Apitalia 7-8/2022

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 7-8 • Luglio-Agosto 2022 •- 724 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

CERCATRICI D’ACQUA





EDITORIALE

ALLA SALUTE DELL’APE

VANNO IN PENSIONE HOBBY E AUTOCONSUMO

AGEVOLATO L’ALLEVAMENTO FAMILIARE E TRATTAMENTI

Foto Michael Strobel

CON MEDICINALI TRACCIATI

L

a Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute (Ufficio IV) ha reso pubbliche le “Procedure operative per la registrazione dei trattamenti di medicinali veterinari somministrati alle api (Apis mellifera)”. Le trovate nell’inserto centrale di Apitalia. È un primo passo voluto dal sistema “AHL” (Animal Health Law, cioè Legge sulla Salute Animale), che interesserà allevatori e veterinari; ma anche consumatori e Istituzioni. Perché, dice L’Unione europea, la salute è una sola (One Health) e riguarda animali, persone e ambiente in cui viviamo. Dunque dobbiamo prepararci a rivedere il nostro modo di pensare, di parlare e di agire. Ad esempio, proprietà e conduzione di Apis mellifera, fino a 10 alveari, è “Allevamento familiare” e il termine “Autoconsumo” diventerà “Uso domestico”. I trattamenti con medicinali veterinari vanno annotati su registro cartaceo vidimato (esclusi gli Allevamenti familiari, che registrano senza vidimare), tenendo conto di “rimanenze” e “scorte”. L’Apicoltore è riconosciuto “Operatore del settore apistico” che ha competenza sulla sanità degli alveari detenuti e collabora con autorità e veterinari per prevenire e controllare le malattie. Inizia così una transizione che darà ai custodi delle api quel valore aggiunto che finora non era stato a sufficienza considerato. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 724 | 7-8/2022| gli articoli

8

33

5 EDITORIALE Alla salute dell’ape

Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO Presidenza europea, adesso tocca a Praga

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Le api al limite

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Ultime fioriture

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Blocco di covata

Giacomo Perretta

22 AGENDA LAVORI. CENTRO In fase antivarroa

Matteo Giusti

26 AGENDA LAVORI. SUD Penuria d’acqua?

Santo Panzera

30 AGENDA LAVORI. ISOLE Produzioni in ripresa 44 RICERCA Stazione di accoppiamento

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Vincenzo Stampa Franco Mutinelli, Giovanni Cunial, Claudia Casarotto, Luigino Bortolotti

47 APITURISMO Paesaggi profumati

Giancarla Galli

50 FLORA APISTICA Impegnati a diffondere lavanda e lavandino

Damiano Lucia

speciale sanità delle api 33 Ministero della Salute Prontuario ad uso di apicoltori e medici veterinari


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Per gli umani la bevanda migliore è fresca e limpida. Ma per le api il bisogno d’acqua risponde a ben altra aspettativa quando l’ambiente diventa siccitoso: va bene anche stagnante e maleodorante, purché ricca di materia organica e il più possibile vicina al nido. Di certo le api non muoiono di sete, né in piena estate né nelle zone desertiche, visto che la gestione idrica di una colonia è frutto di sapienza primordiale: quello delle portatrici d’acqua è un lavoro ad altissima specializzazione, che al bisogno viene dimostrato con destrezza e velocità.

hanno collaborato a questo numero abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo

Presidenza del Consiglio Europeo della Repubblica Ceca, Rudolfinum Praga, Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Giuseppe Perna, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Franco Mutinelli, Giovanni Cunial, Claudia Casarotto, Luigino Bortolotti, Giancarla Galli, Damiano Lucia, Patrizia Milione, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno. Per l’inserto centrale Ministero della Salute - Direzione Generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari - Ufficio IV.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

0o5

1o6

2o7

3o8

4o9

(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI

Massimiliano Spinola: nel 1806, a soli 23 anni, scoprì e descrisse l’ape ligustica italiana. Apitalia è impegnata a tenerne viva la memoria.

“Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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PRIMO PIANO

PRESIDENZA EUROPEA ADESSO TOCCA A PRAGA

COL MINISTRO AGRICOLO CHE SUSSURRA ALLE API Nostro Servizio

P

assaggio di testimone, come da tradizione e da trattati dell’Unione Europea: una presidenza del Consiglio a turno semestrale per ciascuno Stato membro. Il massimo della democrazia, al servizio della continuità di un processo politico. Parte così la nuova tappa che va dal 1° luglio al 31 dicembre di questo travaglia-

to 2022, con un trio formato dalla presidenza francese (conclusasi il 30 giugno), da quella ceca (titolare fino al 31 dicembre 2022) e da quella svedese (che inizierà il 1° gennaio 2023). Un assetto organizzativo uguale in tutti i settori di competenza: noi seguiamo da vicino, per conto dei lettori di Apitalia che desiderano

DOPO LA FRANCIA LA REPUBBLICA CECA INIZIA IL SEMESTRE DI NEKULA L’APICOLTORE

Foto © European Union-Unione Europea

Zdeněk NEKULA, Ministro dell’Agricoltura della Repubblica Ceca

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Foto © Sito ufficiale EU2022_CZ-Album flickr Il Palco d’onore del Rudolfinum di Praga, durante la cerimonia di apertura del semestre di Presidenza europea della Repubblica Ceca.

sedersi in prima fila a Bruxelles, tutto quello che riguarda l’agricoltura perché solo così possiamo misurare il polso di quello che sta per accadere anche in apicoltura. Ed eccoci dunque all’insediamento del ministro ceco Zdeněk Nekula, classe 1970, con una specifica competenza in Economia Applicata all’Agricoltura, conseguita presso la Facoltà della prestigiosa Università di Brno (seconda città ceca, dopo Praga, sede del carcere in cui fu costretto il nostro Silvio Pellico), ateneo che ancora oggi celebra il prestigioso naturalista, genetista e apicoltore Gregor Mendel. LE PRIORITÀ DELLA PRESIDENZA CECA L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha fatto balzare al primo posto la questione della sicurezza alimentare, quindi la rivalutazione del ruolo dell’agricoltura e dell’industria alimentare europea nell’ambito della produzione globale e sostenibile. Bisogna assicurare aiuti concreti a tutti gli agricoltori europei che di colpo hanno dovuto far fronte all’impennata di prezzi di mangimi, fertilizzanti e materie prime e che non possono

essere abbandonati alle fluttuazioni di un mercato fuori controllo. Incombe, inoltre, la questione del cambiamento climatico, cui secondo la Repubblica Ceca si potrà far fronte con un compromesso equilibrato che permetta agli agricoltori europei di produrre più cibo, sano e di alta qualità, rispettando l’ambiente e la sostenibilità dei processi agricoli. Nel frattempo si discute di come ridurre l’impiego di fitofarmaci, argomento delicato che già nel primo Consiglio Agricolo dello scorso 18 luglio era all’ordine del giorno. I ministri hanno accolto con favore il principio di un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ma hanno espresso preoccupazione per l’obiettivo di riduzione del 50% a livello sia dell’UE che nazionale: servono alternative valide e sostenibili ai fitofarmaci prima di fissare obiettivi di riduzione obbligatori. E la sostenibilità non dovrebbe essere conseguita a scapito della sicurezza alimentare o della competitività dell’agricoltura dell’UE,

in particolare nell’attuale contesto caratterizzato dall’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Posizioni condivise anche dall’Italia che, nel pieno di una bufera politica, era rappresentata da Stefano Verrecchia, della nostra Rappresentanza permanente a Bruxelles. Il ministro Stefano Patuanelli al primo consiglio europeo a guida ceca non c’era. DOSSIER ETICHETTATURA: FRENARE PER EVITARE DANNI Ma il miele di cui si era discusso due presidenze fa? Già, quel dossier che la presidenza slovena aveva inserito nelle proprie priorità fin dal primo Consiglio agricolo di un anno esatto fa (luglio 2021) quando il ministro sloveno dell’Agricoltura Joše Podgoršek aveva detto chiaramente che nel suo programma di lavoro l’apicoltura e l’etichettatura del miele erano questioni da trattare. Propositi che anche la Francia, sotto la presidenza del ministro agricolo Julien Denormandie aveva confermato di voler portare a compimento: tanto che sul tavolo della Commissione il Gruppo miele del Copa/Cogeca aveva fatto pervenire una proposta 7-8/2022 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO

di modifica alla Direttiva Miele. Poi però è scoppiata la guerra in Ucraina, primo partner commerciale dell’Unione Europea per quanto riguarda la produzione e l’esportazione del miele. Una voce importante per l’economia agricola di chi produce, chi vende, chi acquista e chi consuma. Ucraina tra i paesi extraeuropei amici, però, come del resto anche l’Ungheria tra i paesi comunitari, erano e sono tuttora ritenuti mercati di transito del miele cinese (miele/miele o miele/sintetico) verso l’Europa. Cambiare le regole dell’etichettatura, che la nuova Direttiva avrebbe voluto più chiare a proposito delle miscele e delle percentuali di miele di ciascun Paese produttore, proprio quando all’Ucraina, al fine di velocizzare la procedura di adesione alla UE veniva concesso un abbattimento dei dazi doganali e una sostanziale semplificazione burocratica delle procedure di import-export di 10 | Apitalia | 7-8/2022

tutti i prodotti agroalimentari, al pari di un Paese aderente, a qualcuno deve esser parso un rischio che per ora non ha ragione di esser corso. Sta di fatto che già alla fine della presidenza francese si è capito che la proposta di modifica della Direttiva sul miele stava subendo una frenata: se si cominciava con un prodotto, tutto l’impianto normativo dell’etichettatura sugli alimenti rischiava una revisione. PER ORA IL MIELE NON È TRA LE PRIORITÀ Si spiegherebbe così la posizione iniziale del ministro della Repubblica Ceca che non esita a dire che, pur comprendendo lo spirito della strategia “Farm to Fork”, dal campo alla tavola, che mira a rivedere l’etichettatura europea sugli alimenti, sia per ora necessario procedere con maggiore cautela. Gli obblighi sull’etichettatura in generale sono per ora sufficienti e funzionanti: «Non siamo quindi favorevoli - sostiene il Ministro - all’introduzione di nuove norme obbligatorie e al conseguente aumento degli

oneri per gli operatori del settore alimentare. I consumatori dispongono già di informazioni sufficienti su cui basare le proprie decisioni d’acquisto dei cibi: l’elenco degli ingredienti, la tabella nutrizionale, l’etichettatura obbligatoria dell’origine, l’indicazione della data di scadenza». Insomma, dice Nekula nel corso di una intervista rilasciata di recente al mensile “Mondo Agricolo”: «a mio avviso è importante istruire i consumatori, in modo che essi possano utilizzare effettivamente queste informazioni e siano in grado di adottare una dieta e uno stile di vita sano». Ed è questo che per certi versi sorprende: Zdeněk Nekula, infatti, nella Repubblica Ceca tutti lo sanno, è anche un appassionato apicoltore! Impossibile che quando parla di etichettatura il Ministro non pensi anche al miele. NEKULA, L’APICOLTORE, NON CI DELUDERÀ Essere amanti delle api, tuttavia, non vuol dire compromettere il senso di responsabilità di un ministro, agricolo in questo caso, che certo ha sulle proprie spalle il peso che comporta questo ruolo così delicato alla testa del Consiglio europeo.


Occorre un equilibrio, una visione d’insieme delle cose, una pazienza nel farle al momento opportuno e nel modo migliore. Attributi che non mancano a chi ha l’esperienza di un allevatore di api. Nel suo Paese, sono in tanti ad essersi incuriositi per questa passione dell’uomo politico. E in tanti si sono chiesti se il Ministro dell’Agricoltura, avesse tempo per amministrare la propria Apicoltura. E lui questa curiosità l’ha soddisfatta senza alcuna riserva. Ecco cosa pensa e dice il Nekula Apicoltore: «Sì, cerco di passare la maggior parte del mio tempo con le api, in particolare il sabato. Le allevo a Těšetice vicino a Znojmo (nel sud del Paese, quasi al confine con l’Austria). Ho imparato l’apicoltura da mio padre, abbiamo sempre avuto api in famiglia. Poi, molti anni fa, sono stato avvicinato da un apicoltore che mi ha chiesto se volevo rilevare le sue colonie. E’ così che sono arrivato fino a 75 alveari visto che dalle mie parti le fioriture sono interessanti e, fatta eccezione per gli ultimi due anni, di solito facciamo fino a tre raccolti

di ottimo miele: abbiamo frutteti, aceri, colza, acacia, sporadicamente tiglio e in alcune località c’è anche una fioritura tardiva di girasole». Come a dire: se pensate che un politico che parla in questo modo di apicoltura, si dimentichi il senso della sua prediletta passione, vi state proprio sbagliando. Dunque sarà questione di tempo e in questi sei mesi di presidenza le occasioni che avrà il Ministro Nekula per riprendere in mano l’argomento apicoltura di certo non mancheranno. API E REPUBBLICA CECA: PIÙ DI UN SIMBOLO Il presidente ceco Milos Zeman ha partecipato l’8 luglio al concerto di gala della Prague Philharmonic Chamber Orchestra (PKF) per celebrare l’inizio di presidenza della Repubblica Ceca in Europa. C’erano tutti i membri di governo, il presidente del Consiglio Petr Fiala, il ministro Zdeněk Nekula e le delegazioni diplomatiche dei paesi aderenti all’Unione. Il fatto curioso è che l’evento si è svolto nella prestigiosa sede del Rudolfinum, intitolata al Principe

Rodolfo d’Asburgo cui la struttura è dedicata. Se non ci siete mai stati la prossima volta che andate a Praga non potete mancare di visitarla. Sarete accolti da due enormi sfingi che abbracciano un’ape ispirata allo stile dello scultore italiano Gian Lorenzo Bernini. Se vorrete concedervi l’emozione di un concerto nella sala principale, rimarrete colpiti dal sontuoso Palco d’onore che oggi accoglie le autorità. Il simbolo dell’ape troneggia ovunque e ricorda l’impegno finanziario della Cassa di Risparmio di Boemia che finanziò i lavori. Un’opera pienamente consapevole e desiderosa di essere luogo di accoglienza di un apiario urbano che organizza frequenti appuntamenti dedicati al tema delle api per la biodiversità, seguitissimi da turisti e cittadinanza. Tutto questo il Ministro Nekula lo sa, lo vive, lo sente insieme a tutto il popolo ceco. Prima o poi l’apicoltura europea, se ve ne sarà bisogno, potrà contare su questo suo testimonial d’eccezione.

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

LE API AL LIMITE

OLTRE L’ESTATE, PENSARE GIÀ AL PROSSIMO ANNO di Alberto Guernier

S

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te, decisamente meno delle altre, hanno problemi sanitari; invisibili ma ci sono! Ed allora bisogna trovare il modo di sincerarsi, almeno della loro esistenza. Qualora avessimo di questi dubbi, se non abbiamo la possibilità di costruire e/o di utilizzare gabbie “underbasket” (quelle reti che raccolgono api morte all’esterno del predellino di volo, ndR) acquistate ed utilizzate appositamente per il conteggio delle api morte, basta stendere un semplicissimo telo, tenuto fermo da pietre o mattoni,

NON PROPAGARE CEPPI MALATI O POCO RESISTENTI NUTRIRE POCO E SPESSO

Foto Alberto Guernier

tagioni sempre più fugaci al nord ovest d’Italia; anche quest’anno la natura non ha riservato grosse soddisfazioni: individuata dagli agricoltori, nella “terra”, quella mamma che a volte ti dà poco, ma qualcosa ti da sempre. E anche quest’anno ci ha fatto arrivare con le api al limite della sopportazione! Non sono rari i casi di scarso sviluppo degli alveari, dovuti alla siccità, “al venticello”, che in mancanza di precipitazioni asciuga fino al midollo gli esseri viventi, che per via delle radici, non si possono spostare per bere... imminente desertificazione?Sicuramente è nell’aria che qualcosa è sostanzialmente cambiato! Certezze poche, solo api da accudire come bimbi piccoli, un po’ di miele è vero si è fatto, abbiamo rivisto l’acacia dopo anni... ma se vogliamo riprovarci, occorre pensare fin da adesso al prossimo anno. Si potrebbe parlare di come moltiplicare gli alveari ma, a meno che non siate i fortunati abitanti di qualche zona privilegiata, dovrete fare sempre più attenzione ad impoverire le famiglie e a valutarne lo stato sanitario. Spesso le colonie che sono cresciu-


meglio se bianco, (per rendere più visibili le api) immediatamente dinanzi agli alveari, per constatare il grado di mortalità di ogni famiglia; potremmo restare stupiti nel vedere in un solo giorno, il gran numero di api morte. Occorre inoltre considerare che nonostante le api muoiano anche lontano dall’alveare, nell’ambiente che visitano, un rappresentativo numero di api viene sempre rinvenuto privo di vita oppure agonizzante proprio davanti agli alveari. Spesso semplicemente visitando le arnie del nostro apiario, non riusciamo a vedere le patologie di cui sono affetti, e tanto meno l’entità ed il danno di queste malattie sulla colonia; avere un riscontro

oggettivo come quello offerto dalla raccolta delle api in uscita ed al ritorno della porticina di volo, ci consente di visitare anche con maggiore consapevolezza, permettendoci di vedere comportamenti anomali come tremori, alopecia, immobilità marcata delle regine, incapacità di volare. Molte patologie, che non riescono ad essere immediatamente letali, si trascinano all’interno dei nostri alveari anche per un anno intero ed oltre, arrecando un danno continuo a quelle famiglie che a prima vista diremmo semplicemente piccoline oppure un po’ indietro, magari pensando ad una regina poco performante oppure semplicemente con un eccesso di aca-

ri Varroa. E l’ossalico purtroppo, “non cura tutto”. Non si corra il rischio di effettuare distrattamente prelievi di materiale da famiglie malate proprio quando si pensa alla costituzione o al rinforzo di altre famiglie e, anche se a malincuore, si decida per la soppressione di quelle famiglie agonizzanti, prima che il problema, qualunque esso sia, finisca per dilagare. Nel nostro Paese, in apicoltura non ci sono farmaci autorizzati (sulfamidici e antibiotici) che possano mitigare o lenire, se non risolvere, certe situazioni, ed è quindi inutile perseverare nel tenere in vita quelle famiglie che hanno grossi problemi. Si possono comunque effettuare

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST esami in laboratori specializzati, inviando campioni di api, per sottoporli ad esami di tipo microscopico e biologico, sopratutto se il problema è tutt’altro che sporadico. In questi casi, qualche aiuto lo danno gli integratori disponibili sul mercato; soprattutto in caso di nosemiasi, per cui nel dubbio un esame microscopico è senz’altro indicato. Caso a parte, ma che va tenuto in debita considerazione, è quello degli avvelenamenti; quando se ne verificano è assolutamente determinante scoprire dove risiede il problema ed evitare di confonderlo con una patologia apistica; per esperienza, gli avvelenamenti si distinguono già da una prima empirica supervisione delle api sui teli o nelle gabbie “underbasket”, per la omogeneità del problema su tutte le famiglie vicine di un apiario, ma che non per forza coinvolgono apiari nelle vicinanze. In questi incresciosi casi, è opportuno il repentino spostamento delle famiglie in una zona non contaminata. Qualora se ne abbia la possibilità, in vista della formazione di scorte, ma anche solo per consentire la deposizione e l’allevamento di api che tengano congruo il numero di individui, prima e dopo i trattamenti antivarroa estivi, consigliatissimo è lo spostamento verso postazioni che possano ancora consentire un minimo di pascolo durante tutta l’estate. A questo proposito occorre ricordare, che anche un eccessivo intasamento del nido risulta deleterio sopratutto se costituito da scorte 14 | Apitalia | 7-8/2022

che fermentano o cristallizzano. Non è per nulla raro che le api in inverno muoiano di fame con scorte tenacemente cristallizzate, oppure intossicate da fermentazioni anomale, in questo caso occorre un’alimentazione artificiale, per bilanciarne l’apporto con zuccheri che restino stabili e disponibili a lungo. Nel dubbio, una buona nutrizione estiva, che stimoli la raccolta di polline e favorisca la formazione di scorte sane è consigliata; eviterà che i nidi restino troppo vuoti, limitando la disponibilità di immagazzinare miele poco adatto all’in-

vernamento, favorendo la deposizione della regina. Questo tipo di nutrizioni, contrariamente alle nostre esigenze, che spesso vorrebbero la cosa risolta in pochi “rifornimenti”, vanno effettuate con moderate quantità per un lungo periodo, praticamente per buona parte dell’estate sopratutto post trattamenti. È questa ormai la nostra speranza: esser stati utili nei confronti di coloro che ancora meritano di sentirsi dire “buon lavoro” per l’impegno che assicurano a favore delle api. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

ULTIME FIORITURE

AVANTI CON I RACCOLTI SENZA PRELIEVI DAL NIDO di Maurizio Ghezzi

POCO FUMO AI MELARI UMIDITÀ CONTROLLATA E UN PO’ DI MIELE

Foto ilvasodipandoro.com

AI NOSTRI VICINI

S

tiamo assistendo ad una progressiva e continua riduzione delle fioriture di interesse apistico. Le nostre bottinatrici si sono ormai sfiancate, avendo volato di fiore in fiore, nell’interminabile lavoro di raccolta di polline e nettare dopo una lunga stagione iniziata sul finire di marzo e proseguita freneticamente fino ad ora: quindi, per loro, inizierà un giusto e meritato periodo di riposo, mentre per noi apicoltori è finalmente giunto il tempo di iniziare il raccolto di quella parte di ottimo miele che le nostre api ci hanno riservato. Ancora una volta ci terrei a sottolineare come la parte di miele de-

stinata a noi è solo e unicamente quella contenuta all’interno dei melari, sconsiglio vivamente di raccogliere anche il miele contenuto all’interno dei favi da nido sperando poi che la somministrazione di un semplice e banale sciroppo possa compensare il danno che questa ingiustificata pratica arreca alle nostre famiglie rischiando di compromettere gravemente la loro sopravvivenza. Purtroppo, sempre più di frequente capita di sentire che alcuni apicoltori s’impossessano anche dei due o tre favi laterali, con riserve di miele, stivati all’interno del nido per poi tornare successivamente in apiario, nei giorni seguenti, a posizionare grandi bidoni contenenti sciroppo pensando di compensare questa pratica irresponsabile e scordandosi che il miele, non lo zucchero, è l’alimento migliore per consentire alle api un corretto, sano e sereno invernamento. La raccolta dei melari è consigliata non più tardi di metà estate in quanto più in là si andrà nel tempo e più aggressive si mostreranno le api nei nostri confronti senza scordare che una raccolta tardiva rischierebbe, inoltre, di scatenare deleteri saccheggi. Per eseguire il la7-8/2022 | Apitalia | 15


AGENDA LAVORI. NORD voro di ritiro dei melari è consigliabile scegliere una giornata soleggiata, preferendola a giorni di tempo instabile e forte vento e limitando al massimo l’uso dell’affumicatore durante questa pratica, in quanto il fumo potrebbe danneggiare gravemente il gusto e le qualità del miele che stiamo per raccogliere. Al tempo stesso, stiamo entrando nel periodo più importante per iniziare i trattamenti di contenimento della varroa che in questa fase stagionale raggiunge le sue massime concentrazioni all’interno dell’alveare. I trattamenti, ovviamente, vanno iniziati al più presto: subito dopo aver ritirato i melari. Queste cure di contenimento della varroa non vanno lasciate né al caso e nemmeno all’inventiva personale: è bene seguire i dettami dell’Associazione apistica di appartenenza utilizzando prodotti comunemente disponibili in commercio. In laboratorio ci aspetta l’importante lavoro di smielatura: controlliamo il grado di umidità del miele e, nel caso sia intorno al 16%, potremo iniziare a disopercolare i favi e quindi a centrifugarli per poi travasare il prezioso raccolto nel tino di decantazione per 10/12 giorni prima di poterlo invasettare. Un miele che avesse percentuali di umidità pari e/o superiori al 18% va, prima di essere trattato, deumidificato per evitare che una volta invasettato possa andare incontro a spiacevoli fenomeni di fermentazione. Contestualmente alla fine della stagione apistica inizia, paradossalmente, anche l’inizio della fase d’invernamento durante la quale 16 | Apitalia | 7-8/2022

Modulo d’ordine Sigilli NOME ................................................................................................ ................................................................................................ INIDIRIZZO ................................................................................................ CAP ................................................................................................ LOCALITÀ ................................................................................................ PROVINCIA ................................................................................................ TELEFONO 1 ................................................................................................ TELEFONO 2 ................................................................................................ CODICE FISCALE ................................................................................................ PARTITA IVA ................................................................................................ N° ALVEARI ................................................................................................ Of ferta esti va Risparmi 10 euro Valida fino al 31.09.2022

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Foto Apicoltura Marcon

le nostre amiche inizieranno a stivare all’interno del nido le provviste che serviranno loro per sopportare il lungo e freddo periodo di carestia invernale. In queste giornate si avvicendano le fioriture di santoreggia, piantaggine maggiore, coriandolo, angelica selvatica, palma, evodia Danielli e qualora si abbia avuto la precau-

zione di mettere a dimora in prossimità dell’apiario alcuni esemplari di tali specie botaniche, vedrete bene che esse ancora forniranno, alle nostre laboriose operaie, provviste utili da stivare in “cascina”. Non dimentichiamoci di sorvegliare il nostro apiario anche in questo momento della stagione e di tanto in tanto soffermiamoci a

valutare il peso dei nostri alveari e le provviste in essi contenute, nel caso le ritenessimo scarse nessuno ci potrà vietare di somministrare, a quelle famiglie con minori provviste, dell’ottimo sciroppo addizionato con vitamine, proteine e sali minerali, per uso apistico, che si trovano comunemente in commercio. Questa provvidenziale e inaspettata aggiunta di risorse non potrà che fare piacere. L’aggiunta di sciroppo è comunque buona cosa praticarla all’imbrunire per evitare di scatenare l’insorgenza di pericolosi saccheggi. Alla fine del nostro lavoro in laboratorio regaliamo qualche piccolo vasetto di ottimo miele ai nostri vicini che hanno condiviso con noi, nell’arco della stagione, il nostro lavoro e quello delle infaticabili operaie alate perché un buon miele è come la buona musica: addolcisce l’anima, tempra lo spirito e rafforza l’amicizia. Maurizio Ghezzi

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

BLOCCO DI COVATA

PREDISPORRE LE CONDIZIONI AL CONTROLLO DELLA VARROA di Giacomo Perretta

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foto ilmieledileo.com

COORDINATI

D

opo due anni di blocco o limitazioni dovremmo sentirci finalmente liberi di muoverci: anche le regine, dopo il confinamento, saranno nuovamente libere di muoversi. La loro costrizione, in fin dei conti, è simile al nostro lockdown e anche i motivi sono simili: bloccare una pandemia, che nel caso delle api si opera anche attraverso il blocco di covata. L’ultimo miele per la maggioranza degli apicoltori è ormai smielato, sebbene in alcune zone sia ancora

possibile un flusso di melata o di altri raccolti come i fiori di barena per la nostra laguna veneziana. È comunque arrivato il momento di effettuare il blocco di covata: le tecniche per combattere la varroa sono a questo punto improrogabili. I prodotti necessari sono riconosciuti e utilizzati, la funzione di questi prodotti è quella di combattere o limitare le infestazioni che in questo periodo purtroppo rischiano di incrementarsi rapidamente, come denota il rapporto “numero api/varroe” che è un parametro da tenere sempre sotto controllo per evitare che raggiunga livelli troppo pericolosi. Lo sviluppo della varroa avviene in modo esponenziale, questa dinamica dovuta alla capacità di riproduzione dell’acaro, fa sì che in poco tempo si abbia un aumento e un eccesso di femmine adulte. La covata è la culla dello sviluppo della varroa, che in fase “foretica”, cioè quella che sta fuori dalla covata, è di circa il 15%, e ovviamente cambia ospite e quindi nella sua necessità di sopravvivenza procura infezioni che indeboliscono la famiglia fino a raggiungere livelli talmente gravi che portano alla devastazione della famiglia e alla 7-8/2022 | Apitalia | 19


Foto feri.it

AGENDA LAVORI. NORD-EST

morte. Le varroe all’interno della covata che sono ovviamente 85%, distruggono fisicamente le api in mutazione e purtroppo della gravità dell’infestazione ci accorgiamo quando nascono api con deformazioni importanti, la più visibile è quella delle ali deformate. Sviluppiamo una brevissima analisi: 50 varroe a Febbraio arrivano ad essere indicativamente 3200 a Luglio; se consideriamo che una varroa si sposta su almeno 3 api adulte, le api foracchiate e infettate saranno circa 10.000, un numero considerevole per la trasmissione delle infezioni. Brevi cenni utili a mettere a fuoco l’importanza della prevenzione o meglio dell’intervento del cosiddetto “intervento tampone”: quello che io ritengo il più importante poiché le api che nasceranno ad AgostoSettembre dovranno essere in gra-

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do di superare l’inverno. Il riferimento ai mesi ovviamente è indicato in funzione delle temperature e delle condizioni meteo che interessano la diversificata Italia e per noi il diversificato Nord-Est: per questo è importante coordinarsi nelle varie zone affincsaccheggio hé si facciano contemporaneamente gli interventi necessari. È auspicabile che in particolare tra apiari confinanti si intervenga, contro questo acaro, contemporaneamente e con il preciso scopo di prevenire la reinfestazione. Questo coordinamento nel periodo estivo è molto più importante poiché le api si spostano anche di qualche km e quindi la disattenzione di un apicoltore può diventare un problema per quanti gli stanno intorno; cosa che nel periodo invernale diventa meno pericolosa, visto che le api fanno spostamenti molto limitati. Qualora però i trattamenti in in-

verno non fossero somministrati, alla fine dell’inverno e all’inizio della primavera quando le api cominciano a spostasi avremo un rischio altissimo di contagiosità. Andando avanti con l’estate, quella che un tempo potevamo collegare al vecchio adagio: “Pioggia d’Agosto rinfresca il bosco” e ormai da diversi anni purtroppo non più, i pochi fiori che potrebbero ancora fornire nettare non saranno sufficienti alla sopravvivenza delle nostre api, obbligandoci quindi all’alimentazione. Inizia insomma una nuova fase che richiede appropriati interventi da parte nostra. Dovremo presto verificare che ci siano scorte all’interno del nido e in tutti gli alveari dell’apiario, controllare ed eventualmente diminuire le aperture del nido, controllare la presenza della regina. Se non ci sono scorte sufficienti, inoltre, è consigliabile alimentare affinché la regina stimolata aumenta la deposizione che in questo periodo è


CI STA A CUORE L’APE L’apicoltore Giuseppe Perna spesso interviene per conto dell’ “APAT Apicoltori in Veneto”, associazione che collabora su vari fronti con molti Comuni della Regione, a partire dal capoluogo. La bella foto che ci ha inviato è il risultato del lavoro di uno sciame di api raccolto proprio in Piazza San Marco, a Venezia: sembra strano ai non apicoltori che in questa splendida piazza possano esserci delle api che all’improvviso arrivano sorvolando migliaia di turisti attoniti per finire stanche appoggiate al campanile oppure a un tavolino di un bar in attesa di una migliore dimora; ma ecco che arriva Giuseppe, scortato dalla Polizia Municipale la quale con grande fatica riesce a contenere la curiosità di migliaia di turisti e a transennare la zona così da consentire di raccogliere le api in una piccola arnia. Per poi vedere, dopo qualche giorno, prender forma questo cuore che ispira una inevitabile didascalia “a volte le api sembrano comunicare i loro sentimenti agli apicoltori”. È solo un caso, ma a noi fa piacere credere che questo sia un messaggio di ringraziamento a chi si impegna ogni giorno per il recupero delle api vacanti. Approfittiamo anzi di questo spazio per esprimere gratitudine, in questo caso alla Polizia Municipale di Venezia, ma in generale a tutti gli organismi pubblici e privati che ci aiutano a salvare le api: i Vigili del Fuoco che spesso ci forniscono i mezzi necessari, le Amministrazioni Comunali, le Forze dell’Ordine e tutte le Istituzioni pubbliche e private che ci avvisano quando uno sciame di api si presenta ai loro occhi. Grazie.

Foto blogdelleapi.wordpress.com

molto importante. Le api che nasceranno, infatti, saranno quelle che dovranno superare l’inverno. Qualcuno potrebbe chiedersi, a questo punto, quale sia l’accorgimento da usare nel caso dovessimo

alimentare solo qualche alveare. Sarà bene mettere la sera una quantità di sciroppo che possa essere assorbito nella notte, quindi evitando in questo modo il possibile innesco del saccheggio (foto sotto),

che spesso può diventare cruento e procurare gravi danni agli alveari. Conviene comunque fare attenzione anche al perché, nello stesso apiario, un alveare è ricco di scorte e un altro ne è privo, il che potrebbe nascondersi in quello che viene definito “saccheggio latente”; in questo caso, se non potete trasportare l’alveare in un altro apiario, è meglio restringere la porticina fino a un paio di cm e spesso basta questo perché la frenesia delle api si esaurisca da sola. La diminuzione dell’apertura dell’alveare, oltre che evitare possibili saccheggi legati alla scarsa importazione in rapporto alla covata, rappresenta anche un fattore di sicurezza rispetto ai piccoli animaletti o insetti che potrebbero entrare nell’arnia sfuggendo ai controlli delle api guardiane: più l’ingresso è piccolo e più facile risulta il loro presidio. Giacomo Perretta

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AGENDA LAVORI. CENTRO

IN FASE ANTIVARROA

TEMPO DI TRATTAMENTI UNIFORMI E COORDINATI di Matteo Giusti

I

mesi centrali dell’estate rappresentano il periodo dei trattamenti estivi, un momento fondamentale per il controllo della varroa e per la salute delle famiglie. La produzione del miele e del polline generalmente rallenta, ad eccezione di particolari fioriture che si possono ancora trovare in alcune zone, e quindi si possono programmare i trattamenti senza il rischio di perdere produzioni, dal momento che i trattamenti vanno fatti in assenza di melari, per ridurre il rischio di contaminazione del miele con i farmaci antivarroa. Ma quando è il periodo migliore

SOMMINISTRARE FORMULATI CONSIGLIATI DALL’ASSOCIAZIONE SEGNALARE LE ANOMALIE

Foto Giovambattista De Santis

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per trattare? Questo va valutato da zona a zona, soprattutto in base all’andamento delle produzioni, ma in ogni caso prima si tratta meglio è: in presenza di covata infatti si stima che la varroa raddoppi la sua popolazione ogni mese. Secondo le raccomandazione dei veterinari del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZS delle Venezie, sarebbe opportuno trattare prima della metà di agosto. Altra cosa importante poi è trattare bene. I trattamenti estivi, come si è detto, sono un momento chiave del piano di lotta alla varroa, che dovranno garantire una bassa infesta-


Sono usabili poi degli acaricidi di sintesi (quindi non ammessi in biologico) che sono il tau-fluvalinate, presente nel farmaco Apistan, e la flumetrina, principio attivo del farmaco Polyvar. È sempre importante ricordare che i farmaci a base di acido ossalico in questo periodo dell’anno vanno somministrati per gocciolamento ed effettuarli in blocco di covata, cioè in assenza di covata opercolata. In estate infatti non si usa l’acido ossalico sublimato, perché è meno efficace, e non vanno fatti trattamenti ripetuti con acido ossalico gocciolato in presenza di covata (a meno che non sia espressamente indicato nel foglietto illustrativo del farmaco) perché oltre ad una bassa

zione fino ai trattamenti autunnoinvernali. Per avere questi risultati è necessario che i formulati abbiano una alta efficacia, superiore almeno al 90%, cioè che siano in grado di abbattere almeno il 90% degli acari presenti. Per ottenere questi risultati è necessario usare correttamente i farmaci antivarroa, seguendone le indicazioni riportate sui foglietti illustrativi. Ogni farmaco ha la sua modalità e dose di somministrazione che dipende soprattutto dal principio attivo. Oggi i principi attivi usati sono l’acido ossalico, l’acido formico e il timolo (a volte associato ad altre sostanze come il mentolo e l’eucaliptolo), che sono ammessi anche in agricoltura biologica.

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efficacia avremo degli effetti tossici sulle api, arrivando anche a provocare veri e propri spopolamenti. Per ottenere il blocco di covata ci sono varie tecniche: o confinare la regina su un telaino tramite escludi-regina verticali o ingabbiarle in apposite gabbiette. La cosa importante è che le operaie possano entrare in contatto diretto con la regina e accudirla, e per questo tutti i vari dispositivi usati devono avere una griglia a passo escludi-regina. La regina deve restare confinata 24 giorni, cioè il tempo che passa dall’uovo allo sfarfallamento di un fuco adulto. Al 24° giorno quindi tutta la covata presente nell’alveare, sia di operaie che di fuchi, sarà sfarfallata e non ci sarà più covata né

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AGENDA LAVORI. CENTRO

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si potrà procedere al trattamento e dopo inserire una regina feconda o al limite lasciando che le api si allevino da sole una nuova regina. L’acido formico e il timolo invece non richiedono l’assenza di covata opercolata e per questo non è necessario fare il confinamento della regina con un notevole risparmio di lavoro. Questi due principi attivi però sono molto dipendenti dalla temperatura esterna e non vanno usati se le temperature superano quelle di sicurezza riportate sulle etichette. Sia l’acido formico che il timolo infatti si diffondono nell’alveare per evaporazione e temperature troppo alte possono portare ad evaporazioni troppo rapide con conseguenze anche gravi per gli alveari. Conseguenze che possono

andare dalla morte delle regine, alla morte di un numero elevatissimo di api e di larve, o alla fuga di tutta la famiglia che abbandona l’arnia diventata inospitale. È fondamentale quindi leggere le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo dei vari farmaci e scegliere quello più opportuno per il microclima dei vari apiari. Le condizioni di temperatura esterna infatti possono essere molto diverse in un campo in pieno sole o all’ombra di un albero, in montagna o in pianura. È importante conoscere bene la situazione climatica della zona perché le temperature non dovranno superare i limiti massimi durante tutto il periodo di trattamento, che per alcuni farmici a base di acido formico e di timolo

Foto Dr Rob Manning - www.agric.wa.gov.au

fresca, né soprattutto opercolata, rendendo possibile un trattamento con una efficacia superiore al 90%. Però è possibile confinare la regina anche per meno tempo, facendo ripartire l’attività di deposizione delle uova alcuni giorni prima, permettendo una ripresa più veloce dell’alveare e un minore stress per la regina. La varroa infatti entra nelle celle di covata poche ore prima della opercolatura, cioè al 9° giorno dalla deposizione dell’uovo. Quindi è possibile liberare la regina 7 giorni prima dei 24 teorici, cioè al 17° giorno. Infatti, anche considerando che appena liberata inizi a deporre le uova, le larve che si svilupperanno saranno utili per la varroa solo dopo 8-9 giorni, ma nel frattempo tutte le celle opercolate presenti saranno sfarfallate. In questo modo avremo ridotto di una settimana il periodo di ingabbiamento, facendo sì che l’attività di deposizione delle uova riprenda prima, con una più veloce ripresa dell’alveare. In ogni caso, anche se si libera la regina al 17° giorno il trattamento deve essere fatto al 24° giorno dall’ingabbiamento. Fare il blocco di covata quindi è un procedimento laborioso, ma necessario se si vuol usare l’acido ossalico. Un vantaggio però è che durante il periodo di blocco è anche possibile continuare a tenere i melari, se c’è ancora importazione di nettare, togliendoli il giorno prima del trattamento. Il blocco di covata si può fare anche facendo sciami artificiali, avendo cura di fare i nuovi sciami solo con telaini di api e di covata senza regina. Quando tutta la covata opercolata sarà sfarfallata


Foto salvaleapi.org

può arrivare a 20 giorni di tempo. Ma oltre ai trattamenti l’estate è tempo anche di altri lavori, a volte non meno importanti per il benessere o anche per la sopravvivenza stessa delle famiglie. Primo tra tutti, in queste estati sempre più calde e secche, è il controllo delle scorte di miele ed eventualmente l’intervento con la nutrizione di soccorso. In caso di eccessiva siccità infatti la regina può ridurre l’ovideposizione, e se magari si è fatto anche un blocco

di covata per i trattamenti, la ripresa della famiglia potrebbe essere troppo lenta. La nutrizione deve esser fatta con l’uso di sciroppi zuccherini, che oltre agli zuccheri apportano anche acqua, fondamentale per la termoregolazione dell’alveare. La nutrizione è importante soprattutto per gli sciami artificiali fatti in estate, che possono non avere ancora un adeguato numero di bottinatrici e possono andare in crisi per carenza di miele di acqua prima delle fa-

glie o degli sciami fatti a primavera. Gli altri impegni di questo periodo sono poi i lavori in mieleria, dove ci possono essere da finire le operazioni di smielatura e sicuramente ci sarà da iniziare le attività di invasettamento e di etichettatura, magari da fare nelle ore più calde della giornata, lasciando i lavori in apiario alle prime ore della mattina o al pomeriggio inoltrato. Matteo Giusti

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AGENDA LAVORI. SUD

PENURIA D’ACQUA?

LE MILLE RISORSE DELLE API CERCATRICI DELL’ORO BLU di Santo Panzera

L’

estate quest’anno ha fatto il suo ingresso in anticipo, con temperature da solleone già in giugno, con un caldo asfissiante ed un’afa che non ci danno tregua e sembrano perseguitarci. Le conseguenze? Una gran sete ed arsura da spegnere a tutti i costi con acqua fresca o con ogni tipo di bevande dissetanti, allo scopo di reintegrare l’abbondante sudore versato. Infatti, in estate, bere è un imperativo categorico in quanto i liquidi sono indispensabili al nostro organismo perché assicurano il suo buon equilibrio, mantengono la giusta temperatura corporea, sciolgono le altre sostanze nutritive, aiutano lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica nei polmoni e favoriscono l’eliminazione delle scorie. In ogni caso, anche nel periodo estivo, nonostante il caldo

AGLI ECCESSI DI SICCITÀ L’ALVEARE RISPONDE CON ABILE GESTIONE IDRICA

Foto www.beehivemonitoring.com

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insopportabile, a noi apicoltori le energie non devono e possono venir meno. Mentre girovaghiamo per la casa alla ricerca di vero refrigerio dal caldo e dalla sete spesso insopportabili, il nostro pensiero non può non andare alle nostre amate api, interrogandoci se abbiamo predisposto tutto al meglio in apiario per far loro sopportare queste ondate di caldo anomale. Infatti l’acqua è alla base di tutti i fenomeni biologici non solo nel corpo umano ma anche nelle api, per le quali è un bottino indispensabile, un elemento essenziale, la cui assenza mette a serio rischio la loro sopravvivenza. In questo periodo dobbiamo porre grande attenzione all’approvvigionamento di acqua da parte delle api, avendo cura di predisporre nelle immediate vici-


nanze dell’apiario degli abbeveratoi o un rubinetto gocciolante, in quanto più la sorgente idrica sarà vicina, meno tempo impiegheranno e meno fatica faranno le api. Gli abbeveratoi artificiali possono essere predisposti riempiendo secchi o altri recipienti, avendo cura di inserire, per evitare l’annegamento delle api, del materiale galleggiante. Bisogna puntualizzare che sarebbe bene offrire alle nostre api la possibilità di attingere acqua a una fonte posta in prossimità dell’apiario, non solo nel periodo estivo ma durante tutto l’anno, in quanto le api vanno a rifornirsi di acqua ogni giorno, appena la temperatura esterna non è così rigida da impedire loro di uscire dall’alveare. Il consumo di

acqua aumenta in proporzione alla crescita della covata e l’entità del suo approvvigionamento è metro di misura e controllo dell’apporto di nettare: poche api che frequentano gli abbeveratoi in modo assiduo indica che è in atto una fase di buon apporto di nettare; un gran numero di api che frequentano gli abbeveratoi sta ad indicare che la secrezione nettarifera volge al termine. All’approvvigionamento di acqua provvedono apposite api “acquaiole”, le quali riescono a rintracciarla grazie all’igrorecettore situato sulle loro antenne che le rende capaci di distinguere la maggiore densità di umidità presente nell’aria, in prossimità di una sorgente, con una sensibilità dell’ordine del 5%. Le api

“acquaiole”, a differenza delle bottinatrici, quando nell’alveare la necessità di acqua si fa sentire, sono in grado di uscire anche con temperature esterne basse, che non superino i 10 °C, in virtù del fatto che, prima di spiccare il volo, si riscaldano contraendo ripetutamente i muscoli del torace e generando così quel calore che, aggiunto allo sforzo del volo, consente loro di mantenere quella temperatura corporea minima indispensabile per il volo di andata e ritorno dall’abbeveratoio. Le api portatrici di acqua, una volta giunte nell’alveare, ne rigurgitano una grande quantità, circa il 70% di quella ingurgitata, e la passano a certe api di casa che svolgono una funzione di “serbatoio”, in attesa

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che tale prezioso ed indispensabile liquido venga utilizzato. La rimanente quota del 30% ingerita dalla portatrice viene assorbita in minima parte dalle mucose intestinali e la parte rimanente viene escreta. Studiosi tedeschi hanno evidenziato che le portatrici di acqua effettuano una media di 56 voli al giorno, della durata variabile da 3 a 10 minuti e che il tempo successivo a ciascun volo, di permanenza nell’arnia, varia da 2–3 minuti fino a 5. Le api acquaiole, nel trasmettere il loro prezioso carico a 2 o 3 altre consorelle, eseguono una sorta di danza e, prima di ripartire per un nuovo carico, vengono ricompensate con una sorsata di miele, che ricevono da un’altra ape di casa, oppure esse stesse si servono da sole, succhiandone da una cella non opercolata. Secondo alcuni calcoli si ritiene che siano necessarie 5 api acquaiole per far fronte alle necessità di 100 larve. In questi periodi caldi e siccitosi l’acqua è indispensabile per mantenere nel nido di covata una temperatura costante compresa tra 34,5 e 35,5 °C, indipendentemente dalla temperatura esterna e per il mantenimento dell’umidità interna indispensabile per la schiusa delle uova e la giusta idratazione delle larve. Le api serbatoio depositano parte dell’acqua ricevuta in piccole cavità di cera e propoli, simili a cellette e poste nella parte superiore dei telaini, altra acqua va ad umidificare gli opercoli ed il resto viene depositato nelle cellette contenenti uova o larve, impedendone la disidratazione con la sua evaporazione. È bene precisare che, in giornate di caldo tor28 | Apitalia | 7-8/2022

rido, il consumo di acqua di una singola colonia può raggiungere i 5 litri al giorno. La possibilità per la famiglia di api di procurarsi dell’acqua, anche se un certo quantitativo di quest’ultima proviene dal nettare, rappresenta un fattore chiave per la sua sopravvivenza. L’acqua viene inoltre utilizzata dalle api per operare la diluizione del miele cristallizzato o dello zucchero fornito sotto forma di sciroppo, da destinare alla nutrizione delle larve. E’ ben noto che in primavera le api prediligono un’acqua più calda della temperatura ambientale, che rinvengono in depositi in fermentazione; un forte potere attrattivo sulle api è esercitato dai pozzi neri e dalle orine, probabilmente per la loro ricchezza in sali minerali. Risulta invece controversa la questione se aggiungere o meno del sale nell’acqua messa a disposizione delle api; sperimentalmente si è evidenziata l’assenza di qualsiasi indebolimento della covata in api racchiuse in una serra, che disponevano solo di acqua dolce o sorgiva, per la possibilità di auto prodursi i sali necessari. L’aggiunta di sale all’acqua dell’abbeveratoio potrebbe avere come effetti quello di impedire l’alterazione dell’acqua stessa e di attirare le api verso l’abbeveratoio, impedendo loro di andare a rifornirsi da fonti

Foto volape.it

AGENDA LAVORI. SUD

inquinate. Bisogna altresì ricordare che l’ingestione di acqua salata con una concentrazione di sale superiore allo 0,5% risulta tossica per le api. Non è solo essenziale che le nostre api abbiano “chiare, fresche e dolci acque” da bere ma che esse siano soprattutto pulite: dossier su residui di prodotti fitosanitari nelle acque evidenziano la presenza di centinaia di diversi pesticidi nelle acque sia superficiali che sotterranee e le sostanze che fanno la parte del leone nella contaminazione sono gli erbicidi. Anche se in questi ultimi tempi dobbiamo sopportare e far fronte a numerose disavventure sia sanitarie che climatiche, in apicoltura è bene che prevalga sempre l’ottimismo, per cui è necessario armarci della nostra passione ed andare avanti fieri ed orgogliosi, tenendo alto il vessillo che ci vede custodi responsabili ed accorti di quel prezioso ed indispensabile insetto che è l’ape. Santo Panzera



AGENDA LAVORI. ISOLE

PRODUZIONI IN RIPRESA

MA PER QUADRARE I BILANCI SALE IL PREZZO DEL MIELE di Vincenzo Stampa

L

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esempio il quasi triplicato costo dei vasetti. I laboratori sociali (una rete di strutture collettive per la lavorazione del miele degli associati, dislocati su tutta l’Isola, ndR) stanno facendo la loro parte: compreso quello di Nicosia (EN), al suo primo anno di attività; in quello di Valderice (TP), inve-

LABORATORI COLLETTIVI STRATEGIA VINCENTE CHE COMPENSA IL RIALZO COSTI

Foto 1

Foto Vincenzo Stampa

e abbondanti piogge e le temperature invernali a ribasso, dove si sono verificate a loro tempo, hanno rimesso, come direbbero in marina, la barra nella giusta direzione. Distinguendo tra le diverse aree climatiche della Sicilia c’è stata la verifica di un’ipotesi che lega la produttività dei fruttiferi, agrumi compresi, alla quantità di ore con temperatura ambientale inferiore ai 7 °C ; dove ciò si è verificato gli agrumi hanno dato, contrariamente agli anni precedenti, un buon raccolto anche se non eccezionale. Le piogge sono state provvidenziali per le annuali, coltivate e spontanee, come la sulla e il cardo; perfino l’achillea, in piena fioritura tra giugno e luglio, sta ancora facendo la sua parte. Come si suol dire ci siamo salvati per il rotto della cuffia, le aziende boccheggianti riprendono fiato anche se i rincari energetici erodono in anticipo una parte di quell’utile che ci aspettiamo dalla vendita dei prodotti. A conti fatti, per continuare a quadrare i bilanci, non possiamo fare a meno di aumentare il prezzo di vendita del miele a fronte di un rincaro di tutto come ad


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ce, siamo ormai al quarto anno di attività: abbiamo superato i 40 utenti, con un impianto della capacità di circa 150 melari al giorno (Foto 1) e fornendo un servizio completo che comprende estrazione, confezionamento (Foto 2) e fusione degli opercoli (Foto 3). La fondicera a vapore svolge un compito importante, oltre agli opercoli vengono fusi anche i favi da melario più vecchi e fuori standard che, sempre meno per fortuna, ancora giungono al laboratorio (Foto 4). Gli alveari sono in perfetta forma con popolazione e scorte adeguate e di varroa nemmeno l’ombra grazie all’adozione dei distanziatori a SpazioMussi®, biotecnica che grazie alla FAI nazionale abbiamo conosciuto e via via diffuso tra tutti gli apicoltori associati a FAI SICILIA. È sempre consigliato, dopo l’ultima smielatura, di lasciare gli alveari senza melario, infatti l’affollamento del nido e la carenza di raccolto in estate inducono, in particolare nell’ape sicula, un rallentamento della deposizione e quindi un risparmio di scorte, molto utile e interessante nella prospettiva di un lungo periodo di carestia in attesa del ritorno delle piogge. Infine, perché non mettere le reti per la raccolta della propoli? A settembre inoltrato ci potremmo trovare con un tesoretto e per giunta del tutto gratuito. Vincenzo Stampa 7-8/2022 | Apitalia | 31



SPECIALE SANITÀ DELLE API

PROCEDURE OPERATIVE PER LA REGISTRAZIONE DEI TRATTAMENTI DI MEDICINALI VETERINARI SOMMINISTRATI ALLE API (APIS MELLIFERA) a cura della Direzione Generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari - Ufficio IV

PRONTUARIO AD USO DI APICOLTORI E MEDICI VETERINARI

INTRODUZIONE In assenza di chiare e univoche indicazioni nazionali, il settore apistico ha risentito, nel tempo, di un’applicazione non uniforme delle disposizioni normative inerenti diversi settori, anche per differenti interpretazioni regionali e/o provinciali, così come territoriali. Ne è un esempio la registrazione dei medicinali veterinari somministrati agli animali produttori di alimenti e la conservazione di tali registrazioni da parte dei proprietari e dei responsabili [o detentori ai sensi dell’art. 108 del regolamento (UE) 2019/6 o genericamente operatori ai sensi del regolamento (UE) 2016/429] degli animali. L’interpretazione errata che nel concetto generico di “titolari degli impianti in cui vengono curati, allevati e custoditi professionalmente animali (art. 65 del decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193 e s.m.i.) non fossero ricompresi a pieno titolo anche gli apicoltori, oppure che la registrazione dei trattamenti somministrati agli animali destinati alla produzione di alimenti non fosse obbligatoria per quei medicinali veterinari autorizzati con modalità di dispensazione senza obbligo di prescrizione veterinaria ha generato una consuetudine nel presente settore e la convinzione che - seppure con situazioni diversificate sul territorio nazionale - esso fosse assoggettato ai soli requisiti generali in materia di igiene per la produzione primaria, di cui al regolamento (CE) n. 852/2004 e s.m.i. Con l’applicazione del regolamento relativo ai medi7-8/2022 | Apitalia | 33


SPECIALE SANITÀ DELLE API cinali veterinari, queste ambiguità sono ormai superate. In particolare: i. l’espressione “professionalmente” di cui sopra non è più presente nel nuovo assetto normativo; ii. l’art. 108 rende esplicito che l’obbligo di conservazione delle registrazioni dei trattamenti eseguiti su animali destinati alla produzione di alimenti si applica anche per medicinali veterinari non soggetti a prescrizione veterinaria e anche se i tempi di attesa sono pari a zero. Tuttavia, relativamente alla lettera i., in coerenza con quanto previsto per le altre specie animali produttrici di alimenti [si veda Addendum al Manuale Operativo - versione 2.0 dell’aprile 2019 disponibile sul sito www.ricettaveterinariaelettronica.it], i trattamenti eseguiti su animali detenuti in allevamenti familiari - come definiti nella normativa vigente in materia di sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali (indicato come sistema I&R) - non sono oggetto di registrazione su modelli vidimati dai servizi veterinari locali, ma ai sensi del Capo III del Regolamento (CE) 852/2004 e ai fini della verifica delle disposizioni impartite con le note ministeriali di accompagnamento delle linee guida per il controllo dell’infestazione da Varroa destructor sono oggetto di registrazione su supporti personalizzati (non vidimati), fermo restando l’obbligo di conservazione delle prove di acquisto del medicinale veterinario. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Ai fini del presente documento, la normativa di riferimento è rappresentata da: • Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale («normativa in materia di sanità animale»); • Regolamento(UE)2019/6 Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 rela34 | Apitalia | 7-8/2022

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tivo ai medicinali veterinari e che abroga la direttiva 2001/82/CE; Decreto legislativo 16 marzo 2006, n. 158 e s.m.i.; Decreto legislativo recante Identificazione e Registrazione (I&R) e relativo Manuale operativo; Decreto del Ministro della salute concernente “Registrazioni in formato elettronico dei trattamenti degli animali destinati alla produzione di alimenti”; Aethina tumida e Varroa - piano di sorveglianza nazionale e di gestione - anno 2022 Nota prot. N. 0004352-21/02/2022-DGSAFMDS-P; Linee guida per il controllo dell’infestazione da Varroa destructor - 2022 (https://www. izsvenezie.it/documenti/temi/api/normativa/ministero-salute/2022-02-21-nota4352-linee-guida-varroatosi.pdf).

ANAGRAFICA Nel corso della seduta del 15 marzo 2021 del Coordinamento interregionale - Area Prevenzione e Sanità Pubblica (CIP) - il gruppo dei referenti per la sicurezza alimentare e i controlli ufficiali delle Regioni/PA, unitamente al Ministero della salute, hanno concordato un numero massimo di alveari, pari a 10 per la dichiarazione di allevamento familiare da parte dell’apicoltore. Per la definizione di allevamento familiare si faccia riferimento alla norma in materia di sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali (indicato come sistema I&R) di prossima pubblicazione. Tale indicazione è stata, inoltre, inserita nel manuale operativo per la gestione del sistema I&R, ai sensi dell’articolo 20, comma 2, del decreto legislativo. CRITERI E MODALITÀ OPERATIVE PER LA CONSERVAZIONE DELLE REGISTRAZIONI DEI MEDICINALI VETERINARI SOMMINISTRATI AGLI ANIMALI In considerazione del nuovo quadro normativo, i proprietari o, qualora gli animali non siano tenuti dai proprietari, i detentori devono conservare


Foto Matthew Greger

registrazioni sui medicinali che utilizzano e, se applicabile, una copia della prescrizione veterinaria. In Italia, il decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 27 ha consentito il completamento del sistema informatico di tracciabilità dei medicinali veterinari, dei mangimi medicati e dei prodotti intermedi. A far data, infatti, dal 28 gennaio 2022, le registrazioni dei trattamenti avvengono esclusivamente in formato elettronico. Nel settore apistico, considerata la sua peculiarità e il notevole impatto che l’informatizzazione delle registrazioni dei trattamenti potrebbe avere; stante tuttavia la necessità di tracciare le registrazioni dei trattamenti, analogamente a quanto avviene per tutte le altre specie animali destinate alla produzione di alimenti, si rende necessaria l’applicazione di una deroga all’obbligo di registrare i trattamenti esclusivamente in formato elettronico. Pertanto, tutti i trattamenti eseguiti con medicinali veterinari sugli animali devono essere registrati su un documento cartaceo a pagine prenumerate - contenente almeno gli elementi minimi presenti nell’Allegato, e vidimato dal servizio veterinario locale territorialmente competente che ha rilasciato il codice aziendale.

Tale obbligo, come già descritto, in coerenza con quanto applicato per le altre specie animali, non è previsto per gli allevamenti familiari, per le quali tuttavia permane l’obbligo di registrazione dei trattamenti, ai sensi del Capo III del Regolamento (CE) 852/2004, nonché di conservazione delle evidenze di acquisto dei medicinali utilizzati, come riportano le note ministeriale di accompagnamento dei protocolli/linee guida per il controllo dell’infestazione da Varroa destructor. È auspicabile l’utilizzo del modello allegato - senza la vidimazione da parte dei servizi veterinari. I tempi per la registrazione dei trattamenti sono indicati in 48 ore, analogamente a quelli previsti per gli altri settori zootecnici. Le registrazioni devono restare a disposizione delle autorità competenti per le ispezioni e i controlli, per un periodo di almeno cinque anni dall’ultima registrazione, unitamente alle prove di acquisto del medicinale veterinario. Qualora il medicinale veterinario sia oggetto di una prescrizione - anche quello autorizzato con modalità di dispensazione senza obbligo di prescrizione veterinaria - non è necessario conservare quest’ultima né la prova di acquisto, poi7-8/2022 | Apitalia | 35


SPECIALE SANITÀ DELLE API ché le informazioni risultano già acquisite dal sistema informativo nazionale della farmacosorveglianza (Ricetta Veterinaria Elettronica), compresa appunto la fornitura del medicinale da parte dei soggetti autorizzati. Si rammenta che, in caso di allevamento autorizzato dai servizi veterinari territorialmente competenti a tenere adeguate scorte di medicinali veterinari, il medicinale veterinario presente in scorta deve essere sempre oggetto di prescrizione medico-veterinaria. RIMANENZE Per rimanenze si intende il quantitativo di medicinale veterinario che rimane al termine delle prescritte terapie effettuate mediante flaconi multidose o confezioni multiple ovvero a seguito di interruzione della terapia prescritta o per sopraggiunta modifica di essa. Le rimanenze devono essere riportate nella colonna corrispondente “N. confezioni residue o q.tà”. Fatto salvo il rispetto delle precauzioni per la conservazione del medicinale veterinario, qualora sia superato il periodo di validità dopo l’apertura, le rimanenze non utilizzate devono essere smaltite in conformità alle disposizioni di legge. Eventuali rimanenze di medicinali veterinari soggetti a prescrizione medico-veterinaria possono essere utilizzate soltanto dietro specifica indicazione di un medico veterinario e nel pieno rispetto degli obblighi di registrazione del trattamento. Nel registro - nella riga relativa al trattamento eseguito - dovrà essere fatto sempre riferimento al medicinale veterinario utilizzato, presente come rimanenza. FARMACO RESISTENZA Il fenomeno della farmaco-resistenza vede pienamente coinvolto il settore apistico, per la grave minaccia che esso rappresenta per la salute delle api e per la salute pubblica. Vista, infatti, la scarsità dei medicinali veterinari autorizzati per tale specie, il settore corre un rischio ulteriore 36 | Apitalia | 7-8/2022

per la possibile riduzione dell’arsenale terapeutico per perdita di efficacia. In Italia, i fenomeni di resistenza alla Varroa sono stati segnalati già dagli inizi degli anni ‘90 e ciò ha portato al progressivo abbandono dell’utilizzo di alcuni medicinali veterinari per diversi anni e al suo ritorno in tempi più recenti. Il fenomeno è stato favorito da un uso non prudente dei medicinali veterinari (ripetute somministrazioni in forma spruzzata), o addirittura non legale di sostanze farmacologicamente attive contenute in agrofarmaci. Il fenomeno della resistenza deve, invece, essere oggetto di particolare attenzione e il sospetto di un evento avverso, che può essere ad esempio anche qualsiasi constatazione di mancata efficacia in seguito alla somministrazione del medicinale veterinario, conformemente al riassunto delle caratteristiche del prodotto, deve essere attentamente valutato e segnalato per tentare di preservare la sicurezza e l’efficacia del medicinale stesso. Tale concetto, per il settore apistico è quanto mai importante se si considerano anche le movimentazioni degli alveari tra un apiario e l’altro. Relativamente, infine, a un possibile uso di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici per il trattamento di patologie per cui, tuttavia, il medicinale veterinario non è comunque in grado di debellare totalmente l’agente patogeno, il loro impiego deve essere opportunamente valutato da parte del medico veterinario e oggetto dei necessari approfondimenti con i servizi veterinari in ragione delle politiche sanitarie collegata alla malattia specifica e del rischio collegato al fenomeno dell’antimicrobicoresistenza. RUOLI E RESPONSABILITÀ DELL’OPERATORE E DEL MEDICO VETERINARIO Il regolamento (UE) 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili, all’art. 10 chiarisce il ruolo e le responsabilità dell’operatore, inteso come qualsiasi persona fisica o giuridica responsabile di animali o prodotti, anche per un periodo li-


Foto Ionel Nistor

mitato, eccetto i detentori di animali da compagnia e i veterinari. L’operatore del settore apistico, come per gli altri settori, è il responsabile per: i. la sanità degli animali detenuti; ii. l’uso prudente e responsabile dei medicinali veterinari, fatto salvo il ruolo e la responsabilità dei veterinari; iii. la riduzione al minimo del rischio di diffusione delle malattie; iv. le buone prassi di allevamento. Pertanto, l’operatore deve acquisire conoscenze in materia di sanità animale, compresi i sintomi e le conseguenze delle malattie, e i possibili mezzi di prevenzione, inclusi la biosicurezza, il trattamento e il controllo, come presupposto per una gestione efficiente della sanità animale, indispensabile per assicurare la diagnosi precoce delle malattie degli animali (considerando 45). È richiesto, anche agli operatori, di cooperare con l’autorità competente e con i medici veterinari nell’applicazione delle misure di prevenzione e controllo delle malattie. Al considerando 63, ancora, il regolamento suddetto sottolinea che i veterinari svolgono un

ruolo fondamentale nello studio delle malattie e sono un collegamento importante tra gli operatori e l’autorità competente (considerando 55) e che per assicurare una stretta collaborazione e lo scambio di informazioni tra gli operatori e i veterinari e integrare la sorveglianza effettuata dagli operatori, gli stabilimenti dovrebbero [...] essere sottoposti a visite di sanità animale (considerando 63); si capisce come il settore dell’apicoltura non può non essere supportato, anche nella scelta del medicinale veterinario idoneo al trattamento di particolari affezioni, dal medico veterinario, anche qualora il medicinale in questione non sia soggetto a prescrizione medico-veterinaria. Ricordiamo, inoltre, che tra i principi di uso prudente e responsabile dei medicinali veterinari vi è il rispetto delle indicazioni contenute nel foglietto illustrativo in merito a dosaggio, modalità di somministrazione, tempi di somministrazione e durata del trattamento che non devono in alcun modo essere modificate e favorire una gestione “fai da te” del medicinale veterinario. Per i medicinali veterinari, invece, prescritti in deroga (vale a dire medicinale veterinario autorizzato in altro Stato membro, o medicinale 7-8/2022 | Apitalia | 37


SPECIALE SANITÀ DELLE API impiegato per specie e/o per indicazioni terapeutiche non previste dall’autorizzazione all’immissione in commercio, oppure in caso di medicinale umano o medicinale veterinario preparato estemporaneamente in farmacia) è obbligatoria la prescrizione medico- veterinaria e ai sensi dell’art. 115(4) del regolamento (UE) 2019/6 il veterinario determina il tempo di attesa appropriato valutando caso per caso la situazione specifica dei singoli alveari e, in particolare, il rischio della presenza di residui nel miele o in altri alimenti derivanti dagli alveari destinati al consumo umano. Inoltre, tra le altre responsabilità assegnate al medico veterinario dall’art. 11, oltre quelle relative all’adozione di tutte le misure opportune per prevenire l’introduzione, lo sviluppo e la diffusione delle malattie, vi è il ruolo attivo in merito alla sensibilizzazione dell’operatore sulla resistenza ai trattamenti, compresa la resistenza antimicrobica, e sulle relative implicazioni. La collaborazione, quindi, tra operatore e medico veterinario consente all’operatore, oltre che di ottemperare alle disposizioni normative, di realizzare un’attenta scelta del medicinale veterinario, al fine di ottimizzarne l’impiego e limitare il rischio del verificarsi di episodi di tossicità e della comparsa di fenomeni di farmaco-resistenza. Il medico veterinario, può essere, inoltre di incoraggiamento e di supporto nella segnalazione di sospetti eventi avversi (mancata efficacia, reazione non favorevole, incidente ambientale, residui nel prodotto derivato, ecc.), collegati all’uso del medicinale. APPROVVIGIONAMENTO DEL MEDICINALE VETERINARIO Si rammenta che è vietato somministrare agli animali sostanze farmacologicamente attive se non in forma di medicinali veterinari autorizzati. Analogamente a quanto avviene per gli altri settori, l’approvvigionamento di medicinali veterinari deve avvenire esclusivamente attraverso canali ufficiali autorizzati che, nel caso specifico, sono rappresentati da: 38 | Apitalia | 7-8/2022

• distributori all’ingrosso, autorizzati alla vendita diretta; • rivenditori al dettaglio; • esercizi commerciali per medicinali veterinari ad azione antiparassitaria e disinfettante per uso esterno per cui non è previsto obbligo di prescrizione medico-veterinaria. RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI DI SETTORE Le organizzazioni di settore svolgono una fondamentale funzione di supporto per l’apicoltore, anche in termini di formazione, mediante la presenza, al loro interno, di figure professionali qualificate. Sarebbe auspicabile, altresì, la presenza di un medico veterinario come collegamento importante tra gli operatori e l’autorità competenti, anche in virtù delle visite di sanità animale a cui gli operatori devono essere sottoposti [considerando 55 e 63 e artt. 12 e 25 del regolamento (UE) 2016/429]. Le organizzazioni, inoltre, possono avere un ruolo anche nell’acquisto di medicinali veterinari autorizzati per la lotta contro gli aggressori e le malattie dell’alveare, in particolare la varroosi. Tale ruolo è sostenuto da disposizioni normative [regolamento (UE) 1308/2013] e da programmi nazionali per aiuti nel settore dell’apicoltura sviluppati dall’autorità competente, in collaborazione con le organizzazioni stesse. Tuttavia, si chiarisce che le organizzazioni fungono soltanto da intermediari per l’acquisto dei medicinali veterinari per conto degli allevatori e in alcun modo possono svolgere un’attività di distribuzione e dispensazione di medicinali veterinari, non rientrando nelle categorie di rivenditori diretti o al dettaglio o di esercizi commerciali. All’atto della consegna del medicinale veterinario acquistato per l’allevamento specifico, l’organizzazione rilascia copia della documentazione di acquisto (comprensiva del Documento di Trasporto o DDT rilasciato dalla Casa Farmaceutica fornitrice) per consentire all’allevatore di inserire tale informazione nel campo relativo al Rif. docum. di acquisto, di cui al modello allegato, e di conservare la prova di acquisto ai



SPECIALE SANITÀ DELLE API sensi delle disposizioni europee e nazionali (anche per gli allevamenti familiari). Infine, al riguardo, si sottolinea che se opportunamente giustificato (ad es. assegnazione di contributi finanziari annuali per l’acquisto di medicinali veterinari per il controllo della Varroa destructor), le organizzazioni possono consegnare all’apicoltore il quantitativo di medicinale veterinario necessario per l’intero ciclo di trattamento che, come da Linee guida, consiste almeno in due interventi l’anno. In tal caso, l’apicoltore deve indicare lo stesso riferimento del documento di acquisto nella riga corrispondere al secondo intervento eseguito. CONTROLLI UFFICIALI In considerazione delle novità introdotte e, per consentirne la piena e corretta applicazione, le autorità competenti sono invitate - in questa fase iniziale - a verificare e supportare il settore anche in ragione del consolidamento ufficiale dell’Anagrafe Apistica Nazionale. A tal riguardo, è possibile la programmazione e l’esecuzione di un controllo congiunto. Sono in preparazione le check-list per il controllo ufficiale nel settore dell’apicoltura con

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l’intento di armonizzare i controlli sul territorio nazionale. Tali check-list sono inevitabilmente collegate a un consolidamento degli aspetti connessi all’identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali - anche per il settore apistico. Pertanto, nelle more dell’emanazione di circolari operative specifiche, i controlli ufficiali per l’anno 2022 devono essere svolti e registrati tramite le check-list informatizzate disponibili nel sistema informativo ClassyFarm - “altre specie”. Si raccomanda, comunque, una stretta collaborazione tra operatori, medici veterinari, organizzazioni di settore e servizio di sanità pubblica veterinaria per consentire un coordinamento territoriale, efficiente utile sia per prevenire e controllare le principali malattie delle api che per mitigare il fenomeno della farmaco-resistenza. data di emanazione: 11 luglio 2022 Allegato (pag. 41-42) Modello per la registrazione dei medicinali veterinari somministrati alle api (ai sensi dell’art. 108 del Regolamento (UE) 2019/6)


SPECIALE SANITÀ DELLE API MODELLO PER LA REGISTRAZIONE DEI MEDICINALI VETERINARI SOMMINISTRATI ALLE API (AI SENSI DELL’ART. 108 DEL REGOLAMENTO (UE) 2019/6)

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SPECIALE SANITÀ DELLE API

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RICERCA

STAZIONE DI ACCOPPIAMENTO

PER APIS MELLIFERA CARNICA IN PROVINCIA DI TRENTO

di Franco Mutinelli1, Giovanni Cunial1, Claudia Casarotto1, Luigino Bortolotti2

L

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ciente numero di colonie di fuchi. Si raccomanda un minimo di 8-10 colonie forti di fuchi o una colonia di fuchi per 25 regine. Minima deve inoltre essere la presenza di predatori di api mellifere. L’Azienda Provinciale Socio-Sanitaria (APSS) della provincia autonoma di Trento ha ricevuto la richiesta da parte di una associazione apicoltori di valutare la possibilità di istituire una stazione di fecondazione per api regine di Apis mellifera carnica nelle Valli Giudicarie Inferiori. Nello specifico, nella Valle San Valentino situata sulla destra orografica in cui si trova la malga Praino a quota 1.569 metri, individuata come riferimento. La

ACCESSI REGOLATI E RISERVATI AGLI ALLEVATORI DI API REGINE

Foto Alessandro Dalla Pozza

a Banca Dati Nazionale dell’Apicoltura (BDNA) consente di monitorare non solo il numero ma anche la posizione degli apiari e la movimentazione degli alveari, con la finalità di tutela economica e sanitaria e di miglioramento del patrimonio apistico. La BDNA è quindi ritenuta uno strumento idoneo per esplorare la disponibilità di aree che potrebbero essere utilizzate come stazioni di accoppiamento per le api regine. I criteri ottimali per la creazione di stazioni di accoppiamento sono i seguenti: assenza o minima presenza di colonie di api mellifere gestite e non gestite e fuchi in un raggio di almeno 6 km; risorse favorevoli di polline e nettare; condizioni meteorologiche caratterizzate da lunghi periodi con temperatura superiore a 20°C e velocità del vento non superiore a 24 km/h; paesaggio ondulato e aree riparate per il posizionamento delle arnie da fecondazione. Inoltre, indicatori come pietre, alberi, cespugli o oggetti appositamente installati aiuteranno a ridurre la deriva e la perdita di regine. Al fine di garantire la presenza di una forte popolazione di fuchi per l’accoppiamento dovrà essere assicurata la presenza di un suffi-


Figura 1 - Sono indicati gli apiari stanziali presenti nel distretto di Tione (TN) (in blu) e le destinazioni delle movimentazioni per nomadismo (in verde) rispetto ai due buffer di 3 e di 6 km di raggio descritti attorno a malga Praino.

valle è delimitata da rilievi montuosi che raggiungono e in alcuni casi superano abbondantemente i 2.000 m s.l.m. costituendo una barriera naturale molto interessante per le finalità indicate. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con il Centro di Referenza Nazionale per l’apicoltura, il Laboratorio Epidemiologia e il Laboratorio GIS ha analizzato i dati disponibili nella BDNA al fine di valutare l’adeguatezza della zona individuata per l’istituzione di una stazione di accoppiamento per api regine. I dati disponibili nella BDNA sono stati filtrati considerando solo gli apiari e le movimentazioni con destino all’interno di due buffer di 3 e 6 km di raggio. Ciò ha permes-

so di evidenziare la presenza di 37 apiari (corrispondenti a 28 codici d’identificazione aziendale di cui al DPR 317/96), nessuno dei quali ricadente all’interno dei 3 km, ma tutti fra i 3 e i 6 km di distanza dalla malga Praino che costituisce il punto di riferimento all’interno della valle. Inoltre, sono state rilevate 23 movimentazioni con destino all’interno dei buffer dal 2016 al 2021, di cui 22 tra i 3 e i 6 km ed una sola all’interno del buffer dei 3 km, avvenuta nel 2018. Di tutte le movimentazioni rilevate, solo tre sono state effettuate nel 2021. Nella Figura 1 sono rappresentati tutti gli apiari presenti nel distretto di Tione (TN) e le destinazioni delle movimentazioni in uscita (nomadismo). Per queste ultime sono

state considerate solo quelle con destinazione nel comune interessato (Ponte di Rendena) e nei comuni limitrofi (Tione, Pelugo, Tre Ville, Sella Giudicarie e Valdaone). Inoltre, sono stati definiti i due buffer attorno alla malga, di 3 e di 6 km di raggio, rispettivamente. I dati disponibili in BDNA non soddisfano a pieno i requisiti scientifici sopra descritti per l’istituzione di una stazione di accoppiamento di api regine, in quanto all’interno del buffer di 6 km è stata evidenziata la presenza dei 37 apiari sopraindicati. In particolare, 2 di questi si trovano all’interno del raggio di 4 km e altri 2 nel raggio di 5 km, mentre i restanti sono concentrati fra i 5 e i 6 km di buffer soprattutto nella 7-8/2022 | Apitalia | 45


RICERCA parte a sud-est che ricomprendono le Valli Giudicarie le quali presentano caratteristiche favorevoli per l’apicoltura. Nello stesso buffer e con analoga collocazione troviamo anche la registrazione di 23 movimentazioni dovute a nomadismo, di cui tuttavia solo tre riferibili al 2021. Diversa appare invece la situazione se si considera il buffer di 3 km di raggio che ricomprende buona parte della Valle San Valentino e che appare libera dalla presenza di apiari stanziali e nemmeno oggetto di interesse per il nomadismo in tempi recen-

ti. Considerate le caratteristiche di questa valle, ben isolata dai rilievi montuosi sui tre lati e libera da apiari per un raggio di almeno 3 km, si ritiene comunque possibile l’istituzione di una stazione di accoppiamento. Una volta istituita, la stazione di accoppiamento dovrà essere ufficializzata con il coinvolgimento del Servizio Veterinario e adeguatamente gestita, identificando anche un referente al fine di mantenerne le caratteristiche peculiari esistenti, in particolare limitarne l’utilizzo ai soli alleva-

BIBLIOGRAFIA Büchler, R.; Andonov, S.; Bienefeld, K.; Costa, C.; Hatjina, F.; Kezic, N.; Kryger, P.; Spivak, M.; Uzunov, A.; Wilde, J. Standard methods for rearing and selection of Apis mellifera queens. J. Apic. Res. 2013, 52, 1-30. Mutinelli, F.; Mazzucato, M.; Barbujani, M.; Carpana, E.; Di Salvo, V.; Gardi, T.; Greco, D.; Bonizzoni, L.; Benvenuti, M.; Casarotto, C.; Bortolotti, L.; Costa, C. The Italian National Beekeeping Registry (BDNA) as a Tool to Identify Areas Suitable for Controlled Mating of Honey Bees in Italy. Appl. Sci. 2021, 11, 5279.

Franco Mutinelli1, Giovanni Cunial1, Claudia Casarotto1, Luigino Bortolotti2 1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Centro di Referenza Nazionale per l’apicoltura, Legnaro (PD); Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS), Unità operativa igiene e sanità pubblica veterinaria, Trento 2

Foto Alessandro Dalla Pozza

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tori di A. m. carnica e regolarne l’accesso, assicurare l’adeguata presenza di fuchi per il successo dell’attività, nonché prevenire il nomadismo e l’insediamento di apiari stanziali almeno all’interno del buffer di 3 km.


APITURISMO

PAESAGGI PROFUMATI

L’ECO-TOUR DELLA LAVANDA DALLA PROVENZA ALL’ITALIA di Giancarla Galli

INTENSITÀ DI COLORI E ABBONDANZA DI PREGIATI

Foto blog.3bee.com

FLUSSI NETTARIFERI

L

e bellezze naturali sono forti attrattori turistici e sviluppano un tipo di turismo ecosostenibile e responsabile nei confronti dell’ambiente e di primaria importanza anche per la sopravvivenza del nostro pianeta. Il paesaggio diventa un contesto avvolgente e trovarsi davanti ad un’immensa distesa di campi di lavanda è davvero un’esperienza che il viaggiatore porterà per sem-

pre con sé. Specie quando si ha la fortuna di potersi immergere in un mare dalle sfumature viola, rosa, blu elettrico a seconda dell’inclinazione del sole: nessuna fotografia può riuscire a trasmettere tale bellezza e immensità. PREZIOSO PASCOLO PER LE API Oltre alla bellezza del paesaggio e al richiamo turistico queste diste-

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APITURISMO se sono un prezioso pascolo per le api. Infatti il brusio si percepisce prima di entrare nel campo. Migliaia e migliaia di api indaffarate su questi meravigliosi fiori sembrano non accorgersi minimamente della presenza del visitatore e continuano tranquillamente e instancabilmente a suggere il loro nettare. Un habitat ideale! Lungo i confini dei campi di lavanda gli apicoltori si apprestano a dislocare centinaia di alveari, alcuni disposti con grande cura ed altri un po’ meno, ma sicuramente una collocazione utile al benessere delle api che qui trovano un’abbondanza di pregiato flusso nettarifero. Esistono moltissime varietà di lavanda che differiscono tra loro per caratteristiche botaniche, estetiche, dimensioni, intensità del profumo e colorazione ed anche per il loro potenziale nettarifero. La lavanda ama il caldo e il pieno sole, ma è in grado di tollerare anche il freddo purché le gelate non siano troppo lunghe. Quella sarda fiorisce da aprile-maggio in poi, mentre quella provenzale sboccia dal mese di giugno. La fioritura della lavanda avviene nei periodi estivi partendo da giugno fino ad agosto inoltrato. Indispensabile per la lavanda è un’esposizione soleggiata. La lavanda è una pianta erbacea che non raggiunge grandi dimensioni.

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QUALCOSA SI MUOVE ANCHE IN ITALIA Il nostro Paese certamente ha caratteristiche favorevoli alla coltivazione della lavanda. Svariati sono i nostri territori dove è possibile

ammirare queste piantagioni che disegnano il paesaggio: Sardegna, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Calabria; ma anche altre piccole zone del restante territorio italiano, sebbene questa coltivazione non costituisca ancora condizioni così importanti da cui trarre nuove opportunità e profitti come già accade in altre nazioni dell’Europa. In particolare nella nostra vicina Francia ed in particolare sul territorio della Provenza dove specifici itinerari della lavanda vengono promossi per andare alla ricerca degli scorci più suggestivi e delle inquadrature più spettacolari di quel “mare viola” che tinge il paesaggio. L’Altopiano Valensole, in particolare, è il punto di riferimento, dove si concentra

CARATTERISTICHE E PREZZI DI UN MIELE RARO E PREGIATO Il miele di lavanda, dovunque venga prodotto, è considerato un miele raro e pregiato. Questa coltivazione viene considerata di elevato apporto produttivo, anche se si registrano differenze sensibili tra diverse varietà e ambienti di produzione. Il miele all’origine si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati. Aromatico e delicato, non ricorda l’essenza della lavanda, cristallizza in modo fine e uniforme, con il colore che da dorato diventa bianco, mantenendo una gradevolezza al palato e una piacevole spalmabilità. Viene venduto a prezzi che spuntano anche i 30-35 Euro/kg discostandosi sostanzialmente dalle quotazioni medie di altri tipi di miele.

Foto typicalof.com

IMPIEGO DIVERSIFICATO: NON SOLO MIELE Usata dall’uomo in diversi settori, dalla cosmesi alla profumazione degli ambienti, passando per il settore culinario. I fiori si raccolgono quando sono del tutto sbocciati, meglio

se di mattina e si possono utilizzare per profumare la biancheria, per i pot-pourri ma anche per insaporire dolci, gelati e per tisane calmanti. Molto richiesto l’olio essenziale e, per la distillazione, le infiorescenze si possono raccogliere anche dopo diverso tempo dalla fioritura senza che questo modifichi il contenuto di olio essenziale. Il momento giusto per la sua raccolta ce lo indica proprio la presenza delle api: quando queste smettono di bottinare sui fiori è arrivato il momento del taglio degli steli.


Foto Rebecca D

Foto Michel Aelbrecht

gran parte della produzione della lavanda di tutta la Provenza e dei prodotti che ne derivano come il miele di lavanda segnalato dagli apicoltori lungo il percorso. Di certo c’è che dove si sviluppa in estensione, questa coltivazione crea grandi occasioni di lavoro e di reddito per gli apicoltori, per gli agricoltori e per altre categorie che svolgono attività connesse che in Italia, purtroppo, non trovano ancora lo stesso risalto produttivo ed economico. Ma che, soprattutto, non operano ancora secondo un modello di filiera produttiva integrata.

IL BENESSERE DELLE API Sono ormai diversi anni che sentiamo parlare del benessere delle api e molti si domandano anche come poter intervenire in loro aiuto. Sicuramente un’idea di semplice attuazione è coltivare diverse piantine di lavanda così da fornire alle api un habitat ideale. Infatti, la lavanda, come il rosmarino, il basilico, la salvia, è una pianta in grado di attirare con il suo profumo le api e nutrirle. Quindi non importa che lo spazio a disposizione sia ampio o ridotto, ma ogni cittadino puoi contribuire ad aiutare le api, l’ambiente e conseguentemente l’uomo, sempliceper l’impiego della lavanda e delle mente coltivando diversi cespugli sue innumerevoli proprietà benefi- di lavanda: ne vale la pena perché che, approfittando del fatto che così è una pianta amica delle api. si trova largo impiego in farmacia, erboristeria e profumeria. Giancarla Galli

LA NUOVA PAC È UN’OPPORTUNITÀ Senza entrare nelle varie specificità della pianta, la nuova PAC potrebbe offrire e facilitare tale possibilità di impiego come negli altri Paesi dato che il territorio Italiano offre le condizioni necessarie e favorevoli alla sua coltivazione; si tratterebbe di creare una cultura ad hoc 7-8/2022 | Apitalia | 49


FLORA APISTICA

IMPEGNATI A DIFFONDERE LAVANDA E LAVANDINO

DAL MIELE AL MERCATO DELLE PIANTE OFFICINALI di Damiano Lucia

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Foto Hans Braxmeier

i possibili sinergie tra apicoltura e coltivazioni di piante officinali ne esistono parecchie. Anche perché molte di queste specie (melissa, timo, rosmarino, solo per citarne alcune) sono caratterizzate da una notevole ricchezza di nettare particolarmente ricercato dalle api. Purtroppo però, almeno in Italia, non sono ancora così numerose come servirebbe le aziende specializzate in queste colture. A parte le zone ricche di essenze spontanee, per l’apicoltore interessato a produrre una certa quantità di questi

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pregiati monoflora, l’unica alternativa possibile è quindi quella della loro coltivazione. È il caso della lavanda, che meriterebbe una maggiore diffusione per l’interesse che rappresenta questa specie botanica, non solo sotto il profilo apistico. LAVANDA E LAVANDINO Due sono le specie prevalentemente coltivate in Italia: la Lavanda vera (Lavandula officinalis) (foto sotto) e il Lavandino (un ibrido tra la Lavandula officinalis e la Lavandula latifolia). La prima, la Lavanda comune, è coltivata soprattutto in Emilia e in

IL VALORE AGGIUNTO DI ESSENZE MOLTO ADATTE PER LE API


Foto comeinprovenza.it

Toscana, mentre il Lavandino è una tipica coltura ligure (provincia di Imperia) e piemontese. La superficie destinate ad ambedue le colture è comunque molto ridotta e probabilmente non supera - in totale e per l’intera superficie nazionale - alcune centinaia di ettari.

La principale differenza tra le due specie è data dalla resa in olio essenziale che per il Lavandino è fino a quattro volte superiore alla Lavanda e dalla qualità del prodotto, ritenuto di maggiore finezza e soavità di profumo nel caso della Lavanda vera.

R

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UN ETTARO A LAVANDETO Naturalmente, per l’apicoltore interessato a questa coltura, esiste un minimo di superficie sotto la quale non è possibile scendere. In pratica non ha senso scendere al di sotto dell’ettaro di superficie. L’ideale sarebbe arrivare a trequattro ettari in modo da poter provvedere da soli alla estrazione dell’essenza con un piccolo distillatore aziendale. Ma prima di avventurarsi su superfici superiori è sempre bene verificare in loco le possibilità di piazzare il prodotto principale (l’essenza e le sommità fiorite) presso industrie cosmetiche e le erboristerie della zona. Nel caso della Lavanda l’impianto può essere fatto partendo dal

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FLORA APISTICA

LAVANDA E LAVANDINO: LE ISTRUZIONI PER L’IMPIANTO E LA RACCOLTA

talee a mazzuolo

talee con tallone

talee di punta

TALEE ADATTE ALLA PROPAGAZIONE DELLA LAVANDA E DEL LAVANDINO SPECIE

GIUGNO/LUGLIO

AGOSTO/SETTEMBRE

Lavanda

erboristeria: inizio fioritura

distillazione: spigo con seme

Lavandino

erboristeria: inizio fioritura

distillazione: fiori sbocciati

seme. In questo caso i costi sono abbastanza limitati. Per un ettaro di superficie occorre prevedere circa 50 grammi di seme (costo circa 0,50-1,00 Euro al grammo), corrispondenti a 45.000 semi. Il sistema migliore è porre direttamente due o più semi in contenitori alveolari (vasetti di torba) nei mesi di febbraio-marzo. A nascita avvenuta occorre procedere al diradamento, lasciando una sola piantina per alveolo. La messa a dimora definitiva (sesto d’impianto cm 100 X 50-60) va fatta quando le radici fuoriescono dal foro basale dell’alveolo, generalmente a fine aprile. Pure molto utilizzata è la moltipli52 | Apitalia | 7-8/2022

cazione per talea, l’unica che può essere utilizzata anche per il Lavandino (sesto d’impianto cm 200 X 40) che, essendo un ibrido interspecifico, non è in grado di riprodursi per seme. Le talee, lunghe 10-15 cm, vanno asportate da piante di due tre anni di età. Per un ettaro servono circa 20.000 talee, tenuto conto normalmente del 50% di fallanze. Generalmente non vengono messe a dimora direttamente, ma in vivaio in file distanti cm 40 e a 15 cm sulla fila e trapiantate l’anno successivo. Le talee migliori sono quelle ottenute da rami laterali che non hanno fiorito e staccate con una

parte di legno vecchio (il cosiddetto “tallone”) oppure lasciando un pezzetto del ramo di origine (talea a magliolo). Per favorirne il radicamento, oltre che a regolari innaffiature e a un buon contenuto di sabbia nella terra da vivaio, è consigliabile utilizzare ormoni sintetici in polvere (tipo Germon) in cui immergere la parte basale della talea prima di metterla a dimora. LE OPERAZIONI COLTURALI Essenziale per la riuscita dell’impianto è una buona aratura (50 cm) associata ad una buona dotazione di letame (almeno 250 quintali) da distribuire nell’autunno precedente l’impianto su tutta la superficie. In primavera le talee o le piante ottenute da seme vanno disposte in buche profonde 15-20 cm. Durante la piantagione si apporta dell’altro letame (maturo) da distribuire nella misura di 2/3 kg per buchetta. Si copre il letame con un leggero strato di terra e, quindi, si colloca la piantina. Al primo anno di impianto - in settembre - si provvede al cespugliamento artificiale, consistente nella sistemazione a raggiera delle ramificazioni assurgenti, sotterrandole e rincalzando al centro con terra leggermente compressa. Le cure successive riguardano una somministrazione annuale di un concime ternario ad alto titolo di azoto, e qualche erpicatura o falciatura dell’erba negli interfilari. Al terzo anno la coltura entra in piena produzione fino al 10° - 12° anno dopo di che occorre provvedere all’espianto. Le produzioni ottenibili si aggirano sui 2.000-5.000



FLORA APISTICA kg per ettaro di fiori per la Lavanda e sui 4.000-6.000 kg per il Lavandino, ma sono segnalati anche raccolti notevolmente superiori. La resa in olio essenziale (per 100 kg di fiori secchi) è di 600-800 grammi di essenza per la Lavanda, mentre raggiunge anche i 2,5 kg nel caso del Lavandino. Dopo la raccolta dei fiori deve essere effettuata una leggera potatura della pianta allo scopo di mantenere il cespuglio basso e di favorire il ricaccio di nuovi rami. UN PO’ DI CONTI Le valutazioni sulla convenienza economica della coltura non sono facili anche perché le quotazioni, sia del fiore sgranato che dell’essenza, subiscono forti oscillazioni a seconda dell’andamento delle importazioni e della quotazione della nostra moneta. Un studio realizzato nel 1996 dalla facoltà di agraria di Perugia per una azienda ubicata nelle vicinanze di Gubbio indicava comunque valori di produzione lorda vendibile di circa 2.500,00 Euro/anno ad ettaro. Un risultato più che interessante tenuto conto che i costi di coltivazione - compresa la manodopera necessaria alla raccolta - sono valutabili in circa 1.500,00 Euro/anno. Risultati economici ancora più interessanti sono comunque possibili se la vendita del prodotto, opportunamente differenziata (essenza, fiori sgranati in sacchetto, spighe per composizioni floreali, fiori per tisane) avviene direttamente in azienda o presso punti vendita al dettaglio (erboristerie). 54 | Apitalia | 7-8/2022

IL MIELE DI LAVANDA L’altro prodotto che il lavandeto è in grado di fornire è il miele. Per la sua produzione non esistono particolari accorgimenti da adottare, anche perché il periodo di bottinatura - tipicamente estivo non crea, in genere, problemi di concorrenza con altre la fioriture. Qualche difficoltà potrebbe invece essere data dalla varroa. La necessità di prolungare sino ad agosto inoltrato l’attività di raccolta potrebbe infatti interferire pesantemente con i programmi di lotta che prevedono un primo intervento fine luglio. Ciò implica l’esecuzione di trattamenti autunnali molto accurati ed eventualmente - laddove si riscontri un concreto pericolo di reinfestazioni - la possibilità di intervenire prima della aggiunta del melario con un idoneo trattamento disinfestante. Sulle quantità ottenibili ad ettaro non esistono dati attendibili, anche se generalmente alla Lavanda viene assegnato un potenziale mellifero di IV classe (da 101 a 200 kg/ettaro). Il già citato studio realizzato dall’Università di Perugia ne stima ottenibile una quantità di circa 100 kg, ma il dato richiede sicuramente delle verifiche sul campo. Nessun dubbio invece sulla qualità del prodotto. Il miele di Lavanda e Lavandino in Italia è un prodotto raro e pregiato che non ha certo problemi di collocazione sul mercato. Secondo quanto riportato da G. Ricciardelli D’albore e L. Persano Oddo in “Flora apistica italiana”, il monoflora di Lavanda presenta le seguenti caratteristiche: • colore ambrato;

• profumo intenso e caratteristico; • cristallizzazione compatta; • polline iporappresentato (basta una sua presenza nel sedimento dal 10 al 30% per classificarlo come monoflora). Nel caso invece il lavandeto sia stato realizzato utilizzando il Lavandino il miele che se ottiene - altrettanto pregiato - si presenta bianco, aromatico e con una cristallizzazione molto fine. A differenza di quello ottenuto dalla Lavanda i granuli pollinici sono praticamente assenti in quanto si tratta di un ibrido caratterizzato da stami sterili. Ciò ne rende abbastanza problematica la diagnosi di origine che rimane quindi affidata all’analisi organolettica e alla “serietà” del produttore che ne certifica la provenienza. LE ESIGENZE PEDOCLIMATICHE Ambedue le specie non presentano particolari esigenze di terreno e vegetano anche in ambienti marginali, dove ben poche piante potrebbero produrre. Non a caso, una delle aree di maggiore produzione


Foto Hans Braxmeier

di queste essenza (e anche di un ottimo miele monoflora) è l’isola di Hvar, in Croazia, dove questa coltura rappresenta la fonte di reddito principale in un territorio arido e fortemente compromesso dai disboscamenti effettuati dai veneziani nel XV secolo e da un eccessivo sfruttamento dei pascoli. Come l’esempio francese dimostra, la coltura dà però le migliori rese se effettuata in terreni sufficientemente profondi, freschi ma con buon contenuto in calcare, ben esposti e assolati. L’altitudine più favorevole si colloca tra i 300 e i 1.000 metri s.l.m. Il clima migliore è quello del sistema collinare del centro Italia, ma la si può coltivare anche molto bene anche al nord, con l’accortezza di escludere i terreni umidi e soggetti al ristagno. Al sud e nelle isole - sempre in caso di colture da reddito - è invece necessario prevedere la possibilità di qualche irrigazione di soccorso nel periodo di massimo rigoglio vegetativo o, dove queste non sono possibili, di ricorrere alla tecnica della pacciamatura (copertura del terreno con film plastici o

mediante l’utilizzo di residui tipo 5 cm di diametro. I mazzetti così ottenuti vanno appesi a testa in giù corteccia di conifere, ecc.). fino ad essiccazione completa. L’UTILIZZO ERBORISTICO Se si desiderano invece essiccare le Alle aziende apistiche interessate infiorescenze per uso erboristico la alla produzione di questo pregia- raccolta deve essere necessariamento miele monoflora, l’utilizzo più te fatta all’inizio delle fioritura (il valido è quello in funzione dell’e- cosiddetto tempo balsamico). Ciò strazione dell’olio essenziale. Per comporta la sottrazione dei fiori la distillazione le infiorescenze si proprio nel momento in cui sono possono infatti raccogliere anche più intensamente ricercati dalle diverso tempo dopo la piena fiori- api. Ciò non toglie che, almeno una tura (agosto) senza che per questo parte dell’appezzamento non possi modifichi il contenuto in olio es- sa essere utilizzato a questo scopo senziale. In pratica il momento più (chi acquista miele è di solito ben adatto alla raccolta è fornito pro- disposto verso l’utilizzo erboristico prio dalle api: quando queste smet- e l’abbinamento di un monoflora tono di bottinare sui fiori è giunto di Lavanda con la vendita di fiori il momento del taglio degli steli. da infuso è senz’altro un possibilità È questa l’epoca idonea anche per la da non trascurare). In questo caso raccolta delle spighe da utilizzare o i fiori vengono di solito sgranati vendere per la composizione di fio- contemporaneamente alla raccolta ri secchi e per la preparazione dei e vanno essiccati su graticci posti in caratteristici sacchettini profumati luoghi arieggiati e all’ombra. Sono utilizzati per profumare la bian- utilizzati come infuso in ragione di cheria e tenere lontane le tarme dai 3-4 grammi per tazza. Hanno un capi di lana. Per tutti questi utilizzi effetto calmante della tosse e una la raccolta va fatta possibilmente di blanda azione rilassante e sonnifera. mattina avendo l’accortezza di raggruppare gli steli in mazzi di circa Damiano Lucia 7-8/2022 | Apitalia | 55


Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità);

all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, qua-

B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo

le proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto

di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni

4) Decorrenza.

materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio

i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasfe-

assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione

rimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circo-

all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a

lazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi

partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsa-

5) Norme e sinistri.

bilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria

personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsa-

della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma

bilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i

(tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) en-

rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati,

tro cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per

compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand,

i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia

ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipol-

2) Massimali e Franchigia.

saiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per ca-

159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato

pitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro)

perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pre-

per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e

giudichi i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni

cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che

o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta

dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro.

di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato.

3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accetta-

Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale.

zione di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n.

Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono:

159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere vi-

A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a:

sione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente

FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mez-

dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente

zo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun

fra la Compafgnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unica-

apiario da assicurare).

mente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata. Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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1 2

IL SOTTOSCRITTO........................................................................................................................................................................................................ INDIRZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA.............................. TELEFONO........................................................................... EMAIL............................................................................................................................. CODICE FISCALE................................................................ PARTITA IVA................................................................................................................... nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. .........................

Apiario composto da n°..................................... alveari Comune, Provincia......................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione......................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo............................................................................................................................................................................................................... Coordinate satellitari..................................................................................................................................................................................................... NOTA BENE Che rimette

Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare. a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927 unitamente alla presente

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ......................................................................................................................... Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia .........................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite.

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ...........................................................................................................

Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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