FRANCO PASTORE
Monografia in versi
Una realizzazione A. I. T. W. Poesia monografica
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Monografia in versi Di
Franco Pastore
« Molte sono le cose straordinarie, eppure nulla vi è di più straordinariodella donna » – Sofocle, dal coro dell‟Antigone
© Agosto 2004 by Franco Pastore Una realizzazione A. I. T. W. Da “Un unico grande sogno” ISBN IT\ICCU\MO1\0035686
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L’HISTORIA Nel secolo XIV, Alfonso IV del Portogallo, per ragioni di Stato, obbliga il figlio Don Pedro a sposare Costanza di Castiglia. Quest‟ultima ha per dama di compagnia Inês de Castro, educata alla corte di Giovanni Emanuele di Castiglia, letterato e politico, discendente di Ferdinando III di Castiglia, che era suo nonno, mentre Alfonso X di Castiglia era suo zio, della bella Ines il principe si innamora perdutamente, tanto che ella diviene l‟amante del futuro re e gli da tre figli. Purtroppo, Costanza muore e re Alfonso, preoccupato del fatto che uno dei figli "spurii" di Don Pedro potesse rivendicare il diritto al trono, nel gennaio 1355, approfittando dell' assenza di Pietro, si reca al monastero di Santa Clara, presso Coimbra, dove Inés viveva con i tre figli con l'intenzione di assassinare la nuora[1]. Saputo dell' arrivo del re, la de Castro, con attorno i suoi figli, si inginocchia ai suoi piedi e piangendo e supplicando, riusce a commuoverlo e quando già Alfonso aveva deciso di andarsene, i tre nobili si avventarono su Inés e la uccisero a coltellate, decapitandola, poi, davanti ai figli. Divenuto re alla morte del padre, Pedro decide di vendicarsi dell'assassinio di Inês e uccide di sua mano i due sicari, mangiandone i cuori. Poi, riesumato il cadavere dell„amata, con pubblico rito solenne, la sposa e la incorona regina, obbligando i sudditi a baciarle la mano putrefatta, in segno di ossequio. In Portogallo, questo tragico episodio ha ispirato, nella seconda metà del Cinquecento, la Tragédia…, muy sentida e elegante. de Dona Inês de Castro. di António Ferreira, comunemente conosciuta con il titolo di Castro, e le opere liriche di due compositori italiani: _______________
1) Durante, Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani, Milano 1970.
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Giuseppe Persiani, nella prima metà dell„ Ottocento, con l‟opera Ines de Castro e di Renzo Rossellini, nella seconda metà del Novecento, con La reine morte. APPROFONDIMENTI Questa sorprendente storia d‟amore, in diversi momenti, s‟intreccia con la storia della Sicilia. Infatti, “la regina santa”, come viene comunemente ricordata in Portogallo, santa Isabella, la nonna dell‟infante, era figlia di Pietro III d‟Aragona e di Costanza II, la figlia di Manfredi, nonché sorella di Alfonso III, Federico II d‟Aragona e di Giacomo II, che regnarono sull‟isola, come gli stessi discendenti di Ines e di Pietro.Infatti, la loro figlia Beatrice andò in sposa a Sancho di Albuquerque; la figlia di questi, Eleonora, sposò Ferdinando I il giusto, re d‟Aragona e di Sicilia, genitori di Alfonso V il Magnanimo, (che a Catania istituì nel 1434 lo “Studium Siciliae Generale”), e di Giovanni Peñafiel, che successe al fratello Alfonso, il secondo marito di Bianca di Navarra. Il primo poeta, ad occuparsi di Ines, fu Garcia de Resende, che, nel 1516, pubblicando il Canzoniere Generale, le dedicò una lunga romanza, Trovas que Garcia de Resende fez à morte de Dona Inês de Castro. Seguendo la poetica de I Trionfi del Petrarca e la tecnica del V canto dell‟Inferno dantesco, l'autore fa narrare alla protagonista la propria dolorosa e straziante vicenda umana. A metà del Cinquecento, fu Antonio Ferreira, considerato l‟Orazio e l‟Euripide lusitano, a scrivere la tragedia Castro sul modello dell‟Octavia attribuita a Seneca. Qualche decennio dopo, nel 1572, Luís de Camões ne I Lusiadi, l‟epopea nazionale portoghese, le dedicò 18 stanze, forse i versi più belli scritti sinora sulla “linda Ines”.
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Nelle lettere portoghesi, la vicenda di questa donna continua ad essere fonte d‟ispirazione artistica. Anche autori spagnoli trassero ispirazione da questa storia. Pare che pure Lope de Vega abbia scritto una tragedia, oggi andata perduta. L‟opera più significativa scritta in castigliano è quella di Luís Vélez de Guevara: Reinar después de morir. È a quest‟opera che Henry de Montherlant s‟ispirerà nel 1942 per La Reine Morte, una delle migliori “pièces” teatrali del Novecento francese. Nel 1723 il soggetto passò in Francia grazie ad Antoine Houdard de la Motte. La Inés de Castro di questo “philosophe” ebbe risonanza europea. Dieci anni dopo, prendendo lo spunto da questa tragedia, fu il nostro Metastasio a trasferire nel Demofoonte, melodramma musicato da Antonio Caldara, la prima parte dell‟argomento trattato dall‟autore francese, tenendo conto anche di alcune scene dell‟opera di Guevara, conosciuta probabilmente nell‟arrangiamento del Laffi. Successivamente, quest‟opera è stata musicata da oltre altri dieci musicisti e, nel 1760, con le musiche di Johann Adolf Hasse, fu rappresentata a Catania. Tra il Settecento e l‟Ottocento si contano una diecina di tragediografi e altrettanti librettisti italiani. Tra i nostri letterati, rimasti purtroppo poco conosciuti, che si sono ispirati a questa storia ricordiamo, oltre al già citato Laffi: Giovanni Colomes (1781), Giovanni Greppi (1789), Davide Bertolotti (1826), Luigi Biagiotti (1831), Laura Beatrice Oliva-Mancini (1845), Enrico Franceschi (1853), Gioacchino Napoleone Pepoli 1855) e, infine, Luigi Bandozzi (1898). Mentre tra i musicisti ricordiamo soltanto: Giovanni Paisiello, Nicolò Zingarelli, Giuseppe Giordaniello, Gaetano Andreaozzi, Luigi De sanctis, Pietro Coppola e Giovanni Pacini. L‟opera che riportò maggiore successo fu quella di Giuseppe Persini su libretto di Salvatore Cammarano, che, nell‟arco di dieci anni, ebbe circa cinquanta
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rappresentazioni in Italia e all‟estero. Fu rappresentata anche a Catania al Teatro Comunale . Nel 1999, questo melodramma, curato da Paola Ciarlantini, è stato riproposto al teatro lirico “G. B. Pergolesi” di Jesi. Ines de Castro, non è solo una storia d‟amore, è soprattutto una impronta sublime dell‟uomo, che, quando vuore, sa vincere anche la morte.
Bibliografia
Saverio Durante, Le Ines de Castro e la Ines di Giuseppe Persiani, Milano 1970.
Edgar Prestage, Il Portogallo nel medioevo, in Cambridge University
Press - Storia del mondo medievale, vol. VII, pp. 576–610, Garzanti, 1999. S Statello, La regina post-mortem del regno della gloria letteraria Treccani
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PROLOGO
D‟amor Vivesti a lungo Col tuo Pedro, sfidando l‟ira del re: il tristo Alfonso. Tre gioie generasti, tre meraviglie, ma non avevano la stirpe di Castiglia. O tempi mesti, di si vili costumi! In nome di Dio e non dei numi, davanti al seme tuo fosti collata e con la fredda spada decapitata. Ti pianse Pedro, il popolo si scosse, ma soprattutto, poi, per l‟altre mosse. EPILOGO
Quando morì Alfonso, il figlio Pedro divenne il quel momento
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il nuovo sire, ch‟uccise di sua mano i due sicari, e, per vendetta ne divorò i cuori senza fretta. Disseppellì i resti dell‟amata e fu così che Ines fu incoronata sposa di Pedro e degna regina, amata in vita, m‟ancor di più dopo la morte, secondo la follia della sorte.
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L’autore Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso l’Ateneo salernitano. Fin da giovanissimo, inizia a scrivere racconti, poesie ed articoli su periodici e giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, dove, nel 1971, inizia a collaborare con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo sul periodico “Verso il 2000”. Di poi, entra a far parte dell’equipe del Varo, la galleria d’arte di Vito Giocoli, sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicola verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco, Nicola Napolitano, Renato Ungaro, Luigi Fiorentino ed altre personalità della cultura, come Franco Angrisano Domenico Rea e Gaetano Rispoli. Fu appunto Rispoli a presentarlo a Carlo Levi, a Roma, nel dicembre del 1971. Alla metà degli anni settanta, sarà Domenico Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel pe-riodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, grazie al Grieco, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano drammatizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco Angrisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di
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Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla pedagogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Oramai l’insegnamento non lo interessa più e dà le dimissioni, nel settem-bre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Come European journalist (GNS Press Association), fonda, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti “ Antropos in the world”, alla quale collaborano l’on.Michele Rallo da Trapani, Anna Burdua da Erice, Maria imparato da Bergamo e Gaetano Rispoli, l’ulti-mo maestro di pittura, amico di Carlo levi e di Domenico Rea.
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Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobarda e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici: le figure ed i personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente incastonati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Tracchia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Nel settembre del 2014, ha bisogno di una pausa e rallenta le fatiche letterarie, ritornando alla scuola come preside (coordinatore didattico) di un istituto superiore parificato, ma continua a dirigere “Antropos in the world”, la rivista letteraria da lui fondata nel 2004, con il patrocinio del Comuni di Salerno, Pagani, San Valentino Torio, nonché della Provincia di Avellino. Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.
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In ebook il 30 aprile 2015 Una realizzazione A. I. T. W. Da “Un unico grande sogno” ISBN IT\ICCU\MO1\0035686
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