GSD MAGAZINE • DIABETOLOGIA
SPECIALE DIABETE GSD INTERVISTA A DOTT.SSA Loredana
BONISOLLI
SPECIALISTA IN DIABETOLOGIA E MALATTIE DEL RICAMBIO DELL'U.O. DI ENDOCRINOLOGIA, AREA ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE METABOLICHE IRCCS POLICLINICO SAN DONATO (MI)
Cosa c’è di nuovo?
TERAPIA DEL DIABETE DI TIPO 2 di Antonella Quaranta
Dottoressa Bonisolli, esiste l’insulina in pillole?
© ROB3000 - STOCK.ADOBE.COM
«Non ancora, ma la stanno studiando. Fino a ora non è stato possibile mettere a punto un modo per somministrare insulina per via orale: la proteina, infatti, non resiste quando incontra l’ambiente acido dello stomaco e così viene scarsamente assorbita dall’intestino. Una ricerca recente condotta dall'Università di Harvard e pubblicata sulla rivista scientifica PNAS ha fornito risultati incoraggianti in merito all’insulina somministrata per via orale: è stata prodotta una capsula in grado di superare l'azione dei succhi gastrici dello stomaco, entrando all'interno dell'intestino fino al rilascio nel sangue. La capsula prevede un rivestimento resistente agli acidi, contenente un liquido ionico costituito da colina e acido geranico, al cui interno è protetta l'insulina che riesce così a raggiungere l’intestino e da qui la circolazione sanguigna».
Altri gruppi di ricerca stanno sperimentando una insulina da prendere per bocca?
VERO O FALSO? le. Esiste l’insulina in pillo
FALSO
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«Esiste anche un altro studio di fase 2 (quindi molto lontano dalla fase di sperimentazione sull'uomo: occorrerà attendere anche più di dieci anni per sapere se queste ipotesi al vaglio della ricerca scientifica saranno confermate e, solo allora, potrà essere avviata la produzione del farmaco vero e proprio, ndr), appena pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology, che ha dato esiti favorevoli utilizzando un analogo, a lunga durata di azione, dell’insulina umana, modificato in alcune sequenze di aminoacidi e unito a caprato di sodio, rendendolo più resistente all’attacco dei succhi gastrici e facilitandone l’assorbimento intestinale».
Quali sono le principali difficoltà emerse nella sperimentazione di queste molecole che potrebbero aprire alla produzione di un farmaco simile a una “insulina in pillole”?
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SPECIALE DIABETE GSD
«Vi sono ancora molti problemi da risolvere: questa insulina, infatti, per ora è stata testata principalmente nel ratto, mentre pochi studi sono stati condotti nell'uomo. Inoltre, per avere una efficacia sono stati necessari dosaggi di insulina cinque volte superiori a quelli dell’insulina somministrata per via sottocutanea. Siamo quindi ancora ai primi passi di un lungo percorso, ma la ricerca scientifica non si arresta».
Quali sono le terapie per il diabete di tipo 2 più efficaci e nuove?
NON TUTTI SANNO CHE...
DIABETE E CUORE
«Diabete e cuore sono strettamente collegati. La terapia del diabete di tipo 2 deve essere personalizzata facendo distinzione fra pazienti cardiopatici e non cardiopatici: nel paziente cardiopatico andranno utilizzati preferenzialmente i farmaci che hanno dimostrato un buon profilo di sicurezza ma anche effetti cardioprotettivi, cioè la capacità di ridurre il rischio cardiovascolare. È stato recentemente dimostrato come, in pazienti con malattia cardiovascolare, l’impiego di alcuni farmaci della classe delle gliflozine o della classe degli agonisti recettoriali del GLP-1 determini la riduzione di ulteriori eventi cardiovascolari, del rischio di morte e, nel caso delle gliflozine, del rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco. Da sottolineare che la diabetologia italiana aveva precorso i tempi, inserendo negli Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018 entrambe queste indicazioni. La visione del diabetologo deve perciò essere di vasta portata comprendendo, oltre al raggiungimento del migliore compenso glicometabolico possibile, anche la prevenzione dell’insorgenza o della progressione delle complicanze, tra le quali quelle cardiovascolari».
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«Le nuove linee guida delle due principali società scientifiche internazionali di diabetologia, ADA e EASD, sono caratterizzate da due rilevanti indicazioni per quanto riguarda il trattamento del diabete di tipo 2 (in termini medici abbreviato con la sigla DMT2, ndr) e cioè dopo la metformina, che resta il farmaco di prima scelta (il più affidabile e prescritto, ndr), in caso di un controllo non soddisfacente del compenso glicemico si dovranno aggiungere i farmaci ipoglicemizzanti con il migliore profilo di sicurezza e cioè quelli che non provocano ipoglicemie: i vecchi farmaci, come le sulfaniluree, vengono retrocessi a favore dei farmaci di nuova generazione e di farmaci più sicuri quali: incretine, analoghi GLP-1, gliflozine, pioglitazone». n
Diabete e Sessualità - LUI
DISFUNZIONE ERETTILE E DIABETE DI TIPO 2 Un problema maschile che influenza la salute e le felicità della coppia. Diabetologo, urologo, andrologo e cardiologo uniti per mettere a punto la terapia che salva la glicemia e la relazione di coppia di Antonella Quaranta
Se
ne parla ancora troppo poco, ma genera frustrazione e depressione, in lui e in lei. Una sofferenza silenziosa con la quale convivono sempre più uomini, già poco inclini a controlli clinici e confidenze intime con il medico. Spesso la causa è lui: il diabete (e le sue complicanze) che dagli occhi ai piedi, passando dal cuore e dal sistema immunitario, intacca i principali organi e con essi la qualità della vita di chi si scopre affetto da questa disfunzione metabolica (la causa dell’insorgere della patologia nel caso di diabete di tipo 2) o predisposizione genetica e/o immunitaria (le cause del diabete di tipo 1). Vergogna a parlare di certi temi da parte dell’uomo paziente, ma anche poche domande dirette poste dal medico curante o dallo specialista sono alla base di molti matrimoni bianchi e di una vita di coppia poco soddisfacente. Cosa si può fare per prevenire o convivere al meglio con questa complicanza del diabete che interferisce con la sfera sessuale e affettiva del paziente? Lo abbiamo chiesto ai diabetologi di IRCCS Policlinico San Donato e IRCCS Ospedale San Raffaele.
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CAMPANELLI D’ALLARME
Disfunzione erettile, problemi di cuore e infarto Un sintomo predittivo. Se compare occorre, oltre che dall’andrologo, farsi visitare da un cardiologo «Studi pubblicati negli ultimi decenni hanno dimostrato come la disfunzione erettile possa costituire un sintomo precoce di patologie cardiovascolari, quali patologie coronariche, cerebrovascolari, arteriopatie, complicanze frequenti della malattia diabetica. Per il suo valore predittivo pertanto è evidente la necessità di uno screening precoce e di un tempestivo intervento sui fattori di rischio cardiovascolare associati».
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FONTE: web.org /wp-content/ uro gy rolo And of European Association ale-Sexual-Dysfunction-2015-v2.pdf es-M uploads/EAU-Guidelin
Dottoressa Bonisolli, cosa è la disfunzione erettile?
«La disfunzione erettile consiste nella persistente o ricorrente incapacità dell’uomo di ottenere e/o mantenere l’erezione fino al termine del rapporto sessuale».
Quali sono le cause?
«Si tratta di una condizione determinata dall’interazione di più elementi, tra i quali fattori vascolari, neurogeni, endocrino-metabolici e psicogeni. Il diabete rappresenta una delle condizioni più frequenti nell’insorgenza della disfunzione erettile».
Che percentuale di pazienti diabetici è colpita da disfunzione erettile?
«La disfunzione erettile interessa dal 35 al 90 per certo del totale della popolazione diabetica ed è legata alla durata della malattia e alla presenza di complicanze micro e macrovascolari».
Che fascia di età colpisce?
«A differenza di quanto accade nella popolazione generale, in cui questo sintomo si manifesta in genere a partire dai 40 anni, risultati di diversi studi epidemiologici hanno evidenziato come la disfunzione erettile tenda a manifestarsi nel diabetico circa 10 anni in anticipo rispetto all’uomo non diabetico. Ovviamente questo significa che la tendenza a sviluppare un andamento più severo comporta un impatto molto più precoce sulla salute sessuale della coppia».
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Quali sono i controlli a cui sottoporsi per prevenire e trattare la disfunzione erettile nel paziente diabetico?
«La presenza di disfunzione erettile nel diabete di tipo 2 deve essere indagata già al momento della diagnosi e successivamente una volta all’anno. Nel diabete di tipo 1 essa va ricercata in caso di lunga durata di malattia o di altre complicanze croniche, in particolare neuropatia e vasculopatia. Nel caso di riscontro di disfunzione erettile si deve procedere alla valutazione dei fattori di rischio cardiovascolare e, dove possibile, alla loro correzione. «La visita andrologica rappresenta il momento cardine per l’inquadramento dell’origine del sintomo e per la valutazione complessiva della sfera sessuale del paziente. Un’attenta anamnesi riguardo alla comparsa e alla modalità d’insorgenza della disfunzione (supportata da questionari specifici) permette, insieme alla valutazione ormonale, di indirizzare il medico verso la possibile origine del disturbo. L’andrologo, però, non può svolgere da solo questo compito ed è sempre necessario il coinvolgimento di altre figure specialistiche per valutare le altre possibili cause – valutazione di malattia cardiovascolare, con il cardiologo, indagine di una origine psicologica, con lo psicosessuologo – e guidare il paziente verso il percorso terapeutico più appropriato».
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Quali sono le terapie per curare la disfunzione erettile?
«Prima dell’avvio di farmaci specifici per la disfunzione erettile è fondamentale aver raggiunto l’ottimale controllo del diabete, in grado di per sé di migliorare la funzione delle cellule che rivestono i vasi sanguigni. Tuttavia è spesso necessario ricorrere alla terapia farmacologica, che vede al primo posto nella scelta i farmaci PDE5-inibitori, di cui il principio attivo sildenafil è il capostipite, che hanno una notevole efficacia anche in questa popolazione. Oltre alla terapia farmacologica classica esistono, per le forme più severe di disfunzione erettile, altre terapie farmacologiche, come l’utilizzo di farmaci somministrati a livello locale per via iniettiva prima del rapporto. La terapia non farma-
cologica invece si basa sull’utilizzo di dispositivi come il Vacuum Erection Device, che permette al paziente di raggiungere l’erezione mediante un dispositivo applicato a livello del pene. Infine, la terapia chirurgica con impianto di protesi, che rappresenta al momento l’alternativa limitata ai casi che non rispondono o non accettano le terapie meno invasive».
La disfunzione erettile è in aumento tra i diabetici?
«Dalle valutazioni più recenti non sembra che il sintomo sia in aumento nei diabetici, in realtà è più verosimile che ci sia una sempre maggiore consapevolezza di questo disturbo e quindi un maggiore interesse nell’indagare da parte del medico (e del paziente). I diabetici hanno comunque un rischio circa 3,5 volte maggiore di manifestarla rispetto alla popolazione generale».
E in generale nei giovani uomini?
«Negli ultimi anni è stato possibile constatare una sempre più precoce età d’esordio della disfunzione erettile e, di conseguenza, un incremento del numero di pazienti che ricercano assistenza per questo delicato problema. Parte di questo aumento è sicuramente da ricondurre a una maggiore libertà nel colloquio con il proprio medico legata al crollo di alcuni tabù, in passato più radicati nella nostra cultura. A ogni modo è impossibile negare come a volte questo sintomo, il cui esordio può manifestarsi fin dalla prima adolescenza, rappresenti la punta dell’iceberg di problematiche psicologiche e interpersonali profonde». n
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