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LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA e la musicoterapia ANNO XI N.RO 5 del 01/05 /2015
Pag. 1. Pag. psicologica 2. Expo 2015 3. Favignana 4. Scuola dell’umiliazione 5. Teatro romano 6. Racconto: IL CORVO 7. L’orante perfetta 9. Tommaso Guardati 10. Una donna nella storia 11. Si chiama tenuità 12. L’angolo del cuore 13. Sport in Finlandia 14. Destra bella o brutta 15. Giuseppe Castronovo 17. Pagina medica 18. I grandi pensatori 19. Io la vedo così 20.Io la vedo così 21. Essere donna oggi 22. Le Frattaglie 23. Giuditta 24. Storia della musica 25. Politica e Nazione 26. La riforma ed i giovani 29. La colata 30. Museo dioces.Salerno 31. Lacreme napulitane 32. Regimen sanitatis sal. 34. Conc.Mater Dei 35.Da Cronache cilentane 36.Redazioni e riferimenti
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La popolazione italiana, per il progresso della medicina e le mutate condizioni di vita, è diventata più longeva. Inoltre, la marcata diminuzione delle nascite ha fatto riscontro a un fenomeno di invecchiamento sociale alla soglia degli ottant'anni. Ciò avrebbe dovuto attivare adeguate iniziative anche nel contesto socio-sanitario. Al contrario, l'organizzazione economica e socio-culturale non solo non riesce a valorizzare le risorse e le potenzialità degli anziani, ma neppure garantisce il soddisfacimento dei loro bisogni specifici. Il sostegno maggiore, nei problemi della terza e quarta età, è ancora garantito da familiari e vicini (rete informale), senza un sistema di inter-venti integrati dalla conoscenza dei bisogni degli anziani e di quelle difficoltà "fisiologiche" che conducono alla emarginazione ed alla esclu-sione sociale. Una Organizzazione adeguata degli aiuti, infatti, terrebbe conto, in pri-mis, delle esigenze spirituali dell'anziano, quali il bisogno di appartenen-za, di mantenere stretto il legame con le persone ed i luoghi delle proprie radici e di essere ancora importanti per qualcuno. Ma, non è tutto: va ancora aggiunto la necessità di coltivare la propria autostima, il mantener vivi interessi culturali ed occupazionali, continuare a nutrire i propri sogni (proiezione nel futuro), aggiungendo alla propria esperienza una nuova co noscenza. Infine, va considerato lo sforzo di mantenere un buon livello di autonomia, promuovendo occasioni di apprendimento continuo e di partecipazione alla vita sociale e politica, in un contesto di protezione efficace da aggressioni, prevaricazioni, e pericolose dipendenze, causate dalla solitudine. Nell'occidente, lo stereotipo dell'anziano, quale soggetto depauperato, passivo, incapace e dipendente, in concomitanza all'evoluzione della famiglia nucleare ed alla velocizzazione della vita, ha condizionato tutti gli interventi pubblici in favore degli anziani. In passato, nel contesto della famiglia patriarcale, l'anziano rivestiva un ruolo fondamentale sia all'interno della famiglia, che della società. Egli significava scrigno di valori che trasmetteva ai più giovani, a difesa delle radici culturali e della tradizione. Era, infatti un punto di forza costruttiva, un equilibrio che integrava il passato con il presente, per un futuro più graduale ed equilibrato. Oggi, l'anziano ha tempi e cultura che non trovano alcun riscontro nella società virtuale, globalizzata ed informatizzata, dove la velocità è tutto e non vi è più posto per la riflessione ed i valori del passato. Ci siamo altresì convinti che questi "diverticoli della memoria" quasi non sono non ci sono di nessuna utilità, ma addirittura ci ostacolano nel nostri rapidi movimenti economici, nella nostra cultura automatica, nel vivere consumistico dove il risparmio è considerato dannoso per l'economia. I primi timidi tentativi di inserimento, a favore degli anziani, si sono verificati in alcuni comuni italiani, dove lavoratori pensionati sono stati impegnati in lavori socialmente utili : vigilare sull'entrata e l'uscita degli alunni, cura dei giardini pubblici ed altro. Purtroppo, la risposta sociale tarda a venire e la solitudine e la fragilità fisica e mentale fanno il resto, aggravando le condizioni di vita già precarie dell'anziano, che si abbandona sempre più all'apatia ed alla passività. 1) F. Pastore, LE PROBLEMATICHE DELLA Vecchiaia, pag.4- 5 A.I.T.W. ed. SA. 2004 – Scaricabile in e-book su Google play, cod. GGKEY:K6C9CH8SW3Q E
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EXPO 2015: L’ESPOSIZIONE DELLA IPOCRISIA Premetto di non essere tra coloro che sono pregiudizialmente ostili all‟EXPO 2015. Si tratta certamente di una grande vetrina per la nostra produzione agroalimentare (ma ha senso ancora chiamarla “nostra”?) oltre che di una preziosa occasione di sviluppo e di lavoro per taluni. Per taluni ma non per tanti – sia detto per inciso – malgrado la bufala dei giovani italiani che avrebbero rinunziato ad un “lavoro” precarissimo e sottopagato, assai meno dei 1.300 euro (al lordo) strombazzati sulla stampa. Poco male; gli immigrati sono qui per questo, per fare “i lavori che gli italiani non vogliono più fare”, disposti anche a dormire per terra e a mangiare cicoria, mentre quegli scansafatiche dei nostri giovani pretendono di potersi pagare vitto e alloggio. A parte questo genere di considerazioni, comunque, quel che lascia l‟amaro in bocca è soprattutto la consapevolezza che la scintillante vetrina dell‟Expo non andrà neanche a scalfire la gigantesca manovra che è in atto per derubare l‟intero pianeta del diritto all‟alimentazione, e per trasformare tale diritto in una fonte di guadagno per pochissimi speculatori. Lo strumento di questa sporca, sporchissima manovra sono le sementi. Fino ad oggi, tutti i popoli del mondo hanno piantato le loro sementi, e da queste sementi sono venuti i frutti che hanno consentito loro di nutrirsi, oltre ad assicurare quella biodiversità che è una delle grandi ricchezze del nostro mondo; e, in particolare, di alcune sue regioni (Italia in testa). Da alcuni anni a questa parte, invece – più o meno da quando gli USA sono rimasti l‟unica superpotenza del globo – ci si muove in direzione esattamente opposta, si va verso la creazione di tipologie uniche di sementi e verso la loro privatizzazione: nelle mani – manco a dirlo – di alcune grandi multinazionali americane. L‟obiettivo è evidente, anche se si fa di tutto per dissimularlo: esattamente come si è già fatto per il diritto di creare danaro (prima facoltà degli Stati ed oggi appannaggio delle “banche centrali” private), si intende sottrarre ai popoli la facoltà di creare il proprio cibo, costringendoli a comprare questo diritto da coloro che ne avranno legalmente il monopolio. Attenzione, siamo soltanto all‟ inizio: per il mo-
mento nell‟ occhio del ciclone ci sono soltanto le produzioni di memedie dimensioni, quelle che costituiscono l‟ossatura dei mercati agroalimentari nazionali,soprattutto nei paesi europei. Ma – ci scommetto – in un futuro non so quanto lontano anche il singolo contadino che coltiva il suo orto con sementi “illegali” sarà passibile di pene severissime. Come negli scenari di certi romanzi di fantascienza dal sapore apocalittico. Quando leggo la domanda-slogan che fa da sottotiolo all‟Expo 2015, dunque, non posso che sorridere, amaramente: «è possibile assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile?» Sorrido amaramente perché non è a questo che tendono i “poteri forti” che governano il mondo d‟oggi. Loro intenzione non è nutrire l‟umanità, ma tenere sotto scacco l‟umanità. Loro intenzione non è assicurare un‟alimentazione buona e sana, bensì un‟alimentazione omologata, omogeneizzata, inquinata da pesticidi sempre più pericolosi e da OGM (organismi geneticamente modificati) i cui effetti a lunga scadenza non sono nemmeno immaginabili. Ed ancor più amaramente sorrido quando penso al destino dell‟industria agroalimentare italiana (o a quel che ne resta); destino che in questo momento è oggetto di trattative nel quadro dei colloqui segreti che preludono all‟incombente trattato di libero scambio fra USA ed Unione Europea (il famigerato TTIP). E ci sarà ben un motivo perché tali trattative non vengano condotte alla luce del sole, ma siano – lo ribadisco – avvolte nel più assoluto segreto. E tale motivo non può essere che uno ed uno solo: evitare la sollevazione di tutti i settori produttivi e mercantili dei paesi europei –– agroalimentare in testa – i cui interessi stanno per essere sacrificati sull‟altare dalla carità pelosa dello Zio Sam. Magari con lo spauracchio di un Califfato che ci inquieta e di una “quinta colonna” di 5.000 (secondo i prudentissimi calcoli dei servizi segreti) adepti dell‟ISIS dislocati in Europa. Intanto – mentre fervono le trattative segrete – il legislatore americano e quello europeo non sono rimasti con le mani in mano, ed hanno già iniziato solertemente a costruire l‟ossatura su cui si articolerà l‟intero edificio del nascente monopolio agroalimentare ispirato dalla filosofia OGM.
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L‟INSEDIAMENTO medievale di Favignana
(conclusioni)
L‟arcipelago delle Isole Egadi è un territorio ben definito e delineato geograficamente e morfologicamente nel triangolo formato da Favignana, Levanzo, Marettimo e l‟antistante costa tra Trapani e Marsala. Quest‟angolo di Sicilia, poiché al suo estremo Occidente, ebbe un ruolo estremamente strategico sia sotto il profilo commerciale che sotto quello politico-militare. Dalla preistoria transitarono in questo mare gente e idee che parteciparono attivamente allo sviluppo di Europa e Africa. In questo mare si consumò uno degli eventi che decisero la storia del mondo di allora: la battaglia delle Egadi del 241 a.C. che spianò la strada al dominio romano. Il clamore evocativo di questo scontro costituisce un richiamo che attrae l‟attenzione su questo interessante spazio di Mediterraneo. Per i numerosi elementi unificanti di carattere storico e culturale questa area possiede un'unitarietà attraente, scientificamente valida e un ottimo valore aggiunto all'offerta turistica dell'intero arcipelago. Da qui, infatti, passavano gran parte delle rotte che collegavano l'Europa all'Africa rendendo questo territorio un luogo di grande importanza strategica posto all'estremo Occidente della Sicilia, presso uno dei passaggi obbligati delle rotte che univano il versante settentrionale e quello meridionale della Sicilia. Il presente studio si è posto come obbiettivo lo studio dei siti legati principalmente alla nascita del culto cristiano in queste isole. Risulta evidente la presenza di un nucleo cristiano che trovò nell‟arcipelago egadino un luogo dove poter professare la propria fede. -3-
lontano dalle prime persecuzioni imperiali. Le numerose testimonianze presenti negli ipogei e nelle grotte di Favignana andrebbero salvaguardate e tutelate attraverso il repentino intervento delle Soprintendenze e del Comune di competenza. La zona archeologica di San Nicola e le grotte presenti sul Monte Santa Caterina meriterebbero maggiore attenzione anche da parte di studiosi e università locali e non, auspicando un maggior interesse anche turistico. Casi di abbandono quali quelli della Grotta degli Archi e della Grotta delle Stele dovrebbero essere denunciati. Dott.ssa Paola Leo
Ringraziamo l’autrice per questo contributo, notevole per strutturazione ed impegno di ricerca. Personalmente siamo convinti che la cultura è il risultato della buona volontà di un microcosmo di studiosi, che si impegnano a documentare sull’habitat e sui fenomeni sociali, soffocati sempre più da un politica cieca e nemica del bene comune. Alla Leo, le congratulazioni di questa Direzione. N.d.D.
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I NOSTRI FIGLI SONO QUEL CHE NOI SIAMO LA SCUOLA DELL’UMILIAZIONE Una signora mi ha detto che quanto accaduto in quel liceo, durante quella gita, è esageratamente folklo-ristico, inopportunamente sbandierato, negligente-mente punitivo, perché a suo modo di vedere ci sono stati eccessi mediatici e di comunicazione in riferimento a un episodio che non è poi così grave. Non è successo nulla di eclatante, più semplicemente una goliardata, una presa in giro, né più né meno di un gioco. Una ragazzata come tante altre, una ragazzata come quelle che si fanno dalla notte dei tempi, una ragazzata da non prendere troppo sul serio, proprio per non farla diventare un caso che poi rischia d‟esser irresponsabilmente replicato. Prima di risponderle ho davvero contato fino a dieci, per non incorrere in un surplus inadeguato di aggettivi e sostantivi di vecchio e nuovo conio. Ho sempre pensato che i nostri figli rappresentano quel che noi siamo come adulti e dunque anche come non volutamente maturi, dentro una sorta di antitesi al nostro ruolo genitoriale, di educatori, formatori. A tal proposito mi è sufficiente pensare con non meno intensità al cane ferocemente asociale e pirla, semplicemente perché il padrone è un indicibile pirla per giunta patentato. Un adolescente afferrato, denudato, depilato a forza, caramellato come un cono gelato, messo alla berlina, denigrato, costretto a sottomettersi con la violenza, fino a considerarlo un oggetto, una cosa, uno spazio di divertimento, dove per qualche momento è rimasta sospesa la libertà di ognuno e di ciascuno, nonché il rispetto dovuto alla stessa vita umana. Domando a questa signora scandalizzata dalla punizione troppo pesante esplicitata dal Preside, se questo atto di persecuzione messo in pratica dai coetanei, a mio modo di vedere, giustamente sospesi, può davvero essere ritenuto un innocente momento ricreativo, un‟opportunità di svago? Oppure usare la violenza verso un compagno ritenuto sfigato, drammaticamente innocente, è invece un atto prettamente bullistico, un atteggiamento-comportamento che scaturisce dalla “quotidiana anormalità” dei rapporti tra le persone, delle relazioni vissute in contrordine, bellamente in ribellione con quella linea mediana a volte banale e sonnolenta che però risulta essere un vero e proprio salvavita. La signora dallo sguardo perentorio mi risponde senza troppi dubbi al seguito: sono giovanissimi che hanno messo in scena teatralmente una bischerata. No, signora mia, non è una ragazzata, e, c‟è di
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peggio, predisporsi alla sbrigativa delegittimante assoluzione, ricorrendo alle solite giustificazioni, nelle reiterate arringhe da genitori presi in contropiede, disperatamente alla ricerca di sempre nuovi e attrezzatissimi laboratori dove si costruiscono sfavillanti attenuanti pronte per l‟uso. Un adolescente messo sotto brutalmente dal branco, spogliato, costretto a diventare una caricatura di se stesso per il piacere dei commensali convenuti al banchetto degli imbecilli, non ritengo possa esser un‟architettura adolescenziale sgangherata a tal punto da indurre a ridimensionarla a un fotogramma di simpatica comicità, perché non lo è affatto. E‟ violenza messa in scena nei “consueti” canali mediatici molto in voga tra gli adolescenti, significando che lo strumento della violenza è percepito come un gioco, dunque anche il sopruso, la prepotenza, lo scherno ripetuto fino a scarnificarne la dignità, pubblicando le immagini tramite la messaggistica istantanea per sublimarne l‟evento. E‟ scuola dell‟umiliazione, della sevizia che procede spedita in barba alle emozioni, ai valori, alla cultura del rispetto dell‟altro che non può e non deve venire meno. Cara signora le auguro che suo figlio non incolga mai in qualche innocente scherzetto-dolcetto come lo ha definito e maldestramente sminuito lei, neppure le auguro l‟incontro con la sofferenza per un dolore così profondo, confido piuttosto nel suo istinto di madre attenta e sensibile, madre che educa, che tira fuori “insieme” il meglio dal proprio figlio, madre che non difende l‟indifendibile, perché quanto accaduto a quel ragazzo è segnale verticale e orizzontale da non percepire con indifferenza, affinché domani non risulti suo figlio a dover subire i morsi di quelle “ragazzate” come le ha erroneamente chiamate lei. Vincenzo Andraus
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IL TEATRO ROMANO a cura di Andropos
La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Negli ultimi decenni della repubblica, si assiste a una grande crescita di interesse verso il teatro, che ormai non coinvolge più solo gli strati popolari, ma anche le classi medie e alte, e l'élite intellettuale. Cicerone, appassionato frequentatore di teatri, ci documenta il sorgere di nuove e più fastose strutture, e l'evolvere del pubblico romano verso un più acuto senso critico, al punto di fischiare quegli attori che, nel recitare in versi, avessero sbagliato la metrica. Accanto alle commedie, lo spettatore latino comincia ad appassionarsi anche alle tragedie. Il genere tragico fu anch'esso ripreso dai modelli greci. Era detta fabula cothurnata (da cothurni, le calzature con alte zeppe degli attori greci) oppure palliata (da pallium, come per la commedia) se di ambientazione greca. Quando la tragedia trattava dei temi della Roma dell'epoca, con allusioni alle vicende politiche correnti, era detta praetexta (dalla toga praetexta, orlata di porpora, in uso per i magistrati). Ennio, Marco Pacuvio e Lucio Accio furono autori di tragedie, non pervenuteci. L'unica praetexta ("Octavia") giunta fino ai nostri giorni è un'opera falsamente attribuita a Lucio Anneo Seneca, composta poco dopo la morte dell'imperatore Nerone. Il massimo dei tragici latini si ritiene sia stato Accio, il quale, oltre a scrivere una quarantina di tragedie d'argomento greco, si avventurò nella composizione di due praetextae: Bruto e Decius, tratteggiando i caratteri di due eroi repubblicani romani. Seneca si distinse per lo spostamento del nodo tragico, dalla tradizionale contrapposizione tra l'umanità e le norme divine, alla passione autenticamente sgorgata dal cuore umano.
Lucio Anneo Seneca: PHOENISSAE (fabula coturnata - circa 20 d.C.) Seneca, in latino Lucius Annaeus Seneca, anche noto come Seneca o Seneca il giovane (Corduba, 4 a.C. – Roma, 65), è stato un filosofo,drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo. Seneca fu attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, dove fu senatore e questore, dando un impulso riformatore.Condannato a morte da Caligola ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiamò a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno, e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.Seneca influenzò profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno diQuinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio. TRAMA DELLA COMMEDIA – La trama è in- lo di ogni male. centrata in due episodi che sono tratti dai modelli Polinice, affranto e dispiaciuto, torna in patria e greci di Eschilo e Sofocle. Il re di Tebe Edipo, resosi medita una guerra contro il fratello Eteocle. Così, consapevole di aver ucciso il padre e di averne spo- radunati sei valorosi sovrani delle province vicine, sato la moglie (cioè sua madre naturale) per la dispe- Polinice si prepara per assaltare Tebe. Secondo i suoi razione si acceca ed è costretto ad essere esiliato dalla piani ogni re suo alleato avrebbe dovuto distruggere stessa città che governa. La figlia Antigone, l'unica una delle sette porte della città affinché Tebe potesse rimastagli fedele, lo accompagna nel viaggio a Colo- essere espugnata e il sovrano Eteocle trucidato. no e gli impedisce ad un certo punto di uccidersi, vista Antigone, ora che Edipo sta quasi per morire di la costernazione profondissima del genitore. Edipo, vecchiaia, si trova costretta a fare qualcosa per maledetto dagli Dei, diventa sempre più anziano e salvare le vite della famiglia. debole, finendo anche in miseria. Colono non è altro SINOSSI: che una prigione dove espiare i propri peccati, ma Le fenicie (Phoenissae) è una tragedia incompiuta pare che il momento del perdono sia molto lontano. scritta nel I secolo dal filosofo romano Seneca, Antigone, più che premurosa, lo assiste sempre, basandosi sui modelli dei tre grandi poeti greci: facendo passare tutta la sua gioventù e i suoi amori. A Eschilo, Sofocle ed Euripide. Tebe intanto i figliastri di Edipo (ossia i suoi fratellastri) Eteocle e Polinice si stanno contendendo il ASSOCIAZIONE LUCANA potere. Infatti le leggi antiche vogliono che il potere “G. Fortunato” - SALERNO di una città sia di due deter-minati sovrani. Scacciato SEDE SOCIALE in Via Cantarella dal fratello più forte, Polinice viaggia per Colono sperando di trovare il consenso e l'appoggio del padre. Edipo, contrariamente alle aspettative del figlio, lo maledice crudelmente, insultandolo e minacciando-
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IL CORVO
Un racconto di Egidio Siviglia Il dott. Loiacono, dirigente emerito dell‟Ufficio del Registro, mentre si allontanava dalla vettura, si sentì stringere il braccio: era il parroco del paese. Si conoscevano da anni ed erano legati da fraterno affetto. “Quale buon vento ti porta in questa contrada?” “Spero che il vento spiri in mio favore; son venuto a regolare i conti col tuo vicino di casa: mi ha fornito tutti gli infissi e li ha corredati con vetri atermici”. “Se vuoi, ti faccio da spalla”. “Non penso che mi tratti male, anzi, spero di avere un ulteriore sconto sui prezzi concordati”. “Bene, ci vedremo più tardi”. Dopo aver saldato il debito, Domenico Loiacono era contento per aver avuto un ottimo sconto e aver rimediato un invito a cena. Quando fu in istrada, accanto all‟auto, trovò l‟amico che si era trattenuto con un parrocchiano. “Il nostro comune amico ha avuto un riguardo particolare, e mi ha invitato all‟inaugurazione della cosiddetta tavernetta, che è in fondo al laboratorio del design. Mi ha detto che inviterà anche te, e ciò mi fa enorme piacere e… non ho capito perché è stato al-quanto turbato, quando gli ho suggerito di non trascu-rare il dott. Figiani”. “Il soggetto che hai nominato non è molto stimato, il soggetto…, si… lo chiamano, il Corvo, perché tutti sono convinti che sia uno dei più grandi iettatori della Campania”. “Sciocchezze…!!! Mi meraviglio di te che sei persona colta…!”. “Proprio per questo, io non credo alla magia; però, l‟attrazione e la repulsione degli atomi di Leucippo hanno qualche riscontro nel magnetismo terrestre”. “Congetture filosofiche e ipotesi pseudo-scientifiche!”. “Mimmo, ti dico ciò che ho sentito: Mario Apicella, spesso lasciava l‟Ufficio e si concedeva qualche pausa; un giorno, nel momento in cui voleva distrarsi per un piacevole incontro, si vide piombare addosso il Figiani che, col solo silenzio, gli fece sentire il peso di un delitto non ancora consumato”. Ovviamente lo svolgimento delle azioni seguì il naturale corso degli eventi, e, di conseguenza, per Mario la figura del Figiani divenne sinonimo di iettatore. Quando fu sera, Mario confidò il tutto a Pasquale; l‟episodio sarebbe stato dimenticato, se non ci fosse stato il seguito: Pasquale, mentre usciva di casa per andare a pesca, cosa che faceva quasi ogni domenica, si trovò di fronte il Figiani che gli domandò dove fosse diretto. Pasquale gli rispose che stava per andare a pesca. Il Figiani apostrofò dall‟alto della sua saccenteria: “Pasquale, di domenica bisogna santificare la festa; invece di partecipare alla Messa te ne vai a pesca;
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e poi … e poi … e poi, Pulcinella soleva dire che a mare non si trova riparo”. Pasquale, irritato dalle parole del Figiani voleva reagire, ma fu investito da un‟ulteriore domanda: “Ma il motore della tua barca funziona bene?”. “Sì, sì …!!! E per essere sicuro ho un motore di scorta”. Dopo di che, senza salutarsi, ognuno andò per la propria strada. Come Dio volle, Pasquale ritornò a casa solo dopo una lunga attesa e grazie a un amico che lo riportò sulla terra ferma. Sulla riva, anche il soccorritore commentò: “Ma è tremendo questo Figiani! Due motori…”. La voce si sparse per l‟intero paese. Il dottore Loiacono sorrise alquanto e ancora una volta non diede importanza alle stranezze popolari. Il reverendo aggiunse: “Se dici a un bambino che il fuoco scotta non ti crede; se ne accorgerà solo quando si sarà ustionato”. La sera della cena tutti presero posto e dopo gli auguri e gli applausi, lo sguardo di tutti era verso il forno in attesa della tradizionale pizza; Mimmo, stimolato dal profumo, si rivolse alla consorte per condividere l‟incanto del piacevole momento., ma questa era svenuta ed era distesa sotto il tavolo. Qualcuno disse: “Figiani colpisce ancora!”. La festa si tramutò tristemente in qualcosa di caotico, perché la ricerca del medico, il dolore degli astanti, la confusione delle menti e lo spettro del Figiani, condirono una serata che ebbe un epilogò ancora più disastroso: l‟energia elettrica venne meno e, ognuno pensò di rincasare per proprio conto. Mentre stavano uscendo dal laboratorio, l‟ultima auto, quella del proprietario, si rifiutò di mettersi in moto. I pochi rimasti erano sgomenti. Il parroco che, certamente più di tutti, conosceva uomini e cose, esclamò: “Com‟è possibile che l‟auto non parte? Ma il Figiani se n‟è andato!”. Stizzita si levò una voce: “Me ne vado! Me ne vado!”. Subito il rombo dell‟auto annunciò la fine: e così la seduta fu tolta.
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L’ORANTE PERFETTA
Nel mese di maggio, mese mariano per eccellenza, vogliamo rivolgerci alla Vergine perché preghi per noi, essendo lei l‟orante perfetta. Maria, secondo i Vangeli, era una credente e osservava la legge di Mosè (purificazione al tempio,pellegrinaggio a Gerusalemme),legge che continuò ad osservare anche in periodo postpentecostale insieme alla prima comunità cristiana. E‟ verosimile, infatti, che frequentasse la sinagoga di Nazaret nel gineceo riservato alle donne, che da lì ascoltasse la proclamazione e il commento della Torah, che se nutrisse e la interiorizzasse; che pregasse con i salmi e li meditasse nel suo cuore. Tutta la sua vita, come quella del pio israelita, fu costellata di benedizioni; fu, quindi, la sua una vita d‟intensa preghiera. In sintonia con la pietà ebraica un antico apocrifo sul Transito di Maria pone sulle sue labbra, all‟avvicinarsi della morte, una duplice serie di benedizioni rivolte a suo Figlio e al Padre:” Ti benedico, segno del cielo apparso sulla terra per eleggermi e dimorare in me. (…) Benedico te e i tuoi tre ministri che tu hai mandato per il ministero delle tre vie. Benedico te e la luce eterna in cui abiti. Benedico la piantagione delle tue mani, che dura in eterno. (…) Benedico te, o Signore di ogni benedizione: benedico le dimore della tua gloria; benedico il sommo Cherubino della luce, divenuto tuo abitacolo nel mio grembo. (…) Bendico te con tutta la forza a me promessa”. Negli stessi Atti la incontriamo l‟ultima volta nel Cenacolo mentre prega insieme agli Apostoli. Maria dunque, come Gesù stesso, ha pregato molto; ha recitato preghiere di ringraziamento e di lode, come il Magnificat (unica preghiera tramandataci composta direttamente da lei) e di richiesta come a Cana di Galilea dove Gesù compie il suo primo miracolo all‟inizio della sua vita pubblica, anticipandone l‟ora: Onnipotenza supplice di Maria! Mediatrice di tutte e grazie, Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Maria continua a pregare per noi peccatori, così come -7-
Quod Deus imperio, tu prece Virgo potes (S. Bernardo) l‟invochiamo nell‟Ave Maria, perché Ella è la Madre potente sempre esaudita dal Figlio: Chiedi, madre mia, non ti respingerò. “Per noi prega: Egli prescrisse/ che sia legge il tuo pregar”, canta il poeta. ragione dunque la Marialis cultus la addita come Vergine in preghiera. D‟altra parte se è vero che la preghiera che proviene dal giusto è molto potente perché, come dice il Poeta, sale su da un cuor che vive in grazia, Maria non può che essere l‟Orante perfetta, e ” quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini […] Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza”. Scrive il Monfort “Se dunque negli scritti di san Bernardo, di san Bernardino, di san Bonaventura e di altri si legge che tutto nel cielo e sulla terra e Dio stesso è sottomesso a Maria, si deve intendere che l’autorità conferitale da Dio è talmente grande da sembrare che ella abbia la medesima potenza di Dio e che sue preghiere e domande siano talmente efficaci presso Dio, da valere sempre quali comandi presso la sua Maestà, la quale non resiste mai alla preghiera della sua diletta madre, perché è sempre umile e conforme al suo volere. “ Perciò tra le più antiche e diffuse immagini mariane venerate in Oriente vi è quella della Orante che la ritrae generalmente in piedi, senza il Bambino, in posizione frontale e con le mani levate al cielo, come, ad esempio, la Madonna Greca, un bassorilievo marmoreo del sec. XI, proveniente da Costantinopoli e venerato a Ravenna; possiamo trovarla anche a mezzo busto, se ha il Bambino inquadrato in un disco viene detta Madonna del Segno, con chiaro riferimento alla profezia di Isaia “Il Signore vi darà un segno: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele.” .
Renato Nicodemo
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In Occidente, invece, è molto diffusa l‟immagine della Vergine che prega in piedi ma con le mani giunte, così come apparve anche a Lourdes o a Fatima ( a Lourdes vi è anche una statua che la ritrae nell‟atto di farsi il segno della Croce). Al di fuori di molte raffigurazioni della Natività, è molto rara e di grande significato spirituale la raffigurazione della Vergine in ginocchio e con le mani giunte, come Maria Materdomini, che si venera nel Santuario di S. Gerardo Maiella; chi scrive ne conosce solo altre due, la Madonna dei Papalini,un‟incisione ottocentesca presso il Monastero di S. Vincenzo Ferreri e S. Caterina de‟ Ricci a Prato, e la Madonna orante, una statua lignea presso il Museo civico e di Arte Sacra a Montepulciano (SI). Renato Nicodemo
EXPO 2015 L’ESPOSIZIONE DELLA IPOCRISIA (CONTINUA DA PAG. 2) ______ Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato nel marzo 2013 la legge finanziaria HR933, all‟interno della quale si annida un codicillo che consente alla Monsanto ed alle altre multinazionali delle sementi di produrre colture geneticamente modificate senza la possibilità d‟interferenza da parte del Dipartimento dell‟Agricoltura, fino ad ieri incaricato di verificare l‟assenza di pericoli per la salute dei consumatori. Dal canto suo, la Commissione Europea – apprendo dal sito specializzato in campo agrario ilfattaccio.org – ha proposto una legge che, se approvata, costringerebbe i produttori agricoli europei ad utilizzare soltanto sementi “analizzate, approvate e accettate” da un organismo creato ad hoc, ponendo automaticamente fuori legge la coltivazione di semi derivati dalle colture tradizionali e localistiche. In altre parole, una condanna a morte per la biodiversità e, con essa, per quella specificità che ha fatto dell‟agroalimentare italiano una produzione d‟eccellenza con valenza mondiale.
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Intanto – come dicevo – i rappresentanti dell‟Unione Europea continuano le trattative segrete per il Trattato di Libero Scambio con gli Stati Uniti. Secondo quanto inizia faticosamente a trapelare, scopo principale (e inconfessabile) del trattato sarebbe lo spalancamento totale dell‟Europa all‟ingresso di merci americane, con in primissimo piano le merci del settore alimentare e con l‟introduzione di meccanismi che farebbero automaticamente decadere ogni tutela per le specificità, per la varietà e per la superiorità della produzione agricola europea. In aggiunta, un micidiale meccanismo di carattere giudiziario inibirebbe – pena fortissime sanzioni pecuniarie – la possibilità per le industrie europee di opporsi in qualunque modo ad una concorrenza soverchiante e probabilmente sleale. Altra notiziola che faticosamente emerge dalle trattative, è quella che vorrebbe la fine di ogni ostacolo alla libera circolazione di prodotti geneticamente modificati; in particolare, i cow-boy pretenderebbero la fine dell‟obbligo di indicare in etichetta la presenza di agenti OGM. Ecco perché – ritornando all‟Expo – quando sento parlare di «assicurare all’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile» sorrido amaramente. Mi sembra un inutile sfoggio di ipocrisia. Tutti sanno benissimo che, dopo la prevista abbuffata di cibi genuini provenienti dall‟Italia e dal mondo intero, si riprenderà a lavorare con nuova lena per l‟esatto contrario: assicurare alle multinazionali il mo-nopolio di una alimentazione omologata, geneti-camente modificata e priva di garanzie per i consumatori. MICHELE RALLO [Da “OPINIONI ERETICHE”]
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Michele Rallo è stato segretario provinciale del Msi e Coordinatore provinciale di AN. È stato eletto la prima volta nel 1994 alla Camera dei deputati nel collegio di Trapani per il Polo del Buon Governo, aderendo al gruppo di Alleanza Nazionale ed è componente della Commissione Esteri. Viene rieletto nel 1996 per il Polo della Libertà e fa parte delle commissioni Esteri, Politiche dell'Unione Europea, Attività Produttive.Non si ricandida nel 2001 e torna agli studi storici. Ha infatti pubblicato diversi volumi sulla storia contemporanea dell'Europa Orientale e dei movimenti nazionalisti tra le due guerre mondiali.
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L’AUTORE DEL MESE:
TOMMASO GUARDATI Masutius
( VI parte )
Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.19-21 Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma
La prima commedia è LA MOGLIE DELLO OSTE, sul personaggio singolare di Tofone. Qui di seguito la trama della commedia, più volte rappresentata. “… Negli anni che la nostra salernitana cità sotto l‟imperio de lo glorioso pontefice Martino V si reggeva, in essa dei grandissimi traffichi si facevano, e mercanzie infinite de continuo ed ogni nazione vi concorreano: per la cui cagione venendoce ad abitare con tutte le loro brigate de molti artesani forestieri,tra gli altri un bon omo d‟Amalfi, chiamato Tofone, per fare albergo ergo vi si condusse; emenata secola moglie de assai bellezza fornita e preso albergo a la strada del nostro Seggio del campo, tolse ancora un‟altra casa al tenimento de Porta Nova, in una contrada onestissima e chiusa, da non posservi alcuno passare senza coloratissima cagione…Un giovine si innamora della donna; travestese in donna vidua e con sue brigate, di notte, arriva ne l‟albergo dell‟oste, quale con colorata cagione pone la travestita vidua a dormir con la moglie, la quale dopo alcun contrasto gode con lo amante, e l‟oste senza accorgersene è al doppio pagato… Li due amanti presi da pari disio passarono tutta la notte. Come fu l‟alba, i compagni portarono via la “vidua” già in assetto, pagando l‟oste più che il dovere e …singulare e assai netta fu la beffa per lo amalfitano oste … e fu una burla si faceta e bella, ch‟io medesmo, scrivendola, de ridere non mi posso per alcun modo contenere,,,” 1 La Seconda commedia è IL VESCOVO LA MONACA E LA BADESSA, che si rifà alla VI novella de il NOVELLINO. Ecco la trama: Sotto lo vescovo Cassio,due monache de lo convento di S. Lorenzo, suor Chiara e suor Agnese, “godono di notte” rispettivamente con il padre spirituale don Salustio e con il priore del convento di San Michele, situato nei pressi del Castelterracena, nella città di Salerno.
Il vescovo, che era “fieramente priso del piacere e bellezza de la Chiara”, avendolo saputo, pone i suoi sgherri in agguato. Il primo ad esser preso è lo priore, nel mentre che esce da lo monasterio. Portato davanti al Vescovo, per giustificare la sua presenza nel convento, dice di “aver donno Ianni Salustio, che aveva lassato accompagnato in cella con la Chiara”. Suor Agnese, amante del priore, accortasi, che il vescovo, dopo l‟arresto del suo amante “cerca de entrare nel monasterio”, nonostante fosse addolorata per l‟accaduto, “como leal compagna corre rattissima in cella de la Chiara, e le racconta ogni cosa. Chiara, senza perdersi d‟animo, “ astuta ed animosa” trova rapidamente il modo di evitare di essere colta in fallo: “fa levar l'abbatessa dal suo letto con l‟inganno e vi nasconde l‟amante”. Quando il vescovo scopre il prete nel letto della vecchia abbatessa, “costei rimane infamata”, mentre la monaca resta libera. La settimana seguente,avendo minacciato di istruire un processo, per condannare alla forca il priore ed il prete, il vescovo, per l‟efficace intervento di suor Chiara, mitiga la sua rabbia. Così,dopo dieci giorni ai ceppi, libera i malcapitati, dietro la promessa di non solcare mai più” li mari già socati”, e si consola con una buona bevuta del “gulosissimo rosolio de messer san Ioanni Boccadoro”. Ma la magnanimità del prelato va oltre, infatti,“ non sulamente coloro da la meritata morte assolve”, ma concede loro di ritornare alla primiera occupazione, a patto che rimborsino le spese per la costruzione della forca. Alla fine, la vecchia abbatessa finisce in cucina, il prete ed il priore vengono ridimenzionati ed il vescovo ha a godere di suor Agnese e di suor Chiara, che, nel frattempo, è divenuta la nuova abbadessa del monastero de lo santo Lorenzo. (Continua)
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1) DA"ILNOVELLINO"-XII NOVELLA -
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Μέτρον ἄριστον. Metron ariston "La misura è la miglior cosa."
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LA DONNA NELLA STORIA - A cura di Andropos -
EVA ANNA PAULA BRAUN
Eva Anna Paula Braun nasce a Monaco il 6 febbraio 1912 nella Isabellastraße 45, secondogenita dell‟insegnante Friedrich Braun e di Franziska Kronberger. Quattro anni prima era nata Ilse, tre anni dopo nascerà Margarete, detta Gretl. La speranza del padre di avere un figlio maschio non si concretizza. Le tre figlie vengono educate secondo i principi del cattolicesimo come promesso da Friedrich, di fede evangelica, alla moglie Franziska, cattolica. Nel 1925, anche in virtù di una eredità ricevuta, la famiglia Braun si trasferisce in un appartamento più grande ed elegante nella Hohenzollernstraße 93, all‟angolo con la Tengststraße, dove hanno una cameriera e il privilegio di possedere un‟automobile. Eva frequenta con buoni risultati gli studi liceali, anche se gli insegnanti la dipingono come pigra e ribelle. Eva è una ragazza carina, bionda, occhi azzurri, si veste con eleganza, sogna una carriera nel mondo dello spettacolo come ballerina o attrice: le sue letture preferite sono le riviste di cinema e i romanzi rosa, con la classica eroina che si dedica anima e corpo all'amato. Il suo primo lavoro è presso l‟atelier fotografico di Heinrich Hoffmann, nella Schellingstraße 50, dove nel settembre 1929 viene assunta come ap-prendista fotografa e commessa. Hoffmann era diventato il fotografo ufficiale del partito nazional-socialista, che dal 1925 aveva la sede nello stesso palazzo. Nell‟ottobre 1929 Eva incontra per la prima volta Hitler nel negozio e nasce poco a poco un‟amicizia galante e cortese, fatta soprattutto di regali, baciamani, complimenti galanti. Così Eva descrive l‟incontro: “Ero rimasta in negozio dopo la chiusura per sistemare alcune carte, ero su una scala. […] Improvvisamente entrò il capo con un signore di una certa età, con dei buffi baffetti, un impermeabile chiaro di stile inglese e in mano un gran cappello di feltro. […] Cercai di gettare loro un‟occhiata senza girarmi e mi accorsi chequell‟uomo mi stava guardando le gambe. […] Scesi e Hoffmann fece le presentazioni: «Signor Wolf (lo pseudonimo di Hitler), la nostra brava piccola signorina Braun»”. Inizialmente solo le sorelle sono a conoscenza della relazione mentre i genitori ne sono all'oscuro: le numerose gite nella campagna bavarese di Eva e Adolf nonchè i pranzi all‟Osteria Bavaria (oggi Osteria Italiana, Schellingstr. 62) vengono spacciati per lunghi straordinari presso lo studio fotografico, che nel frattempo si era trasferito in una sede più grande all‟angolo tra la Theresienstr. e la Amalienstr. Il rapporto rimane platonico fino all‟inizio del 1932, periodo in cui Eva diventa a pieno titolo la sua amante
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e inizia a frequentare l‟appartamento di Hitlernella Prinzregentenplatz 16. Per capire quale fosse il tipo di relazione, riportiamo le parole dello stesso Hitler: “Gli uomini molto intelligenti devono prendersi una donna primitiva e stupida. Provi a immaginare se dovessi avere una moglie che mettesse il naso nel mio lavoro! Nel tempo libero voglio avere la mia tranquillità… non posso sposarmi!”. Nell‟estate e nell‟autunno del 1932 Hitler è occupato con la campagna elettorale e Eva non lo vede praticamente mai: Eva accetta tutto, è paziente, quasi annulla la sua personalità e teme di veder finire questa relazione. Il 1 novembretenta di suicidarsi sparandosi un colpo in gola, forse per gelosia verso lo stuolo di ammiratrici di Hitler, ma si salva. Per Eva la politica è qualcosa di lontano, di poco interessante, anzi una nemica, in quanto le sottrae le attenzioni e la compagnia del suo Adolf. Basti pensare che lei non si è mai iscritta al partito e negli ultimi anni, esaurito l'iniziale entusiasmo, maggiormente rivolto all'arte oratoria che non ai contenuti, definisce noiosi i suoi discorsi. Il 28 maggio 1935 tenta nuovamente di togliersi la vita, ingerendo del sonnifero, ma viene salvata in tempo dalla sorella Ilse. Nell‟autunno dello stesso anno Eva smette di lavorare presso lo studio fotografico e Hitler la inserisce nello staff della sua segreteria e, con la copertura di Hoffmann, le regala una villetta a Monaco nella Delpstr. 12, all‟interno dell‟elegante quartiere residenziale di Bogenhausen e vicino all‟appartamento di Hitler nella Prinzregenten-platz. Eva vi abita con la sorella Gretl e i due cani Stasi e Negus. La casa era ben arredata, parecchi quadri adornavano le pareti e tra tutti Eva preferiva gli acquerelli dipinti dal suo Adolf, che da giovane e per ben due volte non venne ammesso all'Accademia delle Belle Arti di Vienna. Era inoltre dotata di un televisore, un lusso che all‟epoca era riservato a pochissimi. (Continua)
Antropos in the world DA TRAPANI
SI CHIAMA TENUITA’ IL RICHIAMINO PER I DELINQUENTI STRANIERI
Sapete perché in Italia ci sono tanti delinquenti stranieri? E non parlo soltanto dell‟aliquota fisiologica di singoli criminali, che emigrano in cerca di un territorio più ricco da aggredire, ma anche di tutte le “organizzazioni” (alcune delle quali altamente specializzate) che hanno deciso di stabilirsi qui da noi: dalle tante “mafie di colore”, ai trafficanti di ogni genere (armi, droga, organi espiantati), agli schiavisti che rapiscono le ragazze nei loro paesi e le costringono a prostituirsi in Italia, giù giù fino alle bande specializzate in furti nelle abitazioni o in altri crimini “minori”. Sapete – dicevo – perché in Italia ce ne sono così tanti? Semplice: perché se, per un reato X nel loro paese rischiano una pena salatissima da scontare in un carcere-lager fino all‟ultimo giorno, per lo stesso reato in Italia rischiano soltanto qualche mese di reclusione confortevole (almeno per i loro standard), mantenuti a spese dello Stato italiano con un costo per singolo detenuto di circa 6.000 euro al mese (pari a 200 euro al giorno). Ci sono paesi dell‟est europeo che hanno risolto buona parte dei loro problemi di ordine pubblico semplicemente favorendo la “migrazione” dei delinquenti locali verso l‟Italia. E ci sono paesi africani che, in questo modo, hanno addirittura limitato il problema del sovraffollamento delle carceri; magari favorendo una serie di “fughe”. Tanto, in Italia prendiamo tutto, e non stiamo tanto a sottilizzare: anche i serial killer, anche i criminali più violenti e pericolosi, purché abbiano l‟accortezza di farsi passare per “rifugiati”.I risultati di questa politica sono sotto gli occhi di tutti, e non perdo tempo a citare dati e numeri. M‟interessa soltanto fissare un concetto, e cioè che la criminalità estera predilige l‟Italia per due motivi: quel poco di benessere sopravvissuto all‟euro e, soprattutto, l‟esiguità delle pene previste dalle nostre leggi. Ma non è tutto. L‟Unione Europea ci ha dato un anno di tempo per ridurre l‟affollamento (scandaloso) delle nostre carceri. Come ovviare? Uno Stato civile e sovrano avrebbe costruito nuove carceri e rimpolpato gli scarsi organici della polizia penitenziaria. Noi, invece, continuiamo ad abbandonare i vecchi istituti di pena quando cadono a pezzi (vedi “Striscia la notizia”) e non sostituiamo le guardie carcerarie che
vanno in pensione. D‟altro canto, l‟Unione Europea e le “riforme”, che hanno trasferito il potere degli Stati di battere moneta alle “banche centrali”, non ci consentono di fare altrimenti. Anche nel campo penitenziario, dunque, come in tutti gli altri settori della vita pubblica, se gli Stati vogliono realizzare qualche cosa di utile devono farsi prestare i soldi dal sistema finanziario; beninteso, dietro pagamento di adeguati interessi. Non potendo quindi appesantire la “spesa pubblica” e non potendo nemmeno ricorrere alla solita amnistia (che probabilmente non avrebbe i numeri per passare in parlamento), che cosa va ad inventarsi quella volpe del nostro Presidente del Consiglio? Una sorta di amnistia preventiva, travestita da piccola norma di ordinaria amministrazione, da far passare in silenzio e senza clamori, fidando nella complice acquiescenza degli organi d‟informazione. Si potrebbe definire “amnistia non-amnistia” quella celata nel Decreto Legislativo n. 28 del 16 marzo 2015 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 marzo), il cui oggetto è velato dal solito linguaggio da addetti ai lavori: dare attuazione all‟articolo 1, comma 1, lettera M, della Legge 28 aprile 2014 n. 67, contenente deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Vogliamo tralasciare un po‟ il politichese e vedere cosa, in concreto, preveda questo Decreto Legislativo? Semplice: che, determinati reati non saranno più puniti con la carcerazione. Unica condizione: che tali reati siano caratterizzati da “tenuità”, che non siano – cioè – contrassegnati da specifiche aggravanti (comportamenti abituali, motivi futili o abietti, eccetera). Poco male, penserà qualcuno. Si tratterà certamente di piccole infrazioni, di quelle che sarebbe sufficiente punire con una multa e con un “non farlo più”. E invece no, non è proprio così. I reati suscettibili di “tenuità” sono – incredibile a dirsi – quelli che prevedono una condanna fino a 5 anni di carcere. Mi sono preso la briga di consultare un sito specializzato – il quotidiano informatico “LeggiOggi.it” – e ne ho contati ben 113. Si va, in ordine alfabetico, dal-l‟Abbandono di persone minori o incapaci (art.591 c.p.) allaViolenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato (art.611 c.p.). In mezzo c‟è di tutto.
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Antropos in the world Dall‟Adulterazione di cose in danno della pubblica salute (art.441) all‟Appropriazione indebita (art. 646), dall‟Attentato alla sicurezza dei traspor-ti (art.432) al Combattimento tra animali (art.544), dal Commercio di medicinali guasti (art.443) al-la Corruzione di minorenne(art.609), dalla Frode in emigrazione (art.645) al Furto (art.624), dall‟Inva-sione di terreni o edifici (art.633) all‟Omicidio colposo (art.589), allo Stalking(art.612), alla Truffa (art.640), al Vilipendio di cadavere (art.410), alla Violazione di
domicilio (art.614), a tante altre fattispecie che vi risparmio. C‟è di che far felici i delinquenti di tutte le latitudini, i quali – ci scommetto – da questo momento (il Decreto Legislativo è già operante, avendo il Parlamento dato una delega a scatola chiusa) avranno un altro buon motivo per scegliere l‟Italia come meta privilegiata delle loro escursioni; a parte coloro – beninteso – che hanno già ottenuto regolare permesso di soggiorno nel Belpaese. Evviva le riforme.
Michele Rallo .
L’ANGOLO DEL CUORE
HO RUBATO Έκλεψα
di Franco Pastore
Ho rubato un raggio alla luna per portare la luce nel cuore, che bisogna ancora d’amore. E tu luna non recarmi rancore, sono un esule sopra la terra, dove l’uomo all’uomo fa guerra. Ho rubato un raggio di sole per abbattere il buio della notte, nell’attesa dell’alba marina e le luci del primo mattino. Ho rubato un giorno alla vita per guardare il mondo e le stelle dire addio alle cose più belle, poi gridare, dal profondo infinito: - Finalmente, la mia storia è finita! -
BRONTOLO
_________ Da “ I ricordi del tempo” © 2015 by Franco Pastore - Una
A.I.T.W.
realizzazione
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IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO
Direzione e Redazione via Margotta,18 - tel. 089.797917
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DALLA REDAZIONE DI BERGAMO:
SPORT IN FINLANDIA
“ Credo che il sogno importante e definitivo sia la ricerca di libertà, di poter scegliere, di poter essere rispettata, ssfitdiauna cosocietà rpo libnon eroingiusta. . Le ste(1) sse aspiranti doApplicarelibera il di messere odulodeterminante CLIL (Cnella ontevita, nt adinessere d Croparte riconosciuta,
Language Integrated Learning) alla lezione di centi finlandesi sono poi state esaminate, in Itaeducazione fisica è ora possibile grazie ad un lia, da un‟apposita Commissione, costituita dalla progetto pionieristico in Rete, ideato dal prof. prof.ssa Sari Karjalainen, proveniente dal “VaGiuseppe Regazzoni, docente di educazione rala Sport Institut” di Tampere, e dal prof. Regazzoni,che già da cinque anni realizza questo scamfisica al Seminario Vescovile di Bergamo. Il CLIL, ossia l‟apprendimento integrato di bio tra la scuola finlandese e il Seminario Velingua e contenuti, è un'espressione usata per scovile di Bergamo. Il titolo acquisito servirà alle riferirsi all'insegnamento di qualunque materia giovani aspiranti docenti finlandesi per perfezionon linguistica per mezzo di una lingua stra- nare ed arricchire il proprio curriculum formatiniera. Si tratta, in pratica, di usare le lingue vo, spendibile sul mercato del lavoro internaziostraniere per insegnare qualsiasi disciplina (ma- nale.“L‟idea di aprire quest‟anno ad altri Istituti tematica, chimica, latino, filosofia, storia, scien- su-periori cittadini il Progetto è scaturita dalle straordinarie potenzialità del Progetto stesso – ha ze, etc.), prevista dall‟ordinamento scolastico. I moduli CLIL vengono già attuati da diversi dichiarato il prof. Regazzoni – . Così è nata l‟idea anni in diversi paesi europei, come Svezia, Nor- di portare in Finlandia alcuni dei nostri studenti, vegia, Germania, ma risultano ancora poco dif- per realizzare uno scambio articolato e complesso fusi nella scuola italiana. La finalità didattica è fra questi diversi modelli scolastici e stili di vita quella di favorire la capacità di acquisire cono- giovanili”. scenze attraverso una lingua comunitaria, poten- A settembre, infatti, saranno 21 studenti del ziando al tempo stesso l‟uso della lingua stra- Liceo Scientifico Statale “ Filippo Lussana” di niera. Questo tipo di abilità risulta preziosa per i Bergamo, accompagnati dal dirigente scolastico nostri studenti, ormai “cittadini europei”, non- Gualtiero Beolchi, dal prof. Regazzoni e dai ché abitanti del "villaggio globale" creato dalle prof.ri di educazione fisica del “Lussana”, Liana Bettinelli e Marco Scarpellini, a trasferirsi per nuove tecnologie informatiche. Dunque, nel Progetto“Job learning”, realizza- cinque giorni presso l‟Istituto Superiore di formato dal prof. Regazzoni, è la lezione di educazio- zione professionale in sport “Varala Sport Instine fisica che si avvale dell‟utilizzo della lingua tut” di Tampere, dove seguiranno le lezioni scoinglese. Coinvolti in questa sperimentazione lastiche in lingua inglese, totalmente immersi in sono stati, oltre al Seminario Vescovile di Ber- questa diversa realtà, a stretto contatto con stugamo, l‟Istituto Capitanio (prof.ssa Giusi Au- denti dai 16 anni in su, già orientati professioriemma) e i Licei “Lussana” (prof.ri Liana Bet- nalmente. tinelli e Marco Scarpellini) e “Sarpi” (prof.ri “E‟ un progetto per noi importantissimo – ha Maurizio Santini e Lino Campanelli), che hanno dichiarato il Preside Beolchi – perché, oltre a accolto per sei settimane nella scuola (febbraio/ potenziare l‟uso della lingua inglese, consente ai marzo 2015) due giovani studentesse dell‟Isti- nostri studenti di misurarsi con coetanei, che già tuto Superiore di formazione profes-sionale hanno intrapreso un percorso formativo professportiva “Varala Sport Institut”di Tampere, sionalizzante, molto diverso da quello concepito in Italia per i nostri liceali”. in Finlandia. Maria Imparato Olga Maria Rantanen (23 anni) e Heidi Evelina Leskinen (24 anni) sono i nomi delle due ΙΧΘΥΣ l’acronimo “ pesce”, in realtà aspiranti docenti finlandesi, che hanno proposto la lezione di educazione fisica, rigorosamente in Ἰησοῦς Χριστὸς Θεοῦ Υἱὸς Σωτήρ lingua inglese,ai nostri studenti, insegnando giochi non convenzionali di agilità, sulla motricità Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore di base, e attività motoria su base musicale di - 13 -
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Destra bella o brutta? MA QUESTA SINISTRA E’BRUTTISSIMA «Che brutta Destra», commentava Nino Marino su “Social” di qualche settimana fa, riferendosi al fenomeno Salvini. E si consolava al pensiero che un quid – quello «di quest’Europa e di questo Renzi» – sarebbe almeno riuscito ad arginarla. Premetto che la Destra in Italia (e un po‟ in tutta l‟Europa latina) ha connotazioni completamente diverse rispetto alla Destra conservatrice di tipo anglosassone. La “destra” italiana – influenzata dall‟eredità fascista – è sempre stata un po‟ “sinistra”: popolare, riformista e, soprattutto, lontana dalla mentalità e dagli interessi dei poteri forti; al-meno, sino a prima del tentativo finiano di anglicizzarla. Ho avuto più volte modo di parlare di questa “destra”, peraltro preconizzando – in tempi non sospetti – che avrebbe trovato in Salvini il suo nuovo nume tutelare. Non entro dunque nel merito della “brutta Destra”, ma mi permetto qualche divagazione su una brutta, bruttissima Sinistra. Per evitare confusioni, inizio dalla morfologia politica. Cosa è dunque – in chiave politica, naturalmente – la “Sinistra”? Cito da Wikipedia, la più vasta enciclopedia di tutti i tempi: «Con il termine sinistra, utilizzato nel campo della politica, si indica la componente del Parlamento che siede alla sinistra del Presidente dell’assemblea e, in generale, l’insieme delle posizioni politiche qualificate come egualitariste e progressiste, diametralmente opposte rispetto a quelle della destra. (…) Le posizioni di sinistra relative all’ambito economico spaziano dall’economia keynesiana e il “welfare state” attraverso la democrazia industriale e l’economia sociale di mercato alla nazionalizzazione dell’economia e all’economia pianificata. Durante la rivoluzione industriale, la sinistra sostenne i sindacati. Nei primi anni del ’900 essa fu associata alle politiche che sostengono un esteso intervento governativo in ambito economico. I sostenitori della sinistra criticano ciò che percepiscono come il carattere sfruttante della globalizzazione, la “race to the bottom” e i licenziamenti ingiusti.» Si può certamente discutere sull‟esattezza della definizione. Ma, se la sinistra è ciò che grosso modo intende Wikipedia (welfare, economia pianificata, sostegno ai sindacati, ostilità alla globalizzazione economica, rifiuto dei licenziamenti ingiusti, eccetera), l‟unica conclusione da trarre è che in Italia – Landini a parte – una Sinistra non esista proprio più. Certo, non può considerarsi “di sinistra” un governo appiattito sulle posizioni dei “mercati” fino al punto da legiferare, con il Job Act, il via libera ai licenziamenti ingiustificati. E certo non possono considerarsi “di sinistra” personaggi come Matteo Renzi o come il suo
braccio destro Marco Carrai, noto per le frequentazioni con personaggi dell‟estrema destra americana e israeliana. E consiglio ancòra, al riguardo, la lettura dell‟illuminante “Il lato B di Matteo Renzi” di Enrica Perucchietti (Arianna editrice).La verità è che la Sinistra (alla Berlinguer, per intenderci) e la Destra (alla Almirante) non ci sono più. Sono scomparse, come risucchiate nel vortice di una gigantesca tromba d‟aria all‟inizio degli anni ‟90. In loro vece, dopo il passaggio del ciclone, sono rimasti sul terreno due sembianti sbiaditi, due aree politiche frullate, omogeneizzate e del tutto simili tra loro, ispirate ad un medesimo “pensiero unico” ultrali-berista ed espressione di un collaborazionismo pro-americano che non conosce ritegno. Da qualche tempo a questa parte, l‟enorme spazio politico lasciato libero a destra e a sinistra dei partiti collaborazionisti incomincia ad essere riempito, soprattutto nei paesi dell‟Europa meridionale e latina: in Italia come in Francia, in Spagna come in Grecia. Talora le nuove forze politiche sono state anche così intelligenti da collaborare per opporsi alla palude mo-derata ed europeista. Penso, per esempio, al governo Tsipras in Grecia, sostenuto dalla sinistra di Syriza e da un partito di destra nazionale, le cui posizioni in materia di immigrazione sono molto simili a quelle di Salvini. Già, l‟immigrazione. È questo ormai l‟ultimo argomento che, in Italia, accomuna tutte le sinistre (belle e brutte, governative e d‟opposizione) e che fornisce loro un argomento “forte” contro la nuova destra salviniana. La sinistra – nel suo complesso – non riesce a sganciarsi dal “riflesso condizionato” generato dal tema dell‟immigrazione; e ciò perché non riesce a comprendere che una immigrazione incontrollata e di massa (quella che i buonisti chiamano “esodo biblico”) mette in pericolo la nostra identità, la nostra sicurezza, la nostra pace sociale e, in primissimo luogo, gli interessi di quegli strati meno abbienti che una volta erano tutelati proprio dalla sinistra. Di fronte a questo stato di cose, è logico e naturale che una destra rediviva – qual è quella di Salvini – ottenga consensi e cresca in tutto il Paese. E non sarà certo il richiamo – ecclesiastico o politico – alla “solidarietà” ad arginare questo consenso. Se – ipotizzo a titolo d‟esempio – verrà consentito al milione di profughi accampato in Libia di raggiungere le nostre coste, le intenzioni di voto per Salvini cresceranno di un altro 10%. E allora, caro Nino, io non giurerei che questa destra «non vincerà». In fondo, una destra molto simile è già il primo partito in Francia. E altre destre – pur assai diverse dalle nostre – sono in costante ascesa un po‟ in tutti i paesi europei. Più le sinistre pontificano di accoglienza e solidarietà, più le sinistre rinunziano a difendere gli interessi nazionali e popolari, più le destre avanzano. Vedrete, le sorprese non sono finite.
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Michele Rallo
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ANNA BURDUA - DA ERICICE
Giuseppe Castronovo Uomo caratterizzato da una forte e spiccata personalità, determinato, intransigente e quando necessario polemico; pur di difendere le sue posizioni era disposto a mettersi contro anche le istituzioni politiche o civili. Era nato in Erice il 23 giugno 1814. Una vita lunga e operosa dedicata all‟attività religiosa e civile. All‟età di 23 anni prese i voti nel convento di San Michele e nel 1842 conseguì il lettorato discutendo la tesi dal titolo Maria Madre di Dio successivamente pubblicata. maestro di studi nel convento di San Domenico a Palermo, nel 1854 baccelliere ordinario e due anni dopo reggente a Piazza Armerina, conseguì la laurea in sacra teologia nel 1858. Quando uscì un libello che attaccava gli Ordini Religiosi, ricevette l‟incarico dai suoi superiori di confutarne i contenuti. Scrisse per l‟occasione l‟Apologia degli istituti religiosi dove con abili e dotte argomentazioni, frutto della sua cultura umanistica e filologica, respinse tutti gli attacchi suscitando ammirazione negli ambienti culturali. Direttore della Biblioteca di Erice dal 1867 al 1893 diede impulso all‟attività culturale incrementando il già cospicuo patrimonio ereditato dalle corporazioni religiose soppresse. Il 7 luglio 1866 fu emanato un Regio Decreto decisivo per le sorti delle biblioteche italiane. Il Decreto stabiliva all‟art. 1 …. che non sono più riconosciuti nello stato gli ordini, le Corporazioni e le Congregazioni Religiose, i Conservatori e i Ritiri che avessero carattere ecclesiastico ed ancora all‟art. 2….. che tutti i beni di qualunque specie appartenenti ad essi e soppressi dalla presente legge siano devoluti al Demanio dello Stato , per quanto riguarda i fabbricati, qualora siano sgombri da religiosi saranno devoluti ai Comuni e alle Province purché ne sia fatta dimanda… Quattro erano i conventi ad Erice: il convento di San Francesco, del Carmine, di San Domenico e dei Cappuccini, i quali possedevano una biblioteca molto ricca di testi di teologia, filosofia, patristica, scolastica, agiografia, oratoria sacra e diritto canonico, opere attinenti l‟attività monacale ed in ogni caso rispecchianti la cultura del tempo, non mancavano però doni, acquisti o lasciti di privati. Il Comune di Erice entrò in possesso dei beni di tali conventi e degli stessi immobili. Il Convento di S. Francesco il più spazioso ospitò il fondo librario delle biblioteche ecclesiastiche ad eccezione dei manoscritti che furono consegnati alla Biblioteca Fardelliana di Trapani. Neanche un anno dopo, esattamente il 17 maggio 1867, il Consiglio co-
munale di Monte San Giuliano presieduto dal Sindaco Luciano Spa da deliberava secondo quanto veniva stabilito all‟art.24 del Decreto che i libri provenienti dai Conventi fossero destinati in biblioteca aperta al pubblico in locale decente destinando in bilancio una somma per il suo mantenimento ma soprattutto per l‟incremento del patrimonio librario. Il 21 novembre dello stesso anno il Consiglio Comunale deliberava l‟elezione a scrutinio segreto del primo direttore bibliotecario: ad unanimità di voti fu eletto il Reverendo Padre Domenicano Don Giuseppe Castronovo. Le Memorie Storiche pubblicate nel 1872 costituiscono ancora oggi l‟opera più importante e significativa del Castronovo, valido punto di riferimento per chi vuole intraprendere uno studio sistematico su Erice e il suo territorio. Interessante il volume sui Casati nobili ericini che sicuramente, nelle intenzioni dello studioso voleva essere il quarto volume dell‟o-pera ma che non riuscì a pubblicare. La trascrizione fedele al testo originario è stata pubblicata nel 1997 da Anna Burdua direttrice della Biblioteca Civica. La sua attività di archeologo lo porta alla collaborazione del restauro delle mura ciclopiche, per l‟occasione pubblicò a Palermo nel 1865 La riparazione e conservazione delle mura ciclopiche di Erice oltre a vari articoli pubblicati sulla rivista La Sicilia. Nel 1869 il Castronovo pubblicava un estratto delle sue Memorie Storiche dal titolo Le colonie agricole di Erice loro insufficienza e necessità di fondarne una nuova sull’altipiano di Ragosia nel quale esaminava la situazione demografica e topografica del Comune che si era determinata dalla metà del secolo XIX. Dinanzi al processo di spopolamento del capoluogo che si accentuava di anno in anno e di fronte al conseguente sviluppo delle frazioni il Castronovo proponeva il trasferimento del capoluogo nella frazione di Ragosia. La proposta non ebbe alcun esito se non quello di dividere la cittadinanza, una parte della quale sostenuta ed influenzata dal poeta Ugo Antonio Amico convinto che gli Ericini legati alla loro attività, alla loro casa, alle loro proprietà mai si sarebbero adattati al nuovo sito. Il 13 ottobre 1918 a memoria dell‟insigne storico fu inaugurato nel giardino del Balio un mezzo busto in bronzo, opera dello scultore ericino Leonardo Croce. Anna Burdua
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PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA Chi è nate cetrùlo è pe llàte un trastullo. 2. Chi dorme non piglia pesci. 3. Chi more tace e c hi vive se dà pace. 1.
Implicanze semantiche:
Cetrule: da cetriolo;ma sta a significare anche ingenuo, stupido, sciocco. Esplicatio: Una versione italianizzata di vecchi Sirica Dora proverbi popolari, che evidenziano l‟importanza More : muore; da latino morior – moriris. della operatività e l‟ineluttabilità del destino. Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritrovia- Antropologia: Il seme dei proverbi è chiaramente espresso in latino: mo anche nel mondo greco e latino. Omnia morte cessat. Fraseologia: Carpe diem I fessi rimangono a casa loro. Asinus asinum fricat Le ore del mattino hanno l‟oro in bocca Mors tua vita mea. Povere a chi more
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Finalmente anche nell’Agro Nocerino- Sarnese si ha la possibilità di accedere ad assistenze specializzate, per gli anziani, per i disabili, per tutti i tipi di malattie e per tutte le problematiche: specialisti nelle cure mediche e nel sostegno degli ammalati, son pronti a raggiungere ogni luogo ed ogni abitazione per portare, a chi ne ha bisogno, i benefici della loro competenza. Un grazie a coloro che si sono adoperati nella realizzazione del progetto. Da settembre, l’iniziativa sarà seguita molto dalla direzione di ANTROPOS IN THE WORLD che darà tutte le informazioni che i lettori della rivista vorranno ottenere.
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LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos
LE MALATTIE DELL’ESTATE Perché l'estate è il periodo più rischioso dal punto di vista sanitario?Perché la temperatura è un fattore di controllo molto importante. Sia all'interno del corpo, una volta che l'infezione si è contratta, sia all'esterno del corpo, in veicoli che possono portare infezioni. I germi più diffusi?Lo stafilococco aureo è uno dei più comuni. Di solito è già presente sulle nostre mani e sulle superfici ma normalmente il nostro sistema immunitario lo tiene sotto controllo. Durante l'estate però si diffonde perché tende a colonizzare i cibi grassi (dolciumi, pizzette, altro.). Come evitare infezioni e intossicazioni? Fare attenzione ai cibi che in inverno si è abituati a cucinare e lasciare fuori dal frigorifero anche per mezza giornata, le temperature estive più alte possono produrre rischi. Quando si acquistano certi alimenti in estate fare attenzione che siano ben conservati in ambiente refrigerato, che le confezioni siano sigillate e che non vengano in contatto con l'esterno, magari con mosche o altro e che i cibi non siano stati esposti a temperature esterne per tempi troppo lunghi. Tenere sempre sotto controllo la temperatura perché è il vero aggravante delle infezioni. il vero killer delle infezioni è sempre il nostro sistema immunitario e che quindi va mantenuto forte mangiando correttamente e dormendo il necessario. L‟idatidosi uesta malattia, asintomatica per parecchio tempo, è causata dalla forma larvale della tenia che cresce lentamente nel fegato ed è la causa di uno pseudo-tumore, che viene scoperto accidentalmente, nella maggior parte dei casi, o per la comparsa di sintomi caratteristici. La cura consiste nell‟estirpazione chirurgica, se le dimensioni e la loca-lizzazione delle lesioni lo permettano, in aggiunta ad un trattamento parassitario prolungato.Come prevenirla: • Evitare il consumo di bacche selvatiche; • Utilizzare guanti quando si eseguono lavori all‟aria aperta e lavarsi bene le mani dopo aver realizzato questi lavori o aver lavato un animale domestico; • Cucinare gli alimenti che potrebbero essere stati a contatto con animali selvatici. La febbre emorragica con sindrome renale Si tratta di un‟infezione che in generale è benigna ma che in alcuni casi da luogo a problemi renali gravi che possono rendere necessario il ricovero della persona colpita.La via di contagio è quella respiratoria, inalando il virus presente nell‟urina o nelle feci dei roditori. Come prevenirla:è consigliabile che le persone che vivono vicino a boschi, così come le guardie forestali e i lavoratori del legno: • Proteggano qualsiasi ferita prima di manipolare legno o di lavorare la terra in zone prossime ai boschi; • Indossino guanti di gomma se entrano in contatto con roditori morti o vivi; • Evitino di entrare in spazi chiusi dove potrebbero aver albergato roditori. Infine, derattizzare con regolarità aiuta a prevenire il contagio in casa. La leishmaniosi - In questo caso il parassita si moltplica
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nell‟intestino del flebotomo (una zanzara di piccole dimensioni) che a sua volta, nel giro di una settimana, potrà trasmettere parassiti infettivi attraverso la sua puntura. La leishmaniosi viscerale è la forma clinica più grave. Dopo un periodo di incubazione da uno a sei mesi, le sue manifestazioni cliniche normalmente sono febbre irregolare, pallidezza estrema, perdita di peso, gangli infiammati e infiammazioni gravi della milza o del fegato. Per curarla si ricorre e medicine della famiglia degli antibiotici, o la amfotericina ,la quale può avere effetti collaterali importanti. Come prevenirla: dato che ancora non esiste un vaccino animale né umano, la prevenzione di questa malattia consiste nel lottare contro le zanzare (insetticidi di lunga durata dentro e attorno alle stanze da letto, così come nella cuccia del cane, zanzariere impregnate, etc.). La leptospirosi - Normalmente questi batteri si sviluppano in ambienti caldi e umidi. La trasmissione può essere diretta attraverso il semplice contatto con animali infetti, per un morso o durante attività come il nuoto in acqua dolce, la pesca o il canottaggio. Le leptospire penetrano nell‟organismo attraverso le ferite, le lesioni della pelle o le mucose, attraverso le congiuntive o per inalazione di gocce di aerosol di liquidi contaminati. La diagnostica è complicata a causa della varietà dei sintomi. Il trattamento consiste in: assistenza ospedaliera accompagnata da un trattamento antibiotico di iniezioni per almeno 10 giorni oltre alle cure sintomatiche specifiche. Come prevenirla: per prevenire questi fastidi dobbiamo evitare di fare il bagno in acqua dolce se abbiamo delle ferite. La malattia di Lyme - Questa infezione si trasmette all‟uomo unicamente attraverso la puntura di una zecca. La sua manifestazione clinica più caratteristica e più frequente è l‟eritema migrante. Questa eruzione a forma di anello di colore rosso intenso, di almeno tre o cinque centimetri di diametro, compare dopo giorni o settimane dalla puntura e si evolve in maniera centrifuga. Il suo bordo normalmente è in rilievo ma la lesione, nonostante le dimensioni, non è dolorosa. A volte può essere accompagnata da altri sintomi quali fitte o dolore in una o più articolazioni principali, in particolare le ginocchia e le anche, e può arrivare a causare danni alle meningi, al sistema nervoso o addirittura paralisi facciali.Questa malattia può anche influire sul comportamento cardiaco o provocare alterazioni della vista. Le cure immunologiche possono avere un ruolo molto importante in alcuni di questi disturbi.Come prevenirla: dato che ancora non esiste un vaccino, la prevenzione migliore consiste nell‟estrarre la zecca rapidamente dopo la puntura, tentando di non romperle la testa. La resistenza delle zecche agli insetticidi ostacola la loro distruzione. È importante vigilare l‟eventuale comparsa di un eritema cronico migrante e se anche questo non comparisse, dobbiamo riferire al medico che ci ha punti una zecca. L'encefalite virale - Dovuta a puntura di zecca; o per consumo di latte crudo non pastorizzato.
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I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos
Ἡράκλειτος της Ευέσοσ Eraclito, vissuto ad Efeso tra il VI e il V secolo a.C., è di famiglia aristocratica (addirittura discendente da famiglia regale) e lo stile stesso in cui scrive risente di questa influenza aristocratica (nella sua opera arriverà a dire: "uno è per me diecimila, se è il migliore"). Nel suo libro (Sulla natura) traspare palesemente un atteggiamento di disprezzo per la massa popolare (definita come un branco di "cani" che gli abbaiano contro). Va subito precisato, però, che l'aristocraticismo di Eraclito non è molto legato alla vita politica, quanto piuttosto a quella intellettuale e culturale. Secondo la tradizione, Eraclito avrebbe depositato il suo libro (di cui ci sono pervenuti parecchi frammenti) nel tempio di Artemide ad Efeso: egli compie questo gesto senz'altro per il fatto che il tempio era il luogo più sicuro per la custodia (all'epoca le biblioteche non c'erano) , ma anche perchè era tipicamente aristocratico riallacciarsi al sapere della casta sacerdotale ed arcaica. Eraclito ritiene dunque che il tempio sia l'unico luogo idoneo a custodire il suo scritto: egli infatti nutre grande sfiducia nella possibilità che il messaggio da lui consegnato allo scritto possa essere compreso dalla maggior parte degli uomini. Ciò dipende dai contenuti di esso, lontani dalle esperienze della vita comune, ma anche dal linguaggio e dalla forma nei quali questi contenuti sono espressi. In effetti ancora oggi non si è riusciti a comprendere la natura dell'opera di Eraclito, sebbene possediamo numerosi frammenti (oltre 100): essa era infatti costituita di aforismi, vale a dire paginette autonome e singole. Il fatto che fosse un libro "aforistico" non significa che fossero idee campate in aria o che Eraclito saltasse di palo in frasca, cambiando in continuo argomenti: ogni frase, ogni pagina può in qualche modo essere collegata ad altre in modo argomentativo. Va senz'altro notato che Eraclito fu probabilmente il primo a fare collegamenti forma-contenuto : dal momento che i contenuti erano complessi , anche lo stile e la forma dovevano essere complessi: è come se Eraclito volesse sottolineare la difficoltà del contenuto tramite la difficoltà della forma (tant'è che veniva spesso denominato "l'oscuro" o "il piangente"): Aristotele stesso, nel tratteggiare le qualità stilistiche proprie dei filosofi, cita Eraclito come esempio in negativo. ". Ma Eraclito era pienamente consapevole della difficoltà di interpretazione del suo libro: da buon
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aristocratico, diceva che non tutti gli uomini erano in grado di capire cosa dicesse: solo i migliori ce l'avrebbero fatta. In Socrate stesso dice che per peNetrare nel senso dei discorsi di Eraclito occorrerebbe essere dei "palombari di Delo ambigui: il termine greco "bios" (), ad esempio, letto ma "biòs" significa " arco ”, letto "bìos" significa "vita" (sonoaddirittura antitetici i significati: l'arco è un qualcosa che provoca la morte, che è l'opposto della vita). E' interessante e famoso il frammento in cui Eraclito dice "la natura ama nascondersi" (fusiV filei kruptein) : con ciò, egli intende sottolineare che non è facile trovare la realtà, ma occorre aprire bene gli occhi; lo stesso stile eracliteo – così oscuro - può allora essere inteso come un invito a stare in guardia. In Eraclito vi è una convinzione di fondo: che l'intera realtà sia governata da un solo principio (come dicevano i Milesi), a cui tutto è collegato. Dirà che questi legami che legano la natura sono dettati dalLogoV (Logos) : nel mondo c'è una ragione che lo fa andare avanti e un discorso che lo lega. Sia ragione sia discorso vengono proprio tradotti ambedue con "logos", termine che riveste una miriade di significati. Logos è anche il discorso che Eraclito consegna al suo scritto, che in questo senso si presenta come espressione adeguata del logos cosmico. Questo è comune a tutti gli uomini, ma essi non sono in grado di comprenderlo perchè restano rinchiusi nel loro orizzonte privato . Eraclito paragona questi uomini a coloro che dormono e li chiama "dormienti", in contrapposizione con coloro che son desti: quale è la differenza tra le due categorie? Quando siamo svegli siamo in grado di mettere in comune le esperienze: non siamo soli , ma c'è un comune terreno d'intesa . Quando invece dormiamo e ciascuno di noi vive nei sogni in un mondo interamente suo. I dormienti quindi, nel caso degli uomini che Eraclito così definisce, sono coloro che rinunciano al logos cosmico, che ci consente di capire insieme la realtà. Certo suona strano che un aristocratico parli di logos comunecosmico: in realtà la questione è che quel "comune" logos "cosmico" si riferisce non a tutti gli uomini, ma a pochi : solo ai migliori , e non ai dormienti.
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( Continua)
Antropos in the world IO LA VEDO COSI’
E’ POSSIBILE UN MONDO SENZA DONNE? Arriva un momento nella vita di ogni giovane donna in cui questa deve fare i conti con se stessa allorché si trova dinanzi ad un bivio fatidico: realizzare e coronare il sogno di ogni ragazza romantica, mettere su famiglia e diventare angelo e custode del focolare domestico alla vecchia maniera, o diventare intraprendente donna in carriera, forte, sicura di sé e soprattutto realizzata. Parlare di bivio a questo punto sembra quasi fuori tempo, antiquato in un mondo in cui la donna è (o dovrebbe essere) emancipata al pari di un uomo e con gli stessi diritti. Ma cosa succede se la giovane donna sopra citata decide, anziché imboccare l‟una o l‟altra strada, di scegliere la terza via, quella più coraggiosa ed impervia, che prevede la realizzazione personale, l‟essere l‟orgoglio di sé e lavorare per le proprie aspettative, per il proprio io, o in maniera più prosastica per contribuire alle spese domestiche, e al tempo stesso sceglie le gioie e i dolori di una vita coniugale, fatta di faccende domestiche, mariti di cui essere degna sposa, figli da accudire, crescere, accompagnare a scuola o in palestra, con orari da far conciliare e grande pazienza di cui armarsi? Ebbene sì, sono sempre più in Italia le donne che per esigenze materiali o per velleità personali, decidono di doversi destreggiare tra turni in fabbrica o la scrivania dell‟ufficio nel ruolo di lavoratrice, e la lavatrice ed i figli. Le donne e il loro doppio – encomiabile – lavoro, secondo l‟ultimo rapporto OCSE, dedicano ai lavori domestici 36 ore settimanali, con una media di lavoro dentro e fuori casa che supera di 11 ore quello maschile. Eppure questa superiorità numerica non la si ravvisa solo tra uomo e donna ma anche facendo una panoramica europea. Quando si tratta di record negativi, l‟Italia slitta sempre in vetta alle classifiche: tra i 28 Paesi presi in esame, la donna italiana lavora più di tutte. Se ciò da un lato è un merito per le wonder-woman nostrane, dall‟altro è un fattore altamente negativo: i livelli di vita soddisfacente, non arrivano alla sufficienza; questo doppio fardello per la classe femminile si fa sentire tutto in quanto aumentano i livelli di stress, e sappiamo bene che lo stress è una delle malattie dei giorni nostri, provocando effetti nefasti sulla qualità della salute ed ella vita. Cosa significa alzarsi alla sei del mattino per i turni in fabbrica, o fare snervanti orari notturni in ospedale, essere impeccabile a scuola o in ufficio, mostrarsi sempre attenta, preparata, ligia al proprio dovere, e doversi destreggiare tra la
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casa, il marito ed i figli, gli orari da conciliare, gli incontri con la scuola, le recite, i tornei, le gare a cui presenziare, lo può sapere solo una mamma. E quante le mamme che lavorano lontano da casa, macinando km da pendolari quotidiane? E quelle che pur di avere un posto fisso sono costrette a lavorare migliaia di km lontano da casa, magari al Nord-Italia, e dover badare alla famiglia a distanza come solo la capacità gestionale femminile consente di fare? Tutto ciò ha un nome: sacrificio. E‟ impari, encomiabile, indispensabile e mai apprezzato il doppio, triplo lavoro che si trova costretta a dover fare una donna, colei che alla fine è sempre bistratta dalla sua stessa famiglia, il cosiddetto sesso debole non tenuta in considerazione dalla stessa società per la quale lavora. Quando infatti una donna decide di avere figli e lavora nel privato, la prima cosa che è costretta a chiedersi è: “Ma dopo, quando i figli saranno un po‟ cresciuti, quando la fase di „maternità‟ sarà conclusa, di me cosa sarà?”. Tremendo invece è la situazione di quelle donne che sanno che costruirsi una famiglia equivale a precludersi grandi opportunità lavorative e ad avere un momento di stop per la propria carriera. In Europa tutto ciò non avviene. Infatti nel nostro Paese i ruoli manageriali ed imprenditoriali, compresi quelli politici, sono quasi sempre appannaggio maschile. Se in Italia vi fossero adeguati ammortizzatori sociali che supportassero le neo madri, in primis inizierebbe a calare in problema del basso tasso di natalità e poi potremmo rapportarci in modo equo agli standard europeo. Se poi all‟interno delle strutture lavorative vi fossero asili nidi in cui poter serenamente lasciare i propri bambini e riprenderli al termine della giorna-ta lavorativa, senza inficiare notevolmente con l‟elevato costo sul budget familiare, non sarebbe male! Ed invece in Italia il numero di asili all‟interno delle strutture lavorative è sempre carente, in alcuni casi bisognerebbe quasi prenotare un posto in un asilo prima ancora di avere un figlio! Tutto ciò è un deterrente per una donna che decide di lavorare. Alla fine, conti alla mano, tra le spese degli asili a pagamento o della baby-sitter, con gli annessi problemi di fiducia, l‟eventuale costo della benzina per percorrere il tratto tra il posto di lavoro della madre\padre e l‟asilo, spingono le neo mamme a restare a casa, poiché è irrisorio il guadagno effettivo con cui riescono a contribuire alle spese domestiche.
Antropos in the world Non addentriamoci poi nella “questione meridionale femminile”, secondo cui la donna è sempre e comunque, anzi sempre e solo angelo del focolare domestico, deve badare a marito e figli, deve essere sposa e madre, senza mai contemplare la frase “ donna che ama se stessa lavorando”. Sia chiaro, se è una scelta personale, dedicarsi solo alla famiglia, non è assolutamente deprecabile. Il problema sorge allorché la società, i preconcetti e gli scarsi ausili sociali rendono gravoso, annoso e stressante il doppio lavoro delle donne, lavoratrici e madri. Eppure è così. Ma nonostante tutto, il fascino della Donna è in questo: riuscire a destreggiare tra mille cose, ricordarsi di essere donna ancor prima che madre. Solo una donna realizzata è una donna felice. Non contano gli impegni, la mole di lavoro a casa, le difficoltà, lo stress. Lavorare porta libertà. Sapere la sera di poter tornare a casa, l‟unico vero posto fisso che conta, e trovare un bambino che ti aspetta festante, porta sicurezza. Una donna libera e sicura è una donna Bella. Solo quando lo Stato ci assicurerà di poter lavorare come gli uomini, e avere
Ma come fai a fare tante cose?
Semplicissimo! Dico a mia moglie di farle:.
questi stessi uomini che ci aiutano nelle faccende domestiche, senza dover rinunciare o al lavoro o alla fami-glia, la donna potrà definirsi davvero emancipata e potrà dirsi conclusa la battaglia per le pari opportunità.
Maria Rosaria Maresca
CAFE’ MIRO’: Una magnifica realtà Salernitana
E‟ stata una piacevole sorpresa, domenica 17, quella di seguire l‟accattivante richiamo della musica e trovarsi a prendere un magnifico caffè al BAR MRO‟. Mancava a Saleno un locale dove il servizio Bar, e non solo, potesse coniugarsi con la musica ed il karaoke. Ho ascoltato due bravis-simi artisti, che si sono cimentati in brani celebri, evidenziati sapientementi dalla voce del sax, mentre che il servizio era ottimo e i prezzi modici. Entrando nel bar ho notato una fornita enoteca, che mi ha spinto a saggiare formaggi notevoli ed ottimi affettati. - 20 -
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ESSERE DONNA OGGI Essere una donna è una sfida continua con risultati non sempre incoraggianti. Certamente, rispetto al secolo scorso, le cose sono cambiate e molti dei diritti, che prima venivano riconosciti soltanto agli uomini, oggi sono una conquista anche per l'universo femminile. Ma siamo veramente sicuri che il processo di maturazione nel nostro paese sia arrivato al pieno compimento? Non è un caso che l‟Italia sia stata tra gli ultimi stati, in Europa, a riconoscere il diritto di voto alle donne. Era il 1946 e di lì a poco si sarebbe votato per il referendum che avrebbe sancito il passaggio dalla monarchia alla Repubblica, e fu forse anche per il determinante apporto dato dalle donne che il nostro paese abbandonò lo sciagurato regime monarchico. Ad onor del vero, l'Italia è sempre stato un paese con una organizzazione familiare fortemente matriarcale. Alla donna era assegnato il compito di governo della casa e dell‟educazione dei figli, ma nulla era previsto al di fuori di quel focolare di cui era regina. Certamente, la situazione è decisamente migliorata rispetto al secondo dopoguerra. Il movimento femminista ed il '68 hanno portato la donna ad emanciparsi dal ruolo subalterno, ma ancora oggi permangono le difficoltà nel conciliare le esigenze proprie dell'affermazione personale, con quelle della famiglia. E' innegabile che per una donna sia estremamente complesso ottenere un posto in società e renderlo conciliabile con il suo essere donna e madre. Oggi, le indennità per la maternità, gli asili nido ed i permessi familiari sul posto di lavoro, nonostante siano un diritto sancito dai contratti di lavoro, spesso rappresentano una chimera per la maggior parte delle lavoratrici. Queste ultime sono costrette a fare i salti mortali per non vedere vanificati anni di sacrifici e rinunce, per non parlare di tutte coloro che spingono il motore della nostra economia, addentrandosi nel mondo dell‟impresa e delle libere professioni, dove le garanzie sancite si vanificano ancor di più. Gran parte di queste donne, poi, spesso ècostretta a scegliere se avere una famiglia, o investire nel proprio lavoro. Quando riusciamo in entrambe, allora è la le imprese,destiamo stupore ed è - 21 -
la prova che la nostra società non è ancora matura per quel quel progresso paritario di cui spesso si sente parlare con tanta tenacia. Come possiamo pensare che in uno Stato, dove si parla ancora di quote rosa,possa dirsi raggiunto il riconoscimento di quello che è il nostro valore fondante nella società. Questa è la vera sfida che ancora attende le donne del nostro paese: quella di ottenere una parità concreta, con una considerazione per il proprio ruolo culturale e sociofamiliare. Le leggi, che si sono succedute nel tempo sulle pari opportunità, danno l'impressione di voler cristallizzare la condizione femminile attestandola su un profilo d‟ inferiorità, come se per emergere in questa società fosse necessaria una tutela speciale. In realtà la vera emancipazione passa attraverso un altro tipo di riconoscimento. Non occorrono posti riservati o agevolazioni nell'accesso ma un cambio nella mentalità di quanti ancora oggi cedono a vecchi stereotipi che idea-lizzano le donne e le imprigionano in ruoli attri-buiti dalla società invece che scelti dalle dirette interessate. Lunga è ancora la strada, e l'educazione, soprattutto quella che impartiamo ai nostri figli sarà l'unico viatico verso il raggiungimento di quell'obbiettivo primario che è la reale equiparazione dei sessi, dove un ruolo prestabilito non esiste, e l'unico posto assegnato è quello che ognuno sceglie per sé. Perché una donna è principalmente ciò che vuole essere e contribuisce al migliora-mento della società solo nella misura in cui ha la facoltà di decidere il proprio posto nel mondo. Roberta Langella
La gaviota... se pierde en la bruma del sol. (Il gabbiano, volando, scompare nella foschia dl sole)
Antonio.MACHADO
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PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore
Quando un animale viene macellato, non si ottengono soltanto i quattro quarti, in cui viene suddivisa la carcassa, ma anche una serie di altre parti che costituiscono il “quinto” quarto. Questo viene ulteriormente diviso in due sotto-gruppi di prodotti: il “quinto” quarto alimen-tare costituito dalle frattaglie e il “quinto” quarto indu-striale costituito dalla pelle e dalle parti cornee dell‟ani-male. Per manzo e vitello il “quinto” quarto alimentare è costituito dalle frattaglie rosse (fegato, milza, cuore, lingua, reni, polmone) e dalle frattaglie bianche (trippa, cervello, animelle, filone o schienale, pagliata). LE FRATTAGLIE ROSSE IL FEGATO. Il fegato è tra le frattaglie quella più ricca di proteine ad alto valore biologico e di zuccheri. Un etto di fegato contiene circa 20 grammi di proteine e 5 grammi di zucchero. Le proteine ad alto valore biologico sono quelle più utili al nostro organismo. Infatti i nostri muscoli, la pelle, i capelli, le ossa sono tutti fatti di queste proteine, che sono un po‟ come i “mattoni” del nostro corpo. Questi mattoni sono soggetti ad usura e vanno quotidianamente ricostituiti. Noi prendiamo attraverso l‟alimentazione le proteine “fresche” e nuove di cui abbiamo bisogno. Vi sono alimenti che ce le forniscono belle e pronte per poter essere utilizzate subito (e questi sono gli alimenti di ori-gine animale) e altri che ci forniscono solo “pezzi” di mat-tone (soprattutto gli alimenti di origine vegetale) che poi all‟interno del nostro organismo vengono ricomposti a formare mattoni interi. Ma le proprietà del fegato non si limitano a quelle sopra descritte: insieme al cuore è tra le frattaglie con il minor contenuto in grasso ed è particolarmente digeribile. Nel fegato si accumulano le vitamine. Il fegato di manzo e di vitello sono tra gli alimenti più ricchi di vitamina B1 e in assoluto le fonti alimentari principali di vitamina B2 e di vitamina A. Per quanto riguarda il contenuto di vitamina C, insieme alla milza, il fegato è l‟alimento di origine ani-male più importante. Il fegato ha anche un alto contenuto in ferro e in fosforo, in particolare il fegato di manzo contiene la più alta percentuale di ferro. Per questa ragione esso è particolarmente consigliato nelle diete delle gestanti, durante l‟allattamento, e per chi soffre di anemia. Anche i bambini in tenera età, quando si nutrono principalmente di latte, è importante la somministrazione di ferro (dal momento che il latte ne è privo) e quindi di fegato nella dieta. Il ferro è una componente fondamentale dei globuli rossi del sangue, e serve a trasportare l‟ossigeno che respiriamo in tutte le parti del nostro corpo. Un adulto deve averne in corpo da 2 a 6 grammi, gran parte nei globuli
rossi, e una piccola parte come deposito nel midollo osseo, fegato e milza. La quantità di ferro che deve essere assorbita con la dieta, per mantenere i normali livelli di metallo nell‟organismo, è in rapporto alle perdite o alle richieste che intervengono nel nostro corpo, perdite come quelle provocate da emorragie o quelle che subiscono le donne durante i loro cicli periodici, oppure maggiori richieste come in caso di gravidanza o durante la crescita. Anche il tuorlo d‟uovo e alcuni cereali contengono una buona quantità di ferro, però si è visto come il nostro organismo lo assorba più facilmente dal fegato che non dagli altri alimenti. La cottura del fegato. Come per la carne, le cotture lente, in umido, garantiscono una maggiore digeribilità, tuttavia il riscaldamento prolungato rovina le vitamine presenti, che sono tutte sensibili al calore, sottraendo al fegato la sua ricchezza in queste sostanze. Una cottura troppo prolungata inoltre fa perdere al fegato la tenerezza che gli è caratteristica, rendendolo un po‟ coriaceo. Una scottatura veloce, in padella, salva il patrimonio vitaminico e la tenerezza della carne e sta a chi cucina decidere se preferisce un piatto altamente vitaminico e tenero, oppure di facile digestione. Si sconsiglia in ogni caso il fegato al burro a coloro che soffrono di ulcera, mentre si consiglia soprattutto agli anemici LE ALTRE FRATTAGLIE ROSSE. IL CUORE è un muscolo, quindi non presenta differenze rilevanti rispetto alla carne. Val la pena ricordare che il cuore è un alimento estremamente povero di grasso ed è quindi molto digeribile. Esso è , come il fegato, ricco di vitamina B1 e B2, delle quali è una delle fonti principali tra gli alimenti di origine animale. LA MLZA è una delle frattaglie più povere. Possiede una mediocre quantità di proteiune e scarsissimi grassi, quindi il suo valore nutritivo è basso, anche se è facilmente digeribile. È un alimento ricco di vitamina C (specialmente la milza di manzo) e si pone, col fegato di manzo e di vitello, tra gli alimenti di origine animale al primo posto per il suo contenuto in questa vitamina. IL RENE, più famoso sulle nostre tavole come rognone, è un buon alimento, con un alto contenuto in proteine pregiate, più ricco di grasso che non le precedenti frattaglie esaminate, tuttavia ben digeribile. Ha un contenuto in ferro quasi pari a quello del fegato, e lo segue da vicino nel suo apporto in vitamina B2. IL RENE, più famoso sulle nostre tavole come rognone, è un buon alimento, con un alto contenuto in proteine pregiate, più ricco di grasso che non le precedenti frattaglie esaminate, tuttavia ben digeribile. Ha un contenuto in ferro ( Continua a pagina 34)
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Antropos in the world UNA DONNA NELLA STORIA – a cura di De Boris
GIUDITTA
Sotto il regno di Nabucodonosor, il re babilonese condusse la guerra contro i Medi. Conclusasi vittoriosamente la prima campagna il "Grande re" affidò al suo generale Oloferne la campagna d'occidente, durante la quale questi incontrò il popolo di Israele. Un capo cananeo lo avvertì che quello era un popolo invincibile, se non peccava contro il suo Dio. Oloferne, per tutta risposta attacco. Assediati e ridotti allo stremo, dopo 34 giorni gli israeliti avrebbero voluto arrendersi, ma il loro capo, Ozia, riuscì a convincerli ad attendere ancora 5 giorni. A questo punto,entra in scena la ricca e bella, vedova Giuditta, che convoca gli anziani, rimprovera loro la scarsa fede, ne ottiene la fiducia e, invocata per sé la protezione del Dio di Israele, si veste in gran pompa e si presenta ad Oloferne con la sua serva e con doni, fingendo di essere venuta a tradire i suoi. Condotta alla presenza del generale viene assai ben accolta, e gli fa credere di poter avere la rivelazione dei peccati del suo popolo a causa dei quali l'Eterno lo darà in mano al nemico, permettendogli di giungere vittorioso fino alla conquista di Gerusalemme. Oloferne accetta entusiasta l'offerta e la lascia pregare ogni notte il suo Dio per avere la promessa rivelazione. Dopo tre giorni la invita al suo banchetto, credendo di poterla anche possedere. Ma quando viene lasciato solo con la donna è perdutamente ubriaco. Fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: «Signore, Dio d'ogni potenza, guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione di Gerusalemme. È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi». Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento». E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. Giuditta ricavò dal suo atto eroico grandi onori e anche ricchezze, levò un salmo di ringraziamento all'Eterno, e visse fino a 105 anni, libera e assai rispettata dalla sua gente, rifiutando ogni proposta di nuove nozze.
Il Libro di Giuditta è un testo contenuto nella Bibbia cristiana ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo. Ci è pervenuto in una versione greca di circa fine II secolo a.C., sulla base di un prototesto ebraico perduto composto in Giudea attor-no a metà II secolo a.C. È composto da 16 capitoli descriventi la storia dell'ebrea Giuditta, (605-562 a.C.). Il dipinto è di Cristofano Allori, 1613 (Palazzo Pitti, Firenze). Notevole è anche il dipinto di Artemisia Gentileschi è una delle pittrici italiane più conosciute ed apprezzate del XVII secolo, che seguì la scuola caravaggesca. In quell’epoca, in cui non era facile per una donna affermarsi come pittrice, Artemisia fu la prima donna ad entrare nell’Accademia di Arti e Disegno di Firenze.
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Ἐλέφαντα ἐκ μυῖας ποιεῖς. Elephantum ex musca facis Fai di una mosca un elefante
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STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
LA MUSICA LEGGERA - IL PLUGGING In Italia, la musica leggera,dagli anni trenta, è stata popolarizzata, prima dalla radio e, nel do-poguerra,dal Festival di Sanremo e, tra il 1964 e il 1968, con un tipo di musica leggera non derivante dalla tradizionale melodica italiana, ma ricca di stratificazioni e influenze della operetta mitteleuropea, del café chantant francese e dei ritmi latino americani conosciuti sulle navi da crociera. Il ritorno alla tradizione, e la sua rielaborazione in chiave più moderna (arrangiamenti con influenze swing, jazz, e un cantato meno legato alla musica d'opera), è stato incoraggiato dal successo dal primo movimento di crooner americani (per lo più italo-americani) che iniziavano ad affacciarsi anche al fronte europeo. Questa riscoperta, avvenuta anche in reazione alle proibizioni fasciste degli anni trenta e quaranta, avvenne con l'apporto di interpreti e cantautori italiani, alcuni di essi divenuti poi di fama internazionale (Nilla Pizzi, Mina, Mia Martini, Gino Paoli,Domenico Modugno, Luigi Tenco ed altri. Di grande importanza per il successo del pop è il fenomeno del cosiddetto plugging, cioè una prassi che consiste nella continua e insistita proposizione di un brano da parte dei media. Infatti, il principio fondamentale del plugging è che sia sufficiente ripetere qualcosa sino a che venga accettato. Al plugging può essere data anche l'accezione di "convenzione generica", anche se questa definizione trova un termine più specifico e un respiro più largo nella standardizzazione. La teoria della standardizzazione è che la struttura collaudata e convenzionale di un brano pop mira a reazionistandard, mira cioè a soluzioni armoniche e ritmiche che hanno generalmente un sicuro e ben definito impatto emotivo legato al riconoscimento. Il fattore del riconoscimento, nell'industria musicale e non solo, svolge un ruolo importantissimo essendo una delle funzioni basilari della conoscenza umana. È per questi motivi che nel pop ci si ritrova ad ascoltare un "linguaggio naturale" legato all'orecchiabilità (easy listening). Anche i temi delle canzoni pop sono spesso standar-
dizzati;generalmente trattano di amore romantico. La musica pop riesce a dare spesso l' impressione dell' innovazione tramite l'uso di stravaganze controllate nella misura in cui possono essere ricomposte in questo cosiddetto linguaggio naturale. Per essere popolarizzata, una canzone deve potersi distinguere dalle altre mantenendo, tuttavia, le stesse convenzioni di tutte le altre. Fondamentalmente, la nascita e l'affermazione di un certo genere, o di una certa corrente musicale e culturale, porta quel genere o corrente a subire un processo di popolarizzazione. Si specifica che la musica leggera è rivolta in particolare al fruitore occasionale, ad attirare l'attenzione dell'ascoltatore distratto; per questo può essere definita musica di puro intrattenimento, cioè non impegnativa, e usare l'espressione "ascolto passivo della musica" da parte del fruitore. L'"ascolto attivo" è invece presente quando vi è una ricerca musicale la quale deve essere coadiuvata dalla conoscenza, a prescindere dalla piacevolezza. Con l'avvento della TV, in particolare con l'utilizzo commerciale del video musicale, l'impatto visivo diventa essenziale per ogni gruppo o artista che vuole entrare nel circuito commerciale. Spesso, quindi, entrano in gioco specialisti dell'immagine (come Vivienne Westwood per i Sex Pistols) e produttori che a volte basano il più del successo sulla presenza scenica. A questo proposito, estremo è il caso del produttore Frank Farian, il quale lancia verso la fine degli anni ottanta un gruppo di grande successo commerciale di nome Milli Vanilli, costituito in effetti da un gruppo di musicisti che lavorava nell'ombra, e un altro gruppo più fotogenico che appariva sul palco ballando e cantando in playback. Quando questo si scopre si viene a creare uno scandalo, ma un caso simile si era già verificato negli anni '60 con i Monkees, i cui componenti erano gli attori protagonisti di una nota sitcom americana dell'epoca.
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( Continua)
Antropos in the world POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE
COSA CI ATTENDE A MILANO? Dall’Expo 2015 l’Italia si aspetta visibilità internazionale, prestigio e naturalmente entrate economiche. Però le notizie circa le difficoltà dell’expo (ritardi, polemiche e tensioni) hanno ampiamente varcato i nostri confini e specialmente dalla Cina, che dovrebbe essere la locomotiva trainante della manifestazione, giungono critiche e accuse all’organizzazione per i ritardi e la corruzione degli organi che gravitano intorno all’evento. Purtroppo amettere in difficoltà l’Italia e la stessa manifestazione mondiale vi sono anche le minacce degli “antagonisti” e/o contestatori violenti ( NO EXPO) che fanno presagire scontri e tensioni. La Procura ha anche informative di piani che puntano a trasformare cortei e manifestazioni in un nuovo G8 di Genova per impedire il normale svolgimento dell’Expo che è un avvenimento mondiale teso a migliorare le condizioni di vita sulla terra. L’Expo è una manifestazione, con un tema generale che cambia ogni volta, che si svolge ogni cinque anni ed ha una durata massima di sei mesi. L’esposizione universale ha sempre influenzato e influenza numerosi aspetti della società (arti, commercio, educazione, relazioni internazionali etc.). I padiglioni vengono realizzati dai partecipanti e sono quasi tutte di carattere temporaneo perché le strutture vengono smantellate quasi tutte a fine della manifestazione. Solo alcune, le principali (teatri, anfiteatri, centri congressi, etc.) vengono riutilizzate e/o convertite. La prima esposizione universale venne organizzata nel lontano 1889 a Parigi e per l’evento venne realizzata la torre Eiffel. In Italia la prima esposizione universale si svolse nel 1906 e dalle strutture venne poi realizzata la Fiera di Milano. L’ultima in Italia, in ordine di tempo, si è tenuta a Genova nel 1992 . L’esposizione universale 2015 si svolge a Milano dal l’ 1 maggio al 31 ottobre e vi parteciperanno 146 paesi con il tema “Nutrire il Pianeta: Energie per la Vita” con l’obiettivo principale di contribuire affinché tutti abbiano cibo - 25 -
e acqua a sufficienza e perché ci sia un equilibrio tra le risorse consumate e disponibilità di cibo per la popolazione mondiale. Durante tutto il periodo la manifestazione resterà aperta ogni giorno dalle ore 10 alle ore 23. Per l’Italia l’expo 2015 rappresenta anche una grande opportunità di rilancio perché si potranno valorizzare numerose eccellenze produttive, tecnologiche e scientifiche. Ci saranno circa 30 milioni di visitatori nell’arco dei sei mesi e si avranno ricadute su tutti i principali settori produttivi. In effetti l’Expo di Milano è un impegno per i singoli cittadini e i Governi per sfamare la terra e garantire a tutti l’equo accesso al cibo che deve essere considerato un diritto fondamentale. Per fare ciò è necessario investire nella ricerca e in tecnologie al fine di una più corretta gestione delle risorse idriche, in azioni per la salvaguardia dell’ecosistema marino, nella promozione del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Il tutto con legislazioni adeguate volte anche a contrastare le contraffazioni, le frodi e il lavoro minorile. Dall’Expo 2015 l’Italia si aspetta grande prestigio e naturalmente entrate economiche con la speranza che la manifestazione si possa svolgere regolarmente e che i violenti organizzati siano immediatamente isolati dalle Forse dell’Ordine e dalla Magistratura. Mario Bottiglieri
Antropos in the world
Il pensiero “ottimistico” dei giovani sul progetto di una nuova scuola Una nuova scuola, una scuola più efficiente, “una buona scuola” è il progetto varato dall‟attuale governo Renzi con il fine di migliorare, o perlomeno modificare, il sistema scolastico italiano. L‟attuazione di dette riforme dovrebbe essere rapida, fatto sorprendente se teniamo in conto i tempi solitamente molto lunghi per l‟attuazione di altre riforme.Il ministro dell‟istruzione Stefania Giannini ha infatti dichiarato, in una conferenza tenutasi al Miur in occasione della presentazione della campagna e dei suoi possibili risultati, che “la buona scuola” (così è stato appunto rinominato tale progetto) dovrebbe essere in vigore già a partire da settembre di quest‟anno. Rivoluzionario nell‟ambito del sistema politico italiano è stato anche il modo nel quale la riforma è stata presentata: una consultazione pubblica della durata di 2 mesi avviata sul web con il fine di coinvolgere tutti, soprattutto docenti e studenti, nella stesura di un piano di riforme che sia condiviso, e non “un diktat calato dall‟alto” come ha affermato lo stesso presidente del Consiglio. La consultazione pubblica, avviata il 15 settembre e conclusasi il 15 novembre, è risultata la più grande d‟Europa, con oltre 200mila partecipanti online che hanno espresso la propria opinione attraverso email, commenti rapidi ed un questionario realizzato dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione. Le proposte didattiche della riforma si fondano essenzialmente su 3 pilastri fondamentali: lingua, musica e sport. A dare importanza a questi punti sono state le richieste degli stessi cittadini, che, durante la consultazione, hanno sostenuto di volere che fosse data più importanza all‟insegnamento di queste materie, spesso in secondo piano negli insegnamenti delle scuole attuali, anche a causa della precedente riforma Gelmini che, nell'intento di ridimensionare la pianta organica degli insegnanti, ha tagliato molte delle ore di insegnamento di queste discipline. Altro elemento centrale è il superamento del pre-cariato nel quale versano centinaia di migliaia di insegnanti, giovani e non solo. “La buona scuola” prevede dunque un piano straordinario per l‟assunzione di 150mila docenti a settembre 2015 e la chiusuradelle graduatorie ad esaurimentodei precari di lungo corso.Si cercherà di raggiungere l‟obiettivo prefissato attraverso l'introduzione dei cosiddetti organici funzionali di rete, ossia un organico aggiuntivo che dovrebbe garantire stabilità e più autonomia alle scuole.
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L‟organico funzionale, che si va ad aggiungere all‟organico di fatto, ha una durata di 3 anni ed è composto da una quota di personale docente, privo di classe, che può aggiungersi all‟organico di fatto e che può servire alla scuola ad ampliare l‟offerta formativa, alla sostituzione dei docenti e ad avere anche un pool di insegnanti a disposizione di reti di scuole. È un organico, quindi, che non coincide rigorosamente con il numero delle classi e degli insegnamenti ma che ha lo scopo di potenziare la didattica della scuola. In questo modo, entro settembre 2015 si potrebbero assumere a tempo indeterminato circa 100miladei più di 150mila precari e/o vincitori di concorso ancora in attesa di una cattedra. È previsto inoltre un nuovo concorso per 40mila giovani abilitati che verranno assunti tra il 2016 e il 2019 per sostituire gli insegnanti che nello stesso periodo andranno in pensione. Anche la formazione di questi stessi nuovi giovani docenti è stata interessata dalla riforma. Il nuovo percorso formativo dovrebbe prevedere infatti tre anni di formazione universitaria disciplinare (Matematica, Fisica, Italiano, Latino, ecc.) e due anni di specializzazione per imparare ad insegnare quelle stesse discipline. A questo si aggiunge un semestre di tirocinio a scuola. La riforma prevede anche più disponibilità da parte dei docenti ad essere valutati per premiare il merito, con la conseguenza di legare gli eventuali scatti di stipendio sulla base del merito e non sulla base dell'anzianità. L‟obiettivo della riforma che maggiormente interessa le nuove generazioni è però quello che riguarda il tentativo di allineare domanda e offerta di lavoro attraverso la formazione scolastica. Grazie al potenziamento dei laboratori e delle tecnologie a disposizione delle stesse scuole, si cercherà di formare gli studenti e di avviarli, già durante il periodo scolastico, al mondo del lavoro. Quelli analizzati sono solo alcuni dei punti della riforma varata dal nuovo governo, che prevede inoltre una decisa lotta al fenomeno della dispersione scolastica ed una forte innovazione digitale. Una riforma che avrà il difficile compito di trasformare una scuola in difficoltà in una “buona scuola” appunto. Zinna Paolo
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ELEZIONI INGLESI E SCIMMIOTTATURE ITALIANE Ricordo di aver letto da qualche parte un disarmante parere di Churchill sul sistema democratico-parlamentare che, peraltro, è un‟invenzione inglese: la democrazia è un pessimo sistema di governo – era grosso modo il giudizio dell‟ex premier britannico – ma, purtroppo, non se ne conosce uno migliore. Ho ripensato a questa mia vecchia lettura l‟altro giorno, quando i telegiornali snocciolavano i risultati delle elezioni inglesi. O, meglio, quando i telegiornali riferivano il numero di seggi acquisiti dai vari schieramenti, tacendo sistematicamente il numero di voti ottenuti da ciascun partito. Idem l‟indomani mattina, scorrendo in video le prime pagine dei quotidiani. Tutti allineati e coperti nel magnificare non tanto la vittoria del partito conservatore, quanto l‟ottenuta maggioranza assoluta (in seggi, beninteso) e lo scampato pericolo di un pareggio che avrebbe irritato i mercati. Solo “Il Manifesto” – onore al merito – riportava in prima pagina i numeri veri, quelli dei voti e non quelli dei seggi. Già, perché i numeri veri raccontano una storia completamente diversa da quella ammannitaci da giornali e telegiornali: i conservatori avrebbero la maggioranza assoluta dei seggi, ma solo il 36,8% dei voti (più o meno la stessa percentuale delle precedenti consultazioni); i laburisti avrebbero perso più di 20 seggi, ma avrebbero guadagnato quasi un milione di voti; i populisti antieuropei dell‟UKIP sarebbero diventati il terzo partito inglese (13%) ma avrebbero solo 2 seggi; il piccolo partito nazionalista scozzese resterebbe in fondo alla classifica (4,5%) ma otterrebbe addirittura 56 seggi. In una parola, la negazione completa del primo comandamento della democrazia: “un uomo, un voto”. Certo, non siamo ancora alle vette antidemocratiche della democrazia americana, ma anche in Inghilterra, oramai, è aritmeticamente possibile la vittoria elettorale del partito perdente. La verità è che il tanto ammirato sistema anglosassone – quello che ha così tanti ammiratori qui da noi – non ricerca la rappresentanza democratica dell‟elettorato ma, più semplicemente, la cancellazione delle forze politiche dissenzienti, negando loro una rappresentanza parlamentare in nome (o forse sarebbe meglio dire “con la scusa”) della cosiddetta “governa-bilità”. Il metodo è semplice, e ha fatto scuola: si creano due grandi partiti-contenitori (uno di centrodestra e uno di centrosinistra) che sono pienamente integrati nel “sistema”, e li si attrezza per ospitare tutte le componenti dei rispettivi versanti politici, dalla più moderata alla più radicale. Dopo di che si appronta una legge elettorale che consenta l‟attribuzione dei seggi solamente ai grandi partiti, tagliando praticamente fuori tutti gli altri. In questo modo, la democrazia diventa una partita fra due compari: repubblicani e democratici negli USA, conservatori e laburisti in Inghilterra, gollisti e socialisti in Francia, democristiani e socialdemocratici in Germania.E in Italia? In Italia avevamo un gioiellino che si chiamava “proporzionale”, aderente –
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quello si – al principio “un uomo, un voto”. Non eravamo obbligati a scegliere fra berlusconiani o antiberlusconiani, fra renziani o antirenziani, e ognuno votava per il partito del cuore, per piccolo che fosse. Quanto alla governabilità – come ben ricordano coloro che hanno operato durante la deprecata “prima repubblica” – questa era sempre assicurata: magari dopo una poco edificante trattativa su poltrone e poltroncine, ma alla fine si trovava sempre (e abbastanza facilmente) la quadratura del cerchio. Poi arrivarono gli scienziati, gli innamorati dell‟America, quelli che parlavano inglese anche col loro cane, a sostenere che no, non si poteva assistere alla trafila delle trattative interpartitiche e che anche in Italia dovevamo modernizzarci e adottare il sistema elettorale dello Zio Sam e di Sua Maestà Britannica. E fu subito “maggioritario”. Il primo impatto (nel 1994) non fu negativo; ma solamente perché, in una corsa a tre, la coalizione vincente travolse tutti. Ma poi, non appena si andò a “perfezionare” il maggioritario e lo si ridusse a uno scontro fra chi voleva “battere le destre” e chi voleva “sconfiggere i comunisti”, la brillante trovata degli amerikani di casa nostra andò a farsi benedire. Alla fine, fra un Mattarellum, un Tatarellum ed un Porcellum, siamo arrivati all‟Asinellum di oggi; ovverossia a quel cosiddetto Italicum che, accompagnato dalla sostanziale abolizione del Senato, dovrebbe servire ad assicurare al Pifferaio dell‟Arno il dominio incontrastato sul parlamento. Naturalmente, ciò potrà avvenire solamente se il PD (ridotto ormai ad una proprietà privata) sarà anche in futuro la prima forza politica. Altrimenti, Renzi inconsapevolmente avrà lavorato per Salvini o per Grillo. Berlusconi l‟ha capito e si agita, con la calcolatrice in mano: ove riuscisse a mettere insieme Salvini e Casini, Fitto e Verdini, Alfano e Meloni, e tutti coloro che si collocano a destra del ragazzino toscano, i numeri potrebbero consentirgli di sopravanzare il PD e di ottenere la maggioranza assoluta. La strada è quella, e il risultato delle elezioni inglesi – per l‟appunto – sono una ulteriore conferma che si può avere una maggioranza di seggi anche con una minoranza di voti. Ma, per far questo, gli servirebbe un bel partito “all‟americana”, uno di quei congegni a orologeria che, una volta ogni quattro anni, si svegliano da un lungo letargo e riempiono i teatri, fra palloncini colorati e stelle filanti. Naturalmente, visto che il centro-sinistra italiano ha già scimmiottato il nome del modello americano (Partito Democratico), il cavaliere vorrebbe fare pendant, battezzando la sua nuova creatura Partito Repubblicano. Al servilismo non c‟è mai fine.
M.RALLO [Da LE OPINIONI ERETICHE]
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UNA DONNA NELLA LETTERATURA
BRUNILDE Quando Brunilde vede
Brunilde è la regina d'Islanda di cui Gu-nther, re dei Burgundi, fratello di Crimilde, Gernot e Giselher, si innamora. Per poter ottenere la sua mano il re decide di chiedere aiuto al compagno d'armi Sigfrido, figlio di Siegmund e di Sieglinde, eroe vincitore dei Nibelunghi. Questi, in cambio della mano di Grimilde, decide di aiutarlo. Ma l'islandese, vergine guerriera dalla forza immensa, impone una duplice prova ai suoi pretendenti: la sposerà solo chi riuscirà a raggiungere d'un balzo un masso sca-gliato da lei lontano, e riuscirà a vincerla in duello. La situazione è grave per il burgundo, tanto più che numerosi e valorosi guerrieri sono morti prima di lui nel medesimo modo: ma è Sigfrido a combattere al suo fianco, facendosi forte del suo cappuc-cio dell'invisibilità che gli dava le sembianze di Gunther. Gunther,considerato alfine vincitore, porta la sua bella promessa sposa a Worms, città sul Reno, centro del regno burgundo. Si svolgono quindi parallelamente le nozze Sigfrido-Crimilde e Gunther-Brunilde: ma quando Gunther cerca di consumare il matrimonio, la moglie lo lega, lo porta ad un uncino e lo appende a una parete. Umiliato, il re chiede di nuovo aiuto a Sigfrido, che, assumendo nuovamente le sembianze del re, riesce a sopraffare la donna, e, quindi, a farla unire con Gunther. Ma Sigfrido, prima di allontanarsi dai due nuovi amanti, sottrae a Brunilde un anello d'oro e una cintura preziosa.
Quando Brunilde vede indossato da Crimilde quello che un tempo apparteneVa a lei, capisce di essere stata ingannata per ben due volte dal figliodi Siegmund: adirata, dopo un terriibile litigio con la sorella di Gunther, affida a Hagen il compito di uccidere Sigfrido. Secondo alcune versioni della leggenda, però, alla morte di Sigfrido venne colta da un enorme senso di colpa che la spinse a suicidarsi gettandosi nella pira costruita per l'eroe defunto. Nei canti dell'Edda Brunilde, abbandonata da Sigfrido a favore di Crimilde per effetto di un filtro magico, provoca l'uccisione dell'eroe per vendetta d'amore. Anche qui Bru-nilde resta la vergine guerriera dei canti ed-dici, dal carattere indomabile; è un perso-naggio, quindi, intorno al quale si raggrup-pano gli elementi mitici di derivazione più antica, anche se il ruolo di protagonista è passato a Crimilde. La tragica fatalità che domina il destino di Brunilde è particolar-mente evidente nella trilogia di Hebbel (I Nibelunghi, 1862), mentre nella sua tetralogia Wagner s'ispirò a una variante della tradizione nordica, fondendo il personaggio di Brunilde con quello della valchiria Sigr-drifa, che in punizione per la sua disobbe-dienza viene sprofondata dal padre Odino in un sonno magico, da cui la risveglierà Sigfrido.
IL NUOVO LIBR0 DI RENATO NICODEMO L‟AVE MARIA – STORIA E COMMENTO L
Dalla postfazione:
L‟Ave Maria è un inno di amore, che alimenta sentimenti che nascono nelle penombre emotive di ciascuno e si arpionano nel cuore che ha bisogno di certezze e di luce. La preghiera si fa grappolo di rivelazioni, filigrana di emozioni che, allontanando ogni gravame terreno, accendono un intimo dialogo con la Mamma celeste:
dell‟oblio e riannoda i vincoli con la Vergine, a nome dell‟umanità nella sua corale interezza. Ed è la sintesi significativa che la pone come massima espressione di infinito: Donna e madre benedetta, prediletta del Signore.
Sancta Marìa, Mater Dei,/ ora pro nobis peccatòribus,/ nunc et in hora mortis nostrae.
Le vibrazioni individuali si fanno voce dell‟animo, del cielo e delle stelle, di una realtà oltre ogni tempo e tramata d‟incanto, di sospiri che invitano ad esserci e a esondare, a nutrirsi d‟immenso, per poi ritornare a Ave, Marìa, gràtia plena, / Dòminus tecum./ pregare, invocando il Suo nome, Maria, impareggiaBenedìcta tu in muliéribus /et benedìctus fructus bile mediatrice tra l‟uomo e Dio.
ventris tui, Iesus. Il messaggio d‟amore vola oltre la nebulosità fervida
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Franco Pastore
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IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO
„A CULÀTA
Il termine napoletano culata indica l‟operazione di lavare a fondo e rendere can-dida la biancheria di casa. un tempo, prima che giungessero tutti i moderni detersivi chimici che lavano che piú bianco non si può, le massaie napoletane erano solite lavare la biancheria di casa con semplice sapone naturale detto: sapone „e piazza (sapone di piazza), sistemavano poi la biancheria cosí lavata in capaci mastelli e ricoprivano il tutto con un grosso telo a trama larga detto cennerale; sul telo venivano sistemati arbusti odorosi ed un congruo strato di cenere (prelevata dal focolare domestico, o acquistata all'uopo da un rivenditore girovago: 'o cenneraro) poi si lasciava colare sul tutto dell‟acqua bollente addizionata, magari di altre essenze profumate, quando tutta l‟acqua era passata e la soda caustica contenuta nella cenere aveva compiuto la sua opera di sbiancare la biancheria, l‟operazione era compiuta, la colata finita e dopo un ultimo veloce risciacquo, i panni potevano essere sciorinati al vento e al sole augurandosi che questo non mancato e anzi, fosse uscito facendo capolino tra le nuvole. I panni venivano di un biancore unico, grazie alla liscivia. Ma da quale lontano mondo era stata ereditata la liscivia? La liscivia o rànno è stata per millenni l‟unico sgrassatore valido per i tessuti e la pasta che si estraeva dal deposito di cenere dopo la bollitura serviva per la pulizia della casa e delle pentole, insieme alla sabbia, là dove era reperibile. Le prime tracce di sapone, che si fa con olio e soda, le troviamo in alcuni cilindri di terracotta risalenti al 2800 a.C. in mesopotamia. La prima formula di un sapone è stata trovata su tavolette di argilla sumeriche del 2500 a.C. in scrittura cuneiforme (una parte di olio e cinque parti e mezza di potassa) e al 2200 a.C. appartiene la descrizione della preparazione di un sapone con acqua, sostanze alcaline e olio dicassia (piante della famiglia delle Leguminosae, sottofamiglia Caesalpinoideae, costituite da alberi, arbusti ed erbe; cresce nelle regioni tropicali, ma alcune varietà sono coltivate anche in Italia per scopi ornamentali). Anche gli Egiziani ci hanno lasciato informazioni su un papiro risalente al 1550 a.C., il papiro di Ebers, su un tipo di sapone nato dalla combinazione di oli animali e vegetali e sostanze alcaline. Plinio il vecchio ci dice che i Fenici, nel 600 a.C., preparavano il sapone col sego di capra e cenere di legno.. Nella Bibbia, poi, troviamo vari riferimenti nei libri dei profeti Geremia (2,22) VII sec a.C., Malachia (3,1-4) e Giobbe (9,30) V secolo a.C. Gli antichi romani conoscevano il sapone in quanto usato dai Galli, ed era un miscuglio di sego (grasso animale) e cenere col quale si tingevano di rosso i capelli. Plinio ci dice che ne facevano largo uso, ma lo sconsiglia ai romani che, tuttavia, dopo la propaganda di Galeno (II secolo),il medico dell‟imperatore Marco Aurelio,cominciarono ad usarlo (solo gli uomini, le donne preferivano
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astenersi). Nel secolo successivo, lo imperatore Settimio Severo riuscì a promuoverne l‟uso in maniera diffusa.Con Carlo Magno, fra l‟VIII e il IX secolo, l‟ arte di produrre il sapone si diffonde in Spagna e in Francia, ma è tra gli arabi che c‟è il sapone migliore prodotto con olio di oliva o di timo unito alla soda caustica, cioè la liscivia: è profumato e colorato, può essere solido o liquido. Hanno imparato ad Aleppo dove è conservata la tradizione della lavo-razione artigianale risalente ai babilonesi e vede l‟uso dell‟olio d‟oliva mescolato con quello di alloro. Così, nel XII secolo, grazie ai crociati che tornano dalla Terrasanta, questi saponi vengono portati in Europa e nascono i primi saponai che rielaborano la qualità del composto. Sarà Marsiglia a conservare la procedura e gli elementi del sapone di Aleppo, che è l‟origine di tutti i „saponi duri‟ del mondo, ma ormai, quasi dappertutto, all‟antico sego si è sostituito l‟olio che varia la sua tipologia a seconda della regione dove c‟è la produzione. Anche il tipo di liscivia cambia a seconda della pianta da cui deriva la cenere. A Marsiglia si usava cenere di salicornia (Salicornia europea, una pianta grassa della famiglia delle Chenopodiacee o Amaranthaceae che cresce presso acquitrini e acque salmastre ed ha un elevato contenuto salino. La prima vera fabbrica di sapone di Marsiglia è del 1593, ma nel 1660 sono diventate già sette e la dicitura “sapone di Marsiglia” diventa di uso comune. E‟ per tutelare il prodotto con questo nome che il grande ministro di Luigi XIV, Colbert (applicando la dottrina politica del Mercantilismo che sostiene la protezione delle produzioni pregiate interne), emana l‟editto del 5 ottobre 1688 con cui regolamenta la produzione del sapone. A partire dalla fine del „700, intanto, si era avvertita la difficoltà a reperire il carbonato di sodio in cenere in quantitativi sufficienti a soddisfare la richiesta di sapone il cui uso, ormai si stava diffondendo sempre più. Questo stimolò la ricerca e ci si orientò verso il sodio presente nel mare. Da allora sono stati fatti passi avanti nella ricerca, e Nicolas Leblanc prima, nel 1791, e Ernest Solvay dopo, nel 1861, hanno dato un valido contributo; ma dobbiamo arrivare al XX secolo per superare il problema con le scoperte della chimica (stimolata sempre dalla diffi-coltà, questa volta a reperire i grassi e gli oli durante le due guerre mondiali) che hanno portato ai detergenti sintetici. Nell‟ultimo ventennio gli studi sull‟inquinamento hanno contribuito a formare una diffusa coscienza ecologista e sono stati introdotti sul mercato detergenti a basso grado di inquinamento o del tutto naturali, come la noce saponaria. A livello casalingo, poi, si è generato un passaparola di “formule” non inquinanti e di azioni che mirano al risparmio di energia.
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IL MUSEO DIOCESANO DI SALERNO Di PAOLO LIGUORI (II parte) Bisogna arrivare però al 1832 per registrare nuovi importanti lavori per l‟edificio: l‟Arcivescovo Lupoli attuò la sopraelevazione del secondo piano, fatta esclusione del lato sud, ed il completo rifacimento della facciata principale, nonché il dipinto ed il pavimento maiolicato del salone di ricevimento. Grazie a questi interventi l‟edificio assunse l‟attuale aspetto rigorosamente neoclassico.1 Nel 1836, con l‟Arcivescovo Mons. Marino Paglia, il Seminario raggiunse il suo massimo splendore, contava oltre duecento chierici ed era ritenuto uno dei migliori istituti del Regno. Per questo fu visitato da Giacomo Leopardi, da Papa Pio IX e dal re di Napoli Ferdinando II, e si liberi esistenti tra la via Bastioni e la scalinata di arricchì di opere artistiche di un certo pregio. via delle Croci. Questo nuovo edificio consentì I sommovimenti politici del 1860 ebbero anche di dotare sia il seminario che la stessa cattedrale a Salerno effetti anticlericali piuttosto eclatanti e di nuovi spazi: le abitazione delle suore a nel 1861 si arrivò alla chiusura dell‟Ateneo e servizio del seminario, una nuova ed ampia all‟allontanamento dell‟Arcivescovo. cappella con sagrestie e tutto l‟occorrente per il Nel gennaio del 1866 i due terzi del fabbricato culto, l‟abitazione del custode, numerosi saloni furono requisiti e destinati ad ospitare prima la per riunioni ed attività varie e la cosiddetta Scuola Magistrale Femminile e poi un istituto “Casa del Clero” per ospitare canonici e satecnico; la rimanente parte fu riconsegnata cerdoti. Negli spazi residui, tra la sagrestia ed i all‟amministrazione del Seminario, che riaprì le nuovi locali, si ottenne un cortile interno per la attività anche se in locali alquanto angusti. ricreazione dei seminaristi. L‟Arcivescovo Valerio Laspro si prodigò A seguito del sisma del 23 novembre del 19801, affinché l‟intero immobile ritornasse nel pieno le strutture dell‟edificio subirono notevoli danni possesso dell‟amministrazione del Seminario, il specialmente nella parte più antica della costruche fu ufficialmente decretato nel giugno del zione, tanto da rendere necessario il completo 1890 e l‟Istituto poté subito riprendere a pieno trasferimento dei seminaristi in un complesso di le sue attività, ritornando ad essere l‟antico recente costruzione nella zona orientale della centro di cultura e di attività letterarie di un città. Così, con questo ultimo atto, dopo oltre tempo. quattro secoli di storia l‟edificio cessò di essere Durante il primo conflitto mondiale, fino al il luogo deputato alla crescita spirituale e 1919, l‟autorità militare requisì i locali del formativa dei sacerdoti salernitani e fu scelto Seminario per impiantarvi un ospedale e il quale sede idonea per il Museo, per l‟Archivio e nuovo Arcivescovo, Mons. Grasso, fu costretto a per la Biblioteca Diocesani e fu interessato da trasferire i pur numerosi allievi nei locali del importanti lavori di restauro, a cura dell‟allora convento benedettino del Loreto nei pressi di sovraintendenza per i B.A .A.A.S. di Salerno e Avellino. Gli ultimi importanti lavori di ammodernamento Avellino. ( Continua) dell‟edificio furono eseguiti tra gli anni ‟50 e ‟60. Fu eseguito un importante ampliamento con la _________________ edificazione di un ulteriore corpo di fabbrica, con 1AA. VV., Passeggiate salernitane, 4 voll., Salerno1991, p . 25. pianta ad L, ubicato in alcuni spazi allora - 30 -
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DALLA REDAZIONE DI S.Valentino Torio
LACREME NAPULITANE
incommensurabile nostalgia per l‟Italia Mediante l‟emigrazione gli Italiani non intendevano esprimere la loro rabbia nei confronti dell‟Italia, ma, per necessità, si abituarono a sopportare il fardello comune a tutti gli emigranti (la povertà, la discriminazione e il sentirsi soli in terra straniera). Gli autori delle canzoni napoletane non sono rimasti insensibili al problema dell‟emigrazione e, prendendo lo spunto da questo “spaccato” della società, ci hanno lasciato molte canzoni sul tema. La canzone che qui si vuole commentare e far conoscere a coloro che non la conoscono, si intitola “Lacreme napulitane”; è del 1925 (dopo la prima guerra mondiale l‟emigrazione verso gli Stati Uniti fece registrare un vistoso boom), l‟autore del testo è Libero Bovio, il compositore della musica è Francesco Bongiovanni. Il testo è pregevole, la musica straordinaria; le parole si srotolano come pietre, la musica esprime tutta la drammaticità del caso. Ecco il testo in lingua napoletana e la traduzione in lingua italiana: Mia cara madre sta per venire Natale e a star lontano mi sa d'amaro come vorrei accendere due o tre fuochi d'artificio come vorrei sentire lo zampognaro alle mie bambine fate il presepe e a tavola mettete il piatto per me fate come quando è la sera della vigilia come se io stessi in mezzo a voi e ci costa lacrime quest'america a noi napoletani per noi che piangiamo il cielo di Napoli com'è amaro questo pane che sono i denari per chi si piange la patria non sono niente ora ho qualche dollaro e mi pare che non sono mai stato tanto pezzente sogno tutte le notti casa mia e sento le voci dei miei bambini ma a voi vi sogno come una Maria con una spada in petto davanti al figlio in croce e ci costa lacrime quest'America a noi napoletani per noi che piangiamo ( Continua a pagina 33) - 31 -
Nel corso degli ultimi 150 anni di storia vi è stata una grande emigrazione dall‟ Italia verso gli Stati Uniti, ma anche verso l‟America meridionale e l‟Australia. A ondate successive legate ad avvenimenti storici che a volte favorivano l‟esodo, a volte lo rallentavano. Il Sud dell‟Italia ha contribuito in modo massiccio a questo fenomeno e il contributo dei Napoletani è stato particolarmente doloroso dopo l‟unità d‟Italia. Si partiva dal porto di Napoli per la prospettiva di un domani migliore o solo per trascorrervi alcuni anni per tornare in patria dopo aver raggranellato un po‟ di dollari per migliorare la propria posizione. Partivano uomini (il capo famiglia) in cerca di fortuna o partivano intere famiglie col cuore triste ma con grandi obiettivi. Si trattava di soggetti non molto istruiti e senza alcuna conoscenza della lingua del paese scelto come destinazione. L‟emigrazione non rappresentò una bella pagina della nostra storia, benché si trattasse di uomini volenterosi, capaci, caparbi, che si fecero onore in tutti i lavori intrapresi. Restava nel cuore una grande tristezza, una grande malinconia e una Mia cara madre sta pe' trasi' natale e a sta' luntano chiu' me sape amaro comme vurria appiccia' duje tre biancal comme vurria senti' nu zampugnaro 'e ninne mie facitele 'o presepio e a tavola mettite 'o piatto mio facite quanno e' a sera da' vigilia comme si' mmiezo a vuje stesse pur' io e 'nce ne costa lacreme st' america a nuje napulitane pe' nuie ca 'nce chiagnimmo o cielo e napule comme e' amaro stu' pane mia cara madre che sso' che sso' 'e denare ? pe' chi se chiagne a patria nun so' niente mo tengo quacche dollaro e me pare ca nun so' stato maie tanto pezzente me sonno tutt 'e notte a casa mia e d''e criature meie ne sento 'a voce ma a vuie ve sonno comm 'a na' maria cu 'e spade 'mpietto 'nnanz 'o figlio 'ncroce e 'nce ne costa lacreme st' america a nuje napulitane pe' nuje ca 'nce chiagnimmo
di Vincenzo Soriente
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Regimen Sanitatis Salernitanum - Caput XLVIII
DE VISCERIBUS ANIMALIUM Egeritur tarde cor, digeritur quoque dure similiter stomachus, Melior sit in extremitates. Reddit lingua bonum nutrimentum medicinae. Digeritur facile pulmo, cito labitur ipse. Est melius cerebrim gallinarun reliquorum .
Tardo il cuor si digerisce: il ventriglio si smaltisce,(ai due stremi specialmente) Benché duro, facilmente. E’ la lingua una vivanda sustanzial, medica e blanda. Prestamente è il polmon trito, da se stesso e digerito, i cervelli son più molli, soprattutto quei dei polli.
LEVIORA
VECCHIA MA SIMPATICA
Molti anni fa in una stazione dei carabinieri situata in un paese in montagna dove si usava ancora la bicicletta, ogni giorno il povero appuntato Esposito doveva scendere in paese per prendere il giornale al suo maresciallo. Un bel giorno all'appuntato venne in mente un idea e aspetta che arrivi il lunedi' per attuarla. Cosi' arrivato il lunedi' il maresciallo lo chiama: - Esposito! - Si, maresciallo - Scendi in paese per il giornale. - Agli ordini comandante. Esposito prende la sua bici e scende all'edicola e mette in atto la sua idea: compra 7 giornali, uno Visualizza altri per ogni giorno, cosi' da non dover scendere e Le immagini potrebbero essere soggette risalire ogni giorno. Cosi' ogni mattina come il a copyright.Invia feedback maresciallo lo chiamava per il giornale, lui rispondeva agli ordini e prendeva la bici, ma si nascondeva dietro la caserma. Arriva cosi' la domenica e il maresciallo lo chiama: - Esposito! -Agli ordini maresciallo.Il giornale anche oggi? -No! Ma scendi immediatamente in paese e cerca di rintracciare questo imbecille che per IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO sette giorni con la sua auto ha colpito lo stesso Direzione e Redazione - via Margotta,18 palo dello luce -. tel. 089.797917
BRONTOLO
Susine, Prugne, - 32 Prunus domestica, Periodi raccolta susine e prugne ... www.elicriso.it554 × 443Ricerca tramite
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LACREME NAPULITANE (da pag.31) „o ciele „e Napule comme e' amaro stu pane. m'avite scritto che assuntulella chiamma chi l'ha lassata sta' luntana ancora che v'aggia di' si 'e figlie vonno 'a mamma facitela turna' a chella signora io no nun torno me ne resto fore e resto a fatica' pe tutte quante jo c'aggio perzo a casa patria e onore io so' carne 'e maciello so' emigrante e 'nce ne costa lacreme st' america a nuje napulitane pe' nuje ca 'nce chiagnimmo 'o cielo e napule comme e' amaro stu pane
il cielo di Napoli
La canzone ebbe subito un grande successo e divenne ancora più famosa nel 1981 quando fu inserita come colonna sonora di un film dallo stesso titolo che racconta una storia diversa. Questa canzone è strappalacrime? Certamente, ma rimane sempre emblematica di una mentalità napoletana, di una filosofia napoletana. Si narra di un emigrante che sente ancor più forte la nostalgia all‟avvicinarsi del Natale (Sappiamo cosa significa per i Napoletani il Natale, il presepe, i “botti”, gli zampognari, la cena della vigilia), ed esprime i suoi sentimenti alla “cara” madre” in una lettera in cui traspare tutto il suo desiderio ( “come vorrei essere anch‟io tra voi”) di ritrovarsi con i suoi, e si spinge fino a chiedere alla mamma di apparecchiare anche il suo piatto per la cena della vigilia. E poi racconta quante lacrime gli fa versare lo star lontano da Napoli, lo star lontani dal cielo di Napoli. La sua amarezza di emigrante è espressa con una bellissima frase: “I soldi son poca cosa per chi si piange la patria, i soldi non sono nulla; ora che mi vedo qualche dollaro in più in mano, non mi son mai sentito così pezzente. Sogno tutte le notti la mia casa e sento le voci dei miei bambini, e voi, madre mia, mi apparite come una Maria, con una spada nel petto di fronte al figlio in croce”. Sono versi di una bellezza scultorea.Passiamo ai figli. E qui traspare il vero motivo che ha indotto il nostro emigrante a lasciare la sua patria, no, lui non è andato in America soltanto per far soldi, c‟è dell‟altro che emerge quando appunto parla dei figli.” Mi avete scritto – allora i figli si rivolgevano con il “voi” ai genitori – che Assuntina chiama e vuole colei che li ha lasciati e sta ancora lontana. Che vi de-
vo dire?: se i figli vogliono la madre, fatela tornare quella signora” Ecco il vero motivo dell‟emigrazione, in questo caso. Dietro questa storia vi è un dramma, appena accennato. “Io, invece, no, non torno e me ne resto qui a lavorare per tutti quanti voi. Io che ho perso la casa, la patria e l‟onore resto qui, perché sono un emigrante, son come carne da macello”. In tutto questo sfascio, in tutta questa distruzione vi è racchiusa tutta la grandezza del povero emigrante che consentendo a che “quella signora” torni e stia con i suoi figli, esprime tutta la grandezza del suo animo e del suo spirito, perdonandola. Vi sembra poca cosa? Come al solito raccomando a coloro che non conoscono questa canzone o non conoscono la lingua napoletana, di leggere i due testi e servendosi di You Tube collegarsi per ascoltare la straordinaria canzone interpretata da più artisti. Buon ascolto!
com'è amaro questo pane. Mi avete scritto che Assunta chiama chi l'ha lasciata sta lontana ancora che vi devo dire se i figli vogliono la mamma fatela ritornare quella signora io non torno me ne resto fuori e resto a lavorare per tutti io che ho perso casa,patria e onore io sono carne da macello,un emigrante e ci costa lacrime quest'America a noi napoletani per noi che piangiamo il cielo di Napoli com'è amaro questo pane
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Libero Bovio, l‟autore di “Lacreme napulitane”
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CONCORSO DI POESIA MATER DEI Venerdì 29 maggio, alle ore diciannove, presso la Chiesa Madre, In Pagani (Sa), ANTROPOS IN THE VORLD e LA Parrocchia del SS. Corpo di Cristo concluderanno il TERZO CONCORSO DI POESIA RELIGIOSA " MATER DEI ". Saranno premiati: GIUFFRIDA FARINA, GEORG MUSTANG, ANTONIO BICCHIERRI, ANNA MARIA FORTE, MARIO BOTTIGLIERI, GAETANO VISCONTE e SALVATORE CALIFANO. Nell'occasione, sarà consegnata all'avvocato Vincenzo Soriente una nomination alla carriera, per il suo impegno di ex dirigente scolastico, di giornalista e capo-redattore di Antropos in the world per San Valentino Torio. La manifestazione sarà preceduta da una breve ed interessante dissertazione del mariologo dott. Renato Nicodemo.
Esecuzioni canore e musicali, per organo e per chitarra, allieteranno la serata. Saranno presenti, oltre ad emittenti televisive ed autorità, la dott.ssa Rita Occidente, direttore responsabile di “DENTROSALERNO”, il noto quotidiano on line, e la dott.ssa Gaetana Langella.
CONTINUA DA PAG,22 – LE FRATTAGLIE Prima di cucinarlo va lasciato a bagno in acqua e aceto per privarlo di odori e sapori poco gradevoli e anche per eliminarne eventuali sostanze dannose alla salute. LA LINGUA, benché si distingua dalle altre frattaglie per non essere un organo interno, viene in genere accomunata a queste. È, come il cuore, un muscolo, quindi non differisce sostanzialmente dalla carne, né come valore nutritivo, né come composizione. Un etto di lingua di manzo dà un elevato apporto calorico che si aggira intorno alle 205 calorie, derivanti soprattutto dal suo alto tenore in grassi: è per questo un alimento non facilmente digeribile. Ha un buon contenuto di vitamina B1 e B2. Prima di essere lessata la lingua deve essere passata sulla fiamma (così da poter venire comodamente spellata), quindi battuta da ogni parte per sfibrarla (facendo però attenzione a non romperla). Eliminata anche la seconda pelle, la lingua va risciacquata accuratamente e quindi asciugata; a questo punto la si lessa in acqua leggermente salata e aromatizzata. IL POLMONE è una delle frattaglie più povere, nel senso che ad un mediocre contenuto di proteine, associa uno scarsissimo apporto di grassi, per cui un etto di polmone di manzo fornisce soltanto 91 calorie. È un Va bene quindi inserirlo ogni tanto nell‟alimentazione degli alimento facilmente digeribile, che trova la sua impor- anemici, anche se non è facile trovare un modo di cucinarlo tanza nella dieta per l‟altissimo contenuto in ferro. che dia gioia al palato.
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Da CRONACHE CILENTANE n.4 del 4.05.2015
Giuffrida Farina
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