Apitalia 11-12/2022

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ApitaliaCorso Vittorio Emanuele II, 10100186 Roma ITALYUE ISSN: 0391 5522 ANNO XXXXVII • n. 11-12 • Novembre-Dicembre 2022 •726 Poste Italiane S.p.A. –Spedizione in abbonamento postale –D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 –Roma Aut. C/RM/18/2016 UN VACCINO PER L’APE | Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

1 MELLIFLORA. HC502.

TANICA DA 14 G

Questo alimento complementare per le api è appetibile e limita il saccheggio, è molto fluido e si distribuisce rapidamente, non cristallizza, la sua stabilità è superiore a 1 anno, la sua composizione zuccherina è molto simile a quella del miele.

2

FRUCTOPLUS. HC217.

TANICA DA 14 G

Con un ottimo rapporto qualità/prezzo, questo mangime supplementare per api è prodotto con grano e mais. È privo di conservanti, di amido (perché idrolizzato), non cristallizza e riduce i saccheggi.

APISTAR. HC330.

TANICA DA 14 G

Sciroppo prodotto in Francia con zucchero di barbabietola invertito. Apistar è un alimento complementare di alta qualità per le api senza maltosio. Con una rapida assimilazione, questo sciroppo è anche molto facile da distribuire.

I nostri sciroppi pronti all’uso sono disponibili in cisterne di varie dimensioni o in autocisterna.

4 ABEI FONDANT. HB200.

BUSTA DA 2 G

Abei Fondant è ideale per nutrire le api tutto l’anno, soprattutto in inverno.

Con una superficie che non si secca, ABEI FONDANT può essere sempre mangiato dalle api.

5

ZUCCHERO CANDITO SWEET BE. HB605. TAVOLETTA DA 2 KG

Candi Sweet Bee è un alimento complementare per api ricco di fruttosio per uno sviluppo ottimale della colonia.

6 TAVOLETTA SUPER PROTEICA. HH300.

SCATOLA DA 12 TAVOLETTE DA 450 G

La tavoletta super proteica è l’integratore alimentare per api più completo sul mercato. Questo concentrato di proteine di origine naturale assicura uno sviluppo equilibrato delle colonie

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CANDITI
5 4 3 1 2 6 SCIROPPI PRONTI ALL’USO

UN VACCINO PER L’APE

GLI STATI UNITI D’AMERICA TENTANO LA RIVOLUZIONE

Tutti siamo stati raggiunti dal clamore che ha accompagnato la notizia del vaccino in grado di curare le api dalla più insidiosa delle malattie: la peste americana (diffusa ovunque nel mondo).

Del resto, in un periodo di pandemie, il dibattito sui vaccini è diventato così acceso da investire chiunque. Con i vaccini, insomma, ci si salva e a quanto pare ci si possono salvare anche le api.

È questa l’idea che ha spinto la società biotecnologica statunitense “Dalan Animal Health” a investire i suoi sforzi nella messa a punto del primo vaccino (lo vedete nella foto) che, a detta loro, salverà le sorti di tutte le api del Pianeta.

Sforzi che hanno mobilitato un grandissimo gruppo di ricerca, mettendo insieme ogni sapere sulle biotecnologie e venendo così incontro alle ormai disperate richieste degli apicoltori.

La peste americana, infatti, come sanno bene i lettori di Apitalia, è una malattia della covata delle api causata da un batterio sporigeno (Paenibacillus larvae): una patologia praticamente incurabile, tanto che da noi l’unico rimedio ammesso è quello di isolare gli alveari malati e bruciarli.

E sta qui, a parer nostro, il punto debole della novità che giunge dagli USA, dove si fa uso scriteriato di antibiotici da ormai un secolo e non è più concepibile una apicoltura senza questa terapia farmaceutica: una pratica inammissibile, vietata dalla legislazione europea perché inutile (il batterio non muore, ma viene solo “silenziato”), e dannosa per le api oltre che per l’uomo. Ben venga dunque il vaccino anti-peste, di cui saremo lieti di certificare l’efficacia solo dopo aver visto che fuori dall’Europa non si abusa più delle api imbottendole di antibiotici.

EDITORIALE
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DI SALVARE GLI ALVEARI COLPITI DA PESTILENZE RIACCESA LA SPERANZA © RIPRODUZIONE RISERVATA
gli articoli 5 EDITORIALE Un vaccino per l’ape Raffaele Cirone 8 SANITÀ Arriva il sistema I&R Nostro Servizio 16 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Il tempo è il nostro tallone d’Achille Alberto Guernier 19 AGENDA LAVORI. NORD In assenza di neve curiamo spazi verdi Maurizio Ghezzi 23 AGENDA LAVORI. NORD-EST Ora la crisi economica morde anche l’apicoltura Giacomo Perretta 27 AGENDA LAVORI. CENTRO Controllo delle scorte e asportazione di covata Matteo Giusti 30 AGENDA LAVORI. ISOLE Variazioni ambientali Vincenzo Stampa 44 SOCIETÀ Calabroni killer Antonio Ricciardi 47 SOSTENIBILITÀ Apicoltori e viticoltori Stefano Dal Colle 51 APITERAPIA Dall’alveare salute e bellezza a cura di Mario Pasquali SOMMARIO 8 44 Apitalia N. 726 | 11-12/2022 6 | Apitalia | 11-12/2022 50 35 ASPETTI IGIENICO-SANITARI IN APICOLTURA 32 IL CALENDARIO 2023 DI APITALIA speciale buone pratiche in regalo

Nel dilagare dell’informazione usa e getta, ormai ampiamente diffusa anche nei canali cosiddetti “social”, Apitalia sente ancora più forte il dovere di fornire un contributo di elevato livello giornalistico, tecnico e scientifico. Tenendo presente che il nostro compito principale è e resta quello di fornire ai lettori una rappresentazione dei fatti che animano la comunità degli apicoltori. Un vaccino sicuramente efficace, anche questo, per salvare le nostre api da superficialità e approssimazione.

hanno collaborato a questo numero

Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Vincenzo Stampa, Giulio Loglio, Gianluigi Bressan, Francesco La Mancusa, Antonio Ricciardi, Stefano Dal Colle, Mario Pasquali, Patrizia Milione, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno.

bianco

Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita (ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2022”)

nostri VALORI

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

i nostri recapiti
nostri riferimenti: per pagare 1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati
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€ 5,00 Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo abbonamenti: quanto costano
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“Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.
1 o 6 2 o 7 giallo 3 o 8 rosso 4 o 9 verde 0 o 5 azzurro marcatura dell’ape regina
Massimiliano Spinola: nel 1806, a soli 23 anni, scoprì e descrisse l’ape ligustica italiana. Apitalia è impegnata a tenerne viva la memoria.

ARRIVA IL SISTEMA I&R

TUTTI GLI ALLEVAMENTI DOVRANNO ESSERE IDENTIFICATI E REGISTRATI

L’

ultima circolare del Ministero della Salute (Protocollo n. 0031599 del 30.12.2022, a firma della Direzione Generale della Sanità animale) parla chiaro: la corretta applicazione del regolamento (UE) 2016/429 e del decreto legislativo 5 agosto 2022, n. 134, in materia di Sistema I&R, richiede un percorso formativo specifico per l’identificazione e la registrazione di operatori, stabilimenti ed animali. È un impegno che, alla luce della nuova normativa europea e nazionale, riguarda tutti coloro che allevano animali e indipendentemente dall’indirizzo produttivo (allevamento familiare o commerciale).

Apitalia aveva informato per tempo i propri lettori (Editoriale del n. 7/8-2022) su quale direzione stessero prendendo le cose e, da allora ad oggi, il quadro si è andato ancor più definendo. Cerchiamo di sintetizzarlo per utilità dei nostri lettori e degli apicoltori in particolare.

LE ANTICIPAZIONI

E LE SCELTE MINISTERIALI

Già all’inizio dell’estate (luglio 2022) il Ministero della Salute aveva organizzato degli incontri di presentazione del nuovo sistema e le Organizzazioni apistiche na-

zionali erano state informate con il necessario anticipo. Si è subito capito, comunque, che il nuovo Regolamento comunitario, tocca una materia ampia e complessa che riguarda e coinvolge tutte le forme di allevamento e di apicoltura. Il provvedimento rivoluzionerà la politica sanitaria e veterinaria dei 27 Stati membri UE: il detentore di animali diventa “operatore”, l’azienda diventa “stabilimento”, l’allevamento corrisponde all’apiario, l’autoconsumo diventa “allevamento familiare” fino a 10 alveari e senza distinzioni regionali.

Si va verso un nuovo “Sistema” che ha il principale scopo di assicurare la tracciabilità dei movimenti di tutte le specie animali terrestri ed acquatiche, oltre che i loro materiali germinali, presenti, movimentati o introdotti nello Spazio economico europeo.

In una seconda riunione svoltasi sempre nel corso dell’estate (agosto 2022) il Ministero della Salute ha aggiornato le Organizzazioni apistiche nazionali sul fatto che il decreto legislativo “Disposizioni in Materia di Sistema di Identificazione e Registrazione degli Operatori, degli Stabilimenti e degli Animali per l’Adeguamento della Normativa Nazionale alle di-

SANITÀ
GLI APICOLTORI TENUTI ALLA FORMAZIONE
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La sede centrale del Ministero della Salute, a Roma.

sposizioni del Regolamento (UE) 2016/429” è stato approvato in data 3.08.2022 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri: il provvedimento è stato in effetti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 213 del 12 settembre 2022 ed è già entrato in vigore.

I MOLTI DUBBI

SUL MANUALE OPERATIVO

Al decreto ministeriale avrebbe dovuto far seguito un “Manuale Operativo” i cui contenuti - anche per il settore dell’Apicoltura - risulterebbero già stati condivisi con le Regioni e con l’Ufficio Legislativo del Ministero (ma non con il mondo apistico, ndR), ragione per cui ad evitare ulteriori motivi di

confusione le Organizzazioni (la FAI-Federazione Apicoltori Italiani per quanto ci consta) hanno elaborato osservazioni utili a tutelare gli interessi di tutti gli operatori del comparto.

Intanto è stato fatto notare a tutti gli Assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Province autonome che il manuale operativo non era stato concertato tra i competenti Uffici ministeriali e le Organizzazioni nazionali di rappresentanza del comparto zootecnico di riferimento. Confronto in assenza del quale, ad esempio, non è stato consentito ai portatori di interesse di fornire elementi utili a chiarire che molti degli adempimenti richiesti determineranno aggravi burocra-

tici e programmazioni aziendali insostenibili per la gran parte delle aziende apistiche, specie per quelle ad indirizzo imprenditoriale.

La FAI ha poi richiesto che venissero tenute nella dovuta considerazione, dai successivi tavoli tecnici e politici della Conferenza Stato Regioni, altri punti di particolare delicatezza per gli apicoltori: l’impossibilità di iscrizione al sistema SINVSA (Trasportatori di animali vivi), che rischia di paralizzare la consegna delle api regine sia in Italia sia all’estero; la necessità che gli apicoltori possano gestire i trasferimenti degli alveari per gruppi (apiari), indicazione non prevista dalla attuale modulistica; la non praticabilità di tracciamento delle

11-12/2022 | Apitalia | 9 Foto it.wikipedia.org

celle reali visto che non costituiscono veicolo di trasferimento delle patologie, ma anche dei telaini di covata posta l’insostenibilità dell’adempimento sia da parte di chi opera sia da parte di chi controlla. Si è fatto infine notare l’aspetto più delicato degli interventi che il Ministero della Salute vorrebbe introdurre in apicoltura: si tratta sempre di oneri a carico degli allevatori italiani, oneri che producono vantaggi competitivi per gli apicoltori degli altri Stati membri con il conseguente rischio di innesco di concorrenza sleale con l’intera apicoltura italiana visto che nessun Paese europeo, a parte l’Italia, sta chiedendo di osservare analoghe procedure.

COSA CAMBIA NELLA BANCA DATI NAZIONALE

Molte cose cambiano anche nella BDN (Banca Dati Nazionale, ex BDA) che conterrà l’insieme di tutte le registrazioni effettuate da ciascun Operatore (o suo Delegato) e produrrà in automatico il “Registro ufficiale delle attività” di ogni detentore di Apis mellifera; le movimentazioni saranno operabili con obbligo di emissione del Modello C, indicazione dell’apiario di destinazione (con oscuramento dei dati sensibili, ai sensi della normativa sulla Privacy, compresa esclusione del Comune interessato)

anche quando apiario A e apiario B insistono nella stessa Provincia; i documenti di accompagnamento dovranno essere prodotti al momento delle movimentazioni, che dovranno essere annotate entro i successivi 7 giorni.

I Trasportatori di invertebrati (api, nel nostro caso) non saranno soggetti ad autorizzazioni particolari (come invece accade per gli altri capi zootecnici), ma dovranno limitarsi ad indicare la natura e la targa del mezzo impiegato per il trasferimento.

Gli apiari che risultano “a zero” verranno eliminati automaticamente dalla BDN entro un termine predefinito (da fissare).

A partire dal 27 Settembre 2022, infine, è diventata attiva nella BDN (Banca Dati Nazionale) la funzione di registrazione automatica delle movimentazioni di alveari con obbligo di indicazione dell’apiario di destinazione.

LE PARTI APISTICHE DEL DECRETO LEGISLATIVO

Tornando al Decreto Legislativo 5 Agosto 2022, n. 134, il provvedimento è entrato in vigore a partire dal 27 Settembre 2022. Le cose che ci riguardano come apicoltori sono le seguenti:

• circa le definizioni viene stabilito che “allevamento è l’attività di un operatore che alleva uno o

più animali della stessa specie o gruppo di specie in uno stabilimento. In apicoltura, l’allevamento corrisponde all’apiario, ossia l’insieme unitario di alveari di un operatore collocati in uno stesso luogo fisico”;

• circa il sistema I&R (Identificazione e Registrazione) viene stabilito che: a) “l’operatore di apicoltura deve apporre un cartello identificativo in un luogo chiaramente visibile in prossimità di ogni apiario, con le modalità indicate nel manuale operativo; b) l’operatore di apicoltura deve registrare in BDN il censimento annuale con le modalità indicate nel manuale operativo”;

• circa le sanzioni amministrative viene stabilito: a) “salvo che il fatto costituisca reato, l’operatore di apicoltura che non appone il cartello identificativo di cui all’articolo 9, comma 13, è soggetto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria da 150 euro a 1.500 euro per ciascun apiario irregolare”; b) l’operatore di apicoltura che non registra in BDN il censimento annuale previsto dall’articolo 9, comma 14, è soggetto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria da 300 euro a 3.000 euro per ciascun apiario”;

• vengono abrogati: a) l’articolo 6 della legge del 24 dicembre 2004, n. 313, recante Disciplina dell’apicoltura, per quanto riferito alla denuncia degli apiari e degli alveari e alla comunicazione dell’inizio dell’attività; b) articolo 34, comma 2, della legge 28 luglio 2016, n. 154, recante disposizioni

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SANITÀ
Foto Gianluigi Brizzolara

in materia di apicoltura e di prodotti apistici (sanzioni da 1000 a 4000 euro).

COSA POSSIAMO ASPETTARCI

D’ORA IN POI

Gli apicoltori dovranno modificare e aggiornare molte procedure che con il nuovo anno 2023 non saranno più accettabili. Un processo che non potrà realizzarsi nell’immediato e che, nella fase di transizione che stiamo vivendo, dovrà avvalersi della piena collaborazione tra le Associazioni apistiche e i Servizi veterinari territoriali. Ci vorrà del tempo quindi per verificare fino a che punto il processo potrà maturare in modo spontaneo, o se invece sarà necessario

avviare iniziative più stringenti di controllo e sanzionamento degli inadempienti. Un rischio che finirebbe, a nostro avviso, per vanificare il lungo lavoro di legalizzazione dell’allevamento apistico che è stato fatto nel corso degli anni e che ha portato alla erogazione di sempre più crescenti risorse finanziarie per far fronte alle attività correnti e alle emergenze.

Di certo, il sistema formativo di cui vi anticipiamo il programma, sarà un banco di prova importante per vedere con quanto interesse e impegno gli apicoltori, al pari dei medici veterinari, parteciperanno al programma didattico che il Ministero della Salute ha predisposto. È presto per dirlo, ma abbiamo la

sensazione che molti apicoltori corrono il rischio di rimanere tagliati fuori da questa modalità di aggiornamento professionale. Che fine faranno coloro che non hanno un computer o un collegamento internet? Diventeranno apicoltori senza alcuna competenza sul mantenimento dello stato di salute dei propri alveari, nonostante una vita passata ad allevarli?

Ecco, questi sono i dubbi che meritano ancora di essere chiariti e di ciò, non v’è dubbio, Apitalia tornerà ad aggiornarvi non appena gli interlocutori istituzionali avranno chiarito i loro orientamenti. Intanto identificatevi e registratevi!

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FORMATIVO

Data

dal 25 gennaio e fino al 25 luglio 2023

Modalità Iscrizione Destinatari

FAD asincrona

L’iscrizione dovrà avvenire sul sistema informativo dell’IZS Teramo raggiungibile al link: https://formazione.izs.it codice di iscrizione: I&R_23 (valido fino al 30 giugno 2023)

Autorità competenti e tutti i soggetti responsabili e gli utenti del sistema I&R

Responsabile scientifico Accreditamento ECM

Anna Sorgente, coordinatore del sistema I&R nazionale - DGSAF Ufficio 2 Ministero della Salute

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veterinario
Area tematica - Tracciabilità e rintracciabilità degli animali alla luce della nuova normativa UE e nazionale
Il sistema I&R - identificazione e registrazione degli operatori, stabilimenti ed animali
integralmente la Circolare del ministero della
che invita tutti gli operatori interessati a seguire il per
corso
L’evento è stato accreditato ECM per la figura professionale del Medico
e i crediti riconosciuti sono 6.
PERCORSO
Riportiamo
Salute
-
formativo sul Sistema I&R.
AVVISO AGLI APICOLTORI

Settimo modulo Presentazione

Movimentazioni, morti e macellazioni

In questo modulo sono illustrate le modalità previste dal manuale operativo del d.lgs. 134/22 per la registrazione degli eventi inerenti agli animali detenuti.

Docente

MODALITÀ DI EROGAZIONE

Ottavo modulo Presentazione

Adeguamenti del sistema informativo di identificazione e registrazione alle nuove disposizioni normative (AHL Illustrazione delle novità e modifiche apportate agli applicativi del sistema informativo Vetinfo a seguito dell’entrata in vigore del regolamento (UE) 2016/429 e dei relativi adeguamenti normativi nazionali.

Docente

Il percorso, in modalità FAD asincrona, sarà disponibile sulla piattaforma eLearning dal 25 gennaio al 25 luglio 2023 Dopo l’iscrizione al corso con codice dedicato, si potrà accedere ai contenuti multimediali disponibili sulla piattaforma e-learning dell’Istituto, raggiungibile all’indirizzo https://formazione.izs.it inserendo le proprie credenziali e cliccando in corrispondenza del titolo dell’evento sulla dicitura “Accedi alla piattaforma”.

VALUTAZIONE DELL’APPRENDIMENTO

Ai fini della valutazione dell’apprendimento, al termine del corso è previsto lo svolgimento di una prova di valutazione on line, obbligatoria per tutti i partecipanti. I crediti ECM saranno attribuiti ai medici veterinari che avranno conseguito almeno il 75% di risposte esatte.

Al termine del corso, inoltre, i partecipanti svolgeranno un test per la valutazione del gradimento del percorso formativo e di tutti i servizi accessori obbligatoria ai fini del rilascio dei crediti ECM.

GRUPPO DI DOCENTI

Walter Di Donato - laureato in scienze dell’informazione, è un esperto di Sistemi Informativi e cooperazione applicativa, ed è stato coinvolto più volte in progetti nazionali ed internazionali in ambito di Sanità Pubblica Veterinaria. È stato analista e programmatore software per il sistema informativo dei laboratori (Silab) dell’IZS- Teramo ed in seguito per il sistema informativo veterinario nazionale per le anagrafi zootecniche. Dal 2018 ha l’incarico professionale per i Sistemi informativi e banche dati anagrafi animali.

Giulia Joy Manzull - medico veterinario, in servizio, con contratto di collaborazione, presso il Ministero della Salute, Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, Ufficio 2, per le attività inerenti al sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali (sistema I&R) nazionale.

Gino Angelo Santarelli - dirigente veterinario del Ministero della Salute, Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari,Ufficio 2, con incarico di collaborazione professionale per le attività inerenti all’organizzazione del sistema I&R nazionale e al coordinamento delle attività territoriali per la gestione del sistema stesso.

Parametro

Processore

Impostazione consigliata

Intel Pentium III o superiore

Microsoft Windows 10; Microsoft Windows Service Pack o update più recenti RAM

Sistema operativo

Connessione ad internet

512 Mb o superiore

ADSL (la banda minima necessaria dipende dai servizi utilizzati)

Browser Internet Explorer 9 o superiore; Firefox 40 o superiore (consigliato); Google Chrome

Configurazione del browser

Plug-in del browser richiesti

Cookie e Javascript attivati, Blocco dei pop-Up disabilitato Abilitazione esecuzione dei contenuti attivi (solo su Internet Explorer)

Apple QuickTime player Flash Player 22 o superiore

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RISPONDE ALLA NECESSITÀ

Il percorso si prefigge di fornire una risposta concreta alle richieste di formazione/informazione proveniente da parte del personale in servizio nelle ASL e nelle altre Autorità competenti, degli operatori del settore e degli altri soggetti responsabili del funzionamento del sistema, inclusi i fornitori di mezzi di identificazione degli animali, sugli aggiornamenti previsti nel sistema I&R.

DESCRIZIONE

L’iniziativa intende promuovere la corretta applicazione del regolamento (UE) 2016/429 e del decreto legislativo 5 agosto 2022, n. 134, attraverso la formazione di tutti gli operatori del settore coinvolti. Il percorso prevede la disponibilità sulla piattaforma eLearning dell’IZS-Teramo di otto moduli didattici, di forum/sondaggi, test di autovalutazione e di documentazione di approfondimento, per un totale di circa 6 ore di studio individuale.

PROGRAMMA DI DETTAGLIO

Primo

modulo

Presentazione

Quadro normativo generale

In questo primo modulo sono illustrati gli aspetti generali inerenti ai cambiamenti normativi a livello europeo e nazionale in materia di sistema I&R.

Docente

Anna Sorgente, Ministero Salute

Terzo modulo

Presentazione

Controlli ufficiali, misure correttive e sanzioni

In questo modulo sono illustrati i controlli ufficiali e le azioni previste del d.lgs. 134/22 in caso di risconto di non conformità ai requisiti

Docente

Anna Sorgente, Ministero Salute

Quinto modulo

Presentazione

Tracciabilità del pollame, lagomorfi, apicoltura, acquacoltura

In questo modulo sono illustrate le modalità previste dal manuale operativo del d.lgs. 134/22 per la tracciabilità delle specie animali indicate nel titolo del modulo stesso.

Docente

Anna Sorgente, Ministero Salute

Giulia J. Manzullo, Ministero Salute

Secondo modulo Presentazione

Registrazione e riconoscimento

In questo modulo sono illustrate le procedure, previste dal manuale operativo del d.lgs. 134/22, per la registrazione e il riconoscimento degli stabilimenti e delle attività.

Docente

Giulia J. Manzullo, Ministero Salute

Quarto modulo

Presentazione

Tipologie di attività

In questo modulo sono illustrate, in maniera sintetica, le tipologie di attività previste dal manuale operativo del d.lgs. 134/22.

Docente

Giulia J. Manzullo, Ministero Salute

Sesto modulo

Presentazione

Tracciabilità di equini, bovini, ovini, caprini e suini

In questo modulo sono illustrate le modalità di identificazione e registrazione degli ungulati previste dal manuale operativo del d.lgs. 134/22 e dal DM 30 settembre 2021.

Docente

Gino A. Santarelli, Ministero Salute

14 | Apitalia | 11-12/2022 SANITÀ

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SI LAVORA TANTO ANCHE D’INVERNO

Ilavori invernali sono rivolti con maggior frequenza alle operazioni che riguardano interventi strutturali o di laboratorio: manutenzione delle attrezzature e dei locali, sistemazione degli apiari e delle vie di accesso ad essi, confezionamento dei prodotti.

Ma anche commerciali e di marketing: sviluppo e stampa di brochure pubblicitarie, partecipazione a sagre, mercatini e fiere.

Ed è anche, doverosamente giusto, il tempo di riflessioni e di analisi in quanto ad oggi (pur nel timore di poter presto essere smentito) l’apicoltore è ancora un essere umano e non una macchina.

Forse ancora per poco, egli deve affidarsi, sì, alle proprie conoscenze scientifiche, tecniche e di nozioni acquisite; ma anche e soprattutto all’osservazione degli eventi naturali, cercando magari di allontanare dalla mente quell’idea remota e lontanissima che di “naturale” in una giornata di pioggia o di sole, o nella neve che ricopre l’albero di Natale in giardino, sia rimasto ben poco. Del resto, tra il serio ed il faceto, noi apicoltori di questa parte del Settentrione d’Italia ci siamo trovati ad avere due favi di covata ancora alla fine dell’anno. Una natura

che gioca ripetutamente a spaiare le carte, quella con cui ci si trova a dover lavorare oggi; mettendo a dura prova le nostre capacità e quelle delle api, che potrebbero addirittura non smettere di covare per tutto l’anno.

Si protrae sempre più, in questa situazione, il tempo in cui l’acaro Varroa può replicarsi all’interno delle covate e la probabilità che all’interno delle famiglie di api, a cui dall’estate non è stato ancora somministrato nessun trattamento abbattente, ci sia una eccessiva quantità di acari è elevata.

PIÙ AIUTI PUBBLICI TEMPESTIVITÀ E ADATTAMENTO

AGENDA LAVORI. NORD-OVEST
16 | Apitalia | 11-12/2022

Se da un lato, la consolidata abitudine, che si fregia delle migliori intenzioni, cioè quella di aver voluto sostituire buona parte delle regine in occasione dei trattamenti estivi, ci ha consentito un puntuale rinnovo delle stesse, dall’altro aumenta la propensione delle giovani madri a covare il più a lungo possibile. Si tenga presente che quanto esposto è in parte frutto di osservazioni e di mie considerazioni, che vanno sempre ponderate e ricondotte alle reali situazioni di ognuno. Occorre quindi agire, nel presentarsi di queste situazioni, sempre più tempestivamente, per almeno due ragioni: ci sono famiglie, che per motivi che non conosco con certezza, fanno da serbatoio natu-

rale alla Varroa. Colonie che, seppur trattate nello stesso identico modo-tempo delle altre, componenti lo stesso apiario, presentano una percentuale notevolmente superiore di acari (questo dato è a mio avviso presente da sempre). Mi asterrò di proposito dall’indicarne la natura: malfunzionamento del trattamento stesso o re-infestazione, oppure predisposizione genetica o altro; in quanto tema difficile e ancora dibattuto. Certo è che questa situazione, qualora sottovalutata e non prontamente individuata e trattata, costituisce sempre più un grave pericolo per il resto del parco apistico e può inficiare il risultato dei nostri interventi. L’altro motivo per cui occorre es-

sere tempestivi, è che il “carico di Varroa” all’interno di ogni singolo alveare, sembra ragionevolmente essere, direttamente proporzionale con la possibilità di sviluppare un quadro clinico complesso e difficilmente recuperabile, con il probabile risultato della morte delle famiglie di api colpite. Perché di api continuano a morirne parecchie! Per cercare di salvarne il più possibile (operazione che, diversamente dagli altri allevatori zootecnici, tiene impegnati con notevole dispendio di risorse gli apicoltori), occorre avere costantemente presente il grado di infestazione di ogni singola cassa! Potrebbe, detto in questo modo, sembrare impossibile, ma esistono e sono presenti in ogni alveare i fon-

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di a rete, dove, a patto di mantenerli regolarmente puliti da varroe e detriti, è possibile rilevare la caduta naturale e quella post trattamento. L’individuazione delle famiglie con un maggior numero di acari dovrebbe consentire nell’arco dell’anno di poterle trattare a parte, sia con acaricidi che con tecniche apistiche come l’asportazione della covata. Improntare il nuovo anno con un approccio maggiormente oculato e consapevole, potrebbe pagare, in termini di selezione di famiglie meno inclini ad ospitare e a far replicare gli acari; ma soprattutto andando a tappare le falle di un modo di operare che non tiene conto di queste differenze, che in ultimo, va detto, credo siano anche incentivate dall’ambiente circostante (presenza e distanza di altri apiari).

A tal proposito quando andremo a preparare nuovi apiari, evitiamo di andare dove nelle vicinanze immediate ce ne siano già altri; se professionalmente ed eticamente, una qualche regola ce la dobbiamo dare, al di là delle imposizioni normative, cerchiamo un minimo di isolamento, è tutta salute per tutti!

gabbiate ci possono stare in questo periodo per diverso tempo. Chi invece ha aspettato, con l’idea che prima o poi l’inverno sarebbe arrivato, e se ciò dalle sue parti non è avvenuto (niente blocco di covata); sarà bene che provveda con l’ingabbiamento della regina. Ad oggi la manipolazione delle api in pieno inverno, si può considerare una pratica usuale, un tempo non lontano, in Piemonte non ci si sarebbe sognati di farlo con tanta leggerezza; tempi e necessità che cambiano. Gli apicoltori di un tempo (quelli che per intenderci non avevano ancora neppure sentito parlare del biologico), nella malaugurata necessità di aprire le casse in inverno, solevano richiuderle poi, interponendo tra arnia e coprifavo, della colla preparata con acqua e farina, (acqua e farina in parti uguali portati a bollore), la stessa con cui appiccicavano le etichette sui barattoli! Inutile dire che in inverno, le api sono in glomere più o meno stretto e vanno trattate con la dovuta cura, ponendo particolare attenzione nello scostamento dei favi

tra loro: è necessario lasciare il dovuto tempo alle api di accorgersi di quel che accade e di potersi muovere senza cadere sul fondo, dove il freddo potrebbe paralizzarle e portarle alla morte.

Personalmente, diversamente da quanto spesso vedo in rete, il solo “lavaggio sistematico” delle api, per lunghi periodi (cicli di 4-5 settimane con acido ossalico sublimato), non credo sia una strada percorribile perché come detto sopra, non tiene conto delle singole situazioni, quindi invece di risolvere, rischia di dare il colpo di grazia a quelle famiglie che sono già di per se deboli e stressate, rendendole facilmente oggetto di saccheggio e quindi di diffusione di malattie. Sono un apicoltore e lo so: il tempo è il nostro tallone di Achille.

Una gestione diversa, “degli animali che abbiamo in stalla” è un costo per molti versi impensabile o perlomeno ostico da affrontare nella reale conduzione di centinaia di alveari durante la stagione produttiva; perché poi sono i conti quelli che devono tornare. Per chi come me crede ancora a Babbo Natale, perché sa che esiste, avendolo fatto per tanti bellissimi anni, vede e spera un futuro in cui gli apicoltori smettano di essere i cugini lontani del mondo agricolo e ricevano dalle alte istituzioni il sostegno necessario per un apicoltura degna di questo nome e che non ci porti a dover allevare le nostre api e a produrre il nostro miele, come non vorremmo vedere mai.

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IN ASSENZA DI NEVE CURIAMO SPAZI VERDI

VIGILANZA

MANUTENZIONE E SOCCORSO

LUOGHI

Le temperature cominciano a diminuire così che le api all’interno del loro nido iniziano a stringersi in glomere proteggendo in questo volume la propria regina; glomere che si farà tanto più serrato quanto più fredda sarà la temperatura esterna. Le api posizionate alla periferia di questa formazione embricheranno le loro zampe per impedire all’aria fredda di penetrare all’interno dell’arnia riuscendo così a mantenere, grazie alla contrazione della loro muscolatura, una temperatura interna di

circa 25 °C, mentre la temperatura esterna non scenderà al di sotto dei 12/13 °C. Ciclicamente le api posizionate all’interno del glomere passeranno all’esterno e viceversa così da riuscire a dare riposo alle api dislocate nella superficie periferica del glomere costrette ad un maggior lavoro ed esposte ad una temperatura meno gradevole. In questo periodo di relativa calma e riposo l’apicoltore non deve però abbandonarsi ad una irresponsabile negligenza, ma deve continuare a sorvegliare il proprio apiario, rinforzando l’isolamento termico degli alveari e controllando che gli stessi non vengano danneggiati dal maltempo e/o scoperchiati da forti e gelide raffiche di vento. Un alveare ben coibentato consente una minor dispersione di calore e conseguentemente garantisce ai suoi abitanti un minor dispendio energetico per mantenere la corretta temperatura e quindi anche un minor consumo di scorte alimentari. Tutto ciò assicura decisamente una condizione di miglior svernamento alla famiglia che occupa quell’alveare. Per questo motivo assicuriamoci, se non l’avessimo ancora fatto, di coibentare con lana di roccia, polistirene, cartone, tessuto

AGENDA LAVORI. NORD
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Foto Apicoltura Tre Colli

non tessuto e altro ancora l’interno del coprifavo perché è proprio dalle parti più alte del nido che si ha la maggior dispersione di calore. Passeggiando fra le tante casette che custodiscono le nostre preziose operaie ci accorgeremo della presenza di diversi cadaveri appoggiati sul predellino di volo, la cosa non deve impensierirci più di tanto poiché durante il periodo invernale in una famiglia si possono contare da 2500 fino 3000 decessi di api perciò, qualora sia possibile, rimuoviamo i cadaveri dal predellino e con l’aiuto di un piccolo uncinetto anche dai fori delle porticine d’ingresso. È importante che, durante le nostre visite in apiario, le famiglie non vengano infastidite da rumori

molesti né tantomeno disturbate da percussioni sulle pareti dell’arnia, tutto ciò provocherebbe una situazione di stress in grado di indurre le nostre api ad un maggior consumo di cibo, cosa decisamente poco auspicabile in questo periodo della stagione. Approfittiamo, inoltre, di questo momento con assenza di volo per eseguire la pulizia sul perimetro degli alveari senza però utilizzare decespugliatori o altre attrezzature meccaniche che provochino forti rumori. Guardiamoci intorno e scegliamo dei luoghi in cui, con l’arrivo della prossima primavera, potremmo mettere a dimora nuove piante aromatiche e/o mellifere così che le laboriose operaie possano diversificare la loro raccolta di polline e nettare. Timo,

rosmarino, lavanda, malva, ambrosia, menta selvatica, basilico, borragine e altro ancora forniranno alle nostre api essenze molto preziose che loro saranno sicuramente in grado di saper apprezzare. Monitoriamo con frequenza quasi maniacale il peso dei nostri alveari e qualora ne dovessimo trovare alcuni pericolosamente leggeri non esitiamo a fornire a quella colonia dell’ottimo candito meglio se addizionato con proteine, vitamine e/o polifenoli, la famiglia saprà sicuramente ringraziarci per non averla abbandonata ad un drammatico destino: “la morte per fame”! Abbondanti nevicate, sperando arrivino, non saranno un grosso problema perché la neve è permeabile all’aria, ma se questa dovesse

AGENDA LAVORI. NORD 20 | Apitalia | 11-12/2022
Foto Dan Hussey

NOME

INIDIRIZZO CAP LOCALITÀ

PROVINCIA

TELEFONO 1

TELEFONO 2

CODICE FISCALE

PARTITA IVA

N° ALVEARI

ORDINO

N. ...... bobine formato STANDARD (1.000 pezzi), Euro 32,50 + IVA

N. ...... bobine formato MEDIUM (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

N. ...... bobine formato MIGNON (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

occupare la zona d’ingresso dell’alveare e dovesse successivamente ghiacciare gli scambi d’aria all’interno del nido potrebbero divenire pericolosamente compromessi con le conseguenze che tutti noi possiamo immaginare. Per questo motivo a seguito di importanti nevicate non dimentichiamoci di rimuovere la neve dall’ingresso dell’alveare. Svolti questi piccoli compiti sul campo all’apicoltore durante il periodo invernale altro non rimane da fare se non che dedicarsi con passione ai lavori di magazzino, che comprendono l’accurata pulizia di tutta l’attrezzatura, la revisione dei telai di scorta che andranno raschiati, disinfettati, riparati ed eventualmente riarmati ed attrezzati con nuovi fogli cerei. Preparare nuovi telai per la stagione a venire che saranno estremamente utili nel momento in cui si deciderà di formare nuovi nuclei.

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Polline Italiano” formato UNICO (100 pezzi), Euro 15,00 IVA inclusa

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Pappa Reale Italiana” formato UNICO (30 metri), Euro 10,00 IVA inclusa

Compilare chiaramente e inviare alla: FAI-FEDERAZIONE APICOLTORI ITALIANI

Corso Vittorio Emanuele II, 101 Email commerciale@faiapicoltura.biz

Autorizzo l’utilizzo dei miei dati personali ai sensi dell’art. 10 della legge n. 197/03 (Tutela della Privacy) e acconsento al loro trattamento per il perseguimento degli scopi statutari della FAI-Federazione Apicoltori Italiani. SI NO

Con il 31 dicembre è scaduto il termine utile per denunciare i nostri alveari all’anagrafe apistica nazionale: ma se ve ne siete dimenticati siete ancora in tempo per un ravvedimento operoso finalizzato a sanare questa importante incombenza burocratica. Se durante la stagione autunnale abbiamo lavorato con saggezza ed in perfetta armonia e simbiosi con le nostre api non ci resta che attendere serenamente l’arrivo dei primi tepori primaverili per vedere nuovamente le nostre operaie spiccare entusiastici voli ed incamminarsi felici verso una nuova stagione che non tarderà ad arrivare.

Maurizio
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Modulo d’ordine Sigilli
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ORA LA CRISI ECONOMICA MORDE ANCHE L’APICOLTURA

APICOLTORI SEMPRE PIÙ AVVILITI

NIENTE UMIDITÀ

BLOCCO DI COVATA

Andando a consuntivo, registriamo un altro anno particolarmente caratterizzato dalla siccità, ma per noi apicoltori tutto sommato mediocre; “poteva andare peggio”, mi sussurra un esperto apicoltore “nomadista”; più avvilito l’apicoltore “stanziale”, il quale riconoscendo la propria condizione sviluppa un pensiero ecologico-ambientalista e dice: “a volte, anzi spesso, presi dal nostro rapporto buona o cattiva annata, misurata solo con la quantità di produzione di miele, dimentichia-

mo quello per cui le api in natura esistono”.

Un inizio quasi ecumenico che riflette il pensiero di nostri amici immaginari e delle loro reali condizioni: le api che stanno in cavità di alberi o di anfratti di qualsiasi tipo non sono “nomadiste” e purtroppo nessuno offre loro alimenti di supporto; quindi tra virus, varroe e altri accidenti, l’ambiente da esse colonizzato rimane talvolta scoperto quando si interrompe il loro lavoro di impollinatori. Una riflessione che spesso sfugge ai più, visto che la gran parte di noi è concentrata sugli aspetti produttivi. Ora siamo entrati nel tempo della buona volontà e dei buoni propositi; sebbene ci troviamo a fare i contri con l’economia drammaticamente in crisi. Ne risentono in particolare gli apicoltori nomadisti con l’aumento dei costi del carburante, ma un po’ tutti se pensiamo agli aumenti dei vasi in vetro per il miele (ormai a prezzi raddoppiati), per non parlare dello zucchero da nutrizione integrativa (anch’esso raddoppiato). E i conti ci dicono che ad una mediocre annata si aggiungono ora i costi di questa drammatica crisi economica. Il periodo corrente ci richiede po-

ALVEARI PROTETTI
11-12/2022 | Apitalia | 23 AGENDA LAVORI. NORD-EST Foto
Giuseppe Masria Garibaldi

che cose da fare, è importante comunque individuare quali siano le priorità e risolverle in accordo con quanto la tecnica ci suggerisce. Stabilito che il controllo delle scorte è stato fatto e che esse siano sufficienti e che, qualora non lo fossero, siano state integrate, verifichiamo altri possibili adattamenti per contrastare l’amico inverno. Purtroppo la montagna, parte importante del nostro territorio, ha un clima molto diversificato ed è difficile coprire con descrizioni operative tutti gli aspetti di questi posti, le valli hanno diversi microclimi non rapportabili ai monti o colli che le circondano, però le linee generali possono sempre essere tracciate e acquisite.

INVERNO: POCHI LAVORI

Ritorniamo al nostro alveare, al quale abbiamo dato alimento per

superare l’inverno abbiamo controllato lo stato di salute, eseguito il protocollo previsto per la varroa e controllato il rapporto favi-api stringendo se necessario. Con questo abbiamo finito, dobbiamo solo aspettare il mese di febbraio nel quale ci attendono altri lavori all’interno del nido. In inverno meno si aprono gli alveari e meglio stanno le api, “pochi lavori”, insomma, solo quelli indispensabili. Con l’acquisizione dell’esperienza potrete valutare la condizione dell’alveare solo battendo con le nocche delle dita le pareti del nido e il ronzio, forte ma breve, sarà la loro risposta: come a dire “non ci disturbare che stiamo bene”. Sempre bene evitare il raffreddamento degli alveari, con le conseguenze che esso comporta, ma è anche bene se non esageriamo: a volte l’eccesso è più dannoso della

mancanza di coperture. Ormai tantissimi anni fa, quando le arnie erano composte di dodici telaini e solo quelle per il nomadismo avevano dieci telaini, il loro fondo era in legno tutto chiuso e l’unico accesso era la porticina d’ingresso anch’essa rimpicciolita per l’inverno. L’umidità all’interno era altissima e spesso i telaini più esterni in primavera si estraevano ammuffiti. L’avvento della varroa, ci ha obbligato a sostituire il fondo di legno con una rete metallica per il controllo dell’infestazione, ci siamo così accorti che quest’apertura sebbene fosse chiusa da un vassoio per il controllo della varroa permetteva ad una pur piccola quantità di aria di passare e quindi evitare quella condensa che inevitabilmente si creava.

Facile è il paragone con la nostra auto, nel periodo invernale quan-

24 | Apitalia | 11-12/2022 Foto Primo Pellin AGENDA LAVORI. NORD-EST

do entriamo in macchina, specialmente se siamo in tre o quatto si appannano subito i vetri, ma basta aprire un po’ di aria per far scomparire l’umidità. Molti apicoltori, pur con l’attenzione dovuta, lasciano il fondo senza vassoio, senza fare la dovuta attenzione al vento. Mettiamo pure qualche copertura sul coprifavo, il quale è il punto principale dove il calore si concentra e disperde, ma riparare gli alveari dal vento è la soluzione a molti problemi: non a caso le api accumulano la propoli non solo per gli usi che più conosciamo ma anche per chiudere fessure che impedirebbero la normale ventilazione interna. Sempre sulla ventilazione interna all’alveare è necessaria una sotto-

lineatura: da qualche anno alcuni ricercatori hanno indirizzato i loro studi proprio alla perfetta ventilazione dell’alveare cercando di scoprire i meccanismi che la regolano; questi studi dovrebbero, in futuro, portare a una possibile applicazione per la ventilazione delle nostre case e avere così una maggiore efficienza nella distribuzione termica. Questa scienza si chiama “bionica” parola concretata nel 1958 come termine per unire biologia e ingegneria, ma riflettendo già Leonardo da Vinci aveva iniziato questi studi, osservando gli animali e trasformando, dal suo ingegno, le loro caratteristiche naturali in tecniche. Speriamo che infine questi studi ci permetteranno di dire che

le api, dopo averci consegnato prodotti meravigliosi ci hanno anche insegnato a migliorare l’efficienza termica delle nostre case, oggi e nel prossimo futuro è sempre più importante il risparmio energetico sia per il nostro benessere sia per l’inquinamento atmosferico, magari saranno proprio le api a consegnarci la soluzione.

BLOCCO DI COVATA TECNICO

Da non tralasciare il riferimento alla nuova pratica, ossia il “blocco di covata tecnico” . La segregazione della regina” si effettua quando un’ape regina viene inserita in un particolare telaino che la ingabbia, consentendole comunque di muoversi ma obbligandola a un blocco

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di covata con tutte le opportunità che questo ci concede.

La regina così chiusa tra le “grate” di una gabbia fatta da escludiregina sembra non soffrirne molto, tanto da poter resistere anche due mesi in questa condizione. Questo telaino appositamente costruito, il cui spazio tra le due barriere (escludiregina) non deve superare gli 8 mm, permette alla regina di muoversi, non le consente di deporre e impedisce che le api possa-

no unirsi a lei. Nel blocco di covata estivo la regina deve continuare la deposizione perché il suo ovario, nel periodo di riferimento, ha necessità di produrre uova, quindi la gabbia deve contenere più o meno grande il favo per la deposizione. Per l’inverno questa capacità non è così importante e se ne traggono benefici sotto il profilo sanitario. È evidente che tutto deve essere scrupolosamente osservato nel tempo, avremo modo di comprenderne

meglio gli effetti, che per il momento sembrano comunque buoni. Il tutto in funzione di una migliore calendarizzazione dei cicli di nascita di nuove api sane che darannouna maggiore efficienza proprio nel periodo più importante dello sviluppo dell’alveare, la primavera. Materia che merita certamente ulteriori e ripetuti approfondimenti. Intanto vi auguro un buon inizio d’anno.

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Foto ilmieledileo.com AGENDA LAVORI. NORD-EST

CONTROLLO DELLE SCORTE E ASPORTAZIONE DI COVATA

SUBLIMARE

CON LE DEBITE CAUTELE

Se le operazioni di invernamento sono state fatte al momento giusto e in modo opportuno, i lavori principali del pieno inverno restano i trattamenti antivarroa e il controllo delle scorte, per quanto riguarda l’apiario, e gli adempimenti burocratici per la parte amministrativa.

I trattamenti invernali sono il cuore del controllo della varroosi e devono essere ben fatti per garantire di abbattere l’infestazione e mantenere sane le colonie almeno per tutta la primavera e la prima parte dell’estate.

Per i trattamenti invernali l’unico principio attivo utilizzabile con una efficacia adeguata è e resta l’acido ossalico, che può essere som-

ministrato per sublimazione o per gocciolamento.

Per chi vuole fare i trattamenti con acido ossalico sublimato la prima cosa da tenere in considerazione è la propria salute, perché i microcristalli che si generano dal sublimatore sono molto pericolosi per le vie aree, se respirati. Per questo è fondamentale l’uso degli appropriati dispositivi di sicurezza individuali: occhiali protettivi, maschera antigas e tuta bianca. I microcristalli infatti sono irritanti per gli occhi e altamente pericolosi se inalati.

La maschera antigas da usare potrà essere semifacciale (che copre solo il naso e la bocca) o integrale (che copre tutto il viso, compresi gli occhi), ma deve sempre avere i

AGENDA LAVORI. CENTRO
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filtri anti polvere e anti acidi organici, con i colori bianco e marrone stampati sul filtro. Le mascherine chirurgiche o le mascherine FPP2 sono praticamente inutili e quindi non devono essere usate. Anche l’uso della tuta bianca è importante perché i microcristalli possono depositarsi sui vestiti e contaminarli e facendo sì che possano essere inalati anche dopo il trattamento. La tuta, una volta usata, va quindi riposta in un sacchetto di plastica chiuso per portarla via e dopo potrà anche essere lavata e riutilizzata: i microcristalli infatti sono solubili in acqua e una volta lavata la tuta sarà nuovamente pulita e sicura. Per il tipo di sublimatore da usare invece, la scelta è ampia e sul mercato se ne trovano svariati modelli. Starà ad ognuno scegliere quello che più gli sia adatto, tenendo conto del numero di alveari trattabili all’ora e della energia elettrica necessaria ad attivarlo, valutando se sia sufficiente l’uso di una batteria (anche quella dell’auto o del furgone) o se sia necessario un gruppo elettrogeno portatile (ma badando anche alla serietà del produttore, all’affidabilità del congegno e alla possibilità e tempestività della manutenzione, ndR).

Venendo invece alle modalità di trattamento, il sublimato può e deve essere ripetuto almeno 4 volte ogni 7 giorni, in modo da coprire un periodo di oltre 21 giorni, il tempo in cui tutta la covata eventualmente presente sia sfarfallata, permettendo di colpire tutte le varroe che escano man mano che le api sfarfallano. L’acido ossalico infatti, a differenza del formico,

non è in grado di uccidere le varroe all’interno delle celle di covata opercolate ed è necessario aspettare che tutta la cova presente sfarfalli in modo da potre colpire tutti gli acari man mano che escono dalle celle. E in questi ultimi anni, con le temperature medie in aumento è sempre più comune che in molte parte del centro Italia, anche nel pieno inverno ci sia ancora una certa quantità di covata. L’eventuale presenza di covata invece rappresenta un problema per i trattamenti fatti con acido ossalico gocciolato. In questo caso è necessario fare un solo trattamento, perché i trattamenti ripetuti sono pericolosi per le api, ma questi unico trattamento deve esser fatto in completa assenza di covata opercolata. Per poter essere sicuri di una completa assenza di covata opercolata è necessario ispezionale le famiglie favo per favo. Per farlo si deve attendere una giornata mite, con temperature di almeno 12 °Cormai sempre più frequenti - e procedere alla visita, trattando subito le famiglie senza covata o asportando la covata presenza e trattando subito dopo. Per asportare la covata si può rimuovere tutto il telaino, se la covata è estesa, o tagliare con un coltello il pezzo di favo dove la covata è presente. La covata rimossa dovrà poi essere rimossa dall’apiario e distrutta o in una sceratrice (in modo da recuperare la cera) o bruciandola. E’ sempre bene rimuovere la covata integra e non rompere le celle di covata “sforchettandole” e lasciando che le api le ripuliscano. In caso di virosi infatti questa procedura non fa altro che aumentare

il rischio di diffondere maggiormente i virus all’interno dell’alveare, perché le api che rimuoveranno le larve e le pupe morte entreranno in contatto con un alto numero di particelle virali, diffondendole poi con la trofallassi.

L’altro lavoro fondamentale dell’inverno è il controllo delle scorte di miele delle famiglie per poter intervenire tempestivamente con la nutrizione di soccorso nel caso sia necessario. I controlli devono essere fatti a cadenza regolare, cercando di valutate la media di consumo per settimana o per quindicina di giorni, tenendo conto anche delle temperature esterne. Nel caso sia più freddo infatti le scorte verranno in genere consumate più velocemente. Per valutare il consumo delle scorte si può anche semplicemente soppesare le casse. L’importante è che queste abbiano tutte più o meno lo stesso peso a vuoto, in modo da poter valutare che le differenze di peso siano dovute alla maggior o minor quantità di miele e non ad una maggiore quantità di legno o di materiali da costruzione. Per ottimizzare il controllo del consumo delle scorte e ridurre il numero delle visite in apiario e quindi i costi di spostamento e di lavoro, l’uso delle bilance elettroniche può essere molto utile. Quando si usano le bilance però si deve tenere sempre in considerazione che si sta facendo un controllo a campione, perché si monitora solo l’alveare o gli alveari che hanno la bilancia, generalmente uno o due per apiario. Ma il consumo delle scorte però può essere molto variabile da famiglia a famiglia. Per questo, per maggiore

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sicurezza è opportuno installare la bilancia sotto l’alveare con meno scorte, quello più a rischio, che ci permetterà con più probabilità di intervenire tempestivamente anche sugli altri che dovrebbero avere un maggior margine di sicurezza, dal momento che hanno più scorte a disposizione. Altra cosa fondamentale per poter intervenire con tempestività è che l’apiario sia sempre accessibile e facilmente raggiungibile, anche dopo piogge intense o nevicate, cosa di cui dobbiamo sempre tenere conto quando si installa un apiario sia che sia stanziale sia che si tratti di una postazione per l’invernamento. Non ci si può infatti permette di non poter fare buna visita o un intervento di nu-

trizione perché il meteo, il terreno o la vegetazione non lo permettono. Un altro accorgimento importante in apiario è la rimozione tempestiva di famiglie ritrovate morte, o per lo meno la chiusura delle arnie, in modo che le api degli altri alveari non possano andare a visitare o a saccheggiare. Una precauzione fondamentale per evitare contaminazioni e contagi di eventuali parassiti o malattie sia per gli altri alveari del nostro apiario, sia per quelli dei nostri vicini. L’altro lavoro fondamentale dell’inverno, o almeno di dicembre, è la denuncia annuale della consistenza degli alveari alla Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe apistica che deve esser fatto ogni anno entro il 31 di

dicembre. Un adempimento che è un obbligo di legge per chiunque detiene anche un solo alveare e che è importante sia per far sapere dove sono dislocati gli apiari alle autorità pubbliche, in particolare a quelle veterinarie, sia per censire il patrimonio apistico nazionale. E non solo. Come si è visto in questi anni, e soprattutto nello scorso 2022, il numero degli alveari denunciati entro la fine dell’anno, sta diventando la base su cui vengono calcolati i contributi alle aziende apistiche. La denuncia degli alveari diventa così non solo un obbligo, ma anche una opportunità per chi dalle api ottiene un reddito.

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VARIAZIONI AMBIENTALI LA VEGETAZIONE AUTOCTONA NUTRE LA MEMORIA GENETICA

Tutti ricordiamo come gli ultimi mesi del 2022 sono stati a dir poco “miti”: a novembre le spiagge erano ancora affollate, offrendo certamente una boccata di ossigeno per le attività turistiche ma anche un forte motivo di preoccupazione per l’agricoltura in generale e per l’apicoltura in particolare. I giorni restanti, anche sul finire dell’anno, non hanno inoltre mai raggiunto i valori tipici dell’inverno.

Registriamo però un punto a nostro favore, gli alveari hanno superato benissimo uno dei due periodi più critici dell’anno, l’estate. In pratica, non ha piovuto per quattro mesi di seguito, nel perdurare di temperature sempre molto elevate: eppure il risultato c’è stato!

Le frequenti piogge di ottobre, in certi casi delle vere e proprie bombe d’acqua, hanno dato inizio alla fioritura dell’inula viscosa (Dittrichia viscosa L.) e alla germinazione delle tre specie erbacee più caratteristiche del periodo “autunnale”: qualeddu (Brassica fruticulosa Cirillo, 1792)(foto a lato), sinacciola (Diplotaxis erucoides L.) e calendula (Calendula arvensis L., 1753) (foto pag. 30) dalle quali le api traggono polline e nettare sufficienti allo sviluppo della covata

e alla ricostituzione delle scorte.

Per gli alveari superare l’estate, senza il soccorso dell’apicoltore, è sempre stato in generale un grosso problema però, mettendo in sintonia tra loro la conoscenza botanica del territorio e il comportamento degli alveari rispetto alle variazioni ambientali, si possono mettere in campo delle strategie vantaggiose. Spesso abbiamo parlato, in questa rubrica, delle aree incolte private e demaniali anticamente chiamate “incolti produttivi” perché fornivano alla civiltà contadina le

AGENDA LAVORI. ISOLE
IL CLIMA COM’ERA E L’APE NOSTRANA CHE ANCORA RESISTE
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materie prime per la costruzione di attrezzi necessari alla vita familiare e alle attività produttive delle comunità rurali.

Queste aree sono ancora lì, per la maggior parte dedicate all’allevamento brado, con tutto il loro ricco patrimonio botanico le cui diverse specie convivono sfruttando le risorse di cui la natura dispone nelle diverse stagioni. Abbiamo così quasi per l’intero anno solare germinazioni, fioriture, fruttificazioni e appassimenti in cicli distinti, in parte sovrapposti, che forniscono in particolare agli insetti impollinatori un pascolo modesto, ma pressoché continuo.

Poiché tutto è migliorabile, gli Enti gestori di Parchi e Riserve naturali

potrebbero contribuire a migliorare i pascoli per gli insetti impollinatori, anche nell’interesse delle stesse aree, diffondendo e intensificando la presenza delle specie botaniche erbacee, bulbacee e arbustive tipiche del territorio.

Il secondo fattore è la conoscenza del comportamento degli alveari rispetto all’ambiente e qui il gioco lo conducono le sottospecie endemiche le quali, sotto la continua pressione ambientale, si sono evolute in linee genetiche compatibili con il territorio. Il principio è semplice: «in un determinato ambiente non sopravvive il soggetto più robusto ma quello che più facilmente si adatta» che sarebbe una traduzione della teoria di Darwin

sintetizzata in «l’ambiente modella le specie per selezione naturale». Non tutte le specie hanno la stessa capacità e velocità di adattamento: ad esempio, se mettiamo a confronto alcune specie di lepidotteri, ape mellifica e homo sapiens vediamo che i lepidotteri producono una nuova generazione ogni anno, l’ape produce una nuova generazione ogni due anni, mentre la specie umana, per convenzione, dà vita ad una nuova generazione ogni 25 anni; cioè in 100 anni abbiamo 4 generazioni di umani, 50 generazioni di api e 100 di lepidotteri ; questo ci dà l’idea di quanto velocemente una specie si può adattare al territorio.

continua a pag. 32

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Tutto questo in assenza dell’intervento dell’uomo che ha dato prova di essere il maggior perturbatore degli equilibri naturali.

Corre l’obbligo di ricordare, trattandosi di una sottospecie salvaguardata, che in Sicilia siamo per così dire, in egual misura, fortunati perché abbiamo un’ape endemica “l’ape sicula”, sconsiderati perché stiamo facendo di tutto per ostacolarne la diffusione e, apisticamente, abbastanza ignoranti da inseguire facili successi con api miracolose. In conseguenza abbiamo prodotto un fortissimo inquinamento genetico, dovuto alla diffusione di ibridi incontrollati e per nulla adatti all’ambiente siciliano.

Per tutte le sottospecie di ape mellifica vale il principio dell’attività basata sul risparmio energetico, valga un esempio per tutti: nessuna ape bottinatrice esce dall’alveare se prima le poche esploratrici non hanno indicato la presenza, la posizione e la qualità del pascolo da sfruttare. L’ape sicula ha una forte reattività

rispetto all’ambiente ed ha esaltato la sua resistività regolando al massimo i consumi interni con l’importazione; come sappiamo i maggiori consumi interni dell’alveare sono a carico della covata per cui adeguando l’estensione della covata all’importazione si ottiene il migliore compromesso tra risparmio delle scorte e sopravvivenza.

L’ape sicula infatti durante i periodi di carestia, tipici dell’estate o di interruzione temporanea delle importazioni, riduce l’estensione della covata: per conseguenza si riduce anche la popolazione, ma questo non è un problema poiché alla ripresa delle fioriture autunnali l’incremento di covata può contare anche sulle scorte risparmiate e infatti è rapidissimo.

Ora se l’apicoltore, terminato il periodo delle grandi fioriture, trasferisce gli alveari nelle aree come si è detto, eliminando i melari e costringendo le api ad affollare il nido, succede un fatto di importanza fondamentale per la vita degli alveari;

il pascolo modesto ma continuo permette di mantenere un certo volume di covata per cui la riduzione della popolazione non è così drastica ed inoltre si ha il mantenimento delle scorte e alle volte anche un piccolo incremento di esse.

Tutto questo non succede con altre sottospecie di api e men che meno con gli ibridi incontrollati che mantengono un alto volume di covata sempre e comunque, rischiando la morte per fame.

Ora senza tanta scienza o filosofia, facendo quattro conti da massaia, a che serve una grande popolazione se in vista non vi è un altrettanto grande pascolo?

Serve soltanto per impegnare l’apicoltore, in lavoro e spese, per mantenere una grande massa di api del tutto inutile e improduttiva. Rende bene l’idea un proverbio siciliano: «Sparagna a farina quannu a maidda è china» (risparmia la farina quando la madia è piena).

34 | Apitalia | 11-12/2022 AGENDA LAVORI. ISOLE

ASPETTI IGIENICO-SANITARI IN APICOLTURA

LA CORRETTA GESTIONE DEI MELARI NELLA PENISOLA ITALIANA, ISOLE COMPRESE

Tutti gli apicoltori che immettono sul mercato (vendendo o cedendo gratuitamente) i prodotti delle loro api (miele, polline, pappa reale, ecc.), nelle fasi di produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti, per garantire la sicurezza alimentare, devono rispettare quanto previsto dall’allegato I parte A del Regolamento CE 852/2004. Il regolamento interessa esclusivamente gli imprenditori apistici e gli apicoltori professionisti mentre non deve essere rispettato dagli apicoltori che producono esclusivamente per autoconsumo (termine riclassificato come “allevamento familiare” così de-

SPECIALE BUONE PRATICHE
ACCORGIMENTI TECNICI A GARANZIA DELLA SICUREZZA ALIMENTARE
11-12/2022 | Apitalia | 35
Foto Urszula

scritto nel Decreto Legislativo n. 134/22: attività di allevamento, prevista per determinate specie e per un numero massimo di animali, come indicato nel manuale operativo, nel quale gli animali sono allevati esclusivamente per autoconsumo o uso domestico privato, senza alcuna attività commerciale”, ndR).

In particolare il Regolamento precisa che il produttore primario (apicoltore), primo anello della catena alimentare, deve garantire la sicurezza alimentare di quanto produce identificando e controllando i pericoli per garantire la sicurezza dei consumatori.

Il legislatore comunitario ha anche precisato, nel Regolamento CE 852/2004 art. 5 comma III, che il produttore primario (apicoltore), non deve adottare il manuale di HACCP (analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo) ma è sufficiente che, conoscendo le caratteristiche di quanto produce e i rischi igienico sanitari connessi al processo produttivo, adotti procedure semplificate che gli permettano di individuare preventivamente i pericoli che deve eliminare per garantire la produzione di un alimento idoneo al consumo (meglio conosciute come “Manuale delle corrette prassi igienico-sanitarie”, ndR).

Non è un produttore primario l’apicoltore che sottopone i prodotti della sua azienda a processi di trasformazione o acquista i prodotti delle api da altre aziende per confezionarli e commercializzarli. In questo caso l’apicoltore deve far riferimento all’Allegato II del Reg. CE 852/2004 che prevede tra l’altro l’adozione dell’HACCP. Ai sensi del D.lgs. 179/2004 “per miele si intende il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare”. Fortunatamente il miele non presenta rischi sotto il profilo igienico-sanitario: correttamente smielato e confezionato, con una ridotta percentuale di umidità <18% (AW), per le sue caratteristiche chimico fisiche (pH, sostanze inibenti ed una

elevata concentrazione zuccherina) difficilmente va incontro a processi di fermentazione causati dai lieviti o allo sviluppo di germi patogeni. L’unico germe patogeno che si può trovare nel miele è il Clostridium botulinum, germe tellurico, le cui spore non sono in grado di germinare nel miele e quindi di produrre la tossina botulinica responsabile della paralisi flaccida. La germinazione può avvenire nell’intestino dei lattanti che, sino ai 6 mesi di età, contiene solo flora lattica. Per questo motivo è sconsigliato somministrare miele ai neonati anche se a livello mondiale sono rarissimi i casi di botulismo infantile.

Il ciclo di produzione del miele si può dividere in 3 fasi:

1. Gestione delle famiglie di api (questa fase dura tutto l’anno).

• verifica dello sviluppo delle famiglie

• controllo sanitario

• controllo della sciamatura

• alimentazione (scorte)

• somministrazione di farmaci.

2. Gestione dei melari (periodo primaverile - estivo): • prelievo dei melari vuoti dal magazzino

• trasporto dei melari vuoti in apiario

• recupero dei melari contenenti miele

• trasporto dei melari contenenti miele nel laboratorio di smielatura.

3. Gestione del prodotto:

• disopercolatura

• smielatura

• filtrazione

• decantazione

• confezionamento

• trasporto.

Nel presente lavoro verranno prese in esame e affrontate solo le problematiche che interessano la gestione dei melari per fornire agli apicoltori alcune indicazioni che devono essere rispettate

36 | Apitalia | 11-12/2022 SPECIALE BUONE PRATICHE

per garantire sia la qualità del prodotto che la sicurezza alimentare. Spesso l’apicoltore concentra la sua attenzione sulle famiglie di api, sui favi da nido, sui trattamenti contro la varroa e sull’alimentazione. Considera il melario esclusivamente uno strumento di raccolta stagionale che merita poca o scarsa attenzione. Anche il melario può essere soggetto a fattori di contaminazione che inevitabilmente possono produrre effetti negativi sul prodotto contenuto.

I fattori di rischio che l’apicoltore deve prevenire ed evitare, in base a quanto stabilito dal Regolamento CE n. 852/2004 - Allegato I per la produzione primaria, sono:

• contaminanti ambientali

• residui di farmaci veterinari

• residui di sostanze combuste (fumo)

• residui di polvere e terra

• presenza di corpi estranei, plastica, vetro, ecc.

Prendiamo in esame le varie fasi che interessano la gestione dei melari e le relative problematiche.

STOCCAGGIO DEI MELARI

I melari vuoti vanno conservati in un locale areato e asciutto o all’esterno, ben impaccati, riparati da una tettoia. Il pavimento deve essere pulito. Se l’apicoltore ha utilizzato sistematicamente l’escludi regina, difficilmente i favi dei melari verranno attaccati dalla tarma della cera. Solo se le api avranno stoccato del pane d’api in alcuni favi si dovranno sottoporre i melari a trattamento mediante fumigazione (bruciando dischetti di zolfo). Le sostanze tarmicide vanno escluse per evitare il rischio di rinvenire residui nel miele. Il metodo migliore per evitare la proliferazione delle larve della tarma della cera è quello di conservare sia i favi da nido che da melario in stanze coibentate ad una temperatura inferiore ai 12°C. (Foto 1). In passato era possibile evitare la proliferazione delle larve dei lepidotteri spruzzando i favi da nido e da melario con un insetticida autorizzato in apicoltura contenente Bacillus thuringiensis. Purtroppo da alcuni anni questo prodotto è stato tolto dal commercio ma, vista l’indiscussa utilità per gli apicoltori, si è in attesa che venga reintrodotto sul mercato. Si deve evidenziare che in buona fede numerosi apicoltori utilizzano insetticidi che contengono Bacillus thuringiensis, prodotti destinati esclusivamente al trattamento di essenze vegetali. Un comportamento, questio, che può comportare rischi per il consumatore. Si ricorda che alle confezioni degli insetticidi, alla stregua dei farmaci, viene allegato un foglietto illustrativo che precisa quali sono le specie animali o vegetali che possono essere trattate. La mancata osservanza di questa disposizione comporta una pesante sanzione e la distruzione dei favi, del miele, del polline, ecc. a tutela del consumatore. In caso di diagnosi di nosemiasi gli apicoltori, per devitalizzare le spore di nosema presenti

11-12/2022 | Apitalia | 37
Foto 1 - Cella coibentata per la conservazione dei melari a temperatura controllata. (Foto Lorandi)

SPECIALE BUONE PRATICHE

Melari vuoti appoggiati sul pianale pulito dell’autocarro ma non protetti (Foto 2). Gli stessi melari protetti con coperchi di lamiera zincata (Foto 3) (Foto Vismara)

sui favi, dopo aver impilato i melari fanno evaporare acido acetico glaciale. Anche in questo caso l’apicoltore deve acquistare l’acido acetico in farmacia per essere certo della qualità del prodotto impiegato.

TRASPORTO

I melari vuoti e quelli contenenti miele devono essere trasportati con un mezzo che abbia il pianale pulito. Ma questo non è sufficiente: l’apicoltore si deve preoccupare di sigillare la pila dei melari con dei coperchi ermetici per evitare che nelle cellette dei favi, durante il trasporto, si possa depositare la polvere sollevata dall’autocarro che normalmente percorre strade sterrate per raggiungere gli apiari. Questo comportamento igienico deve essere adottato anche se è risaputo che le api provvedono a pulire le cellette prima di stoccarvi il miele. (Foto 2 e 3).

POSA DEI MELARI

L’apicoltore deve sempre posizionare la griglia escludi-regina tra il nido ed il melario per evitare che la regina utilizzi i favi da melario per deporre le uova. Un comportamento igienico da adottare sistematicamente per evitare che le cellette che hanno contenuto covata o pane d’api possano trasmettere al miele odori e sapori anomali. In merito il D. Lgs. 179/2004 ha precisato che i favi da melario contenenti covata (uova, larve non ancora opercolate e larve opercolate) non possono essere smielati perché “per miele centrifugato si intende il miele ottenuto mediante centrifugazione dei favi disopercolati non contenenti covata”.

RITIRO E TRASPORTO DEI MELARI

Gli apicoltori normalmente fanno ricorso a tre tecniche per allontanare le api dal melario. • spazzola: le api vengono allontanate dai favi da melario con una spazzola. Questa tecnica è poco utilizzata e viene adottata dagli apicoltori che conducono un numero ridotto di alveari

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• apiscampo: tra il nido e il melario viene inserito un pannello di legno che presenta nella parte centrale un disco in metallo o in plastica che permette alle api di scendere dal melario al nido. Nel giro di 24 ore il melario sarà privo di api e diventerà agevole la sua asportazione. Eccezione: le api non scendono se è presente la regina che è riuscita a raggiungere il melario passando attraverso una griglia escludi-regina deformata, o perché vi è presenza di covata.

• soffiatore: permette di allontanare velocemente la maggior parte delle api dai melari creando contemporaneamente un turbinio di api che tendono a posarsi anche sui melari raccolti ed accatastati nell’apiario o sull’autocarro. Attenzione: alcuni soffiatori a motore, con una combustione difettosa, aspirano anche i fumi di scarico del motore. Il getto dell’aria passando fra i favi può conferire alla cera odori provenienti dai fumi di scarico della miscela di olio e benzina. Dopo averli asportati, i melari vengono spesso impilati e coperti mediante l’utilizzo di un coperchio, di un coprifavo o, in alcuni casi, utilizzando lo stesso apiscampo con i fori di uscita rivolti in alto in modo da permettere l’uscita delle api verso l’esterno. Qualsiasi accorgimento venga adottato ha lo scopo di evitare che le api rientrino nuovamente nei melari attirate dal profumo del miele. Nonostante vengano messe in atto tutte le buone pratiche descritte, è inevitabile che un pool di api rimanga intrappolato dentro i melari e venga introdotto nel laboratorio di smielatura. In questo caso, l’apicoltore potrebbe tentare di recuperare questo piccolo sciame di “api disperse”, sfruttando la loro naturale propensione ad agglomerarsi in un punto, spesso vicino ad un’apertura (finestra). Nella fase di asportazione dei melari, si deve prevenire ed evitare qualsiasi forma di contaminazione dei favi, per cui i melari non devono essere

Foto 4 - Posizionamento di materiale plastico per evitare di appoggiare i melari sul terreno. (Foto Artemisia) Foto 5 - Melari impilati prima del carico in attesa di essere avvolti con film plastico. (Foto Artemisia)

SPECIALE BUONE PRATICHE

Foto 6 - Fase dell’avvolgimento con film plastico dei melari prima del carico. (Foto Artemisia)

mai appoggiati sul terreno o sull’erba (Foto 4 e 5) Talune aziende adottano il sistema di avvolgere la pila di melari con un film di materiale plastico per proteggerli da agenti esterni (Foto 6) e per renderne agevole e sicuro il successivo sollevamento con l’autogrù (Foto 7). L’applicazione di queste buone pratiche riduce sensibilmente i rischi durante la fase di trasporto dei melari dall’apiario al laboratorio di smielatura. È importante che esista una separazione fisica tra guidatore e melari appena raccolti. Durante il tragitto su strade sconnesse dai melari potrebbero uscire api che potrebbero aggredire il conducente. Una situazione abbastanza frequente che si verifica quando i melari vengono trasportati con auto berline o monovolume. Per risolvere il problema l’apicoltore potrebbe guidare con tuta e maschera, ma questo abbigliamento gli impedirebbe una corretta visione durante la guida.

Altri comportamenti igienico-sanitari da rispettare. L’uso dell’affumicatore deve essere ridotto al minimo per non conferire odori al miele e alla cera. Attenzione al materiale che viene bruciato nell’affumicatore: alcuni di questi, come il cartone, sono facilmente reperibili, poco costosi, pratici e producono una notevole quantità di fumo ma, contenendo colle e solventi, possono sprigionare residui carboniosi tossici e nocivi per la salute dell’uomo.

Per questo motivo è opportuno utilizzare per la combustione sostanze vegetali come legnetti, tela di juta, cortecce e trucioli di legno. Allo scopo possono essere utilizzati nell’affumicatore anche pellets di legna purché siano certificati.

Per evitare la diffusione di malattie infettive è opportuno utilizzare, per ogni apiario, guanti e leva dedicati che andrebbero lavati e disinfetta-

Foto 7 - Carico sull’automezzo dei melari, avvolti da film plastico, utilizzando l’autogrù. (Foto Artemisia)

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SPECIALE BUONE PRATICHE

Foto 9 - Un deumidificatore mobile per ridurre l’umidità del miele contenuto in 24-28 melari appoggiati su un apposito bancale. (Foto Martellini)

ti al termine delle visite. Per evitare di innescare saccheggi l’apicoltore dovrebbe dotarsi di un contenitore ermetico dove riporre pezzi di cera o porzioni di favo estratti dagli alveari evitando di gettarli a terra.

Per garantire una naturale conservazione del miele ed evitare spiacevoli processi di fermentazione è consigliabile togliere i melari quando la maggior parte delle cellette è opercolata (almeno 80%).

Non sempre l’umidità del miele ha livelli ottimali di umidità (18%) anche se è opercolato. Il controllo dell’umidità del miele lo si può eseguire utilizzando un rifrattometro ottico.

Durante il trasporto la protezione dei melari colmi di miele, spesso non ancora opercolato, è fondamentale per evitare sia la polvere che le intemperie. I temporali improvvisi non sempre si possono prevedere soprattutto se i melari vengono recuperati da apiari posti a notevole distanza dal locale di smielatura (Foto 8). Molti apicoltori giustificano la mancata adozione dei sistemi di protezione credendo che: 1. il miele si deumidifichi durante il trasporto, 2. la polvere e le foglie vengono eliminate con la filtrazione

3. i favi inzuppati di acqua possono essere sotto-

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Foto 8 - Melari colmi di miele ma non protetti durante il trasporto.

posti a deumidificazione presso il locale di smielatura.

Tutte convinzioni prive di fondamento che dimostrano il mancato rispetto della normativa e scarsa conoscenza dell’igiene degli alimenti: comportamenti che in base alla normativa vanno sanzionati.

L’apicoltore può intervenire sottoponendo il miele, contenuto nei favi non opercolati, a deumidificazione nel caso dovesse avere un’umidità superiore al 18% (Foto 9 e 10).

DOPO LE OPERAZIONI DI SMIELATURA

I melari, al termine della stagione produttiva e prima di essere stoccati in magazzino, devono essere sottoposti ad un programma di manutenzione e pulizia. Vanno scartati i melari rotti, con pareti marce che non possono essere sostituite e riparate. Le buone pratiche igieniche prevedo-

no anche l’eliminazione della propoli in eccesso che si deposita sulle regge distanziatrici.

Per favorire la conservazione dei melari vanno verniciate esclusivamente le pareti esterne con olio di lino o specifiche vernici atossiche.

* Gli autori di questa scheda tecnica:

Giulio Loglio medico veterinario con master di II livello in apicoltura

Gianluigi Bressan medico veterinario con master di II livello in apicoltura

Francesco La Mancusa medico veterinario Direttore UOC Sanità Animale ASP di Catania

Foto 10 - In caso di necessità il deposito coibentato, utilizzato per la conservazione dei melari, può essere utilizzato anche per deumidificare il miele non opercolato prima della smielatura. In questo caso i melari, per permettere la circolazione dell’aria, sono stati appoggiati su piccoli bancali dotati di ruote. (Foto Lorandi)

11-12/2022 | Apitalia | 43

CALABRONI KILLER

RIFLESSIONI AMBIENTALI SU MUTAMENTI EPOCALI

Le insidie dell’estate: memori di un caldo torrido come mai prima, le vacanze da conquistarsi anche quest’anno superando ostacoli lavorativi e familiari, i viaggi sempre più “in” oltre quelli già fotografati per gli amici di FB, l’invito al matrimonio d’agosto cui non possiamo sottrarci, le zanzare di sempre ma ancor più fastidiose, e ora… i calabroni! Non solo adesso, naturalmente, ma nelle cronache di questi giorni roventi leggiamo con maggior frequenza degli esiti funesti proprio per le punture di calabrone, tanto più drammatiche perché… potrebbe capitare anche a noi (anche se le cose finiscono sui giornali quando sono l’eccezione e non la quotidianità).

Tragedia in giardino, 45enne muore dopo la puntura di un calabrone per uno shock anafilattico”, titolo che ci ha sorpreso in pieno agosto per narrarci di un giovane sfortunato che a Pordenone, punto da più calabroni nel giardino di casa, era morto per shock anafilattico, nonostante il tempestivo ricovero in ospedale. Al vaglio dei Carabinieri intervenuti, come d’uopo, le circostanze del decesso ma la problematica interessa, più in generale, i

biologi e gli entomologi per capire cosa stia succedendo all’ambiente e nel nostro ecosistema. Il dizionario, l’amico di sempre, ci dice che il calabrone è la più grande e diffusa delle vespe nostrane, di color bruno con l’addome variegato di giallo; costituisce comunità temporanee in cui le femmine operaie e i maschi muoiono in autunno, mentre le poche “regine” fecondate svernano e in primavera ciascuna costruisce un voluminoso nido di legno masticato, in cavità di tronchi o muri, per deporre le uova, da cui nascono le operaie che nutriranno le larve con insetti e ragni; solo le femmine hanno il pungiglione e le punture sono assai

44 | Apitalia | 11-12/2022 SOCIETÀ
ANIMALI IN CITTÀ: GENERANO ALLARME, DENOTANO INCURIA
Foto disinfestazioni.roma.it Nido di calabroni su una tapparella.

dolorose e talvolta micidiali. Il calabrone è potenzialmente pericoloso per diversi motivi: perché è un abile predatore di api, creando problemi per l’apicoltura, perché nella sua dieta c’è la frutta matura, provocando danni nelle culture, ma soprattutto perché la sua puntura può causare grave shock anafilattico in soggetti allergici al veleno, per cui la presenza dei nidi va attentamente monitorata, così come gli insetti, senza però far ricorso a pesticidi chimici.

Ma il rischio indiretto che si crea è quello di allontanare ancor più l’uomo (e i bambini!) dalla natura, rendendoci sospettosi oltre misura verso tutto quel che non si conosce, ed è tanto, con reazioni indiscriminate anche verso chi invece è nel nostro habitat per darci una mano, come api, coleotteri, gechi e… ciascuno ci aggiunga il suo!

I calabroni ignorano l’uomo e lo

evitano, però se ci si trova vicini a un nido l’insetto avverte una minaccia, anche involontaria, e diviene aggressivo. Le femmine, dotate di pungiglione, possono pungere ripetutamente, senza morire come le api, rilasciando inoltre un feromone che attira altri esemplari, accrescendo così il pericolo. La puntura, molto dolorosa, ha effetto locale con ingrossamento e forte bruciore, ma nei soggetti allergici, come detto, la reazione può essere letale, per cui se punti è meglio recarsi subito al pronto soccorso per valutare la gravità del caso e, se allergici, conviene portare sempre con sé un antistaminico. Tra le vespe che amano anche i balconi delle nostre case per nidificare c’è pure il “Bombo” (chi non l’ha visto almeno una volta, esclamando: “Ma come sono cresciute le api quest’anno?!”), dall’aspetto simpatico e molto simile all’ape (goffo, un

po’ più grande e paffuto, con un’abbondante peluria a strisce giallo e nero per proteggersi dal freddo), anch’esso fondamentale per l’impollinazione. Non è aggressivo ma, come tutti, punge per difendersi, senza rilasciare il pungiglione e con un veleno non mortale, anche se è consigliabile non sottovalutarne mai la puntura. Ora, ad aggiungersi ben più seriamente alle emergenze già note, come se non bastasse, c’è il ritorno a Roma della “Vespa orientalis”, altro imenottero ma più velenoso e aggressivo dei nostri calabroni, assente dagli anni ‘50 e insidiosa anche perché a prima vista sembra una vespa normale, con fascette gialle sull’addome e sulla testa, capace di orientare il pungiglione per colpire anche lateralmente.

Vespa orientalis: il calabrone asiatico che sta preoccupando gli abitanti di Roma”, è un’altra notizia apparsa

11-12/2022 | Apitalia | 45 Foto www.disinfestazioni-ecocompatibili.it

sui giornali nell’estate 2022, con maggior allarme sociale perché porta la minaccia sull’uscio di casa e con più alto rischio. Si era spostata al Nord ma ora gli scarti organici putrefatti, di cui è ghiotta (che schifo!), la richiamano nella Capitale (come se avesse gettato la monetina nella fontana di Trevi), per cui stiamo tutti correndo con urgenza ai ripari, con una ricetta molto semplice: gestire correttamente il ciclo dei rifiuti. Ma intanto, date le numerose segnalazioni, l’invito è di stare attenti se la si incontra sul proprio balcone, giardino o addirittura in casa e, soprattutto, a non sottovalutarne la puntura.

A Monteverde (quartiere residenziale di Roma, situato a ovest del Centro storico, ndR) è stato avvistato uno intero sciame che aveva costruito su un balcone il proprio nido, rimosso ad arte dagli esperti del Comune che consigliano, a tutti e per l’avvenire, di non lasciare assolutamente fori nei muri esterni.

Colpa dei cambiamenti climatici? Forse. Responsabilità dell’uomo? Certamente. In particolare dei cittadini in questo caso, e il meccani-

smo innescato dimostra (dopo che il lockdown aveva fortunatamente riportato in città specie di flora e fauna credute definitivamente eradicate) come l’incuria ci ripaghi con il ritorno di questi insetti aggressivi, che vanno naturalmente ad aggiungersi a cinghiali, volpi, gabbiani, piccioni, nutrie, pappagalli, scarafaggi, topi… e, anche qui, ciascuno ci aggiunga il resto. E se tutto questo vale per ciò che si vede, immaginiamoci per quel

Abbiamo l’onore e il piacere di ospitare questo contributo a firma del Generale di Corpo d’Armata Antonio Ricciardi, già Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri e Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Inizia così una collaborazione che siamo certi i lettori di Apitalia apprezzeranno dedicando la loro attenzione a temi di attualità, in uno spazio di lettura che stimoli utili riflessioni anche agli operatori e simpatizzanti del mondo apistico che seguono la nostra testata.

che sfugge alla nostra immediata percezione sensoriale, come microbi, virus e batteri (per i quali ci siamo già tutti interrogati, più o meno interiormente, a proposito dell’ancora attuale pandemia) che potrebbero essere causa di ben più gravi patologie e rischi per la salute pubblica.

Quindi, prima di gridare “Al calabrone… al calabrone…” ispezioniamo con preveggenza lo stato del nostro balcone e, soprattutto, curiamoci del cassonetto sotto casa, proprio quello dove gettiamo i nostri scarti organici, talvolta non chiusi ad arte, talvolta lasciati come capita (“tanto, se lo fanno gli altri! ”), su cumuli non raccolti per giorni e giorni, ma questo è tutt’altro discorso… e non prendiamocela sempre e solo con il Sindaco di turno!

SOCIETÀ 46 | Apitalia | 11-12/2022
Foto romatopnews.it
Antonio Ricciardi

APICOLTORI E VITICOLTORI

COLLABORAZIONE

NECESSARIA

IN UN AMBIENTE SPESSO OSTILE

LE COMPETENZE DEL PRESTIGIOSO ISTITUTO

Più di ogni altra cosa i nostri Convegni di Apicoltura sono occasioni di aggiornamento e crescita professionale per tutti i partecipanti. Ancor di più questa volta in cui risulta doveroso soffermarsi sui risultati dell’indagine “Rapporto Apicoltori/Viticoltori” dalla quale sono scaturiti dati sorprendenti. Brillante l’esposizione curata dai due Enotecnici Martina Bernardi e Nicola Brusatin, ex allievi

dell’Istituto “G.B. Cerletti” di Conegliano (TV) (foto nella pagina), un prestigioso Istituto di Istruzione Superiore che opera in Veneto, con ordinamento speciale per la viticoltura e l’enologia, e vanta origini che risalgono al 1876 quando il Re d’Italia Vittorio Emanuele II ne decretò l’istituzione.

Istituto storicamente conosciuto come “Scuola Enologica”, che offre percorsi formativi sia di Istruzione Tecnica e Professionale, corsi specialistici nei settori viticolo-enologici e dell’agroalimentare ma anche di formazione tecnica superiore rivolti ai diplomati, corsi universitari della Facoltà di Agraria dell’Università di Padova.

Un Istituto, insomma, con una storia che ha le sue radici nella proficua collaborazione fra scuola e territorio.

I due giovani relatori, con questo percorso alle spalle, sono stati introdotti dalla Preside, prof.ssa Mariagrazia Morgan.

IL RAPPORTO TRA VITICOLTORI E APICOLTORI

L’obiettivo principale dell’indagine era quello di valutare l’opinione dei viticoltori sulla soste-

SOSTENIBILITÀ
INDAGINE “CERLETTI”: VIGNA PRODUTTIVA MA API A RISCHIO
11-12/2022 | Apitalia | 47 Foto eccellenze.oggitreviso.it

I CONVEGNI DELL’APAT: SPAZI ATTENTI ALL’ATTUALITÀ

L’annuale Convegno “APAT-Apicoltori in Veneto” e “FAI Veneto” - che ha visto l’afflusso di oltre 300 partecipanti ha richiesto la grande sala di una famosa Discoteca del trevigiano, l’Odissea - ha offerto l’occasione per dibattere temi d’attualità e di grande utilità per tutti gli associati. Coinvolgente la presentazione di Armando Monsorno, titolare dell’Azienda trentina “Al Naturale”, affascinante la relazione di Michela Pusceddu (ricercatrice dell’Università di Sassari) sulle strategie di difesa adottate dalle api per tenere lontano i parassiti e comunque in presenza di pericoli per l’alveare. Il Sindaco Marco Della Pietra ha poi annunciato un Progetto di valorizzazione del miele definendolo “coraggioso e impegnativo”: a breve si provvederà alla costituzione di un “Consorzio di tutela del Miele Piave IGP” che coinvolgerà gli Apicoltori dei territori rivieraschi del Piave “Fiume Sacro alla Patria” dalla sorgente nel bellunese, passando per numerosi Comuni del trevigiano e arrivando fino al litorale marino di Jesolo nel veneziano. Utilissimo l’intervento del dott. Franco Mutinelli (Istituto Zooprofilattico di Padova, Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura) con i consigli in seguito al ritrovamento di esemplari adulti di Vespa velutina in Provincia di Venezia.

nibilità ambientale e l’opinione degli apicoltori nei confronti dei viticoltori per cercare di favorire la collaborazione fra i due settori

dell’agricoltura che devono arrivare ad una reciproca conveniente convivenza, concludendo magari con alcune indicazioni di buone pratiche per migliorare lo stato della biodiversità.

Capita spesso, infatti, che gli apicoltori vedano con preoccupazione l’espandersi dei vigneti come un danno alla propria attività e una potenziale minaccia soprattutto per i trattamenti di controllo dei parassiti.

L’indagine, condotta attraverso un questionario inviato a migliaia di apicoltori e viticoltori, ha coinvolto i Consorzi di tutela del Prosecco e l’APAT-Apicoltori in Veneto quale Associazione di apicoltori maggiormente rappresentata in questo territorio.

Il lavoro dei giovani Relatori era stato seguito dalla dott.ssa Elisa Angelini (CREA Viticoltura Enologia di Conegliano-TV), dalla prof.ssa Ornella Santantonio e dal prof. Enrico Sgorlon (ISISS Cerletti).

Prima di commentare i risultati ottenuti, Nicola Brusatin ha brevemente presentato una panoramica delle principali tecniche di gestione in viticoltura: quella cosiddetta “convenzionale” che da tre anni non è più praticamente possibile, sostituita dalla conduzione “integrata” ormai obbligatoria.

Vi è poi la conduzione “SQNPI” (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata) e quella “Biologica”. Pochissimi, fra i “biologici”, quelli che si definiscono anche in conduzione “Biodinamica”.

48 | Apitalia | 11-12/2022 SOSTENIBILITÀ

Altro dato interessante: metà delle risposte, in entrambi i settori, viene da persone con diploma di Scuola Superiore; l’altra metà equamente divisa fra Laurea o titolo superiore e licenza Elementare.

I SORPRENDENTI

ESITI DELL’INDAGINE

È la prima nel suo genere e questo valorizza ulteriormente l’interesse che assume la gran quantità di dati elaborati dagli Enologi del “Cerletti”. Vediamoli insieme:

• il 72% dei viticoltori intervistati in zona di pianura e l’87% in zona collinare dichiara di conoscere la tossicità degli insetticidi usati nei confronti delle api e degli altri insetti pronubi;

• percentuale simile si registra anche da parte di chi si dichiara disponibile a mantenere siepi, bande fiorite e piante nettarifere in prossimità

del proprio vigneto al fine di fornire un’opportunità di cibo alle api ed agli altri insetti pronubi;

• solo il 37% dei viticoltori si dice disponibile ad avere alveari in vigneto o in prossimità di quest’ultimo per affermare una maggiore eco sostenibilità del proprio prodotto;

• metà degli apicoltori intervistati ritiene che tenere gli alveari in prossimità dei vigneti, “se condotti secondo le leggi vigenti”, sia rischioso per le api; fra gli apicoltori si registra la stessa percentuale di chi ritiene pericoloso per le api anche il vigneto che segue il protocollo “SQNPI”.

11-12/2022 | Apitalia | 49 Foto Berlucchi.it DOMENICI s.a.s. Brugherio(MB) TEL. 039 2873401 www.domenici.it -- mail: info@domenici.it domenicisas R PRODOTTI DI APICOLTURA DI ERBORISTERIA, LAVORAZIONI E TRASFORMAZIONI C/Terzi dal 1989 trasformiamo il tuo miele in prodotti di eccellenza: Balsamel, Zenzimel, Kurkumel, con la tua etichetta! ®KURKUMEL Z E N Z I M E L ® 33 anni 1989 CONILTUOMIELE BALSAMEL

Non possiamo concludere questo sintetico report senza ricordare quella parte del Convegno che ha avuto come protagonisti i giovanissimi alunni della locale Scuola Primaria quando hanno presentato i loro lavori sul tema dell’Ape: una festa la premiazione della loro creatività in ambito letterario, artistico, manuale. La loro magica immaginazione (una delle interpretazioni fa derivare questo termine dal latino in me mago agere, cioè con un mago che agisce in me, in questo caso nella mente del bambino) è stata premiata dalle Autorità presenti con doni consistenti in “Buoni acquisto di libri”, confezioni di buon “miele del territorio” e giochi didattici. La Festa dell’Apicoltore si è conclusa con il momento conviviale e la distribuzione degli omaggi offerti dall’APAT e da alcune Ditte che operano nel settore: un grazie quindi alla Ditta LEGA che, oltre all’artistico calendario 2023 del “pittore” Giuseppe Lega, ha offerto utili strumenti di lavoro per gli Apicoltori; alle Ditte COMARO, LAPED ed ENOLAPI per la fornitura di sciroppo e candito, alla CHEMICALS LAIF per le confezioni di candito, ApiHerb, Oxy Laif; al Gruppo Apicoltori di Padova per i numerosi oggetti per l’Apicoltura e per la casa, a Sartorato Lorenzo per le ceste di verdura, a Giusto Luigi per il buon radicchio di Treviso e a Vincenzi Vittorio per il buono/nucleo a primavera, al Consorzio Agrario di Treviso e Belluno, ad Apicoltura GARDIN e Apicoltura MARCON per i gli omaggi utili agli Apicoltori e loro famiglie; alla FAIFederazione Apicoltori Italiani per i sigilli “Miele Italiano”, a “L’informatore Agrario” per le copie omaggio di “Vita in Campagna”.

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA

Tra gli aspetti positivi che questa indagine ha contribuito ad evidenziare, c’è sicuramente la maggiore consapevolezza dell’importanza che le api hanno per l’ambiente: la stragrande maggioranza delle risposte e si ritiene, quindi, che negli ultimi anni sia cresciuta la sensibilità della cittadinanza verso il rispetto delle api mellifere. Addirittura l’82% dei viticoltori sente la

necessità di un protocollo di difesa delle viti maggiormente rispettoso nei confronti degli insetti pronubi. Ma certamente deludente, però, la risposta del 6% dei viticoltori intervistati che ritiene l’ape “dannosa per il vigneto” nel periodo di maturazione dell’uva e l’8% che ancora “non sa” (sic!). Indicatori di un bisogno, ancora insoddisfatto, di maggiore informazione e formazione tra gli addetti ai lavori, in particolare per chi opera in un

campo così delicato e al tempo stesso strategico per il territorio veneto.

Con quest’ultimo dato il lavoro dei neodiplomati del “Cerletti” costituisce quindi motivo di stimolo per ulteriori azioni di indagine, informazione e dialogo fra apicoltori e viticoltori: iniziative che certamente svilupperemo nel corso del 2023 e sempre in stretta collaborazione con l’Istituto.

La Relatrice Martina Bernardi ha infatti sottolineato che il problema più significativo che dilaga ancora oggi in entrambi i settori è la disinformazione o l’assenza di conoscenze di base. Solo portando avanti piccoli accorgimenti agronomici e la promozione di campagne informative efficaci si potrà raggiungere una completa sinergia fra apicoltura e viticoltura nel rispetto dell’ambiente.

50 | Apitalia | 11-12/2022 SOSTENIBILITÀ
Stefano Dal Colle
E
DELL’APICOLTORE
A SCUOLA DALL’APE
FESTA

DALL’ALVEARE SALUTE E BELLEZZA

I VALORI

DEI PRODOTTI DELL’APICOLTURA

IL MIELE, UN ALIMENTO IDEALE

Il miele è un prodotto vegetale elaborato dalle api partendo dal nettare raccolto sui fiori, che esse modificano e trasformano, poi depositano nelle celle dei favi, dalle quali lo prende l’apicoltore. Il

miele non è (non dovrebbe essere, ndR) soggetto ad alcuna trasformazione, modificazione, purificazione e miglioramento, incluse le manipolazioni industriali come quelle che subiscono e che rendono dannosi e nocivi molti degli alimenti moderni; il miele è dunque un alimento naturale ideale “non raffinato” che conserva intatte le sue proprietà ed i propri composti.

Riceviamo in questi giorni un plico con svariate copie del quotidiano “Vita Trentina” che, con particolare evidenza, celebra i 100 anni compiuti a giugno 2022 dal Commendator Mario Pasquali (classe 1922), dedicando un ampio servizio alla vicenda umana e alla ininterrotta passione per il mondo delle api che da sempre accompagna questo nostro socio e collega apicoltore.

Nel ringraziarlo per aver voluto così generosamente condividere il giustificato entusiasmo che si accompagna a questi riconoscimenti, ci associamo volentieri e doverosamente alle manifestazioni di auguri che da più parti gli sono stati tributati e ai quali, seppur con ritardo, aggiungiamo anche quelli di Apitalia e di tutta la FAI-Federazione Apicoltori Italiani.

Gli siamo ancora una volta riconoscenti per averci dispensato un così vitale entusiasmo, che ancora traspare dai suoi modi, dai suoi scritti e dalle sue argomentazioni. Ci onoriamo di aver avuto in Lui un collega, un esponente autorevole, un socio e un collaboratore che ha lasciato in noi l’impronta di un esempio che merita di essere testimoniato ogni giorno. Nella certezza di averlo ancora a lungo nostra figura di riferimento per le mai abbastanza divulgate esperienze nel campo dell’Apiterapia, pubblichiamo un estratto - di cui Mario Pasquali ha curato la traduzione - di una relazione presentata ad un Congresso internazionale di primi anni ‘80, quando l’Apiterapia era oggetto di studio tra pochissimi addetti ai lavori che mai avrebbero immaginato come, nel corso dei successivi 40 anni, avrebbe fatto da elemento propulsivo per generazioni e generazioni di nuovi cultori della materia.

GLI ALIMENTI RAFFINATI

Lo zucchero è costituito esclusivamente di saccarosio ed è un alimento raffinato. Per arrivare a questo stadio, subisce numerose elaborazioni che modificano sostanzialmete tutti gli elementi vitali del prodotto estratto dalla canna da zucchero o da barbabietola zuccherina. Henry A. Schroeder, dottore in medicina e direttore del Laboratorio dei residui della Facoltà di Medicina dell’Università di Dartmouth (Stati Uniti d’America), ha studiato ciò che succede durante la raffinazione dell’alimento naturale ottenuto dalla canna da zucchero. La raffinazione elimina la maggior parte (93%) delle ceneri

APITERAPIA
MEZZO SECOLO DI INDAGINI SCIENTIFICHE a cura di Mario Pasquali
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MARIO PASQUALI, UNA VITA PER LE API

APITERAPIA

e con esse gli elementi dei quali rimangono solamente tracce, necessarie al metabolismo dello zucchero: 93% del cromo, 61% del manganese, 92% del cobalto, 76% del rame, 67% dello zinco e il 61% del magnesio. La stessa cosa capita ad altre sostanze di cui la vitamina B1. L’assenza di questa vitamina impedisce la realizzazione del ciclo di ossidazioni del processo di digestione. Ne risulta che l’acido piruvico, formato durante le trasformazioni successive che hanno luogo nel processo di ossidazioni lente della digestione, si accumula nei tessuti ed in primo luogo nel cervello dove determina importanti turbative. Tutti gli elementi essenziali, come zuccheri, vitamine, ecc. restano durante la raffinazione dello zucchero nei residui (melassa) di cui si nutrono gli animali o che si utilizzano per la fabbricazione dell’alcool. Altri prodotti alimentari subiscono del-

le alterazioni analoghe: la farina, il riso brillato, i grassi, che sono utilizzabili per il consumatore sprovvisto di materie necessarie per l’utilizzazione efficace e adeguata alla loro energia. Oltre a questo, lo zucchero non è assimilato tale e quale dall’organismo; esso deve subire un processo di digestione complessa fino a quando egli arriva allo stadio di zucchero semplice come glucosio e fruttosio.

IL MIELE ED I SUOI VANTAGGI

Il Miele è una sostanza zuccherina naturale ideale per l’alimentazione perché lo stesso è formato da zuccheri semplici: glucosio e fruttosio, che non hanno bisogno di essere trasformati in succhi digestivi prima dell’assimilazione. Di conseguenza la quasi totalità di zuccheri contenuti nel miele, una volta ingeriti, può essere assimilata passando nel sangue e fornendo calore ed energia. Il Miele oltre a una grande

quantità di zuccheri, contiene infatti anche tutta una serie di sostanze indispensabili per qualsiasi organismo vivente. Ad esempio un grande numero di enzimi, sostanze che facilitano la digestione. Dal punto di vista della quantità di enzimi, il miele occupa un posto molto importante tra i vari prodotti alimentari; esso inoltre contiene minerali come calcio, ferro, fosforo.; ma anche Il rimanente dei composti è acidi organici, pigmenti vegetali e proteine in tracce (derivanti dal polline, ndR) Negli Stati Uniti il miele è considerato come un eccellente complemento del latte nell’alimentazione dei bambini; grazie a queste qualità, alla sua grande digeribilità, all’assorbimento rapido ed al suo gusto gradevole, è largamente utilizzato negli ospedali infantili dei bambini. Questi dati permettono di affermare che la malnutrizione non è solo il risultato dell’ingestione di una quantità

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Foto Hans Benn

insufficiente di alimenti, ma più spesso il consumo di alimenti non adatti. Assumere miele, invece, apporta all’organismo non solamente energia, ma anche elementi naturali ideali, di grande valore per tutti processi dell’organismo.

ALLERGIE PRESSO

GLI APICOLTORI

Gli apicoltori rappresentano un gruppo di persone ad alto rischio per le affezioni allergiche. I sintomi di allergia possono partire da iniezioni ripetute di veleno. Gli operatori del settore quindi possono presentare un’allergia respiratoria o forme di reazione epidermica a un prodotto derivato dall’ape, quale la propoli. È dunque importante conoscere queste reazioni, perché l’apicoltura è sempre più frequentemente usata sia come occupazione di interesse ambientale, sia come lavoro professionale; e molti pazienti soffrono per questi sintomi senza riconoscerli e quindi senza essere in grado di prevenirli.

ALLERGIA AL VELENO DI API

Le punture di imenotteri e le loro allergie sono conosciute da molto tempo ed il primo paziente che è deceduto per punture di imenotteri, è un faraone Egiziano che è morto verso il 2800 avanti Cristo.

Gli apicoltori rappresentano un gruppo particolare essendo risaputo che durante il loro lavoro, essi stessi sono punti numerose volte dalle api. È necessario indagare, tra i soggetti in esame, il tipo del loro lavoro. Negli Stati Uniti gli apicoltori professionisti lavorano tutto l’anno, mentre gli apicoltori di più piccola dimensione non lavorano che in primavera, estate e in autunno. In Europa, la maggior parte degli apicoltori professionali lavora in maniera stagionale. Questi diversi ritmi di lavoro sono importanti nei meccanismi fisiopatologici di allergia al veleno di ape. Le punture di api possono indurre due tipi di patologia: patologia tossica, quando almeno 50 api pungono nello stesso tempo uno stesso soggetto, o

patologia allergica che può capitare per una sola puntura. Abitualmente, gli apicoltori tollerano meglio punture simultanee che i soggetti non apicoltori; i sintomi appaiono solamente solo oltre le 100 o 300 punture in media secondo la sensibilità del soggetto. L’ipersensibilità del tipo 1 (medio) non è rara presso soggetti non apicoltori e apicoltori. Nella popolazione generale, l’allergia al veleno varia tra 0,1% a 0,4% della popolazione, a seconda degli studi ed il luogo ove gli apicoltori lavorano (ma non presso i membri della loro famiglia) varia tra 17% e 43% dei soggetti. Nello studio realizzato da Michel e collaboratori, a Montpellier (Francia), un gruppo di apicoltori professionali e non ha fatto oggetto di studio. Essi hanno presentato dei sintomi tossici nel 6% dei casi e dei sintomi allergici nel 43%. Tra questi sintomi, l’edema angioneurotico con edema di Quincke, era assente su 32 pazienti: dei parestesici distalici su 12%, un’asma ed una rinite presso l’11%

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dei casi. La reazione allergica unica è sopravvenuta sul 40% degli apicoltori allergici. I professionisti e gli apicoltori di più piccola dimensione hanno avuto delle reazioni allergiche similari. In molti casi, stabilito il tipo di lavoro (stagionale), gli apicoltori hanno dichiarato di presentare dei sintomi all’inizio di stagione, poi questi sintomi scomparivano quando erano punti numerose volte. Altri apicoltori hanno avuto delle reazioni allergiche durante il primo anno del loro lavoro. Inoltre sono state notati tre apicoltori che hanno presentato degli ascessi di anafilassi transitori, curati farmaceuticamente o con intervento chirurgico. I sintomi presenti erano relativamente severi ed apparivano per la prima volta nella vita degli apicoltori. Gli antecedenti atopici personali, sono stati ritrovati presso il 46% degli apicoltori e hanno presentato dei sintomi anafilattici, quando solo il 14% degli apicoltori asintomatici avevano una atopia. La differenza era significativa.

Le famiglie di apicoltori rappresentano un gruppo particolare ad alto rischio per le reazioni ana-

filattiche, perché è risaputo che i membri dei famigliari di apicoltori sono punti frequentemente, ma non a sufficienza per essere desensibilizzati. Nella nostra esperienza personale la maggior parte dei soggetti allergici al veleno di ape sono membri di famiglie di apicoltori e di apicoltori che hanno fatto moltissima attenzione per non essere punti.

ALTRE ALLERGIE DERIVANTI DALLE API

L’allergia respiratoria al corpo totale o a parti di ape non è così frequente sugli apicoltori atopici. Essenzialmente si tratta di reazioni che si manifestano con forme più o meno forti di rinite, congiuntivite o di asma. I test cutanei al corpo totale dell’ape, producono reazioni positive nei pazienti ipersensibili. Va poi considerata la sensibilità alla propoli, che a seguito di contatto o assunzione appare spesso come un eczema stagionale che si manifesta in primavera. Abitualmente, i test cutanei sono negativi per la cera di api, ma esiste una reazione incrociata con il Balsamo del Perù (ad azione balsamica, spesso usato in

caso di dermatiti infantili, ndR). L’incidenza dell’allergia con la propoli appare elevata. Nel nostro studio, tuttavia, solo 5 soggetti su 246 hanno sofferto una tale allergia. Il trattamento di questa allergia è molto difficile, ma qualche paziente descrive un miglioramento anche dopo trattamenti specifici con l’omeopatia.

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Foto it.quora.com
a cura di Mario Pasquali
APITERAPIA
BIBLIOGRAFIA Atti Congresso internazionale di apicolturaApimondia, Acapulco (Messico) 1981 • Relazione 1 - APITERAPIA - Il Miele, alimento naturale ideale - E. M. Bianchi, Argentina •Relazione 2 - APITERAPIA - Allergie al veleno d’api e ad altri prodotti dell’alveare. J .Bousquet, Francia Foto www.lavocedeltrentino.it

Ape Sicura: e stai tranquillo

Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari

COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI

Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa.

1) Rischi assicurati.

La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

2) Massimali e Franchigia.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro

3) Partecipazione all’Assicurazione.

Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità); B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

4) Decorrenza.

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

5) Norme e sinistri.

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) entro cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato.

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accettazione di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Mod.
01/2022

nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. Apiario composto da n°..................................... alveari Comune, Provincia Indirizzo, Frazione Località, Fondo Coordinate satellitari Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

11-12/2022 | Apitalia | 57
Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti IL SOTTOSCRITTO INDIRZZO CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA TELEFONO........................................................................... EMAIL CODICE FISCALE................................................................
IVA
Che rimette
Apicoltori
a mezzo bonifico
MPS Banca
unitamente alla presente Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ......................................................................................................................... Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia ......................................................................................... NOTA BENE Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ........................................................................................................... 1 2 3
Mod. 01/2022
PARTITA
a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione
Italiani - Roma
bancario,
- IBAN IT65T0103003283000061424927

ICKO pag. 2 Prodotti per l’apicoltura www.icko-apiculture.com

APIMELL pag. 3 Mostra Mercato Internazionale commerciale2@piacenzaexpo.it

LAPED pag. 11 Alimentazione per api info@lapeditalia.com

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APICOLTURA PEDRIGNE pag. 17 Lavorazione cera cereriapedrigne@gmail.com

AL NATURALE pag. 25, 29 Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA pag. 26 Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

ENOLAPI pag. 31 Alimenti per api info@enolapi.it

M.P. ZOOTRADE pag. 41 Prodotti per la cura delle api apicoltura@mpzootrade.com

DOMENICI pag. 49 Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

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INSERZIONISTI 58 | Apitalia | 11-12/2022
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