Franco Pastore
Ode a Rodrigo DĂaz de Vivar
El ciego sol, la sed y la fatiga. Por la terrible estepa castellana, al destierro con doce de los suyospolvo, sudor y hierro, el Cid cabalga. - M. Machado
A.I.T.W. Edizioni COLLANA CLASSICI
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Poesia monografica
Un’ode al Cid di Spagna Rodrigo Díaz de Vivar di FRANCO PASTORE
© 2014
by Franco Pastore Una realizzazione A,I. T..W. 3
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remessa
Ripescare un personaggio storico così eccezionale è un piacere tanto sottile da annullare ogni incertezza ed ogni paura di confronto con altri scritti. Cid Campeador è il titolo dato al cavaliere Rodrigo Díaz de Vivar, nato a Burgos (in Castiglia) nel1043, il più popolare degli eroi nazionali spagnoli. Il titolo di Campeador gli fu dato dai soldati cristiani‚ militando sotto don Sancio di Castiglia‚ contro il re di Navarra. Furono i Mori‚ invece‚ a chiamarlo el Cid‚ quando combatté contro di essi‚ sotto Alfonso VI di Leon. Alle sue imprese s'ispirano: il dramma le gesta giovanili del Cid di Guillén de Castro (1618)‚ la celebre tragedia di P. Corneille (1636). Il Cid‚ ed il capolavoro della poesia eroica del Medioevo spagnolo, della prima metà del XII secolo, dal titolo Il Cantar de mio Cid‚ di autore anonimo e formato da due cantares: - El cantar del destierro (canzone dell’esilio) - El cantar de las bodas (canzone delle nozze) La trama dell’opera letteraria è la seguente: Rodrigo‚ campione del re‚ accusato da un cortigiano di essersi appropriato di una parte dei tributi dei mori di Andalusia, dovuti a Alfonso VI di León, è mandato in esilio. Durante le sue lunghe peregrinazioni‚ passa da Burgos e lascia la moglie Jimena‚ con le due figlie‚ al monastero di Cardena. Numerosi cavalieri si uniscono a lui nella lotta contro i mori‚ che sconfiggono in diverse occasioni. Fa prigioniero il conte di Barcellona conquista Valencia e sconfigge il re di Sevilla‚ mandando nuovi doni a Alfonso VI‚ il quale‚ finalmente‚ permette che la sua famiglia lo raggiunga a Valencia. L'eroe è al massimo della sua fama. I due conti di Carrión chiedono e ottengono dal re la mano di Elvira e Sol‚ le belle e 5
ricche figlie di Rodrigo de Vivar‚ ma presto i due rivelano tutta la loro codardia‚ sul campo di battaglia,. Per vendicare l’onta‚ si allontanano da Valencia con le mogli e, giunti al querceto di Corpes, le frustano e le abbandonano. Il Cid chiede giustizia al re, i suoi uomini sfidano e vincono i conti di Carrión‚ i quali vengono dichiarati traditori. Il poema si conclude con le nuove nozze delle figlie di El Cid. Rodrigo de Vivar è ardito‚ leale e generoso, non un eroe fantastico come quello della "Chanson di Roland", non ha nulla di sovrumano‚ né una spada magica che accresca il suo valore. Egli è soltanto un uomo notevole‚ saggio‚ forte e riflessivo‚ che vive ed agisce in un contesto fatto di bellezza lineare e di virtù non idealizzate. Morì combattendo nel 1099‚ all’età di 56 anni. Franco Pastore
CASTIGLIA, Burgos - Monumento Ruy Diaz de Vivar detto El Cid
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iografía del Campeador
“Héroe nacional Rodrigo Díaz de Vivar, el Cid, el más universal de los burgaleses, encarna el prototipo del caballero fuerte y leal, justo y valiente. Nació en Vivar, pequeña aldea situada a 7 Kilómetros de la ciudad de Burgos en 1043. Hijo de Diego Laínez, noble caballero de la Corte Castellana y de una hija de Rodrigo Alvarez. Descendiente es por línea paterna de Laín Calvo, uno de los dos Jueces de Castilla. Entre los años 1063 a 1072 fue el brazo derecho de don Sancho y guerreó junto a él en Zaragoza, Coimbra, y Zamora; a los 23 años obtuvo el título de « Campeador" al vencer en duelo per-sonal al alférez del reino de Navarra. A los 24 años era conocido ya como “ Mío Cid”. Con la muerte de Sancho II, la suerte del Cid cambió y su gran capacidad fue desechada por la envidia del nuevo monarca Alfonso VI. En 1081 el Cid esdesterrado por primera vez de Castilla. 300 de los mejores caballeros castellanos le acompañaron en esta situación Vuelve a Burgos en 1087 pero poco duró su paz con el rey por lo que marchó de hacia Valencia donde se convirtió en el protector del rey AlCádir y sometió a los reyezuelos de Albarracín y Alpuente. El almorá vide Yusuf cruza en 1089 el estrecho de Gibraltar y el rey Alfonso pide ayuda al caballero castellano, pero por una mal entendido entre ambos surge una nueva rencilla entre el rey y su leal súbdito y el monarca le destierra por segunda vez en 1089. En los diez años siguientes, la fama del Cid se acrecentó espectacularmentel. En menos de un año el Cid se hizo señor de los reinos moros de Lérida, Tortosa, Valencia, Denia, Albarracín, y Alpuente. En torno al 1093, matan a su protegido de Valencia AlCádir, ciudad que fue tomada por Ben Yehhaf. Rodrigo de Vivar asedió durante 19 meses la ciudad y finalmente entró triunfal en junio de 1094‚ se convirtió en el señor de Valencia, otorgó a la ciudad un estatuto de justicia envidiable y equilibrado, restauró la religión cristiana y al mismo tiempo renovó la mezquita de los musulmanes, acuñó moneda, y organizó con grandísima maestría la vida del municipio valenciano.El mismo año le enfrentó al emperador almorávide Mahammad, sobrino de Yusuf, el cual se presentó a las puertas de Valencia con 150.000 caballeros‚ y la victoria fue total. El domingo 10 de julio de 1099, Rodrigo muere‚ y toda la cristiandad lloró su muerte…”.
Il nobile Rodrigo Diaz era figlio di Diego Laínez, diretto discendente di Laín Núñez, stimato alla corte del re di Castiglia, Ferdinando I e, da quanto risulta dagli annali navarro-aragonesi della famiglia di Laín Calvo, apparentemente un membro dei Giudici di Castiglia, mentre sua madre, Teresa Rodriguez, era la figlia di Rodrigo Álvarez, primo conte di Asturia e suo governatore. Rimasto orfano di padre, nel (1058), Rodrigo crebbe nella corte del re Fernando I di Castiglia insieme al principe Sancho, futuro re come Sancho II di Castiglia. 7
Rodrigo venne investito cavaliere intorno al 1060, nella chiesa di Santiago de los Caballeros, a Zamora da Doña Urraca, futura signora di Zamora. Nel 1063, si recò con Sancho a Saragozza e partecipò, contro lo zio di questi, Ramiro I di Aragona, alla difesa della taifa di Saragozza dell'emiro, al-Muqtadir, alleato di Ferdinando I. In seguito partecipò alla battaglia per la conquista del paese di Graus in cui Ramiro, l'8 maggio, morì. In quell'occasione, secondo la leggenda, ottenne il titolo di Campeador quando, per risolvere una disputa sull'attribuzione di alcuni castelli di frontiera, Rodrigo vinse il duello con Jimeno Garcés, alfiere del re d'Aragona, Ramiro I. Tra gli anni 1063 e 1072 fu il braccio destro di don Sancho e combatté con lui in numerose battaglie. Nel 1066, venne nominato Alfiere Reale (colui che portava lo stendardo del re in tutte le manifestazioni pubbliche) dopo che Sancho era salito al trono della Castiglia nel 1065. Come capo delle truppe reali, il Cid accompagnò il suo re nella guerra che combatté contro il regno di Navarra, detta guerra dei tre Sanchi (Sancho II contro il re di Navarra, Sancho IV ed il suo alleato il re d'Aragona, il successore di Ramiro I, Sancho I) che terminò, nel 1068 con la parziale riconquista dei territori castigliani ceduti da Ferdinando I al fratello Garcia III Sanchez di Navarra. Al fianco del re fu, poi, nella guerra che combatté contro il fratello Alfonso VI, re di León e García, re di Galizia. La guerra fratricida era scoppiata a causa della divisione dell'eredità del padre Ferdinando. Dopo che Alfonso venne sconfitto nella battaglia di Llantada, sul fiume Pisuerga (19 luglio 1068), Sancho e Alfonso raggiunsero un accordo per combattere Garcia, lo attaccarono e lo privarono del suo regno obbligandolo ad andare in esilio a Siviglia, presso il suo tributario abbadide Muḥammad al-Muʿtamid, emiro di Siviglia; ripresa la lotta con Alfonso, nella battaglia di Golpejera, vicino a Carrión de los Condes, (1072), lo sconfissero, lo catturarono ed lo imprigionarono a Burgos, da dove però fuggì e riparando, in esilio, nel regno moro di Toledo, suo tributario. Sancho II occupò allora il León, riunendo così nuovamente il regno che era stato di suo padre. Non accettarono il fatto compiuto i nobili del León e si strinsero attorno alle sorelle del re, soprattutto a Doña Urraca, che si fortificò nella sua signoria, la città di Zamora. Sancho II dapprima espugnò la signoria di Toro, della sorella Elvira e poi pose l'assedio a Zamora il 4 8
marzo del 1072; durante l'assedio, pare che un nobile di León, lo zamorano Bellido Dolfos, forse amante di Urraca, fingendosi disertore, lo invitò a seguirlo per fargli vedere il punto debole delle mura, lo separò quindi dalla sua guardia e lo assassinò, il 6 ottobre del 1072. Dopo la morte di Sancho II, il Cid ed i castigliani continuarono l'assedio di Zamora; Alfonso VI era tornato a León e, dato che il fratello non aveva lasciato eredi, si prodigò per garantire che, se riconosciuto re di Castiglia, avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi; ma il sospetto che Urraca e Alfonso fossero complici nell'assassinio di Sancho serpeggiava in buona parte della nobiltà castigliana. Maggiorenti castigliani, tra cui il Cid Campeador, dopo aver tolto l'assedio a Zamora pretesero che Alfonso VI giurasse la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Santa Gadea (dedicata a Santa Agata) di Burgos, di poi, lo riconobbero come re di e sovrano di León. Con il nuovo re, l'incarico di Alfiere Reale passò a García Ordóñez, conte di Nájera. Per alcuni anni il Cid fu tenuto in gran conto alla corte di Alfonso, che nel luglio del 1074 gli concesse la mano di D. Jmena sua cugina,doña Jimena, figlia del conte di Oviedo e delle Asturie Diego Fernández e della contessa Cristina Fernández. Nel 1079, il Cid venne incaricato dal re di riscuotere le parias (tributi) dal re di Siviglia, al-Muʿtamid b. ʿAbbād, che allora era in guerra col re del Regno di Granada alleato di García Ordóñez. Rodrigo si schierò con al-Muʿtamid, alleato del re Alfonso e riuscì, nella battaglia di Cabra, a battere il re di Granada e a catturare García Ordóñez. Venne poi coinvolto in un fatto d'armi contro il re di Toledo, alleato del regno del León; tornato a corte, fu messo in cattiva luce agli occhi del re Alfonso da García Ordóñez e da Pedro Ansúrez, potenti nobili della corte di León, che convinsero il re a punirlo con l'esilio (1081). Accompagnato dai suoi fedeli, il Cid Campeador offrì i suoi servigi ai conti di Barcellona, nella persona di Ramón Berenguer II. Di fronte al loro rifiuto si rivolse al signore musulmano di Saragozza, al-Muqtadir, che era tributario del regno di Castiglia ed entrò alla sua corte. All'epoca dei Reinos de Taifas, i contatti tra cristiani e musulmani erano piuttosto frequenti, e le questioni di fede erano spesso messe in secondo piano rispetto ai problemi della politica. Alla morte di al-Muqtadir, il Cid rimase alla corte di suo figlio, al-Muʾtamin, che aveva ereditato la 9
parte occidentale del regno, comprendente Saragozza, Tudela, Huesca e Calatayud. Ad Almenar, sconfisse Berenguer Ramón II (1082) e vicino a Morella, nel 1084, sconfisse anche il re d'Aragona Sancho Ramírez e alMundir, fratello di al-Muʾtamin che dal padre aveva ereditato la parte orientale del regno di Saragozza ed era quindi sovrano di Lérida, Tortosa e Denia. L'invasione degli Almoravidi e la successiva sconfitta di Alfonso nella Battaglia di al-Zallaqa, del 1086, e forse anche la morte di alMuʾtamin dell’anno prima, fecero sì che il re si riavvicinasse al suo vassallo, il quale fu incaricato di difendere la zona levantina. Tra il 1087 e il 1089 il Cid rese tributari i regni musulmani di Taifa di Albarracín e di Alpuente e impedì che la città di Valencia, governata dal re Yaḥyā al-Qādir alleato dei castigliani, cadesse nelle mani di alMundir e del conte di Barcellona Berenguer Ramón II. Nel 1089 offrì uno spunto ai suoi nemici a corte per essere arrivato in ritardo con le sue truppe nella difesa del castello Aledo, in Murcia e nel 1090, si scontrò di nuovo con Alfonso che lo condannò all'esilio per la seconda volta, senza concedergli un regolare processo, dopo avergli confiscato tutti i beni e imprigionato moglie e figlie. Il Cid le liberò e tornò al servizio del re di Saragozza, al-Mustaʿīn II, succeduto ad al-Muʾtamin.
Il Giuramento di Alfonso VI
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Sconfisse nuovamente il re di Lerida, facendo prigioniero il suo alleato, il conte di Barcellona, Berenguer Ramón II nella Tévar, vicino a Murcia (1090) e rimettendolo subito in libertà. Da questo episodio nacque un'amicizia sincera che portò, nel 1103, al matrimonio tra il nipote del conte, Raimondo Berengario III e la figlia di Rodrigo, Maria. Il conte inoltre concesse al Cid il protettorato di tutte le province musulmane a sudovest della Catalogna, praticamente i regni di Saragozza e Lerida, che continuarono ad esistere solo formalmente. Intanto, Yaḥyā al-Qādir, re di Valencia, per volere di Alfonso VI, dopo la partenza dei soldati castigliani, si era alleato al re di Saragozza, per cui il Cid si recò immediatamente a Valencia, con truppe miste, cristiane e musulmane, divenendo il protettore di Yaḥyā al-Qādir. Rodrigo, nel 1092, partecipò ad una spedizione castigliana contro gli Almoravidi di Andalusia, con la speranza di ottenere il perdono del re Alfonso; ma quest'ultimo non si lasciò commuovere. Il Cid allora si vendicò attaccando e saccheggiando il distretto castigliano della Rioja e quando arrivò a Nájera, sfidò a duello il suo nemico, García Ordóñez, che non raccolse la provocazione. Nel luglio del 1093, dopo la morte del suo protetto (al-Qādir era stato ucciso durante una sollevazione a favore degli Almoravidi), assediò Valencia. Approfittando del conflitto interno tra i sostenitori e i contrari agli Almoravidi, riuscì ad occuparla e nel 1094 a liberarla dai filo-almoravidi; la città divenne così un baluardo cristiano contro gli attacchi del sovrano degli Almoravidi, Yūsuf Ibn Tāshfīn, che se avesse conquistato Valencia avrebbe potuto attaccare la contea di Barcellona ed il regno di Aragona. In quello stesso periodo el Cid affrontò gli Almoravidi che subirono la loro prima grande sconfitta nella battaglia di Cuarte del 1094, nella Penisola iberica. Divenuto signore di Valencia, il Cid rinforzò le difese della città, mantenne la difensiva e passò al contrattacco per migliorare le proprie posizioni strategiche. Nel 1096, si alleò col nuovo re d'Aragona, Pietro I di Aragona, figlio del suo avversario di tante battaglie, Sancho Ramirez; Pietro I, dopo aver occupato Huesca, richiese l'alleanza di Rodrigo, con il proposito di fermare insieme l'avanzata almoravide; cosa che avvenne nella battaglia di Bairén, del 1097. Nel 1098, Rodrigo occupò Murviedro (l'antica Sagunto) e Almenara e rendendo suoi tributari i piccoli regni musulmani dei distretti vicini. Rafforzò le alleanze militari con dei matrimoni. La figlia Elvira alla 11
età di dieci anni nel 1090, fu promessa in sposa al futuro conte di Barcellona, che allora aveva otto anni. L'altra sua figlia, Sol, nel 1087, sposò il giovane Ramiro di Navarra; da questa unione sarebbe nato il futuro re di Navarra, Garcia Ramirez IV. L'unico figlio maschio del Cid, Diego Rodríguez, nel 1097, lasciò Valencia per unirsi alle truppe castigliane, che combattevano gli Almoravidi, nelle vicinanze di Toledo e morì nella battaglia di Consuegra, dove il re Alfonso venne sconfitto. Il Cid morì nel 1099, adorato dai suoi soldati ed ammirato da tutta la Spagna, inclusi i suoi nemici che lo temevano ma lo rispettavano. Il Cid poté rientrare in patria solo dopo morto. La moglie Jimena, dopo aver resistito per tre anni ai continui attacchi del figlio dell'emiro Yūsuf ibn Tāshfīn, ʿAlī b. Yūsuf, chiese aiuto al cugino Alfonso VI, il quale, raggiunta Valencia col proprio esercito, ritenne la città indifendibile, anche perché nel frattempo gli Almoravidi avevano attaccato la Castiglia. Nel 1102 abbandonò la città, dopo averla data alle fiamme. Jimena ed i suoi soldati trasportano il corpo di Rodrigo,a Burgos, nella chiesa di San Pietro di Cardeña. Durante la Guerra d' indipendenza spagnola (1808-1814), i soldati francesi profanarono la sua tomba, in seguito i suoi resti furono recuperati e, nel 1842, traslati nella cappella della Casa Concistoriale di Burgos. Dal 1921 riposano uniti quelli di sua moglie, doña Jimena, nella El Cid Cattedrale di Burgos. APPROFONDIMENTI Nel corso delle sue campagne, il Cid ordinava spesso che venissero letti, ad alta voce, libri di autori classici romani e greci, di soggetto bellico, a lui e alle sue truppe, sia per intrattenimento, che ispirazione prima della battaglia. Il condottiero ebbe un innovativo approccio alla pianificazione strategica, tenendo quelle che potrebbero essere definite sedute di brainstorming, prima di ogni battaglia, per discutere le tattiche. Spesso, le strategie adottate erano inattese, quelle che i generali moderni chiamerebbero guerra psicologica, come, ad esempio, spaventare il nemico ed aspettare che fosse terrorizzato per attaccarlo improvvisamente, e così via. El Cid, che ascoltava con molta attenzione i suggerimenti e gli spunti delle sue truppe, usò tecniche di distrazione per catturare la città di Ca-stejón come descritto nel Cantar de Mio Cid, testo in cui l'uomo 12
che fungeva da suo più prossimo consigliere, il suo vassallo Álvar Fáñez, viene indicato con l'appellativo di Minaya (che vuol dire Mio fratello, parola spagnola composta formata dal possessivo Mi (Mio) e Anaia, parola basca per fratello), anche se lo storico Álvar Fáñez rimase in Castiglia con Alfonso VI. Considerate nel loro complesso, queste pratiche rivelano un comandante istruito e intelligente, capace di attirare e ispirare buoni subordinati, e che si sarebbe conquistato una grande lealtà da parte dei suoi seguaci, compresi quelli che non erano cristiani. Furono queste qualità, unite alle leggendarie capacità marziali del Cid, che costituirono le basi della sua reputazione di condottiero invincibile in battaglia. Babieca o Bavieca fu il cavallo che il Cid utilizzava in battaglia e ispirò molte storie e leggende. Tra le varie, vi è quella del padrino di Rodrigo, Pedro il Grande, monaco presso il monastero certosino, che per la maggiore età del Cidm volle regalargli un cavallo di sua scelta all'interno di un branco di andalusi. El Cid ne scelse uno che il suo padrino riteneva debole, non di pregio ed esclamò "Babieca!". Tale nome fu dato al cavallo del Cid. Un'altra leggenda narra che durante una competizione per divenire il "Campeador" di Re Sancho, un cavaliere volle sfidare il Cid. Il re desiderava una sfida equa e diede al Cid il suo cavallo migliore, Babieca, o Bavieca. Questa versione sostiene che Babieca era stato allevato nelle stalle reali di Siviglia ed era un cavallo da guerra altamente addestrato e leale. In questo caso si può ritenere che il cavallo originasse dalla regione di Babia nella provincia di León. Nel poema Carmen Campidoctoris, Babieca compare come il dono di "un barbaro" al Cid, così che il nome deriverebbe da "Barbieca", o "cavallo del barbaro". Comunque, Babieca divenne un grande cavallo da guerra, famoso tra i Cristiani, temuto dai mori e amato dal Cid, che pare abbia chiesto che Babieca fosse seppellito con lui nel monastero di San Pedro de Cardeña. Il suo nome è menzionato in diversi racconti e documenti storici, tra cui Il Lamento del Cid. L'arma tradizionalmente identificata come la spada del Cid, chiamata Tizona, è stata in mostra al Museo dell'Esercito di Toledo per molti anni. Nel Alfonso VI 1999 vennero effettuate delle analisi che confermaro13
no che la lama era stata realizzata nella Cordova moresca dell'XI secolo e che conteneva una certa quantità di acciaio di Damasco, facendo presupporre che potesse effettivamente essere la spada originale del condottiero. Nel 2007 la Comunità autonoma di Castiglia e León acquistò la spada per 1,6 milioni di Euro, ed è attualmente esposta al museo di Burgos. El Cid ebbe anche una spada chiamata Colada.
Castiglia - La Cattedrale di Burgos, ove sono i resti del Cid e di Donna Himena
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EL CID CAMPEADOR Prologo Brilla l’ acciaio lì nella sièrra‚ il campeador non teme la guerra. guarda ei avanti, al suo destino: c’è solo Himena sul suo cammino. Lo sguardo duro, il nemico impazza‚ il Cid impavido procede e ammazza. Il braccio è fermo‚ come la fede: nulla si può contro chi crede. Il sole muore‚Valencia è presa‚ Lancia ai suoi uomini l’ultima intesa. Il mare culla la notte bruna, progetti e sogni sotto la luna: un gran paese lotta con furia, viva Leon e viva l’Asturia. Milizie avanzano, la tromba suona, apron le porte, lì a Barcellona. Sogna la moglie e pensa alla figlia, prima sconfigge il re di Siviglia. Poi, in gran fretta‚corre da Himena‚ la donna è in ansia presso Cardena. Giammai superbia vinse la fronte‚ prese l’esilio ma lavò l’onta 15
di quando il moro‚ in Andalusia‚ vinse re Alfonso in guerra ria. Ruy vince i mori per il suo sire, non vuole premi non c’è che dire. Ritorna in Aflrica il saraceno‚ il grande Cid‚ in un baleno, schiera le forze sotto Granata: il prestigio reale ei ha salvato. Ma che raccoglie il mio Signore? Invidia, in premio al suo valore.
La fortezza di Colahorra
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Epilogo Quella notte non voleva finire il Cid aveva scelto di morire. Babieca sembrava impazzito rullava forte il tamburo nemico. Si accesero le luci del mattino e Rodrigo in sella al suo destriero era il primo di mille cavalieri. Le sue truppe gridarono:« El Cid!» e lanciarono l’urlo di guerra, il cavallo sfiorava la terra, contro il moro atterrito volò. Fu uno scontro con la forza del tuono, ricacciato fu l’urlo pagano, fu lavato l’affronto lontano, con la morte del moro Yusuf. Ancora oggi, tu odi in Castiglia, oltre Burgos ed oltre Siviglia, la canzone del Cid cantar, dedicata a Ruy de Vivar. La sua storia, divenuta leggenda, a Sagratas ed in tutta la Spagna, è un mito, è forza che insegna la giustizia, il valor e l’onor.
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Panorรกmica de Burgos - La catedral - lo alto los ruinas del castillo.
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Bibliografia
Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pp. 865–896 Simon Barton and Richard Fletcher. The world of El Cid, Chronicles of the Spanish reconquest. Manchester: University Press, 2000. ISBN 0-71905225-4 hardback, ISBN 0-7190-5226-2 paperback. Gonzalo Martínez Díez, "El Cid Histórico: Un Estudio Exhaustivo Sobre el Verdadero Rodrigo Díaz de Vivar", Editorial Planeta (Spain, June 1999). ISBN 84-08-03161-9 Richard Fletcher. "The Quest for El Cid". ISBN 0-19-506955-2 I. Michael. The Poem of El Cid. Manchester: 1975. C. Melville and A. Ubaydli (ed. and trans.), Christians and Moors in Spain, vol. III, Arabic sources (711-1501). (Warminster, 1992). Joseph F. O'Callaghan. A History of Medieval Spain. Ithaca: Cornell University Press, 1975 Peter Pierson. The History of Spain. Ed. John E. Findling and Frank W. Thacheray. Wesport, Connecticut: Greenwood Press, 1999. 34-36. Bernard F. Reilly. The Kingdom of León-Castilla under King Alfonso VI, 1065-1109 Princeton, New Jersey: University Press, 1988. The Song of El Cid. Translated by Burton Raffel. Penguin Classics, 2009. R. Selden Rose and Leonard Bacon (trans.) The Lay of El Cid. Semicentennial Publications of the University of California: 1868-1918. Berkeley, CA: University of California Press, 1997. Steven Thomas. 711-1492: Al-Andalus and the Reconquista. M. J. Trow,El Cid The Making of a Legend, Sutton Publishing Limited, 2007. Henry Edwards Watts. "The Story of El Cid (1026-1099)" in The Christian Recovery of Spain: The Story of Spain from the Moorish Conquest to the Fall of Grenada (711-1492 AD). New York: Putnam, 1894. 71-91. Cantar de mío Cid - Spanish (free PDF) Poema de Mio Cid, Códice de Per Abbat in the European Library T.Y. Henderson. "Conquests Of Valencia" "Origin of El Cid's sword revealed by ICP-MS metal analysis", Spectroscopy Europe, 11/4 (1999).
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Note biobibliogafiche: Franco Pastore, commediografo, è direttore re-sponsabile della rivista letteraria ANTROPOS IN THE WORLD. Egli vive e lavora a Salerno. Tra le sue opere figurano: Aisopos, le favole in napoletano; Faedrus, le favole in napoletano; Amore e Mito, le più belle storie della mitologia greco-latina (poesia monografica); Historiae Sidera, sulle donne più famose della storia (poesia monografica); Un unico grande sogno, sulle eroine della letteratura (poesia monografica); Ercules in Magna Graecia (iconografia storica); Le problematiche dell’adolescenza, verso la formazione; Le problematiche dell’adolescenza, i comportamenti a rischio; Me ne jéve pe’caso, contaminazio in napoletano della 9,9 satira di Orazio; ‘O viaggio pe’Brìnnese, contaminazio in napoletano della 5,9 satira di Orazio; Fabellae per il secondo ciclo delle elementari; Sette storie per Pierino, per la media inferiore; San Marzano nella Pianura campana, storiografia; Amore e mito, storie della mitologia greco - latina; Pinocchio in Tribunale drammatizzazione; Il Vangelo di Matteo, estetica morale; Calinero e le sette nane, una storia all’incontrario.
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INDICE Premessa ………………………………………… pag. 5 Biografia………………………………………… pag. 7 Dramma…………………………………………. pag. 15 Epilogo………………………………………….. pag. 17 Bibliografia……………………………………… pag. 19 Note biobibliografiche………………………….. pag. 20
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Stampato nel gennaio del 2014
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