2.2.6 Le previsioni urbanistiche

Legenda Area a verde

Base

Regimi urbanistici Tito scalo

Area industriale di Tito

B - Area Oggetto del D.M. Ambiente (Conf. di Servizi del 14/01/04)

APU - Area ed edifici in ambito periurbano da riqualificare e completare anche con interventi di nuovo i

Perimetro di analisi

C - Area Ente Fiera

Area Extraurbana - Commercio e Servizi - disciplinati da Piano Attuativo vigente

Costruito

D - Area Commerciale - Direzionale - Industriale - Artigianale - Fieristica

D2 - Area Extraurbana di tipo Artigianale e Commerciale - PIP

Cartografia Picerno

F - Area concessionaria Ranieri

D3 - Area Extraurbana - Attrezzature sportive e servizi privati

Cartografia

G - Centrale Enel

D5 - Area extraurbana destinata a servizi generali privati

H - Impianto di Chiarificazione

DUP - Distretto Urbano Perequativo Intervento in attuazione di P.O. o P.P.

L - Centrale Elettrica

SRAU - Esistenti

N - Area direzionale esistente - Sede consortile - Sede C.N.R.

TM - Aree edificate ed edifici compresi in tessuti ubicati ai margini dell abitato - Aree complesse da riqu

Parcheggi pubblici

Area Ferroviaria

Previsioni Urbanistiche Piano ASI A - Area attivitĂƒ produttive - artigianale - commerciale - servizi

Fig.31_ Inquadramento d'insieme delle previsioni urbanistiche all'interno dell'ambito di analisi_Fonte: elaborazione dell'autore su dati comunali e dell'ASI


L'ambito di analisi | 127

Analysis

TCA - Aree edificate ed edifici compresi in tessuti di recente formazione in attuazione di piani attuativi d'amnito interventi di nuovo impianto (P.O. o P.P.)

ee complesse da riqualificare

TSA - Aree edificate ed edifici compresi in tessuti di valore storico ambientale D6 - Area Extraurbana di tipo ricettivo turistico sportivo F1 - Area Extraurbana - Attrezzature sportive pubbliche Verde attrezzato ZOna D1A - Area da riqualificare (P.O.) Regimi urbanistici Tito scalo copia ZSC PPE Pignola Pantano PIP Picerno (Serra del Cerro)


Gli strumenti analizzati per individuare i margini di intervento concessi nella zona in esame sono cinque: • PRG del Consorzio Aree Industriali, agglomerato di Tito; • l'ambito di Tito scalo (R.U. Comune di Tito); • l'area PIP località Serra de Cerro (R.U. Comune di Picerno); • il PPE lago del Pantano (R.U. Comune di Pignola); • l'area extraurbana del capoluogo (R.U. di Potenza). Questi sono stati elementi essenziali per delimitare l'area su cui intervenire per la proposta progettuale. Da una prima indagine, svolta presso gli uffici tecnici dei rispettivi comuni ed enti è emerso che le dette aree sicuramente sono interessate e gravitano attorno all'agglomerato industriale di Tito per motivi commerciali, offerte di servizi alla persona e servizi alle imprese. Inoltre l'area rientra nell'ambito urbano - industriale - terziario del potentino, il più consistente sistema urbano della Basilicata che include le aree sopra citate ed esprime un peso demografico di circa 120.000 abitanti, pari al 20% dell'intera popolazione regionale. Nello specifico, il perimetro (ambito di analisi) è delimitato: ad est dal comune di Pignola, area interessata dalla ZSC (zona speciale di conservazione) del lago Pantano, a nord - est dal comune di Potenza in particolare con l'ambito extraurbano che comprende alcuni aggregati edilizi, a nord dal monte Li Foj e ad ovest dall'area PIP, (attualmente sono presenti solo due aziende) appartenenti al comune di Picerno. La restante area è inglobata nel comune di Tito che vede a sud - ovest il centro abitato e a sud un'area boscata S. Maria del Monte Carmine sottoposta a vincolo paesaggistico, art.1 Legge 431/85.

PRG del Consorzio ASI In attuazione a quanto previsto dalla Legge Regionale n. 41 del 03 Novembre 1998 "Disciplina dei consorzi per lo sviluppo industriale", il Consorzio della provincia di Potenza, nell'ambito territoriale in cui esplica la propria attività, è autorizzato ad acquisire terreni da lottizzare ed assegnare, vendere, cedere in comodato o in locazione immobili a qualsiasi titolo ad esso concesso o realizzati dall'ASI stesso, a soggetti che intendono utilizzarli: a) per l'esercizio delle attività imprenditoriali facenti riferimento alla legislazione comunitaria, nazionale e regionale che prevede contributi in erogazione alle diverse iniziative e che comunque le regolano, quali ad esempio la Legge n. 488/92, i Patti Territoriali, i Contratti d’Area, etc..; b) per l'esercizio delle attività commerciali in misura massima pari al 20% dell’intera area, purché approvate preventivamente dal Consorzio e munite delle Autorizzazioni Amministrative richieste dalle leggi vigenti;


L'ambito di analisi | 129

Fig.32_ Piano Regolatore Generale dell'area consortile di Tito ( perimetro ex Liquichimica)_Fonte: Consorzio ASI Potenza (2010)

c) per tutte quelle attività necessarie allo sviluppo economico e sociale della zona e/o contribuiscono ad un incremento occupazionale;

Le attività incompatibili sono le seguenti: a) deposito di combustibili o radioattivi; b) emulsioni bituminose; c) allevamento di animali; nonché tutte quelle attività la cui valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) non dia la massima garanzia di compatibilità con il resto dell’agglomerato.

6_ Prametri quantitativi calcolati sulla base del materiale cartografico e normativo analizzato_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

La nuova perimetrazione dell'agglomerato industriale di Tito, individuata dalla variante al PRG, art. 28 della L.R. n. 18/2010 (fig.20), indica una zona territoriale omogenea con aree edificate (lotti esistenti e relative infrastrutture) e quelle da edificare o completare, nella quale sono previste aree a diversa destinazione d'uso con i rispettivi parametri quantitativi6 ed urbanistici principali: A - Area attività Produttive – Artigianale – Commerciale – Servizi, - indice di copertura max r= 0.4 min = 0.2 - altezza max corpi di fabbrica 15 m - distanze da altri corpi di fabbrica min 10 m - sistemazione a verde min 1/4 della superficie non coperta

Analysis

d) per l’esercizio delle attività di servizio collettivo (parcheggi, ristorazione, strutture ricettive, direzionale, terziario ecc.. ), nonché quelle di interesse pubblico.


- indice fondiario, IF max = 3 mc/mq; - superficie totale = 2.450.000,0 mq; .

- superficie lotti liberi = 408.000,0 + 217.000,0 (sup. lotti che non supe. rano rmin 0.2 mq/mq) - volume edilizio massimo realizzabile = 1.875.000,0 mc

B - Area oggetto del D.M. Ambiente (Conferenza di Servizio del 14/01/04), - Area da bonificare, il Consorzio dovrà redigere il relativo progetto di bonifica, non appena la Regione Basilicata avrà deliberato individuando lo stesso quale Ente attuatore della bonifica. - superficie totale = 249.000,0 mq,

- superficie lotti liberi = 115.800,0 (da sommare all'area A) - volume edilizio massimo realizzabile = 347.400,0 mc

C - Area Ente Fiera, - indice di copertura max r= 0.7, - altezze interne come da norme igienico sanitarie, - distanze dai confini min 5 m - fronte principale 15 m,

- sistemazioni esterne 50% della superficie sarà permeabile;

- superficie totale = 20.600,0 mq. D - Area Commerciale – direzionale – industriale – artigianale - fieristica, - indice di copertura max r= 0.4, min = 0.2 - altezza max corpi di fabbrica definita da uno specifico progetto - distanze da altri corpi di fabbrica min 10 m - sistemazione a verde min 1/4 della superficie non coperta - indice fondiario, IF max = 3 mc/mq; - superficie totale = 101.500,0 mq, - superficie lotti = 34.000,0,

- volume edilizio massimo realizzabile = 102.000,0 mc. E - Area concessionaria Ranieri, trasformata in zona D1 (aggiornamento al PRG appro-

vato dalla Regione Basilicata con D.P.G.R. n°334 del 10/12/2001

- indice di copertura max r= 0.33 (1/3 sup. del lotto), - altezza max = 15 m, - distanze da altri corpi di fabbrica min 10 m, - distanze dai confini min 5 m, - distanza dalle strade pubbliche come codice della strada, - distanza da strade private min 5,


L'ambito di analisi | 131

- superficie totale = 50.700,0 mq. F* - Area centrale Enel, - superficie totale = 11.220,0 mq.

G* - Impianto di chiarificazione,

- superficie totale = 53.000,0 mq.

H* - Area centrale elettrica, - superficie totale = 29.180,0 mq.

I* - Area direzionale esistente sede Consortile - sede C.N.R., - superficie totale = 26.000,0 mq.

L* - Area a verde, - superficie totale = 180.000,0 mq. * F - G - H - I - L (senza indici, in quanto collegati all'approvazione dei rispettivi progetti).

Analysis

Fig.33_Planimetria Zonizzazione (stato futuro)_Fonte: PRG Consorzio ASI, 2005

Da una lettura critica delle norme analizzate è emerso come le scelte intraprese ed approvate in questo tipo di zonizzazione generi commistione tra le varie attività economiche che, non avendo un minimo di classificazione per tipologia e per zone, possono causare problemi legati alla fruibilità del medesimo contesto, alla compatibilità delle diverse tipologie di lavorazione in uno stesso stabilimento o di attività in esso svolte (es. atti-


vità commerciale adiacente a centro logistico = fruibilità dell'area compromessa = numero elevato di auto in circolazione in prossimità di un'area fortemente attraversata da mezzi pesanti, etc.). Un'altra questione dannosa, da un punto di vista della compatibilità per l'intero territorio, fu quella di prevedere un centro logistico, di notevoli dimensioni (110 ha circa), denominato "Interporto Lucandocks"(fig.33). Fortunatamente, come si evince dalla Valutazione d'Impatto Ambientale7, il progetto venne abbandonato per due principali ragioni. La prima riguarda l'analisi della domanda è risultata inadeguata a giustificare il dimensionamento sia delle funzioni interportuali in senso lato sia delle funzioni interportuali in senso stretto. La seconda ragione concerne le inadempienze progettuali, come l'inadeguata analisi dei rischi connessi ai carichi speciali di merci pericolose ed ai mezzi trasportanti sostanze nocive/tossiche, per quanto riguarda la progettazione specifica degli interventi di mitigazione dell'impatto, visivo e dell'inserimento paesaggistico e la mancanza di una progettazione specifica di un'opera essenziale quale il raccordo ferroviario con lo scalo esistente.

7_ Decreto del Ministero dell'Ambiente - Interporto di Tito, sezione: Decreto del Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo_DECVIA-2000-5333 del 26/09/2000_Fonte: www.va.minambiente.it

Ad ogni modo, nello stesso decreto, viene evidenziato come il Piano Regionale dei Trasporti della Regione Basilicata ipotizzi una diversificazione nel settore del trasporto delle merci, basata sullo sviluppo del trasporto ferroviario. Il Piano individua inoltre le maggiori opportunità di localizzazione per tale struttura lungo l'asse Tito - Grassano anche in considerazione della presenza del nodo ferroviario di Potenza e della S.S.Basentana. Pertanto, l'interporto ubicato nell'area industriale di Tito (di dimensioni eccessive) avrebbe soddisfatto le previsioni del P.T.R. anche se il sito prescelto non è stato espressamente individuato dal Piano Regionale Trasporti. A tal proposito, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Potenza nell'aprile del 2010 ha predisposto il progetto di un Nodo Intermodale con un'estensione decisamente proporzionata rispetto alle reali esigenze di trasporto merci del territorio provinciale e regionale Lucano. Tale intervento (fig.34) viene configurato a ripristino funzionale del “bacino gessi” all’interno dell’area ex Liquichimica ed è costituito da un piazzale sovrastante il bacino stesso, prevedendo la realizzazione di una tratta ferroviaria di collegamento dell’area intermodale alla rete ferroviaria avente un costo di circa € 1.000.000,00 a fronte di € 6.480.000,00 del costo previsto totale dell'intervento8, attraverso la seguente fonte di finanziamento: PO-FESR 2007-2013 - linea di intervento I.3.1.A - Realizzazione di sistemi logistici di rilevanza nazionale. Ad oggi, l'area dei lotti sottoposti a vincolo d'esporprio che avrebbero consentito la realizzazione dell'Interporto Lucandocks, sono stati ridestinati: alcuni individuati nel RU di Tito come area di PRG escluse dal RU, che sono da ritenersi “congelate” ovvero zone agricole da considerarsi prioritarie in ambito di Piano Strutturale Comunale o di Piano Strutturale Metropolitano (aree disciplinate dall’art. 45 della Legge Regionale n. 23/99 e successive modificazioni ed integrazioni) ed altri sono stati ricostituiti come lotti destinati al settore produttivo - comerciale - artigianale e dei servizi disciplinati dal PRG del Consorzio ASI, costituendo la nuova perimetrazione dell'agglomerato industriale di Tito, individuata dalla variante al PRG, art. 28 della L.R. n. 18/2010 (fig.32).

8_Business Plan "progetto preliminare per la realizzazione di un'area intermodale - area industriale di Tito scalo (PZ)_Fonte: Consorzio ASI Potenza, aprile 2010


L'ambito di analisi | 133

Analysis

Fig.34_Planimetria progetto preliminare di un'area intermodale - area industriale di Tito Scalo (PZ)_Fonte: Consorzio ASI Potenza (aprile 2010)

Per ciò che riguarda la viabilità consortile i principali assi esistenti sono, da ovest verso est: 1. Strada Comunale della Mattina, che attraversa centralmente l'intero agglomerato, una carreggiata stradale di 11 mt a doppio senso di circolazione; 2. Strada Per Contrada Petrucco, che circuisce il comparto est; 3. Via Zona Industriale, tra l'area concessionaria Ranieri fino allo svincolo per il raccordo autostradale. Le infrastrutture in linea generale risultano funzionali, compresi i vari accessi ortogonali agli assi principali che garantiscono un agevole accesso alle aziende, a meno della strada posta sulla destra della Strada Comunale della Mattina che risulta non idonea a garantire un agevole accesso alle aziende insediate su tale tracciato. Ad ogni modo, la gran parte della viabilità non è dotata di percorsi e attraversamenti pedonali e lo stato manutentivo risulta pessimo in quanto vi è la presenza di avvallamenti e dossi accentuati e la gran parte della superficie stradale è completamente usurata quindi particolarmente pericolosa soprattutto nei periodi piovosi ed invernali. Per quanto concerne le aree individuate come " L - Aree a verde ", circa il


5% di tutto l'agglomerato, è evidente che l'individuazione di queste aree è stata limitata ad "un'esile fascia" sul perimetro sud, alcune aree adiacenti la carreggiata stradale e del tracciato ferroviario. Non è stato preso in considerazione, in alcun modo: 1. la possibilità di individuare aree adibite a verde attrezzato, considerando le numerose attivita commerciali e per lo svago insediate sopratutto nel comparto nord; 2. ciò che l'area rappersenta a margine dell'ambiente agricolo e naturale costituito da una zona boscata di ceduo quercino, dalle pendici del monte S. Maria del Carmine interessate da associazioni vegetazionali di faggio e castagno e della fitta rete idrografica, già parzialmente incanalata, di cui il torrente La Matina, che presenta una fascia di vegetazione riparia costituita da salici e pioppi (fuori dal perimetro consortile) ed il torrente Tora, rappresentano i principali convogliatori dei fossi di scolo delle acque meteoriche provenienti dalle pendici circostanti.; 3. la valenza ambientale della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) costituita dal lago Pantano di Pignola.

L'ambito di Tito Scalo

Tra le zone contiugue all'area industriale troviamo l'ambito di Tito scalo, normato dal R.U. di, Tito adottato con Delibera del Consiglio Comunale n.20 del 01/08/2012, ed è costuito dagli ambiti di seguito riportati (fig.35). In ambito urbano le aree individuate dal R.U. sono: • TSA-BB (tessuto storico ambientale), include le aree FBB1-FBB2-FBB3 con una superficie territoriale complessiva pari a 41500, mq, • TC-B3 (tessuto consolidato) con una superficie territoriale complessiva

Fig.35_Suddivisione ambiti nell'area di Tito scalo_Fonte: R.U. del comune di Tito, agosto 2012


L'ambito di analisi | 135 pari a 17000 mq, • TCA-BA (tessuto consolidato piani d'ambito), include le aree verdi FBA1 e FBA2, con una superficie territoriale complessiva pari a 64000 mq. In queste aree non sono consentite nuove volumetrie; sono consentiti però interventi di tipo conservativo, demolizioni e ricostruzioni di edifici legittimamente realizzati con volume e altezze dei nuovi corpi di fabbrica

Analysis

Fig.36_Vista della Chiesa di Tito scalo, centro ambito urbano_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016

che non siano superiori a quegli degli edifici esistenti. Nell'area denominata TM-B4 (tessuto ai margini dell'abitato), con una superficie territoriale complessiva pari a 54000 mq, valgono i seguenti parametri quantitativi e urbanistici: - indice di fabbricabilità territoriale max = 0.4 mc/mq

- altezza max = 7.5 m

- rapporto di copertura max r= 0.33 (1/3 sup. del lotto) - superficie totale = 54000 mq

- superficie totale lotti edificabili = 14848 mq

- volume edilizio massimo realizzabile = 59392 mc L'Attuazione nell’area TM-B4 è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. All'interno dello stesso ambito vi sono aree individuate come DUP BB (distretti urbani perequatuvi), denominati come segue.


Il distretto urbano BB1 interessa un'area che lambisce il muro di cinta della stazione ferroviaria di Tito Scalo ed include la superficie occupata da un “accenno di fabbricato” la cui costruzione è stata interrotta e da due piccoli manufatti edilizi adibiti a deposito, che si estende fino a lambire il giardino della scuola ed il fosso. L’intervento proposto dal comune consente di realizzare due parcheggi, uno a servizio della scuola e l’altro verso il giardino che può essere utilizzato come secondo ingresso della struttura scolastica. Per il DUP BB1 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice di fabbricabilità territoriale max = 0.4 mc/mq - altezza max = 7.5 m

- rapporto di copertura max r= 0.33 (1/3 sup. del lotto) - superficie totale del distretto = 3300 mq

- superficie totale lotti edificabili = 1150 mq - superficie pubblica da cedere = 2150 mq - indice di densità territoriale = 1.09 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile 3600 mc

Fig.37_Particolare Ambito Urbano e PIP, elaborato regimi d'intervento d'uso ed urbanistici in ambito urbano - Tito scalo_Fonte: R.U. del Comune di Tito, agosto 2012


L'ambito di analisi | 137 Il distretto BB2 interessata un'area che si incunea tra l’area del PIP, il muro di chiusura della struttura ricettivoristorativa esistente e la strada che porta allo scalo ferroviario. L’intervento proposto dal comune consente di realizzare una strada ad anello che si raccorda con quella che viene dalla scuola e nel contempo realizza una piazza a servizio del quartiere con i relativi parcheggi. Per il DUP BB2 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice di fabbricabilità territoriale (distretto) max = 0.75 mc/mq - indice densità fondiaria (lotti) max = 2.01 mc/mq - altezza max = 7.5 m

- superficie totale del distretto = 9736 mq

- superficie totale lotti edificabili = 3630 mq - superficie pubblica da cedere = 6106 mq - indice di densità territoriale = 0.45 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile 7300 mc Il distretto BB3 occupa lo spazio compreso tra la strada che porta allo scalo e la stradina del PIP. L’intervento consente di realizzare parcheggi pubblici di servizio alla piazza ipotizzata nel DUP BB2. Per il DUP BB3 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità fondiaria (lotti) max = 1.92 mc/mq - altezza max = 7.5 m

- n° max piani fuori terra = 2, interrati = 1 - superficie totale del distretto = 4800 mq

- superficie totale lotti edificabili = 1875 mq - superficie pubblica da cedere = 2925 mq - indice di densità territoriale = 0.75 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile 3600 mc L'attuazione nei DUP BB è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU (NTA e Schede di dettaglio in fig.26) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Seguendo nell'analisi dell'ambito urbano troviamo la zona denominata DUP B3a (zona di completamento di recente formazione). Questa zona risulta non ancora edificata nella parte superiore, verso il PIP (D2). La parte non edificata, secondo il R.U. di Tito, costituisce un lotto intercluso che necessita di una definitiva sistemazione. Per il DUP B3a valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - altezza max = 7.5 m

Analysis

- indice di fabbricabilità territoriale (distretto) max = 0.75 mc/mq


Fig.38_Unione schede di dettaglio dei DUPBB_Fonte: elaborazione dell'autore su dati comunali, febbraio 2016

- superficie totale del distretto = 5450 mq

- superficie totale lotti edificabili = 3815 mq - superficie pubblica da cedere = 1635 mq - indice di densitĂ territoriale = 1 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile = 5450 mc Per quanto riguarda il DUP B3b (Zona di Completamento di recente formazione da riqualificare) risulta non completata. Su una parte di essa insiste un fabbricato non del tutto terminato che sarĂ demolito. Per il DUP B3b valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:


L'ambito di analisi | 139 - altezza max = 10 m - superficie totale del distretto = 8120 mq

- superficie totale lotti edificabili = 5684 mq - superficie pubblica da cedere = 2436 mq - indice di densità territoriale = 1 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile = 8120 mc L'Attuazione per i DUP B3 è subordinata all’approvazione di un progetto Planivolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Condizionata dalla demolizione di un fabbricato con volume pari a 2436 mc per il DUP B3b. Un'altra area importante è la zona D1.A - Area da riqualificare con intervento in Attuazione di P.O. Quest'area è stata interessata fino al 2013 da bonifica di onduline di amianto ed era inclusa nell'agglomerato industriale (area Aviver). Nella nuova perimetrazione dell'agglomerato è stata esclusa, ora rientra nell'ambito urbano di Tito, ed è stata individuata come area da destinare ad edilizia residenziale, in quanto è situata al margine del tessuto aree edificate ed edifici compresi in tessuti di valore storico ambientale ed aree edificate ed edifici compresi in tessuti ubicati ai margini dell'abitato (aree complesse da riqualificare). - altezza max = 10.5 m - superficie totale del distretto = 76600 mq

- superficie totale lotti edificabili = 43800 mq - superficie pubblica da cedere = N.D. mq - indice di fabbricabilità = 1.3 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile = 56940 mc In ambito periurbano troviamo aree residenziali che allo stato attuale non risultano avere un'edificazione omogenea tra cui i distretti e subdistretti nominati dal R.U. come C. Per quanto riguarda il Distretto C1, questo, è posta ai margini del centro abitato di Tito Scalo e si dispone lungo la strada che conduce a Picerno (SS 94), parallelamente alla Basentana fino allo svincolo di Tito. La finalità del R.U. in questa zona è quella di razionalizzare, per quanto possibile, l’insediamento e di qualificarlo con servizi e spazi idonei. Allo scopo di consentire un più agevole intervento attuativo. L’area del Distretto C.1 è stata suddivisa in sub Distretti, di seguito riportati (fig.39). I sub Distretti sono i seguenti: C1.1 mq 69.490; C1.2 mq 65.285;

Analysis

Per la zona D1.A valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:


C1.3 mq 16.821; C1.4 mq 44.267; C1.5 mq 39.960; C1.6 mq 60.514. I sub Distretti, secondo il R.U., sono stati suddivisi assumendo a perimetro delle strade esistenti, fossi o altri elementi certi. In ogni sub distretto il comune ha individuato una viabilità principale o di progetto. Le aree delimitate da tale viabilità costituiscono zone per le quali è possibile redigere un programma edilizio finalizzato al recupero degli standards urbanistici (planivolumetrico). In tal caso, l’indagine conoscitiva, dovrà interessare il territorio delimitato dalla viabilità progettata o esistente. Le aree interessate dai DUP nelle aree C1.1… C1.6 potranno dunque: a) corrispondere a tutto il Sub-distretto; b) corrispondere a parte del Sub-distretto purché delimitato da limiti fisici esistenti o strade esistenti o di progetto; Al fine di permettere il recupero di aree destinate a standards urbanistici, dunque rendere possibile un recupero dei servizi primari e secondari da realizzare nei sub-distretti, è prescritta la normativa di seguito riportata. Nei lotti di terreno interessati dalla presenza di edificazione o liberi ma già asserviti all'edificazione esistente, individuati in ogni sub-distretto costituenti un unico appezzamento di terreno continuo e di superficie idonea, è consentito un ulteriore incremento di volumetria residenziale di 0,2 mc/ mq da aggiungersi allo 0,3 mc/mq della la volumetria già prevista dal P.R.G.. Nelle aree libere e non asservite ad edificazione preesistente è riconosciuta una volumetria residenziale paria 0,5 mc/mq. L’utilizzo delle nuove volumetrie è consentito alle seguenti condizioni: 1- il lotto di terreno libero che costituirà l’area d’intervento dovrà essere continuo e delimitato al contorno da perimetri certi, ovvero con le caratteristiche precedentemente descritte; 2- le superfici del lotto che costituiscono le aree d’intervento dovranno essere cedute gratuitamente al Comune nella misura del 60% per le aree già asservite che rientrano nella proposta di programma edilizio e del 30% per le aree non asservite; 3- i proprietari dei terreni del lotto interessato all’intervento dovranno procedere ad attuare il programma edilizio, come descritto all’articolo 16.12 del R.U. di Tito. Per i DUP da C1.1 a C1.6 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale (aree asservite) = 0.2 mc/mq

- indice densità territoriale (aree non asservite) = 0.5 mc/mq - altezza massima 7.5 m


L'ambito di analisi | 141

Analysis

Fig.39_Scheda di dettaglio ambito periurbano Tito scalo: DUPC1.1; DUPC1.2; DUPC1.3; DUPC1.4; DUPC1.5; DUPC1.6; DUPC1.7, DUPC6_Fonte: R.U. del comune di Tito, agosto 2012


- n° max piani fuoriterra = 2, interrati = 1 - superficie totale dei distretti di C1.1 e C1.2 = 134772 mq

- superficie totale dei distretti da C1.3 a C1.6 = 161562 mq - superficie totale lotti edificabili di C1.1 e C1.2 = 9000 mq

- superficie totale lotti edificabili da C1.3 e C1.6 = 60800 mq

- volume edilizio massimo realizzabile C1.1 e C1.2 = 3600 mc

- volume edilizio massimo realizzabile da C1.3 a C1.6 = 24320 mc NB. Le volumetrie massime realizzabili sono state calcolate assumendo come indice unitario di fabbricabilita territoriale 0.4 (media tra IDF aree asservite e aree non asservite), in quanto l'ufficio tecnico non ha ultimato l'elaborato relativo agli asservimenti che sarebbe stato utile al fine di individuare tali aree.

Ad ogni modo l’indice di densità territoriale di 0,2 mc/mq va applicato alle aree già asservite che fanno parte del distretto da realizzare mentre l’indice di densità territoriale di 0,5 mc/mq va applicato alle aree non asservite che fanno parte del distretto da realizzare. Per quanto riguarda l'attuazione nei DUP C1.1, ..., C1.6 è subordinata all’approvazione di Piani Attuativi redatti sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU (NTA e Schede di dettaglio in fig.27) ed ulteriormente specificati nelle convenzioni da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Il Distretto urbano denominato C1.7 è interessato dall'area ubicata tra il sub distretto C1.5, C1.4 e la Basentana all’altezza dello svincolo per Tito. Nella scheda in fig.39 sono riportate sagome di edilizia privata e sagome di edilizia pubblica. I volumi esistenti, se confermati, verranno detratti dal

Fig.40_Vista distretto C1.1_Fonte: google heart pro, 2016


L'ambito di analisi | 143 volume massimo ammissibile. Nell’area ceduta gratuitamente alla Pubblica Amministrazione è prevista la realizzazione di edifici pubblici, secondo programmi stabiliti dal Comune ed edilizia residenziale sociale. La realizzazione delle attrezzature pubbliche non è condizionata da alcun limite volumetrico o di altezza e sarà definita dal progetto esecutivo del DUP. Per il DUP C1.7 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale (aree asservite) = 0.2 mc/mq

- indice densità territoriale (aree non asservite) = 0.5 mc/mq - altezza max PRIVATA = 7.5 m

- altezza max PUBBLICA = 10 m - n° max piani fuoriterra = 2, interrati = 1 - superficie totale del distretto = 52817 mq

- superficie totale dei lotti edificabili = 21126 mq - superficie pubblica da cedere = 31690 mq

- indice densità territoriale COMPLESSIVO = 0.8 mc/mq - indice densità territoriale PUBBLICO = 0.3 mc/mq - indice densità territoriale PRIVATO = 0.5 mc/mq

- volume edilizio max RESIDENZIALE realiz. = 42253 mc - volume edilizio max PUBBLICO PRESIDENZIALE realiz. = 15845 mc L'attuazione nel DUP C1.7 è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU (NTA e Schede di dettaglio in fig.39) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Per quanto riguarda il distretto urbano DUP C2 (fig.27), questo, è ubicato ai margini del nucleo industriale di Tito (Zona D1) ed è delimitato dalla strada che porta a Tito Scalo. L’area è priva di opere di urbanizzazione secondarie e necessita di un adeguamento degli standards urbanistici. Per il DUP C2 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale (aree asservite) = 0.2 mc/mq

- indice densità territoriale (aree non asservite) = 0.5 mc/mq - altezza max PRIVATA = 7.5 m

- altezza max PUBBLICA = 10 m - n° max piani fuoriterra = 2, interrati = 1 - superficie totale del distretto = 30287 mq

- superficie totale dei lotti edificabili = 14000 mq - volume edilizio max realizzabile = 5600 mc

NB. Le volumetrie massime realizzabili sono state calcolate assumendo come indice unitario di fabbricabilita territoriale 0.4 (media tra IDF aree asservite e aree non asservite), in quanto l'ufficio tecnico non ha ultimato l'elaborato relativo agli asservimenti che sarebbe stato utile al fine di individuare tali aree.

Analysis

- volume edilizio max PRIVATO RESIDENZIALE realiz.= 26408 mc


Ad ogni modo l’indice di densità territoriale di 0,2 mc/mq va applicato alle aree già asservite che fanno parte del distretto da realizzare. L’indice di densità territoriale di 0,5 mc/mq va applicato alle aree non asservite che fanno parte del distretto da realizzare. L'attuazione nel DUP C2 è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Il distretto urbano DUP C2a (fig.37), è parte del distretto urbano DUP C2. L’area è stata destinata alla costruzione ed all’esercizio di un impianto di distribuzione stradale di gas metano, attualmente funzionante, Questo è comprensivo di strutture di alloggiamento delle apparecchiature costituenti la stazione di rifornimento, di locali destinati a servizi accessori quali ufficio del gestore, magazzini, servizi igienici oltrechè a locali destinati ad attività commerciali, ristorative e per il tempo libero. Per il DUP C2a valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale (aree asservite) = 0.2 mc/mq

- indice densità territoriale (aree non asservite) = 0.5 mc/mq - altezza max = 7.5 m

- n° max piani fuoriterra = 2, interrati = 1 - superficie territoriale = 10000 mq

- indice densità territoriale = 1 mc/mq

L’area che costituisce il distretto DUP C6 è ubicata ai margini con l'ambito extraurbano di Tito Scalo. Secondo il R.U. l'area è posizionata in una zona particolarmente adatta ad essere utilizzata in termini di edilizia residenziale privata e di tipo sociale. Per il DUP C6 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale (aree asservite) = 0.2 mc/mq

- indice densità territoriale (aree non asservite) = 0.5 mc/mq - altezza max PRIVATA = 9 m

- altezza max PUBBLICA = 10 m - superficie totale del distretto = 106000 mq

- superficie totale dei lotti edificabili = 42400mq - superficie pubblica da cedere = 63600 mq

- indice densità territoriale COMPLESSIVO = 0.8 mc/mq - indice densità territoriale PUBBLICO = 0.3 mc/mq - indice densità territoriale PRIVATO = 0.5 mc/mq

- volume edilizio max RESIDENZIALE realiz. = 85280 mc

- volume edilizio max PUBBLICO PRESIDENZIALE realiz. = 31800 mc - volume edilizio max PRIVATO RESIDENZIALE realiz.= 53000 mc L'attuazione del DUP C6 è subordinata all’approvazione di un Piano At-


L'ambito di analisi | 145

Fig.41_Vista distretto C1.4, C1.5 e C1.6_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016

In ambito Periurbano APU, le aree private e gli edifici da riqualificare e completare, anche con interventi di nuovo impianto, sono da realizzarsi sulla base di Piani Operativi (art. 15 L.R. n. 23/99). Le aree Periurbane APU sono state ulteriormente suddivise in relazione alla loro prevalente destinazione d’uso, in APU1 – APU2 – APU3. APU1: Aree Periurbane di tipo prevalentemente Commerciale ed Artigianale da completare e riqualificare; Per l'area APU1 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - altezza max = 7.5 m

- superficie totale = 55920 mq

- superficie totale lotti edificabili = 22110 mq - indice di densità territoriale:

(aree non asservite a fabbricati esistenti) =

0.3 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile = 6633 mc APU2: Aree Periurbane di tipo residenziale prevalentemente Rurale da completare e riqualificare; Per l'area APU2 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - altezza max = 7.5 m

Analysis

tuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU (NTA e Schede di dettaglio in fig.39) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori.


Fig.42_Vista distretto C6_Fonte: google Earth Pro, 2016

- superficie totale = 18930 mq

- superficie totale lotti edificabili = 9300 mq - indice di densità territoriale:

(aree non asservite a fabbricati esistenti) =

0.1 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile: (all'interno dell'ambito analizzato) =

930 mc

APU3: Aree Periurbane di tipo prevalentemente residenziale da completare e riqualificare. Per l'area APU3 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - altezza max = 7.5 m

- superficie totale = 116200 mq

- superficie totale lotti edificabili = 38800 mq - indice di densità territoriale:

(aree non asservite a fabbricati esistenti) =

0.3 mc/mq

- volume edilizio massimo realizzabile: (all'interno dell'ambito analizzato) =

11640 mc

L'attuazione nelle aree denominate APU, è subordinata all’approvazione di un Piano Operativo (art. 15 L.R. n. 23/99) redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori.


L'ambito di analisi | 147 In assenza di P.O. saranno consentiti solo interventi sugli edifici esistenti purché legittimi, o condonati, o in corso di condono, o comunque sanabili secondo le disposizioni che regolano la materia. I P.O. saranno soggetti alle condizioni perequative dettate dall’amministrazione comunale e dovranno comunque rispettare l’applicazione degli standards urbanistici minimi previsti dalle norme. L'ambito extraurbano viene individuato dal R.U. di Tito nelle zone riportate di seguito. Zona D1 (Area di Sviluppo Industriale) Il perimetro coincide con quello di pertinenza del Consorzio sviluppo industriale di Potenza (Agglomerato di Tito) così come previsto dall’ampliamento della zona approvato ed analizzato in precedenza. Nella zona D1. saranno consentiti: - Regime di intervento: definito dal piano A.S.I. - Regime d’uso: definito dal piano A.S.I. - Regime Urbanistico : definito dal piano A.S.I..

Analysis

Fig.43_Vista d'insieme dell'area PIP di Tito_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016

La Zona D2 (zona per gli insediamenti produttivi in attuazione del PIP) destinata agli insediamenti produttivi P.I.P. è compresa tra la strada statale 95 all'altezza dello svincolo dell'autoetrada fino all'incrocio di Rione Mancusi, in direzione Brienza, ed è contornata a nord - est dal tessuto aree edificate ed edifici compresi in tessuti di valore storico ambientale ed aree edificate ed edifici compresi in tessuti ubicati ai margini dell'abitato (aree complesse da riqualificare). L'ambito, di valenza comunale (fig.37), è disciplinato dal Piano attuativo vigente P.I.P. approvato con D.P.G.R. 614 de 26/06/1992 e dalle modifiche normative regolarmente approvate dall’amministrazione Comunale.


Per la zona D2 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice di copertura max r= 0.3 - altezza max = 13 m - distanze dai confini del lotto = 5 m - distanze dai fabbricati min 10 m - superficie totale = 339930 mq

- superficie totale lotti edificabili = 141900 mq - volume edilizio massimo realizzabile = 552500 mq

Nella Zona D3a e D3b (Area Extraurbana attrezzature sportive e Servizi) potranno realizzarsi attrezzature sportive (piscine, centro benessere, campi sportivi polivalenti), attività commerciali inerenti il settore sportivo, e valgono i seguenti parametri urbanistici e quantitativi: - indice di densità territoriale = 0.6 mc/mq - altezza max = 10 m - superficie totale = 46380 mq

- superficie totale lotti edificabili = 20480 mq - volume edilizio massimo realizzabile (residua) = 12300 mq NB. Le zona è stata interessata, di recente, dal completamento di una volumetria pari a 38100 mc, costituita da 3 corpi di fabbrica (fig.44). La struttura ospiterà una piscina olimpica ed una pista di pattinaggio su ghiaccio, dotata di parcheggi sotterranei. I lavori di ultimazione sono in attesa dell'adeguamento delle condutture idriche.

Attuazione ad intervento diretto. La Zona D4 (Area Extraurbana - Centro di raccolta e demolizione autoveicoli), è posta sulla strada provinciale che dallo svincolo autostradale di

Fig.44_Vista delle aree D3a e D3b_ Fonte: google Earth Pro, 2016


L'ambito di analisi | 149 Tito Scalo porta a Picerno. Nell’area è operante un’attività di “Centro di raccolta demolizione veicoli”. Il complesso industriale esistente necessita di adeguamenti e di ampliamenti finalizzati all’ottimizzazione della produzione. Il lotto dovrà essere opportunamente mascherato, soprattutto nelle parti contenti i rottami. I mascheramenti, effettuati prevalentemente a verde, dovranno essere oggetto di tavole progettuali specifiche. La Zona D5 (Area Extraurbana destinata a Servizi Generali), è stata utilizzata in passato con funzioni legate alla produzione essendo presenti edifici e capannoni di tipo industriale. Per gli edifici esistenti è consentito l’esercizio di tutte le funzioni produttive, artigianali e commerciali. Sui terreni non interessati da edificazione e non asserviti alla realizzazione di manufatti edilizi, il R.U. consente di realizzare nuove edificazioni. In tal caso verrà redatto un piano attuativo da concordarsi con l’Amministrazione Comunale. Per la zona D5 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale COMPLESSIVA = 0.5 mc/mq - indice densità territoriale PRIVATA = 0.3 mc/mq

- indice densità territoriale PUBBLICA = 0.2 mc/mq - altezza max = 7.5 m

- superficie totale = 80900 mq

- superficie totale lotti edificabili = 40380 mq

- volume edilizio massimo realizzabile PRIVATO = 4850 mc

L’area complessiva da cedere al comune sarà del 60% dell’area inclusa nel piano attuativo, da riservare alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie. In tali aree l’Amministrazione Comunale realizzerà la quota volumetrica di sua spettanza. I costi per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria sono a carico dei soggetti proponenti. La Zona F1 (Area Extrature sportive pubbliche, è destinata ad attrezzature polifunzionali prevalentemente nel settore sportivo. L’area è in fase di completamento essendo quasi del tutto realizzato il campo sportivo con annessi spogliatoi e tribune ed un immobile destinato ad attività polifunzionali. Si conferma, pertanto, quanto contenuto nel DPGR 547 del 16.06.91. L’area risulta riperimetrata rispetto alla precedente superficie del PRG in quanto Il programma edilizio nel distretto non necessita di tutta l’area già vincolata a zona F1 nel precedente PRG. Le Zone F2D1, F2D2 , F2C e F2B (Area Extraurbana - Servizi generali in corso di attuazione del Piano Particolareggiato) sono tutte ubicate alla destra dell’Autostrada “Potenza - Sicignano” per chi viene dal capoluogo. L’asse portante della viabilità delle suddette zone è la statale SS n. 94. Le zone F2D1, F2D2 e F2C sono definite e normate dai rispettivi Piani Particolareggiati approvati ai quali si fa riferimento per tutto quanto attiene alle loro realizzazioni . Allo stato attuale risultano quasi tutti assegnati i lotti individuati dai rispettivi piani, moltissimi sono i lotti in corso di attuazione;

Analysis

- volume edilizio massimo realizzabile PUBBLICO = 4850 mc


molti sono terminati e funzionanti. La zona F2B si dispone invece sulla sinistra dell’Autostrada. Questa zona, disciplinata dal Piano Particolareggiato approvato, non è ancora partita nella sua realizzazione. Per tutto ciò che attiene l’attuazione degli interventi nelle zone F2D1, F2D2, F2C e F2B si fa riferimento alle norme e ai grafici previsti dai rispettivi Piani di Attuazione approvati.

Per le zone F2D1, F2D2, F2C e F2B valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici: - indice densità territoriale = 3 mc/mq

- superficie coperta max 0,20 della superficie territoriale h max 15,00 m - superficie coperta max 0,25 della superficie territoriale h max 12,00 m - superficie coperta max 0,30 della superficie territoriale h max 10,00 m - lotto minimo = 5000 mq - superficie totale F2D1 = 299620 mq - superficie totale F2D2 = 126520 mq - superficie totale F2C = 98140 mq

- superficie totale F2B = 365360 mq

- superficie totale lotti edificabili F2D1 = 160000 mq - superficie totale lotti edificabili F2D2 = 39620 mq

- superficie totale lotti edificabili F2C = 138600 mq - superficie totale lotti edificabili F2B = 275000 mq

- volume edilizio massimo realizzabile F2D1 = 480000 mc - volume edilizio massimo realizzabile F2D2 = 118860 mc - volume edilizio massimo realizzabile F2C = 415800 mc - volume edilizio massimo realizzabile F2B = 825000 mc

Fig.45_Vista del centro Santa Cecilia nei pressi del campo di calcio Santa Venere, compresi nella zona F1_Fonte: elaborazione dell'autore, febbraio 2016


L'ambito di analisi | 151 Nel territorio esterno (zone agricole) il Sistema Insediativo ed il sistema relazionale, vengono disciplinati e definiti dall’art. 2 della legge regionale 23/99.

Analysis

Fig.46_Legenda dell'elaborato 6.02 - regimi d'intervento, d'uso ed urbanistici nell'ambito di Tito scalo_Fonte: R.U. del Comune di Tito, agosto 2012


Fig.47_Elaborato 6.02 - regimi d'intervento, d'uso ed urbanistici nell'ambito di Tito scalo_Fonte: R.U. del Comune di Tito, agosto 2012


L'ambito di analisi | 153

Analysis


L'ambito del PIP di Picerno (Serra del Cerro) 2578000,000000

2578500,000000

850.3

830.1

845.4

837.4

835.0

888.4

862.0

858.4

861.9

893.5

867.4

911.1

908.6 906.4

906.7

872.9

828.6

911.6

909.8

901.4

881.0

rto

870.3

Mo

836.7

852.4

Piano per Insediamenti Produttivi in Località Serra del Cerro

906.5

844.1

833.0

831.2

839.2

868.7

4496500,000000

849.9

903.4

887.7

905.5

896.7

860.6

899.5

902.8

903.7

834.7

825.9

901.4

854.1 865.1

831.3

874.4

900.4

901.4

888.9 832.7

860.3

842.3

900.5

850.4

899.0

871.2

894.7

895.6

827.8 835.1

855.1

Statale

860.3 850.9

842.8

896.7

867.3

829.1 823.3

896.4

901.6

895.0

894.1

873.3

891.2

840.7

829.7

896.7

895.2

895.1

884.4 879.6

F1-S.P83

889.9

891.4 888.1

822.9

886.3

838.4

891.0

860.6 890.8

o 850.0

F2-S.P83

883.7

876.8

897.4

888.5

884.0

882.6 884.3

883.3

852.9

839.5

872.7

876.7

885.9

883.1

886.2 873.7 F4-S.P83

879.6

859.2

888.1

2

876.8 868.4

842.3

F3-S.P83

881.4

860.0 849.0 833.1

890.9

883.6

849.5

825.7

Monte li Foi

881.8

879.6

856.3

896.4

895.0

1

886.8 844.1

C

898.1 C.URBANO

886.7

886.8

Porc

870.9 839.9

830.0

888.7

887.1

854.5 845.2

822.7

903.5

906.2

4496500,000000

828.7

826.4

877.6

839.8 834.7

863.6

854.9

Serra del Cerro

880.4

878.0 871.7

879.4

876.8 880.1

861.6

841.1

882.1

876.3

873.9

872.1

877.7

844.9

881.2

880.7

874.5 868.4

849.7 845.2

867.7

859.3

879.5 877.4

855.5

877.1

846.6

847.6

875.6 864.8

874.8

867.6 865.4

94

851.6

852.7

877.5

872.9

851.6 849.7

872.9

869.6

870.9

874.1

871.3

864.7 852.4

871.2

865.7

877.7

870.1

860.8

855.9

873.9

868.7

873.4

Via

848.5

868.5

862.9

873.8

875.9

867.2

857.8

857.5 860.1

rra

868.6

871.2

872.5

Se

873.4 868.5

Strada

lt a

867.6 858.7

860.6

862.7

866.5

870.1 862.3

869.6 854.4

858.1

862.4

856.4

854.7

862.6 856.8

856.5

866.9

Sta

848.9

862.4 861.6

854.1

Via

864.0

853.5

864.0

848.7

860.6

859.2

849.9

855.6

860.2

850.7 849.2

863.2

849.3

860.3

847.9

Vicinale

859.8

845.7 838.5

844.0

856.3

847.5 836.7

849.4

838.7 840.0

846.2

843.1

Ser

860.0

853.3

853.8

859.3

ralta

857.4 840.9

ai sensi d

94

850.3 857.1

861.7 853.8 846.2

847.2

844.8

840.1

859.1 848.6

847.3

850.8

841.2

860.5 855.5

REGO

854.6

861.7

857.1

860.6

tale

852.3

863.2

863.3

853.3

859.5 849.0

867.2 861.8

851.3

865.5

850.9

867.5

858.5

858.8

866.6

865.8

862.6

862.6 864.5

865.5

871.1

860.8

866.3 863.3

867.4

865.2 862.9

870.6

da

867.5

Stra

853.7

Cantoniera

Impianto distribuzione Metano

857.3

862.6

834.6

858.7

836.4

837.1

834.4

837.3 853.7 831.0 845.4

846.9

856.2

847.0

849.4

839.1

838.2

854.4

855.1

832.6

829.4

830.5

834.1

848.4

830.2

851.0

855.8

830.5

4496000,000000

4496000,000000

832.6

843.9 832.2

852.1 847.6

852.8 852.6

851.6 843.8

853.1

838.2

834.7

Stra da

838.6 827.7

847.6

836.3

822.2

828.5 821.9

Della

848.0

832.3

849.1

845.2 849.9

821.5

846.3

838.2

830.1

836.8

840.5

848.3

N° Elaborato:

820.1

820.9

843.7 819.5

837.7

838.7

832.6

844.9 842.0

822.3

833.8

837.7

836.1

827.4

840.8 841.1

829.2

815.7

Serra

844.4

di sopra

829.9

843.6

Via

842.1

833.6

838.6

814.8

2.05

813.9

823.2 816.2

841.9 831.2

836.6

838.9

820.1

828.8

833.2

832.5

833.9

821.7

811.1

813.2

Stato local Serra

824.5

834.3

819.2 830.2

810.9

817.7

821.3

828.7

835.6

832.2

825.2

828.5

ale Stat

Agricola

813.5 811.9

814.7

834.7

838.2

835.4

817.7

836.7

Azienda

836.9 830.3

813.2

824.3

830.2

831.4 824.9

825.5

817.9

817.8

825.1

845.1

Masseria Tirone

825.9

822.2

826.2

842.4 848.7

840.5

838.7

827.2

823.2

844.5

844.9

832.1

828.1

838.7

834.8

Legenda

810.8

814.0

818.2

808.6

830.6 821.9

822.9

831.4

828.8

826.3

815.0 831.9

817.9 824.1

Limite Piani Insediamenti Produttivi

811.4

828.7 826.5

831.5

819.2

806.1

821.7 823.8

815.4

820.8

825.1

819.7

819.0

Edifici Esistenti

827.5

818.5

814.9

826.4

822.4

827.7

817.9

815.4

Piano Particolareggiato SERRA DEL CERRO 804.2

829.9 826.7

Masseria Tirone di sotto

818.0

810.3

823.3 806.9

808.4

827.1

819.9

818.1

812.5 824.8

813.1

Lotti di progetto non attuati

819.4

PROGETTISTI - CONSULEN

819.5

807.8 807.8

809.9

814.6 799.2

Aree di pertinenza degli edifici esistenti 802.6

811.7

809.8

805.8

814.2

825.2

816.1

810.4 801.2

818.6

822.9

819.4

814.4

815.0

Dott. Ing. Leonardo Zacc

809.3

826.2

822.4

813.2 814.9

808.1

RESPONSABILE U.P. E PRO

809.3

826.2

816.6

809.0

811.5

807.8

802.4

813.4

808.0

814.2

820.2

811.1

802.9

Attrezzature collettive

821.4

824.7

806.9

812.0

Prof. Arch. Piergiuseppe

Verde alberato di rispetto 805.0

823.7 817.9

812.9

805.4

822.4

801.3

(coordinatore)

799.6

808.0

793.9

Rac cord o

791.0

796.3 799.0

801.4

793.8

805.6

803.6

808.0

806.9

Sicignano

Autostradale

823.3

Verde pubblico attrezzato

819.5

807.0

807.9 807.7

Dott. Ing. Gianvito Curci Fig.48_PIP Serra del Cerro, comune di Picerno_Fonte: R.U. del Comune di Picerno. ottobre 2012

807.0

817.2

805.3

Le aree sono destinate ad insediamenti per attività produttive, in particolare di tipo artigianale. Il RU prevede un limitato ampliamento dell’area PIP indicata nel previgente PRG. La zona D in località Serra del Cerro e’ destinata alla realizzazione di costruzioni per attività artigianali, industriali, commerciali e turistiche di tipo ricettivo. Quest’ultima destinazione dovrà’ Piano per Insediamenti Produttivi in Località Campi di Donei essere prevista in misura non superiore al 5% della superficie complessiva di tutti i lotti. Nell’ambito dì un singolo lotto potrà essere previsto un solo tipo di insediamento, ad eccezione di destinazioni miste artigianali-commerciali e commerciali-turistiche di tipo ricettivo. Gli interventi previsti potranno essere realizzati sulla base dei seguenti indici e norme: 822.2

808.8

95

814.5

789.8

Dott. Arch. Daniela Marc

806.2

809.6

Viabilità di progetto e parcheggi pubblici

813.1

810.0

804.1

794.2

801.5

790.1

791.8

812.7

796.0

784.6

809.7

2578000,000000

4498000,000000

806.5

Raccordo Autostradale Sicignano Potenza

814.7

811.8 802.3 800.7

796.2

808.1

808.5

806.5

803.0

801.2

798.7

Potenza 807.4

805.0 795.5

807.0

807.7

801.1

2578500,000000

2574000,000000

2574500,000000

2575000,000000

542.5

592.6

536.2

580.9

588.8

605.2

562.9

573.0

624.7

608.3

582.7

551.8

598.8

577.3

Provinciale

639.5

619.3

602.2

585.4

542.3

624.3

595.8

Chiesa Immacolata Concezione

579.6

558.3

608.1

593.5

607.2

591.1

563.5

627.8

628.3

617.6

583.4

637.1

604.2

574.6

541.8

Zona per Impianti di tele

632.6

619.2

588.1

570.4

551.2

4498000,000000

791.7

587.6

558.5

594.5

617.5

547.9

626.6

610.9

614.8

579.2

567.4

608.3

F1-S.P83

627.7

625.4

C.URBANO

n. 94

Comunale

564.9

596.1

588.3

572.3

547.3

624.4

604.8

604.6

555.6

621.6

623.6

582.4

F2-S.P83

619.8

618.9

610.2

562.6

F1-S.P83

616.2

603.7

625.0

F3-S.P83

560.0

625.2

622.4

569.4

599.7

594.8

583.1

575.4

Casa Russillo

614.7

616.9 F4-S.P83

610.7

• indice massimo di copertura: 1/4 della superficie del lotto; 574.6

610.7

606.9

Serra del Cerro

618.4

623.6 619.6 F4-S.P83

575.7

593.1

609.6

607.8

576.2

605.6

580.8

607.1

605.1

• altezza massima non superiore a ml.12, ad eccezione di impianti particolari e dei volumi tecnici; 576.3

562.2

576.5

F3-S.P83

620.9

616.7 618.1

14

569.8

F2-S.P83

630.5

2

570.6

557.2

565.5

631.7

Monte li Foi

1

609.7

603.1

603.1

576.5

607.2

601.5

611.3 613.3

603.5

588.3

566.8

596.2

567.0

592.6

596.9

593.1

588.0

573.0

572.3

604.4

593.5

584.4

597.0

569.1

614.5

Serralta

566.3

606.4

578.0

558.5 578.1

557.5

568.4

595.6

• per ogni 100 mq. di superficie lorda di pavimento degli edifici previsti per attività produttive o per attrezzature sportive dovranno prevedersi almeno 40 mq. di spazi da destinare a parcheggi, aggiuntivi a quelli di cui 569.9

607.2

562.5

558.6

566.3

610.9

602.3

555.8

600.4

586.3

606.5

602.8

602.6

545.9

553.3

562.9

606.4

608.1

596.9

551.8

587.0

598.8

568.5

535.1

537.2

586.9 548.9

554.2

598.5

6

561.4

5

609.2

609.3

7

619.5

10

616.9

11

12

593.6

610.7

614.5

615.5

9

578.5

609.1 612.6

617.3

8

534.2

606.7

611.9

610.4

609.6

608.8

534.3 575.1

3

4

1

2

Strada

4497500,000000

603.4

590.6

565.3

624.3 618.4

614.7

621.3

623.6 621.3

618.4 617.6

548.2

603.6

568.6

612.9

625.2

618.2

628.7

13

618.6 578.9

630.7

616.4

596.7

600.6

635.0

627.2

623.1

561.5 589.8

626.9

15

577.6

607.3

630.1

611.8

626.4 635.0

601.1

625.3

le

620.9 569.1

Comuna

550.4

606.4

635.6 639.5

4497500,000000

609.6

553.9

547.6


L'ambito di analisi | 155 all’art.16 della legge 6.8.1907 n. 765 (un metro quadrato ogni 20 mc. di costruzione) Allo stato attuale l'area risulta occupata da sole tre aziende. I rimanenti lotti sono liberi e non è stato effettuato alcun intervento relativo alle infrastrutture, spazi collettivi, verde pubblico attrezzato e verde alberato di rispetto. La volumetria massima realizzabile ammonta a circa 327.000,0 mc

Analysis

Fig.49_Vista insediamenti PIP di Picerno_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

L'ambito del Pantano di Pignola L’ambito del Pantano di Pignola é definito dal Piano Territoriale Paesistico Sellata – Volturino come sub-area del sistema urbano-industriale-terziario del potentino. E’, quest’ultimo, il più consistente sistema urbano della Basilicata: comprende il capoluogo di regione (Potenza) con le primarie attività terziarie pubbliche e private in esso allocate, l’importante comparto industriale dell’asse Potenza-Tito (secondo, in Basilicata, alla sola area industriale del melfese) ed esprime un peso demografico di circa 120.000 abitanti, pari al 20% dell’intera popolazione regionale. Questo sistema, non organicamente pianificato, esprime una significativa domanda insoddisfatta di residenze, servizi, attrezzature culturali, terziarie e ricreative, che si origina, prevalentemente, dal capoluogo. L’area del Pantano di Pignola è agevolmente collegata all’area industriale di Tito ed al centro urbano di Potenza. Ciò ha determinato una notevole pressione residenziale parzialmente contrastata, all’epoca della formazione del Piano, dal vincolo d’intrasformabilità temporanea introdotto in attuazione della Legge Galasso. Il Piano Particolareggiato Esecutivo con specifica considerazione dei valori ambientali “Pantano di Pignola” è, strumento di pianificazione attuativa del Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta “Sellata – Volturino”, e Piano Urbanistico Attuativo. Redatto dal Comune di Pignola, approvato


dalla Regione Basilicata con le procedure della pianificazione paesistica regionale. La piana del Pantano costituisce l’estremo lembo settentrionale dell’ampio sistema ambientale dell’Appennino Lucano, che si sviluppa lungo la direttrice montuosa ad andamento Nord - Ovest Sud - Est definita dal complesso degli Alburni, del Sirino e del Cervati. In esso sono stati istituiti 2 parchi nazionali (Cilento-Vallo di Diano, Appennino Lucano-Val d’Agri e Lagonegrese), di cui l’ultimo citato si sviluppa dalle propaggini del potentino (comprendendo il centro storico di Pignola e sfiorando l’area del Pantano) alla costa di Maratea, al Monte Raparo, ai lembi dell’antico bosco golenale dell’Agri ed allo spartiacque del Vallo di Diano, ove si collega all’altro. Il Piano considera l’ambito come parte integrante del vasto sistema ambientale dell’Appennino Lucano, con la specificità di costituire la porta di accesso ad esso dal sistema urbano del potentino. In tale contesto viene assunto, in primo luogo, l’obiettivo della tutela e conservazione del ricco sistema delle risorse naturali e del sistema minuto, ma stratificato sul territorio, delle preesistente insediative e storico-testimoniali, promuovendo, ad un tempo, lo sviluppo delle attività turistiche, produttive e terziarie compatibili. Una particolare attenzione è, pertanto, riservata a prefigurare una serie varia ed articolata di opportunità per il turismo naturalistico ed ambientale, attraverso green ways che attraversano l’ambito, attraverso la possibilità del riuso per attività ricettive turistiche ed agrituristiche di complessi edilizi oggi abbandonati e/o sottoutilizzati, attraverso “l’aiuto” alla natura alla riappropriazione dell’area umida, attraverso la proposta del riadeguamento formale e funzionale dell’anello viario circumlacuale che, da pericolosa pista carrabile, potrà trasformarsi in strumento per lo svolgimento di sicure pratiche sportive e di svago. Lo sviluppo dell’attività residenziale è commisurata prioritariamente alle esigenze della popolazione locale, anche in considerazione degli incrementi che lo sviluppo di nuove attività ed il permanere di quelle tradizionali, potrà determinare. Si è, inoltre, tenuta in considerazione la domanda residenziale e ricettiva che potrà essere determinata dalla valorizzazione turistica. Il parametro di controllo della crescita residenziale, come di tutte le altre attività, è, tuttavia, sempre rappresentato dalla capacità dell’area di accogliere trasformazioni che non ne snaturino i caratteri costitutivi. In tal senso il Piano, non potendo operare una previsione demografica che potrebbe essere elaborata credibilmente solo in sede di Piano Territoriale di Coordinamento del potentino (oggi Piano Strutturale Provinciale), ha assunto come soglia di riferimento massima la previsione dell’allora vigenti PRG di Pignola ed Abriola (l’altro comune rientrante nell’ambito), entrambi risalenti agli anni ’80, e li ha sottoposti a verifica rispetto all’obiettivo della conservazione delle caratteristiche ambientali, paesistiche ed insediative dell’area. Tale verifica ha portato a dimezzare le previsioni insediative dei PRG. L’obiettivo della conservazione dei caratteri consolidati e qualificanti del paesaggio e del completamento della parte “incompiuta” dello stesso costituisce un altro aspetto cui il Piano ha assegnato particolare attenzione. La limitazione – in aree ad elevato pregio – delle attività antropiche si accompagna, quindi, ad un dettagliato sistema grafico e normativo d’in-


L'ambito di analisi | 157

Analysis

Fig.50_Regimi Normativi, PPE Pignola Pantano_Fonte: R.U. del Comune di Pignola, 2010


dicazioni vincolante in merito alla forma dell’antropizzazione, ancorato al rispetto dell’insieme delle regole che – nel tempo – hanno presieduto allo sviluppo del sistema insediativo.

Fig.51_Vista dell'area del lago Pantano di Pignola_Fonte: panoramino. com, 2015

L'ambito extraurbano di Potenza Negli Aggregati Edilizi, in ambito extraurbano, il RU di Potenza prevede l'attuazione per intervento diretto, consentendo i seguenti usi: − Uso Insediativo R1 (limitatamente agli edifici esistenti ed in caso di attivazione di quanto previsto al successivo comma 2) e R3; − Uso Produttivo P3.1b e, con le limitazioni di cui al successivo comma 4, P3.3, P5.1, P8.1, P9, P10.3 (limitatamente agli Ostelli); − Uso infrastrutturale e tecnologico TN. − Uso Culturale e Ricreativo per il tempo libero TC1, TC3 (limitatamente a discoteche e sale per la musica e di massa all’aperto o con copertura temporanea con salvezza delle aree di rispetto previste per la prevenzione dell’inquinamento acustico) e TC4 (impianti sportivi all’aperto o con copertura presso statica compresi quelli per cinofilia, purché di piccole dimensioni e che non richiedano aree di rispetto). Per incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente possono essere attivati interventi di: svolgimento di attività volte alla produzione ed alla commercializzazione di prodotti tipici locali; adeguamento abitativo, consentendo un ampliamento del costruito pari a 0.03 mc/mq; ampliamento per uso residenziale, che può essere ottenuto agendo sul cambio di destinazione d’uso di locali, facenti parte dello stesso immobile o demolizione


L'ambito di analisi | 159

Comune di Potenza - Unità di Progetto "Programmi Complessi - Ufficio Piano Urbanistico" Dirigente arch. Carlo Di Vito - Consulente Generale prof. arch. Giuseppe Campos Venuti - Consulente Scientifico-Operativo prof. arch. Federico Oliva

Comune di Potenza REGOLAMENTO URBANISTICO

REGOLAMENTO URBANISTICO

Ambito Extraurbano - Perimetrazione Aggregati Edilizi

scala 1 : 5.000

Ambito Extraurbano - Perimetrazione Aggregati Edilizi

0

125

250

500 Metri

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#

P2 - a 7

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2585000

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1150

# #

2584000

#

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2583000

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2582000

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2581000

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50 11

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15068

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850

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825

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875

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875

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1050

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R A V I Z Z O N E

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7

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90

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0

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1075

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# #

MASSERIA ROSA

6

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#

1100

#

#

MASSERIA PACE

#

950

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#

#

925

#

1125

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#

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#

#

11 00

#

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# #

#

5

#

DRAGONARA #

POGGIO S. MICHELE

#

# #

MASSERIA GIUZIO

#

4

3

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# # #

1100

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#

GIARROSSA RAVIZZONE

#

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15066

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1125 4499000

#

#

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1

GALLITELLO

#

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#

775

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#

1075 #

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#

DRAGONARA #

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1050

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Legenda

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FALCINELLA

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Perimetro dell'Ambito Urbano

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Aree da assoggettare a Piano Operativo (Comma 1 art.45 LUR)

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Aggregati Edilizi

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MASSERIA TRAMUTOLA DE L LA

CASE SCAVONE S.S. N.94 NO #

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MASSERIA CAGGIANI

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Comune di Potenza - Aerofotogrammetrico volo agosto 2004

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Fig.53_Vista aggragato edilizio in prossimità del raccordo autostradale, ai confini con il comune di Tito_Fonte: Google Earth Pro, 2015

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e ricostruzione di un o più edifici. Per incentivare una destinazione d’uso non agricola negli aggregati edilizi individuati dalla proposta di RU, il cambio di destinazione d’uso di locali legittimamente destinati ad uso diverso dalla residenza, in abitazione è consentito con asservimento di suoli nell’ambito dell’intero territorio comunale. 2582000

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Fig.52_Ambito Extraurbano - Perimetrazione Aggregati Edilizi_Fonte: R.U. del comune di Potenza, marzo 2009 2581000

Sistema di riferimento: Gauss Boaga, Roma 40 fuso EST

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In fine, tra gli elaborati e le norme tecniche analizzate è emerso che l'idea di base di previsioni urbanistiche, nell'ambito di Tito scalo, stenta a generare un riassetto urbanistico del territorio e non si risolverà in alcun modo la commistione tra i diversi edifici insediatisi negli ultimi dieci anni. I Piani Particolareggiati evidenziano che le previsioni approvate dal consiglio Comunale in ambito urbanistico non presentano alcun carattere ri-organizzativo, non hanno alcuna relazione con l'ambiente circostante e non tengono conto dei parametri minimi di esposizioni degli edifici per garantire luce solare e ventilazione al fine di risparmiare energia proveniente da fonti non rinnovabili. Esempio eclatante è il DUP C6 ed il C1.7: nel primo è stata ipotizzata un'edificazione residenziale a "spina di pesce", escludendo la possibilità di integrare le future residenze con il territorio esistente, acclività che caratterizza quella porzione di territorio; nel secondo caso gli edifici previsti sia pubblici che privati sembrano imitare le forme dello svincolo autostradale ed ancora una volta non vi è alcuna relazione con il costruito e l'ambiente circostante. Inoltre, in quella stessa zona risultano esserci problemi di dimensionamento delle condutture idriche in quanto si sono verificati episodi di abusivismo legati a norme urbanistiche incomplete ed al poco controllo del territorio. Anche l'individuazione dell'area PIP di Tito, a margine del centro abitato, non fu una scelta che prese in considerazione la qualità degli spazi destinati a chi vive o fruisce di questa zona, ma, ha privilegiato l'insediamento di nuove aziende che in molti casi, ad oggi, risultano inattive o non hanno mai iniziato l'attività prevista. In breve, verrano riportati i mc di previsione delle norme appena analizzate, suddivise per destinazione d'uso previste dal RU di Tito, al fine di poterle confrontare con quelle esistenti e poi con le previsioni che questo studio approfondirà nel capitolo successivo. La volumetria realizzabile è: Edifici del settore produttivo PIP = 552.500,0 mc Edifici del settore Terziario e dei servizi = 1.850.000,0 mc Edifici prevalentemente residenziali = 912.000,0 mc Edifici pubblici = 60.000,0 mc Il totale della volumetria realizzabile nell'area di Tito scalo ammonta a circa 3.370.000,0 mc. Per quanto riguarda l'area PIP in località Serra del Cerro, è evidente come questa non riesca ad attrarre investitori nel Comune di Picerno. Il Piano prevede l'insediamento di attività produttive, ma da più di dieci anni solo un salumificio ed un distributore di gas naturale hanno iniziato in questo luogo la propria attività. In questo ambito, come in quello di Tito scalo, è stata calcolata la volumetria massima realizzabile attribuendo ai lotti liberi di ogni area individuata dai regolamenti urbanistici il rispettivo indice fondiario e, ove assente il coefficiente di copertura, moltiplicato per l'altezza massima consentita. Da ciò è stato possibile calcolare la volumetria realizzabile nel PIP di Picerno che risulta essere pari a 327.000,0 mc e sommandoli alla volumetria totale consentita nell'ambito di Tito scalo si giunge a circa 3.680.000,0 mc. Questa volumetria ulteriormente sommata


L'ambito di analisi | 161 a quella realizzabile nella zona industriale di circa 1.880.000,0 mc lieviterebbe fino a 5.560.000,0 mc. Gli altri piani analizzati, ovvero il PPE del lago Pantano di Pignola e gli aggregati edilizi in area extraurbana di Potenza, sono stati esclusi dalla perimetrazione che include le analisi specifiche fin ora prese in considerazione, ciò non significa che non saranno importanti nella fase progettuale ma verranno riconosciute come aree a forte valenza naturalistica come, del resto, tutto l'intorno dell'ambito analizzato.

Analysis


2.3 Considerazioni Sulla base di tutte le informazioni acquisite durante il complesso studio svolto in quest'ambito, dalle discussioni con i responsabili degli uffici tecnici dei comuni coinvolti e con gli esperti del settore in generale è stato possibile comprendere come l'evoluzione degli eventi principali, sia di carattere storico sia urbanistico, abbiano portato il territorio coinvolto allo stato attuale. L'area industriale, essendo tra i primi agglomerati industriali ad insediarsi in Basilicata, avrebbe dovuto svolgere un ruolo di catalizzatore per lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Purtroppo ciò non è mai avvenuto per differenti motivi. In primis perché i cittadini di queste aree, se pure entusiasti di una realtà che avrebbe dovuto portare all'innovazione, sarebbero sempre stati legati alle attività che da sempre hanno svolto come l'agricoltura e l'allevamento. Inoltre perché la classe dirigente, da circa 50 anni non è stata in grado di valorizzare queste aree e sfruttare al meglio le risorse presenti sul territorio, come, ad esempio, accade per la gestione dell'ASI di Potenza incapace di attrarre investitori ed avendo un'area industriale che presenta circa il 40% delle aziende dismesse. Ulteriore motivo è l'annosa questione relativa all'inquinamento di falda che evidenzia, ancora una volta, come i pochi controlli sul territorio o il malaffare abbiano compromesso la sicurezza dei cittadini, facendo riconoscere l'area come un SIN (Sito di Interesse Nazionale) dovuto dall'eccessiva concentrazione di materiali pericolosi per il sistema ambientale e quindi per la salute degli abitanti. In ultimo perché le previsioni urbanistiche hanno generato commistione tra le diverse destinazioni d'uso dei fabbricati esistenti e abusivismo che ha comportato l'inadeguatezza, in alcune zone, degli impianti di approvigionamento e smaltimento delle acque. Ad ogni modo, tra il 2001 ed il 2011 (ultimo censimento Istat) il comune di Tito ha registrato un incremento demografico pari al 13,61%. Ciò si è verificato quando numerosi imprenditori del settore terziario, nell'ultimo decennio, hanno optato per il dislocamento della propria aziende, dal capoluogo di Regione all'ambito extraurbano di Tito scalo. In maniera parallela nuove attività di tipo commerciale si sono insediate nella medesima area. Questi avvenimenti si sono verificati per due motivi principali. Inizialmente perché l'area risultava sgombera da un'edificazione eccessiva, pertanto, le prime aziende hanno trovato una zona sostanzialmente capace di assorbire bene le esigenze degli imprenditori, fornitori, clienti etc. Successivamente perché molte aziende del potentino hanno trasferito in quest'area la propria attività per trarre benefici riguardanti l'accessibilità che ha implicato un risultato vantaggioso sotto il profilo economico. Un'altra questione da precisare è il mercato che in queste aree non è stabile in quanto la tendenza è quella di "fluttuare" tra il comune di Potenza e quello di Tito. Tutto ciò evidenzia come la vicinanza con il capoluogo di Regione e quindi con le maggiori infrastrutture (rete ferroviaria e raccordo autostradale Potenza - Sicignano) facciano di quest'area un punto fortemente strategico per uno sviluppo economico che potrebbe rilanciare il territorio Regionale. Per quanto riguarda le previsioni urbanistiche in merito alle volumetrie è


Considerazioni conclusive | 163 emerso che le massime consentite nell'area analizzata (suddivisa per le destinazione d'uso quali settore terziario e dei servizi, settore produttivo e aree a prevalente uso residenziale) ammontano ad un totale di circa cinque milioni e mezzo di mc. Nell'ipotesi, per assurdo, di voler concentrare questa volumetria a quella esistente in un unico edificio alto 10 m (che includa servizi, residenze, etc.) risulterebbe che la superficie coperta in rapporto all'ambito analizzato sarebbe di circa 1/5. E' possibile pensare una tale superficie coperta, in un'area in cui il terreno agricolo copre circa la metà dell'intero ambito analizzato? In relazione alle attrezzature ed ai sevizi che ad oggi risultano insufficienti è necessario pensare un ampliamento che costituisce circa il doppio della volumetria esistente? In merito alle analisi avanzate una risposta ferma la potrà dare il recupero di edifici ed attività dismesse e quindi la rigenerazione urbana in generale. Per attuare il recupero alcune scelte oculate potrebbero essere: - la realizzazione di un Nodo Intermodale di rilevanza nazionale, ciò potrebbe comportare benefici all'economia locale; - rendere fruibili i lotti dell'area "ex Liquichimica", grazie alla messa in sicurezza permanente del "bacino gessi", questa scelta risulterebbe potenzialmente strategica per lo sviluppo generale dell'agglomerato industriale;

- una pianificazione integrata, mirata ad un reale miglioramento dei servizi e delle attrezzature per i cittadini e fruitori dell'area, tra i comuni intorno al quale gravitano le reali risorse che un'area industriale può offrire dal punto di vista occupazionale. Queste ed altre strategie da intraprendere verranno trattate nel capitolo successivo e potranno sicuramente dare una spinta in più alla rinascita e ripresa da una situazione di stallo che vede coinvolto il territorio analizzato da molti, forse troppi, anni.

Analysis

- un'attenta pianificazione che tanga conto delle reali esigenze delle aziende insediate, capace di differenziare e sfruttare al massimo le volumetrie consentite dell'intera area industriale, e che possa garantire il recupero degli edifici e dei lotti esistenti evitando lo spreco di ulteriore superficie territoriale;


2.4 Bibliografia • Consorzio ASI Potenza, Business Plan "progetto preliminare per la realizzazione di un'area intermodale - area industriale di Tito scalo (PZ), aprile 2010 • Decreto del Ministero dell'Ambiente - Interporto di Tito, sezione: Decreto del Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo_DEC-VIA-2000-5333, 26.09.2000 • Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche, Stato delle procedure per bonifica al 1° giugno 2014, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare • Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio territorio e del mare regione basilicata, Progetto preliminare per la messa in sicurezza permanente con recupero funzionale e reindustrializzazione del "bacino gessi" all'interno dell'area ex Liquichimica - Sito di Interesse Nazionale di Tito (D.M. 468/2001), , marzo 2010 • Piano di caratterizzazione dell'area pubblica "ex Liquichimica", Relazione, Dipartimento Ambiente e Territorio Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale, Marzo 2004 • Piano regionale dei trasporti - linee strategiche e programmatiche, Dip. Ambiente e Territorio, Infrastrutture, OO.PP. e Trasporti della Regione Basilicata, Aprile 2015 • Piano territoriale paesistico di area vasta "SELLATA - VOLTURINO - MADONNA DI VIGGIANO", novembre 2012 • Programma Operativo Basilicata FESR 2007-2013 • PSM dell'hinterland potentino, Comune di Potenza, unità di progetto programmi complessi ufficio piano urbanistico • R.U. Comune di Picerno (ai sensi della L.R. 23/99 successive modifiche e integrazioni), ottobre 2012. • R.U. Comune di Pignola, recepimento delibere del consiglio comunale n.56 e 60/2010, novembre 2010. • R.U. Comune di Potenza, approvato in consiglio comunale con Delibera n. 13 del 31/03/2009 • R.U. Comune di Tito, approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 50 del 22.12.2011 • REGIONE BASILICATA, Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 Delibera CIPE n. 87/2012 ,Accordo di programma quadro per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica delle acque di falda e dei suoli nei Siti di Interesse Nazionale "Tito" e "Val Basento" • Rutigliano, L. C., Viggiani, G. (a cura di), Perché a Potenza, quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale, ASI, Potenza 1974. • Sito di Interesse Nazionale di "Tito" e "Val Basento" - Verbale della Conferenza di Servizi istruttoria del 19.11.2014.


Bibliografia | 165 • Tabella dei titoli a sei cifre della classificazione delle attività economiche, Ateco 2007 • Variante al Piano Regolatore Generale Area Industriale di Tito art. 29 comma 3 - L.R. n.7/2013 • Verbale di conferenza di pianificazione - oggetto: nuovo piano regolatore area industriale di Tito - (art.7 L.R. n.41 del 03.11.1998), 27, gennaio 2005 Sitografia consultata www.istat.it www.mattm.it www,regione.basilicata.it www.atc1potenza.it www.comune.tito.pz.it www.comune.potenza.it www.comune.pignola.pz.it www.comune.picerno.pz.it www.registroimprese.it www.mi.camcom.it www.autoritadibacino.basilicata.it www.regione.lazio.it www.catasto.it

Analysis

Sitografia consultata tra gennaio ed aprile 2016

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Project



3.1 Configurazione del progetto

Configurazione del Progetto | 169

3.1.1 Definizione della Vision Il termine Vision (visione) è utilizzato nella gestione strategica per indicare la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi, i goal-setter, e incentiva all'azione. Con il termine Vision si indica l'insieme degli obiettivi a lungo termine che si intendono definire in questo caso le previsioni urbanistiche, che comprendono vari fattori importanti, quali: visione generale del mercato, l'interpretazione di lungo periodo del ruolo del contesto analizzato in ambito economico e sociale. Sebbene venga di solito usato con riferimento ad imprese, il termine può essere utilizzato anche con riferimento ad associazioni o ad organizzazioni in genere, nonché in relazione ai singoli individui. Vision del progetto

“Incrementare la competitività del territorio attraverso la rigenerazione urbana e l’innovazione, perseguendo uno sviluppo sostenibile"

Project

La rigenerazione urbana, in particolare quella dei siti industriali dismessi, è la risposta che questo studio vuole dare per far emergere le peculiarità del territorio titese su uno scenario locale e regionale. Il fine è quello di valorizzare le risorse del territorio e riuscire a trarre il massimo dei vantaggi attraverso previsioni urbanistiche che tengano conto di vari fattori: dalle tematiche ambientali, agli aspetti sociali, dalla gestione industriale alle soluzioni in materia produttiva, innovative e sostenibili. Nella prima parte del lavoro sono stati descritti in maniera sintetica e puntuale alcuni esempi di recupero e rigenerazione di siti industriali dismessi che negli anni passati hanno costituito materia di studio e di approfondimento sul tema; è stato descritto il modo in cui questi sono riusciti a coniugare il recupero di vaste aree abbandonate dalla grande industria riconnettendo le stesse al tessuto urbano in modo integrato, con soluzioni innovative e sostenibili. Chiaramente ogni caso preso in esame è stato caratterizzato da differenti condizioni di sviluppo e di scelte strategiche. Nella seconda parte si è compiuta la descrizione del territorio di Tito per cercare di focalizzarne le risorse, le potenzialità, i bisogni ed i limiti; infine, in questo capitolo si è spiegato in che modo la dismissione industriale si presta come una vera e propria opportunità per il contesto analizzato e come l'idea di rigenerazione industriale, se pur parziale dell'area industriale di Tito, possa giovare al territorio circostante. L'idea è quella di applicare le attuali normative in materia di APEA per dare luogo ad un'area produttiva ecologicamente attrezzata e prediligere attività industriali che valorizzino realmente le risorse esistenti come la coltivazione, in particolare quella della canapa ad uso industriale. Inoltre si pensa di integrare queste attività con il contesto circostante in maniera da creare una vera e propria sinergia tra lo scenario economico, il contesto residenziale e commerciale così da rendere maggiormente attiva la popolazione e creare opportunità lavorative e di crescita. In sintesi il capitolo e, in generale, l'intero lavoro hanno la finalità di analizzare come un'area industriale pensata con i criteri appena descritti possa essere motore di sviluppo di un territorio e/o di una regione perseguendo una progettazione e previsioni urbanistiche integrate, capaci di rispettare l'ambiente in cui è situata.


3.1.2 Impostazione della Mission Nel percorso che porta alla rigenerazione di un'area industriale, la definizione di Mission rappresenta il momento di sintesi in cui vengono chiamati in causa tutti quegli elementi che fanno capire dove si vuole e si può arrivare. La Mission, infatti, è una sorta di “dichiarazione di intenti” che serve a definire le risorse che devono essere utilizzate per giungere alla Vision. In linea di massima, la Mission di una rigenerazione urbana, con riferimento alla dismissione industriale, consiste nel promuovere la riutilizzazione di siti ed edifici dismessi o in stato di abbandono e predisporli al fine di minimizzare gli sprechi e l'uso di suolo. In questa maniera si favorisce lo sviluppo sostenibile e l'integrazione di tali aree nel tessuto urbano esistente, inoltre, si migliorano le condizioni di un dato ambito territoriale e viene definita la modalità per raggiungere gli obiettivi prestabiliti. Il modo con cui raggiungere lo scopo scaturisce dalla lettura dei bisogni e delle potenzialità del territorio e risulta l’elemento caratterizzante della Mission. Ciò assicura da un lato il legame fra l'area industriale ed il contesto di riferimento e dall’altro definisce l’identità dell'ambito produttivo, in quanto determina i settori verso i quali si dovranno orientare le sue attività ed i servizi che dovrà mettere a disposizione "del" e "nel" rispetto del territorio. In sintesi, la definizione della Mission parte da un’attenta analisi del contesto territoriale e adotta una logica in cui alla identificazione dei problemi corrisponde la formulazione di precisi obiettivi. Tale approccio metodologico fa riferimento ad una tecnica progettuale nota come Logical Framework Approach (LFA) che prevede due fasi, rispettivamente di analisi e di sintesi, che a loro volta si sviluppano ulteriormente in: Fase di analisi: - Analisi della situazione: analisi SWOT, analisi dei problemi; analisi degli obiettivi; - Analisi della strategia; Fase di sintesi: - Logframe Matrix; - Masterplan. Ripercorrendo le fasi del Logical Framework Approach è possibile definire l’essenza della Mission, sintetizzata nella Scheda di Progetto al paragrafo 3.1.7.


Configurazione del Progetto | 171

3.1.3 Perchè la dismissione industriale come opportunità a Tito Diverse volte si è messo in evidenza come l'area di Tito scalo e la sua zona industriale fossero una realtà in cui non manchi nessun tipo di risorsa, come stenti a decollare ed esprimere il proprio potenziale; i motivi di questa situazione vanno ricercati principalmente in una carenza gestionale ed organizzativa che interessa diversi aspetti: non c’è l'organizzazione nelle attività economiche infatti spesso nascono in modo slegato dal contesto di riferimento senza contenuti innovativi ed una preparazione adeguata; non c’è una vera organizzazione nella gestione delle risorse, del cui valore, a volte, manca la consapevolezza; infine, c’è scarsa organizzazione nelle attività amministrative che impediscono di realizzare progetti di sviluppo nell'interesse non solo del territorio ma anche dei cittadini. Come una rigenerazione urbana ed un' APEA possono risolvere questi aspetti? In primo luogo la conversione dell'area industriale in un'area ecologicamente attrezzata potrà favorire i seguenti aspetti e portare vantaggi che posso essere così sintetizzati: • Sinergia tra le aziende con il recupero e il riciclo delle materie prime e degli scarti della produzione. In questo modo si riduce la quantità di rifiuti prodotti e, allo stesso tempo grazie al risparmio sulle spese delle materie prime di acqua ed energia si crea una riduzione dei costi per le aziende. • Semplificazioni amministrative. L’esistenza di un unico Soggetto gestore fa sì che questi possa acquisire delle autorizzazioni ambientali per conto di tutte le imprese facenti parte dell'APEA. • Possibilità di accedere in via esclusiva o prioritaria a finanziamenti per le infrastrutture produttive. • Il raggiungimento della qualifica d’APEA consente di assicurarsi importanti economie indirette; le imprese, infatti, possono essere sgravate dall’ottenere alcune delle autorizzazioni ambientali necessarie, in particolare il soggetto gestore può acquisire l’autorizzazione unica ambientale in nome delle stesse imprese. • Miglioramento della gestione ambientale delle aziende grazie alla minimizzazione dei rischi d’incidenti ambientali e ottimizzando l’uso d’energia e delle risorse. • Conseguimento della certificazione ambientale delle singole imprese ed il monitoraggio dell’ambiente.

• Supporto della competitività territoriale, rispettando le normative europee (aiuti alle imprese) e potenziando la qualità ambientale. • Innovazione nella pianificazione del territorio con la creazione di una pianificazione condivisa e partecipata. • Attività produttive e l’integrazione fra innovazione e produzione; in que-

Project

• Garanzia della salubrità per gli operatori e per gli utenti.


sto modo le attività svolte nell'agglomerato diventerebbero innovative e più competitive, smetterebbero di essere iniziative isolate ed entrerebbero a far parte di una struttura organizzata che potrebbe offrire vantaggi quali la gestione comune dei servizi (che diminuirebbe gli oneri gravanti sulle imprese), l’informazione sulle attività degli enti di ricerca (così da favorire il processo di trasferimento tecnologico), la promozione delle attività realizzate e la riqualificazione del personale (svolta in base al controllo continuo del mercato della forza lavoro). In secondo luogo, una rigenerazione urbana dell'intero ambito di analisi potrebbe giocare un ruolo importante nella valorizzazione delle risorse locali, sia territoriali sia umane, volto a migliorare la vivibilità e l'attrattività del luogo. Gli aspetti da prendere in considerazione sono: • Migliorare le connessioni con i comuni confinanti attraverso l'istituzione del trasporto pubblico urbano e potenziare quello interurbano, (aumentare il numero delle corse giornaliere) prediligendo il trasporto su rotaia e mobilità alternativa (piste ciclo-pedonali comunali ed intercomunali). • Recupero dei capannoni presenti in particolare sull'area dell'ex "liquichimica" che, dopo aver subito un grave sfruttamento dovuto all'inquinamento dell'industria chimica, merita di essere ripristinata e ceduta alla ricerca come un investimento importante per il futuro della cultura e dell'economia locale e regionale; trasformandola in centro simbolo della zona industriale e della rinascita del sito. • Restituire dignità ad un contesto urbano e periurbano, che vede edifici residenziali addossati ad edifici destinati al settore produtivo. Si dovrebbe creare un centro urbano residenziale individuando aree strategiche, fruibili in comfort e sicurezza non solo dai residenti maanche dai lavoratori e fruitori dell'area, che siano ben connesse con la rete dei servizi alla persona presenti sul territorio. • Recupero del patrimonio naturale presente realizzando veri e proprie greenway, progettando spazi verdi in base ai principi della green architecture, mettendo al centro delle attività socio-culturali formazione per "l'educazione ambientale" per restituire al territorio l'identità che le è stata sottratta negli ultimi 50 anni. • Recuperare e riutilizzare gli edifici esistenti, abbandonati da attività industriali e non, risulta essere una vera e propria risorsa in vista di una rigenerazione urbana dell'intera area; ciò potrà comportare l'insediamento di nuove aziende, attività culturali e ricreative, la creazione di punti d'incontro e scambio per giovani ed anziani, nonchè la possibilità di ridestinare gli stessi edifici a residenze o attività produttive seguendo una logica nell'assegnazione e ridestinazione degli stessi.


Configurazione del Progetto | 173

3.1.4 Analisi risultati dei questionari L'indagine condotta nell’ambito del progetto ha riguardato quattro temi principali: il fabbisogno di servizi e infrastrutture delle aziende e dei cittadini/frequentatori dell’area industriale e della zona di Tito scalo, un inquadramento delle caratteristiche delle imprese e della qualità della vita, la valutazione di alcuni tra i principali impegni economici delle stesse e un’analisi delle condizioni ambientali dell’area. I due questionari conoscitivi predisposti (Appendice 4.3) sono stati indirizzati ad utenti differenti: uno alle aziende dell'area industriale e l'altro ai cittadini/frequentatori dell'area di Tito scalo. Il primo questionario somministrato a 78 aziende, è strutturato nel modo seguente: - informazioni di tipo generale sulle aziende (titolo di chi compila il questionario, descrizione attività, superficie, numero addetti, etc.); - informazioni relative ai fabbisogni e proposte di miglioramento dei servizi evidenziate dalle imprese; - informazioni rispetto alla possibilità che l'area in questione diventi un'APEA e tutto ciò che ne consegue; - informazioni relative al benessere dell'azienda rispetto alle politiche adottate da enti e amministrazioni pubbliche; - riflessioni libere; L’indagine ha ottenuto una percentuale di risposta complessiva pari al 15,00% circa delle aziende insediate, ovvero 19 imprese. Sulla base delle risposte, ho rintracciato informazioni relative a differenti aree tematiche quali i trasporti e le infrastrutture, la gestione industriale e informazioni sull’area produttiva. Intervistati I questionari sono stati compilati nel 52,6% dei casi dal legale rappresentante, nel 31,6% dal direttore tecnico o amministrativo e solamente nel 15,8% da un socio di maggioranza; coloro che hanno risposto hanno mediamente un’età compresa tra i 36 e i 65 anni.

Area produttiva L’insediamento nell’area di Tito scalo e/o zone limitrofe, secondo gli intervistati, comporta più svantaggi che vantaggi. Per quanto riguarda il primo punto, la maggior parte degli intervistati, indica:

Project

Essi fanno parte di differenti tipologie di aziende: il 42,1% di quella meccanica, i 31,6% di quella manifatturiera e il restante di altro, come artigianato di servizio, calzaturiero, produzione di occhiali, aziende metalmeccaniche e servizi di logistica. La maggior parte di queste industrie, il 63,2%, ha dai 5 e i 30 addetti e, il 73,7%, una superficie maggiore a 1000 mq. Generalmente queste sono piccole e medie imprese caratterizzate da stabilità e che, nel 68,4% dei casi, sono composte da un’unica sede.


la distanza, la qualità e la quantità di infrastrutture legate alla mobilità; la distanza ai fornitori e committenti; la distanza all’università e ai centri di ricerca; la poca conoscenza e la collaborazione delle aziende presenti nel luogo; la mancanza infrastrutture tecnologiche; la poca idoneità delle forniture di servizi pubblici; le mancanti opportunità nel mercato globale. Per quanto concerne i vantaggi, il 57,9% degli intervistati riconosce solamente la posizione geografica legata alla logistica. Gestione industriale Alla domanda “quali sono le variazioni in termine di previsione urbanistiche ed edilizie che le istituzioni e gli enti ( comune, regione, ASI) dovrebbero intraprendere per favorire lo sviluppo della sua impresa?” gli intervistati potevano scegliere al massimo 4 risposte; tra queste quella più scelta, con il 52,6%, è permettere la riconversione di manufatti esistenti seguita, con il 36,8%, da incrementare il ricorso e l’utilizzo di fonti energetiche alternative e, con il 31,6%, da incrementare le aree a destinazione industriale e artigianale e permettere volumetria aggiuntiva. Inoltre la maggior parte degli intervistati ritiene necessario l’inserimento di ulteriori servizi alle imprese e alla persona, nel sito in cui è ubicata l’impresa; tra questi i più richiesti sono il nodo intermodale per il trasporto merci e il trasporto pubblico; in aggiunta il 94,7 % degli intervistati dichiara che, a suo avviso, le istituzioni e gli enti locali sono poco o per niente in grado di attrarre altre attività economiche. Nonostante queste mancanze il 78,9% non pensa di trasferire altrove la propria azienda, entro cinque anni. Un ulteriore punto di analisi della gestione industriale è stato fatto in merito all’APEA di cui solamente il 21,1% degli intervistati ne conosce l’esistenza e tra di loro il 75% ritiene che il sito in cui è ubicata la propria impresa potrebbe trarre vantaggio da una riconversione in area produttiva ecologicamente attrezzata. Successivamente è stato richiesto di individuare tra gli aspetti dell’APEA quali potessero costituire una risorsa per l’area industriale di Tito scalo. Gli intervistati ritengono di utilità per la propria impresa: la gestione integrata dei rifiuti dell’area industriale; la gestione integrata dell’energia elettrica; la costruzione di una rete di trasporto pubblico; la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali interni e di connessione con l’area industriale; il potenziamento del verde;


Configurazione del Progetto | 175 la realizzazione di un sistema informativo territoriale finalizzato alla condivisione dei dati tra le aziende insediate nell’area; la connessione a centri di ricerca o universitari creati ad hoc per le aziende dell’area industriale; i servizi comuni di vigilanza; l’istituzione di uffici e spazi comuni destinati alla gestione di servizi logistici; l’istituzione di uffici comuni dedicati alle procedure di acquisizione certificazioni e dedicati ai servizi finanziari e tecnici; l’istituzione di uffici comuni destinati al marketing area; l’istituzione di un marchio d’area; Mentre non ritengono utile: l’istituzione gestore unico per reti e servizi; la gestione integrata dell’approvvigionamento idrico e dello smaltimento delle acque; la previsione di norme comuni per la qualità architettonica; la gestione integrata delle condizioni ambientali dell’area industriale e per la sistemazione di aree private; la realizzazione di punti vendita, spazi espositivi e comuni commerciali. Trasporti e infrastrutture Per quanto riguarda le necessità a livello infrastrutturale il 63,2% ha risposto che ci sarebbe bisogno di una migliore connessione con le vie di comunicazione mentre il 31,6% ritiene necessario l’aumento della dotazione di aree di sosta per i tir e camion. Oltre a queste necessità si è individuata l’importanza di aumentare la dotazione di parcheggi pubblici, di migliorare l’efficienza del sistema di smaltimento e depurazione degli scarichi. Il questionario rivolto ai cittadini/frequentatori ha ottenuto 65 risposte ed è strutturato nel modo seguente: - informazioni di tipo generale (età ed occupazione di chi compila il questionario, area di residenza, composizione del nucleo familiare, etc.);

- informazioni relative alla vivibilità o fruibilità della zona di Tito scalo e considerazioni personali. Sulla base di queste risposte, ho rintracciato informazioni relative a differenti aree tematiche quali l’ambiente urbano, gli aspetti sociali e la situazione ambientale.

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- informazioni relative al grado di soddisfacimento dei servizi offerti sul territorio e proposte di miglioramenti;


Intervistati I questionari sono stati compilati nel 53,8% dei casi da persone di un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Essi nel 47,6% dei casi sono residenti a Tito scalo, nel 25,4% sono dei frequentatori occasionali dell’area e nel 19% sono frequentatori abituali, i restanti sono commercianti o domiciliati nella zona di Tito scalo; tra di essi il 76,6% vive o frequenta la zona di Tito scalo da più di 10 anni. Coloro che hanno risposto al questionario ma che non risiedono nell’area di Tito scalo generalmente, nel 58,8% dei casi, vivono in uno dei Comuni confinanti (Potenza, Pignola, Picerno, Abriola o Satriano). Per quanto riguarda la loro occupazione sappiamo che il 30,2% non lavora nell’area di Tito scalo, il restante 25,4% è un impiegato o studente, il 7,9% è un professionista, il 6,3% è un dirigente o imprenditore, il 6,3% è un commerciante, il 6,3% è disoccupato mentre gli altri intervistati, una piccola percentuale, sono operai, artigiani, casalinghe e pensionati. Ambiente urbano e aspetti sociali Gli intervistati si ritengono, nella maggior pare dei casi, soddisfatti dei seguenti aspetti dell’area industriale di Tito scalo e delle zone limitrofe: • illuminazione pubblica; • attrezzature di interesse comune; • parcheggi per uso pubblico e/o privato; • raccolta dei rifiuti. Mentre si ritengono poco soddisfatti dei seguenti aspetti: • manutenzione dei luoghi pubblici; • arredo urbano; • sistema fognario; • verde con attrezzature; • luoghi di ritrovo per anziani; • spazi per lo sport; • servizi alla persona; • trasporti pubblici; • vigilanza; • sicurezza stradale. Secondo gli intervistati le opportunità e le risorse nell’area industriale di Tito scalo e zone limitrofe sono, principalmente, l’area industriale seguita dalla dotazione di servizi, presenza di attività artigianali tipiche e dalla qualità delle relazioni sociali. Nonostante chi vive quest’area ritrova delle opportunità e risorse, solamente l’1,5% degli intervistati ritiene molto pia-


Configurazione del Progetto | 177 cevole la vivibilità e la fruibilità dell’area di Tito scalo, il 44,6% la ritrova abbastanza piacevole mentre il 38,5% vorrebbe vivere altrove. Probabilmente queste percentuali potrebbero cambiare se venissero realizzati dei miglioramenti: tra questi gli intervistati indicano la creazione di spazi sicuri per passeggiate e biciclette, creare dei nuovi luoghi di aggregazione e spazi culturali, creazione di attrezzature sportive, valorizzare il costruito, creazione di un centro pubblico per incontri e attività sociali dei residenti e la realizzazione di nuove strutture per l’istruzione dei bambini. Analizzando le risposte aperte fornite dagli intervistati si comprende che sarebbe opportuno: • migliorare i servizi di trasporto; • bonificare le aree inquinate; • valorizzare la zona industriale; • creare luoghi di ritrovo culturali e di svago; • creazione di centri di aggregazione, impianti sportivi, circoli per giovani; • promuovere le attività di ricerca. Invece non sarebbe opportuno: • costruire ulteriori edifici (industriali e residenziali); • aumentare l’inquinamento; • creare nuove discariche. Situazione ambientale La vicinanza dell’area industriale comporta per la maggior parte degli intervistati degli aspetti negativi tra i quali: la qualità della vita, l’inquinamento, la crescita occupazionale e la sicurezza stradale. Mentre secondo la maggior parte degli intervistati la sicurezza sociale non è influenzata dalla vicinanza dell’area industriale. L’Analisi, nel suo insieme, fornisce indicazioni sul contesto territoriale di riferimento e sulle dotazioni infrastrutturali presenti segnalando punti di forza e debolezza quali, ad esempio: Punti di forza

(n°

argomento in questione - localizzazione)

3. Centralità della zona rispetto al capoluogo ed ai principali assi di comunicazione - ambito di analisi 4. Numero di parcheggi adeguato rispetto alle necessità dei residenti e dei lavoratori - ambito di analisi 5.

Numerose attività commerciali e per lo svago - ambito di analisi

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1. Aumento delle abitazioni occupate da residenti e dalle famiglie ambito urbano e periurbano


7. Vicinanza ad aree verdi naturali (boschi, campi e aree protette) ambito di analisi 8. Raccolta rifiuti (65% della raccolta rifiuti è differenziata) - ambito di analisi 10. La presenza stessa di aree destinate ad insediamenti produttivi e della zona industriale sono considerate strategiche per lo sviluppo economico del territorio

1. Manutenzione dei pochi spazi attrezzati (arredo urbano, verde attrezzato) e delle strade 2. La crescente domanda abitativa non viene soddisfatta con adeguate previsioni urbanistiche 5. Carenza di parcheggi in prossimità di alcune attività commerciali e in occasione di eventi - periurbano e area PIP 7.

Carenza di percorsi pedonali

8. Assenza di percorsi ciclabili per garantire collegamenti in sicurezza con le aree commerciali ed i quartieri - ambito di analisi 10. I trasporti pubblici che collegano l'area oggetto di studio sono ritenuti insufficienti sia per la poca capillarità sul territorio che per la scarsa frequenza del servizio - ambito di analisi 11. Crescente annullamento delle attività sociali dell'area a causa della mancanza di punti di aggregazione, per giovani e anziani, che trasforma la zona in un'area spenta e poco vissuta dai residenti e non 12. Scarsa manutenzione dei luoghi pubblici (giardini, marciapiedi, illuminazione etc.) 14. L'area è un SIN; attualmente sono in corso le attività di bonifica e il territorio è seriamente compromesso (inquinamento della falda) 15. La gestione dell'area industriale non attrae investitori, le aziende sono abbandonate dalle istituzioni e dagli enti locali 16. Mancanza di un nodo intermodale per favorire il trasporto merci delle aziende insediate

Punti di debolezza


Configurazione del Progetto | 179

3.1.5 SWOT analysis Il presente paragrafo mette in luce, utilizzando l'analisi SWOT, i principali risultati emersi dallo studio relativo all'area industriale di Tito e dell'ambito di analisi. L’analisi SWOT è una delle metodologie attualmente più diffuse per la valutazione di progetti e fenomeni, si tratta di un procedimento di tipo logico, mutuato dall’economia aziendale, che consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico ed inoltre fornisce informazioni fondamentali per la definizione di politiche e linee di intervento. I risultati dell’analisi SWOT pongono quindi l’attenzione del pianificatore sulle considerazioni fondamentali, anche se non esaustive, che possono aiutare nel prendere una decisione. Attraverso un’analisi di questo tipo è possibile evidenziare i punti di forza e di debolezza al fine di far emergere quelli che vengono ritenuti capaci di favorire, ostacolare o ritardare il perseguimento di determinati obiettivi. L’efficacia di questa metodologia d’indagine dipende, in modo cruciale, dalla capacità di effettuare una lettura “incrociata” di tutti i fattori individuati nel momento in cui si prendono le decisioni. E’ necessario, infatti, appoggiarsi sui punti di forza e smussare i difetti per massimizzare le opportunità e ridurre i rischi. Per rendere più agevole tale lettura i risultati dell’analisi vengono, solitamente, presentati in forma di diagramma sintetico (fig.1). Il diagramma è estremamente semplice ed è suddiviso in quattro quadranti: punti di forza (Strenghts), punti di debolezza (Weakness), opportunità (Opportunities) e minacce (Threats). In questo caso le varie istanze riscontrate sono state ulteriormente suddivise in 6 temi: - Urban enviroiment (ambiente urbano - in rosso); - Transport - Infrastructures (trasporti e infrastrutture - in celeste); - Social aspect (aspetti sociali - in viola chiaro); - Enviroiemtal situation (situazione ambientale - in verde); - Industrial managment (gestione industriale - in blu); - Production area (area produttiva - in viola scuro). Ogni tema è stato associato ad un colore per rendere più facile la lettura delle informazioni e quest'ultime, talvolta, sono riconducibili a foto individuate nella cartografia (elaborato 6), si crea così un'analisi geo-localizzata. Project

E' necessario ricordare che i punti di forza/debolezza sono connessi a fattori interni, ovvero quelli che sono propri dell’area di studio (ambito di analisi) e delle imprese insediate (es. presenza/assenza di infrastrutture, consumi di risorse, etc.), mentre le opportunità/minacce fanno riferimento al contesto esterno, ovvero a quegli elementi che influenzano positivamente o negativamente l’area di studio senza che abbiano origine nel territorio preso in esame (es. decisioni sovra comunali, presenza nei dintorni di aree con destinazioni simili). L’articolazione dei punti di forza/debolezza e delle opportunità/minacce presentata nella tabella va correlata alle indicazioni fornite dall’analisi dell'ambito trattata nei capitoli precedenti e


dai due questionari somministrati ai cittadini, lavoratori e/o frequentatori dell'area di Tito scalo ed alle aziende insediate all'interno dell'area industriale. Fig.1_diagramma analisi SWOT_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


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3.1.6 Alberi dei problemi e degli obiettivi Completata l'analisi Swot è stato possibile individuare una serie di problematiche presenti nell'area oggetto di studio attraverso l'elaborazione degli “Alberi dei problemi” e gli “Alberi degli obiettivi” tramite le relazioni di Mezzi-Fini. In questa fase sono state identificate le relazioni causa-effetto esistenti tra gli aspetti negativi emersi dalle analisi precedentemente effettuate, finalizzate a delineare l’oggetto ed i limiti dell’analisi, ad individuare gli attori coinvolti, identificare e ricostruire la gerarchia dei problemi. Le criticità e le problematiche individuate, come più significative e prese in considerazione sono le seguenti: [criticità generale - themes - (fig.x)] 1. Inadeguata rete infrastrutturale interna - Trasport-Infrstructures (fig.2) ; 2. Incapacità ad attivare iniziative socio-culturali importanti - Social aspects (fig.2); 3. Scarsa sensibilizzazione sulle problematiche ambientali esistenti - Environmental situation (fig.3); 4. Disordine urbanistico ed incompletezza delle aree residenziali - Urban-environment (fig.3); 5. Emarginazione e scarsa valorizzazione dell'area industriale rispetto alle esigenze delle aziende - Industrial managment/Production area (fig.4). Dopo aver individuato le cause e gli effetti di ogni singola criticità, in più alberi dei problemi suddivisi per temi, è nata la necessità di collegare alcune cause o effetti in comune tra i vari temi presi in considerazione in un unico albero dei problemi (fig.5).

A questi problemi corrispondo rispettivamente gli obiettivi da raggiungere: 1. Miglioramento del sistema infrastrutturale e dei trasporti interno; - Trasport-Infrstructures (fig.6) ; 2. Attivare iniziative socio-culturali importanti - Social aspects (fig.6);

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Tra le cause principali sono state individuate, in primis, la cattiva gestione da parte delle amministrazioni e degli enti sul territorio comunale e dell'area industriale. Essi, in fase di pianificazione e gestione, non hanno saputo leggere le esigenze di una popolazione in crescita e delle attività economiche insediate, e quindi attuare politiche e progetti in relazione alle reali esigenze di chi vive, frequenta ed investe nel territorio oggetto di studio; complice dell'aggravarsi della situazione generale dell'area è stata anche la scarsa iniziativa dei residenti attuali e passati. Per quanto riguarda i principali effetti è emerso che tutta questa serie di cause e non fanno della zona un'area gestita in modo "casuale", infatti le scelte non guardano all'interesse collettivo e quindi ad un reale sfruttamento delle risorse presenti sul territorio. Ne consegue che il tessuto economico e produttivo risulta di scarso valore, ciò implica una capacità attrattiva "anonima" della zona, rispetto ad attività produttive e all'incremento di aree residenziali.


Fig.2_Alberi dei problemi sui temi dei trasporti/infrastrutture e sugli aspetti sociali_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


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Fig.3_Alberi dei problemi sui temi della situazione ambientale e urbana_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


3. Aumentare la sensibilizzazione e risolvere le problematiche ambientali esistenti - Environmental situation (fig.7); 4. Maggiore ordine urbanistico e completamento delle aree residenziali Urban-environment (fig.7); 5. Migliorare la gestione e la competitività delle aziende nell'area industriale - Industrial managment/Production area (fig.8). Tutto ciò evidenzia che all'intero dell'ambito analizzato l'area è potenzialmente strategica per il rilancio dello sviluppo socio-economico sostenibile del territorio. Una prima risposta agli obiettivi prefissati potrà essere quella di individuare le aree e le tematiche su cui intervenire in modo puntuale. Per quanto riguarda l'ambiente urbano un esmpio è definire le zone da un punto di vista strategico dove avviare processi di edilizia residenziale tra i quali il centro urbano di Tito scalo ed altri nuclei abitativi, ciò sarà realizzabile adeguando il costruito esistente agli standars urbanistici, che allo stato attuale risultano insufficienti. Per quanto riguarda la mobilità sarebbe opportuno creare un servizio di trasporto pubblico urbano di facile connessione con la rete ferroviaria così da valorizzare il trasporto pubblico ed integrando alle strade esistenti percorsi ciclo-pedonali consentendo ed assicurando ai ciclisti un sicuro tragitto, valutando sempre soluzioni migliori sotto il profilo ambientale e paesaggistico, che siano ben integrate con zone di sosta, come panchine, e

Fig.4_Alberi dei problemi sui temi della gestione industriale e dell'area produttiva_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


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Fig.5_Albero dei problemi "collegato"_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


Fig.6_Alberi degli obiettivi sui temi dei trasporti/infrastrutture e sugli aspetti sociali_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


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Fig.7_Alberi degli obiettivi sui temi della situazione ambientale e urbana_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


zone d'ombra con alberi e fontanelle di acqua per favorire gli spostamenti senza uso di un mezzo a motore. Per migliorare la situazione ambientale si potrebbero valorizzare le aree boscate con percorsi immersi nella natura, spazi ricreativi ed attrattivi per chi abita o fruisce di quest'area, fornendo un ambiente sano in cui vivere. Inoltre, è necessario formulare una strategia di gestione che sia in grado di ottimizzare la fruizione degli spazi in relazione alle risorse finanziarie disponibili organizzando lavori periodici di manutenzione, attivando iniziative di sensibilizzazione ed educazione ambientale e stimolare l'uso ed il rispetto degli spazi verdi, creare aggregazione ed inclusione sociale rendendo fruibili alcuni centri sportivi ed attraverso la creazione di incubatori culturali anche con il contributo del CNR ed in fine rendere realmente funzionali edifici attualmente dimessi attuando politiche di gestione industriale innovativa che possano abbracciare gli interessi reali di imprenditori, lavoratori e cittadini. In merito alla gestione industriale è stata presa in considerazione la possibilità che l'area industriale sia trasformata in un'area produttiva ecologicamente attrezzata. Nella fattispecie parliamo di un'area produttiva esistente per il quale potrà essere stabilito, tramite un accordo tra istituzioni ed imprese presenti nell’area, un programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali, finalizzato al raggiungimento dei caratteri di Apea (trattati in precedenza). Il percorso attuativo e gestionale per tale area consiste nell'attribuzione in capo agli enti locali o alle loro forme associative della responsabilità in merito all’attività di indirizzo

Fig.8_Alberi degli obiettivi sui temi della gestione industriale e dell'area produttiva_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


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Fig.9_Albero degli obiettivi "collegato"_Fonte: elaborazione dell'autore, marzo 2016


e controllo nell’attuazione dell’Apea, con particolare riferimento alla predisposizione delle linee di indirizzo in merito alla realizzazione della analisi ambientale iniziale, alla redazione delle linee generali di politica ambientale che dovranno definire i criteri alla base della gestione ambientale e di qualità dell’area e al monitoraggio della sua attuazione e gestione. Di particolare rilievo è la scelta di prevedere che tali enti locali (Comuni e Province) si avvalgano di norma di un "Comitato di indirizzo" quale sede in cui costruire le scelte per l'Apea coinvolgendo i soggetti e le imprese insediate o da insediare nell'area e realizzando un miglioramento della "governance". Per tali azioni sarà indispensabile l'individuazione di un Soggetto Responsabile, cui fa capo la responsabilità della gestione dell’Area produttiva ecologicamente attrezzata, attraverso il pieno coinvolgimento delle imprese insediate nell’area medesima e la definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell’area. In particolare: - definizione degli accordi territoriali con gli enti pubblici coinvolti e degli accordi con le imprese insediate o interessate ad insediarsi nell’area ecologicamente attrezzata; questi ultimi dovranno contenere l’impegno delle imprese a rispettare le linee di indirizzo contenute nel programma ambientale dell’area e le condizioni economiche e finanziarie per l’insediamento. - Definizione del programma ambientale dell’area ecologicamente attrezzata. - Attività di monitoraggio nel tempo al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento continuo delle prestazioni dell’area ecologicamente attrezzata prefissati nel programma ambientale. Le caratteristiche urbanistiche ed ambientali risulteranno una condizione necessaria per la qualificazione di area ecologicamente attrezzata che è costituita da un assetto che presenta un elevato standard di qualità rispetto alle norme in vigore, rispondente a criteri di sviluppo sostenibile, e che deve essere frutto della ricerca di performances ambientali d’eccellenza, come descritto in merito agli obiettivi da perseguire per la situazione ambientale.


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3.1.7 Scheda di progetto Il Quadro Logico (Logical Framework Analysis o logframe) d'intervento è lo strumento che permette di sintetizzare in modo schematico tutti gli elementi di un progetto, ovvero gli obiettivi che si vogliono perseguire, le azioni che si intende compiere, i rischi e le condizioni esterne che si devono considerare, le risorse a cui si può fare riferimento e gli indicatori che consentono di monitorare l’andamento del progetto, tali elementi sono stati presi d'esempio per creare una scheda di progetto che faccia riferimento all'approccio del quadro logico, ed inseriti in una griglia composta da quattro colonne e quattro righe così strutturate: Colonna 1 (Logica degli interventi): contiene gli elementi principali del progetto che derivano dagli obiettivi e dalla strategia identificati nella fase di analisi; questa colonna descrive la struttura del progetto, le attività da intraprendere e i risultati attesi, partendo dall’obiettivo generale e dalla scomposizione in obiettivi specifici. Colonna 2 (Indicatori di efficacia): contiene gli indici necessari per misurare gli obiettivi, le azioni e i risultati elencati nella prima colonna. Gli indicatori sono variabili utilizzate per quantificare e semplificare fenomeni complessi, viene definito di efficacia in quanto si misura il grado di conseguimento degli obiettivi o di fornitura dei prodotti. Colonna 3 (Mezzi della Verifica): specifica la fonte delle informazioni usate per misurare o verificare gli indicatori della colonna precedente. Colonna 4 (Fattori Esterni o Presupposti): definisce gli eventi, le circostanze o le decisioni importanti esterni alla gestione del progetto, che devono verificarsi affinché l’obiettivo sia raggiunto. Riga 1 (Obiettivo generale): illustra il motivo per il quale il progetto è utile e ne definisce chiaramente lo scopo che deve essere punto di riferimento per tutti i soggetti coinvolti nel processo di piano. Riga 2 (Obiettivo trainante e specifici): contiene uno o più obiettivi intermedi da raggiungere per contribuire allo scopo principale. Riga 3 (Risultati/Interventi): definisce i risultati o prodotti che ci si aspetta dalle singole attività.

Nel caso in esame, le righe sono state ulteriormente suddivise per i temi dell'analisi SWOT e differenziati per colori, la Scheda di Progetto prodotta è la seguente:

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Riga 4 (Azioni/attività ed Input): riporta le attività da intraprendere per produrre gli outputs in base alle risorse disponibili; ad ogni output corrispondono una o più azioni mentre negli Input si definiscono le risorse umane, economiche, temporali, materiali e strumentali necessarie per svolgere le azioni.



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Fig.10_ Scheda di progetto (LFA)_ Fonte: elaborazione dell'autore, maggio 2016

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3.2 La proposta progettuale La situazione descritta fin ora e gli obiettivi scaturiti dall’analisi SWOT costituiscono il punto di partenza per la proposta d'intervento che deve affrontare due aspetti principali: da un lato, vi è la necessità di riqualificare gli spazi in ambito urbano ed extraurbano di Tito scalo che hanno subito uno sradicamento del costruito, dall’altro si devono creare i presupposti per avviare un processo di recupero e di definizione di un ambito produttivo sia in area industriale che nelle aree destinate ad insediamento produttivo di Tito e Picerno. La strada che s’intende perseguire è quella di superare il preconcetto secondo cui le aree produttive sono zone prive di qualità. Quindi bisognerebbe pensare ad insediamenti in cui la configurazione degli spazi aperti, delle strade e delle aree verdi avvenga tenendo in considerazione le esigenze umane, oltre che produttive, inoltre bisognerebbe attutire la pressione ambientale esercitata dalle attività industriali sia mediante una gestione unitaria ed ecologica dell’area (come descritto in merito ai vantaggi che potrebbe comportare un’Apea) sia mediante il rispetto e la valorizzazione del costruito e dell'ambiente. Il progetto tende a valorizzare il “patrimonio edilizio del produttivo”; il recupero delle industrie abbandonate risulta indispensabile al fine di predisporre una rigenerazione urbana dell’intero ambito di analisi, inoltre, nella ri-definizione delle componenti che la costituiscono è stato ri-organizzato il sistema della viabilità interna, il sistema degli spazi pubblici (verde attrezzato, servizi collettivi, parcheggi), gli spazi produttivi (stabilimenti industriali da recuperare ed aree di pertinenza) e gli spazi urbani (aree residenziali e del terziario). Il sistema della viabilità interna presenta una struttura con un proprio ordine che corrisponde ad una precisa gerarchia stradale in cui si riconoscono tre assi principali: la strada comunale della Mattina, la ss94 e l’autostrada, ed una serie di percorsi secondari che attraversano l’intera area. La proposta progettuale è quella di conservare lo stesso ordine e migliorare una serie di incroci ed accessi ritenuti non idonei dal punto di vista della sicurezza, come lo stesso svincolo autostradale in direzione Potenza all’uscita zona industriale ed altre intersezioni migliorate grazie a delle rotatorie. La variazione più importante dal punto di vista della viabilità è l’inserimento di un tratto stradale parallelo alla ss94 all’altezza dell’area con residenze ipogee, che sarà a senso unico in direzione Picerno. Questa scelta consente di migliorare l’attuale accessibilità all’area e di creare nuove attrezzature collettive in una zona nel quale risultano assenti. Oltre ad incidere sull’organizzazione fisica dell’ambito di analisi, il sistema della viabilità condiziona l'aspetto della vivibilità. Descrivendo quest’area si è messo in evidenza che l’impianto viario è razionale ma privo della qualità derivante dalla cura dei particolari: i marciapiedi, presenti solo a tratti, sono quasi sempre degradati, non c’è un disegno del verde stradale (costituito da vegetazione spontanea o da fasce alberate prive di coerenza e continuità) e non esistono itinerari diversi da quelli strettamente legati alla circolazione dei veicoli; in sostanza la strada è stata pensata come un elemento funzionale, senza considerare il fatto che è uno spazio fruito dalle persone, oltre che dai mezzi. Quest'ultima, nell’idea di progetto, non è solo un’infrastruttura, ma anche uno spazio da vivere, per cui i percorsi pedonali esistenti, vengono recuperati, valorizzati, prolungati e, a tratti, affiancati dai percorsi ciclabili, creando un vero e proprio itinerario che circuisce tutta l’area e si estende verso il nucleo urbano di Tito, da un


La Proposta Progettuale | 195 lato, e dall’altro in direzione Potenza affiancando la strada statale. Internamente attraversa le aree verdi ed i quartieri e mette in connessione l’intero ambito di analisi, costeggiando le aree boscate limitrofe. Così pensato, l’itinerario favorisce la continuità fra l’area produttiva, quella residenziale e quella extraurbana, diventando così un elemento di connessione per il sistema degli spazi verdi e consente all’intera area di relazionarsi con le aree commerciali, residenziali e con l’agglomerato industriale. Il recupero delle strade viene tradotto in una trasformazione fisica della carreggiata integrando ad essa percorsi ciclo-pedonali con una pavimentazione costituita da materiale filtrante ed assorbente che consente la cattura dei micro inquinanti emessi dalle auto e ne evita la dispersione nell’aria e nel terreno sottostante. Infine, cambia il disegno del verde e le strade diventano dei viali alberati in cui le piante non svolgono solo una funzione decorativa (come ad esempio nell'area urbana ed extraurbana), ma limitano anche gli impatti acustici ed olfattivi legati alle attività produttive, creano una barriera visiva nei confronti dei capannoni industriali, filtrando e riducendo il carico inquinante dovuto al passaggio degli automezzi. Il sistema degli spazi pubblici, come quello della viabilità interna, condiziona in modo forte la vivibilità dell’area analizzata dove non esistono punti di ritrovo all’aperto, mancano gli edifici e le attrezzature collettive e il verde pubblico è del tutto inesistente, l’unico vero punto di ritrovo ad oggi è costituito da una piazza attrezzata con giochi per bambini in prossimità della Chiesa. Il restante delle aree verdi, soprattutto nell’area industriale, è costituito da verde incolto e da aree boscate incontaminate ma non fruibili. L’idea di progetto è quella di dare qualità agli spazi collettivi, in ambito urbano ed extraurbano con l’integrazione di verde attrezzato, orti urbani ed attrezzature collettive in prossimità di aree residenziali, di strutture commerciali e nelle aree PIP. Per quanto riguarda le aree boscate ed in particolare del monte Pano vi sarà un ampliamento di alberatura fino al percorso ciclabile dotato di attrezzatura per la sosta in modo da poter integrare percorsi e sentieri in un’area a forte valenza naturalistica. Così pensato, il sistema del verde lega il territorio allo spazio circostante creando dei corridoi ecologici e si relaziona con gli spazi verdi privati, anch'essi da riqualificare opportunamente.

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Nell’agglomerato industriale la principale area di verde attrezzato è rappresentata dal Parco Botanico (scheda di dettaglio 3). Questo è situato in prossimità del Polo per le attività di Ricerca e Fieristica, a ridosso dell’area per la messa in sicurezza permanente; esso costiturà un luogo in cui si potranno organizzare eventi all'aperto creando spazi di aggregazione ad alto contenuto culturale, avvicinando i cittadini, le scuole e le associazioni al lavoro del CNR il tutto nei “percorsi botanici" del parco. Quest'area costituirà il simbolo della rinascita di un luogo compromesso da episodi di inquinamento e degrado. Inoltre, il sistema del verde pubblico comprende anche le fasce alberate che, oltre a migliorare la percezione visiva dell’area, aiutano a ridurre l’inquinamento acustico ed atmosferico, come spiegato in precedenza. Il progetto ne prevede l’impiego lungo gli assi viari e principalmente lungo il margine inferiore dell’area, dove la presenza di terreni agricoli impone la necessità di creare un filtro fra le aree produttive della zona industriale, delle aree PIP ed il suo intorno.


Per quanto riguarda le attrezzature collettive nell’idea di progetto, le aree attrezzate ed i parcheggi vengono localizzati nei punti di maggior concentrazione di attività produttive, commerciali o in aree residenziale dove la presenza di queste non rispetta gli standards urbanistici minimi. I luoghi di ritrovo e gli edifici di uso collettivo saranno concentrati nel centro urbano di Tito scalo e nel Polo sportivo per creare centralità ad attività ricreative evitando la dispersione delle stesse. In merito all'area produttiva saranno previste strutture come una mensa interaziendale, una serie di locali da destinare a bar, uffici sindacali, sale riunioni, o eventuali altri servizi all'interno del Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche. Il sistema delle attrezzature, in tutto l'ambito di analisi, è infine completato dalla serie di parcheggi dislocati, facilmente accessibili e pavimentati con gli stessi materiali filtranti descritti per i percorsi pedonali. Nel complesso i parametri quantitativi, approssimativi, della superficie dedicata agli spazi pubblici è espressa nella seguente tabella: Parcheggi

75.000,0 mq

Verde attrezzato

400.000,0 mq

Nuove aree boscate

170.00,0 mq

Orti urbani

45.000,0 mq

Definito l’assetto del sistema della viabilità e degli spazi pubblici, restano gli ultimi due punti da sviluppare, quello relativo agli spazi produttivi e residenziali commerciali. Per quanto riguarda gli spazi produttivi, nel descrivere la situazione dell'agglomerato sono stati messi in evidenza alcuni aspetti: in primo luogo l’esistenza di molti stabilimenti dismessi (alcuni dei quali in evidente stato di degrado), l’assenza di omogeneità fra gli edifici (simili nella tipologia, ma diversi per qualità architettonica e per stato di conservazione), ed infine, l’incuria degli spazi di pertinenza dei fabbricati, aree quasi sempre lasciate alla vegetazione spontanea. Questi elementi hanno un’influenza significativa sull’immagine dell’insediamento (che appare come un’area semi-abbandonata) ed è proprio da questi elementi che deriva l’idea di progetto: costruire sul costruito e pensare al nuovo tenendo presenti, al di là degli aspetti funzionali, i criteri di vivibilità, sostenibilità ed innovazione che erano stati trascurati durante la prima fase di sviluppo dell’agglomerato industriale di Tito. La riqualificazione degli spazi produttivi avviene inizialmente cercando una nuova destinazione d'uso delle attività dismesse che verrà dettata principalmente dall'introduzione della lavorazione di canapa ad uso industriale; in questo modo potrà essere in parte sfruttato il territorio agricolo circostante e la nuova branca di ricerca del CNR potrà offrire spunti ed iniziative importanti ad un'innovazione industriale sostenibile (paragrafo 3.2.1). Successivamente ci sarà l'esigenza di limitare l’impatto visivo degli stabilimenti che per tipologia o cattivo stato di conservazione denotano un’assenza di qualità; in tal senso, oltre ad imporre il recupero e la manutenzione dei fabbricati degradati o abbandonati, il progetto prevede il recupero delle aree di pertinenza degli edifici industriali che si traduce nello spostamento dal fronte principale a quello retrostante di depositi di


La Proposta Progettuale | 197 materiali, cura del verde, ri-disegno della pavimentazione e di garantire intorno a ciascun fabbricato una fascia sufficientemente ampia da dedicare alla vegetazione, così da disegnare un sistema del verde che non si limita a lambire i lotti produttivi, ma li attraversa, li circonda, e non interrompe il legame con il bosco e con le aree verdi limitrofe. In questo modo l’intorno degli edifici non è più uno spazio libero che funge indistintamente da parcheggio o da deposito all’aperto, ma assume la connotazione di giardino e diventa parte integrante del sistema di verde pubblico. L’integrazione fra verde e spazi produttivi è perseguita anche nelle aree PIP, di Tito e di Picerno; la prima si è sviluppata in granparte in un contesto compreso tra edifici residenziali mentre la seconda su terreni agricoli. Questa integrazione sarà molto importante per denotare la presenza della natura nelle suddette aree. Inoltre è risultato importante dotare l'area industriale di un nodo intermodale; questo sarà collocato nell'area della ex Daramik (Step One), in questo modo verrà recuperata una parte di capannone preesistente e la tratta ferroviaria contigua al lotto, al fine di permettere uno scambio merci ferro-gomma efficace (Scheda di dettaglio 4). Un altro aspetto importante è quello di ridurre l’occupazione del suolo e la densità edilizia. Gli strumenti che permettono di imporre dei limiti in tal senso sono l’indice di fabbricabilità fondiaria, il rapporto di copertura e l’altezza massima consentita ai fabbricati. In modo particolare, il rapporto di copertura fissato al 40% permette di lasciare libera buona parte della superficie fondiaria, per cui nelle indicazioni progettuali ne viene confermato il valore; l’altezza massima consentita è invece ridotta a 10 mt, così da avere edifici di tre piani che riescono ad inserirsi nel verde senza sovrastarlo. Uniformare gli edifici, allo scopo di far passare in secondo piano il costruito rispetto al sistema del verde; nell’idea di progetto gli stabilimenti nuovi e quelli recuperati sono fabbricati, dalle forme lineari, simili nei colori (toni non molto forti) e nei materiali di rivestimento, che si integrano nell’ambiente naturale, allontanandosi dal grigio che caratterizza i classici capannoni industriali. Dotare l’edificato dei requisiti ecologici si traduce in dotare i capannoni di pareti e tetti verdi (che filtrano polveri e rumori e forniscono un buon isolamento termico riducendo i consumi energetici), in prevedere fasce di vegetazione in corrispondenza degli stabilimenti produttivi (così da mitigare l’inquinamento acustico ed atmosferico), in impiegare materiali permeabili nella pavimentazione degli spazi di pertinenza, in dotare gli edifici di sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque meteoriche e ove possibile di impianti fotovoltaici al fine di assicurare una buona entrata di energie rinnovabili.

In primo luogo è stata riscontrarta una disomogeneità tra destinazioni d'uso sia in ambito urbano che extraurbano. Ciò comporta visivamente e funzionalmente una situazione annosa per chi vive in aree contigue ad edifici destinati al produttivo; questa convivenza forzata non migliora il tessuto urbano esistente pertanto si è pensato di localizzare solo in alcune aree lotti destinati al settore produttivo, opportunamente schermati con alberature e fasce verdi, ed in altre quelli residenziali. Queste ultime

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L'ultimo punto da sviluppare è quello inerente gli spazi urbani, di questi è stata messa in evidenza la situazione attuale e gli aspetti principali su cui ci soffermeremo, questi sono tre.


sono state scelte prendendo in considerazioni due fattori principali: una è la presenza di aree da completare o ampliare, l'altra è la localizzazione mirata in aree dotate già di attrezzature e servizi da adeguare. In merito alle aree residenziali si è pensato di predisporre tipologie edilizie che siano bene integrate all'interno del territorio come ad esempio le residenze semi-ipogee in ambito extraurbano (scheda di dettaglio 2) a nord della ss94 cosi da ridurre l'impatto paesaggistico e sfruttare l'acclività del terreno e le residenze nel centro urbano di Tito scalo che completino un'area urbana di riferimento ed attrezzata (scheda di dettaglio 1). Per migliorare l'efficienza energetica nella scelta progettuale si è deciso di orientare gli edifici secondo l’asse est-ovest (così da massimizzare l’utilizzo della luce naturale all’interno degli edifici). In merito agli edifici del settore terziario valgono sostanzialmente le scelte adottate negli spazi produttivi. In secondo luogo l'idea del progetto è quella di rendere omogenea l'area destinata al settore terziario e dei servizi situata a nord della ss94 allo svincolo Tito scalo. Questa necessita di attrezzature e di una progettazione specifica degli spazi urbani con la finalità di migliorare la fruibilità e creare una disposizione logica ed efficace, contornata da fasce verdi di connessione con la natura circostante. Nell'idea di progetto i nuovi edifici sono fabbricati dalle forme lineari, simili nei colori (toni non molto forti) e nei materiali di rivestimento, essi si integrano nell’ambiente naturale e sono dotati di requisiti ecologici ovvero caratterizzati da tetti e pareti verdi per garantire un buon isolamento termico riducendo i consumi. Le aree di pertinenza sono spazi pavimentati per la gran parte da materiali permeabili, inoltre, gli edifici sono dotati di sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque meteoriche e, ove possibile, di impianti fotovoltaici al fine di assicurare una buona entrata di energie rinnovabili. In fine la riqualificazione di spazi ed edifici abbandonati risulta un elemento importante da prendere in considerazione, anche se di minore entità rispetto agli spazi produttivi. L'idea di progetto è quella di ri-utilizzare il costruito, anche con nuove destinazione d'uso, che sarà restituito al "patrimonio edilizio funzionale" al fine di diminuire il consumo di suolo e valorizzare gli spazi esistenti.


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3.2.1 La canapa ad uso industriale Tra gli obiettivi principali del lavoro di tesi vi è quello di trovare una nuova destinazione d'uso agli insediamenti dismessi; la proposta è quella di riconvertire buona parte degli stessi in unità dedicate alla trasformazione della canapa ad uso industriale. Inoltre si prevede l'inserimento di una nuova branca del CNR finalizzata allo studio e ricerca sulla coltivazione e successiva trasformazione della canapa. In questo modo l'area industriale di Tito sarà indipendente sia dal punto di vista produttivo sia da quello della lavorazione e potrà così costituire il punto di riferimento in un'ipotetica filiera di tale prodotto.

1_Avviene grazie al trasporto del vento

La canapa è una pianta annuale della famiglia delle Cannabacee (ordine Urticali), è caratterizzata da un fusto eretto la cui altezza varia da 1 a 6 metri al massimo, mentre la sua sezione è compresa tra alcuni millimetri a qualche centimetro. Il fusto è composto da due parti: una esterna, la corteccia, di colore verde e da una interna, il canapulo, di colore bianco. È caratterizzata da una lunga radice a fittone, con esili ramificazioni laterali, che può raggiungere al massimo una profondità di 150 cm. Le foglie invece sono opposte, picciolate, palmate e di solito sono formate da sette segmenti lanceolati seghettati e pelosi; generalmente sono lunghe 10 cm e larghe 1,5 cm. Salvo rari casi, la canapa è dioica e le sue infiorescenze sono differenti in base al sesso della pianta: se è maschile queste assumono la forma di pannocchia mentre se sono femminili prendono la forma di falsa spiga dritta e a ciuffo. La pianta germina in primavera mentre fiorisce in estate, l’impollinazione è anemofila1. Dal punto di vista agronomo, si sa che la canapa è una pianta che predilige terreni umidi ma che si adatta facilmente al terreno, infatti, alcuni studi hanno dimostrato che può vivere in carenza di acqua; grazie a questa caratteristica può essere coltivata in ambienti molto differenti tra loro, per tale ragione in passato fu coltivata in tutte le regioni italiane. Per seminarla si utilizzano comuni seminatrici da grano con una distanza di circa 20 cm tra le file. La densità della semina varia a seconda della destinazione della coltura: se l’obiettivo è seminare fibra tecnica la densità consigliata è quella di 50 kg/ha, se invece è seminare colture da seme la densità scenderà a 25 kg/ha. La canapa solitamente viene classificata, come proposte D. E. Janichewsky (1924), in tre specie: • Cannabis Sativa, la specie più alta dalla forma piramidale; • Cannabis Indica, con innumerevoli rami e foglie; • Cannabis Ruderalis, senza rami ed alta al massimo 50 cm.

La storia della canapa in Italia ed i possibili impieghi La Canapa in Italia venne introdotta tra il X e VIII sec. a.C., probabilmente grazie agli sciti ed illirici, ma si diffuse notevolmente tra la fine del V e gli

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Nonostante ciò esistono anche altre teorie, ad esempio: Linneo, nel 1753, parlò solamente di Cannabis Sativa e i canadesi, Small e Cronoquist, dissero che esiste una sola specie di Cannabis che presenta due sottospecie ovvero quella Sativa ed Indica.


inizi del IV sec a.C. La sua diffusione continuò ad accrescere per tutto il millennio successivo e venne coltivata ed elaborata soprattutto per creare tessuti, cordami, carta, olio combustibile e prodotti farmaceutici: nel 800, era possibile acquistare in farmacia l’estratto e sigaretti di canapa. Inoltre la canapa veniva usata per sostituire il tabacco, questo però denotava uno status sociale basso. Tale processo continuò fino agli inizi del Novecento, infatti, negli anni ‘30, l’Italia aveva una produzione di canapa che era arrivata fino a 100mila ettari tale da essere seconda solamente alla Russia. Nella seconda metà del ‘900 la sua produzione diminuì non per norme antidroga ma a causa del boom economico e del progresso industriale: si cominciò a trovare sul mercato una grande quantità di fibre sintetiche, provenienti dagli USA, e per tale ragione la canapa iniziò ad essere utilizzata sempre di meno; ciò annunciò il rapido declino di questo tipo di coltura (per dimostrarne il declino si utilizza la tabella riportata qui di seguito che indica la superficie coltivata in ettari e la produzione di fibra dal 1936 al 1970)

Fig.11_ Canapicoltura in Italia dal 1936 al 1970_Fonte: S.Capasso, Canapicoltura e sviluppo dei Comuni atellani, Frattamaggiore, 1994, pag. 13

Le prime norme antidroga vennero sistematizzate, in Italia, nel 1990 nel DPR 309/1990 (Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope), noto anche come “legge Giovanardi Fini”. Questo Testo Unico aveva il fine di prevenire l’uso stupefacente della canapa mediante il divieto di coltivare Cannabis Indica e di produrre e commercializzare prodotti contenenti THC (il cannabinoide che ha effetti psicotropi per parlare di droga è necessario che il THC rappresenti una percentuale uguale o maggiore di 4). Questa normativa indica il divieto di coltivare la Cannabis Indica e non quella sativa; è noto che quest’ultima non è mai stata vietata in Italia, al contrario alla fine degli anni ’70 l’UE incentivò la sua coltivazione per la fornitura alle industrie di automotive, pannelli isolanti e pasturgia. Nonostante ciò le forze dell’ordine e i Magistrati hanno spesso ritenuto che anche la coltivazione della canapa da fibra fosse vietata per cui spesso, negli anni ’80, i coltivatori di tale piante hanno subito condanne penali, sequestri e distruzione delle coltivazioni.


La Proposta Progettuale | 201 Attualmente in Italia ci sono delle norme relative alla canapa da droga e quella da fibra: • Per quanto riguarda la prima si fa riferimento al DPR 309/1990 e alle successive modifiche che prevedono la possibilità di coltivare questo tipo di canapa per produrre farmaci su autorizzazione del Ministero della Salute. I campi in cui sono coltivate queste piante dovrebbero essere recintati e illuminati inoltre si dovrebbe avere una precisa contabilità dei semi seminati, delle piante ricavate e della loro destinazione. In Italia però, questo tipo di coltivazione non è mai stata approvata fatta eccezione di un caso recente in Veneto in cui è stata autorizzata una sperimentazione. • Per quanto riguarda la seconda si fa riferimento ai Decreti Ministeriali e Circolari che attuano la normativa europea in materia di sostegno alla coltivazione della canapa da fibra, ovvero quella con THC uguale o minore allo 0,2%. Per far si che il THC sia così basso occorre utilizzare un seme con livelli bassi di THC, gli agricoltori non possono impiegare i semi prodotti per un’ulteriore semina perché questo livello potrebbe accrescere. Attualmente l’utilizzo della canapa è molto ridotto rispetto ai suoi “tempi d’oro” ma l’Italia lentamente sta riscoprendo l’utilità e gli usi di questa pianta. I benefici sono legati soprattutto al benessere della biodiversità in quanto questo tipo di coltura non prevede l’utilizzo di diserbanti e concimi. Ulteriori benefici prodotti dalla canapa sono: la protezione dal dilavamento, l’impedimento della percolazione in falda di azoto, la fitodepurazione e la fitoestrazione. Nel progetto si prevede lo studio di questi due aspetti, in maniera approfondita, da parte del CNR perché costituiranno una risorsa aggiunta agli aspetti di post bonifica del SIN.

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Fig.12_ Schema sintetico ed intuitivo delle principali forme di utilizzazione e trasformazione della canapa_Fonte: www.hort.purdue.edu, giugno 2016


Oltre ai benefici ambientali la canapa è utilizzata in innumerevoli campi, riassunti nella figura sopra riportata. Per avere un chiaro quadro di riferimento, l’associazione Assocanapa offre una vasta descrizione di quelli che sono gli usi della canapa o delle sue varie componenti: • I fiori e le foglie vengono utilizzate per produrre generi alimentari (come tisane, birra e caramelle), oli essenziali utilizzabili sia in cosmetica che in campo alimentare e THC utilizzato soprattutto in ambito farmaceutico (per curare glaucoma, vomito, attacchi di asma, spasmi di diverso genere, analgesico, ecc.). • I semi vengono utilizzati in ambito alimentare, cosmetico e chimico. Per quanto riguarda il primo ambito ricordiamo l’olio (usato per produrre gelati, tofu e margarina), i semi decorticati che vengono utilizzati sia nell’alimentazione umana che animale perché sono ricchi di proteine e la farina utilizzata anch’essa sia per uso umano che animale perché priva di glutine. Per quanto riguarda il secondo ambito l’olio prodotto con questi semi viene usato per produrre cosmetici e detergenti per l’igiene del corpo. In ultimo i semi vengono utilizzati per produrre detersivi, inchiostri per stampa a colori, tinte, solventi, biodiesel, etc. • Le fibre vengono utilizzate differentemente in base alla loro natura ovvero se fanno parte della fibra lunga, corta o canapulo. Le prime se di pregio vengono utilizzate per creare tessuti, calzature accessori e tele per i dipinti; mentre se sono meno pregiate vengono utilizzate soprattutto per la produzione di cordami, per sacchi o teloni, tessuti per rinforzo di plastiche per sostituire la lana di vetro. La fibra corta si suddivide in macerata o semi-macerata. La prima solitamente viene utilizzato per la produzione di tappeti, per imbottire i materassi, per la produzione di carta, cartine per le sigarette, pannolini o guarnizioni per i freni; la seconda invece si utilizza per produrre pannelli isolanti o fonoassorbenti e imbottiture per le automobili. In ultimo le fibre da canapulo vengono utilizzate per intonaci e cappotti isolanti, per fabbricare mobili e pellet, per l’interno delle autombili, per lettiere di cavalli e altri animali o per disoleare le acque inquinate.

3.2.2 Condizioni per l'istituzione dell'APEA di Tito scalo Nel descrivere i vantaggi che un'area produttiva ecologicamente attrezzata comporta in un'area industriale parzialmente dismessa e come il suo recupero sia importante per una rinascita economica sostenibile, è emerso che la gestione, in primis, gioca un ruolo fondamentale al fine di sostenere tale trasformazione. Per ottenere dei risultati egregi vi è la necessita di fornire degli strumenti e dei concetti di base che il progetto intende predisporre al fine di perseguire una pluralità di obiettivi: - individuare i sistemi innovativi, a bassissimo impatto ambientale, per la realizzazione e gestione dell’area produttiva; con particolare riguardo alla tutela delle risorse naturali, all’approvvigionamento energetico e all’abbattimento degli inquinanti. - Individuare i sistemi di monitoraggio e di comunicazione dei dati relativi ai livelli di inquinamento, di emissioni, delle produzioni e dei consumi


La Proposta Progettuale | 203 energetici. - Indicare i sistemi intelligenti ed integrati di gestione energetica per le aziende insedianti. - Dotare gli edifici e l’intera area delle più innovative tecnologie e servizi, attraverso la domotica, tali da renderle di maggior pregio e fruibilità l’intero intervento. - Agevolare la fruizione dei servizi anche a soggetti diversamente abili, attraverso i servizi domotici e telematici. - Progettare l’intera area in una ottica di massima sostenibilità ambientale. - Applicare tecnologie, nelle singole strutture e nell’area, che permetteranno, attraverso il controllo dei consumi e la produzione di energia da fonti rinnovabili, il raggiungimento dell’obiettivo di realizzare un’area industriale passiva dal punto di vista energetico. - Realizzare interventi finalizzati alla socializzazione ed alla divulgazione delle tecnologie sostenibili applicate. Particolare attenzione è posta alla gestione energetica dell’intera APEA, anche attraverso la definizione di specifici parametri e vincoli per gli insedianti, che fruiranno dell’azzeramento dei costi energetici. Progetti che di fatto anticipano ed applicano la direttiva del Parlamento Europeo 2010/31/UE del 19 maggio 2010. La direttiva prevede, per gli edifici e strutture pubbliche, che dal 2018 questi siano ad energia quasi zero. Le tecnologie applicate agli edifici, alle strutture industriali ed alle aree comuni, oggetto dell’intervento, hanno l’ambizione e l’obiettivo di trasformare l’intera area in un organismo al servizio dei suoi utenti. Esso si integra con l’ambiente circostante e con il mondo intero; nella sua integrazione diviene uno strumento per i suoi utenti creando ed offrendo contenuti per la sostenibilità ambientale: il vivere sano, la sicurezza attiva, la sicurezza passiva, il comfort, la socializzazione ed i servizi di connettività. Un organismo che vedrà la sua radiografia, tecnologie applicate ed efficienze, proiettata su schermi integrati, in un progetto di moderna architettura, e divulgata al mondo intero, attraverso internet.

La filosofia con cui viene progettata l’area, o meglio l’organismo, prevede che esso sia sotto certi aspetti autonomo ed in altri al servizio dei suoi utenti. In particolare l’aspetto di autonomia è direttamente legato alla gestione dei suoi impianti, anche attraverso l’integrazione offerta dalle tec-

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In particolare, le tecnologie atte alla gestione della connettività aprono ed integrano la struttura in un contesto più ampio dell’unità industriale e del comune. Le tecnologie applicate alle strutture avranno un impatto diretto in tema di funzionalità acquisite ed in particolare permetteranno, ad ognuno dei livelli (unità industriale, centro gestione, contesto d’insediamento, Comune, Distretto, Stato e Mondo intero) di usufruire di funzionalità immediate e potenziali implementazioni legate a scelte e/o evoluzioni delle tecnologie stesse. Strutture da intendersi quali organismi che possano crescere in base alle esigenze ed agli sviluppi decisi ed attuati dagli attori coinvolti: utenti, operatori dell’insediamento, amministrazione comunale, operatori economici e di servizio del comune.


nologie domotiche. In particolare, la domotica svolgerà il complesso compito di realizzare i bridge tra le tecnologie presenti, rendendole oltre che integrate anche semplici nel loro utilizzo; una semplicità a disposizione di tutti gli attori che intervengono ed hanno necessità di gestirle (dall’utente al manutentore, dal gestore alle autorità preposte ad interventi di sicurezza, dal gestore di servizi sanitari e sociali a coloro che hanno necessità di comunicare e/o sorvegliare). Un’integrazione globale all’interno dei sistemi tecnologici presenti nell'”Organismo” che risponda alla caratteristica fondamentale della stessa domotica cioè la semplicità, garantita da interfacce utenti “User Friendly” intuitive e predisposte per gestire gli ausili previsti per ogni tipologia di utente. I sistemi e l’integrazione delle tecnologie, attraverso l’utilizzo di specialistici sottosistemi, garantiscono le altre due fondamentali caratteristiche della domotica: affidabilità e continuità di funzionamento. L’aspetto di autonomia ed eco-sostenibilità sarà garantito dalla capacità delle strutture e dei suoi impianti di contenere il consumo energetico (termico ed elettrico), dalla gestione dei carichi al controllo dei consumi delle aree comuni, evitando sprechi causati da dimenticanze (luci, impianti di climatizzazione, ..), alla produzione di energia elettrica e termica. Gli aspetti tecnologici sono al servizio degli utenti nelle loro attività quotidiane ed in particolare delle attività industriali. Saranno le infrastrutture telematiche ad offrire il maggior supporto alla corretta gestione delle tecnologie applicate, alla loro manutenzione ed alla integrazione tra: gli insediamenti, l'ambito urbano, extraurbano, dell'intero hinterland potentino ed i servizi interni ed esterni all’area. Le singole unità (stabilimenti industriali) saranno connesse all’intera area industriale, ai produttori degli impianti e dei servizi, dei servizi sociali, dei servizi pubblici e quelli di operatori privati. Un intervento intriso di tecnologie integrate tra loro con gli utenti e con il mondo esterno, in modo organico, in grado di garantire un'elevata qualità della vita al suo interno ma nel contempo rispettare i più elevati criteri di sostenibilità ambientale. Un'altro elemento d’innovazione è apportato dall'integrazione delle tecnologie dell’area e quelle installate nella singola unità industriale, queste ultime di fatto si avvarranno di sistemi centrali ridondanti, assicurando il massimo dell’efficienza e la garanzia della continuità di funzionamento nell’erogazione dei servizi e delle funzionalità. Suddiviso tra: - impianti presenti nell’area, infrastrutture e sistemi centrali, quali elementi dell’”Organismo” per la raccolta dei dati provenienti dai singoli insediamenti e la connessione con tutti i possibili fruitori e/o manutentori; - impianti presenti nell’unità industriale, “Cellule dell’Organismo”, interconnessi come cellule di un organismo, quali: connessioni telematiche, contabilizzatori d’energia, video sorveglianza, allarmi, supervisione, ecc.; - impianti centralizzati (energetici e termici, ma anche per la gestione delle acque, per l’illuminazione, per la gestione dei rifiuti, per il controllo accessi, i server web, gli access point WiFi, la videosorveglianza, l’irrigazione, ecc.); - sistemi per gestione ed ottimizzazione delle risorse al fine di abbattere il fabbisogno dell’area con un attento monitoraggio dei consumi che, attraverso la produzione d’energia (anche con accumulo), ottimizzerà conflitti e


La Proposta Progettuale | 205 contemporaneità. L’area sarà caratterizzata da: - Recupero di stabilimenti dismessi e completamento di quelli inutilizzati: l'indice di copertura massimo sarà pari al 40% ed altezza massima di 10 m. Lo schema urbanistico esistente consente aggregazioni di più lotti nel caso di macro-strutture industriali o il loro frazionamento nel caso di strutture produttive di ridotte dimensioni. - Viabilità - lo schema stradale al servizio dell’APEA sarà sostanzialmente quello esistente caratterizzato da un sistema a doppio pettine che alimenta i singoli lotti e le aree di parcheggio. La viabilità di servizio sarà caratterizzata dall’impegnare quella locale esistente solo in uno o due punti di connessione, da attrezzare con ampie rotatorie; tutta la movimentazione carrabile dei lotti produttivi avverrà all’interno della rete di servizio, senza impegnare l’esterno. - Sottoservizi - le principali reti (idriche, telematiche, energetiche) saranno realizzate in appositi cunicoli interrati, consentendo così una facile manutenzione e future implementazioni. - Corredo verde - tutte le aree pubbliche, comprese quelle relative alla viabilità, saranno attrezzate con adeguate alberature, che implicano effetti positivi per la riduzione dell’inquinamento acustico e di quello atmosferico locale. - Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche conterrà l'ampliamento degli spazi destinati al CNR; una serra-laboratorio dove poter condurre ricerca in merito ai temi dell'agricoltura ed in particolare sulla canapa, una mensa per 200/800 utenti, con bar e pizzeria; una sala conferenze; un’area dedicata ad ospitare gli uffici tecnici comunali ed amministrativi; un residence con mini alloggi e bilocali; un locale server; un locale per la supervisione e manutenzione; magazzini attrezzature e mezzi di manutenzione; aree spogliatoi e servizi; area servizi sanitari ambulatoriali; aree manutentori impianti e relativi uffici, riservata alle cooperative di servizi o dipendenti comunali addetti alla gestione; un ufficio direzionale ed un ufficio progettazione ed aree espositive, show room o comunque “vetrine” delle produzioni effettuate nell’APEA. Tra le tecnologie applicate all’APEA troveremo:

- gli stessi sensori, attraverso la supervisione centrale, permetterà di controllare, in modo efficiente, la climatizzazione degli ambienti; - le aree verdi, attraverso la programmazione di scenari integrata con la rilevazione sensoriale (umidità, vento, temperatura), saranno irrigate in modo automatico; - ogni singola unità industriale sarà connessa ai sistemi telematici e di bu-

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- illuminazione pubblica basata su tecnologie a basso consumo energetico (LED) e gestita attraverso una supervisione centrale, a cui confluiranno dati rilevati da innumerevoli sensori: rilevazione crepuscolare; controllo accessi, per le aree del Polo per le attività di ricerca e fieristiche, per le aree ricreative e per gli impianti; la prenotazione di aree comuni (sala convegni, aree sportive);


ilding automation attraverso connessioni in fibra ottica; - la connessione alle infrastrutture telematiche, dell’area, sarà garantita anche da ripetitori wifi installati nei sistemi illuminanti; - la cucina e le utenze della mensa/bar saranno connesse ai sistemi gestionali/casse per la loro ottimale gestione energetica, ed i rifiuti organici serviranno alla produzione di gas metano ed energia elettrica attraverso digestitori; - gli uffici e gli alloggi, per i loro consumi, climatizzazione e la telematica, saranno gestiti attraverso una centralizzazione di building automation e la rilevazione dei sensori locale, integrando i dati rinvenienti dal sistema di prenotazione, il controllo accessi ed il pannello domotico; - la videosorveglianza, dell’intera area sarà assicurata da webcam connesse attraverso la fibra ottica e/o i sistemi wifi. Questa sarà estesa anche all’interno dei singoli insediamenti industriali. Il sistema prevederà la rilevazione dei movimenti e la registrazione degli eventi. Il tema su cui apporre maggior attenzione è quello energetico. Ognuna delle strutture sarà continuamente monitorata in relazione ai consumi, alle produzioni ed alle emissioni. Di fatti, la rete in fibra ottica connetterà, ai sistemi di supervisione centrale, ogni elemento presente nell’area, dal centro direzionale agli impianti energetici, dal singolo insediamento alle aree ricreative. Per raggiungere l’obiettivo di “energia quasi zero” saranno realizzati una serie di interventi, quali: - il controllo e la gestione efficiente degli impianti; - la produzione di energia da fonti rinnovabili, attraverso l'installazione di fotovoltaico e microeolico sulla sommità di ogni stabilimento o di pensiline apposte come copertura ad aree di sosta; - la corretta gestione di tutte le risorse ed in particolare delle acque, che in relazione alle specifiche normative saranno gestite, recuperate ed accumulate. La realizzazione delle APEA nell'agglomerato di Tito sarà uno strumento importante per le amministrazioni locali e per l’intera area che potrà supportare lo sviluppo economico e sociale, che sin dalle fasi di riconversione genererà occupazione, opportunità per la filiera edile e sostegno socio-economico del territorio.


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3.2.3 Masterplan Al fine di poter fare chiarezza sulle strategie e quindi sulle scelte intraprese è stato predisposto un Masterplan, ovvero una planimetria, in scala 1:5000 (elaborato 8) che riporta in dettaglio le principali volumetrie previste, con le rispettive destinazione d'uso, la disposizione di aree destinate ad attrezzature collettive, gli spazi di verde attrezzato e la nuova viabilità. Questo è stato creato sulla base della scheda di progetto (LFA) tenendo conto degli obiettivi prefissati. E' possibile notare come la perimetrazione dell'area industriale sia stata ridotta, le aree considerate ridondanti al di fuori della strada che lambisce il lato sud dell'agglomerato sono state eliminate dalla perimetrazione e ridestinate a suoli su cui praticare la coltura di canapa ad uso industriale; inoltre sono state evidenziate le aree potenzialmente strategiche, gli edifici dismessi ed i possibili ampliamenti. Per quanto concerne l'ambito extraurbano di Tito, destinato al settore terziario e dei servizi, le aree sono state sensibilmente ridotte concentrando l'edificazione a margine della statale ss94 così da consentire una facile accessibilità. Proseguendo verso est troviamo le aree residenziali per il quale è stato previsto un adeguamento degli standards urbanistici ed una possibile espansione per i lotti liberi di completamento al fine di rendere omegenea l'intera area. Il PIP in zona Picerno è stato sensibilmente ridimensionato mantenedo circa 1/3 della superficie prevista ri-disegnando la possibile configurazione dei lotti. Un altro elemento fondamentale è la disposizione delle aree e dei corridoi verdi. In questo elaborato vengono messe in evidenza le alberature che si estendono per i percorsi principali di fossi e canali al fine di rinaturalizzare queste aree e rendere i terreni più solidi e stabili. Altre aree verdi, private e pubbliche, sono identificate negli orti urbani, alberature e verde stradali. La strada intrapresa per giungere all'elaborato descritto comprende un percorso complesso di integrazione con gli strumenti della pianificazione urbanistica vigenti e con gli obiettivi prefissati in questo studio. Per avere degli effetti positivi sul territorio bisognerà integrare questa proposta con un processo che prevede fasi di monitoraggio e di feedback. Inoltre, la metodologia di rappresentazione risulta essere facilmente comprensibile così da permettere una rapida e chiara consultazione a tutti i possibili attori coinvolti e non, quindi è capace di rivolgersi a un numero elevato ed eterogeneo di soggetti.

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Fig.13_ Masterplan della proposta progettuale (elaborato 8)_Fonte: elaborazione dell'autore, maggio 2016


La Proposta Progettuale | 209

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3.2.4 Contenuti urbanistici La proposta progettuale prevede l'edificazione di funzioni private e pubbliche per una volumetria complessiva pari a circa 2.200.000,0 mc. Questa è ripartita in cinque principali utilizzi: residenziale 5,2%, PIP 4,8%, terziario e dei servizi 12,0%, edifici del produttivo recuperati 60% e di nuovo impianto il 18%. Da questa ripartizioni emerge come all'interno della volumetria prevista è stata inserita quella "recuperata" che è la parte sostanziale ovvero circa 1.300.000,0 mc. La capacità edificatoria di base dell'Ambito è computata applicando l'indice territoriale di 0,3 mq/mq alla Superficie Territoriale, quindi escludendo le aree che non generano diritti volumetrici, mentre, il coefficiente di copertura 0,4 mq/mq sarà applicato alla superficie fondiaria dei lotti nell'agglomerato industriale. Nelle tabelle seguenti sono riportati gli ambiti di progetto con i relativi parametri urbanistici e quantitativi scaturiti dalla proposta progettuale. Nella prima tabella sono stati messi in evidenza gli interventi al di fuori dell'area industriale suddividendo l'edificazione residenziale (Resid_), quella degli ambiti produttivi di Picerno e di Tito (PIP_), quella del settore terziario (Terziario_), quella del Polo sportivo (Sport_S0) e gli edifici per l'istruzione (Istruzione_R1.1). Ognuna di queste aree ha una corrispondenza nella carta degli usi dei suoli in figura 14 (elaborato 7). Nella seconda tabella, invece, sono stati riportati i dati inerenti i lotti dell'agglomerato industriale le cui principali destinazioni d'uso sono suddivise in: aree destinate strettamente al produttivo industriale, escludendo tutte quelle attività già menzionate nel piano ASI; un'area destinata al settore terziario e dei servizi, un'area per il Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche ed in fine un'altra nella quale è previsto il Nodo Intermodale. I dati riportati nelle tabelle riguardano: la superficie territoriale o fondiaria (mq), la superficie coperta prevista dal progetto (mq), l'altezza massima degli edifici (m), il rapporto di copertura (mq/mq), l'indice fondiario (mc/mq), la superficie di aree destinate a servizi (mq), le eventuali demolizioni (mc), il volume di progetto (mc), il volume consentito dalle normative vigenti (mc) e la differenza tra volume consentito e quello previsto dal progetto. Da quest'ultimo è emerso che, attraverso gli interventi proposti, si avrà una notevole riduzione della volumetria prevista, in particolare per il contesto al di fuori dell'agglomerato industriale sarà pari a circa 3.000.000 mc, invece al suo interno il potenziale edificatorio sarà all'incirca il medesimo, pur diminuendo la superficie destinata ai lotti. Aree pubbliche Tra le principali aree pubbliche troviamo: il Parco Botanico che occupa un'area di circa 10 ha e un'area destinata a parcheggi di circa 1,5 ha; le aree di verde attrezzato contigue al Polo sportivo che occupano una superficie di circa 4,5 ha; un'area di sosta attrezzata ai piede del monte Pano che permettono l'accesso alla nuova area boscata contigua a quella esistente; adeguamenti agli standards urbanistici nell'ambito extraurbano e dei PIP (parcheggi e verde attrezzato) con una superficie totale di circa 18 ha; altre aree attrezzate nei pressi degli edifici destinati all'istruzione e del nuovo edificato in ambito urbano; gli orti urbani nell'area contigua le residenze (semi)ipogee con una superficie totale di circa 4 ha ed in fine un'area attrezzata nei pressi del centro Santa Cecilia per un'estensione di circa 1 ha. Queste aree sono definite sia nel Masterplan sia nella carta degli usi dei suoli e permetteranno all'intero ambito di analisi una dotazione superiore agli standars urbanistici definiti dal D.M. 1444 del 1968.


La Proposta Progettuale | 211

10,0

10,0

18240,0

20403,0

17920,0

33550,0

2,60

2,18

2,67

2,28

0,25

0,26

0,22

0,27

0,23

31213,0

1718,2

8810,0

3255,8

867,5

1718,2

2736,0

9,0 282,4

8196,3 1,04

0,80

1,65 0,17

0,20

0,18

17068,4

1278,0

284,0

2867,0

2230,0

1278,0

2400,0

7,0

7,0

8050,0

3150,0

6125,0

7141,4

0,39

0,34

0,41

0,97

0,74

0,11

0,10

0,12

0,14

0,11

12,0

12,0

24876,0

32400,0

3,01

2,75

0,23

0,25

0,23

21839,0

2500,0

5805,0

42475,5

600,0

15000,0

21567,6

44100,0

233401,2

35096,6

26294,1

4865,0

2600,0

387,5

77,0

873,0

Area verde Area stradale Demolizioni attrezzato (mq) (mq) (mc)

3355,0 10,0 2,46 0,23 8716,8

2252,8

rmq/mq

1792,0 10,0 9120,0 2,97 0,11

0,32

IF(mc/mq)

2040,3

8841,3 0,99

2,36

Volume (mc)

6710,6

14696,6

1824,0 10,0 3600,0

h edif. (m)

9370,8 912,0 13,0 12872,7

Sup. cop (mq)

7004,2 680,1 9,0

7,5

Area fondiaria (mq)

3706,0 490,7

Sup territoriale (mq)

PIP Tito_P1.2

2976,6 1430,3

PROGETTO

PIP Tito_P1.3

5491,0

1523,4

4,0 3828,0

0,14

0,12

27154,8

PIP Tito_P1.4 2252,8

70,6

910,7 6,0 0,81

1,55

PIP Tito_P1.1

PIP Tito_P1.5 12942,3

PIP Picerno_P0

Resid_R1.2

Istruzione_R1.1 4958,0 638,0 660,0

29946,8

352,8

Resid_R1.3 3691,5 6,0

13,0

Servizi_S1.4 Resid_R1.5 110,0

2303,6 1020,2

3,5

10745,0

814,5 875,0 3,5

2700,0

2,78

4085,0

19372,0

900,0 3,5

Resid_R1.7

2300,0

2073,0

52600,8

0,24

0,23

71686,4

Resid_R1.6

7768,0 3070,0

9704,0

23946,5

Resid_R2.1

Resid_R3.1 27897,0 8255,4

11780,0

12,0

2,86

2,79

6300,0

Resid_R3.2 Terziario_T1.1 4383,4

7176,0

Resid_R2.2

Resid_R3.3 Terziario_T1.2 18924,0

57408,0

Terziario_T1.3

12,0

2568,0

12,0

20060,0

598,0

Terziario_T1.4

4784,0

Terziario_T1.5

0,17

0,23

34580,0

0,21

2,27

10,0

1,73

0,16

3458,0

1,49

15257,0

16300,0

1,14

Terziario_T2.1

10,0

2450,0

15400,0

9800,0 1630,0

7,0

Terziario_T2.3 (riserva) 102400,0

7,0

445862,7

350,0 46898,9

2200,0

9438,0

Sport_S0

157173,9

2145,0

Terziario_T2.2 10360,0

252446,9

Resid_R4.1 Resid_R4.2 TOTALE

AMBITO

552500,0

327000,0

Volume MAX realizzabile (mc)

5491,0

0,0

74524,3

33550,0

Volume Edif. Privato (mc)

-1809,0

0,0

-477975,7

-293450,0

Differenza volume (mc)

Project

PIP Serra del Cerro

3600,0

Volume Edif. Pubblico (mc)

PIP Tito

7300,0

205,4

4596,3

normativa vigente

DUP BB1

282,4

8196,3

3600,0 DUP BB2

77,0

3600,0

660,0

20059,0

7141,4

3150,0

6125,0

8050,0

10745,0

117184,8

-381220,0

-362815,2

-61584,0

-151285,0

-450,0

-95559,6

-549340,0

-23165,2

TSA-BB

9887,8

3828,0

DUP BB3

56940,0

550000,0

D1-A PIP Tito

3600,0

108826,0

DUP C1.1 e C1.2

170080,0

DUP da C1.3 a C1.7

DUP C6

32400,0

480000,0

34580,0

6700,0

24876,0 F2 D1

415800,0

16300,0

118860,0

F2 C F2 B

9600,0

825000,0

6450,0

F2 D2

D5

17850,0

APU 3

3.500.000,0

D3 B

11400,0

-3.000.000,0

13487,8

424993,2

Tutto l'ambito di Tito scalo e del PIP di Picerno


Fig.14_ Carta dell'uso dei suoli (elaborato 7)_Fonte: elaborazione dell'autore, maggio 2016


La Proposta Progettuale | 213

Project


PROGETTO (n° lotto)

TOTALE

TTLO0146 TTLO0155 TTLO0057 TTLO0067 TTLO0068 TTLO0075 TTLO0072 TTLO0073 TTLO0069 TTLO0070 TTLO0080 TTLO0089 TTLO0090 TTLO0091 TTLO0093 TTLO0094 TTLO0095 TTLO0096 TTLO0103 TTLO0129 TTLO0130 TTLO0132 TTLO0133 TTLO0151 TTLO0122 TTLO0121 TTLO0137 TTLO0103 TTLO0108 TTLO0114 TTLO0028 TTLO0033 TTLO0040 TTLO0035 TTLO0045 TTLO0046 TTLO0048 TTLO0001 TTLO0006 TTLO0020 TTLO0009 TTLO0012 TTLO0138 TTLO0139 TTLO0149 TTLO0013 TTLO0152 TTLO0150 TTLO0127 TTLO0128 TTLO0120 TTLO0019 TTLO0018 TTLO0151 TTLO0049 TTLO0048

Sup territoriale (mq)

190200,0

74000,0 264200,0

Area fondiaria (mq) 14660,0 6300,0 3900,0 36850,0 22400,0 38560,0 18350,0 7280,0 11500,0 12270,0 7900,0 6700,0 7900,0 21180,0 2200,0 4200,0 5000,0 4100,0 5100,0 5500,0 4300,0 5800,0 2800,0 6150,0 7700,0 11000,0 10000,0 4200,0 49000,0 4250,0 5400,0 28510,0 3600,0 6800,0 9600,0 30000,0 8700,0 29580,0 58850,0 9500,0 11100,0 9000,0 21500,0 35000,0 62800,0 8600,0 20000,0 6300,0 13500,0 6400,0 46800,0 6800,0 15000,0 800390,0

3800,0 900,0

2300,0 1200,0

3300,0

3800,0

1250,0

950,0

3000,0 8800,0 2200,0 1500,0

120935,0

7600,0

3600,0

12500,0

3900,0 1700,0 1100,0 1900,0 1200,0 8500,0 1150,0 2300,0 2500,0 2400,0 2360,0 3500,0 0,0 4300,0 7625,0 17800,0

3100,0 3500,0 2300,0 1200,0 1500,0 6400,0 700,0 1100,0 1300,0 0,0 1000,0

9500,0 3400,0

Sup. cop di Sup. cop attività Sup. cop attività ampliamento o di nuovo in esercizio (mq) dismessa (mq) impianto (mq) 2900,0 1250,0 800,0

2200,0

4500,0

1400,0

3600,0 2200,0

37950,0

h edif. (m) 29000,0 12500,0 8000,0 104500,0 64000,0 88000,0 48400,0 15000,0 27900,0 31500,0 20700,0 12000,0 16500,0 51200,0 6300,0 12100,0 14300,0 12350,0 9000,0

Volume di progetto (mc)

2,16

1,98 1,98 2,05 2,84 2,86 2,28 2,64 2,06 2,43 2,57 2,62 1,79 2,09 2,42 2,86 2,88 2,86 3,01 1,76

0,22

0,20 0,20 0,21 0,26 0,29 0,23 0,24 0,21 0,27 0,29 0,29 0,18 0,19 0,30 0,32 0,26 0,26 0,23 0,20

rmq/mq

10,0 10,0 10,0 11,0 10,0 10,0 11,0 10,0 9,0 9,0 9,0 10,0 11,0 8,0 9,0 11,0 11,0 13,0 9,0

12500,0

IF(mc/mq)

10,0

0,18 0,38

0,63 0,22 0,10 0,19 0,29 0,17 0,27 0,43 0,22 0,67 0,35 0,36 0,26 0,49 0,26 0,30 0,24 0,23

2,30 3,96

0,57 0,27 0,34 0,16

6,34 1,99 0,90 1,52 2,57 2,08 2,16 3,41 2,21 6,00 3,12 2,92 2,86 3,95 2,06 3,63 2,42 2,34

49400,0 138500,0

8,57 2,67 2,41 1,46

39000,0 15300,0 9900,0 15200,0 10800,0 102000,0 9200,0 18400,0 63000,0 21600,0 21240,0 28000,0 85800,0 34400,0 61000,0 213600,0 23000,0 26000,0

13,0 15,0

54000,0 36000,0 15400,0 68400,0

10,0 9,0 9,0 8,0 9,0 12,0 8,0 8,0 10,0 9,0 9,0 8,0 11,0 8,0 8,0 12,0 10,0 10,0

45,0

15,0 10,0 7,0 9,0

1754890,0

Area pubblica (mq)

9800,0

2800,0

9000,0

62800,0 8600,0 20000,0 2700,0

115700,0

Demolizioni (mc)

1200,0

3000,0

89500,0

31050,0

124750,0

AMBITO DI PROGETTO

normativa vigente

210.000,0

1.500.000,0

-54.275,0

37.240,0

254.890,0

Differenza volume (mc)

Settore Produttivo Area Industriale

84.000,0

192500,0

Volume MAX realizzabile (mc)

Settore Terziario e dei Servizi Area Industriale

85.500,0

Settore Produttivo Area Industriale

PRF.0 (Polo per la Ricerca e Fieristico)

430.355,0

NI.0 (Nodo Intermodale)

1.879.500,0


La Proposta Progettuale | 215

3.2.5 Schede di dettaglio Residenze nel centro urbano (scheda di dettaglio 1)

Fig.15_ Planimetria area residenziale nel centro urbano di Tito scalo_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016

Fig.16_ Vista area residenziale nel centro urbano di Tito scalo_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016

La logica che caratterizza gli edifici in quest'area è la natura del piano terra, ovvero quella di ospitare le attività di relazione e di contatto con la "street-life", la vita e la vivacità del centro urbano. Queste si concretizzano attribuendo destinazioni di tipo commerciale nella logica di piccola attività di vicinato e servizi alla persona. Le funzioni soprastanti invece sono in genere residenze, uffici, esercizi pubblici e attrezzature di servizio, ovvero una miscela di offerta complessiva che possa garantire la sostenibilità economica e la vivacità sociale. Gli edifici sono quindi costituiti da cinque livelli complessivi così da minimizzare l'uso del suolo. A livello macro, vista la vicinanza dell'area ai principali luoghi di aggregazione (scalo ferroviario, scuola , Chiesa), costituirà un miglioramento degli stessi sotto il profilo delle attrezzature (parcheggi, verde, etc.) e della qualità dei luoghi urbani. Nella seguente scheda di dettaglio verranno riportati i principali parametri urbanistici e quantitativi scaturiti dall'idea di progetto. Project


Residenze (semi)ipogee (scheda di dettaglio 2)

Le costruzioni (semi)ipogee previste nell'area extraurbana di Tito sono edifici moderni realizzati in calcestruzzo armato e ricoperti, in parte, di terra. Il vantaggio della costruzione ipogea nel sottosuolo deriva dal fatto che la terra trattiene il calore e l'umidità, per cui agisce come rivestimento riscaldante, proteggendo dal freddo, dalla pioggia e dal vento, inoltre, la terra offre protezione dai fattori inquinanti presenti nell'atmosfera; questo comporta costi energetici notevolmente ridotti rispetto ad un’abitazione comune, percependo negli ambienti interni una temperatura sempre ottimale. Inoltre questo tipo di costruzione presenta un’architettura meno invasiva nei confronti del paesaggio poiché le strutture scompaiono quasi del tutto alla vista. Un ulteriore vantaggio è costituito dall'assenza di muri esterni esposti alle intemperie, ciò comporta un ridotto costo di manutenzione di facciata, se messe a confronto con altri tipi di abitazione, ed essendo costruite principalmente in calcestruzzo armato dispongono anche di una buona resistenza al fuoco. L'idea di progetto è scaturita principalmente dalla morfologia del terreno in quest'area, con una leggera

Fig.17_ Vista 3 dell'area residenziale tipologia (semi)ipogea in ambito extraurbano di Tito scalo_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016

Fig.18_ Vista 1 dell'area residenziale tipologia (semi)ipogea in ambito extraurbano di Tito scalo_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016


La Proposta Progettuale | 217 acclività, in quanto si presta bene alla tipologia edilizia scelta. La destinazione d'uso è quella residenziale, inoltre, nella seguente scheda saranno riportati i principali parametri urbanistici e quantitativi, scaturiti dall'idea di progetto.

Il Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche (scheda di dettaglio 3)

Fig.19_ Vista Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016

Project

La costituzione di un Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche rappresenta l'intervento più importante in termini di sviluppo sostenibile e di recupero dell'intera area; l'individuazione della zona ovvero l'"ex liquichimica", com'è stato ampiamente descritto, è occupata da alcuni corpi di fabbrica pericolanti ed in totale stato di abbandono. L'obiettivo è quello di demolire le strutture per il quale non è possibile un recupero fattibile e riorganizzare l'intera area; per quanto concerne i capannoni che rappresentavano i depositi del materiale chimico saranno recuperati e ridestinati a grandi padiglioni che costituiranno il polo Fieristico nel quale si potranno svolgere importanti attività di promozione industriale, sia all'interno degli stessi stabilimenti recuperati sia all'aperto, nel parco botanico. Quest'ultimo rappresenterà il simbolo di rinascita eco-sostenibile dell'intera area in quanto l'individuazione del sito sovrasta l'area della messa in sicurezza permanente e costituirà un luogo di aggregazione e di svago a servizio dell'intero territorio. In generale l'intera area si presta bene a questo tipo di destinazione d'uso in quanto occupa una posizione facilmente accessibile, inoltre, sono presenti gli uffici del centro direzionale dell'ASI di Potenza e del Consiglio Nazionale della Ricerca dell'area di Potenza. Quest'ultimo giocherà un ruolo fondamentale per il rilancio del territorio in quanto


esso potrà essere ampliato fisicamente in un edificio a torre costituito sulla medesima area e strutturalmente in un'area di studio che riguarderà i temi dell'agricoltura ed in particolare quello della canapa ad uso industriale e sulla la fitodepurazione (paragrafo 3.2.1). A questo proposito uno dei capannoni, quello ad est del CNR, che attualmente è utilizzato come deposito potrà diventare una grande serra nella quale poter effettuare sperimentazioni specifiche sulle essenze vegetali. La trasformazione dell'area in APEA costituirà un vero punto di forza per questo intervento in quanto la gestione integrata potrà essere un sostegno importante per definire un corridoio di comunicazione tra CNR e le aziende insediate al fine di ottimizzare produzione e qualità dei prodotti. Ad ogni modo i parametri quantitativi ed urbanistici di previsione scaturiti dall'idea di progetto saranno riportati nella scheda di dettaglio 3.

Il Nodo Intermodale (scheda di dettaglio 4)

Tra le aree strategiche individuate vi è quella destinata al nodo intermodale che è stato identificato nell'area della ex Daramik. L’intermodalità nasce dall’utilizzo di più modi di base per compiere un trasporto su una predefinita relazione origine-destinazione. L’elemento cruciale a cui sono strettamente connessi ruolo e funzioni del trasporto intermodale è dato quindi dal ripartire la distanza complessiva in tratte parziali in modo da minimizzare il costo complessivo del trasporto. Questa ripartizione non si è sviluppata finché si sono trasportate le merci in condizioni sfuse. L’introduzione di contenitori unificati per il trasporto merci e quindi standardizzate ha consentito di riorganizzare la struttura del trasporto merci, minimizzando il costo generalizzato del trasporto. Esistono diverse tipologie di infrastrutture per l’interscambio delle merci e, generalmente, sono classificate in base alle funzioni operative necessarie e sufficienti per

Fig.20_ Planimetria nodo intermodale_Fonte: elaborazione dell'autore, giugno 2016


La Proposta Progettuale | 219 fornire, agli operatori del settore, una certa gamma di servizi. Una prima classificazione può essere fatta in termini di funzione di trasferimento o logistica. Riguardo alla prima funzione si possono avere terminali unimodali o monomodali. Nel primo caso la merce viene trasferita da un'unità di trasporto ad un’altra sempre appartenente alla medesima modalità di trasporto. Qual ora il trasferimento della merce avvenga tra due modalità di trasporto differenti si hanno i terminali o nodi intermodali. Il trasferimento della merce avviene utilizzando più modi di trasporto ma con uno stesso contenitore, senza rottura del carico; il contenitore può essere anche un veicolo stradale, ma in generale è un'unità di trasporto intermodale. Inoltre le infrastrutture intermodali possono essere caratterizzate dalla presenza o meno di funzioni logistiche (per esempio: i servizi logistici più semplici da fornire sono stoccaggio, gestione del magazzino, servizi doganali, imballaggio, etichettatura e distribuzione). Nel caso preso in esame sarà possibile mantenere parte della volumetria esistente così da poterla recuperare e riconvertirla in spazi che offriranno servizi quali: un deposito per l'imballaggio e lo stoccaggio di merci, uffici doganali, etc.. Il nodo intermodale ferro-gomma viene classificato tra i tipi tradizionali, ovvero dove si svolgono principalmente attività di trasferimento tra differenti modi di base, e permetterà il recupero di una tratta ferroviaria che è situata proprio sul perimetro nord dell'area individuata come nodo intermodale. Questo ha la funzione essenziale di trasferire le grandi unità di carico dalla strada alla rotaia e viceversa, nonché di consentire la sosta temporanea di dette unità di carico (piene e vuote) in attesa di inoltro/ritiro. Le componenti principali di un terminal ferro-gomma sono: - un sub-sistema ferroviario; - un sub-sistema stradale (strada di accesso e di scorrimento veicoli, parcheggi); - sub-sistema di movimentazione delle unità di carico (attrezzature per carico orizzontale e/o verticale, area di deposito, modalità ed attrezzature di movimentazione). La configurazione del progetto relativa a quest'area verrà riportata nello specifico nella scheda di dettaglio 4.

Le indicazioni progettuali sviluppate durante il corso di questo lavoro sono riconducibili a cinque principali tipologie d'intervento: 1. costituzione dell'APEA di Tito; 2. recupero e possibile ampliamento di unità industriali dismesse riconvertendo buona parte degli stessi alla trasformazione della canapa ad uso industriale;

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3.2.6 Le fasi di intervento ed i canali di finanziamento


3. realizzazione del polo per le attività di Ricerca e Fieristiche e del Nodo Intermodale; 4. interventi previsti di edilizia residenziale pubblica e privata di completamento e di nuovo impianto; 5. interventi di completamento delle aree PIP e delle aree in ambito extraurbano destinate al settore terziario e dei servizi. In quest'ottica, considerando che l'area industriale dispone di buone infrastrutture ed è in parte operativa, un eventuale programma di attuazione degli interventi dovrebbe articolarsi in maniera tale da predisporre un rapido avvio delle nuove attività economiche con quelle di completamento o nuovo impianto (area urbana ed extraurbana). A tal fine un ipotetico ordine cronologico di predisposizione degli interventi sarebbe: 1. individuazione di un Soggetto Unico promotore di una progettualità specifica; 2. adeguamento delle infrastrutture a rete nell'ambito analizzato; 3. realizzazione del Polo per le attività di Ricerca e Fieristiche; 4. realizzazione del nodo intermodale; 5. avviare procedure con il fine di creare opportunità vantaggiose per la coltivazione di canapa ad uso industriale in un'ottica di filiera; 6. predisporre gli stabilimenti recuperati all'impiantistica innovativa necessaria alle nuove attività economiche insediate; 7. selezione e formazione di figure professionali da impiegare nei settori della produzione e della ricerca; 8. attivare laboratori ed iniziative socio-culturali con l'obiettivo specifico di porre attenzione sui temi ambientali e di ricerca; 9. realizzazione e completamento del Polo Sportivo; 10. realizzazione degli edifici residenziali di completamento ed adeguamento degli standards urbanistici; 11. ampliamento degli edifici scolastici ed istituzione di un istituto comprensivo posto in un'unica area; 12. realizzazione degli edifici residenziali nel centro urbano di Tito scalo e extraurbano (abitazioni semi-ipogee); 13. completamento dei nuovi edifici destinati al settore terziario e dei servizi; 14. completamento dei nuovi edifici nell'area PIP di Picerno (Serra del Cerro) e di Tito. I finanziamenti necessari per la realizzazione degli interventi potrebbero provenire non solo dai soggetti direttamente coinvolti, pubblici o privati, ma anche dai fondi comunitari. Le opportunità di finanziamento che possono interessare i progetti e le azioni previste dal lavoro svolto fin qui


La Proposta Progettuale | 221 (sintetizzati nella scheda di progetto) dovranno essere costantemente aggiornate in relazione all’evolversi dei progetti e all’emergere di nuove opportunità a cura dell’organismo cui sarà affidato il compito di gestire l’attuazione degli interventi. Per fare chiarezza sulle tipologie di fondi, in particolare quelli cofinanziati dall’Unione Europea, occorre fare una distinzione tra fondi strutturali e fondi settoriali o gestione diretta. I fondi strutturali (Fondo europeo di sviluppo regionale – FESR, Fondo sociale europeo – FSE e Fondi di Coesione) sono programmati ed erogati direttamente dai governi nazionali e regionali dei paesi membri; mentre i fondi a gestione diretta sono programmati ed erogati da parte delle direzioni generali della Commissione Europea. I primi hanno come obiettivo quello di contribuire alla riduzione del divario esistente tra i paesi membri e supportare il loro sviluppo economico e sociale (attraverso il finanziamento delle infrastrutture, degli aiuti alle imprese, specie nel settore dell’innovazione tecnologica, e delle politiche sociali di inserimento lavorativo, occupabilità, adattabilità e pari opportunità). I secondi hanno, invece, l’obiettivo di supportare la definizione e l’implementazione di politiche comuni in settori strategici quali: la ricerca e l’innovazione tecnologica, l’ambiente, l’imprenditorialità e il life long learning. Primari destinatari dei fondi settoriali sono le amministrazioni e aziende pubbliche europee; anche se esistono fondi destinati a imprese private, università, centri di ricerca (es. programma quadro per la ricerca e innovazione tecnologica) e ai soggetti del terzo settore. Accedono invece ai fondi strutturali tutti i soggetti economici di un territorio in relazione alla destinazione dei fondi.

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Nello specifico gli assi d'intervento inerenti la programmazione PO FESR 2014-2020 della regione Basilicata più importanti, al fine di poter finanziare una parte delle proposte progettuali, sono: l'asse I per promuovere la Ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione; l'asse IV sull'energia e la mobilità urbana; l'asse VI sulla tutela dell'ambiente ed uso efficiente delle risorse; l'asse VII sui sistemi di trasporto ed infrastrutture di rete ed in fine l'asse VIII sull'inclusione sociale e potenziamento del sistema di istruzione. Questi assi d'intervento prioritari definiti dalla regione rientrano, in buona parte, tra gli obiettivi e le proposte progettuali. Un'ulteriore strumento su cui porre l'attenzione sono i fondi PSR FEASR (programma di sviluppo rurale) questi potranno promuovere la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme e promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle aree boscate. Quindi sia le aree produttive ecologicamente attrezzate sia la coltivazione e lavorazione di canapa ad uso industriale risultano avere un potenziale innovativo ad alto contenuto sostenibile, pertanto orientate verso le linee guida che ad oggi risultano essere tra le priorità ascrivibili negli obiettivi comunitari e mondiali. Inoltre ulteriori fonti di finanziamento potrebbero essere attivate ad incentivare la riconversione e ristrutturazione industriale, la diffusione dell’innovazione tecnologica e di strutture di sostegno alle attività produttive, la realizzazione di impianti sperimentali avanzati derivanti dalla ricerca applicata e la promozione dell’imprenditoria giovanile.


3.3 Conclusioni La proposta progettuale formulata in questo lavoro aveva l'obiettivo di coniugare le risorse presenti sul territorio titese con l’innovazione e lo sviluppo sostenibile; ciò perché quest'area spesso è stata oggetto di episodi di sfruttamento ed inquinamento. Per perseguire quest'obiettivo ho ritenuto necessario studiare a fondo il tema della dismissione industriale come opportunità di rigenerazione urbana in differenti contesti, sia nel territorio nazionale sia internazionale. Attraverso tali studi non solo ho conosciuto il fenomeno della dismissione industriale ma anche il modo di agire nella rigenerazione di queste aree e i fattori di successo come il forte legame con il contesto territoriale, la flessibilità organizzativa, la sinergia fra gli attori coinvolti, etc. Incrociando tale studio con le metodologie della Swot Analysis, degli alberi dei problemi e degli obiettivi e la Logical Framework Analysis (scheda di progetto) ho potuto sia analizzare più consapevolmente le vicende che hanno interessato e tutt'ora interessano il territorio titese sia costruire un quadro conoscitivo concreto sulla quale si basa l'idea dell'intero progetto. Il caso su cui ho posto l'attenzione e sperimentato quanto appreso è l'area di Tito scalo che è caratterizzata da un agglomerato industriale, inglobato in aree urbane ed extraurbane di un contesto in continua espansione, importante per posizione geografica e per estensione, risorse ambientali e rurali. Nonostante ciò stenta a decollare ed esprimere il proprio potenziale a causa di fattori che ne impediscono la crescita: carenza di organizzazione delle attività economiche, cattiva gestione delle risorse, scarsa organizzazione delle attività amministrative, l’esistenza di realtà imprenditoriali poco innovative e slegate dal territorio e l’incapacità di sfruttare le opportunità date dagli incentivi comunitari. A queste si aggiunge un'ulteriore problematica ovvero quella dell'inquinamento della falda che espone a serio rischio la salute dei cittadini e fruitori dell'area. In un contesto simile una rigenerazione urbana mirata ad una rinascita e sviluppo socio-economico sostenibile può fare molto per valorizzare, sviluppare ed integrare, all'interno del territorio l'area industriale di Tito. Un intervento di tale portata può essere attuato solo attraverso la cooperazione tra diverse amministrazioni locali ed utenti privati nell'interesse dell'intera comunità. La proposta progettuale formulata in questo lavoro è partita proprio da tali premesse ed è approdata all’idea di creare un organismo i cui poli funzionali, per la gran parte ricavati da strutture esistenti o da adeguare, siano localizzati in aree diverse dell'intero ambito, così da coinvolgere più comuni e favorire il processo che vuole portare Tito scalo ad essere un esempio di rigenerazione urbana sostenibile ed il punto centrale di una industrializzazione a basso impatto ambientale. Per adempiere a tale obiettivo e per riutilizzare un buon numero di insediamenti dismessi ho previsto la coltivazione e successiva trasformazione della canapa ad uso industriale. Si è scelta proprio questa pianta perché, oltre a poter essere utilizzata in innumerevoli campi, protegge dal dilavamento, impedisce la percolazione in falda di azoto, agisce come fitodepuratrice e fitoestrattrice. Inoltre, la canapa si adatta facilmente al terreno e non richiede l'utilizzo di fertilizzanti o altre sostanze chimiche, questo rispetta uno degli obiettivi della tesi ovvero la sostenibilità. Altri punti di forza della valorizzazione del territorio titese sono: il miglioramento della rete infrastrutturale e logistica interna, attivazione di iniziative socio-culturali, sensibilizzazione dei cittadini e risoluzione di problema-


Conclusioni | 223 tiche esistenti, maggior ordine urbanistico e completamento delle aree residenziali, miglioramento della gestione e la competitività delle aziende nell'area industriale. Lo studio realizzato costituisce una proposta e potrebbe essere ulteriormente sviluppato decidendo, ad esempio, di affrontare gli aspetti economico-gestionali legati all’istituzione dell'Apea o prevedendo l'estensione di questi principi nell'agglomerato industriale di Potenza, un'area interessante perché caratterizzata da istanze simili, posta nelle immediate vicinanze dell'area di Tito scalo e dotata di una buona accessibilità. Inoltre si potrebbero individuare nuove funzioni da allocare alle innumerevoli attività dismesse. Il lavoro fin qui svolto deve essere considerato solo come un punto di partenza, come un motivo per riflettere sugli effetti che una realtà complessa, dinamica ed in continua evoluzione può produrre sul contesto esaminato, che deve ancora esprimere il proprio potenziale di sviluppo sociale ed economico.

Project


3.4 Bibliografia • Centro per la Modellistica Ambientale Facoltà di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Urbino, Studio di fattibilità per la riqualificazione dell'area produttiva "chiusa di Ginestro", 2008. • Cito, N., Metodologie e strumenti per la presentazione, il monitoraggio e la valutazione di progetti secondo l'approccio comunitario, 2004. • Comune di Sesto San Giovanni, AREE EX FALCK E SCALO FERROVIARIO PROPOSTA DI PROGRAMMA INTEGRATO DI INTERVENTO • Cordella, A., seminari su “Il Project Cycle Management”, Facoltà di Economia, Università del Salento, 2013 • Crisalli, U., Guida alla esercitazione del corso di ERMINALI PER I TRASPORTI E LA LOGISTICA, Dipartimento Ingegneria Civile, UNIVERSITÀ DI ROMA “TOR VERGATA” FACOLTÀ DI INGEGNERIA, 2012. • ERVET, Progetto sperimentale di individuazione dei soggetti gestori delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate nella Provincia di Bologna, 2006. • Formato, E., analisi e tecniche di pianificazione urbanistica, SUN, facoltà di architettura "luigi vanvitelli". • Mercandino, A., Urbanistica tecnica. Pianificazione generale, Pirola Editore, Milano 2007. • Pontrandolfi, P., Strumenti della programmazione complessa e negoziata. Sperimentazioni progettuali per lo sviluppo e la riqualificazione della città e del teritotio, Librìa, Melfi 2012. • Regione Basilicata, Dipartimento Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione e Ricerca, P.O.R Basilicata FSE 2014-2020, 2014. • Regione Basilicata, dipartimento programmazione e finanze, P.O. FESR Basilicata 2014/2020, 2015. • Regione Marche, Dipartimento Territorio e Ambiente, LINEE GUIDA PER LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE. • Trille, D., La riscoperta della sativa, in aam terra nuova, pp. 73-84, 2007.


Bibliografia | 225 Sitografia consultata

Sitografia consultata tra maggio e giugno 2016

• • • • • • • •

www.lucanapa.com www.basilicatapsr.it www.ambientediritto.it www.regione.basilicata.it www.canapaiomantovano.com www.assocanapa.org www.regione.emilia-romagna.it www.comune.tito.pz.it

Project



Appendix



43 lotti

TTLO0053 TTLO0054 TTLO0055 TTLO0056 TTLO0057 TTLO0058 TTLO0060 TTLO0061 TTLO0062 TTLO0063 TTLO0064 TTLO0065 TTLO0066 TTLO0067 TTLO0068 TTLO0069 TTLO0070 TTLO0071 TTLO0072 TTLO0073 TTLO0074 TTLO0075 TTLO0076 TTLO0077 TTLO0078 TTLO0079 TTLO0080 TTLO0081 TTLO0082 TTLO0083 TTLO0084 TTLO0085 TTLO0086 TTLO0087 TTLO0088 TTLO0089 TTLO0090 TTLO0091 TTLO0092 TTLO0093 TTLO0094 TTLO0095 TTLO0096 TTLO0097 TTLO0098 TTLO0099 TTLO0100 TTLO0101 TTLO0102 TTLO0103 TTLO0104 TTLO0105 TTLO0106 TTLO0107 TTLO0129 TTLO0130 TTLO0131 TTLO0132 TTLO0133 TTLO0134 TTLO0135 TTLO0136 TTLO0143 TTLO0144 TTLO0147 TTLO0155 TTLO0059 TTLO0146 TTLO0159 TTLO0157 TTLO0148 TTLO0158 TTLO0160

N° Lotto

2633907,89

5054,00 13972,00 6911,00 12966,00 9752,00 3410,00 6224,48 9930,00 11170,00 4052,00 6900,00 11057,00 8000,00 37221,00 23640,00 12126,00 11984,00 24437,00 17497,00 7284,00 53914,00 38560,00 8669,00 4710,00 9881,00 7533,00 7800,00 4000,00 1000,00 8331,00 1800,00 6012,41 2132,00 4614,00 8000,00 1800,00 7892,00 27983,00 5163,00 2233,00 4700,00 5000,00 3685,00 7000,00 5207,00 6207,00 10420,00 1200,00 13257,00 4950,00 2670,00 5455,00 6874,00 1000,00 4991,00 4338,00 3213,00 1300,00 2439,00 7459,00 6499,00 3658,00 3925,00 3131,00 1000,00 6789,00 1676,00 14660,00 71000,00 99000,00 10990,00 1825100,00 29500,00

Estensione mq

Sup_coperta

r (mq/mq)

Volume

IF (mc/mq)

Appendix Altezza_media_edif

Stato Attuale

Settore

Ragione Sociale In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Non Utilizzato Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Non Utilizzato Inattivo In programma In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In programma In esercizio In esercizio In esercizio In programma In esercizio In programma In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In programma In programma In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo Inattivo Inattivo In esercizio Inattivo Inattivo In esercizio In costruzione In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio

Meccanico Edile Edile Proprietario Proprietario Proprietario Deposito Edile Edile Edile Edile Servizi alla persona Proprietario Proprietario Proprietario Edile Proprietario Servizi alle imprese Alimentare Proprietario Commarciale Commerciale Ricerca Rifiuti Rifiuti Proprietario Manifatturiero Elettronica Elettronica Lavorazione materie prime Servizi alla persona Proprietario Commerciale Logistica Meccanico Proprietario Proprietario Proprietario Edile Proprietario Proprietario Edile Proprietario Edile Proprietario In esercizio Edile

BEA SERVICE s.r.l. COMES S.R.L. COMES S.R.L. FINGEO S.P.A. FINGEO S.P.A. ELETTROSUD INDUSTRIA SRL EDINVEST SRL MEXALL COLORI s.r.l. MEXALL PROGRESS S.P.A. SIDERGEO S.R.L. SO.CO. ECOLOGICA srl SATRIANI MACCHINE s.n.c. C.I.S.E. PADULA G.SPA DE VIVO S.p.A. ALBINI FRANCESCO & C. SNC EDIELLE SRL SMARTEST SRL GDA S.P.A. NEATEC SRL ROVI srl TELCO srl IST. ZOO-PROFILATTICO SPERIMENT. Ageco srl ex Astel srl AGECO S.R.L. AGECO SRL EX FAVRE SRL VIDETTA SNC DI VIDETTA A. & C. A.T.P. srl A.T.P. srl HOLZ BUILDING SRL CAR LINE -CARROZ.DI GENOVESE D. FINGEO S.P.A. SOMIA s.r.l. BONITATIBUS TRASPORTI S.R.L. CIRIGLIANO ANGELO TRASPOSRTI TARANTINO MARIO C.P.E. SOLARE SRL C.P.E. SRL SIDERGEO S.R.L. PELLETTIERI SRL PELLETTIERI SRL FUSTIL S.r.l. BEA IMMOBILIARE SRL TECNOCAL SRL TOLLA Francesco AUTOTRASPORTI F.LLI PACE SNC FINGEO S.P.A.

2,62 2,28 5,66 0,26 0,00 2,29 2,17 2,54 2,42 3,94 0,50 3,41 0,00 1,87 1,07 2,26 2,90 3,66 0,83 0,00 0,81 0,09 0,75 1,74 1,81 1,47 2,09 1,45 22,24 2,39 0,00 0,00 7,63 3,53 1,53 6,17 1,42 1,78 2,32 3,44 3,23 2,54 0,00 0,00 4,99 2,09 1,58 1,99 0,96 0,15 2,48 2,35 2,79 33,59 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,44 1,90 1,59 0,00 0,00 20,60 0,00 2,09 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Edile Proprietario Alimentare Meccanico Proprietario Elettronico Proprietario Proprietario Proprietario Servizi alle imprese Proprietario Meccanico Commerciale Deposito Proprietario Proprietario Edile Proprietario

13265,92 31881,556 39132,28 3324,584 0 7814,884 13489,92 25186,14 26997,96 15978,9 3465 37685,022 0 69788,719 25406,847 27362,475 34793,55 89325,61 14494,326 0 43451,732 3312,27 6539,325 8189,104 17837,216 11095,98 16277,723 5791,28 22243,05 19948,11 0 0 16265 16265 12208,89 11097,515 11185,408 49870,05 11986,955 7684,65 15185,408 12682,804 0 0 25962,86 12981,43 16482,35 2382,84 12689,235 740,073 6630,075 12832,12 19157,6 33591,12 0 0 0 0 0 10748,7 12328,42 5802,92 0 0 20601,216 0 3500,03 0 0 0 0 0 0 COMEC SRL LUCUS ARREDAMENTI ALICA S.R.L. DI BELLO DARIO SE.CO.PEL. SRL SISTEMI COMANDI MECCANICI SCM SP SERVIZI INTEGRATI ECOLOGICI STES DUE SRL ITALCAR S.N.C. CHOROTECH S.R.L. VALENZANO ANTONIO snc GREEN POWER TECHNOLOGY SRL DEL PRIORE S.R.L. ARCIDIOCESI DI POTENZA CONSORZIO ASI PAVESE GOMME di Pavese R. & C sas New Ecology Sistem srl 3F SRL

0,33 0,16 0,64 0,02 0,00 0,30 0,18 0,30 0,21 0,39 0,07 0,33 0,00 0,24 0,15 0,30 0,32 0,33 0,13 0,00 0,08 0,01 0,12 0,26 0,27 0,25 0,27 0,26 2,97 0,34 0,00 0,00 0,76 0,35 0,18 0,73 0,14 0,24 0,27 0,46 0,24 0,23 0,00 0,00 0,65 0,27 0,19 0,33 0,15 0,03 0,33 0,24 0,28 4,20 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,16 0,29 0,40 0,00 0,00 1,91 0,00 0,25 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

994942,15

1658,24 2245,18 4446,85 313,64 0 1014,92 1124,16 2998,35 2389,2 1597,89 450 3694,61 0 9063,47 3480,39 3648,33 3865,95 8120,51 2196,11 0 4099,22 509,58 1006,05 1204,28 2623,12 1849,33 2113,99 1052,96 2965,74 2849,73 0 0 1626,5 1626,5 1436,34 1305,59 1075,52 6649,34 1410,23 1024,62 1141,76 1163,56 0 0 3371,8 1685,9 1939,1 397,14 1952,19 172,11 884,01 1309,4 1915,76 4198,89 0 0 0 0 0 1194,3 1896,68 1450,73 0 0 1907,52 0 416,67 0 0 0 0 0 0 115733,96

8 14,2 8,8 10,6 0 7,7 12 8,4 11,3 10 7,7 10,2 0 7,7 7,3 7,5 9 11 6,6 0 10,6 6,5 6,5 6,8 6,8 6 7,7 5,5 7,5 7 0 0 10 10 8,5 8,5 10,4 7,5 8,5 7,5 13,3 10,9 0 0 7,7 7,7 8,5 6 6,5 4,3 7,5 9,8 10 8 0 0 0 0 0 9 6,5 4 0 0 10,8 0 8,4 0 0 0 0 0 0 In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In costruzione In esercizio Inattivo In programma In programma In costruzione In programma In esercizio In esercizio In programma Non Utilizzato In programma In esercizio Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato

Tab.1_Parametri quantitativi ed urbanistici comparto Sud_Fonte: elaborazione dell'autore su dati ASI, luglio 2015

Appendice 1 | 229

4.1 Parametri urbanaistici e quantitativi: stato di fatto


42 lotti

TTLO0001 TTLO0002 TTLO0003 TTLO0004 TTLO0005 TTLO0006 TTLO0007 TTLO0014 TTLO0015 TTLO0016 TTLO0017 TTLO0018 TTLO0019 TTLO0025 TTLO0026 TTLO0027 TTLO0028 TTLO0029 TTLO0030 TTLO0031 TTLO0032 TTLO0033 TTLO0034 TTLO0035 TTLO0036 TTLO0037 TTLO0038 TTLO0039 TTLO0040 TTLO0041 TTLO0042 TTLO0043 TTLO0044 TTLO0045 TTLO0046 TTLO0047 TTLO0048 TTLO0049 TTLO0050 TTLO0051 TTLO0052 TTLO0145

N° Lotto

620032,50

8000,00 9800,00 14851,00 10078,00 13811,00 31126,00 20216,00 9105,00 2859,00 17600,00 6280,00 8494,00 13244,00 72785,00 18363,00 4240,00 4512,00 5528,00 6556,00 1800,00 4186,50 5790,00 25150,00 3495,00 40915,00 72356,00 10241,00 12708,00 28819,00 11500,00 6846,00 10079,00 5617,00 7073,00 10448,00 68754,00 50000,00 4429,00 10084,00 51000,00 12500,00 32520,00

Estensione mq

FARMATRE s.n.c. REAL ESTATE SOLUTION SRL PCC GIOCHI E SERVIZI SPA ISTAR SOLAR SRL ANSALDO STS S.P.A. S.T.M. S.R.L. THYSSENKRUPP TAILORED BLANKS IRMA SpA S.M.A.C.E.F. S.R.L. ORGANIZZAZIONE GEST.AZIENDALE SRL FATAK LOGISTIK SISTEM S.P.A. SULZER SUD S.R.L. FINGEO S.P.A. PELLETTIERI SRL P.I.P. srl TECNOLOGIE GALVANICHE s.r.l. CIRIGLIANO ANGELO TRASPORTI INT. CAIVANO CALCESTRUZZI SRL HYDROS sas di Russelli S. & C. STEP ONE ex SISTEMA SRL METALTECNO SRL RANIERI IMMOBILIARE SRL

RAID GOMME SRL NARDIELLO UBALDO PREMAS s.r.l. SIDERCENTRO SRL TITAGARH FIREMA ADLER S.p.A. VENNERI GIOVANNI & C. SRL PANNI PIERANGELO & C. s.r.l. GIAMA S.P.A. BIOCART S.r.l. CIRIGLIANO ANGELO TRASPORTI INT.

ZARRIELLO SRL L'EUROCOMES SRL MARTORANO DOMENICO S.R.L. GALLIANI DUEMILA SRL MOTTA ARREDAMENTI SAS SINORO s.r.l. EFAB PIETRAFESA IMPIANTI SRL

Ragione Sociale

15 0 95 10 114 25 19 34 0 2 8 8 8 10 0 15 11 5 8 0 22 0

3 0 4 2 60 0 7 4 6 3

2

5 11 10 0 2 0

Nr. Dip Inattivo In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio Non utilizzato In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio Non utilizzato In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio

Stato Attuale

Tab.2_Parametri quantitativi ed urbanistici comparto Nord_Fonte: elaborazione dell'autore su dati ASI, luglio 2015

Settore Lavorazione materie prime Meccanico Commerciale Proprietario Arredamento Proprietario Commerciale Deposito Servizi alla persona Proprietario Edile Deposito Meccanico Deposito Deposito Proprietario Lavorazione materie prime Logistica Deposito Proprietario Elettronico Energetico Elettronica Edile Manifatturiero Manifatturiero Proprietario Alimentare Logistica Meccanico In esercizio Arredamento Proprietario Meccanico Logistica Edile Meccanico Proprietario Edile Commerciale

Altezza_media _edif 7,3 7 8,7 6,4 6,4 6,5 8,5 8,5 0 8 9 10 11,8 12,5 8,5 10,6 6,5 10,2 8,5 4,5 8,8 8 8,6 8,5 7,5 8,5 13 13 7,5 7,5 8 9,5 7,7 8,4 6,3 8,5 7,2 7 6,5 10 8 12

Sup_coperta

0,54 0,29 0,20 0,09 0,12 0,25 0,43 0,12 0,00 0,14 0,07 0,27 0,16 0,26 0,17 0,15 0,30 0,32 0,33 0,01 0,69 0,41 0,27 0,67 0,20 0,40 0,64 0,79 0,12 0,63 0,59 0,31 0,31 0,34 0,32 0,35 0,09 0,23 0,19 0,22 0,82 0,27

r (mc/mq)

31489,86 20001,66 25250,71 5508,22 11016,58 50884,54 73242,97 9248,34 0,00 19629,44 4070,07 22644,20 24669,91 236476,75 26877,51 6786,65 8895,84 18090,82 18423,75 50,49 25256,35 19062,96 57893,82 19976,70 60981,00 243125,33 85638,93 131104,61 26470,58 54339,38 32162,40 29762,55 13603,21 20461,90 20741,05 204545,28 31535,93 6983,76 12262,38 112451,80 82470,88 106757,16

Volume

3,94 2,04 1,70 0,55 0,80 1,63 3,62 1,02 0,00 1,12 0,65 2,67 1,86 3,25 1,46 1,60 1,97 3,27 2,81 0,03 6,03 3,29 2,30 5,72 1,49 3,36 8,36 10,32 0,92 4,73 4,70 2,95 2,42 2,89 1,99 2,98 0,63 1,58 1,22 2,20 6,60 3,28

IF (mc/mq)

2010846,24

4313,68 2857,38 2902,38 860,66 1721,34 7828,39 8616,82 1088,04 0 2453,68 452,23 2264,42 2090,67 18918,14 3162,06 640,25 1368,59 1773,61 2167,5 11,22 2870,04 2382,87 6731,84 2350,2 8130,8 28602,98 6587,61 10084,97 3529,41 7245,25 4020,3 3132,9 1766,65 2435,94 3292,23 24064,15 4379,99 997,68 1886,52 11245,18 10308,86 8896,43 220433,86


Appendice 1 | 231

S.M. FARMACEUTICI SRL NOVASELECT SPA CARELSUD s.r.l. G.R.SISTEMI ARREDI SAS CGT COMPAGNIA GENERALE TRATTORI ALBETON SRL INPES PREFABBRICATI SPA GIEMME S.R.L. CONSORZIO OPERATORI LUCANIA SOMIA s.r.l. A.R.E.S. GROUP SRL IDRO.ME.C. & C. SNC TE.MI.AN. SRL VALENZANO SRL MERIDIANA LEGNAMI srl TES TELEINFORMATICA E SISTEMIsrl LATERIFICIO LUCANO S.R.L. CONSORZIO ASI (discarica) FAVORIT SPA EX GARDENIA SPA ISOMAX SRL CONVIVIO SRL C.N.R. AREA RICERCA DI POTENZA PREFETTURA DI POTENZA LABORATORI CARGE' S.R.L. TECNO IMPIANTI SRL CATAPANO s.r.l. ELEPRINT S.R.L. CENTRO TORNITURA SNC TE.CO. STEEL SRL SIMAIR srl PATRONE E MONGIELLO SRL CONSORZIO ASI INFOMEDIA S.R.L. IPPEDICO NICOLA SOCEIS SRL (messa in sicurezza permanente) CONSORZIO ASI REGIONE BASILICATAb (ex liquichimica) COMETA COSTRUZIONI SRL

Ragione Sociale

2

0 0 1

Stato Attuale

Estensione mq

MERIDIANA LEGNAMI srl

N° Dipendenti

N° Lotto 24578,00 9430,00 2400,00 13575,00 11538,00 21680,00 58895,00 14817,00 26874,00 12135,00 4100,00 3700,00 4050,00 7327,00 9993,00 12900,00 39127,00 38000,00 31303,00 19040,00 6400,00 30000,00 3500,00 8850,00 863,00 10000,00 20000,00 2000,00 5294,00 8497,00 19972,00 11000,00 5700,00 1200,00 1615,00 62780,00 2800,00 35070,00 5902,00 37500,00 17490,00 1615,00 1200,00 5700,00

66 0 4 14 7 0 0 0 171 0 0 2 0 13 2 15 17 0 38 8 14 50 0 0 2 14 43 12 28 0 0 0 0 0 0

670410,00

In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo Inattivo In esercizio In esercizio Inattivo Inattivo In esercizio In programma In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Non Utilizzato In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio In esercizio Inattivo In esercizio Inattivo In esercizio In esercizio In esercizio In costruzione In programma Non Utilizzato In costruzione In programma Non Utilizzato Inattivo Non Utilizzato Non Utilizzato In esercizio Non Utilizzato In esercizio Non Utilizzato Non Utilizzato Non Utilizzato

44 lotti

TTLO0008 TTLO0009 TTLO0010 TTLO0011 TTLO0012 TTLO0013 TTLO0020 TTLO0021 TTLO0022 TTLO0023 TTLO0108 TTLO0109 TTLO0110 TTLO0111 TTLO0112 TTLO0113 TTLO0114 TTLO0115 TTLO0116 TTLO0117 TTLO0118 TTLO0119 TTLO0120 TTLO0121 TTLO0122 TTLO0123 TTLO0124 TTLO0125 TTLO0126 TTLO0127 TTLO0128 TTLO0137 TTLO0138 TTLO0139 TTLO0149 TTLO0150 TTLO0151 TTLO0152 TTLO0154 TTLO0156 TTLO0161 TTLO0149 TTLO0139 TTLO0138

Tab.3_Parametri quantitativi ed urbanistici comparto Est_Fonte: elaborazione dell'autore su dati ASI, luglio 2015

Appendix

r(mc/mq)

Volume

IF (mc/mq)

Altezza_media_edif

Sup_coperta

Settore

7876,11 0 686,06 3439,51 1385,64 0 18339,45 3495,69 13500,27 1469,27 1248,82 1260,84 0 316,01 1749,56 2676,04 8467,84 0 8860,74 9008,92 2318,27 4007,71 3695,58 1661,65 3979,23 1923,39 5523,45 2042,35 2042,35 30,41 0 1241,12

7,5 0 6,6 8 8,9 0 11 14 20 9 8,2 10 0 5,5 7,8 8 11,6 0 7,1 7,8 6 12,5 15 8,2 9 6,8 6,8 7,2 7,2 5 0 7

2,40 0,00 1,89 2,03 1,07 0,00 3,43 3,30 10,05 1,09 2,50 3,41 0,00 0,24 1,37 1,66 2,51 0,00 2,01 3,69 2,17 1,67 15,84 1,54 41,50 1,31 1,88 7,35 2,78 0,02 0,00 0,79 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 9,51 0,25 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

Prodotti farmaceutici Proprietario Servizi alla persona Lavorazione materie prime Commerciale Proprietario Proprietario Commerciale Commerciale Proprietario Proprietario Elettronica Proprietario Proprietario Lavorazione materie prime Elettronica Edile Proprietario Prod. articoli in materiale plastico/carta Arredamento Servizi alla persona Ricerca Deposito Proprietario Arredamento Edile Elettronica Meccanico Manifatturiero Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Edile Deposito

59070,83 0,00 4528,00 27516,08 12332,20 0,00 201733,95 48939,66 270005,40 13223,43 10240,32 12608,40 0,00 1738,06 13646,57 21408,32 98226,94 0,00 62911,25 70269,58 13909,62 50096,38 55433,70 13625,53 35813,07 13079,05 37559,46 14704,92 14704,92 152,05 0,00 8687,84 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 333387,20 1478,40 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

1521031,12

0,32 0,00 0,29 0,25 0,12 0,00 0,31 0,24 0,50 0,12 0,30 0,34 0,00 0,04 0,18 0,21 0,22 0,00 0,28 0,47 0,36 0,13 1,06 0,19 4,61 0,19 0,28 1,02 0,39 0,00 0,00 0,11 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,48 0,09 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

0 0 16669,36 528 0 0 0 0 0

129443,64

0 0 20 2,8 0 0 0 0 0


AMBITO URBANO N_Lotto 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 341 35 36 101 102 107 108 109 110 111 112 204 205

Af 893,89 277,16 869 889,71 587,28 285,16 297,94 1050,06 1472,86 786,15 230,14 830,94 333,66 366,65 892,96 2390,25 16581,54 4605,82 275,14 2635,65 1015 989,3 5385,72 7160,98 17239,09 2681,43 377,71 2290,55 4425,09 599,38 10061,8 2206,07 3691,49

TOTALE

94675,6

Altezza_media_edif 6,5 6,5 6,5 6,5 6,5 8 10,5 6,5 16 5,8 6,5 9,5 13,4 6,5 7,8 9,5 6 7,3 3,1 5,3 5 16,6 8 12 15 9 5,3 4,4 6 4,5 8 10,5 3,5

Sup_Coperta 483,9 195 488,92 508,48 357,27 158,73 268,88 576,49 520,67 241,25 135,87 299,2 276,35 234,86 556,13 1080,13 53334,6 1279,83 24,65 1054,13 174,6 303,8 2355,55 1053,97 3527,68 612,83 168,86 185,82 870,18 59,74 1592,5 677,08 110,7 73768,7

r(mq/mq) 0,54 0,70 0,56 0,57 0,61 0,56 0,90 0,55 0,35 0,31 0,59 0,36 0,83 0,64 0,62 0,45 3,22 0,28 0,09 0,40 0,17 0,31 0,44 0,15 0,20 0,23 0,45 0,08 0,20 0,10 0,16 0,31 0,03

Volume 3145,35 1267,50 3177,98 3305,12 2322,26 1269,84 2823,24 3747,19 8330,72 1399,25 883,16 2842,40 3703,09 1526,59 4337,81 10261,24 320007,60 9342,76 76,42 5586,89 873,00 5043,08 18844,40 12647,64 52915,20 5515,47 894,96 817,61 5221,08 268,83 12740,00 7109,34 387,45 512634,4

IF (mc/mq) 3,52 4,57 3,66 3,71 3,95 4,45 9,48 3,57 5,66 1,78 3,84 3,42 11,10 4,16 4,86 4,29 19,30 2,03 0,28 2,12 0,86 5,10 3,50 1,77 3,07 2,06 2,37 0,36 1,18 0,45 1,27 3,22 0,10

Tab.4_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza in Ambito Urbano_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016


Appendice 1 | 233 AMBITO PERIURBANO

Tab.5_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza in Ambito Periurbano_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

N_Lotto 1 2 3 4 5 6 47 59 60 64 121 122 123 124 125 126 127 128 209 210 211 212 213 215 216 218

Af 16819,88 46220,54 19489,18 29557,02 11278,66 17563,83 4095,87 878,82 920 8014,31 2172,4 157826 1092,16 6610,65 7730,97 455,95 3006,28 2314,76 1005,63 6477,13 4330,63 586,5 14466,41 23900,57 3268 6196

TOTALE

396278,2

Altezza_media_edif 9 6 6,5 7,5 6,5 6,5 5 5,5 8 9 7,8 9,4 3 10,5 7 8 5,5 5,5 8 8,5 8,5 7 10 8,8 6,8 6

Sup_Coperta 760,15 9055,76 3154,78 3594,43 2035 2498,04 1716,26 299,18 161,03 777,98 329,61 284,13 180 1612,73 999,15 118,41 668,1 113,9 344,64 649,06 512,58 382,58 1903,78 3678,7 550,8 643

r(mq/mq) 0,05 0,20 0,16 0,12 0,18 0,14 0,42 0,34 0,18 0,10 0,15 0,00 0,16 0,24 0,13 0,26 0,22 0,05 0,34 0,10 0,12 0,65 0,13 0,15 0,17 0,10

37023,8

Volume 6841,35 54334,56 20506,07 26958,23 13227,50 16237,26 8581,30 1645,49 1288,24 7001,82 2570,96 2670,82 540,00 16933,67 6994,05 947,28 3674,55 626,45 2757,12 5517,01 4356,93 2678,06 19037,80 32372,56 3745,44 3858,00

IF (mc/mq) 0,41 1,18 1,05 0,91 1,17 0,92 2,10 1,87 1,40 0,87 1,18 0,02 0,49 2,56 0,90 2,08 1,22 0,27 2,74 0,85 1,01 4,57 1,32 1,35 1,15 0,62

265902,5

AREA PIP TITO Af 11110,71 494,99 254,78 2381,12 5465,5 6789,53 2284,15 2263,86 3269,16 9563,86 2955,08 5604,84 2283,95 3815,43 1038,07 802,86 3033,94 13608,77 3562,53 3517,2 1396,35 4302,36 2157,03 3053,46 3999,12 2332,41 5820,04 1040,64 2128,91 1075,58 4118,78 1498,76 3003,23 2925,95 11481,92 3430,29 6874,61 4886,8 2977,88 2088,8 2834,54

TOTALE

157527,79

Altezza_media_edif 13,5 8,3 11,8 7,6 13,7 13 11 11 10 11 9 11,5 9 10,5 11,5 8 14,7 13,5 14 11 7 10,5 11,8 13,6 5 3,8 11 11 4 8 14,9 12,3 12 6,5 12 13,2 8 10 13 8,5 10,8

Sup_Coperta 3811,33 200,03 181,79 698,98 1715,99 788,14 1065,54 674,9 826,58 1388,28 885,65 878,14 811,94 1080,94 377,11 233,65 518,92 2844,73 1212,72 449 280,29 913,19 603,87 697,58 331,47 350,37 2188,89 164,5 400,85 277,76 949,56 534,24 964,15 595,03 2755,52 842,69 525,62 1397,23 642,67 506,97 424,24 36991,05

r(mq/mq) 0,34 0,40 0,71 0,29 0,31 0,12 0,47 0,30 0,25 0,15 0,30 0,16 0,36 0,28 0,36 0,29 0,17 0,21 0,34 0,13 0,20 0,21 0,28 0,23 0,08 0,15 0,38 0,16 0,19 0,26 0,23 0,36 0,32 0,20 0,24 0,25 0,08 0,29 0,22 0,24 0,15

Volume 51452,96 1660,25 2145,12 5312,25 23509,06 10245,82 11720,94 7423,90 8265,80 15271,08 7970,85 10098,61 7307,46 11349,87 4336,77 1869,20 7628,12 38403,86 16978,08 4939,00 1962,03 9588,50 7125,67 9487,09 1657,35 1331,41 24077,79 1809,50 1603,40 2222,08 14148,44 6571,15 11569,80 3867,70 33066,24 11123,51 4204,96 13972,30 8354,71 4309,25 4581,79 424523,642

IF (mc/mq) 4,63 3,35 8,42 2,23 4,30 1,51 5,13 3,28 2,53 1,60 2,70 1,80 3,20 2,97 4,18 2,33 2,51 2,82 4,77 1,40 1,41 2,23 3,30 3,11 0,41 0,57 4,14 1,74 0,75 2,07 3,44 4,38 3,85 1,32 2,88 3,24 0,61 2,86 2,81 2,06 1,62

Appendix

Tab.6_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza nell'Area PIP di Tito_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

N_Lotto 37 61 62 63 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 106 115 214


AMBITO EXTRAURBANO N_Lotto 48 49 50 51 52 53 54 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 197 198 207 208 217 219

Af 6008,76 3022,39 12165,34 3082,54 1447,36 11684,25 7845,05 7445,03 7077,7 6685,73 12414,79 2010,77 4998,37 2560,05 6409,74 7138,45 7271,77 3458,45 2215,58 6749,08 2684,12 2198,5 662,01 204,34 1935,82 3386,7 1447,64 13434,68 5885,61 2851,76 705,53 1935,9 1759,45 6893,76 9613,11 4746,92 1906,79 8738,23 7059,91 3931,24 8595,53 2111,1 5473,29 321,85 12643,8 5775,8 2788,51 5511,24 5132,81 677,91 9914,32 6414,77 8260,39 5030,71 4826,41 5392,29 13449,31 4690,41 9356,77 4890,24 2625,87 3157,6 4994,27 1400332 2115,05 1463,61 1421,3 1338,5

TOTALE

1742378,9

Altezza_media_edif 4 5 5 15 4,6 7,5 7,5 15 12 11,5 12 12,5 8 7,8 12,5 13,5 12,5 13 10,8 12 11,5 4,5 8,3 5,2 4,4 7 8,3 7,5 6 6,5 8 5 6,5 7,9 8,6 3,5 5,7 7,5 9,6 7,8 4,2 6,7 5 6,5 8 6,3 8,2 4,5 4 3,5 7,3 6 15 4,5 4,2 9,4 15 10 4,5 4,8 0 0 8 7 7,5 6 11 5

Sup_Coperta 3331,73 353,56 1258,8 515,06 331,47 1897,32 2105,28 3287,57 1962,55 1989,28 5028,3 12,5 2695,83 737,49 2103,53 1629,65 1380,13 787,57 1000,25 1989,8 1087,86 324,66 347,05 159,6 632,15 622,25 472,25 3868,27 1419,27 369,19 238,48 906,4 588,22 3090,81 2440,83 278,28 444,84 3948,31 1816,2 201,98 528,95 273,12 516,47 114,66 1705,06 740,21 781,43 1468,86 73,61 46,08 253,64 330,86 2312,54 901,19 110,08 1155,84 4537,2 486,5 2868,44 436,14 0 0 1582,84 1058,77 227,07 263,61 398,28 261,3 81087,3

r(mq/mq) 0,55 0,12 0,10 0,17 0,23 0,16 0,27 0,44 0,28 0,30 0,41 0,01 0,54 0,29 0,33 0,23 0,19 0,23 0,45 0,29 0,41 0,15 0,52 0,78 0,33 0,18 0,33 0,29 0,24 0,13 0,34 0,47 0,33 0,45 0,25 0,06 0,23 0,45 0,26 0,05 0,06 0,13 0,09 0,36 0,13 0,13 0,28 0,27 0,01 0,07 0,03 0,05 0,28 0,18 0,02 0,21 0,34 0,10 0,31 0,09 0,00 0,00 0,32 0,00 0,11 0,18 0,28 0,20

Volume 13326,92 1767,80 6294,00 7725,90 1524,76 14229,90 15789,60 49313,55 23550,60 22876,72 60339,60 156,25 21566,64 5752,42 26294,13 22000,28 17251,63 10238,41 10802,70 23877,60 12510,39 1460,97 2880,52 829,92 2781,46 4355,75 3919,68 29012,03 8515,62 2399,74 1907,84 4532,00 3823,43 24417,40 20991,14 973,98 2535,59 29612,33 17435,52 1575,44 2221,59 1829,90 2582,35 745,29 13640,48 4663,32 6407,73 6609,87 294,44 161,28 1851,57 1985,16 34688,10 4055,36 462,34 10864,90 68058,00 4865,00 12907,98 2093,47 0,00 0,00 12662,72 7411,39 1703,03 1581,66 4381,08 1306,50

IF (mc/mq) 2,22 0,58 0,52 2,51 1,05 1,22 2,01 6,62 3,33 3,42 4,86 0,08 4,31 2,25 4,10 3,08 2,37 2,96 4,88 3,54 4,66 0,66 4,35 4,06 1,44 1,29 2,71 2,16 1,45 0,84 2,70 2,34 2,17 3,54 2,18 0,21 1,33 3,39 2,47 0,40 0,26 0,87 0,47 2,32 1,08 0,81 2,30 1,20 0,06 0,24 0,19 0,31 4,20 0,81 0,10 2,01 5,06 1,04 1,38 0,43 0,00 0,00 2,54 0,01 0,81 1,08 3,08 0,98

741184,6

Tab.7_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza in Ambito Extraurbano_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016


Appendice 1 | 235

AREA PIP PICERNO N_Lotto 7 8 9 10 11 12 13 14 46

Af 3787,78 1960,54 2694,64 1566,39 2701,32 2022,06 6689,13 8162 1267,68

TOTALE

30851,54

Altezza_media_edif 10 5 5 6 3,5 6 10 6,5 5,5

Sup_Coperta 1029,34 613,01 481,32 290,64 307,6 271,65 2009,26 1056,56 307,79

r(mq/mq) 0,27 0,31 0,18 0,19 0,11 0,13 0,30 0,13 0,24

6367,17

Volume IF (mc/mq) 10293,40 2,72 3065,05 1,56 2406,60 0,89 1743,84 1,11 1076,60 0,40 1629,90 0,81 20092,60 3,00 6867,64 0,84 1692,85 1,34 48868,48

AREA PICERNO Af 1922,35 1880,24 140,47 366,17 642,25 3772,11 2989,42 5503,17 2046,22 2151,28 4907,8 994,51 6661,79

TOTALE

33977,78

Tab.8_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza nell'Area PIP di Picerno e nell'are del comune di Picerno_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016

Altezza_media_edif 6 3 4 11,5 9,7 8 9,3 7,2 8,4 6 8,6 9,5 3

Sup_Coperta 411,6 194,56 85,35 210,58 188,57 590,35 436,27 1244,56 147,68 386,65 190,55 216,97 136,5 4440,19

r(mq/mq) 0,21 0,10 0,61 0,58 0,29 0,16 0,15 0,23 0,07 0,18 0,04 0,22 0,02

Volume 2469,60 583,68 341,40 2421,67 1829,13 4722,80 4057,31 8960,83 1240,51 2319,90 1638,73 2061,22 409,50 33056,28

IF (mc/mq) 1,28 0,31 2,43 6,61 2,85 1,25 1,36 1,63 0,61 1,08 0,33 2,07 0,06

Appendix

N_Lotto 38 39 40 41 42 43 44 45 89 90 192 193 194


AREA AGRICOLA N_Lotto 55 56 57 103 104 105 113 114 116 117 118 119 120 129 130 131 132 133 134 135 136 196 199 200 201 202 203 206

Af 556,32 804,08 730,25 11755,48 4076,05 185,46 3626,44 1211,08 152,74 5724,97 2860,92 1789,91 1467,6 3428,06 3387,32 6570,81 3923,56 1478,14 3866,55 5178,79 2636,94 4151,84 4174,37 5372,4 2677,7 2187,77 839,03 2297,22

TOTALE

87111,8

Altezza_media_edif 8 6 11 7 9 4,5 6 6,5 3,3 5,5 5,5 4 5 5 7,8 6 6 6 6,5 6 7,2 0 4,5 7,4 10 5,3 10,8 3

Sup_Coperta 203,88 234,78 174,97 1075,41 651,84 116,4 1293,87 386,49 57,11 388,43 206,06 252,91 518,53 157,56 890,61 1142,65 1067,91 312,89 781,36 742,07 1370,98 0 181,52 569,47 258,64 940,61 172,32 445,88 14595,2

r(mq/mq) 0,37 0,29 0,24 0,09 0,16 0,63 0,36 0,32 0,37 0,07 0,07 0,14 0,35 0,05 0,26 0,17 0,27 0,21 0,20 0,14 0,52 0,00 0,04 0,11 0,10 0,43 0,21 0,19

Volume 1631,04 1408,68 1924,67 7527,87 5866,56 523,80 7763,22 2512,19 188,46 2136,37 1133,33 1011,64 2592,65 787,80 6946,76 6855,90 6407,46 1877,34 5078,84 4452,42 9871,06 0,00 816,84 4214,08 2586,40 4985,23 1861,06 1337,64

IF (mc/mq) 2,93 1,75 2,64 0,64 1,44 2,82 2,14 2,07 1,23 0,37 0,40 0,57 1,77 0,23 2,05 1,04 1,63 1,27 1,31 0,86 3,74 0,00 0,20 0,78 0,97 2,28 2,22 0,58

94299,3 Tab.9_Parametri urbanistici e quantitativi stato di fatto aree di pertinenza nell'Area Agricola_Fonte: elaborazione dell'autore, aprile 2016


4.2 Riferimenti alle discipline urbanistiche dei dddpiani vigenti

Appendice 2 | 237

Estratto NTA della Variante al Piano Regolatore Generale Area Industriale di Tito, art. 29 - comma 3 - L.R. n.7/2013

CAPO I NORME GENERALI Art. 1 In attuazione a quanto previsto dalla Legge Regionale n. 41 del 03 Novembre 1998 "Disciplina dei consorzi per lo sviluppo industriale", nonché dal proprio statuto, il Consorzio della provincia di Potenza, nell'ambito territoriale in cui esplica la propria attività, è autorizzato ad acquisire terreni da lottizzare ed assegnare, vendere, cedere in comodato o in locazione immobili a qualsiasi titolo pervenutigli in proprietà, ovvero dallo stesso realizzati, a soggetti che intendono utilizzarli: a) Per l'esercizio delle attività imprenditoriali facenti riferimento alla legislazione comunitaria, nazionale e regionale che prevede contributi in erogazione alle diverse iniziative e che comunque le regolano, quali ad esempio la Legge n. 488/92, i Patti Territoriali, i Contratti d’Area, etc..; b) Per l'esercizio delle attività commerciali in misura massima pari al 20% dell’intera area, purché approvate preventivamente dal Consorzio e munite delle Autorizzazioni Amministrative richieste dalle leggi vigenti; c) Per tutte quelle attività necessarie allo sviluppo economico e sociale della zona o che comunque contribuiscono ad un incremento occupazionale; d) Per l’esercizio delle attività di servizio collettivo ( parcheggi, ristorazione, strutture ricettive, direzionale, terziario ecc.. ),nonché quelle di interesse pubblico;

Appendix

Fig.1_Stralcio della Variante al P.R.G. Area Industriale di Tito


Art. 2 Secondo il programma in atto nell’Agglomerato Industriale di Tito, in conformità con le indicazioni fornite dagli enti preposti, nonché dall’Amministrazione Comunale di Tito, sono da ritenersi incompatibili con l’agglomerato medesimo le attività di cui all'allegato "D" alle presenti Norme. Art. 3 I suoli e gli immobili potranno essere assegnati ai soggetti che intendano iniziare, ampliare o trasferire la propria attività con le prescrizioni e le limitazioni di cui al precedente art. 1. (...) Art. 7 Ad ogni azienda è fatto obbligo di concorrere al pagamento, in favore del Consorzio, delle spese di gestione condominiali dell'agglomerato, il cui ammontare sarà fissato dagli organismi consortili con apposite tabelle di ripartizione. Art.8 Il progetto esecutivo, conforme alla normativa consortile, dovrà essere corredato dei documenti, delle autorizzazioni, dei nulla osta e di quanto altro previsto dal regolamento edilizio del Comune di Tito, oltre ad uno studio dell'impatto ambientale, nei casi previsti dalla normativa vigente, relativo all'opera da realizzare e all'attività da esercitare. (...) Art. 15 Gli immobili di proprietà consortile potranno essere alienati o locati, ovvero dati in comodato, a soggetti che ne abbiano fatto richiesta per le finalità di cui al precedente art.1, con le stesse modalità previste per l'assegnazione e vendita dei suoli. Gli altri immobili esistenti potranno essere alienati o locati, sempre nel rispetto di quanto previsto nel precedente art. 1 e comunque dopo l'assenso del Consorzio, al quale è riservato il diritto di opzione secondo le modalità di cui al successivo art. 16. Art. 16 Nel caso che il Consorzio intenda avvalersi del diritto di opzione, il valore degli immobili verrà determinato in contraddittorio tra il Consorzio medesimo ed i soggetti interessati, avvalendosi, in caso di divergenza sul valore, del giudizio di un collegio arbitrale secondo le disposizioni di cui agli art. 806 e segg. C. p. c. (...) Art. 19 Le attività di cui all'art. 2, ritenute incompatibili per l'agglomerato di Tito, che siano già in esercizio alla data dell'approvazione definitiva delle presenti norme generali, potranno essere mantenute, ma non saranno consentiti ampliamenti. Dette iniziative dovranno comunque adottare le necessarie misure previste dalle leggi vigenti in materia, previa presentazione ed approvazione da parte degli enti preposti di un opportuno piano di risanamento aziendale. Saranno possibili ristrutturazioni o adeguamenti funzionali, solo se strettamente finalizzati alla osservanza di specifiche disposizioni e normative di legge, o al mantenimento dei livelli


Appendice 2 | 239 produttivi. Resta al Consorzio la facoltà di imporre tutte quelle prescrizioni che riterrà opportune al fine di contenere al massimo possibile gli effetti della incompatibilità di cui sopra. CAPO II NORME TECNICHE ED URBANISTICHE (...) Art. 5 Possono essere insediate all'interno dell’Agglomerato le seguenti attività: a) Per l'esercizio delle attività imprenditoriali facenti riferimento alla legislazione comunitaria, nazionale e regionale che prevede contributi in erogazione alle diverse iniziative e che comunque le regolano, quali ad esempio la Legge n. 488/92, i Patti Territoriali, i Contratti d’Area, etc..; b) Per l'esercizio delle attività commerciali, in misura massima pari al 20% dell’intera area purché approvate preventivamente dal Consorzio e munite delle Autorizzazioni Amministrative richieste dalle leggi vigenti; c) Per tutte quelle attività necessarie allo sviluppo economico e sociale della zona o che comunque contribuiscono ad un incremento occupazionale; d) Per l’esercizio delle attività di servizio collettivo ( parcheggi, ristorazione, strutture ricettive, direzionale, terziario ecc.. ),nonché quelle di interesse pubblico.;

Art. 6 L’Agglomerato Industriale di Tito comprende una zona territoriale omogenea con aree edificate (lotti esistenti e relative infrastrutture) e quelle da edificarsi, all'interno della quale sono previste aree a diversa destinazione d’uso: A - Area attività Produttive – Artigianale – Commerciale – Servizi; B - Area oggetto del D.M. Ambiente (Conferenza di Servizio del 14/01/04; C - Area Ente Fiera; D - Area Commerciale – direzionale – industriale – artigianale - fieristica; E - Area concessionaria Ranieri; F - Area centrale Enel; G - Impianto di chiarificazione; H - Area centrale elettrica; I - Area direzionale esistente sede Consortile – sede C.N.R. L - Area a verde;

Appendix

Con esclusione di quelle dell’allegato D, di quelle che comunque risultino di nocumento alle attività già precedentemente insediate nell'agglomerato e insediamenti abitativi residenziali a carattere permanente. Per le attività con particolari problemi di inserimento ambientale, nei limiti delle compatibilità più generali, il Consorzio potrà predisporre, in accordo con le Amministrazioni competenti, aree a destinazione specifica, previo un adeguato studio di impatto ambientale.


A. AREA ATTIVITA’ PRODUTTIVE – ARTIGIANALE - COMMERCIALE Nelle aree in oggetto sono ammesse soltanto le costruzioni inerenti le specifiche destinazioni quali (Produttive, Artigianale, servizi e terziario). Per tutte le attività insediate nell’area ex 219/81, nel richiamare integralmente la normativa imposta dalla ex legge 219/81, si recepisce lo stato dei luoghi attuali. Per tutte le attività produttive già insediate o in corso di insediamento si recepisce lo stato attuale, sia dei luoghi già edificati che delle iniziative già autorizzate sulla base di progetti approvati in via definitiva dal Consorzio, alla data di entrata in vigore del presente Piano Regolatore. Eventuali modificazioni, ampliamenti, o ricostruzioni, anche parziali, comporteranno il riesame dell’intero complesso edificato, al fine di verificare la rispondenza alle norme di cui agli artt. successivi. B. AREA DA BONIFICARE L’area come definita dalla zona tipologia “A” oggetto di bonifica ed indicata nella zonizzazione è soggetta a bonifica ambientale. Il Consorzio dovrà redigere il relativo progetto di bonifica, non appena la Regione Basilicata avrà deliberato individuando lo stesso quale Ente attuatore della bonifica. C. AREA ENTE FIERA Per tale lotto di circa 20.000 mq., indicato nella zonizzazione, attualmente destinato ad attività produttive delle ditte Rofim s.r.l., D&B di Luca Barbaro e Eurodoor s.r.l., oltre alle manifestazioni dell’Ente Fiera di Basilicata, assegnato alla ditta Meridiana s.r.l., si prevede un intervento di riqualificazione urbanistica ed edilizia con il mantenimento ed il potenziamento delle attuali destinazioni d’uso per le attività espositive, commerciali ed attrezzature e servizi complementari ed il trasferimento delle attività industriali attualmente presenti. In particolare, al fine di dotare la Regione di un centro espositivo di promozione delle attività in generale, che valorizzi in particolare le specificità e le vocazioni del territorio, che fornisca alle imprese ed agli Enti pubblici e privati di livello locale e nazionale una occasione di promozione dei prodotti e la fornitura di servizi finalizzati all’aggiornamento tecnologico ed alla commercializzazione e diffusione dei prodotti, è ammessa la realizzazione di manufatti edilizi ed attrezzature per lo svolgimento e la promozione delle seguenti attività: - Attività espositive e fieristiche; - Attività convegnistiche e manifestazioni di interesse culturale e di promozione economica; - Spettacoli e manifestazioni anche all’aperto; - Attività ricettive e di ristorazione; - Attività commerciali,terziarie; - Attività di servizio e complementari alle funzioni commerciali-terziarie. Le attività produttive di tipo industriale ed artigianale dovranno essere trasferite. L’intervento prevede la totale demolizione dei manufatti edilizi e la realizzazione di nuove volumetrie secondo diversi ingombri planovolumetrici. La realizzazione delle nuove volumetrie è subordinata alla approvazione da parte dell’ASI di un progetto Planovolumetrico Unitario che potrà prevedere anche il recupero parziale di alcuni volumi esistenti, integrati nel nuovo progetto di trasformazione urbanistica, e la realizzazione anche per parti dell’intervento complessivo. Il progetto per la realizzazione delle nuove volumetrie, in riferimento alle specifiche destinazioni d’uso ammesse, dovrà caratterizzarsi per elevata qualità architettonica e ri-


Appendice 2 | 241 conoscibilità formale dei manufatti edilizi e delle opere di sistemazione esterne. In sede di redazione del PPU (progetto Planovolumetrico Unitario) verrano definite le altezze massime consentite e le volumetrie massime ammissibili, in base alla necessità di conferire all’intervento complessivo una adeguata qualificazione formale e funzionale. Dovranno comunque essere rispettate le seguenti prescrizioni: - Distanza minima dai confini del lotto non inferiore a ml.5.00 e comunque almeno pari all’altezza dei fabbricati prospicienti fino alla distanza di ml.10.00; - Sul fronte prospiciente la strada principale la distanza dei fabbricati non potrà essere inferiore in ogni caso a ml.15.00; - Le altezze interne degli edifici dovranno rispettare le specifiche norme igienichesanitarie per ogni destinazione d’uso consentita; - Il rapporto di copertura non potrà essere superiore, in ogni caso, allo 0.70; - Le sistemazioni esterne,per il 50% della intera estensione della superficie relativa, dovranno essere realizzate con materiali permeabili; - Le aree esterne saranno opportunamente piantumate con essenze locali; in particolare, lungo il perimetro del lotto, ad eccezione del lato prospiciente la strada principale, dovrà prevedersi una adeguata piantumazione di alberature; - Non è ammessa, nella sistemazione definitiva dell’area, la realizzazione di strutture precarie o l’utilizzo delle aree esterne come deposito di materiali;

- Non sono ammessi destinazioni d’uso residenziali se non per funzioni strettamente legate all’attività di guardiania. Nelle more di realizzazione dei nuovi interventi edilizi è consentito il mantenimento delle attuali strutture edilizie con relative destinazioni d’uso. Nelle strutture esistenti si potranno svolgere, pertanto, manifestazioni fieristiche e convegnistiche, oltre che mantenere le attività produttive esistenti. Eventuali impianti e manufatti temporanei e precari, da installare in occasione di tali attività, saranno oggetto di specifiche autorizzazioni da parte dell’ASI e saranno realizzabili, comunque e soltanto, nel rispetto di eventuali normative igienico-sanitarie e per la sicurezza di cose e persone. L’ASI, nelle more di realizzazione degli interventi di riqualificazione edilizia ed urbanistica, potrà consentire limitati adeguamenti, opportunamente motivati, dalle attuali strutture edilizie che non comportino incremento dei volumi. In particolare adeguamenti dei servizi igienici e delle attuali strutture di servizio. La realizzazione dell’intervento complessivo di riqualificazione è subordinata alla formulazione di una proposta unitaria da parte di tutti gli attuali assegnatari del lotto o degli operatori produttivi aventi diritto. Sarà consentita in via temporanea il mantenimento delle attuali strutture edilizie con relative destinazioni d’uso per lo svolgimento delle attività dell’Ente Fiera fino al 31.12.2010. D. AREA COMMERCIALE – DIREZIONALE – INDUSTRIALE – ARTIGIANALE -FIERISTICO In tale area sono ammesse soltanto le costruzioni inerenti le specifiche destinazioni quali (Commerciale, Direzionale, Industriale, Artigianale, Fieristico). Essa è soggetta a bonifica ambientale. Il Consorzio dovrà redigere il relativo progetto di bonifica, non appena la Regione Basilicata avrà deliberato individuando lo stesso quale Ente attuatore della bonifica.

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- Gli standard previsti dal D.M. 1444/68 dovranno essere garantiti nella misura del 10% della superficie del lotto e destinati a parcheggi e verde attrezzato, per le attività commerciali e direzionali si dovrà garantire la quantità di parcheggi prevista dallo stesso D.M. e da leggi di settore nazionali e regionali;


E. AREA CONCESSIONARIA RANIERI Tale lotto di terreno è stato oggetto di una Variante al P.R.G. del Comune di Tito ed è stato trasformato in zona D1 a seguito dell’approvazione dell’aggiornamento del P.R.G. del Comune di Tito, predisposto a cura dei tecnici dei sig.ri Ranieri, approvato dalla Regione Basilicata con D.P.G.R. n° 334 del 10/12/2001. La zona è disciplinata dalla seguente normativa di Piano Regolatore Generale: II – NORME DI ATTUAZIONE ZONA “D1” Art. 17.3.r. bis Le aree comprese nella zona D1 sono destinate ad attività produttive di tipo artigianale, commerciale, industriale, e direzionali. Le destinazioni ammesse per tali aree sono: attrezzature per le attività industriali e commerciali; attrezzature per l’attività alberghiera; attrezzature per le attività commerciali all’ingrosso, magazzini di deposito e conservazione; attrezzature per la viabilità ed il trasporto (autosaloni, autorimesse, autofficine, distributori di carburante, lavaggi etc.); attrezzature direzionali comprendenti uffici amministrativi e commerciali, mostre, fiere, ristoranti, trattorie, bar, sportelli bancari, sportelli assicurativi, sportelli postali etc; abitazioni connessi alla guardiania ed alla conduzione delle attività di cui sopra. L’attuazione delle previsioni di piano è subordinata alla redazione di piano urbanistico esecutivo. • V.C.: le nuove volumetrie dovranno essere distribuite in uno o più fabbricati (anche tra loro connessi) (giuntati), ciascuno di volume non superiore a 30.000 mc fuori terra. • È consentita la realizzazione di portici; • Superficie coperta degli edifici e degli impianti pari ad 1/3 della superficie del lotto; • Distanza dai confini del lotto minimo ml 5,00 ; • Distanza tra fabbricati con pareti finestrate e non : minimo ml 10,00 o in aderenza; • Distanza dei fabbricati da strade pubbliche come da codice della strada; • Distanza dei fabbricati dalla sede ferroviaria come da D.P.R. n° 753 del 11.07.1980; • Distanza dei fabbricati da strade private minimo mt. 5,00; • Altezza massima ml 15,00; • È possibile recintare il lotto con muretti di altezza massima di ml 1,00 con sovrastante pannello in rete metallica e/o orsogrill • Ai manufatti edilizi preesistenti in contrasto con la presente normativa, potranno applicarsi solo interventi di manutenzione straordinaria e risanamento conservativo. • Parcheggio: (nuove costruzioni e mutamento di destinazioni d’uso) : gli spazi non devono in nessun caso essere inferiori alle seguenti quantità, di cui almeno il 50% da riservare nelle aree esterne di pertinenza: edifici residenziali : 1 mq ogni 10 mc di costruzione; edifici per attività produttive: 1 parcheggio (5x2) per ogni addetto; edifici per attività direzionali e commerciali: 1 mq ogni 20 mc di costruzione.


Appendice 2 | 243 E’ fatto obbligo di integrare gli spazi di parcheggio esterno con idonee sistemazioni a verde e mediante alberi nella misura di almeno una pianta ogni 50 mq. In ogni caso la superficie da destinare a spazi pubblici o destinata ad attività collettive, a verde pubblico, o a parcheggi (escluse le sedi viarie) non può essere inferiore ad 1/10 della intera superficie del lotto destinata a tali insediamenti. Per le destinazioni commerciali è prescritto altresì il rispetto delle norme contenute nella Legge Regionale n° 19/99. • box macchine seminterrati : è ammessa per intervento diretto la realizzazione di box macchine seminterrati. Tale norma viene integralmente recepita. F. AREA CENTRALE ENEL In tale area vi è una sottostazione esistente per la trasformazione da 150 a 20 KV al fine di fornire l’energia elettrica alle aziende insediate nell’area, sono ammesse soltanto costruzioni impiantistiche relative alla centrale per le operazioni tecniche e strutturali necessarie al funzionamento o ampliamento della centrale stessa. G. AREA DI PERTINENZA DELL’IMPIANTO DI CHIARIFICAZIONE

H . AREA DESTINATA ALLA CENTRALE ELETTRICA L’area destinata alla centrale elettrica sarà definita planivolumetricamente mediante apposito progetto unitario esecutivo da sottoporre alla preventiva approvazione consortile, in base a parametri di comprovata necessità e nel rispetto della valutazione di impatto ambientale e di tutte le norme che regolano la materia. I. AREA DIREZIONALE ESISTENTE (sede Consortile – C.N.R.) Le strutture esistenti in tale area possono essere mantenute e sono consentite opere di ordinaria e straordinaria manutenzione: eventuali modificazioni, ampliamenti o ricostruzioni, anche parziali, comporteranno il ridisegno dell’intero complesso edificato, mediante la redazione di specifico progetto. L . AREA A VERDE Nell’area destinata a verde attrezzato non è consentita nessuna edificazione, se non di stretta pertinenza delle attività tipiche della destinazione dell’area, quali quelle ricreative o di gioco. Pertanto potranno essere insediati soltanto piccoli manufatti come edicole, gazebo, spogliatoi a servizio di campi da gioco (se previsti), e simili, con previsione delle sistemazioni e dei parcheggi necessari a quelle attività che comportano un richiamo di fruitori: il dimensionamento dei medesimi sarà dettato dal rispetto dell’art. 7.6. Art. 7 Per lo svolgimento delle attività all'interno dell’Agglomerato, dovranno essere rispettate le seguenti norme:

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Tale area, pur non trovandosi in congruità con l’agglomerato, ne costituisce stretta pertinenza tecnica e parte integrante. In detta area sono ammesse soltanto costruzioni impiantistiche relative al ciclo di trattamento delle acque prelevate dal bacino lago di Pignola e destinate all’utilizzo industriale, nonché quelle e sole strutture necessarie alla manutenzione e controllo dell’impianto medesimo. Sono altresì ammesse tutte le eventuali operazioni tecniche e strutturali necessarie al funzionamento o all’adeguamento tecnologico dell’impianto.


7.1 - DESTINAZIONE D'USO Sono ammesse costruzioni aventi destinazione d'uso relativa a quelle attività di cui al precedente art. 5, comprese le pertinenze necessarie, come depositi, magazzini, uffici per la gestione aziendale, alloggio per il personale di sorveglianza nella misura massima di mq. 80 netti per ciascun insediamento produttivo, foresterie, parcheggi coperti e/o autorimesse, ecc. Per quanto riguarda le aree destinate a servizi generali saranno consentiti fabbricati di carattere sociale e direzionale, quali sportelli bancari, uffici postali, Vigili del fuoco, centri sociali, asili nido, attrezzature sanitarie, attività commerciali, attrezzature ricreative e sportive, bar, ristoranti, ecc. 7.2 - INDICE DI COPERTURA E INDICE DI FABBRICABILITA' E ALTEZZA DEI FABBRICATI L'indice di copertura mq./mq. relativo ai fabbricati fuori terra, espresso come rapporto tra la superficie coperta, in proiezione orizzontale, e la superficie del lotto edificatorio non potrà superare il 40%, la superficie coperta complessiva dell’azienda (sommatoria delle superfici dei singoli livelli), non possa superare quella del lotto e l’altezza massima dei corpi di fabbrica i 15 ml., fatte salve inderogabili esigenze determinate da motivazioni tecnologiche e per le attività in cui sono previste eventuali lavorazioni speciali (carri ponti, torri, vani scala, ecc.) per la il Consorzio, può ammettere deroga all'altezza massima consentita per tutte le zone edificabili previste tipologia A – B – D - le altre F – G - H – I – L sono senza indici in quanto collegati all’approvazione del progetto. L’altezza massima per l’area D non viene definita, in quanto l’Ente dovrà avvalersi di uno specifico progetto di riqualificazione che, anche attraverso la realizzazione di un edificio simbolo, consentirà la migliore fruibilità degli spazi in pianta proprio per una reale riqualificazione ambientale della zona. Non è comunque ammissibile una utilizzazione del lotto industriale con indice di copertura inferiore a 1/5, ad eccezione di quelle attività industriali che comprovino l’esigenza di disporre di spazi più ampi per lo stoccaggio delle materie prime o per altra utilizzazione connessa alla attività svolta. Sono consentite costruzioni destinati ad uffici, alloggio per il personale di sorveglianza e spazi collettivi ad esclusivo servizio dell’azienda per una altezza di tre piani fuori terra. La superficie coperta degli edifici in questione sarà compresa nel limite massimo del 40% dell’estensione del lotto edificabile. Il distacco minimo tra dette costruzioni e l’edificio industriale, qualora venissero previsti in corpi indipendenti, non potrà essere inferiore a ml. 10,00 e comunque non inferiore all’altezza del fabbricato più alto, ove questa sia superiore a ml.10,00. Le superfici non coperte, secondo le precisazioni di cui sopra, dovranno essere sistemate a verde nella misura di almeno 1/4 del totale residuo, ovvero 1/12 della superficie complessiva del lotto. La sistemazione di tali aree, unitamente ai parcheggi ed alle piste di circolazione degli automezzi, dovrà essere chiaramente illustrata nel progetto. L'indice di fabbricabilità relativo ai fabbricati fuori terra, espresso come rapporto fra il volume del/i fabbricato/i e la superficie del lotto edificabile, non potrà superare i 3 mc/mq. Esso è comprensivo dei fabbricati per le opere puntuali, per l'alloggio del custode,del personale tecnico, per le attività di servizi , commerciali, direzionale e terziario. Per le attività commerciali e direzionale si dovrà garantire all’interno del lotto gli standards del D.M. 1444/68 (80 mq. ogni 100 mq. di superficie lorda a pavimento), oltre a quelle derivanti dalla L.R. 19/1999 per le destinazioni commerciali, che non potrà superare il 20% dell’intera area fatta eccezione dell’area con tipologia D. Per altezza di una parete si intende la distanza verticale misurata dalla linea di terra (definita dal piano stradale o di sistemazione esterna di un edificio) alla linea di copertura (definita dal coronamento del parapetto pieno del terrazzo di copertura, o in mancanza dal piano del medesimo terrazzo; per gli edifici coperti a tetto, dalla linea di gronda del tetto, o se questo ha una pendenza superiore al 35%, dai 2/3 della proiezione verticale


Appendice 2 | 245 del tetto). L'altezza dei fabbricati non potrà superare i 12.00 metri. 7. 3 - DISTACCHI DAI CONFINI E DALLE RECINZIONI I corpi di fabbrica fuori terra dovranno avere dai confini del lotto o dalle recinzioni una distanza non inferiore a ml 6.00 per gli edifici a destinazione industriale e ml. 5.00 per le opere destinate a servizi, commerciale e terziarie. Per gli edifici a destinazione industriale, qualora la recinzione non coincida con il confine del lotto, la distanza minima di cui sopra (ml. 6.00) si intende dal confine del lotto. Per le opere puntuali attinenti alla specifica destinazione d'uso ( alloggi di servizio per i custodi e per il personale tecnico), la distanza dal limite del lotto o dalle recinzioni non deve essere inferiore a 5.00 metri. Tali limiti potranno essere derogati nei soli seguenti casi: a) locali destinati a servizi tecnici (locali N.U., cabine elettriche, ecc.) b) locali interrati per deposito, autorimesse e simili, comprese le rampe d'accesso; c) tettoie per depositi materiali o parcheggi; d) fabbricati esistenti; e) sottoservizi ecc. 7.4 - RECINZIONI

7.5 - EDIFICI ESISTENTI Gli edifici esistenti, le cui caratteristiche risultino difformi dalle prescrizioni precedenti, possono mantenere la loro conformazione planimetrica, secondo la volumetria approvata. Eventuali ampliamenti saranno consentiti nei limiti delle norme sopra citate. Per le sole attività produttive, ove le necessità di spazio connesse all'ampliamento delle iniziative non possono essere soddisfatte per indisponibilità di area contigua, saranno consentiti ampliamenti in deroga ai limiti di distacco previsti, sempre fatti salvi i fronti stradali pubblici e gli indici di copertura ammissibile, per i quali resta fissato il limite minimo di ml. 10.00, ovvero quello esistente. I corpi di fabbrica interamente demoliti e ricostruiti dovranno rispettare le suddette prescrizioni tecniche. 7.6 - PARCHEGGI Affinché la dotazione di parcheggi risulti adeguatamente dimensionata alle attività esercitate, il numero di posti macchina dovrà rispettare i seguenti standards: a - ATTIVITÀ PRODUTTIVE DI TIPO INDUSTRIALE O ARTIGIANALE: n° 1 posto macchina per ogni addetto, secondo le previsioni di massima espansione aziendale, e comunque non inferiore a n0 1 posto macchina per ogni mq. 400 della superficie del lotto assegnato; b - ATTIVITÀ DI TIPO TERZIARIO (UFFICI, ISTITUTI DI RICERCA, LABORATORI, ECC): n° 1 posto macchina per ogni mq. 40 di superficie lorda destinata a tale

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I lotti potranno essere recintati su parere favorevole del Consorzio, che terrà conto delle esigenze urbanistiche particolari del Nucleo di industrializzazione. In ogni caso, ove consentite, le recinzioni dovranno essere particolarmente curate, con esclusione di opere in muratura continua e chiusa, se non per piccoli tratti, e potranno eventualmente essere realizzate con un cordolo pieno con altezza massima di ml. 0.70, con la parte superiore costituita da elementi metallici o vetrati, che consentono comunque l'introspezione e non costituiscano barriera visiva.


attività; c - ATTIVITÀ' COMMERCIALI (MAGAZZINI DI VENDITA, SPORTELLI BANCARI O DI AGENZIA, ECC.): - n.1 posto macchina per ogni mq. 6 di superficie di esposizione e vendita accessibile al pubblico; - una dotazione minima di 40 mq per ogni 100 mq di superficie lorda prevista di pavimento da destinare a parcheggi pubblici (D.M. n. 1444 del 02-04-1968 unitamente a quanto stabilito dalla Legge n.19/99; - medie strutture di vendita alimentari o miste con superficie di vendita superiore a mq.250 ed inferiore a mq.1.500: mq. 1,5 per ogni mq. di superficie di vendita; - medie strutture di vendita alimentari o miste con superficie di vendita di mq.1.500 sino a mq.2.500: mq. 2,0 per ogni mq. di superficie di vendita; - grandi strutture di vendita alimentari o miste con superficie di vendita compresa tra i mq.2.500 e mq,5.000: mq. 2,5 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; - grandi strutture di vendita alimentari o miste con superficie di vendita superiore a mq,5.000: mq. 3,0 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; - medie strutture di vendita non alimentare con superficie di vendita superiore a mq.250 ed inferiore a mq. 1.500: mq. 1,0 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; - medie strutture di vendita non alimentare con superficie di vendita da mq.1.500 sino a mq. 2.500: mq. 1,5 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; - grandi strutture di vendita non alimentari con superficie di vendita superiore a mq.2.500: mq. 2,0 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; - medie e grandi strutture di vendita non alimentare con superficie di vendita superiore a mq.250: mq. 1,0 per ogni metro quadrato di superficie di vendita; d - ATTIVITÀ DIVERSE (SALA CONVEGNI, ATTIVITA’ LUDICHE, ECC.): I posti macchina devono essere commisurati al numero effettivo di utenti fruitori della struttura o dei servizi, cosi come risulta espressamente nella relazione di progetto, considerando che il rapporto tra numero di utenti e numero di autovetture deve essere pari a 1,5. Nel caso in cui vengano esercitate due o più attività di cui sopra, si dovranno cumulare le necessità di posti macchina, secondo uno specifico indice di contemporaneità espressamente e chiaramente indicato nella relazione di progetto. I posti macchina dovranno avere le dimensioni minime di ml. 2,20 x 4,50 e dovranno essere adeguatamente disimpegnati per consentire il facile accesso degli automezzi. I parcheggi potranno essere previsti: - all'interno dei singoli lotti, utilizzando le aree non coperte dai fabbricati fuori terra, nei locali interrati, su lastrici solari e/o corpi multipiano, secondo un progetto ben preciso, nel rispetto delle normative di sicurezza e previo nullaosta del Comando Provinciale dei VV.FF.; - all'esterno dei lotti, a servizio di più attività, sia produttive che commerciali o di servizio, purché opportunamente organizzati secondo un progetto organico ed unitario.


Appendice 2 | 247 Art. 8 Nelle aree non coperte da edifici, è facoltà del Consorzio eseguire opere e/o canalizzazioni nel sottosuolo e nello spazio aereo, per acquedotti, gasdotti, fognature, elettrodotti, linee telefoniche, ecc., senza che sia dovuta alcuna indennità. Art. 9 Nelle aree destinate ad opere puntuali di servizio, ricreative e sociali, sono ammesse soltanto le costruzioni inerenti alle specifiche destinazioni. Sono consentiti comunque alloggi di servizio per il personale di vigilanza e per i tecnici addetti ai servizi la cui presenza continuata in loco è indispensabile. Art. 10 Per i nuovi insediamenti si dovranno prevedere aree di rispetto che dovranno, tra l'altro, garantire una fascia laterale al nastro stradale, sul lato ingresso, di larghezza non inferiore a ml. 5.00. Dette fasce potranno contenere parcheggi collettivi, piste ciclabili, marciapiedi e sistemazioni a verde. Art. 11 All'interno dell’Agglomerato le infrastrutture avranno le seguenti caratteristiche: A - STRADE Le strade avranno le caratteristiche consigliate dalle norme C.N.R. per le diverse categorie d’utenza.

Fermo restando le vigenti norme di legge e di regolamento relative agli impianti ferroviari, i tronchi di binario di servizio dovranno avere almeno una fascia di rispetto di ml.3.00 per ogni lato, misurata a partire dall’asse del binario stesso. C - GASDOTTI In base ai Disciplinari predisposti dal Ministero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale Miniere, per i gasdotti, il vincolo "non edificanti" è posto fino a ml. 10.00 dall'asse delle condotte; il vincolo a protezione del gasdotto riguarda sia costruzioni in superficie, sia opere interrate quali fognature, cavi elettrici e telefonici, acquedotti e simili. E' consentito l'attraversamento sopra o sotto il gasdotto da parte di altre condutture o fognature, purché si adottino tutte le precauzioni necessarie ad evitare danni o pericoli. D - SCARICHI DI ACQUE INDUSTRIALI E DEPURAZIONE DEI FUMI Le acque reflue delle lavorazioni industriali dovranno essere depurate a cura delle singole Aziende, prima di essere immesse nel collettore consortile, nel pieno e tassativo rispetto delle leggi vigenti in materia. Tutte le Aziende dovranno munirsi di campionatori automatici in prossimità dei pozzetti di immissione alle condotte consortili, onde consentire, in ogni momento, ogni necessario controllo. Gli stabilimenti industriali, nel pieno rispetto delle leggi vigenti, dovranno installare impianti e dispositivi tali da eliminare negli scarichi nell'atmosfera ogni sostanza in grado di provocare fastidi e/o danni di sorta all'ambiente circostante. Art. 12 E' fatto espresso divieto di realizzare sui suoli assegnati, pozzi, condutture od opere similari senza l'autorizzazione del Consorzio.

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B – RACCORDI FERROVIARI


Art. 13 A partire dalla data di adozione del presente Piano Regolatore dell'Agglomerato di Tito da parte del Presidente della Giunta Regionale, il Comune di Tito potranno rilasciare le concessioni amministrative di propria competenza, previo nulla osta del Consorzio e comunque in conformità alla normativa di cui agli articoli precedenti. Le misure di salvaguardia si applicano per un periodo massimo di tre anni, a partire dalla data di adozione del Piano. Allegato D ATTIVITA’ NON COMPATIBILI CON IL CARATTERE DELL'AGGLOMERATO All'interno dell'agglomerato di Tito, sono incompatibili le seguenti attività: a) Deposito di combustibili o radioattivi; b) Emulsioni bituminose; c) Allevamento di animali; nonché tutte quelle la cui valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) non dia la massima garanzia di compatibilità con il resto dell’agglomerato.

Estratto NTA del R.U. di Tito, Legge regionale 11/08/99 n°23 approvato nel 2011

AMBITO URBANO TITO SCALO Art.18.1 TSA- BB (Tessuto Storico Ambientale) – Elaborato 6.02 e 6.02a La zona TSA- BB comprende l’insediamento posto a valle dello scalo ferroviario e si incunea tra le zone D1 e D2. L’area si suddivide in due parti. La prima satura, prossima allo scalo ferroviario, è un aggregato urbano consolidato in cui convivono residenze, attrezzature pubbliche (scuola elementare, scuola materna, chiesa), attrezzature ricettive (albergo e ristorante), di servizio (scalo ferroviario, stazione di carburante). La seconda parte, più a valle, incuneata tra le zona D1 e D2, contiene un piccolo ma disomogeneo nucleo abitativo ed aree residue non ancora utilizzate, per le quali si prevede il completamento. La zona BB, la cui estensione è di 41.500 mq, include le aree FBB1, FBB2, FBB3. Nella zona TSA_BB non sono consentiti nuovi volumi edilizi se non gli ampliamenti previsti da leggi nazionali o regionali specifici. Sono consentiti invece ristrutturazioni ovvero demolizioni e ricostruzioni di vecchi edifici con volumetria ed altezza non superiori a quelle preesistenti. 1 - Le N.T.A. sono le eseguenti:


Appendice 2 | 249

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Fig.2_stralcio della tav. 6.02 Regimi d'intervento d'uso ed urbanistici nell'ambito di Tito scalo.


Fig.3_a sinisra, i piani particolareggiati ambito urbano Tito scalo: DUPC1.1; DUPC1.2; DUPC1.3; DUPC1.4; DUPC1.5; DUPC1.6; DUPC1.7, DUPC6.

Fig.4_in basso, piani particolareggiati ambito urbano Tito scalo: DUPBB1; DUPBB2; DUPBB3.


Appendice 2 | 251 Per gli edifici di interesse pubblico come definiti nella circolare ministeriale del 28 ottobre 1967, n. 3210 in caso di ristrutturazione edilizia è consentito un incremento delle volumetrie esistenti pari al 30 % . 2 -Regimi d’intervento: a1 (MO- Ms-RC-RP) a2 (RE-AM-DR) 3 -Regimi d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIC- PT RIS- PT SOC); (PC1); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 4 - Regime urbanistico: Art. 17.1 delle N.T.A. 5- Attuazione: Intervento diretto. Art. 18.2 - TC – B3 (Tessuto consolidato) L’area, di circa 17.000 mq, posta a ridosso della provinciale che porta a Tito Centro, è stata edificata del tutto. L’aggregato urbano appare omogeneo pur nella sua semplicità costruttiva. Nella zona non sono consentite nuove volumetrie. Sono consentiti solo interventi di tipo conservativo (MO- MS). Sono consentiti altresì interventi di demolizione e ricostruzione di edifici legittimamente realizzati purché i volumi e le altezze dei nuovi corpi di fabbrica non siano superiori a quelle degli edifici demoliti. 1 - Regime d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIC- PT RIS- PT SOC); (PC1); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10)

3 – Attuazione :intervento diretto. Art. 18.3 – TCA – BA (Tessuto consolidato Piani d’Ambito) L’area TCA- BA è posta tra la ferrovia e l’autostrada ed è delimitata dalle D2 e D3. L’area include pochi vecchi fabbricati taluni in corso di ristrutturazione. Fa parte della zona TCA-BA anche l’area occupata dalle infrastrutture delle ferrovie dello stato. In essa sono contenute le aree verdi non ancora utilizzate contrassegnate con le sigle FBA1 e FBA2. Complessivamente l’area occupa una superficie di 64000 mq. L’area è condizionata dalla seguente normativa:

1 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIC- PT RIS- PT SOC); (PC1); (PS1- PS2) b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10)

Appendix

2 - Regime d’intervento: a1 (MO- Ms) a2 (RE-DR)


2 - Regimi d’intervento: a1 (MO- Ms-RC-RP) a2 (RE-AM-DR) 3 - Attuazione: intervento diretto. Art. 18.4 – TM- B4 (Tessuto ai Margini dell’Abitato) L’area della zona TM- B4, di circa 54000 mq, è collocata parallelamente all’autostrada “Potenza - Sicignano” ed è delimitata dalla Zona Industriale D1. L’insediamento urbano che si è determinato nel tempo è nel complesso disomogeneo, caratterizzato spesso da edifici bassi, senza spazi per opere di urbanizzazione secondarie con alcuni “vuoti urbani” da completare. L’insediamento dunque necessita di una riqualificazione complessiva. Saranno dunque possibili nella zona B4 tutte le opere di riqualificazione quali: - sistemazione a verde pubblico e privato con elementi di arredo urbano; - creazione di aree attrezzate per piccoli impianti sporti e ricreativi; - opere di riconnessione del tessuto edilizio mediante costruzione di nuovi piccoli edifici residenziali, ovvero mediante ampliamenti o ristrutturazioni edilizie di edifici preesistenti. Negli spazi privati liberi non assoggettati a precedenti asservimenti di alcuna volumetria residenziale, è consentito di realizzare piccoli edifici mono e bifamiliari alle seguenti condizioni: NTA PER NUOVE COSTRUZIONI NTA PER EDIFICI ESISTENTI

NTA PER EDIFICI ESISTENTI - Sono consentiti interventi di demolizione e ricostruzione in situ, ristrutturazione edilizie, ampliamenti fino ad un limite massimo dei mc dell’edificio esistente e fino ad un limite di altezza pari all’altezza dell’edificio preesistente. 1- Regimi d’uso: b1 (R-RS) - b2 (PART- PAS- PAAL) (PT RIS- PT RIC-PT SOC) (PC1) (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS) (API- APAS- APR- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10)


Appendice 2 | 253 2 - Regimi d’intervento: a1 (MO- MS) a2 (RE- AM) a3 (NC) 3- Attuazione: l’edificazione nell’area TM-B4 è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 18.5 - DUP BB1- Elaborato 6.10 Il Distretto urbano denominato BB1 è disciplinato dalla scheda di dettaglio definita nell’elab. 6.10. L’area interessata lambisce il muro di cinta della stazione ferroviaria di Tito Scalo ed include la superficie occupata da un “accenno di fabbricato” la cui costruzione è stata interrotta, e da due piccoli manufatti edilizi adibiti a deposito, e si estende fino a lambire il giardino della scuola ed il fosso. L’intervento proposto dal Distretto DUP BB1 consente di realizzare due parcheggi, uno a servizio della scuola e l’altro verso il giardino che può essere utilizzato come secondo ingresso della struttura scolastica. L’intervento previsto dal DUP BB1 si raccorda con quello del DUP BB2 e, sinergicamente contribuisce a qualificare questa parte dell’aggregato urbano. 1 – Per il DUP BB1 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

Appendix

La superficie pubblica sarà sostanzialmente così utilizzata: - superficie pubblica totale (ST) mq 2150 - superficie per verde attrezzato (50% di ST) mq 1075 - parcheggi pubblici (50% di ST) mq 1075 2 - Regime d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAAL); (PT RIS); (PC1); (PS2) - b3 (AR); (APAS- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 3 - Regime di intervento: a3 (NU- NC) 4 - Attuazione: l’edificazione nel DUP BB1 è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori.


Art. 18.6 - DUP BB2- Elaborato 6.11 Il distretto urbano DUP BB2 è disciplinato dalla scheda di dettaglio definita nell’elaborato 6.11.L’area interessata dal distretto si incunea tra l’area del PIP, il muro di chiusura della struttura ricettivoristorativa esistente e la strada che porta allo scalo ferroviario. L’intervento proposto consente di realizzare una strada ad anello che si raccorda con quella che viene dalla scuola e nel contempo realizza una piazza a servizio del quartiere con i relativi parcheggi.Il progetto planovolumetrico definirà meglio l’intervento da realizzare sia per ciò che attiene la parte pubblica che la parte privata. 1 - Per il DUP BB2 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:La su-

perficie pubblica sarà così utilizzata: - superficie pubblica totale (ST) mq 6.100 - superficie per strade e percorsi pedonali (50% di ST) mq 3.050 - superficie per verde attrezzato (25% di ST) mq 1.525 - parcheggi pubblici (25% di ST) mq 1.525 2 - Regime d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART-PAS- PAAL); (PT RIC- PT RIS- PT SOC); (PC1); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (APAS- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 3 - Regime di intervento : a3 (NU- NC) 4- Attuazione: l’edificazione nel DUP BB2 è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori.


Appendice 2 | 255 Art.18.7 - DUP BB3 – Elaborato 6.12 Il Distretto urbano definito DUP BB3, è disciplinato dalla scheda di dettaglio di cui all’elab. 6.12. L’area interessata dal distretto occupa lo spazio compreso tra la strada che porta allo scalo e la stradina del PIP. L’intervento consente di realizzare parcheggi pubblici di servizio alla piazza ipotizzata nel DUP BB2. 1 - Per il DUP BB3 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

Appendix

La superficie pubblica, sarà sostanzialmente così utilizzata: Superficie pubblica totale 2.925 mq Superficie per parcheggi pubblici 1.462 mq Superficie verde pubblico attrezzato 1.462 mq 2 - Regime d’uso: b1 (R- RC) - b2 (PAAL); (PC1); (PS2) - b3 (APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 3 - Regime di intervento : A3 (RU- NC) 4- Attuazione: l’edificazione nel DUP BB3 è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori.


Art.18.8 Dup B3a Zona di Completamento di recente formazione da realizzare La zona B3a risulta non ancora edificata nella parte superiore, verso il PIP (D2). La parte non edificata, costituisce dunque un lotto intercluso che necessita di una definitiva sistemazione.L’area di circa 5450 mq costituisce il Distretto Urbano sottoposto a Piano, Dup B3a. Per il Dup B3a valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

L’area complessiva, ceduta gratuitamente all’Amministrazione Comunale è di 1635 mq. Essa è così ripartita: - superficie pubblica totale (ST) mq 1.635 - superficie per verde attrezzato (50% di ST) e viabilità mq 817,5 - parcheggi pubblici (50% di ST) mq 817,5 1 - Regimi d’uso: b1 (R-RS) - b2 (PART- PAS- PAAL) (PT RIC- PT RSIS- PT SOC) (PC1) - b3 (AR) (APAS- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a3 (RU- NC) 3- Attuazione: l’edificazione nei DUP B3a è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. 18.9 DUP B3b - Zona di Completamento di recente formazione da riqualificare La zona B3b risulta non completata. Su una parte di essa insiste un fabbricato


Appendice 2 | 257 non del tutto terminato. Il distretto urbano DUP B3b che contiene il fabbricato sopra descritto è di circa 8.120 mq. Previa demolizione del fabbricato per il DUP B3b valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

- superficie pubblica totale (ST) mq 2.436 - superficie per verde attrezzato (50% di ST) e viabilità mq 1.218 - parcheggi pubblici (50% di ST) mq 1.218 1 - Regimi d’uso: b1 (R-RS) - b2 (PART- PAS- PAAL) (PT RSIS) (PC1) (PS2) - b3 (AR) (APAS- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a3 (RU- NC) 3- Attuazione: l’edificazione nei DUP B3b è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 18.10 - DUP C1.1....C1.6 – Elaborato 6.02 - 6.02a – 6.07 Il Distretto denominato C1 è perimetrato nell’elab. 6.02. Il Distretto è posto ai margini del centro abitato di Tito Scalo e si dispone lungo la strada che conduce a Picerno, parallelamente alla Basentana fino allo svincolo di Tito. La finalità del R.U. in questa zona è dunque quella di razionalizzare, per quanto possibile, l’insediamento e di qualificarlo con servizi e spazi idonei. Allo scopo di consentire un più agevole intervento attuativo l’area del Distretto C.1 è stata suddivisa in sub Distretti, così come si evince dall’elab. 6.02.

Appendix

L’attuazione del distretto è condizionato dalla demolizione del fabbricato esistente; l’area complessiva ceduta gratuitamente all’amministrazione comunale è di 2436 mq, ed è così ripartita:


I sub Distretti sono i seguenti: C1.1 mq 69.490; C1.2 mq 65.285; C1.3 mq 16.821; C1.4 mq 44.267; C1.5 mq 39.960; C1.6 mq 60.514. I sub Distretti sono stati suddivisi assumendo a perimetro delle zone strade esistenti o fossi o altri elementi certi. In ogni sub distretto è stata individuata una viabilità principale o di progetto. Le aree delimitate da tale viabilità costituiscono zone per le quali è possibile redigere un programma edilizio finalizzato al recupero degli standards urbanistici (plano volumetrico). In tal caso, l’indagine conoscitiva, dovrà interessare il territorio delimitato dalla viabilità progettata o esistente . Le aree per gli standards urbanistici relativi alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria da realizzare, dovranno tener conto non solo delle esigenze legate alla nuova edificazione ma anche a quelle mancanti o deficitarie della parte edificata. Le aree interessate dai DUP nelle aree C1.1… C1.6 potranno dunque: a) corrispondere a tutto il Sub-distretto; b) corrispondere a parte del Sub-distretto purché delimitato da limiti fisici esistenti o strade esistenti o di progetto; Al fine di permettere un recupero di aree destinate a standards urbanistici e dunque al solo fine di rendere possibile un recupero dei servizi primari e secondari da realizzare nei sub-distretti, è prescritta la normativa di seguito riportata. Nei lotti di terreno interessati dalla presenza di edificazione o liberi ma già asserviti alla edificazione esistente, individuati in ogni sub-distretto costituenti un unico appezzamento di terreno, continuo e di superficie idonea, è consentito un ulteriore incremento di volumetria residenziale di 0,2 mc/mq da aggiungersi allo 0,3 mc/mq della la volumetria già prevista dal P.R.G.. Nelle aree libere e non asservite a edificazione preesistente è riconosciuto una volumetria residenziale paria 0,5 mc/mq. L’utilizzo delle nuove volumetrie è consentito alle seguenti condizioni: 1- il lotto di terreno libero che costituirà l’area d’intervento dovrà essere continuo e delimitato al contorno da perimetri certi, ovvero con le caratteristiche precedentemente descritte; 2- le superfici del lotto che costituiscono le aree d’intervento dovranno essere cedute gratuitamente al Comune nella misura del 60% per le aree già asservite che rientrano nella proposta di programma edilizio e del 30% per le aree non asservite; 3- i proprietari dei terreni del lotto interessato all’intervento dovranno procedere ad attuare il programma edilizio così come descritto all’articolo 16.12; 1 - Le N.T.A. previste per la zona sono le seguenti:


Appendice 2 | 259

2 - Regimi d’intervento: a1 (MO- Ms) a2 (RE- AM) a3 (NC) 3 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIS- PT RIC- PT SOC); (PC1); (PS1) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (APAS- APR- APT) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 4- Attuazione: l’edificazione nei DUP C1.1....C1.6 è subordinata all’approvazione di Piani Attuativi (e all’approvazione di Planovolumetrici per i subdistretti elab 6.07 ) redatti sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio ) ed ulteriormente specificati nelle convenzioni da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art.18.11 - Zona DUP C1.7 – Elaborato 6.08 Il Distretto urbano denominato C1.7 è disciplinato dalla scheda di dettaglio definita nell’elab 6.08. L’area interessata è ubicata tra il sub distretto C1.5, C1.4 e la Basentana all’altezza dello svincolo per Tito. Nella scheda sono riportate sagome di edilizia privata e sagome di edilizia pubblica. I volumi esistenti se confermati, saranno detratti dal volume massimo ammissibile. Nell’area ceduta gratuitamente alla Pubblica Amministrazione saranno realizzati edifici pubblici, secondo programmi stabiliti dal Comune ed edilizia residenziale sociale. La realizzazione delle attrezzature pubbliche non è condizionata da alcun limite volumetrico o di altezza e sarà definita dal progetto esecutivo del DUP. 1 - Per il DUP C1.7 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici :

Appendix

L’indice di densità territoriale di 0,2 mc/mq va applicato alle aree già asservite che fanno parte del distretto da realizzare. L’indice di densità territoriale di 0,5 mc/mq va applicato alle aree non asservite che fanno parte del distretto da realizzare.


L’area complessiva ceduta gratuitamente all’Amministrazione Comunale è di 31690 mq. Essa è così distribuita: - superficie pubblica totale (ST) mq 31.690 - superficie per strade e per edilizia residenziale sociale (50% di ST) mq 15.845 - superficie per verde attrezzato (20% di ST) mq 6.338 - parcheggi pubblici (10% di ST) mq 3.169 - superficie per istruzione (15% di ST) mq 4.753 - attrezzature pubbliche (5% di ST) mq 1.585 2 - Regime d’uso: b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIS- PT RIC- PT SOC); (PC1PC2); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 3 - Regime di intervento: a3 (RU- NC)) 4 - Attuazione: l’edificazione nei DUP C1.7 è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art.18.12 - Zona DUP C2 Il distretto urbano DUP C2, perimetrato nell’elaborato 6.02, è ubicato ai margini del nucleo industriale di Tito (Zona D1) ed è limitato dalla strada che porta a Tito Scalo. L’area è priva di opere di urbanizzazione secondarie e necessita di un adeguamento degli standards urbanistici. Per tanto si ritiene di proporre una metodologia d’intervento del tutto simile a quella già descritta in dettaglio all’art. 16.16. Nei lotti di terreno interessati dalla presenza di edificazione o liberi ma già asserviti alla edificazione è consentito un ulteriore incremento di volumetria residenziale di 0,2 mc/mq da aggiungersi allo 0,3 mc/mq della la volumetria già prevista dal P.R.G.. Nelle aree libere e non asservite a edificazione preesistente è


Appendice 2 | 261 riconosciuto una volumetria residenziale paria 0,5 mc/mq . L’utilizzo delle nuove volumetrie sarà consentito alle seguenti condizioni: 1- il lotto di terreno libero che costituirà l’area d’intervento dovrà essere continuo e delimitato al contorno da perimetri certi ovvero con le caratteristiche precedentemente descritte; 2- le superfici del lotto che costituiscono area d’intervento dovranno essere cedute gratuitamente al Comune nella misura del 60% per le aree asservite e del 30% per le aree non asservite; 3- i proprietari dei terreni del lotto interessato all’intervento dovranno procedere ad attuare il programma edilizio così come descritto all’articolo 16.12; 1 - Le N.T.A. previste per la zona sono le seguenti:

Appendix L’indice di densità territoriale di 0,2 mc/mq va applicato alle aree già asservite che fanno parte del distretto da realizzare. L’indice di densità territoriale di 0,5 mc/mq va applicato alle aree non asservite che fanno parte del distretto da realizzare. 2 - Regimi d’intervento: a1 (Mo- Ms) a2 (Re- Am) a3 (Ru- Nc) 3 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIS); (PC1); (PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (APAS- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 4- Attuazione: l’edificazione nei DUP C2 è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. 18.13 - Zona DUP C2a L’area che costituisce il DUP C2a è parte del distretto urbano DUP C2. L’area è destinata alla costruzione e all’esercizio di un impianto di distribuzione stradale di gas naturale per autotrazione, comprensivo di strutture di alloggiamento delle


apparecchiature costituenti la stazione di rifornimento, di locali destinati a servizi accessori quali ufficio del gestore, magazzini, servizi igienici, oltrechè a locali destinati ad attività commerciali, ristorative e per il tempo libero. 1 - Le N.T.A. previste per la zona sono le seguenti:

L’utilizzo della volumetria sarà consentita solo cedendo all’Amministrazione Comunale il 30% della superficie costituente l’area d’intervento o in alternativa realizzando opere pubbliche nella misura e qualità richieste dal Comune in fase di convenzione, commisurata al valore dell’area da cedere. Tali obblighi potranno essere quantizzati in danaro o in opere pubbliche da realizzarsi in favore della Pubblica Amministrazione. 2 - Regimi d’intervento: a3 (Nc) 3 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PASI); (PT RIS); (PC1); (PS2) - b3 (AR) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 4 - Attuazione: l’edificazione nei DUP C2a è subordinata all’approvazione di un progetto Planovolumetrico redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 18.14 - Zona DUP C6 – Elaborato 6.09 L’area che costituisce il distretto DUP C6 è ubicata a Tito Scalo. La particolare


Appendice 2 | 263 giacitura del sito rende l’area particolarmente idonea ad essere utilizzata in termini di edilizia residenziale privata e di tipo sociale. 1- Per il DUP C6 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

Appendix

L’area complessiva ceduta gratuitamente all’Amministrazione Comunale è di 63600 mq. Essa è così distribuita: - superficie pubblica totale (ST) mq 63.600 - superficie per strade e per edilizia residenziale sociale (50% di ST) mq 31.800 - superficie per verde attrezzato (10% di ST) mq 6.360 - parcheggi pubblici (10% di ST) mq 6.360 - superficie per istruzione (30% di ST) mq19.080 2 - Regime d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIS- PT RIC- PT SOC); (PC1- PC2); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 3 - Regime di intervento: a3 (RU)) 4- Attuazione: l’edificazione del DUP C6 è subordinata all’approvazione di un Pia-


no Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ( NTA e Schede di dettaglio) ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 18.15 - Zona FBA1- Verde attrezzato - Giochi L’area, di circa 9.500 mq, è posta a ridosso del piccolo insediamento residenziale realizzato nell’ambito BA e s’incunea tra questo e l’area della ferrovia. L’Amministrazione Comunale intende realizzare l’area per attrezzature sportive e per il tempo libero. Potranno essere realizzate piccole volumetrie formalmente non invasive e di altezza contenuta (3,5 ml) a servizio delle attività ludiche e sportive. L’area FBA1 e l’area FBA2 sono immediatamente prossime alle aree sportive da realizzare nel PIP (zona D2) e dunque potranno essere previsti anche gli opportuni collegamenti verticali e gli spazi per il parcheggio. L’area è condizionata dalla seguente normativa: 1 - Regimi d’uso: b2 (PT RIS) - b3 (AR- ASP) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a3 (RU) 3 - Attuazione :intervento diretto. Art. 18.16 - Zona FBA2 - Verde attrezzato con barriera protettiva L’area del tutto pianeggiante ubicata ridosso dell’autostrada Potenza - Sicignano. L’area sarà sistemata a verde e dovrà essere predisposta per mascherare il rapporto visivo con l’autostrada mediante l’impianto di alberature di alto fusto. L’area è condizionata dalla seguente normativa: 1 - Regimi d’uso: b3 (AR); 2 - Regimi d’intervento: a1 (Ms) 3 - Attuazione :intervento diretto. Art. 18.17 - Zona FB3 - Verde attrezzato L’area, di circa 2.500 mq, di verde attrezzato è a servizio della Zona B3. Nell’area non è consentito alcun volume edilizio, se non quello di piccoli manufatti complementari alle funzioni ludiche e ricreative dell’area. 1 - Regime d’uso: b3 (AR) 2 - Regime d’intervento: a1 (Ms) 3 - Attuazione :intervento diretto. Art. 18.18 - Zona FBB1 (Scuola Materna – Elementare – Ufficio Postale) La zona di circa 2.300 mq comprende gli edifici ad uso scolastico che ospitano la scuola materna ed elementare con annesso spazio verde esterno. Nell’area è consentito, per motivi logistici e funzionali la modica planimetrica e volumetrica degli edifici al fine di consentirne un suo ampliamento. E’ consentita la demolizione e la loro ricostruzione. In ogni caso il volume massimo realizzabile sarà pari a quello preesistente incrementato di ½. 1 - Regime d’uso: b3 (API) 2 - Regime d’intervento: a2 (Re- Am- Dr) a3 (Nc)


Appendice 2 | 265 3- Attuazione: Intervento diretto. Art. 18.19 - Zona FBB2 (Parcheggi – Piazzale Stazione) L’area FBB2 è quella antistante la stazione ferroviaria ed occupa una superficie di circa 1.200 mq. L’area sarà sistemata in massima parte a parcheggio. 1 - Regime d’uso: b4 (TN7) 2 - Regime d’intervento: a1 (Ms) 3- Attuazione: Intervento diretto. Art. 18.20 - Zona FBB3 (Verde antistante Chiesa) L’area FBB3, di circa 800 mq, occupa una piccola striscia d terreno parallela alla stazione ferroviaria. E’un’area destinata a verde attrezzato e al relax. 1 - Regime d’uso: b3 (AR) 2 - Regime d’intervento: a1 (Ms) 3 - Attuazione: Intervento diretto. AMBITO PERIURBANO Art. 19 - APU (Ambito Periurbano)

- APU1: Aree Periurbane di tipo prevalentemente Commerciale ed Artigianale da completare e riqualificare; - APU2: Aree Periurbane di tipo residenziale prevalentemente Rurale da completare e riqualificare; - APU3: Aree Periurbane di tipo prevalentemente residenziale da completare e riqualificare. In assenza di P.O. saranno consentiti solo interventi sugli edifici esistenti purché legittimi, o condonati, o in corso di condono, o comunque sanabili secondo le disposizioni che regolano la materia. I P.O. saranno soggetti alle condizioni perequative dettate dall’amministrazione comunale e dovranno comunque rispettare l’applicazione degli standards urbanistici minimi previsti dalle norme . 1 - Regimi d’intervento: a1 (MO- Ms-RC-RP) a2 (RE-AM-DR) a3 (RU NC) 2 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) - b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIC- PT RIS- PT SOC); (PC1); (PS1- PS2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS); (API- APAS- APR- APT) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10)

Appendix

Aree private ed edifici in ambito Periurbano da riqualificare e completare anche con interventi di nuovo impianto da realizzarsi sulla base di Piani Operativi ( art. 15 L.R. n. 23/99). Le aree Periurbane APU sono state ulteriormente suddivise in relazione alla loro prevalente destinazione d’uso, in APU1 – APU2 – APU3 ovvero in:


Art. 19.1 - APU 1 Aree Periurbane di tipo prevalentemente Commerciale ed Artigianale Le aree APU1 sono edificate in parte con destinazioni d’uso prevalentemente artigianale e commerciale. Oltre alle residenze, da riservare esclusivamente agli imprenditori a titolo principale dell’attività che si svolge nell’Ambito Periurbano e comunque tali da non superare 500 mc. Per gli edifici esistenti è consentito il cambio di destinazione d’uso in residenze dei volumi esistenti entro un limite massimo di 500 mc e comunque solo ai conduttori a titolo principale. È consentito il cambio di destinazione d’uso degli annessi agricoli in volumi edilizi destinati a commercio, servizi o attività di produzione artigianale purché tali destinazioni non rechino disturbo, rumori o producano esalazioni nocive. Per gli edifici esistenti è consentita la trasformazione dei volumi edilizi al fine di renderli compatibili con le nuove destinazioni d’uso mantenendo gli ingombri planovolumetrici degli edifici. E’ consentita altresì la demolizione e ricostruzione dei manufatti esistenti nei limiti delle altezze e dei volumi dei corpi da demolire, mantenendo gli eventuali allineamenti sul fronte stradale. In tal caso le distanze tra confini e fabbricati non potranno essere inferiori a quelle esistenti. È consentito demolire e ricostruire i volumi esistenti anche secondo un diverso impianto planovolumetrici, in tal caso occorrerà rispettare le seguenti norme: - h. massima 7,50 mt; - distanza minima dai confini 5,00 mt; - distanza minima dalle strade 5,00 mt; - distanza tra fabbricati 10,00 mt. Per le aree non asservite a fabbricati esistenti e non edificate sono consentite nuove volumetrie solo a condizione che si rediga il piano Operativo e in ogni caso nella redazione del P.O. non potrà superarsi l’indice di fabbricabilità territoriale di 0,3 mc/mq ed il rispetto delle seguenti norme: - h. massima 7,50 mt; - distanza minima dai confini 5,00 mt; - distanza minima dalle strade 5,00 mt; - distanza tra fabbricati 10,00 mt. I regimi d’uso sono quelli previsti all’Art. 19 con l’esclusione delle destinazioni non compatibili con la residenza. 1- Attuazione: l’edificazione nelle APU 1 - Aree Periurbane di tipo prevalentemente Commerciale ed Artigianale, è subordinata all’approvazione di un Piano Operativo (art. 15 L.R. n. 23/99) redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 19.2 - APU 2 Aree Periurbane di tipo prevalentemente Rurale da completare e riqualificare Le aree APU2 sono edificate in parte con destinazioni d’uso prevalentemente residenziale di tipo rurale. Oltre alle residenze, da riservare esclusivamente agli


Appendice 2 | 267 imprenditori a titolo principale delle attività che si svolgono nell’Ambito Periurbano e comunque tali da non superare 500 mc, saranno possibili tutte le attività agricole non in contrasto con le residenze. Per gli edifici esistenti è consentito tutto quanto previsto all’Art. 19.1. Per le aree non asservite a fabbricati esistenti e non edificate sono consentite nuove volumetrie solo a condizione che si rediga il piano Operativo così come previsto dall’Art. 19. In ogni caso nella redazione del P.O. non potrà superarsi l’indice di fabbricabilità territoriale di 0,1 mc/mq ed il rispetto delle seguenti norme: - h. massima 7,50 mt; - distanza minima dai confini 5,00 mt; - distanza minima dalle strade 5,00 mt; - distanza tra fabbricati 10,00 mt. I regimi d’uso sono quelli previsti all’Art. 19 con l’esclusione delle destinazioni non compatibili con la residenza. 1- Attuazione: l’edificazione nelle APU 2 - Aree Periurbane di tipo prevalentemente Rurale da completare e riqualificare, è subordinata all’approvazione di un Piano Operativo (art. 15 L.R. n. 23/99) redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 19.3 - APU 3 -

Le aree APU3 sono in parte edificate con destinazione d’uso prevalentemente residenziale. L’intervento che si propone attraverso il R. U. è quello che mira a completare e a riqualificare gli interi agglomerati urbani. Per gli edifici esistenti sarà possibile il cambio di destinazione d’uso in residenze o in altri usi urbani compatibili con la residenza. Interventi di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, ristrutturazione edilizia e ristrutturazione urbanistica saranno sempre consentiti nei limiti delle altezze e delle volumetrie degli edifici esistenti. Sarà consentito agli edifici esistenti l’ampliamento, asservendo terreni che nell’area sono ancora depositari di diritti urbanistici entro il limite massimo di 0,3 mc/mq. Per i nuovi edifici sarà consentita l’edificazione solo previa approvazione di un Piano Operativo che interessi grandi estensioni di aree o porzioni di aree dell’Ambito Perturbano delimitate da viabilità pubblica esistente o viabilità interpoderale privata o comunque da limiti fisici naturali quali fossi, corsi d’acqua, etc. In ogni caso la possibilità di ridurre l’estensione del Piano Operativo a porzioni di aree più contenute è richiesta dai proprietari attuatori e concessa dall’Amministrazione Comunale. Il Piano Operativo dovrà attenersi a quanto disposto dall’Art. 19. Nell’elaborazione del Piano Operativo dovrà essere rispettata la seguente normativa: - indice di edificabilità territoriale 0,3 mc/mq; - h. massima 7,50 mt; - distanza minima dai confini 5,00 mt; - distanza minima dalle strade 5,00 mt; - distanza tra fabbricati 10,00 mt.

Appendix

Aree Periurbane di tipo prevalentemente Residenziale da completare e riqualificare


I regimi d’uso sono quelli previsti all’Art. 19 con l’esclusione delle destinazioni non compatibili con la residenza. 1- Attuazione: l’edificazione nelle APU 3 - Aree Periurbane di tipo prevalentemente Residenziale da completare e riqualificare, , è subordinata all’approvazione di un Piano Operativo (art. 15 L.R. n. 23/99) redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. AMBITO EXTRAURBANO Art. 20.1 - Zona D1 - Area di Sviluppo Industriale Il perimetro coincide con quello di pertinenza del Consorzio sviluppo industriale di Potenza (Agglomerato di Tito) così come previsto dall’ampliamento della zona approvato. Nella zona D1. saranno consentiti: - Regime di intervento: definito dal piano A.S.I. - Regime d’uso : definito dal piano A.S.I. - Regime Urbanistico : definito dal piano A.S.I.. Art. 20.2 - Zona D2 – Zona per gli insediamenti produttivi in attuazione del P.I.P. La zona D2, destinata agli insediamenti produttivi P.I.P. di valenza comunale è perimetrata nell’elaborato 6.02. La normativa che regola l’edificazione in tale zona è disciplinata dal Piano attuativo vigente P.I.P. approvato con D.P.G.R. 614 de 26/06/1992 e dalle modifiche normative regolarmente approvate dall’amministrazione Comunale. Sono comunque validi i seguenti parametri urbanistici: - rapporto di copertura pari a 0,3; - distanza dai confini del lotto 5,00 ml; - altezza massima 13,00 ml; - abitazione del custode di superficie non superiore a 95 mq netti; - uffici di superficie non superiore a 110 mq netti e comunque connessi alle attività commerciali e/o artigianali svolte. Art. 20.3 - Zona D3a Area Extraurbana attrezzature sportive e Servizi Nella zone D3a potranno realizzarsi attrezzature sportive (piscine, centro benessere, campi sportivi polivalenti), attività commerciali inerenti il settore sportivo, secondo la seguente normativa:


Appendice 2 | 269

1 - Regimi d’uso: b2 (PT RIS- PT RIC) (PC1) - b3 (AR- ASP- ASS) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a1 (MO- MS) - a2 (RE- AM-DR) - a3 (RU- NC) 3 - Attuazione : Intervento diretto. Art. 20.4 - Zona D3b Area Extraurbana attrezzature sportive e Servizi Idem come Art. 20.3 Art. 20.5 - Zona D4 Area Extraurbana - Centro di raccolta e demolizione autoveicoli La zona D4, definita nell’elab. 6.02, è posta sulla strada provinciale che dallo svincolo autostradale di Tito Scalo porta a Picerno, ed occupa all’incirca una superficie di 9.000 mq. Nell’area è operante un’attività di “Centro di raccolta demolizione veicoli”. Il complesso industriale esistente necessita di adeguamenti e di ampliamenti finalizzati all’ottimizzazione della produzione. Per le zone D4 valgono i seguenti parametri quantitativi ed urbanistici:

Appendix Il lotto dovrà essere opportunamente mascherato, soprattutto nelle parti contenti i rottami. I mascheramenti, effettuati prevalentemente a verde, dovranno essere oggetto di tavole progettuali specifiche. 1 - Regimi d’uso: b2 (PAS- PASI) (PI) (PC1) - b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a1 (MO- MS) a3 (RU- NC) 3- Attuazione: l’edificazione nella Zona D4 – è subordinata all’approvazione di


un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Comune e proprietari attuatori. Art. 20.6 - Zona D5 Area Extraurbana destinata a Servizi Generali La zona D5 è stata utilizzata in passato con funzioni legate alla produzione essendo presenti edifici e capannoni di tipo industriale. Per gli edifici esistenti è consentito l’esercizio di tutte le funzioni produttive, artigianali e commerciali. Sui terreni non interessati da edificazione e non asserviti alla realizzazione di manufatti edilizi, è consentita la possibilità di realizzare nuove edificazioni. In tal caso occorre redigere un piano attuativo da concordarsi con l’Amministrazione Comunale secondo i sotto descritti principi perequativi. L’indice di fabbricabilità territoriale è di 0.5 mc/mq; esso è utilizzato dai privati proponenti il piano nella misura di 0.3 mc/mq e dalla Pubblica Amministrazione nella misura di 0.2 mc/mq. L’area complessiva da cedere al comune sarà del 60% dell’area inclusa nel piano attuativo, da riservare alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie. in tali aree l’Amministrazione Comunale realizzerà la quota volumetrica di sua spettanza. I costi per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria sono a carico dei soggetti proponenti. 1 - Le N.T.A. previste per la zona sono le seguenti:

2 -Regimi d’intervento: a3 –( R.U. – N.C.) 3 - Regimi d’uso: b1 (R- RS) b2 (PART- PAS- PAAL); (PT RIS- PT RIC- PT SOC); (PC1); (PC2); (PS1) b3 (AC- AR- ASP- ASS); (APAS- APR- APT) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 4- Attuazione: l’edificazione nella Zona D5 è subordinata all’approvazione di un Piano Attuativo redatto sulla base della normativa e dei parametri perequativi previsti dal RU ed ulteriormente specificati nella convenzione da stipulare tra Co-


Appendice 2 | 271 mune e proprietari attuatori. Art. 20.7 - Zona D7 Area Extraurbana - Zona per attrezzature industriali L’area della zona D7 è occupata dalle vasche di trattamento e depurazione a servizio della zona industriale ASI. Nella zona saranno consentiti i regimi d’uso, i Regimi di intervento e i Regimi urbanistici prescritti dal Piano ASI. Art. 20.8 - Zona F1 Area Extraurbana attrezzature sportive pubbliche. L’area contrassegnata con la sigla F1, perimetrata dall’elab. 6.02, è destinata ad attrezzature polifunzionali prevalentemente nel settore sportivo. L’area è in fase di completamento essendo quasi del tutto realizzato il campo sportivo con annessi spogliatoi e tribune ed un immobile destinato ad attività polifunzionali. Si conferma, pertanto, quanto contenuto nel DPGR 547 del 16.06.91. L’area risulta riperimetrata rispetto alla precedente superficie del PRG in quanto Il programma edilizio nel distretto non necessita di tutta l’area già vincolata a zona F1 nel precedente PRG . L’area di 50.700 mq è così suddivisa: - Attrezzature pubbliche 20.000 mq - Parcheggi pubblici 5.000 mq

1 - Regimi d’uso: b2 (PT RIC PT RIS PT SOC) (PC1) - b3 (AC- AR- ASP- ASS) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10) 2 - Regimi d’intervento: a3 (RU- NC) 3 – Attuazione : intervento diretto. Art. 20.9 Zone F2D1, F2D2 , F2C e F2B– Area Extraurbana - Servizi generali in corso di attuazione del Piano Particolareggiato La zona F2D1 di mq 299.620 circa, insieme alla zona F2D2 di mq 126.520 circa e alla zona F2C di mq 98140 circa, sono tutte ubicate alla destra dell’Autostrada “Potenza - Sicignano” per chi viene dal capoluogo. Sono individuate negli elab. 6.02. L’asse portante della viabilità delle suddette zone è la statale SS n. 94. Le zone F2D1, F2D2 e F2C sono definite e normate dai rispettivi Piani Particolareggiati approvati ai quali si fa riferimento per tutto quanto attiene alle loro realizzazioni . Allo stato attuale risultano quasi tutti assegnati i lotti individuati dai rispettivi piani, moltissimi sono i lotti in corso di attuazione; molti sono terminati e funzionanti. La zona F2B di mq 365.360 circa, si dispone invece sulla sinistra dell’Autostrada. Questa zona, disciplinata dal Piano Particolareggiato approvato, non è ancora partita nella sua realizzazione. Per tutto ciò che attiene l’attuazione degli interventi nelle zone F2D1, F2D2, F2C e F2B si fa riferimento alle norme e ai grafici previsti dai rispettivi Piani di Attuazione approvati. 1 - Regimi d’uso: b2 (PA ART PAS PASI PA AL) (PT RIC PT RIS PT SOC) (PC1PC2) - b3 (AC- AR- ASP- ASS) b4 (tutte tranne TN3, TN8, TN9, TN10)

Appendix

- Verde attrezzato 25.700 mq


2 - Regimi d’intervento: a3 (RU- NC) 3 - Le norme Urbanistiche sintetiche di riferimento sono le seguenti: a. superficie coperta max 0,20 della superficie territoriale h max 15,00 ml; b. superficie coperta max 0,25 della superficie territoriale h max 12,00 ml; c. superficie coperta max 0,30 della superficie territoriale h max 10,00 ml; d. distacco tra edifici pari all’altezza di quello più alto; e. distanze dalle strade D.P.R. 26/04/1993 n. 147; f. dotazione minima di parcheggi 2 mq ogni 10 mc costruiti di cui max 1/5 esterni. Di conseguenza, almeno i 4/5 della superficie da destinare a parcheggio dovrà essere interrata o prevista in appositi contenitori multipiano che, se fuori terra, saranno compresi nella dotazione volumetrica di zona e, di conseguenza computati nei volumi urbanistici; g. lotto minimo 5.000 mq; h. superficie pedonale e a verde minimo 0,30 della superficie territoriale di cui max il 5% destinata a collegamenti coperti Art. 21.1 Territorio esterno all’ambito urbano- Zone agricole Nel territorio esterno (zone agricole) al Sistema Insediativo e dal sistema relazionale , come definiti all’art. 2 della legge regionale . 23/99, sono possibili gli interventi e le attività sotto riportate. 1 - Manufatti edilizi esistenti Sono manufatti edilizi esistenti i seguenti: 1- manufatti edilizi legittimamente realizzati; 2- manufatti edilizi condonati. Sono manufatti edilizi precari le strutture isolate o di pertinenza rispetto ai fabbricati principali purché siano: a) regolarmente autorizzati; b) condonati; c) suscettibili di conseguire sanatoria in via ordinaria; d) oggetto di pratiche di condono in itinere. 2 - I manufatti edilizi esistenti, fermo restando le destinazioni d’uso legittimamente in essere, possono essere riqualificati sia dal punto di vista architettonico che statico, secondo le modalità previste dalle presenti norme. Al fine di favorire ed incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente, è consentita la demolizione e la ricostruzione con possibilità di accorpamento dei manufatti, lo spostamento del sito di ubicazione (purché nell’ambito della stessa particella catastale o in particelle confinanti e della stessa proprietà) e l’ampliamento della SUL. Gli interventi sui manufatti di cui ai punti c) e d) del comma 1, potranno essere effettuati successivamente al perfezionamento dei relativi iter di sanatoria o di


Appendice 2 | 273 condono. 3 - Nel territorio esterno al Sistema Insediativo e dal sistema relazionale sono consentiti altresì i seguenti interventi: - sistemazione esterna con materiali tradizionali (pietra, legno) di aree pertinenziali di fabbricati esistenti; - manutenzione, restauro e risanamento conservativo degli elementi caratterizzanti il paesaggio (elementi geologici, forestali, idrici, fontane, strade, parcheggi, sentieri, piste forestali); - reti di servizi primari interrati al disotto della sede stradale esistente; - reti energetiche su pali; - attività ed opere necessarie alla bonifica antincendio dei boschi, alla forestazione, al taglio colturale, agli interventi della difesa del suolo; - installazione di sistemi fotovoltaici.

a) altezza massima ml 7,50; b) distanze minime dai confini ml 5,00 o sul confine, previo accordo scritto con il confinante da allegare alla richiesta di concessione; c) distanza minima dagli edifici ml 10,00; d) è consentito realizzare porticati aperti su tre lati, senza che questo produca volume urbanistico, fino ad un massimo del 20% della SUL complessiva. e) Distanze minime dalle strade, secondo quanto previsto dal codice della strada; f) Per le strade vicinali, consortili, interpoderali, tratturi, la distanza minima è fissata in 5,00 ml; g) Lotto minimo 5000,00 mq; h) Nell’ipotesi di costruzioni in pendio, sarà consentita una maggiore altezza a valle, pari al dislivello tra la quota di spiccato delle due pareti di monte e di valle. Tale maggior altezza non potrà in ogni caso superare la misura di 2,90 ml.. E’ consentito di asservire al lotto minimo la volumetria relativa a terreni della stessa destinazione (0,03 mc/mq), ricadenti in un raggio di 1000 m, da misurarsi in senso orizzontale a partire dall’area di sedime della costruzione in progetto. L’indice di 0,07 mc/mq relativo agli annessi agricoli può essere concesso solo ai

Appendix

7- Il territorio esterno all’ambito urbano, così come definito all’Art. 16.11, per il quale non siano previste altre specifiche destinazioni, è riservato all’esercizio dell’agricoltura, per quanto compatibile con la salvaguardia del Sistema Naturalistico Ambientale ed il ripristino dell’equilibrio idrogeologico. Fatti salvi tutti i vincoli, naturalistici, archeologici, monumentali, idrogeologici ed altri, che interessano il Comune di Tito, nel territorio esterno all’ambito urbano, fino all’approvazione del Piano Strutturale Comunale, o del Piano Strutturale Metropolitano o del Piano Strutturale Provinciale, sono consentite nuove costruzioni (N. I. Nuovi Impianti) ed ampliamenti degli edifici esistenti nel rispetto dell’indice massimo di edificabilità fondiaria pari a 0,03 mq/mq per uso residenziale e 0,07 mq/mc per annessi agricoli. Le trasformazioni e i nuovi interventi consentiti nel territorio esterno all’ambito urbano da attuare con intervento diretto, devono rispettare i seguenti parametri:


proprietari coltivatori diretti o imprenditori agricoli, nonché agli affittuari o titolari di altri contratti agrari che, ai sensi delle leggi vigenti hanno acquisito il diritto di sostituirsi al proprietario nella esecuzione delle opere oggetto della concessione. In tali aree non sono consentiti manufatti stabili destinati a ricovero per animali se non ad una distanza di ml 300 dal limite delle aree urbane così come riportato nelle tavole 6.02 e 6.03. La realizzazione degli annessi agricoli potrà essere consentita previa presentazione di uno specifico Piano di Sviluppo Aziendale proposto dal richiedente e redatto da un tecnico agricolo abilitato, che attesti l’effettiva necessità ai fini della conduzione dell’azienda agricola. Art. 21.2 Aree del P.R.G. non confermate dal R.U. Le aree già individuate dal P.R.G. vigente e non riconfermate dal presente Regolamento Urbanistico, così come individuate negli elaborati 6.02 – 6.03, sono “congelate” e restano in vigore quali previsioni strutturali e ricognitive, la cui attuazione è subordinata alla definizione di Piani Operativi e/o Accordi di Localizzazione. ( Art. 15 e 27 della L.R. n. 23/99 ) Art. 22 Piani Speciali (Piano stralcio ABI Sele) Il presente R.U. recepisce le previsioni del “Piano Stralcio per la Difesa del Rischio Idrogeologico” approvato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Sele. Ne discende che, per le porzioni di territorio comunale perimetrale dal Piano Stralcio vigente e dai suoi successivi aggiornamenti come aree a rischio idrogeologico e/o idraulico, i regimi d’uso e di intervento consentiti sono esclusivamente quelli definiti dalle relative Norme di Attuazione del Piano dell’Autorità di Bacino. Per le rimanenti aree valgono le norme riportate nelle presenti Art. 23 - Incentivi alla riqualificazione Allo scopo di incentivare ogni intervento di riqualificazione estetica e funzionale dei manufatti edilizi esistenti, di qualificare e valorizzare le emergenze architettoniche ed ambientali del territorio, nonché di realizzare nuovi edifici bene inseriti nel contesto dei luoghi e in un giusto rapporto con il vecchio tessuto urbano, l’Amministrazione Comunale concede incentivazioni di natura economica ed urbanistica. Sono incentivabili i seguenti interventi: - incentivi sulle nuove costruzioni; - incentivi sulla riqualificazione degli edifici esistenti; - incentivi sulle attività artigianali e commerciali; - incentivi sulla eliminazione dei manufatti in amianto; - incentivi sulla eliminazione delle baracche. 1 - Incentivi sulle nuove costruzioni Condizioni che danno titolo all’incentivo Possono essere richiesti incentivi sulle nuove costruzioni quando si verificano le seguenti condizioni in merito a: 1) bioarchitettura; Nelle nuove costruzioni sia in sede di progettazione che di esecuzione vengono utilizzati i criteri generali della bioarchitettura (materiali naturali, di riciclo, soleg-


Appendice 2 | 275 giamento, soluzioni formali relazionati alle condizioni atmosferiche, soluzioni che mitigano l’impatto ambientale, etc.); 2) fonti energetiche alternative; Nelle nuove costruzioni vengono progettate e poste in opera apparecchiature che utilizzano fonti energetiche alternative a quelle tradizionali (pannelli solari, utilizzo di energia eolica, endogena, biologica etc.); 3) coibentazione termica e acustica; Nelle nuove costruzioni vengono progettate e realizzate le condizioni che portano ai massimi livelli la coibentazione termica e acustica e che per tanto comportano notevole risparmio energetico; 4) valore architettonico; Nelle nuove costruzioni la progettazione e la esecuzione denotano alti valori estetici ed architettonici (forme innovative, rapporto armonico con l’ambiente circostante, pregio architettonico ed estetico etc.); 5) sistemazioni esterne; Nelle nuove costruzioni il progetto e la realizzazione della sistemazione esterna è particolarmente curata per materiali e forme che esaltano la tipicità del luogo ed il giusto rapporto con l’ambiente naturale ed urbano.

Natura e quantizzazione degli incentivi L’Amministrazione Comunale sulla base delle valutazioni in merito al proprio bilancio potrà deliberare sulla natura e quantizzazione degli incentivi. Potranno essere concessi i seguenti incentivi: - incentivi urbanistici (incremento di piccoli volumi rispetto a quelli concessi nella zona); - incentivi economici (riduzione totale o parziale dell’ICI e della TARSU, per un certo numero di anni, riduzione percentuale del costo di costruzione). Sulle modalità di attribuzione del giudizio di merito all’incentivazione nonché sulla natura e quantità degli incentivi deciderà autonomamente l’Amministrazione con propria delibera. 2 - Incentivi sulla riqualificazione degli edifici esistenti nelle zone TAA, TSA . Possono essere richiesti incentivi sugli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti nelle zone se si verificano le seguenti condizioni in merito a: 2) Recupero architettonico Negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia in fase di progettazione

Appendix

I costi dell’intervento dovranno essere quantizzati attraverso computo metrico e le spese sostenute dovranno essere rendicontate con fattura. Accertamento delle condizioni per l’incentivazione e attestazione del giudizio di merito. Sono concessi incentivi sulle nuove costruzioni quando, in sede di approvazione del titolo abilitativi ed in sede di rilascio del certificato di agibilità, venga riconosciuto dall’Amministrazione Comunale che l’intervento progettato e realizzato sia stato eseguito secondo le condizioni e i criteri di cui ai punti 1), 2), 3), 4), 5) e con giudizio positivo.


che di esecuzione, occorre conservare e restaurare tutti gli elementi architettonici e tipologici di valore quali portali, ringhiere, stucchi, soffitti lignei, facciate originarie, volte, archi, solai lignei o archi voltati etc. 3) Recupero funzionale; Negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia in fase di progettazione che di esecuzione, occorre ridare all’immobile la massima funzionalità nel dimensionamento e nella esecuzione degli spazi interni. 4) Recupero statico; Negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia in fase di progettazione che di esecuzione, occorre ridare all’immobile la massima sicurezza in ordine alle condizioni statiche degli elementi portanti. 5) Recupero ambientale; Negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia in fase di progettazione che di esecuzione,occorre che il progetto e la realizzazione della sistemazione esterna sia particolarmente curata per materiali e forme che esaltino la tipicità del luogo ed il giusto rapporto con l’ambiente urbano circostante. 6) Recupero energetico. Negli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia in fase di progettazione che di esecuzione, occorre che vengano progettate e realizzate le condizioni che portino ai massimi livelli la coibentazione termica e acustica e che per tanto comportino notevole risparmio energetico; I costi dell’intervento dovranno essere quantizzati attraverso computo metrico e le spese sostenute dovranno essere rendicontate con fattura. Accertamento delle condizioni per l’incentivazione e attestazione del giudizio di merito. Sono concessi incentivi sugli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti quando, in sede di approvazione del titolo abilitativi ed in sede di rilascio del certificato di agibilità, venga riconosciuto dall’Amministrazione Comunale che l’intervento progettato e realizzato sia stato eseguito secondo le condizioni e i criteri di cui ai punti 1), 2), 3), 4), 5) e con giudizio positivo. Natura e quantizzazione degli incentivi L’Amministrazione Comunale sulla base delle valutazioni in merito al proprio bilancio potrà deliberare sulla natura e quantizzazione degli incentivi. Potranno essere concessi i seguenti incentivi: - incentivi urbanistici (incremento di piccoli volumi rispetto a quelli concessi nella zona nella misura non superiore al 10% ); - incentivi economici (riduzione totale o parziale dell’ICI e della TARSU, per un certo numero di anni, riduzione percentuale del costo di costruzione). Sulle modalità di attribuzione del giudizio di merito all’incentivazione nonché sulla natura e quantità degli incentivi deciderà autonomamente l’Amministrazione con propria delibera. 3 - Incentivi sulle attività artigianali e commerciali Le attività commerciali ed artigianali che svolgono l’esercizio nella zona TAA, TSA e le nuove attività che si apriranno nelle suddette zone, quando progettano e realizzano interventi di rinnovo dei locali mediante un sistematico lavoro di qua-


Appendice 2 | 277 lificazione degli spazi d’uso (pavimenti, servizi, tinteggiature interne ed esterne, vetrine, infissi, interventi di superamento delle barriere architettoniche, impianti, lavori di sistemazione esterne etc.), possono beneficiare delle incentivazioni se la progettazione e l’esecuzione dell’iniziativa è ritenuta valida dall’Amministrazione Comunale ovvero se è stato espresso un giudizio di merito favorevole. 4 - Incentivi sulla eliminazione dei manufatti in amianto Possono essere concessi incentivi sugli interventi di eliminazione dei manufatti a base di amianto su edifici esistenti utilizzati o non. L’intervento di messa in sicurezza può consentire incentivazioni la cui natura e quantità è stabilita dall’Amministrazione Comunale con propria deliberazione. 5 - Incentivi sulla eliminazione delle baracche Possono essere concessi incentivi sugli interventi di eliminazione delle baracche esistenti utilizzate o non. L’intervento di messa in sicurezza può consentire incentivazioni la cui natura e quantità è stabilita dall’Amministrazione Comunale con propria deliberazione.

Estratto NTA R.U. del comune di Picerno, ai sensi della L.R. 23199 e successive modifiche e 2578000,000000 integrazioni

2578500,000000

850.3

830.1

845.4

837.4

835.0

888.4

862.0

858.4

861.9

893.5

867.4

911.1

908.6 906.4

906.7

872.9

828.6

911.6

909.8

901.4

881.0

rto

870.3

Mo

836.7

852.4

Piano per Insediamenti Produttivi in Località Serra del Cerro

906.5

844.1

833.0

831.2

839.2

868.7

903.4

887.7

905.5

896.7

860.6

899.5

902.8

903.7 901.4

854.1 865.1

831.3

874.4

900.4

901.4

888.9 832.7

860.3

842.3

900.5

850.4

899.0

871.2

894.7

895.6

827.8 835.1

855.1

Statal

860.3

896.4

873.3

891.2

F1-S.P83

889.9

891.4 888.1

822.9

886.3

838.4

891.0

860.6 890.8

o 850.0

898.1 C.URBANO

886.7

886.8

Porc

870.9 839.9

830.0

888.7

887.1

854.5 845.2

822.7

901.6

895.0

894.1

879.6

840.7

829.7

896.7

895.2

895.1

884.4

e

850.9

842.8

896.7

867.3

829.1 823.3

F2-S.P83

883.7

876.8

897.4

888.5

884.0

882.6 884.3

844.1

872.7

F3-S.P83

876.7

885.9

860.0

883.1

886.2 873.7 F4-S.P83

879.6

859.2

888.1

2

876.8 868.4

849.0 842.3

890.9

883.6 881.4

883.3

852.9

839.5

833.1

Monte li Foi

896.4

881.8

879.6

856.3 849.5

825.7

895.0

1

886.8

877.6

839.8 834.7

863.6

854.9

Serra del Cerro

880.4

878.0 871.7

879.4

876.8 874.5

880.1

861.6

841.1

882.1

876.3

873.9

872.1

877.7

844.9

881.2

880.7

868.4

849.7 845.2

867.7

859.3

879.5 877.4

855.5

877.1 875.6

846.6

847.6

864.8

865.4

94

872.9

869.6

870.9

874.1

871.3

864.7 852.4

874.8

867.6

851.6

852.7

877.5

872.9

860.8

849.7

871.2

865.7

877.7

870.1

851.6 855.9

873.9

868.7

873.4

Via

848.5

868.5

862.9

873.8

875.9

867.2

857.8

857.5 860.1

rra

868.6

871.2

872.5

Se

867.5

873.4 868.5

Strada

lt a

862.9 870.6

867.6 858.7

860.6

870.1 862.3

862.7

866.5

854.4

858.1

856.4

854.7

862.6 862.4

856.5

866.9

Sta

861.8 848.9

862.4 861.6

854.1

854.6 853.5

861.7

857.1

Via

864.0

864.0

848.7

860.6

859.2

860.6

tale

852.3

863.2

863.3

849.9

855.6

860.2

850.7 849.2

863.2

849.3

860.3

847.9

Vicinale

859.8

lta

859.3

840.9

853.3

853.8

860.0

845.7 838.5

844.0

85 6.3

847.5 836.7

849.4

838.7 840.0

846.2

843.1

Ser ra

857.4

94

850.3 857.1

861.7 853.8 846.2

847.2

844.8

840.1

859.1 848.6

847.3

850.8

841.2

860.5 855.5

853.3

859.5 849.0

867.2

851.3

865.5

850.9

867.5

856.8

865.8

862.6

869.6 858.5

858.8

866.6 862.6 864.5

865.5

871.1

860.8

866.3 863.3

867.4

865.2

da Stra

853.7

Cantoniera

Impianto distribuzione Metano

857.3

862.6

834.6

858.7

836.4

837.1

834.4

837.3 853.7 831.0

849.4

838.2

854.4

855.1

832.6 830.2

851.0 843.9 832.2

852.1 847.6

852.8 852.6

851.6 843.8

853.1

838.2

834.7

Stra da

838.6 827.7

847.6

825.9

822.2

826.2 832.3

849.1

822.2

828.5 821.9

Della

848.0

845.2 849.9

821.5

846.3

838.2

838.7

827.2

823.2

836.3 842.4

848.7

840.5

832.1

828.1

838.7

844.5

844.9

830.1

836.8

840.5

848.3

820.1

820.9

843.7 819.5

837.7

838.7 845.1

832.6 842.0

822.3

833.8

837.7

836.1

827.4

840.8 841.1

829.2

815.7

Serra

844.4

di sopra

829.9

843.6

Via

842.1

833.6

838.6

814.8

813.9

823.2 816.2

841.9 831.2

836.6

838.9 828.8

820.1

825.2

ale Stat

828.5

824.5

834.8

833.9

821.7

811.1

813.2

832.5

834.3

819.2 830.2

810.9

817.7

821.3

828.7

835.6

832.2

811.9 814.7

834.7

838.2

Agricola 833.2

813.5

817.7

836.7

Azienda

836.9 830.3 835.4

813.2

824.3

830.2

831.4 824.9

825.5

817.9

817.8

825.1

844.9

Masseria Tirone

829.4

830.5

834.1

848.4 855.8

830.5

4496000,000000

4496000,000000

832.6 845.4

846.9

856.2

847.0 839.1

810.8

814.0

818.2

Legenda 808.6

830.6 821.9

822.9

831.4

828.8

826.3

815.0 831.9

817.9 824.1

Limite Piani Insediamenti Produttivi

826.5

831.5

819.2

811.4

828.7 809.3

806.1

821.7 823.8

815.4

820.8 818.5

814.9

825.1

819.7

819.0

Edifici Esistenti

827.5

826.4

822.4

827.7

809.3

826.2

817.9

815.4

829.9 813.2

822.4

814.9

808.1

826.7

Aree di pertinenza degli edifici esistenti

818.0

810.3

823.3 806.9

808.4

827.1

819.9

818.1

812.5 824.8

813.1

Lotti di progetto non attuati

819.4

819.5

807.8 809.8

804.2

805.8

802.6

Masseria Tirone di sotto 811.7

807.8

809.9

814.6 799.2

Piano Particolareggiato SERRA DEL CERRO

814.2

825.2

816.1

810.4 801.2

818.6

822.9

819.4

814.4

815.0

826.2

816.6

809.0

811.5

807.8

813.4

808.0

814.2

820.2

811.1

802.9

802.4

Attrezzature collettive

821.4

824.7

806.9

812.0

Verde alberato di rispetto 805.0

823.7 817.9

812.9

805.4

822.4

801.3 799.6

808.0

793.9 791.0

Rac cord o

796.3 799.0

801.4

793.8

805.6

803.6

Autostradale

Sicignano

808.5

Potenza

806.2

809.6

Viabilità di progetto e parcheggi pubblici

813.1

807.0

817.2

801.5 790.1

822.2

808.8

95

814.5

784.6

807.0

811.8

805.3 789.8

806.5

Verde pubblico attrezzato

819.5

810.0

804.1

794.2

791.8

812.7 796.0

809.7

2578000,000000

0000

823.3

Raccordo Autostradale Sicignano Potenza

807.7

806.5

802.3 800.7

2574000,000000

808.1

814.7

807.9 807.4

803.0

801.2

798.7

808.0

806.9

805.0 795.5

796.2

807.0

807.7

801.1

2578500,000000

2574500,000000

2575000,000000

0000

791.7

Appendix

4496500,000000

849.9 834.7

825.9

903.5

906.2

4496500,000000

828.7

826.4


TITOLO IV REGIMI URBANISTICI PER GLI AMBITI EXTRAURBANI E DISCIPLINA PER LA ZONA AGRICOLA E LE PARTI DI TERRITORIO SOTTOPOSTE A LIMITAZIONI E VINCOLI Capo I. Aree e zone a specifica destinazione in Ambito Extraurbano Art. 48 – Classificazione delle zone e delle aree a specifica destinazione in ambito extraurbano ai fini della applicazione dei Regimi Urbanistici In ambito extraurbano sono previste inoltre le seguenti aree e zone oggetto di specifica normativa così come individuate e perimetrate nell’elaborato grafico relativo - Zona per insediamenti produttivi in località Campi di Donei - Zona per insediamenti produttivi in località Serra del Cerro - Zone per attività artigianali D1-D3-D4 e per impianti di lavorazione e preconfezionamento di calcestruzzo - Area di valorizzazione ambientale del Monte Li Foi e zona per impianti di telecomunicazione (zona F-intervento diretto) - Zone F per attrezzature ricettive e commerciali (quelle previste già dal vigente PRG) - Zona agricola ordinaria (Zona E-intervento diretto). (...) Art. 50 - Zona per insediamenti produttivi in località Serra del Cerro Le aree sono destinate ad insediamenti per attività produttive, in particolare di tipo artigianale. Il presente RU prevede un limitato ampliamento dell’area PIP indicata nel previgente PRG. La zona D in località Serra del Cerro e’ destinata alla realizzazione di costruzioni per attività artigianali, industriali, commerciali e turistiche di tipo ricettivo. Quest’ultima destinazione dovrà’ essere prevista in misura non superiore al 5% della superficie complessiva di tutti i lotti. Nell’ambito dì un singolo lotto potrà essere previsto un solo tipo di insediamento, ad eccezione di destinazioni miste artigianali-commerciali e commerciali-turistiche di tipo ricettivo. Gli interventi previsti potranno essere realizzati sulla base dei seguenti indici e norme: • ìndice massimo di copertura: 1/4 della superficie del lotto; • altezza massima non superiore a ml.12, ad eccezione di impianti particolari e dei volumi tecnici; • numero massimo dei piani non superiore a 3; • distanza minima dai confini non inferiore a ml.5.00; • distanza minima dalle strade non inferiore a ml.10.00; • per ogni 100 mq. di superficie lorda di pavimento degli edifici previsti per attività produttive o per attrezzature sportive dovranno prevedersi almeno 40 mq. di spazi da destinare a parcheggi, aggiuntivi a quelli di cui all’art.16 della legge 6.8.1907 n. 765 (un metro quadrato ogni 20 mc. di costruzione).


Appendice 2 | 279 Gli edifici esistenti potranno conservare l’attuale destinazione d’uso e per essi saranno possibili solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Gli edifici esistenti, su domanda dei proprietari interessati, potranno essere riconvertiti alle destinazioni previste dal P.I.P., ricadendo in tal caso nella normativa generale. L’attuazione degli interventi è subordinata alla redazione di Piano attuativo di iniziativa privata o, in subordine, alla riproposizione del PIP ai sensi della legge 865/71. Il RU ripropone la zonizzazione funzionale di dettaglio dell’originario Piano per Insediamenti Produttivi oggi decaduto. La volumetria totale realizzabile nei lotti destinati alle strutture produttive, come indicati nell’elaborato di dettaglio del RU relativo a Serra del Cerro, è quella prevista dalla applicazione dei parametri del PIP originario ed ammonta complessivamente a 327.000 mc. circa. Nei lotti non impegnati da strutture esistenti (lotti di progetto relativi a previsioni non attuate), l’indice di edificabilità fondiaria non potrà essere superiore a 3 mc./mq. Nei lotti impegnati da strutture esistenti è consentito il mantenimento delle volumetrie legittimamente realizzate con eventuali ampliamenti nei limiti dell’indice di edificabilità fondiaria precedentemente indicato. Nelle aree previste in ampliamento della zona produttiva originariamente perimetrata nel PRG è consentito il mantenimento delle volumetrie esistenti e l’ampliamento delle stesse o la realizzazione di nuove volumetrie sulla base della applicazione di un indice di edificabilità fondiario non superiore complessivamente a 2 mc./mq. e nel rispetto degli indici e delle norme in precedenza indicate.

Il costo delle opere di urbanizzazione, ad oggi non realizzate, sarà a totale carico dei proponenti il piano attuativo e sarà ripartito in quota parte rispetto alle nuove volumetrie da realizzarsi. Gli oneri di urbanizzazione, da ripartirsi tra i soggetti attuatori saranno quelle risultanti dal costo effettivo delle stesse stimato sulla base di progetto esecutivo da predisporsi a cura e spese dei proprietari interessati. Nel caso di predisposizione del PIP le stesse opere saranno realizzate dal Comune e, per quota parte, alle stesse contribuiranno gli assegnatari dei lotti produttivi, come per legge. In riferimento al positivo accoglimento della Osservazione n. 4 da parte del Con-

Appendix

Il Piano Attuativo da predisporsi per iniziativa privata o pubblica interesserà tutta l’area destinata ad attività produttive, comprese le aree previste in ampliamento al PIP originario. Nel caso di predisposizione del Piano Attuativo di iniziativa privata le aree destinate alla viabilità, a verde pubblico e ad attrezzature collettive dovranno essere acquisite dal Consorzio dei proprietari che dovrà obbligatoriamente costituirsi almeno sulla base del 51% della superficie complessiva delle aree interessate ed essere cedute gratuitamente al Comune. Le modalità di acquisizione delle suddette aree destinate ad uso pubblico da parte del Consorzio potrà prevedere che l’intera volumetria risultante dalla applicazione degli indici di edificabilità sopra indicati dovrà distribuirsi come indice di edificabilità territoriale su tutte le aree comprese nella zona produttiva, con esclusione delle aree già asservite a volumi esistenti. Nel caso di Piano per Insediamenti Produttivi di iniziativa comunale le aree destinate ad uso pubblico saranno acquisite dal Comune in cambio del riconoscimento ai proprietari interessati di una quota parte delle nuove volumetrie complessivamente previste, applicando modalità di perequazione urbanistica. In tal caso la complessiva volumetria di progettò verrà equamente ripartita tra tutti i proprietari delle aree comprese nel PIP in relazione alle condizioni di stato di fatto delle stesse. In sede di redazione del Piano Attuativo, di iniziativa pubblica o privata, potranno proporsi differenti soluzioni rispetto alla zonizzazione di dettaglio riportata nel RU, nel rispetto dei parametri ed indici riportati nel presente articolo; in ogni caso dovrà garantirsi una quantità di aree da destinare a standard non inferiore a quella indicata nel RU.


siglio Comunale, all’area individuata dalla particella catastale n.420 foglio 47, adiacente al confine della zona PIP di Serra del Cerro ed indicata come area inedificabile compresa nella fascia di rispetto stradale, viene riconosciuto l’indice della Zona Agricola dello 0,03 mc/mq; le volumetrie spettanti potranno essere trasferite nel lotto contiguo compreso nel PIP se dello stesso proprietario. Sull’ area potranno consentirsi usi compatibili con la disciplina relativa alle fasce di rispetto stradale. Relativamente alla particella 36 foglio n. 47 , in parte già compresa nell’area PIP, si ritiene che la limitata parte ancora in zona agricola possa essere inclusa nella zona destinata ad attività produttive. Con riferimento al fabbricato ubicato in C.da Valline foglio 47 particella 346 ed al terreno individuato in catasto foglio 57 particella 345, gli stessi sono individuati nel RU come zone destinate ad attività artigianali e soggette alla stessa normativa prevista per l’area produttiva di Serra del Cerro; data la autonoma configurazione dell’intervento proposto rispetto alla limitrofa area produttiva, si prevede che l’intervento possa essere realizzato sulla base di intervento edilizio diretto. Nel rispetto delle indicazioni del PSAI del Sele si prevede che si possa realizzare la eventuale nuova volumetria, aggiuntiva a quella esistente, o realizzando un ampliamento dell’edificio esistente o provvedendo alla demolizione dell’esistente ed alla costruzione di un nuovo manufatto edilizio di cubatura pari alla volumetria esistente e di quella aggiuntiva consentita dalla applicazione della disciplina del PIP. In riferimento agli interventi previsti e consentiti per le aree e gli edifici disciplinati dal presente articolo, in sede di definizione esecutiva degli interventi dovrà verificarsi preliminarmente e puntualmente la compatibilità degli stessi con le classi di rischio e pericolosità idrogeologica, reali e potenziali, come definite dalla disciplina del vigente Piano Stralcio di Bacino dell’Autorità Interregionale del Sele e con la relativa normativa tecnica di dettaglio del PSAI. Le aree e gli edifici disciplinati dal presente articolo sono interessati dalle seguenti classi di rischio e pericolosità idrogeologica, reali e potenziali: Rf2a, Rf3a, Rutr1, Rutr2, Rutr5, Pf2a, Putr1, Putr2, Putr3. La perimetrazione del rischio e la relative norme valgono esclusivamente per il patrimonio edilizio esistente. Per la realizzazione di nuovi interventi valgono invece le carte della pericolosità e le relative norme. Nelle aree perimetrate a rischio idraulico, a rischio da frana, a pericolosità idraulica ed a pericolosità da frana, le prescrizioni relative si applicano contemporaneamente, ciascuna operando in funzione della rispettiva finalità; le disposizioni più restrittive prevalgono sempre su quelle meno restrittive. In riferimento alla puntuale ubicazione delle aree o degli edifici oggetto di intervento ed alla relativa classe di rischio o di pericolosità, bisognerà preventivamente verificare la compatibilità degli interventi con le specifiche norme del PSAI. A tal fine, per ogni classe di rischio o di pericolosità idrogeologica, reale o potenziale, valgono le norme generali del PSAI e le norme specifiche definite agli artt. 17, 18, 20, 21, 28, 30, 31. (...)

Estratto NTA del R.U. del comune di Pignola, Recepimento Delibere del Consiglio comunale

n°59 e 60/2010

TITOLO II REGIMI URBANISTICI E VINCOLI SOVRAORDINATI Capo 1 – Ambiti urbani ed extraurbani Art.22 – Definizione ed articolazione degli ambiti urbani


Appendice 2 | 281 Il RU definisce ambiti urbani tutte quelle parti di territorio caratterizzate da prevalente artificialità, da orizzonti ravvicinati definiti dal costruito, dal verde "disegnato" o fortemente definito dall'attività antropica, da molteplicità e densità delle funzioni antropiche e, conseguentemente, dei sistemi di relazione. In conformità alla legge regionale n.23/1999 (art.2, comma 2,b) gli ambiti urbani sono parte del sistema insediativo e sono costituiti da: − Suoli Urbanizzati (SU); − Suoli Non Urbanizzati (SNU); − Suoli Riservati all’Armatura Urbana (SRAU). La disciplina di tali zone costituisce oggetto specifico del RU. Art.23 – Trasformabilità del territorio e recepimento della disciplina urbanistica esecutiva dei PPE “Pantano di Pignola”, “Serranetta” e del Piani Attuativi. Il RU fa salvi i livelli di pianificazione paesistica sovraordinati (Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta “Sellata-Volturino” – PTPAV e ambiti da esso definiti: A.2.1 PPE “Pantano di Pignola, A.2.2 PPE “Serranetta”, PAI), nonchè i diritti edificatori acquisiti: i Piani Attuativi già approvati quali il Piano di Recupero del Centro Storico ed i Piani di Lottizzazione con convenzione sottoscritta, che rimangono comunque in vigore. Nel caso in cui si registrino difformità grafiche di perimetrazione fra il RU ed i Piani Attuativi recepiti dal RU, prevalgono le perimetrazioni operate alle scale di maggior dettaglio, ossia quelle dei Piani Attuativi.

Estratto Relazione PPE Pantano di Pignola INTRODUZIONE Il caso che di seguito, brevemente, si presenta è costituito dal Piano Particolareggiato Esecutivo con specifica considerazione dei valori ambientali “Pantano di Pignola”. Esso è, ad un tempo, strumento di pianificazione attuativa del Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta “Sellata – Volturino”, e Piano Urbanistico Attuativo. Redatto a cura del Comune capofila di Pignola, é approvato dalla Regione Basilicata con le procedure della pianificazione paesistica regionale. Il Piano è stato redatto da un gruppo di tecnici esterni all’Amministrazione Comunale: Arch. Fedele Zaccara (coordinatore), Nicola Colucci, Luigi Ferretti, Gaetano Ligrani e Canio Santarsiero. Essi si sono avvalsi di specifiche consulenze: dottor G. Navazio e dottor A. Saracino (vegetazione, flora e fauna) e del dottor geol. G. Samela (geologia, geomorfologia, idrogeologia). La formazione del Piano è stata resa possibile anche grazie all’apporto concreto e fattivo del Gruppo Regionale di Coordinamento dei Piani Paesistici. IL RUOLO TERRITORIALE DELL’AMBITO DEL PANTANO DI PIGNOLA E GLI OBIETTIVI DI PIANO CARATTERISTICHE URBANISTICO-FUNZIONALI NEL SISTEMA DEL POTENTINO L’ambito del Pantano di Pignola é definito dal Piano Territoriale Paesistico Sellata – Volturino come sub-area del sistema urbano-industriale-terziario del potentino. E’, quest’ultimo, il più consistente sistema urbano della Basilicata: comprende il capoluogo di regione (Potenza) con le primarie attività terziarie pubbliche e

Appendix

(...)


private in esso allocate, l’importante comparto industriale dell’asse Potenza-Tito (secondo, in Basilicata, alla sola area industriale del melfese) ed esprime un peso demografico di circa 120.000 abitanti, pari al 20% dell’intera popolazione regionale.Questo sistema, non organicamente pianificato, esprime una significativa domanda insoddisfatta di residenze, servizi, attrezzature culturali, terziarie e ricreative, che si origina, prevalentemente, dal capoluogo. L’area del Pantano di Pignola è agevolmente collegata all’area industriale di Tito ed al centro urbano di Potenza. Ciò ha determinato una notevole pressione residenziale parzialmente contrastata, all’epoca della formazione del Piano, dal vincolo d’intrasformabilità temporanea introdotto in attuazione della Legge Galasso. L’area del Pantano costituisce, inoltre, l’unica area pianeggiante di notevole estensione e ricca di valenze paesaggistiche (il lago, il paesaggio agrario appoderato, le pendici boscate, il sistema delle vette e dei crinali a definizione del margine fra l’Alto Basento e la Val d’Agri). Ciò, unitamente alla facile accessibilità al capoluogo di regione, determina una seconda linea di tendenza che individua l’area come luogo privilegiato per lo svolgimento delle attività sportive e ricreative. Questa seconda tendenza, a differenza di quella residenziale, risulta in via di concreta, anche se non pianificata, attuazione, con la presenza di numerose attrezzature sportive (tre maneggi, un’aviosuperficie, un centro CONI, una pista di go-kart, una pista ciclopedonale fortemente utilizzata dai runners e ciclisti e numerosi percorsi ciclistici ed escursionistici). Sulla sponda del lago, inoltre, è istituita un’Oasi naturalistica gestita dal WWF dotata anche di una struttura utilizzata per l’informazione naturalistica. Oltre agli usi recenti ed alle tendenze di trasformazione in atto va, poi, ricordato il ruolo agricoloproduttivo dell’ambito, valorizzato in passato dagli interventi della Riforma Fondiaria che hanno fatto della piana una realtà di agricoltura appoderata caratterizzata dalla distribuzione abbastanza omogenea della proprietà, dalla prevalenza delle superfici ad uso agricolo sulle altre forme di uso del suolo, da una discreta meccanizzazione aziendale e da aziende con indirizzi produttivi prevalentemente zootecnici ed abbastanza specializzati. E’ questa del Pantano l’unica area del potentino laddove si è sviluppata un’agricoltura irrigua abbastanza intensiva, pur in presenza di diffuse pratiche di part time. LE CARATTERISTICHE AMBIENTALI NEL CONTESTO DEL SISTEMA DELL’APPENNINO LUCANO La piana del Pantano costituisce l’estremo lembo settentrionale dell’ampio sistema ambientale dell’Appennino Lucano, che si sviluppa lungo la direttrice montuosa ad andamento Nord-Ovest Sud- Est definita dal complesso degli Alburni, del Sirino e del Cervati. In esso sono stati istituiti ben 2 parchi nazionali (Cilento-Vallo di Diano, Appennino Lucano-Val d’Agri e Lagonegrese), di cui uno (l’ultimo citato) si sviluppa dalle propaggini del potentino (comprendendo il centro storico di Pignola e sfiorando l’area del Pantano) alla costa di Maratea, al Monte Raparo, ai lembi dell’antico bosco golenale dell’Agri ed allo spartiacque del Vallo di Diano, ove si collega all’altro. E’, questa, un’area ricca di risorse naturali ed antropiche: • le acque sorgentizie costituiscono il 65% di quelle dell’intera regione; • le emergenze geologiche-morfologiche sono estremamente varie e rappresentative dell’evoluzione geologica dell’Appennino; • la copertura vegetazionale presenta i caratteri delle zone montane, sub-montane e delle praterie culminali, con numerosi biotipi segnalati dall’Associazione Botanica Italiana e numerose zone SIC e ZPS;


Appendice 2 | 283 • numerose e ricche sono le testimonianze dei processi di antropizzazione (reperti preistorici e protostorici, siti indigeni, episodi della colonizzazione greca, della romanizzazione e del periodo medioevale). In un contesto ambientale così ricco l’ambito comprende il lago di Pignola, anticamente una delle poche zone umide dell’appennino meridionale. Il lago e la ricca vegetazione e fauna che la popolano e ne arricchiscono le sponde è stata dichiarata da tempo area protetta ed Oasi faunistica. L’area, tuttavia, si presenta anche ricca di attività antropiche consolidate e risulta collocata in posizione marginale rispetto al già citato sistema ambientale dell’Appennino Lucano. Essa si configura, quindi, anche alla luce delle già ricordate caratteristiche urbanistico-funzionali, come porta di accesso al Parco dell’Appennino Lucano. GLI OBIETTVI DEL PIANO

Una particolare attenzione è, pertanto, riservata a prefigurare una serie varia ed articolata di opportunità per il turismo naturalistico ed ambientale, attraverso green ways che attraversano l’ambito, attraverso la possibilità del riuso per attività ricettive turistiche ed agrituristiche di complessi edilizi oggi abbandonati e/o sottoutilizzati, attraverso “l’aiuto” alla natura alla riappropriazione dell’area umida, attraverso la proposta del riadeguamento formale e funzionale dell’anello viario circumlacuale che, da pericolosa pista carrabile, potrà trasformarsi in strumento per lo svolgimento di sicure pratiche sportive e di svago. Lo sviluppo dell’attività residenziale è commisurata prioritariamente alle esigenze della popolazione locale, anche in considerazione degli incrementi che lo sviluppo di nuove attività ed il permanere di quelle tradizionali, potrà determinare. Si è, inoltre, tenuta in considerazione la domanda residenziale e ricettiva che potrà essere determinata dalla valorizzazione turistica. Il parametro di controllo della crescita residenziale, come di tutte le altre attività, è, tuttavia, sempre rappresentato dalla capacità dell’area di accogliere trasformazioni che non ne snaturino i caratteri costitutivi. In tal senso il Piano, non potendo operare una previsione demografica che potrebbe essere elaborata credibilmente solo in sede di Piano Territoriale di Coordinamento del potentino (oggi Piano Strutturale Provinciale), ha assunto come soglia di riferimento massima la previsione dell’allora vigenti PRG di Pignola ed Abriola (l’altro comune rientrante nell’ambito), entrambi risalenti agli anni ’80, e li ha sottoposti a verifica rispetto all’obiettivo della conservazione delle caratteristiche ambientali, paesistiche ed insediative dell’area. Tale verifica ha portato a dimezzare le previsioni insediative dei PRG.

Appendix

Alla duplice valenza – urbanistico-funzionale ed ambientale – cui si è fatto riferimento, sono da aggiungere le esigenze della popolazione locale, un tempo prevalentemente legata allo svolgimento delle attività agricole e zootecniche in un’area che costituisce l’unica zona sub-pianeggiante del potentino, dotata di irrigazione nella piana. Il tale contesto il ruolo che l’ambito può svolgere nel più ampio contesto territoriale del potentino è quello di un’area che deve continuare a mantenere e sviluppare l’articolazione e la ricchezza delle sue diversificate attività, valorizzando il sistema delle risorse ambientali anche ai fini della promozione di attività turistiche compatibili, senza mortificare e degradare il tessuto delle attività tradizionali. Il Piano considera l’ambito come parte integrante del vasto sistema ambientale dell’Appennino Lucano, con la specificità di costituire la porta di accesso ad esso dal sistema urbano del potentino. In tale contesto si assume, in primo luogo, l’obiettivo della tutela e conservazione del ricco sistema delle risorse naturali e del sistema minuto, ma stratificato sul territorio, delle preesistente insediative e storico-testimoniali, promuovendo, ad un tempo, lo sviluppo delle attività turistiche, produttive e terziarie compatibili.


L’obiettivo della conservazione dei caratteri consolidati e qualificanti del paesaggio e del completamento della parte “incompiuta” dello stesso costituisce un altro aspetto cui il Piano ha assegnato particolare attenzione. La limitazione – in aree ad elevato pregio – delle attività antropiche si accompagna, quindi, ad un dettagliato sistema grafico e normativo d’indicazioni vincolante in merito alla forma dell’antropizzazione, ancorato al rispetto dell’insieme delle regole che – nel tempo – hanno presieduto allo sviluppo del sistema insediativo. (...)


Appendice 2 | 285

Estratto NTA del R.U. del comune di Potenza, APPROVATO in CONSIGLIO COMUNALE con Deli-

bera n. 13 del 31/03/2009

(...) Capo III Ambito Extraurbano Art. 59 Individuazione e Norme generali dell’Ambito Extraurbano 59.1 L’Ambito Extraurbano riguarda la parte del Territorio Esterno all’Ambito Urbano non compresa nell’Ambito Periurbano. Comprende il territorio aperto del Comune di Potenza (ambiti agricoli e ambiti naturalistici) e in esso, oltre agli originari insediamenti agricoli, sono presenti, con caratteristiche di diffusione insediativa e, in molti casi, di aggregazione edilizia (la cui perimetrazione è stata effettuata ai soli fini ricognitivi, rinviando al PS ogni successiva determinazione), numerosi edifici con funzione residenziale, oltre ad edifici produttivi isolati e servizi sparsi. 59.2 Per gli immobili esistenti valgono le modalità di recupero del patrimonio edilizio esistente di cui al precedente Art. 53 e le possibilità indicate ai seguenti Artt. 60 e 61. Potranno essere attivate anche le categorie di intervento RE2, DR1 e DR3. Ogni altra scelta di pianificazione relativa all’Ambito Extraurbano è rinviata al PS.

Art. 60 Territorio aperto 60.1 Nel Territorio Aperto il RU si attua per intervento diretto e sono consentiti i seguenti usi: − Uso Insediativo R1 (limitatamente agli edifici esistenti ed in caso di attivazione di quanto previsto ai successivi commi 3, 4 , 5) e R3; − Uso Produttivo P1, P3.1b, P10.3, P10.5; − Uso infrastrutturale e tecnologico TN; − Uso Culturale e Ricreativo per il tempo libero TC1, TC3 (limitatamente a discoteche e sale per la musica e di massa all’aperto o con copertura temporanea con salvezza delle aree di rispetto previste per la prevenzione dell’inquinamento acustico) e TC4 (impianti sportivi all’aperto o con copertura presso statica compresi quelli per cinofilia, purché di piccole dimensioni e che non richiedano aree di rispetto). Per l’Uso TC4 relativamente a poligoni di tiro, maneggi, campi di gioco e sport, da effettuarsi nel rispetto delle norme tecniche e di sicurezza vigenti in materia, è consentita, solo per gli impianti ad uso pubblico, la realizzazione di spogliatoi e locali di servizio, costituiti da un solo piano fuori terra avente altezza massima

Appendix

59.3 In riferimento alle possibilità di cambio d’uso, si specifica che la variazione di destinazione d’uso da annesso agricolo a residenza è sempre consentito, anche in presenza di areali PAI di tipo R1, R2, R3 ed R4, nell’ambito dello stesso corpo di fabbrica e senza che si dia luogo ad una nuova unità abitativa, mentre la variazione di destinazione d’uso in attuazione di quanto previsto al seguente Art. 60.2 è consentita solo in assenza di areali di rischio PAI individuati, e quelle in attuazione dei seguenti Art. 61.4 e 61.5 sono consentite limitatamente alle aree a rischio e pericolosità moderata (R1) ed a quelle prive di areali di rischio PAI individuati.


di 4 ml, e con una superficie complessiva non superiore a mq 150, con divieto di modifica delle destinazioni d’uso (contenuto in apposita convenzione da stipularsi con l’Amministrazione Comunale) per almeno 10 anni dal rilascio del Certificato di agibilità, pena l’immediata acquisizione al patrimonio comunale. Per esigenze maggiori dovrà attivarsi la procedura di Localizzazione, ai sensi dell’art. 27 della LUR. In ogni caso la proposta progettuale per tale attività è da assoggettarsi ad approvazione da parte del Consiglio comunale. 60.2 Per incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente e la valorizzazione delle tradizioni locali, è consentito impiegare i fabbricati già realizzati alla data di approvazione del presente RU, anche destinati ad annessi agricoli, per lo svolgimento di attività volte alla produzione ed alla commercializzazione di prodotti tipici locali, rientranti quindi nella destinazione d’uso P3.1b; i fabbricati potranno, pertanto essere ristrutturati ed adeguati all’uso proposto, ferma restando la cubatura esistente. 60.3 Per incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente e l’adeguamento abitativo, è consentito l’ampliamento AM (con intervento diretto e sulla base di un esplicito titolo abilitativo) dei fabbricati legittimamente esistenti; l’ampliamento potrà essere effettuato previo asservimento di suoli nell’ambito dell’intero territorio comunale, nella misura di 0,03 mc/mq, salvo verifica degli asservimenti già in essere. 60.4 L’ampliamento per uso residenziale di cui al precedente comma può essere ottenuto agendo sul cambio di destinazione d’uso di locali, facenti parte dello stesso immobile, legittimamente destinati ad usi diversi dalla residenza. Qualora l’ampliamento non raggiunga la superficie minima residenziale di 45 mq è consentito realizzare l’ulteriore superficie necessaria alla concorrenza dei 45 mq totali mediante asservimento di suoli nell’ambito dell’intero territorio comunale, nella misura di 0,03 mc/mq, salvo verifica degli asservimenti già in essere e nel rispetto dei seguenti parametri: - altezza massima in gronda: ml 7,50 dal piano campagna; - distanza minima dai confini: ml 5,00; - distanza minima dai fabbricati: ml 10,00. 60.5 Sempre per incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente, al fine di realizzare superficie residenziale, è consentito il cambio di destinazione d’uso di locali, anche non facenti parte di un immobile in cui sono presenti locali con destinazione d’uso residenziale e anche attraverso un intervento di demolizione e ricostruzione di più locali, legittimamente destinati ad usi diversi dalla residenza, previo asservimento di suoli nell’ambito dell’intero territorio comunale, nella misura di 0,03 mc/mq, salvo verifica degli asservimenti già in essere. 60.6 Ai sensi dell’Art. 16 comma 2 punto e), e dell’Art. 44 comma 7 della LUR, nel territorio aperto è consentita la realizzazione di nuovi edifici, previa dimostrazione della loro funzionalità all’attività agricola e previa specifico controllo degli asservimenti già in essere sui suoli, sulla base dei seguenti indici e parametri: - 0,03 mc/mq di superficie aziendale per l’uso R1 e R3; - 0,07 mc/mq di superficie aziendale per edifici e strutture funzionali all’attività agricola, comprese le superfici non residenziali (autorimesse o depositi pertinenziali alle Sul con Destinazione d’uso di tipo R3); - H = 7,50 ml (per i soli edifici con uso R3);


Appendice 2 | 287 - Sp = almeno pari al 90%. Gli interventi di cui al precedente comma, relativi alla realizzazione di Sul con destinazione d’uso di tipo R1 sono consentiti solo qualora la superficie disponibile di un unico appezzamento interessato dalla edificazione consenta la realizzazione di Sul non inferiore a mq 45. Al fine di realizzare abitazioni adeguate, l’asservimento dell’indice fondiario pari allo 0,03 mc/mq dei suoli di proprietà è consentito nell’ambito dell’intero territorio comunale, salvo verifica degli asservimenti già in essere. 60.7 Gli interventi di cui al precedente comma, relativi alla realizzazione di Sul con destinazione d’uso di tipo R3, sono consentiti solo qualora la superficie disponibile in un unico appezzamento interessato dalla edificazione consenta la realizzazione di Sul non inferiore a mq 45; non è consentito realizzare in adiacenza all’edificio con uso R3 locali per annessi agricoli destinati a stalle ed in generale ad ogni tipo di ricovero per animali; tali corpi di fabbrica dovranno pertanto essere realizzati alle distanze minime fissate dalle relative norme igieniche. 60.8 I nuovi fabbricati dovranno essere realizzati secondo i seguenti parametri: - altezza max in gronda: ml 7,50 dal piano di campagna; - distanza minima da confini: ml 5,00; - distanza minima fra fabbricati: ml 10,00; - il tetto degli edifici con uso R3 deve essere realizzato a falde con inclinazione tra il 30% ed il 50%; max 40% per gli altri edifici;

- eventuali sistemazioni esterne (piazzaletti, muretti di sostegno, percorsi di accesso), devono essere eseguite con l’uso di materiale locale; - fermo restando l’altezza massima prescritta, sono consentiti piani sottotetti abitabili se ogni locale presenta altezza netta minima non inferiore a ml 2,00 ed altezza netta media non inferiore a ml 2,70; i piani sottotetto abitabili producono volume urbanistico; - i locali di sottotetto non producono volume urbanistico qualora l’altezza netta di imposta delle falde (o comunque l’altezza minima) non sia superiore a ml 0,70 e l’altezza media (media di tutte le altezze) non sia superiore a ml 1,50. Art. 61 Aggregati Edilizi a normativa agricola differenziata 61.1 Negli Aggregati Edilizi il RU si attua per intervento diretto e sono consentiti i seguenti usi: − Uso Insediativo R1 (limitatamente agli edifici esistenti ed in caso di attivazione di quanto previsto al successivo comma 2) e R3; − Uso Produttivo P3.1b e, con le limitazioni di cui al successivo comma 4, P3.3, P5.1, P8.1, P9, P10.3 (limitatamente agli Ostelli); − Uso infrastrutturale e tecnologico TN. − Uso Culturale e Ricreativo per il tempo libero TC1, TC3 (limitatamente a discoteche e sale per la musica e di massa all’aperto o con copertura temporanea con salvezza delle aree di rispetto previste per la prevenzione dell’inquinamento

Appendix

- sono consentiti porticati aperti su tre lati e con superficie non superiore al 25% della Sul interna;


acustico) e TC4 (impianti sportivi all’aperto o con copertura presso statica compresi quelli per cinofilia, purché di piccole dimensioni e che non richiedano aree di rispetto). 61.2 Per incentivare il riuso del patrimonio edilizio esistente possono essere attivati gli interventi di cui all’Art. 60, commi 2, 3, 4 e 5. 61.3 Per incentivare una destinazione d’uso non agricola negli aggregati edilizi individuati dalla proposta di RU, il cambio di destinazione d’uso di locali legittimamente destinati ad uso diverso dalla residenza, in abitazione è consentito con asservimento di suoli nell’ambito dell’intero territorio comunale. 61.4 Limitatamente ai fabbricati esistenti, sono consentiti interventi di cambio di destinazione d’uso volti alla realizzazione di studi professionali, esercizi commerciali di vicinato, piccole attività artigianali di servizio alla casa ed alla persona e pubblici esercizi, purché la superficie da assoggettare alla modifica, sia stata legittimamente realizzata, condonata o assoggettata ai meccanismi di cui ai precedenti commi del presente articolo, anche con possibilità di cambio d’uso direttamente dagli altri usi in essere diversi dalla residenza. In ogni caso non potranno accedere a tale modifica di destinazione d’uso superfici utili lorde superiori a mq 100 per quanto riguarda gli studi professionali ed a mq. 200 per quanto riguarda le altre destinazioni d’uso. La superficie utile lorda minima da assoggettare alla modifica non potrà invece essere inferiore a mq 45. 61.5 Limitatamente a locali da destinare a deposito pertinenziale delle indicate attività, la modifica della destinazione d’uso potrà riguardare anche locali privi dei requisiti di natura igienico-sanitaria. 61.6 Qualora gli Aggregati edilizi siano individuati, con apposita deliberazione di Giunta comunale, come Centri Abitati ai sensi del Codice della Strada, gli interventi di cui al precedente comma 61.2 potranno essere attuati nel rispetto di: Ds = minimo 5 ml, o in allineamento con i fabbricati preesistenti qualora sia oggettivamente dimostrata l’impossibilità di rispettare detta distanza minima. Art. 62 Insediamenti produttivi 62.1 Per gli insediamenti produttivi (industriali e artigianali) esistenti nell’Ambito Extraurbano valgono le norme di cui ai precedenti Artt. 53 e 59. 62.2 Nell’area occupata dal Cementificio in località Lavangone, come perimetrata sugli elaborati grafici del RU, saranno consentiti interventi volti alle necessità di adeguamento tecnologico, di riorganizzazione produttiva e di adeguamento alle norme vigenti. In tale area Il RU si attua mediante intervento diretto, con previsioni realizzative (riguardanti un insieme sistematico di interventi ricomprendenti ristrutturazioni, ampliamenti, demolizioni e ricostruzioni, nuova edificazione) riportate in un progetto planivolumetrico da redigere da parte dei proponenti e da approvare da parte dell’Ufficio comunale competente. L’edificazione dovrà rispettare i seguenti indici e parametri: - Indice di edificabilità territoriale Et = 1,0 mq/mq - Sili di stoccaggio, altezza massima H = ml 28,00 - Capannoni ed edifici a destinazione terziaria, altezza massima H = ml 20,00 - Distanza dai confini, minimo ml 5,00 - Distanza da strade e da pareti finestrate, minimo ml 10,00


Appendice 2 | 289 Per elementi costruttivi particolari necessari per il processo industriale, contemplati dalla Circolare n. 1918 del 16/11/1977, non è posto alcun limite di altezza, fermo restando il rispetto dei parametri di cui sopra. Sui fabbricati esistenti sono consentiti interventi di MO, MS, RE, DR. Il progetto planivolumetrico dovrà prevedere lo spostamento, da eseguire a cura e spese dei proponenti, del tracciato della Strada Provinciale, previa approvazione da parte del competente settore della Provincia, ed individuare le aree di standard di cui all’art. 5, punto 1) del D.L. 1444/68. Il progetto dovrà porre particolare attenzione all’inserimento del complesso industriale nell’ambiente circostante, nel rispetto delle seguenti regole ambientali ed ecologiche: - Dar: minimo 10 in corrispondenza del VPA; - Da: minimo 3 in corrispondenza del VPA; - gli spazi pubblici pedonali ed i parcheggi pubblici dovranno essere realizzati in materiali pavimentanti permeabili per almeno il 50 % della Superficie. 62.3 Le attività estrattive sono consentite all’interno delle aree specificatamente autorizzate con delibera di Giunta Regionale, ai sensi della L.R. 27.03.1979 n. 12, previo parere del Comune. In tali aree sono consentiti tutti gli interventi strettamente funzionali all’attività estrattiva, secondo il progetto autorizzato dalla Regione.

Comune di Potenza - Unità di Progetto "Programmi Complessi - Ufficio Piano Urbanistico"

Dirigente arch. Carlo Di Vito - Consulente Generale prof. arch. Giuseppe Campos Venuti - Consulente Scientifico-Operativo prof. arch. Federico Oliva

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Comune di Potenza REGOLAMENTO URBANISTICO

REGOLAMENTO URBANISTICO scala 1 : 5.000

Ambito Extraurbano - Perimetrazione Aggregati Edilizi

0

125

250

500 Metri

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Ambito Extraurbano - Perimetrazione Aggregati Edilizi

P2 - a 7

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2585000

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1150

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2584000

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2583000

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2582000

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2581000

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50 11

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15068

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925

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850

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825

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875

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875

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1050

R A V I Z Z O N E

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1025

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7

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90

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0

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1075

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MASSERIA ROSA

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MASSERIA PACE

1100

6

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950

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1125

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11 00

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5

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DRAGONARA

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MASSERIA GIUZIO

POGGIO S. MICHELE

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1100

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4

3

Appendix

GIARROSSA RAVIZZONE

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15066

2

4499000

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1125 4499000

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1

GALLITELLO

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775

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1075 #

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AM MAL

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DRAGONARA #

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0

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75

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GIARROSSA CENTRO

1050

LIER OG

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1025

A

975

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16067

16854

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1000

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800

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8

1000 15117

950

975

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Legenda

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4498000

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4498000

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FALCINELLA

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95 0

!

Perimetro dell'Ambito Urbano

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Aree da assoggettare a Piano Operativo (Comma 1 art.45 LUR)

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Aggregati Edilizi

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NAPO

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MASSERIA CAGGIANI

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725

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MASSERIA GIULIANI

90 0

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MASSERIA PERGOLA

S.S. 94

#

LA

850

TO

875

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S.S.

N.40

7

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16817

O

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S C O F A R E L L I

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MASSERIA TRAMUTOLA DE L LA

CASE SCAVONE

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MASSERIA CAGGIANI

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MASSERIA

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Comune di Potenza - Aerofotogrammetrico volo agosto 2004

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Sistema di riferimento: Gauss Boaga, Roma 40 fuso EST

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Rischio molto elevato (R4)

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Rischio elevato (R3)

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Zona ASI

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Aree per Attività Produttive ! ! ! ! ! !!

Autorità Interreggionale di Bacino della Basilicata (PAI - aggiornamento 2008)

925

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Perimetro dell'Ambito Periurbano

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4.3 Questionari

Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

www.survio.com

03/03/2016 12:03:32


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 291

Generale Nome sondaggio

Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

Autore

Antonio

Lingua

Italiano

URL Sondaggio

http://www.survio.com/survey/d/F4M6N6B7X8H3X7D3U

Prima risposta

11/02/2016

Ultima risposta

01/03/2016

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

2

Appendix

20 Giorni

Durata


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

Visite al sondaggio

95

19

35

41

20 %

Visite totali

Totale completato

Risposte incompiute

Visualizzato solo

Tasso generale di completamento

Storia visite (11/02/2016 – 01/03/2016) 15

10

5

0

26/01

28/01

Visite totali (95)

30/01

01/02

03/02

05/02

07/02

09/02

11/02

13/02

15/02

17/02

19/02

21/02

23/02

25/02

27/02

29/02

02/03

Totale completato (19)

Visite totali

Provenienza visite

Tempo medio di completamento

10,5 % 20 % 36,8 % 43,2 %

52,6 %

36,8 % 100 %

Solo mostrando (43,2 %) Incompleto (36,8 %) Completato (20 %)

Link diretto (100 %)

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

5-10 min. (36,8 %) 10-30 min. (52,6 %) >60 min. (10,5 %)

3


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 293

Risultati 1. A quale titolo compila il questionario? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

Legale rappresentante

10

52,6 %

Direttore tecnico o amministrativo

6

31,6 %

Socio di maggioranza

0

0 %

Altro

3

15,8 %

10 (52,6%) 6 (31,6%) 0% 3 (15,8%) 0%

5%

10%

15%

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25%

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55%

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85%

90%

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100%

RESPONSABILE ACQUISTI E AMMINISTRAZIONE Segretaria amministrativa

Appendix

amministrazione

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

4


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

2. EtĂ dell'intervistato Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

18-25 anni

1

5,3 %

26-35 anni

3

15,8 %

36-40 anni

5

26,3 %

41-50 anni

5

26,3 %

51-65 anni

5

26,3 %

oltre 65 anni

0

0 %

1 (5,3%) 3 (15,8%) 5 (26,3%) 5 (26,3%) 5 (26,3%) 0% 0%

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5


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 295

3. A quale settore di attivitĂ appartiene la sua azienda? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

Industria manifatturiera

6

31,6 %

Industria meccanica

8

42,1 %

Industria conciaria

0

0 %

Indusatria alimentari

0

0 %

Artigianato di servizio

1

5,3 %

Artigianato alimentare

0

0 %

Artigianato tessile

0

0 %

Artigianato calzaturiero

0

0 %

Trasporti

1

5,3 %

Altro

3

15,8 %

6 (31,6%) 8 (42,1%) 0%

Appendix

0% 1 (5,3%) 0% 0% 0% 1 (5,3%) 3 (15,8%) 0%

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SERVIZI DI LOGISTICA Metalmeccanico artigianato - produzione di occhiali

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

6


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

4. Qual è il numero di addetti nella sua azienda? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

meno di 5

2

10,5 %

Tra 5 e 30

12

63,2 %

tra 30 e 100

5

26,3 %

Oltre 100

0

0 %

2 (10,5%) 12 (63,2%) 5 (26,3%) 0% 0%

5%

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5. Qual è la consistenza della sua azienda in mq di superficie coperta? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

Meno di 200 mq

1

5,3 %

Tra 200 e 500 mq

2

10,5 %

tra 500 e 1000 mq

2

10,5 %

più di 1000 mq

14

73,7 %

1 (5,3%) 2 (10,5%) 2 (10,5%) 14 (73,7%) 0%

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7


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 297

6. Come definisce la sua azienda? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

Microazienda

3

15,8 %

Piccola

11

57,9 %

Media

5

26,3 %

Grande

0

0 %

3 (15,8%) 11 (57,9%) 5 (26,3%) 0% 0%

5%

10%

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7. La sua azienda nell'area di Tito scalo e/o nelle zone limitrofe è: Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposte

Rapporto

L'unica sede

13

68,4 %

La sede principale

2

10,5 %

La sede secondaria

0

0 %

Più sedi all'interno dell'area

4

21,1 %

Altro

0

0 %

Appendix

Risposta

13 (68,4%) 2 (10,5%) 0% 4 (21,1%) 0% 0%

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8


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

8. Esprima una valutazione (da 1 a 5, 5 punteggio massimo) in merito ai vantaggi legati all'insediamento nell'area di Tito scalo e/o zone limitrofe per la sua azienda: Matrice con scelte singole, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

1

2

3

4

5

posizione geografica per logistica

3 (15,8 %)

1 (5,3 %) 4 (21,1 %) 7 (36,8 %) 4 (21,1 %)

vicinanza alle infrastrutture legate alla mobilità

6 (31,6 %)

1 (5,3 %) 4 (21,1 %) 4 (21,1 %) 4 (21,1 %)

qualità/quantità delle infrastrutture legate alla mobilità

7 (36,8 %) 4 (21,1 %) 5 (26,3 %)

1 (5,3 %)

2 (10,5 %)

vicinanza fornitori/committenti

11 (57,9 %) 2 (10,5 %) 4 (21,1 %)

1 (5,3 %)

1 (5,3 %)

prossimità università/centri ricerca etc.

4 (21,1 %) 6 (31,6 %) 5 (26,3 %) 3 (15,8 %)

1 (5,3 %)

conoscenza e collaborazione delle aziende presenti nel luogo

2 (10,5 %) 8 (42,1 %) 7 (36,8 %) 2 (10,5 %)

0

Infrastrutture tecnologiche (es. telefonia, copertura banda larga, reti wireless)

6 (31,6 %) 4 (21,1 %) 5 (26,3 %) 4 (21,1 %)

0

idoneità delle forniture di pubblici servizi (acqua, gas. elettricità, rifiuti)

5 (26,3 %) 7 (36,8 %) 2 (10,5 %) 5 (26,3 %)

0

ricchezza di opportunuità nel mercato locale

10 (52,6 %) 5 (26,3 %) 3 (15,8 %)

0

3 (15,8%)

5,3%

4 (21,1%)

6 (31,6%)

7 (36,8%)

5,3%

4 (21,1%)

7 (36,8%)

4 (21,1%)

4 (21,1%)

2 (10,5%)

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20%

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2 (10,5%)

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5 (26,3%)

5 (26,3%) 35%

5,3% 3 (15,8%)

5 (26,3%)

10 (52,6%) 15%

2 (10,5%)

7 (36,8%)

5 (26,3%)

10%

5,3%

5 (26,3%)

8 (42,1%) 6 (31,6%)

5%

4 (21,1%)

5 (26,3%)

6 (31,6%)

2 (10,5%)

0%

4 (21,1%) 4 (21,1%)

11 (57,9%)

1 (5,3 %)

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5,3% 95%

100%

9


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 299

9. Esprima una valutazione (da 1 a 5, 5 punteggio massimo) in merito agli svantaggi legati all'insediamento nell'area di Tito scalo e/o zone limitrofe per la sua azienda: Matrice con scelte singole, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

1

2

3

4

5

limitata offerta di aree a destinazione industriale/artigianale

4 (21,1 %) 7 (36,8 %) 6 (31,6 %)

elevati prezzi immobiliari delle aree industriali/artigianali

3 (15,8 %) 2 (10,5 %) 9 (47,4 %) 2 (10,5 %) 3 (15,8 %)

viabilità/congestione/traffico

7 (36,8 %) 5 (26,3 %) 3 (15,8 %) 2 (10,5 %) 2 (10,5 %)

difficoltà di essere raggiunti da clienti/fornitori

5 (26,3 %) 4 (21,1 %) 6 (31,6 %)

1 (5,3 %)

3 (15,8 %)

difficoltà di raggiungere le grandi vie di comunicazione

7 (36,8 %) 4 (21,1 %) 3 (15,8 %)

1 (5,3 %)

4 (21,1 %)

difficoltà di accesso dei lavoratori all'azienda

6 (31,6 %) 3 (15,8 %) 7 (36,8 %)

1 (5,3 %)

2 (10,5 %)

vicinanza a fonti d'inquinamento (acustico, atmosferico, elettromagnetico, etc.)

8 (42,1 %) 4 (21,1 %) 3 (15,8 %) 2 (10,5 %) 2 (10,5 %)

carenza di servizi per le aziende (ufficio postale, banche, punti ristoro etc.)

4 (21,1 %) 2 (10,5 %) 9 (47,4 %)

4 (21,1%)

7 (36,8%)

3 (15,8%)

2 (10,5%)

9 (47,4%)

6 (31,6%) 4 (21,1%)

6 (31,6%)

4 (21,1%) 10%

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2 (10,5%)

2 (10,5%) 5,3%

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2 (10,5%)

4 (21,1%)

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5%

5,3%

3 (15,8%)

3 (15,8%)

3 (15,8%)

2 (10,5%)

Appendix

4 (21,1%)

7 (36,8%)

0%

3 (15,8%)

3 (15,8 %)

2 (10,5%)

2 (10,5%)

5 (26,3%)

2 (10,5 %)

1 (5,3 %)

6 (31,6%)

7 (36,8%) 5 (26,3%)

0

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2 (10,5%) 3 (15,8%)

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100%

10


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

10. Quali sono le tendenze in atto nella sua azienda? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

perdita dell'occupazione

4

21,1 %

aumento dell'occupazione

3

15,8 %

stabilitĂ dell'azienda

12

63,2 %

Altro

0

0 %

4 (21,1%) 3 (15,8%) 12 (63,2%) 0% 0%

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11


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 301

11. Quali sono le variazioni in termini di previsione urbanistiche ed edilizie che le istituzioni e gli enti (comune, regione, ASI) dovrebbero intraprendere per favorire lo sviluppo della sua impresa? (max 4 risposte) Scelta multipla, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte Rapporto

incrementare le aree a destinazione industriale e artigianale

6

31,6 %

incrementare le aree PIP

1

5,3 %

permettere volumetria aggiuntiva

6

31,6 %

permettere la riconversione di manufatti esistenti

10

52,6 %

permettere il cambio di destinazione d'uso

5

26,3 %

incrementare il ricorso e l'utilizzo di fonte energetiche alternative (es. eolico, fotovoltaico ecc.)

7

36,8 %

migliorare la qualitĂ architettonica del sistema edilizio industriale artigianale

3

15,8 %

aumentare la flessibilitĂ delle normative urbanistico - edilizie in funzione delle proprie esigenze di produzione

3

15,8 %

maggiore semplificazione delle normative urbanistico - edilizie

14

73,7 %

Altro

2

10,5 %

Appendix

6 (31,6%) 1 (5,3%) 6 (31,6%) 10 (52,6%) 5 (26,3%) 7 (36,8%) 3 (15,8%) 3 (15,8%) 14 (73,7%) 2 (10,5%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

Creare infrastrutture (stradali,ferroviarie,aeree,digitali) che ci avvicinino al mondo sviluppato Creare una rete infrastrutturale efficiente con tempi di raggiungimento dei principali punti di inte

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

12


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

12. Ritiene che il sito in cui è ubicata la sua impresa abbia necessità a livello infrastrutturale? (max 3 risposte) Scelta multipla, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

si, migliore connessione con le vie di comunicazione

12

63,2 %

si, aumento della dotazione di parcheggi pubblici esterni all'azienda

5

26,3 %

si, aumento della dotazione di aree sosta per tir/camion

6

31,6 %

si, migliorare l'efficienza del sistema di smaltimento e depurazione degli scarichi industriali

5

26,3 %

no

4

21,1 %

Altro

3

15,8 %

12 (63,2%) 5 (26,3%) 6 (31,6%) 5 (26,3%) 4 (21,1%) 3 (15,8%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

MAGGIORE MANUTENZIONE DELLE ZONE COMUNI Autostrade,treni,aerei,fibra ottica Definire le competenze di comune e consorzio sviluppo industriale per avere aree presentabili

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13


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 303

13. Ritiene che il sito in cui è ubicata la sua impresa abbia necessità di ulteriori servizi alle imprese e alla persona? (max 4 risposte) Scelta multipla, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

si, nodo intermodale trasporto merci

10

52,6 %

si, trasporto pubblico

12

63,2 %

si, punto di ristoro

2

10,5 %

si, mensa

0

0 %

si, ufficio postale

2

10,5 %

si, asili e scuole

3

15,8 %

si, albergo

0

0 %

no

4

21,1 %

Altro

0

0 %

10 (52,6%) 12 (63,2%)

Appendix

2 (10,5%) 0% 2 (10,5%) 3 (15,8%) 0% 4 (21,1%) 0% 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

14


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

14. Ritiene che l'Ente Fiera Autonomo Basilicata E.F.A.B. rappresenti un ruolo strategico per la sua attività? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

si

1

5,3 %

no

10

52,6 %

indifferente

5

26,3 %

non so

0

0 %

Altro

3

15,8 %

1 (5,3%) 10 (52,6%) 5 (26,3%) 0% 3 (15,8%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

DEVE DOTARSI DI PARCHEGGIO, LA SOSTA SELVAGGIA LUNGO LE STRADE COSTITUISCE PERICOLO E FASTIDIO affatto, è una struttura fatiscente senza una strategia. non serve a nulla

15. Ha mai sentito parlare di APEA (Aree produttive ecologicamente attrezzate) Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

si

4

21,1 %

no

15

78,9 %

4 (21,1%) 15 (78,9%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

15


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 305

16. Ritiene che il sito in cui è ubicata la sua impresa possa trarre vantaggio da una riconversione in area produtiva ecologicamente attrezzata (APEA)? Scelta singola, Risposte 4x, Non risposto 15x Risposta

Risposte

Rapporto

si

3

75 %

no

1

25 %

Altro

0

0 %

3 (75%) 1 (25%) 0% 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

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50%

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60%

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70%

75%

80%

85%

90%

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100%

Matrice con scelte singole, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

1

2

3

4

5

Istituzione gestore unico per reti e servizi

1 2 5 4 7 (5,3 %) (10,5 %) (26,3 %) (21,1 %) (36,8 %)

Gestione integrata dei rifiuti dell'area industriale

1 3 4 6 5 (5,3 %) (15,8 %) (21,1 %) (31,6 %) (26,3 %)

Gestione integrata dell'approvigionamento idrico e dello smaltimento delle acque

1 2 7 3 6 (5,3 %) (10,5 %) (36,8 %) (15,8 %) (31,6 %)

Gestione integrata dell'energia elettrica (fonti rinnovabili e non)

6 6 3 1 3 (15,8 %) (5,3 %) (15,8 %) (31,6 %) (31,6 %)

Previsione di norme comuni per la qualità architettonica (forma edifici, articolazione degli spazi 2 2 7 5 3 coperti e scoperti, etc.) (10,5 %) (10,5 %) (36,8 %) (26,3 %) (15,8 %) Gestione integrata delle condizioni ambientali dell'area industriale (minimizzare le emissioni di 2 5 5 4 3 CO2, salvaguardia dell'ambiente, etc) (10,5 %) (26,3 %) (26,3 %) (21,1 %) (15,8 %) Previsione norme comuni per la sistemazione aree private (recinzione, pavimentazioni permeabili, verde di arredo, etc.)

3 2 7 4 3 (15,8 %) (10,5 %) (36,8 %) (21,1 %) (15,8 %)

Costituzione di una rete di trasporto pubblico locale

1 1 5 4 8 (5,3 %) (5,3 %) (26,3 %) (21,1 %) (42,1 %)

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16

Appendix

17. Rispetto alla possibilità che l'area industriale di Tito scalo diventi un'Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata APEA, con riguardo agli aspetti di seguito elencati, esprima un giudizio di utilità per la sua azienda (da 1 a 5, 5 massima utilità)


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Costituzione di una rete di trasporto pubblico locale

(5,3 %) (5,3 %) (26,3 %) (21,1 %) (42,1 %) 3 6 3 (15,8 %) (31,6 %) (15,8 %)

Realizzazione di percorsi ciclo-pedonali interni e di connessione con l'area industriale Potenziamento del verde (realizzazione di infrastrutture verdi, verde privato, perde pubblico attrezzato, corridoi di continuitĂ ambientale, etc.)

0

0

7 (36,8 %)

2 4 5 8 (10,5 %) (21,1 %) (26,3 %) (42,1 %)

Realizzazione di un sistema informativo territoriale finalizzato alla condivisione dei dati tra le aziende insediate nell'area

2 2 3 7 5 (10,5 %) (10,5 %) (15,8 %) (36,8 %) (26,3 %)

Connessione a centri di ricerca o universitari creati ad hoc per le aziende dell'area industriale

1 3 2 8 5 (5,3 %) (15,8 %) (10,5 %) (42,1 %) (26,3 %)

Realizzazione di punti vendita, spazi espositivi e commerciali comuni

3 5 5 1 5 (15,8 %) (26,3 %) (26,3 %) (5,3 %) (26,3 %)

Servizi comuni di viglanza

0

3 3 12 1 (5,3 %) (15,8 %) (15,8 %) (63,2 %)

Istituzione di uffici e spazi comuni destinati alla gestione di servizi logistici (stoccagio, movimentazione, trasporti, software di gestione magazzino, etc)

1 2 5 6 5 (5,3 %) (10,5 %) (26,3 %) (31,6 %) (26,3 %)

Istituzione di uffici comuni dedicati alle procedure di acquisizione certificazioni (qualitĂ , ambientale, energetica etc.)

1 2 5 7 4 (5,3 %) (10,5 %) (26,3 %) (36,8 %) (21,1 %)

Istituzione di uffici comuni dedicati ai servizi finanziari e tecnici (es. accesso a fondi comunitari, consulenza tecnica, etc)

1 3 5 5 5 (5,3 %) (15,8 %) (26,3 %) (26,3 %) (26,3 %)

Istituzione di uffici comuni destinati al marketing di area

2 4 3 5 5 (10,5 %) (21,1 %) (15,8 %) (26,3 %) (26,3 %)

Istituzione di un marchio d'area (es. rispetto di standard qualitativi di produzione, tipologia d'insediamento, etc)

4 5 5 2 3 (10,5 %) (15,8 %) (21,1 %) (26,3 %) (26,3 %)

5,3%

5,3%

5 (26,3%)

2 (10,5%)

5,3%

3 (15,8%)

2 (10,5%)

5,3%

3 (15,8%)

5 (26,3%)

5 (26,3%)

5,3%

2 (10,5%)

5 (26,3%)

3 (15,8%)

5 (26,3%) 5 (26,3%)

5 (26,3%)

5,3%

5 (26,3%)

12 (63,2%) 6 (31,6%) 7 (36,8%)

5 (26,3%) 4 (21,1%)

7 (36,8%) 8 (42,1%)

3 (15,8%)

2 (10,5%)

2 (10,5%)

8 (42,1%)

8 (42,1%)

5,3%

5,3%

3 (15,8%)

7 (36,8%)

2 (10,5%)

3 (15,8%)

4 (21,1%)

5 (26,3%) 3 (15,8%)

3 (15,8%)

3 (15,8%)

3 (15,8%)

4 (21,1%) 2 (10,5%)

3 (15,8%)

4 (21,1%)

4 (21,1%) 6 (31,6%)

2 (10,5%) 2 (10,5%)

5,3%

7 (36,8%)

5 (26,3%)

3 (15,8%)

5,3%

5 (26,3%)

2 (10,5%)

5,3%

6 (31,6%) 5 (26,3%)

5 (26,3%)

3 (15,8%)

6 (31,6%)

6 (31,6%) 7 (36,8%)

2 (10,5%)

5 (26,3%)

3 (15,8%)

3 (15,8%)

5,3%

7 (36,8%)

6 (31,6%)

7 (36,8%)

2 (10,5%)

2 (10,5%)

4 (21,1%)

4 (21,1%)

3 (15,8%)

3 (15,8%)

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

5 (26,3%) 4 (21,1%)

5 (26,3%)

5 (26,3%)

5 (26,3%)

5 (26,3%)

17


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 307 2 (10,5%) 0%

5%

3 (15,8%) 10%

15%

20%

4 (21,1%) 25%

30%

35%

40%

5 (26,3%) 45%

50%

55%

60%

5 (26,3%) 65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

18. Su quale dei seguenti aspetti è disposto ad investire risorse private con un eventuale coofinanziamento pubblico? Matrice con scelte singole, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

si

no

non so

Gestione integrata di servizi

11 (57,9 %)

4 (21,1 %)

4 (21,1 %)

Gestione integrata delle reti

9 (47,4 %)

4 (21,1 %)

6 (31,6 %)

Qualità ambientale e territoriale

11 (57,9 %)

3 (15,8 %)

5 (26,3 %)

Qualità architettonica (sistemazione aree private e pubbliche, verde, etc.)

9 (47,4 %)

5 (26,3 %)

5 (26,3 %)

Percorsi ciclo-pedonali, mobilità alternativa, potenziamento infrastrutturale

7 (36,8 %)

7 (36,8 %)

5 (26,3 %)

Punti vendita, spazi espositivi e commerciali comuni

5 (26,3 %)

9 (47,4 %)

4 (21,1 %)

11 (57,9%)

4 (21,1%) 4 (21,1%)

9 (47,4%) 11 (57,9%)

15%

5 (26,3%)

9 (47,4%) 20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

4 (21,1%) 55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

19. Pensa di trasferire altrove la sua azienda nei prossimi 5 anni? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

no, non intendo trasferirmi

15

78,9 %

sì, intendo trasferirmi

2

10,5 %

vorrei trasferirmi ma non ho le possibilità

2

10,5 %

15 (78,9%) 2 (10,5%) 2 (10,5%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

18

Appendix

7 (36,8%)

5 (26,3%) 10%

5 (26,3%) 5 (26,3%)

5 (26,3%)

7 (36,8%)

5%

6 (31,6%) 3 (15,8%)

9 (47,4%)

0%

4 (21,1%)


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito

20. A suo avviso, compatibilmente con le dimensioni del territorio comunale, sono in grado le istituzioni e gli enti locali di attrarre altre attività economiche? Scelta singola, Risposte 19x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

molto

1

5,3 %

abbastanza

0

0 %

poco

9

47,4 %

per niente

9

47,4 %

non sa

0

0 %

1 (5,3%) 0% 9 (47,4%) 9 (47,4%) 0% 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

21. SPAZIO LIBERO (Riflessioni finali: idee, sogni, ridordi, messaggi) Testo della risposta, Risposte 19x, Non risposto 0x Il miglioramento dell'area industriale potrebbe rilanciare l'economia del territorio e creare nuovi posti di lavoro * NON HO NULLA DA AGGIUNGERE .SALUTI Un sistema di servizi integrati non risolverà i problemi attuali, allo stato attuale le ASI dovrebbero già avere offrire tali servizi. Forse solo un cambio di NOME! PER INIZIARE BASTEREBBE RENDERE PULITI ED ORDINATI GLI GLI SPAZI COMUNI, EVITARE LA SOSTA SELVAGGIA E LA VIGILANZA Molte delle aziende che hanno lasciato questa area industriale (e la Basilicata) non hanno delocalizzato in aree a basso costo (come India, Cina, etc.) ma si sono trasferite in zone che agevolassero davvero la nascita e lo sviluppo di attività economiche (es. Austria, Polonia, etc.). Qualcuno ha mai pensato che parte degli enormi fondi di cui dispone la Basilicata (dal petrolio alla comunità europea) avrebbero potuto essere spesi per rendere più attrativa questa terra e permettere un vero sviluppo, invece che disperderli in mille inutili rivoli?? Probabilmente solo la fine di queste disponibilità solleciterà tutti nel fare quello che davvero serve. Sempre che ormai non sia troppo tardi

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19


Questionario rivolto alle aziende nell'area industriale di Tito Appendice 3 | 309 Carissimo studente, la prego di approfondire tutta l'annosa questione che Riguarda i Consorzi Sviluppo Industriali delle aree industriali in Provincia di Potenza poichè il vero problema è che fino a quando non si avrà una riforma ci saranno problemi di competenza e servizi inesistenti per tutte le aziende. Pertanto , fatte salve tutte le questioni infrastrutturali che riguardano quest'area ed i collegamenti con il resto del mondo, è prioritaria la risoluzione di questioni che riguardano l'ordinaria vivibilità di un'area in cui le aziende pagano al comune imposte a dir poco spropositate e poi pagano al Consorzio costi di gestione per poi ritrovarsi in un'area in cui la viabilità principale è a dir poco vergognosa e pur essendo a disposizione di tutti i cittadini , vista la convivenza di attività industriali, commerciali ed artigianali, il costo di gestione ricade sui soli imprenditori. Le aziende competono con i loro territori , ma molta strada dovrà ancora farsi per rendere la nostra area appetibile agli investimenti ed alle localizzazioni di apliamento. Buon lavoro, Non ho considerazioni da fare. buon lavoro POTENZIARE I SERVIZI CONDIVISIBILE PER RISPARMIARE SUI COSTI. . Eliminare la gestione del consorzio e trasferire le competenze all Ente Comunale. nessuna NULLA OCCORRE ATTRARRE INVESTIMENTI DI GROSSI GRUPPI INDUSTRIALI L'area industriale di tito è un area dove non vi e nulla al d'ila della volontà e della caparbietà dei singoli imprenditori territoriali a voler fare impresa. SOGNO DI VEDERE QUEST'AREA QUELLO CHE MERITA

Le imprese manifatturiere presenti nella zona industriale di Tito Scalo si possono contare con le dita di una mano. E questo grazie alla inesistente politica di sviluppo industriale e di servizi alle aziende perseguita da decenni sia dalla Regione Basilicata che dal Consorzio Sviluppo Industriale

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20

Appendix

SE LA NOSTRA POLITICA PRESTASSE PIU' ATTENZIONE ALLE POCHE REALTA' IMPRENDITORIALI ANCORA PRESENTI SUL TERRITORIO PROBABILMENTE NON VERREBBE LA VOGLIA DI TRASFERIRSI ALTROVE.....


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

www.survio.com

03/03/2016 12:04:18


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendice 3 | 311 limitrofe

Generale Nome sondaggio

Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

Autore

Antonio

Lingua

Italiano

URL Sondaggio

http://www.survio.com/survey/d/T5R4K5Q7V1F6N8U3C

Prima risposta

01/02/2016

Ultima risposta

02/03/2016

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2

Appendix

31 Giorni

Durata


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

Visite al sondaggio

273

65

67

141

23,8 %

Visite totali

Totale completato

Risposte incompiute

Visualizzato solo

Tasso generale di completamento

Storia visite (01/02/2016 – 02/03/2016) 100 75 50 25 0

26/01

28/01

Visite totali (273)

30/01

01/02

03/02

05/02

07/02

09/02

11/02

13/02

15/02

17/02

19/02

21/02

23/02

25/02

27/02

29/02

02/03

Totale completato (65)

Visite totali

Provenienza visite

Tempo medio di completamento

9,2 % 23,8 %

35,4 % 51,6 %

24,5 %

47,7 % 98,5 %

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

3


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 313 Solo mostrando (51,6 %) Incompleto (24,5 %) Completato (23,8 %)

Facebook (1,5 %) Link diretto (98,5 %)

2-5 min. (4,6 %) 5-10 min. (35,4 %) 10-30 min. (47,7 %) 30-60 min. (3,1 %) >60 min. (9,2 %)

Appendix

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

4


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

Risultati 1. Sesso Scelta singola, Risposte 65x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

femminile

24

36,9 %

maschile

41

63,1 %

Altro

0

0 %

24 (36,9%) 41 (63,1%) 0% 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

95%

100%

2. EtĂ Scelta singola, Risposte 65x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

18-25 anni

19

29,2 %

26-35 anni

16

24,6 %

36-40 anni

10

15,4 %

41-50 anni

11

16,9 %

51-65 anni

7

10,8 %

oltre 65 anni

2

3,1 %

19 (29,2%) 16 (24,6%) 10 (15,4%) 11 (16,9%) 7 (10,8%) 2 (3,1%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

5


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 315

3. A Tito scalo, sei? Scelta singola, Risposte 63x, Non risposto 2x Risposta

Risposte

Rapporto

residente

30

47,6 %

domiciliato

2

3,2 %

commerciante

3

4,8 %

frequentatore occasionale (per motivi di servizi, commercio, svago etc.)

16

25,4 %

frequentatore abituale (per motivi di lavoro)

12

19,0 %

30 (47,6%) 2 (3,2%) 3 (4,8%) 16 (25,4%) 12 (19,0%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

Appendix

4. Se residente, domiciliato o temporaneamente insediato qual'è il numero di componenti del suo nucleo familiare? Scelta singola, Risposte 48x, Non risposto 17x Risposta

Risposte

Rapporto

1

3

6,3 %

2

4

8,3 %

3

8

16,7 %

4

22

45,8 %

piĂš di 4

11

22,9 %

3 (6,3%) 4 (8,3%) 8 (16,7%) 22 (45,8%) 11 (22,9%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

6


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

5. Se sei un frequentatore (occasionale o abituale) risiedi: Scelta singola, Risposte 17x, Non risposto 48x Risposta

Risposte

Rapporto

In uno dei Comuni confinanti (Potenza, Pignola, Picerno, Abriola, Satriano)

10

58,8 %

Nel raggio di 100 km

3

17,6 %

Oltre 100 km

0

0 %

Altro

4

23,5 %

10 (58,8%) 3 (17,6%) 0% 4 (23,5%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

(2x) Tito tito paese tito

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

7


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 317

6. Se vive o lavora nell'area di Tito scalo qual è la sua occupazione? Scelta singola, Risposte 63x, Non risposto 2x Risposta

Rapporto

non lavoro e non vivo nell'area di Tito scalo

19

30,2 %

operaio/a

2

3,2 %

impiegato/a

8

12,7 %

dirigente, imprenditore

4

6,3 %

commerciante

4

6,3 %

artigiano

3

4,8 %

professionista

5

7,9 %

agricoltore

0

0 %

studente

8

12,7 %

casalinga

3

4,8 %

pensionato

1

1,6 %

disoccupato/a

4

6,3 %

Altro

2

3,2 %

Appendix

Risposte

19 (30,2%) 2 (3,2%) 8 (12,7%) 4 (6,3%) 4 (6,3%) 3 (4,8%) 5 (7,9%) 0% 8 (12,7%) 3 (4,8%) 1 (1,6%) 4 (6,3%) 2 (3,2%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

Cuoco Non lavoro a Tito scalo

sondaggi on-line gratis – www.survio.com

8


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

7. Da quanti anni vive/frequenta la zona di Tito scalo? Scelta singola, Risposte 64x, Non risposto 1x Risposta

Risposte

Rapporto

0-5 anni

7

10,9 %

6-10 anni

8

12,5 %

più di 10 anni

49

76,6 %

7 (10,9%) 8 (12,5%) 49 (76,6%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

8. Quant'è soddisfatto di ciascun dei seguenti aspetti nell'area di Tito scalo e zone limitrofe? (risponda a tutte le domande esprimendo la sua valutazione) Matrice con scelte singole, Risposte 65x, Non risposto 0x Risposta

Molto

Abbastanza

Poco

Non so

manutenzione dei luoghi pubblici (marciapiedi, strade, giardini, illuminazione)

1 (1,5 %)

22 (33,8 %)

41 (63,1 %)

1 (1,5 %)

arredo urbano

2 (3,1 %)

13 (20 %)

49 (75,4 %)

1 (1,5 %)

illuminazione pubblica

4 (6,2 %)

33 (50,8 %)

25 (38,5 %)

3 (4,6 %)

sistema fognario

3 (4,6 %)

21 (32,3 %)

23 (35,4 %) 18 (27,7 %)

percorsi (pedonali/ciclabili) e collegamenti agevoli e sicuri

0

3 (4,6 %)

59 (90,8 %)

3 (4,6 %)

verde con attrezzature (panchine, giochi per bambini, etc.)

1 (1,5 %)

15 (23,1 %)

48 (73,8 %)

1 (1,5 %)

luoghi di ritrovo per anziani

0

2 (3,1 %)

52 (80 %)

11 (16,9 %)

spazi per lo sport (attrezzature all’aperto, palestre coperte)

0

14 (21,5 %)

43 (66,2 %)

8 (12,3 %)

2 (3,1 %)

32 (49,2 %)

25 (38,5 %)

6 (9,2 %)

19 (29,2 %)

36 (55,4 %)

8 (12,3 %)

2 (3,1 %)

servizi alla persona(parrucchiere, calzolaio, ecc.)

5 (7,7 %)

24 (36,9 %)

32 (49,2 %)

4 (6,2 %)

parcheggi per uso pubblico e/o privato

8 (12,3 %)

36 (55,4 %)

21 (32,3 %)

0

trasporti pubblici (numero corse, orari)

2 (3,1 %)

12 (18,5 %)

40 (61,5 %) 11 (16,9 %)

12 (18,5 %)

36 (55,4 %)

10 (15,4 %)

7 (10,8 %)

2 (3,1 %)

17 (26,2 %)

38 (58,5 %)

8 (12,3 %)

0

23 (35,4 %)

40 (61,5 %)

2 (3,1 %)

attrezzature di interesse comune (religiose, culturali, sociali, assistenziali, postali) negozi generi uso comune (alimentari, tabacchi, giornali, etc.)

raccolta rifiuti vigilanza (contro episodi di vandalismo, attività illecite, ecc.) sicurezza stradale sondaggi on-line gratis – www.survio.com

9


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 319 viabilitĂ e traffico

5 (7,7 %) 22 (33,8%)

27 (41,5 %)

49 (75,4%)

6,2%

33 (50,8%)

25 (38,5%)

21 (32,3%)

4,6%

23 (35,4%)

4,6%

18 (27,7%)

59 (90,8%)

4,6%

15 (23,1%)

48 (73,8%) 52 (80%)

11 (16,9%)

14 (21,5%)

43 (66,2%)

8 (12,3%)

32 (49,2%)

25 (38,5%)

24 (36,9%)

7,7%

8 (12,3%) 32 (49,2%) 21 (32,3%)

12 (18,5%)

40 (61,5%)

11 (16,9%)

36 (55,4%)

12 (18,5%) 17 (26,2%)

10 (15,4%) 38 (58,5%)

23 (35,4%)

15%

20%

7 (10,8%) 8 (12,3%)

40 (61,5%) 27 (41,5%)

7,7% 10%

6,2%

36 (55,4%)

8 (12,3%)

5%

6 (9,2%)

36 (55,4%)

19 (29,2%)

0%

1 (1,5 %)

41 (63,1%)

13 (20%)

4,6%

32 (49,2 %)

25%

30%

32 (49,2%) 35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

Appendix

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10


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

9. Quali sono le opportunità e le risorse nell'area di Tito scalo e zone limitrofe? (max 4 risposte) Scelta multipla, Risposte 65x, Non risposto 0x Risposta

Risposte

Rapporto

dotazione di servizi (attrezzature pubbliche, scuole, attrezzature sportive,…)

23

35,4 %

spazi verdi attrezzati

8

12,3 %

presenza di manufatti storico-artistici

4

6,2 %

presenza di attività artigianali tipiche

13

20 %

qualità estetica

5

7,7 %

qualità della vita

9

13,8 %

qualità delle relazioni sociali

12

18,5 %

la vicinanza dell'area industriale

40

61,5 %

Altro

10

15,4 %

23 (35,4%) 8 (12,3%) 4 (6,2%) 13 (20%) 5 (7,7%) 9 (13,8%) 12 (18,5%) 40 (61,5%) 10 (15,4%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

Non ci sono risorse Collegamenti pubblici frequenti da e per Potenza nessuna dato che la maghior parte delle industrie sono chiuse Centralità della zona rispetto al capoluogo e ai principali assi di comunicazione vicinanza con luoghi ("non luoghi") che aggregano molte persone: Fiera,Auchan,,MultiSala buona connessione con il centro di Potenza Contatto rapido con la natura circostante (boschi, campi, prati) La vicinanza alle vie di comunicazione importanti: ferrovia, raccordo autostradale, Tito-Brienza. dotazione di attività commerciali e per lo svago presenza di centri e attività commerciali

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11


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 321

10. Come incide la vicinanza dell'area industriale sui seguenti aspetti? Matrice con scelte singole, Risposte 63x, Non risposto 2x Risposta

Positiva

Negativa

10 (15,9 %)

31 (49,2 %)

15 (23,8 %)

7 (11,1 %)

3 (4,8 %)

53 (84,1 %)

3 (4,8 %)

4 (6,3 %)

Cresita occupazionale

18 (28,6 %)

19 (30,2 %)

16 (25,4 %)

10 (15,9 %)

Sicurezza sociale

10 (15,9 %)

18 (28,6 %)

19 (30,2 %)

16 (25,4 %)

Sicurezza stradale

12 (19,0 %)

30 (47,6 %)

13 (20,6 %)

8 (12,7 %)

Qualità della vita Inquinamento

10 (15,9%)

31 (49,2%)

4,8%

Non so

15 (23,8%)

7 (11,1%)

53 (84,1%) 18 (28,6%)

10%

16 (25,4%)

18 (28,6%)

16 (25,4%)

30 (47,6%) 15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

13 (20,6%) 50%

55%

60%

6,3%

10 (15,9%)

19 (30,2%)

12 (19,0%) 5%

4,8%

19 (30,2%)

10 (15,9%)

0%

Non ha effetti

65%

70%

75%

80%

8 (12,7%) 85%

90%

95%

100%

11. Come giudica la vivibilità/fruibilità dell'area di Tito scalo e delle zone limitrofe? Risposta

Risposte

Rapporto

molto piacevole

1

1,5 %

abbastanza piacevole

29

44,6 %

vorrei vivere altrove

25

38,5 %

non so

10

15,4 %

Appendix

Scelta singola, Risposte 65x, Non risposto 0x

1 (1,5%) 29 (44,6%) 25 (38,5%) 10 (15,4%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

12. Secondo lei come si dovrebbe caratterizzare in futuro l'area di Tito scalo e delle zone limitrofe? Testo della risposta, Risposte 65x, Non risposto 0x

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe Migliorare la condizione dell'area industriale (viabilità, verde) permettendo un futuro per nuove aziende e quindi nuovo posti di lavoro maggior punti di ritrovo per i giovani e studenti universitari, e spazi all'aperto attrezzati (es: aree pic-nic, pista ciclabile e pedonabile, percorsi salute, etc.) Con una bonifica dell'aria (3x) Non so Migliorare l'assetto urbano generale: pianificazione urbanistica, stradale, marciapiedi,eccc; Aumentare i servizi pubblici di trasporto BONIFICARE AREE INQUINATE Ragionare sull'inquinamento luminoso notturno - attenta valutazione per i nuovi insediamenti - recuperare gli opifici inattivi e destinarli ad attività socio-ricreative - riprogettazione dell'intera area Necessita una bonifica del territorio, una pista ciclabile, miglioramento del Campo sportivo di Santa Venere, costruzione di una scuola convitto con scuola superiore, elementare e materna. Troppe industrie. Meno inquinamento Con un sviluppo economico sostenibile,che garantisca una adeguata assistenza sociale e posti di lavoro Miglioramento strade, servizi e trasporti per chi non ha possibilità di muoversi o semplicemente per chi vuole fare a meno di muoversi con i propri mezzi. Maggiore occupazione e servizi dedicati alla persona. (2x) Non saprei Creando attività per i giovani Creando un grande piano metropolitano,migliorando i rapporti con i comuni circostanti X le industrie e dare occupazione Dovrebbe essere valorizzata la zona industriale e il luogo in quanto tale poiché è un nodo importante di comunicazione e quindi vanno intensificati i collegamenti, e non depennati come si è fatto ultimamente, inoltre mancano servizi di cartoleria e dei veri luoghi in cui i bambini possano giocare, e migliorare il servizio di collegamento con il cinema, centro commerciale e zone di svago in quanto irraggiungibile dai ragazzi senza un sostegno dei genitori e anche da adulti non muniti di patente. Mi auguro anche che sia creato un serio percorso pedonale dove poter correre o fare passeggiate e un domani mi piacerebbe ritrovare un pub serio come punto di aggregazione per le generazioni future. Con più luoghi di ritrovo per ragazzi ed anziani, all'aperto e soprattutto al chiuso per l'inverno Maggior cura degli spazi comuni, illuminazione, marciapiedi e frequenti collegamenti da/per la città di Potenza con piu spazi verdi e zona passeggio Migliorare la nostra area industriale dando spazio ai giovani di lavorare riqualificazione area industriale, bonifica, creare opportunità per chi vive nella zona Se le fabbriche ripredessero a produrre si dovrebbe stare attenti ai rifiuti nocivi per la salute ambientali e delle persone rifunzionamento delle industrie per creare posti di lavoro la bonifica L'area, dal punto di vista urbanistico, dovrebbe essere organizzata in meni era tale da essere a misura d'uomo. Vanno creati centri di aggregazione "positiva", impianti sportivi, circoli per giovani. Allo stato attuale quello che si ha nell'area in oggetto è una miriade di abitazioni sparpagliate qua e là senza senso. Si dovrebbe puntare su una riqualificazione della zona dal punto di vista urbanistico in maniera tale da creare centri di aggregazione. Sì dovrebbe valorizzare di più le risorse che il territorio offre e non solo sfruttare il territorio senza poco o nulla in cambio Per le attività culturali, di svago e sportive

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 323 il futuro dell'area di Tito potrebbe partire da una riutilizzazione e recupero dei molti edifici dismessi o sottoutilizzati, cercando di rompere i margini e la settorializzazione delle 3 macro aree (industriale-commerciale-residenziale) Il futuro è una offerta di servizi alla persona e rivalutazione area naturale con ovviamente bonifica area industriale Bisognerebbe fare più controlli...area troppo inquinata d fabbriche chiuse con molte risorse cangerogene Nuovi momenti di aggregazione Dalla realizzazione di centri di aggregazione sociale,spazi culturali come una biblioteca, una ludoteca in grado di offrire un'originale anche se ridotta gamma di attività. Prendere coscienza dei problemi ambientali una volta x tutte trasformando la zona industriale in un polo artigianale di imprenditori del luogo creandobuna rete di imprese Con una pianificazione partecipata dei cittadini della città non so innanzitutto è necessario che sia completata la bonifica del sit in e poi bisogna incoraggiare soprattutto l'artigianato e le aziende di servizi più che industrie aperte da imprenditori, il più delle volte non lucani, e che quindi sono molto meno propensi ad una visione a lungo raggio e che non si preoccupano affatto dell'impatto ambientale e del futuro dei suoi lavoratori. Raccordare i nuclei urbani presenti attarverso la realizzaione di centri di aggregazione Investendo nelle aziende,coinvolgendo la cittadinanza,bonificando zone inquinate(vedi ex liquichimica) Dovrebbe innanzitutto essere dotata di spazi in cui i giovani possano praticare sport o si possano dedicare ad attività culturali (es. Biblioteca, aree studio, piscina...). Il fatto che la zona industriale sia praticamente inutilizzata, non offre un'opportunità lavorativa tale da compensare la grandezza della stessa, dato che molte fabbriche sono chiuse. Il primo passo sarebbe quello di rimettere in moto alcune strutture, anziché continuare a costruirne altre. Occulta cHe ci sia meno inquinamento. Si dovrebbe dare risalto alla bellezza naturale limitrofa, creare centri d'aggregazione, centri di cultura e servizi al cittadino come piste ciclabili. Si dovrebbe dare risalto alla persona e non alla speculazione edilizia come è stato fatto finora Mi piacerebbe vedere: una piú gradevole distribuzione urbanistica senza forzati accostamenti tra edifici residenziali ed industriali, svincoli ben illuminati per garantire la sicurezza pubblica, una piazza nel nucleo abitativo di Tito Scalo adeguata, una maggiore sicurezza lungo la viabilità che collega il raccordo autostradale con la Tito-Briena. Limitare l'espansione e puntare sulla riqualificazione dell'esistente. si dovrebbe definire e rifefinire un assetto residenziale e commerciale OCCUPAZIONE NELLA ZONA INDUSTRIALE. ATTRAZIONI X BAMBINI . ATTRAZIONI SPORTIVE. lavoro riqualificare l'area industriale, dare la possibilità a nuovi imprenditori di riutilizzare i capannoni esistenti e di non far costruirne di nuovi. Più servizi e più luoghi di svago non necessariamente culturali Come zona produttiva (più industriale, meno commerciale) Migliorare la dotazione dei servizi di urbanizzazione primaria; implementare gli spazi verdi attrezzati per bambini ed anziani; predisporre vie pedonali o ciclabili che conducano dai nuclei dispersi sul territorio all'area dello scalo in prossimità della Chiesa e della stazione; rinforzare la centralità dell'area della stazione. Creare nuovi posti di lavoro nelle fabbriche chiuse Come area commerciale, culturale e sportiva. L'area di Tito scalo e delle zone limitrofe si dovrebbe caratterizzare da una migliore segnaletica, illuminazione e controllo.

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14

Appendix

Dovrebbe recuperare più aree verdi e dotarsi di luoghi con una forte identità, servono dei luoghi pubblici di aggregazione.


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe L'area industriale di Tito Scalo è priva di luoghi di ritrovo, strutture sportive/ricreative. C'è da dire che non essendo un centro abitato dove le persone si incontrano o socializzano hanno modo di avere rapporti sociali. Infatti chi abita a Tito Scalo vive poco sul posto e, cosa più negativa, per qualsiasi tipo di necessità non si reca a Tito paese, ma bensì a Potenza. Per questo motivo Tito Scalo non è altro che una contrada di Potenza (purtroppo). NON COSTRUIRE STABILIMENTI INDUSTRIALI IN CORRISPONDENZA DI CIVILE ABITZIONI UNPO MEGLIO Dovrebbe diventare un vero polo industriale attrattivo di investimenti prima di tutto sarebbe necessario procedere ad una bonifica dell'area ed in secondo luogo allontanare le zone abitate da quelle prettamente industriali espandersi con attività e strutture di carattere ludico, sportivo e commerciale favorendo nel contempo lo sviluppo di infrastrutture a servizio delle stesse e preservando l'ambiente circostante. Creazione di luoghi di aggregazione sociale e incentivo ad un loro uso INSEDIAMENTO DI "VERE" ATTIVITA' DI RICERCA

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15


Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 325

13. Nello specifico cosa desidererebbe venisse realizzato? (max. 4 risposte) Scelta multipla, Risposte 65x, Non risposto 0x Risposta

Risposte Rapporto

incremento delle abitazioni

8

12,3 %

creazione di un centro pubblico per incontri e attività sociali dei residenti (biblioteca, sala proiezione film, ecc.)

25

38,5 %

creazione di spazi per gli anziani

19

29,2 %

nuove strutture per l’istruzione dei bambini (asili, scuole elementari, medie)

20

30,8 %

realizzazione aree giochi per bambini

18

27,7 %

creazione di attrezzature sportive

30

46,2 %

creazione di spazi sicuri per passeggiate e biciclette

39

60 %

promozione dell’artigianato legato al territorio agricolo

21

32,3 %

incremento delle attrezzature turistiche e commerciali (alberghi, ristoranti)

10

15,4 %

valorizzazione del costruito

29

44,6 %

creazione di nuovi luoghi di aggregazione e spazi culturali

33

50,8 %

Altro

3

4,6 %

Appendix

8 (12,3%) 25 (38,5%) 19 (29,2%) 20 (30,8%) 18 (27,7%) 30 (46,2%) 39 (60%) 21 (32,3%) 10 (15,4%) 29 (44,6%) 33 (50,8%) 3 (4,6%) 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

70%

75%

80%

85%

90%

95%

100%

piccolo presidio sanitario fabbriche che diano effettivamente occupazione Valorizzare al meglio gli spazi pubblici già esistenti e costruirne altri.

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe

14. Cosa invece non dovrebbe essere assolutamente realizzato? Testo della risposta, Risposte 65x, Non risposto 0x Ulteriore edificazione inutile e altro che possa peggiorare la vivibilità del luogo ulteriori centri commerciali Nuove fabbriche inquinanti Altre discariche Altre case; altre aziende, basta consumo del territorio!!!! nuovi centri commerciali La zona è satura di bar. Fabbriche Non lo so (4x) Non so Qualsiasi cosa che abbia a che fare con l'inquinamento! (6x) Non saprei Bar Discariche Rotonde che richiedono spreco e sperpero inutile di soldi pubblici Fabbrica che inquina cimitero Niente discariche, industria pesante, ripetitori radio nelle vicinanze di abitazioni Industrie inquinanti industria pesante, estrazioni ed inquinamento in genere lavoro Strutture industriali che in futuro diventeranno cadaveri Altro sfruttamento attraverso le aziende che anche quando producono poco producono un inquinamento per il territorio che non giova a nessuno Altri pannelli solari, altre pale eoliche e, in generale nuovi manufatti Nuovi edifici che seguono esclusivamente i dettami della speculazione edilizia e degli interessi di pochi (attori) ..... L'ennesima cementificazione Altre fabbriche...portano economia ma rovinano la qualitá di vita Altre industrie Non costruire altri capannoni valorizzando l'esistenti x diminuire il consumo speculativo di altro terreno Un manicomio (2x) non so nulla che non giovi o che nuoce alla salute, alla socialità, o che non costituisca un vero bisogno e/o utilità per i cittadini a livello sociale culturale e occupazionale Attività produttive inquinanti sondaggi on-line gratis – www.survio.com

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 327 Nuove fabbriche ed aziende con scarsa possibilità di successo Ulteriori capannoni ad uso industriale, dal momento che ce ne sono in abbondanza, molto spesso abbandonati e fatiscenti. Una biblioteca,un centro di assistenza sociale Qualsiasi cosa non sia prevista in un piano generale di riqualificazione. La mancata qualità di Tito scalo scaturisce da interventi casuali e scollegati tra loro C'è così tanti da fare che c'è poco da non essere realizzato: i capannoni. Basta capannoni che stanno vuoti Edifici residenziali tra edifici commerciali e produttivi o edifici pubblici (scuole, centri di aggregazione) dispersi nella campagna. Altre residenze capannoni ATTIVITA' INQUINANTI la sicurezza stradale con la pubblica illuminazione e la segnaletica capannoni abbandonati Altri spazi industriali Altre chiese Case sparse: occorre consolidare rinforzare ed aggregare i nuclei esistenti Altre fabbriche ad alto rischio di salubrità per l'ambiente e per i tanti fruitori della zona. è gia presente ma andrebbe eliminata, discarica della spazzatura e di tutti i rifiuti prodotti dalle fabbriche.. CHE FINE FANNO?? Altri strutture per insediamenti industriali. Utilizzare le strutture già esistenti. Controllare dettagliatamente le discarica di qualsiasi genere esistenti sul territorio. NON SAPREI inqinamento

Appendix

abitazioni nelle immediate vicinanze delle fabbriche e spostamento delle attuali già esistenti Ulteriori Capannoni Industriali INSEDIAMENTI INQUINANTI

15. SPAZIO LIBERO (Riflessioni finali: idee, sogni, ricordi, messaggi) Testo della risposta, Risposte 65x, Non risposto 0x L'area di tito scola ha grandi potenzialità, spero sia sfruttata per garantire un futiro migliore al territorio Tito Scalo non dovrebbe essere visto solamente come zona industriale, sarebbe opportuno apportare delle modifiche al fine di avere uno spazio non solo lavorativo ma anche vivibile Di un paese più verde (2x) Non so Ci vorrebbe un a bacchetta magica; nei 30 anni passati le persone hanno abbandonato la terra e l'artigianato a favore delle occupazioni in fabbrica; queste erano per lo più foraggiate da soldi pubblici, con management e aziende capofila non locali ed hanno chiuso lasciando il deserto e l'inquinamento. La produzione andrebbe basata sui prodotti locali, da vendere tramite i canali informatici oppure bisognerebbe offrire servizi ed investire in ricerca e sviluppo... appunto ci vuole una bacchetta magica. In bocca al lupo ricordi: c'erano quindici famiglie, quindici case e la gente utilizzava il treno!

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe Tito Scalo va bonificata. È conosciuta da tutti la situazione del territorio. Questo era un terreno fertile ma ormai avvelenato. Va ripresa la situazione in mano. A Tito non si vive male Lavoro,famiglia,salute Dovremmo cercare di valorizzare il nostro territorio con qualcosa di concreto che possa essere interessante per tutti, a partire dai luoghi di svago fino ad arrivare alle aziende di tito scalo, mettendo in risalto le cose positive della zona in cui viviamo e aiutandola a migliorare crescendo sia economicamente sia culturalmente Confido molto nella ricerca e mi auguro che i giovani riescano a porre delle serie questioni ed eventuali soluzioni di ogni genere. Creare spazio per i giovani Bellissima terra dalle poche opportunità Bisogna far rivivere tito scalo Spero vivamente che si possa creare qualcosa di diverso da quello attuale Purtroppo è solo un posto di fabbriche chiuse il sogno è che siano riaperte e diano lavoro Credo che sarà sempre il luogo del mio cuore e nessuno se non chi l ha vissuto veramente potrà mai criticarlo o capirlo...Tito scalo scalda l'animo Ricordo quando la Parrocchia di Tito Scalo era un luogo di aggregazione per tutti.. (2x) x Mi auguro che si faccia subito la bonifica nella zona di tito scalo inquinata Avendo più lavoro popolare Tito scalo sarebbe bello avere rapporto di vicinato e spazi collettivi per creare momenti comuni, anche con l'appoggio dell'amministrazione comunale che non è molto presente Piu attenzione alle persone non al mercato mi piacerebbe trovare un'occupazione all'interno dell'area industriale e che sia facilmente fruibile lavoro Sono nato Tito scalo, quello che è sempre mancato è la mancanza di centri sportivi, spazi per i giovani . Vorrei una zona industriale di tito scalo più pulita, più organizzata,più attenta ai bisogni dei lavoratori e delle proprie famiglie! Tanti lavoratori del territorio sono costretti a lavorare a tanti km da casa .....basterebbe un po ' più di interesse verso lo sviluppo e non verso l'arricchimento personale di pochi In bocca al lupo e buon lavoro! ... Bonifica e rivalutazione naturalistica Spero tito un giorno sia valorizzato e amato...e sopratutto sano Incremento positivo per il territorio Spero nella valorizzazione di Tito scalo Maggiore unità sociale dei residenti x poi riuscire a creare qualcosa di buono x la comunità Ca lu prusutt nu ié d pecur non so Io sogno una zona industriale bonificata dai rifiuti tossici e che rinasca con l'artigianato e/o collegato all'agricoltura e con aziende di servizi, serve un progetto a lungo raggio che si compia in una prospettiva futura che costruisca qualcosa di concreto e fruibile per le generazioni future tenendo conto delle qualità delle caratteristiche delle professionalità e dei talenti che abbiamo. Manca aggregazione sociale tra i residenti. Bisognerebbe incentivarla.

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone Appendicelimitrofe 3 | 329 Il nostro territorio è prezioso e bisogna valorizzarlo al meglio,togliendo ciò che c'è da togliere e investendo in modo intelligente È una zona situata in una posizione strategica, di passaggio tra il capoluogo e i comuni del potentino. Mi auguro ne venga valorizzato al meglio il potenziale. Tito Scalo è una zona in continuo sviluppo, ormai diventato un polo per acquisti e divertimento facilmente raggiungibile anche dal capoluogo. Con gli anni sta diventando un punto strategico è sarà sempre più facile ingrandire la zona dato le nuove infrastrutture, la voglia della gente di abitare qui sarà sempre maggiore. Buon lavoro Luogo tranquillo,luogo dove può viversi in tranquillità Buon lavoro, piedi a terra e sguardo verso il futuro, con la consapevolezza che Tito scalo è una piccola realtà. Va guardata così, con l'intento di portare la qualità di vita di una periferia...non può essere Dubai Prima della zona industriale, la piana di Tito era una terra bella e fertile; oggi sono più i risultati negativi di quelli positivi. Per riportare la situazione a livelli accettabili di qualità della vita vanno create connessioni pedonali e ciclabili, centri culturali di aggregazione e valorizzazione dell'artigianato e dell'agricoltura. L'industria ha avuto la sua parabola e adesso è molto spesso negatività (confermato anche dalle crisi internazionali) perciò gli obiettivi devono essere altri. Detesto il marciapiede lungo il collegamento tra il raccordo autostradale e la Tito-Brienza e la mega rotonda pavimentata all'ingresso del centro abitato. L'attuale area residenziale di Tito Scalo non è il frutto di una attenta pianificazione ma di mera speculazione che ha portato ad oggi più problemi che benefici. Il sogno è quello che si possa parlare di Tito ragionando sui quartieri e non sulla antitesi Tito paese - Tito scalo. spazi verdi e di socializzazione I SOGNI........................OGNUNO NE HA UNO NEL CASSETTO.............................. ?

Appendix

con la speranza di far crescere e di avvicinare la zona di tito scalo al capoluogo. Mi piacerebbe far rivivere gli spazi esistenti, anche quelli prettamente industriali ridando lustro alle attività morte in sinergia con le attività ricreative e culturali.A tale proposito ricordo rappresentazioni viventi del Natale e della Pasquarealizzati con enorme successo ... negli stabilimenti industriali Più verde, ma pulito. L'idea è la creazione di un centro attorno alla piazza della Stazione per creare comunità e socialità; sogno la bonifica dell'area industriale ed il rinforzo dei servizi a rete (acquedotto in primis); ricordo la situazione del territorio di 20 anni fa: un deserto con poche case di pessima qualità con assenza di spazi di aggregazione; messaggi: consolidare l'edificato esistente_implementare i servizi_creare comunità Xvvc Grazie per l'opportunità di poter esprimere dei giudizi su qualcosa che interessa a molti con la speranza che possa servire in futuro per poter riorganizzare e migliorare l'intera area. Volizziamo il nostro territorio e creiamo possibilità per noi giovani per non diventare un paese di soli anziani. Già nelle schede precedenti ho esposto il mio punto di vista su determinate tematiche. Ma ribadisco che bisogna evitare che i residenti a Tito Scalo per qualsiasi servizio devono recarsi a Potenza e non invece a Tito paese. NULLA creare posti di lavoro non far chiudere fabriche io o lavorato 30 anni ora sono disocupato In origine si trattava di una zona industriale ma con gli effetti della crisi essa è stata abbandonata, completamente svuotata. Oggi si tende a farne una zona commerciale ma che non decolla poiché la gente continua a non avere la giusta liquidità per affollare i negozi. Forse l'amministrazione municipale dovrebbe, prima di tutto, decidere che cosa ne vuole fare. valorizziamo e rispettiamo il nostro territorio ripulendolo dei nostri errori / orrori (vedi liquichimica)

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Questionario rivolto ai cittadini e/o lavoratori di Tito scalo, zona industriale e zone limitrofe Tito Scalo non deve essere soltanto un'area industriale con pochi punti di incontro ed aggregazione sociale. Manca un senso di appartenenza al contesto locale, che porta ad indifferenza verso lo stesso. AUSPICO L'INSEDIAMENTO DI ATTIVITA' CONNESSE ALLA RICERCA SCIENTIFICA, MEDICA, ECC.

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5. Bibliografia consultata

Bibliografia consultata | 331

Capitolo 1. La dismissione industriale • AA. VV., LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE IN ITALIA Stato dell’arte e prospettive, report realizzato durante la convenzione lavori tra ERVET e Regione Emilia Romagna, 2010-2012. • ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, Dieci anni dopo "Expo '98": analisi della trasformazione della zona orientale di Lisbona, (a cura di Edoardo Bozzaco) fascicolo 95, 2009. • Bianchetti, C., APAT. Proposta Di Linee Guida per il Recupero Ambientale E la Valorizzazione Economica dei Brownfields, I.G.E.R. srl, Roma 2006. • Bianchetti, C., Il dibattito sulle friches industrielles in Francia, in «archivio di studi urbani e regionali», vol. 20, pp. 109-128, 1984. • BONDONIO, a., Callegari, G., Franco, C. & Gibello, L. (a cura di), Stop & Go. Il riuso delle aree industriali dismesse in Italia. Trenta casi studio, Alinea Editrice, Firenze 2005. • Caviani, R. (a cura di), ECO - AREE PRODUTTIVE, Guida all’eco-innovazione, alle politiche per la sostenibilità e ai progetti operativi nelle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA), Edizioni ambiente, Milano 2013. • Dansero, E., Giaiamo, C., & Spaziante, A. (a cura di), SE I VUOTI SI RIEMPIONO, aree industriali dismesse: temi e ricerche, Alinea Editrice, Firenze 2001. • De Franciscis, G., Nys, R. & al., Rigenerazione urbana: il recupero delle aree dismesse in Europa: strategie, gestione, strumenti operativi, Eidos, Castellammare di Stabia 1997. • Dragotto, M. & Cargiulo, C., Aree dismesse e città. Esperienze di metodo, effetti di qualità, Franco Angeli Editore, Milano 2003. • Frampton, K., Le trasformazioni territoriali: gli sviluppi urbani 1800-1909, in «Storia dell’architettura moderna», pp.11-21, Zanichelli, Bologna 2008 (4ª ed.). • Gargiulo, C. (a cura di) Processi di trasformazione urbana e aree industriali dismesse: esperienze in atto in Italia, Atti dei convegni Audis 1999/2000, Edizioni Audis, Venezia 2001. • Patassini, D. (a cura di), Esperienze di valutazione urbana, Franco Angeli Editore, Milano 2006. • Spaziante, A. & Ciocchetti, A., La riconversione delle aree dismesse: la valutazione, i risultati, Franco angeli Editore, Milano 2006.


Sitografia consultata IBA Emscher Park nella Rhur • ocs.polito.it/biblioteca/giardini/emscher_s.htm • urban-reuse.eu/?pageID=home • emscherkunst.de/home.html?L=1 • books.google.it/books?id=4Q6MYoqUqWgC&pg=PA8&lpg=PA8&dq=Fondo+immobiliare+del+bacino+della+Ruhr&source=bl&ots=88IM4h69o2&sig=gpaV1Fnml0Sn0OL7e0gV7kot17g&hl=it&sa=X&ei=h9LoVPnUJoKradmqgsgM&ved=0CCIQ6AEwAA#v=onepage&q=Fondo%20immobiliare%20del%20bacino%20della%20Ruhr&f=false • iuav.it/Ateneo1/chi-siamo/pubblicazi1/Catalogo-G/pdf-giorna/Giornale-Iuav-134.pdf • academia.edu/6243450/La_valorizzazione_delle_aree_industriali_dismesse_nella_Ruhr Docklands a Londra • cittasostenibili.it/html/Scheda_18.htm • docklandsphotography.com/london-docklands-history.html • aeroengland.co.uk/aerialLondonDocklands.jpg • museumoflondon.org.uk/docklands/ Le frichelle industrielles a Parigi • driea.ile-de-france.developpement-durable.gouv.fr/atlas-des-zac-de-paris-edition-2014-a4572.html Parque expo Lisboa • parqueexpo.pt/ • dibaio.com/home.htm Francisco Berger, Una periferia speciale. L’Expo di Lisbona • parquedasnacoes.org/ • www.amblisbona.esteri.it/Ambasciata_Lisbona/Menu/I_rapporti_bilaterali/ Cooperazione_economica/Scheda_Paese/Scheda+Lisbona.htm • http://www.ordinearchitetti.mi.it/it/notizie/dettaglio/741-lisbona-expo-98 Ex stabilimento Federconsorzi di Bagnoli • danpiz.net/napoli/quartieri/Bagnoli.htm • riqualificazioneurbana.com/parco-urbano-di-bagnoli-il-futuro-e-nella-riqualificazione-urbana/ • digilander.libero.it/iniziativapopolare/la_storia_di_bagnoli0.htm • .docenti.unina.it/downloadPub.do?tipoFile=md&id=110166 • .cittadellascienza.it/ Ex stabilimento Falck a Sesto San Giovanni • .ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/100-sesto-san-giovanni-_-aree-ex-falck-e-scalo-ferroviario/cronologia • sestosg.net/sportelli/falck/


Bibliografia consultata | 333 • rpbw.com/ • archilovers.com/projects/1747/ex-area-falck.html#renderings Ex stabilimento automobilistico Lingotto a Torino • .istoreto.it/to38-45_industria/schede/fiat_lingotto.htm • documentistoriafilosofia3.blogspot.it/2011/04/scheda-storia-un-esempio-di.html • museotorino.it/view/s/1aaf554a75ca4b2eb7acc11254eea90b • ordinearchitetti.mi.it/download/file/8189 • esempidiarchitettura.it/ • ocs.polito.it/biblioteca/giardini/tejo_s.htm Ex stabilimento Pirelli Bicocca a Milano • urbanistica.unipr.it/?option=com_content&task=view&id=432 • http://www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/26-aree-ex-pirelli-_-progetto-bicocca/scheda

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Altra sitografia Consultata paesaggioix.wikia.com/wiki/Aree_dismesse minambiente.it isprambiente.gov.it/it epa.gov/espanol/los-asuntos-de-la-epa audis.it patrimonioindustriale.it ticcih.org icomos.org/fr/ www.puntosostenibile.it www.retecartesio.it www.ervet.it

CAPITOLO 2. Conoscenza del territorio e dell'area industriale di Tito • Consorzio ASI Potenza, Business Plan "progetto preliminare per la realizzazione di un'area intermodale - area industriale di Tito scalo (PZ), aprile 2010 • Decreto del Ministero dell'Ambiente - Interporto di Tito, sezione: Decreto del Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo_DEC-VIA-2000-5333, 26.09.2000 • Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche, Stato delle procedure per bonifica al 1° giugno 2014, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare • Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio territorio e del mare regione basilicata, Progetto preliminare per la messa in sicurezza permanente con recupero funzionale e reindustrializzazione del "bacino gessi"


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all'interno dell'area ex Liquichimica - Sito di Interesse Nazionale di Tito (D.M. 468/2001), , marzo 2010 Piano di caratterizzazione dell'area pubblica "ex Liquichimica", Relazione, Dipartimento Ambiente e Territorio Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale, Marzo 2004 Piano regionale dei trasporti - linee strategiche e programmatiche, Dip. Ambiente e Territorio, Infrastrutture, OO.PP. e Trasporti della Regione Basilicata, Aprile 2015 Piano territoriale paesistico di area vasta "SELLATA - VOLTURINO - MADONNA DI VIGGIANO", novembre 2012 Programma Operativo Basilicata FESR 2007-2013 PSM dell'hinterland potentino, Comune di Potenza, unità di progetto programmi complessi ufficio piano urbanistico R.U. Comune di Picerno (ai sensi della L.R. 23/99 successive modifiche e integrazioni), ottobre 2012. R.U. Comune di Pignola, recepimento delibere del consiglio comunale n.56 e 60/2010, novembre 2010. R.U. Comune di Potenza. approvato in consiglio comunale con Delibera n. 13 del 31/03/2009 R.U. Comune di Tito, approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 50 del 22.12.2011 REGIONE BASILICATA, Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 Delibera CIPE n. 87/2012 ,Accordo di programma quadro per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica delle acque di falda e dei suoli nei Siti di Interesse Nazionale "Tito" e "Val Basento" Rutigliano, L. C., Viggiani, G. (a cura di), Perché a Potenza, quaderno monografico del Consorzio per l'Area Industriale, ASI, Potenza 1974. Sito di Interesse Nazionale di "Tito" e "Val Basento" - Verbale della Conferenza di Servizi istruttoria del 19.11.2014. Tabella dei titoli a sei cifre della classificazione delle attività economiche, Ateco 2007 Variante al Piano Regolatore Generale Area Industriale di Tito art. 29 comma 3 - L.R. n.7/2013 Verbale di conferenza di pianificazione - oggetto: nuovo piano regolatore area industriale di Tito - (art.7 L.R. n.41 del 03.11.1998), 27, gennaio 2005


Bibliografia consultata | 335 Sitografia consultata • • • • • • • • • • • • •

www.istat.it www.mattm.it www,regione.basilicata.it www.atc1potenza.it www.comune.tito.pz.it www.comune.potenza.it www.comune.pignola.pz.it www.comune.picerno.pz.it www.registroimprese.it www.mi.camcom.it www.autoritadibacino.basilicata.it www.regione.lazio.it www.catasto.it

CAPITOLO 3. Proposta di rigenarazione urbana per uno sviluppo economico sostenibile • Centro per la Modellistica Ambientale Facoltà di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Urbino, Studio di fattibilità per la riqualificazione dell'area produttiva "chiusa di Ginestro", 2008. • Cito, N., Metodologie e strumenti per la presentazione, il monitoraggio e la valutazione di progetti secondo l'approccio comunitario, 2004. • Comune di Sesto San Giovanni, AREE EX FALCK E SCALO FERROVIARIO PROPOSTA DI PROGRAMMA INTEGRATO DI INTERVENTO • Cordella, A., seminari su “Il Project Cycle Management”, Facoltà di Economia, Università del Salento, 2013 • Crisalli, U., Guida alla esercitazione del corso di ERMINALI PER I TRASPORTI E LA LOGISTICA, Dipartimento Ingegneria Civile, UNIVERSITÀ DI ROMA “TOR VERGATA” FACOLTÀ DI INGEGNERIA, 2012. • ERVET, Progetto sperimentale di individuazione dei soggetti gestori delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate nella Provincia di Bologna, 2006. • Formato, E., analisi e tecniche di pianificazione urbanistica, SUN, facoltà di architettura "luigi vanvitelli". • Mercandino, A., Urbanistica tecnica. Pianificazione generale, Pirola Editore, Milano 2007. • Pontrandolfi, P., Strumenti della programmazione complessa e negoziata. Sperimentazioni progettuali per lo sviluppo e la riqualificazione della città e


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del teritotio, Librìa, Melfi 2012. Regione Basilicata, Dipartimento Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione e Ricerca, P.O.R Basilicata FSE 2014-2020, 2014. Regione Basilicata, dipartimento programmazione e finanze, P.O. FESR Basilicata 2014/2020, 2015. Regione Marche, Dipartimento Territorio e Ambiente, LINEE GUIDA PER LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE. Trille, D., La riscoperta della sativa, in aam terra nuova, pp. 73-84, 2007.

Sitografia consultata • • • • • • • •

www.lucanapa.com www.basilicatapsr.it www.ambientediritto.it www.regione.basilicata.it www.canapaiomantovano.com www.assocanapa.org www.regione.emilia-romagna.it www.comune.tito.pz.it



Questo lavoro di tesi nasce con la finalità di studiare in maniera approfondita l’argomento della dismissione industriale, in un’ottica di riqualificazione sostenibile, e di avere maggiore consapevolezza al momento della progettazione riguardante l’area industriale e Sito d’Interesse Nazionale di Tito. Il progetto sarà incentrato, seguendo le buone prassi in materia di Aree Produttive Ecologicamente attrezzate, sul tema della rigenerazione di un’area industriale che allo stato attuale vede il 35% delle attività economiche dismesse. Per quanto riguarda l’area perimetrata, ovvero l’ambito di analisi, sono state intraprese strategie di pianificazione tese a migliorare la situazione attuale di fruibilità e vivibilità nell’area urbana e periurbana di Tito scalo, con l’obiettivo di recuperare aree ed edifici inutilizzati quindi sfruttare le risorse esistenti con scelte sostenibili volte ad un’integrazione dell’area industriale all’interno di un tessuto urbano caratterizzato da una edificazione incontrollata e condotta senza regole. La scelta del tema è avvenuta durante l’esperienza universitaria e dalla crescente necessità di trasformare e rinnovare le sempre più frequenti aree industriali abbandonate. Il lavoro è stato articolato in tre fasi, di seguito riportate: • La prima fase di questo lavoro è finalizzata alla raccolta, alla selezione e ad un’approfondita analisi della letteratura scientifica riferita alle aree ed agli edifici industriali dismessi. Ciò ha lo scopo di definire lo stato dell’arte sull’argomento in questione e di individuare le principali politiche d’intervento messe a punto per affrontare il problema. Tra cui le più innovative in materia di recupero, ed in generale di aree industriali, riguardano le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA); questa definizione è utilizzata per indicare aree in cui la concentrazione di aziende e di manodopera consente di definire un programma di gestione unitaria e integrata delle infrastrutture e dei servizi utili a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo socio-economico locale con lo scopo di aumentare la competitività delle imprese insediate, nel rispetto dell’ambiente. Nell’analisi dei casi di studio sono state prese in considerazione le esperienze, storiche ed emblematiche, di alcuni interventi effettuati in paesi europei come la Germania (con esperienza della riconversione del bacino della Ruhr); la Francia (con l’esperienza degli interventi nelle “Friches industrielles”); la Gran Bretagna (con gli interventi nelle “Derelict lands” e nelle “Vacant lands”); il Portogallo (con il recupero degli edifici industriali dismessi posti lungo la costa per la realizzazione dell’esposizione internazionale); ed in seguito le esperienze svolte in Italia: l’intervento dell’ex stabilimento federconsorzi di Bagnoli a Napoli, l’intervento dello stabilimento Pirelli e l’area Falk a Milano, il Lingotto di Torino, inoltre, sono state considerate le norme in materia di APEA dell’Emilia Romagna. • La seconda fase ha riguardato un’approfondita analisi all’interno dell’ambito di studio che comprende, oltre l’area industriale, l’ambito urbano e periurbano di Tito scalo, comprese le aree destinate a insediamenti produttivi ed alcune aree d’interesse ambientale come il Lago Pantano di Pignola e le aree boscate sottoposte a vincolo paesaggistico del Monte Carmine e Monte Pano. Al fine di fotografare la situazione dettagliata dello stato di fatto all’interno dell’intero ambito di studio si sono svolte delle analisi canoniche urbanistiche nell’area dalle quali sono scaturiti dati inerenti gli stati attuali dei lotti industriali, le infrastrutture, il verde esistente e le previsioni urbanistiche, tali dati sono stati inseriti successivamente all’interno di un SIT, sistema informativo territoriale. Inoltre è stata analizzata affondo la questione dell’inquinamento prodotto da alcune industrie nell’area industriale di Tito che da circa quindici anni è stata inserita tra i Siti di Interesse Nazionale da bonificare • Nella terza ed ultima fase sono state evidenziate, schematizzando i punti all’interno dell’analisi SWOT, le criticità ed il raggiungimento degli obiettivi con l’utilizzo, rispettivamente, degli alberi dei problemi e degli obiettivi. Questi sono stato influenzati e rafforzati dai questionari somministrati ad utenti specifici: uno ai cittadini e frequentatori di Tito mentre l’altro alle aziende della zona industriale presa in esame. Successivamente con il metodo della Logical Framework Analysis è stato possibile creare la “scheda di progetto” che è risultata uno strumento molto utile al fine di avere un quadro generale delle azioni da compiere per poter realizzare gli interventi scaturiti dagli obiettivi. Tra questi, l’obiettivo trainante è risultato essere quello di valorizzare, sviluppare ed integrare all’interno del territorio, l’area industriale di Tito. Secondo questo studio una prima risposta potrà darla la rigenerazione urbana: si parte dalle attività dismesse che potrebbero ricoprire un nuovo settore di produzione ovvero quello della trasformazione della canapa ad uso industriale; questa pianta potrebbe non solo essere lavorata in differenti maniere, al fine di produrre una moltitudine di prodotti, ma anche coltivata nel suddetto contesto, in questo modo la mole agricola che caratterizza il territorio potrà essere valorizzata. Inoltre si prevede la realizzazione di ulteriori interventi, quali: la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali e greenway che garantiranno una migliore connessione a livello ambientale e funzionale dell’area, la rigenerazione dell’area denominata “ex liquichimica” e successiva creazione di un Polo le attività di Ricerca e Fieristiche che include un parco botanico, la trasformazione dell’area industriale in Apea, la progettazione di housing a basso impatto paesaggistico. Questi ed altri interventi risulteranno interventi cruciali per il rilancio dell’economia e l’auspicabile miglioramento di questa realtà che stenta a decollare.


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