Le problematiche della vecchiaia

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FRANCO PASTORE

Una produzione A.I.T.W. C o lla n a S a g g i


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Un saggio breve di FRANCO PASTORE

Š Gennaio 2004 by Franco Pastore Una realizzazione A. I. T. W. GGKEY:K6C9CH8SW3Q E

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PREMESSA La popolazione italiana, per il progresso della medicina e le mutate condizioni di vita, è diventata più longeva. Inoltre, la marcata diminuzione delle nascite ha fatto riscontro ad un fenomeno di invecchiamento sociale alla soglia degli ottant'anni. Ciò avrebbe dovuto attivare adeguate iniziative anche nel contesto socio-sanitario. Al contrario, l'organizzazione economica e socio-culturale non solo non riesce a valorizzare le risorse e le potenzialità degli anziani, ma neppure garantisce il soddisfacimento dei loro bisogni specifici. Il sostegno maggiore, nei problemi della terza e quarta età, è ancora garantito da familiari e vicini (rete informale), senza un sistema di interventi integrati dalla conoscenza dei bisogni degli anziani e di quelle difficoltà "fisiologiche" che conducono alla emarginazione ed alla esclusione sociale. Una Organizzazione adeguata degli aiuti, infatti, terrebbe conto, in pri-mis, delle esigenze spirituali dell'anziano, quali il bisogno di appartenen-za, di mantenere stretto il legame con le persone ed i luoghi delle proprie radici e di essere ancora importanti per qualcuno. Ma, non è tutto: va ancora aggiunto la necessità di coltivare la propria autostima, il mantener vivi interessi culturali ed occupazionali, continuare a nutrire i propri sogni (proiezione nel futuro), aggiungendo alla propria esperienza una nuova conoscenza. Infine, va considerato lo sforzo di mantenere un buon livello di autonomia, promuovendo occasioni di apprendimento continuo e di partecipazione alla vita sociale e politica, in un contesto di protezione efficace da aggressioni, prevaricazioni, e pericolose dipendenze, causate dalla solitudine.

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CAPITOLO PRIMO IL RUOLO Nell'occidente, lo stereotipo dell'anziano, quale soggetto depauperato, passivo, incapace e dipendente, in concomitanza all'evoluzione della famiglia nucleare ed alla velocizzazione della vita, ha condizionato tutti gli interventi pubblici in favore degli anziani. In passato, nel contesto della famiglia patriarcale, l'anziano rivestiva un ruolo fondamentale sia all'interno della famiglia, che della società. Egli significava scrigno di valori che trasmetteva ai più giovani, a difesa delle radici culturali e della tradizione. Era, infatti un punto di forza costruttiva, un equilibrio che integrava il passato con il presente, per un futuro più graduale ed equilibrato. Oggi, l'anziano ha tempi e cultura che non trovano alcun riscontro nella società virtuale, globalizzata ed informatizzata, dove la velocità è tutto e non vi è più posto per la riflessione ed i valori del passato. Ci siamo altresì convinti che questi "diverticoli della memoria" quasi non sono non ci sono di nessuna utilità, ma addirittura ci ostacolano nel nostri rapidi movimenti economici, nella nostra cultura automatica, nel vivere consumistico dove il risparmio è considerato dannoso per l'economia. I primi timidi tentativi di inserimento, a favore degli anziani, si sono verificati in alcuni comuni italiani, dove lavoratori pensionati sono stati impegnati in lavori socialmente utili : vigilare sull'entrata e l'uscita degli alunni, cura dei giardini pubblici ed altro. Purtroppo, la risposta sociale tarda a venire e la solitudine e la fragilità fisica e mentale fanno il resto, aggravando le condizioni di vita già precarie dell'anziano, che si abbandona sempre più all'apatia ed alla passività. IL PENSIONAMENTO Il momento del pensionamento, che è l'esclusione dal mondo del lavoro e della produttività, può determinare situazioni psicologiche pericolosissime per l'anziano, che vive la cessazione di tutte quelle attività che hanno determinato la sua vita, le sue relazioni e la sua crescita socioaffettiva: autonomia, matrimonio, famiglia. Ciò in un momento in cui il suo nucleo familiare si è assottigliato e la sua efficienza fisica subisce il 7


calo dell'età. Tra l'altro, la società tecnologica e globalizzata, non prevede passaggi graduali ad altri contesti e situazioni. La prospettiva della panchina, nel parco, diventa un incubo, un elemento inibitorio che ha l'effetto di una dichiarazione di inutilità, come un giocatore che siede in panchina con la consapevolezza che non potrà mai più giocare la sua partita e sentire, rivolto a lui, l'urlo della folla. Nella vita è ancora più difficile che nel mondo del calcio, l'anziano vede che il mondo intorno a lui è costruito a misura dei giovani, dove la sua esperienza e la sua forma mentis non trovano alcun riscontro. La società cambia troppo rapidamente e con essa cultura, valori, modi di essere e di pensare. Egli è più lento, ha bisogno di leggere, di riflettere, ha bisogno di interessi e di punti di riferimento. L'individualismo lo uccide, ha bisogno di sentirsi parte di una società. Iniziano, allora, le frustrazioni, incomincia a sentirsi fuori posto, un peso, un qualcosa di scomodo che ostacola la vita degli altri. Negli ultimi tempi, qualcosa incomincia a muoversi pro anziani, pare che stia nascendo un certo interesse , sia pure per fini economici e non propriamente socio-assistenziali. Infatti, la legge finanziaria n.ro 388/2001 prevede una rinuncia al pensionamento, per i lavoratori che ne hanno raggiunto i requisiti, mentre viene meno l'obbligo, per il datore di lavoro, di versare i contributi. Il lavoratore può protrarre il suo impegno lavorativo per altri due anni, stipulando un contratto a tempo determinato. Altro intervento è quello a favore degli anziani non autosufficienti o parzialmente sufficienti, denominato servizio di assistenza domiciliare, che, previo parere del medico curante, del primario ospedaliero e del servizio sociale, lasciando l'anziano nel suo ambiente, garantisce: assistenza infermieristica, riabilitativa, prestazione sanitaria e socio-assistenziale, psicologica, aiuto domestico e così via. Talvolta, l'assistenza domiciliare è integrata da altri tipi di assistenza, come quella del buon vicinato, che poggia su rapporti di amicizia e di generosa disponibilità verso anziani non autosufficienti, o con problemi psicologici. Anche i centri diurni forniscono servizi materiali che vanno ad integrare il servizio di assistenza domiciliare; essi organizzano, tra l'altro, attività di tempo libero ed assicurano agli anziani ed invalidi la 8


possibilità di avere una vita sociale ed autonoma. Le Comunità alloggio, invece, sono a carattere familiare ed alloggiano da sei a 10 anziani che, non potendo vivere da soli, rifiutano l'idea di essere ricoverati in istituti o in ospedale. Tali Comunità possono avvalersi del sostegno sia dei servizi di assistenza domiciliare, che dei centri diurni. È il Ministero dell’Interno ad avere la responsabilità della solidarietà sociale e a determinare le quote di finanziamento da destinare ai servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti ed a sostenere i familiari nella assistenza domiciliare (legge 328/00). Il Piano Nazionale Sociale ribadisce l'esigenza di sviluppare una rete sociale per il sostegno e l'affiancamento delle famiglie. A tal fine, è determinante il ruolo dell’operatore sociale, che fa da raccordo tra gli anziani, le famiglie ed i servizi sociali, individuando le situazioni di difficoltà organizzativa, di problematiche relazionali e di logoramento di coloro che provvedono ad accudire gli anziani. Le attività di sostegno sono:  Consulenza medico-geriatrica: visite periodiche, verifica dei valori pressori, controllo dieta, assistenza continua in presenza di patologie gravi;  Concretizzazioni di momenti di incontro e di socializzazione: gite, teatro,cinema e feste;  Realizzazione di centri sociali diurni, con la partecipazione ad attività creative e culturali;  Soggiorni estivi, dove vivere in gruppo ed in armonia;  Attività di assistenza e patrocinio legale: per vertenze pensionistiche, prestazioni previdenziali, pratiche sanitarie ed altro. In fondo, l‟anziano è il nume tutelare del nostro passato, la cura e la tutela dell'anziano “non è solo un principio cristiano o un impulso umanitario, è un sacrosanto dovere di ogni società che ama la vita e lotta per la vita “(1). Significativi i versi riportati di seguito: I vecchi odorano di vecchiaia, fanno sogni senza speranze e mordono senza denti. I vecchi sono bambini, 9


senza essere bambini; sono grandi, che non fanno storia, ma le raccontano le storie, a quelli che sono bambini come loro. I vecchi amano la vita, perché non ne hanno più tanta, odiano i giorni perché passano troppo in fretta e le stagioni, che vivono, come se ognuna fosse l’ultima. I vecchi amano il cielo, ma carezzano la terra, da dove sono nati. Il loro sorriso è quello degli angeli, quando le passioni tacciono e rimane soltanto la gioia di essere ancora vivi.2

____________ 1) Madre Teresa di Calcutta 2) Franco Pastore , Salerno dal Concord, ebook 4 free 2013

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CAPITOLO SECONDO

La visibilità sociale Oggi la vecchiaia con tutta la sua complessità ha una maggiore visibilità sociale. Essa è uscita dalla clandestinità, dopo un lungo periodo in cui è stata oggetto di studio e riflessione soltanto da parte degli esperti . Il motivo principale va ricercato nella tendenza all‟invecchiamento della popolazione, che i dati statistici rilevano da ormai mezzo secolo, invecchiamento tale da far affermare che “le società occidentali a venire saranno mondi abitati da vecchi” . Nonostante la vecchiaia stessa sia ritenuta un indicatore della qualità della vita di un‟intera società , alcuni autori trattano il fenomeno dell‟aumento degli anziani come un problema per il quale cercare soluzioni . A mio avviso il problema principale non è tanto dovuto all‟aumento del numero degli anziani nella nostra società, quanto alla mancata elaborazione culturale di questo fenomeno; gli anziani, in fondo, spaventano perché ne conserviamo un‟immagine negativa, perdente, che non è fedele alla realtà. Ecco emergere allora la necessità di una riflessione, ma ancora più che una riflessione, emerge la necessità di una pratica con gli anziani, una pratica educativa che conduca alla naturalezza del rapporto, che permetta di instaurare relazioni in cui l‟arricchimento umano e la soddisfazione siano reciproche e condivise.

Il gruppo eccezionale Concorda con questa impostazione Mary Marshall, la quale rivolgendosi agli assistenti sociali afferma che l‟aumento del numero degli anziani più che un problema “può fornire l‟occasione di lavorare con un gruppo di adulti eccezionalmente interessante: quelli che si sono adattati a un enorme cambiamento, che hanno fatto i conti con il totale sconvolgimento delle loro esistenze. Queste persone possono aver bisogno unicamente di un piccolo aiuto per continuare un‟esistenza che, per la maggior parte di loro, è serena e che sperano continui a esserlo” . Le riflessioni dell‟autrice lasciano intravedere l‟apertura di un orizzonte ampio e variegato nel rapporto con le persone anziane. Quindi sì alla valorizzazione del lavoro sociale con gli anziani, sì alla promozione delle pratiche educative, ma il problema è: dove inserire queste pratiche 11


educative? qual è il contesto, se ne esiste uno specifico, dove andare a cercare gli interventi educativi con persone anziane? Questa domanda è d‟obbligo se è vero, che le condizioni dell‟educazione non sono né alla portata di tutti, né costituiscono un‟esperienza ricorrente nella quale ci imbattiamo per il fatto stesso che viviamo. Educazione e vita non coincidono meccanicamente, nel senso che l‟una è intrinseca all‟altra e viceversa . Ciò non significa che è educativo solo ciò che vuole esserlo, ovvero che un progetto educativo raggiunge sempre tali obiettivi, ma significa che gli effetti educativi di un‟azione non sono scontati e non esistono, se non vengono esplicitati da una riflessione dei protagonisti, soprattutto nel caso degli adulti e degli anziani.

Le politiche sociali Nel contesto degli interventi rivolti agli anziani, interventi delle politiche sociali e dei servizi, viene circoscritta un‟area caratterizzata da azioni con obiettivo primario di tipo ricreativo e socio-culturale. educativi, così come in attività educative può coesistere l‟aspetto sanitario, di prevenzione per esempio. Una caratteristica di quest‟area, che diviene il campo di osservazione del fenomeno educativo della vecchiaia, a mio avviso, è che ad essa vi collaborano, vi interagiscono diverse discipline, in parte complementari. Esse sono: l‟educazione degli adulti, la didattica con la sua riflessione su problematiche di tipo pratico, e l‟animazione, con le sue tecniche e metodologie. Il rapporto tra queste discipline, è di collaborazione e sostegno. Esse pur collocandosi su livelli diversi, si compenetrano e completano a vicenda, in una sequenza ciclica, simile al rapporto che intercorre tra la teoria e la pratica in generale. Bisogna dire che special-mente in questo campo le distinzioni e i confini netti sminuirebbero la capacità di riflessione di un argomento che in fin dei conti si riconduce alla ricchezza umana della vita in tutte le sue espressioni e in tutte le sue fasi. Essa comprende sia “progetti e attività rivolte agli anziani con il chiaro intento di favorire una vecchiaia non emarginata, inserita nella comunità di appartenenza, e che comprende anche strategie finalizzate ai non anziani”, da parte dei quali si vorrebbe ottenere una valutazione più realistica e meno negativa della vecchiaia; sia “comprende interventi tesi 12


a orientare l‟educazione degli anziani verso la creatività”; sia ancora “interventi volti a preparare gli adulti ad affrontare il momento in cui si distaccheranno dal lavoro” . Nella dichiarazione di intenti questi interventi in linea generale si strutturano attorno al tempo libero degli anziani, impiegandolo in attività ludico-ricreative, oppure in attività che stimolino la crescita culturale e civile e lo sviluppo della socialità, o ancora che promuovano l‟impegno degli anziani verso attività socialmente utili di volontariato, o attività occupazionali in grado di valorizzare la professionalità acquisita in precedenza. La mia tesi non si colloca precisamente in un‟area di intervento, ma allo stesso tempo spazia sui contenuti di tutte, raggiunge in modo trasversale un po‟ tutti gli ambiti di riflessione e di intervento sulla vecchiaia e lo fa attraverso uno sguardo pedagogico ampio, che apre a domande sempre nuove, che invita a rivedere cliché mentali e comportamentali radicati nella nostra cultura. Alcune problematiche, che sono sentite in modo particolare dagli anziani, sono la solitudine, l‟isolamento sociale e gli altri problemi già individuati e che presentano delle caratteristiche particolari, su cui diviene importante soffermarsi anche per le conseguenze che esse hanno sulle comunità locali in termini di immagine e di rapporto con la vecchiaia nel suo complesso: la sessualità della persona anziana ed il significato della morte.

A) La solitudine La vita personale del vecchio è troppo spesso ridotta a poche, minime attività prive di contenuto sociale, la cui validità non è ratificata per di più dalla fascia più ampia dei giovani e degli adulti socialmente attivi. Questo dono del tempo libero che la società elargisce all'anziano fuori ruolo, questa età del riposo assoluto o, come si usa dire, della meritata quiescenza, non è altro, a nostro parere, che una sorta di pietosa ipocrisia, liberatrice forse dal senso di colpa di cui la coscienza collettiva soffre per l'espulsione coatta dell'individuo dal campo del lavoro e, quindi, dalla vita attiva. Il tempo libero offerto al vecchio, come abbiamo già osservato, è un tempo di forzata inattività nella grande maggioranza dei casi, ragione frequente di emarginazione sociale e di solitudine. Un connotato comune della condizione senile è, infatti, proprio la solitudine che fatalmente, direi, consegue a tutta una serie di eventi che vanno dalla 13


vedovanza alla cessazione dell'attività lavorativa, dalla perdita progressiva dell'autonomia alla lontananza dei figli, che, come sappiamo, può essere geografica o anche semplicemente affettiva. La solitudine del vecchio non si identifica, comunque, con la condizione o lo stato di chi vive da solo o appartato. Per tale situazione è da preferire il termine isolamento che indica meglio la condizione di chi, spontaneamente o costretto da cause esterne, vive isolato, appartato dagli altri, ma non è necessariamente privo di affetti o amicizie, di appoggi, di persone che l'aiutino o l'assistano. Quando del resto la vita in isolamento si compie, tanto per fare un esempio, per scelta personale e volontaria, come nel caso paradigmatico dell'anacoreta, non si può certo parlare di solitudine nel senso negativo che attribuiamo a questo termine nel nostro discorso. Allo stesso modo non è appropriato usare tale espressione nel caso non frequente di persone anziane che vivano da sole per loro elezione, ma conservando volontà e capacità di mantenere vivi i loro rapporti interpersonali ed il calore degli affetti. Solitudine vuol dire sentirsi soli e questo accade a chi vive isolato ed appartato, non per scelta propria, ma per condizione imposta dagli organismi sociali, economici e culturali del proprio complesso antropologico. In questo senso possono soffrire di solitudine, sentirsi soli, anche i vecchi che, pur vivendo in famiglia o in qualche comunità di tipo assistenziale, sono comunque ricusati dall'ambiente o non più approvati dalla collettività. Non deve stupire che una tale situazione si verifichi anche in famiglia e non soltanto, come sembrerebbe più prevedibile, negli ospizi, nelle case di riposo o nelle varie strutture protette. La solitudine, infatti, non risparmia nemmeno gli anziani che, pur inseriti in nuclei familiari numerosi, esperimentano paradossalmente l'isolamento affettivo e l'emarginazione quando la convivenza con i congiunti crea problemi e frustrazioni reciproche. Dalla parte del vecchio c'è, infatti, un bisogno continuo e pressante di affetto ed una costante esigenza di comunicazione che non trovano sempre corrispondenza nei membri giovani e adulti della famiglia. Nella maggioranza dei casi figli e nipoti non sono in grado di dare una risposta completa ai bisogni esistenziali del loro congiunto che finisce per sentirsi un estraneo e quasi un intruso nel contesto affettivo familiare. 14


La conclusione di questo breve discorso potrebbe essere che una risposta ai problemi dell'anziano non può cercarsi soltanto nell'organismo familiare che, nella società odierna, non ha più le caratteristiche né i presupposti perché il vecchio possa ancora estrinsecarvi la sua personalità e soddisfare in esso le proprie esigenze di vita, di relazioni interpersonali, di partecipazione. È indispensabile e urgente, come abbiamo più volte rilevato, un vasto piano geragogico che si proponga di educare la società in generale, oltre che l'individuo e la famiglia, allo scopo di favorire la caduta di tutti quei pregiudizi che hanno relegato l'anziano nel limbo dell'incomprensione e della solitudine.

B) La sessualità Il bisogno di intimità e di amore può essere avvertito in modo più critico che mai nell‟età avanzata proprio per tutti i motivi che prima abbiamo detto e cioè per la perdita del coniuge, del lavoro, della famiglia, del prestigio ecc. In realtà noi sappiamo bene che gli ospedali e gli istituti per lungodegenza sono organizzati in modo da impedire qualsiasi attività sessuale dell‟anziano, dimenticando che sarebbe di vitale importanza poter procurarsi quel tipo di sfogo e di soddisfazioni fisiche e psichiche che sono necessarie anche, e forse soprattutto, in età avanzata. La sessualità maschile e femminile: Alcuni studi hanno evidenziato che (seppur con notevoli differenze individuali) durante l'invecchiamento diminuiscono l'interesse, il desiderio e l'attività sessuale. Nell'uomo questo si presenta come un declino graduale mentre nella donna non è raro assistere non solo ad una diminuzione meno marcata, ma addirittura ad una lieve ripresa del desiderio sessuale dopo la menopausa. Questa discrepanza può talvolta creare difficoltà o incomprensioni all'interno della coppia. Certo è che "il fattore più importante per il mantenimento della sessualità da parte dell'anziano è la costanza dell'attività sessuale" (1) Molto spesso accade che con il procedere dell'età sia gli uomini che le donne si sentono meno desiderabili sessualmente: questo in parte è dovuto alla segni visibili dell'invecchiamento, in parte anche alla mancanza di stimoli e di novità all'interno della propria relazione matrimoniale. 1) Masters e Johnson, 1966.

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Negli uomini, questa disperata ricerca di sentirsi ancora attraente e capace di suscitare eccitazione nell'altro, può essere ricercato in tradimenti sessuali con patner più giovani. La menopausa: L'arrivo della menopausa può comportare conseguenze diverse da donna a donna. E' indispensabile, dunque, sfatare il mito della fine della sessualità appena inizia la menopausa. In realtà non sono gli estrogeni gli ormoni responsabili del desiderio sessuale: è il testosterone che, sia negli uomini che nelle donne, regola la pulsione sessuale (oltre che, ovviamente, i fattori psicologici e sociali). Quindi, il calo del livello di estrogeni durante la menopausa non può, da solo, fornirci una spiegazione del perché molte donne in questa fase della vita perdano l'interesse per la loro sessualità. Alcune donne cominciano a sentirsi "meno donne", perché ormai incapaci a procreare, perché pensano di avere perso la propria femminilità, perché si sentono vecchie. Per alcune, inoltre, insorge la sensazione che la sessualità alla loro età sia qualcosa di sconveniente o comunque imbarazzante. A tutto ciò si può aggiungere una sintomatologia molto spiacevole causata dalle variazioni ormonali: spesso la vagina risulta meno idratata e questo comporta dolore e rischio di infezioni. In altre donne, invece, il periodo della menopausa può essere vissuto in maniera piacevole e con sollievo: appare svanita la preoccupazione di rimanere incinta, spariscono i mensili dolori mestruali e così via. L‟affettività riveste un ruolo centrale nella vita. Gli anziani si ritengono ancora capaci di relazioni affettive, ma pensano di non averne più la possibilità o temono di apparire ridicoli. Il concetto di amore include in modo implicito , nella mentalità corrente, quello di sessualità ed è in tal senso che il termine di "amore tra anziani" costituisce occasione di disagio e di prevenzione. Il bisogno di amare, di dare, di ricevere affetto e tenerezza continua per tutta la vita e dev‟essere coltivato con cura ad ogni età. L‟amore è un elemento costitutivo della nostra vita di relazione con gli altri e la carenza di amore e di relazione provoca un‟involuzione psicosomatica dell‟individuo: una vera e propria forma di anoressia psicologica, con conseguenze analoghe a quelle che tale malattia può provocare.

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Oggi potremmo dire: "L’amore non finisce a 50 anni". Due anziani che si amano guardano avanti, fanno progetti insieme, camminano a piccoli passi, ma camminano. Quindi anche per gli anziani l‟amore è importante, indispensabile: li aiuta a guardare al futuro e migliora decisamente la loro qualità di vita. Negli anziani, intesa nel suo significato più ampio di desiderio dell‟incontro, di relazione, di rapporto con sé e con il mondo, anche se permane pressoché inalterata nel tempo, viene spesso male accettata da chi vecchio non è e, a volte, dallo stesso anziano. Eppure, ci dicono gli studiosi, che con una frequenza accettabile, l‟attività sessuale prosegue fino agli 80 anni. Quindi il desiderio sessuale anche in età avanzata, e naturale e non deve essere soffocato o vissuto con imbarazzo e vergogna, anche se bisogna andare alla ricerca di questa esperienza con molto spirito critico, con molta umiltà interpretativa, attenti ai bisogni ed alle sensazioni dell‟altro e ingegnosi nel riparare quei danni che certamente l‟età comporta, "Fare l‟amore non è soltanto un atto fisico, ma è sentirsi accettati, scelti, sentire che si vuole stare con quell‟uomo o con quella donna". Dati obiettivi ci dicono che gli anziani che mantengono o riprendono una vita sessualmente attiva mantengono e riprendono di fatto un ruolo, un riferimento vitale. Intorno all‟amore e alla sessualità esistono numerosi pregiudizi, perché abbiamo alle spalle un retaggio culturale etico religioso che tende a fare passare, come fine esclusivo della sessualità, la riproduzione della specie, togliendo, di conseguenza, la legittimazione del sesso tra gli anziani, perché la vecchiaia continua ad essere vista come decadimento. Lo stereotipo vigente, appunto, tende a considerare il vecchio come privo di potenzialità. Ma per quale motivo agli anziani è stato ed è reso obiet-tivamente difficoltoso esprimere liberamente la loro affettività? Dobbiamo abbandonare ipocrisie, falsi pudori e moralismi e smontare la convinzione che i comportamenti sessuali non siano presenti, o non siano possibili, o non siano importanti per gli anziani. In questo senso dobbiamo promuovere una estesa e decisiva campagna di controinformazione sull‟anziano e sul suo diritto ai sentimenti ed alla sessualità.

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C) La paura della morte Nell‟anziano il dialogo con la morte si fa più serrato e consueto, ma non per questo meno drammatico; e se nelle società rurali la morte avveniva entro le pareti domestiche, in un clima di maggior rassegnazione e accettazione, oggi, con un livello culturale indubbiamente più elevato e un‟organizzazione di vita urbana, essa viene rifiutata, allonta-nata e ospedalizzata. Chi lavora con gli anziani sa bene quanto sia importante il suo ruolo come punto di riferimento davanti al dubbio, alla paura, all‟abbandono e alla solitudine e di come, per quei vecchi che lo desiderano, il parlare della morte in generale sia benefico e catartico. Perché, dunque, si deve pensare alla morte e non rinnegarla? La risposta può apparire forse troppo semplice: la morte è parte integrante della vita, se non si vive non si muore. Essa ci appartiene e il nostro prepararci a vivere la vita implica, in ogni momento, la consapevolezza che la morte, intesa non come la fine della vita, ma come una sua modificazione, ne fa parte in tutto e per tutto. Chi ha fede, o ha una visione dell'esistenza che va al di là della realtà del corpo, vede nella morte non la fine della vita nel mondo, ma la fine della vita biologica. Purtroppo la nostra cultura, che deve ancora compiere molti passi verso un pensiero che faccia della morte un evento plausibile e accettabile

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CAPITOLO TERZO

Musicoterapia per la vita Analisi della situazione: Sono sempre più numerosi gli studi e le esperienze che attestano l'utilità della musicoterapia con gli anziani, soprattutto se vivono l'ultima parte della loro vita in istituto. E' solitamente proprio nelle strutture residenziali che i pazienti geriatrici hanno l'opportunità di iniziare un percorso preventivo/terapeutico con la musica, che diventa aiuto e sostegno psicologico per l'anziano, che spesso vive il ricovero con forte disagio fisico ed emotivo. Individuazione dei bisogni: L‟anziano ha bisogno di movimento, di socializzazione, di ricreazione, ha bisogno di aiuto della memoria, ma soprattutto di gratificazione, di contatto con la realtà, di sostegno e di rinforzo psicologico e di liberare le proprie emozioni. L'ingresso in istituto rappresenta un momento di forte cambiamento delle condizioni ambientali (abbandono della propria casa e del proprio paese), affettive (si lasciano parenti, amici e conoscenti) e comportamentali (mutano a volte radical-mente le abitudini quotidiane); in pratica si interrompe bruscamente "un vissuto di continuità, uno stile di vita che può favorire risposte disadattive". Studi e ricerche psico-geriatriche sostengono che "l'istituzionalizzazione può determinare l'insorgere o l'accentuazione di disturbi emotivi e un'accelerazione dell'involuzione intellettiva" (Poderico, 1993); in particolare "segnalano un impoverimento della vita emozionale dell'anziano che vive in istituto, minore creatività, minore chiarezza percettiva, minore integrità, minore capacità di reazione agli stimoli che agiscono sull'affettività, una tendenza verso la passività e l'inattività, una maggiore chiusura ed una minore reattività all'ambiente, auto-svalutazione, sentimenti di apatia e di perdita di speranza o incompletezza" (Delicati, 1997). Il ricovero, inoltre, favorisce manifestazioni di disagio psicofisico che spesso sfocia in una forte depressione senile, caratterizzata da disturbi dell'umore (tristezza, pessimismo, mancanza di stima in se stessi), e da inibizione psico-motoria accompagnata da senso di grande stanchezza e ansia, alle quali si aggiungono disturbi somatici. Finalità Generali: mantenere, recuperare e dove possibile, potenziare le capacità residue (fisiche e psichiche) nel soggetto anziano. 19


Obiettivi: Per contrastare il decadimento e il deterioramento fisico, mentale e psicologico, in questi ultimi anni nelle strutture residenziali per anziani si stanno attivando dei programmi animativi e preventivi/terapeutici. L'anziano viene, quindi, coinvolto in attività corporee, manuali, grafico-pittoriche, teatrali, verbali e musicali. Tra gli interventi musicali un posto di rilievo è ricoperto sempre più dalla musicoterapia che dà aiuto espressivo e comunicativo all'anziano sofferente. E' necessario, però, che le sedute si integrino con le altre attività di animazione e con le attività sanitarie ed assistenziali, per perseguire assieme i seguenti obiettivi:  valorizzare la persona nella sua globalità;  attivare e mantenere nell'anziano l'interesse per una socialità viva e positiva;  mantenere nei pazienti l'autonomia a livello cognitivo, sensoriale e funzionale;  fornire momenti di benessere agli ospiti;  migliorare la qualità di vita nel reparto;  recuperare e/o mantenere delle capacità residue anche in soggetti affetti da deterioramento mentale. Operatività: L'anziano, anche quello che non ha ricevuto una educazione musicale, ha una competenza esperienziale in tutto quello che concerne il campo sonoro-musicale: la conoscenza di canti, il ricordo di eventi sonori per lui significativi, le pratiche sociali inerenti la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti musicali. Questo bagaglio sonoro-musicale che l'anziano si porta dentro, che lo accompagna, che parla della sua storia, del suo vissuto, dei suoi sentimenti, delle sua sensibilità, delle vicende passate, della sua cultura diventa materiale su cui lavora il musico-terapeuta. L'anziano è, dunque, considerato una "persona" ancora ricca di potenzialità, di speranze, di desideri e di bisogni da attivare, conservare, preservare e rispettare. La musicoterapia lavora sulle parti sane dell'anziano e suo obiettivo primario è quello di valorizzare tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per "prendersi cura" sia degli anziani troppo nostalgicamente legati al passato e, quindi, incapaci di vivere un presente proiettato nel futuro, sia degli anziani che presentano problemi di depressione, aiutandoli ad accettare il proprio processo di invecchiamento o ad 20


elaborare un lutto. Quadro di attività con la musicoterapia Movimento e rilassamento: la musica è uno stimolo fisico che aiuta il rilassamento e la distensione muscolare ed il movimento di arti colpiti; essa motiva la motricità e costituisce un supporto ed una spinta per la mobilizzazione attiva; socializzazione: la musica, come attività sociale, agisce sul piano della prevenzione, facilita la comunicazione; consente l'integrazione del gruppo, la partecipazione e lo stabilirsi di legami interpersonali, il rinforzo dell'identità del singolo, l'emergere di sentimenti positivi originati dalla sensazione di appartenenza; ricreazione (aspetto ludico): la musica può essere fonte di godimento, di gioia e di divertimento spontaneo; essa dà un piacere momentaneo che non richiede sforzo di apprendimento né implica preparazione; gratificazione (aspetto animativo): l'influenza di un clima musicale incoraggia visibilmente l'attività generale, l'espressività e la creatività, aumentando la considerazione di se stessi e l'autostima; aiuto alla memoria (terapia della reminescenza): la musica fa rivivere momenti del passato, rende presenti situazioni connotate in senso emotivo, soprattutto i periodi felici della vita, e aiuta a ristrutturare la nozione del tempo; attraverso l'uso di canzoni e musiche accettate e riconosciute si stimolano i ricordi e le associazioni; apprendimento: la musica facilita l'apprendimento secondo due modalità principali: - il riapprendimento di una destrezza perduta o menomata in seguito a malattie o traumi - l'apprendimento di nuove competenze per compensare quelle perdute o menomate; contatto con la realtà: la musica aiuta gli anziani a stabilire e mantenere durante gli incontri brevi momenti di contatto con la realtà; la scansione settimanale degli incontri, ad esempio, aiuta a ristrutturare e riorientare la sensazione del tempo; sostegno e rinforzo psicologico: la musica dà sollievo alla propria ansia e consente all'anziano di allentare l'attenzione su se stesso e i suoi disturbi, allontanando pensieri negativi e atteggiamenti di compatimento; 21


proiezione (liberazione di emozioni e di tensioni psichiche): la musica può essere un mezzo proiettivo che stimola le libere associazioni e produce la liberazione delle emozioni e dei contenuti inconsci, aiutando l'espressione e la canalizzazione delle pulsioni interne disturbanti; la musica può essere uno strumento proiettivo di induzione e di suggestione, finalizzato ad un cambiamento terapeutico. L'esperienza musicale nel paziente anziano istituzionalizzato è un'occasione importante per impegnarsi in attività spesso nuove e di grande coinvolgimento sul piano emozionale, rievocativo e cognitivo. Proprio considerando quest‟aspetto, si darà grande importanza al canto, che è certamente una delle attività principali dell'intervento musicoterapeutico, si realizzano momenti di socializzazione e d'informazione culturale. Cantare vecchie canzoni o anche solo brevi frasi crea un'atmosfera gioiosa e distesa, grazie alla quale l'anziano si diverte, si rende più disponibile nei confronti degli altri e partecipa attivamente all'attività di gruppo. Cantare in gruppo rappresenta un'esperienza comunitaria capace di far dimenticare la routine quotidiana, di distogliere la mente dell'anziano dall'essere troppo occupato in tristi preoccupazioni. Cantare fa bene all'apparato respiratorio e a quello digestivo e può influire positivamente sullo stato generale di salute; si aiuterà dunque l'ospite a prendere atto della propria respirazione, alla base della produzione canora, e a coprire il tono muscolare (teso/rilassato) ad essa corrispondente. Spesso il canto, spiega Delicati, è finalizzato al recupero della "memoria sonora": il canto è il linguaggio degli affetti, delle emozioni e della memoria, è un mezzo per creare la motivazione al narrare, al raccontare e al raccontarsi. La canzone popolare diventa strumento evocativo che risveglia le memorie affettive legate alle esperienze della vita passata e che fa riaffiorare le emozioni vissute in gioventù. Associare al canto la narrazione, la reminescenza e la conseguente ver-balizzazione è un modo che consente alle persone di far luce e di ri-costruire la propria vita passata, ma anche presente e futura. La danza, poi, stimola ritmicamente e musicalmente al punto che spesso induce spontaneamente a parteciparvi; addirittura, molte volte, questi comportamenti sono automatici, infatti, sono gli stessi pazienti ad iniziare da soli la danza, che li aiuta ad orientarsi nel tempo e nello spazio. 22


Alcune esperienze hanno fatto registrare nei partecipanti cambiamenti d'umore, aumento della fiducia in se stessi, mantenimento o riacquisizione dell'autonomia e superamento dei momenti di solitudine e apatia; inoltre semplici esercizi motori, a tempo di musica, riattivano la circolazione sanguigna, aumentano il tono muscolare e allentano l'irrigidimento. L'ascolto di musica semplice può inserirsi nella routine quotidiana della vita della residenza, rendendo diversa la giornata. L'ascolto è utilizzato non solo come mezzo di distrazione, ma come momento importante per riavviare l'anziano ad una percezione attenta e globale. L'ascolto musicale è, inoltre, un vero e proprio mezzo per "l'attivazione delle funzioni cerebrali, poiché è un'azione complessa che coinvolge non solo la componente affettiva della persona ma anche quella razionale. E' dimostrato che l'ascolto della musica, con un atteggiamento prevalentemente dominato dall'emotività, veicola verso un netto aumento dell'attività cerebrale dell'emisfero di destra; mentre, un ascolto di tipo analitico-interpretativo, che si accompagna alla lettura dello spartito, produce un aumento della funzionalità nell'emisfero di sinistra" (1)

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1) Marco Trabucchi in Lorenzetti L.M., 1984).

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Conclusioni: Nel progetto globale di miglioramento della qualità della vita, il bilancio del secolo trascorso non lascia alcuna eredità positiva. Nell'ultimo secolo, si sono concentrate le maggiori aspettative per l'uomo, come nello stesso secolo si è assistito alle più paradossali contraddizioni: un mondo attuale diviso tra regioni geografiche che "spingono", demograficamente annichilite dal sottosviluppo, ed altre che "indietreggiano", frenate da uno sviluppo ingovernabile e da una discriminante opulenza. Tra l‟altro, l'attacco all'umanità di virus micidiali, è quasi un messaggio di morte attesa, che viene dai prioni. Questa è l‟anticipatio all'aurora del III millennio: alla manifesta arroganza dell'uomo che, nel decodificare il genoma, promette a se stesso l'immortalità, si contrappone la natura, con i suoi ineffabili servomeccanismi di controllo, che frena questa spinta "onnipotente". Occorre, allora, dare spazio all'umiltà dell'uomo di scienza, con i suoi dubbi, nel rispetto del metodo scientifico, non disgiunto dai principi etici, che attengono alla missione millenaria della natura e dell'uomo. Quell' uomo, nel nostro caso, non più adulto che deve ambire nel suo progetto esistenziale a mantenere un corpo e una mente efficienti, obiettivo che diviene pertanto il primo scopo della medicina del terzo millennio. Una medicina nella quale la parola prevenzione sia priorità assoluta, in tutti gli stadi della vita: dall'infanzia all'adolescenza, dall'età adulta, alla terza e quarta età. E' questa strategia preventiva, nelle sue diverse articolazioni, che appare invece trascurata nel nostro operare sanitario attuale, rivolto quasi sempre alla cura e alla riabilitazione. La medicina geriatrica del nuovo millennio deve ambire ad accrescere il tempo di vita di ognuno di noi, ma, ne contempo, deve offrire modelli ed interventi che prolunghino e favoriscano il mantenimento di un'alta qualità e dignità della vita. Geriatria e Gerontologia, pertanto, sono scienze a cui d‟un nuovo e più pregnante progetto: quello di consentire all'uomo di rendere utile e positivo il proprio tempo, sicuramente più ampio nella aspettativa cronologica, ma sicuramente povero di programma esecutivo. La tendenza dell'attuale società potrà privare "i nuovi vecchi" del ruolo di riferimento positivo, che questi invece hanno avuto nei millenni 24


precedenti, garantendo all'identità dell'uomo continuità, equilibrio e saggezza. Questo è il ruolo che spetta ad una nuova psicopedagogia, ma anche ad una politica sociale e sanitaria che privilegi modelli e stili di vita coerenti con il nostro progetto esistenziale, conforme o no a tradizioni culturali e religiose, comunque rispettosa della eticità del valore vita. Una società siffatta dovrà certamente tutelare i soggetti più fragili e vulnerabili, come gli anziani, privilegiando nell'assistenza la multidisciplinarità nell'approccio sia sanitario che sociale. Uno spazio specifico, dunque, destinato alla medicina delle relazioni e di comunità, proprio per dare risposte a quei bisogni sanitari derivati da specifiche condizioni socio relazionali, spesso causa di disfunzioni sia psichiche che biologiche. Compito prioritario è allora il recupero dei valori di riferimento della famiglia, con adeguato sostegno morale ed economico, recupero di cui la società ha bisogno per l'oggettiva importanza che l‟anziano riveste nel processo di identità che interessa l'uomo giovane. Di qui l‟esigenza, religiosa e culturale, di riaffermare il principio di tutela delle tradizioni popolari, che i nostri anziani vivono come esperienza necessaria, per mantenere un'identità culturale, nel passaggio epocale e recuperare, nel contempo, "l'appartenenza", difendendosi dall'anonimia a cui l'attuale società li sta avviando. Di qui, ancora, l‟importanza dell‟assistente sociale, che è il protagonista del servizio sociale, l‟ agente della comunicazione, con il ruolo specifico di essere il centro di un microcosmo comunicativo, attraverso cui comunicano interi sistemi e sottosistemi della organizzazione sociale. 1

1) M.A.Toscano – Introduzione al servizio sociale – ediz. La Terza pp.42

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Bibliografia:  Crepaldi G., Trattato di gerontologia e geriatria, Ed. UTET, Torino, 1993.  Policicchio D., Geriatria facile: guida alla pratica geriatrica e gerontologia, Tip. Grappone, Avellino, 1993  Pathy M. S. T., Trattato di gerontologia e geriatria, USES, Firenze, 1988.  Andreoli V., Il medico di medicina generale e la psichiatria, Ed. Masson, Milano, 2000.  Piano Sanitario Nazionale - Triennio 2000-2002. DPR 229/ 99, Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale  Accordo Regionale della Campania per la Medicina Generale (BURC 52/97).  BRIGHT R., Music in Geriatric Care, Angus and Robertson, Sydney, 1972.  ZUCCHINI G.L., Animazione musicale e disadattamento, Ed. Guaraldi, Rimini-Firenze, 1976.  LORENZETTI L.M. - PIATTI M., Musica adulti e terza età, Quaderni di Musica Applicata n°6, ED. Fonografiche e Musicali PCC, Assisi, 1984.  BONANOMI C. - GAJANI D. - VITALI M., Il giallo e il grigio. Animazione musicale e pensionati, Ed Clueb, Bologna, 1992.  PODERICO C., L'anziano. Nuove prospettive in psicologia, Ed. Liviana Medicina, Napoli, 1993.  DELICATI F., Il canto fa venire fuori il paese più in fretta. Esperienze di musicoterapica con gli anziani di una casa-alberg, Ed. Pro Civitate Christiana, Assisi, 1997. pp.87-109.  M. Toscano Introduzione al Servizio Sociale – edizioni La Terza

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Franco Pastore nasce a San Valentino Torio, frequenta il ginnasio ed il Liceo nella vicina Sarno, il paese dei nonni materni, e completa gli studi presso l’Ateneo salernitano. La sua sensibilità lo porta, fin da giovanissimo, a scrivere racconti, poesie ed articoli che vengono pubblicati su giornali locali. Dopo il servizio militare, si trasferisce con la famiglia a Salerno, in via Camillo Sorgente, 21, dove, nel 1972, inizia la sua collaborazione con lo scrittore Arnaldo Di Matteo, scrivendo racconti ed articoli sul periodico “Verso il 2000”. L’anno successivo, entra a far parte dell’equipe del Varo, una galleria d’arte di Vito Giocoli e sostenuta dal giornalista napoletano Saverio Natale, che lo veicolano verso la critica d’arte. Intanto diviene un punto di riferimento nella famiglia di “Verso il 2000”, collaborando con il Prof. Zazo dell’Ateneo napoletano, il preside Marino Serini, il pittore Luigi Grieco, Achille Cardasco ed altre personalità della cultura campana, come Franco Angrisano, Gaetano Rispoli, amico di Carlo Levi, che aveva personalmente conosciuto a Roma, nel dicembre del 1971, e Domenico Rea. Alla metà degli anni settanta, sarà proprio Rea, presso la Camera di Com-mercio di Salerno, a presentare alla stampa il libro di estetica morale Il Vangelo di Matteo (Roma - n. 136 del 12/6/1980), che il Pastore scriveva, nel 1979 (Il Giorno - 23 marzo 1980), con Liana Annarumma. Intanto, Franco Angrisano lo presentava ad Eduardo De Filippo, nel periodo in cui l’attore recitava nella sua compagnia. Fu allora che in Franco Pastore si rafforzò l’amore per il teatro. Frattanto, conosceva Lucia Apicella di Cava (Mamma Lucia), per la quale pubblicava su Verso il 2000 una serie di racconti, raccolti poi nel libro “Mamma Lucia ed altre novelle” (L’Eco della stampa - gennaio 1980 / Il Faro del 13/2/1980), con le illustrazioni del Grieco. Seguiva, sempre sull’eroina cavese,“Mutter der Toten”, un radiodramma, pubblicato dalla Palladio, che Angrisano dramma-tizzò nel salone dei marmi del Comune di Salerno (la Voce del Sud - 12/7/1980 - Roma 11 giugno 1980 52 n.135), il giorno in cui Mamma Lucia fu Premiata con medaglia d’oro del Presidente della Repubblica nel luglio del 1980 (Il Secolo d'Italia - Anno XXIX - dell'11/07/1980). Dopo il suo primo romanzo “L’ira del Sud” (verso il 2000 - anno XXIII - n.82 del 1983, con nota autografa di Nilde Iotti) scrisse per Franco An-grisano “La moglie dell’oste”, ispirata alla XII novella de Il Novellino, di Masuccio Salernitano; seguì “Terra amara”, sul problema del caporalato nel sud. Negli anni novanta, viene trasferito al Liceo di Piaggine. Fu in quegli anni che scrisse “All’ombra del Cervati” una raccolta di liriche e “Fabellae”, un testo di drammatizzazione per la scuola elementare. Sono gli anni in cui si accosta all’informatica, è docente di sociologia e psicologia di gruppo nell’Ospedale Tortora di Pagani. Inizia un dialogo stretto con il teatro, grazie alla disponibilità dell’auditorium del Centro Sociale paganese ed all’incontro con la compagnia teatrale “02”, diretta da Enzo Fabbricatore. Nascono così le commedie: “Un giorno come un altro”, “Un maledetto amore”, “Una strana Famiglia” ( Le Figaro / Education, samedi 4 juin 2005). Tra il 1995 ed il 2000, è direttore di Corsi di alfabetizzazione informatica per il M.I. e tiene, al Centro sociale di Pagani, Corsi di Pedagogia speciale (metodi: Decroly e Froebel). Alla fine degli anni novanta, si abilita per l'insegnamento delle lettere negli istituti superiori e, nel 2000, il commediografo passa dalla peda-gogia (didattica e metodologia), all’insegnamento di italiano e storia nell’Istituto “G. Fortunato” di Angri. Nello stesso anno, ritorna nella sua Salerno, in via Posidonia. Oramai ha perso tutti gli amici di un tempo. Intensifica il suo interesse per il teatro, entra in rapporto con alcune compagnie salernitane e conosce Gaetano Stella e Matteo Salsano della compagnia di Luca De Filippo. Con questi ultimi, ripropone “La moglie dell’oste” che viene rappresentata nel 2006, al teatro dei Barbuti, nel Centro storico. Il successo dell’opera lo spinge a scrivere altre tre commedie, 27


ispirate al Novellino del Masuccio: Le brache di San Griffone , “Un vescovo una monaca ed una badessa” e “Lo papa a Roma”. Oramai l’insegnamento non lo interessa più e dà le dimissioni, nel settembre del 2005, chiudendo innanzi tempo il suo impegno con la scuola, per dedicarsi completamente al Teatro. Come European journalist (GNS Press Association), fonda, con il patroci-nio del Comune e della Provincia di Salerno, la rivista virtuale di lettere ed arti “ Antropos in the world”, alla quale collaborano l’on.Michele Rallo da Trapani, Anna Burdua da Erice, Maria imparato da Bergamo e Gaetano Rispoli, l’ultimo maestro di pittura, amico di Carlo levi e di Domenico Rea. Intanto, inizia il ciclo de’ “I Signori della guerra”, ovvero “La Saga dei Longobardi”, un insieme di cinque drammi storici, sulla Salerno longobar-da e normanna, che completa il 29 gennaio del 2011. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti “Il gusto della vita” (ed. Palladio) e di “Ciomma” (edito dalla Ed. Antitesi di Roma), va in scena, a Pagani, il primo dei drammi storici “L’Adelchi”, replicato il 25 febbraio 2011 al Diana di Nocera Inf., con il patrocinio della Provincia di Salerno (Dentro Salerno, 25 febbr. 2011). Dunque, nelle sue opere, traviamo profonde tracce delle sue radici e figure, personaggi delle sue commedie e dei racconti ci riportano all’agro nocerino-sarnese, ricco di caratteristiche peculiari, artisticamente inca-stonati in situazioni socio antropologiche sui generis. E’ il caso di “Peppe Tracchia”, così come di “Ciomma” o “Luciano Valosta”, per non citare tante altre figure, prese dai campi o dalle fabbriche di pomodori. Nemmeno l’agro si dimentica di lui, con la consegna dell’Award dell’Agro, per la letteratura. (Cronache del Salernitano, del 27 agosto 2013) e la pubblicazione di “Oltre le stelle”, presentata al palazzo formosa, il 12 febbraio del 2014 (Dentro Salerno, 13.02.2014) Fin dagli inizi del suo percorso artistico, Pastore, pur avendo acquisito una formazione classica (Euripide, i lirici greci, Aristofane e la commedia antica, Omero, Esopo e Fedro), si trova ad essere rivolto verso il presente del nostro tempo. La sua narrativa si può ritenere, in alcune sfumature, neorealista, con testimonianze forti, sulle difficoltà di una Italia degli anni della ricostruzione. Così, nel teatro, nel mentre delinea il dramma di antiche dominazioni, passa alla commedia di denuncia ed alla farsa.

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Altri saggi dell’autore 

 Il VANGELO DI MATTEO ( estetica morale, con prefazione di Domenico Rea) De Luca ed.- Amalfi 1979 cod. SBN IT\ICCU|PUV\1368781  IL CORAGGIO DELLA VERITÀ, libro inchiesta sulla tragedia di Ustica A.I.T.W. Ed., giugno 2012 Cod. SBN IT\ICCU\NAP\0544907  HERACLES IN MAGNA GRECIA,iconografia ragionata. Cod. SBN IT\IC CU\MO1\0035548  ME NE JEVE PE‟ CASO, contaminatio in napoletano della 1,9 satira di P.Orazio Flacco - A.I.T.W. Ed. - Sa 2013 IT\ICCU\ NAP\0595558  „O VIAGGIO PE‟ BRINNESE contaminatio in napol. 1,6 della satira di Orazio Flacco - A.I.T.W. Ediz. - Sa 2013 Cod. IT\ICCU\RML\0361796  LA SIGNORA DELLA MORTE ( Mutter der toten ) radiodramma Ed. Palladio, Sa. 1980; ( La Nuova Frontiera del 30/7/81) Biblioteca Fond. Siotto Alghero Codice SBN SBL065441  FAEDRUS, le favole latine di Faedrus in versi napoletani - A.I.T.W. Ediz., giugno 2011- Cod SBN IT\ICCU\NAP\0568756  AISOPOS, le favole greche di Esopo in versi napoletani - A.I.T.W. Edizioni, sett. 2011 cod. SBN IT\ICCU\NAP\0568683  LE PROBLEMATICHE DELL‟ ADOLESCENZA verso la formazione del séA.I.T.W. Ed. - Sa 2013. Cod. SBN IT\ICCU\MO1-\0035831  LE PROBLEMATICHE DELL‟ ADOLESCENZA i comportamenti a ririschio – A.I.T.W. Ed. - Sa 2013. Cod. SBN IT\ICCU\MOD\- 1622636  FILOSOFIA ARISTOTELICA, schiavitù ed oikonomìa - A.I.T.W. Ed. - Sa 2014, II stampa. Cod. ISBN IT\ICCU\MOD\1628166  IL CANCELLERI Tommaso Guardati - A.I.T.W. Ed. - Sa 2014.  LUCIA APICELLA, la madre di tutti i caduti – A.I.T.W. –Sa 2014.  LE PROBLEMATICHE DELLA VECCHIAIA E LA MUSICOTERAPIApubblicato su google play il 25 genn.2015, con codice n. GGKEY:K6C9CH8SW3Q E  CATULLO A NAPOLI, i carmi tradotti in napoletano – A.I.T.W. ediz.ni Salerno, febbraio 2015 - IT\ICCU\MO1\0038568  LA MORTE DI CESARE, A.I.T.W. ediz.ni - Salerno, febbraio 2015  MACHADO IN NAPOLETANO, A.I.T.W. ediz.ni - Salerno,maggio 2015  LAS HOJAS MUERTAS, A.I.T.W. ediz.ni - Salerno,agosto 2015  EN LA BRUMA DEL SOL A.I.T.W. ediz.ni - Salerno,agosto 2015

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Indice Premessa…………………………………………………………….pag. 4 Capitolo primo Il ruolo...…………………………………………………………….pag. 5 Il pensionamento...………………………………………………….pag. 6 Capitolo secondo La visibilità sociale...………………………………………………..pag. 9 Le politiche sociali..………………………………………………...pag.10 La solitudine..………………………………………………………pag.11 La sessualità..……………………………………………………….pag.13 L‟amore non finisce a cinquant‟anni...……………………………..pag.15 La paura della morte..………………………………………………pag.16 Capitolo terzo Musicoterapica per la vita.………………………………………….pag.17 Attività con la musicoterapica.……………………………………..pag.19 Il canto.……………………………………………………………..pag.20 La danza…………………………………………………………….pag.21 Conclusioni…………………………………………………………pag.22 Bibliografia…………………………………………………………pag.24 L‟autore …………………………………………………………….pag.25 Altri saggi.........................................................................................pag.29

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Scritto nel 2004 e Pubblicato in e-book nel 2015 GGKEY:K6C9CH8SW3Q E

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