Vespertilla maggio giugno 2013 lettere

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Periodico di approfondimento culturale - Anno X - n° 3 maggio-giugno 2013- Prezzo euro 5

“...non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini...” Elio Vittorini, 1945

Periodico romano di approfondimento culturale: arti, lettere, spettacolo

“Scrivere non è descrivere. Dipingere non è rappresentare.” George Braque


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Padana Spedizioni S.a.S.

VESPERTILLA - Anno X - n° 3 maggio -giugno 2013

VESPERTILLA Direttore Responsabile: Serena Petrini

Doganalisti specializzati in Mostre d’Arte Padova Rovigo Vicenza

Direttore Editoriale: Luigi Silvi

Tutte le operazioni doganali e le istanze presso la Sovrintendenza alle Belle Arti p er re p e r ti a rc heologici e opere d’arte p ro v e n i e n t i d a l l ’ e s t e ro e i n v i a t i a l l ’ e stero per esposizioni e scambi culturali.

Vicedirettori: Serena Epifani, Francesca Martellini

PADANA SPEDIZIONI S.A.S. SPEDIZIONI E TRASPORTI INTERNAZIONALI

Condirettore: Ilaria Lombardi

Responsabile settore teatro: Mariella Demichele Segretaria di Direzione: Maria Pia Monteduro

Hanno collaborato a questo numero: Concita Brunetti, Mariella Demichele, Serena Epifani, Marina Humar, Ilaria Lombardi, Francesca Martellini, Maria Pia Monteduro, Sibilla Panerai, Laura Ruzickova, Luigi Silvi, Ofelia Sisca. La collaborazione sotto ogni forma è gratuita

Impaginazione grafica: Maria Pia Monteduro Editing: Serena Epifani

35127 Padova-Zona Industriale-Corso Stati Uniti, 18 Telefono (049)8702322 - Telefax (049)8702327 e-mail laura@padanaspedizioni.com Codice fiscale e Partita I.V.A. 00289000283

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Teatro

SEZIONE LETTERE SOMMARIO LETTERATURA LA CITTÀ MAGICA PREDA DEL CONSUMISMO Trilocale di plastica, Petra Hulova, di Laura Ruzickova

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IRONIA SU OGNI DOGMATISMO Ricordando Jack Vance, di Luigi Silvi

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Ricordando Richard Matheson, di Luigi Silvi

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MISCELLANEA DIFESA DELLE ROTTE COMEMRCIALI Fortezze veneziane del Mediterraneo, Palazzo Ducale (Venezia), di Luigi Silvi

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É LEGGENDA

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RAPPRESENTAZIONE POPOLARE DEL SACRO Il gran teatro dei Cartelami scenografie tra mistero e meraviglia, Palazzo Ducale (GePAG . 56 nova), di Luigi Silvi


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LA CITTÀ MAGICA PREDA DEL CONSUMISMO

TRILOCALE DI PLASTICA, PETRA HULOVÁ, Baldini & Castoldi, € 18,50, pp.192

Petra Hulová è una giovane promessa della letteratura ceca al suo quarto romanzo. Ha esordito a ventidue anni, nel 2002, ambientando la sua opera prima in Mongolia, dove si trovava per lavorare alla tesi di laurea in mongolistica. Ha colpito critica e pubblico per il suo linguaggio originale, giocato sullo slang, su voluti strafalcioni grammaticali, perfettamente sintonizzato sul ceco quotidiano. Non ci si lasci ingannare da un ’apparente cialtroneria. Ogni parola coglie e sintetizza il diuturno parlare di questa boema umanità, proiettata in un terzo millennio che la disorienta e la confonde, e la sta antropologicamente distruggendo e omologando a un occidente che da tempo non è più la fiaba sognata e bramata durante il socialismo reale. Chi scrive ha avuto modo di leggere ampi brani in lingua originale. Peccato non poter essere in grado di percepire, in italiano, la crudeltà e il cinismo di certa ironia, l ’efficacia di alcuni passi degni del migliore umorismo ceco. Peccato non potersi lasciare sorprendere, invece, da inattese sensibilità e riflessioni, da momenti rari di poesia. Tutto ciò si coglie nel testo italiano, ma sembra più sfumato, mediato. La traduzione comunque è di buon livello. Chi non conosce il ceco e, come si usa dire, non cerca il pelo nell ’uovo, troverà la lettura apprezzabile e interessante, sicuramente non banale. Non è facile affrontare la Praga che appare in questo romanzo. Si trova una Praga digitalizzata, consumista, fisicamente descritta solamente con brevi accenni alla metropolitana e a qualche strada di periferia. L ’immaginario che la vede magica, antica, colta, ne viene fortemente scosso e depauperato, il lettore cammina in una città ignota, arida, forse crudele. Un centro commerciale abnorme e incombente su un quartiere non meglio identificato diviene la cattedrale in cui la protagonista intesse favole private, sceneggiando una sorta di serial televisivo e santifica il dio del consumismo spendendo i guadagni ricavati dall ’esercitare il mestiere più antico del mondo. L ’io narrante è una prostituta trentenne la cui età è di poco inferiore a quella dell ’a utrice all ’epoca della stesura del romanzo. Non è dato conoscere il nome di questa donna ancora giovane, ma di esperienza assai consumata. Il monologo con cui fa scorrere le proprie riflessioni e considerazioni, il proprio vissuto e immaginario sessuale, rimane quasi sempre circoscritto in un incombente tempo reale. Non esiste passato, tranne un sospetto di abusi subiti da ragazzina. Non si sa perché sia arrivata a vendere il proprio corpo. Si è informati che è un business red-

ditizio come altri che lei ha intrapreso prima di accogliere clienti nel suo trilocale di plastica, dove tutto è anonimo e asettico, tranne qualche soprammobile. Il futuro viene considerato quasi del tutto in funzione di una ben studiata e meticolosa difesa da quella che, per una prostituta, è una vecchiaia incombente a soli trent ’a nni. Attenzione, quindi, a sbaragliare la concorrenza delle freschissime ma fredde e ciniche colleghe minorenni, attenzione ad arrivare con meno danni possibile a una menopausa ancora lontana, ma vista e descritta come una condizione squallida e disgustosa. La galleria di uomini con cui si accompagna, e da cui è pagata profumatamente per prestazioni che la donna si cura di mantenere a ottimo e svariato livello, mostra individui infelici e immaturi, accidiose vittime di una società che li ha delusi. I loro giochi sessuali sono condotti senza allegria, perfino le più piccanti perversioni sono prive di vero slancio e fantasia. Le mogli da loro tradite con questi rapporti mercenari, e delle quali i fedifraghi spesso parlano in sfoghi somiglianti a sedute di analisi, sono donne emancipate, ma tormentate e tormentose, che reagiscono al vuoto sociale e di valori imponendo regole severe e noiose nella vita di coppia. Interessante e rivelatore l ’a ccenno alla ricca cucina boema sostituita da rapidi passaggi in forno a microonde di piatti preconfezionati. Appare una certa nostalgia nella descrizione delle vecchie in bicicletta che portano borse traboccanti di marmellata di lamponi fatta in casa, in una campagna ai confini con questa Praga in invasiva espansione, così diversa dalla Praga Magica di cui scrisse Ripellino con indubbio trasporto e amore. L ’autrice domina il linguaggio con una rigorosa ricerca del termine non banale, a volte appositamente coniato, così come la protagonista frena l ’a pparentemente casuale scorrere del proprio pensiero, e conduce il dialogo con la propria interiorità rapportandosi prevalentemente con la parte del corpo di cui fa mercimonio. Su sua stessa ammissione tira le briglie alla propria mente e alle proprie parole quando il troppo pensare e il troppo narrare potrebbero farla soffrire. Non s ’intenerisce quasi mai, non concede quasi mai alla propria esistenza un momento di armonia e bellezza. Ogni tanto, e con cautela, si lascia trasportare dalla visione di un glorioso tramonto. Unendosi a lei in questo sguardo commosso, chi scrive spera che Praga conservi ancora qualche momento di magia, e rimanga una città unica, non omologata, intramontabile. Laura Ruzickova


Petra Hulovรก.



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IRONIA SU OGN

RICORDANDO JACK VANCE

Tra space opera, fantascienza tecnologica, fantascienza sociologica, robotica, mondi possibili e quanti altri sottogeneri la grande fantascienza ha offerto nel secolo scorso, questa sembra essere finita. Le colonne di questo scrivere se ne vanno ad una ad una. Isaac Asimov, inventore delle tre leggi della robotica; James Ballard descrive la regressione psichica a livelli archetipici; Ray Bradbury mette al centro delle sue opere bambini “diversi ”che catalizzano forze ultraterrene e suscitano crudeltà raccapriccianti; Arthur Clarke scandaglia il fascino del meraviglioso, anticipatore di mondi possibile; Philip Dick analizza tra i primi il frammentarsi del reale, dove non si distingue più tra realtà e allucinazione; Robert Heinlein, uno tra maggiori interpreti della svolta sociologica; Clifford Simak creatore di universi paralleli e infiniti, assertore che tutte le creature viventi nell ’universo sono parte di un unico disegno trascendente, e i robot metafora di minoranze oppresse; Theodore Sturgeon sospeso tra fiaba e realtà, dove emarginato e diverso diventano protagonisti della ricerca continua di un ’umanità migliore; A. E. Van Vogt, rappresentante delle tendenze “cosmiche ” che si pone oltre la logica quotidiana per raggiungere il fantastico più genuino; James Blish maestro della space opera; Roger Zelazny tra gli innovatori della fantascienza americana, rivisita in chiave fantascientifica i miti più antichi del mondo. A pochi giorni di distanza altre due colonne vengono meno: Jack Vance e Richard Matheson. Di quest ’ultimo si dà conto nelle pagine successive. Vance se ne va quasi centenario. Soprannominato in Italia “l ’Omero della Fantascienza ”, è autore principalmente di cicli, spesso ambientati in una Terra al crepuscolo, dove il sole si sta raffreddando e lentamente spegnendo; autore cerebrale e raffinato, è interessato principalmente al tema del viaggio-odissea di un singolo protagonista che attraversa territori alieni caratterizzati vivacemente, per cui è stato definito “paesaggista della fantascienza ”. Odissee che non hanno fine eroico, ma il ritorno alla terra d ’origine, al pianeta di provenienza, sorta di catarsi per il recupero della propria ragion d ’essere. Dalle sue opere traspare una profonda ed efficace satira di costume, di stampo swiftiano. Egli dissemina i viaggi dei suoi protagonisti di incognite culturali. L ’obiettivo reale di questi viaggi è trovare i codici per interpretare l ’uomo nella grande vastità e varietà di simboli, segni, miti e riti che egli stesso ha costruito. Nei suoi romanzi un forte protagonista, a volte naturalmente forte, altre forzato dalle circostanze, si pone in opposizione a una società febbricitante. Ha una grande capacità nell ’evocare società aliene, complesse e assurde, ma umane. Usa le note a piè pagina, e note linguistiche di termini intraducibili. Descrive società che praticano con massima sincerità sistemi di credenze a volte assurdi a volte ripugnanti, li utilizza per ironizzare su ogni dogmatismo e pone l ’interrogativo “chi ha il diritto di imporre il suo dogma agli altri? ”. Il suo messaggio consiste nel sostenere che ognuno deve essere libero di realizzare se stesso a modo proprio, purché tale realizzazione non vada a detrimento di altri. La sua è una fantascienza antropologica, con società ridicole, tragiche e capovolte. Egli stesso ha avuto una vita avventurosa. Nato a San Francisco nel 1916, ha svolto i lavori più disparati: raccoglitore di frutta, operaio in una fabbrica di attrezzi minerari, minatore, addetto a pozzi petroliferi. Si iscrive a Berkley a fisica, ingegneria e giornalismo, lavora nel porto di Honolulu come elettricista, partecipa a un programma di addestramento dei servizi segreti, s ’imbarca nella marina mercantile e oltre a fare il marinaio fa il perito e il falegname, viaggia in Europa, Italia, Tahiti, Sudafrica. Kashmir e nel resto del mondo, si ferma per pochi mesi in luoghi esotici per partire poi verso un ’altra destinazione. Muore a Oakland. Luigi Silvi

Jack Vance


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I DOGMATISMO



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È LEGG

RICORDANDO RICHARD MATHESON

Richard Matheson

Richard Matheson nasce ad Allendale nel 1926, cresce a Brooklyn, studia giornalismo nel Missouri. Nel 1954 pubblica I am Legend. Colpito dall ’archetipo del vampiro, con grande intuizione ne ribalta il mito: il mostro da combattere diventa l ’uomo. A seguito di un conflitto batteriologico, un virus trasforma l ’umanità in vampiri, solo un uomo resta immune e combatte duramente per la sopravvivenza, ma ormai, in un mondo popolato da vampiri, lui, l ’unico non vampiro, è l ’eccezione, il nemico da uccidere, il mostro. Del romanzo saranno realizzate tre versioni cinematografiche: L ’ultimo uomo della Terra (The Last Man on Earth, regia di Sydney Salkow e Ubaldo Ragona, 1962), girato a Roma all ’EUR, spettrale e deserto, con un grande Vincent Price, il film è iniziatore di atmosfere e situazioni che influenzeranno tutto l ’horror successivo; 1975-occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man, regia di Boris Sagal, 1971): il tentativo di riflessione sul ruolo della scienza ha esiti fumettistici; il monito pacifista, l ’epidemia di vampirismo è provocata da una guerra batteriologica, si estrinseca con Charlton Heston che si chiude in un cinematografo a vedere Woodstock; e Io sono leggenda (I am Legend, regia di Francis Lawrence, 2007), film di bassissimo livello che stravolge il senso dell ’opera di Matheson. Nel 1956 dà alle stampe The Shrinking Man che verrà trasposto nel film Radiazioni BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man, regia di Jack Arnold, 1957): il protagonista, colpito da una nube radioattiva, perde progressivamente peso e statura e, dopo aver affrontato un gatto e un ragno, si perde nell ’infinitamente piccolo...; Arnold realizza un film inquietante, uno dei vertici più alti della filmografia fantascientifica anni ‘50; il tema della paranoia, costante nella narrativa di Matheson, s ’incontra con quelli ricorrenti del regista: il progresso scientifico distruttivo per l ’umanità, la perdita d ’identità, e l ’impotenza virile; la sequenza in questione fu censurata in Italia: ridotto a 1 m di altezza, il protagionista inizia una relazione con una nana. Nel 1959 sceneggia per la TV Ai confini della realtà (The Twilight Zone). Nel 1973 realizza la sceneggiatura di Duel, opera prima di Steven Spielberg, tratto dal suo racconto omonimo: un commesso viaggiatore supera a tutti i costi un ’autocisterna che non vuole dargli strada; tutto il film è una gara che dventa incubo, il camionista invisibile vuol buttarlo fuori strada; grande senso del ritmo; Spielberg e Matheson spingono alle estreme conseguenze una banale situazione del quotidiano, realizzando un thriller onirico e angoscioso; la minaccia oscura della tecnologia diviene duello mitologico tra uomo e mostro contemporaneo, nuovo ciclope, drago, Moby Dick, King Kong. È del 1980 l ’adattamento per la TV Cronache marziane di Ray Bradbury (regia di Michael Andersen). Muore a Los Angeles. Matheson crea atmosfere cupe e angosciose, mantenendo sempre su uno stile controllato, pur nella tensione allucinata. Influenza gli autori della generazione successiva alla sua: Stephen King, Steven Spielberg e George A. Romero. Luigi Silvi


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GENDA



Radiazioni BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man), 1957, regia di Jack Arnold.


Radiazioni BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man), 1957, regia di Jack Arnold.



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L ’ultimo uomo della Terra (The Last Man on Earth), 1962, regia di Sydbey Salkow e Ubaldo Ragona.


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L ’ultimo uomo della Terra (The Last Man on Earth), 1962, regia di Sydney Salkow e Ubaldo Ragona.


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1975-occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man), 1971, regia di Boris Sagal.

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dottor Robert Neville (Wiil Smith), Io sono leggenda (I am Legend), 2007, regia di Francis Lawrence.


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Miscellanea

DIFESA DELLE ROTTE COMMERCIALI

FORTEZZE VENEZIANE DEL MEDITERRANEO, Palazzo Ducale (Venezia)

La mostra vuol ricostruire attraverso una selezione per exempla tra i numerosi materiali del Gabinetto di Cartografia e della Biblioteca del Museo Correr, provenienti dagli archivi delle famiglie patrizie veneziane, la storia dei sistemi militari veneziani di difesa dei “capisaldi ” fortilizi dello Stato da Mar. Opere grafiche, tra XVI e XVIII secolo, dei tecnici al servizio della Repubblica che illustrano il ruolo nodale di Corfù e l ’attenzione alla rete difensiva delle coste dalmate e dell ’Albania veneta, oltre ai progetti per la Morea. Il territorio della Repubblica era suddiviso in tre aree: il Dogato che comprendeva la zona metropolitana e il suo entroterra, lo Stato da Terra con la terraferma che comprese gran parte dell ’area padana e del Friuli, e lo Stato da Mar con i possedimenti di San Marco sulle rotte commerciali nel bacino centroorientale del Mediterraneo. I domini commerciali nel Mediterraneo iniziano intorno al 1000 con l ’aggregazione della Dalmazia e raggiungono la massima espansione con l ’a nnessione di gran parte dell ’Impero romano d ’Oriente dopo la IV Crociata (1202-1204). L ’amministrazione di questi territori si strutturò intorno alla figura del Provveditore, inviato nei territori, ma in stretto contatto con gli organi centrali. Uno degli incarichi più importanti del Provveditore consisteva nel riferire sullo stato delle fortificazioni, fondamentali per la sicurezza di Venezia e per il successo dei suoi commerci. Nel 1542 il Senato decide di istituire la carica del Provveditore alle Fortezze con competenze estese a tutti i territori soggetti. I territori dello Stato da Mar nella loro massima espansione compresero anche gli arcipelaghi dello Jonio e dell ’Egeo. Nel XVI secolo si assiste a una radicale revisione delle difese: il compito di rendere efficienti quelle già esistenti è affidato all ’architetto Michele Sanmicheli. In Dalmazia vengono individuati come punti chiave Zara e Sebenico. La Pianta di Zara (1564-1567) documenta il previsto ampliamento delle mura di difesa oltre il porto per proteggerne le strutture e per farvi convergere la popolazione residente nel suburbio in caso di attacco. La difesa di Sebenico dalla parte a mare s ’imperniava sul forte di San Nicolò, realizzato su una penisola trasformata in isola artificiale, come viene evidenziato nella pianta Castello de Sebenicho. Corfù

assume valenza cardine per la difesa degli accessi all ’Adriatico e quindi alla Città di San Marco: le relative difese sono evidenziate nell ’interessante pergamena che la riguarda con tutte le sue fortificazioni, e le cortine del sistema difensivo. Un disegno raffigura Famagosta, città cipriota, e una pergamena la pianta della città della Canea con le difese del porto dopo gli ammodernamenti apportati da Michele Sanmicheli e da Giulio Savorgnan. Nel XVII secolo, per i progressi delle tecniche di scavo di trincee e di gallerie sotterranee e dell ’uso dell ’a rtiglieria, si rende necessario l ’ampliamento delle piazzeforti e la costruzione di bastioni. Tali operazioni vengono presentate dai disegni dell ’ingegner Angelo degli Oddi. Dopo la perdita di Candia, Venezia mantiene il controllo di tre fortezze a Creta, precisamente Suda, Garabusa e Spinalonga. La conquista della Morea (Peloponneso) da parte di Francesco Morosini è raffigurata dai volumi di Vincenzo Maria Coronelli Memorie istoriogeografiche della Morea. Furono potenziate varie fortezze nel Peloponneso e nell ’arcipelago greco per rendere sicure le rotte commerciali, in particolare Modone e Napoli di Romania (Nafplion) capitale della Morea. Nel XVIII secolo dopo l ’avanzata turca Venezia mantiene l ’avamposto a sud del Peloponneso dell ’isola di Cerigo, documentata dalla Pianta della fortezza di Cerigo proveniente dall ’archivio Lazara Pisani Giusto. Dopo il Trattato di Passarowitz (1718) si rende necessaria una riconsiderazione di tutte le fortificazioni costiere, affidata al maresciallo Matthia Johann von Schulemburg. Corfù diviene il punto di forza della difesa dello Stato da Mar, il progetto dello Schulemburg è rappresentato dalla Pianta della città e fortezza di Corfù (1727) dell ’ingegner Antonio Moser de Filseck. Zara diviene momento strategico della difesa di Venezia: la mappa di Pietro Corponese Pianta della città e fortificazioni di Zara (1765) redatta in base a disegni contemporanei di Giorgio Tramaini e Giovanni Battista Bragadin ne descrive i progetti di formazione. Importante mostra che permette di conoscere la storia delle fortificazioni sparse nel Mediterraneo che la Serenissima Repubblica costruì a difesa della sua a lungo incontrastata talassocrazia. Luigi Silvi


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Giovanni Francesco Rossini, Disegno del Castello di Morea (dettaglio).

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Anonimo, Pianta della cittĂ di Canea, XVI secolo.


Anonimo, Famagosta, 1557 ca.




Anonimo, Pianta della cittĂ e fortezza di CorfĂš (dettaglio), 1727.



Anonimo, Pianta della fortezza di Cerigo, XVIII secolo.



Anonimo,Zara,1564-1565.



Francesco Basilicata, Canea in regno di Candia, 1618.



Pianta della cinta fortificata di Corf첫, fine XVI secolo.


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Miscellanea

RAPPRESENTAZIONE POPOLARE DEL SACRO

IL

GRAN TEATRO DEI

CARTELAMI SCENOGRAFIE

TRA MISTERO E MERAVIGLIA ,

Erano detti cartelami in Liguria, perché in gran parte realizzati in cartone, materiale leggero ed economico. Nella Francia meridionale e in Catalogna décors o monumentos. Allestimenti effimeri, scenografie popolari, riferiti a precisi momenti della liturgia e della ritualità cristiana: Settimana Santa, Adorazione eucaristica delle Quarantore. Della fine del XV secolo i più antichi, i più recenti del XIX secolo. Sono diffusi in tutta l ’Europa mediterranea con fantasia compositiva e nei materiali più diversi: legno, tela, latta, oltre al cartone. Il termine “effimeri ” si riferisce precisamente a quelli apparati pensati per canonizzazioni e beatificazioni, o a quelli di carattere funerario e, sul piano profano, ai congegni scenici elaborati per feste e accoglienze trionfali. I cartelami invece appartengono alla categoria del riutilizzabile, perché “allestimento ricorrente ”, sebbene di volta in volta si provveda a restauri, correzioni e miglioramenti. L ’importanza del recupero di queste scenografie risiede principalmente nel fatto che trattasi di patrimonio ritenuto fino a qualche anno fa disperso, e che oggi meglio si configura come sommerso. I cartelami sono inseriti nel grande Atlante tematico del Barocco. Trattasi di arte effimera interregionale, contributo fondamentale per lo studio dell ’Europa delle Feste. Oggi si conoscono artisti maggiori e minori, le maestranze coinvolte, le officine e i centri di produzione di questo effimero, e una scala di interventi dalla creazione artistica alla copia, al restauro, alle donazioni, alle vendite, ai noleggi. Vengono inseriti in un quadro di contaminatio tra i diversi statuti delle arti e delle culture: architettura, arti visive, scenografia, ritualità religiosa e/o laica, strutture e spazialità dell ’effimero. I cartelami sono arte povera secondo la peculiarità barocca di rendere preziosa la materia povera appunto: scultura in cartapesta, e potenzialità mimetica di stucco e legno nell ’imitazione dei marmi. La leggerezza è fattore intrinseco alle esigenze di mobilità e di trasformazione continua. Di fatto, nel ciclo iconografico della Passione si passa dalla pesantezza della tenebra e del sepolcro alla leggerezza della luce con le feste della Resurrezione e dell ’Ascensione. Tali realizzazioni possono essere estemporanee o ricorrenti, riproposizioni semplici o modificate attraverso trasformazioni programmate, o il riuso e il riciclo dovuti a

Palazzo Ducale (Genova)

Giovanni Battista Trucco (?) (XVII-XVIII secolo), Manigoldo, fine XVII-inizi XVIII secolo, olio su cartone, struttura lignea d ’appoggio (controsagoma collegata a base), 135 x 47 x 30,5 cm, Vendone, frazione Curenna, Chiesa Nostra Signora della Neve.


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deteriorabilità e a proposte di modifica. Il riuso arriva sino alle soglie della Grande Guerra o anche all ’età del boom economico. I resti di catafalchi ottocenteschi vanno confrontati con i gradini delle “Scale Sante ” dei Sepolcri. Si realizzano sorte di infiorate con tappeti di segatura colorata preparate di fronte ai Sepolcri. Il termine “cartelame ” evoca la leggerezza della carta; in Sardegna sono definiti semplicemente “carta ”. Altro materiale è la tela, dai quadri tradizionali con storie di soggetto sacro alle cortine gigantesche sospese su barre. Prezioso l ’impiego del lino, in sintonia con il tessuto della Sindone. La tela leggera permette retroilluminazione che produce trasparenza. O ancora i padiglioni tessili dei Sepolcri della Corsica, insieme tomba-tenda-baldacchino. Altri supporti per la pittura sono: tavole sagomate e lastre metalliche. Dalle ricerche d ’archivio risulta che venivamo utilizzati ferri, carte colorate, cartoni, stoffe, drappi, tavole, colla, chiodi, colori, gesso, corde, incenso, cere, candele, fiaccole e strumenti a percussione. Il contesto “drammatico ” che caratterizza molti Sepolcri si inserisce nella storia del teatro, dalle sacre rappresentazioni medioevali, di cui restano manuali di regia, fino ai drammi religiosi barocchi e poi controriformistici. L ’iconografia più comune è quella della Passione-Morte-Resurrezione, utilizzata per le Quarantore, per il Giovedì e il Venerdì Santo, per la Resurrezione, per il Corpus Domini e per l ’Ottavario dei defunti. Parallelamente all ’oscuramento luttuoso degli altari, il Venerdì Santo – in un rituale quasi iconoclasta dove agli altari già spogliati dai sacrestani – il sacerdote con formule latine secche toglie la tovaglia ricamata e decorata che verrà riposta e abbassa sul nudo del marmo le tre Carteglorie; anche in occasione dell ’Ufficio delle Tenebre del Sabato Santo la tenebra viene realizzata artificialmente con drappi neri e camere oscure. I Sepolcri riflettono etica ed estetica dei Sacri Monti per l ’impiego di tecniche differenziate e per l ’esibizione espressionista di sentimenti della devozione e della pietà popolare. I cartelami vengono allestiti come elementi scenici, combinati in un teatro totale; il boccascena o arcoscenico può essere realizzato oppure costituito da grandi teleri a cortina quasi conpenetrazione visiva tra arcoscenico e sipario. Talvolta s ’incontrano veri sipari, costituiti da teleri arrotolati, srotolabili con meccanismi semplici e ingegnosi. A volte l ’arcoscenico viene replicato in profondità da una serie di archi-quinte a formare una galleria prospettica, talora posizionati in salita verso l ’Eucaristia. Sagome raffiguranti soldati o altri testimoni della Passione diventano quinte, scandendo la

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Miscellanea profondità prospettica. Alcune chiese venivano apparate integralmente come teatro totale. Le “scenografie del sacro ” fanno parte di un fenomeno di dimensione europea. I materiali dei “teatrini sacri ” si possono organizzare in due grandi sottosistemi: Sepolcri e Quarantore; nei primi, organizzati durante la Settimana Santa per custodire e occultare le Sacre Specie nel giorno aliturgico (Venerdì Santo) interdetto alla Consacrazione, sono inscenati episodi della Passione: l ’Ultima Cena, Preghiera nell ’orto, Flagellazione, Calata dalla Croce, Sepoltura. Al bagliore sommesso dei sepolcri si contrappone la folgorante luminosità delle Quarantore, dove l ’Eucaristia è offerta all ’adorazione dei fedeli in un “teatro celeste ” di nubi, angeli e luci. Le sagome di cartone possono essere inchiodate a una grossa struttura lignea o sorrette da poche assicelle. Il cartone può essere controfondato con tela. Altre volte si ricorre alla lamina metallica, in particolare la banda stagnata (latta). Il fenomeno dei cartelami, che si rivela molto più esteso di quanto si potesse pensare, propone una religiosità popolare che mira all ’espressione di concetti essenziali; le immagini divengono veicolo di un messaggio spirituale con grande importanza per l ’aspetto antropologico e devozionale. I cartelami quindi non vanno giudicati esclusivamente dal punto di vista estetico, ma tenendo conto della cultura, delle esigenze e delle aspettative della popolazione. Questo si desume particolarmente in mostra, dove s ’incontrano sia sagome che architetture più complesse di chiara matrice popolare sia altre di ottima mano; si può assistere alla disposizione delle sagome come nelle opere dell ’arte colta. Da una breve analisi risulta infatti che a realizzazioni di questo genere hanno lavorato, tra gli altri, Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Gregorio de Ferrari e Agostino Ratti, come altri autori a torto considerati minori quali Giuseppe Massa e la famigli a Carrega. Si è di fronte a un fenomeno diffuso in quasi tutta l ’Europa cristiana e in quella mediterranea in particolare, radicato nel tempo e troppo a lungo dimenticato, che in realtà risulta essere specchio della vita religiosa e della civiltà di questo continente. Di alto interesse il catalogo, che propone saggi esaustivi che affrontano il tema da tutte le angolazioni con un apparato iconografico altamente esaustivo dove ogni immagine è accompagnata da schede accuratissime e da note inerenti anche i restauri. In particolare, va segnalata la sezione che presenta tutti gli strumenti atti a procurare strepito nel rito dell ’Ufficio delle Tenebre che vuol rievocare il terremoto verificatosi alla morte di Cristo. Luigi Silvi


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Pittore ligure (metĂ XVIII secolo), Cristo flagellato, olio su sagome lignee, 214 x 184 x 2,4 cm, Sassello (Savona), Chiesa di San Giovanni Battista.


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Miscellanea

Pittore nizzardo (metĂ XIX secolo), Due penitenti, olio su metallo sbalzato, 78 x 56 cm ognuno , Nizza, Cappella della Santa Croce (Penitenti Bianchi).


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Miscellanea

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Giuseppe Musso (Laigueglia 1806, Laigueglia 1866) e aiuti, Annuncio dell ’angelo al sepolcro, sagoma lignea rivestita di carta dipinta a tempera, h 218 cm, Laigueglia (Savona), Chiesa di San Matteo.


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Miscellanea

Giuseppe Musso (Laigueglia 1806, Laigueglia 1866) e aiuti, Annuncio dell ’angelo al sepolcro, (retro), sagoma lignea rivestita di carta dipinta a tempera, h 218 cm, Laigueglia (Savona), Chiesa di San Matteo.


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Miscellanea


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Miscellanea

Ignoto (XIX secolo), Monument du Jeudi Saint, tempera su tela, tempera su legno, 297 x 276 x 218 cm, Fontpédrouse (Francia, Pyrénées-Orientales), Chiesa della Trinità di Prats-Balaguer.



Ignoto (XVIII secolo), Monument du Jeudi Saint, 1756 ca, tempera su tela, senza telaio, 355 x 285 cm (n. 1), 360 x 298 cm (n. 2), 482 x 320 cm (n. 3), 521 x 366 cm (n. 4), Espira-de-Conflent (Francia, PyrĂŠnĂŠes-Orientales), Chiesa di Sainte-Marie.



Bernardo Costa (notizie 1772-1784), Architettura del boccascena sorretta da colonne tortili, Angeli con simboli della Passione e Angeli con cartiglio nel catino soprastante la trabeazione, olio su tela montata su telai lignei fissi, 471,5 x 314 cm (ciascun montante 325 x 157 cm), lunetta 146,6 x 313 cm, Villanova d’’Albenga (Savona), Frazione Ligo, Chiesa di San Bernardo.


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Pittore della Liguria di Ponente (seconda metà del XVII secolo), Sagome della Flagellazione, olio su tela applicata a cartone e a supporto ligneo parzialmente sagomato, Cristo flagellato 159 x 132 cm, Manigoldo 155 x 72 cm. Bernardo Costa (notizie 1772-1784), due quinte architettoniche con figure di soldati, 224,5 x 66 cm ciascuna; due quinte architettoniche con figure (soldato e manigoldo) 193 x 66 cm; soldato e San Pietro 194 x 66 cm; lunetta (cielo con nuvole) 153 x 306 cm; fondale (prospettiva architettonica con arco) 168 x 174 cm. Villanova d’’Albenga, frazione Ligo, Chiesa di San Bernardo.



Giacomo Grandi (Milano 1715 ca, Borgo, Corsica, 1762), “U sepolcru ”, 1758, tecnica mista su lino, telai lignei, 271 x 170 cm, Corte (Corsica), Musée de la Corse.



Pittore della Liguria di Ponente (seconda metĂ XIX secolo), Portale di sepolcro, tempera grassa su tela, 368 x 198 cm (lunetta), 84 x 344 x 179 cm (due elementi verticali), Molini di PrelĂ (Imperia), frazione Canneto Superiore, Chiesa della Visitazione di Maria.


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Miscellanea

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Giuseppe Musso (Laigueglia 1806, Laigueglia 1876) e aiuti, Sepolcro istoriato, teleri con telai lignei fissi dipinti a tempera assemblabili a formare tre piani scenici distinti; sul frontone del boccascena Virtù teologali; architettura del boccascena scandita da statue dei Profeti Maggiori, composta di basamento (3 teleri), alzate destra e sinistra (2 teleri ciascuna), timpano e sottarco (7 teleri), figure delle Virtù teologali a coronamento del frontone (3 sagome), 1421 x 945 cm. Quinte destra e sinistra, due teleri ciascuna con Paesaggi esotici, 590 x 221 cm (con “addizioni ” sagomate 590 x 231 cm e 250 x 269 cm rispettivamente), fondale (6 teleri) con Paesaggio roccioso e nuvoloso, 540 x 602 cm. Laigueglia (Savona) Chiesa di San Matteo.

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Miscellanea



Tommaso Carrega (Porto Maurizio 1739, Porto Maurizio 1821) e Maurizio Carrega (Porto Maurizio 1737, Sanremo post 1819), Deposizione, tempera su cartone, 333 x 260 cm, 1780 ca, Imperia-Porto Maurizio, Oratorio di San Pietro al Parasio.


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Tommaso Carrega (Porto Maurizio 1739, Porto Maurizio 1821) e Maurizio Carrega (Porto Maurizio 1737, Sanremo post 1819), Santa Maria Maddalen gine controfondato su tela vincolata a sostegno in ferro sagomato, 140 x 70 cm; San Giovanni Evangelista, tempera su cartone controfondato su tela, ste


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Miscellanea

na, tempera su cartone in origine controfondato su tela vincolata a sostegno in ferro sagomato, 140 x 70 cm; Maria di Cleofa, tempera su cartone in orieccatura e sostegni posteriori in legno, 186 x 115 cm; 1780 ca, Imperia-Porto Maurizio, Oratorio di San Pietro al Parasio.



Domenico Torrielli (Sassello prima metà del XVIII secolo), Deposizione, secondo quarto del XVIII secolo, olio su sagome lignee; Vergine Maria, 148 x 70 x 2,4 cm; Cristo deposto, 250 x 173 x 2,4 cm; San Giovanni, 163 x 58 x 2,4 cm; Sassello (Savona), Oratorio di San Rocco (dalla basilica dell ’Immacolata Concezione).


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Miscellanea


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Giuseppe Provenzale (notizie 1830-1836), Catafalco, 1831; repositorio, olio su tela su struttura lignea, 66 x 54 x 103 cm; coppia di pannelli, olio su tela, 102 x 128 cm; coppia di pannelli, olio su tela, 153 x 128 cm; Saorge (Alpes-Maritimes), Chiesa di San Salvatore.


Paolo Girolamo Brusco (Savona 1742, Savona 1820) e Raffaello Resio (Savona 1855, Savona 1927), Gloria d’’angeli, post 1805, olio su tel (angelo a destra), 214 x 135 cm (angelo a sinistra), 199 x 215 cm (coppia di angeli bambini), olio su tavola, 78 x 133 cm, 66 x 120 cm


la, composizione di telai lignei sagomati, 560 x 410 cm (ampiezza complessiva), 155 x 187 cm (angeli bambini a destra), 217 x 180 cm m (coppia di putti in volo), Savona, Cattedrale di Nostra Signora Assunta.



Maurizio Carrega (Porto Maurizio 1739, Sanremo post 1821), Apparato delle Quarantore; Angeli in adorazione del Santissimo Sacramento, tempera su tela applicata su telaio ligneo circolare richiudibile ø 245 cm; Cartelame delle Anime purganti, 1791-1792, tempera su tela applicata su telaio in legno richiudibile, 211 x 441 cm; elementi a cartouches, legno sagomato e dipinto a tempera, cornice del tabernacolo 93,5 x 187 cm, coppia di sagome grandi con festone, 69 x 147 cm, coppia di sagome piccole con festone, 66 x 84 cm, coppia di sagome senza festone, 48 x 87 cm; Ceriana (Imperia), Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.


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Miscellanea

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Maurizio Carrega (Porto Maurizio 1739, Sanremo post 1821), dall ’Apparato delle Quarantore, Anime Purganti, cartone sagomato e cm; Figura femminile, 47 x 34 cm; Figura maschile e femminile, 46 x 33 cm; Ceriana (Imperia), Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.


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Miscellanea

dipinto a tempera, Figura maschile, 47 x 35 cm; Figura maschile con capo chinato, 47 x 35 cm; Figura maschile barbuta, 47 x 36


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Miscellanea

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Corno, XX secolo, corno di capra con taglio apicale, 32 x 9 x 3 cm, Mendatica (Imperia), Chiesa dei Santi Nazario e Celso.

Cornetto, XX secolo, corno di capra con taglio apicale, 22 x 4 x 3 cm, Mendatica (Imperia), Chiesa dei Santi Nazario e Celso.

Buccina, XIX secolo, conchiglia con taglio apicale, 11,5 x 30 x 17 cm, Villanova d ’Albenga (Savona), Collezione privata.

Corno di corteccia, corteccia di castagno e legno d ’erica, 93 cm, ø 13 cm, Ceriana (Imperia).


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Miscellnea

Traccola, 1895, legno sagomato, tornito, intagliato, 60,5 x 64 x 48 cm, Savona, Santuario Opere Sociali di Nostra Signora di Misericordia, Palazzo delle Azzarie.


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Miscellanea

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Battola, XVII secolo, legno sagomato, ferro battuto e fuso, 41 x 21 x 7 cm, Villanova d ’Albenga (Savona), frazione Lig


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go, Chiesa di San Bernardo.

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Miscellanea


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Miscellanea

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Battola, XIX secolo, legno sagomato, ferro battuto e fuso, 44 x 29 x 2,5 cm, Mendatica (Imperia), Chiesa dei Santi Nazario e Celso.


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Miscellanea

Crepitacolo, XIX secolo, legno sagomato e intagliato, 19 x 40 x 12 cm, Savona, Santuario Opere Sociali di Nostra Signora di Misericordia, Palazzo delle Azzarie.

Crepitacolo, XIX secolo, legno sagomato e intagliato, 18,5 x 29 x 8,5 cm, Savona, Santuario Opere Sociali di Nostra Signora di Misericordia, Palazzo delle Azzarie.

Crepitacolo, XIX secolo, legno sagomato e intagliato, 25,5 x 30 x 5,5 cm, Villanova d ’Albenga (Savona).


“... La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli...” (Marcel Proust)


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