FRANCO PASTORE
A.I.T.W. Edizioni Collana poesia
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Dodici carmi di Gaius Valerius Catullus in una contaminatio napoletana
di FRANCO PASTORE
Š Febbraio 2015 by Franco Pastore Una realizzazione A. I. T. W.
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PREFATIO Poeta lirico latino C. Valerius Catullus nacque a Verona nell’84 a. C. circa . Di agiata famiglia, appena indossata la toga virile si recò a Roma, dove e fu accolto nell'alta società e nei circoli letterarî più noti. Ricco, con una casa a Verona e a Roma, una villa a Sirmione sul Garda, un'altra fra Tivoli e la Sabina, fu Roma che si innamorò di una donna donna che doveva essere la gioia e la tragedia della sua vita di poeta e d'uomo. Egli la cantò sotto lo pseudonimo di Lesbia, ma, con tutta probabilità essa era Clodia, una delle sorelle di Publio Clodio Pulcro, moglie di Quinto Metello Celere. Non si sa quando sia iniziato il loro amore; certo era già cessato prima del 57: la morte del fratello aveva allontanato il poeta dalla sua donna, anche si in effetti, il rapporto era stato un continuo succedersi di rotture e di riconciliazioni. Nel 57 a. C.. il poeta seguì Gaio Memmio in Bitinia, per dimenticare e per rimediare alle disastrose condizioni finanziarie, dovute alla sua prodigalità, ma nulla ottenne e, disperato, si a piangere sulla tomba del fratello sepolto presso il promontorio Reteo. Tornato in Italia, cercò riposo e pace nella sua villa di Sirmione. Della produzione poetica di Catullo sarebbero probabilmente rimasti solo pochi frammenti, come è avvenuto per gli altri "poeti nuovi", se nel Trecento non fosse stato ritrovato un manoscritto con le sue poesie. Il manoscritto, il cosiddetto "Codice Veronese", ignorato per secoli, fu copiato e poi perduto. Le liriche del manoscritto non furono quasi sicuramente pubblicate dall'autore, ma raccolte dopo la sua morte in un Catulli Veronensis Liber, che comprende 116 carmi per un complesso di circa 2 300 versi. I compilatori della raccolta non seguirono un criterio cronologico o di affinità tema-
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tica, bensì uno metrico e stilistico: all'inizio e alla fine le poesie più brevi, al centro le più lunghe ed erudite. Si ritiene comunque che sia in parte diverso da quel lepidum novum libellum (garbato nuovo libretto) che Catullo aveva dedicato all'amico Cornelio Nepote, come si legge nel primo canto, e che doveva essere composto solo da poesie brevi. I carmi di Catullo si possono dividere in tre sezioni: 1. le cosiddette nugae, piccoli carmi in metri varî con prevalenza di endecasillabi (1-60); 2. i cosiddetti carmina docta (61-68), di maggiore impegno, epitalamî, poemetti, elegie, in composizione strofica di gliconei e ferecratei (61), esametri (62 e 64), galliambi (63), distici elegiaci (65-68); 3. epigrammi in distici elegiaci (69-116) che per l'argomento non si distinguono dalle nugae. I carmi del primo e del terzo gruppo sono pieni degli odî e degli amori di C.atullo Egli passa attraverso tutti i gradi del sentimento alternan-do ad accenti delicati espressioni violente e volgari, in essi si avvertono gli influssi di Archiloco, Saffo e Callimaco, ma non intorbidarono mai la limpidezza delle sue espressioni. La figura di Lesbia, predominante, non ha mai l'aspetto di una finzione letteraria, ma esonda nei versi come una tempesta di sabbia nel deserto. La polimetria dei carmi del poeta risponde al movimento del suo animo, la lingua è viva e familiare, con espressioni un po' ricercate e grecismi nei carmi maggiori. il maggiore dei poetae novi, Catullo fu dagli antichi chiamato poeta doctus, con evidente allusione ai soli carmi maggiori, ma la sua poesia sgorga anche dagli strati più intimi dell'anima. Figlio del suo tempo, ma fortemente individuale, fu continuamente alla ricerca dell’amore ma, deluso dipinse i suoi versi di struggente malinconia. L’autore
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… Che debba esser pudico il poeta è giusto, ma perché lo dovrebbero i suoi versi? Hanno una loro grazia ed eleganza solo se son lascivi, spudorati e riescono a svegliare un poco di prurito… [ Catullo, carme XVI]
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DAMME ‘NU VASE Vevìmme, core mie magnàmme ammòre che ce ne ‘mbòrta de’ farfugliamiénte? Si parle ‘a ggente Nun nce ‘mpòrta niente: a vita è breve, po’… duòrme eternamente. Damme ‘nu vase, e mille e nati ciénte. E quanne so’ migliaia ‘sti mumènte, l’arravugliàmme ‘ndà nu firmamente, ca nu’ se po’ cunta’, pecché l’mmòre nunn’è malvagità. Carme quinto - Vivamus mea Lesbia, atque amemus,/ rumoresque senum severiorum / omnes unius aestimemus assis! / soles occidere et redire possunt: / nobis cum semel occidit brevis lux, / nox est perpetua una dormienda./ da mi basia mille, deinde centum,/ dein mille altera, dein secunda centum, omoteleuto / deinde usque altera mille, deinde centum. / dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus,/ aut ne quis malus invidere possit,/ cum tantum sciat esse basiorum. Traductio - Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, / i brontolii dei vecchi troppo seri / valutia-moli tutti un soldo! / I soli posson tramontare e ritornare:/per noi, quando una volta la breve luce tramonti, / c'è un'unica perpetua notte da dormire. /Dammi mille baci, poi cento, / poi mille altri, poi ancora cento, / poi sempre altri mille, poi cento. / Poi, quando ne avremo fatti molte migliaia, / li mescoleremo, per non sapere, / o perché nessun malvagio possa invidiarli, / sapendo esserci tanti baci. .
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Esplicatio - E‟ il canto del trionfo dell‟amore tra Catullo e Lesbia, della consapevolezza della fugacità dell‟esistenza: se quest‟ultima è breve come un giorno, allora conviene non perdere nemmeno un istante di possibile felicità. Constructio - Si noti l‟uso dei congiuntivi esortativi (v. 1: “Vivamus [...] atque amemus”) e dell‟imperativo (V. 7: “Da mi basia mille”), la scelta di termini tipici del parlato (v. 7: “basia”, l‟esclamazione al v. 3) alternati a termini tecnici o specialisti-ci (v. 11: “conturbabimus”; v. 12: “invidere”), il ricorso ad una sintassi piana e costruita prevalentemente per paratassi, in cui è rilevante il ricor-so alla figura retorica dell‟anafora. Metro: Endecasillabi faleci. 4
Note semantiche - 4 Assis: “asse”; si trattava di una moneta originariamente del valore d‟una libbra, ma il cui valore si andò riducendo nel tempo, diventando quindi termine popolare per indicare una moneta di poco valore. Catullo sembra essere il primo a usare questa espressione; in Plauto e Terenzio, invece si trovano più frequentemente espressioni ome focci, nauci, pensi, nihili. Soles: i “soli” sono una metonimia classica per i dies, cioè i "giorni”. Nox: la “notte” metafora della mors, la “morte”. Da notare l‟antitesi tra fine del v. 5 (lux) e l‟inizio del v. 6 (nox), segnati da due diversi momenti del giorno e dell‟esistenza. Nei versi 4-6 viene espresso il topos così caro ai poeti latini del godere e profittare della breve vita che è concessa all‟uomo, lo ritroviamo ad esempio anche in Orazio, nel componimento del Carpe diem (Odi, I, XI). 7 est dormienda: la costruzione perifrastica passiva dà una sfumatura di inevitabilità al destino di morte che attende l‟uomo; tanto più vale allora godere delle gioie dei baci di Lesbia. Basium, un termine popolare, ebbene, il poeta lo preferisce a osculum. Infine invidere è usato da Catullo nel significato di portare sfortuna.
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L’AUCIÉLLE È MUORTE E chiàgne ammòre, E chiàgne tutt’o mùnne: È muòrte l’auciélle da’ nnammuràta mia! È muòrte ovère, nunn’è na fantasia, chill’auciélle chìne ‘e poesìa… Zumbàve ccà e llà, sopra il suo grembo, e sule mmàne a essa truvàve pace. Mannàggia ‘a morte, che tu sia maledetta! M’accìse ‘o passero è proprio una disdetta. Cu’ chi pazzèia mo’ Lesbiuccia mia? Ca chiàgne e suspira, chiène e pecundrìa. Carme terzo - Lugete, o Veneres Cupidinesque,/ et quantum est hominum venustiorum: / passer mortuus est meae puellae, / passer, deliciae meae puellae,/ quem plus illa oculis suis amabat. / nam mellitus erat suamque norat / ipsam tam bene quam puella matrem,nec sese a gremio illius movebat, / sed circumsiliens modo huc modo illuc / ad solam dominam usque pipiabat./ qui nunc it per iter tenebricosum / illuc, unde negant redire quemquam. / at vobis male sit, rem malae tenebrae / Orci, quae omnia bella devoratis:/ tam bellum mihi passerem abstulistis. /o factum male! o miselle passer! /tua nunc opera meae puellae. Flendo / turgiduli rubent ocelli.
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Traductio - Piangete, o Veneri e Cupidi, e quanto c'è di uomini più belli: il passero della mia ragazza è morto,/ il passero, delizia della mia ragazza, / che lei amava più dei suoi occhi./ Era dolcissimo e la riconosceva proprio / così bene come una ragazza la sua mamma, / e non si muoveva dal suo grembo,/ ma saltellando attorno or qua or là / sempre verso la sola padrona pigolava./ Ma lui adesso va per strada tenebrosa / là, dove dicono nessuno ritorni./ Ma siate maledette voi, malvage tenebre / dell'Orco, che divorate tutte le beltà:/ Un passero così bello mi toglieste, / o brutta sorte! O passer poverino! / Ora per opera tua alla mia ragazza / piangendo un po' gonfi s'arrossano gli occhietti Esplicatio – Il poeta elabora un canto funebre, epicedio, in onore del passero della sua Lesbia. Constructio – vv 3-4 = anafora (passer, passer/ meae puellae, meae puellae); v 10 = onomatopea (pipiabat); vv 11-12 = perifrasi (giro di parole per non nominare la morte); vv 14-15 = polittoto (bella, bellum) Metro – Endecasillabi faleci. Note semantiche – Il greci Threnos catulliano ci fa pensare all‟elegia d‟Ovidio sulla morte del pappagallo di Corinna (Amores II,6). Ad una lettura, per così dire, meno ingenua e disincantata, si configura come una parodia dell‟epicedio per animaletti che attraversa molta parte della poesia epigrammatica alessandrina. Catullo riprende quindi il motivo alessandrino del dolore per la morte di animali domestici e lo rimodula caricandolo. E. N. Genovese (Symbolism in the passer poems) formula, varie ipotesi sulla vera natura del passero: se si tratta di un vero passero, egli afferma che Lesbia potrebbe averlo mangiato per le sue virtù afrodisiache ed ora piangerne la morte; se è un fascinum sotto forma di fallo alato, poteva essere un oggetto cui la ragazza era affezionata e che ora avrebbe perso, e se il passero rappresenta il membro virile, allora il viaggio nell‟Orco simboleggerebbe i rapporti sessuali. Un‟altra ipotesi è che il passer sia la personificazione di un poeta o di un amante rivale di Catullo, ed in questo caso i lamenti sulla perdita sono ironici.
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TUTT‟A NOTTE Ie nun t’’o sàcce di’ quante ne voglie e chisti vàse tuoi, oi core mie! Ne voglie … quant’’a sabbia do deserto, o tante, quanta stelle ‘nciéle, quànne regne o silenzio tutt’’a notte e l’ammòre, annascuvàte, va fuiènne. Cuntinua a me vasà, fàmme ascì pazze! Nisciùne ha da sapé quante me vàse ammìria ha da crepà, senza l’ammòre nun se po’ campà.
Carme VII - Quaeris, quot mihi basiationes / tuae, Lesbia, sint satis superque./ quam magnus numerus Libyssae harenae / laserpiciferis iacet Cyrenis / oraclum Iovis inter aestuosi / et Batti veteris sacrum sepulcrum; / aut quam sidera multa, cum tacet nox,/ furtivos hominum vident amores:/ tam te basia multa Basiare / vesano satis et super Catullo est, / quae nec per nu-merare curiosi / possint nec mala fascinare lingua. Traductio - Chiedi quanti tuoi baciamenti, Lesbia, / mi sian sufficienti e di più./ Quanto grande il numero di sabbia libica / giace nella Cirene produttrice di laserpizio / tra l'oracolo dell'infuocato Giove / ed il sacro sepolcro dell'antico Batto; / o quante stelle, quando la notte tace,/ vedono i furtivi amori degli
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uomini:/ che tu baci con altrettanti baci / è sufficiente e di più per il pazzo Catullo, / e che i cu-riosi non possano contare / né gettare il malocchio con mala lingua Esplicatio – Questo carme è una sorta di rivisitazione cólta del tema già trattato nel carme 5, come si può notare dalla presenza di allusioni "per addetti ai lavori": Cirene è infatti la città natale di Callimaco (il poeta alessandrino cui si ispira la poetica dei poëtae novi) e Batto il suo progenitore; Constructio – BASIATIONES = BASIATIO deriva da BASIARE che a sua volta deriva da BASIUM (cfr. carme 5), introdotto nella lingua scritta proprio da Catullo / TUAE = in enjambement rispetto a BASIATIONES / SINT SATIS SUPERQUE = espressione avverbiale ridondante, tipica del parlato, che ritorna leggermente variata, al v.10 / LIBYSSAE = LYBICAE; l‟uso aggettivale è di derivazione greca / LASARPICIFERIS…CYRENIS = LASARPICIFER è un aggettivo composto (LASERPICIUM+ FERO) e deriva da LASARPICIUM , nome composto = LAC SERPICIUM = latte di silfio./ ORACLUM = forma sincopata, dovuta a ragioni metriche, per ORACULUM / IOVIS INTER = anastrofe / CUM TACET NOX = prop temporale / QUAM = comparativo di uguaglianza correlato a TAM / BASIA…BASIARE = accusativo dell‟oggetto interno. / QUAE OISSINT= relativa, con valpre consecutivo. Metro – Endecasillabi faleci. Note semantiche – Oraclum Iovis inter aestuosi ( l'oracolo dell'infuocato Giove: si tratta della divinità egiziana venerata in un'oasi al confine di Libia ed Egitto. Batto: primo re, fondatore di Cirene. Cirene, capitale della Cirenaica in Libia, patria di Callimaco e Aristippo
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CHE TE NE „MPÒRTA Fernìscele Vale’, ma vuo’ ascì pazze? Acqua passata Nu’ macina cchiù grano. Pénze ca nun c’è cchiù ciò ch’è perdute; sta a sentì a me guagliò: pienze a salute! E te ne viste bene, quànne jève, facenne ‘o juòche ca s’avèva fa: quanne ce dive chélle ca vulève e cchiù ancora, pe’ t’arrecrià. Mo nun te vole cchiù, che te ‘mpòrte? A lei che scappa, falle nu ponte d’oro, ma nunn’è dicere: - Tuòrne, si no moro!‘A ‘mfàme ha da suffrì, senza l’ammòre ch’a facéve murì: e vase tuoi azzeccùse, ‘e nammuràte, ‘e muzzeche zucùsu cu’ chella vocca dòce, ammartenàte.
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Carme VIII - Miser Catulle, desinas ineptire, / et quod vides perisse perditum ducas. / fulsere quondam candidi tibi soles, /cum ventitabas quo puella ducebat / amata nobis quantum amabitur nulla./ ibi illa multa cum iocosa fiebant,/ quae tu voleva nec puella nolebat,/ fulsere vere candidi tibi soles./ nunc iam illa non vult:/ tu quoque impotens noli, /nec quae fugit sectare,/ nec miser vive,/sed obstinata mente perfer, obdura./ vale puella, iam Catullus obdurat,/nec te requiret nec rogabit invitam./ at tu dolebis, cum rogaberis nulla. scelesta, / vae te, quae tibi manet vita? / quis nunc te adibit?/ cui videberis bella?/quem nunc amabis? /cuius esse diceris? /quem basiabis?/ cui labella mordebis?/ at tu, Catulle, destinatus obdura. Traductio - Povero Catullo, smetti di vaneggiare,/ e considera perduto ciò che vedi che è perduto./ Brillarono per te un tempo luminosi giorni,/ quando andavi dove la fanciulla ti conduceva/ da noi amata quanto nessuna sarà amata./ Allora si svolgevano lì quei molti giochi d'amore,/ che tu volevi e la fanciulla non rifiutava,/ brillarono veramente per te tre luminosi giorni./ Ora quella non vuole più: per quanto non riesca a dominarti, <non volere>,/ e non seguire con ostinazione lei che fugge, non vivere da infelice,/ ma sopporta con animo fermo, tieni duro./ Addio fanciulla, ormai Catullo tiene duro,/ non ti cercherà ne ti pregherà se tu non vuoi./ Ma tu supplicherai quando non sarai cercata./ Sciagurata, guai a te, Quale vita ti rimane?/ Chi ora ti cercherà? A chi sembrerai bella?/ Chi ora amerai? A chi sarai detta di appartenere?/ Chi bacerai? A chi morderai le labbra?/ Ma tu, Catullo, ostinato tieni duro. Esplicatio – In questo carme si vede per la prima volta la disillusione vera e propria di Catullo, perché Lesbia si è rivelata quella che è realmente. Il componimento è caratterizzato dalla schiettezza dello sfogo mentre negli altri carmi parla del suo amore per lesbia. Negli altri carmi rivolti alla donna mette in risalto l’intensità del sentimento amoroso e il suo desiderio di intimità, mentre adesso si impone di staccarsi da lesbia. Constructio – vv1-2 apostrofe a se stesso vv12-18 apostrofe alla
donna. Le due apostrofi assicurano un tessuto di rielaborazione formale che riscatta la lirica dall’improvvisazione dello sfogo sentimentale e la consegna al dominio dell’arte.v12 iam catullus obdurat poliptoto. Questo poliptoto dà l’esortazione per realizzare il distacco da Lesbia. Vv1-2 desinas.. ducas allitterazione vv13-14 requiret.. rigabit.. rogaberis omoteleuto vv4-6 cum.. quo.. ibi.. tum chiasmi v7 nec
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puella nolebat lilote vv6-7 fiebant.. volevas.. nolebat assonanze vv 3-8 fulsere.. fulsere anafore Metro – Trimetro giambico ipponatteo Note semantiche – Un ampio uso di forme colloquiali, ripetizioni, figure foniche e ritmiche;danno vita ad una espressività efficace ed immediata l‟espressione immediata. Inoltre, la naturalezza dell‟esposizione sollecita l‟avvicinamento del lettore all‟autore. Catullo in questo carme parte da un precedente letterario, ma lo arricchisce con temi e procedimenti personali, come il dialogo con se stesso, lo sdoppiamento dell‟io, il contrasto fra cuore e ragione, il ricordo dell‟amore passato mitizzato come un tempo di luminosa felicità. C‟è il gioco sentimentale caro agli alessandrini e a Plauto, ma è in Catullo un gioco tragico.
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INVITO A CENA T’invito a cena, une ‘e chìsti iuòrne, si puòrte cose bbòne da mangià: si puòrte ‘o ssàle, ‘o vine a beveròne c’a’ cumpagnìa ‘e ‘na candida sciasciòna e tutta l’allegrìa pe’ festeggià. Puòrte sta rròbba si a cena vuò magnà! ti offrirò, in cambio, l’unguento dell’amore ca , co’ profumo, te farà attizzà e tutte nase te fa addeventà. Carme XIII - Cenabis bene, mi Fabulle, apud me / paucis, si tibi di favent, diebus,/ si tecum attuleris bonam atque magnam /cenam, non sine candida puella / et vino et sale et omnibus cachinnis./ haec si, inquam, attuleris, venuste noster,/cenabis bene; nam tui Catulli plenus / sacculus est aranearum./ sed contra accipies meros amores / seu quid suavius elegantiusve est:/ nam unguentum dabo, quod meae puellae / donarunt Veneres Cupidinesque, / quod tu cum olfacies, deos rogabis, / totum ut te faciant, Fabulle, nasum. Traductio - Cenerai bene, Fabullo mio, da me / fra pochi giorni, se gli dei ti assistono, / se con te porterai una buona e grande / cena, non senza una bianca ragazza / e vino e sale e tutte le sghignazzate. / Questo, dico, se lo porterai, bello nostro, / cenerai bene; il borsellino del tuo Catullo / è pieno di ragnatele. / Però in cambio riceverai veri amori / o quel che più piacevole ed elegante: / offrirò l'unguento, che alla mia ragazza / donarono le Veneri ed i Cupidi, / ma quando lo fiuterai, pregherai gli dei, / che ti facciano tutto, Fabullo, naso. Esplicatio - È una delle poesie scherzose e giocose sparse nel libellus, ha la forma di una lettera poetica oraziana. Catullo si misura con la parodia non solo per rovesciare cliché e modelli letterari, ma anche per stravolgere
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abitudini comportamentali: invita a cena Fabullo, suo carissimo amico, ma essendo in quella circostanza senza quattrini, lo prega di portare tutto il necessario per la cena ed in più una candida puella; in compenso riceverà amore sincero ed un profumo che, al solo sentire l‟odore, una procedura parodica che mira a scoraggiare il malcapitato ospite e diventa per così dire un noninvito. Notevole la collocazione di cenam in enjambement: Catullo evidenzia così la parola chiave del carme, quella che, rivela la singolarità di un vero e proprio "invito alla rovescia". Constructio – Si tibi di favent è un intercalare proprio del gergo popolare, una forma scaramantica - Verso 4 » cenam subisce un enjambement - Verso 12 » donarunt è sincope di donabarunt - Verso 13 » rogo regge la completiva iussiva introdotta da ut - Verso 14 » i due futuri semplici indicano l‟immediata successione di due fatti. Metro falecio:Si compone di cinque piedi. Il primo può essere trocheo,spondeo, giambo; il secondo è dattilo; gli altri tre sono trochei. Note semantiche - candida puella, si può ricondurre allo pseudonimo di Clodia, Leuconoe (dal greco leukòs“candida, chiara, integra” + vùs “mente”) ». E‟ dalla tradizione arcaica greca che all‟immagine del candore, della pelle bianca è accostata l‟idea di bellezza, da cui suavius, che nell‟epicureismo, diffuso a Roma in quel periodo, indica il piacere, in latino diventa suavis, e il sostantivo ἐδονή che in latino diventa voluptas. -
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FAMME VENI‟ Fàmme venì a ddu té bellezza mia, fine e principio d‟ogni godimento! Fàmme venì a durmì, si fa per dire, per un amplesso, senza mai fernì. Aspettami, ti prego, nunn‟ascì! Làsceme a porta aperta, voglie venì‟: tengo „nu desidèrie Ca me fa murì.
Carme XXXII - Amabo, mea dulcis Ipsitilla, / meae deliciae, mei lepores, / iube ad te veniam meridiatum./ et si iusseris, illud adiuvato,/ ne quis liminis obseret tabellam, / neu tibi lubeat foras abire, / sed domi maneas paresque nobis / novem continuas fututiones. / verum si quid ages, statim iubeto: / nam pransus iaceo et satur supinus / pertundo tunicamque palliumque.
Traductio - Amerò,mia dolce Ipsitilla,/ mia delizia, mio tesoro,/ fammii venire da te a far la siesta./ E se lo farai, organizzati sì / che nessuno chiuda il battente dell'ingresso,/e non decida d'andartene fuori, / e che resti in casa e ci prepari /nove ininterrotte copulatio./Anzi se farai qualcosa,ordinalo subito:/ Ristorato riposo e sazio supino / perforo tunica e mantello. Esplicatio - Un invito per un appuntamento galante, o forse solo un divertente gioco letterario. Gran difficoltà per ricostruire il nome della ragazza, per le condizioni del testo; comunque, doveva essere uba “scortillum”, ossia una ragazzetta facile che Catullo ed i suoi amici usavano frequentare.All‟eleganza
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della prima parte del carme, si contrappone la durezza sbrigativa della seconda parte: l‟ora è giunta e tutto è propizio per amplessi spettacolari. Constructio - Meridio –avi-atum-are (meridies)= riposare, meriggiare - Limen, liminis= soglia, metonimia per abitazione, dimora - Tabella,ae: generalmente diminutivo di tavola, piccola tavola Metro falecio: Si compone di cinque piedi. Il primo può essere trocheo, spondeo, giambo; il secondo è dattilo; gli altri tre sono trochei. Note semantiche - Catullo è, ora privo di tabù. Non usa, con le sue amanti, la galanteria riservata a Lesbia, della quale è innamorato e davanti alla quale perde persino la capacità di parlare: con Ipstilla, Catullo bandisce ogni romanticheria e va subito al sodo: “sed domi maneas paresque nobis novem continuas fututiones”
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SO VERDE „E GELUSIA Chist‟òmme ca te guarde ammartenàte e sta sentènne sti parole dòce, me fa ascì pazze, me fa pèrde a pace, mentre l‟addulcìsci ca vucchélla e micia. Me scòppie „o core „mpiètte, S‟appànnene chist‟uòcchie e véche scure. Me more a voce e so verde e gelusia, ca primme m‟appiccia e po‟, congela tutta a vita mia. Accumìncia a tremmà e smaniànne, capisco che in ozio Ie nun ciàggia sta‟. Carme 51 - Ille mi par esse deo videtur, / ille, si fas est,superare divos, qui / sedens adversus identidem te /spectat et audit / dulce ridentem, misero quod omnis / eripit sensus mihi; nam simul te, /Lesbia, aspexi, nihil est super mi / <postmodo vocis> lingua sed torpet, tenuis sub artus / flamma demanat, sonitu suopte / tintinant aures, gemina teguntur / lumina nocte. / Otium, Catulle, tibi molestum est:/ otio exsultas nimiumque gestis:/ otium et reges prius et beatas /perdidit urbes. Traductio Quello mi sembra pari a un dio,/ quello, se è lecito (può dirsi), / supera gli dei, che, seduto di fronte a te,/ ti guarda e ti ascolta senza sosta / mentre sorridi dolcemente,/ il che a me infelice toglie tutti i sensi;/ infatti, non appena ti guardo, Lesbia, / non mi resta più un filo di voce nella gola,/ ma la lingua si paralizza (resta muta),/ una fiamma sottile scorre dentro le membra,/ le orecchie risuonano di un proprio ronzio,/ gli occhi sono coperti da una duplice notte./ L‟ozio, Catullo, ti danneggia: /a causa dell‟ozio ti esalti e smani troppo; /in passato l‟ozio ha rovinato re / e città fiorenti.
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Esplicatio - Il carme deve la sua fortuna e il suo interesse notevole non solo al fatto che risale probabilmente agli inizi della relazione di Catullo con Lesbia, ma anche e soprattutto alla dimensione di intertestualità in cui va collocato e considerato: esso infatti costituisce un adattamento della celeberrima ode di Saffo, poetessa greca d‟età antica. Construzio - MI è una contrazione di Mihi, possessivo dativo= a me ILLE, come quello precedente indica l'uomo che siede di fronte alla amata Lesbia, Si traduce con questo e forma con quello precedente una Anafora SI FAS EST, frase particolare, si traduce con: se è possibile dirlo (concessione degli dei) Fas= dal punto di vista divino SUPERARE, verbo con funzione di aggettivo che forma una Climax con PAR ADVERSUS è un aggettivo predicativo, che indica la vicinanza fra i 2 o meglio la loro posizione 1 fronte l'altro. AUDIT DULCE RIDENTEM, due cose importanti da evidenziare, l'enjambement tra audit e dulce ridentem, che mette in evidenza che lei rideva e la funzione di participio presente di Ridentem, “che rideva”. LESBIA, vocativo. Enjambement con “simul te” ASPEXI, è un perfetto traducibile con il presente, ma che indica la durata da quando è iniziata l'azione, iniziata da molto tempo e non ancora conclusa. ASPICIO, ASPICIS, ASPEXI, ASPECTUM, ASPICERE. EST SUPER, è un verbo particolare che ha subito un‟anastrofe e una Tmesi, Catullo ha spezzato il verbo(tmesi) superest, portandolo a EST SUPER <POSTMODO VOCIS>, è una integrazione degli storici, in quanto il verso è andato perduto. TENUIS, è una anastrofe, infatti andrebbe prima di Flamma. FLAMMA DEMANA, Enjambement. TINTINNANT, è una hapax e un suono onomatopeico. GEMINA è un aggettivo che significa Duplice, ma che non è riferito, come per logica, a Lumina(occhi) ma a Nocte. LUMINA NOCTE forma un ossimoro. È una enjambement con Teguntur. MOLESTUM EST, è un predicato nominale OTIUM OTIO OTIUM è una anafora con poliptoto(declinazione della stessa parola in casi diversi) Metro - strofe saffica minore: 3 endecasillabi saffici e un adonio. (Sono versi isosillabici, come l‟esametro. Note semantiche - La triplice anfora con poliptoto OTIUM…OTIO…OTIUM esprime efficacemente l‟ansia martellante con cui il poeta, spietatamente, analizza il proprio male interiore; un‟analisi lucida, attenta. Catullo attribuisce a Clodia sua donna il nome di Lesbia, in memoria dell'isola di Lesbo, dove aveva vissuto tra il VII e il VI secolo a.C. Saffo, poetessa da cui riprende il carme.
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E’ ACCUSSI’ Si, è accussì! Chélla Lesbia c‟àggie amate assàie, ch‟è state ammòre e tutt‟a vita mia, ndé vìchele nascoste e fòre „e vie, ai giovani romani va facènne fetenzìe. Carme 58 - CAELI, LESBIA NOSTRA, LESBIA ILLA, / ILLA LESBIA, QUAM CATULLUS UNAM / PLUS QUAM SE ATQUE SUOS AMAVIT OMNES, / NUNC IN QUADRIVIIS ET ANGIPORTIS / GLUBIT MAGNANIMOS REMI NEPOTES. Traductio - Lesbia, la mia Lesbia, Celio, quella Lesbia,/ proprio lei, la sola che Catullo mai abbia amato / più di sé stesso e d‟ogn‟altra cosa a lui cara,/ agl‟angoli delle strade e nel buio dei vicoletti / ora scappella la fiera gioventù romana. Esplicatio - Catullo si rivolge con angoscia e sgomento all‟amico Celio per riferirgli l‟incredibile comportamento di Lesbia: la donna che ha amato, lei sola, più di tutti i suoi cari, si comporta da volgare prostituta nei bassifondi di Roma. Nello spazio di cinque versi costruiti con grande sapienza Catullo riversa una cascata di sentimenti contrastanti: incredulità per il presente, nostalgia per il passato, disprezzo e sarcasmo. infine, con l‟altisonante perifrasi “i magnanimi nipoti di Remo” con cui Catullo indica i degradati amanti di Lesbia, introduce una nota di sarcasmo, e diviene così ancora più stridente il contrasto con il tono nostalgico dei primi versi Constructio - Quadrivius, ii: quadrivio, crocicchio, incrocio di quattro vie. Angiportum, i: ango + portus: via stretta, secondaria, chiassetto; vicolo; stradina stretta ed opprimente, stradino riservato. In quadriviis et angiportis: Catullo intende probabilmente indicare tanto le stra-de ampie e frequentate da molta gente quanto i vicoli secondari e deserti: dappertutto, ovunque le capiti. Glubo, glupsi, gluptus, ere: sgusciare, scorzare, sbucciare, pelare, spellare, scrostare; in particolare si riferisce alla decorticazione di grano o orzo; in senso traslato la traduzione non oscena che viene solitamente data in questo
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contesto è: derubare, privare, cavar la pelle a, spremere, alludendo quindi al compenso in denaro dato in cambio della prestazione sessuale fornita da Lesbia oppure alludendo allo stato di prostrazione e spossatezza dei clienti dopo gli incontri in cui Lesbia li strapazzava; è tuttavia probabilmente più corretto considerare glubere nel suo significato originario di decorticare, sgusciare, scorzare le spighe dei cereali per farne uscire il seme come evidente metafora di un atto tipicamente compiuto durante la pratica della fellatio: scappellare o scappucciare. Magnanimus, a, um: (magnus + animus) magnanimo, generoso; valoroso, audace, coraggioso; baldanzoso, spavaldo, sfacciato, impudente, sfrontato; insolente, protervo; borioso, arrogante, superbo, fiero, tronfio; millantatore, altisonante, ampolloso. Glubit Magnanimos Remi Nepotes: scortica i magnanimi nipoti di Remo; i nipoti di Remo sono i discendenti di Romolo e quindi tutti i liberi cittadini romani; riferendosi al rapporto paternepos, zio-nipote, solitamente si mette anche in evidenza la differenza di età tra il giovane nipote e l'anziano zio, per cui ho preferito tradurre nepotes Remi come allusione ai giovani aristocratici romani più che all'intera popolazione romana; il magnus rende permagnanimus, oltre al classico signi-ficato di generoso o magnanimo, numerosi significati negativi che danno il senso della sarcastica condanna morale di Catullo nei confronti di quei giovani romani che frequentavano prostitute e tenevano comportamenti smodati, egocentrici e narcisisti dando così prova della loro decadenza morale Metro - Endecasillabi faleci. Note semantiche - Il carme contiene un contrasto tipicamente neoterico tra elementi “alti” ed elementi “bassi”: i primi sono costituiti dall‟insistita anafora del nome dell‟amata, accompagnato dagli aggettivi nostra e illa usati in chiave affettiva, e dal proclama di amore (v. 3, amavit) esclusivo (v. 2, unam, in clausola) e insuperabile (v. 3, plus quam se atque suos ... omnes, che incornicia, enfatizzandolo, amavit). Gli elementi “bassi” invece sono concentrati nella chiusa (vv. 4 e 5), dopo il nunc: qui infatti si fa riferimento all‟ambiente degradato, teatro delle “imprese” di Lesbia (i quadrivi e gli angiporti), e all‟oscenità dei suoi gesti (v. 5, glubit).
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NUN TE MERAVIGLIA‟ Nu‟ nte meraviglià Si nun te vònne Sti fémmene ca fùiene luntane, Si nun te vònne da‟ baci e dolcezze Pure si tiene ll‟òre Dinte e mmàne. Tu puzzi, amico mio cùmme a „na cràpa e puzze sott‟è scélle accussì forte, ca fùiene cùmme fùsse „a malasciòrte, „na bestia immonda, zozzòsa e malaccòrta. Carme 69 - Noli admirari, quare tibi femina nulla, Rufe, uelit tenerum sup-posuisse femur, non si illam rarae labefactes munere uestis aut perluciduli deliciis lapidis. laedit te quaedam mala fabula, qua tibi fertur 5 ualle sub alarum trux habitare caper. hunc metuunt omnes; neque mirum: nam mala ualde est bestia, nec quicum bella puella cubet. quare aut crudelem na-sorum interfice pestem, aut admirari desine cur fugiunt. Traductio - Non stupirti perché nessuna donna, o Rufo, voglia stendere sotto di te le sue tenere cosce, neppure se ten-tassi di farla vacillare col dono di una rara veste o con l‟attrazione di una pietra di trasparenza delicata. Ti nuoce una cattiva diceria, secondo cui si dice che nell‟avvallamento delle tue ascelle abita un selvaggio caprone. Questo temono tutte, e non c‟è da stupirsi: infatti è una gran brutta bestia, con cui nessuna bella ragazza va a letto. Per cui o uccidi quella crudele pestilenza per i nasi, o smetti di stupirti perché le donne ti evitano. Esplicatio – Un carme tutto satirico rivolto a Rufo, che motiva l‟insuccesso con le donne, per il fetore ascellare che l‟amico presenta. È discussa la sua
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identificazione con Marco Celio Rufo, amico di Cicerone (che lo ha difeso nella Pro Caelio, 56 a. C.), amante di Lesbia e dunque rivale di Catullo. Constructio - Ualle: dalla metonimia caper = odor caprum olens (sostituzione di una parola con un‟altra di significato contiguo, es. causa per effetto, l‟autore per l‟opera, ) si passa alla metafora della valle delle ascelle, abitata da un caprone. Labefactes: labefacto è frequentativo o iterativo. Neque mirum: apostrofe della lingua d‟uso e della comunicazione retorica, cf. 23,7 nec mirum. Mala valde: perifrasi per il superlativo con anastrofe (= valde mala), cf. 63,80 libere nimis. 8. mala … bestia: «brutta bestia», allude da una parte al caprone. Quare: introduce la conclusione, 2 soluzioni divergenti, indicate dai due imperativi disgiunti in polisindeto da aut. Cur fugiunt: interrogativa indiretta con l‟indicativo di uso colloquiale. Metro - endecasillabi faleci. Note semantiche - Ualle sub alarum trux habitare caper: la fama di cui gode Rufo è di avere le ascelle pregne di fetore di caprone, come i i della commedia aristofanea, Pax 813 e Ach. 852s. dove si parla di Cratino, «che brutalmente puzza dalle ascelle, come a suo padre, che è di Capronia», ÓÕu (con un gioco scherzoso , il caprone e la località Tragase). Il topos, che risale forse ad Ipponatte (fr. *196,8 Dg.), ricorre oltre che nella commedia, nell‟epigramma; è già in Plaut. Pseud. 737s. sed iste seruos ex Charysto qui hic adest ecquid sapit? / :hircum ab olis, mentre Catullo riprende il tema anche in 71,1 (forse a pro-posito di Rufo?) si cui iure bono sacer alarum obstitit hircus, «se giustamente la tremenda puzza di caprone delle ascelle rende „esecrabile‟», e Orazio in epod. 12,4s. namque sagacius unus odoror / … an grauis hirsutis cubet hircus in alis «perché col fiuto più sagace (di un cane) mi accorgo se sotto le ascelle pelose si appiatta un fetido becco», sat. 1,2,27 olet Gargonius hircum, epist. 1,5,29s. locus est et pluribus umbris; / sed nimis arta premunt olidae conuiuia caprae, «c‟è posto per più accompagnatori; ma il lezzo di capra infesta i ban-chetti in cui si è troppo stipati» (un‟allusione forse anche in epist. 1,13,12 ne forte sub ala / fasciculum portes librorum, ut rusticus agnum); cf. anche Ov. ars 1,522; 3,193; Mart. 3,93,11
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BUSCIÀRDA Sule cu‟ mmé dicìve e fa l‟ammòre, ca nu‟ tenìve voglia „e sta cu‟ n‟àte. E cùmme a ciénte figlie t‟àgge amate e no cùmme a „n‟amante „mpruvvisàte. Mo, ca „o sàcce ca si malamènte, rimane o desidèrie senz‟ammòre: te voglie ancora, ma chiàgne chìstu còre.
Carme 72 - Dicebas quondam solum te /nosse Catullum,Lesbia,/ nec prae me velle tenere Iovem./dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam,/sed pater ut gnatos dirigi/ et generos.nunc te cognovi: /quare etsi impensius uror,/multo mi tamen es vilior/ et levior.qui potis est, inquis?/ quod amantem iniuria taliscogit amare magis,/ sed bene velle minus. Traductio - Dicevi di far l'amore solo con me, una volta,/ e di non aver voglia, Lesbia, neppure di Giove. / E io ti ho amato non come tutti un'amante, / ma come un padre ama ognuno dei suoi figli. / Ora so chi sei: e anche se piú intenso è il desiderio / ti sei ridotta per me sempre piú insignificante e vile. / Come mai, mi chiedi? Queste offese costringono, / vedi, ad amare di piú, ma con minore amore. Esplicatio - Nei primi 2 versi Catullo si rivolge direttamente a Lesbia (apostrofe) ricordandole nostalgicamente un passato lontano nel quale la donna, ancora innamorata del giovane, lo anteponeva a qualsiasi altro pretendente. Nel momento stesso in cui il poeta si accorge di avere amato un‟idealizzazione della donna verso la quale aveva proiettato tutte i suoi sogni, allorquando Catullo prende coscienza dell‟illusorio inganno di cui è stato vittima, allora elabora questo binomio per lui inconciliabile di amare e bene
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velle, ovvero di amore carnale e desiderio sensuale da una parte e dall‟altra di senso di stima e di rispetto vincolato dal foedus. Constructio - Dicebas: impefetto di consuetudine che sottolinea l‟iterazione del dire (Lesbia, all‟inizio, come una vera innamorata, non faceva altro che ripetere a Catullo il suo amore); - nosse: infinito sincopato di gusto arcaizzante: qui ha una stretta valenza erotica; - velle tenere: l‟infinito volitivo insiste in modo ridondante sull‟intensità del sentimento di Lesbia, che rassicura l‟amante non volendogli preferire nessun altro; - dilexi: l‟uso del perfetto è emblema dell‟azione trascorsa e ormai finita: Catullo amò, anzi scelse (quindi amore non istintivo, ma frutto di una scelta precisa e consapevole) Lesbia, in un tempo, però, che ora non è più; - diligit: il poliptoto e il cambio di tempo verbale sottolineano tutta la differenza tra il “finito” amore-passione di Catullo innamorato e il continuativo amore-affetto di un padre per i propri figli; cognovi: perfetto logico che sottolinea una progressiva presa d‟atto e di coscienza da parte del poeta; - uror: verbo al presente, perché la passione infuria ancora con travolgente ardore; - es: il soggetto diventa Lesbia che è, senza se e senza ma, inesorabilmente ed eternamente più vile, lapidariamente di poco prezzo; - cogit: la pregnanza sematica del verbo, la sua posizione incipitaria e, quindi, in forte rilievo, sottolineano la struggente drammaticità della costrizione, a metà strada tra la consapevolezza dell‟infrazione del foedus sanctae amicitiae e l‟impossibilità di soggiacere la passione; - amare e bene velle: entambi all‟infinito presente (temporalmente contigui e denotanti azione durativa), semanticamente spalancano una profonda distinzione connotativa cui rimandiamo oltre. Metro - Distici elegiaci (esametro + pentametro) Note semantiche - I termini chiave del carme ineriscono la sfera dei sentimenti. Da una parte il lessico richiama l‟ambito più propriamente erotico (nosse, amicam, impensius uror, amantem, amare), dall‟altra rimanda ad un sentimento più complesso e articolato fatto di stima e di affetto (diligo , pater, bene velle). Altrettanto importante è anche il termine iniuria, l‟offesa contro il diritto e, quindi, la rottura del patto che unisce i due amanti (con l‟accentuazione dispregiativa dei due aggettivi vilior e levior al grado comparativo rafforzato ulterioirmente dall‟ablativo di misura multo). Il componimento ruota tutto intorno alla scoperta di un elemento nuovo nella concezione del rapporto amoroso: la presa di coscienza chiara ma sofferta della distinzione tra amare e bene velle, tra l‟amore come passione accecante e l‟amore come veicolo di affetti sacri regolati dal foedus. Questa amara constatazione è mirabilmente scandita dai due avverbi temporali opposti quondam-nunc che enfatizzano il contrasto concettualmente pregnante di nosse (v.1) e cognovi (v.5): il tempo passato della gioia antitetico alla disillusione presente
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PURE SI FUSSE Pe‟ colpa tòia „àgge perdute „o core, fedele a chi nu‟ lle „mpurtàve niènte; s‟è cunsumàte, chiagnènne amaramente, dìnte all‟inganno e nell‟infedeltà. Mo‟ nun t‟o‟ pòzze di‟: - Te voglie bbène! pure si fùsse tutt‟a vita mia. O desidèrie „e te „o sàcce ìe! M‟ammòre nun c‟è cchiù, è andato via. Carme 75 - Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa atque ita se officio perdidit ipsa suo, ut iam nec bene velle queat tibi, si optima fias, nec desistere amare, omnia si facias. Traductio - Cosí per colpa tua, mia Lesbia,/ mi è caduto il cuore / e cosí si è logorato nella sua fedeltà, / che ormai non potrebbe piú volerti bene / anche se fossi migliore / o cessare d'amarti / per quanto tu faccia. Esplicatio - E‟ la fine del bene, quello che si accompagna alla stima ed ai palpiti del cuore. L‟indegnità ha distrutto l‟amore, ma non ha certo annientato il desiderio. Constructio - deducta: c‟è l‟idea di degradazione, cf. per il senso e per la sintassi Cic. Att. 3,18,2 universa res eo est deducta spes ut nulla sit. mens: la capacità raziocinante, parte della psiche, l‟annimus, cf. Plaut. Cist. 210
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nubilam mentem animi habeo. mea Lesbia: facendo di mea aggettivo di Lesbia. Mea può essere o vocativo con Lesbia o nominativo con mens. Metro - Il canto è strutturato in 2 distici. Note semantiche - lo snodo sintattico huc … ut … (a sua volta bipartito huc … atque ita / ut nec … nec) sottolinea questo rapporto causa-effetto. Si optima fias: ipotetico-concessivo, protasi di periodo ipotetico eventuale. Per l‟idea di riamare, che è sottintesa a questo “diventare la migliore”; omnia si facias: in antitesi ad optima. Le due protasi si optima fias / omnia si facias presentano verbi e oggetti allitteranti. Alla doppia causa dei vv. 12 corrisponde una doppia conseguenza, espressa dal polisindeto nec … nec (cui si lega la doppia ipotesi si … si …). La simmetria pone in risalto l‟antitesi.
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SI FOSSE OVERE Tu m‟ha giuràte ammòre eternamente e m‟‟a ripiéte ancora sta promessa. Si fòsse ovère ne sarrìa cuntènte e cchiù ancora si, ovèramente, pe‟ tutt‟a vita duràsse o giuramènte.
Carme 109 - Iucundum mea vita mihi proponis amorem hunc nostrum inter nos perpetuumque fore. Di magni, facite ut vere promittere possit, atque id sincere dicat et ex animo, ut liceat nobis tota perducere vita aeternum hoc sanctae foedus amicitiae. Traductio - Eterno, anima mia, senza ombre mi prometti questo nostro amore. Mio dio, fa' che prometta il vero e lo dica sinceramente, col cuore. Potesse durare tutta la vita questo eterno giuramento d'amore. Esplicatio – Lesbia promette a Catullo eterno amore Anche Catullo auspica per la sua relazione con Lesbia una eterna durata, per tutta (tota in rilievo per iperbato) la vita. Egli usa, però, per definire tale rapporto non il termine amor come invece aveva fatto Lesbia (“amorem” v.1), ma la perifrasi “sanctae foedus amicitiae”, patto di sacra amicizia. Constructio -Lesbia promette a Catullo che il loro amore sarà felice (iucundum) ed eterno (perpetuum).Significativa è la collocazione in rilievo dei due complementi predicativi alle opposte estremità del distico entro cui si sviluppa il primo periodo. Va notato il nesso hunc nostrum inter nos, occupante per intero il primo emistichio del pentametro Efficaci a tal fine sono la variatio (“vere promittere possit / atque id sincere dicat ex animo”: mutano i verbi e ad un avverbio nella prima complementare diretta corrisponde nella seconda la
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coppia avverbio + locuzione avverbiale) e la gradatio (passando da vere a sincere e quindi ad ex animo). Metro - Distici elegiaci. Note semantiche - In linea con la distinzione tra bene velle ed amare (c.72), il poeta ribadisce la sua propensione per un amore che, pure non alieno dallâ&#x20AC;&#x;effusione sensuale, dalla passione della carne, si definisce prevalentemente sul piano della inviolabile amicizia, ovvero della piena, solidale ed irreversibile comunanza di ideali, aspirazioni, sentimenti rispettando pienamente il foedus (come aveva giĂ ribadito nel carmen 87).
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L’autore Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso l’Ateneo salernitano. La sua sensibilità lo porta, fin da giovanissimo, a scrivere racconti, poesie ed articoli che vengono pubblicati su giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, in via Camillo Sorgente, 21, dove, nel 1972, inizia la sua collaborazione con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo racconti ed articoli sul periodico “Verso il 2000”. L’anno successivo, entra a far parte dell’equipe del Varo, una galleria d’arte di Vito Giocoli e sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicolano verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco ed altre personalità della cultura campana, come Franco Angrisano, Gaetano Rispoli, amico di Carlo Levi, che aveva personalmente conosciuto a Roma, nel dicembre del 1971, e Domenico Rea. Alla metà degli anni settanta, sarà proprio Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano dramma-tizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11
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giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di
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San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Oramai l’insegnamento non lo interessa più e dà le dimissioni, nel settembre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Come European journalist (GNS Press Association), fonda, con il patroci-nio del Comune e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti “ Antropos in the world”, alla quale collaborano l’on.Michele Rallo da Trapani, Anna Burdua da Erice, Maria imparato da Bergamo e Gaetano Rispoli, l’ultimo maestro di pittura, amico di Carlo levi e di Domenico Rea. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobar-da e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici: le figure ed i personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente incastonati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Tracchia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in
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alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti, sulle difficoltĂ di una Italia degli anni della ricostruzione. CosĂŹ, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.
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Hanno scritto di lui: Il Giorno - La Nuova Frontiera - L’Eco della Stampa - Verso il 2000 - La Voce del Sud - La Gazzetta di Salerno - La Gazzetta di Frosinone Candido Nuovo - Il Secolo - Il Faro - L’Amico del popolo - La Città Cronache di Potenza - Dentro Salerno - La gazzetta di Teramo - Le Figaro - La Lampada - Dossier Sud - Il Roma - La gazzetta di Pescara Areapago Cirals - La Gazzetta di Matera - La Tribuna dell’Irpinia Settimanale Unico - Corriere del Mezzogiorno - Cancello ed Arnone News - Cronache del Mezzogiorno - L’Osservatore dell’Agro - Dentro Salerno - Agire - Il Mattino - Cronache del salernitano - Epucanostra Brontolo - Tvoggi Salerno - Cilento Notizie - Il Basilisco - Unico Cronache Cilentane - Euterpe ed altre testate. Hanno parlato di lui: L. Fiorentino (Ateneo di Siena) - Nicola Napolitano - Nilde Iotti Saverio Natale - A. Di Matteo - Gualdoni (del Giorno, Mi) - Lucia Salvatore - N. Ammaturo (Ateneo di Salerno) – Renato Ungaro Domenico Rea - Laura Vichi (Roma) - A. Mirabella - R. Nicodemo Giuffrida Farina - Luigi Crescibene - R. Ungaro - A. Palumbo - Paolo Romano - G. Rispoli - Anna Burdua – Anna Maria Scheible – L. Spurio – Rocco Risolia ed altri. Trasmissioni radio-televisive: TLC Campania, Serata napoletana - Presentazione del libro di racconti “Il gusto della vita” ( 13 ottobre 2006); Telecolore, Ore dodici - Present. Rivista “Antropos in the world; Telecolore, Ore dodici - Presentaz. lir. “Il profumo di Ermione”; Telecolore, Trasmiss.ne del dramma ARECHI II (sabato 9 marzo 2013); Telecolore, Trasmissione dramma ARECHI II ( dom. 10 marzo 2013 ); Telediocesi , presentaz. de “La Saga dei Longobardi” ( 14 ag. 2013 ); Telediocesi , presentaz. de “La Saga dei Longobardi” ( 15 ag. 2013 ). Radio Italia uno, Piemonte, trasmissione “Lisola che non c’è” presentazione dell’autore e lettura liriche. (5-26 giugno 2014).
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Altre Opere Poesia VOGLIA D’AMARE - Sa. 1974 - Cod. SBN - IT\ICCU\BIA\0018357 OMBRE DI CAPELVENERE; 1989 Codice SBN UBO1787585 - Bibl. ca Univ. Cagliari SORRISI D’AMORE, liriche, 1994 Cod. SBN IT\ICCU\ CFI\0059-162 ALL’OMBRA DEL CERVATI - Na 1995 Cod. IT\ICCU\MIL\0837501 LE TUE LABBRA, liriche d’amore - A.I.T.W. 2010 - Cod SBN IT\ICCU\PAL\0256056 IL PROFUMO D’ERMIONE, poesia A.I.T.W. edizioni, Salerno, marzo 2013 -SBN IT\ICCU\NAP\0568671 SALERNO DAL CONCORD - 1a Ed. 2003 - 2a Ed.., Salerno sett. 2013 – A.I.T.W - Cod. SBN IT\ICCU\PAL\0262623 IL PROFUMO DEGLI ANGELI – Ebook free, Salerno 2004 ACQUA ELECTA - A.I.T.W edizioni, Sa 2013 – Cod. IT\ICCU\ MIL\0854762
OLTRE LE STELLE, dedicato a S. Valentino T. - A.I.T.W. edizioni, Sa 2014 – cod. IT\ICCU\MOD\1628173 OMBRE DI SOGNO, riflessioni in versi – A.I.T.W. Edizioni – Sa 2014 cod. IT\ICCU\MO1\0037932 . SALERNO DAL CONCORD, e.book free 4, Salerno 2004. Con codice GGKEY:W ZP8J2DW L3U E
Videoliriche Oltre 180, presenti su youtube, Google e sul Web; tra esse: Ombre di sogno, La lupa, Frastagli di notte, Come le foglie, Come un sogno che muore, Ad Alfonso Gatto, a Freddy Mercury, a papa Francesco, Le tue labbra, L’amante, Sorrisi d’amore, Aspettando l’alba, Resurrectio, Morbidezze, Commiato, Oltre le stelle, E ancora domani, La nostra favola, Guardandoti, L’odore del mare, Indietro, Senza sosta, Fantasmi, Il sembiante, Fuga d’inverno, Le tue mani, Vaghezze, La Capinera, Ho raccolto, Cosa tu sei, La mimosa, Lilium, Come in prece, Come perdermi, La via del mare,
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Donna, Lucania, Hipatia, Mater coeli, Ananes, La giostra, Dove sei, Quale alito di vento, Al tempo della ginestra, Donnez moi ma vie, Se questi occhi, Impulso, Marcinelle, Solo vento, Nedda, L’isola che non c’è, La tua musica, Emozione, Odori di bosco, Sulle tue labbra, On my way, Quando il sole declina, Respiro con le stelle, Vento d’autunno, Appro-do, Nuvole,Marianna de Leyva, Francesca da Rimini, Giuliet-ta dei Capuleti, Comparando, Anche se piove, Sul far del mattino, Il sorriso degli angeli, Ritorno in famiglia, Solitudine, La favola della vita, Laura, Il tuo fiato, Con la mi vida, Conbien je vous aime, Simbiosi, Mirando, Se amessi fiato, Non so cantare, Come un gabbiano, Sussurri, Ritual, Dolce contesa, Germogli, Come il sole al tramonto, Mentre imbruna la sera, Panta rei, Come un raggio di sole, Solo tu, Andando a fichi, notte, Senza fiato, All’alba, La colpa più grande ed altre, Noi siam meteore, Non è più tempo di favole, Una eco lontana e Come un raggio di luna. Poesia monografica AMORE E MITO, favole della lett. lat. in versi - Ediz. Penne Pazze e- book 2006 - II ed. luglio del 2013. Cod. IT\ICCU\MO1\0035687 Il NAZARENO, lauda sulla morte di Cristo, A.I.T.W. ed. - Sa, 2009 Cod, SBN IT\ICCU\NAP\0563067 LE STELLE DELLA STORIA, Sidera Historiae, donne che hanno fatto storia, Salerno 2006, rist.pa 2013 cod. IT\ICCU\MO1\0035683 UN UNICO GRANDE SOGNO, poesia d’amore in odi dedicate ai personaggi femminili celebri, da Isotta a Giulietta, alla Lupa, a Nedda e alla Peppa del Gramigna - Ediz. Poetilandia ebook 2006 cd. Sbn IT\ICCU\MO1\0035686 EL CID CAMPEADOR, un’ode al cid di Spagna - A.I.T.W. Edizioni, Salerno 2014
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Prosa L’IRA DEL SUD (romanzo) edizioni Palladio - 1982. Codice SBN CFI0020645 - Bibl. Univ. Cagliari LA SIGNORA DELLA MORTE (radiodramma)- Palladio Editrice Salerno 1978 Codice SBN IT\ICCU\SBL\0625441 SETTE STORIE PER PIERINO, racconti per ragazzi -Ediz. Verso il 2000, Sa 1978 - Cod. SBN SBL\0628217 - Bibl.che: Ca, Tr, Na, MAMMA LUCIA ed altre novelle, Sa 1979 Codice SBN PAL0159227 – Bibl. Univ. Cagliari SAN MARZANO nella pianura campana (storiografia), Ed. Palladio, Sa 1983. Cod. SBN IT\ICCU\CFI\0032994 IL GUSTO DELLA VITA,- racconti, Ediz. Poetilandia ebook 2005 – Ed. Palladio, Sa 2006 . Codice SBN IT\ICCU\PUV\1362615 IL GUSTO DELLA VITA, racconti, II Ediz. IT\ICCU\NAP\0640292 CIOMMA, racconti dell’agro sarnese - Ed. Antitesi, Roma 2008 – Cod ISBN IT\ICCU\PUV\1363319 I TEMPLARI, dramma storico - A.I.T.W. ediz. - Sa 2010, cod. IT\ ICCU\- MO1\0035682 I Templari , fumetto, Centro Stampa ed. Pagani 2008 NUNZIATINA, romanzo breve, estratto e rielaborato da L’ira del sud del 1989 – A.I.T.W. Edizioni, Salerno 2014 - ISBN 9788868143053
RADICI – A.I.T.W. Ed. – Pubblicazione in e - book Google play, gennaio 2015 Saggistica Il VANGELO DI MATTEO ( estetica morale, con prefazione di Domenico Rea) De Luca ed.- Amalfi 1979 cod. SBN IT\ICCU|PUV\1368781 IL CORAGGIO DELLA VERITÀ, libro inchiesta sulla tragedia di Ustica - A.I.T.W. Ed., giugno 2012 Cod. SBN IT\ICCU\NAP\0544907 HERACLES IN MAGNA GRECIA,iconografia ragionata. Cod. SBN IT\IC CU\MO1\0035548
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ME NE JEVE PE’ CASO, contaminatio
in napoletano della 1,9 satira di P.Orazio Flacco - A.I.T.W. Ed. - Sa 2013 IT\ICCU\ NAP\0595558 ‘O VIAGGIO PE’ BRINNESE contaminatio in napol. 1,6 della satira di Orazio Flacco - A.I.T.W. Ediz. - Sa 2013 Cod. IT\ICCU\RML\0361796 LA SIGNORA DELLA MORTE ( Mutter der toten ) radiodramma Ed. Palladio, Sa. 1980; ( La Nuova Frontiera del 30/7/81) Biblioteca Fond. Siotto Alghero - Codice SBN SBL065441 FAEDRUS, le favole latine di Faedrus in versi napoletani - A.I.T.W. Ediz., giugno 2011- Cod SBN IT\ICCU\NAP\0568756 AISOPOS, le favole greche di Esopo in versi napoletani - A.I.T.W. Edizioni, sett. 2011 cod. SBN IT\ICCU\NAP\0568683 LE PROBLEMATICHE DELL’ ADOLESCENZA verso la formazione del sé- A.I.T.W. Ed. - Sa 2013. Cod. SBN IT\ICCU\MO1-\0035831 LE PROBLEMATICHE DELL’ ADOLESCENZA i comportamenti a ririschio – A.I.T.W. Ed. - Sa 2013. Cod. SBN IT\ICCU\MOD\- 1622636 FILOSOFIA ARISTOTELICA, schiavitù ed oikonomìa - A.I.T.W. Ed. - Sa 2014, II stampa. Cod. ISBN IT\ICCU\MOD\1628166 IL CANCELLERI Tommaso Guardati - A.I.T.W. Ed. - Sa 2014. LUCIA APICELLA, la madre di tutti i caduti – A.I.T.W. –Sa 2014. LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA E LA MUSICOTERAPIA- pubblicato su google play il 25 genn.2015, con codice n. GGKEY:K6C9CH8SW 3Q E
CATULLO A NAPOLI, i carmi tradotti in napoletano – A.I.T.W. ed. - Salerno, febbraio 2015 Drammi TERRA AMARA - 1979. Cod SBN IT\ICCU\MO1\0035757 LUISA CAMMARANO - 2004 - Cod. SBN IT\ICCU\MO1\0036201 UN MALEDETTO AMORE - 2001 -Cod.SBN IT\ICCU\MIL\0851139 Commedie LA MOGLIE DELL’OSTE - 1974. Cod SBN IT\ICCU\MO1\0035688 UN GIORNO COME UN ALTRO - 1998 - Cod SBN [IT\ICCU\-MIL\0839-
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LO PAPA A ROMA - 2003 – Codice SBN IT\ICCU\NAP\0582008 UNA STRANA FAMIGLIA - 2005. Codice SBN IT\ICCU\NAP\0590201 IL MENACHER - 2005 O VESCOVO, A MONACA E L’ABBADESSA -2004 - cod. SBN IT\ICCU\MO1\0035684
LE BRACHE DI SAN GRIFFONE - 2005- codiceIT\ICCU\NAP\0584683 MASUCCIO IN TEATRO - A.I.T.W. Edizioni - Salerno 2014 - codice IT\ICCU\NAP\0646027 Drammi storici: GAITA, la moglie del Guiscardo,Sa 2007 - IT\ICCU\MO1\0035550 I TEMPLARI - Salerno 2008 Codice SBN IT\ICCU\MO1\0035688 ARECHI II – Salerno 2008 - Codice SBN IT\ICCU\MIL\0844100 IL NAZARENO - Salerno 2009 - cod. SBN [IT\ICCU\MO1\0035682 LA BATTAGLIA DELLA CARNALE - 2010 cod. SBN [IT\ICCU\MO1\0035682] GUAIMARIO IV - Salerno 2010 - codice SBN IT\ICCU\NAP\0582008 ROBERT D’HAUTEVILLE LA GUICHARD, Sa. 2011 - cod. SBN IT\CCU\MO1\0035551 PIU’ FORTE DELLA MORTE- A.I.T.W. Ediz. Sa. 2011 - Cod. SBN IT\ICCU\NAP\0563051 IPPOLITO PASTINA - A.I.T.W. Edizioni, 2012 – Cod SBN IT\ICCU\MIL\0844104 ISABELLA SANSEVERINO - A.I.T.W. Edizioni – Salerno 2014 – cod. IT\ICCU\NAP\0633689
LA SAGA DEI LONGOBARDI - A.I.T.W. Edizioni – Sa. 2014 – Codice IT\ICCU\MO1\0037976]
Farse UNA FAMIGLIA IN ANALISI - 2006 - SBN: IT\ICCU\MO1\01003205 UN CASO DI NECESSITÀ - A.I.T.W. Edizioni, Salerno2008 - Codice SBN IT\ICCU\NAP\0590700 PEPPE TRACCHIA - Salerno2008. Cod. SBN IT\ICCU\MO1\0035841 CONCETTA QUAGLIARULO - 2009 ( una contaminatio sullo sbarco
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di Salerno). Cod. SBN IT\ICCU\MO1\0035758 VÁSE ARRUBBÁTE - A.I.T.W. Sa 2010 - Cod. SBN IT\ICCU\MO1\003204 BERNARDAS GLORIOSAS - Salerno 2011 – ISBN IT\ICCU\MOD\1628171
COLLOQUIO con un segretario di onorevole - Salerno 2010. Cod. SBN ITCCU\MO1\0036202 PINOCCHIO IN TRIBUNALE ; La civetta, la cicala e la formica ; Una gara della stupidità; La capretta Genoveffa : quattro drammatizzazioni per le scuole elementari - Paes, 1987 ( Cava de’Tirreni, Palumbo & Esposi-to) Monograf. - Testo a stampa - SBN IT\ICCU\CFI\0105947 . IL BREVETTO, in tre scene, del gennaio 2005, cod. GGKEY-:731W GTQNLLC E, pubblicato su google play, il 24 gennaio del 2015.
Opere multimediali - Fiabe - Documentari didattici e teatro per ragazzi: FABELLAE- antologia di drammatizzazione per la scuola primaria‚ Paes, 1988. Cod. SBN IT\ICCU\CFI\0154255 LA MARGHERITA SCIOCCA - S.W. anno 2004 – filmato IL PAPERO INGRATO - S.W. anno 2006 – filmato ORFEO GATTO MARAMEO - S.W. anno 2006 – filmato IL VERME ED IL CALABRONE – S.W. anno 206 – filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA LEPRE E LA TARTARUGA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato IL BRUCO ED IL CALABRONE - Sul Web anno 2006 /7– filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA GALLINA SCIOCCA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato CANIS PARTURIENS – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano CAMELUS QUI PETEBAT CORNUA – filmato 2005/6 – in napoletano PISCATOR QUI AQUAM PERCUTEBAT – filmato2005/6 – in napoletano VOLPES ET CORVUS – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano VULPES LEO ET SIMIO – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano RANAE AD SOLEM – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano RANAE PETUNT REGEM – filmato 2005/6 – Riduz. in napoletano 51
FRATER ET SOROR – filmato 2005/6– Riduz. in napoletano CALIMERO E LE SETTE NANE,UNA STORIA ALL’INCONTRARIO A.I.T.W. Edizioni - Salerno genn. 2014 - ISBN: 9788891133052 IL PRINCIPE FIORITO, UNA STORIA ALL‟INCONTRARIO - A.I.T.W . Edizioni - Salerno, nov. 2014
VERSO LA RELIGIONE EGIZIA – Documentario didattico LA RELIGIONE GRECA - Documentario didattico ROMA PAGANA – Documentario didattico IL MIRACOLO DI BETLEMME – Documentario didattico ABRAMO - Documentario IL CANTICO DEI CANTICI – Documentario IL SS. CORPO DI CRISTO – Documentario LA CRIPTA DEL SS. Corpo di Cristo - Documentario
Pubblicazioni in Ebook (pdf, epub e mobi, PC, Mac Os, Linux, iPho-ne, iPad, Android, HTC, Blackbarry, eReaders), su store italiani ed internazionali: NUNZIATINA, romanzo breve, sul caporalato nel sud dell’Italia d’inizio secolo, 2013. – cod ISBN 9788868143053. IL PROFUMO D’ERMIONE, liriche, anno 2013; cod ISBN 9788891129031. AQUA ELECTA, liriche dedicate a Quaglietta di Calabritto ed all’alta valle del Sele. Anno 2013 – cod ISBN 9788891130945. CALIMERO E LE SETTE NANE, una storia all’incontrario, anno 2014. cod ISBN 9788891133052. IL VERME ED IL CALABRONE – S.W. anno 2006 – filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA LEPRE E LA TARTARUGA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato IL BRUCO ED IL CALABRONE - Sul Web anno 2006 /7– filmato IL PAPPAGALLO FILOSOFO - Sul Web anno 2006 /7 – filmato LA GALLINA SCIOCCA - Sul Web anno 2006 /7 – filmato SALERNO DAL Concord, liriche dedicate a Salerno - Cod. SBN IT\ICCU\PAL\0262623.
OLTRE LE STELLE, liriche dedicate al paese dell’amore, San Valentino Torio. Anno 20014 – cod. SBN. 978889113420.
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IL SORRISO DEGLI ANGELI, liriche, Salerno 2004. UN UNICO GRANDE SOGNO, poesia monografica, Catanzaro 2006. IL GUSTO DELLA VITA,racconti, Catanzaro 2006. CRONACA CONTADINA Sa. 2006 - cod. SBN 9788868144067 LE TUE LABBRA – google libri IL BELLO ADDORMENTATO – google libri Ἡρακλῆς IN MAGNA GRAECIA – google libri MASUCCIO IN TEATRO – google libri LA SAGA DEI LONGOBARDI – google libri LE PROBLEMATICHE DELLA a dolescenza – google libri LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA e la musicoterapia Google Play Alcuni premi ed Onorificenze Roma - Medaglia d’oro per la poesia - S.Barbara 1971 ( Scuola Genio Pionieri) Roma- Accademia Int.le Tommaso Campanella - medaglia d’oro e nomina a Membro Honoris Causa 1975. Salerno - Salone dei Marmi del Palazzo Città - Trofeo “ Verso il 2000 ”, consegnato a Domenico Rea e Franco Pastore dal Ministero Turismo e Spettacolo e dall’Assessorato alla P. Istruzione del Comune di Salerno (La Voce del Sud, del 12. 7.1980 - La Nuova Frontiera, 30.6. 1980 e del 15/12/1980 - Candido, 18 sett. 80). Roma - Acc. Gentium Pro Pace - nomina ad “ Academicum ex classe legitima”, 1980. Accademia delle Scienze di Roma - nomina ad Accad.co d’onore, 1982. Melbourne - Accadem. Lett. Italo - Australiana (A.L.I.AS.) - Primo premio internazionale per la narrativa, 2008. Melbourne – Accademia Lett. Italo-Australiana (A.L.I.AS.) - Primo premio internazionale per la narrativa 2011.
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Viterbo - Targa della città di Viterbo alla carriera - Accademia Francesco Petrarca, maggio 2012. Germany - Accreditation Correspondance Jornalistique - G.N.S. Presse Association, dicembre 2011. San Valentino T. - Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) Premio Silarus 2014, II posto per la narrativa, luglio 2014. Diffusione pubblicazioni: - In Italia, nelle biblioteche universitarie e nazionali di Padova, Trieste, Pavia, Pescara, Biella, Torino, Alghero, Milano, Firenze, Bologna, Urbino, Modena, Cesena, Cassino, Quartu Sant’Elena, Genova, Roma, Lucca, Napoli, Salerno, Bari, Palermo, Sassarri, Parma, Cagliari, Catania, Lerici, Roccadaspide e Campobasso. A Salerno: nella biblioteca dell’Archivio storico del Comune. - All’estero: Presso l’Istituto Italiano Cultura di Barcellona . - Internet: su google play e google libri.
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Indice Premessa ……………………………….. pag. 5 Carme V ……………………………….. pag. 9 Carme III …………………………………pag. 12 Carme VII …………………………………pag. 15 Carme VIII …………………………………pag. 17 Carme XIII …………………………………pag. 21 Carme XXXII ……………………………… pag. 23 Carme LI ………………………………….Pag. 26 Carme LVIII …………………………….. pag. 28 Carme LXIX ………………………………. Pag. 31 Carme LXXII ……………………………… pag. 33 Carme LXXV ……………………………... pag. 35 Carme CIX ……………………………….. pag. 38 L‟autore ……………………………….. pag. 41 Altre opere ……………………………….. pag. 46
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Finito di stampare Il 30.01.2015
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