Apitalia 11/2020

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXV • n. 11 • Novtembre 2020 •- 709 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

LA PATRIA DEL MIELE





EDITORIALE

MIELE SENZA PATRIA

DALL’EST SEGNALI ALLARMANTI MISCELE AD ORIGINE PARZIALE

ORA L’ITALIA DEVE FARE LA SUA PARTE

È

un’altra di quelle volte che il nostro Paese ha una missione da compiere: specie in un momento in cui il dibattito sulla trasparenza delle etichette del miele è sempre più animato da pericolosi elementi di confusione. Abbiamo visto, ad esempio, che l’invasione di miele cinese nel nostro mercato è una narrazione utilizzata per minimizzare l’effettiva invasione di miele proveniente da Paesi dell’Est (Ungheria e Ucraina). Si è poi capito che quando il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea il quantitativo di import comunitario del peggior miele cinese si ridurrà di colpo del 30%, il che non è cosa da poco. Sappiamo poi che sulle etichette del miele è stato finalmente svelato il trucco delle ambigue descrizioni in caso di miscela e ormai apicoltori e consumatori chiedono di sapere cosa c’è dentro un vasetto. Ora apprendiamo anche - a rivelarcelo il servizio di apertura di questo numero di Apitalia - che 5 Paesi europei si sono coalizzati per chiedere al Legislatore di cambiare la Direttiva miele a modo loro: le miscele indicheranno solo i Paesi d’origine principali (entro il 70% e poi basta). La cordata è di quelle che il suo peso ce l’ha: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia valgono il 30% dell’apicoltura UE. Ma questo raggruppamento di Paesi è anche capace di incidere in termini politici: se nessuno sarà in grado di proporre una valida alternativa alla loro proposta, la trasparenza dell’etichetta del miele resterà quella cosa ambigua che sappiamo o si avvierà ad un ulteriore e inesorabile peggioramento. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 709 | 11/2020 | gli articoli

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5 EDITORIALE Miele senza patria

Raffaele Cirone

10 PRIMO PIANO L’etichetta del miele secondo i Paesi dell’Est

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Talloni di Achille e cavalli di Troia

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Andare incontro al rigido inverno

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST L’importanza del dettaglio strutturale 22 AGENDA LAVORI. CENTRO Garantire il cibo eliminare gli acari

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26 AGENDA LAVORI. SUD La professionalità nel metodo di lavoro 30 AGENDA LAVORI. SUD E ISOLE Inverno alle porte bando agli indugi! 38 MODA Api e art couture 40 VARROA Ossalico salvavita

Matteo Giusti Santo Panzera Vincenzo Stampa

Renzo Barbattini e Giuliano Zoppi Pier Antonio Belletti, Andrea Chicco, Giorgio Della Vedova, Mattia Schiavo

45 API E ARTE L’apicoltura vista in cinematografia 54 FLORA APISTICA I pollini di emergenza

Giacomo Perretta

Renzo Barbattini, e Santi Longo

Giancarlo Ricciardelli D’Albore

lo speciale

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•DISCIPLINA DELL’APICOLTURA• Legge 24 dicembre 2004, n. 313 NUOVO TESTO COORDINATO


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare Ogni miele ha la sua Patria, fatta da un insieme di ingredienti che distinguono la sostanza di un territorio, l’identità di un popolo e del suo modo di fare apicoltura, agricoltura, ambiente e paesaggio. Ma anche di un saper fondere l’innovazione con la tradizione, di preservare la biodiversità vegetale e quella delle razze autoctone di api. L’origine è anche questo e noi che abbiamo per primi combattuto per mettere in risalto questo valore, oggi non possiamo accettare che esso venga accantonato per fare posto ai soli interessi commerciali. (Foto “Honeyland” Stefilm International srl)

hanno collaborato a questo numero abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: varia per area geografica, richiedere preventivo

Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Renzo Barbattini, Giuliano Zoppi, Pier Antonio Belletti, Andrea Chicco, Giorgio Della Vedova, Mattia Schiavo, Santi Longo, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2020”)

i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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PRIMO PIANO

L’ETICHETTA DEL MIELE SECONDO I PAESI DELL’EST

IL DOCUMENTO CHE GIRA A BRUXELLES Nostro servizio

MISCELARE CON IL 30% DI PRODOTTO, MA SENZA ORIGINE

I

n relazione alla situazione del mercato dei prodotti agricoli, la Commissione e il Consiglio dei ministri dell’Unione Europea fanno periodiche valutazioni che poi diventano elementi ispiratori di decisioni e provvedimenti legislativi. La materia è delicata, in continuo divenire, incombe la chiusura del trattato di uscita del Regno Unito (la cosiddetta Brexit) e la pandemia da Coronavirus comporta rischi di destabilizzare quel complicato equilibrio degli approvvigionamenti e degli scambi dei beni primari che l’agricoltura è chiamata a fornire al mercato unico dei 27 Stati membri. L’analisi è costante ed è in questo contesto che gli Uffici di punta dell’UE si sono visti sottoporre, 8 | Apitalia | 11/2020

già a partire dallo scorso mese di luglio, un documento (n. 9599/20Agri 209-Agrifin 60-Agriorg 54) nel quale le delegazioni dei competenti Ministeri dell’Agricoltura degli Stati membri, hanno aggiornato il quadro in materia di latte, carne, vino, olio, frutta, zucchero, per valutare la situazione nel complesso. È capitato così che i funzionari di Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia abbiano allegato anche una “Dichiarazione comune sulla situazione del mercato del miele”. Le cose che dicono i referenti di questo ampio schieramento di Paesi dell’Est sono in linea di principio note e persino condivisibili. Non guasta, però, se proviamo ad esaminarle anche noi con la dovuta attenzione. L’APICOLTURA PRIMA E DOPO LA PANDEMIA Intanto le premesse sono chiare: “La situazione insolita causata dalla pandemia COVID-19 ha creato difficoltà estreme per quasi tutti i settori e ha richiesto misure e azioni urgenti per superare i disordini, stabilizzare i mercati e garantire la sostenibilità della produzione agri-


cola e alimentare. Apprezziamo gli sforzi della Commissione Europea per rispondere rapidamente e in modo completo agli effetti della pandemia, così come la flessibilità fornita dal Regolamento di esecuzione (UE) 2020/600 per introdurre una deroga nell’applicazione dei regimi di sostegno in vari settori, tra cui il settore dell’apicoltura. Tuttavia,

vorremmo richiamare l’attenzione della Commissione sulla situazione nel settore dell’apicoltura che doveva affrontare gravi sfide anche prima della crisi del COVID-19”. Segue una fondata analisi delle criticità: “Negli ultimi anni il miele è stato importato sistematicamente nell’UE a prezzi estremamente bassi e questa tendenza continua ancora oggi. Le importazioni di

miele dalla Cina e dall’Ucraina, che non hanno gli stessi standard di qualità e giungono a prezzi bassi, esercitano una pressione significativa sui prezzi di mercato del miele prodotto nell’UE. A causa dei maggiori costi di produzione negli Stati membri, il miele di origine dell’UE non è competitivo e viene venduto a prezzi vicini o inferiori ai costi di produzione.

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L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE ANCHE L’ITALIA DICE LA SUA L’ON. DE MEO RICHIAMA L’UE La produzione europea di miele va tutelata e per far questo serve subito un sistema di etichettatura dell’origine. Questa in sintesi la richiesta che l’Eurodeputato Salvatore De Meo (Gruppo PPE) il primo parlamentare italiano a presentare un’interrogazione scritta alla Commissione Europea. «La crisi del settore apistico europeo - scrive De Meo - ha registrato nel 2020 un calo di circa il 40% - rispetto al periodo 2015-2018 - della produzione, costringendo l’Unione Europea ad aumentare le importazioni, già incrementate del 4,9% rispetto allo scorso anno. L’etichettatura di origine del miele è attualmente disciplinata dalla direttiva 2001/110/CE del Consiglio Europeo, che non prevede l’indicazione chiara dell’origine geografica del prodotto, in particolare nelle miscele, che vengono etichettate in categorie generiche: UE, UE/non UE e non UE. Formule che rappresentano oggettivamente una mancanza di chiarezza per il consumatore europeo, che chiede maggiore trasparenza, e che soprattutto favoriscono il posizionamento nel Mercato Unico dei mieli di quelli più economici provenienti da paesi terzi. Proprio per questo - continua l’Eurodeputato - nell’interrogazione ho chiesto quali misure siano in atto per garantire ai consumatori europei un’etichettatura chiara che informi meglio sull’origine del miele, e se in questa direzione si intende valutare alcune misure supplementari già intraprese da alcuni paesi membri. Inoltre - conclude De Meo - ho chiesto se si reputa opportuno avviare controlli più severi sulle importazioni di miele non comunitario per contrastare il fenomeno delle frodi e verificare la rispondenza del prodotto importato agli standard qualitativi dell’UE».

Come affermato nella conclusione della relazione della Commissione sull’attuazione dei programmi di apicoltura del 17.12.2019, in termini di redditività del settore nel suo complesso, i prezzi medi nell’UE non sono aumentati, mentre i costi di produzione aumentano e i prezzi all’importazione diminuiscono. Questi costi sono stimati nella relazione a 3,90 Euro/ Kg, mentre i prezzi medi delle importazioni nell’UE da Paesi terzi sono pari a 2,0-2,2 Euro/Kg. Tutto ciò crea difficoltà e rischi per un settore che invece contribuisce in modo significativo agli obiettivi della PAC ed è importante per l’intera attività agricola.”. L’APPELLO ALLA COMMISSIONE EUROPEA “In considerazione di quanto sopra, ci appelliamo - dicono unanimi i rappresentanti delle delegazioni dei cinque Paesi dell’Est europeo - alla Commissione Eu-

ropea affinché presti particolare attenzione al settore dell’apicoltura e adotti misure urgenti per sostenere la stabilizzazione del mercato del miele, utilizzando tutti gli strumenti possibili, compresa l’attuazione delle misure di emergenza ai sensi dell’articolo 219 del Regolamento 1308/2013, l’attivazione di clausole di salvaguardia sugli accordi di importazione con l’Ucraina e la Cina o qualsiasi altra misura”. E fino a quì andrebbe detto che è tutto sacrosanto! Poi però c’è una conclusione che preoccupa: “Chiediamo ancora una volta alla Commissione Europea di considerare la possibilità di modificare la Direttiva Miele (2001/110/ CE) per quanto riguarda l’etichettatura dell’origine del miele miscelato. Ciò garantirà una migliore tracciabilità dei prodotti, creerà maggiore fiducia per i consumatori europei nella loro qualità e sicurezza, impedirà ai consumatori di essere indotti in errore e stabilirà pratiche di mar-

keting eque. Inoltre, riteniamo opportuno aggiungere in etichetta la percentuale di miele dei singoli Paesi. Per indicare “paese di origine...”, la percentuale di miele sull’etichetta di una data partita di miele non deve essere inferiore al 70%.”. LA PROPOSTA AMBIGUA CHE NON CONVINCE E il documento finisce così. Chiaro e tondo, come serve a quei funzionari europei che tanto peso hanno quando supportano l’esame dei più delicati dossier dai quali i politici sintetizzeranno provvedimenti e decisioni finali. In sostanza: l’analisi è corretta, ma la proposta conclusiva non lo è affatto. Se introduciamo il principio che in caso di miscela l’obbligo di menzione del Paese d’origine del miele vale solo per le partite di miele non inferiori al 70%, ne consegue che le partite di miele fino al 30% possono restare anonime. 11/2020 | Apitalia | 11


AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

TALLONI DI ACHILLE E CAVALLI DI TROIA

QUARANT’ANNI DI LOTTA ALLA VARROA di Alberto Guernier

M

olte domande, ancora non trovano risposte certe, alcune risposte certe, faticano a trovare obiettive conferme. Ho fatto mia la risposta: “Conosciamo molto, ma non sappiamo tutto”. Mai periodo più azzeccato per ribadirla a concetto, estendibile ad ogni dove! Lo so che questa è la rubrica dedicata ai lavori del periodo, ma occorre sempre, una breve riflessione prima di intraprendere qualsivoglia lavoro. Senza dilungarmi oltre, mi domando: “Avviati alla fine dell’anno 2020, a quarant’anni dal momento in cui “tutto ebbe inizio”, quasi quarant’anni di studi, esperimenti e ricerche, principi attivi, farmaci e risorse; abbiamo risolto il problema apistico della varroa, e dei virus ad essa correlati?”. Questa bestiolina che frequenta i nostri alveari, è un osso duro. Per quanti non hanno una lunga esperienza apistica, possiamo riassumere, che i punti fermi del trattamento alla varroa sono stati nel tempo individuati in due trattamenti annui, uno estivo e uno invernale. 12 | Apitalia | 11/2020

Quello estivo è stato sempre quello più critico, all’inizio indicato come “tampone”; un trattamento che si “accontenta”; di scarsi risultati? Di abbassare il numero di varroe; di quanto? In risposta a queste domande, anche il trattamento estivo è diventato di totale abbattimento dell’acaro in questione. Totale o quasi, forse non per tutti dappertutto, forse non sempre efficace allo stesso modo? Infatti: Settembre, Ottobre, Novembre.

DOBBIAMO SPEZZARE LE CATENE DELL’ACARO E DEL CONTAGIO VIRALE


Prime indicazioni di covata palesemente affetta da virus, veicolata da quella varroa rimasta (e quì va detto: rimasta a noi oppure al nostro vicino, non fa alcuna differenza!). Tanta, poca? Vettore e forse anche, da studi fatti, replicatore di virus, soprattutto quello delle ali deformi, il famoso DWV. Siamo nel periodo delle “foglie cadenti” e si fa presto a fare un passo che porta a veder cadere anche gli alveari. Cellette superstiti, contenenti api “mai nate” lasciano intravedere l’estesa area di covata ammalata, che ha lasciato spopolare completamente fino alla morte l’intera famiglia. E crollato il ricambio, è mancato violentemente il corretto rapporto fra i nati ed i morti. Non tutta la varroa sembra essere nociva allo stesso modo, quindi anche quello che comunemente viene chiamato, “carico di infestazione”, potrebbe essere relativo. Quello che è certo, in questo approssimarsi dell’inverno, è che po-

tremmo avere dopo tutto, al di là del numero, una buona quantità di api infestanti all’interno dei nostri alveari; certo si spera non in tutti, ma occorre ribadire che trattandosi di virus, il contagio da famiglia ammalata a famiglia sana potrebbe verosimilmente seguire altre strade, una fra tutte, quella più classica del saccheggio. A questo punto, fatte queste considerazioni, dobbiamo diventare “maniaci” della varroa: adesso non ci sono scuse, legate al tempo disponibile, alla fattibilità di certi interventi, alla produzione che a volte può ancora essere presente nel periodo estivo e così via in tante altre possibili variabili. Quarant’anni di studi ci hanno dato dei mezzi efficaci di lotta alla varroa, che soprattutto in inverno, non richiedono particolari abilità apistiche per essere messi in pratica, ma che portati a termine con cognizione, consentono di arrivare ad una totale eliminazione della varroa, dando la possibilità a quegli

alveari che si sono salvati, di “rinascere a primavera” con il rinnovarsi delle stagioni, senza portarsi appresso un virus, che alla prima occasione le farà collassare. Occorre spezzare ora la catena, eliminando eventuali “Talloni di Achille e Cavalli di Troia” che possono essere presenti nel nostro apiario; meno probabilità di contagio permangono in circolazione nelle campagne e meglio sarà per tutti! A livello pratico, anche se scontato, vanno ricordate quelle semplici indicazioni che spesso però si sottovalutano. • Le arnie devono essere con fondo a rete; (ancora molti apicoltori, ritengono questo tipo di soluzione superflua), è invece imperativo essere certi che non sia rimasta più varroa. Questo dispositivo, deve essere in buono stato, quindi libero e non rotto, in grado di far passare le varroe cadute. • Sotto alla rete ci deve essere sempre il cassettino di lamiera,

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

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Foto pitarresicma.it

esso deve chiudere perfettamente cemente cail passaggio alle api, (nel cassetto povolgendo ci cadono anche altri detriti che la porticina attirano le api, non è da escludere di lamiera ed che una parte di re-infestazione utilizzando il sia addirittura autoprodotta in lato con i foquesto modo!) in special modo rellini, questo durante i trattamenti con presìdi ci consentiche diminuiscono col tempo la rà di poter loro efficacia! recuperare • Nei casi in cui i cassettini concegli alveari in un secondo dano per difetto l’accesso alle momento in api, soprattutto nei momenti del sicurezza. giorno di spiccato rialzo termico, Arnie fatisi possono vedere numerose frescenti e maquentatrici; in questi casi ove possibile vanno svuotati spesso, nel teriale non periodo che segue i trattamenti. idoneo, costituiscono un punto debole, che, • Accertiamoci sempre che i cassettini siano spinti bene fino in fonmagari sfruttando i numerosi do, a volte le guide in legno su bandi regionali, può essere facilcui scorrono, sono solo ostruite mente eliminato con poca spesa, imbianchini come protezione), da sporcizia, puliamo e infiliamo consentendoci di lavorare con pratici ed economici, del giusto bene il cassetto fino alla battumaggiori soddisfazioni in modo spessore, si ritagliano facilmenpiù efficace e razionale. ta d’arresto, alle api non occorre te, vengono venduti in rotoli, • Stessa cosa dicasi per i nuclei, molto spazio per accedervi! sono leggermente isolanti, dimateriale reso inefficace dall’u• Quando si visitano gli alveari, biminuiscono lo spazio libero nei sogna sempre che questi abbiano sura, adesso che si ha il tempo cassetti e rendono difficoltoso lo la possibilità immediata di essedi operare una cernita, va elimispostamento per molti insetti per re chiusi impedendo da subito nato senza indugi, spesso le reti via di una leggera peluria; posl’accesso alle api. Non è scondei fondi presentano dei buchi, sono essere adottati anche per i tato, soprattutto per chi non fa le portine eccessivamente rotrattamenti estivi, all’occorrensicchiate non ne consentono nomadismo, avere alveari che za arrotolati e posti in un sacco, non hanno questa caratteristica, all’occorrenza una tempestiva congelati, oppure sbattuti facened efficace chiusura; in inverno, dover rinunciare a chiudere imdone cadere il contenuto dentro mediatamente un alveare morto complice magari posizioni ed ad una sceratrice solare; hanno esposizioni diverse, si innescano o morente, rimandando magari il vantaggio di trattenere leggeralla prossima visita, quando masaccheggi latenti, sempre perché, mente il contenuto ancora vitale, gari ci saremo ricordati di cerin quasi ogni periodo dell’anno, evitando che venga disperso nelle care-trovare la mascherina, che le esploratrici, un giro sotto agli immediate vicinanze degli alveaforse non va neppure bene… non alveari alla ricerca di qualche falri, e si possono persino lavare. è concepibile in una conduzione la, se lo concedono sempre. moderna degli alveari. • In ultimo, nei cassetti è possibile Buon lavoro! • Le arnie a cubo, consentono questa inserire dei materassini sinteoperazione rapidamente, semplitici, (sono usati in edilizia dagli Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

ANDARE INCONTRO AL RIGIDO INVERNO

GLI ALVEARI ADDENSANO IL GLOMERE di Maurizio Ghezzi

NUTRIRE A CANDITO TRATTARE LA VARROA VERIFICARNE

veramente limitata, se non addirittura quasi inesistente nelle giornate più fredde e ventose. All’interno del loro nido le nostre preziose operaie inizieranno a raccogliersi in glomere per mantenere una corretta omeostasi termica che consenta loro di resistere ai freddi intensi ormai alle porte. In questo periodo della stagione aprire gli alveari non è mai cosa saggia né raccomandabile; il bravo apicoltore si limiterà a sorveglia-

Foto www.apicoltoridelpiceno.it

LE CADUTE

S

tiamo per entrare nel lungo e freddo periodo invernale, mentre in alcune regioni, particolarmente nelle località montane la comparsa delle prime gelate ha annunciato, con lieve anticipo, l’arrivo dell’inverno. In queste condizioni climatiche l’attività delle nostre api inizia a rallentare ed esse entrano progressivamente in una fase di pre-invernamento. Potremo osservare come la loro attività sul predellino di volo sia

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re la porticina di volo e saranno le stesse api a fornirgli tutte le indicazioni a lui necessarie per poter comprendere lo stato di salute della famiglia. L’attento apicoltore, inoltre, non si dimenticherà di soppesare con frequente cadenza gli alveari che ha in custodia per cercare di capire se le riserve di cibo presenti siano sufficienti o no. Nel caso in cui qualche alveare si rivelasse più leggero del previsto è bene non esitare nel somministrare alimentazione di sostegno. Con il freddo ormai incalzante è sconsigliato l’utilizzo di sciroppo poiché potrebbe portare a una nosemiasi, quindi consiglierei, nel caso in cui si renda necessaria la somministrazione di un’alimentazione supplementare, di utilizzare dell’ottimo e appetibile candito. In apiario, alcune altre incombenze che ci rimangono da eseguire sono quelle di rimuovere fogliame ed erbacce ancora presenti sul contorno degli alveari: esse potrebbero, infatti, limitare la circolazione d’aria e creare condizioni che comportino aumento di umidità all’interno del nido. Le nostre api ben sopportano il freddo ma, come sappiamo, non tollerano i forti venti e soprattutto l’umidità. Se non lo abbiamo ancora fatto, predisponiamo intorno alle nostre postazioni delle barriere frangivento salvo che non si sia provveduto per tempo a disporre delle fitte e abbondanti siepi sul perimetro dell’apiario. Se ve ne sono, recidiamo arbusti e rami di alberi che potrebbero ombreggiare i nidi delle nostre molte inquiline: anche l’esposizione a una 16 | Apitalia | 11/2020

sola ora in più di sole contribuisce a riscaldare l’interno dell’alveare evitando lavoro e consumo di cibo alle nostre api ormai raggruppate in un tiepido glomere. Con una stagione che prosegue normalmente, cambiamenti climatici permettendo, novembre, grazie al fisiologico blocco di covata, questo è anche il periodo giusto per il secondo trattamento utile a contrastare l’infestazione da varroa. Approfittando di una giornata più tiepida del solito, con una temperatura che nelle ore centrali riesce a spingersi fino ai 15 °C, potremo aprire il nido per gocciolare acido ossalico (Api-Bioxal®), preoccupandoci di tenere aperto l’alveare per il tempo più breve possibile al fine di non disturbare le nostre compagne volanti già assorte in un mite torpore invernale. Ricordiamoci, infatti, che l’apertura di un alveare in questo periodo non è mai raccomandata. Non vorremo mica che le affittuarie delle nostre arnie prendano un colpo di freddo! Infatti, anche in una giornata più tiepida del solito aprire un nido, per quanto lo si riesca a fare nel

Foto Apicoltura BIO Dolcezza & Natura

AGENDA LAVO RI. NORD

più breve possibile, mette sempre a rischio la sopravvivenza della famiglia in esso ospitata. Contestualmente, dopo aver gocciolato l’ossalico, sono solito collocare due strisce di Apivar® o Apitraz® che rimuoverò a metà febbraio. Eseguito il trattamento è utile conteggiare la caduta di varroa, se essa rimane pari ad un numero non superiore a venti acari potremo considerare efficace la “cura” eseguita, in caso contrario con una conta di varroe cadute superiore, se non addirittura molto più alta, potremo correre ai ripari nebulizzando acido ossalico sublimato all’interno dell’alveare (nella formulazione commerciale autorizzata); questo trattamento potrà esser ripetuto ogni sette/ dieci giorni fino a che il numero di varroe cadute non sarà pari o inferiore a 20. Il calore, come sappiamo, tende a salire verso l’alto per questo motivo è importante coibentare con polistirene, lana di roccia, cuscini di tessuto non tessuto o vecchi giornali l’intercapedine fra coprifavo e tetto. Un’inferiore di-


spersione di calore consentirà di preservare una temperatura più gradevole all’interno del nido permettendo così alla famiglia di avere un minor consumo energetico e di conseguenza un diminuito impiego di provviste alimentari. Per finire assicuriamoci che i tetti delle arnie siano ben saldi ed eventualmente rinfranchiamoli utilizzando dei pesi che li possano rendere in grado di sopportare forti raffiche di vento. Questi pochi compiti ci aspettano in apiario in tale periodo della stagione, per il resto, del tempo ne rimane e potremo utilizzarlo svolgendo tutte quelle attività di magazzino come per esempio: riassettare vecchie arnie in disuso, dipingerne delle altre, sterilizzare tutti gli strumenti utili sul campo e, se non l’abbiamo ancora fatto, pulire gli escludi regina; insomma preparare tutte quelle cose che all’inizio della prossima stagione ci consentiranno di ripartire senza perdite di tempo.

Son sicuro che le nostre associazioni apistiche organizzeranno delle riunioni: non perdiamo l’occasione di frequentarle poiché esse sono un’importante occasione di confronto e ci permettono di accrescere le nostre conoscenze e di migliorare la nostra pratica apistica. Non è mai troppo quello che sappiamo mentre è sempre molto ciò che possiamo e dobbiamo imparare! Sicuramente, dopo aver svolto tutti questi compiti, ancora dell’altro tempo rimarrà a nostra disposizione così che potremo utilizzarlo per catalogare il miele raccolto durante la stagione - ancora poche settimane e arriverà Natale - esso sarà un ottimo dono capace di fare la felicità dei nostri amici e familiari, oppure potrà impreziosire il banco espositivo di un mercatino natalizio sperando di poterlo allestire nonostante le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria ancora in atto. Vi vorrei salutare con una breve

strofa di una famosa canzone di Ivano Fossati: “dicono che c’è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare, io dico che c’era un tempo sognato che bisognava sognare”. Così, a mio modesto parere, questi sono i mesi in cui, con il nostro sapere apistico, dobbiamo seminare le basi per una buona futura stagione, l’inverno è il tempo più lungo in cui dobbiamo aspettare ma, allo stesso momento, è anche il tempo sognato in cui bisogna sognare: sognare una prossima primavera ricca di fioriture, sognare di non perdere famiglie durante il periodo più rigido, sognare un futuro prossimo buon raccolto, insomma sognare quella condizione di normalità che ha accompagnato la nostra attività per molto tempo prima che con il nostro atteggiamento “eco-insostenibile” riuscissimo a sconvolgere l’equilibrio dell’ambiente che ancora ci ospita nonostante tutto. Maurizio Ghezzi

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

L’IMPORTANZA DEL DETTAGLIO STRUTTURALE

ELIMINARE ROTTURE E SCONNESSIONI di Giacomo Perretta

NUTRIMENTO SOLIDO ATTENZIONE AL GLOMERE

Foto apemellifera.blogspot.com

ARNIE RINSALDATE

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a qualche anno osservo un evento che sembra ormai stabilizzato: il clima di questo periodo autunnale, differente da quello di anni fa, che ormai ha una media termica più alta rispetto ad anni addietro. Eppure avrete osservato anche voi che ai primi di novembre nelle pianure del Nord-Est avviene il blocco di

covata naturale, la regina interrompe la deposizione anche se a volte può essere presente una piccola rosa di covata. Questa drastica diminuzione della covata, di conseguenza, fa aumentare le varroe foretiche e visto il rischio di contatto con api di altri apiari, resta valido il principio che gli apicoltori si accordano nell’eseguire i trattamenti seguendo anche in autunno i protocolli estivi, cioè trattando contemporaneamente: questo per evitare la possibile reinfestazione. PREPARIAMOCI ALL’INVERNO “L’autunno è iniziato e abbiamo solo tre mesi prima dell’inverno”. Avrei iniziato così qualche anno fa, ma in questi ultimi anni l’autunno si può definire un’estate un po’ più fresca, con scarsissime importazioni di nettare e zuccheri, questi ultimi principalmente provenienti da frutti e bacche autunnali, che mettono le api in difficoltà. Qual è l’atteggiamento da adottare quando le api proprio a causa di questa scarsa importazione affannano? 11/2020 | Apitalia | 19


Stabiliamo che il miglior alimento per le api è il miele, ma purtroppo non sempre si hanno a disposizione telaini con depositi di miele e allora ecco che ci viene in “soccorso” il semplice zucchero semolato o a velo, confezionato, prodotto e distribuito sotto forme diverse, sempre più spesso con elementi integrativi aggiuntivi: vitamine e proteine, queste ultime introdotte con polline. Le principali soluzioni sono liquide o in pani di candito, ne abbiamo parlato il mese scorso. La soluzione con candito sotto forma di pani si suppone sia il mezzo più semplice e facile per alimentare le api, infatti, basta depositare il panetto sui telaini, rovesciare il coprifavo ed il necessario è fatto. Non dimentichiamo di controllare con attenzione oltre all’alimentazione anche lo stato di salute dell’alveare, cominciando dalla consistenza della famiglia, e qua20 | Apitalia | 11/2020

Foto Giorgio Iseppi

AGENDA LAVORI. NORD-EST

lora fosse necessario iniziando a l’arnia nuova, ma vediamo di sestringere, possibilmente togliendo guito quali possono essere i proqualche telaino di troppo. blemi, anche quelli che non sembrano gravi. CONTROLLO DELLE ARNIE Se le temperature permettono VISIONE D’INSIEME PER ancora di muovere le api senza UN BUON INVERNAMENTO problemi, è bene controllare lo La parte strutturale più delicata stato di conservazione delle ar- dell’alveare è il fondo in rete, anche nie. Anche se queste operazioni il fondo di legno se qualcuno avessarebbero state più opportune in se ancora oggi alveari con questa precedenza, posso considerarlo un struttura; il resto, come i laterali e ritardo non grave. la parte superiore, essendo più visiSpostare dunque le api provvi- bile non dovrebbe risultare problesoriamente in altre arnie, per il matica. La parte inferiore, la rete, tempo che necessita la riparazio- potrebbe essersi rotta a causa della ne qualora ce ne fosse la necessità; ruggine permettendo a piccoli anioppure provvedere alla sostitu- mali l’accesso; i topolini, ad esemzione. Dobbiamo ricordare che pio, passano volentieri l’inverno l’arnia in legno, la loro casa, dovrà all’interno dell’alveare. proteggerle per tutto l’inverno, la Le cause della rottura della rete, sua integrità pertanto non deve in particolare quella non in acciaio essere sottovalutata. inox, potrebbe avvenire anche solo Lo stato di conservazione struttu- per il semplice contatto con gli acidi rale è importante, è pur vero che la che utilizziamo per la lotta alla varvernice copre tutto e fa sembrare roa, ma anche quella in acciaio inox


ha necessità di essere controllata qualora spostiamo gli alveari: potrebbe essersi rotta accidentalmente, insomma il controllo strutturale è comunque una buona norma. La parte superiore come ho scritto non dovrebbe avere problemi, mi permetto però di ricordare che la propoli con l’abbassarsi delle temperature diventa più dura o meno malleabile e quella messa dalle api sulle guide dove appoggiano i telaini, non cede e se non viene rimossa tiene alzato il telaino diminuendo lo spazio tra coprifavo e longheroni del telaino. Questioni che sembrano banali, ma in alcuni casi restringono lo spazio fino a non permette il passaggio delle api che nel periodo invernale potrebbe creare

alcune complicazioni al glomere. Il glomere viene formato sulla parte alta del telaino ovviamente perché più calda, quando lo spazio lo permette le api possono passare da un lato all’altro altrimenti devono rimanere nel proprio lato e sappiamo che il piccolo glomere su un solo lato in caso di abbassamento della temperatura potrebbe incontrare difficoltà nei movimenti. Per terminare questa visione strutturale dell’arnia e nel suo insieme alveare, ricordo che il glomere è un’unica entità che si sposta insieme per mantenere la temperatura, la rotazione delle api dall’esterno all’interno del glomere e viceversa comporta un notevole dispendio di energie con uno sforzo altissimo,

ma è l’unico modo che le api hanno per mantenere la temperatura di sopravvivenza. Aggiungo per finire una nota di curiosità del regno animale, questa caratteristica del glomere non appartiene solo al mondo delle api ma anche dei pinguini i quali, quando le temperature calano repentinamente, formano compatti grandi branchi (forse azzardando, una specie di glomere su due dimensioni) che si spostano lentamente da un lato all’altro provocando un movimento ondulatorio unico in tutto il branco riscaldandolo, lo stesso effetto che nelle api in glomere produce il loro movimento muscolare. Giacomo Perretta

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AGENDA LAVORI. CENTRO

GARANTIRE IL CIBO ELIMINARE GLI ACARI

IL PROBLEMA NON È L’INVERNO di Matteo Giusti

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glomere durante le ore o i periodi più freddi. Se il candito è distante dal glomere infatti, non è detto che le api riescano a raggiungerlo. Durante l’inverno sarà opportuno controllare periodicamente la presenza e la consistenza delle scorte per poter intervenire tempestiva-

SERVONO ALVEARI SANI, FORTI, RICCHI DI SCORTE

Foto apicolturareginaitalia.eu

n generale i mesi freddi per le api non sono un problema se l’alveare è sano, forte e con buone scorte di cibo. Il lavoro dell’apicoltore quindi è quello di garantire queste condizioni. Le attività principali in questo periodo sono quindi il controllo delle scorte e l’esecuzione dei trattamenti antivarroa. Le api per affrontare bene l’inverno devono avere il maggior numero di scorte possibili, sia di miele che di polline. Il miele è fondamentale per l’alimentazione e per fornire l’energia necessaria alla termoregolazione, cioè per riscaldare il glomere. Il polline sarà invece fondamentale a fine inverno per la ripresa primaverile. Avere almeno due telai pieni di miele, ma meglio di più, è opportuno per non dover intervenire immediatamente con la nutrizione di soccorso. In ogni caso è sempre meglio avere una abbondanza di scorte che una carenza. Nel caso le scorte siano scarse è invece necessario intervenire subito fornendo candito. Quando si dà il candito è molto importante che questo sia direttamente sopra le api, anche quando saranno in


mente con la nutrizione. Anche l’uso delle bilance per monitorare a distanza la variazione di peso, e quindi il consumo delle scorte, può essere molto utile, nell’ottica di ridurre gli spostamenti e i tempi di lavoro per fare le visite in apiario. Quando si usano le bilance però si deve tenere sempre in considerazione che si sta facendo un controllo a campione, perché si monitora solo l’alveare o gli alveari che hanno la bilancia, generalmente uno o due per apiario. Il consumo delle scorte però può essere molto variabile da famiglia a famiglia. Per questo, per maggiore sicurezza è opportuno installare la bilancia sotto l’alveare con meno scorte, quello più a rischio, che

ci permetterà con più probabilità di intervenire tempestivamente anche sugli altri che dovrebbero avere un maggior margine di sicurezza, dal momento che hanno più scorte a disposizione. Andando ai trattamenti, quelli invernali sono un intervento fondamentale nel piano annuale di controllo della varroa. Il trattamento o i trattamenti invernali dovranno infatti abbattere più del 90% delle varroe presenti, garantendo la sanità delle api per diversi mesi, in genere fino a dopo le prime produzioni primaverili. Riguardo al principio attivo da usare per i trattamenti invernali è l’acido ossalico, disponibile in diverse tipologie di farmaci veteri-

nari (quelli che hanno ottenuto la necessaria autorizzazione all’immissione in commercio, ndR) che possono essere usati per gocciolamento o per sublimazione. I farmaci a base di acido ossalico, se utilizzati correttamente, hanno una efficacia acaricida superiore al 95-98%, cioè eliminano oltre al 95-98% delle varroe presenti nell’alveare, non lasciano residui nella cera o nei prodotti apistici, sono esenti da ricetta medicoveterinaria, sono ammessi in agricoltura biologica e biodinamica e in genere hanno un anche un costo non elevato. Ma quando vanno fatti i trattamenti invernali? Per rispondere a questa domanda non si deve indi-

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Foto apicoltoridelpiceno.it

AGENDA LAVORI. CENTRO

care una data, ma una tempistica e cioè: appena ci sono le condizioni idonee per farli. La condizione idonea è quando gli alveari sono in blocco naturale di covata, cioè quando non è più presente covata opercolata. Questa condizione in Centro Italia si può avere già verso fine novembre in zone fresche o in zone di montagna, più avanti in zone di pianura e a volte può non verificarsi mai, soprattutto in zone bene esposte e soleggiate vicino al mare. Vediamo allora come intervenire. Là dove ci sia il blocco naturale di covata si può intervenire subito con un trattamento a base di acido ossalico gocciolato o con acido ossalico sublimato, operando in una giornata mite e soleggiata, in modo che non ci sia il glomere formato, o per lo meno che non ci sia un glomere molto compatto, permettendo così una migliore diffusione del farmaco tra le api. Là dove invece non si abbia il blocco naturale di covata si può 24 | Apitalia | 11/2020

intervenire in due modi: o ingabbiando la regina per indurre un blocco artificiale di covata, come si fa per i trattamenti estivi, o facendo una asportazione di covata. Il blocco artificiale di covata invernale è una tecnica che è già da tempo praticata nelle zone del sud Italia, ma che con l’aumentare delle temperature sta diventando interessante anche in alcune zone del centro. Si procede esattamente come in estate, lavorando in una giornata soleggiata e mite, con temperature superiori almeno ai 12 °C e usando gabbiette da ingabbiamento, per poi trattare dopo 21 giorni dall’ingabbiamento o più tradì in una giornata soleggiata e mite, in cui prima sarà possibile anche liberare la regina e fare i trattamenti in assenza di glomere. A differenza che in estate però è importantissima la scelta della posizione in cui deve essere messa la gabbietta con la regina. Questa infatti deve essere in una posizione in cui si

ritrovi dentro al glomere durante la notte o nelle ore fredde, altrimenti può restare fuori dal glomere e morire. È quindi opportuno osservare in che zona le api facciano il glomere, o in alternativa metterla accanto alla covata opercolata presente che le api avvolgeranno nel glomere. Riguardo invece alla asportazione di covata, si può procedere in due modi: o togliendo l’intero telaino dove è presente la covata, nel caso ce ne sia molta, o asportando con un coltello affilato la parte di favo occupata dalla covata in caso ce ne sia poca. Dopo di che si può procedere immediatamente al trattamento. Tutta la covata asportata dovrà poi essere distrutta, o bruciandola o mettendola nella sceratrice a vapore, per recuperare la cera. Anche per fare le operazioni di asportazione della covata è necessario lavorare in giornate miti e soleggiate, e nelle ore calde, dal momento che bisogna aprire e ispezionare gli alveari e così si po-


trà fare il trattamento in assenza di glomere. È anche opportuno fare questa operazione quando la covata presente sia la meno possibile, in modo da comportare la minor perdita biologica possibile per gli alveari. Sempre riguardo ai trattamenti è importante ricordare le misure di sicurezza che ogni apicoltore deve usare per la sua protezione individuale. Per i trattamenti con farmaci a base di acido ossalico gocciolato è sufficiente usare dei guanti di gomma (o di lattice o di neoprene) dal momento che la soluzione non è corrosiva. Volendo si possono usare anche i guanti in

pelle, ma la soluzione con acido ossalico li può macchiare, così come macchia in maniera indelebile gli indumenti e la tappezzeria dei veicoli se ci si versa sopra. In generale quindi l’uso dell’acido ossalico in soluzione è molto sicura per l’apicoltore, l’unico vero rischio per la salute sarebbe il caso di ingestione, caso in cui una dose elevata di acido ossalico può portare a disfunzioni renali, fino al blocco renale e anche alla morte. Evitare di bere il farmaco o di mettersi in bocca cose bagnate dalla soluzione pronta per il trattamento sono indicazioni più che ovvie. Diverso è invece il caso dei trattamenti fatti per sublimazione. I fumi che escono dal sublimatore o dall’alveare trattato infatti sono costituiti da microcristalli di acido ossalico che se inalati possono provocare danni seri alle vie respiratorie. Per questo non basta evitare di essere esposti ai fumi, ma è necessario usare una maschera antigas con filtro combinato polveri-vapori organici, codice A2 P3 contrassegnato con due bande di colore

marrone e bianco. Le mascherine chirurgiche o in tessuto non tessuto o FPP2 sono insufficienti e praticamente inutili. Oltre alla maschera, se non si usa quella facciale completa, è necessario usare anche dei guanti in gomma o lattice degli occhiali protettivi e una tuta bianca in TNT, dal momento che i microcristalli di ossalico possono ricadere sui vestiti e quindi essere inalati anche dopo, o contaminare l’abitacolo dell’auto o il guardaroba di casa. Per questo, una volta finito il trattamento il comportamento corretto è quello di togliersi la tuta e i guanti senza togliersi la maschera e chiuderla in un sacco di plastica o in un recipiente di plastica ermetico, e poi togliersi la maschera. Dal momento che i cristalli di acido ossalico sono solubili in acqua, la tuta può essere semplicemente lavata con acqua e riutilizzata. Consigli semplici, quindi, ma importanti, perché oltre alla salute delle api è necessario pensare sempre anche a quella degli apicoltori. Matteo Giusti

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AGENDA LAVORI. SUD

LA PROFESSIONALITÀ NEL METODO DI LAVORO

EVITIAMO SEMPRE SCORCIATOIE DELETERIE di Santo Panzera

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ripresa primaverile, con la prospettiva di poter finalmente tornare a fare apicoltura produttiva. Il nostro Sud in questo periodo concede ancora molte giornate di bel tempo, nelle quali le api bottinatrici escono in volo: bisogna approfittare di queste condizioni favorevoli per le operazioni di invernamento e per gli interventi contro l’acaro varroa. Inoltre, i pochi giorni di maltempo non sono, per noi apicoltori, garanzia di meritato riposo, in quanto

INVERNAMENTO DIVERSIFICATO IN FUNZIONE DEL NOSTRO TERRITORIO

Foto Francesco Oliverio

a ed il “saper fare”, alla base delle sempre più efficaci strategie produttive che, con sempre maggiore cura, sapienza ed accortezza devono essere professate in apicoltura, è necessario che si esprimano al meglio anche con le operazioni da compiere durante i mesi apparentemente improduttivi come quelli di tardo autunno o inizio inverno. Siamo nel periodo in cui tutte le operazioni volte alla preparazione degli alveari, per lo svernamento nel migliore dei modi, devono essere completate con cura e diligenza, allo scopo di far uscire dall’inverno le famiglie, esattamente calibrate per l’uso per il quale sono state “programmate” per l’attività produttiva della primavera successiva. Una cosa deve risultare ben chiara: la sopravvivenza del “superorganismo alveare” durante l’inverno dipenderà esclusivamente dalle nostre capacità tecniche, organizzative e previsionali che si devono tradurre in un buon invernamento. Infatti, dobbiamo invernare nel migliore dei modi il nostro patrimonio apistico, con rinnovata fiducia, augurandoci un inverno clemente ed una buona


è necessario comunque recarsi in apiario per pulire i vassoi dei fondi antivarroa, eliminando i residui che vi si sono depositati e/o svuotandoli dall’acqua piovana. Le tecniche di invernamento cambiano completamente in funzione di quello che si vuole ottenere a primavera ed in funzione delle condizioni climatico-botaniche del territorio in cui si opera, profondamente diverse tra la fascia costiera e le quote montane della Calabria. È profondamente differente invernare famiglie da miele o famiglie per la produzione di sciami o nuclei per la produzione di api regine; se l’obiettivo aziendale sarà la produzione di solo miele, le famiglie dovranno uscire dall’in-

verno con una popolosità tale da sostenere la produzione necessaria, senza però trovarsi, nella primissima primavera, nella necessità di fronteggiare il problema drammatico della sciamatura. Infatti, se commetteremo degli errori e le nostre famiglie usciranno troppo forti dall’inverno, o vedremo il nostro prezioso capitale aziendale penzolare dalle cime degli alberi, o ci troveremo nell’impellente necessità di reperire sul mercato un numero adeguato di regine, per dividere le famiglie e moltiplicarle, allo scopo di contenere la sciamatura. È profondamente differente fare apicoltura nel clima invernale freddo e umido delle aree più interne del Pollino, della Sila e dell’Aspro-

monte, rispetto alla fascia costiera della Calabria dove il clima mite e le fioriture autunnali ed invernali rendono l’inverno quasi inesistente. Risultano però uguali, nei diversi contesti territoriali, alcune operazioni che trovano fondamento in precisi meccanismi di biologia dell’alveare, che comunque devono essere rispettati. Infatti le operazioni di invernamento degli alveari sono svariate e prevedono i punti che seguono. • accertarsi della vitalità delle coloosservando l’andirivieni delle bottinatrici sulle porticine d’ingresso, prestando molta attenzione all’eventuale presenza di api morte, frammenti di legno e di cera, che sono indice, quasi sicu-

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Foto Afiq Nashiron

AGENDA LAVORI. SUD

ramente, dell’ingresso all’interno rapportandosi armonicamente ai quali rapportare il corretto dodell’alveare di un topo campacon l’ambiente esterno. saggio di acido ossalico. gnolo che avrà banchettato con • Lasciare alle famiglie di api uno • Accertarsi che i telaini lasciati polline ed esuvie larvali, arrecanspazio ben proporzionato e caalla famiglia presentino, nella do grossi danni ai favi. librato alla loro popolosità e sviparte superiore, una buona coro• Disporre le scorte di miele e polluppo, togliendo i favi non prena di miele e, in posizione cenline “a portata” di glomere o di lisidiati dalle api ed inserendo i trale, una zona libera dal miele gula d’ape, in quanto la famiglia diaframmi, uno per lato esterno, che consenta alle api di agglomeorganizzata in glomere invernale allo scopo di agevolare la termorarsi e termoregolarsi. possiede limitate capacità di moregolazione, riducendo la disper- • Aiutare le famiglie con scorte invimento e può succedere la morte sione di calore. Si toglieranno dasufficienti mediante l’inserimendelle api per fame, nonostante le gli alveari i favi deformi, vecchi, to di telaini di miele, prelevati da scorte siano poste a poca distanza; scuri come il catrame, con molte famiglie più forti, o nutrendole bisogna controllare che i favi pocelle da fuco o con buchi in cui, ad con sciroppo concentrato, allo sti alle estremità siano ben forniti inizio primavera, puntualmente scopo di costringerle ad immadi miele e polline, in quanto solo verranno costruite celle reali, o gazzinare scorte. buone provviste saranno in grado anche i telaini nuovi costruiti • Controllare la buona disposiziodi garantire alle nostre famiglie malamente; tutti saranno destine e l’efficienza delle grate meun buon sviluppo primaverile, innati alla sceratrice, mentre invece talliche che riducono l’ampiezdipendentemente dalla rigidità o quelli riutilizzabili, che risultano za dell’ingresso di ogni alveare, mitezza dell’inverno che incombe. ancora trasparenti in controluce, allo scopo di impedire l’entrata È proprio il nutrirsi di miele che verranno conservati in magazdi predatori ed evitare fastidiosi consente alle famiglie di manzino in quanto torneranno sicuspifferi di aria fredda all’interno tenere la temperatura per vivere ramente utili l’anno prossimo. degli alveari. (nel glomere in assenza di covaIl restringimento delle famiglie È ora di effettuare l’intervento ta si aggira tra i 28 e i 30 gradi) sui favi effettivamente presidiati autunno-invernale contro la vared un numero di api sufficiente a dalle api, oltre ad un’importanza roa, definito di “pulizia radicale”, in formare il glomere e a compiere il funzionale, correlata al rispet- quanto dovrebbe avere un’efficacia lavoro di produzione e conservato delle esigenze biologiche del tale da far residuare nelle famiglie zione del calore, fino a giungere nostro amato insetto, ha anche un numero bassissimo di varroe, alla primavera successiva e poter una valenza pratica-operativa, ai in quanto tale operazione andrebcosì uscire dalla clausura invernafini di una reale valutazione della be eseguita in assenza di covata, le e riprendere il loro ciclo vitale quantità di favi coperti dalle api in modo che tutti gli acari siano 28 | Apitalia | 11/2020


esposti all’azione dell’acaricida. Si utilizza la soluzione a base di acido ossalico (Api-Bioxal®), mediante gocciolamento sulle api, alla dose di 5 ml per favo occupato dalle api stesse, avendo l’accortezza di effettuare l’intervento in giornate con temperature miti (superiori a 10 °C), in presenza di attività di volo, allo scopo di disturbare poco, le api ed operare con tranquillità, ed inoltre nelle ore antimeridiane per consentire alle api, una volta bagnate, di asciugarsi. È bene sottolineare come questo intervento abbia un’elevata importanza e valenza strategica in quanto, alla sua efficacia, sarà direttamente riconducibile l’infestazione di acari che si avrà nella prossima stagione per cui, solo se esso è stato

ben eseguito, si potranno evitare gli ormai sempre più necessari e fastidiosi interventi fuori calendario. Nei giorni di cattivo tempo e di relativa calma in apiario, si troverà il tempo per dedicarsi ai lavori in magazzino che comprendono: • Raschiatura della propoli dalle arnie, dai melari e dai telaini prelevati dall’apiario; • Fusione dei favi da nido vecchi o dei favi da melario inservibili o ancora dei frammenti di cera e degli opercoli ottenuti con la smielatura; • Preparazione di nuovi telaini, limitandosi all’inserimento del filo ed alla sua zigrinatura. Tali operazioni vengono spesso trascurate o rimandate, salvo poi

trovarsi in difficoltà per l’indisponibilità o l’inefficienza di beni strumentali indispensabili nella prossima annata apistica. Da buoni apicoltori, è quanto mai indispensabile avere piena consapevolezza che la costruzione di un’apicoltura migliore, all’insegna della professionalità, comporta il dover imparare a convivere con diverse criticità, coglierne i segnali ed agire velocemente di conseguenza, senza però andare alla ricerca di deleterie scorciatoie, ma basando le nostre strategie operative sul patrimonio aziendale più importante e prezioso a nostra disposizione: la conoscenza pratica della biologia dell’alveare. Santo Panzera

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AGENDA LAVORI. ISOLE

INVERNO ALLE PORTE BANDO AGLI INDUGI !

FARE APICOLTURA IN UN PICCOLO CONTINENTE di Vincenzo Stampa

UN’APE CAPACE DI FAR SPERARE IN UN BUON

Foto Vincenzo Stampa

INVERNAMENTO

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e piogge che hanno tardato ad arrivare hanno rallentato lo sviluppo degli alveari, per affrontare l’inverno oltre alle scorte abbondanti occorre un’adeguata popolazione. Durante l’estate gli alveari posizionati nelle aree incolte hanno vissuto sulle scorte riducendo la covata e avvantaggiandosi delle poche specie spontanee presenti come ad esempio, la nepetella (Clinopodium nepeta L.) (Foto 1), di conseguenza

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abbiamo registrato un calo di popolazione. Il tardare delle piogge ci ha costretto ad adottare delle misure emergenziali allo scopo di mantenere un livello di popolazione non eccessivamente basso anche se nel periodo agosto-settembre ci erano venute in soccorso le bulbacee, (Drimnia maritima) (Foto 2) e asparago spinoso (Asparagus acutifolium), fioriture flash molto importanti ma non sufficienti per lo sviluppo della popolazione.


Foto 3 La soluzione adottata, differenziata in base alla popolazione dell’arnia o dello sciame, cioè la somministrazione di 1-2 Kg di candito morbido e di 250-500 g di candito proteico, come mostrato nello scia-

Foto 4 me (Foto 3), ha indotto una deposizione sufficiente quanto basta ad impedire il calo della popolazione e delle scorte. Le piogge di ottobre hanno messo in moto, con un mese di ritardo, l’inula (Inula viscosa)

(Foto 4), una pianta molto generosa in polline e nettare, dando finalmente l’avvio alla stagione apistica: effetto inula (Foto 5). Ma non possiamo dormire sugli allori, occorre sorvegliare e verifi-

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Foto Regione Sicilia, Assessorato AA.eFF - Unità di agrometereologia

AGENDA LAVORI. ISOLE

Fig. 1 IL PUNTO DI VISTA DI UN’APICOLTRICE MESSINESE Un’annata così deludente non si vedeva da diversi anni, ma gli apicoltori per eccellenza sono sempre positivi e questa volta la loro tenacia trova conferma nella fioritura dell’inula viscosa. La visione di un quadro, l’ascolto di una melodia regalano delle inaspettate “Emozioni”; possono essere paragonate a quelle generate dalla visione di un telaio ricco di polline, in cui il colore giallo riempie di fiducia e positività? È un presagio di un buon invernamento? Sicuramente sì! L’ape nera sicula ne ha la certezza, famiglie con sviluppo di covata, come fosse un anticipo della primavera e le scorte come fossero una fortezza contente un tesoro da conservare e custodire per i mesi più freddi. Il segreto? L’innata capacità, custodita dall’ape sicula, della conoscenza del territorio, delle fioriture e della perseveranza nella fase di raccolta. Per gli apicoltori siculi una vera manna dal cielo questo “effetto Inula”, una speranza di buon invernamento e di una buona ripartenza primaverile Anna Maria De Gaetano

care gli effetti delle attese fioriture tra cui l’erbacea sinacciola (Diplotaxis erucoides) e il fruttifero nespolo (Eriobotrya japonica). che dobbiamo mantenere ad ogni costo se non vogliamo avere sorprese nel prossimo inverno. Ovviamente dobbiamo ricordare che la Sicilia ha, geograficamente, la struttura di un piccolo continente, occupa più di due paralleli da 38°11’ di Messina a 36°41’ di Capo Passero (più a sud di Tunisi 36°48’) e tre meridiani da 15°33’ di Messina a 12°31’ di Trapani, al centro del Mediterraneo. Questa posizione geografica comporta una grande variabilità pedo-climatica esaltata anche dalla presenza di due catene montuose lungo i litorali Nord ed Est, come risulta evidente dalla carta della piovosità (Foto 1). Questa precisazione per dire che, pur mantenendo le modalità e gli obiettivi indicati, la tempistica e la durata degli interventi vanno calibrate tenendo conto della variabilità del territorio. Vincenzo Stampa

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SPECIALE LEGISLAZIONE

•DISCIPLINA DELL’APICOLTURA• Legge 24 dicembre 2004, N. 313 NUOVO TESTO COORDINATO

Foto Lichtsammler

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 253 del 13 ottobre 2020, Supplemento Ordinario n. 37), della Legge 13 Ottobre 2020, n. 126 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”, sono state disposte dal Legislatore alcune modifiche alla vigente normativa apistica nazionale. In particolare, l’Art. 58-ter (Disposizioni urgenti in materia di apicoltura) contenuto in tale provvedimento, vigente a far data dal 14.10.2020, ha apportato le seguenti novità: • viene modificato l’Articolo 1 (Finalità), comma 2 della Legge 24 dicembre 2004, n. 313, che risulta riformulato così come evidenziato nel testo; • viene modificato l’Articolo 4 (Disciplina dell’uso dei fitofarmaci), comma 1, della Legge 24 dicembre 2004, n. 313, che risulta riformulato così come evidenziato nel testo; • viene modificato l’Articolo 7 (Risorse nettarifere), abrogando la lettera a) del comma 2) della Legge 24 dicembre 2004, n. 313, che risulta riformulato così come evidenziato nel testo. (continua a pag. 37)

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SPECIALE LEGISLAZIONE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge: ART. 1 (Finalità) 1. La presente legge riconosce l’apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine. 2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e alle relative norme di attuazione, provvedono alle finalità della presente legge. ART. 2 (Definizioni) 1. La conduzione zootecnica delle api, denominata “apicoltura”, è considerata a tutti gli effetti attività agricola ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, anche se non correlata necessariamente alla gestione del terreno. 2. Sono considerati prodotti agricoli: il miele, la cera d’api, la pappa reale o gelatina reale, il polline, il propoli, il veleno d’api, le api e le api regine, l’idromele e l’aceto di miele. 3. Ai fini della presente legge si intende per: a) arnia: il contenitore per api; b) alveare: l’arnia contenente una famiglia di api; c) apiario: un insieme unitario di alveari; d) postazione: il sito di un apiario; e) nomadismo: la conduzione dell’allevamento apistico a fini di incremento produttivo che prevede uno o più spostamenti dell’apiario nel corso dell’anno. 4. L’uso della denominazione “apicoltura” è riservato esclusivamente alle aziende condotte da apicoltori che esercitano l’attività di cui al comma 1. ART. 3 (Apicoltore e imprenditore apistico) 1. È apicoltore chiunque detiene e conduce alveari. 34 | Apitalia | 11/2020

2. È imprenditore apistico chiunque detiene e conduce alveari ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile. 3. È apicoltore professionista chiunque esercita l’attività di cui al comma 2 a titolo principale. ART. 4 (Disciplina dell’uso dei fitofarmaci) 1. Al fine di salvaguardare l’azione pronuba delle api, le regioni, nel rispetto della normativa comunitaria vigente e sulla base del documento programmatico di cui all’articolo 5, individuano le limitazioni e i divieti cui sottoporre i trattamenti antiparassitari con prodotti fitosanitari ed erbicidi tossici per le api sulle colture arboree, erbacee, ornamentali e spontanee durante il periodo di fioritura, o in presenza di secrezioni extrafiorali di interesse mellifero, stabilendo le relative sanzioni. ART. 5 (Documento programmatico per il settore apistico) 1. Per la difesa dell’ambiente e delle produzioni agroforestali, ai fini dell’applicazione del regolamento (CE) n. 1221/97 del Consiglio, del 25 giugno 1997, e successive modificazioni, e della legge 23 dicembre 1999, n. 499, e successive modificazioni, il Ministro delle politiche agricole e forestali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e previa concertazione con le organizzazioni professionali agricole rappresentative a livello nazionale, con le unioni nazionali di associazioni di produttori apistici riconosciute ai sensi della normativa vigente, con le organizzazioni nazionali degli apicoltori, con le organizzazioni cooperative operanti nel settore apistico a livello nazionale e con le associazioni a tutela dei consumatori, adotta, anche utilizzando le risorse stanziate dalla presente legge nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 11, un documento programmatico contenente gli indirizzi e il coordinamento delle attività per il settore apistico, con


particolare riferimento alle seguenti materie: a) promozione e tutela dei prodotti apistici italiani e promozione dei processi di tracciabilità ai sensi dell’articolo 18 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228; b) tutela del miele italiano conformemente alla direttiva 2001/110/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2001; c) valorizzazione dei prodotti con denominazione di origine protetta e con indicazione geografica protetta, ai sensi dei regolamenti (CEE) n. 2081/92 e n. 2082/92 del Consiglio, del 14 luglio 1992, e successive modificazioni, nonché del miele prodotto secondo il metodo di produzione biologico, ai sensi del regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio, del 24 giugno 1991, e successive modificazioni; d) sostegno delle forme associative di livello nazionale tra apicoltori e promozione della stipula di accordi professionali; e) sviluppo dei programmi di ricerca e di sperimentazione apistica, d’intesa con le organizzazioni apistiche; f ) integrazione tra apicoltura e agricoltura; g) indicazioni generali sui limiti e divieti cui possono essere sottoposti i trattamenti antiparassitari con prodotti fitosanitari ed erbicidi tossici per le api sulle colture arboree, erbacee, ornamentali, coltivate e spontanee durante il periodo di fioritura; h) individuazione di limiti e divieti di impiego di colture di interesse mellifero derivanti da organismi geneticamente modificati; i) incentivazione della pratica dell’impollinazione a mezzo di api; l) incentivazione della pratica dell’allevamento apistico e del nomadismo; m) tutela e sviluppo delle cultivar delle essenze nettarifere, in funzione della biodiversità; n) determinazione degli interventi economici di risanamento e di controllo per la lotta contro la varroasi e le altre patologie dell’alveare; o) potenziamento e attuazione dei controlli sui prodotti apistici di origine extracomunitaria, comunitaria e nazionale; p) incentivazione dell’insediamento e della per-

manenza dei giovani nel settore apistico; q) previsione di indennità compensative per gli apicoltori che operano nelle zone montane o svantaggiate; r) salvaguardia e selezione in purezza dell’ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e dell’Apis mellifera sicula Montagano e incentivazione dell’impiego di api regine italiane con provenienza da centri di selezione genetica. 2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali, da emanare contestualmente all’adozione del documento di cui al comma 1, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono ripartite le risorse statali tra le materie indicate al comma 1. 3. Il documento programmatico ha durata triennale e può essere aggiornato ogni anno con le medesime procedure di cui al comma 1. 4. Al documento programmatico sono allegati: a) i programmi apistici predisposti, previa concertazione con le organizzazioni dei produttori apistici, con le organizzazioni professionali agricole e con le associazioni degli apicoltori e del movimento cooperativo operanti nel settore apistico a livello regionale, da ogni singola regione; b) i programmi interregionali o le azioni comuni riguardanti l’insieme delle regioni, da realizzare in forma cofinanziata. ART. 6 (Denuncia degli apiari e degli alveari e comunicazione dell’inizio dell’attività) 1. Al fine della profilassi e del controllo sanitario, è fatto obbligo a chiunque detenga apiari e alveari di farne denuncia, anche per il tramite delle associazioni degli apicoltori operanti nel territorio, specificando collocazione e numero di alveari, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e, successivamente, entro il 31 dicembre degli anni nei quali si sia verificata una variazione nella collocazione o nella consistenza degli alveari in misura percentuale pari ad almeno il 10 per cento in più o in meno. 11/2020 | Apitalia | 35


SPECIALE LEGISLAZIONE Chiunque intraprenda per la prima volta l’attività nelle forme di cui all’articolo 3 è tenuto a darne comunicazione ai sensi del comma 2 del presente articolo. 2. Le denunce e le comunicazioni di cui al comma 1 sono indirizzate ai servizi veterinari dell’azienda sanitaria locale competente. 3. I trasgressori all’obbligo di denuncia o di comunicazione non possono beneficiare degli incentivi previsti per il settore. ART. 7 (Risorse nettarifere) 1. Il nettare, la melata, il polline e il propoli sono risorse di un ciclo naturale di interesse pubblico. 2. Ai fini di un adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano incentivano la conduzione zootecnica delle api e la pratica economico-produttiva del nomadismo, sulla base dei seguenti princìpi: a) preventivo accertamento che gli apiari, stanziali o nomadi, rispettino le norme del regolamento di polizia veterinaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, e successive modificazioni; a) conservazione dei diritti acquisiti dai soggetti di cui all’articolo 3 che impostano abitualmente l’attività produttiva con postazioni nomadi o stanziali. 3. Gli enti pubblici agevolano la dislocazione degli alveari nei fondi di loro proprietà o ad altro titolo detenuti. 4. Ai fini di cui al presente articolo e unicamente per finalità produttive e per esigenze di ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse nettarifere, le regioni possono determinare la distanza di rispetto tra apiari, composti da almeno cinquanta alveari, in un raggio massimo di 200 metri. ART. 8 (Distanze minime per gli apiari) 1. Dopo l’articolo 896 del codice civile, è inserito il seguente: “ART. 896-bis. - (Distanze minime per gli apiari). - Gli apiari devono essere collocati 36 | Apitalia | 11/2020

a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non è obbligatorio se tra l’apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuità, muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere una altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti salvi gli accordi tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione”. ART. 9 (Riconoscimento del servizio di impollinazione) 1. L’attività di impollinazione è riconosciuta, a tutti gli effetti, attività agricola per connessione, ai sensi dell’articolo 2135, secondo comma, del codice civile. 2. I soggetti diversi da quelli indicati alle lettere a) e b) del comma 1 dell’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, e dalle società in nome collettivo e in accomandita semplice, che esercitano l’attività di impollinazione, possono determinare il reddito imponibile, relativamente a tale attività, applicando all’ammontare dei ricavi conseguiti dalla medesima attività il coefficiente di redditività del 25 per cento. 3. I soggetti di cui al comma 2 hanno facoltà di non avvalersi delle disposizioni di cui al medesimo comma. In tale caso l’opzione è esercitata con le modalità stabilite dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n. 442, e successive modificazioni. 4. Sono consentiti agli apicoltori l’acquisto, il trasporto e la detenzione dello zucchero e di sostanze zuccherine indispensabili per l’alimentazione delle famiglie delle api, con esonero dalla tenuta


dei registri di carico e scarico delle sostanze zuccherine. 5. Le disposizioni di cui al comma 2 hanno efficacia a decorrere dalla approvazione del regime fiscale ivi previsto da parte della Commissione delle Comunità europee.

È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

ART. 10 (Sanzioni) 1. Per le violazioni delle disposizioni della presente legge e delle leggi regionali in materia, le regioni provvedono alla determinazione di sanzioni amministrative, fatta salva l’applicazione delle sanzioni per illeciti di natura tributaria di cui ai decreti legislativi 18 dicembre 1997, n. 471 e n. 472, e successive modificazioni, per le quali la competenza resta affidata agli organi statali.

CIAMPI

ART. 11 (Copertura finanziaria) 1. Per l’attuazione degli interventi di cui all’articolo 5, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004, 2005 e 2006. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero delle politiche agricole e forestali. 2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. ART. 12 (Entrata in vigore) 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana.

Data a Roma, addì 24 dicembre 2004

Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri Visto, il Guardasigilli: Castelli

(continua da pag. 33)

Oltre alle modifiche alla Legge n. 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura, è stato inoltre modificato l’Articolo 4, comma 2, secondo periodo del Decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57”, che oggi risulta così riformulato: - “2. La vendita diretta dei prodotti agricoli in forma itinerante è soggetta a comunicazione al comune del luogo ove ha sede l’azienda di produzione e può essere effettuata a decorrere dalla data di invio della medesima comunicazione. Per la vendita al dettaglio esercitata su superfici all’aperto o destinate alla produzione primaria nell’ambito dell’azienda agricola o di altre aree private di cui gli imprenditori agricoli abbiano la disponibilità non è richiesta la comunicazione di inizio attività”. Questo inserto speciale, che riportiamo ad utilità dei lettori e di tutti gli operatori del mondo apistico organizzato, riproduce il testo coordinato del provvedimento di legge così come attualmente in vigore (Novembre 2020).

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MODA

API E ART COUTURE

QUANDO UNA STILISTA METTE IN BORSA ALVEARI di Renzo Barbattini* e Giuliano Zoppi**

LA COFFA SICILIANA RIPENSATA

Fig. 1

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A

lcuni anni fa, affrontai “L’ape nell’arte naif ” e contattai molti pittori che operano in questo settore dell’arte. Tanti mi risposero, tra questi Giuliano Zoppi che, condividendo il progetto, dipinse un quadro appositamente per questo mio articolo: L’Apicoltore al lavoro, (Fig. 1). Questo “viaggio” nel mondo “naif ” portò alla pubblicazione di alcuni articoli su Apitalia. Giuliano Zoppi, nato nel 1955 in provincia di Piacenza e residente a Parma, ha coltivato fin dall’infanzia la passione per la pittura. Sue opere si trovano in diversi Musei Internazionali permanenti di Arte Naïf, e ha al suo attivo numerose esposizioni in Italia, in tutta Europa e Canada. È definito un pittore “primitivo-moderno” per la sua opera di chiara espressione naïf, istintiva, ironica e geniale nello stesso tempo. Nel quadro

sopradetto balza subito, all’occhio dell’apicoltore, un comportamento usuale quando ci si avvicina a un apiario. Per evitare di essere punti dalle api infatti, non bisogna stazionare di fronte agli alveari ma occorre sempre accostarsi stando di fianco o posteriormente; in tal modo non si ostacola l’andirivieni delle api stesse. Un’altra importante precauzione comportamentale descritta nel dipinto è quella di usare l’apposita maschera e il vestiario tecnico. La stilista Gisella Scibona di Niscemi ha avuto la felice idea di abbinare famosi dipinti (Opere d’Arte di Van Gogh, Botticelli, Leonardo da Vinci, Modigliani, Frida, ma anche di pittori moderni come Kandinsky o Mirò ecc.) ad abiti di alta moda e ad accessori (Fig. 2). È una fashion-art designer, Gisella Scibona, il suo stile è ricercato nella tecnica e nell’utilizzo dei tessuti, per cui tende a riprodurre un abito come un’opera d’arte. A questo proposito Gisella ha voluto rivitalizzare la tipica “coffa” siciliana: questa è una cesta ottenuta dalla “curina”, la parte tenera e molto resistente delle foglie di palma nana siciliana che, sapientemente intrecciata, dà vita alla coffa.


Fig. 2

Fig. 3

Dunque la coffa siciliana, in origine era uno strumento utilizzato in attività agricole, come cesta per il foraggio dei cavalli o come contenitore per il trasporto di materiale posizionato sui muli. Uno dei dipinti utilizzati da Gisella Scibona è stato proprio L’Apicoltore al lavoro (Fig. 3). La scelta di realizzare una coffa ispirata alle “api” è certamente legata all’obiettivo “far meditare sul problema della moria delle api...”. Anche la Moda può “urlare” al mondo che esiste questo importante problema...! E Gisella Scibona ha utilizzato proprio la Moda, che è la sua occupazione, il suo lavoro, per parlare a tutti del problema

delle Api. Ha creato un accessorio stilistico coniugando la tradizione centenaria siciliana della “coffa” associato a un dipinto che del Pittore Zoppi che parla di Api. Tutto ciò rappresenta una collaborazione fra un Professore Entomologo, un Pittore, e una Creatrice di Moda… al Mondo non ci sono limiti per chi vuole dire qualcosa, seppur con modi ed espressioni diverse, se poi queste passioni si fondono creano una sinergia potentissima. Renzo Barbattini Università di Udine Giuliano Zoppi Pittore, Parma 11/2020 | Apitalia | 39


VARROA

OSSALICO SALVAVITA

LA VALENZA DEL TRATTAMENTO INVERNALE PASSAGGIO DECISIVO PER LA FUTURA RIPRESA di Pier Antonio Belletti, Andrea Chicco, Giorgio Della Vedova, Mattia Schiavo

L

a nell’efficacia dei trattamenti estivi uniti alla scarsa attenzione dell’apicoltore nell’individuare il momento corretto degli interventi, il fenomeno della reinfestazione e il perdurare della covata nel periodo invernale fanno del trattamento invernale un momento fondamentale e determinante per il futuro della futura stagione produttiva. La ripresa della covata nelle regioni del Nord da alcuni anni non segue più il normale decorso; ad esempio, nel 2020 in Friuli Venezia Giulia i primi giorni di gennaio, nelle postazioni vicine al mare, le famiglie di api avevano ripreso la deposizione con importanti consumi di scorte. Il blocco totale di covata per un lungo periodo invernale non è più, quindi, una certezza nemmeno per le latitudini più a Nord del nostro territorio nazionale. Al Centro e al Sud “il vuoto di covata” è possibile soltanto adottando l’ingabbiamento della regina. Su questi due aspetti e sulla necessità di intervenire nel momento più idoneo con il trattamento con 40 | Apitalia | 11/2020

ossalico (nelle formulazioni commerciali autorizzate in Italia) sarà pertanto necessario un attento approfondimento. Quasi sempre il carico di varroa con cui si arriva all’inverno è molto

AGIRE CONTRO L’ACARO SCEGLIENDO TRA DUE DISTINTI INTERVENTI

Figura 1 - Api-Bioxal® soluzione con Glicerolo (sx)e Api-Bioxal® in polvere (dx).


Figura 2 - Andamento della reinfestazione nel corso della stagione (Imdorf, 1997).

elevato e le cause come detto sono riconducibili alla scarsa efficacia dei trattamenti tampone (luglioagosto) e al fenomeno della reinfestazione da settembre fino ad ottobre inoltrato (Figura 2, mdorf

ha evidenziato livelli superiori ai 100 acari giornalieri; la tendenza e cioè i picchi di entrata di acari vanno spostati in avanti di un mese in condizioni climatiche Sud Europa - Mediterraneo considerando che i

dati della prova si riferiscono a climi più freddi e tipici dei territori nord europei). Gli effetti della reinfestazione sono devastanti e come già più volte sottolineato non si può indugiare oltre se a dicembre non sono stati ancora eliminati gli acari presenti negli alveari. Per il post trattamento estivo, quindi, sarebbe stato necessario intervenire nel mese di settembre con Api-Bioxal® anche in presenza di covata o con l’inserimento di Apivar® o Apistan® (ove necessario anche in stretta rotazione), in modo tale da arrivare al trattamento invernale con una situazione accettabile cioè con un numero massimo di 200-300 acari.

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VARROA

Tipologia di trattamento

Gruppo

Numero di colonie e tipologia arnia

A1

6 Dadant -Blatt

A2

6 portanuclei

B1

6 Dadant - Blatt

B2

6 portanuclei

Api-Bioxal® soluzione sgocciolato

Api-Bioxal® polvere sgocciolato

Tabella 1 - Descrizione dei gruppi e posologia

L’obiettivo di questa prova è il monitoraggio dell’efficacia e tollerabilità di Api-Bioxal® soluzione 62 mg/ml con glicerolo e Api-Bioxal® in polvere (Figura 1). La prova ha avuto inizio il 27 dicembre 2018 e si è conclusa il 24 gennaio 2019 e si è svolta a San Canzian d’Isonzo, località Villa Luisa (Nord-Est Italia). Sono state reclutate 24 colonie di Apis mellifera ligustica, situate tutte nel medesimo apiario. Di queste 24 famiglie (Tabella 1), la

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Posologia

5 ml per favo coperto da api

famiglia ante e post trattamento. L’efficacia è stata valutata in seguito all’applicazione del trattamento di controllo con Apivar®. A questi 2 gruppi va aggiunto il gruppo di controllo C, senza alcun trattamento con Api-Bioxal®. API-BIOXAL® SOLUZIONE L’efficacia media del trattamento è stata per il gruppo A1 dell’89,8% (±6), mentre per il gruppo A2 è stata del 92,8% (±3,4). Il risultato di efficacia medio complessivo del gruppo trattato con Api-Bioxal® soluzione è stato del 91,3% (±4,7). Non vi è una differenza statisticamente significativa in termini di efficacia tra il sottogruppo A1 e A2 (t=1,07; gdl=10; p<0.01). I risultati di efficacia sono rappresentati in Figura 3.

metà è stata accasata in arnie DB (Dadant-Blatt) da 10 telaini e l’altra metà in porta nuclei in polistirolo con le regine nate nello stesso anno 2018 e appartenenti alla stessa linea genetica. Per la valutazione della tollerabilità al trattamento sono state posizionate ad inizio prova delle trappole under-basket a livello del terreno davanti ogni singola arnia per raccogliere le api morte. Inol- API-BIOXAL® POLVERE tre, è stata fatta una valutazione L’efficacia media del trattamento con il metodo dei “sesti” della forza è stata per il gruppo B1 del 87,5%


MEGLIO IL TRATTAMENTO CON API-BIOXAL® SUBLIMATO O SGOCCIOLATO? Le mie considerazioni non hanno la presunzione di definire una linea unica di intervento. In questi anni ho assistito a dibattiti su quale trattamento sia meno invasivo e impattante per le api. C’è chi sostiene che non c’è differenza di efficacia e mortalità di api tra lo sgocciolato e il sublimato; chi rifugge completamente l’utilizzo del sublimatore per la pericolosità per l’operatore. Dal mio punto di vista il trattamento con il sublimatore è meno aggressivo per le api oltre che a ridurre i tempi di lavoro e con i dovuti accorgimenti (maschera per acidi organici, trattamento effettuato dal retro mediante un foro sul coprifavo rovesciato), non vedo particolari ostacoli nell’utilizzo di questo sistema. Il limite può essere visto nella persistenza del trattamento (durata di efficacia) rispetto ad uno sgocciolato. Questo aspetto è fondamentale se c’è ancora presenza di covata. Il trattamento con sublimatore è meno persistente, dura meno rispetto allo sgocciolato? È una ipotesi complessa da verificare in assenza completa di covata femminile. In questo caso la soluzione di Apibioxal® con glicerolo potrebbe garantire maggiore efficacia di pulizia invernale. Nel giugno del 2020 è stata verificata attraverso delle prove di monitoraggio in apiario l’importanza di una pulizia post raccolto di acacia mettendo a confronto Api-Bioxal® con glicerolo e Api-Bioxal® in polvere. I risultati sono stati molto positivi e hanno evidenziato una maggiore performance in termini di persistenza rispetto del prodotto in polvere (Belletti, Vanon, Mazzariol, Chicco, Gorizia 2020). Un atro aspetto da considerare è certamente la caduta invernale in valore assoluto; se questa dopo il trattamento con ossalico (sia esso sublimato o sgocciolato) supera i 200 acari, quanti ne sono rimasti? Stando alle prove di efficacia (90-95%), all’interno non ci dovrebbero essere più di 20 acari, ma molte volte non e così portando una diminuzione dell’efficacia del trattamento per cause esogene (climatiche) ed endogene (la forza della famiglia). C’è dunque da chiedersi se le condizioni climatiche possono influenzare l’efficacia del trattamento? Molto probabilmente sì. Per condizioni climatiche che non favoriscono una buona efficacia del trattamento si intende U.R. (umidità relativa) bassa (inferiore al 50%) e presenza di ventilazione (brezza sostenuta). È preferibile una giornata umida – non fredda – per la somministrazione di ossalico. La ripetibilità del trattamento è un altro punto di discussione. Sgocciolato: è un trattamento ripetibile non più di due volte nel periodo invernale. Sublimato: è un trattamento ripetibile, meno impattante. Questo vuole essere un contributo dopo tanti anni di esperienza in apiario. Le evidenze in molti casi sono empiriche e non sempre frutto o confermate da analisi scientifiche. Importante capire che le api devono essere preparate all’invernamento in modo corretto, ristrette e alimentate se necessario; il trattamento in blocco di covata è solo l’ultimo tassello di un mosaico più complesso. Pier Antonio Belletti

L’Autore è Apicoltore professionista e tecnico apistico

(±10,8), mentre per il gruppo B2 è stata del 94,3% (±4,3). Il risultato di efficacia medio complessivo del gruppo trattato con Api-Bioxal® soluzione è stato del 90,9% (±8,2). Non vi è una differenza statisticamente significativa in termini di efficacia tra il sottogruppo B1 e B2 (t=1,42; gdl=10; p<0.01). I risultati di efficacia sono rappresentati in Figura 4. L’efficacia media dei gruppi A e B è del 91,1% (±6,8). Non vi è una differenza statisticamente significativa in termini di efficacia tra i gruppi A e B (t=0,13; gdl=22; p<0.01). La mortalità media giornaliera negli 11 giorni post trattamento nel gruppo A è stata 13,6 (±3,7) di api/ giorno, nel gruppo B è stata di 19,2 (±5,2) api/giorno e nel gruppo c’è stata di 6,8 (±1,9) api/giorno. CONSIDERAZIONI FINALI Efficacia del trattamento Entrambi i gruppi trattati con ApiBioxal® Soluzione hanno mostrato un’elevata efficacia acaricida in condizione di blocco di covata e una bassa deviazione standard dei valori ottenuti. Il gruppo C, trattato con soluzione placebo, ha mostrato una efficacia del 45,8% con una alta deviazione standard (±11,6%), tale elevata efficacia probabilmente è dovuta al basso livello di infestazione di questo gruppo rispetto agli altri due trattati. Pier Antonio Belletti, Andrea Chicco, Giorgio Della Vedova, Mattia Schiavo 11/2020 | Apitalia | 43



API E ARTE

L’APICOLTURA VISTA IN CINEMATOGRAFIA

FILM IN RONZANTE RASSEGNA ISPIRATI AI SEGRETI DELL’ALVEARE di Renzo Barbattini* e Santi Longo**

DALLE API KILLER ALLE AMICHE DI VITA CON UN OCCHIO SUI FACILI COSTUMI

L

a vita dell’alveare e la bioetologia delle api mellifere, sono state oggetto di numerosi filmati, alcuni dei quali sono interessanti documenti scientifici e didattici. Anche l’apicoltura, oltre ad essere oggetto di documentazione, ha suscitato l’interesse di famosi registi che, su tale tema, hanno realizzato vere opere d’ar-

te. Un’opera cinematografica è da considerare un prodotto artistico ed economico, seppur difficilmente collocabile nella classica visione delle mitologia greca nella quale nove erano le Muse delle arti note all’epoca1. La cinematografia, nata nel 1895, venne indicata come “decima arte”, essendo l’ultima ad essere inventa-

Note 1

Le muse, nella mitologia greca, erano le figlie di Zeus e di Mnemosine; esse rappresentavano l’ideale supremo dell’arte. Clio era la musa della storia e del canto epico; Calliope, della poesia epica; Euterpe, della poesia e della musica; Thalia, della commedia; Erato, della poesia amorosa, della geometria e della mimica; Melpomene, della tragedia; Polimnia, della danza rituale e canto sacro; Tersicore, della lirica corale e della danza; Urania, dell’astronomia e dell’epica didascalica.

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API E ARTE ta tra le forme artistiche e di spettacolo; nella sua complessità l’industria cinematografica coinvolge numerose competenze specialistiche, sia artistiche che tecnologiche e commerciali. La fotografia, nata qualche decennio prima, per la sua staticità, è stata accettata fra le arti figurative, anche se è realizzata per mezzo di macchinari più o meno tecnologici. Anche per la realizzazione dei cartoni animati sono necessarie competenze tecnologiche, oltre alle abilità degli illustratori. Nella presente breve, e necessariamente incompleta, selezione di film “apistici”, si farà una artificiosa distinzione tra quelli nei quali le api e gli apicoltori sono protagonisti, da quelli in cui api, alveari e apicoltori compaiono più o meno fugacemente, in storie che parlano di tutt’altro. Dei numerosi, e ripetitivi film di fantascienza-horror, nei quali sciami di api diventano strumenti di terrore, sono stati selezionati quelli ritenuti più significativi. Di seguito, riportiamo sommariamente e, in ordine cronologico, le trame dei film “apistici” selezionati, dai quali sono stati esclusi i “cartons”, poiché quello dei cartoni animati, con protagonista l’ape, è un settore vasto che reclama un suo esclusivo spazio.

Fig. 1

in varie parti del mondo, segnaliamo solo 4 fra i più recenti nei quali vengono affrontate tematiche ecologiche e vengono documentati aspetti peculiari di apicolture tradizionali in via di sparizione, con grave perdita, anche della memoria, di irripetibili patrimoni biologici e culturali. Il film Vanishing of the Bees (Fig. 1), del 2009, diretto da George Langworthy e Maryam Henein, è incentrato sull’improvvisa scomparsa delle api mellifere dagli alveari, causata dal fenomeno, noto come Colony Collapse Disorder o CCD. Il film non trae conclusioni scientifiche sulle cause del CCD, ma suggerisce un suo legame con il recente impiego di insetticidi neonicotinoidi che agiscono in manieFILM-DOCUMENTARIO Dei film-documentario, realizzati ra subdola e in piccolissime dosi.

Fig. 2 La complessa problematica della sopravvivenza delle api viene affrontata nel film documentario svizzero, del 2012, Un mondo in pericolo (Fig. 2), diretto da Marrkus Imhoof, che mette in evidenza il difficile rapporto tra le api e gli esseri umani e, più in generale, quello tra l’uomo e la natura. Nel documentario vengono filmati alveari presenti in California, Cina, Svizzera e Australia. Nel 2014, in Italia è uscito direttamente in DVD, nella cui copertina i pubblicitari, per richiamare l’attenzione del pubblico, hanno inserito la celebre, e abusata, frase sulla scomparsa delle api, erroneamente attribuita ad Albert Einstein. Spettacolari sono molte inquadrature del documentario, del 2018, realizzato dal National Geographic:

Note 2

“Le api sono un tipo di mosche, create da Dio perché con la loro diligenza e il loro instancabile lavoro provvedano alle esigenze dell’uomo di prodotti insostituibili come il miele e la cera. Tra tutte le creature del Signore, non ce n’è altra che sia allo stesso tempo utile, docile, e poco esigente, com’è l’ape.” (Anton Janša). 3 Il miele prodotto in Slovenia è sempre stato fortemente apprezzato dai consumatori, a cui viene garantito un prodotto di qualità di origine controllata. È proprio in ragione della volontà di offrire ai consumatori un miele di alta qualità che, a partire dal 1999, gli apicoltori sloveni hanno iniziato a controllare la produzione di miele.

46 | Apitalia | 11/2020


Fig. 3 L’ultimo cacciatore di miele (Fig. 3), che racconta la storia di Mauli Dhan, un Kulung nepalese, presentato come uno degli ultimi cacciatori al mondo del miele “pazzo”, prodotto dalle api giganti (Apis dorsata) che vivono sulle vette dei monti himalayani. Il miele, faticosamente prelevato, dalle proprietà allucinogene, è considerato curativo ed è, pertanto, molto ricercato in quella zona dell’Asia dove viene venduto a 30-45 dollari al chilo. Suggestive sono le scene in cui il protagonista sale sulla

scala di corde che lo porterà fino a 100 metri di altezza, lungo una parete rocciosa dove, senza alcuna protezione, preleva il miele da un enorme favo presidiato da migliaia di api. Durante l’ascesa si svolge, a terra, una processione sciamanica con precisi rituali destinati a sparire insieme agli ultimi cacciatori di miele. Uno dei film candidati all’Oscar 2020, per la sezione documentari, è Honeyland, (Fig. 4), uscito nel 2019, diretto da Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov (distribuito

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Fig. 4 per l’Italia dalla Stefilm International srl). Protagonista è Hatidze Muratova, un’apicoltrice tradizionale, che vive in un paesino fra i monti del Nord della Macedonia, privo di elettricità e di acqua corrente. Qui, insieme alla vecchia madre malata, svolge l’attività apistica, senza alcun supporto tecnologico e va a vendere il miele, faticosamente estratto dagli alveari, in una cittadina distante quattro

S

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API E ARTE ore di cammino dal suo villaggio. La faticosa ma tranquilla quotidianità viene sconvolta dall’arrivo di una rumorosa famiglia nomade, della quale fanno parte sette bambini urlanti, bovini e rumorosi mezzi meccanici. La protagonista si ritrova investita del compito di salvare le api, dalla invadenza dei nuovi arrivati e dal loro desiderio di sfruttare il miele come risorsa economica. L’apicoltrice tenta di restituire alle api il loro equilibrio, senza la minaccia dell’uomo, convinto di poter prosciugare qualsiasi risorsa naturale si ritrovi tra le mani. LA SESSUALITÀ DELLE API (I COMPORTAMENTI DELL’APE REGINA) I costumi sessuali delle femmine feconde, denominate regine, e destinate a deporre, nel corso della loro vita, fino a 1500 uova al giorno, necessarie per la prosperità della famiglia, sono stati facile spunto per rappresentare donne avide e dominatrici. In natura le future re-

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gine di Apis mellifera compiono il primo “volo di orientamento” nei dintorni dell’alveare al 5°-6° giorno di vita. Successivamente, divenute sessualmente mature, a distanza di 1-3 giorni, effettuano i voli di accoppiamento, la cui durata varia da 10 a 20 minuti, allontanandosi fino a 5 Km dall’alveare. Esse attraggono i fuchi, con il feromone sessuale emesso dalle ghiandole mandibolari e si accoppiano fino a 11 volte per assicurarsi il carico di spermatozoi necessario a fecondare le uova dalle quali nasceranno le api femmine. Una volta rientrata nell’alveare la regina si dedicherà esclusivamente alla deposizione delle uova. Tale comportamento è stato interpretato nei film, quale modello di soddisfacimento del bisogno di maternità ovvero quale arma per annientare i maschi. Nel film americano Queen bee, uscito nel 1955, in Francia col titolo La femme a venin (Fig. 5), la perfida Eva, interpretata da Joan Crawford, s’insedia, come una despota, nella casa del ricco, ma

Fig. 6

caratterialmente debole, marito Anthony; dopo aver sottomesso il consorte, la donna diventa l’amante di un importante personaggio, si libera della cognata, inducendola al suicidio, e resta così unica padrona della casa. Nel successivo film di Marco Ferreri, L’ape regina (Fig. 6), del 1963, Alfonso, è un agiato quarantenne, interpretato da Ugo Tognazzi, che sposa Regina, interpretata da Marina Vlady, una ragazza profondamente cattolica e dai saldi principi morali. Dopo il matrimonio, la donna, ossessionata dall’idea di diventare madre, vuole un figlio a ogni costo e manifesta un vivace appetito sessuale che il marito farà fatica a soddisfare. Il pover’uomo si consuma giorno per giorno, fino alla fine che vede la nascita di un figlio. Il film americano di fantascienza Invasion of the Bee girls (Fig. 7), del 1976, del regista Denis Sanders è interpretato da Anitra Ford, William Smith e Victoria Vetri. Distribuito in Italia col titolo L’invasione delle api regine, è am-

Fig. 7


viene incaricato delle indagini sui misteriosi decessi l’agente dei servizi di sicurezza Neil Agar. Costui, mentre i morti aumentano, scopre che la colpevole è la biologa pazza Susan Harris la quale, è riuscita a trasformare alcune donne in api regine, divoratrici di uomini. Dopo aver salvato, la propria fidanzata, che sta per subire la loro stessa sorte, Agar provoca la fine della Harris e delle sue api regine. Fig. 8 bientato in una piccola città degli Stati Uniti dove, in tre giorni, muoiono otto uomini, tutti per collasso cardiaco provocato da un “eccessivo

Fig. 9 impegno sessuale”. Poiché le vittime erano quasi tutti scienziati, che lavoravano in un istituto di ricerche, finanziato dal governo federale,

LE API COPROTAGONISTE Nella trama di numerosi film le api rivestono ruoli marginali o, seppur importanti, non da protagoniste e fanno spesso da sfondo ai problemi e ai sentimenti degli attori principali.

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API E ARTE Il volo, del 1986 (Fig. 8), il cui titolo originale è The Beekeeper, è considerato l’opera più intima e lirica del famoso regista greco Theodoros Angelopoulos; il protagonista è Spyros, interpretato da Marcello Mastroianni, un maestro di mezza età, di origini contadine, che vive in una cittadina del Nord della Grecia, il quale, dopo le nozze della figlia, decide di fare l’apicoltore come suo padre e suo nonno. Sistemati gli alveari su un camion, inizia un viaggio, quasi irreale, dall’Epiro al selvatico Sud, percorrendo una Grecia dalle mille insegne scolorite e misere locande. Il viaggio è popolato da numerosi personaggi di un Paese povero e carente di risorse. Vecchi amici di famiglia, anziani contadini, rassegnati alla morte, e una splendida ragazza in cui Spyros cercherà un amore impossibile; dopo una notte passata con lei, riprende il suo viaggio, libera le api e, senza più interesse per la vita, si lascia morire, facendosi trafiggere dalle punture delle sue api.

Fig. 10 50 | Apitalia | 11/2020

La vita segreta delle api, diretto da Gina Prince-Bythewood, è uscito nel 2008, col titolo: The Secret Life of Bees (Fig. 9). L’opera, tratta dal romanzo “La vita segreta delle api”, è ambientata nella Carolina del sud, nei primi anni ‘60, al tempo della lotta per i diritti civili dei neri, e racconta la storia di Lily Owens, una quattordicenne che vive in una fattoria insieme al padre, T. Ray. All’età di quattro anni Lily aveva accidentalmente ucciso la madre, nel tentativo di difenderla dal padre. La ragazza, profondamente segnata dal tragico evento, sopporta le torture del padre, fino all’età di quindici anni allorché scappa di casa, accompagnata dalla governante, alla ricerca di notizie sulla madre. Lungo il suo cammino incontrerà tre sorelle apicoltrici che la guideranno nel delicato passaggio verso l’adolescenza utilizzando i comportamenti delle api come metafora della vita. Al 2014 risale il film, Le meraviglie (Fig. 10) scritto e diretto da Alice Rohrwacher, ambientato in

Fig. 11

un casale della campagna umbra, dove vive una famiglia di apicoltori, composta dal padre Wolfgang, dalla madre Angelica e dalle loro quattro figlie, la maggiore delle quali è Gelsomina. La vita nel casale è scandita da ritmi lenti, i cui tempi sono regolati, nel corso delle stagioni, dai lavori in apiario, dalla cura dell’orto e dall’allevamento di un piccolo gregge di pecore. Nell’ambiente familiare il padre impone rigide regole cercando così di preservare, la purezza arcaica del mondo rurale, anche quando lo sviluppo industriale impone altri criteri di produzione. Gli equilibri vengono sconvolti quando Gelsomina conosce la conduttrice di un programma televisivo che premia le famiglie tradizionali. Pur carica di responsabilità nella conduzione dell’azienda e della famiglia, l’inquieta ragazza è attratta dal mondo esterno al suo casale e, vagheggiando le meraviglie che sembra promettere il concorso televisivo, decide, contro la volontà del padre, di fare domanda di partecipazione.

Fig. 12


Fig. 14

Fig. 13 Alla fine, nonostante le incomprensioni e le difficoltà, la famiglia si ritroverà unita. Il film di Paolo Genovese, Sei mai stata sulla Luna?, del 2015, (Fig. 11), è interpretato da Liz Solari, Raoul Bova e Neri Marcorè. La protagonista Guia, giovane e bella ragazza italo-spagnola, dirige una famosa rivista di moda che, alla morte del padre, si ritrova erede della vecchia masseria pugliese dove trascorreva le estati da bambina: qui vivono ancora il cugino Pino, affetto da un ritardo mentale, e l’affascinante ma burbero fattore Renzo, che conduce l’azienda agricola e si occupa della crescita del figlio Toni. La protagonista è affascinata dagli animali e dalle api che si trovano nell’apiario della masseria. Mr. Holmes - Il mistero del caso irrisolto, il cui titolo originale è Mr. Holmes, (Fig. 12), è un film del 2015, diretto da Bill Condon e interpretato da Ian McKellen, nel ruolo del famoso investigatore Sherlock Holmes. Si tratta

Fig. 15 dell’adattamento cinematografico del libro di Mitch Cullin intitolato A Slight Trick of the Mind, pubblicato nel 2005. Nell’Inghilterra del 1947, il celebre investigatore Mr. Holmes, ormai novantatreenne, vive da tempo, in campagna nel Sussex, con la governante Mrs. Munro e con il figlio Roger. Non contento della versione del suo ultimo caso, pubblicata dallo storico collaboratore Dottor Watson, decide di scriverne una propria ma, a causa del deteriorarsi della memoria, non riesce a ricordare con esattezza i fatti. Nel giardino della casa tiene degli alveari con cui produce pappa reale, sperando con essa di rallentare il processo degenerativo cerebraledi Rossella Anitori e Darel Di Gregorio, racconta la storia di due giovani apicoltori che provano ad allevare le api in maniera naturale, e debbono affrontare una serie di problemi che metteranno alla prova l’esperimento e la loro stessa amicizia. Il film vuol far riflettere lo spettatore sul delicato rapporto tra uomo e natura.

LE API KILLER Gli sciami di api, nei film horror o di fantascienza, diventano spesso micidiali animali killer e, per ragioni sceniche, vengono presentate con irreali comportamenti aggressivi al solo scopo di terrorizzare gli spettatori. Il mistero dell’isola dei gabbiani, (Fig. 14). È un film di genere giallo, del 1966, diretto da Freddie Francis, nel quale viene affrontato il tema della contrap-

Fig. 16 11/2020 | Apitalia | 51


API E ARTE

Fig. 15

Fig. 16

Fig. 17

posizione degli insetti all’uomo. Le api, alle quali è attribuita la graduale acquisizione di una umana coscienza collettiva, iniziano a combattere, con fredda determinazione e lucida strategia, contro gli abitanti dell’isola. Gli sciami, dapprima saggiano le proprie forze, effettuando brevi sortite e, successivamente, sferrano violenti attacchi contro i residenti. Il film per la televisione, del 1976, Bees: lo sciame che uccide, il

cui titolo originale è The Savage Bees (Fig. 15), è stato diretto da Bruce Geller. La vicenda, di ambientazione fantascientifica, si svolge dopo un incidente navale avvenuto al largo dello stato della Louisiana, a seguito del quale il carico trasportato viene danneggiato e si verifica la fuga di uno sciame di bellicose api che raggiungono New Orleans. Nella città uccidono numerosi abitanti, prima che gli scienziati riescano

Fig. 18

Fig. 19

a elaborare e attuare un piano per eliminarle, consistente nel convogliare lo sciame di api assassine, lontano dal centro abitato dove verrà annientato con le basse temperature appositamente prodotte. Swarm (The Swarm), conosciuto anche con i titoli di Swarm - Lo sciame che uccide e di Swarm Incombe (Fig. 16), è un film del 1978, diretto da Irwin Allen, tratto dal romanzo di Arthur Herzog, The Swarm, del 1974. Uno sciame di api assassine, proveniente dal Brasile, dopo aver assalito e sterminato un’intera guarnigione militare nel Texas, si dirige nel cuore degli Stati Uniti. La Casa Bianca affida all’entomologo Bradford Crane il compito di neutralizzare lo sciame. Del 2001, è il film televisivo di fantascienza, diretto da Jeff Hare, Flying Virus, distribuito in Italia col titolo Swarm - Minaccia dalla Giungla (Fig. 17) ma molto diverso dal precedente Swarm. La giornalista Ann Baurer incontra il dr. North, esperto in

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ingegneria genetica, che ha manipolato delle api brasiliane per far si che il loro veleno sviluppi proprietà medicinali. Solo tardivamente il genetista scopre che le api sono portatrici di un virus mortale. La giornalista scopre nella giungla una tribù indigena che sembra aver sviluppato una difesa empirica, ma efficace, dal contagio. Le possibili ricadute economiche del vaccino scatenano la cupidigia di avventurieri Nel film canadese, di suspense, Black Swarm (Fig. 18), del 2007, diretto da David Winning, l’attore Robert Englund, interpreta un misterioso apicoltore che ha un segreto da nascondere nella piccola città di Black Stone. Del 2008 è il tedesco Killer Bees Api assassine, titolato anche Killer Swarm (Fig. 19), film del genere catastrofico, diretto da Michael Karen. Sull’isola di Maiorca, Hans a seguito della puntura di un’ape raggiunge il pronto soccorso di Son Dureta, dove la figlia Karla scopre che il padre è in pericolo di vita poiché con le punture le api nere, geneticamente modificate, iniettano un letale veleno che causa shock anafilat-

tico. Karla, e l’entomologo Ben Herzog, lavorano per creare rapidamente un antidoto in grado di scongiurare l’imminente pericolo rappresentato da un enorme sciame delle bellicose api. CONCLUSIONI L’uomo ha da tempi remoti tenuto in grande considerazione le api mellifere, delle quali ha tratto importanti alimenti (miele, polline e pappa reale) e materie prime (cera, propoli e veleno) e ne ha fatto simbolo di laboriosità, operosità, ricchezza, potere e magnanimità. Inoltre l’alveare, già da Aristotele e dal Savonarola, è stato considerato un modello di organizzazione sociale. Più di recente è stato riconosciuto l’importante ruolo ecologico che le api svolgono negli ecosistemi naturali, agroforestali e urbani, e le ha utilizzate per l’impollinazione di molte piante entomogame coltivate nonché per il monitoraggio dello stato di salute del territorio. La cinematografia, importante mezzo di comunicazione, e ormai riconosciuta come una complessa forma d’arte, dalle notevoli potenzialità espressive e documentali, non ha ignorato le api e l’apicoltura

e, pur alterando spesso la realtà per esigenze sceniche, ne ha illustrato e valorizzato vari aspetti della biologia delle tecniche apistiche, nonché l’insostituibile ruolo e lo stretto rapporto con il genere umano. Un apprezzamento particolare meritano i film che sensibilizzano gli spettatori sui problemi della tutela dell’ape cui l’uomo ha attribuito la frase: “non solo il mio ma l’altrui ben procuro”. Renzo Barbattini* e Santi Longo** *Università di Udine **Università di Catania Lavori consultati: 1) Sitografia internet (vedi elenco figure) 2) AA.VV. Atti del VII Convegno internazionale di studi sul cinema. Udine - Gemona del Friuli, 21-25 marzo 2000. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano: la dottoressa Anna Gloria Sabatini (Bologna), il prof. Aulo Manino (Torino) e la prof.ssa Gaetana Mazzeo (Catania), per l’amichevole collaborazione.

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FLORA APISTICA. Scheda n. 16

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore POLLINI DI AUTUNNO - Cornus sanguinea L. (Cornaceae) (Sanguinella)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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Arbusto deciduo alto fino a 3 m, distribuito in Europa. Nativo dell’Europa. Fiorisce in primavera e spesso rifiorisce alla fine di settembre-ottobre. Le pallottoline sono di colore bianco sporco. Più che in primavera, quando i fiori di questa specie sono visitati per nettare e per polline, ma sono bottini poi mescolati con altra flora più importante, è in autunno che la specie riveste importanza maggiore per le api. Infatti quando viene a mancare flora, questa rifioritura è di grande aiuto per le bottinatrici, che raccolgono molto polline, prima dell’invernamento. Trattasi dunque di importante polline di emergenza. Oltre ai bombi, non sono stati notati altri pronubi sui fiori. Da 1 a 4: 4. Da 1 a 3: sconosciuto. I frutti amari, se ingeriti, causerebbero dolori intestinali e vomito. Avrebbero però azione positiva sui disturbi digestivi. Sono spesso usati per farne marmellate; usati anche come colorante. Il contatto della pelle con le foglie provoca allergie.La corteccia è tonica e astringente; contiene dimetilglicina, ad azione antitrombosi, anticoagulante, regolatrice della funzionalità della tiroide. Le foglie sono astringenti. I semi forniscono buon olio. I rami sono utilizzati per lavori d’intreccio. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 366. Pomini L., 1990. Erboristeria italiana. Ed. Vitalità, 349.


POLLINI DI AUTUNNO - Diplotaxis erucoides DC. (Cruciferae) (Rapastella bianca)

Infestazione con Diplotaxis in un uliveto senza trattamenti.

DESCRIZIONE GENERICA

È probabilmente il più importante polline, perché il suo fiore è praticamente sempre disponibile in tutti i periodi critici. Raramente se ne producono anche mieli uniflorali. È presente dalle stazioni costiere fino alla zona submontana (1000 m s.l.m.). È assente solo nelle stazioni montane dell’Italia centrale.

TEMPO DI FIORITURA

La troviamo in pieno fiore dalla fine dell’inverno a maggio e poi ricresce verso la fine dell’estate e fiorisce fino all’autunno inoltrato.

POLLINE

Nelle stazioni in cui vegeta rappresenta, insieme ai Salici, il polline più importante; alla fine dell’inverno, nell’estate siccitosa e nella ripresa autunnale prima dell’invernamento. Spesso il raccolto raggiunge il 100% giornaliero per alcune settimane. Può considerarsi anche un polline di alto valore biologico, superando il 25% di contenuto proteico. È visitato, oltre che dalle api, anche da quasi tutte le famiglie di apoidei, meno soltanto Anthophoridae e Xylocopa spp. Le pallottoline di polline sono color giallo.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 4.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

I fiori ancora chiusi sono commestibili bolliti. Ha prorietà diuretiche, espettoranti e astringenti. Tosco U. 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline, 231.

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2020 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

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unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato.......................................................................................................... Mod. 01/2020 - Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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