Baluginar di luna

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ῆςής  Liriche di Franco Pastore

A.I.T.W Edizioni Collana Poesia



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Liriche di Franco Pastore

A.I.T.W Edizioni Collana Poesia



OPINIONI E GIUDIZI « La poesia di Franco Pastore non monotematica, né monocorde, trascorsa da una esile vena di nostalgia, è un rarefatto involucro che contiene, ma non circoscrive, urgenze intime, risonanze dell’animo, elitari trasalimenti in esiti poetici a volte in crescendo, a volte in quegli evanescenti ripiegamenti d’intimità socchiusa. Una malinconia frale, dolcissima, quasi incantata, senza imbozzolanti recinti solipsistici, senza avvitamenti nell’aridità razionale del rimpianto, cifra le liriche, ... che sono voce e dimensione dell’animo in un linguaggio poetico fluido, conciso, essenziale, che, spesso, si aggruma e si sfalda in atmosfere, ovattate, affatanti, sussultanti, cullate da una musica, lieve. ... L’introspezione psicologica si manteca all’incanto, all’estasi, al sogno di sognare, si addensa e svapora in un altalenante rincorrersi di fermenti e fremiti interiori e di impressioni sensoriali. In un linguaggio poetico di avvitante potenza suggestiva, oltre, tanto oltre i supporti e le suggestioni tecniche, che tanto spesso depotenzia e annulla, Franco Pastore ci tracima in un mondo d’incanto, di sogno, di pene, di derelizioni, di stordenti accensioni, di tremori, bagliori, brividi, ardori, sospiri...» Il dominio di sé e dei suoi mezzi espressivi gli permette una scelta rigorosa nella sua costruzione formale e quindi una più essenziale efficacia di quando lo sforza la sua ricchezza d'immagini e d'emozione. « Se non c'inganniamo, l'evoluzione che la poesia di Franco Pastore ... fa emergere una più distesa e sociale attenzione alle cose ed agli uomini; egli coglie dalla realtà quegli aspetti che gli consentono di tradurre in più intense e quasi emblematiche immagini, non trascurando però ricordi indelebili...» (1) «... Il poeta possiede un’interiorità lirica, che gli deriva da stati d’animo particolari, che si tramuta in immagini poetiche, in allegorie e metafore singolari. Il linguaggio diviene, allora, veicolo di sentimenti celati, intimi, inconfondibili. Si veda come già la lirica, “Le tue labbra”, l’incipit alla raccolta, renda prepotentemente efficace la VIS AMORIS e come l’amore costituisca fonte di turbamento psicofisico: Dolcissime, morbide,calde, /che parlano d’amore, dialogano col cuore.[…] / e mi perdo / nel gioco sapiente / del nido dischiuso. Del resto, la poesia è fatta di rievocazioni e di valori profondi della vita, soprattutto quando la fonte dell’ispirazione è l’amore, inteso si come gioia, ma anche e soprattutto come tormento ed estasi. Le parole, le sillabe, il ritmo medesimo dei versi rivela gli atteggiamenti veri, musicali, di un canto accorato, a volte triste, ma sempre toccante. Pastore rivela, in questa nutrita raccolta di liriche, sensibilità inusitata, che sa trasfigurare in un prospetto di analogie inventive, di rara efficacia poetica.» (2) «La resa lirica di Franco Pastore, si fa grappolo di rarefatte e pur consistenti rivelazioni, si fa filigrana di emozioni, di riflessioni del cuore che scostano gli ingombri, i gravami terreni e si tendono, si proiettano oltre, smarginano dall’ossidata routine e ci impongono di lasciare le derelizioni, le pene, le asfittiche acquisizioni della brumosa consistenza quotidiana. La volatile, freschissima, evanescenza della poesia pura che alita, spumeggia e vigoreggia nel verso di Franco Pastore dall’impianto descrittivo, ma soffiato, trascorso, vivificato dalla luminosità abbagliante delle intuizioni rapide, dalle riemersioni memoriali, dalla nebulosità fervida dell’oblio, dai palpiti gementi e tersi delle attese, declina dolcemente nelle plaghe dell’oggettività, travalica il dato


soggettivo, riannoda i vincoli con l’umanità nella sua corale interezza. Non ci sono alidi esiti solipsistici.» (3) «... Il lirismo di Franco Pastore ... raggiunge toni appassionati, densi di una viva forza spirituale, che crea nel buio la luce, per trasmetterla agli altri, per rinverdire l’anima del mondo. Dunque, da questi melodiosi versi traspare la potenza dell’amore nel suo valore più intenso e più umano ... » (4) «… Il poeta possiede un’interiorità lirica, che gli deriva da stati d’animo particolari, che si tramuta in immagini poetiche, in allegorie e metafore singolari. Il linguaggio diviene, allora, veicolo di sentimenti celati, intimi, inconfondibili … »(5) «... Debesse aveva affermato che noi mentiamo a noi stessi perfino nei diari. Ma nella poesia vera ciò non può accadere. Ovviamente, ciò non avviene negli esiti lirici di Franco Pastore che ci tracima, lontano dalla greve e uggiosa terrestrità, in un mondo pispigliante fra incanti e solide consapevolezze, in una rigenera-zione dello spirito che pena, freme, geme e si arpiona ai raggi della luna e al nitore delle stelle, forse in un anelito dolcemente triste di raccordo, di carezza e di rinunzia al bello della vita ...» (6)

___________________________ 1) L. Crescibene, present.ne a Il profumo di Ermione - A.I.T.W. Ediz. Sa 2014 2) A. Mirabella, present.ne al volume Aqua Electa, - A.I.T.W. Ediz. Sa 2013 3) A. Mirabella, present.ne al volume Le tue labbra, A.I.T.W. Ediz. Sa 2009 5) Anna Maria Scheible, da Areopago Cirals. Ed Ombre di Capelvenere - 1978 6) Domenico Rea, present.ne a Il Vangelo di Matteo, De Luca Ed. Amalfi 1979 7) Luigi Crescibene present.ne a Il Ricordo del tempo A.I.T.W. - Ediz. Sa 2015


NOTE BIOGRAFICHE Alla metà degli anni settanta, sarà Domenico Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel pe-riodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, grazie al Grieco, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano drammatizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII - n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici: le figure ed i personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente incasto-nati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Trac-chia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.


FRA LE STELLE

Ανάμεςα ςτα αςτέρια

Mi guardi dalla foto, lì sul muro, come volessi dirmi qualche cosa. Lo so, sono cambiato, son altra cosa, ma dentro resto sempre il tuo bambino. Non può la morte, oppur l’uman destino, distruggere un legame così forte, insieme siamo uniti in una sorte. Vorrei stringerti ancora su questo cuore, protetto, come un tempo, dal tuo amore e certamente, un giorno, fra le stelle, al cuor dirai ancora cose belle ed io, con un pianto inusitato, ti griderò: -Mamma, sono arrivato!-


BALUGINAR DI LUNA ῆςήvς

Quando tutto si spegne ed ogni memoria s’oblìa, soccombe ogni malìa. Invano, il colore dei fior accendono le luci del mattino, e a sera, o nella notte bruna, balugina la pallida luna. Sogni, progetti, pensieri, quanto nasce nell’ infinito, tutto muore sotto le stelle, nella tenebra esonda la vita.


INSONNIA Aϋπνία (1)

Tenue biancore, che porti via le ombre della notte, ancora, mi sorprendi sul balcone. Un vento freddo soffia verso il mare, soccombono le luci e le lampare. Rapide, scivolano le auto sull’asfalto, mentre il chiarore accende tutto il cielo, alzo lo sguardo e fisso su, in alto, la luce fa cadere ogni velo. Punge la brezza verso la marina, il canto dell’allodola saluta già il mattino .

_______________ 1) Salerno, 25 giugno 2015


SOTTO IL VELO DELL’ALDA Uπό το πέπλο τησ αυγήσ

Dov’è il tempo che mi vedeva bambino, quando, sotto il velo dell’alba, m’addormentavo sui sogni ? Quanto tempo è passato, sprecato nell’attesa, finito! Un tempo che non s’acquista, né si vende, né torna, se non nel ricordo di ciò che era il mattino, col bacio del primo sole. Sembrava che quelle mura custodissero per sempre la gioventù, con la speranza dei nostri cuori ingenui, come se l’eternità fosse di casa e niuna cosa dovesse mai finire. Ora, guardo un raggio di luna e scorgo la lotta contro il buio della notte.


SGOMENTO

Φόβοσ (1)

Ridendo sulle lacrime e sul dolor cantando, gioie inventavi, stornando coi versi la paura di sognare. Un cancro t’aggredì e il tuo soffrire mi trafisse il cuore, che morte supplicò, per troppo amore. Volato è il tempo, pure del ricordo, solo il tuo volto ancora io lo scorgo, ritorna alquanto col timbro della voce, quando son solo, trieste ... e senza pace.

_______________ (1) Ricordando mia madre.


SENSAZIONE υναίςθημα (1) Pur l’ora è tarda, la sera è andata via, la voce del silenzio è la sola compagnia. Il fresco apre ora le porte del mattino, certo dovrei dormire, ma Il nulla mi è vicino. E’ forse solo intuito, o mera sensazione, il tempo è un fiume celere, più rapido del suono. Mi sento un po’ immagine, che vola via col vento, o una foglia gialla, nel guizzo di un momento. Altro che gran progetti e giochi di potere! La vita è solo un sogno, che inizia a primavera.

_______________ (1) Notte del 16 luglio


Continua.....


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