UN’OCCHIATA AI LUOGI DELLA ROMAGNA sulle tracce di Pellegrino Artusi… Forlimpopoli Nel cuore della Romagna… Le origini di Forlimpopoli (Forum Popilii) risalgono all’opera del console romano Popilio Lenate (anno 132 a.C., circa). La posizione strategica, individuata dai romani lungo un percorso pedemontano favorevole ai grandi traffici (l’antica Via Aemilia), ne favorirono il rapido sviluppo; già nel periodo imperiale era particolarmente attiva la produzione di anfore vinarie, come attestano numerosi reperti conservati nel Museo Archeologico Civico. Al centro del paese troneggia la maestosa Rocca del XIV secolo : una delle fortezze meglio conservate di tutta la Romagna; al suo interno, oltre al municipio, sorge il citato Museo, che conserva preziosi reperti (soprattutto di epoca romana) rinvenuti ripetutamente in tutti gli scavi del sottosuolo cittadino. Ma oggi Forlimpopoli, fiorente e strategico centro artigianale e commerciale fra le città di Forlì e Cesena, è famosa soprattutto per il suo illustre cittadino Pellegrino Artusi, riconosciuto maestro della buona cucina italiana, a cui è dedicata ogni anno a giugno la grande kermesse cultural-gastronomica della Festa Artusiana. Nella Rocca ha sede il Teatro Verdi, ove nella sala stile liberty è incisa la celebre e significativa epigrafe di Olindo Guerrini (Stecchetti): “La sera del 25 gennaio 1851, Stefano Pelloni detto il Passatore, guidando una masnada di ladri , invase la città, ed in questa sala decreto impunito taglie e ricatti, consacrando al riso ed alla vergogna la viltà dei governi non consentiti dal popolo libero e cosciente” L’impresa del Passatore (che dunque a Forlimpopoli non si mostrò affatto Cortese…) produsse un’ eco enorme in tutta la Romagna : neutralizzata la gendarmeria, la cittadina rimase infatti per una intera notte in balia dei suoi sgherri… Casa Artusi Intitolata a Pellegrino è anche Casa Artusi, nel nucleo storico di Forlimpopoli innovativo centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica italiana. Casa Artusi attraverso una biblioteca, un ristorante, la scuola di cucina e lo spazio eventi propone un percorso completo legato al cibo. E lungi dall’essere una semplice casa della memoria, è aperta a tutti coloro che, appassionati e curiosi, professionisti e cultori, studiosi e ricercatori, vogliano conoscere ed approfondire la cultura e la pratica della cucina domestica. Nel complesso di Casa Artusi vi è anche la Chiesa dei Servi, con caratteristico e grandioso torrione circolare; l’interno, in cui sono conservati un’ “Annunciazione” di Marco Palmezzano del 1533 e l’organo del 1500 ancora funzionante, è periodicamente sede di convegni e manifestazioni culturali.
Pellegrino Artusi di Forlimpopoli… Nacque il 4 agosto 1820 a Forlimpopoli, in una casa dell’attuale Piazza Garibaldi. Commerciante, letterato, cuoco per passatempo, Pellegrino solo nella terza età prese a disciplinare con rigore scientifico (e fantasia) la sua grande passione : nacque così il libro gastronomico per eccellenza che, a ben leggerlo, non è certo definibile come semplice ricettario, bensì come raffinata, gustosa ed anche spiritosa opera letteraria. Nonostante risiedesse da molti anni a Firenze, Pellegrino Artusi lasciò al Comune di Forlimpopoli gran parte delle sue ricchezze Lo straordinario successo dell’opera principe di Pellegrino Artusi “LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DEL MANGIAR BENE” , uno dei libri più venduti nella storia della editoria, non è stato casuale. Perché non si trattò di un semplice ricettario, bensì una accurata rivisitazione e recupero delle disparate tradizioni culinarie del regionalismo e localismo peninsulare . Tra la cucina popolare di quel tempo fatto di freddo, fame e fatica (siamo sul finire dell’800), ed gli sfarzosi banchetti delle Corti e dei Palazzi , Artusi propose un modello di gastronomia misurato per le esigenze della nascente borghesia della giovane Italia post-unitaria. Per le consuetudini di quei tempi , l’innovazione di Pellegrino fu anche di associare l’arte della cucina a precisi canoni di igiene, risparmio e buon gusto. Forlimpopoli è nel cuore della Romagna, cittadina esattamente baricentrica tra mare e montagna, tra Imola e Rimini… Dalla Toscana, da Firenze e da Arezzo, Forlimpopoli e Casa Artusi sono raggiungibili con tanti e variegati itinerari e percorsi, tutti interessanti ed intriganti, ricchi di suggestioni e motivazioni di viaggio che hanno un solido …e gustoso filo conduttore nell’enogastronomia di qualità !
Lungo la Valle del Montone - Acquacheta Portico di Romagna, Rocca San Casciano, Dovadola, Castrocaro Terme Terra del Sole… La Valle dell’Acquacheta – Montone , che dal Passo del Muraglione scende verso Forlì, è forse il tratto storico-naturale della “Romagna Toscana”, che i fiorentini amministrarono con capitanati e podesterie Come nel resto dell’alto Appennino romagnolo, i segni di questa storia della Toscana granducale sono rimasti nei tratti architettonici di rocche e palazzi, nei sapori della cucina e oggi fanno parte del tratto culturale distintivo della zona, divenendone risorsa da valorizzare in chiave turistica. In questa terra di confine il fiume Montone che nasce presso il Passo del Muraglione, ha disegnato una vallata di considerevole bellezza naturalistica e un paesaggio particolarmente suggestivo. Numerosi sono gli spunti per itinerari turistici, tra soggiorni dedicati al benessere termale e alla scoperta di sapori intensi. Partendo dalla Toscana e percorrendo dal valico del Muraglione la Statale 67 Tosco Romagnola verso Forlì, si incontrano i comuni innanzitutto i centri di Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe, che rientrano all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. San Benedetto in Alpe lega la sua storia a quella della vicina Abbazia Benedettina, una delle più antiche dell’Appennino. Nei dintorni , da non perdere l’escursione alle Cascate dell’Acquacheta, che affascinarono anche il Sommo Poeta, citate come sono nel XVI canto dell’Inferno. Portico di Romagna : un borgo gioiello che conserva l’ antico assetto medioevale su tre piani degradanti verso il fiume, paese così bellissimo da scoprire a piedi con la passeggiata romantica fino al Ponte della Maestà, sul fiume ancora giovane; fra i suoi palazzi nobiliari di chiara fattura granducale, quello chiamato Portinari , tradizione vuole che sarebbe appartenuto a Folco Portinari, padre di Beatrice (Folco infatti nacque a Portico). A 7 Km da Portico, sulla strada per Tredozio (località Inferno) nella zona del Monte Busca, ecco la curiosità del “Vulcano più piccolo d’Italia” : sul terreno, un piccolo fuoco brucia in permanenza, come naturale emanazione di idrocarburi gassosi. Nella seconda domenica di ottobre si svolge la Sagra dei frutti del sottobosco e dell’artigianato artistico Rocca San Casciano presidia la media Val Montone al fondovalle di un strategico quadrivio (strade dirette per Tredozio, Modigliana, Predappio, San Zeno). Con Leopoldo II di Lorena e la sua "Riforma giudiziaria", il Tribunale di Rocca San Casciano diventò competente per tutta la Romagna Toscana, e con la riforma amministrativa del 1859, quando alla cittadina fu assegnato il ruolo di Capoluogo della “Romagna – Toscana”, consolidò la posizione di principale centro appenninico del territorio. Nel centro del paese risplende la scenografica Piazza Garibaldi : risalente al 1200, con originale configurazione triangolare ed in leggera pendenza, ripavimentata in cotto toscano, è circonchiusa da bassi portici e palazzi dall’ aspetto armonioso, fra cui spiccano il Palazzo Pretorio e la Torre Civica. Sul fiume Montone (nell’ultimo sabato di marzo si svolge qui la Festa dei Falò), dal Ponte Vecchio a due archi del 1600, il quale ha resistito a terremoti e memorabili piene, si ammira una pittoresca “Rocca San Casciano sul fiume”. Il percorso di fondovalle conduce poi a Dovadola dove l’antica Rocca dei Guidi domina il paese quasi a controllare l’accesso ai due “guadi” sul corso del Montone. Il comune presenta ancora il vecchio borgo fiorentino a topografia ortogonale compreso tra il letto del fiume e appunto la “Roccaccia” che risale al XII sec. Zona del tartufo bianco di Romagna (Tuber magnatum), Dovadola lo celebra a ottobre con una famosa sagra.
Castrocaro Terme e Terra del Sole , antico capoluogo della Romagna Toscana, è oggi un noto centro termale e una vivace località turistica. Le antiche acque termali di Castrocaro sono utilizzati dal 1838 per curare diversi tipi di malattie; Lo Stabilimento Termale, aperto tutto l’anno, è dotato di piscine con idromassaggio, idropercorso vascolare e di moderni reparti dedicati ai bambini. La sua Fortezza medievale ospita numerose iniziative tra cui gli spettacoli di falconeria e le feste medievali ed è sede del Museo Storico Archeologico del Castello e della Città (Mu.S.A) e dell’enoteca della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Forlì e Cesena. Castrocaro lega la sua storia a quella della medicea Terra del Sole, che conserva ancora intatto il suo impianto rinascimentale, così come la volle Cosimo de’ Medici. In entrambi i borghi i fasti passati rivivono grazie a prestigiose rievocazioni storiche come le Feste medievali a Castrocaro e il Palio di Santa Reparata che si svolge nella grande piazza di Terra del Sole dominata dalla Chiesa di Santa Reparata.
Lungo la Valle del Tramazzo Modigliana e Tredozio… Ad ovest della Val Montone, è possibile raggiungere (attraverso valici di contro crinali da Portico, Rocca San Casciano e Dovadola) i centri di Modigliana e Tredozio, nella valle del fiume Tramazzo A Tredozio, stazione climatica turistica a 334 metri slm. , ogni anno si svolge una simpatica Sagra e Palio dell’uovo dedicata in occasione della Pasqua alla tradizione della battitura delle uova. Nei dintorni merita un’escursione il lago di Ponte attraverso la sentieristica del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in un ambiente forestale e faunistico appenninico conservato in modo ammirevole. Le colline che si incontrano sulla strada per Modigliana sono in parte impiantate a kiwi, ma il bacino è vocato anche alla produzione di un vino Sangiovese assai caratteristico (Festa del Sangiovese 4° weekend d’aprile). In questa bella cittadina che ha dato i natali al pittore macchiaiolo Silvestro Lega (celebrato anche in occasione delle Feste dell’Ottocento con i Tableaux Vivants ispirati ai suoi dipinti) meritano una visita la Piazza Pretorio e la Pinacoteca, ed il Museo civico Don Giovanni Verità La valle del Tramazzo scende verso Faenza e quivi l’omonimo torrente confluisce nel fiume Lamone . La splendida città di Faenza, e piccoli borghi-gioiello, possono essere raggiunti dalla Toscana col suggestivo e romantico percorso …del treno !
Lungo la Valle del Lamone La ferrovia ”faentina” : Marradi Brisighella e Faenza… “La Faentina” : è la linea ferroviaria Firenze-Faenza. Dalla stazione di Santa Maria Novella alla città romagnola 1 ora e 49 minuti di magnifico percorso appenninico in verdi valli romantiche , ricche di boschi e panorami. Le stazioni principali della linea sono: Firenze S. M. Novella, S. Piero a Sieve, Borgo S. Lorenzo, Marradi, Brisighella, Faenza. Dopo Borgo San Lorenzo, una serie di gallerie proiettano il viaggiatore lungo la Valle del Lamone, bellissima.. Suggestivo il borgo di Marradi, paese natale del poeta Dino Campana, in novembre, la celebre Sagra delle Castagne di Marradi per quattro fine settimana. Sulla romantica vettura conosciuta con lo storico nome di “Littorina” (che fra poco verrà soppiantato dal più moderno e tecnologico treno “Minuetto”) c’ è la possibilità di trasportare, la propria bicicletta col sistema Treno+Bici. (si veda sito della Fiab Federazione Italiana Amici della Bicicletta) Sovrastato dalla Rocca posta sul poggio, l’abitato medioevale della magnifica Brisighella è caratterizzato da un’architettura civile tipicamente collinare, in cui spicca la cosiddetta “Via degli Asini”, un camminamento sopraelevato protetto da un portico, che in passato aveva una funzione di difesa sino a diventare la sede dei birocciai locali, che tenevano i loro asini nei "cameroni" del Borgo. A pochi chilometri da Brisighella, lungo il tracciato appenninico della "Faventina", si trova la Pieve di San Giovanni in Ottavo (più comunemente conosciuta come Pieve del Thò), che una leggenda vuole costruita per volontà di Galla Placidia. L’ origine romana di Faenza (Faventia..) è testimoniato dal classico sviluppo urbanistico ortogonale. Magnifica la piazza centrale, uno scenografico slargo battezzato con due nomi: Piazza della Libertà, illuminata dalla quattrocentesca Cattedrale Manfrediana e la Fontana del XVII secolo; e l’attigua Piazza del Popolo, stupendamente porticata (portico degli Orefici), col Palazzo del Podestà e la retrostante Corte della Molinella, con il classico Teatro Masini Tesoro fra i tesori cittadini, il Museo Internazionale delle Ceramiche, eccezionale mostra della fulgida tradizione di questa area per la creazione di autentici capolavori artistici, dall’epoca romana ai giorni nostri (“faenza-faience” in molti luoghi d’Europa è ancora utilizzato come sinonimo di maiolica). Nelle due grandi collezioni di ceramiche antica e moderna, sono presentate anche le altre regioni italiane e varie nazioni. Oggi ci sono oltre sessanta botteghe artigiane sparse tra centro storico e area comunale, dove valenti maestri realizzano e vendono le inimitabili “faenze”, altrove introvabili In giugno, la città si mobilita per lo storico Palio del Niballo, lo spettacolare e scenografico torneo tra cinque cavalieri dei rioni cittadini, che rievoca lotte, fasti ed epopee della Faenza governata dai Manfredi Cinque colori (bianco, giallo, nero, rosso e verde). Il terzo fine settimana di novembre a Faenza è protagonista Enologica e Salone del prodotto tipico, prestigiosa kermesse dei migliori vini e prodotti della regione Emilia Romagna
Lungo la Valle del Rabbi Premilcuore e Predappio… Premilcuore, da tempo frequentata stazione climatica per soggiorni estivi, col centro storico, aggrappato ad uno sperone sul fiume Rabbi, conserva oggi una delle più intatte strutture urbanistiche di borgo medioevale dell’appennino romagnolo (suggestiva cinta muraria, torri e stradine inerpicanti). Porta Fiorentina è oggi il simbolo del paese, con Orologio meccanico del 1593, azionato, all’antica maniera, dal movimento di due sassi che tendono una lunga corda di canapa per tutta l’altezza della torre ed imponenti edifici che riflettono lo stile architettonico della Romagna Toscana granducale; In estate, villeggianti usano prendere balneazione nel fiume Rabbi, in siti a monte del centro storico di Premilcuore, ove si trovano cascatelle, e pittoresche anse e spiaggette. In Premilcuore (Sagra della Castagna seconda domenenica di ottobre) è collocato il Centro visita del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi-Monte Falterona-Campigna. In Fiumicello - 6 Km a sud di Premilcuore, da vedere lo stupendo Mulino Mengozzi (fermare l’autoveicolo nel parcheggio di Fiumicello davanti al ristorante; proseguire a piedi per i 400 metri di mulattiera). Scendendo la vallata del fiume Rabbi, si giunge a Predappio, complesso urbano creato negli anni Venti-Trenta a rappresentanza di città ‘esemplare’ di “fondazione” avendo dato i natali a Benito Mussolini. Il vero emblema della città è la Casa del Fascio, un edificio di grande effetto progettato dall’architetto Arnaldo Fuzzi nel 1934 e sormontato dalla monumentale torre littoria. Di pregio anche Palazzo Varano (1927) oggi sede del municipio. Tre chilometri a monte di Predappio sorge Predappio Alta, con le antiche cantine Zoli ove è allestito l’ antico Museo del Vino, e dove è possibile assaggiare Sangiovese abbinato ad alcuni piatti tipici romagnoli. Durante il periodo natalizio un originale presepe è allestito nelle grotte della Solfatara, l’ex miniera di zolfo di Predappio Alta. Altro evento sono ‘La Tre giorni del Sangiovese’, che a inizio settembre celebra la tradizionale culla di questo vitigno, che in queste terra dà vita ad un vino magnifico, robusto e strutturato.
Sulla Via Emilia Forlì Nel cuore della Romagna, adagiata sulla via Emilia, una città riservata e tranquilla, centro di grande fermento culturale e commerciale, dove l’amore per la propria terra si realizza in un alto livello di qualità della vita: ecco Forlì. È raro trovare una città dove si respira un’aria così serena: passeggiando nel centro si vive un tempo rallentato, rilassato e piacevole. Nello stesso tempo si percepisce l’attività di una città viva e aperta al mondo, portata, per la sua stessa posizione geografica a poca distanza dal mare e dagli Appennini, alla comunicazione con l’esterno e all’ospitalità. Cuore della città è la grande piazza Aurelio Saffi. Di ampio respiro, centralissima, rappresenta la sintesi della storia culturale della città e con l’alternarsi di epoche e stili architettonici è fra le più belle d’Italia per l’ampiezza dell’area e per l’austera bellezza degli edifici che la circondano. Il Palazzo Comunale edificato a partire dall’anno mille e progressivamente ampliato in varie epoche, lo stile gotico del Palazzo del Potestà, il quattrocentesco Palazzo Albertini, il Palazzo delle Poste degli anni Trenta, sono splendide testimonianze di epoche ben diverse e dell’evoluzione nei secoli della città. Sulla piazza si affaccia, inoltre, la romanica Abbazia di San Mercuriale con il chiostro ed il campanile, uno dei simboli della città, gioiello architettonico di origini antichissime. Durante il “Ventennio”, poi, Forlì fu oggetto di importanti interventi architettonici che univano propositi di valorizzazione estetica e funzionale a quelli politico propagandistici come ad esempio il complesso di Piazzale del Vittoria, di gusto prettamente littorio, con il collegio Aeronautico affiancato da una maestosa statua di Icaro. Dall’eclettismo al razionalismo, ancora oggi il visitatore può ammirare squisite realizzazioni della così detta architettura del moderno che costituiscono un patrimonio di rilievo internazionale che si snodano lungo un percorso cittadino davvero affascinate. C’è poi uno dei fiori all’occhiello della Forlì dei giorni nostri: è il complesso monumentale del San Domenico. Dopo un’importante restauro, la Città ha deciso di destinare l’area a complesso museale. Vi hanno sede la Pinacoteca ed i Musei civici dove si possono ammirare opere di grande pregio. La qualità della Pinacoteca è data da sculture quali l’Ebe di Antonio Canova e dalla presenza delle grandi tele di Guido Cagnacci, del Guercino, di Carlo Cignani, di Andrea Sacchi e Francesco Albani. Da segnalare la quadreria Pedriali, notevole per un bellissimo Sablet e una grande tela di Fattori e la donazione Righini, che comprende olî e acqueforti di Giorgio Morandi. Nei Musei San Domenico, poi, da alcuni anni, si organizzano mostre di grandissimo rilievo nazionale che partendo da Marco Palmezzano, Silvestro Lega, Guido Cagnacci e Antonio Canova hanno portato all’evento di quest’anno: “Melozzo da Forlì - L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello”. Attraverso questa mostra la città di Forlì intende celebrare il suo artista più famoso, raccogliendo per la prima volta la totalità delle sue opere con la più completa esposizione che gli sia stata mai dedicata. La mostra è ancora in corso ed è possibile ammirare le splendide opere che vi sono esposte.
Lungo la Valle del Bidente S.Sofia, Galeata, Civitella di Romagna, Meldola… Scendendo dal Passo della Calla, il fascino di Campigna (m 1068 slm), è dato dal tratto di foresta cupa e severa: come nelle fiabe del Grande Nord, dominano qui gli altissimi e fitti abeti bianchi . Sono gli alberi impiantati ed amorevolmente curati dai frati camaldolesi secondo un loro rigoroso Codice Forestale, che servivano per le alberature delle galere degli arsenali di Pisa e di Livorno, oltrechè per usi civili (Duomo di Firenze, ecc.). Nascosti dalla foresta, i segni dell’abitato di Campigna: una chiesa di sasso, due alberghi in stile montanaro e la casa della Forestale: e così il luogo di caccia preferito dai Lorena...è rimasto proprio come qualche secolo fa! Da Campigna, dipartono sentieri e piste forestali, anche facili e suggestive, per i boschi, le foreste e le radure, incontrastati regni di rapaci, ungulati ed anche lupi… In Corniolo, borgo e stazione climatica ai piedi del massiccio del Falterona, una deviazione di tre chilometri conduce in Valbonella al Giardino Botanico della Flora dell’Appennino, un museo scientifico all’aria aperta di oltre 500 specie arboree. In località Ridracoli, ecco la grandiosa Diga che sbarra un lago artificiale in fiabesca simbiosi con la fitta foresta. A valle della diga, l’antico micro-borgo di Ridracoli, oggi attrezzato di servizi e di casolari sparsi riconvertiti dall’abbandono. Da non perdere la visita a Idro l’EcoMuseo delle Acque di Ridracoli S. Sofia attraversata dall’ampio alveo di fondovalle dei riunificati rami del fiume Bidente, sede della Comunità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi-Monte Falterona-Campigna (con Centro Visita), dalla Romagna Toscana granducale ha ereditato una certa vivacità artistica e culturale, la cui massima espressione è il Premio Campigna, prestigioso riconoscimento nazionale di pittura presso il Galleria di Arte Contemporanea “Vero Stoppioni”. Piazza Matteotti, sulla riva orografica sinistra del Bidente, rappresenta la parte “fiorentina” di S.Sofia, col Palazzo Comunale e Torre Civica (rimaneggiati in stile neogotico dopo il terremoto del 1918) ed il ristrutturato Palazzo Giorgi sede dell’ Ostello per visitatori e turisti A tre km Galeata, centro ricco di storia…nel V secolo, con il governo del re Teodorico, la città faceva capo anche alla figura carismatica del santo taumaturgo che fondò la famosa Abbazia di Sant’Ellero. I preziosi e antichi reperti provenienti dall’Abbazia di Sant’Ellero e dalla vicina necropoli di Mevanìola, l’antica e perduta città i cui resti sono ancora visibili a monte del paese, in frazione Pianetto, sono oggi custoditi presso il Museo archeologico. Scendendo lungo la statale si arriva quindi a Civitella di Romagna, caratteristico borgo fortificato che conserva ancora la antica struttura urbanistica. I resti dell’antica Rocca (XII sec.) sono sormontati dalla Torre dell’Orologio, ricostruita in stile neogotico. Nella zona a sud del paese, svetta l’imponente Santuario della Beata Vergine della Suasia ; chiesa a croce greca, edificata nel 1560 sul luogo di ripetute apparizioni, sull’altare maggiore vi è conservata la venerata immagine della “Madonna con Bambino”, affresco di autore ignoto, di scuola toscana del XV secolo. La cittadina è nota per la produzione di ciliegie, a cui viene dedicata a giugno una grande mostra mercato. Continuando lungo il corso del Bidente si raggiunge infine Cusercoli, caratteristico borgo che si erge su uno sperone roccioso dominato dal castello medievale e dalla chiesa di San Bonifacio. Qui ogni anno, al Fungo prugnolo si dedica la sagra nel secondo e terzo weekend di maggio, mentre il ‘Tartufo bianco pregiato’ della Valle del Bidente è protagonista di una sagra che si svolge la seconda e la terza domenica di novembre. Allo sbocco della valle in pianura, ecco Meldola, col cuore della città rappresentato da piazza Orsini, su cui si affacciano il suggestivo Loggiato Aldobrandini (XVII sec.), la Casa Natale di Felice Orsini e l’elegante Teatro Dragoni (1826). Due gli interessanti e vivi musei cittadini legati alla natura: il Museo di Ecologia e centro Visitatori e il Museo del Baco da Seta.
Sulla Via Emilia Bertinoro Si “affaccia” sulla Via Emilia come …Balcone di Romagna. Ecco Bertinoro, arricchita da mura, torri e antiche dimore, dove Piazza della Libertà è suggestivo terrazzo panoramico, dove l’atmosfera medioevale si può cogliere passeggiando nel nucleo antico, tra edifici d’epoca, strette contrade acciottolate e gli antichi tetti che si stagliano all’orizzonte…La Colonna delle Anella è il simbolo ufficiale della città, e l’emblema stesso della tradizionale ospitalità romagnola. Una vocazione a cui è dedicata ogni anno la Festa dell’Ospitalità, la prima domenica di settembre, quando viene rievocato un antico rito duecentesco secondo La Rocca (X sec.), che domina il borgo, si erge su un’altura dalla quale lo sguardo è catturato dalla valle sottostante. Al piano terra è allestito il Museo Interreligioso, che testimonia la volontà di confrontare e studiare tre grandi religioni: l’Islam, il Cristianesimo e l’Ebraismo, oggi la Rocca è anche sede del Ceub, Centro Congressi e Centro Residenziale Universitario. Le forti tradizioni vitivinicole, il regno riconosciuto dell’Albana, ne fanno da sempre la capitale dell’enologia romagnola, ora in grande fermento e riscossa qualitativa. E poi c’è Vini e Sapori in Strada, il distintivo evento enogastronomico che si tiene a Bertinoro la sera del primo sabato di giugno: una grande occasione per scoprire o riscoprire i prodotti tipici della Romagna, rinomati in tutta Italia per il loro sapore unico e la genuinità, e i vini Doc come il Sangiovese di Romagna, il Pagadebit e l’Albana. Un territorio dove ritrovare armonia ed equilibrio, anche grazie alle rinnovate Terme di Fratta, che denotano - assieme al recuperato splendido Grand Hotel – il territorio wellness, della dolcezza del paesaggio e del benessere del corpo: qui sgorgano sette sorgenti ricche di preziosi sali minerali, conosciute sin dall’epoca romana per i loro effetti benefici. Il centro dispone di reparti di fangobalneoterapia, rieducazione motoria e preparazione allo sport, piscine termali a diversa temperatura con idromassaggi e cascate d’acqua, salette relax e il percorso “Armonie Naturali” ideali per ritrovare l’equilibrio con se stessi e con i propri ritmi biologici.
Lungo la Valle del Savio Verghereto, Bagno di Romagna, Sarsina, Mercato Saraceno Verghereto è il piccolo paese vicino allo storico "snodo" del valico di Montecoronaro: alla convergenza della strada che dalla Valle del Savio portava a Roma, con quella che giungeva dal Montefeltro. Interessante nel territorio lo splendido anello stradale Verghereto, Montecoronaro, Balze, Alfero, Acquapartita, attorno ai due grandi ed ubertosi massicci del Monte Comero e del Monte Fumaiolo (stazione sciistica, da cui nasce il fiume Savio, e quello più caro… a Roma ed ai romani!). Sul circuito, si sono sviluppati importanti poli di villeggiatura stagionale in Balze ed Alfero. Innumerevoli possibilità per il turista attivo e sportivo (lago Pontini o da Verghereto trekking alla vetta del Monte Comero, da Montecoronaro camminata alle sorgenti del fiume Savio, o all’Eremo di S.Alberico, immerso in una fantastica faggeta, raggiungibile da Balze attraverso antica mulattiera) Sul primo fondovalle ecco l’area di Bagno di Romagna dove si scoprono colori e sapori della montagna e della sua cucina, e le acque del benessere delle sue Terme. Il suo vasto territorio comprende foreste secolari, torrenti, fiumi e laghi, spazi naturali ricchi di flora e fauna, importanti fenomeni geologici e geotermici, e una parte ancora più pregiata e incontaminata, la Foresta della Lama con la riserva integrale di Sassofratino, racchiusa all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Nella piazza di Bagno la bella Basilica romanica di S. Maria Assunta (con opere d’arte di scuola toscana rinascimentale), con l’attigua via Fiorentina, in cui risplende lo storico Palazzo del Capitano. La gastronomia viva e gustosa, nasce da un peculiare matrimonio di sapori fra Romagna e Toscana; la cultura e le tradizioni rivivono ogni anno in rievocazioni storiche consolidate come I Giorni del Capitano. A S. Piero in Bagno, l’altro nucleo del Comune, centro vivace di commerci e servizi, hanno sede il Municipio e la Comunità Montana. Bella la Piazza S.Allende, coi settecenteschi palazzi di ispirazione toscana; da osservare il Ponte dei Frati , manufatto sulla via antica Sarsina, patria di quel Plauto padre della commediografia latina e moderna (a cui ogni estate è dedicata la rassegna teatrale “Plautus Festival”), sede di un Museo Archeologico Nazionale (Mausoleo di Rufo e mosaico “Trionfo di Dioniso”) tra i più importanti dell’Italia settentrionale e della millenaria Cattedrale di San Vicinio, è crogiolo di storia, di arte e di cultura. In centro, da non perdere la visita alla Cattedrale Romanica di San Vicinio (possibilità di benedizione con apposizione della “Catena di San Vicinio”, in ogni momento della giornata). A piedi, dal centro di Sarsina, è possibile una facile escursione alle Marmitte dei Giganti: dalla strada statale per Bagno di Romagna, si accede ai due sentieri segnalati ed attrezzati, e poi al “Fosso del Lagaccio” fra ardite cascatelle e spettacolari erosioni fluviali Risalendo la vallata del Savio, si incontra Mercato Saraceno, antico luogo di scambio e commerci, arroccato su tre terrazzi alluvionali sul fiume Savio: la tradizione dei mercati è rievocata ogni anno nella caratteristica Fiera di Maggio. Il cuore del paese è Piazza Mazzini, poco sopra la piazza si trova Palazzo Dolcini, caratteristico edificio in stile liberty oggi adibito a teatro e centro culturale polivalente. L’evento che ogni anno attira in città il maggior numero di visitatori è il Palio del Saraceno, a settembre: una grande rievocazione storica che vede protagonisti i Cavalieri degli otto Castelli locali che si sfidano in un torneo di abilità a cavallo.
Sulla Via Emilia Cesena Cesena ovvero… la ‘Città Malatestiana’: racchiusa nello scorpione disegnato dalle sue mura tre-quattrocentesche, è una città vivace e culturalmente dinamica, come testimoniano la tradizionale festa di San Giovanni a fine giugno e gli appuntamenti gastronomici di piazza come Cesena a Tavola in autunno e a fine estate il Festival internazionale del Cibo di strada, con la sua versione nazionale Saporie, nonché in anni più recenti la Notte della Cultura. In un itinerario cesenate ideale la prima tappa è rappresentata senza dubbio dalla Biblioteca Malatestiana, iscritta nel prestigioso Registro Internazionale della Memoria del Mondo dell’Unesco per il suo gioiello umanistico: l’Aula del Nuti, voluta dal signore Malatesta Novello e conservata intatta nei secoli. In Piazza del Popolo c’è la bella fontana in pietra d’Istria del Masini, con accanto Palazzo Albornoz, attuale sede del Municipio. Sul Colle Garampo si erge la Rocca Malatestiana, una delle fortezze più imponenti della Romagna, mentre sul colle Spaziano si staglia l’Abbazia del Monte, che oggi conserva una preziosa collezione di ex voto. Da ricordare il Teatro Bonci, splendido teatro ottocentesco che vanta un’acustica di prim’ordine e cartelloni di prosa di qualità e l’attività del Centro Cinema Città di Cesena, specializzato nella fotografia di scena.
Nelle Terre del Rubicone Sogliano al Rubicone, Roncofreddo, Montiano, Longiano, Savignano sul Rubicone, Borghi… Per chi viene in auto dall’area di Arezzo, le Terre del Rubicone sono direttamente raggiungibili (oltreché con percorsi interni alla Romagna) dalla E 45 (uscita Bivio Montegelli per Sogliano) e dalla strada di Badia Tedalda (per Sogliano via Novafeltria). Un viaggio lungo le Terre del Rubicone, permette di scoprire piccole valli interne quasi dimenticate ma nelle quali è ancora oggi possibile sentire il fascino discreto di un antico potere ormai decaduto: quello dei Malatesta, che regnarono in questa parte di Romagna lasciando tracce della loro magnificenza nelle rocche, nelle pievi e nei piccolissimi borghi che costellano il territorio… Sogliano al Rubicone, è il “piccolo grandemente amato paese di Romagna”, come lo definì nei suoi versi Giovanni Pascoli: con questo paese il poeta ebbe un legame profondo, suggellato dalla cittadinanza onoraria conferitagli nel 1906. Seguendo il percorso pascoliano, che permette di scoprire i luoghi fisici che fecero parte della vita del poeta e che costituirono fonte di ispirazione, si arriva in Piazza Garibaldi, cuore del paese, dove ha sede il Palazzo della Cultura (Palazzo Marcosanti-Ripa), che ospita cinque interessanti mostre permanenti: Raccolta Veggiani, Collezione di Arte Povera, Museo della Linea Christa, Museo Leonardo da Vinci e la Romagna e Museo del disco. Sogliano è noto in tutta Italia come cittadina delle Fosse: antichi antri tufacei scavati nel Medioevo dove dal XV secolo viene portata avanti la tradizione del formaggio di fossa, sepolto e lasciato fermentare per alcuni mesi nel tufo. A questo prodotto certificato con il marchio Dop è dedicata ogni anno la tradizionale Fiera del Formaggio di Fossa, a novembre, quando avviene il rito della “sfossatura”. A circa 11 km da Sogliano il piccolo borgo medievale di Montetiffi, noto per la produzione delle caratteristiche teglie in argilla, arnesi da cucina utilizzati tradizionalmente per cuocere la mitica piadina. Il borgo di Roncofreddo (sagra Piccola fiera d’autunno l’ultima domenica di novembre), appollaiato con vista sull’Adriatico, è Comune di un vasto territorio ricco di micro borghi sorti nelle vette dei poggi sui resti di castelli e fortificazioni di origine medioevale e della epopea malatestiana. In città l’interessante Museo del Fronte 1944, essendo per molti mesi Roncofreddo, con il territorio del Rubicone e del riminese, sulla “Linea Gotica” nell’epico scontro tra 8ª armata inglese e tedeschi in ritirata. Nelle immediate vicinanze di Roncofreddo si incontrano il castello di Sorrivoli (in agosto il Festival dei burattini), il borgo di Monteleone che affascinò Lord Byron, i micro paesi di Montereale, Montaguzzo, Ardiano… Da Roncofreddo si può scendere a Montiano, balcone naturale sulla pianura cesenate, cittadina ricca di sapori ed antiche vestigia. Dell’antica fortezza malatestiana, distrutta dagli eventi bellici del 1944, restano ancora visibili le imponenti mura con l’originario portale d’ingresso. Sulla piazza principale si affacciano la Porta Malatesta, edificata nel 1583, e la Chiesa dei Tre Monti. La seicentesca Chiesa di San Francesco è oggi un centro culturale polivalente e ospita gran parte delle proprietà comunali d’arte. Consigliabile una breve tappa anche nella vicina Montenovo, per vedere i resti dell’antico castello. A Settembre su queste colline si festeggiano i prodotti tipici del territorio con la Sagra de Grasol, dedicata ai gustosi ciccioli.
Da Montiano si prosegue in direzione Longiano, raggiungibile in auto in pochi minuti. Appena entrati nel borgo si notano l’ottocentesco Teatro Petrella - un palcoscenico prediletto per le prime teatrali, che svolge un’apprezzata attività in vari settori dello spettacolo - e l’imponente santuario del SS Crocifisso Un intrico di viuzze e piccole scalette conducono alla sommità del colle: qui attende, imponente e solenne, il Castello Malatestiano (XI secolo), posto a guardia della pianura sottostante e al tempo stesso elegante dimora signorile. Ora è sede della Fondazione Tito Balestra, poeta e artista romagnolo, ricchissima collezione di opere d’arte figurativa dedicate al 2° Novecento italiano. La settecentesca chiesa di Santa Maria delle Lacrime è sede del Museo Italiano della Ghisa, nel centro culturale San Girolamo si può invece visitare il Museo del Disco d’Epoca, una collezione unica in Italia. Fra i vari eventi ospitati ogni anno a Longiano, si ricorda la particolare rassegna Longiano dei Presepi, l’appuntamento biennale con il Festival dell’Antico Organetto e l’evento Vini e Sapori in Strada: una magica serata del secondo sabato di luglio sulla scenografica piazza del Castello Malatestiano. Da Longiano, si può percorrrere una spettacolare strada panoramica (sul percorso della Strada dei vini e dei sapori ) in discesa verso Savignano sul Rubicone, proprio il piccolo fiume attraversato nel 49 a. C., in direzione Rimini-Roma, da Giulio Cesare in armi al celebre grido “…alea iacta est !”. L’asse della via Emilia è storica via consolare che segna lo spartiacque tra la media collina e la pianura. Il Ponte sul Rubicone (II secolo a.C.) nel centro di Savignano (ricostruito dopo il minamento operato nel 1944 dai tedeschi in ritirata) può essere l’inizio ideale di un itinerario alla scoperta dei secoli di storia che convivono in questo territorio. Chiamata anche ‘l’Atene di Romagna’, Savignano vanta una folta schiera di studiosi, letterati ed archeologi e ogni anno dedica uno spazio particolare alla fotografia d’autore con la rassegna Si Fest. L’Accademia dei Filopatridi è una delle più antiche e prestigiose accademie di studi della Romagna e conserva un prestigioso nucleo di circa 2.000 incisioni. Da Savignano si può infine salire a Borghi (sul crinale fra i fiumi Uso e Rubicone, ai confini con la provincia di Rimini) un piccolo agglomerato di struttura medievale, ancora oggi cinto da robuste mura quattrocentesche. Nel cuore del borgo medievale sorge la Chiesa di Santa Croce, mentre sul fondo della strada alta del castello si staglia la suggestiva Loggia Settecentesca. Tradizione vuole che qui sia nato uno dei dolci più caratteristici e antichi della Romagna, a cui il paese dedica ogni anno una sagra a maggio: il Bustreng, una dolce prelibatezza preparata con farina di castagne, uvetta e pinoli…ed altri ingredienti della ricetta segreta..!
UN’OCCHIATA AI LUOGI DELLA TOSCANA sulle tracce di Pellegrino Artusi… Nel centenario della morte di Pellegrino Artusi, il padre riconosciuto della cucina italiana (il suo La Scienza in Cucina, pubblicato per la prima volta nel 1891, è un classico che fa bella vista nelle cucine di tutta Italia), romagnolo di nascita ma vissuto per gran parte della sua vita a Firenze, vogliamo ripercorrere idealmente insieme a lui un viaggio a ritroso fra Toscana e Romagna, più esattamente da Firenze seguendo la strada Tosco-Romagnola n. 67 in direzione Pontassieve, seguendo il corso del fiume Sieve e salire poi verso il mitico passo del Muraglione, passaggio obbligato tra Romagna e Toscana, per scendere verso la Romagna fino a Forlimpopoli, dove Artusi era nato nel 1820. Il trait d’union di questo itinerario tosco-romagnolo è costituito dalla varietà che comunque ha dato luogo anche ad una forte coesione - di luoghi, tradizioni, culturale e sicuramente culinaria- tra due terre di confine, mantenuta nel tempo e che ancora oggi ci permette di gustare storie, paesaggi e cibi che lasciano il segno, di qua e di là dal Muraglione, e che Pellegrino Artusi sapientemente seppe mettere insieme e raccontare nel modo raffinato e appassionato che lo ha contraddistinto. Firenze, Piazza d’Azeglio 25 Artusi si trasferì qui nel 1865 e vi abitò fino alla morte nel 1911. Si tratta di un’ampia piazza alberata con giardino, dove nel mese si svolgerà una settimana di degustazioni e vendita di prodotti gastronomici. Una delle iniziative artusiane che si terranno a Firenze nel corso del 2011, a questa pagina puoi trovare tutte le informazioni, alcune manifestazioni sono ancora in via di definizione.
Da Piazza d’Azeglio ci dirigiamo a nord-est, e seguiamo la strada regionale 67: il centro principale della Val di Sieve che si incontra venendo da Firenze è Pontassieve, sorto nel Duecento in prossimità della confluenza della Sieve nell’Arno. Conserva un ponte mediceo fatto costruire nel 1555 dal Granduca Cosimo I de’ Medici. Numerose sono le ville e fattorie sulle colline ricche di vigneti e di uliveti che fanno di Pontassieve un ben noto centro di produzione di vino e di olio, insieme a Rufina che si incontra a poca distanza. Alla coltura della vite è legata infatti la bella villa di Poggio Reale, trasformata in Museo della Vite e del Vino. I dintorni di Rufina, caratterizzati da dolci colline, vedono il paese di Pomino, famoso anch’esso per il vino e per la pieve di San Bartolomeo del XII secolo e quello di Turicchi, antica contea dei vescovi di Fiesole. Passato l’abitato di Contea, facendo una deviazione sulla destra si raggiunge dopo pochi chilometri il paese di Londa, di antichissima fondazione, caratterizzato da un piccolo lago artificiale che costituisce una piacevole attrattiva nella bella stagione. A settembre si tiene una fiera dedicata al prodotto d’eccellenza della zona, la pesca Regina. Tornando sulla strada 67 si oltrepassa Sandetole per raggiungere dopo poco l’abitato di Dicomano, di fondazione romana, caratterizzato da bei portici seicenteschi e dall’oratorio neoclassico di Sant’Onofrio. A maggio si svolge una tradizionale fiera agricola che richiama sempre molte persone. Da Dicomano la strada 67 comincia a salire progressivamente verso San Godenzo, che si erge in posizione elevata e panoramica, immersa in boschi di castagni. Tutto il territorio di San Godenzo, famosa per l’incontro tra esuli ghibellini e guelfi bianchi a cui partecipò anche Dante nel 1302, ha un alto valore ambientale e non lontano, in località Castagno d’Andrea, è la porta di accesso al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, monte Falterona e Campigna. Bella anche se tortuosa la strada che conduce al Muraglione, circondata da boschi di castagni e faggi. La strada fu fatta costruire nel 1836 (un’opera di alta ingegneria per quei tempi) dal Granduca Leopoldo II, insieme ad una locanda e un grande muro - da cui deriva il nome - per riparare viandanti e carrozze dal forte vento di crinale. Da qui la vista si perde verso il gruppo del Falterona, raggiungibile attraverso un percorso escursionistico. Il passo è infatti un posto tappa della Grande Escursione Appenninica, molto suggestivo il percorso che dal Muraglione porta a Colla della Maestà e poi alla cascata dell’Acquacheta, citata da Dante nel XVI Canto dell’Inferno. Scendendo verso la valle del Montone, dopo soli tre chilometri siamo già in Romagna, incontriamo prima San Benedetto in Alpe (meta classica per la passeggiata alla cascata dell’Acquacheta) e poi Portico di Romagna, ma questa è un’altra storia che lasciamo raccontare ai nostri amici transappenninici.
Strada facendo… Se ti viene fame, puoi trovare i ristoranti di Firenze che presentano ricette artusiane nei loro menù. Tutta la cucina fiorentina d’altronde è contaminata – in senso positivo- dagli ingredienti e tradizioni che Artusi ci ha indicato oltre un secolo fa, semplice perché si nutre di prodotti del territorio, in particolare ortaggi e legumi, e creativa allo stesso tempo perché si tratta di una cucina in origine povera, che ricorre alla fantasia per variare i sapori da portare in tavola. Prodotti della via artusiana Le carni: la bistecca alla fiorentina, il lampredotto, la trippa, i salumi, la finocchiona, il bardiccio (che è un tipo di salume della cucina “povera” contadina, prodotto nei mesi più freddi), la selvaggina, l’arrosto girato, la pesca “Regina di Londa”, i formaggi, l’olio, i legumi tra cui spiccano il cece rosa della zona di Reggello e il fagiolo zolfino del Pratomagno, per finire con gli ottimi vini Chianti Rufina e Pomino.