Apitalia 5-6/2022

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 5-6 • Maggio-Giugno 2022 •- 724 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

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EDITORIALE

MIELE SENZA API

FATTO IN UN LABORATORIO CHE MIRA ALLA SOSTENIBILITÀ

UNA FORMULA MAGICA IDEATA PER FAR LEVA SUI

Foto PxHere

CONSUMATORI PIÙ INGENUI

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avvero non c’è limite al peggio. Viene spontaneo dirlo dinanzi alla notizia del giorno: è stato “inventato”, componendolo in un laboratorio industriale, un miele sintetico proposto per biologico, anche se a farlo non sono state le api. Non stiamo scherzando: è tutto documentato ed accompagnato da un certo compiacimento di chi fa divulgazione ecologista senza capire molto di api e di miele. L’idea lanciata dalla ditta californiana, però, sebbene a molti potrà sembrare originale, è del tutto subdola: essa infatti veicola, per propri fini di marketing, informazioni offensive nei confronti di qualunque apicoltore. Gli inventori di questa pozione, inoltre, dicono di essersi ispirati alla stessa formula usata dalle api e di averla replicata in laboratorio: ciò per evitare che gli apicoltori sottopongano gli alveari ad inaccettabile sfruttamento. Dichiarano poi, questi giovanotti sorridenti, che le api mellifere negli Stati Uniti d’America sono una specie invasiva che con l’ape africanizzata sta distruggendo le api selvatiche native. Quindi, sostanzialmente, è stata ideata una narrazione che cerca di attrarre i consumatori più ingenui ma al tempo stesso più esigenti: quelli animati da valori ideali ed etici, convinti che le api mellifere siano davvero schiavizzate per fare un prodotto naturale ma inutile. Cosa che va evitata usando un prodotto che pretende di chiamarsi “miele senza le api.” Ci pare dunque sufficiente aver richiamato l’attenzione delle Autorità competenti e degli Apicoltori: ciò cui stiamo assistendo, di fatto, è un abile illusionismo che vorrebbe farci credere nella bontà di un prodotto sintetico che fa bene alle api e al Pianeta. In barba al fatto che a livello internazionale, in Europa e in Italia, questa cosa che si fa senza i fiori non si può chiamare miele... neanche per scherzo! Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 724 | 5-6/2022| gli articoli

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5 EDITORIALE Miele senza api

Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO Giornata mondiale dell’ape

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Esperti senza il web

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Il giro dei melari

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Favi in movimento

Giacomo Perretta

22 AGENDA LAVORI. CENTRO È ora di maturità

Matteo Giusti

26 AGENDA LAVORI. SUD Vitalità e sviluppo

Santo Panzera

30 AGENDA LAVORI. ISOLE Registrare i fenomeni 49 APITERAPIA Più benessere e salute con i prodotti dell’alveare

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Vincenzo Stampa Chiara Casoria e Armando Monsorno

speciale 33 TOSSICITÀ DELLE SOSTANZE ATTIVE impiegate in agricoltura nei confronti delle api e loro persistenza nell’ambiente


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Per tutti è una pianta aromatica nota come erba cipollina, in realtà si tratta di Allium schoenoprasum, cioè un aglio selvatico. La specie è rappresentata da esemplari tra loro molto variabili, considerata persino rara nonostante sia presente in quasi tutte le regioni da Nord a Centro Italia. Le api ne impollinano i fiori che sono molto attrattivi in particolare per il nettare, abbondanti proprio in questo periodo. Da riprodurre via bulbo e moltiplicare a più non posso! (Foto Mondoapi.it)

hanno collaborato a questo numero abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo

FAO, Alberto Contessi, Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Chiara Casoria, Armando Monsorno, Patrizia Milione, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno. Per l’inserto centrale Cooperative Italiane, Confagricoltura, Copagri, Coams, Assosementi, CIA, C.A.I., Compag, FAI-Federazione Apicoltori Italiani, UNA-API, Svetap, Osservatorio Nazionale Miele

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI

Massimiliano Spinola: nel 1806, a soli 23 anni, scoprì e descrisse l’ape ligustica italiana. Apitalia è impegnata a tenerne viva la memoria.

“Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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PRIMO PIANO

GIORNATA MON

Le celebrazioni del 2022 si sono svolte, per la terza volta, a causa della pandemia da Covid-19, su una pia

tazione, in collaborazione con Apimondia, la Federazione Internazionale delle Associazioni degli Apicoltor

sempre di elevato livello e con Autorità in rappresentanza d

Il tema dell’evento della Giornata mondiale delle api di quest’anno è stato “Bee Engaged: Celebrating the

apicoltura”. L’evento ha concentrato l’attenzione sul ruolo delle diverse api locali e dei sistemi di apicoltura

e servizi ecosistemici e su ciò che i Governi, gli attori dei siste

“È ora di ripensare a come possiamo sostenere le api, con mezzi di sussistenza e sistemi che le supportino”, ha detto il Direttore Generale della FAO, il cinese Qu Dongyu in apertura della V Giornata Mondiale delle Api

“Giornata delle Api e della Biodiversità sono collegate: così anche noi dobbiamo stringere legami tra api, agricoltura, istituzioni e cittadini” ha detto David Cooper, Vice Segretario Esecutivo della CBD-Convenzione Internazionale per la Diversità Biologica.

Unesco promuove, con il sostegno di Guerlain-Paris, un aiuto alle donne delle comunità rurali dei paesi in via di sviluppo, utile a formare un primo reddito grazie alle api. L’iniziativa è stata presentata durante l’evento online della FAO.

“Il ruolo della ricerca scientifica è di fondamentale importanza nel garantire efficaci azioni di tutela e salvaguardia delle api mellifere e degli insetti impollinatori”, ha detto lo statunitense Jeff Pettis, presidente Apimondia.

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NDIALE DELL’APE

attaforma appositamente predisposta dalla FAO, l’Organizzazione mondiale dell’Agricoltura e dell’Alimen-

ri. La partecipazione all’evento di questa quinta edizione è stata di tono più informale delle precedenti, ma

delle varie Istituzioni diplomatiche, civili, militari e religiose.

e diversity of bees and beekeeping systems”, cioè “Impegnati: Celebra la diversità delle api e dei sistemi di

a nel miglioramento della sicurezza alimentare e dei mezzi di sussistenza, fornendo una gamma di prodotti

emi agroalimentari e il pubblico possono fare per proteggerli

Le celebrazioni ufficiali della Giornata Mondiale delle Api si sono svolte a Torino, su iniziativa della prima regione apistica d’Italia. E’ intervenuto anche il Presidente nazionale della FAI Raffaele Cirone, qui con l’Assessore all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca della Regione Piemonte, Marco Protopapa.

Le telecamere di Euronews, network informativo europeo, hanno fatto tappa nell’Apiario urbano installato dalla FAI presso il Comando dei Carabinieri Forestali. Nella foto il Generale C.A. Antonio Pietro Marzo, Comandante CUFAA e la giornalista Giorgia Orlandi.

Le api in dono all’Associazione Volontari di Capitano Ultimo (al centro della foto con il volto coperto). È lui che le ha volute presenti alla Messa dei Poveri, come forma di ringraziamento ispirata a San Francesco d’Assisi.

Omaggio alla professionalità del nostro Esperto Apistico Fabrizio Piacentini, che anche per la Giornata Mondiale delle Api non si è risparmiato con installazioni di alveari a Roma dove il Progetto ApinCittà sale sempre più in alto!

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PRIMO PIANO

GIORNATA MONDIALE DELLE API Siamo alla quinta edizione di una celebrazione che ormai si è fortemente radicata nella gran parte delle Istituzioni e dei più disparati ambiti della società, della cultura, dell’economia, della politica. L’ape si è affermata come simbolo globale della sostenibilità e della biodiversità: una simpatia generalizzata e ormai consolidata anche presso l’opinione pubblica. L’evento organizzato dalla FAO ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza del mondo apistico internazionale. Per il nostro Paese ha preso parte ai lavori il Consigliere FAI Giuseppe Mongelli che ha portato i saluti di tutta la Federazione degli Apicoltori Italiani. Noi ci siamo impegnati, l’anno prossimo saremo lieti di farlo insieme a tutti Voi! 10 | Apitalia | 5-6/2022



AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

ESPERTI SENZA IL WEB

È LA PRATICA SUL CAMPO CHE VI INSEGNA COSA FARE di Alberto Guernier

C

on il dilagare delle proposte informative sul web, molte sono le possibilità di ampliare le proprie conoscenze; ma appunto per questo bisogna tenere sempre presente che spesso e volentieri, questi tutorial, fanno vedere il meglio delle situazioni possibili in quanto lo scopo di chi li produce è quello di fare bella figura. Le situazioni da manuale però, spesso e volentieri non si presentano ai principianti che per definizione si trovano dinanzi a situazioni mai viste.

Tenteremo oggi di fare un po’ di chiarezza, con il rischio magari di volare basso, ma cercando di evitare il putiferio che può nascere da operazioni condotte malamente e che rischiano di portare a situazioni di panico. Prima cosa: i professionisti, per via delle esigenze economiche e logistiche, sistemano sempre i propri alveari in file serratissime. Se non appartenete a questa categoria evitatelo! Se avete pochi alveari distanziateli almeno su supporti che ne possano

UNA BREVE RASSEGNA DELLE SITUAZIONI IMPREVISTE E DEI FATTORI CORRETTIVI

Foto Alberto Guernier

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contenere anche il doppio (4 presenti con 8 posti disponibili). Due colpi di fumo bello denso, si solleva di qualche centimetro il copri favo, ancora uno sbuffo e via con tutta tranquillità: innanzitutto se avete seguito il mio consiglio marcando la regina, ora avrete almeno una certezza. Se poi ancora vi state interrogando, dinanzi alla prova dei fatti, se era meglio la “cassa” da dieci rispetto a quella da dodici, non guasta ricordare che le famiglie disposte su un numero maggiore di favi potete gestirle con più calma. Sicuri di avere presente una corretta gestione del melario? La situazione sarà già decisamente migliore se vi sarete organizzati

per togliere il diaframma facendo attenzione a non schiacciare le api: ricordo che più si va piano e più le api ci lasceranno procedere speditamente. Per spostare le api sul favo, alla ricerca di quello che spesso nascondono, possiamo usare quel po’ di fumo che basta, sebbene muniti di maschera, ci accorgeremo che spesso basta un leggero soffio; funziona anche il toccare dolcemente con dei colpetti, le api sulla schiena. Se siamo alle prime armi il consiglio è di evitare fumate da locomotiva e scuotimenti vari. Il favo destinato a covata è un po’ l’inizio del più bello! Se troviamo cupolini abbozzati, sorridiamo, sarà sufficiente appiattirli su se stessi

con il dito o il dorso della leva per avere la coscienza a posto; unica operazione del caso, sarà quella di alleggerire correttamente il carico di api, evitando un eccessiva costipazione del nido, ovviamente metteremo il melario e asporteremo un favo con covata opercolata con tutte le api che lo occupano (solo e sempre se prima avremo individuato il favo con la regina!) dando in cambio, a seconda del periodo, un foglio cereo o meglio un favo sano e costruito da covare. Qualora il nostro intervento non sia tempisticamente corretto, troveremo già celle con pappa reale oppure addirittura chiuse pronte a sfarfallare; calma e gesso non strappate nulla! In questo momen-

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST to è estremamente facile creare famiglie che rimarranno orfane. Ho visto fior di apicoltori incaponirsi nella ricerca della regina, svuotando addirittura l’alveare completamente di tutti favi senza riuscire a trovarla (in amore vince chi fugge!). Ecco, anche qui occorre un attimo di chiarezza così da comprendere meglio ciò che può esservi accaduto nel mese passato. Abbiamo detto scherzosamente che le api si amano, e poi nascono gli sciami... quindi possiamo dire per semplificare, che se ci fossero stati solo cupolini abbozzati, oppure con uovo appena deposto, l’alveare stava “facendo l’amore”, ma non è detto che fosse “gravido”: potevamo ancora intervenire efficacemente. Se invece ci fosse stata la larva che galleggiava sulla pappa, quindi l’uovo era già schiuso, per forza di cose avreste dovuto assistere alla “nascita” di uno sciame. Ecco perché durante le visite è sempre bene segnare con una puntina il favo o i favi su cui si trovavano le celle. Andando avanti a cercare la regina che, se siamo riusciti a trovarla, non avremmo dovuto perdere di vista, evitando di rimettere dentro l’arnia il favo su cui l’abbiamo trovata; avremo dovuto avere così a disposizione la cassa vuota (meglio di un nucleo, che richiede già più manualità), dove alloggiare momentaneamente il favo. Insomma, le tante cose alle quali avremmo dovuto esser già preparati e che ora, giunti a buon punto della stagione, ci servono per raccogliamo le idee e farne tesoro mentre muoviamo i passi successivi. 14 | Apitalia | 5-6/2022

Guardiamo un attimo con calma la regina, giovane e bella o vecchia e brutta? In tal caso un’alternativa è quella di sacrificarla e di lasciare una sola cella pronta a sfarfallare rimettendo tutto a posto, un buon metodo se fatto in piena fioritura. Se invece vogliamo salvare la regina, togliamo i favi con la cella che avremo scelto di tenere (quella più matura, per ridurre al minimo il tempo di blocco), api, covata e scorte in numero congruo a decongestionare il nido: quanto basta a costituire una nuova famiglia accanto, dando nuovo spazio per covare alla regina. Va detto che nei favi di covata, specie se in preparazione alla sciamatura, le api occupano le cellette destinate alle uova, con del miele, ed il tempo per la ripartenza della regina è condizionato da diversi fattori. E se invece non abbiamo trovato la regina e neanche individuato tutti i cupolini, tutte le celle opercolate e quelle che ancora non lo sono? Sarebbe stato utile, dinanzi a tale situazione, il metodo della divisio-

ne in due della famiglia, sempre avvalendosi della cassa sistemata vicina, senza preoccuparsi di nulla, aggiungendo ad ognuna un favo centrale costruito. In questo modo (ci sarebbe stata anche la possibilità, qualora la famiglia fosse stata molto grossa, di dividerla in tre, una cassa per parte oltre a quella centrale d’origine), torneremo a visitare il tutto il giorno seguente; avremo ottenuto nidi decisamente più decongestionati, facilitando l’individuazione esatta di come stanno le cose e potendo intervenire con calma e criterio: l’obiettivo sarebbe dovuto essere quello che l’alveare originale qualora la regina deponente si fosse trovata sul favo nuovo, accertandoci di non reintrodurre anche eventuali cupolini con uovo o peggio celle. Un metodo base, che ci consentirà in ogni caso di non perdere api e nella peggiore delle ipotesi di moltiplicare la famiglia pur in assenza di particolari esperienze. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

IL GIRO DEI MELARI

CONTROLLO PERIODICO SE I FLUSSI SONO ABBONDANTI di Maurizio Ghezzi

LA BARBA DI API È ANCHE UN SEGNO DI SCARSO SPAZIO

S

ia che si pratichi la transumanza sia che ci si dedichi ad un’apicoltura stanziale, è da tempo arrivato il momento di effettuare la raccolta dei melari contenenti un ottimo miele. Se all’interno dei melari raccolti avremo favi non ancora completamente opercolati ricordiamoci di testare il grado di umidità del miele da centrifugare ed eventualmente di deumidificarlo prima

di smielare. In alternativa si potrebbero prelevare solo i favi ben opercolati lasciando in sede quelli ancora da opercolare e sostituendo i favi raccolti con altri vuoti che saranno certamente riempiti con miele proveniente da nettare delle importanti fioriture di questo periodo. In questo periodo sarebbe consigliabile monitorare settimanalmente lo stato di riempimento dei melari soprattutto in presenza di condizioni meteo favorevoli e con un giusto tasso di umidità nell’aria, perché l’abbondanza di bottinatrici e la presenza di condizioni ottimali, fa sì che il melario si riempia in pochi giorni. Per valutare la quantità di miele contenuta in un melario sarebbe meglio soppesare l’arnia sollevandola con una mano su uno dei due lati, in questo modo avremo sempre un’idea corretta della quantità di miele stivata all’interno dello stesso e soprattutto eviteremo di aprire l’alveare durante il periodo di raccolta cosa, quest’ultima, che disturba le nostre api le quali, in questo particolare momento della stagione, hanno bisogno di calma e tranquillità per compiere al meglio il loro lavoro. 5-6/2022 | Apitalia | 15


AGENDA LAVORI. NORD Quando un melario sarà stato quasi completamente riempito non esitiamo ad aggiungerne un successivo, l’ideale sarebbe posizionarlo al di sotto del precedente ma, se per qualche motivo questa cosa dovesse risultarci difficile, non vi saranno grossi problemi anche se lo dovessimo aggiungere al di sopra di quello già quasi pieno. Se non forniremo spazio, in cui deporre nuovo miele, le nostre bottinatrici sicuramente entreranno in uno stato di “sciopero tecnico” smettendo così di raccogliere nettare, raggruppandosi le une a fianco delle altre, ossia facendo la “barba”, all’entrata dell’alveare nell’attesa che l’estate finisca. Questo inconveniente, qualora dovesse verificarsi, ci procurerà sicuramente la perdita di un buon raccolto supplementare. Abbiamo avuto la fortuna, nonostante la siccità che in tanti lamentano, di vedere avvicendarsi le fioriture del tiglio, dell’ailanto, del lampone, del rovo, dell’erica, della lupinella e del castagno: alle nostre operaie di certo non sta mancando il lavoro e, potendole osservare, ci sembrerà perfino che le bottinatrici che si dedicano alla raccolta del nettare del castagno lavorino giorno e notte, se le giornate sono calde, ovviamente, perché il profumo e l’abbondanza del nettare di questa fioritura è in grado di attrarle con grande prepotenza. E allora in conclusione che dire? Diciamo che finalmente in un buon raccolto si potrà sperare se le nostre api, al nido, tarderanno a rientrare! Maurizio Ghezzi 16 | Apitalia | 5-6/2022

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

FAVI IN MOVIMENTO

STIAMO MOLTO ATTENTI A NON “SCARICARE” LA REGINA di Giacomo Perretta

SPAZZOLA O PIUMA, APISCAMPO E MIELOMETRO OGNUNO HA

Foto apemellifera.blogspot.com

IL SUO STILE

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roseguono le importazioni nel nostro Nord Est e le cose da fare sono sempre tante: quindi può essere utile fare un elenco delle priorità. La pulizia dei melari e la loro gestione non cambia, compreso l’escludiregina: il motivo più importante per il suo utilizzo è quello di salvare la regina anche se può sembrare banale il ripeterlo in questo momento. Qualora non mettessimo l’escludiregina, tuttavia, quando movimentiamo i melari spazzolando o soffiando i favi è facile non accorgerci della presenza della regina che potrebbe nel frattempo essere salita sul melario e quindi correre il rischio di essere soffiata o spazzola-

ta all’esterno dell’arnia. Quando spazzolate i telaini state sempre sopra il nido e questo è scontato, ma anche quando generalmente alzate i telaini del nido che per un qualsiasi motivo abbisognano di controllo state sempre sopra il nido, altrimenti la regina potrebbe cadere e perdersi. E’ bene dunque, come buona pratica apistica, controllare sempre anche nei melari che nei favi centrali non vi sia covata. Un secondo suggerimento ma non meno importante è quello di usare l’apiscampo, ovvero, quell’astutissimo attrezzo che serve alle api per lasciare il melario e non risalirci, quindi questo attrezzo verrà inseri-

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AGENDA LAVORI. NORD-EST to tra il nido dell’alveare e il melario limitando così il numero di api da spazzolare o soffiare: l’unica raccomandazione, e anche questa potrà sembrar banale, è quella di non invertite il verso di posizionamento. Perché l’uso di quest’attrezzo è utile, oltre a quello dell’escludiregina? L’utilità è intuibile ma è bene ricordarlo a beneficio di quei giovani apicoltori che non hanno ancora dimestichezza con l’uso di tutte le attrezzature del mestiere. L’apiscampo libera il melario dalle api, quindi sarà meno problematico raccogliere i melari pieni, infatti, più si soffiano o peggio si spazzolano melari e più è facile creare problemi. Con il soffiatore, dopo pochi melari nuvole di api sfuggono al controllo creano una grande confusione, mentre spazzolando molte api è più facile sporcare la spazzola di miele con il rischio di creare condizioni di saccheggio. Dunque con l’apiscampo si limitano questi inconvenienti anche se molti apicoltori tengono accanto un secchio di acqua e immergono la spazzola per pulirla dal miele, se non siete molto pratici ve lo sconsiglio specialmente se siete come me piccolissimi apicoltori e per aggiunta poco pratici. In questo modo, infatti, potreste inquinare e bagnare il miele delle cellette che potrebbero perdere le loro caratteristiche di umidità. L’uso del soffiatore è sicuramente

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meno invasivo però sembra molto impegnativo, per questo suggerisco anche di procurarsi da amici piume di oca, di tacchino che sono un po’ più grandi delle altre; qualche giorno prima ho l’accortezza di le prepararle pulite e asciutte, poi spazzolo le api di ogni melario con una sola piuma, un melario una piuma, così non faccio venire a contatto famiglie diverse. Al termine di ogni melario ripongo la piuma in un sacchetto di plastica chiuso che successivamente andrà a essere smaltita, i melari li pongo sovrapposti, alla base del primo e sopra l’ultimo pongo sempre un coprivafo per fare una chiusura sufficiente affinché le api non vengano stimolate o meglio eccitate inevitabilmente dal miele. Tutti accorgimenti che richiedono molta attenzione! Anche i telaini del melario possono essere tolti e posti all’interno di un recipiente ovviamente chiuso. In questo modo il piccolo apicoltore può lavorare con più tranquillità. Portati i melari in laboratorio di smielatura, è consigliabile aspettare anche un giorno prima di smielare: il motivo è che i telaini e quindi il miele sono ancora caldi, sia per il clima (siamo all’inizio dell’estate), sia perché le api tengono una temperatura interna abbastanza alta quindi è facile che non si riesca a sforchettare bene gli opercoli, oppure, la cera ancora calda durante

la centrifugazione ad alte velocità potrebbe cedere. Prepariamoci a raccogliere il miele prodotto dalle nostre api. Anche per il piccolo apicoltore deumidificare è una pratica gestibile ora che siamo arrivati alla centrifugazione: il favo dopo essere stato liberato dai suoi opercoli è posto nello smielatore e ovviamente centrifugato, liberato il favo da tutto il miele è riposto nel melario e lo si mette da parte in attesa di portarlo sull’alveare per farlo pulire, direttamente dalle api. Ricordare sempre l’escludiregina, il giorno dopo se è necessario che rimanga per eventuale ulteriore importazione lo si lascia altrimenti ormai pulito lo si toglie e ripone. Raccolto il miele viene posto in un “maturatore” ovvero un decantatore, le parti di aria che si sono incorporate durante la centrifugazione salgono in superficie con le parti che accidentalmente hanno superato i filtri; dopo almeno una decina di giorni questo miele può essere invasettato, prima però fate ancora un controllo con un mielometro (refrattometro), strumenti che debbono comunque essere tarati e controllati per esser certi che la misurazione sia corretta: l’umidità al disotto del 18% vi dà una buona garanzia della stabilità del prodotto. Giacomo Perretta



AGENDA LAVORI. CENTRO

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ci siano due condizioni nel nido: adeguata covata e poco o nullo spazio per stivare miele. La covata dovrebbe essere su almeno il 7080% dei telaini disponibili e non dovrebbero esserci troppe celle disponibili per stivare miele nel nido, altrimenti prima lo stiveranno lì e poi nel melario. Per ottenere queste condizioni si può anche gestire lo spazio interno del nido restringendolo con un diaframma per ottenere le condizioni ottimali. I melari da mettere devono essere puliti, cioè ovviamente privi di corpi estranei, muffe, insetti o altri animali infestanti.

GESTIRE FLUSSI MELLIFERI E POLLINIFERI

Foto Maurizio Finetti per www.wephoto.biz

iamo nel pieno della stagione produttiva e i lavori in apiario devono essere gestiti in maniera attenta ed efficiente per ottenere i migliori risultati possibili, sia in termini di quantità che di qualità. È tempo di miele, di polline, ma anche di sciami e regine. Per il miele in questo periodo si sono andate concentrando le più importanti produzione dell’anno, dall’acacia al castagno, dalla sulla ai millefiori. Bisogna quindi lavorare nell’ottica di ottenere le maggiori produzioni possibili con la massima qualità. Uno dei modi per farlo è scegliere il momento giusto per mettere i melari. La posa dei melari infatti è fondamentale sia per la produttività sia per la qualità, in particolare per la qualità dei mieli monoflorali. I melari devono essere messi quando inizia la fioritura, cioè quando più o meno il 10% dei fiori della fioritura che ci interessa ha iniziato ad aprirsi. Per avere una buona produttività è importante anche scegliere o preparare opportunamente gli alveari a cui mettere il melario. Per far sì che le api “vadano a melario” in fretta, come si dice in gergo, cioè che inizino a portare miele nel melario è importante che


Possibilmente, soprattutto per i millefiori, dovrebbero esser puliti anche da residui di miele, sia di miele eventualmente prodotto nei giorni o nelle settimane prima della fioritura che ci interessa sfruttare come monoflora, sia da residui di miele di altre smielature, ad esempio della stagione precedente. Questo per evitare contaminazione polliniche e nettarifere e ridurre, anche se di poco, la purezza del nostro monoflora, soprattutto se si stratta di mieli dai colori e dagli aromi delicati come l’acacia, o la sulla, o altre leguminose. Se quindi prima della fioritura che ci interessa abbiamo già prodotto qualcosa, per fare un ottimo monoflora è bene togliere i melari già presenti e smielarli separatamente. Allo stesso modo i melari vanno tolti quando la fioritura sarà finita, stando attenti però a valutare bene il territorio: non bisogna guardare la fioritura solo nei pressi dell’apiario, soprattutto in collina o in montagna, ma anche nelle zone vicine dove esposizioni diverse possono causare fioriture sfalsate. Bisogna quindi assicurarsi che la fioritura sia finita in tutto il raggio di azione delle api, altrimenti si corre il rischio di non sfruttare una bella fonte di nettare che può essere nascosta da un crinale, ma che sarebbe facilmente accessibile alle api in alcune centinaia di metri di volo. Quello che si è detto per la posa e la rimozione dei melari vale ovviamente anche per il nomadismo: gli alveari devono essere spostati nel posto desiderato all’inizio della fioritura e portati via a fioritura completamente finita, per 5-6/2022 | Apitalia | 23


AGENDA LAVORI. CENTRO

Foto mondoapi.it

poterla sfruttare la meglio. Anche l’uso dell’escludiregina è importante per una buona qualità del miele e per una più semplice gestione delle api. È vero che in genere senza escludiregina le api vanno più velocemente a melario, ma la regina può deporre nei telaini del melario rendendo poi più difficile la smielatura. Non si può infatti smielare un telaino con della covata (opercolata o disopercolata che sia), per evitare che larve, pupe e pappa reale finiscano nel miele. Quindi in quei casi si dovranno escludere dalla smielatura tutti i telaini con covata, rendendo necessario un lavoro di selezione in campo. In più in quei telaini potrebbe esserci anche del miele che quindi ritarderemo a smielare (aspettando che la covata sia tutta sfarfallata) o che non potremo proprio smielare avendo una perdita netta di produzione. Oltre a questo, durante la rimozione dei melari c’è il rischio di danneggiare o di portar via la regina, e poi i favi che hanno contenuto covata diventano facilmente attaccabili dalla tarma della cera, complicando la loro gestione

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in magazzino e possono passare al miele il così detto “sentore di covata”, peggiorandone la qualità. In questo periodo dell’anno è tempo anche di polline, con una delle fioriture pollinifere più importanti della stagione: il castagno. Anche per la tempistica della posa delle trappole da polline si possono seguire le regole indicate per il miele, avendo cura però di mettere le trappole a tutti gli alveari contemporaneamente per evitare effetti di deriva. Alcuni giorni dopo si potrà eventualmente levare le trappole alle famiglie meno produttive per evitare di stressarle troppo. Il polline infatti va raccolto ogni sera, o al limite una sera sì una sera no se il tempo è secco, per evitare ammuffimenti. Questo permette di controllare bene sia l’andamento della produzione, in modo anche da scegliere con precisione il giorno in cui non sarà più utile lasciare le trappole montate. Per la qualità del polline, oltre alla raccolta quotidiana, c’è anche la pulizia delle trappole. Prima della loro messa in opera è importante disinfettarle con candeggina (non profumata) o con

disinfettanti appositi per materiale apistico a base di ossigeno attivo, sciacquarle accuratamente e lasciarle asciugare al sole. È utile ricordare che su fioriture come il castagno, che danno sia molto nettare che molto polline, è possibile fare entrambe le produzioni contemporaneamente, montando insieme le trappole e i melari. Questo è poi anche il periodo migliore per la produzione di regine e di pappa reale per chi fa questa attività, e continua ad essere un buon periodo anche per fare sciami artificiali. Per fare sciami comunque è importante non interferire con le produzioni: togliere telaini di api e covata indebolisce le famiglie, rischiando di ridurne anche sensibilmente la produttività. Alveari che però si mostrano poco produttivi possono essere sfruttati per dividerli producendoci sciami artificiali magari sostituendo anche la vecchia regina e facendo in modo che anche loro contribuiscano alla produttività del nostro apiario, diventando una rimonta interna. Matteo Giusti



AGENDA LAVORI. SUD

VITALITÀ E SVILUPPO

MONITORARE LE FAMIGLIE FORTI SE NON VANNO SUBITO A MELARIO di Santo Panzera

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miele. E’ bene sottolineare come il comportamento delle api in rapporto alla sciamatura, anche in condizioni di parità di forza degli alveari, possa variare enormemente da una zona all’altra e di conseguenza le azioni che possono essere messe in campo non siano tutte adatte ovunque ed a chiunque, ma dipendano da diversi fattori come la capacità, la disponibilità, le esigenze di ciascun apicoltore, le caratteristiche climatiche-ambientali della zona in cui si opera. Solo mettendo bene a fuoco i fattori causali di tale fenomeno riproduttivo, si possono

MOVIOLA SULLA SCIAMATURA PER RIVEDERE CIÒ CHE CONTA DI UNA QUASI “GRAVIDANZA”

Foto M.Roth

uello che stiamo ancora attraversando, nel nostro Sud, è un periodo magico, nel quale le api e la Natura tutta entrano in piena attività; si assiste ad un vero e proprio spettacolo entusiasmante, di un Ambiente che ripropone ancora una volta il suo rinnovo e la sua continuazione con un cerimoniale “pirotecnico”: l’estasi della riproduzione della vita, che si manifesta in animali e piante con un fermento riproduttivo irrefrenabile. A ciò non sfuggono certo le nostre amate api; infatti, il problema con il quale, in questo periodo, noi apicoltori abbiamo dovuto confrontarci ed anche il più complicato da gestire è stato la sciamatura, che rappresenta l’affascinante pratica messa in atto dalle api per assicurare la continuità della specie, una sorta di “gravidanza”, di vero evento riproduttivo dell’alveare inteso come essere vivente, finalizzato alla creazione di un nuovo essere. Tale fenomeno è gioia e delizia per l’apicoltore dilettante, che vede aumentare il numero dei propri alveari, mentre è croce, “bastone tra le ruote” e fallimento allevatoriale per l’apicoltore professionista, il cui unico obiettivo è la produzione di


comprendere ed applicare consapevolmente i più appropriati rimedi, sicuramente non per evitarlo completamente, ma quanto meno per governarlo, riducendo notevolmente la percentuale di sciami. Cose ormai passate che rivediamo in fotogrammi per capire dove c’è ancora bisogno di una nostra piena capacità di gestione del fenomeno. La sciamatura non si verifica all’improvviso nell’alveare, ma rappresenta il risultato di una lunga e delicata fase di preparazione dell’alveare stesso. La prima manifestazione visibile della preparazione alla sciamatura o febbre sciamatoria è rappresentata dalla costruzione di una più o meno grande quantità di cupolini o ab-

raie con conseguente riduzione bozzi di celle reali, che vengono edificati in tempi scalari nell’arco progressiva della deposizione, che cessa dopo circa 7 giorni; di otto giorni circa; il foro di apertura di tali cupolini, prima che la 2. cessazione della produzione di cera da parte delle ceraiole che regina deponga in essi, viene calinon costruiscono più; solo le brato dalle operaie ad un diametro pari a quello delle celle da operaia celle reali vengono allungate, utilizzando cera preesistente di e, una volta avvenuta la deposiziocolore scuro, motivo per il quale ne di uova da parte della regina, le le celle reali di sciamatura risuloperaie riallargano il diametro del tano scure; bordo ed allungano le celle reali. Già dopo 36-48 ore dalla deposi- 3. cessazione graduale della raccolta 3. di nettare da parte delzione dell’uovo nel primo cupolino, le bottinatrici, per cui le scorte il superorganismo alveare evidendi miele non vanno incontro ad zia di essere entrato nella delicata alcun aumento; tale comportafase di “gravidanza”. Durante tale mento ozioso continua fintanto fase si manifestano tre fenomeni che dura la febbre sciamatoria, molto importanti: non meno di una diecina di 1. riduzione dell’alimentazione giorni, ed inoltre risulta considella regina da parte delle ope-

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Foto Patricio Sànchez

AGENDA LAVORI. SUD

derevolmente più lungo nel caso l’alveare intenda emettere degli sciami secondari. La sciamatura è determinata generalmente da una situazione di anormalità a cui le api non possono frapporre che l’abbandono, la diserzione parziale dell’alveare. Le cause della sciamatura, non tutte abbastanza note, sono più complesse di come le conosciamo e vanno ricordate perché comprendono . • sovrappopolazione, per la quale l’eccessivo numero di api costrette in un’unica arnia le induce ad allevare celle reali ed a sciamare; tale situazione è esasperata da prolungati periodi di cattivo tempo che impediscono alle api di uscire, creando intasamento nel nido; • carenza di spazio ed insufficiente aerazione che costringono le api a “far barba” ed a ventilare; 28 | Apitalia | 5-6/2022

• carenza di spazio ed insufficiente numero di nutrici, si induce l’alaerazione che costringono le api a levamento di celle reali nelle quali “far barba” ed a ventilare; riversare la pappa reale prodotta • insufficienza della camera di coin grandi quantità; vata con indisponibilità di un nu- • carenza di produzione nella regimero di celle vuote adeguato a na di feromoni, sostanze secrete consentire alla regina una depodalle ghiandole mandibolari della sizione proporzionata alla spinta regina, assorbite dalle api del suo indotta dall’abbondante nutrizioseguito e trasmesse rapidamenne che riceve, induce l’allevamente di bocca in bocca (trofallassi) to di celle reali; a tutte le api dell’alveare; fino a • abbondante importazione di netquando ogni ape riceve il giusto tare e polline il cui effetto stimoquantitativo feromonale, tutto lante provoca maggiore nutrizioprocede bene e vi è una situazione della regina e maggiore ovodene di equilibrio, quando invece posizione; si verifica una diminuzione nella • eccesso di produzione di gelatina quantità unitaria di feromoni ricevuti si innesca la costruzione di reale che, in condizioni normali, è prodotta dalle giovani api nutrici celle reali; attraverso le ghiandole ipofarin- • favi eccessivamente vecchi ed imgee ed è destinata alla nutrizione possibilità di sfogo per le ceraiole delle larve di api nei primi tre in quanto i favi vecchi vengono giorni di vita; quando tale equiabitati malvolentieri dalle api e, librio di produzione è alterato attraverso il loro rinnovo, le api per la presenza di un eccessivo ceraiole, mediante la costruzione


di favi nuovi, possono dare sfogo al loro istinto biologico e scaricare la loro energia, senza dover ricorrere alla sciamatura; una buona valvola di sfogo è rappresentata dalla costruzione di almeno tre fogli cerei da nido per alveare, che andranno a sostituire altrettanti favi ormai vecchi; • covata nascente in numero rilevante che ha come conseguenza imminente il superaffollamento interno all’alveare ed un eccesso di produzione di gelatina reale; • predisposizione ereditaria per la quale gli istinti sciamatori, in assenza di interventi dell’apicoltore volti ad alleviare le varie cause di sciamatura, si esaltano di generazione in generazione stabilizzan-

PRODUZIONE ARNIE

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dosi ereditariamente. Da quanto riportato risulta evidente come l’elemento chiave, che gioca il ruolo più importante nel fenomeno sciamatura, sia rappresentato dalla regina. Infatti, le regine giovani, cioè le regine nate nell’anno precedente dopo l’acacia, hanno la capacità di tenere unita una grossa popolazione di api, senza innescare alcuna sciamatura, in virtù della sufficiente quantità di feromone reale distribuito. Al contrario la regina è da sostituire in tempi rapidi, per non pregiudicare i raccolti successivi nelle seguenti condizioni: • quando non produce una covata sufficiente, adeguatamente estesa e compatta (senza buchi); • quando è figlia di regina sciamata

l’anno precedente con grossa propensione alla sciamatura; • quando entra nel secondo anno di vita ed in primavera viene meno la sua prestanza che non fa decollare la famiglia. È bene sottolineare come, operando tali cernite con il dovuto scrupolo ed il giusto tempismo, andremo ad eliminare le famiglie scarse, che stentano, ed a selezionare automaticamente quelle più produttive e vigorose. Una cosa infine è certa: non basteranno nubi minacciose e difficoltà a smorzare gli entusiasmi del nostro agire in apiario che sono saldamente radicati su una profonda passione per l’ape e per la Natura tutta. Santo Panzera

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AGENDA LAVORI. ISOLE

REGISTRARE I FENOMENI

LA BOTANICA E IL CLIMA SONO FATTORI INTERDIPENDENTI di Vincenzo Stampa

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tabilire delle regole, quando si ha a che fare con la natura, non è semplice: le variabili sono tante e non tutte uguali nei diversi territori. Queste sono le premesse per cui insistiamo a raccomandare agli apicoltori di registrare i fenomeni, climatici e botanici, nel territorio che abitualmente frequentano con i loro alveari. Per passare dalle osservazioni puntuali a regole di carattere generale occorrono perseveranza e collaborazione, è quello che stiamo cercando di fare in Sicilia insieme a tutti gli apicoltori associati. Siamo partiti (ormai sono più di trenta anni) dal registrare gli intervalli di tempo che intercorrono tra le fioriture delle specie botaniche di interesse apistico - suddivise in erbacee, arbustive ed arboree - al fine di potere prevedere, osservata la fioritura di una pianta scelta come riferimento, la fioritura della pianta di maggiore interesse produttivo. Le pluriennali osservazioni ci hanno permesso di prevedere con l’approssimazione di pochi giorni, nonostante le nor-

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MONITORAGGIO COLLETTIVO CON PREVISIONI PUNTUALI SUI TEMPI DI FIORITURA

Foto Vincenzo Stampa

Robinia pseudo acacia, a Trapani pianta ornamentale mai frequentata dalle api, qui non è a casa sua, invece sui Nebrodi (ME) produce dell’ottimo miele.

mali variabilità stagionali, il momento della fioritura della specie botanica di interesse. Le cose si sono complicate, in seguito al cambiamento climatico ancora in evoluzione, non tanto per le previsioni sulle date di inizio delle fioriture, ricordiamo per inciso che l’ormone florigeno viene attivato dalle ore di luce e quindi nessun cambiamento è in atto, ma quanto per la produttività in nettare e polline, in generale, dei fruttiferi una classe di piante di grandissimo interesse apistico. Si è pensato di potere attribuire la scarsa, per non dire nulla, attra-


zione dei fruttiferi verso le api al riscaldamento globale per cui le piante non sono sottoposte a quel necessario e soggettivo periodo di basse temperature inferiori a 7 °C. Pluriennali osservazioni sulla mancata attrazione per le api in particolare dei mandorli e degli agrumi ci hanno indotto a pensare ad una probabile causa comune dei due fenomeni. In un primo momento la cosa sembrava altamente improbabile in quanto in letteratura non abbiamo trovato per gli agrumi, contrariamente a tutte le altre specie fruttifere, dipendenza vegetativa e produttiva in funzione delle basse temperature. Le osservazioni generalizzate invece ci inducono a pensare in modo diverso almeno per la Sicilia. La nostra Isola è suddivisa in tre zone climatiche: • fascia settentrionale che coinvolge i territori delle province di Palermo, Messina e parte di Catania; • fascia meridionale che compren-

de i territori delle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta in parte, Ragusa e Siracusa; • fascia centro orientale che comprende i territori delle province di Enna, Caltanissetta, Catania e in parte Ragusa. I territori interessati alla produzione del miele di agrumi sono concentrati nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Siracusa e Catania. La correlazione costante e ripetuta negli anni, tra la mancata frequentazione da parte delle api della fioritura del mandorlo e poi degli agrumi, è stata inizialmente osservata in provincia di Trapani. Questa primavera l’osservazione ha interessato oltre a Trapani anche i territori di Palermo, Agrigento, Catania con questi andamenti climatici Trapani e Agrigento temperature invernali elevate, Palermo e Catania temperature rigide e perfino nevicate. Il risultato è che nei territori meridionali (Trapani e Agrigento)

le api non hanno frequentato i mandorli a fioritura precoce e/o regolare e nemmeno gli agrumi, mentre nella fascia settentrionale (Palermo e Catania) sia i mandorli (varietà precoci e tardive) che gli agrumi sono stati frequentati con interesse dalle api. Si prospetta quindi una possibile correlazione nel comportamento delle due specie botaniche, mandorli e agrumi, in relazione all’andamento climatico invernale. Ci rimane ancora di rilevare l’attrazione verso le api degli agrumeti a fioritura tardiva. Questo è un esempio modesto di quanto possono fare gli apicoltori, sicuramente è un’esperienza che non va ignorata: la ricerca scientifica ha per fondamento l’esperienza, mentre la verifica va demandata agli esperti, Agronomi o Botanici che siano, in particolare a quelle istituzioni, pubbliche o private, che dispongono a scopo di ricerca delle strutture, del persona-

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AGENDA LAVORI. ISOLE le adeguato e dei finanziamenti. In generale la primavera del 2022, grazie alle intense piogge autunnali e invernali, escludendo le zone martoriate dagli eccessi, si è mostrata finora positiva per la produzione, ce lo dimostrano le numerose richieste di assistenza tecnica in campo per la gestione dei melari che si vanno riempiendo e stanno facendo registrare un numero crescente di prenotazioni per i laboratori sociali dislocati sul territorio regionale. Proverbio siciliano: “Bonu tempu e malu tempu nun duranu tuttu u tempu” Vincenzo Stampa

Fioritura di arancio, anche questa pianta non ovunque in Sicilia si sente a casa sua.

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APITERAPIA

PIÙ BENESSERE E SALUTE CON I PRODOTTI DELL’ALVEARE

L’IMPORTANZA DI UNA PROPOLI DI QUALITÀ di Chiara Casoria e Armando Monsorno - 2a parte

DIVERSI I PARAMETRI IN FUNZIONE DELLA DIVERSA ORIGINE

Foto DPIRD 2021

BOTANICA

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e api raccolgono essudati resinosi originatisi principalmente da gemme, ma anche foglie e rami e li rielaborano: è la propoli! Recentemente il ruolo della propoli nella salute dell’ape e dell’alveare è stato oggetto di studio. La sua principale funzione è quella di mantenere un ambiente asettico nell’alveare e mantenere in salute la colonia. Essa promuove “l’immunità sociale delle api” e le aiuta a combattere le infezioni. La propoli è raccolta da tutte le specie di Apis mellifera, sia pure in di-

verse quantità; le api asiatiche Apis florea e cerana non raccolgono propoli, mentre le api senza pungiglione tropicali, raccolgono ugualmente propoli e lo mescolano con la cera e il terreno formando la geopropolis. Alcuni ricercatori hanno descritto in dettaglio come viene raccolta la propoli. Solo poche operaie non più vecchie di 15 giorni sono specializzate in questa ricerca. La raccolta avviene nelle ore più calde della giornata, quando la sostanza collosa è morbida e fluida. Le api prendono la colla dalle gemme, la staccano e la portano all’alveare come fanno con il polline, come un vero e proprio carico per loro che contiene anche prodotti della secrezione delle ghiandole mandibolari. Un’ape bottinatrice porta nell’alveare circa 10 mg di propoli per volo. Le api coprono la parete dell’alveare con questa sostanza e la mescolano con la cera per la costruzione del favo e per incrementarne la forza. Le api utilizzano la propoli anche come materiale da costruzione, per otturare le fessure o crepe dell’alveare, per fissare gli elementi mobili dell’arnia, per ridurre gli spazi che non corrispondono al loro innato senso della geometria e, laddove l’apertura di ingresso dell’alveare 5-6/2022 | Apitalia | 49


Foto en.wikipedia.org

APITERAPIA

sia troppo larga, per ostruirla con blocchi di questa materia, lasciando soltanto lo spazio necessario. Eventuali animali indesiderati restano mummificati, immobilizzati, imbalsamati da questa sostanza, arrestandone la decomposizione. Bisogna pensare che l’alveare, con le migliaia di api che vi abitano ed il loro continuo via vai, con una temperatura mite al suo interno ed un’umidità relativa del 70%, potrebbe costituire un terreno ideale per lo sviluppo di batteri. Invece, avendo la propoli proprietà antibatteriche e antifungine, crea un ambiente altamente pulito. Nel benessere e cura della persona, la peculiarità della propoli risiede proprio nella grande ricchezza di flavonoidi, che assicurano gran parte delle sue proprietà antimicrobiche. In passato, la spiccata azione antibatterica e antifungina veniva assegnata a quello 0,5% di oli essenziali presenti nella propoli, ma oggi è stato provato come sono proprio i flavonoidi e in particolare la galangina 50 | Apitalia | 5-6/2022

sono le gemme di pioppo, de(di cui è ricca la propoli raccolta nei nominato “Populus” e dei suoi boschi di latifoglie) e la pinocemibridi. La propoli prodotta a brina (presente soprattutto nella propoli proveniente dalle conifere) Malta sembra originarsi dal cipresso, in Russia, specialmente ad assicurare alla propoli le sue prenelle zone del nord, a fianco al ziose proprietà antimicrobiche. pioppo che sembrerebbe anche Sappiamo, inoltre, che la propoli qui essere la fonte principale, vanta numerose proprietà: troviamo anche le gemme di • batteriostatiche, battericide betulla (Betula verrucosa, Betula e fungicide; pubescens, Betula litwinowii). In • antivirali; • cicatrizzanti; Cina troviamo come fonti pino, cipresso e salice. In Turchia • immunostimolanti; • antiossidanti e anti-irrancidenti; sempre accanto alla principale fonte data dal pioppo, troviamo • azione antigastrite e antiulcera; pini, eucalipto e castagno. • azione epatoprotettiva 2) Nelle regioni tropicali non sono e vasoprotettiva; presenti pioppi e betulle, perciò • anticarie. le api, hanno necessità di trovare nuove sorgenti di “colla d’aORIGINE E LUOGHI DI RACCOLTA DELLA PROPOLI pi”. In Brasile la corteccia e le foglie della Baccharis dracuncuLa composizione della propoli lifolia (foto nella pagina) danno cambia a seconda della vegetazione origine alla cosiddetta “propoli locale. Si possono però distinguere verde”. La cosiddetta “propodue “famiglie” principali di propoli. 1) Nelle regioni a clima temperato, li rossa” è raccolta dalle api a Cuba, in Messico ed in Brasile in Asia, Europa e America la fonte dominante di propoli dalle specie di Dalbergia ed è


caratterizzata dalla presenza di Le altre metodiche al fine di favorire isoflavonoidi. l’accumulo di propoli, si basano tutCome possiamo immaginare la te sulla creazione artificiosa di spazi vuoti nell’alveare al fine di stimolarloro composizione è diversa. ne la “chiusura” da parte delle api. Queste metodiche permettono di RACCOLTA DELLA PROPOLI La propoli può essere raccolta ottenere una propoli pura e di buona dall’apicoltore con due modalità qualità . differenti: asportando ciò che le api depositano spontaneamen- L’IMPORTANZA te nell’alveare, oppure su apposite DELLA CONOSCENZA strutture che ne stimolano la pro- DELLA SORGENTE duzione. La propoli, una volta rac- La conoscenza della fonte da cui colta, va conservata al buio in un la propoli proviene non è soltanto luogo fresco e asciutto e per como- di interesse accademico. Essa può dità può essere riposta in sacchetti essere la base per una standardizzazione chimica del prodotto che di plastica che vanno chiusi. La propoli raccolta mediante la ra- ne deriva: in altre parole, a seconschiatura, non è di buona qualità per da della sua origine botanica, avrà poterla utilizzare per il benessere specifiche caratteristiche chimiche. della persona, essa contiene diverse La conoscenza della pianta fonte di impurità (pezzi di cera, frammenti propoli è importante per gli apicoldi legno, parti di api ecc.), si pre- tori per essere sicuri che le loro api senta in scaglie di piccole dimen- abbiano quella pianta nel loro ragsioni e la quantità ottenuta è scarsa gio di volo: è noto, infatti, che le co(50-100 g all’anno per alveare). lonie soffrono quando non possono Purtroppo essa ha uno scarso va- raccogliere la propoli, addirittura, laddove la fonte di propoli è assenlore commerciale.

te, è stato visto che le api raccolgono delle vernici, asfalto e oli minerali e questo, in qualche modo, può seriamente compromettere non solo la funzione e l’uso che esse fanno della “colla d’api” ma anche i suoi usi nei preparati a base di questa per beneficiare delle sue proprietà. In Australia, ad esempio, è stato riportato che le api raschiano via lo smalto industriale su macchine agricole appena verniciate prima che si indurisca. Sono stati riportati casi simili in passato anche in Europa e, in particolare, in Italia Alber (specificare meglio, se possibile, l’autore o la fonde) ha descritto che le api raccoglievano vernice anticorrosiva rossa e fresca da una fabbrica Pirelli a Villafranca. Altro aspetto da non sottovalutare è dato dal fatto che le api, durante i loro voli di ricognizione, possono venire potenzialmente a contatto con fiori e piante trattate con fitofarmaci e trasferire metalli pesanti ai loro prodotti perché potrebbero trovarsi a volare in aree con elevato

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Foto ita.grandado.com

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grado di inquinamento atmosferico. Le api, infatti, sono degli ottimi indicatori biologici, spesso vengono utilizzate per rilevare la qualità dell’aria proprio grazie a questa loro caratteristica. Sempre a proposito della qualità dei prodotti dell’alveare e della possibilità che le api possano trasferire prodotti dannosi all’alveare, da un’indagine dell’ex Corpo Forestale dello Stato, denominata “Ape Maia”, si è voluto approfondire l’aspetto riguardante la conformità dei prodotti apistici alle norme vigenti. Nel settembre 2008 si è venuti a conoscenza, da indagini investigative, che molti apicoltori usavano delle barrette di legno (foto nella pagina) impregnate con sostanza acaricida per la lotta alla Varroa per esempio. Oppure, facevano ricorso a fitofarmaci in polvere da posizionare in punti ben precisi dell’arnia. In entrambi i casi le api, attraverso il loro pullulare nell’alveare, venivano a contatto con la molecola responsabile dell’azione anti-Varroa e, se 52 | Apitalia | 5-6/2022

da un lato il contatto favoriva l’azione del farmaco, dall’altro era anche responsabile del trasferimento del principio attivo in ogni parte dell’arnia. Per limitare la propagazione dell’acaricida sui prodotti dell’alveare, il trattamento contro la Varroa veniva fatto a fine estate/autunno quando l’arnia era privata del melario perché non c’era produzione e la rimozione dei fitofarmaci avveniva a febbraio/marzo dell’anno successivo quando cioè veniva allestita di nuovo l’arnia coi melari. Sulla base di ciò, sicuramente si può affermare che la quantità di farmaco trasferita ai melari era minima rispetto a quanto succedeva per il nido. Questo ha avuto come conseguenza che sia la cera grezza (proveniente dalle operazioni di smielatura) che la propoli ricavata dalla struttura del nido avessero un tenore di fitofarmaci più elevato rispetto a quello che si determinava dai prodotti ricavati dal melario. Durante questa indagine sono stati analizzati 113 campioni in totale fra miele, pappa reale, cera e propoli. I campioni di propoli analizzati sono stati 23 e comprendevano propoli grezza ed estratti o semilavorati. L’analisi gascromatografica rivelò la presenza nel miele, nella cera e anche nella propoli di due principi attivi: chlorfenvinfos e il coumaphos che corrispondono a quelli più comunemente utilizzati in api-

coltura per combattere la Varroa pur non essendo consentiti. Dall’indagine è inoltre emerso che nei campioni di miele esaminati, i due principi attivi erano presenti ma in concentrazioni conformi alle vigenti normative. in tutti i campioni, i residui di fitofarmaci utilizzati in agricoltura non sono stati rilevati o comunque erano al di sotto dei limiti consentiti, ciò era indice del fatto che il trattamento delle colture non costituisce una fonte di contaminazione significativa per il miele. Ma il dato più interessante e che ha anche suscitato sorpresa è che in campioni di miele analizzati e provenienti da alveari sicuramente non trattati con coumaphos, si è rilevata comunque la presenza di questo principio attivo. Al fine di individuare la fonte di contaminazione, l’indagine è stata estesa alle operazioni di manutenzione delle arnie e operazioni di smielatura. Gli apicoltori coinvolti nell’indagine hanno dichiarato di aver raccolto i favi rovinatisi con le operazioni di smielatura, per poi fonderli in pani di cera grezza e consegnarli ai vari Consorzi apistici locali per ricevere in cambio fogli cerei pronti per essere utilizzati nell’arnia. Questo ha permesso di evidenziare come tale pratica, inconsapevolmente, potesse essere fonte di contaminazione anche per le arnie di quelle aziende che nel rispetto delle normative, non utilizzavano farmaci non consentiti per questa tipologia di trattamento. Le ulteriori analisi confermarono effettivamente un grado di con-


taminazione da chlorfenvinfos e coumaphos nei fogli cerei acquistati da produttori locali o nazionali in concentrazioni variabili a seconda delle località di raccolta. I fogli di cera certificata presentavano un livello di contaminazione da parte di questi due principi meno rilevante. L’unico prodotto che ha dato esito negativo alla presenza di questi principi attivi è stato la pappa reale, probabilmente, il suo rapido turn-over, quindi, il breve tempo di esposizione e rapido utilizzo ne impedivano la contaminazione. Come la contaminazione potesse arrivare al miele, come accennato in precedenza, poteva essere ipotizzato che fosse per diffusione attra-

verso le superfici di contatto. Stesso discorso vale anche per la propoli: i principi attivi venivano trasferiti dal punto di applicazione all’arnia in tutte le sue parti dalle stesse api con il loro movimento. Gli agenti del Corpo Forestale avevano anche fatto analizzare prodotti a base di propoli immessi sul mercato: la propoli contaminata immessa anche inconsapevolmente sul mercato, ha portato al ritiro di molti prodotti e integratori alimentari, con grande sorpresa per i produttori di propoli, di integratori alimentari e preparati a base di propoli e dei consumatori stessi. Alla luce di questo episodio e, in conclusione, ci teniamo a sottolineare, come spesso ci si possa trovare

ad acquistare un prodotto di qualità discutibile incappando in frodi sanitarie e merceologiche pur inconsapevolmente. È pertanto fondamentale conoscere la provenienza della propoli, così come anche degli altri prodotti apistici, servirsi di aziende che prima della distribuzione e della lavorazione sottopongono a controllo le proprie materie prime e, soprattutto, che utilizzino pratiche e prodotti consentiti dai Regolamenti UE e dalle normative nazionali di riferimento. Chiara Casoria e Armando Monsorno (rispettivamente “Responsabile controllo qualità” e “Fondatore-titolare” di Al Naturale sas)

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità);

all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, qua-

B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo

le proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto

di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni

4) Decorrenza.

materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio

i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasfe-

assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione

rimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circo-

all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a

lazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi

partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsa-

5) Norme e sinistri.

bilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria

personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsa-

della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma

bilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i

(tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) en-

rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati,

tro cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per

compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand,

i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia

ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipol-

2) Massimali e Franchigia.

saiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per ca-

159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato

pitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro)

perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pre-

per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e

giudichi i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni

cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che

o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta

dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro.

di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato.

3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accetta-

Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale.

zione di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n.

Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono:

159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere vi-

A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a:

sione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente

FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mez-

dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente

zo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun

fra la Compafgnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unica-

apiario da assicurare).

mente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata. Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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1 2

IL SOTTOSCRITTO........................................................................................................................................................................................................ INDIRZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA.............................. TELEFONO........................................................................... EMAIL............................................................................................................................. CODICE FISCALE................................................................ PARTITA IVA................................................................................................................... nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. .........................

Apiario composto da n°..................................... alveari Comune, Provincia......................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione......................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo............................................................................................................................................................................................................... Coordinate satellitari..................................................................................................................................................................................................... NOTA BENE Che rimette

Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare. a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927 unitamente alla presente

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ......................................................................................................................... Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia .........................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite.

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ...........................................................................................................

Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230 Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net Grafica e Impaginazione Alberto Nardi redazione@apitalia.net Comunicazione e Social Media redazione@apitalia.net Esperto Apistico Fabrizio Piacentini redazione@apitalia.net Promozioni e Pubblicità Patrizia Milione redazione@apitalia.net Stampa Tipografica EuroInterstampa Via Eleonora Carlo Ruffini 1 - 00145 Roma Web www.apitalia.net www.facebook.com/ApitaliaRivista

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