Apitalia 12/2019

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DONIAMOLO !

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXIIII • n. 12 • Dicembre 2019 •- 702 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016




Atlante mondiale dei mieli uniflorali

Grazie alle analisi sensoriali e ai dati melissopalinologici raccolti dall’Autore in tutto il mondo, è stato possibile organizzare, in un unico volume, le schede descrittive di 310 mieli uniflorali delle più diverse provenienze. Il volume costituisce un compendio inedito e indispensabile per gli esperti di melissopalinologia, i ricercatori e i cultori della scienza apistica.

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EDITORIALE

SEMPRE OTTIMISTI, NONOSTANTE TUTTO !

DOPO UN ANNO IN DIFFICOLTÀ ORA GUARDIAMO AL FUTURO COME LE API: MAI STANCARSI DI COSTRUIRE

I

l 2019 lo ricorderemo come il tempo dei tanti eccessi, quasi tutti negativi, che però non vanno dimenticati; semmai il contrario. Le criticità sono segnali: vanno colte, gestite, usate per non farci trovare nuovamente impreparati. È stato l’anno più caldo di sempre, a riprova che il cambiamento climatico è già realtà. Ma anche la peggiore primavera degli ultimi cinquant’anni, con gravi perdite dei raccolti di miele. Il coleottero Aethina tumida si è spostato dalla Calabria in Sicilia, il predatore Vespa velutina si propaga nel Nord e Centro Italia; ovunque subdola e dilagante Nosema ceranae, che segnala carenze immunitarie di api denutrite. Cresce e allarma l’impennata dei furti di alveari. Diciamo la verità: sembra uno scenario di guerra, ma è una faccia sola della medaglia. Accadono anche cose buone: il patrimonio apistico nazionale aumenta e di pari passo il numero dei giovani che vogliono avvicinarsi all’allevamento delle api. L’Unione europea, nonostante i tagli di bilancio, riserva fondi crescenti alle api come baluardo del servizio di impollinazione e presidio di biodiversità. Le leggi vengono semplificate per aiutare chi cerca di integrare il proprio reddito. L’ape italiana trova aree protette a livello regionale. L’uso sostenibile dei fitofarmaci è una pratica che inizia finalmente a rispettare le api. I produttori e i confezionatori si incontrano per costruire una filiera apistica nazionale. Sono tutti segnali positivi, risultati concreti del nostro agire: ci dicono che c’è ancora spazio per la parola “ottimismo”, in un 2020 dove vogliamo continuare a costruire il futuro e non a distruggere il passato. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 702 | 12/2019 gli articoli 5 EDITORIALE Sempre ottimisti, nonostante tutto

Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO L’Ecomondo delle api

Nostro Servizio

21 AGENDA LAVORI. CENTRO Il freddo non deve proccupare l’apicoltore Stefano De Pascale 24 AGENDA LAVORI. SUD È ora di una pausa riflessiva ma sempre vigile

Santo Panzera

27 AGENDA LAVORI. SUD E ISOLE Contare le api si può Vincenzo Stampa 39 PATOLOGIA APISTICA Caos Aethina

V. S.

42 API E FISCO Integrare la propria produzione si può Tiziana Di Gangi

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Porre attenzione al consumo delle scorte Alberto Guernier 15 AGENDA LAVORI. NORD Fare silenzio, l’alveare riposa!

Maurizio Ghezzi

18 AGENDA LAVORI. NORD-EST Un’attenzione di scorta Giacomo Perretta

45 FITOFARMACI Basta danni ambientali Giuseppe Pietrobelli 49 ARTE Fascino e pericolo, un volo immaginario Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini

lo SPECIALE L’APICOLTURA ASSIEME ALL’AGRICOLTURA L’APIMONDIA A MONTREAL

LA NUOVA POLIZZA ASSICURATIVA PER GLI ALVEARI a pag. 56

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i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare Ne abbiamo fatto poco e questo rende ancora più sincero il nostro gesto in questi giorni di Buone Feste: donare un vasetto di buon miele fa bene all’apicoltura italiana

hanno collaborato a questo numero

abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta)

€ 30,00

2 anni (20 numeri carta)

€ 54,00

Italia, una copia/arretrati

€ 5,00

Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Damiano Tripodi (foto pag. 15), Giancarlo Martire (foto pag. 16, 24), Giacomo Perretta, Manfred Richter (foto pag. 18), Stefano De Pascale, Apic. Dolcezza & Natura (foto pag. 21), Apic. Isca ‘e’ Muras (foto pag. 22), Santo Panzera, Apic. Colle Salera (foto pag. 26), Vincenzo Stampa, Apic. Tre Colli (foto pag. 27), Filippo Bigozzi (foto pag. 28), Claudia Garrido, Jessica Louque-Ivasive.org (foto pag. 39), Tiziana Di Gangi, Rostichep (foto pag. 45), David Mark (foto pag. 47), Renzo Barbattini, Giuseppe Bergamini, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

Lo stemma circolare dell’ape regina al centro della scritta che recita “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” accompagna da sempre le pubblicazioni curate dalle firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine

azzurro

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2019”)

Questa è la medaglia d’oro accompagnata dalla menzione speciale della Giuria internazionale che ha riconosciuto Apitalia miglior rivista di apicoltura per i suoi contenuti redazionali, la qualità del corredo fotografico e il valore tecnico-scientifico

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo

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PRIMO PIANO

L’ECOMONDO DELLE API

PER RACCONTARE I SEGRETI DELL’ALVEARE ITALIA A CHI PROGETTA UN FUTURO SOSTENIBILE Nostro Servizio

C

osa ci fanno le api ad Ecomondo? Per quanto possa sembrare strano, se c’è un ambiente allora ci debbono essere anche gli impollinatori: quei vettori, cioè, indispensabili ai fiori per la produzione dei frutti e la riproduzione dei semi. Siccome a Ecomondo si è parlato di cibo, aria, ambiente, clima e biodiversità, c’era bisogno anche di un mediatore “colturale” e “culturale” che si chiama alveare. Dunque siamo stati ancora una volta in fiera, a Rimini, anche noi che abbiamo il delicato compito di sensibilizzare il mondo agricolo, gli operatori dei comparti collegati, la ricerca, gli enti pubblici e le Istituzioni, sul fatto che gli alveari sono nientemeno che dei segnali stradali. È grazie ad essi, infatti, che le api ci indicano la strada verso la sostenibilità: ci aiutano a vedere le cose dall’alto, in anticipo e in prospettiva; ci danno un esempio di cooperazione e comunicazione che alla fine diventa di grande aiuto quando dobbiamo tradurre semplicemente questioni complesse. Prendiamo una delle più recenti scoperte fatte misurando l’efficienza produttiva, quindi la redditività, di una superficie agricola destinata alla coltivazione del colza. Ci dicono i 8 | Apitalia | 12/2019

ricercatori che i risultati migliori non si ottengono quando trattiamo con agrofarmaci i campi destinati a questa produzione, bensì quando immettiamo in questi agrosistemi una quantità sufficiente di alveari, quindi di api, che fiore dopo fiore impollinano e incrementano sensibilmente le rese economiche.

L’APE È UN FATTORE DI ECONOMIA CIRCOLARE


Ciò che dunque scientificamente è noto e misurabile come “apporto ecosistemico”, noi apicoltori lo chiamiamo semplicemente “servizio di impollinazione”. Abbiamo portato cioè ad Ecomondo la capacità che hanno le api di offrire una lunga lista di benefici e di tornaconti anche economici. Ne citiamo uno solo, giusto per rendervi l’idea: i prodotti dell’alveare tutti messi insieme valgono poche decine di milioni di euro; il valore aggiunto che l’agricoltura conquista, grazie alla presenza delle api nelle nostre campagne, supera il fatturato di un miliardo di euro all’anno. Queste api allora, in questi alveari, trasparenti al punto da poter essere letti anche da un bambino o da un non addetto ai lavori, sono il valore che intendiamo condividere con la comunità che ogni anno dà vita a Rimini al Salone della economia circolare e della tecnologia green. Siamo venuti qui per fare divulgazione sul modo corretto di raggiungere una gestione sostenibile dell’azienda agricola, per dire ad esempio

che trattare le colture in fioritura è una pratica agronomica inutile e scorretta. Basterebbe questo, a volte, per rendere meno ostile l’ambiente nel quale le api sono chiamate a fare il proprio lavoro: che è quello, appunto, di impollinare le colture ortofrutticole e sementiere. Siamo venuti qui per spiegare alle scolaresche i segreti di una goccia di miele: dal fiore al vasetto cosa succede e come si arriva a trarre un alimento scavando in quella miniera a cielo aperto che sono i fiori presenti sui nostri territori, nelle nostre zone rurali, naturali, urbane persino. Ecco, urbane: siamo venuti qui ad Ecomondo anche per dire che le api possono diventare puntuali e sensibili centraline del biomonitoraggio di una città, di un sito industriale, di un’area protetta o di una coltivata. Con beneficio per tutti coloro che dai dati raccolti possono assumere indicazioni utili a correggere una criticità, a mettere in atto una buona pratica che porta beneficio a tutti e non ad uno solo. E non potevamo non approfitta-

re per segnalare, a chi si occupa di energie alternative, di biogas o biometano, che ci sono fiori utili alle api, che producono grandi quantità di miele e di polline, che richiedono scarso apporto idrico, ma che donano grandi quantità di biomassa da convertire in energia. Siamo stati qui, inoltre, per ricordare che se ci sono spazi incolti, terre demaniali, progetti forestali, basta scegliere essenze utili alle api per far sì che il nostro mondo diventi più vivibile, con poco e senza rinunciare per forza alla produttività. Siamo stati qui, infine, per dire che ci sono tanti Apicoltori, in Italia, che vogliono collaborare costruttivamente con gli Agricoltori e con tutti i comparti produttivi ad essi collegati: anche perché questo ci ha insegnato Confagricoltura, che ha sempre fatto della propria casa, come oggi del suo stand, una casa della divulgazione con una stanza aperta all’ecomondo delle api!

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Tante le scolaresche: gli alunni delle elementari sono i piĂš entusiasti.

Mamme con prole si specchiano nell’alveare.

Tessa Gelisio, blogger e famosa conduttrice.

Lo staff al completo di FAI e Confagricoltura.

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Anche il nostro mondo ha vedute esagonali.


L’ECOMONDO DELLE API ALLO STAND DI FAI E CONFAGRICOLTURA

A destra, Roberto Morassut Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente

L’ape non si uccide, si salva.

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

PORRE ATTENZIONE AL CONSUMO DELLE SCORTE

IL MONITORAGGIO COSTANTE DEGLI ALVEARI CI METTE AL RIPARO DALLE CRITICITÀ INVERNALI di Alberto Guernier

E

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zione, avvenga in funzione anche dell’osservazione esterna, non solo come si usava consigliare un tempo: osservando la porticina degli alveari per accorgersi di anomalie, oppure “bussare” sulle pareti degli alveari per sentirne e valutarne la reazione di risposta. Piuttosto che sorpassate, tali tec-

SERVONO ATTENTI OSSERVATORI

Foto Alberto Guernier

cco che ci risiamo con le “frullanti” domande che turbano spesso la serenità del povero apicoltore: “Avrò nutrito a sufficienza?”. Domanda di rito per allevatori previdenti, quelli che per intenderci hanno provveduto alla formazione delle scorte già dalla fine dell’estate, soppesando, visitando, ed eventualmente intervenendo con nutrizioni zuccherine di sciroppo. Questa tecnica fino a qualche anno fa, ci avrebbe messo al riparo da eventuali malaugurate situazioni di criticità invernali, ed ancora oggi costituisce certamente la tecnica migliore di preparazione all’invernamento, ma potrebbe rivelarsi insufficiente alla luce delle nuove sfide climatiche e sanitarie. Allora il consiglio è quello di non smettere di controllare gli alveari: questo non significa disturbare le colonie ogni settimana, ma neppure si può pensare, ora che la stagione invernale fa parte del presente, di dimenticarci della loro esistenza. È importante che questa condu-


niche, si rivelano oggi in molti casi insufficienti. La prima valutazione “esterna” che occorre fare è quella relativa all’andamento climatico che comprende tutto il periodo autunnale fino alle porte dell’inverno; nella fattispecie, riferendosi al NordOvest, la scarsità di basse temperature relative a questo periodo, ha protratto l’attività delle api, che in assenza di abbassamenti importanti anche nella notte, ha visto “volare” praticamente sempre le api in cerca di acqua e polline, per tutto il periodo di riferimento. Essere apicoltore, agricoltore, allevatore, ha significato da sempre, ed ancora significa, essere attenti osservatori, avere quindi anche l’abitudine di memorizzare riferimenti, il più possibile naturali, quindi affini alla vita delle api. Esempio: a inizio Dicembre è stato possibile notare come i prati fossero ancora ricoperti copiosamente di erba verde, questo per effetto delle numerose piogge e

del’ assenza di freddo; prati che non avevano ancora visto gelate! Soppesare gli alveari, è probabilmente il primo “trucco” che si impara, che ci fa sentire apicoltori con i baffi, come si diceva un tempo; ma presenta tuttavia dei limiti, come tutti i metodi empirici, è basato sull’esperienza e sulla immediata comparazione dei pesi che, ricordiamo, in base al periodo, sono rappresentati non solo dalle scorte, ma da covata, api e materiali, non sempre comparabili senza conoscerne la situazione visivamente. Altra situazione che sembra essere legata comunque a tutto questo è la mortalità. Sarebbe opportuno sistemare immediatamente, innanzi agli alveari, delle stuoie che possono anche essere i classici teli usati in agricoltura per la pacciamatura; attraverso l’osservazione di queste superfici, che potremmo tranquillamente paragonare alla lettura dei fondi per il controllo della varroa, ci sarà possibile vedere efficacemente gli

indizi di “alta mortalità”, dovuta ad avvelenamenti e saccheggi; ma forse ancora più importante per questo periodo come per quello successivo, primaverile, la mortalità da Nosema e da Virosi. Fin che sono nella possibilità di farlo, le api “accompagnano alla porta” tutto quello che rappresenta un problema; ed è qui che, con poca spesa, se saremo presenti ed attenti, potremo accorgerci per tempo ed intervenire, almeno per limitare nefasti contagi, oppure tentando di intervenire con le poche armi a disposizione. Nosema, Virosi e Varroa, sono nemici che non ci concedono tregua e non ci consentono ad oggi di abbassare la guardia! Un’ultima considerazione desidero farla in merito alla valutazione che spesso viene fatta sulle percentuali di perdita invernali; chi considera il dieci, chi il quindici o addirittura fisiologico il venti/ trenta per cento. Nuclei o, peggio, famiglie che si-

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AGENDA LAVO RI. NORD-OVEST ano, prendiamo carta e penna e proviamo a fare un nostro conto; quando saremo giunti al risultato finale della nostra perdita fisiologica, praticamente sempre legata a questo periodo, valuteremo anche se non sia il caso di prestare maggiori attenzioni, provando ad arginare il piĂš possibile le fallanze, anche in ultimo intervenendo tempestivamente eliminando quegli alveari che sono diventati saccheggiabili e quindi potenzialmente infettivi, non soltanto per le nostre famiglie... Un augurio a tutti e che le perdite invernali siano le piĂš basse possibili! Alberto Guernier

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AGENDA LAVORI. NORD

FARE SILENZIO, L’ALVEARE RIPOSA !

LA SEGRETA QUIETE DELLE API IN GLOMERE QUANDO LA STASI ALLUNGA LA VITA di Maurizio Ghezzi

È TEMPO DI METTERE A DIMORA

Foto Damiano Tripodi

PIANTE AROMATICHE

V

ento, freddo, neve, mentre un’alba che insegue velocemente il tramonto per raggiungerlo nel più breve tempo possibile ci regala passaggi di buio intercalati solo da brevi periodi di chiaro durante i quali, se il meteo è dalla nostra parte, un timido sole guardandoci da lassù dispensa un tenue tepore comunque sempre troppo debole per contrastare il rigido rigore del generale inverno.

In questo quadro, se vogliamo anche un po’ desolante, cosa fanno l’apicoltore e le sue api? Le nostre amiche volanti purtroppo in queste condizioni altra scelta non hanno se non quella di rinchiudersi in uno sferico glomere che sarà tanto più serrato quanto più intenso sarà il freddo esterno. Esse condivideranno a turno quel salutare tepore, prodotto dalla contrazione dei loro muscoli, presente nelle parti più centrali del glomere dove è ben custodita e protetta la regina, passando di volta in volta dall’interno all’esterno di questo affascinante agglomerato sferico. Mentre all’interno dell’alveare si consuma questa resilienza nei confronti di un inverno ormai di fatto arrivato, l’apicoltore non deve abbandonarsi all’ozio o allo svago, ma deve rimanere vigile deve controllare di tanto in tanto l’apiario: il vento potrebbe aver scoperchiato un’arnia, o abbattuto dei grossi rami che ora si trovano ad ingombrare la porticina di qualche nido, la neve abbondante potrebbe aver sommerso l’ingresso degli alveari impedendo nelle giornate più tie12/2019 | Apitalia | 15


Foto Giancarlo Martire

AGENDA LAVORI. NORD

pide l’uscita per un volo di purificazione piuttosto che per la raccolta di qualche gocciolina d’acqua. L’apicoltore attento, in questa stagione, monitora i suoi apiari con gesti dolci e delicati controlla dall’esterno lo stato delle famiglie per sincerarsi che tutto stia andando come deve, l’apicoltore attento nello svolgere questa attività si preoccupa di non provocare noie o rumori che possano disturbare 16 | Apitalia | 12/2019

la dolce quiete che regna sovrana all’interno dell’alveare per non causare agitazione nella famiglia, cosa questa che potrebbe determinare un dispendio di energie imprevisto da parte delle api dispendio che, a sua volta, si tradurrebbe con un aumentato ed inutile consumo di scorte altrimenti necessarie per un corretto mantenimento dell’omeostasi termica dell’alveare. Non preoccupiamoci più di tanto se du-

rante la nostra attività ispettiva troveremo cadaveri sul predellino di volo questo fa, per così dire, parte del gioco durante i mesi invernali, infatti, la perdita di api può arrivare intorno alle 2000/3000 unità. Rimuovere questi corpicini passati a miglior vita non è obbligatorio anche se sarebbe meglio per evitare possibili future insorgenza di problemi di natura igienica. Coibentiamo con cure il sottotetto, lo spazio compreso fra coprifavo e nido, la grande dispersione di calore avviene infatti in quella zona, diversi sono i materiali che potremmo utilizzare, personalmente preferisco spessi e robusti fogli di tessuto non tessuto che hanno una importante valenza termica e che al tempo stesso consentono una buona traspirazione fondamentale per evitare accumuli di umidità. Sempre durante le nostre passeggiate ispettive eliminiamo sterpaglie ed erbacce eventualmente presenti sul perimetro degli alveari perché esse potrebbero portare umidità al loro interno, condizione ben più dannosa e temibile delle fredde temperature invernali. Volgiamo il nostro sguardo intorno e proviamo ad immaginare quali angoli dell’apiario potrebbero ospitare piante aromatiche, arbusti e/o piante nettarifere ed una volta individuati questi luoghi non perdiamo tempo e apprestiamoci a mettere a dimora, lavanda, timo, rosmarino, erica ed altro ancora. Queste piante produrranno fioriture nella primavera che verrà, fioriture che sicuramente saranno molto gradite alle nostre compagne volanti. Le giornate sono brevi ed il freddo


intenso per cui dopo un accurato giro ispettivo per le postazioni, ci siamo meritati un riparo al calduccio del nostro laboratorio dove ci attendono lavori magari un po’ più noiosi ma sicuramente di fondamentale importanza soprattutto per affrontare con serenità il periodo della ripresa primaverile. Sistemiamo vecchi telai con favi danneggiati sostituendo questi ultimi con foglio cereo. Prepariamone di nuovi, risistemiamo vecchie arnie che necessitano di restyling le quali torneranno sicuramente utili quando i nuclei formati nell’anno precedente inizieranno a svilupparsi, oppure quando sarà necessario sostituire vecchie arnie ancora in uso, ma ormai giunte a fine corsa.

Dedicandoci ora a queste attività di manutenzione certamente non correremo il rischio di doverle fare in affanno la primavera che verrà. Le riserve di cibo condizionano lo stato delle famiglie, il loro vigore e la loro ripresa primaverile, per questo motivo mi sono convinto che sia necessario fornire loro, nei freddi mesi invernali, comunque e a prescindere dei panetti di candito che esse utilizzeranno se necessario per un’integrazione delle scorte proprio durante i mesi freddi o che, in caso contrario, si riveleranno essere preziose riserve energetiche per una più precoce e più valida ripresa primaverile. Con l’arrivo di dicembre, il Natale è alle porte: regaliamoci o facciamoci

regalare libri che parlano di api, di come approcciarci a loro, della loro natura, della loro biologia e fisiologia. Divoriamo questi libri e dopo averli letti rileggiamoli ancora perché spesso la rilettura può aiutarci a comprendere informazioni che altrimenti ci sarebbero sfuggite e/o a memorizzare importanti nozioni depositandole in maniera stabile e duratura nella nostra memoria a lungo termine. Divoriamo questi preziosi regali ed assorbiamone il loro pregiato contenuto perché come ormai è ben noto la conoscenza non è mai troppa, mentre l’ignoranza è sempre molto abbondante. Buon Natale e felice invernamento a tutti. Maurizio Ghezzi

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

UN’ATTENZIONE DI SCORTA

NELLA STAGIONE FREDDA I FAVI CON MIELE DEVONO ESSERE A PORTATA DI API di Giacomo Perretta

U

n anno di alternanze climatiche ha prodotto tanti disastri, con una primavera più simile all’autunno e un’estate calda e secca. Il risultato è che ci sono state scarsissime produzioni e, in alcuni periodi, anche nulle. Alcuni raccolti, come acacia, sono stati praticamente nulli, solo pochi fortunati sono riusciti nell’intento, altrettanto vale per il castagno e altre specificità. Le api sono state osservate e monitorate ogni giorno dagli api-

coltori, i favi avevano pochissime scorte e alcuni alveari ne erano completamente privi. Affamate, mai come quest’anno, le api volavano alla ricerca di una qualsiasi fonte nettarifera. Mi è capitato, la scorsa estate, di essere stato chiamato per raccogliere un piccolo sciame posto al centro di una piazza. Al mio arrivo ho constatato, con amarezza, che altro non era che uno sparuto ammasso di api ammucchiate intorno alla carta di un gelato. Questo fatto dimostra

AMAREZZA PER UN’ANNATA SCARSAMENTE PRODUTTIVA

Foto Manfred Richter

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la drammaticità della condizione alimentare dei nostri insetti. La somministrazione di alimentazione, per il sostentamento delle colonie, durante la scorsa primavera è stata un’anomalia: la stagione che avrebbe dovuto essere la più rigogliosa e più ricca si è invece dimostrata disastrosa causa le continue piogge, mentre l’estate è stata a dir poco torrida, e ciò ha causatola privazione di quel poco nettare estivo che generalmente viene prodotto. Il preambolo è stato necessario per affermare che alla stagione invernale molte api, se gli apicoltori non hanno ottemperato alla loro alimentazione, si sono presentate poco floride. Il bravo

apicoltore a settembre avrebbe dovuto somministrare alimentazione supplementare per far accumulare alle api scorte invernali e permettere loro di raggiungere una buona tonicità, per passare in forma l’inverno. Alla fine di ottobre ci siamo accorti di un blocco di covata naturale alla quale è seguito la somministrazione dei prodotti antivarroa. Discordanti sono stati i dati sulle infestazioni: alcune testimonianze ci assicurano di una infestazione leggera, altre invece piuttosto consistente. La difficoltà di capirne le motivazioni è data anche dalla collocazione degli apiari, in alcuni casi molto vicini. Difficile azzardare una spiegazione al fenomeno:

se è vero che la varroa mal sopporta una temperatura superiore ai 42 °C - e quindi il caldo di quest’estate potrebbe essere stato una sorta di intervento antivarroa termico naturale - non si spiega l’infestazione a macchia di leopardo. LAVORI IN APIARIO In questo periodo non ci sono particolari interventi da fare, l’unico consiglio che posso suggerirvi è quello di controllare sempre e comunque le scorte, che non sempre sono accessibili alle api. Prendiamo in esempio un miele opercolato e cristallizzato, alla vista sembrano scorte invece ad una analisi più attenta possiamo vederne i punti critici:

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AGENDA LAVO RI. NORD-EST 1) la cera dell’opercolo è troppo resistente e indurita dal freddo; 2) il miele è cristallizzato al punto che le api non riescono a renderlo solubile per l’alimentazione; 3) le scorte sono lontane dal glomere e difficili da raggiungere. Le soluzioni non sono molto complicate, ma è necessario farle nel tempo e nel modo pportuno. Nel primo caso la soluzione potrebbe essere semplicemente quella di graffiare gli opercoli permettendo alle api di accedere al miele; a questo punto è possibile che ci si trovi nel caso del secondo punto, cioè con una cristallizzazione molto dura ed ecco che gli interventi possono essere diversi secondo la durezza della cristallizzazione. In

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linea di massima, umidificando il miele graffiato ammorbidito dalla sete igroscopica del miele, l’acqua darà la possibilità alle api di sciogliere il miele cristallizzato. Nel terzo caso, vi accorgete che il miele (scorte) c’è ma il glomere è situato nella parte opposta. Ecco allora come fare: • bisogna operare in una bella giornata di sole con temperature atte a far muovere agevolmente il glomere, indicativamente superiore a circa 10 °C (temperatura facilmente rilevabile anche in dicembre). Se ci troviamo in assenza di covata, possiamo semplicemente estrarre il telaino girarlo e graffiare il miele opercolato che sta in fondo al favo.

La temperatura nel pomeriggio un po’ più bassa non permette alle api dell’apiario di eccitarsi qualora vi fosse un eventuale profumo di miele, mentre le api dell’alveare avranno tutto il tempo per raccogliere il miele fuoriuscito, prima che ritorni la sera più fredda. CONCRETAMENTE Anche se è molto più comodo, facile ed anche più efficiente e produttivo, per l’apicoltore e per le api, aggiungere del candito sopra i telaini, un buon apicoltore deve avere anche una buona conoscenza tecnica della pratica apistica. Giacomo Perretta


AGENDA LAVORI. CENTRO

IL FREDDO NON DEVE PREOCCUPARE L’APICOLTORE

ACCETTABILI PERDITE DI FAMIGLIE DEL 15%. EVITARE CHE LE COLONIE DEBOLI SUPERINO L’INVERNO di Stefano De Pascale

LA NATURA È UNA GRANDE

Foto Apic. Dolcezza & Natura

SELEZIONATRICE

N

el parlar tra apicoltori si desta sempre una certa preoccupazione nella capacità delle colonie di superare l’inverno. Se da una parte questa preoccupazione è fondata perché effettivamente durante l’inverno si va spesso incontro ad una perdita d’alveari, dall’altro la possiamo ritenere una perdita fisiologica che è del tutto accettabile entro certi limiti. Se nei mesi scorsi abbiamo effettuato tutte le operazioni ne-

cessarie ad un buon invernamento possiamo dormire sonni tranquilli anche se la lontananza dalle famiglie per diverse settimane ci creerà una leggera ansia. Quindi come già detto negli scorsi numeri repetita iuvant le condizioni necessarie per un buon invernamento sono: • un buono stato santiario, varroasi e nosemiasi delle api sono i punti deboli che possono dar luogo a notevoli perdite invernali; • una famiglia ben popolata e con scorte a sufficienza. Nel mese di Dicembre oltre a continuare eventuali trattamenti per abbattere la popolazione di Varroa destructor, quindi sublimati ripetuti (2-3 cicli) o in alternativa un trattamento con acido ossalico gocciolato non ripetibile e che va effettuato con una temperatura minima di 13 gradi nelle ore più calde della giornata, non abbiamo molti altri lavori da fare sugli alveari. Si può sempre fare un monitoraggio delle scorte dell’alveare ed integrare in tal caso con del candito o dei telaini di miele. Non è sicuramente il momento giusto 12/2019 | Apitalia | 21


per nutrire le colonie che per loro natura tendono a diminuire notevolmente l’attività all’interno della colonia ma qual’ora l’alternativa sarebbe la morte della colonia per mancanza di scorte allora è bene nutrire. I periodi di freddo in natura sono sempre un momento di purificazione, le attività degli organismi vegetali o animali rallentano notevolmente ed a volte si fermano completamente. Questo fa sì che i parassiti, di qualsiasi natura essi siano, non trovano “terreno fertile” per crescere e prolificare. Ad esempio nelle colonie d’api si assiste ad un elevata caduta naturale della varroa, le stesse malattie di natura batterica e fungina (covata calcificata ad esempio) non avranno possibilità di sviluppo in assenza di covata. Se le colonie sane 22 | Apitalia | 12/2019

non avranno problemi diverso sarà per quelle che si presentano con uno stato sanitario non ottimale e poche scorte. L’inverno ed il freddo si abbattono sulle specie viventi esercitando una forte pressione selettiva, ovvero: chi non è in grado di superare queste condizioni estreme è destinato a perire, portando via con se il proprio pacchetto di geni. Solo la genetica dei ceppi più forti avrà la possibilità di propagarsi e portare avanti la specie, la cosi detta “selezione naturale” tanto violenta quanto affascinante. Questo vuol dire che possiamo lasciar perire le nostre colonie senza preoccuparci? Assolutamente no. Spesso le condizioni non ottimali delle colonie sono dovute anche a nostri errori di gestione. Possiamo ritenere accettabili perdite sotto

Foto Apic. Isca ‘e’ Muras

AGENDA LAVORI. CENTRO

il 15 %, al 20% deve cominciare a suonare un campanello d’allarme sul nostro operato. Quindi aiutiamo le colonie a superare l’inverno ma dobbiamo aiutare anche la natura a svolgere il suo ruolo di selezionatrice. Tutti gli apicoltori dovrebbero cominciare a valutare la capacità d’ invernamento e di ripresa primaverile delle proprie colonie ed in primavera sostituire prontamente le regine delle colonie che non avrebbero superato l’invernamento senza il nostro aiuto, evitando che queste colonie si riproducano allevando fuchi o vergini. I benefici ricadrebbero su tutte le comunità di apicoltori che operano nello stesso ambiente. La fine dell’anno è anche un periodo molto importante per il commercio del miele e degli altri prodotti dell’alveare al dettaglio; è


arrivato anche il momento di cominciare a programmare la prossima stagione, quindi tutti i lavori che riguardano la manutenzione e l’approvvigionamento dei materiali e dei mezzi necessari alla produzione. Il termine “ sopravvivenza” non l’ho usato a caso, la maggior problematica di una piccola-medio azienda in crescita sono i costi di gestione, che crescono insieme all’azienda. Se si opera con poca accortezza e non si programmano bene le spese, non è raro che i costi fissi e variabili crescano troppo e quindi il profitto aziendale ovvero il reddito che spetta all’ imprenditore “puro” sia vicino o minore di zero. Ricordate che non bisogna confondere

il profitto aziendale con il reddito che ottenente dal vostro lavoro in campo ed in laboratorio, le vostre ore di lavoro hanno un costo che va sottratto al profitto dell’imprenditore. Un’azienda che funziona deve avere un profitto che spetta a chi organizza l’impresa e mette i capitali, se la vostra attività remunera esclusivamente le vostre ore di lavoro è il segno che qualcosa non funziona bene. Non è facile in poche righe spiegare un analisi dell’efficienza economica delle aziende, ma il messaggio che vorrei far passare in queste ultime battute è che ad oggi per essere degli imprenditori apistici non basta saper allevare api per la produzione di miele, cosa tra l’altro non scon-

tata. È necessarioessere in possesso di moltissime conoscenze trasversali che vanno dall’ economia agraria al marketing, dalla conoscenza della botanica, della chimica e della genetica ad altre più pratiche che riguardano i materiali con cui lavoriamo: il legno delle arnie, i motori dei macchinari di laboratorio e dei mezzi di trasporto, il loro funzionamento e la manutenzione. Un apicoltore bulgaro incontrato nel mio percorso mi chiese “secondo te qual è lo strumento più utile agli apicoltori?”; dopo vari tentativi fallimentari di dare la risposta giusta, fu lui a svelarmi la risposta: “la calcolatrice”. Stefano De Pascale

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AGENDA LAVORI. SUD

È ORA DI UNA PAUSA RIFLESSIVA MA SEMPRE VIGILE

SOLO MONITORAGGI ESTERNI SU SCORTE, VASSOI E PREDELLINI DI VOLO di Santo Panzera

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scoperchiati o addirittura rovesciati dal vento, anche un attendibile controllo su scorte, vitalità e sanità delle nostre famiglie di api. Il controllo delle scorte si effettua: soppesando gli alveari, alzandoli dalla parte posteriore e facendo poi appello alla nostra esperienza; osservando ed interpretando i residui caduti nel vassoio del fondo antivarroa, che formano delle striscie in corrispondenza tra un favo e l’altro. In particolare, dal lavoro di disopercolazione, operato dalle api, delle cellette contenenti scorte

ANCHE IL BRUSÌO FORNISCE INFORMAZIONI MOLTO UTILI

Foto Giancarlo Martire

a fine dell’anno, nel nostro Sud, è un periodo di quiete e relativo riposo per le api e per noi apicoltori; le temperature, nei diversi contesti territoriali, si sono abbassate e, se nei mesi precedenti abbiamo provveduto ad effettuare un buon invernamento mediante coibentazione degli alveari, restringimento delle famiglie e somministrazione di nutrimento, le api saranno sicuramente in glomere e possiamo dormire sonni tranquilli. In questo periodo, date le basse temperature, possiamo effettuare solo visite esterne agli alveari; tali osservazioni, pur non essendo mai esaustive, offrono una valutazione corretta del comportamento delle api, solo se supportate da una reale conoscenza della forza della colonia, derivante da un buon invernamento della colonia stessa e dalla regolare compilazione delle schede sulle quali riportiamo i risultati delle nostre visite. Questi monitoraggi ci consentono di operare, oltre ad un evidente controllo visivo sull’integrità dei nostri alveari e quindi che non siano stati


di miele, derivano residui di colore chiaro; la presenza nella zona centrale del vassoio di poche strisce di residui densi, in corrispondenza dello spazio occupato dal glomere, indica che la famiglia è in ottime condizioni; al contrario, la presenza di strisce di residui densi anche nelle parti laterali del vassoio segnala che le scorte sono in esaurimento, in quanto le api stanno consumando il miele immagazzinato ai lati esterni; la presenza di frammenti grossolani di cera rosicchiata segnala un avvenuto saccheggio. La buona vitalità e sanità della colonia ci vengono evidenziate esternamente dall’osservazione del predellino e dall’ascolto del brusio prodotto dalle api all’interno dell’alveare. Per quanto riguarda il predellino di volo: la presenza di strane deiezioni, sotto forma di goccioline bruno-giallastre, è indice di diarrea che potrebbe essere legata ad un cattivo invernamento delle scorte presenti nell’alveare (mie-

le fermentato o presenza di molta melata indigeribile); la tendenza a propolizzare e chiudere la porticina d’entrata indica una grossa contrazione della famiglia dovuta a moria di api adulte. Infatti le api, al fine di mantenere una temperatura adeguata all’interno dell’alveare durante il periodo invernale, regolano gli scambi di aria con l’esterno aprendo o ostruendo le aperture con la propoli e, in caso di buon invernamento, esse non chiudono mai la porticina di volo. Altro sintomo della buona vitalità della colonia è dato dal volo, sul predellino dell’arnia, delle bottinatrici più coraggiose che si avventurano all’esterno sfidando le basse temperature: se interessa tutto il fronte dell’arnia, con le pur poche api che si distribuiscono in modo omogeneo, la colonia è forte ed in buone condizioni; se è ristretto su un unico lato, la famiglia occupa solo una porzione del volume interno dell’arnia e quindi trattasi

di colonia fortemente contratta in conseguenza di stati patologici; spesso tale segnale è accompagnato da parziale propolizzazione della porticina. Per quanto riguarda le preziose indicazioni fornite dall’ascolto del suono che emettono le api, si agisce appoggiando l’orecchio ad una parete dell’alveare (generalmente quella rivolta ad Est in quanto è molto probabile che la colonia stia svernando da questo lato perché più esposto al sole) e si batte poi su di essa con le nocche delle dita: il brusio di risposta se prima è forte e deciso e poi ritorna sommesso rivela che la situazione interna è normale; mentre invece se il brusio è più accentuato, costituito da ronzii isolati ed intermittenti oppure collettivi e persistenti è segno di anormalità all’interno dell’alveare, dovuta ad insufficienza di scorte di cibo e/o assenza dell’ape regina. In questi giorni possiamo effettuare piccoli spostamenti di alveari o sciami all’interno dell’apiario,

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avendo però l’accortezza di agire con delicatezza, senza scuotere troppo la famiglia, per evitare che il glomere si rompa e le api cadute sul fondo dell’arnia, per le basse temperature, impossibilitate a risalire nel glomere, andranno incontro a morte certa. Nelle fredde e piovose serate, seduti davanti al fuoco del camino acceso, avvolti dal suo gradevole tepore, da buoni apicoltori quali siamo, non possiamo fare a meno di abbandonarci ad alcune riflessioni sui rapidi cambiamenti verificatesi nel nostro mondo apistico che hanno creato scenari inediti, nei quali risulta sempre più difficile e complicato muoversi e districarsi. Nel delicato equilibrio tra salute e malattia degli alveari, in questi ultimi anni, risultano sempre più incidenti, a favore di condizioni patologiche, diversi fattori di stress ed indebolimento delle api: 1. i cambiamenti climatici, con un sempre più marcato sfasamento tra stagioni astronomiche e metereologiche, con conseguenti fioriture sempre più fugaci e passeggere; 2. l’agricoltura intensiva basata sull’uso massiccio e spesso “a cuor leggero” di fitofarmaci dannosi per le api e su monocolture, con conseguente marcato impoverimento in quantità e varietà 26 | Apitalia | 12/2019

delle risorse pollinifere necessarie per l’edificazione del prezioso corpo grasso dell’ape, dal quale dipende grandemente la sua vitalità e resistenza; 3. l’inquinamento ed impoverimento genetico dei preziosi ecotipi autoctoni di ape ligustica, attraverso l’introduzione sciagurata di razze diverse o ibridi selezionati, con la conseguente perdita irrimediabile di caratteri positivi (capacità di adattamento ambientale) frutto di una lunga coevoluzione; 4. il “fai da te” con l’uso di preparati chimici acaricidi non autorizzati, di formulazione casalinga, con conseguenti fenomeni di farmaco resistenza ed inquinamento del prodotto miele; 5. l’ingresso di nuovi patogeni come l’Aethina tumida che vanno a rendere più problematico un quadro già molto complicato. Infatti, mentre nel recente passato, da buoni apicoltori, operavano con grande sicurezza, con disinvoltura, quasi con spavalderia ed in autosufficienza, riuscendo a ricavare dai nostri alveari abbondanti raccolti di miele; in questo mutato, nuovo e sempre più dinamico e complesso scenario apistico, maturato negli ultimi anni, ci accorgiamo che, nonostante riversiamo sui nostri alveari sempre maggiori energie

Foto Apic. Colle Salera

AGENDA LAVORI. SUD

sia economiche che fisico-intelletive, non risultiamo più in grado di mantenere gli stessi produttivi o addirittura in vita. L’entusiasmo, le vecchie e radicate certezze tendono a lasciare il posto ad inquietudini ed insicurezze; serpeggia, non tanto sotterranea, la tentazione di appendere guanti, tuta, leva ed affumicatore al fatidico chiodo ed abbandonare definitivamente un’attività che in tanti casi rientrava da sempre in una lunga tradizione familiare. In questo rinnovato e mutevole scenario nel quale incidono sempre più pesantemente vecchie e nuove minacce che richiedono l’adozione mirata e consapevole di nuove e più raffinate tecniche di buona pratica apistica, risulta quanto mai indispensabile l’abbandono di ogni deleterio e sciocco individualismo a favore di un efficace e fruttuoso associazionismo. È necessario che noi apicoltori, pur nella diversità delle dimensioni aziendali ed indirizzi produttivi, non operiamo più per compartimenti stagni ma diveniamo i tasselli di un unico mosaico che abbia come saldo collante lo scambio continuo di esperienze e conoscenze ed il sapersi interfacciare efficacemente, attraverso le associazioni di appartenenza, con gli Enti di Ricerca e le Istituzioni. Santo Panzera


AGENDA LAVORI. ISOLE

CONTARE LE API SI PUÒ

VERIFICARE CHE LE API SIANO ABBASTANZA NUMEROSE PER FORMARE UN GLOMERE EFFICIENTE di Vincenzo Stampa

TECNICHE DI CONTROLLO

Foto Apicoltura Tre Colli

DELLA POPOLAZIONE

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e piogge autunnali tanto attese, sebbene arrivate in ritardo, ci hanno dato in novembre quelle fioriture che, insieme alla temperatura relativamente elevata per il periodo, in media 19 °C, hanno stimolato la covata e la ricostituzione della popolazione necessaria a formare il glomere per l’inverno che si avvicina. Quante

api sono sufficienti a formare un glomere in inverno, quando la temperatura esterna scende al di sotto degli 8 °C? L’esperienza ci dice che occorrono almeno cinque favi di api, cioè circa 15.000 (quindici mila). Secondo dati statistici elaborati dal centro svizzero di ricerche apicole Liebefeld, sulla superficie di un favo da nido Dadant possono alloggiare circa 1400 api, il centro ha messo online anche un interessante esercizio di stima della densità di api sulla superficie del favo - https://www.agroscope.admin.ch/agroscope/it/ home/temi/animali-reddito/api/ biologie/volksentwicklung/bienenschaetzen.html - un giochino interessante. Un apicoltore però deve essere in grado di stimare quale sarà la popolazione futura con un anticipo rispetto all’arrivo dell’inverno, tanto quanto basta per potere effettuare le eventuali correzioni, abbiamo un criterio? Lo abbiamo! La superficie di un favo Dadant contiene, su entrambe le facciate, 12/2019 | Apitalia | 27


circa 8.000 (ottomila) celle questo significa che le api che nasceranno da un ipotetico intero favo di covata, come si dice “da legno a legno”, colonizzano circa sei facciate di favo ovvero tre telaini. Allora di cosa si deve preoccupare l’apicoltore? Deve verificare a fine novembre inizio di dicembre di avere in ogni alveare almeno cinque favi di api e una superficie di covata che in totale corrisponda alla superficie di due favi. Questo perché? Anche se quanto detto può sem-

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brare eccessivo, dobbiamo considerare la naturale mortalità e assicurarci quel ricambio generazionale che fornisce le api più adatte a superare l’inverno ed anche numericamente sufficienti a formare un glomere efficiente. Come si ottiene? Il risultato si ottiene verificando in novembre lo stato della popolazione e delle covate ed eventualmente, se proprio necessario, intervenendo con la stimolazione mediante candito in vista di un pareggiamento “in extremis” con trasferimento di covata, (l’ultimo della stagione) da

Foto Filippo Bigozzi

AGENDA LAVORI. ISOLE

effettuarsi all’inizio di dicembre. Le temperature autunnali relativamente alte, ricordiamoci che le api non volano con la temperatura inferiore a 14 °C, hanno permesso un raccolto tardivo di polline, indispensabile per l’alimentazione delle larve. E le scorte? Lo standard lo sappiamo: due favi di sponda pieni e una bella corona sugli altri. Buon inizio d’inverno! Vincenzo Stampa




SPECIALE APIMONDIA

MONTREAL, IN CANADA

L’APICOLTURA ASSIEME ALL’AGRICOLTURA: I RISULTATI DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE

Foto Claudia Garrido

di Claudia Garrido

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SPECIALE APIMONDIA

I

l 46° Congresso Internazionale di Apimondia a Montreal, in Canada, ha dimostrato una chiara continuità con gli appuntamenti del passato e, simultaneamente, ha marcato un chiaro segnale di cambio. Se da un lato, infatti, l’argomento principale che conferenzieri e partecipanti di più di 80 Paesi del Mondo hanno dibattuto è stato soprattutto focalizzato sulla salute delle api, dall’altro la novità è stata che invece di avvicinarsi al tema delle malattie e dei relativi trattamenti, l’attenzione generale sta andando tutta verso la nutrizione. Il motto del Congresso, comunque, era “Apicoltura assieme all’Agricoltura”. Non sorprende, quindi, che si sia parlato molto degli effetti dei pesticidi, anche qui cercando di capire le conseguenze per la salute delle famiglie di api. Oltre alla tossicità delle molecole impiegate in agricoltura, l’attenzione è sempre di più centrata sulle interazioni fra diversi pesticidi, malattie e fattori ambientali. In questo contesto si deve prendere in considerazione anche l’organizzazione sociale delle api mellifere: le operaie sono molto numerose e di solito le prove si concentrano su di loro. Prove sui fuchi oppure sulle api regine quasi non esistono, anche se sono loro che garantiscono la riproduzione della famiglia. Geoff Williams, un ricercatore degli Stati Uniti, ha trovato effetti sulle funzioni riproduttive delle api dopo aver alimentato famiglie con miscele di candito e polline contenenti piccole quantità di neonicotinoidi (Thiamethoxam e Clotianidina, tutte e due vietate in Europa dall’anno scorso). In base ai suoi risultati Williams raccomanda dunque di includere le funzioni riproduttive delle api in studi tossicologici e nella procedura di registrazione di pesticidi. Lo sviluppo delle larve, invece, è già incluso in questa procedura. I risultati di un altro studio, sempre statunitense, potrebbe però essere interessante per una migliore valutazione dei dati che scaturiscono grazie a questa procedura. Un gruppo dell’Università del North Carolina ha trovato, infatti, differenze di sensibilità delle larve a seconda della loro provenienza: larve di famiglie 32 | Apitalia | 12/2019


provenienti da programmi di selezione si sono dimostrate più sensibili all’esposizione ai pesticidi, rispetto a larve di famiglie che non erano state sottoposte a tali programmi. Ciò va visto nel contesto di un’apicoltura, quella degli Stati Uniti, le cui famiglie di api mellifere provengono quasi tutte da circa 500 regine madri: la base genetica americana, quindi, è comunque molto ristretta e ciò autorizza a pensare che i programmi di selezione forse rispettano di più l’interesse dell’apicoltore (allevatore, selezionatore) che la salute delle api e la naturale propensione a resistere. UNA TAVOLA ROTONDA PER DISCUTERE SUI PESTICIDI I pesticidi sono stati anche l’argomento di una specifica tavola rotonda, animata da tre esperti che hanno discusso come queste sostanze influiscono sulle api e, più in generale, sull’apicoltura. Il primo contributo è stato quello di Lionel Gonçalves del Brasile: le perdite osservate in questo Paese non sembrano molto alte, si verificano però durante tutto l’anno e, soprattutto, in luoghi con agricoltura intensiva. Gonçalves ha fondato l’associazione “Bee or not to Bee” per aiutare le api creando un programma online per notificare perdite di famiglie e analizzarne le cause. Il secondo importante contributo lo ha portato Geoff Williams, che ha parlato delle interazioni dei pesticidi con la varroa. L’alimentazione con basse concentrazioni di pesticidi, mediante canditi a base di polline, da sola non riduceva la longevità delle api invernali, mentre la varroa finiva per avere un notevole effetto negativo. Combinando i due fattori, le api morivano ancora più presto indicando una sinergia fra varroa e pesticidi. Williams ipotizza che gli effetti a lungo termine dei pesticidi spesso si devono a questa interazione che per essere provata ha comunque ancora bisogno di ulteriori ricerche. Comunque, è un motivo in più per non mancare il corretto trattamento contro varroa e per non debilitare ulteriormente le api esposte a pesticidi. Un effetto simile si osserva anche con il Nosema ceranae. In questo caso il gruppo di Williams ha 12/2019 | Apitalia | 33


SPECIALE APIMONDIA

Peter Rosenkranz

Tom Seeley

trovato sinergie fra il parassita e l’esposizione a pesticidi. Questi lavori mostrano la complessità dell’argomento: è difficile attribuire la moria delle api a singoli fattori. Il divieto di singoli pesticidi (neonicotinoidi, glifosato) da solo non aiuterà la sopravvivenza delle api se non si considerano anche le malattie e le pratiche apistiche. Madeleine Chagnon, dell’Università di Québec, è intervenuta a proposito delle possibilità di ridurre i rischi derivanti dai pesticidi per le api mellifere. Il suo lavoro si concentra soprattutto sull’uso integrato e sostenibile, cioè solo in caso di necessità e nella quantità giusta. La sua dichiarazione conclusiva, “dovremo vivere con i pesticidi e trovare il modo in cui farlo” non è stata gradita da tutti nella discussione successiva: il concetto però si è ripresentato anche in altre presentazioni scientifiche discusse durante il Congresso.

cercatore ha accennato al problema dei pesticidi e alle quantità di residui che si trovano nelle famiglie di api. Nel 2018, mediamente, sono stati ritrovati sei agrochimici diversi in campioni di polline. Solo l’8% delle famiglie esaminate risultava non contaminato da pesticidi. Al livello della famiglia però è ancora difficile valutare l’effetto di questi residui, spesso a concentrazioni molto basse. Rosenkranz è entrato però nel dettaglio, innanzitutto, in materia di malattie delle api. Di tutte le malattie conosciute solo alcune sono di importanza sanitaria. Se si analizzano api individuali è difficile trovare individui senza patogeni o parassiti. La varroasi continua ad essere la malattia più pericolosa per le api mellifere. È stato provato che la varroa è il fattore più importante alla base delle perdite invernali. Il problema negli ultimi anni è peggiorato, con api apparentemente sempre più sensibili all’infestazione di questo acaro. Soluzioni possibili secondo Rosenkranz sono trattamenti migliori (nuove sostanze attive, metodi di applicazione semplificati), oppure sele-

LA SALUTE DELLE API VISTA DA DIVERSE PROSPETTIVE Peter Rosenkranz dell’Università di Hohenheim, in Germania, ha prospettato una visione globale sulla salute delle api. Anche questo ri34 | Apitalia | 12/2019


zione di api più resistenti. Quest’ultima, però, non rappresenta una concreta possibilità per il ricercatore tedesco: siccome fare apicoltura significa manipolare le famiglie, le api mellifere non possono più essere considerate semplici animali selvatici. Anche se le api sono meno controllate che altri animali domestici, egli considera che l’apicoltore deve ormai assumersi una responsabilità verso i propri animali. Questa responsabilità include, come minimo fattore di cura, l’alimentazione delle famiglie in caso di necessità e i trattamenti contro le malattie mortali come la varroasi. Nonostante anche lui abbia fatto sperimentazioni di selezione per api resistenti non vede ormai un futuro concreto che possa derivare da questi sforzi. “Personalmente - ha dichiarato alla platea internazionale - non parteciperò più a progetti del genere”! L’apicoltura “darwiniana”, invece, segue proprio l’idea di mantenere le api sane facendo ancora

riferimento ai principi della selezione naturale. Tom Seeley ha presentato la sua idea di un’apicoltura più naturale. Alla base della sua idea ci sono le osservazioni che ha fatto con famiglie selvatiche in una foresta del nord degli Stati Uniti. Queste famiglie sono adattate alle condizioni del luogo dove vivono e i nidi si trovano a distanze molto più grandi che in un apiario controllato dall’uomo. Altre caratteristiche di queste famiglie sono: • si annidano in spazi piccoli e sciamano spesso; • le pareti dei nidi sono abbondantemente coperte di propoli; • producono fuchi liberamente e senza limitazione da parte dell’apicoltore; • l’entrata del nido è ad una altezza di circa 8 metri da terra; • hanno a disposizione diverse fonti di polline e in grande quantità; • le api non sono trattate contro eventuali malattie.

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SPECIALE APIMONDIA

Seeley vuole dunque trasferire questi principi all’apicoltura, tenendo presente la limitazione che l’apicoltura darwiniana si concentra sulla salute delle api e non sulla raccolta di miele. È quindi un’apicoltura non produttiva, non adatta ai professionisti. Le sue raccomandazioni sono quindi di separare le famiglie il più possibile, averle in casse piccole e di non trattare contro la varroa. LA RESPONSABILITÀ DELL’APICOLTORE Come possiamo immaginare, si tratta di concetti che hanno diversi punti deboli; il più forte di questi è la mancanza dei trattamenti contro le patologie. Prima di tutto, questo in Europa (come in molti altri Paesi del Mondo) sarebbe un principio illegale: trattare contro varroa e altri nemici dell’alveare, infatti, costituisce un obbligo di natura sanitaria. Non farlo andrebbe completamente contro il principio della respon36 | Apitalia | 12/2019

sabilità dell’apicoltore per i propri animali, questione già menzionata da Rosenkranz. Una responsabilità che va anche oltre la condizione sanitaria delle proprie api, come hanno mostrato due relazioni sulle virosi delle api mellifere. Il virus delle ali deformi, DWV, è emerso assieme alla varroa. Diversi studi dimostrano che l’acaro varroa rinforza i livelli di infezione di questo patogeno attraverso un nuovo modo di trasmissione, costituito dall’iniezione diretta del virus nella cavità corporea delle api. Si sa già da qualche tempo, inoltre, che api infette lasciano alcune particelle di virus anche sui fiori che hanno visitato. Altri insetti che arrivano dopo consumano queste particelle assieme a nettare e polline che mangiano sul fiore. Questo rapporto è stato confermato da due relazioni scientifiche presentate da gruppi indipendenti. Entrambi hanno trovato che in vi-


cinanza degli apiari con alte cariche di varroa e DWV anche i bombi selvatici erano colpiti da questo virus. Le popolazioni di bombi in aree prive di api mellifere, invece, sono risultate sane. Non trattare le famiglie contro la varroa, quindi, non costituisce un danno solo per le api mellifere, ma anche per gli impollinatori selvatici. Ciò è da considerare particolarmente in paesi come gli Stati Uniti, dove le api mellifere non sono native. Con queste pratiche “pseudo-naturali”, dunque, si rischia di mettere in pericolo una ricca fauna di impollinatori selvatici e quindi la biodiversità che molti apicoltori sono fieri di proteggere. Non è d’aiuto, pertanto, che Seeley raccomandi persino di uccidere (sic!) oppure trattare le famiglie di api altamente infestate da varroa. A questo punto, infatti, i virus sono dispersi sui fiori e il danno ambientale e sanitario è già stato fatto.

LA NUTRIZIONE È ALLA BASE DELLA SALUTE Uno studio sulla trasmissione di DWV (ali deformi) ha trovato che sul 18% dei fiori presenti in prossimità degli apiari si trovavano questi virus. È interessante notare che non tutte le specie di piante portavano le stesse quantità di virus. Questo concorda con un’altra prova che ha dimostrato che il carico di DWV sui fiori diminuiva con l’aumento della biodiversità vegetale. La nutrizione e la diversità delle risorse di nettare e polline per le api, invece, sono punti ancora trascurati nel concetto di “apicoltura darwiniana”. Seeley stesso dice che una caratteristica di queste famiglie selvatiche è che raccolgono una gran diversità di fiori. Ci mancherebbe altro, ci permettiamo di aggiungere! L’importanza della diversità nutritiva per le api mellifere è stata evidenziata in diversi studi degli ultimi anni. Soprattutto la diversità pollinica sembra essere un fattore importante per la salute delle api, proteggendole anche da infezioni virali. Il polline è la fonte di proteine e grassi per le api. In regioni con agricoltura intensiva la diversità di fonti polliniche per le api è scarsa. In conseguenza di ciò le famiglie alla fine della stagione pesano fino a 53% meno di quelle con accesso ad un’alimentazione di alta qualità. Questo le mette a rischio di morte durante l’inverno. La deficienza si può compensare almeno parzialmente portando le famiglie in siti con una diversità botanica e floreale più grande. Uno studio condotta nello Stato dello Iowa (USA) ha comparato famiglie che rimanevano in regioni di agricoltura intensa con altre portate caratterizzate da praterie selvatiche. Le famiglie che rimanevano sui siti agricoli perdevano fino a 11 kg di peso nel periodo di fine luglio a fine settembre. Le famiglie trasferite sulle praterie, invece, aumentavano fino a 10 kg dopo il trasporto ai siti con alta diversità florale. Questo aveva effetti positivi anche su api individuali che aumentavano le loro riserve di grassi, essenziali per la sopravvivenza durante l’inverno. Un altro studio mostrava l’effetto positivo di strisce di prateria in regioni di agricoltura intensa 12/2019 | Apitalia | 37


SPECIALE APIMONDIA

anche durante la stagione produttiva delle api. Con questa risorsa supplementare e la diversità florale più alta, le famiglie alla fine della stagione pesavano di più di famiglie che raccoglievano solo su colture agricole. Amy Toth, una ricercatrice dell’Università dello Iowa ne ha concluso che la nutrizione di alta qualità è essenziale per le api, anche per resistere ad altri fattori di stress come patogeni. NON SOLO SCIENZA Il Congresso Internazionale di Apicoltura, promosso da Apimondia, non è un evento come tutti gli altri. Esso rappresenta un’opportunità per ricercatori e apicoltori di incontrarsi e scambiare idee. Le più di 6000 presentazioni da 80 paesi coprivano tutte le aree della scienza apistica - è stato impossibile sentire tutto! Ma non si trattava solo di scienza: più 200 espositori mostravano i loro prodotti all’ApiExpo. Attrezzatura apistica, prodotti per trattare la varroa, supplementi nutritivi - si trovava di tutto. Inoltre, un programma turi38 | Apitalia | 12/2019

stico molto variato accompagnava l’incontro. Visite di un laboratorio di agricoltura urbana, di aziende apistiche oppure della città di Montreal davano l’opportunità per ogni tipologia di partecipante. L’evento, inoltre, è stato anche l’occasione per due importanti appuntamenti organizzativi: l’assemblea generale che ha eletto Jeff Pettis come nuovo presidente dell’Apimondia, dopo esser stato per molti anni il presidente della Commissione della Salute. Il riassunto della sua visione per la propria presidenza è stato riassunto in tre parole: “comunicazione, diversità e rispetto”. E ovviamente il Congresso non poteva finire senza la decisione della sede che ospiterà l’edizione nel 2023: i candidati finali erano Etiopia e Cile e quest’ultimo Paese ha vinto con 66 voti contro i 53 del concorrente africano. Dopo la Russia nel 2021, il Congresso Internazionale di Apicoltura sarà di nuovo ospitato in America Latina. Claudia Garrido


PATOLOGIA APISTICA

CAOS AETHINA

BLOCCO NELLA MOVIMENTAZIONE DI ALVEARI, IN PERICOLO LE PRODUZIONI AGRICOLE IN SERRA di Vincenzo Stampa

MINSALUTE: PROVVEDIMENTI NON CONCORDATI

Foto Jessica Louque - invasive.org

E PRIVI DI SENSO

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opo il ritrovamento a Melilli (SR) nel 2014 del coleottero Aethina tumida, seguito dalla distruzione del focolaio, in seguito agli esiti negativi dei successivi controlli eseguiti dalle ASP (le Aziende Sanitarie Provinciali, ndR)su tutto il territorio siciliano, gli apicoltori hanno sperato in un futuro tranquillo. Naturalmente le autorità competenti non hanno abbassato la guardia e questo ha portato alla scoperta dell’introduzione fraudolenta in Sicilia di alveari rubati in Calabria, alcuni

dei quali sono risultati infestati da Aethina tumida. Le azioni di risanamento mediante combustione degli alveari infestati e di tutti quelli dello stesso apiario, ritenuti sospetti, la conseguente delimitazione di un’area di sorveglianza e protezione del raggio di 25 Km dal focolaio come prescritto dalle norme europee, il mancato ritrovamento di altri focolai stante il forte impegno delle ASP dei territori interessati, l’esecuzione con esito negativo dei controlli prescritti su tutto il territorio siciliano, non sono sembrate sufficienti al Ministero della Salute che ha disposto, sic et simpliciter, la sospensione dell’autocertificazione sanitaria per la movimentazione degli alveari per tutta la Sicilia. Per quanto abbiamo accertato, nessuno è stato consultato, né tanto meno avvisato del provvedimento. Ad accorgersi per primi del provvedimento, a partire dal 20 di ottobre, sono stati gli operatori abilitati alla gestione dell’anagrafe nel momento in cui hanno richiesto l’allegato C, documento obbligatorio che accompagna gli alveari nei loro spostamenti. Da quella data l’anagrafe ha smesso di emettere, per la Sicilia, il documento in autocertificazione sanitaria e ne ha richiesto la vali12/2019 | Apitalia | 39


PATOLOGIA APISTICA

Melilli (SR)

dazione da parte del Servizio Veterinario dell’ASP competente per territorio. Dell’adozione del provvedimento non sono stati avvisati, come è stato accertato, neanche i Servizi Veterinari né, tanto meno, l’Assessorato Regionale alla Sanità. Ora, per avere l’idea della situazione che si è venuta a creare, proviamo a delineare il quadro dell’attualità. Già a partire da novembre, eravamo nella fase di spostamento degli apiari dalle postazioni estive a quelle invernali; ora inizia anche lo spostamento degli sciami per il servizio di impollinazione di alcune colture protette come la fragola e fra un paio di mesi partirà la campagna d’impollinazione delle altre colture protette e in pieno campo, ad esempio le Cucurbitacee. Di cosa parliamo? Di decine di migliaia di alveari/sciami al servizio dell’agricoltura che devono partire con continuità da e per ogni parte della Sicilia; ricordiamo qui per inciso che la serricoltura è l’attività agricola principale nella fascia costiera meridionale della Sicilia che va, senza soluzione 40 | Apitalia | 12/2019

di continuità, da Trapani fino alle provincie di Ragusa e Siracusa, una fascia di territorio di oltre trecento chilometri. Con questa nuova disposizione i veterinari dei distretti sanitari sono chiamati a dare l’assenso o il diniego allo spostamento di alveari/sciami assumendosene la responsabilità. Un quadro pericolosamente compli-

cato, dal quale possono derivare rischi non solo all’apicoltura ma all’intera economia agricola siciliana. Questa situazione, per certi versi

anomala, ha fatto emergere delle criticità che vanno analizzate e rimosse. Giustamente è naturale porsi delle domande: 1. Nel caso di Melilli (2014) non è scattata questa regola al di fuori delle aree di protezione e sorveglianza, adesso questa norma a chi giova e perché? 2. Il Ministero della Salute ha emesso un’ordinanza con precise prescrizioni riguardo al numero di aziende apistiche da controllare in proporzione al numero di aziende registrate su base provinciale e la percentuale di alveari da controllare per ogni apiario. Le ASP hanno ottemperato e non ci risulta che sono state rilevate positività rispetto alla infestazione di Aethina; forse che il Ministero della Salute non si fida dei suoi veterinari? 3. Non possiamo criticare il veterinario del distretto sanitario che prima di firmare un’autorizzazione o un diniego ritiene indispensabile un controllo sul campo, perché e per chi dovrebbe correre un rischio?


4. È al corrente il Ministero della Salute che le strutture periferiche non hanno risorse sufficienti per affrontare tale massa di lavoro e in tempi così ristretti? I fatti ancora una volta hanno dimostrato, nel caso ce ne fosse stato bisogno, che il pericolo non viene dagli apicoltori regolarmente registrati ma da tutti quelli che per ignoranza, insipienza e/o delinquenza, stanno al di fuori delle regole e della legge. Poiché siamo convinti che fermarsi alle critiche non è costruttivo e nello stesso tempo ricordiamo quanto è stato detto durante un incontro collegiale al Ministero della Salute “per quanto risorse possiamo impegnare nel controllo e nella eradi-

cazione dell’Aethina, sarà come una goccia nell’oceano rispetto al danno che ne potrà derivare”; avanziamo dei suggerimenti al Ministero della Salute: • provvedere alla istruzione, aggiorgiornamento e potenziamento dei servizi sanitari veterinari periferici; • attivare un impegno diretto nel pubblicizzare la necessità, l’opportunità e il vantaggio della registrazione degli apicoltori in anagrafe apistica, in alternativa agevolare le associazioni che si impegnano in questo senso e che lo hanno fatto fino ad ora sotto forma di volontariato; • potenziare la collaborazione con le forze dell’ordine per il controllo

sulla viabilità dentro e fuori le aree a rischio Siciliane e Calabresi; • avviare un dialogo più trasparente con le organizzazioni di categoria che sono costituite tra cittadini e non tra sudditi; • prendere in considerazione l’opportunità di promuovere il reato di furto o contrabbando di api da reato verso il patrimonio a reato ambientale. Preghiamo il lettore di credere che quanto detto non è frutto di rancore o di astio ma l’applicazione di una regola tipicamente Siciliana che dice “testa che non parla si chiama zucca”. Speriamo di essere ascoltati. Vincenzo Stampa

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API E FISCO

INTEGRARE LA PROPRIA PRODUZIONE SI PUÒ

L’APICOLTORE FA RICORSO A MIELE DI TERZI PER SOPPERIRE A UN’ANNATA AVVERSA di Tiziana Di Gangi

C

apita un’annata apistica infelice come quella del 2019 e di colpo una moltitudine di apicoltori si ritrova nella stessa disagiata condizione: la quantità di miele prodotto non è più sufficiente a soddisfare le richieste dei consumatori. Quest’anno infatti, come già in anni passati, è riemersa la questione della necessità che hanno gli apicoltori di acquistare miele da terzi per integrare le mancate produzioni di una campagna produttiva avversa climaticamente. Non appare strano, pertanto, il diffondersi del fenomeno dell’acquisto di materia prima (miele) da apicoltori presso altri apicoltori o grossisti. Di pari passo, del resto, è ricorrente la domanda che dai produttori giunge sui tavoli delle Associazioni territoriali e, di qui, finisce su quello dell’Organizzazione nazionale e del suo “Fiscalista” di fiducia. È in quest’ufficio, infatti, che si prova ad esaminare un quesito che più o meno suona così: “Può un’azienda apistica (quindi agricola) acquistare da terzi una

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parte del miele commercializzato come proprio? E può questo miele essere acquistato come sfuso per poi essere confezionato in secchielli o vasetti, mantenendo la vocazione agricola dell’azienda e quindi rispettando il regime fiscale agevolato nel quale essa si trova ad operare in condizioni di normalità?”.

LA NORMA VA INCONTRO AI PRODUTTORI AGRICOLI


La risposta è sì, si può. Nel caso prospettato, infatti, se il produttore acquista miele da terzi e sottopone lo stesso ad un processo di lavorazione (travaso, filtrazione, decantazione, confezionamento), nei limiti del rispetto della prevalenza, (51% di produzione propria e 49% acquistato da terzi), il miele prodotto non determina alcun reddito d’impresa, e quindi sarà ricompreso nel reddito agrario a norma dell’art. 32 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi, ndR). Come indicato nella circolare n. 44/E/2002 dell’Agenzia delle Entrate, la condizione di prevalenza si valuta in termini quantitativi solo se riguarda beni appartenenti allo stesso comparto agronomico e della stessa specie. Qualora invece il quantitativo del miele prodotto fosse prevalente (Circolare n. 44/2002 dell’Agenzia delle Entrate) rispetto a quello acquistato, trova applicazione la cosiddetta “franchigia”: saranno per-

tanto da qualificarsi come redditi agrari, ai sensi dell’articolo 32, quei redditi derivanti dall’attività di trasformazione dei prodotti agricoli nei limiti del doppio delle quantità prodotte in proprio dall’imprenditore agricolo/apistico. I redditi ottenuti, invece, dalla trasformazione delle quantità eccedenti saranno da determinarsi analiticamente (a “bilancio”), ai sensi dell’articolo 56 del TUIR (Circ. n. 44/E/2004, punto 2). In definitiva, se l’apicoltore compra il miele da terzi, lo lavora, lo confeziona e lo commercializza, a fine giornata lo deve annotare nel proprio registro dei corrispettivi alla stessa stregua del miele prodotto in azienda; diversamente, se il miele acquistato da terzi non viene lavorato e viene rivenduto tal quale, allora l’incasso sarà di evidente natura commerciale. Da ultimo occorre quindi precisare e sottolineare che, se il produttore acquista e rivende miele senza effettuare alcun processo di

lavorazione, il reddito che introiterà sarà tassabile come reddito d’impresa (costi e ricavi) e per esso dovrà tenere una contabilità separata a norma dell’art. 36 del Decreto IVA. È da considerarsi implicito, infatti, il criterio discriminante tra la figura del produttore agricolo (l’apicoltore nel nostro caso) - che, sebbene in carenza di produzione, abbia per legge il diritto di integrare la propria lavorando anche la produzione acquistata nei previsti limiti da terzi - dalla figura dell’apicoltore, che tende a confondersi con quella del commerciante, se nel momento in cui all’acquisto di prodotti apistici altrui non fa seguire alcuna lavorazione aziendale o, come già richiamato in precedenza, supera la prevalenza della produzione propria senza provvedere alle opportune distinzioni amministrative e quindi fiscali e tributarie. Tiziana Di Gangi

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FITOFARMACI

BASTA DANNI AMBIENTALI

L’EUROPA METTE AL BANDO IL MESUROL UCCIDE LE API, È PERICOLOSO PER L’AGRICOLTORE di Giuseppe Pietrobelli

PRODOTTO VIETATO

Foto Rostichep

DA MARZO 2020

I

l killer delle api è stato messo al bando. Si tratta della sostanza attiva Methiocarb che è contenuta in prodotti fitosanitari come il Mesurol, prodotto dalla Bayer. La decisione è stata assunta dalla Commissione europea con il mancato rinnovo dell’approvazione all’utilizzo, attraverso un apposito Regolamento firmato il 18 novembre scorso.

Si tratta di un atto che conferma tutti i rischi per la salute umana emersi in Italia anche grazie all’inchiesta della Procura di Udine condotta dal sostituto procuratore Ivana Del Tedesco, che ha messo sotto inchiesta alcune centinaia di agricoltori per aver utilizzato quei prodotti nella coltivazione del mais. Secondo alcune perizie, la scomparsa delle api è dovuta proprio a questa sostanza che serve per difendere le piante dai parassiti e per favorire quindi un raccolto più abbondante. Ma ha però un effetto deleterio sull’ambiente circostante. Le api lo assorbono e lo trasportano nei loro alveari che si svuotano a causa delle morie. La commercializzazione, secondo l’indicazione di massima della UE, è consentita ancora fino al 31 dicembre, ma fino al 3 aprile prossimo sarà consentito l’uso in agricoltura. Methiocarb fa male alla salute, in particolare a quella dei contadini che ne entrano in contatto (soprattutto attraverso la respirazio12/2019 | Apitalia | 45


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Foto David Mark

FITOFARMACI


LE API DIFESE DAL “PAN” Il Tavolo dell’Intesa “Apicoltura-Agricoltura”, operativo in seno al Ministero dell’Agricoltura, ha definito un documento unitario che è stato congiuntamente sottoscritto da tutte le Organizzazioni Agricole e Apistiche aderenti. Tale documento include una scheda (la A.5.7) espressamente dedicata alle “Azioni a tutela e salvaguardia delle api e degli altri impollinatori”; testo che è stato trasmesso ai Ministeri competenti (Politiche Agricole e Salute) ed è stato presentato nel corso della riunione che il Ministero delle Politiche Agricole ha convocato per l’audizione di tutti i portatori d’interesse e la raccolta dei documenti elaborati in relazione alla Bozza del PANPiano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci. Il documento unitario vede riprese svariate proposte della FAIFederazione Apicoltori Italiani, ma anche di altre Organizzazioni nazionali degli apicoltori (Unaapi e Conapi), con particolare riferimento alla diffusione di specie mellifere e pollinifere nelle aziende agricole, nelle fasce di protezione delle colture e nei territori incolti o inaccessibili. Vengono inoltre previste azioni di formazione nelle scuole e nelle università ad indirizzo agrario, per la formazione dei futuri agricoltori e tecnici agricoli, ma anche incentivi per le aziende che ospitano flora di interesse apistico; sono inoltre richieste costanti azioni di biomonitoraggio con le api nei pressi delle aziende agricole. Il documento rappresenta quindi una base di rilevante valore per il comparto apistico e agricolo al fine di definire buone pratiche e azioni preventive o di mitigazione di ogni minimo rischio di avvelenamento delle api mellifere e degli altri impollinatori. Principi che oggi troviamo finalmente e chiaramente inseriti nel PAN e richiamati nell’apposita scheda dedicata alla tutela e salvaguardia del patrimonio apistico nazionale. Il provvedimento è ora all’attenzione degli uffici competenti che stanno valutando tutte le proposte di modifiche pervenute. Vedrà la luce, verosimilmente, nei primi mesi del 2020 in forma di decreto ministeriale con durata quinquennale. La partita, a questo punto, si giocherà sul campo dei controlli: le buone pratiche suggerite, al fine di salvaguardare la sopravvivenza delle api mellifere e di tutti gli altri impollinatori, dovranno essere rispettate e quindi controllate. A tal fine, determinante sarà il ruolo delle Regioni, ma anche quello dei Servizi Veterinari e delle Associazioni territoriali degli apicoltori. Controlli e segnalazioni, monitoraggio e sistemi di allerta dovrebbero costituire una prima e sostanziale inversione di tendenza rispetto al passato.

ne) nel momento della semina, anche se utilizzano i dispositivi indicati nelle norme di trattamento. L’approvazione del principio base da parte della Commissione europea scadrebbe alla fine di luglio del prossimo anno, ma una decisione è stata presa anticipatamente, dopo un’istruttoria che ha coinvolto gli Stati membri e che nel luglio 2017 aveva portato alla presentazione di un rapporto all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Si è occupato del caso anche il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi. È stato “individuato un rischio inaccettabile per i lavoratori, anche tenendo conto dell’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, nonché un rischio elevato per uccelli, mammiferi e lombrichi”. Parole inequivocabili quelle dell’Autorità, che “non ha potuto effettuare la valutazione dei rischi per i consumatori in quanto non è stato possibile portare a termine la definizione dei residui per la valutazione dei rischi nei prodotti vegetali”. Ma siccome non è stata esclusa neppure questa eventualità, allora il prodotto è stato messo al bando. Per la precisione si tratta di quattro diversi prodotti di Bayer Cropscience: Mesurol, Calypso Plus, Mesurol 200 SC e Mesurol 500 FS. Per il momento il divieto riguarda questi pesticidi, ma è possibile che in futuro venga esteso ad altre sostanze. Qualche dubbio ha generato il fatto che sia stata prevista una 12/2019 | Apitalia | 47


FITOFARMACI fascia temporale di tolleranza, quasi si sia voluto tutelare le esigenze industriali delle aziende produttrici o che commercializzano il prodotto, rispetto a quelle collettive della salute e dell’integrità ambientale. L’inchiesta condotta a Udine sulla moria di api ha avuto il merito di segnalare la situazione e di scoprire il nesso tra Mesurol e danni agli animali. Il pm Del Tedesco è arrivata ormai alla fase finale ed è in attesa dell’esito di cinque perizie commissionate a entomologi, ornitologi, esperti di ecologia, medici oncologi e direttori generali delle politiche agricole. La notizia della messa al bando del principio attivo è arrivata

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alla Procura dopo la pubblicazione di un comunicato sul sito del ministero della Salute, che segue i canali previsti dalla legge, ma è relegato in uno spazio per addetti ai lavori. L’uso del Mesurol è, in realtà, un problema che interessa decine di migliaia di agricoltori. Con il comunicato viene data esecutività alla decisione originaria della Commissione Europea. La UE impone agli Stati membri di revocare le autorizzazioni dei prodotti fitosanitari con principio attivo Methiocarb entro il 2 gennaio 2020, estendendo la tolleranza fino al 3 aprile. Il ministero fissa al 31 dicembre il termine per lo stop alla commercializzazione. In-

troduce fino al 31 gennaio 2020 la possibilità di usare i prodotti fitosanitari revocati per il trattamento delle sementi. Lo smaltimento deve avvenire entro il 29 febbraio, mentre è consentito fino al 3 aprile l’uso dei prodotti per un trattamento diverso dalla concia delle sementi. Giuseppe Pietrobelli

Titolo originale dell’articolo “Api, messa al bando dalla Commissione europea la sostanza killer: Rischio inaccettabile per lavoratori” (pubblicato il 16 dicembre 2019 su “Il Fatto Quotidiano”)


ARTE

FASCINO E PERICOLO, UN VOLO IMMAGINARIO

PROSEGUE IL NOSTRO VIAGGIO NEL ‘900 ISPIRATO ALLA NATURA di Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini

DAL PICCOLO DETTAGLIO ALL’OPERA CREATIVA

JONAS DANILIAUSKAS

Di questo pittore lituano (nato nel 1950 nel villaggio Lekòãiai) proponiamo Antichi alveari (Seni aviliai) del 1985 (Fig. 1), Cattura di uno sciame d’api (Spiečiaus gaudymas) del 1986 (Fig. 2). Egli fa un uso del colore un po’ alla maniera di Redon1, vale a dire ne sfrutta il potenziale simbolico e traferisce le scene dal

Fig. 1 - Jonas Daniliauskas, Antichi alveari (Seni aviliai) (1985) (collezione privata, Vilnius).

piano della cronaca ad un piano quasi fantastico. Non importa tanto la definizione precisa delle figure quanto il loro inserimento nel contesto e l’atmosfera che si viene a creare, dominata dalle componenti suggestive del colore e dalla complessiva estraneità rispetto al realismo. L’apicoltura era, in passato, una pratica molto diffusa nelle campagne lituane; oggi essa è stata abbandonata.

Fig. 2 - Jonas Daniliauskas, Cattura di uno sciame di api (Spiečiaus gaudymas) (1986) (collezione privata).

Note

1 Odilon Redon nacque a Bordeaux nel 1840 e morì a Parigi nel 1916. Personaggio inquieto e fantasioso, fece parte del movimento simbolista che si contrapponeva all’esaltazione naturalistica ed impressionistica, nel proposito di dare forma a concetti astratti, visioni, sensazioni mai esplorate.

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ARTE animale e minerale si fondono in un’unità inscindibile. EMEK

Fig. 3 - Pablo Echaurren, Le api barberine (2007) (collezione privata).

PABLO ECHAURREN

L’arte di Pablo Echaurren si apre in molte direzioni, articolandosi in un continuo altalenare tra alto e basso, dai dipinti ai manifesti, dai collage alle copertine di libri e ai fumetti, dalle ceramiche agli arazzi e dal video alla scrittura. Ne discende un’idea dell’artista come artefice a tutto campo, indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere l’inventiva. Notizie dettagliate su di lui, nato a Roma il 22/1/1951 si possono trovare in www.pabloechaurren.com. Nel 2007 ha realizzato una piccola scultura da tavolo, intitolata Le

api barberine (Fig. 3); una piccola scultura-gioiello con api che suggono il miele da un pietra preziosa (topazio). Essa è un evidente omaggio alla celebre Fontana delle api di Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 - Roma, 1680, mirabile interprete della concezione estetica barocca) dedicata alla famiglia Barberini (nel cui stemma campeggiavano tre api)2. La celebre fontana si trova a Roma nei pressi della cripta dei Cappucini. Questa vicinanza determina il fatto che le api abbiano, al posto del capo “regolamentare”, un teschio umano. In linea dunque con il mondo ctonio dell’ossario cappuccino. Il topazio è la cristallizzazione del miele. Il mondo umano,

Questo artista (www.emek.net) vive negli Stati Uniti, fin dall’età di quattro anni, ma è nato nel 1970 in Israele ed è uno degli artisti più interessanti del movimento artistico “rock and roll”. Proveniente da una famiglia di artisti, Emek si è specializzato nella creazione di manifesti in edizione speciale limitata, in serigrafia, per concerti musicali dal vivo in tutto il mondo3. I suoi poster psichedelici si rifanno alla tradizione dei classici degli anni ‘60 del secolo scorso. Lo stesso Emek dice: “Apprezzo molto la libertà creativa che la pittura mi consente; essa, infatti, mi ha permesso di immergermi nei recessi della mia fantasia ed esplicare concetti secondo diversi stili”. Recentemente ci ha inviato la serigrafia di Fig. 4, eseguita nel 2007 e intitolata Ape in pericolo (Bee endangered); allacciandosi ad una frase, erroneamente attribuita a Einstein, l’artista così scrive: “Se le api sparissero dalla superficie del globo, poi l’uomo avrebbe solo quattro anni di vita. Non più api, niente più impollinazione, niente più piante, niente più animali, niente più uomo”. L’opera si propone di descrivere,

Note

2 Seguendo

la terminologia araldica, lo stemma di Urbano VIII (al secolo Maffeo Barberini 1568 - 1644) può essere così descritto: Arma: d’azzurro a tre api montanti d’oro poste 2, 1. Le tre api furono scelte, come emblema di operosità, dallo stesso Urbano VIII in sostituzione di altrettanti tafani, antichi simboli araldici della sua famiglia. In origine, infatti, i Barberini si chiamavano Tafani da Barberino. 3 Nel corso degli ultimi 2 decenni, Emek ha creato centinaia di poster per numerosi gruppi musicali quali Radiohead, Coachella, Queens Of The Stone Age, Tool, System of a Down, Jane’s Addiction, The Flaming Lips e per le copertine degli album di Neil Young, Pearl Jam, Henry Rollins e Erykah Badu.

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con un’assoluta oggettività, una condizione ambientale drammatica. Gli elementi che compaiono (l’ape, i fiori) affermano e, anzi, evidenziano, in tutta la loro crudezza e la loro drammaticità figurativa tale pericolo per la natura e per gli esseri viventi. Ogni dettaglio viene descritto con un realismo estremo, quasi parossistico, coniugato a un macabro sarcasmo visibile nei simboli di morte di alcuni particolari (come ad esempio i fiori che si tramutano in terrificanti teschi o il volto dell’ape che domina la composizione, avvolto da una agghiacciante mascherina. Fig. 4 - Emek, Ape in pericolo (Bee endangered) (2007) (collezione privata).

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ARTE nel Kent (sud-est dell’Inghilterra) È un famoso illustratore e grafico, Adesso vive nel Sussex (contea sto- che abbina il linguaggio colto, d’imGraham Evernden è nato nel 1947 rica dell’Inghilterra meridionale). postazione classica, al tono popolaresco, da cui discende l’originalità delle sue illustrazioni, come si vede anche in quelle qui presentate tratte dal libro di Style Sue del 1992 (Figure 5, 6, 7 e 8). Trattandosi d’illustrazioni poste a corredo di un libro in cui si parla d’estrazione, lavorazione e commercializzazione del miele, la scelta di ambientarle in un bucolico passato senza tempo, ma iconograficamente riconducibile alla fine del XIX secolo, sembra un voluto riferimento al buon tempo antico in cui la natura era incontaminata e i cibi erano genuini. Questa idea è espressa richiamando forme e colori, qui volutamente molto accesi, della pittura naif e componendo quattro tavole che potrebbero anche essere intitolate Le quattro stagioni dell’apicoltura. GRAHAM EVERNDEN

Fig. 5 - Graham Evernden, Autunno - l’apicoltore (1990).

Fig. 7 - Graham Evernden, Inverno - rumore (1990).

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Fig. 6 - Graham Evernden, Estate - gli alveari (1991).

Fig. 8 - Graham Evernden, Primavera - la visita (1990).

MARTA FARINA

Marta Farina (www.martafarina. net), pittrice nata il 25 gennaio 1979 a Belluno (Italia), città dove ancora oggi vive e opera, si è specializzata nel campo dell’illustrazione. Il mondo dell’illustrazione oggi è molto cambiato e non si rivolge più solo all’infanzia, ma anche agli adulti e, in generale a un pubblico culturalmente più preparato che in passato, proprio per il livello di specializzazione e qualità che fa delle illustrazioni moderne delle vere e proprio opere d’arte assai versatili per gli utilizzi più vari per testi, giornali, riviste. L’immagine che ci ha inviato, L’ape (Fig. 9), nasce, infatti, per un libro destinato ad un pubblico adulto, sulla scia degli erbolari, bestiari e lapidari medioevali.


Fig. 9 - Marta Farina, L’ape, (2011) (collezione privata).

L’artista stessa così scrive: “Questa tavola è stata realizzata per un libro che contiene numerose immagini d’animali, comprendendo una sezione definita appunto bestiario. L’ape in questione è messa in bilico su un vecchio disco in vinile che reca ironicamente la scritta Honey Moon, e sta ritta sulle sue zampe sottili quasi ballasse al ritmo di quella musica da luna di miele. Piccola e imponente al tempo stesso, a sdrammatizzare il tutto ci pensa la scritta in alto nella tavola che, tradotta dal francese, significa solo una piccola ape. Anche se ben sappiamo che le api non sono solo “insettini” ma anzi, rivestono un ruolo di straordinaria importanza nell’ecosistema del nostro pianeta”. Seulement une petite abeille... solo una

piccola ape? Un microcosmo pulsante, ronzante, operoso, danzante, dove il disco in vinile è forse metafora della vita: si nasce, si muore e, in mezzo... la musica dell’esistenza; e sarà buona musica solo se suonata con convinzione e andando “a tempo”, ossia vivendo secondo la natura assegnata a ciascuna creatura. Renzo Barbattini Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali - Università di Udine Giuseppe Bergamini Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo - Udine FINE 5A PARTE la 4a è stata pubblicata sul n. 11/2019

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FLORA APISTICA. Scheda n. 12

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore POLLINI DI AUTUNNO Trattasi di pollini importanti come fonte proteica principale o di completamento della dieta delle api e degli apoidei che si preparano all’invernamento Calluna vulgaris (L.) Hull. (Ericaceae) (Brugo)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

Perenne arbustiva alta fino a 50 cm, distribuita nelle brughiere, nei boschi di latifoglie e nelle pinete. Fiorisce dalla fine dell’estate.. Il colore delle pallottoline di polline è rosa. Le api, oltre a produrre miele, sono solite approvvigionarsi anche di questo polline in un periodo di scarsa o punta presenza di altre specie. I fiori sono visitati anche dalle api selvatiche (Colletes succinctus L.).

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 4.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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I fiori sono astringenti, diuretici, stomachici, antifermentativi intestinali, calmanti vescicali. Sono anche antireumatici e contro i dolori artritici. Sono, infine, leggermente sonniferi. La polvere dei fiori secchi è sternutatoria. I semi possono causare dermatiti. Con i fasci secchi, privi di foglie, si fanno scope. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 204. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline, 196.


POLLINI DI AUTUNNO - Carlina acaulis L. (Compositae) (Carlina)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA POLLINE

Erbacea perenne alta fino a 40 cm, distribuita in zona montana da 1000 m s.l.m. in su, in autunno è molto presente questa specie, che fornisce, oltre al nettare, molto polline. Fiorisce a settembre. Le pallottoline di polline sono colore bianco sporco. Le api ne raccolgono discrete quantità. Anche le regine dei bombi, prina di andare in letargo, visitano assiduamente la specie.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 2.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

I capolini giovani sono commestibili come i carciofi. Il fiore è una spia per il tempo e funziona come barometro: ben aperto se c’è il sole; chiuso quando è tempo avverso. I semi (acheni) sono molto aromatici, digestivi, stomachici, carminativi, diuretici e galattologhi. Il decotto è idoneo contro i parassiti della pelle. Fa parte degli ingredienti dell’ ”Amaro svedese”, come impacchi alcoolici contro vari disturbi e come aromatico e lassativo. I semi anche per liquoristica (doppio Kuemmel), in confetteria, pasticceria e per aromatizzare il pane; in cucina per aromatizzare salse e formaggi. Schoenfelder I & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 118. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline, 200.

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2019 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato..........................................................................................................

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