Apitalia 1-2/2021

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVI • n. 1-2 • Gennaio-Febbraio 2021 •- 711 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

UN FUTURO SALVA API





EDITORIALE

UN FUTURO PER L’APE

CRESCE LA VOGLIA DI ALVEARI DA PARTE DEGLI AGRICOLTORI

OLTRE I CONFLITTI LA COLLABORAZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ

C’

era un tempo in cui tutte le famiglie rurali e le aziende agricole ospitavano alveari. Poi è arrivata l’epoca in cui i nuovi modelli produttivi hanno ridotto la presenza di api nelle campagne. Con l’avvento della chimica si è visto che non sempre era possibile colpire l’insetto dannoso salvaguardando quello necessario all’impollinazione. Il fondo lo si è toccato con l’impiego, spesso maldestro, di insetticidi insidiosi come i neonicotinoidi. E questo è il tempo più recente, nel quale i rapporti tra apicoltori e agricoltori si sono esasperati. Con il risultato che oggi l’apicoltura, da attività agricola che era, è diventata strumento di campagne ambientaliste che annunciano la prossima estinzione dell’ape e dei suoi allevatori. Dicotomia che non ha ragion d’essere: le pagine che Apitalia dedica alle novità emergenti in Europa, dimostrano invece che l’apicoltura cresce dappertutto e viene sempre più considerata per la sua valenza strategica: garantire la transizione verso processi produttivi sostenibili anche in agricoltura. Nel futuro del comparto primario e della nuova PAC (la politica agricola europea), ci sarà dunque maggior bisogno di api; e noi dobbiamo prepararci a garantire agli agricoltori un servizio di impollinazione capillare ed efficace, che produca crediti di sostenibilità e benefici reciproci. È lungo questa strada che diventeremo parte attiva di un processo capace di produrre più cibo, salvaguardando e valorizzando le nostre api come il miglior fattore di produttività rispettosa della biodiversità. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 711 | 1-2/2021 | gli articoli 5 EDITORIALE Un futuro per l’ape

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Raffaele Cirone

10 PRIMO PIANO L’ape di Ponza

Massimo Marcolini

14 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Verso la ripartenza

Alberto Guernier

17 AGENDA LAVORI. NORD Chi più spende meglio spende

Maurizio Ghezzi

21 AGENDA LAVORI. NORD-EST Le api vanno avanti 24 AGENDA LAVORI. SUD L’apicoltura mutante

38

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Giacomo Perretta Santo Panzera

28 AGENDA LAVORI. SUD E ISOLE Un clima avverso

Vincenzo Stampa

38 ESPERIENZE Via d’uscita con l’arnia Langstroth

Alessandro Tettamanti

36 AGROAMBIENTE Piano di protezione per api e impollinatori

Vincenzo Lenucci

43 ATTUALITÀ Il punto sui neonicotinoidi

Alessandro Pantano

45 ATTUALITÀ Dietrofront della Francia sui neonicotinoidi

Angelo Di Mambro

47 PATOLOGIA APISTICA Aethina tumida

Santo Panzera

54 FLORA APISTICA I pollini di emergenza

Giancarlo Ricciardelli D’Albore


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Lo schizzo a china di un “reporter” del tardo ‘700 giapponese, ha colto il lavorio delle api e delle persone che animano una piccola comunità rurale: il reperto, giunto fino a noi, diventa un’opera artistica meritevole di essere ammirata e collezionata da ciascun apicoltore. È come avere il privilegio di entrare a far parte di quel momento, di quella gente, di quella civiltà. Ambienti, valori, tradizioni, bellezze che oggi sono patrimonio di tutti. Quindi anche nostro.

abbonamenti: quanto costano

hanno collaborato a questo numero

1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: varia per area geografica, richiedere preventivo

Giuseppe Lega, Massimo Marcolini, Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Alessandro Tettamanti, Vincenzo Lenucci, Alessandro Pantano, Angelo Di Mambro, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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FOTO DEL MESE

IL CALENDARIO 2021 Siamo davanti a quella che indubbiamente si presenta come un’opera artistica meritevole di essere ammirata e collezionata da ciascun apicoltore. L’autore, ancora una volta, ci stupisce facendo rivivere una scena del tardo ‘700 nel Sol Levante: un “reporter” d’altri tempi ha colto il fermento di una comunità rurale intenta in incombenze quotidiane. Elementi recuperati, fatti risplendere di colori e di ritmo: valori, tradizioni, bellezze che oggi sono patrimonio di tutti. Quindi anche nostro. Il soggetto scelto per il calendario di quest’anno viene da una antica stampa giapponese in xilografia e riprodotto in bianco e nero su due pagine di un libro di apicoltura risalente al 1799, dal titolo “Apicoltura a Kumano”: località del Giappone, oggi Patrimonio Unesco, Kumano potrebbe quindi tranquillamente essere gemellata con una delle nostre “città del miele” poiché risulta che l’apicoltura fosse l’attività principale degli abitanti del posto. Dal dipinto originale apprendiamo che a quel tempo le api in Giappone venivano ospitate in grandi parallelepipedi di legno e in barili riadattati ad alveari; avevo notato una trentina di anni fa questo soggetto su una rivista apistica tedesca, mi era piaciuto e l’avevo archiviato. Quest’anno ho deciso di ritornare sull’argomento. Essendo stampato su due pagine affiancate, l’intero soggetto ha forma orizzontale mentre per il dipinto deve avere la ormai consolidata forma quadrata; ho quindi dovuto tagliare e spostare a destra la parte superiore del soggetto, aggiungere una capanna in alto e la donna col bimbo nello zaino in basso, avendo così tutti i soggetti in un territorio dal perimetro quadrato. La donna col bambino nello zaino non figura nella immagine ricevuta ultimamente, mentre era nel disegno sulla rivista tedesca, l’ho quindi utilizzata per farla dialogare con la signora in rosa e migliorare la scena. Poiché le api raffigurate in alto a destra nell’originale erano bruttine, (vedi la riproduzione in basso) le ho sostituite col monte Fuji che è sempre presente nei dipinti giapponesi, ma soprattutto ho dovuto inventare i colori, basandomi su quelli di illustrazioni trovate in libri dedicati espressamente all’arte giapponese di quel periodo. Giuseppe Lega 1-2/2021 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO

L’APE DI PONZA

ORDINANZA DEL SINDACO DELL’ISOLA CON PARERI CONTRARI DA TUTTA ITALIA di Massimo Marcolini

Foto Pixabay/resolfa

U

n’operazione preparata con molta discrezione e resa nota giusto all’inizio dell’anno: non a caso porta il protocollo numero 1 del registro delle Ordinanze del Comune di Ponza, nota isola dell’Arcipelago Pontino, in provincia di Latina. Il titolo del provvedimento, ad una prima lettura, non dice niente di allarmante: “Disposizioni in materia di apicoltura nel territorio dell’Isola di Ponza”. E il Sindaco che la firma il 20 gennaio 2021, prof. Ferraiuolo Francesco, è di quelle persone che godono della stima della popolazione locale e non farebbero male a una mosca. In un primo momento, dunque, questo intervento sembra volto alla salvaguardia della ”biodiversità delle specie apistiche”. Se non fosse che nelle premesse, però, si fa riferimento soltanto all’esigenza di conservare e selezionare (?) l’Apis mellifera, senza dunque alcun riferimento alla sottospecie notoriamente diffusa nella gran parte del nostro Paese e conosciuta come “ape

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italiana”, cioè Apis mellifera, della subspecie autoctona Ligustica, il cui patrimonio genetico è gravemente minacciato dai processi di ibridazione e per la cui conservazione e tutela è da farsi riferimento alla legge n. 313/2004, recante “Disciplina dell’Apicoltura”. Qualcosa dunque non quadra e più di una Associazione apistica operante sul territorio laziale comincia a diffidare di questa operazione fino al punto di manifestare la propria contrarietà. Ed è esattamente quello che ci è parso necessario fare, come AAREP-Associazione Apicoltori di Roma e Provincia, manifestando la nostra preoccupazione in primo luogo alla Regione Lazio, nella persona dell’Assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali, Dr.ssa Enrica Onorati, cui abbiamo inviato una nota dettagliata con relativa richiesta d’intervento e chiarimento, nell’interesse degli apicoltori che rappresentiamo, ma anche di tutti i colleghi di qualunque orientamento organizzativo, che condividono con noi la volontà di fare

ASSOCIAZIONI MOBILITATE: EVITARE DANNI ALLA BIODIVERSITÀ chiarezza in materia di api ibride e di evitare danni al patrimonio genetico delle api autoctone. Non è un caso, infatti, che proprio un anno fa l’Agenzia regionale di Sviluppo Agricolo aveva avviato l’ambizioso progetto “Caratterizzazione genetica e morfologica dell’Apis mellifera Ligustica del Lazio” con il coinvolgimento di tutte le realtà associative della regione proprio per indagare lo stato di conservazione della ligustica (ora iscritta nel Registro Volontario Regionale previsto dalla L. 15/2000 per la salvaguardia delle biodiversità locale detenuto dall’ARSIAL) sul nostro territorio e costituire nuclei di riproduzione per la diffusione delle famiglie


maggiormente rispondenti al genotipo originario. Un progetto di grande rilievo, tanto che è stato finanziato con i fondi del PSR 2014-2020, Tipologia di Operazione 10.2.1 che appunto eroga risorse per la salvaguardia della biodiversità. Allo stesso tempo, inoltre, abbiamo ricordato all’Assessore, la regione attraverso lo strumento OCM miele (il Regolamento 1308/2013 e i sottoprogetti regionali) finanzia l’acquisto esclusivamente di regine della nostra ape italiana certificata. Iniziative che hanno il loro valore tanto nel Lazio, come nelle altre regioni che non hanno la fortuna di aver adottato la legge dell’Emilia Romagna - su iniziativa delle Associazioni del territorio e con l’autorevole supporto della nostra Organizzazione nazionale di riferimento (FAI-Federazione Apicoltori Italiani) - con un provvedimento legislativo di tutela e salvaguardia dell’Ape Ligustica, vietando l’in-

troduzione, l’insediamento e l’allevamento sul territorio regionale di sottospecie o ibridi diversi dall’ape italiana, che con grande facilità vengono importate ogni anno in migliaia di soggetti (in parte in modo irregolare), appartenenti a ceppi di api provenienti da altri paesi europei e non solo, che sono causa di un processo di inquinamento genetico che sta mettendo in forte rischio la conservazione delle nostre popolazioni autoctone. Oltre alla FAI-Federazione Apicoltori Italiani, da sempre impegnata su questo fronte, anche come Centro di Riferimento Tecnico per la Tutela e Salvaguardia dell’Ape Italiana per conto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, anche l’ISPRA, nel documento “L’Apis mellifera subsp. Ligustica come risorsa genetica da tutelare” concorda nell’affermare che “Le principali minacce sono rappresentate dall’importazione di api regine alloctone che causano

erosione del genoma e delle caratteristiche di pregio e purezza della sottospecie ligustica”. Non potevamo rimanere dunque indifferenti dinanzi all’espressa volontà del Sindaco di Ponza - probabilmente ignaro di quello che si potrebbe verificare a seguito del proprio intervento - di salvaguardare genericamente l’ape mellifera: cosa che appare un’enorme breccia che lascerebbe ammettere qualunque delle sottospecie di mellifera esistenti, con grave nocumento anche per la regione stessa. Ci sarà una ragione, del resto, se la conservazione delle razze locali è auspicata persino dall’Unione Europea che nel Marzo 2018 attraverso il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione P8_TAPROV (2018)0057 in cui, tra gli altri aspetti, fa espressa richiesta di adottare “strumenti, anche legislativi, per la tutela delle popolazioni locali di api. (art. 20, 22, 23 e 31), invitando gli Stati membri e le re1-2/2021 | Apitalia | 11


PRIMO PIANO gioni a proteggere con ogni mezzo le specie locali e regionali di api mellifere (ceppi dell’Apis mellifera) dall’espansione indesiderata di specie esotiche naturalizzate o invasive … sottolineando, a tal proposito, l’importanza di sviluppare strategie di allevamento volte ad aumentare la frequenza di tratti utili nelle popolazioni di api locali …”. Nell’ordinanza del Sindaco di Ponza (LT), invece, la citazione dell’articolo 1 della legge nazionale 24 dicembre 2004, n. 313 Disciplina dell’apicoltura - appare fin troppo ambigua e risulta persino forviante della volontà che, a nostro avviso in buona fede, il Sindaco manifesta con questa sua Ordinanza. Viene riportata infatti soltanto la prima parte del comma 1 del primo articolo della legge nazionale, omettendo “…con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine. Quella che potrebbe sembrare, quindi, una grossolana dimenticanza evidenzia invece la chiara intenzione di importare sul territorio isolano un progetto di miglioramento svincolato completamente da ogni cautela o accortezza finalizzate alla salvaguardia della nostra ape italiana. La citazione di un’Ape “mellifera ponziana” lascia inoltre completamente interdetti per il fatto che di una tale forma genetica non vi è traccia in bibliografia e la stessa ARSIAL, nella presentazione del proprio progetto, ha riportato che anche sulle isole, Ponza compresa, non sembrano 12 | Apitalia | 1-2/2021

essere presenti forme autoctone diverse. Mentre la legge 313/2004 prevede, inoltre, che “Per la difesa dell’ambiente e delle produzioni agroforestali … adotta … un documento programmatico contenente gli indirizzi … r) salvaguardia e selezione in purezza dell’ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) … e incentivazione dell’impiego di api italiane con provenienza da centri di selezione apistica…”. Tra le argomentazioni che abbiamo ritenuto di sottolineare, a sostegno della nostra azione, c’è poi quella relativa alla salvaguardia della sottospecie ligustica che passa anche attraverso il suo inserimento nell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, contemplando razze realmente soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica iscritte nei libri genealogici e nei registri anagrafici (dm 23 dicembre 2020 n. 9397041 Allegato 2, n. 237) e non ibridi interrazziali i cui allevatori avrebbero la pretesa di far diventare materiale genetico esclusivo per gli apicoltori di tutta Italia. L’iniziativa del Comune di Ponza sembra pertanto in netta contraddizione con il quadro di riferimento nel quale si muove l’apicoltura regionale e quella nazionale, costituendo un grave pericolo per la conservazione del patrimonio genetico di Apis mellifera ligustica autoctona ed il conseguente danno per tutto il mondo agricolo rappresentato dagli apicoltori ma anche di tutti gli agricoltori che del servizio di impollinazione si

giovano con le loro coltivazioni. Ecco il perché della nostra contrarietà al provvedimento e la richiesta di un urgente incontro con le Autorità competenti finalizzato ad inquadrare l’atto comunale nel contesto della salvaguardia dell’apicoltura regionale ed evitare che esso rappresenti un grave precedente che possa diffondersi in altri contesti della nostra regione, vanificando ogni sforzo, anche finanziario messo storicamente in campo dai Ministeri competenti, dalla nostra Organizzazione nazionale dalla stessa regione, dalle associazioni, da comuni ed enti parco e da quegli apicoltori che, con grande fatica e sforzo economico da sempre garantiscono la conservazione dell’ape italiana. E pensare che la riproduzione in purezza della ligustica, per la quale è necessario garantire un isolamento della popolazione in riproduzione, farebbe di Ponza, in quanto isola, il luogo elettivo per un tale intervento, difficile da realizzare in altri contesti. Magari collaborando con l’ARSIAL per progetto di ricognizione e riproduzione dei nuclei aventi le caratteristiche genetiche al meglio conservate. Va al Sindaco di Ponza, quindi, l’appello a rivedere il proprio atto e a mettersi a disposizione di tutto il mondo apistico per dare un fattivo contributo a quello che, forse scritto o suggerito male, era il proprio intervento a favore e non contro la salvaguardia della biodiversità. Massimo Marcolini Presidente AAREP Associazione Apicoltori Roma e Provincia


apicoltura famiglia tettamanti

APICOLTURA FAMIGLIA TETTAMANTI

Apicoltura Tettamanti-Api regine e nuclei

22029 UGGIATE TREVANO (CO) VIA SAN GOTTARDO 5b

+39 031944335

tettamantiapicoltura@virgilio.it

da 4 generazioni con le api e gli apicoltori


AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

VERSO LA RIPARTENZA

RIPENSIAMO I PROCESSI PRODUTTIVI di Alberto Guernier

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questi di telefonate fra apicoltori, che sempre più faticano a vedersi e a scambiarsi opinioni; le sedi associative sono chiuse per emergenza sanitaria; tutti chi più chi meno, ci si lamenta di aver perso api, di aver api piccole, di avere alti costi di produzione e di subire concorrenza

PIANIFICARE SULLA BASE DEI DATI

Foto Alberto Giuernier

uello che stiamo vivendo apisticamente e non, è un periodo storico di transizione. Capire e riflettere su questo dato, è immensamente importante. È possibile immaginare, che sia in questi periodi, appunto caratterizzati dal susseguirsi di cambiamenti, e sopratutto badate bene, da situazioni critiche di lunga durata che non sembra trovino soluzioni immediate, se non che gli esseri viventi si adegueranno con una sorta di “ingegno” modificandosi profondamente. La storia e la preistoria, insegnano però, che non tutti ce la fanno... Dobbiamo tenere duro, spremerci le meningi e combattere, a costo di uscire dagli schemi. Siamo ancora in una stagione relativamente tranquilla, tante volte in tante “righe” passate, ho espresso la necessità professionale di rivedere costantemente il nostro modo di lavorare; ribadisco ora, che lamentarsi non sarà sufficiente ad evitare il rischio di una nostra estinzione. La stagione produttiva, che sembra, qui al nord ancora lontana, arriverà invece in un soffio, adesso siamo ancora in tempo per riflettere e capire cosa ancora non abbiamo provato per risolvere certi problemi, e cosa non ha funzionato. Sono mesi


sleale. Credo, mai come in questi anni sia da mettere al centro dei nostri pensieri, che l’ape si ammala e non esiste cura (farmacologica). Tutto il nostro lavoro sanitario di allevatori consiste nella prevenzione delle malattie! Dobbiamo mettere in conto di provare a stravolgere alcuni ordini “prestabiliti”, sono giorni questi in cui dobbiamo chiarirci le idee. Insomma: mettere “bianco su nero” i punti critici e trovare loro una strada nuova, una sorta di HACCP, un minimo di linea guida su cui impostare il nostro lavoro, ed è da fare adesso, con il polso delle famiglie rimaste e del loro stato sanitario. Questo ci consentirà anche di

rinunciare a quegli spostamenti verso postazioni che non rendono giustizia alla fatica fatta per arrivarci. E poi i conti... lavorare senza ricorrere ad un minimo di matematica, non lascia scampo al fallimento! Chi ha una buona conoscenza e padronanza informatica, non avrà certo difficoltà nel creare delle tabelle usando i vari programmi (es. Excel o altri, ne esistono versioni gratuite per privati, alcune applicazioni utilizzabili anche da smartphone), allo stesso modo, si può procedere alla vecchia maniera, carta e penna... l’importante è predisporre un sistema adesso, affinché una volta ripartita la stagione, si possa con poca fatica aggior-

nare in tempo reale (evitando di dimenticarsi) i dati che ci interessa analizzare. Possiamo anche parallelamente pensare, se ancora non l’abbiamo fatto, di dotarci anche di una o più bilance; da esse riusciremo a trarre utili dati per valutare obiettivamente l’andamento stagionale e l’incidenza delle nutrizioni. In una sorta di piramide virtuale, alla fine dovremo inserire i risultati che più hanno contribuito alle perdite (analogamente procederemo con i profitti), in ordine di importanza (valore matematico). A questi dati, affiancheremo note e considerazioni, utili a focalizzare singolarmente delle operazioni mirate a correggere il tiro.

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AGENDA LAVO RI. NORD-OVEST

Abbiamo un po’ di tempo adesso per predisporre anche questo, tra un ultimo sublimato e una busta di candito... Ricordate che occorrono dati veri e certi, che andranno a formare uno “storico” utile anche per le scelte future del prossimo anno. Alcuni dati possono essere già estrapolati dalle fatture dell’anno precedente, in modo da poter predisporre anche degli obiettivi. Molti apicoltori, sono purtroppo scettici e anche di conseguenza poco propensi a queste pratiche, che comunque una volta avviate,

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risultano piuttosto facili da mantenere, il mio consiglio, è quello di farsi aiutare, magari da qualche studente, che ha sicuramente una buona pratica di questi metodi. Il semplice fatto che un’attività non stia fallendo, non significa che stia facendo il meglio possibile. Il mio consiglio è quello, di non cedere alla tentazione di ingolfare l’acerbo sistema creato con la ricerca e l’inserimento certosino di dati irrilevanti (per adesso) inseriamo solo quei dati che riteniamo utili, dobbiamo cre-

dere a cosa stiamo creando, altrimenti sarebbe tempo sprecato. Potreste rimanere stupiti dalle considerazioni che in seguito sarete in grado di fare; potrebbe essere questa continua valutazione di cosa stiamo facendo, dati alla mano, ad accompagnarci professionalmente verso un profondo cambiamento, facendoci trovare soluzioni operative all’altezza della situazione. Tra le varie “scoperte” che si possono fare, solo per fare alcuni esempi, ci potrebbero essere, a seconda delle peculiarità di ogni azienda: • la convenienza di acquistare nuclei piuttosto che dedicarsi alla loro produzione, oppure il contrario; • stessa cosa per celle e regine, candito e sciroppi; • stesse considerazioni su attrezzature e mezzi; • convenienza di usufruire di mano d’opera stagionale; • utilità o meno di effettuare spo stamenti. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

CHI PIÙ SPENDE MEGLIO SPENDE

INVESTIMENTO E CURA DEL LEGNO DI QUALITÀ di Maurizio Ghezzi

IMPREGNARE, FIAMMEGGIARE,

Foto www.miasorellavolaconleapi.it

RIVERNICIARE

S

appiamo bene quanto poco auspicabile sia la ripetizione di un inverno come quello passato, caratterizzato da temperature quasi costantemente primaverili e, conseguentemente, da continua presenza di covata negli alveari. Questa condizione climatica ha favorito lo sviluppo delle varroe facendo sì che l’anno appena trascorso sia stato, un po’ ovunque, disastroso per quanto riguarda controllo e contenimento

dell’infestazione dei nostri alveari da parte di questo terribile parassita e dalle conseguenti sovrainfezioni virali ad essa connesse. L’arrivo di gennaio ha aperto le porte al vero inverno e speriamo che freddo e neve non disertino il loro usuale appuntamento per la stagione apistica appena cominciata. Il guardiano delle api può permettersi giornate relativamente tranquille, senza però scordarsi di buttare sempre un occhio all’apiario. Se ci saranno ancora nevicate, è opportuno rimuovere la neve dall’ingresso degli alveari poiché essa è permeabile ai gas, ma se dovesse ghiacciare potrebbe alterare il corretto ricambio d’aria all’interno dei nidi. Le giornate iniziano progressivamente e costantemente ad allungarsi, mentre fra gli arbusti fanno il loro debutto le fioriture del nocciolo: le famiglie all’interno delle loro casette continuano, fortunatamente, a proteggersi dal freddo consumando pian piano le loro riserve alimentari. In questa ideale condizione il peso dell’alveare diminuisce in media di 500/1000 grammi al mese. 1-2/2021 | Apitalia | 17


Controlliamo che le arnie non diventino troppo leggere, in caso contrario non esitiamo a somministrare del candito: sarà molto gradito alle nostre amichette e ci aiuterà a non lasciar morire di fame le preziose famiglie che custodiamo. Un pochino più tardi, nelle zone maggiormente a nord, all’interno del nido riprenderà l’attività di cova da parte della regina. Le giornate più lunghe e la maggior intensità di luce, che riuscirà a passare all’interno dell’alveare introducendosi dalla porticina di volo, stimoleranno le api a consumare una più grande quantità di miele e di polline e a produrre più pappa reale per sostenere la regina nella sua attività di cova. In una bella e tiepida giornata potremmo provare a rimuovere il tetto dell’arnia e a posare la nostra mano sul coprifavo e se avvertissimo un piacevole tepore, cosa sicuramente molto auspicabile, sarà il segno certo che ci troviamo alla presenza di una famiglia forte e vigorosa. 18 | Apitalia | 1-2/2021

Se altro tempo ne rimane non sprechiamolo, utilizziamolo per far pulizia intorno ai nostri alveari rimuovendo rovi e sterpaglie che impediscono alle api di aver un buon ricambio d’aria all’interno del nido e a noi di avere un comodo passaggio da utilizzare per posare e rimuovere i melari quando sarà giunta l’ora. Come sostiene un vecchio e saggio detto: “là dove il carretto non passerà sarà la schiena dell’apicoltore che soffrirà”, permettetemi, a questo proposito, un consiglio da anziano e consumato ortopedico: lavoriamo sempre utilizzando un corsetto semirigido, quando si è giovani le fatiche non si sentono, ma quando i primi capelli iniziano a ingrigire la nostra colonna vertebrale ci rinfaccerà tutte le fatiche a cui l’abbiamo sottoposta nell’arco degli anni! Anche se le arnie sono ancora discretamente pesanti, segno che in esse sono presenti delle buone riserve di cibo, preferisco sempre somministrare del candito: sarà sicuramente cosa gradita che per-

Foto Artisans De La Ruche

AGENDA LAVORI. NORD

metterà alle mie apette di risparmiare consumo di miele e polline immagazzinato che diventerà una preziosa riserva sul finire di marzo e a inizio aprile in caso di lunghe e abbondanti piogge. L’apicoltore fa ancora bene a dedicarsi alle attività di magazzino: riparare le vecchie arnie, pulirle, riverniciarle piuttosto che proteggerle con impregnante a base di olio di lino cotto secondo le proprie abitudini e preferenze. Ricordiamoci che non esistono prodotti miracolosi che possano regalare protezione ad un legno di cattiva qualità, mentre se abbiamo arnie costruite con buon legno esse resisteranno negli anni; questo è il motivo per cui non bisogna mai lesinare sulla qualità del materiale che acquistiamo perché in questo caso vale proprio la regola del “chi più spende meglio spende”. Approfittiamo anche di queste giornate non solo per ridipingere le vecchie arnie, ma anche per disinfettarle e, a mio avviso, una più che soddisfacente disinfezione la possiamo ottenere semplicemen-


te passando a fiamma l’interno della cassa con l’utilizzo di un cannello per fiammeggiare. Occorrerà “flambare” bene l’interno fino a che non vedremo il legno divenire di colore bruno così avremo la certezza di aver eliminato la quasi totalità dei germi che in esso si annidano, ricordiamo, infatti, che le spore della peste resistono fino alla temperatura di 140 °C. Se invece possediamo delle arnie di plastica, occorrerà lavarle all’interno con della soda caustica, non prima di aver indossato tutte le protezioni necessarie al fine di proteggere i nostri occhi e il nostro corpo. Ora, infine, è il periodo opportuno per acquistare il materiale

necessario cominciando proprio dalle arnie, ricordando che le api nel bene e nel male si adattano a qualsiasi tipo di spazio per cui saremo noi a dover scegliere il tipo di arnia più consono al modello d’apicoltura che abbiamo deciso d’intraprendere. Oltre ai modelli tradizionali, ampiamente collaudati e standardizzati (DadantBlatt e Langstroth, con il corpo nido separato dal melario), sentirete parlare dell’arnia orizzontale (keniana) a venti telai, che permette di allevare con discreta semplicità le nostre api, anche se rende un po’ complicata la raccolta del miele; volendo permettere all’ape di crescere come farebbe in natura, ossia sviluppando

la colonia dall’alto verso il basso, ci si potrà dirigere verso un’arnia modello Warré (migliorata), che rende più semplice la raccolta del miele senza dotarsi di un banco per disopercolare e nemmeno di una centrifuga. Nel frattempo, così come le nostre apette, inizieremo a intravvedere l’avvicinarsi di una prossima primavera che presto verrà a bussare alle porte, è giunto il momento di sintonizzarci al meglio sulle frequenze dei nostri alveari per sostenere nel migliore dei modi le nostre guerriere rombanti nel momento della piena ripresa della loro attività. Maurizio Ghezzi

039.2873401 1-2/2021 | Apitalia | 19



AGENDA LAVORI. NORD-EST

LE API VANNO AVANTI

VISITE CON CAUTELA, RISCHIO RITORNI DI FREDDO di Giacomo Perretta

ECCO LA LISTA DEI CONTROLLI

di deposizione; il nostro compito, per il momento, è quello di verificare le quantità di scorte ed eventualmente aggiungerne. È ancora da consigliare, in questo periodo, il candito; una volta accertata che la quantità di scorte siano sufficienti ricoprite e disturbate il meno possibile. Nel nostro NordEst possono esserci giornate tiepide molto favorevoli per le osservazioni all’interno dell’alveare, ma gli interventi devono essere prima “pensati” e poi con sveltezza e attenzione effettuati. Tenete sempre

Foto Giovanni Campus

NON RINVIABILI

I

l primo augurio, per quest’anno, è quello che gli apicoltori rispondano con ottimismo senza lasciarsi vincere dallo sconforto della pandemia: la vita continua e, parafrasando un vecchio adagio teatrale, “the beekeeping must go on”, l’apicoltura deve continuare. Le giornate cominciano ad allungarsi e, con la dovuta attenzione, potremo controllare l’interno dell’alveare. Ci accorgeremo che la regina ha iniziato la covata con più regolarità e maggior quantità

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accanto, un cassettino di polistirolo per ogni eventualità, ad esempio se dovete togliere qualche telaino oppure solo appoggiarlo, in quest’ultimo caso eviteremo di far raffreddare troppo il favo che una volta reintrodotto le api dovranno riportare alla giusta temperatura, il che le costringerà ad un grande dispendio di energie. In questo periodo, inoltre, è importante iniziare a organizzare le attività di ristrutturazione e organizzazione dell’apiario, come del magazzino, evitando di rimandare attività che in primavera ci distotere alla regina di passare e deglierebbero dai problemi principali. porre sul melario. Ecco una lista di controllo, in 5 Pulire dalla propoli gli appoggi modo da non dimenticare quandelle orecchiette dei telaini, poto si deve fare e cosa è necessario trebbero tenere il longherone controllare per trovarci pronti alla più vicino al coprifavo compropartenza. mettendo lo spazio d’ape, con il rischio di far attaccare con la proLAVORI IN MAGAZZINO poli-cera il coprifavo ai telaini. 1 Controllare l’efficienza di even- Questi sono semplicemente dei tuali telaini, armatura in acciaio, suggerimenti, sono sicuro che pulizia e solidità. ci siano tantissime altre azioni 2 Verificare lo stato delle arnie, che voi avete aggiunto a queste. verniciatura e tetti, chiusura dei La conduzione dell’apiario o del coprifavi i quali a volte si de- magazzino appartengono alla geformano a causa dell’umidità, stione generale, ogni apicoltore lasciando entrare nel nido non ha un metodo di lavoro e una sua solo api che non sono della fa- tecnica, l’importante è fare quanmiglia ma anche altri insetti. to è necessario sia per il benessere 3 Controllare lo stato di efficienza delle api sia per l’efficienza della della rete di fondo, è molto im- conduzione. portante per non avere altri accessi L’inizio dell’anno costituisce in che quelli controllati dalle api. genere un periodo continuativo, 4 Controllare gli escludiregina, i un mese di “60 giorni” potremmo quali debbono essere calibra- dire. Le api non hanno un tempo ti con molta precisione: anche calendariale come il nostro, il loro piccole variazioni possono esse- tempo appartiene alla natura e si re importanti, un allargamento adatta al cambio delle stagioni. di pochi decimi di millimetro Purtroppo, il cambio di stagione è può fare la differenza e permet- spesso alterato da “eventi”, sempre 22 | Apitalia | 1-2/2021

Foto www.lastupina.ro

AGENDA LAVO RI. NORD-EST

più imprevedibili, questi differiscono dal “cambiamento climatico” sebbene siano collegati. Gli eventi climatici causano variazioni atmosferiche improvvise in tempi e zone limitate, mentre in zone dove esiste una condizione che già portava fenomeni estremi (tifoni, monsoni, tornadi, siccità e trombe d’aria) il “cambiamento climatico” ha di fatto inasprito sia la loro violenza sia la loro durata. Ci troviamo dinanzi ad un aumento della temperatura media sul nostro pianeta, la quale è la causa di questi eventi sempre più violenti. Voglio ricordare che in Veneto (come in altre Regioni) si sono abbattuti tifoni che hanno sradicato letteralmente intere montagne di alberi, circa 300mila. Non è difficile immaginare cosa è successo all’apicoltura, la distruzione di migliaia di alveari hanno messo in crisi il settore in vaste zone regionali. In ogni caso dobbiamo convivere con questo problema. Nel frattempo, la covata comincia a svilupparsi, alcune giornate possono essere più tiepide e approfittan-


Modulo d’ordine Sigilli

do di queste temperature sarà bene approfondire il controllo del nido. Lo sviluppo delle api sarà più rapido, anche se le colonie sembrano procedere quasi con prudenza, come se sapessero (o forse lo sanno) che questo tempo è pericoloso e un colpo di freddo può mettere in pericolo la covata. Può capitare dunque che per qualche giorno le temperature si siano alzate, il polline in questo periodo non manca e la deposizione delle api sarà stimolata: che cosa dobbiamo controllare? L’unica cosa importante, in questo periodo, è il rapporto tra api e favi: è facile che la regina stimolata dalle temperature in rialzo e dal polline in entrata deponga su più telaini e, qualora arrivasse un periodo di freddo e il numero di api non fosse sufficiente a coprire tutta la covata, quella più esterna sarebbe destinata a morire di freddo. La soluzione è quella di stringere, ecco perché ai primi tepori è necessario osservare bene il nido e intervenire. Ridurre la cubatura del nido è molto più utile in questo periodo che in inverno, le api infatti in questo periodo diminuiscono soprattutto a causa del faticoso trascorso invernale: in conclusione il rapporto tra api che nascono e api che muoiono è negativo. In realtà è tra la fine dell’inverno e l’inizio di primavera che la regina dovrà dare il massimo garantendo una esplosione di covata. È in questa direzione che dobbiamo portare, via via, i nostri alveari. Giacomo Perretta

NOME ................................................................................................ ................................................................................................ INIDIRIZZO ................................................................................................ CAP ................................................................................................ LOCALITÀ ................................................................................................ PROVINCIA ................................................................................................ TEL./CELL ................................................................................................ CODICE FISCALE ................................................................................................ PARTITA IVA ................................................................................................ N° ALVEARI ................................................................................................ COD. UNIVOCO ................................................................................................ PEC ................................................................................................

ORDINO

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formato STANDARD (1.000 pezzi), Euro 32,50 + IVA

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Compilare chiaramente e inviare alla: FAI-FEDERAZIONE APICOLTORI ITALIANI Corso Vittorio Emanuele II, 101 Email commerciale@faiapicoltura.biz

Autorizzo l’utilizzo dei miei dati personali ai sensi dell’art. 10 della legge n. 197/03 (Tutela della Privacy) e acconsento al loro trattamento per il perseguimento degli scopi statutari della FAI-Federazione Apicoltori Italiani. SI NO

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AGENDA LAVORI. SUD

L’APICOLTURA MUTANTE

UN SETTORE TRASFIGURATO DALLE CRESCENTI AVVERSITÀ di Santo Panzera

S

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pate ed in buona salute, non sono stati riempiti di miele. Non è certamente andata meglio agli apicoltori che, “fiutando” una primavera di scarsi raccolti, hanno indirizzato le proprie energie verso la produzione di sciami, allo scopo di recuperare le perdite di famiglie degli anni precedenti e ripristinare il proprio patrimonio apistico : frequenti sono stati i mancati rientri delle regine fecondate oppure, una volta rientrate ed aver avviato la deposizione, in molti casi, le stesse regine si sono rivelate poco performanti alle api

RISANARE IL RAPPORTO TRA AGROECOSISTEMA E APICOLTURA

Foto Francesco Oliverio

e nei mesi precedenti abbiamo provveduto ad un buon invernamento delle nostre famiglie di api, dobbiamo lasciare le stesse tranquille a rimanere in glomere nelle giornate fredde e piovose ed a sciogliere il glomere nelle giornate di pallido sole, in cui la temperatura più elevata consente alle bottinatrici spericolate di avventurarsi sulle fioriture di acetosella gialla (Oxalis pes-caprae) (foto sotto) e senape (Sinapis arvensis) per attingere nettare e polline. In questo periodo dobbiamo cogliere l’opportunità di abbandonarci agli ultimi momenti di riflessione e brevi resoconti sulle annate trascorse, che ci siamo lasciati alle spalle con pochi rimpianti, dati i deludenti risultati produttivi conseguiti, nonostante le sempre maggiori energie profuse in apiario. A ben guardare, le nostre api erano uscite dallo scorso inverno, alquanto mite, con un eccessivo carico di varroe, legato alla scarsa efficacia dei trattamenti acaricidi, causa la presenza costante di covata; in primavera, a causa dei ritorni di freddo, di piogge e vento insistenti, le fioriture di sulla ed agrumi si sono rivelate, in linea generale, scarsamente produttive, con melari che, pur sovrapposti a famiglie in apparenza ben svilup-


degli sciami, inducendole ad edificare celle di sostituzione. Al cessare delle fioriture primaverili, alquanto povere di nettare, le famiglie di api si sono ridotte sensibilmente in quanto hanno manifestato anzitempo i nefasti effetti dell’eccessivo carico di varroe, con virosi conclamate, a causa della scarsa efficacia dei pur ripetuti ed accurati trattamenti invernali legata al mancato blocco di covata per la mitezza dell’inverno. Anche chi ha puntato, speranzoso, ai raccolti autunnali di eucalipto settembrino ed inula viscosa ha visto puntualmente deluse le proprie attese ed aspettative in quanto le famiglie, già in difficoltà in primavera, sono uscite dalla torrida estate ridotte al lumicino ed a nulla sono valsi, in assenza di importazione di polline, gli interventi di nutrizione artificiale volti al loro rinvigorimento. In preinvernamento, si è rivelata necessaria l’adozione di tecniche di riunione delle famiglie di api in misura molto più accentuata rispetto agli anni prece-

denti, nell’estremo tentativo di far superare l’inverno alle nostre api, pur dimensionando diversamente i nostri apiari. In questo quadro a dir poco sconfortante dell’anno appena trascorso, a ben guardare, si intravede una nota positiva : il rallentamento delle infestazioni di Aethina tumida. Nell’area della Calabria in cui Aethina tumida è presente, che attualmente comprende il territorio delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, negli alveari sono stati rinvenuti solo esemplari adulti di tale parassita esotico, il cui numero è andato progressivamente aumentando fino al tardo autunno, mentre non è stato segnalato, a differenza di quanto avveniva negli anni scorsi, il rintraccio di larve e quindi la presenza di nuovi focolai attivi ; probabilmente l’origine degli esemplari adulti, in assenza di focolai negli alveari allevati, è da correlare alla presenza di focolai in colonie naturali o alveari abbandonati. Alla mancata diffusione di questo parassita esotico non han-

no certamente contribuito le tante criticità e vere e proprie “diserzioni” che si sono palesate sul campo di battaglia: • scarsa percezione e consapevolezza tra molti apicoltori calabresi della gravità del “problema Aethina”, con l’errata convinzione che, per la lotta a tale parassita, sia sufficiente inserire miracolose trappolette artigianali per poter dormire sonni tranquilli; • nomadismo incontrollato con movimentazioni abusive e arrivo di apicoltori da fuori regione; • scarsa capacità dei veterinari ufficiali di corrispondere ai controlli previsti; • rapporti tra apicoltori e veterinari non più improntati alla piena collaborazione e condivisione di esperienze e conoscenze sul “fenomeno Aethina”, ma ritornati alla “freddezza” ed al carattere esclusivamente burocratico-amministrativo di un tempo, senza alcuno scambio di informazioni; • disincronia e vero e proprio mar-

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cato scollamento tra situazione epidemiologica e quadro normativo di riferimento, soprattutto a livello regionale , come evidenzia la mancata revisione o annullamento del Decreto contingibile ed urgente n° 94 del 19 settembre 2014 e la mancata messa a punto di una normativa regionale di dettaglio ai decreti ministeriali. Un contributo concreto a far rimanere, almeno fino ad ora, in “stand by” e per così dire congelata in una ristretta area territoriale l’infestazione di Aethina tumida è stato sicuramente fornito da quegli apicoltori che, con diligenza e coscienziosità, hanno adottato nella lotta a tale parassita le buone pratiche apistiche ben sperimentate e messe a punto nel corso di questi anni da FAI-Calabria, basate sull’uso della parete mobile come importante mezzo diagnostico e di lotta, sul mantenimento di famiglie forti ed in grado di ben presidiare i favi a loro disposizione e sul rispetto scrupoloso di misure igienico-preventive sia in apiario che in laboratorio. Nel “contenimento” e nel drastico calo della presenza di Aethina tumida nell’anno appena trascorso, molto probabilmente, avrà influito anche il particolare andamento meteo-climatico, caratterizzato da prolungati periodi di siccità, che ne ha ostacolato la riproduzione. Quanto detto, non ci autorizza, in qualità di apicoltori calabresi che devono fronteggiare, lottare in trincea tale parassita esotico, ad attivare un deleterio “deponete le armi” ed abbandonare il fronte di lotta, ma è quanto mai necessario attivare, a diversi livelli, le opportune siner26 | Apitalia | 1-2/2021

gie per rendere sempre più efficace, alla luce delle preziose conoscenze ed esperienze maturate sul campo, il contrasto a tale ulteriore criticità del comparto apistico. Nonostante la mancata diffusione dell’infestazione di Aethina tumida, nel nostro Sud, in questi ultimi anni, il volto dell’apicoltura è mutato profondamente, in molti casi addirittura trasfigurato rispetto a ciò che avremmo potuto solo immaginare, con una situazione reale che è andata oltre le più nefaste previsioni, in cui risulta sempre più difficile e problematico non solo produrre al meglio ma anche semplicemente il far vivere e sviluppare le nostre famiglie di api. In questo mutato e sempre più complesso scenario apistico risulta vano ogni nostro tentativo di scovare nuove tecniche per migliorare la conduzione e far star bene le nostre api; a nulla sembrano valere le esperienze passate e le verifiche applicative delle molte stagioni apistiche alle spalle, al pari delle vere e proprie furberie, segreti e

Foto www.telemia.itÅ

AGENDA LAVORI. SUD

stregonerie da sempre ben celate, di cui è purtroppo ancora infarcito il nostro settore. Forse è proprio vero, in questa nuova e moderna apicoltura, in cui la salubrità e produttività degli alveari sono compromesse da fattori diversi, molti dei quali indipendenti dal nostro agire in apiario, non c’è più serenità e certezza per il domani, pur rimboccandosi le maniche e manifestando una buona propensione al sacrificio. Alla luce di tutto ciò ciò dovremmo interrogare: quali sono gli elementi perturbatori che minano il particolare e magico rapporto alveare-apicoltore? Di quale agricoltura le api hanno bisogno? Non è giunto il momento di una nuova ripartenza, di risanare, con grande senso di responsabilità ed impegno convinto, annose crepe e ridisegnare la nostra apicoltura su basi nuove, riportando ad equilibri sostenibili il mirabile rapporto agroecosistema-alveare-apicoltore? Santo Panzera



AGENDA LAVORI. ISOLE

UN CLIMA AVVERSO

NE RISENTE L’ALLEVAMENTO APISTICO IL BILANCIO DELL’ALVEARE È QUOTIDIANO di Vincenzo Stampa

N

Foto 1 - Brassica fruticulosa (Cirillo, 1792) “qualeddu” consociata a favino da sovescio.

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gli alveari, infatti, regolano la loro attività in funzione di quello che l’ambiente fornisce. Ciò che si verifica, ormai molto frequentemente, è l’alternanza di temperature al di sopra e al di sotto di quella che i meteorologi chiamano “media stagionale”, non in termini di stagione o di mesi ma di settimane se non di giorni. Questo andamento climatico altalenante viene interpretato dalle api come un segnale di avvio e stop della loro attività ed ha l’effetto di rallentare lo sviluppo dell’alveare con in più il rischio di morte per fame. La covata ha necessità di essere alimentata con costanza, essa rap-

ANDAMENTI ALTALENANTI CHE RITARDANO LO SVILUPPO

Foto Vincenzo Stampa

ei mesi precedenti, a partire da settembre (2020), il clima è stato caratterizzato da piogge leggere e frequenti molto utili alle piante erbacee ed arbustive: di queste piogge non si è sprecata una goccia, in conseguenza abbiamo, ancora oggi, intense fioriture alle quali le api possono attingere. Tra queste Brassica fruticulosa (Foto 1), nome dialettale “qualeddu”, che è una pianta commestibile con una fioritura di lunga durata come si vede dai numerosi baccelli (Foto 2): nel caso specifico la troviamo in associazione con il favino, altra pianta nettarifera, destinato al sovescio. Questo non risolve i problemi derivanti dall’andamento climatico che continua ad essere avverso non tanto alle api in sé e per sé, quanto piuttosto all’allevamento apistico. Qualcuno potrebbe pensare che l’innalzamento della temperatura media sia favorevole agli alveari; in effetti, ragionare in termini di temperatura media non è confacente al ciclo di vita dell’alveare:


Foto 2 - Primo piano della Brassica, pianta rifiorente, notare i numerosi baccelli frutto di una prolungata fioritura quasi due mesi.

presenta per l’alveare la continuità della vita, è per questa ragione che le api danno la priorità al suo sostentamento; pertanto l’alveare non tiene conto di una ipotetica media stagionale delle importazioni e dei consumi, l’alveare fa quotidianamente il bilancio entrate/ uscite la cui incostanza ha come conseguenza un rallentamento dello sviluppo della popolazione. L’apicoltore accorto sopperisce a questo andamento “da follia” sostenendo gli alveari con alimentazione, che un tempo si chiamava “di soccorso” e che è invece diventata una prassi ormai costante. L’apicoltore non si può accontentare della pura e semplice sopravvivenza dei suoi alveari, per realiz-

zare il suo progetto produttivo ha necessità di portare gli alveari al massimo sviluppo in concomitanza con le fioriture mellifere che intende sfruttare. Fatto ciò, ancora non siamo fuori dai problemi: non è detto, infatti, che tutti gli alveari dello stesso apiario si sviluppino con lo stesso ritmo. In una conduzione attenta e puntuale è previsto il pareggiamento che si realizza spostando favi di covata opercolata tra alveari a diverso sviluppo, facendo attenzione acché l’alveare ricevente abbia api a sufficienza per riscaldare la covata che gli viene fornita. Il pareggiamento si può fare anche a carico delle scorte. Questa tecnica ha anche l’effetto

di rallentare l’eventuale tendenza sciamatoria degli alveari più popolosi che è stimolata, oltre che dall’età e/o qualità della regina, anche dall’andamento climatico altalenante. Fatto tutto questo abbiamo risolto? Non è detto! La produzione dipende dal comportamento delle piante nettarifere, sia spontanee che coltivate, influenzato anche questo da tanti fattori imprevedibili tra cui, ad esempio, il regime delle piogge e gli sbalzi termici giorno/notte. Arrivare preparati all’appuntamento è già un punto di forza per il resto, speriamo bene! Vincenzo Stampa

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ESPERIENZE

VIA D’USCITA CON L’ARNIA LANGSTROTH

L’ESPERIENZA VENTENNALE DA APICOLTORE PER GLI APICOLTORI di Alessandro Tettamanti

E

ra l’ormai lontano 2000 quando insieme a mio padre Ambrogio partii alla volta della Finlandia. Sono sincero, non capivo per quale motivo avrei dovuto fare quel viaggio, sapevo soltanto che mi aspettavano giri in motoslitta in mezzo ai ghiacci, pesca al salmone dalla carne rosso fuoco, aurore boreali e temperature a meno 30 gradi. Così partimmo e io avevo solo 12 anni. Maledetti 12 anni, quando si dice che in quell’età poco si com-

prende e pochi ricordi restano, ma uno più di tutti mi rimase: quello delle api bionde come il sole, chiamate “ligustiche”, continuamente ripetuto in famiglia da mio padre a causa della sua spasmodica ricerca dell’ape perfetta che tanto sognava. Erano lì in mezzo alla neve (metri di neve) strette in glomere (strette, strette, strette) in queste arnie bianche di polistirolo a temperature incredibilmente basse, anche di meno 30 gradi. I finlandesi andavano in mezzo a

DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE: UN’IMPRESA CHE INNOVA

Foto vitaminabee.it

Ambrogio Tettamanti con i figli Alessando e Stefano.

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Foto vitaminabee.it

questi cumuli di neve per controllare e farci vedere queste famigliole pacifiche e beate che tranquillamente trascorrevano il periodo di letargo senza problemi. Ma poi altri ricordi? Certo, la motoslitta sul lago ghiacciato, durante un’escursione quasi finivo in un buco fatto da alcuni pescatori per catturare il pesce. E poi l’aurora boreale, fasci di luce che sembravano fuoco in mezzo al cielo: che spettacolo. Purtroppo, il viaggio si concluse e tornammo in Italia, ma il legame con quel Paese è rimasto. Mio padre, infatti, assunse una ragazza finlandese per l’allevamento di api regine, la formò professionalmente e portò così l’allevamento ad una gestione intensiva che raggiunse livelli importanti. Io vedevo nuclei da fecondazione

ovunque, quasi anche sotto il letto. Intanto mio padre inseriva in azienda alcuni apiari composti da arnie Langstroth, allevandovi famiglie di ligustica italiana. Passa il tempo e io, allora avevo 14 anni, entrai in azienda a valanga perché la scuola proprio non mi piaceva; mentre la passione per le api mi travolgeva. Io le odiavo, odiavo quelle famiglie di api nelle arnie Langstroth e ad ogni primavera mi tremavano le gambe al solo pensiero di affrontare la sciamatura in quelle casse di polistirolo così basse e senza spazio di deposizione prolungata durante la spinta primaverile. Unica nota positiva? I telai fatti in legno di betulla e tiglio con quei distanziatori Hoffmann e così bassi da renderli molto più facili da maneggiare.

Proprio così, mio padre aveva adattato il sistema Langstroth così composto: corpo in polistirolo, escludi regina Dadant, melario. Questo sistema creava scompenso perché le api in questi Paesi nordici venivano allevate su più corpi portando ai minimi la sciamatura avendo lo spazio per deporre, ma noi siamo in Italia e i telai di covata non li possiamo smielare e allora: “baaaaammmm”, corpo Langstroth, escludi regina e melario. “Maledetto Ambrogio, non gli dai spazio abbastanza”, dicevo e io ormai arrivato a 18 anni ne avevo veramente piene le scatole. Non riuscivo più a seguire tutte queste famiglie e tutte quelle sciamature incontrollate. Arriviamo al 2010, qualche anno dopo quindi, in azienda avevamo 360 famiglie e io non capivo il per1-2/2021 | Apitalia | 31


ESPERIENZE ché: è uno strazio, troppe sciama- Non la nazione, ma noi apicoltori. sostituendole con regine giovani di ture da gestire. Sicuramente quelle E sì. Noi le idee le rubiamo come annata. arnie sono più produttive (il tutto i ladri i lingotti d’oro. Scappiamo La sciamatura rallentò, ma non dovuto dalla loro struttura così bas- senza far capire che in mano abbia- bastava: avevamo troppe famiglie sa che obbliga le regine a salire velo- mo un tesoro inestimabile. Quelle e così non si poteva andare avanti. cemente a melario) ma tutte quelle idee le portiamo a casa nostra, ci La stagione successiva misi regine sciamature mi fanno impazzire. dormiamo sopra anni interi finché d’annata e in primavera tolsi il mieInvece vedevo mio padre felice e non si accende quella stramaledetta le in eccesso e aggiunsi dei telai per soddisfatto per la produzione mag- lampadina e una semplice idea di- deporre e per dare spazio alle regigiorata, lo guardavo e pensavo che venta la svolta della vita. E sì, noi ne. Vai che così funziona, ma ancora fosse un masochista. apicoltori italiani abbiamo una fi- non ci siamo! Mentre lui era felice, perché il ma- nezza unica e questa è la nostra car- L’anno seguente regina d’annata, gazzino era pieno di miele grazie a ta vincente. via i telai di scorte e togliemmo anquelle Langstroth che super scia- Allora mi fermai pensando a tutti i che qualcosa di covata e api. mano e non fanno scorte, mentre io possibili fattori di sciamatura: spa- Sciamatura quasi bloccata e, increimpazzivo. zio, numero di api, età della regina. dibile, melari vuoti! Allora mi metto di impegno e stu- L’anno successivo cambiai le regine Mannaggia a me, se il mio bisnondio: altezza, spazi, misure no fosse venuto a sapere e tempistiche di sviluppo che avevo tolto dalla covadelle famiglie. ta prima della produzione Faccio su e giù dall’azienmi avrebbe tirato uno da di Como a quella in schiaffone sulla nuca così Calabria con sciamature forte da farmi ricordare sfalzate di due mesi e proche sono la quarta geneduzioni scombussolate da razione di apicoltori in diventare matti e farsi vefamiglia nel caso lo avessi nire le occhiaie. dimenticato. Anno dopo anno le sciaCi ho messo un lungo e mature continuavano e intero inverno ad arrivare ormai la mia pazienza staalla stagione che sognavo va per finire. da una vita. Avrei voluto bruciarE sì sono la quarta genele tutte quelle casse così razione e, involontariabasse tanto le odiavo, ma mente, appena apro una non potevo perché avrei famiglia la leggo dalle ucciso anche tutte quelle semplici api sui telaini: povere api a cui tenevo e quando vedevo le api molto e che ogni giornelle Langstroth mi chieno ancora mi regalano la devano qualcosa, ma non passione della vita. capivo cosa. “Ah sì” mi dico. Mio paUn giorno avvicinai l’odre mi ha sempre detto recchio a una famiglia di che dopo aver viaggiaapi e loro in coro mi disto in tutto il mondo alla sero “togli quel maledetto fine l’Italia era la migliore. Lorenzo Lorraine Langstroth, ideatore dell’omonimo tipo di arnia. escludi regina” ma io ri32 | Apitalia | 1-2/2021


sposi che non potevo, chiedendogli se dopo andavano loro a parlare con i veterinari e con gli enti preposti ai controlli per sapere se potevano essere smielati i telai di covata. Me ne tornai a casa, io arrabbiato e le api anche, ma sinceramente quelle povere bestioline, così sfruttate e così generose nei miei confronti, mi avevano chiesto una semplice cosa che però non poteva essere fatta. Mangiai e andai a dormire. La mattina seguente la lampadina si accende e il mio cervello inizia a viaggiare in quei ricordi lontani, poi via per tutti quei chilometri fatti su e giù dalle nostre due aziende e a tutti quegli sciami presi e ai melari pieni e vuoti: fermati, fermati. L’idea del secolo. Vado dalle api e da buon contrattatore torno a casa con una soluzione che poteva andare bene sia alla fazione “api” sia alla fazione “apicoltori”: lasciamo un melario da deposizione, dico alle api, e come se non bastasse ve lo metto a disposizione anche con telaini da maschi. Certo perché quella vostra regina di facili costumi preferisce le celle da maschi e si sfoga di più nella deposizione. La stagione inizia con regine giovani e famiglie super potenti, lo spazio di deposizione ormai era terminato nel nido e allora su il melario “da maschi” accuratamente verniciato per poi essere diviso in magazzino durante la stagione di ferma, telaini da maschi al suo interno e su sulla famiglia con 9 di covata e 1 di scorte presenti nel nido. Nella settimana seguente regina in piena deposizione nel melario, ma i telaini laterali non li tocca. Allora provo a spostare nel mezzo quelli

rimasti vuoti e infatti lei continua a deporre anche in quelli. Melario pieno di covata, quindi, e come da prassi vado a mettere l’escludi regina e su altro melario per la produzione. Le famiglie sono arrivate con 25% in più di api e sciamatura tranquilla, contenuta senza troppi sforzi e melari pieni. Pieni di api e di miele. Una soddisfazione unica!

Ero riuscito a contenere la sciamatura, produrre miele e allo stesso tempo senza uccidermi di lavoro, ma cosa più importante, rispettando il ciclo naturale delle famiglie perché, come ben sapete, a ogni controllo di scellatura le famiglie si bloccano per almeno otto ore in quanto vengono disturbate a tal punto da fargli perdere microclima, gestione della covata e dell’imma1-2/2021 | Apitalia | 33


ESPERIENZE gazzinamento del miele. Le blocchi e non le rispetti. E sì perché l’apicoltore è colui che le accudisce, non che le sfrutta. Finita la prima grande produzione si presenta un problema: adesso che ci faccio con tutti questi melari con la covata? Ormai la sciamatura è finita e io, sinceramente, sto già pensando a tutta la camola che me li mangerà in magazzino non avendo utilizzato l’escludi regina. Alla seconda fioritura apro le famiglie a 3 a 3 e faccio fumo così da far scendere la regina nel nido e farla rimanere il tempo utile per prendere l’escludi regina e girarlo sopra al nido per poi mettere il melario di covata come da prassi. Piena fioritura secondaria regine nel nido e melari pieni di miele in totale assenza di covata e intanto ci sono tante altre api giovani nate dai melari che sono andate in produzione. Ecco spiegato il perché del solito principio del rispettare il ciclo naturale della famiglia, perché alla fine ti ripaga. Fine stagione, ormai tiro le somme. No, non è possibile penso, odio le Dadant? Sii le odio. Ma non erano le Langstroth che odiavo? Eh no caro Sandro: hai trovato la soluzione giusta, quella all’italiana, quella elegante, quella che ti scorre nelle vene dalla nascita, quella che il tuo bisnonno, tuo nonno e tuo padre ti hanno fatto trovare in quel cervello che odiava la scuola. Eppure sì, il magazzino era pieno di miele, ma quelle Dadant che tengono troppe scorte nel nido di certo non ti avevano aiutato e in più soffrono troppo gli sbalzi di temperatura; le Langstroth invece ti creano quella 34 | Apitalia | 1-2/2021

DATI TECNICI DELL’ARNIA LANGSTROTH CONSUMI: di poco superiori alla Dadant, ma garantisce uno sviluppo anticipato di 7/10 giorni rispetto alla sorella italiana con conseguente spinta di covata per le prime fioriture. ALTEZZA: qui si fonda il principio cardine dell’efficienza dell’arnia Langstroth. Infatti, essendo più bassa, gestisce la bolla di aria calda creata in fase di sviluppo dalle api in maniera più efficace in quanto le stesse non sentendo sbalzi termici (effetti che nella Dadant vengono creati a causa della maggiore altezza del volume interno) e avendo a disposizione un volume più ristretto estendono la covata in modo più omogeneo e veloce anticipando di almeno 7/10 giorni come sopra indicato. GESTIONE: si consiglia l’utilizzo del melario “da maschi” per diminuire almeno del 40% la sciamatura. La gestione rimane invariata rispetto la Dadant.

bolla di aria calda che fa in modo che le api arrivino 10 giorni prima perché la covata non si ferma se garantisci loro il cibo. Siamo ormai nel 2021 e io, dopo 21 anni di onorato servizio sulle Langstroth, mi sento in dovere di condividere questa esperienza che mi ha fatto vivere un’altalenante situazione personale che nemmeno un dinosauro sulle montagne russe potrebbe capire. Potrei sembrare arrogante, ma io ci sono nato in una famiglia con po-

chi compromessi e ci sei o non ci sei: per me le api ci sono eccome, in tutti i giorni della mia vita. La mia azienda? Ormai è in gran parte costituita da arnie Langstroth perché ormai le ho capite e ogni anno mi garantiscono il miele di cui ho bisogno senza troppo trambusto. Quello sviluppo così facile e precoce mi affascina troppo. Ah, un consiglio: fate un buchino nella parete del melario, se girate sotto l’escludi regina per il secondo raccolto I fuchi avranno vita breve.


Almeno dategli una via di uscita, proprio come l’ho trovata io. Non esistono tempistiche esatte per lo sviluppo, ma va seguita la stagione che decide lei i momenti salienti delle varie operazioni. La famiglia sverna in glomere su 4/5 favi. Al momento dello sviluppo necessita di telai liberi da miele al 70% oppure di fogli cerei per agevolare la regina nella deposizione quindi nello sviluppo graduale della famiglia. È obbligatorio, come anche nella classica arnia Dadant, non far mai mancare l’alimentazione. In questo caso è in questo periodo noi optiamo per un panetto di candito messo direttamente sui favi. Si sconsiglia l’utilizzo dell’alimentazione liquida in quanto ha un effetto accentuato del 40% in più rispetto alla stessa alimentazione liquida data ad una famiglia in arnia Dadant. Questo per evitare un troppo precoce sviluppo e una spinta tale da portare alla sciamatura la famiglia. Una volta che la famiglia è arrivata a coprire 8/9 favi di covata e api si posiziona il famoso melario “da maschi”, così chiamato perché ricco di celle da maschi, ma anche di celle per operaie. Le celle da maschi svolgono la mansione di far “sfogare” la regina nella deposizione e quindi reprimere la tendenza a sciamare. Le celle da operaie invece porteranno la famiglia ad avere circa il 25% in più delle bottinatrici durante il raccolto. Si segue lo sviluppo con rari controlli nel nido giusto per capire il momento di inizio della solita sciamatura, ma nel frattempo si valuta

se far girare i telaini del melario per obbligare la regina oppure deporre la maggior parte dei favi. Quando la famiglia è arrivata al massimo dell’espansione si potranno eventualmente girare i favi laterali del nido al centro della covata (max 1 alla volta a cadenza settimanale) sempre per dare spazio alla regina. Ma, cosa più importante, oltre ai favi sarà quella di mettere l’escludi regina sopra il melario da maschi seguito dal melario da “miele” quindi per la produzione. Si segue “senza fretta” l’andamento della sciamatura con controlli nel nido e solo le famiglie con più propensione alla sciamatura necessiteranno di un controllo celle anche dei favi nel melario da maschi. Finita la sciamatura e finita poi la produzione si passa alla levata dei melari lasciando sempre il melario da maschi sopra al nido. Prima di un eventuale nomadismo si passa ad aprire le famiglie a tre a tre quindi si leveranno tre coperchi alla volta facendo fumo su ognuna di esse in sequenza dando tempo alla regina di scendere nel nido per poi passare l’escludi regina sotto al melario da maschi come è prassi fare nella produzione di miele standard. Seguiranno le seconde fioriture con

gestione ordinaria degli alveari. Esperienza fatta su famiglie con media propensione alla sciamatura. Si sconsiglia come in qualsiasi altro caso e gestione regine con eccessiva propensione alla sciamatura, quindi ibride di seconde e terze generazioni. Idonee alla gestione: Ligustiche, Carniche. Non idonee: Sicule, Carpatine. Tale pratica permette di garantire dal 20 al 35% in più di produzione seguendo tutte le indicazioni sopracitate. Ricordiamo: Regina dell’anno precedente. Famiglia con indice di varroa sotto controllo. Tempistiche delle operazioni seguendo stagione e sviluppo della famiglia. Evitare la troppa alimentazione in quanto si incorrerà in facile e precoce sciamatura. Il comparto apistico HA BISOGNO di idee nuove ed innovative che garantiscano vitalità economica alle proprie realtà, per questo ci impegniamo a condividere tecniche concrete al fine di migliorare il benessere delle aziende stesse. Sicuramente lieti di aver fatto cosa gradita, nel condividere la nostra esperienza, auguriamo a tutti una bella e proficua stagione apistica. Alessandro Tettamanti

1-2/2021 | Apitalia | 35


AGROAMBIENTE

PIANO DI PROTEZIONE PER API E IMPOLLINATORI

PRIMO CONFRONTO EUROPEO TRA ISTITUZIONI, MONDO AGRICOLO E APICOLTORI di Vincenzo Lenucci

S

i è tenuto il 14 gennaio scorso un incontro in videoconferenza organizzato dalla Fnsea, la Confederazione francese delle imprese agricole, sulla tematica delle linee guida comunitarie per la tutela delle api e degli impollinatori. Sono intervenuti i rappresentanti della Commissione europea (DG Salute e DG Ambiente) nonché i rappresentanti di organizzazioni agricole di sette Paesi: Francia, Spagna, Germania, Italia,

Belgio, Finlandia e Regno Unito che hanno esposto la situazione generale nel rispettivo Paese. Per l’Italia sono intervenute Confagricoltura e FAI-Federazione Apicoltori Italiani, uniche organizzazioni nazionali presenti con una relazione sul tema, sviluppata e condivisa in collaborazione. La videoconferenza, cui ha assistito sulla piattaforma una folta platea di partecipanti da molti Paesi europei, è stata l’occasione per

PRODURRE PIÙ CIBO SALVANDO TUTTI GLI ALVEARI

Programma del seminario organizzato dalla FNSEA organizzazione professionale degli agricoltori francesi.

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anni. A nessuno sfugge infatti la rilevanza delle api degli impollinatori in genere e del loro valore del servizio ecosistemico che forniscono; all’agricoltura ed alla collettività. Le api in particolare forniscono prodotti come miele, polline, pappa reale; ma sono essenziali per l’impollinazione di molte specie chiave per l’alimentazione. In base alle stime della FAO quasi tutto il cibo (il 90 per cento in particolare) finalizzato alle esigenze alimentari globali è fornito da cento specie coltivate; ebbene di IL TEMA queste, ben settantuno si avvalgoLa tutela delle api e degli impolli- no del servizio di impollinazione natori da vari fattori di stress bioti- delle api. Si può quindi desumere ci ed abiotici è dibattuta da diversi che oltre i due terzi della nostra rimarcare l’attenzione ad un tema che va affrontato con un approccio il più possibile armonizzato tra Paesi membri, evitando distorsioni di concorrenza e tutelando la competitività degli imprenditori. Il tutto rafforzando il confronto tra apicoltori, agricoltori ed Istituzioni. Di seguito una esposizione sintetica della tematica trattata, degli interventi dei partecipanti e del posizionamento sindacale delle nostre organizzazioni in vista dei futuri orientamenti.

alimentazione a livello globale dipende dalla attività di api ed altri impollinatori. L’impollinazione è poi essenziale per la tutela della biodiversità e si stima (EFSA) che il valore monetario annuo globale dell’impollinazione è pari a centinaia di miliardi di euro. Queste cifre non possono non giustificare una strategia a difesa di api ed impollinatori; a livello europeo già nel 2013 EFSA ha definito delle linee guida per la valutazione del rischio da agrofarmaci su api, bombi ed api solitarie. Linee guida controverse che gli Stati membri non sono stati in grado di approvare. Ora da qualche mese questo lavo-

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AGROAMBIENTE

Foto www.lapiccolaarnia.it

ro verrà sottoposto a revisione su mandato della Commissione europea. Considerando però che la vita di api ed impollinatori dipende da diversi fattori oltre l’utilizzo di prodotti per la protezione delle piante. È quindi essenziale incentrare l’analisi su altri fattori mirando ad esempio a limitare l’effetto di malattie e parassiti, ma anche del cambiamento climatico e di vari stress ambientali come le specie aliene invasive; nondimeno è essenziale una disponibilità di cibo sufficiente per la sopravvivenza degli insetti impollinatori. La revisione delle linee guida sarà quindi condotta con un approccio più complessivo che ha portato EFSA a presentare un complesso documento scientifico con varie opzioni e che è sottoposto ad una consultazione pubblica che scade a marzo 2021. Questo il link per quanti fossero interessati a partecipare(https://www. efsa.europa.eu/it/consultations/call/ public-consultation-draft-efsa-scientific-committee-opinion-1). 38 | Apitalia | 1-2/2021

degli agricoltori francesi, ha costituito la prima utilissima occasione di confronto sul tema per valutare i primi orientamenti. I rappresentanti della Commissione europea (DG Salute e DG Ambiente) hanno illustrato il percorso e l’approccio olistico che si sta seguendo per la tutela di api ed impollinatori. L’approccio di Efsa viene riconosciuto valido anche se ora si dovrà passare necessariamente al confronto istituzionale con gli Stati membri. Le iniziative svolte sinora sono state indirizzate ad un più completo monitoraggio delle popolazioni di api ed impollinatori e sulle cause del calo della loro popolazione (specie ed habitat minacciati, specie invasive, possibili effetti da agrofarmaci). Uno schema di monitoraggio degli impollinatori potrebbe essere basato su una ricognizione di dati su base annuale che costerebbe 13-15 milioni di euro e che potrebbe essere L’EVENTO La videoconferenza organizza- realizzata nel prossimo triennio. È ta dalla FNSEA, l’organizzazione importante valutare anche la “doL’impostazione di EFSA è estremamente scientifica, tiene conto della vasta letteratura (oltre 20mila articoli) e poggia sulla definizione ed utilizzo di modelli predittivi della evoluzione delle colonie di api e impollinatori. Sono stati valutati diversi approcci possibili tra i quali è stato scelto quello di stimare l’effetto accettabile di vari fattori di stress sulla dimensione della colonia in base alla variabilità naturale. Il tutto per stabilire degli obiettivi di protezione specifici per api ed impollinatori (SPGs - Specific Protection Goals). In ogni caso ora si dovrà procedere a discutere tale approccio scientifico e valutare - con le Istituzioni comunitarie e degli Stati membri, nonché con gli operatori della filiera, apicoltori ed agricoltori in primis - come applicare questi princìpi.



AGROAMBIENTE manda” di impollinazione in termini di dati delle coltivazioni che ad esempio possono essere forniti dal sistema integrato di gestione e controllo della PAC. Sono quindi state illustrate le situazioni e gli orientamenti al problema dei vari Paesi membri in particolare per quanto riguarda quello che si sta prevedendo a tutela di api ed impollinatori. Di un certo interesse la piattaforma informatica realizzata nel Regno Unito che consente di registrarsi ad apicoltori e agricoltori per “monitorarsi reciprocamente”, incrociando i dati delle coltivazioni e dei trattamenti chimici effettuati dagli agricoltori con i dati della presenza e della movimentazione degli alveari. In Belgio, dove l’agricoltura è prevalentemente su scala amatoriale, si registra un certo calo degli impollinatori. È stato varato un piano di azione che comprende vari interventi di prevenzione e di tutela basati su pratiche agroambientali e di difesa contro i nemici dell’alveare (varroa in primo luogo). Degno di nota il cosiddetto “piano Maya” sviluppato in Vallonia dove le amministrazioni pubbliche si impegnano a gestire gli spazi verdi di loro competenza (fioriere, spazi verdi, giardini etc.) utilizzando una percentuale minima (20% ) di essenze mellifere. In Spagna, dove operano 6mila apicoltori professionali che gestiscono 3 milioni di alveari, le principali minacce per la vita di api ed impollinatori sono le malattie, sempre la varroa in primo piano, e gli effetti del cambiamento clima40 | Apitalia | 1-2/2021

tico. Si registra anche un certo conflitto tra gli apicoltori professionali, che praticano soprattutto nomadismo e quelli stanziali stanziali. È stato previsto anche un codice di buone regole che aiuti anche a comprendere i mutui vantaggi tra agricoltura e apicoltura. A tale proposito in Germania è attiva un Tavolo istituzionale tra apicoltori, agricoltori e industria, istituito dopo vari problemi sorti a seguito dell’utilizzo dei neonicotinoidi. Sono presenti al tavolo anche i rappresentanti dei produttori di agrofarmaci. Si è discusso spesso di obiettivi comuni come la mancanza di principi attivi per la coltura della colza che hanno determinato un calo di tale coltivazione a sua volta però essenziale anche per le produzioni apistiche. Analoghi problemi per lo sviluppo della coltura della colza si sono registrati in Francia dove pure agricoltori ed apicoltori si sono confrontati. Vi sono comunque

vari progetti pilota nel paese per alimentare la disponibilità di cibo per le api con coltivazioni mellifere (in Loira); per impegnare i produttori di semi di girasole e di ortaggi ad installare almeno 2 alveari ad ettaro ed applicare buone pratiche agricole (Puy-de-Dôme). In Borgogna i produttori di semi di senape sono impegnati reciprocamente con gli apicoltori. Un progetto più ampio (progetto “Symbiose”) mira a utilizzare indicatori biologici legati alla presenza di impollinatori, flora, entomofauna, avifauna per indirizzare gli operatori sul territorio a scelte di sviluppo sostenibile. Considerando che il Governo francese sta predisponendo un piano di protezione degli impollinatori la Fnsea punta a garantire: cibo sufficiente; moltiplicare i progetti pilota sul territorio tra apicoltori e agricoltori; varare misure per la protezione sanitaria degli alveari e soprattutto armonizzare a livello europeo la valutazione dei prodot-


Foto Pixabay/Seaq68

ti per la protezione delle piante a fronte dei rischi per gli impollinatori, al fine di evitare distorsioni di concorrenza. L’APPROCCIO DI CONFAGRICOLTURA-FAI Il tema della distorsione della concorrenza e la necessità di un approccio unico europeo è uno dei princìpi generali evidenziati anche nella posizione illustrata da Confagricoltura e FAI all’incontro. Assieme ad altri due assunti e cioè: la necessità di tutelare api ed impollinatori per il loro notevole interesse e rilevanza, ma senza mettere a rischio la sicurezza alimentare ed il reddito degli agricoltori. È pure essenziale che nelle scelte che si definiranno a livello europeo per la revisione delle linee guida ci si basi su criteri strettamente scientifici ed equilibrando tra armonizzazione europea e sussidiarietà in maniera da applicare le norme tenendo conto delle specificità ter-

ritoriali. Oggi alla base della tutela degli impollinatori in Italia ci sono essenzialmente due strumenti: la legge quadro sull’apicoltura, che stabilisce regole ad esempio per i trattamenti con agrofarmaci e poi il piano nazionale di azione per l’uso sostenibile dei prodotti chimici; sono previste alcune buone pratiche come il divieto di trattamento su piante fiorite, lo sfalcio obbligatorio di colture spontanee fiorite sottostanti a coltivazioni arboree trattate. In ogni caso in Italia sono attualmente già previsti forti divieti all’utilizzo di prodotti chimici, segnatamente i neonicotinoidi, vietati tranne che in colture protette. È essenziale il “tavolo dell’intesa” tra apicoltori agricoltori ed Istituzioni per confrontarsi ed assumere decisioni o valutare documenti ufficiali. Questo anche per evitare, come è accaduto, che casi specifici di mortalità massale di api registrati in alcuni territori sia affrontato in termini più mediati-

ci e con inutile clamore invece che in maniera scientifica e razionale, prevedendo soluzioni efficaci. CONCLUSIONI L’evento del 14 gennaio organizzato dai colleghi francesi ha consentito una importante valutazione complessiva dello stato dell’arte della tematica “difesa degli impollinatori” alla luce degli appuntamenti che ci separano sino al varo della revisione delle linee guida dell’Efsa e delle conseguenti decisioni degli Stati membri a difesa di api ed impollinatori. Cinque i punti conclusivi emersi. In sintesi: • occorre aumentare la conoscenza e la raccolta dati - purtroppo ancora molti dei quali mancanti - rispetto a tutti i complessi fenomeni collegati alla tutela degli impollinatori. • La questione della tutela sanitaria degli alveari è oggi la priorità per gli apicoltori e l’apicoltura pro1-2/2021 | Apitalia | 41


fessionale europea. Un problema che resta complesso da gestire. • I “piani per gli impollinatori” non potranno comunque non affrontare il tema dell’alimentazione delle api e la esigenza di offrire loro una alimentazione sufficiente; in tal senso è interessante l’esperienza della Vallonia per la destinazione del verde pubblico a specie mellifere. • Per una buona riuscita delle misure in favore degli impollinatori è essenziale il rapporto tra Istituzioni, apicoltori e agricoltori e questo è emerso da tutte le relazioni. Qui l’esperienza della piattaforma informatica del Regno Unito od i tavoli istituzionali previsti in Italia ed in Germania sono tutti ottimi esempi di come proseguire. • Infine la tematica degli agrofarmaci e dei loro effetti, probabilmente troppo spesso sovrastimata anche considerando tutte le misure già previste, va gestita con equilibrio e con un doppio approccio: un utilizzo dei principi attivi nel rispetto delle raccomandazioni ed un processo di autorizzazione e classificazione da condividere a livello europeo, evitando distorsioni di concorrenza. Ciò anche valutando che una riduzione dei principi attivi, senza valide alternative, può minacciare la sopravvivenza delle stesse coltivazioni che poi sono essenziale pabulum per le api e gli impollinatori e che quindi una collaborazione agricoltori-apicoltori è quanto mai necessaria. Vincenzo Lenucci 42 | Apitalia | 1-2/2021

Foto Pixabay/Alessio_01

AGROAMBIENTE


ATTUALITÀ

IL PUNTO SUI NEONICOTINOIDI

AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE AUTORIZZATIVA di Alessandro Pantano

MORATORIE, DEROGHE, CONFERME

I

neonicotinoidi sono vietati ormai in tutta la UE, alcuni già dal 2009 altri dal 2013. Nel 2013, la Commissione ha fortemente limitato l’uso di prodotti fitosanitari e semi trattati contenenti tre neonicotinoidi (clothianidin, sviluppato da Takeda Chemical Industries e Bayer, imidacloprid, sviluppato da Bayer CropScience, e tiamethoxam, di Syngenta) per proteggere le api (Regolamento UE n. 485/2013), introducendo un divieto parziale riguardante tre colture (mais, girasole e colza). La misura si basava su una valutazione del rischio dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) del 2012. Parallelamente, i richiedenti delle tre sostanze hanno dovuto fornire ulteriori dati (le cosiddette “informazioni di conferma”) per ciascuna

delle loro sostanze, al fine di confermare la sicurezza degli usi ancora consentiti. A seguito della valutazione di queste ulteriori informazioni da parte di EFSA, l’uso all’aperto di imidacloprid, thiamethoxam e clothianidin è stato vietato il 30 maggio 2018, lasciando agli operatori del mondo agricolo solo la possibilità di utilizzo in serra. L’Italia, insieme ad altri quindici paesi Ue (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Svezia, Grecia, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Estonia, Cipro, Lussemburgo, Malta) ha votato a favore dell’introduzione di questo divieto. Alla luce di queste restrizioni, i richiedenti il rinnovo dell’approvazione di clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid hanno ritirato le loro domande. Di conseguenza, l’approvazione di queste sostanze è scaduta rispettivamente il 31 gennaio 2019, 30 aprile 2019 e 1 dicembre 2020. Sempre nel 2018, per un altro neonicotinoide, l’acetamiprid, l’EFSA ha invece stabilito un basso rischio per le api. Dunque, dopo il parere favorevole a maggioranza qualificata da parte dello Scopaff, è stato 1-2/2021 | Apitalia | 43


ATTUALITÀ CODICE PRODOTTO

NOME COMMERCIALE

SOSTANZA ATTIVA

AUTORIZZATO IN

AZIENDA AUTORIZZATA

VALIDITÀ

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KESTREL

Acetamiprid

ITALIA

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09/09/2020 - 06/01/2021

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Acetamiprid

ITALIA

SIPCAM ITALIA

14/05/2020 - 10/09/2020

CA3573 - KESTREL

KESTREL

Acetamiprid

ITALIA

NUFARM ITALIA Srl

05/05/2020 - 01/09/2020

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Acetamiprid

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SIPCAM ITALIA

25/07/2018 - 21/11/2018

EPIK SL

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SIPCAM ITALIA

11/07/2018 - 07/11/2018

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13/06/2018 - 10/10/2018

EPIK SL

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24/04/2018 - 21/08/2018

EPIK SL

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Acetamiprid

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SIPCAM ITALIA

15/12/2016 - 13/04/2017

Fonte: Commissione Europea

emanato il Regolamento che ne rinnova l’approvazione fino al 28 febbraio 2033. 13 gennaio 2020: la Commissione europea ha adottato il Regolamento UE n. 2020/23 che ha revocato l’autorizzazione dell’insetticida thiacloprid. Il thiacloprid è diventato così il quarto neonicotinoide ad essere stato bandito dall’Unione. Tuttavia, mentre per gli altri tre la motivazione era legata all’impatto sulle popolazioni di api, per il thiacloprid i rischi sono più in generale su ambiente (contaminazione delle acque) e salute umana (pericoloso per la riproduzione). USI DI EMERGENZA A seguito delle restrizioni sui tre neonicotinoidi del 2013, diversi Stati membri hanno più volte concesso autorizzazioni di emergenza per alcuni degli usi limitati. In particolare, la Romania, la Bulgaria, la Lituania, l’Ungheria, la Finlandia, la Lettonia e l’Estonia hanno chiesto più deroghe sulle principali colture dall’entrata in vigore delle restrizioni d’uso. La Commissione europea ha monitorato attentamente la questione e, conformemente all’articolo 53, paragrafo 2, del Regolamento 44 | Apitalia | 1-2/2021

(CE) 1107/2009, ha incaricato l’EFSA di esaminare le autorizzazioni di emergenza concesse nel 2017 da quei paesi dell’UE che le avevano rilasciate ripetutamente in precedenza. L’EFSA ha riscontrato che per circa un terzo dei prodotti per i quali erano state concesse autorizzazioni di emergenza sarebbero state disponibili alternative. La Commissione ha chiesto agli Stati membri interessati di impegnarsi a non ripetere la concessione delle autorizzazioni di emergenza in questione. Nel maggio 2019, inoltre, la Commissione ha proposto due progetti di decisione che vietavano a due Stati membri di ripetere la concessione di autorizzazioni di emergenza rilasciate ripetutamente per prodotti contenenti neonicotinoidi e ritenute ingiustificate dall’EFSA. A seguito di votazioni inconcludenti (nessuna maggioranza qualificata) nel comitato permanente (ottobre e novembre 2019), la Commissione ha adottato le relative misure il 3 febbraio 2020: • decisione di esecuzione (UE) 2020/152 che vieta alla Romania di ripetere la concessione di autorizzazioni a norma dell’articolo 53, paragrafo 1, del regolamento

(CE) n. 1107/2009 per i prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva clothianidin o imidacloprid per l’uso su Brassica napus contro Phyllotreta spp o Psylliodes spp; • decisione di esecuzione (UE) 2020/153 che vieta alla Lituania di ripetere la concessione di autorizzazioni a norma dell’articolo 53, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1107/2009 per i prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva tiametoxam per l’uso sulla colza primaverile contro Phyllotreta spp e/o Psylliodes spp. A seuito poi del divieto di tutti gli usi all’aperto dei tre neonicotinoidi (imidacloprid, thiamethoxam e clothianidin) avvenuto nel maggio 2018 e del mancato rinnovo dell’approvazione del thiacloprid (3 febbraio 2020), 10 paesi dell’UE hanno più volte concesso autorizzazioni di emergenza per il loro uso nelle barbabietole da zucchero. Il 26 ottobre 2020 la Commissione ha quindi inviato un secondo mandato all’EFSA, in conformità all’articolo 53, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1107/2009, per valutare se le autorizzazioni di emergenza concesse da questi 10 Paesi per i quattro neonicotinoidi


per la barbabietola da zucchero nel 2020 soddisfino le condizioni di cui all’articolo 53, paragrafo 1, del regolamento. In particolare, la richiesta della Commissione europea riguarda 21 autorizzazioni di emergenza per clothianidin, imidacloprid, thiamethoxam e thiacloprid concesse da Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Spagna, Finlandia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. Oltre a utilizzare le informazioni disponibili nelle notifiche fornite dagli Stati membri, l’EFSA dovrebbe anche richiedere agli Stati membri interessati l’accesso alle domande originali e la valutazione completa condotta dagli Stati membri su queste domande. L’EFSA esaminerà ora la giustificazione delle autorizzazioni tenendo conto della situazione specifica di ogni Stato membro e della disponibilità di mezzi alternativi per proteggere le colture di barbabietola da zucchero. Le valutazioni scientifiche dovrebbero concludersi nella seconda metà del 2021. L’EFSA dovrebbe fornire i risultati della sua valutazione entro il 2 ottobre 2021. Per il momento, non ci sarà invece una valutazione sull’operato della Francia, che lo scorso ottobre ha autorizzato l’uso in deroga di alcuni neonicotinoidi sulla barbabietola da zucchero. Per quanto riguarda l’Italia, al momento, risultano richieste di uso di emergenza solo per il principio attivo acetamiprid che è autorizzato (vedi Tabella sopra).

DIETROFRONT DELLA FRANCIA SUI NEONICOTINOIDI

USO IN DEROGA PER LA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO di Angelo Di Mambro

Il Governo francese, finora molto rigido sull’uso di agrofarmaci «discussi», è orientato a concedere il via libera all’uso delle sementi conciate per ovviare agli attacchi di afidi che hanno pesantemente colpito la produzione di zucchero.

I

l Governo francese si appresta a varare l’uso in deroga di insetticidi neonicotinoidi. E, a meno di modifiche all’impianto annunciato, si tratta di un uso di emergenza (che i regolamenti europei autorizzano per 120 giorni) reiterato, con il via libera per gli agricoltori a utilizzare semi di barbabietola trattati con questi insetticidi dal 2021 e fino al 2023. Al momento, sostiene la Confede razione francese dei bieticoltori, questa è l’unica soluzione per combattere gli afidi che quest’anno in particolare hanno trasmesso una malattia virale alle piante, riducendo notevolmente i raccolti, in media del 40%, con punte del 70% nel Alessandro Pantano Nord del Paese: «Non voglio ab-

bandonare il settore e far mangiare ai miei figli solo zucchero belga o tedesco» ha detto il neoministro dell’agricoltura Julien Denormandie, inse diatosi a luglio. E a Parigi scoppia il putiferio, per ché gli esecutivi dell’amministrazione Macron si sono sempre distinti per aver appoggiato le restrizioni a livello UE di sostanze simbolo dello scon tro sugli agrofarmaci, come quelle sui neonicotinoidi e sul glifosato e nella legge sulla biodiversità voluta dal Go verno precedente, ed entrata in vigore nel settembre 2018, si fa esplicito rife rimento al divieto dei neonicotinoidi. Salvare lo zucchero Barbara Pompili, oggi ministro 1-2/2021 | Apitalia | 45


dell’ambiente francese che ha contribuito a promuovere quella disposizione, ha difeso l’inversione di marcia come essenziale per salvare l’industria nazionale dello zucchero, che impiega oltre 40.000 addetti tra campi e raffinerie, ammettendo che «è stata una decisione difficile da prendere». Altro motivo di scontro è che il decreto all’esame del Governo non specifica che la deroga è solo per le barbabietole. «Ora anche i produttori di mais e grano chiedono esenzioni» tuona Matthieu Orphelin,

Foto Pixabay/Motorjan11

ATTUALITÀ

copresidente di un gruppo politico chiamato Ecologie Démocratie Solidarité che a maggio si è separato dalla République en Mar che di Macron. Ma l’autorizzazione in deroga, insiste il ministro Denormandie, sarà solo per i bieticoltori. Intanto Bruxelles attende. Gli Stati devono notificare le autorizzazioni di emergenza solo una volta approvate. Ammesso che questa sia una notifica come le altre, andrà discussa nel comi tato permanente per piante, animali, alimenti e mangimi.

LA SITUAZIONE IN ITALIA A differenza della Francia e di altri Paesi europei, l’interesse dell’Italia per un uso in deroga dei concianti neonicotinoidi sulla bietola si è raffreddato negli ultimi anni. Una decisione «politica» ma sicuramente riconducibile anche a una minore incidenza delle virosi nel nostro Paese rispetto ai cugini d’oltralpe. In Italia, infatti, le alte temperature estive hanno l’effetto di limitare il danno da virosi sulla bietola, dall’altro tra i vettori è prevalente la presenza dell’afide nero che, a differenza dell’afide verde maggiormente presente in Francia, presenta una minore efficienza di trasmissione del virus. Discorso a parte meriterebbe la bietola da seme, per la quale anche una bassa incidenza delle virosi può compromettere completamente la produzione. Anche in questo caso, però, l’Italia non ha avanzato richieste sull’impiego dei concianti neonicotinoidi facendo invece ricorso all’autorizzazione in deroga (120 giorni) di insetticidi fogliari per la lotta agli afidi.

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Di solito l’uso in deroga ottiene il via libera. L’eccezione si è avuta proprio con i neonicotinoidi e con Romania e Lituania, che quest’anno non potranno chiedere la deroga perché, da un esa me retroattivo dell’Efsa, risulta abbia no in precedenza abusato del diritto all’uso in deroga, chiesto praticamen te ogni anno fin dall’entrata in vigore delle primissime restrizioni a livello UE del 2013. A dimostrazione di quanto è grande il mare tra il legiferare e il fare, par ticolarmente assidue nell’uso in de roga sono state anche Bulgaria, Ungheria, Finlandia, Lettonia ed Estonia. Se si guarda alle singole sostanze vietate (clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam), in anni recenti anche Belgio, Danimarca, Polonia e Austria hanno più volte fatto ricorso all’uso di emergenza. Angelo Di Mambro per gentile concessione de


PATOLOGIA APISTICA

AETHINA TUMIDA

LA SITUAZIONE ATTUALE E I POSSIBILI SCENARI di Santo Panzera

L’INERZIA GENERALE AGGRAVA UN QUADRO

dai fatti, ha contribuito in maniera determinante a mantenere tale coleottero, ormai da diversi anni, confinato in una zona ristretta di territorio, che attualmente comprende le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, smentendo così i tanti profeti di sventura che sbandieravano l’inutilità di qualsiasi tentativo di eradicazione, vaticinando una rapida diffusione del parassita lungo tutto lo stivale. Nella mancata concretizzazione, almeno fino al momento, di scenari tetri nella diffusione del coleottero, un ruolo chiave è stato ricoperto da FAI-Calabria che si è dedicata, in stretta collaborazione con diverse Università ed Enti di Ricerca, a studiare la biologia del parassita

Foto Jorge Schlemmer

GIÀ MOLTO CRITICO

I

n questi ultimi anni la situazione concernente l’Aethina tumida risulta profondamente mutata sia per quanto riguarda gli aspetti epidemiologici di tale coleottero esotico, sia per quanto riguarda i rapporti interassociativi apistici. Nei primi anni dell’infestazione, la posizione della FAI improntata al rispetto delle norme vigenti ed alla piena collaborazione con la task force veterinaria regionale, il Centro Nazionale di Referenza per l’Apicoltura ed altre strutture preposte al controllo del coleottero, se da un lato ha determinato attriti ed incomprensioni con altre associazioni apistiche, attivando una sorta di ostracismo nei nostri confronti, dall’altro lato, è ormai acclarato

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PATOLOGIA APISTICA

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evidenziando, alle particolari condizioni dell’estremo Sud, aspetti inediti e ben diversi da quelli riportati nella bibliografia scientifica e, sulla base delle conoscenze acquisite, ad escogitare metodiche innovative nella diagnosi e lotta al parassita che si sono concretizzate nella messa a punto della “parete mobile”, rivelatasi molto efficace ed affidabile. In questi ultimi anni, in ambito associativo apistico calabrese, sono crollati inutili e deleteri steccati, tante spigolosità si sono smussate e, pur nella permanenza di non poche incrostazioni, si è instaurato un approccio collaborativo e dialogante che si è concretizzato, attraverso incontri istituzionali avvenuti anni orsono (l’ultimo il 15 maggio 2019) con la task force veterinaria, gli IZS (Dott. F. Mutinelli) e rappresentanti del Ministero della Salute (Dott. A. Maroni Ponti), in proposte condivise volte al superamento del Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 94 del 19 settembre 2014 che, data la sua contingibilità ed urgenza ed alla luce della mutata situazione epidemiologica, non aveva e non ha più ragion d’essere: • passaggio da strategia di eradicazione a quella di contenimento con l’adozione di abbattimenti di tipo selettivo negli apiari infestati (solo gli alveari con presenza di larve per impedire il progredire di focolai); • contrasto del nomadismo selvaggio e di fenomeni di abusivismo, con la possibilità di operare la distruzione degli apiari abbandonati e non censiti in BDA, allo scopo di impedire l’effettuazione

di movimentazioni incontrollate con conseguente diffusione del coleottero; • necessità di una stretta sinergia, pur nel rispetto dei diversi ruoli e competenze, tra i diversi attori, istituzionali e non istituzionali, coinvolti nella lotta al coleottero, a garanzia di una buona efficacia della stessa; • premialità per gli apicoltori che, attraverso l’adozione di buone pratiche apistiche, avrebbero contrastato efficacemente il coleottero; • Dettaglio delle metodiche diagnognostiche e delle modalità di distruzione attraverso l’emanazione di un preciso protocollo. È bene precisare però che, se da un lato, queste indicazioni condivise hanno trovato un certo recepimento nei decreti e nelle ordinanze emesse dal Ministero della Salute (Decreto 10 settembre 2019 del Ministero della Salute

pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 19/09/2019), lo stesso non può assolutamente dirsi a livello regionale dove ha regnato e regna il più completo immobilismo nonostante, negli atti ministeriali sopramenzionati, si evidenzi chiaramente la transitorietà delle indicazioni fornite, in attesa che la Regione Calabria, sulla base della mutata situazione epidemiologica, modifichi il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 94 (vedi Nota 11854 della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari). Nonostante le rassicurazioni formulate di recente dal dottor Piraino, nuovo responsabile regionale della sanità animale, nel corso di in un incontro svoltosi presso l’Assessorato Regionale all’Agricoltura tra le associazioni apistiche, i sindacati agricoli e l’assessore all’agricoltura Gallo, sull’annullamento del Decreto n° 94 e sulla messa a punto


di una normativa regionale di dettaglio ai decreti ministeriali, nulla è stato fatto e, date le situazioni di confusione e scarico di responsabilità già preesistenti ed ulteriormente aggravatesi per il vuoto istituzionale creatosi con la scomparsa della Presidente Santelli ed i recenti arresti, non è possibile confidare in alcuna novità a riguardo, almeno in tempi brevi, in quanto si sarà in altre faccende affaccendati. Il vuoto legato alla mancanza di una normativa regionale di dettaglio viene purtroppo “riempito”, in molti casi, dalle libere ed arbitrarie interpretazioni dei decreti ministeriali da parte degli operatori delle ASP, con gravi disagi degli apicoltori. SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA A differenza degli anni scorsi, quest’anno non vengono segnalati da parte degli apicoltori rinvenimenti di larve e quindi la presenza di focolai attivi; vengono invece segnalati frequenti rinvenimenti di esemplari adulti di Aethina tumida, la cui percentuale negli alveari risulta aumentata nel periodo da fine agosto ad ottobre (anche più di 40

esemplari per alveare). Le informazioni che arrivano dagli apicoltori non collimano con i risultati dell’attività ufficiale di sorveglianza operata dai veterinari delle ASP, limitata al controllo dei nuclei sentinella sia nella zona di protezione che nella zona di sorveglianza, come riportano le schede di rendicontazione del Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura. Le discrepanze tra ciò che viene riferito dagli apicoltori ed i risultati dell’attività ufficiale di sorveglianza sono probabilmente da ascrivere a diversi fattori: Adozione da parte degli apicoltori di buone pratiche apistiche volte al controllo dell’Aethina, basate su preziose indicazioni fornite da FAI-Calabria (mantenimento di famiglie forti, restringimento delle stesse sui soli favi ben presidiati dalle api, rispetto scrupoloso di misure igienico-preventive sia in apiario che in laboratorio). Tali preziose indicazioni FAI-Calabria, tramite Francesco Artese, sotto forma di errori da non commettere, ha da sempre raccomandato a tutti gli apicoltori calabresi e non, in particolare nell’affollatissimo con-

vegno svoltosi domenica 6 ottobre 2019 presso l’Agriturismo “I RISI” a Lamezia Terme, avente per tema Aethina tumida in Europa: ricerca ed esperienze di campo. Uso da parte dei soci di FAI-Calabria, come mezzo diagnostico e di lotta, della parete mobile che, fino ad ora, sulla base delle esperienze di campo condotte ormai da diversi anni, si è rivelato lo strumento più attendibile ed efficace. In chi, ormai da diversi anni lotta sul campo contro il coleottero e si è dedicato, con umiltà e grande spirito di osservazione, allo studio della biologia e del comportamento del parassita, alla sperimentazione dei già noti strumenti di lotta e diagnosi ed alla messa a punto di metodiche innovative delle stesse, sulla base delle nuove conoscenze acquisite, desta non poche perplessità il fatto che nel Piano di sorveglianza dell’Aethina tumida per il 2020, formalizzato con la nota n° 13022 da parte del Ministero della Salute, si raccomanda di inserire almeno una trappola del tipo Better Beetle Blaster in ciascun nucleo sentinella, per facilitare l’eventuale rilevamento di Aethina tumida,

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quando tale tipo di trappola, sulla base delle esperienze di campo di FAI-Calabria, dà luogo molto spesso a falsi negativi che, guarda caso, si positivizzano con l’uso della più efficace parete mobile. Andamento meteo-climatico, fortunatamente, sfavorevole alla replicazione del coleottero; infatti il 2020 nel periodo primaverileestivo e di inizio autunno è stato caratterizzato da un clima secco, con poche precipitazioni e molto vento. In assenza di segnalazioni di focolai in alveari allevati, probabilmente l’origine degli adulti è da ricondurre a focolai presenti in colonie naturali o alveari abbandonati, come indica il rinvenimento di un focolaio a Candidoni (RC) in data 09/09/2020. È bene sottolineare anche l’uso diffuso come strumento di lotta al coleottero, spesso indicato e “vivamente consigliato” sottotraccia anche da parte di operatori ASP, di trappolette “fai da te” in policarbonato alveolare, ottenute iniettando con una siringa negli alveoli di 50 | Apitalia | 1-2/2021

dimensioni tali da consentire l’ingresso dell’Aethina ma non quello delle api, di prodotti commerciali anti-scarafaggi come ad esempio Solfac Gel avente come p.a. imidacloprid o altri prodotti a base di fipronil o acetamiprid. Tali trappolette vengono inserite all’interno dell’alveare, a diretto contatto con le api e, in assenza di un attrattivo per l’Aethina, il loro funzionamento si basa sul fatto che il coleottero entra negli alveoli contenenti il veleno o per pura casualità o per sfuggire al disturbo arrecato dalle api o dalla luce che si crea con l’apertura dell’alveare. Gli apicoltori che usano tali trappole segnalano, oltre alla presenza di coleotteri morti all’interno degli alveoli, anche di altri che si rinvengono a terra nelle immediate vicinanze del davanzalino, frutto dell’attività di pulizia delle api, o ancora esemplari “fumati” di Aethina che vagano storditi all’interno dell’alveare. FAI-Calabria, facendo tesoro della comune esperienza nella lotta chimica alla varroa, ha da sempre

sconsigliato vivamente l’uso di tali trappole artigianali, evidenziando i pericoli insiti nel loro utilizzo legati all’inquinamento del miele ed all’insorgenza di farmaco resistenza. Sicuramente, all’uso diffuso di tale trappolaggio chimico artigianale contro l’Aethina, ha influito il decreto ministeriale del 10 settembre 2019 pubblicato sulla G.U. del 19/09/2019 che, nell’allegato 1, relativo alle misure in zona di protezione prevede l’obbligatorietà del posizionamento, da parte degli apicoltori, di trappole meccaniche o biocide in tutte le arnie, in assenza di qualsiasi preparato chimico appositamente registrato. SCENARI PREVEDIBILI Lo scenario dell’infestazione a livello regionale è stato aggravato, e rischia di esserlo ulteriormente nell’immediato futuro, da un meccanismo a cascata che vede la compartecipazione di diversi fattori. Una, purtroppo diffusa tra gli apicoltori calabresi, scarsa percezione e consapevolezza della gravità del


“problema Aethina”, con l’errata convinzione che, per la lotta contro tale parassita esotico, sia sufficiente inserire le miracolose trappolette artigianali contenenti ogni sorta di fetenzia, per poter dormire sonni tranquilli; a tali errate convinzioni si devono i diversi focolai che negli anni scorsi sono stati segnalati a FAI-Calabria in provincia di Vibo Valentia, a chiara conferma dell’inutilità e delle false aspettative riposte in tali metodiche di lotta, a differenza di quanto accade con la parete mobile, ormai ben collaudata nella sua efficacia. Criticità legate alla scarsa capacità dei veterinari ufficiali di corrispondere ai controlli previsti , dovute sia ad aspetti di organizzazione, di competenza e formazione, sia

a problemi di carattere finanziario che, sebbene espressamente segnalati nell’Ordinanza 11854 della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari datata 10/05/2017, ancora permangono o addirittura si sono aggravati (la task force veterinaria è stata smantellata e, in tema di lotta all’Aethina, non vi è alcuna struttura regionale di riferimento). Nomadismo incontrollato, con movimentazioni abusive, arrivo di apicoltori da fuori regione o transito attraverso le zone di protezione di carichi di alveari in assenza dell’adozione delle opportune precauzioni volte ad impedire l’infestazione del coleottero (copertura con reti a maglie fitte).

Rapporti tra apicoltori e veterinari che, mentre nei primi anni dell’infestazione, grazie all’azione della FAI, erano improntati alla piena collaborazione e condivisione di esperienze e conoscenze sul “fenomeno Aethina”, in questi ultimi anni sono invece ritornati alla “freddezza” ed al carattere esclusivamente burocratico-amministrativo di un tempo senza alcuno scambio di informazioni (N.B. i dati di questo report “fotografano” la situazione reale, sulla base delle informazioni confidenziali degli apicoltori). Disincronia e vero e proprio marcato scollamento tra situazione epidemiologica e quadro normativo di riferimento, soprattutto a livello re-

Foto IZSVe

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PATOLOGIA APISTICA gionale, come evidenzia la mancata revisione o annullamento del decreto n° 94 del 19 settembre 2014. Uso, nei piani ufficiali di lotta al coleottero, di strumenti diagnostici (Better Beetle Blaster) che, sulla base delle prove di campo condotte da FAI-Calabria, sono risultati completamente inattendibili. L’infestazione di Aethina tumida se nel 2020, almeno fino ad ora, è rimasta per cosi dire congelata, in “stand by” e non ha avuto la sempre più temuta diffusione a causa di diversi fattori tra i quali è stato sicuramente determinante l’eccezionale andamento meteo-cliamtico, essa ha tutto l’aspetto di essere un fuoco che cova sotto la cenere che, dato il “deponete le armi” e le

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“diserzioni” che si riscontrano sui diversi fronti di lotta, rischia, nel prossimo futuro, di sollevarsi con fiamme alte e dalla potenza distruttiva. In questo quadro sicuramente poco rassicurante per il futuro, è bene precisare che FAI-Calabria non è mai venuta meno al proprio ruolo; infatti, in questi anni ha intravisto nella “criticità Aethina” una grossa opportunità e, con il supporto di diversi Enti di Ricerca, si è impegnata in un’intensa attività di studio di tale parassita esotico, con la scoperta di aspetti inediti nella sua biologia e la messa a punto di efficaci tecniche di diagnosi e lotta (parete mobile). Nella piena consapevolezza che nella lotta all’Aethina

gli apicoltori rappresentino il primo fronte, coloro che devono lottare “in trincea”, l’auspicio è che le preziose esperienze e conoscenze maturate sul campo diventino, attraverso una genuina condivisione, patrimonio comune di tutti gli apicoltori affinché, coloro che attualmente operano in aree al momento indenni, non si dimostrino impreparati quando, si spera il più tardi possibile, debbano misurarsi con tale nuovo parassita; sicuramente un’ulteriore grave criticità in grado, senza l’adozione delle opportune contromisure, di dispiegare a largo raggio i suoi effetti distruttivi e della quale si sarebbe fatto volentieri a meno. Santo Panzera



FLORA APISTICA. Scheda n. 16

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore POLLINI DI FINE INVERNO - Populus nigra L. (Salicaceae) (Pioppo)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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Albero deciduo monoico, alto fino a 30 m, distribuito in Europa. Molto diffuso intorno al Lago Trasimeno. Coltivato anche per la produzione di legname e cellulosa. Fiorisce ai primi di marzo. Le api raccolgono molto polline di questa specie non nettarifera. Le pallottoline di polline sono colore bianco giallastro. Anche i bombi sono soliti raccogliere polline. La pianta è anche importante perché si produce in seguito molta melata per opera di Afidi del genere Chaitophorus. La pianta contiene glicosidi che liberano acido salicilico. Da 1 a 4: 3. Da 1 a 3: sconosciuto. La corteccia in polvere è disinfettante per le putrefazioni intestinali. Le gemme sono vasocostrittici , antisettiche, anticatarrali, febbrifughe. Curano anche le emorroidi e per via esterna sono vulneranti contro piaghe e ferite cutanee. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 302. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline: 315-316.


POLLINI DI AUTUNNO - Potentilla reptans L. (Rosaceae) (Cinquefoglio)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

Perenne erbacea stolonifera alta fino a 30 cm, distribuita sui pascoli aridi, pendii, macerie, ecc. Fiorisce da marzo Le api raccolgono buone quantità di questo polline e, in montagna, per un periodo molto lungo. Le pallottoline di polline sono color giallo oro. Sono stati notati molti apoidei di taglia minore.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 4.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

I giovani getti primaverili sono ottimi in minestre. La pianta è usata come antidiarroica, antinfiammatoria e contro i dolori mestruali. Le radici sono diuretiche, antidiarroiche, digestive, rinfrescanti, febbrifughe. Per uso esterno un decotto astringente ed emostatico. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle iante medicinali. Ed. Ricca, 316. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline: 317-318.

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2020 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato.......................................................................................................... Mod. 01/2020 - Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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INSERZIONISTI

VITA ITALIA Prodotti per la cura delle api vitaitalia@vitaitalia.191.it

pag. 2

Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230

APICOLTURA TETTAMANTI Nuclei e api regine ligustiche tettamantiapicoltura@virgilio.it

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CMA DI PITARRESI MICHELE Prodotti per l’apicoltura commerciale@pitarresiitalia-cma.it

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ONETTI ERBORISTERIA APISTICA Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

pag. 16

DOMENICI Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

pag. 19

OTTOLINA Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

pag. 25

Grafica e Impaginazione Alberto Nardi redazione@apitalia.net

AL NATURALE Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

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LAPED Candito per api info@lapeditalia.com

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ASS. ROMAGNOLA APICOLTORI Api regine di razza ligustica info@arapicoltori.com

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ZOOTRADE Prodotti per la cura delle api apicoltura@mpzootrade.com

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CHEMICALS LAIF Prodotti per la cura e nutrizione delle api pag. 59 info@chemicalslaif.it LEGA Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

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Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net

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