Apitalia 12/2021

Page 1

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVI • n. 12 • Dicembre 2021 •- 720 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

API SUPER RESILIENTI


Rin per

nov a il 2 022




EDITORIALE

LA NATURA DEL MIELE

UN SALUBRE E PREZIOSO INSIEME DI ELEMENTI RARI di Raffaele Cirone

MODERARE GLI ZUCCHERI DA FONTI

Foto Yevgen Kyrylko

ARTIFICIALI

S

ta capitando che il miele italiano si trovi stretto in una morsa: da una parte la scarsa produzione dovuta alle avversità atmosferiche, dall’altra l’inevitabile aumento di importazioni per soddisfare la domanda. Si aggiunge ora, in questo quadro già sconsolante, un nuovo elemento critico per il nostro prodotto di punta: l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) - che fornisce consulenza scientifica in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare - è stata chiamata da cinque Paesi europei a stabilire un livello massimo di assunzione tollerabile per gli zuccheri alimentari, che possono causare disturbi e patologie anche gravi. E la valutazione riguarda anche il miele, considerato “zucchero libero da assumere il meno possibile”. Apitalia, alle pagine 33-38, pubblica la scheda che precede il parere definitivo: i criteri scientifici motivano particolare cautela nel consumo di tutte le fonti zuccherine, ma non distinguono la natura e le proprietà dei vari prodotti. Un indirizzo che potrebbe trasformarsi in un colpo di grazia per i consumi del miele, specie quando le conclusioni dell’EFSA dovessero essere recepite dalle Autorità sanitarie e governative degli Stati membri. Prima che questo accada occorre contrastare la tesi che il miele sia una semplice miscela zuccherina, quindi dannosa per definizione invece che salubre. Un’evidenza che, ancora una volta, deve essere asseverata dalla scienza e difesa con forza, in tutte le sedi, anche dall’Italia.

12/2021 | Apitalia | 5


SOMMARIO

Apitalia N. 720 | 12/2021| gli articoli

12

39

5 EDITORIALE La natura del miele

Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO Dalla Slovenia alla Francia passando sempre dall’Italia

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Occhio alle api

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Affrontare il freddo

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Un vigile riposo

Giacomo Perretta

22 AGENDA LAVORI. CENTRO Cibo e salute

Matteo Giusti

26 AGENDA LAVORI. SUD Non perdiamo la bussola

Santo Panzera

30 AGENDA LAVORI. ISOLE La natura che inganna

52 6 | Apitalia | 12/2021

Vincenzo Stampa

39 PATOLOGIA Due nuovi parassiti

Matteo Giusti

43 GENETICA La babele delle api

Bill Hesbach

52 API & FISCO Vendere il miele online

Tiziana Di Gangi

SPECIALE - Salute | EFSA | 33 Progetto di parere scientifico sul livello massimo di assunzione tollerabile per gli zuccheri alimentari


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Un tipico apiario della Slovenia. Anche qui, come in molte parti d’Italia, le api sono costrette ad una pausa sotto la neve. Si annuncia un duro inverno e comunque non è il freddo che spaventa. Le nostre api hanno questo di speciale, dimostrano una capacità di adattamento alle condizioni più estreme. La Ligustica, più di altre sottospecie, ha caratteristiche genetiche di grande rusticità, capacità di recupero e di adattamento: si chiama “Super Resilienza” ed è ciò di cui dovremmo essere tutti indistintamente orgogliosi custodi. (Foto Photo Tanja_G/Alamy Stock)

abbonamenti: quanto costano

hanno collaborato a questo numero

1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo

Cheick Saidou/agriculture.gouv.fr (foto pag. 10 basso), ©Unione europea, 2019/consilium.europa.eu (foto pag. 8, 9, 10 alto), Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Bill Hesbach, Tiziano Gardi, Tiziana Di Gangi, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

0o5

1o6

2o7

3o8

4o9

(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

12/2021 | Apitalia | 7


PRIMO PIANO

DALLA SLOVENIA ALLA FRANCIA PASSANDO SEMPRE PER L’ITALIA

GRANDI MANOVRE IN EUROPA SUL PACCHETTO “APICOLTURA” Nostro Servizio

I

l nostro futuro, compreso quello delle api; i dossier più caldi, quelli che diventeranno decisioni esecutive e quindi soluzioni o problemi che riguardano la realtà dei cittadini europei e di noi stessi apicoltori. Se n’è parlato spesso in quest’ultimo periodo, negli Stati membri e nelle sedi europee: è per questo che facciamo un punto della situazione per i nostri lettori, dopo aver seguito da vicino l’attività delle Istituzioni comunitarie dove quest’anno le agende dei lavori hanno visto spesso annotare le parole “Api” e “Miele”. Parliamo questa volta del semestre di presidenza slovena in UE che si conclude con il 2021, fin dall’inizio annunciato come periodo di impegno prioritario sui principali problemi dell’apicoltura. In effetti, occorre dare atto a Joše Podgoršek, Ministro sloveno dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione, di avere approfittato della sua presidenza europea per portare più volte all’ordine del giorno la questione dell’etichettatura del miele che gli apicoltori vogliono trasparente e tracciabile, non più ambi8 | Apitalia | 12/2021

gua e indecifrabile come quella consentita oggi dalla Direttiva comunitaria 2001/110/CE. Che il ministro Podgoršek abbia assimilato e spinto il dossier che più interessa agli apicoltori non c’è dubbio: ci è bastato ascoltarlo mentre riferiva le conclusioni dei Consigli dei Ministri Agricoli dell’Unione Europea, di cui è stato Presidente per l’intero semestre. Intanto facendosi portavoce presso la Commissione che ha percepito l’importanza di rivedere le norme sulla commercializzazione del miele, in modo da dare al consumatore tutte le informazioni per una scelta oculata. Questo è importante anche per “par condicio” tra Stati membri (che come è noto anche sul miele si fanno spesso concorrenza sleale, nazionalizzando il prodotto extracomunitario e rivendendolo come europeo, ndR). «La Commissione ora sa - ha dichiarato il Ministro sloveno - quanto sia importante fare in modo che le miscele del miele siano commercializzate ed etichettate correttamente: i Paesi

ETICHETTATURA E TRACCIABILITÀ: I PUNTI PIÙ CALDI, I MINISTRI IMPEGNATI

Janusz Wojciechowski


membri ritengono che debba essere indicata la percentuale di miele proveniente da fuori UE, una maggioranza di Stati membri ritiene che i Paesi d’origine dei mieli miscelati debbano essere indicati e, soprattutto, che il quadro normativo del miele debba essere riveduto completamente». Un chiaro indirizzo politico, quello della presidenza slovena - che l’italiano Stefano Patuanelli, in veste di Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, ha condiviso esplicitamente durante i Consigli agricoli - ma che deve fare i conti con le posizioni diversificate dei rappresentanti di altri Stati membri visto che quando si parla di etichettatura automaticamente emerge l’importanza dei controlli (doganali e ispettivi, ndR) e questo presuppone che le norme di commercializzazione debbano essere necessariamente rivedute. La questione del miele, infatti, non riguarda solo il settore primario ma anche quello ancor più delicato della trasformazione (confezion a m e n t o,

miscelazione, commercializzazione). Ecco perché il Commissario europeo per l’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, nel recepire le richieste dei Ministri agricoli, ha ammonito a più riprese che occorrerà una valutazione d’impatto, così come un’analisi attenta delle necessità dei consumatori. Parole dietro le quali si nasconde l’annosa questione della libera circolazione, scambio e concorrenza delle merci nel mercato unionale. Per sapere se tutto questo porterà ad un vero successo la politica sostenuta dalla Slovenia e se, dunque, la Commissione proporrà una nuova Direttiva miele, gli addetti stampa hanno posto un’esplicita domanda. E la risposta del Ministro Joše Podgoršek è di quelle che piacciono e parlano al mondo apistico: «Un anno e mezzo fa la Repubblica di

Joše Podgoršek

Slovenia ha presentato una iniziativa in Consiglio per cambiare le regole sull’etichettatura di origine nelle miscele di miele. Siamo lieti che la nostra presidenza abbia potuto incassare successi evidenti su questa iniziativa. Commissione e Commissario riconoscono oggi che sia necessario emendare la normativa e lo stesso dicasi dei Paesi membri: la maggioranza di essi esprime pieno sostegno all’idea di etichettare diversamente il miele indicando l’origine delle miscele. Alcuni Paesi membri sottolineano l’importanza che l’etichetta indichi la percentuale del miele a seconda dell’origine anche quando la quantità è minima (il dibattito su questo punto, con posizioni emerse proprio in Italia e sostenute negli ambienti della cooperazione, è che vi dovrebbe essere una tolleranza fino al 5% sul miele miscelato, senza obbligo di indicazione dell’origine geografica). Possiamo dirci felici di questa iniziativa? - si chiede il ministro sloveno -. Certo, siamo lieti del sostegno espresso dai Paesi membri e di quanto ci ha assicurato la Commissione che intende rivedere la normativa sul miele. Un passaggio che si concretizzerà sotto la Presidenza francese», conclude fiducioso Podgoršek. Se qualcuno volesse poi chiedersi cosa motiva la Slovenia a sostenere questa linea, più di quanto non abbiano fatto finora Paesi apisticamente più importanti, ma anche commercialmente interessati a mantenere le cose come stanno (cioè un sistema ambiguo di etichettatura del mie12/2021 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO

Stefano Patuanelli

le), viene in aiuto l’analisi schietta che lo stesso Ministro fa rendicontando i risultati del proprio operato. «L’apicoltura è molto importante per la Slovenia. Abbiamo più di 10mila apicoltori, oltre 50 mila apiari (le case delle api, ndR) e 210mila colonie di api. Ci siamo storicamente occupati di apicoltura, riservandole grande attenzione: tra i più importanti apicoltori del passato svariati sono stati sloveni. Il nostro Governo ha fatto tantissimo per promuovere

Julien Denormandie

10 | Apitalia | 12/2021

un’apicoltura sostenibile, tutelare e proteggere le api e gli altri impollinatori selvatici. Per noi era importante riuscire a far emergere questi aspetti durante il semestre di presidenza slovena». Che l’apicoltura di questo Paese sia molto importante è di tutta evidenza: basta ricordare con quanto impegno è stata perorata la causa della Giornata mondiale delle api che su istanza della Slovenia (con il sostegno e il parere favorevole dell’Italia) è stata proposta e proclamata dall’ONU. Un Paese ricco di apicoltura e, tuttavia, non autosufficiente (come l’Italia e come tutta la UE, ndR): importa miele per il mercato locale e come altri Stati membri è scontento del vigente sistema

di etichettatura che indica soltanto “Miele proveniente dalla UE” o “Miele proveniente dal di fuori della UE”, o un mix di entrambe queste due ambigue diciture. Così, dunque, la Slovenia che mira a dare ai consumatori informazioni chiare affinché possano effettuare le scelte adeguate su ciò che intendono acquistare: da dove proviene il miele, come sono composte le miscele? È questo lo scopo dichiarato e sostenuto dal Ministro Podgoršek che affida ora il testimone al suo collega francese Julien Denormandie, Ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione: toccherà a lui proseguire l’opera di revisione del quadro giuridico necessario perché i consumatori sappiano cosa consumano e dando ascolto ai tanti apicoltori - sloveni, francesi, italiani, europei - che chiedono di vedere riconosciuti e valorizzati gli sforzi crescenti e necessari nella produzione di vero miele di alta qualità.



AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

OCCHIO ALLE API

TRA MORIE E SOPRAVVIVENZA: INTERROGARSI SULLE ANOMALIE di Alberto Guernier

I

12 | Apitalia | 12/2021

che stupida. Non seppi infatti rispondere, mi limitai a dire che alcuni alveari erano meno forti... ma già nel rispondere capii cosa si celava dietro alla domanda: se alcuni alveari nello stesso areale arrivavano a fare due melari, quando altri si fermavano al primo, c’era qualcosa che non andava in quegli alveari più deboli; e un bravo apicoltore, oggi più di ieri, molto più di ieri, deve sapere identificare cosa c’è che non va! Ed allora, se ci sono apiari che

COMPRENDERE LE RAGIONI DELLE DIVERSITÀ TRA LE COLONIE

Foto www.greenme.it

n diverse regioni del nord, già a fine autunno, si sono purtroppo registrate intense morìe di api. Per molte aziende è il colpo di grazia, per altre, meno colpite dal fenomeno, è comunque un duro colpo. Ad ognuno di noi, l’arduo compito di tirare le somme; direte che non sono queste le pagine; ma non ci si può esimere dallo spendere almeno due righe per una simile catastrofe! Eppure... chi “gira per apiari”, vede comunque sempre situazioni diverse, ed allora è giusto e corretto, proprio da queste pagine, capire gli errori, se errori ci sono stati, le mancanze, se ce ne sono state o perlomeno quelle che possono essere individuate come cause o concause. Il ricordo va agli esordi della mia attività; quando mi sembrava del tutto normale che alcune famiglie producessero un melario in meno di altre posizionate nello stesso apiario; senonché, durante una visita da parte di un “vecchio apicoltore” della mia zona, di quelli “con i baffi” come si diceva un tempo... mi venne chiesto come mai quegli alveari avessero un melario in meno. La domanda, come avrete capito, non era priva di senso e tutt’altro


Foto www.lafossa.eu

spariscono, alveari che collassano, famiglie che continuano a covare api e malattia, malattia e api, ed altre, che invece sembrano passarsela tutt’altro che male ci si deve interrogare fino allo sfinimento su cosa non ha funzionato. Detto questo, credo sia chiaro che, se un futuro ci deve essere, esso debba passare attraverso tempestivi interventi: le api non possono chiedere aiuto, ed ogni ritardo è fatale! Standardizzare gli interventi, è una pratica comprensibile per certi versi, ma ci espone a dei rischi: gli alveari non sono tutti nelle medesime condizioni, e quello che può essere sufficiente per uno, potrebbe essere assolutamente inadeguato per un altro. Una considerazione

12/2021 | Apitalia | 13


che spiega quello a cui stiamo assistendo da anni: stessi trattamenti, risultati diversi! Aprire gli alveari, anche in pieno inverno, (nelle belle giornate è sempre possibile); non serve che le arnie siano propriamente baciate dal sole, ci si può tranquillamente accontentare di un minimo rialzo termico; il tempo sufficiente per sincerarsi che il trattamento fatto per il controllo della varroa, sia eseguito in totale assenza di covata. Alcuni apicoltori si accontentano di farlo... magari nel dubbio lo ripetono con il sublimatore un paio di volte, ma questa metodica, ci riporta alle considerazioni di prima. Fare trattamenti senza sapere quanto sia stretto il glomere, quanto sia esteso, quanta sia l’infestazione, e a che livello sia il danno che ha arrecato alla famiglia, non ci consente di ottenere risultati simili su famiglie che sono in situazioni diverse. Se non si vanno a vedere con la 14 | Apitalia | 12/2021

dovuta “calma e gesso” si rischiano brutte sorprese. Anche eccedere con i prodotti per la lotta all’acaro Varroa, senza cognizione di causa, ci farebbe andare alla lepre col cannone, con il rischio del troppo ed inutile oppure del troppo poco ed inefficace. Utilizziamo qualche bella giornata per approfondire meglio la situazione, se occorre siamo sempre in tempo a restringere, a riunire, a nutrire, a spostare le scorte qualora le api, (soprattutto se famiglie piccole) siano in una posizione che per qualche motivo le veda lontane dai favi di miele. Allo stesso modo andremo ad aumentare la coibentazione se ne riscontreremo la necessità. Andare in apiario, nei giorni seguenti i trattamenti, e verificare cassa dopo cassa quanti acari ha abbattuto il trattamento fatto, ci fornirà informazioni utili, che ci consentiranno di trarre delle valutazioni. Allo stesso modo dovremo ragio-

Foto Alberto Guernier

AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

nare con le postazioni: ci sono luoghi, che per esposizione, vicinanza con un numero elevato di apiari, debbono essere trattati in modo diverso in quanto tendenzialmente soggetti a reinfestazione e va dunque costantemente verificata la situazione. Una operazione che un tempo si faceva spesso in caso di nevicate, ma che oggi pare sia sparita, un po’ come le nevicate..., è quella di cospargere il terreno dinanzi agli alveari, di foglie o segatura; questo al fine di evitare che durante i voli di purificazione, nelle giornate di sole, molte api vadano a posarsi sulla neve, andando così inesorabilmente incontro alla morte. Ogni alveare che riusciremo a portare in primavera vivo e vegeto, anche se magari un po’ più piccolo, magari con qualche cura in più, ci darà qualche possibilità in più di successo. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

AFFRONTARE IL FREDDO

MONITORIAMO TUTTO DALL’ESTERNO E INTANTO FORMIAMOCI UNA CULTURA di Maurizio Ghezzi

GIORNI UTILI PER EVENTUALI SPOSTAMENTI

Foto Andrea Mantelli

IN APIARIO

I

l transito tra la coda dell’autunno e l’inizio dell’inverno è tempo di grande e meritato riposo per le nostre inseparabili compagne di lavoro, ciascuna delle famiglie da questo momento in avanti dovrà affrontare il freddo restando al riparo nel tiepido glomere formatosi all’interno del nido. Se durante il periodo di pre-invernamento ci siamo comportati in maniera corretta ed esemplare, le nostre api durante tutto il lungo tempo invernale potranno avere le condizioni ottimali per riuscire a sopravvivere fino all’arrivo della

prossima primavera; esse, infatti, grazie alle nostre cure, potranno contare su di un alveare con un tetto ben affrancato e sicuro, una buona coibentazione all’interno del coprifavo e delle sufficienti riserve di cibo. Eventualmente, qualora queste scorte non dovessero bastare, toccherà ancora a noi saperle sapientemente integrare con dell’ottimo e prezioso candito. Il saggio apicoltore inoltre è ben consapevole che durante questo periodo non dovrà inventarsi alcuna falsa motivazione che possa giustificargli la licenza di aprire l’alveare: quest’operazione in qualsiasi caso dovrà necessariamente essere rimandata alle prime tiepide giornate di fine febbraio inizio/ metà marzo secondo la disposizione geografica in cui è collocato il nostro apiario. Se non lo avessimo ancora fatto, ma in questo caso sarebbe stata una gravissima dimenticanza, provvediamo con solerzia a collocare la griglia che riduce l’ingresso della porticina di volo per impedire che qualche temerario roditore s’introduca nel tiepido nido. Quest’ultima situazione sarebbe deleteria poiché le api raggruppate in glomere non riuscirebbero a sopprimerlo garantendogli, così, la possi12/2021 | Apitalia | 15


Foto M. Roth

AGENDA LAVORI. NORD

bilità di cibarsi delle loro provviste e di inquinare il nido con le proprie deiezioni. Ricordiamoci sempre che uno scorretto ricambio dell’aria, all’interno dell’alveare, favorirà l’insorgenza di umidità con formazione di condensa e accumulo di acqua con conseguenze dannose sulla salubrità dell’ambiente interno e sulla salute delle api. Sappiamo bene, infatti, come le api siano in grado di sopportare climi freddi ma come siano, al tempo stesso, poco inclini a sopravvivere in un ambiente umido. Fortunatamente il fondo con griglia antivarroa, o meglio ancora un fondo con tubi in polistirene (tipo Happykeeper), riesce a garantire una più che sufficiente areazione impedendo la formazione di muffe e assicurando una buona conservazione della cera. Durante il lungo e freddo periodo invernale l’attività sulla plancia di volo è quasi assente o molto limitata, anche se potrebbe non esser raro vedere nelle giornate un po’ più miti e soleggiate qualche bottinatrice alla ricerca di un ipotetico 16 | Apitalia | 12/2021

nettare piuttosto che di un semplice goccio d’acqua. Altre api ancora, sempre in giornate riscaldate dal sole, potrebbero levarsi in cielo per compiere il loro volo di purificazione. Quest’andirivieni di api, seppur timido e modesto, sta ad indicare un buon funzionamento della colonia e un ottimo stato di salute della stessa. Se nella nostra mente dovesse esserci l’idea di voler spostare alcuni alveari di qualche metro questo è il momento propizio per poterlo fare: guardiamo le previsioni meteo e aspettiamo quei periodi di maggior freddo che durano almeno per 5/6 giorni consecutivi. Durante tali giornate, alle nostre api, non passerà minimamente per la testa l’idea di compiere qualche rischioso e spregiudicato volo al di fuori dell’alveare. Lo spostamento dovrà esser fatto nella maniera più cauta possibile per evitare di creare traumi e turbolenze che potrebbero disturbare le nostre api inducendole a disaggregare il glomere. Dopo i 5/6 giorni di confinamento all’interno del nido a causa delle fredde

giornate le api avranno scordato la “geo localizzazione” del loro alveare per cui con un nuovo volo di orientamento si sintonizzeranno sulla nuova posizione nella quale lo stesso è stato sistemato. Durante questi spostamenti avremo inoltre la possibilità di verificare la stabilità e la consistenza dei supporti utilizzati per sostenere le arnie e se qualcuno non ci convincesse a pieno, non esitiamo a sostituirlo. Nonostante l’attività dell’alveare sia ora pressoché prossima al nulla, non dimentichiamoci comunque di compiere delle veloci e brevi ispezioni in apiario per controllare che tutto vada bene. Un ramo precipitato su di una cassa, un tetto che si è ribaltato, una parete di arnia che è stata aggredita e perforata da un dispettoso picchio verde, sono fra i tanti possibili incidenti che potrebbero verificarsi in codesto periodo e che solo l’occhio di un apicoltore vigile e previdente è in grado di riconoscere con solerzia per potervi porre precipitosamente il giusto rimedio. In magazzino dedichiamoci alla ri-


parazione di arnie e arniette vuote passandole, dopo averle ristrutturate, con la fiamma “purificatrice” così da ottenere una perfetta disinfezione e renderle disponibili nella prossima stagione. Ripariamo i telai e i telaini rovinati dalla tarma della cera recuperando quelli meno danneggiati e inserendo un nuovo foglio cereo in quelli che sono stati completamente distrutti. Prepariamoci ad aver subito disponibile tutto il materiale necessario quando, con l’arrivo della prossima primavera, vi sarà urgente bisogno di utilizzarlo. L’inverno è, però, il periodo in cui l’apicoltore può dedicare del tempo anche a se stesso, per tale motivo non esitiamo a domandare a Babbo Natale qualche prezioso

manuale che oltre ad andare ad arricchire la nostra biblioteca servirà sicuramente anche a incrementare la nostra conoscenza apistica, poiché in esso sicuramente troveremo notizie interessanti e consigli giudiziosi. Credo che ciascuno di noi possa umilmente convenire sul fatto che il campo delle nostre conoscenze è comunque sempre molto più piccolo rispetto a quello della nostra ignoranza. Più impariamo e più scopriremo nuovi territori da poter esplorare tanto che paradossalmente potremmo dire: più sappiamo e meno conosciamo! Auguro a tutti voi e a tutte le vostre preziose operaie volanti un sereno e gioioso Natale, nella speranza che sotto l’albero di chi governa le noR

dal 1989

A ORMUL F A V NUO etto eff O RAPID

stre politiche agricole, questa festa della Natività, porti in dono molta consapevolezza; quella stessa consapevolezza che li induca a far intraprendere politiche più rispettose per l’ambiente e provvedimenti speciali per la protezione e la tutela delle nostre api. Una predisposizione che stimoli le loro coscienze e che li aiuti a comprendere che senza una brusca inversione di rotta questa nave, ormai in balìa della tempesta, non riuscirà ad andare molto lontano e che al momento del naufragio, ormai prossimo e annunciato da tutti, scialuppe di salvataggio non ce ne saranno più neanche per loro! Maurizio Ghezzi

PRODOTTI DI APICOLTURA DI ERBORISTERIA, LAVORAZIONI E TRASFORMAZIONI C/Terzi

A ORMUL F A V NUO etto eff O RAPID

NUOVA FORMULA EFFETTO RAPIDO, PIÙ COMPLETA E SEMPRE PIÙ NATURALE, TESTATA CLINICAMENTE E SENZA NICKEL CHIEDICI INFORMAZIONI!!!

DOMENICI s.a.s. Via San Maurizio al Lambro 163, Brugherio 20861 (MB) TEL. 039 2873401 - mail: info@domenici.it 12/2021 | Apitalia | 17



AGENDA LAVORI. NORD-EST

UN VIGILE RIPOSO

PREPARARSI A EVENTI ESTREMI EVITARE OGNI TRASCURATEZZA di Giacomo Perretta

SE L’UOMO DIVENTA UN NEMICO

Foto ww.cascinapontoia.it

DELL’ALVEARE

A

vviandoci verso la stagione invernale non ci sarebbero interventi importanti da fare in apiario, se non fosse che qualche piccola operazione risulti sempre necessaria; nel frattempo potremo goderci le feste che stanno per venire profittando di quel poco miele che è stato prodotto. In questo mese di mercatini di Natale fa la sua bella mostra la produzione tipica di ogni Regione e Comune d’Italia e come simbolo della tradizione c’è dovunque un dolce di cui il miele è ingrediente indiscusso.

Ma anche il prodotto tal quale, ottimo come regalo, fa bella mostra sebbene a noi apicoltori rimane l’amarezza di un raccolto modesto e la speranza, come sempre più spesso succede, che l’anno prossimo possa andare meglio. Dicevamo delle operazioni in apiario, comunque necessarie. Il controllo delle condizioni degli alveari resta molto importante: gli animali, il clima e gli uomini, sono elementi che possono danneggiare l’apiario. Gli animali che non disdegnano di saccheggiare gli alveari, magari un piccolo topolino, possono arrecare danni che alla fine possiamo sopportare; per controllare i danni provocati dal clima, invece, possiamo fare poco: siccità e piogge intense provocano danni che quasi silenziosamente portano alla fame le nostre famiglie di api. I danni degli uomini, invece? Purtroppo questo è un problema: 1) essi si comportano con presunzione decidendo se dare o non dare alimentazione anche se si impossessano del miele riservato alle api; 2) essi irrorano le piante con parecchi “fitofarmaci” che poi non controllano e possono finire nel nettare e principalmente nel polline alimento importante per le giovani larve; 3) essi rubano gli 12/2021 | Apitalia | 19


alveari, risparmiandoli solo in questa stagione; 4) essi si cimentano in atti vandalici immotivati e più frequentemente di quanto si possa pensare, con distruzione di alveari e interi apiari; 5) essi operano avvelenamenti diretti negli altrui alveari intentando atti veramente criminali. Insomma, appare chiaro che sono ancora gli uomini quelli che le api devono maggiormente temere. Nel corso dell’autunno abbiamo fatto tutto quanto necessario per il benessere delle api, ora può essere opportuna qualche piccola verifica: • per i cavalletti, occorre prestare attenzione agli appoggi delle strutture, le piogge potrebbero farne affondare i sostegni; ad evitare che questi si infilino nel terreno, basta un pezzo di legno, un mattone, una tavola o altro elemento rigido; • le coperture degli alveari e le protezioni contro il vento, se necessario vanno rinforzate prima che le perturbazioni imprevedibili ci procurino qualche problema; Serve insomma un’azione costante 20 | Apitalia | 12/2021

di vigilanza, fatta di tanti piccoli accorgimenti che servono a prevenire o a individuare problemi che possono diventare più gravi. Prendiamo in visione anche gli alveari rimasti vuoti e portati in magazzino per poterli restaurare, riordinare e soprattutto disinfettare. Non dimenticate i telaini, controllate quelli che avete messo da parte con la cera. Le tarme sopravvivono anche in inverno specialmente nello stadio di uova e per evitare questo rischio teniamo i telaini sempre arieggiati e al freddo. La temperatura sotto i 0 °C uccide tutti gli stadi della tarma, ovviamente con un rapporto “temperatur-tempo”: per esempio a 0 °C mezza giornata è sufficiente mentre a -5 °C saranno sufficienti alcune ore, per inibirne lo sviluppo invece sono sufficienti 12-13 °C ed ecco il motivo per cui molti piccoli apicoltori utilizzano congelatori a pozzetto o camere refrigerate. Ci siamo accorti, inoltre, che le tarme non disdicono il polistirolo: recente l’esperienza di un porta-

Foto www.ilfavo.com

AGENDA LAVORI. NORD-EST

sciame di questo materiale forato come un colabrodo. Sapevo, come tutti gli apicoltori, che le larve rosicchiano il legno dell’alveare come per crearsi una nicchia e mettersi in bozzolo, ho anche supposto che quello che rosicchiavano lo ingerissero quasi come un alimento poiché non ci sono tracce di “segatura”, il legno è un prodotto vegetale quindi è del tutto comprensibile convincersi della sua commestibilità, mai avrei pensato che riuscissero ad assimilare un prodotto derivato da una composizione chimica minerale. Ma la natura ci riempie di sorprese, perciò anche tutto quello che potrebbe sembrare inverosimile deve essere controllato con attenzione. Tocchiamo infine il tema della nutrizione, spinti da quanti hanno ancora dubbi sull’argomento. In inverno è meglio il candito oppure è meglio dare uno sciroppo? Il miele conservato dalle api è denso e viscoso come uno sciroppo, oppure è compatto come il candito? La risposta si trova con un po’ di volontà: principalmente come uno


sciroppo. Ma se volessimo prendere in considerazione il miele cristallizzato lo potremmo paragonare al candito, ad eccezione di cristallizzazioni particolari che le api non riescono ad utilizzare: per il resto, le api utilizzano ugualmente un alimento cristallizzato. Gli sciroppi nelle concentrazioni presenti sul mercato sono ottimi e per le api risultano mi utilizzo più immediato; il candito necessita di un po’ di lavoro in più da parte delle api ma offre qualche vantaggio per l’apicoltore e per le stesse api. Il candito, inoltre, facilita sia la somministrazione che la verifica dei consumi, quest’ultima è molto importante per semplificare il controllo della condizione

delle famiglie senza dover togliere i telaini. La somministrazione dello sciroppo è per l’apicoltore un po’ più impegnativa, esso può avere una densità variabile e quindi anche il tipo di somministrazione cambia, mentre per il candito la sua somministrazione è molto più facile. Solo a titolo di curiosità. Alcuni apicoltori utilizzano lo zucchero semolato così com’è, usando alcuni accorgimenti per evitare che le api lo facciano cadere a terra. Ho visto riempire il coprifavo di zucchero e poi spruzzare dell’acqua sopra in modo da far formare una crosta con lo zucchero sciolto che lo tiene bloccato. Questo metodo, sono certo, molto impegnativo per

le api e pratico per l’apicoltore ma ha degli inconvenienti: in caso di freddo intenso difficilmente le api possono raggiungere la parte più distante sopra al coprifavo e portare nel nido le scorte necessarie. Va ricordato, in conclusione, che il miglior alimento per le api sia il miele, in caso di necessità lo sciroppo e infine il candito. La somministrazione dei favi di miele opercolato (non di prodotto tal quale) dovrebbe essere una pratica più frequente e maggiormente diffusa, ma purtroppo la difficoltà della loro conservazione fa optare gli apicoltori per soluzioni più semplici. Giacomo Perretta

12/2021 | Apitalia | 21


AGENDA LAVORI. CENTRO

CIBO E SALUTE

ALVEARI SEMPRE RAGGIUNGIBILI O MONITORAGGIO A DISTANZA di Matteo Giusti

F

atti tutti i lavori di invernamento, ristrette le famiglie su un numero adeguato di telaini, assicurate le porticine in metallo per evitare l’ingresso di piccoli animali - principalmente topi - all’interno delle arnie, i lavori che restano da fare e che caratterizzano il pieno inverno sono i trattamenti antivarroa e il controllo delle scorte. Infatti le api di inverno hanno bisogno fondamentalmente solo di cose: salute e cibo, e a queste necessità bisogna provvedere. Andando ai trattamenti, che meglio sarebbe programmare per gli

PREDISPORRE TRATTAMENTI SUBLIMATI A INIZIO ANNO

Foto Simone Mazzotti

22 | Apitalia | 12/2021

inizi del nuovo anno, sono gli ultimi periodi ottimali per eseguire i trattamenti invernali. Gli ultimi perché i trattamenti possono essere già stati fatti in fine autunno, se le famiglie erano in blocco di covata, e perché dopo la metà di gennaio in alcuni posti può iniziare già la ripresa primaverile con le prime fioriture pollinifere, in particolare dei noccioli. I trattamenti invernali si basano tutti su un solo principio attivo: l’acido ossalico che è alla base di diversi farmaci veterinari, autorizzati per l’impiego in apicoltura, disponibili sia da somministrare in


soluzione acquosa da gocciolare, sia da somministrare per sublimazione con gli appositi strumenti. I farmaci a base di acido ossalico, se utilizzati correttamente, hanno una efficacia acaricida superiore al 95-98%, cioè eliminano oltre al 95-98% delle varroe presenti nell’alveare, non lasciano residui nella cera o nei prodotti apistici, sono esentati dalla ricetta medico-veterinaria, sono ammessi in agricoltura biologica e biodinamica e in genere hanno anche un costo non elevato. La cosa fondamentale è intervenire solo quando c’è una condizione di blocco di covata. Là dove ci sia il blocco naturale di deposizione da parte dell’ape regina, si può intervenire subito con un trattamento a base

di acido ossalico gocciolato o con acido ossalico sublimato, operando in una giornata mite e soleggiata, in modo che non ci sia il glomere formato, o per lo meno che non ci sia un glomere molto compatto, permettendo così una migliore diffusione del farmaco tra le api. Se il posto non garantisce di avere la certezza di avere il blocco di covata naturale, come accade sempre più spesso in centro Italia, soprattutto in prossimità della costa, si può indurre il blocco con l’ingabbiamento della regina o con l’asportazione della covata. Il blocco della regina però sarebbe meglio che fosse stato fatto prima, in novembre, quando le condizioni meteo erano più idonee per lavorare

all’interno dell’alveare e per poter poi arrivare al blocco agli inizi o alla metà di dicembre. Se questo non è stato già fatto si può procedere con l’asportazione della covata, seguita immediatamente dal trattamento mediante soluzione gocciolata. Anche per fare le operazioni di asportazione della covata è necessario lavorare in giornate miti e soleggiate, e nelle ore calde, dal momento che bisogna aprire e ispezionare gli alveari in maniera accurata. Si deve controllare infatti telaino per telaino per vedere se c’è o meno covata opercolata e quindi toglierla, o asportando l’intero telaio o tagliando la parte di favo con la covata con un coltello, che si avrà cura di passare

apicoltura famiglia tettamanti

Apicoltura Tettamanti-Api regine e nuclei tettamantiapicoltura@virgilio.it

APICOLTURA FAMIGLIA TETTAMANTI 22029 UGGIATE TREVANO (CO) VIA SAN GOTTARDO 5b

da 4 generazioni con le api e gli apicoltori

+39 031944335

12/2021 | Apitalia | 23


alla fiamma dopo aver finito di lavorare su un alveare, prima di passare al successivo. I telaini o i pezzi di favo asportati dovranno poi essere bruciati o eventualmente essere passati prima in una sceratrice a vapore per recuperare la cera. È anche opportuno fare questa operazione quando la covata presente sia ridotta al minimo, in modo da comportare la minor perdita biologica possibile per gli alveari. Per i trattamenti fatti mediante sublimazione la condizione di assenza di covata è meno necessaria, ma è comunque auspicabile. Fondamentale invece per questo tipo di trattamenti è l’uso degli appropriati dispositivi di sicurezza individuali: maschera antigas, tuta bianca e occhiali protettivi. I fumi di acido ossalico che si levano dal sublimatore (la nuvola bianca che si forma è fatta da microscopici cristalli di principio attivo) sono irritanti per gli occhi e altamente pericolosi se inalati. La maschera antigas da usare deve avere i filtri anti-polvere e anti-acidi (colore filtro bianco e marrone). Anche l’uso della tuta bianca è importante perché i microcristalli possono depositarsi sui vestiti e contaminarli e facendo sì che possano essere inalati anche dopo il trattamento. La tuta, una volta usata, va quindi riposta in un sacchetto di plastica chiuso per portarla via e poi può anche essere lavata e riutilizzata: i microcristalli infatti sono solubili in acqua e una volta lavata la tuta sarà nuovamente pulita e sicura. L’altro lavoro fondamentale dell’inverno è il controllo delle scorte per poter intervenire tempestivamen24 | Apitalia | 12/2021

te con la nutrizione di soccorso in caso si renda necessaria. Per questo scopo anche l’uso delle bilance per monitorare a distanza la variazione di peso e quindi il consumo delle scorte può essere molto utile, nell’ottica di ridurre gli spostamenti e i tempi di lavoro per fare le visite in apiario. Quando si adottano queste procedure però si deve tenere sempre in considerazione che si sta facendo un controllo a campione, perché si monitora solo l’alveare o gli alveari che hanno la bilancia, generalmente uno o due per apiario. Mentre sappiamo che il consumo delle scorte può essere molto variabile da famiglia a famiglia. Per questo, per maggiore sicurezza, è opportuno installare la bilancia sotto l’alveare con meno scorte, quello più a rischio, che ci permetterà con più probabilità di intervenire tempestivamente anche sugli altri che dovrebbero avere un maggior margine di sicurezza, dal momento che hanno più scorte a disposizione.

Foto Matteo Giusti

AGENDA LAVORI. CENTRO

Fondamentale per poter intervenire con tempestività è che l’apiario sia sempre facilmente raggiungibile, anche dopo piogge intense o nevicate, cosa di cui dobbiamo sempre tenere conto quando si installa un apiario, sia che si tratti di alveari stanziali sia che si tratti di una postazione per l’invernamento. Non ci si può permette di non poter andar dalle api perché il meteo, il terreno o la vegetazione non lo consentono. Questi sono i lavori necessari da fare in inverno in apiario, poi ci sono quelli di ufficio. Se non lo si è già fatto, entro la fine di ciascun anno è necessario aggiornare la BDA dell’Anagrafe Apistica Nazionale, facendo la denuncia annuale degli alveari e della loro ubicazione. Un lavoro semplice, in cui l’associazione ci è a fianco, ma necessario sia per non incorrere in sanzioni, sia per fornire un quadro aggiornato del patrimonio apistico territoriale e nazionale.. Matteo Giusti



AGENDA LAVORI. SUD

NON PERDIAMO LA BUSSOLA

ORA L’APICOLTORE CONSAPEVOLE HA UN’IMPORTANZA STRATEGICA di Santo Panzera

N

oi che possiamo dirci apicoltori bravi e coscienziosi entriamo ora in una fase di riflessioni e di bilanci: un anno si sta per chiudere, trascinando con sé non poche aspettative andate deluse, ed un altro si affaccia alle porte, pieno di prospettive positive e ci invita a ricalibrare ed affinare le nostre strategie. Sicuramente l’anno che si chiude è stato, non solo nel nostro Sud, avaro di raccolti ed in generale deludente. Una causa di queste delusioni apistiche, ahinoi “a largo raggio”, è rappresentata dai cambiamenti climatici che non rendono più ben distinguibile il regolare succedersi delle stagioni e creano non poco

disorientamento nelle nostre api ed in noi apicoltori. L’anomalo inverno scorso, a causa delle alte temperature ha anticipato certe fioriture, rendendo impossibile alle ancora impreparate famiglie di api di intercettare efficacemente il raccolto a causa della scarsa quantità di bottinatrici; mentre invece a causa della scarsità di piogge ha ritardato altre fioriture per cui le famiglie forti, in piena stagione, a causa dell’assenza di raccolto hanno dovuto utilizzare le riserve per sopravvivere. Questa primavera si è assistito, impotenti, al triste fenomeno di abbondanti fioriture, in particolare nell’area ionica di foraggere come

LAVORARE IN MAGAZZINO E RIFLETTERE SUGLI EVENTI

Foto Chemicals Laif

26 | Apitalia | 12/2021


la sulla, ed api stranamente dedite all’ozio, immobili a causa della mancanza di nettare nei fiori per le basse temperature e l’assenza di umidità. A ben guardare, il crollo produttivo legato al forte contraccolpo dei cambiamenti climatici, nel Sud Italia ed in particolare nella Calabria Ionica più esposta alle alte pressioni provenienti dal Nord Africa, non è un’anomalia dell’anno che sta per finire, ma rientra, ormai da alcuni anni, in un trend che da eccezionale sta diventando sempre più “normale”. È importante, per noi apicoltori, prendere coscienza di tali problemi in quanto essi incidono in maniera traumatica sulla fisiologia degli esseri viventi, con rilevanti ripercussioni che riguarda-

a v o

n

in

R

er

il

no in prima battuta le nostre amate api, destinate a raccogliere ciò che la natura mette loro a disposizione. Infatti, l’inverno scorso molto mite, con temperature sopra media, ha impedito quel blocco naturale di covata, già alquanto difficile al nostro Sud Italia, per cui i trattamenti con Apibioxal® (foto pag. 26) eseguiti a novembre-dicembre, in presenza di abbondante covata, hanno lasciato negli alveari parecchie varroe; le ininterrotte ed abbondanti deposizioni della regina hanno fatto sì che, già a febbraio, gli alveari si presentassero traboccanti di api, lasciando presagire raccolti abbondanti, ma purtroppo, questo anomalo andamento climatico ha favorito non solo la riproduzione

anticipata delle api ma anche l’aumento esponenziale delle varroe. Come se non bastasse, la primavera si è rivelata avversa sia per scarsità di precipitazioni sia per vere e proprie ricadute di freddo con gelate anche a livello del mare, che, per il poco nettare e polline resi disponibili, hanno portato molti alveari letteralmente alla “fame”. Altra anomalia è rappresentata da fenomeni estremi con intense precipitazioni che si verificano in un arco di tempo brevissimo, senza risultare di giovamento al suolo, a cui si aggiunge il vento persistente che ha condizionato negativamente l’umidità atmosferica e del terreno. Le famiglie, poiché le api, anche in piena primavera, erano impossibilitate ad uscire a bottina-

2

02

2

p

12/2021 | Apitalia | 27


re o, quando possibile, disponevano solo di povere risorse pollinifere e nettarifere, non solo non sono salite a melario, ma hanno consumato le scorte di miele, costringendo molti apicoltori a ricorrere all’alimentazione artificiale. In alcuni casi, osservando i favi, si evidenziava una covata disomogenea a causa della presenza di numerose cellette vuote, dovute ad una forma di “cannibalismo” per la quale le api, allo scopo di alimentare correttamente le larve, si sono viste costrette a cibarsi di larve, pappa reale, polline e miele presenti in altre cellette. Tutto ciò ha avuto ripercussioni negative sulla popolosità degli alveari nei mesi estivi, con la conseguente compromissione dei relativi raccolti. Anche i tentativi, se non di aumentare ma almeno di recuperare o contenere le perdite nel proprio parco apistico, si sono rivelati in molti casi vani, in quanto si è assistito alla nascita regolare delle regine, i cui voli di fecondazione sono stati però condizionati dalle pessime condizioni atmosferiche che hanno condotto ad un minor numero di regine feconde, molte delle quali, tra l’altro, sono state vittime dopo poco tempo di tentativi di sostituzione. È bene puntualizzare che l’agricoltura, da quando è nata, è sempre stata “figlia” del cambiamento climatico in quanto ha convissuto nei millenni con una consistente variabilità climatica grazie a progressivi ed intelligenti adattamenti nella genetica di piante ed animali e nelle tecniche colturali. Tale variabilità climatica però, in questi ultimi anni, è andata via-via “accelerando” per cui in Italia ha condotto ad un aumento di circa 1,5 28 | Apitalia | 12/2021

°C delle temperature medie annue, cui si sono associati l’aumento di frequenza delle ondate di caldo, la riduzione della frequenza delle piogge e la maggiore frequenza di fenomeni estremi. Tale aumento di temperatura in Italia equivale ad un innalzamento del limite dell’areale collinare e montano delle diverse colture di 150-250 metri e ad un anticipo nelle fasi fenologiche (germogliamento, fioritura, maturazione) in molte specie. Sollevati da incombenze in apiario, è utile ora procedere a lavori di magazzino, come ad esempio la verniciatura delle arnie, da effettuare solo all’esterno in quanto all’interno ci pensano le api con la propoli, usando vernici che consentano al legno di traspirare, per evitare l’accumulo di umidità all’interno dell’alveare. Per tale motivo sono da evitare gli smalti, mentre vengono preferiti gli impregnanti a base d’acqua e l’olio di lino crudo con pigmenti naturali. Un impregnante casalingo si ottiene diluendo propoli grezza in alcool denaturato con concentrazione 30:70 (esempio 2 chili di propoli in 3 litri di alcool), si lascia macerare per 15 giorni e poi si filtra. La vernice ottenuta ha indubbi vantaggi: costo contenuto, asciugatura rapida,

Foto daquasirca.com

AGENDA LAVORI. SUD

assenza di problemi di salute legati all’uso, colore dal giallo oro all’arancione, modificabile con l’aggiunta di coloranti naturali. La verniciatura delle arnie, al di là dell’importanza propriamente estetica, svolge anche un’importante funzione tecnica, facilitando il riconoscimento da parte delle api e limitando i fenomeni di deriva, purché si rispettino le loro capacità visive. In proposito ricordiamo che le api distinguono bene tra loro soltanto 4 colori: il giallo, il verde bluastro, il blu e l’ultravioletto. Agevolare l’orientamento con i colori assume particolare importanza per i nuclei di fecondazione: se la regina, al ritorno dai suoi voli di orientamento e fecondazione, sbaglia ingresso, il suo errore ha un esito fatale. Chiudiamo infine l’anno auspicando che, i tanti inutili blablablabla di cui è stata fatta oggetto l’apicoltura in questi anni, siano sostituiti da quanto mai necessari concreti interventi positivi ed incisivi, nel segno di una ritrovata consapevolezza dell’importanza strategica dell’apicoltore non solo per il comparto agricolo ma anche per il benessere dell’ambiente e dell’umanità tutta. Santo Panzera



AGENDA LAVORI. ISOLE

LA NATURA CHE INGANNA

COMBATTIAMO COME IN GUERRA CONTRO UN NEMICO IMPREVEDIBILE di Vincenzo Stampa

C

30 | Apitalia | 12/2021

a fioritura invernina come la borragine, l’acetosella e in generale le brassicacee ma che ne sarà delle fioriture arbustive e arboree tipiche della primavera? Molto dipende dall’andamento delle temperature: ogni pianta ha il suo fabbisogno di freddo (Tabella 1) e quando questo non viene soddisfatto le piante non percepiscono l’arrivo della primavera, giacché non hanno vissuto un periodo abbastanza rigido, si possono verifi-

IMPENNATA DI SPESE E IMPEGNI DIMINUISCONO GLI ALVEARI

Foto Vincenzo Stampa

on la fine dell’autunno si conclude la prima fase in campo dell’annata apistica ma questo non vuol dire che staremo oziosi. Ci manca l’attività tipica del periodo, il rifornimento dei punti vendita, l’allestimento delle confezioni natalizie perché purtroppo manca il prodotto. Guardiamo al bicchiere mezzo pieno! Abbiamo più tempo da dedicare al magazzino, in questi tempi di magra magari recuperiamo e riadattiamo il materiale vecchiotto, arnie, melari e tanto altro messo da parte in attesa di essere riparato. Facciamo un inventario di magazzino, sembra una cosa ovvia ma invece spesso si scoprono cose utili dimenticate, montiamo nuovi telaini da nido e da melario con foglio cereo. Insomma, prepariamo quanto serve per la nuova stagione. Anche guardarsi attorno è utile, informiamoci su quello che succede nei campi, quante e dove sono le semine utili per le api, prendiamo accordi con gli agricoltori per le postazioni da nomadismo. Fare previsioni a lungo raggio, non è facile ma darsi un indirizzo produttivo è indispensabile; le piogge abbondanti e frequenti stanno avvantaggiando le piante annuali


care anomalie nella fioritura come la cascola delle gemme e la fioritura scalare, cui si è aggiunta negli ultimi anni la scarsa attrattività verso le api dei fruttiferi in generale e in particolare dei mandorli e degli agrumi. Le alte temperature perduranti fino a tutto novembre, insieme alle abbondanti piogge, hanno indotto una spinta vegetativa anomala agli agrumi e agli ulivi che si sono vestiti di nuovi germogli mentre avrebbero dovuto essere in fase di riposo. Continuano a sballare i punti di riferimento. La temperatura ha permesso alle bottinatrici di volare per molte ore al giorno, le api hanno trovato del polline che stimola la deposizio-

ne ma il pochissimo nettare non è stato sufficiente per alimentare le covate: in conseguenza sono state aggredite le scorte. Tutti gli apicoltori segnalano famiglie popolose con covate estese rispetto al periodo, ma senza scorte; c’è la necessità di ricostituire quantità adeguate di nutrimento con sciroppo di glucosio-fruttosio fornito senza limiti negli alimentatori a tasca. Sembra un bollettino di guerra e in effetti è una guerra, contro un nemico imprevedibile. L’unico punto di riferimento certo per l’apicoltore sono le api le quali colgono segnali che l’apicoltore non coglie e si comportano di conseguenza. E qui c’è l’inganno che per primo colpi-

sce le piante e successivamente le api. Giusto per completare un quadro preoccupante, le fioriture del carrubo e del nespolo, nelle zone vocate, sono state spettacolari e profumatissime ma raccolto nullo. Allora, facendo la sommatoria degli eventi di questo anno, si conclude che dobbiamo stare continuamente in allerta in ogni momento, si moltiplicano l’impegno e le spese e purtroppo non tutti gli apicoltori sono in grado di affrontare questa difficile situazione; già si nota come conseguenza un calo significativo nel patrimonio apistico regionale. Vincenzo Stampa

Tabella 1 - Fabbisogno di freddo di alcune fruttifere NOME

ORE TOTALI DI FREDDO

NOME

ORE TOTALI DI FREDDO

Albicocco

400-500

Melograno

meno di 100

Castagno

400-600

Mirtillo

1000

Ciliegio

700-800

Noce

700-800

Fico

meno di 100

Olivo

100-250

Kaki

meno di 100

Pero

800-1200

Mandorlo

250-500

Pesco

600-800

Melo

600-1200

Susino

600-800

12/2021 | Apitalia | 31



SPECIALE SALUTE

Progetto di parere scientif scienti fico sul livello massimo scientifico di assunzione tollerabile per gli zuccheri alimentari Riportiamo in queste pagine il lavoro condotto dall’unità Nutrizione dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) al fine di soddisfare le richieste di cinque Paesi europei (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) che chiedevano valutazioni aggiornate (le precedenti risalivano al 2010) sui nessi tra assunzione di zuccheri e insorgenza di varie patologie tra cui obesità, diabete di tipo II, malattie cardiovascolari, gotta e carie dentarie. Nonostante gli esperti dell’EFSA siano giunti alla conclusione che non è possibile fissare una soglia denominata «livello massimo di assunzione tollerabile» (UL) per i nutrienti, al di sotto del quale il consumo non provochi problemi di salute, il parere conferma i molteplici nessi esistenti tra l’assunzione di diverse categorie di zuccheri (compreso il miele) e il rischio di sviluppare malattie metaboliche croniche e carie dentarie. Scopo di queste informazioni è assistere gli Stati membri dell’UE nella definizione di obiettivi nutrizionali per la popolazione e/o di raccomandazioni sanitarie per i singoli cittadini sul territorio nazionale.

12/2021 | Apitalia | 33


SPECIALE SALUTE

34 | Apitalia | 12/2021


Farmaco an�varroa a base di acido ossalico

polvere per alveare

Il farmaco più u�lizzato in Italia contro la Varroa Due modi di somministrazione: Gocciolato e sublimato L’unico autorizzato in UE per uso sublimato

PROVALI COL NUOVO DOSATORE DOSA-LAIF

PRONT ALL’US O O soluzione per alveare

Soluzione 100% pronta all’uso

Glicerolo Migliora la performance dell’acido ossalico Senza zucchero Prodo�o stabile per 12 mesi dall’apertura Non si forma HMF

By Chemicals Laif

info@chemicalslaif.it - www.alveis.it Tel. 049 626281

VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO! Inquadra il codice con la fotocamera per collegarti al sito


SPECIALE SALUTE

36 | Apitalia | 12/2021


12/2021 | Apitalia | 37


SPECIALE SALUTE

38 | Apitalia | 12/2021


PATOLOGIA

DUE NUOVI PARASSITI

CRITHIDIA MELLIFICAE E LOTMARIA PASSIM di Matteo Giusti

ANCHE BEENET INDAGA SU QUESTI INSIDIOSI NEMICI DELLE API

Foto Matteo Giusti

Foto 1 - Uno degli alveari utilizzati per il monitoraggio di BeeNet presso l’apiario sperimentale del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.

S

e pensavate che Varroa e virus vari, Nosema apis e Nosema ceranae, peste americana, peste europea e parapeste, covata calcificata e covata pietrificata fossero già abbastanza come parassiti delle api mellifiche, è bene che aggiungiate alla lista anche altri due organismi: Crithidia mellificae e Lotmaria passim. Due parassiti considerati nuovi, in quanto di recente scoperta (anche se in un caso non recentissima) di cui oggi si sta occupando anche il progetto di monitoraggio BeeNet (Coordinamento del Crea-

AA, con il sostegno finanziario del Mipaaf, ndR), per valutarne la presenza e la diffusione negli alveari italiani. Ma chi sono questi due parassiti? Entrambi sono dei protozoi che fanno parte della famiglia Trypanosomatidae e della sottofamiglia Leishmaniinae, alla quale appartengono anche i protozoi che causano la leishmaniosi nei cani. Al microscopio si presentano come dei microrganismi dotati di un flagello, una sorta di coda che permette loro di muoversi, ma possono presentare anche forme


PATOLOGIA sferoidali non mobili. Nelle api da miele questi microrganismi sono in grado di infettare l’apparato digerente e purtroppo, ad oggi, non si conoscono bene gli effetti di tale infezione. I pochissimi studi sinora effettuati hanno ipotizzato che questi parassiti possano causare danni rilevanti, in particolare riducendo l’aspettativa di vita delle api adulte, cosa che può determinare o accelerare fenomeni di spopolamento soprattutto se associati anche ad altre patologie, avversità o varie fonti di stress per le colonie. La possibilità che dei protozoi possano agire anche come parassiti degli insetti, api comprese, è nota sin dalla prima metà del ‘900. Andando a vedere nello specifico questi due protozoi, specie se ci riferiamo a Crithidia mellificae, non risultano essere conoscenze così nuove, dal momento che le prime segnalazioni risalgono agli anni Sessanta in Australia. Ma l’attenzione su questo parassita è aumentata negli ultimi anni, e la sua presenza è stata segnalata anche in America, in Asia e in Europa dove, nel 2013, è stata identificata per la prima volta anche in Italia dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana. Crithidia mellificae colonizza principalmente il retto, la parte terminale dell’apparato digerente delle api adulte, e si trasmette soprattutto tramite le feci infette. In genere è stato visto che il livello di infestazione è minore in primavera e aumenta in estate e nei casi più gravi è associata a fenomeni di spopolamento e alla 40 | Apitalia | 12/2021

IL FLAGELLO DEI PROTOZOI Se confrontiamo la forma, senza badare alla proporzione, possiamo trovare una stretta somiglianza ai peperoni o alle melanzane, con un picciuolo che sembra più un viticcio: è questa l’impressione che danno i protozoi, ed in particolare i Tripanosomàtidi. Su questa famiglia di organismi unicellulari, infatti, si discute ormai moltissimo negli ambienti della ricerca scientifica. Il motivo è semplice: si è scoperto che sono ubiquitari negli allevamenti apistici di tutto il mondo. Questo li rende particolarmente insidiosi, ma anche difficilmente controllabili: di certo almeno in parte responsabili dei problemi che sono all’origine della graduale e crescente perdita di salubrità nei nostri allevamenti apistici, sicuramente causata dal commercio internazionale di api regine e pacchi di api. Apitalia si è chiesta se il nostro Paese fosse in grado di far fronte ad una possibile nuova emergenza sanitaria e ha posto alcune domande al dottor Franco Mutinelli, Direttore del Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura del Ministero della Salute, operativo presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Domanda - È vero che in Italia Crithidia mellificae (uno dei due protozoi) è stata identificata per la prima volta nel 2013? Risposta - Sì, il campione è del 2013, la pubblicazione del 2015: Cersini et al. Fragmenta entomologica, 47 (1): 45-49 (2015). Si tratta di un campione dell’apiario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, non di un’indagine di campo. D. - È vero che Crithidia mellificae e Lotmaria passim oltre ad api e bombi possono infettare anche l’uomo? Per la precisione: le api e i bombi possono essere vettori tra loro e verso l’uomo? R. - Tra loro sì; non per l’uomo relativamente a questi due tripanosomàtidi. Altre famiglie di protozoi, invece, sono in grado di infettare l’uomo. D. – In una pubblicazione dell’IZS delle Venezie (dr.ssa A. Granato) si dichiarava che: “Ad oggi (gennaio 2020) non sono disponibili dati sulla presenza e diffusione di questi due protozoi in Veneto e in Italia”. Possiamo confermare che sia davvero così che stanno le cose anche nel Novembre 2021? R. - Ad oggi, a nostra conoscenza, i dati pubblicati sono: •Zulian L., Caldon M., Colamonico R., Barlozzari G., Cersini A., Mutinelli F., Granato A. (2019): Presenza e diffusione di Lotmaria passim e Crithidia mellificae, nuovi patogeni emergenti delle api, in Italia: risultati di uno studio preliminare su campioni di archivio. Atti XIX Congresso Nazionale SIDILV p. 509-510 (Poster 177). Matera, 24-26 ottobre 2019. •Zulian L., Granato A., Bordin F., Caldon M., Colamonico R., Biasion L., Trevisan L., Trincanato S., Mutinelli F. (2020): Studio della presenza di patogeni noti ed emergenti in apiari della regione del Veneto. L’Apicoltore Italiano 9, 11-15. D. - Questi due protozoi, rinvenuti in campioni di api conferiti all’IZS delle Venezie nel periodo 2013-2019, confermano che l’Italia è già invasa da questo flagello? R. - Questi campioni sono quelli dell’articolo “Zulian et al., 2019”. Trattandosi di campioni di archivio, 214 in totale, ma provenienti solo da alcune regioni italiane, non si può parlare di una reale conoscenza della diffusione di questi tripanosomàtidi nel territorio nazionale. Apitalia ringrazia il dottor Mutinelli: queste precisazioni ci consentono di affermare che già dal 2013 in Italia si indaga su questo fenomeno, che nel 2019-2020 sono state promosse le prime azioni divulgative presso il mondo veterinario e apistico, che è giustificata una ricerca mirata e tesa a verificare la situazione in cui si trovano gli alveari presenti sull’intero territorio italiano.


Foto 2 - Esemplari di Crithidia mellificae al microscopio elettronico a scansione (© www.ars.usda.gov, da: Shwartz et al., 2015 - Journal of Eukaryotic Microbiology, 562, 567–583)

mortalità invernale degli alveari. Lotmaria passim invece lo possiamo considerare un parassita veramente più recente, dal momento che è stato identificato e distinto da Crithidia mellificae nel 2015, ed oggi è considerato la specie predominante a livello mondiale tra i protozoi parassiti delle api da miele, ed è ritenuta pressoché ubiquitaria, cioè presente in ogni par-

te del mondo dove vi siano le api mellifiche. Successivamente alla scoperta di Lotmaria passim, infatti, la maggior parte dei campioni sono risultati positivi a questo parassita invece che per Crithidia mellificae, mostrando una limitata diffusione di Crithidia mellificae e indicando che anche in passato i campioni considerati infetti da Crithidia mellifica, con molta

probabilità erano infettati da Lotmaria passim. Le conseguenze sulle api tuttavia sono simili, anche Lotmaria passim infatti infetta l’apparato digerente delle api da miele adulte, potendone causare una drastica riduzione dell’aspettativa di vita. Oltre a queste due specie c’è anche Crithidia bombi che, come suggerisce il nome scientifico, è associata prevalentemente ai bombi, ma la sua presenza è stata segnalata anche nelle api da miele. Anche questo patogeno, se pur per adesso di minore importanza, viene analizzato nell’ambito del progetto BeeNet, per poter valutare l’eventuale salto di specie dai bombi alle api da miele e valutarne gli eventuali effetti sulla colonia. Questi parassiti, oltre ad essere largamente diffusi e capaci di provocare gravi danni agli alveari, specialmente se associati ad altri patogeni o ad altri stress, sono anche difficili da contrastare dal momento che non esistono farmaci

12/2021 | Apitalia | 41


PATOLOGIA veterinari specifici e che anche alcune prove sperimentali di trattamento fatte con l’uso di batteri probiotici simbionti delle api non hanno mostrato avere particolari effetti positivi. Inoltre, sono degli organismi con elevata adattabilità e quindi capaci di infettare anche altri insetti, soprattutto quelli a stretto contatto con lo stesso ambiente delle api. Come dimostrato recentemente da uno studio condotto dal Crea-AA di Bologna, infine, esemplari di Aethina tumida sono risultati postivi a Critidia mellificae e Lotmaria passim. Ma quindi come si può far fronte a questi parassiti? Prima di tutto cercando di conoscerli e di conoscerne la diffusione. E questo è quello che oggi viene fatto a livello nazionale all’interno del progetto di monitoraggio BeeNet, che ha tra i suoi obiettivi anche quello di valutare lo stato di salute degli alveari italiani. Tra i vari patogeni che vengono ricercati nei campioni di api prelevati nei vari apiari usati per il monitoraggio e dislocati su tutto il territorio nazionale, ci sono infatti anche Critidia mellificae, Lotmaria passim e Crithidia bombi. Come spiega il dottor Giovanni Cilia del Crea-AA, che all’interno del progetto BeeNet lavora proprio sulla ricerca di questi parassiti, in ogni campione di api operaie prelevato vengono fatte delle analisi specifiche per individuare la presenza di questi protozoi. Da ogni campione prelevato dagli apiari del progetto BeeNet, vengono presi e analizzati gli addomi di 10 api operaie provenienti dalla 42 | Apitalia | 12/2021

Foto 3 - Esemplari di Lotmaria passim al microscopio elettronico a scansione (© www.ars.usda.gov, da: Shwartz et al., 2015 - Journal of Eukaryotic Microbiology, 562, 567–583).

stessa colonia, procedendo inizialmente con l’estrazione del DNA. Successivamente, una volta estratto il DNA, questo viene analizzato tramite una Real-Time PCR, atta ad amplificare frammenti di geni specifici per ognuno dei tre tripanosomatidi indagati. Se è presente il DNA dei parassiti la PCR lo rileva e lo amplifica, dando anche un dato indicativo di quanti parassiti potevano esser presenti nel campione. Si tratta della stessa tipologia di analisi utilizzata per gli ormai familiari tamponi molecolari per rilevare la positività al Covid-19 nelle persone, salvo il fatto che nel caso dei tamponi viene rilevato l’RNA e non il DNA in quanto il virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia, non possiede DNA ma RNA. Quindi, come per ogni altro patogeno ricercato nell’ambito del progetto BeeNet, i risultati che si ottengono sono essenzialmente la presenza del patogeno ed anche il livello di infezione nel campione.

Attualmente esistono già alcuni dati interessanti sulla diffusione dei tripanosomatidi, anche se dal Crea-AA aspettano di concludere il primo anno di campionamenti del progetto BeeNet per poter capire meglio l’andamento dell’infezione e la sua epidemiologia. L’obiettivo principale del progetto, infatti è quello di capire con la massima completezza e precisione possibile l’eventuale distribuzione sul territorio italiano di questi parassiti e valutare se esiste una eventuale correlazione con un periodo specifico dell’anno. Inoltre, si cercherà di capire quando, negli alveari infetti, l’infezione possa diventare dannosa per la colonia, confrontando la forza della famiglia, cercando anche di valutare gli eventuali effetti dovuti alla presenza di ulteriori fattori di stress, come altre malattie, carenze nutrizionali o intossicazioni di pesticidi. Matteo Giusti


GENETICA

LA BABELE DELLE API

SE LE ANTENATE SONO ITALIANE O CARNICHE di Bill Hesbach

QUANDO L’IBRIDO DIVENTA GLOBALE E COSA RISCHIA

Foto Fabrizio Medda

LA VERA LIGUSTICA

PREMESSA ALLA TRADUZIONE ITALIANA Il dibattito sui caratteri genetici del patrimonio apistico allevato non riguarda solo l’attualità italiana: l’articolo che segue è apparso di recente sull’American Bee Journal, la rivista apistica più letta e diffusa tra gli apicoltori statunitensi e nel mondo. L’Autore fa un’analisi sulla residualità dei caratteri attribuiti alle principali sottospecie di api, cercando di chiarire i dubbi di gran parte degli apicoltori. Si tratta in particolare di aspetti che hanno un rilevante risvolto economico: questo spiega le ragioni di un confronto spietatamente commerciale tra ape “italiana” e ape “carnica”, così come emerge da un dibattito che da secoli anima le cronache apistiche americane e che l’Autore ci propone nel suo coinvolgente resoconto. Le valutazioni genetiche, sempre più improntate ad analisi del DNA e sempre meno alla misurazione e al confronto di parametri esteriori, suggeriscono inoltre che le sottospecie originarie conservano solo il nome (ridotto a slogan commerciale) e che il patrimonio apistico dell’America del Nord è costituito ormai da un superibrido che è frutto del sogno americano, quello dell’ape migliore. Un processo che si sta facendo parecchio strada anche in Europa dove le cose non vanno poi così diversamente: tutti cercano un’ape diversa da quella che Madre Natura ha collocato nel territorio e negli ecosistemi in cui si trovano ad operare come allevatori di api. L’Italia è il Paese che più di altri - forse l’unico, se si continua a sognare dando retta a chi promette l’ape migliore – rischia di subire, a causa del vezzo di qualche allevatore, il danno maggiore: perdere per sempre ciò che ancora resta dell’ape autoctona (Ligustica). Un patrimonio di biodiversità difeso da una legge, caso unico al mondo, e che secondo alcuni è già irreparabilmente compromesso, mentre a parere di altri, nonostante tutto, va difeso strenuamente e preservato in purezza restando indifferenti ai richiami del più insidioso dei fenomeni commerciali.

R

ivenditori e apicoltori non hanno mai smesso di attribuire nomi europei antichi, tipo “italiane” o “carniche”, alle loro api. La denominazione implica che queste api siano in qual-

che modo conformi alle caratteristiche comportamentali descritte con l’importazione originaria di queste api negli Stati Uniti. La domanda è: queste caratteristiche sono il frutto di una tradizione o 12/2021 | Apitalia | 43


GENETICA

Foto 1 - Questa ape gialla, un esempio del ceppo domestico statunitense, sarebbe considerata dai più un’italiana, anche se i dati genetici rivelerebbero qualcosa di completamente diverso. È probabile che questa ape sia una combinazione di sottospecie, con una prevalenza bilanciata di api Italiane e Carniche.

Foto 2 - L’ape nera europea Apis mellifera mellifera era la sottospecie originaria della Gran Bretagna e dell’Europa nordoccidentale, introdotta per la prima volta negli Stati Uniti all’inizio del 1600. I marcatori genetici di quest’ape attraversano ancora il ceppo di api comunemente diffuso negli Stati Uniti.

un apicoltore dovrebbe aspettarsi che se compra un tipo di regina, italiana o carnica, queste regine diano vita a una colonia che si comporterà secondo l’ascendenza

attribuita? (Foto 1) L’Autore di questo articolo argomenta circa l’attuale mescolanza di materiale genetico, così completa tra italiane e carniche da renderle

indecifrabili in termini di origine ancestrale. E ancor più, aspettarsi che il loro comportamento obbedisca a qualche prescrizione su come dovrebbero comportarsi è a dir poco inquietante. Già in qualche rapporto risalente all’inizio del 19° secolo si trovano scritti di eminenti apicoltori che indicano come i caratteri comunemente ammessi per queste api regine non si verificano nel contesto “apiario”. Inoltre, alcuni elementi della scienza contemporanea spiegano che le esperienze sociali all’inizio della loro vita e i fattori ambientali influiscono in egual proporzione con la genetica sui comportamenti osservati nel lungo periodo. E allora cosa c’è nel nome? O, cosa ancora più importante, quali caratteristiche dovreste aspettarvi quando acquistate delle api? Per rispondere a questi interrogativi, prima di tutto ripassiamo un po’ di storia: così da ricordare di dove sono originarie le api oggi disponibili negli Stati Uniti d’America. La prima testimonianza reperibile, a conforto dell’arrivo di api europee negli Stati Uniti, per la precisione nei paraggi di Jamestown (Virginia), risale al 1662. Queste api provenivano da una razza conosciuta sotto l’appellativo di “ape europea” o “ape Nera tedesca” (Apis mellifera mellifera). Razza oggigiorno non più presente negli Stati Uniti sebbene, secondo al-

Note 1

I mitocondri sono piccole unità di materiale genetico che producono energia all’interno delle nostre cellule, il loro DNA è trasmesso unicamente dalle madri.

44 | Apitalia | 12/2021


cuni, un’infima traccia persista nel materiale genetico (porzioni di genoma mitocondriale1) di alcuni dei nostri allevamenti. L’ape Nera è sopravvissuta, intanto che specie dominante, negli Stati Uniti e in Canada fino agli anni 1900, mentre altre sottospecie iniziarono ad arrivare a partire dal 1859. Tra il 1859 e il 1891, api regine provenienti da Cipro, Egitto, Siria, Tunisia e Ungheria sono state importate al fine di migliorare l’apicoltura, in particolare per mitigare il temperamento difficile dell’ape Nera e del suo modesto livello di produttività. Una citazione di Padre Adam, il celebre allevatore dell’ape di Buckfast, affermava che «L’ape indigena (l’antica Nera bri-

tannica) possedeva indubbiamente numerose e preziose caratteristiche, ma ugualmente un gran numero di difetti e di inconvenienti dannosi. Essa aveva un temperamento davvero pessimo, era molto sensibile alle malattie della covata e non aveva potuto produrre raccolti di miele equivalenti a quelli che noi abbiamo ottenuto dopo la sua scomparsa». Sebbene le importazioni di razze differenti, compresa quella dell’ape Nera, si siano susseguite in grande quantità fino all’inizio del 19° secolo, le api italiane e le carniche hanno cominciato ad arrivare negli anni 1860. Il loro arrivo ha dato il via alla lenta e persistente sostituzione dell’ape Nera la cui proli-

ferazione era inevitabile lasciasse comunque conseguenze genetiche sulle nuove api in arrivo. (Foto 2-3) Le caratteristiche delle api italiane e carniche venivano discusse da tempo, in lungo e in largo nell’American Bee Journal: il dibattito era teso a individuare quale fosse l’ape più adatta per gli Stati Uniti. Da tali appassionate discussioni sulle razze, condotte qualche volta da eminenti apicoltori come Ernest Rob Root (1862-1953), emergeva che le carniche importate erano indistinguibili dall’ape Nera. Ecco ciò che possiamo leggere sull’American Bee Journal del gennaio 1893 riguardo ai nuovi allevatori di ape carnica: «Sarebbe opportuno rimarcare che è quasi

3.000 mq di magazzino 500 mq di esposizione, oltre 1300 articoli in pronta consegna personale specializzato al tuo servizio

g

g

g g

Arnie e accessori di nostra produzione Attrezzature per l’apicoltore, per l’allevamento delle regine e per la produzione del polline e del propoli Prodotti per la lotta alla varroa e alle patologie dell’alveare Attrezzature per la disopercolatura e la smielatura Materiale per il confezionamento Attrezzature per il trattamento del miele e della cera

SHOP ON-LINE SUL NO

STRO SITO www.pitarresic ma.it

Dal 1980 dove c’è apicoltura c’è Pitarresi PITARRESI • Strada Antica di Morano, 4/6 15033 Casale M.To (AL) • Tel. +39 0142 464626 - Fax +39 0142 563981

www.pitarresicma.it • commerciale@pitarresicma.it

12/2021 | Apitalia | 45


Foto Bill Hesbach

GENETICA

Foto 3 - L’ala delle api può aiutare a determinare una sottospecie. Le venature delineano le cellule sulla superficie dell’ala che vengono accuratamente misurate. Cellule specifiche e la loro lunghezza aiutano i tassonomisti a identificare la sottospecie utilizzando i dati presenti nelle banche dati, come ad esempio quella morfometrica di Oberursel, in Germania.

impossibile dire ad occhio se si tratti di incroci di Nere-Carniche o di ceppi di pure Carniche. È un dato di fatto, sfortunatamente, che nell’allevamento di queste api sia molto difficile determinare quando abbiamo a che fare con una linea pura perché le api Nere sono generalmente molto comuni in tutti i Paesi.» I commenti di Root, che precedono e seguono, sulla mite indole della Carnica, ci informano che con la loro introduzione inizia-

le le carniche si sono incrociate con i fuchi di “ape Nera”. “Sicuramente gli incroci sono inevitabili data la propensione delle regine alla poliandria, ma ci sono anche delle conseguenze in particolare con i tratti indesiderabili del carattere difensivo. Io so che i loro allevatori le hanno dichiarate generalmente dolci ma noi non le abbiamo sempre trovate sistematicamente così… non sono mai stato punto così tanto come dalle api carniche che hanno ere-

ditato il gene dell’aggressività”. Un’altra referenza storica sulla natura comportamentale delle razze cosiddette “pure” viene da Julius Hoffman ed è riferita alle api italiane nel numero di giugno 1870 dell’American Bee Journal: «Sono note le grandi differenze in termini di produttività e di comportamento tra le colonie di uno stesso apiario anche quando esse appartengono alla stessa razza. Noi sappiamo anche che queste differenze esistono tra le differenti razze di ape». Queste discussioni sono proseguite durante l’introduzione precoce di carniche e di italiane, fornendoci una documentazione storica sul loro comportamento in apiario. Malgrado l’osservazione costante che queste colonie agiscono al di fuori delle caratteristiche comportamentali attribuite a una determinata specie, una lista di tali caratteri si è profondamente ancorata (presso la comunità apistica, ndR) al punto che essa sopravvive ancora oggi. Per avere un’idea, vi proponiamo una tabella comparativa di ciò che si dice a questo riguardo a pro-

Fecondità

Laboriosità

Resistenza alle malattie della covata

Resistenza alle malattie delle api

Non sciamatrice

Longevità

Resistenza al freddo

Dolcezza

Propolizzazione

Tenuta del favo

Costruttività

Non saccheggiatrice

TOTALE

Schema comparativo delle differenti razze di api (presente sui differenti siti di interesse apistico in Francia.Fonte: rucherecole68.thann.free.fr).

Ape Nera

1

4

1

3

4

5

5

0

1

0

5

5

34

Ape Caucasica

1

3

1

1

1

1

5

5

0

5

2

5

30

Ape Carnica

3

3

4

3

1

4

4

4

2

3

4

2

37

Padre Adam

4

5

3

3

3

2

3

5

3

5

5

4

45

Ape Italiana

5

5

3

2

4

1

0

5

3

4

4

5

41

Caratteristiche

Razze

46 | Apitalia | 12/2021


coppiamento multiplo delle api regine, quella che offre una solida ragione logica è la variabilità genetica. La poliandria conferisce un vantaggio evolutivo al successo riproduttivo della colonia (quindi alla sopravvivenza della specie e della sottospecie, ndR). Per esempio, prendete una regina italiana con la sua lista di caratteri che si è evoluta durante millenni in base all’ambiente locale (ecotipo). Se essa si accoppia successivamente con una popolazione di fuchi di carnica provenienti da una regione climatica differente, la poliandria farà il resto. Quest’incrocio POLIANDRIA offrirà il vantaggio evolutivo di E VARIAZIONE GENETICA Tra le numerose ipotesi che aiu- una capacità di adattamento ad tano a spiegare le pratiche di ac- un più ampio ventaglio di conposito delle caratteristiche delle principali razze di api. Gli apicoltori si riferiscono spesso alle carniche e alle italiane come se queste api avessero conservato una lealtà ancestrale e nonostante le nostre api moderne abbiano un genoma ormai completamente rimescolato e siano più suscettibili, di conseguenza, di condividere un insieme di caratteri comuni. Come mai il loro genoma si è combinato e perché si allontana dai comportamenti ancestrali individuali? La risposta è semplice: la poliandria.

PRODUZIONE ARNIE

RISPETTO PER L’AMBIENTE

dizioni ambientali. Lo stesso mix si produce, in un senso contrario, con i fuchi di ape italiana incrociati con regine di carnica. Concretamente, una popolazione di api operaie geneticamente diversificata potrebbe significare delle abitudini di ricerca delle fonti di nutrimento che variano su una gamma più ampia di temperatura, rendendo una colonia più produttiva nella bottinatura. Inoltre, la scienza sostiene che la variabilità genetica può aumentare la tolleranza di una colonia agli agenti patogeni. È tutto buono per le nostre api, ma come facciamo a sapere cos’è esattamente che arriva fino al nostro allevamento apistico domestico?

PRODUZIONE FOGLI CEREI FUSI

ATTREZZATURE APISTICHE

VENDITA ON-LINE

Visita il nuovo shop on-line www.centroapicoltura.it Zona Industriale - Villacidro (SU) | Tel. 070 9313070 e-Mail: info@centroapicoltura.it | FB: centroapicoltura

12/2021 | Apitalia | 47


GENETICA

Foto 4 - Questo è un esempio di classica ape Carnica slovena selezionata dai ceppi locali. Nelle api slovene certificate il colore grigio evidenziato da bande più scure è un elemento distintivo. Ma con una colorazione simile nel ceppo di api comuni degli Stati Uniti, il carattere genetico rivela la mescolanza di eredità ancestrale.

IL NOSTRO ALLEVAMENTO APISTICO DOMESTICO Ci sono diversi modi per determinare la classificazione scientifica di un animale. La tecnica tradizionale è quella di un esame delle caratteristiche fisiche, conosciuta come “morfometria” essa utilizza misure fisiche precise per determinare una specie e differenti sottospecie. Con le api, la forma delle loro ali o altre misurazioni può aiutare a identificare le sottospecie per comparazione con le referenze storiche (i libri genealogici). Un altro mezzo è quello dell’esame del genoma: quando si compara quello delle api italiane a quello delle carniche i risultati indicano che esse sono degli ibridi in proporzione quasi equivalente del patrimonio genetico di ciascuna razza. L’ibridazione significa che ci sono minori diversità tra ciò che noi chiamiamo “italiana” e “carnica”, 48 | Apitalia | 12/2021

ma questo non significa in alcun modo che esse siano api difettose o ammalate. Al contrario, molti studi indicano che la diversità genetica delle api americane eguaglia la diversità genetica delle razze europee, sebbene avessimo potuto pensare che queste ultime fossero maggiori. Da tener presente che questa discussione riguarda la diversità delle razze e non quella del genoma degli allevamenti apistici americani. Nel numero di aprile 2021 dell’American Bee Journal, Scott McArt (Assistente di Entomologia alla Cornell University - Stato di New York, ndR) pubblica una rassegna di tutti gli studi condotti sulla genetica delle popolazioni di api degli Stati Uniti; un riepilogo di tali risultati ci aiuta a definire il genoma collettivo degli attuali allevamenti. Ecco cosa dicono gli autori a proposito dei risultati (conseguenze)

delle importazioni di api: «Secondo la maggior parte delle testimonianze, le api mellifere importate sono state distribuite in massa attraverso tutto il Paese (Stati Uniti d’America, ndR) con una ulteriore diffusione dovuta alle sciamature. Questi processi, favoriti dagli apicoltori per diverse centinaia di anni, hanno portato a una popolazione di api geneticamente diversificata, altamente mista e strutturata in tutto il Paese.» Gli autori dicono che le razze sono combinate e la diversità della popolazione aumenta in proporzione al mescolamento del genoma. Simultaneamente, la popolazione è diventata altamente strutturata geneticamente parlando, cioè a dire che le api hanno perduto le proprie individualità. Quindi non si può più giocare su due diversi tavoli. La mescolanza costante e prolungata, che sia intenzionale tra allevatori o naturale per via della sciamatura, ci porta al dato di fatto che le rispondenze a un’eredità ancestrale negli Stati Uniti non hanno più senso. Quello che rimane oggi di importante è che gli allevatori possano lavorare con il genoma di cui dispongono. CHE NE È DEL COLORE? Un articolo recente ha fornito una rassegna della letteratura su quello che noi sappiamo sul colore delle api e delle razze. Lo studio è affascinante perché analizza la differenza tra l’utilizzo del colore per determinare la razza e il livello di ibridazione rilevato con l’aiuto dei dati molecolari. (Foto 4) Come si può immaginare, il colore da solo è un


NOTA TECNICO-SCIENTIFICA ALL’ARTICOLO a cura di Tiziano Gardi Se fossi un apicoltore alle prime armi o con scarse conoscenze sulla origine delle diverse sottospecie di Apis mellifera e dei loro meccanismi riproduttivi e adattativi, trovandomi a riflettere sull’articolo pubblicato su American Bee Journal - July 2021 Vol 161 n. 7 - “The Reality of Ancestry: Italians Versus Carnolians” a cura di Bill Hesbach, potrei facilmente giungere alla conclusione che l’Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), conosciuta in tutto il mondo come ape autoctona italiana, altro non sia che un ibrido consolidatosi nel tempo nella nostra Penisola. Di fatto, come risulta dalle maggiori fonti bibliografiche e secondo accreditate ipotesi filogenetiche (Ruttner et all., 1978; Badino et all., 1984; Lodesani et all., 2004 e 2009), l’attuale assetto biogeografico di Apis mellifera sarebbe il risultato dell’evoluzione di quattro linee filogenetiche fondamentali, originatesi dall’espansione di una popolazione insediata nell’Africa Tropicale in epoca Pleistocenica (2 milioni di anni fa). È proprio ad una di queste linee filogenetiche che appartiene la specie Apis mellifera. Quest’ultima, proprio per aver avuto una distribuzione geografica ed ecologica piuttosto ampia, presenta un polimorfismo più o meno rilevante che ci consente a tutt’oggi di ricondurlo al concetto di “razza” o meglio di sottospecie (es: A. m. ligustica; A. m. carnica; A. m. mellifera; A. m. caucasica). Di fatto, mentre per gli ibridi è possibile affermare che non esistano popolazioni in grado di trasferire alla loro progenie quel complesso di caratteri morfologici, funzionali e fisiologici simili e trasmissibili ereditariamente, nelle popolazioni delle diverse sottospecie sopracitate, ciò è possibile anche a distanza di millenni. La sottospecie o “razza” geografica, ha infatti una fisionomia ben definita ed è caratterizzata da un gruppo di individui della stessa specie che abita un certo territorio (In Italia: A. m. ligustica e A. m. siciliana) e che è geneticamente diverso da altri gruppi confinanti, geograficamente delimitati. È questo il significato più comune di sottospecie o “razza” dal punto di vista tassonomico, con la riserva però che la natura ereditaria delle caratteristiche etniche è spesso assunta senza essere sperimentalmente dimostrata. Inoltre, in un’ottica evolutiva, la singola sottospecie non può considerarsi un’entità statica, ma rappresenta un processo in continua evoluzione. In particolare, come è avvenuto per la ligustica in Italia, quando la separazione geografica limita o impedisce la libera riproduzione tra le popolazioni (catene montuose e il mare), inizia un processo di differenziazione genetica che diviene via via più accentuato fino alla formazione delle singole sottospecie o “razze” e, quindi di specie distinte. Tanto che, ad oggi, sulla base di caratteristiche morfologiche ed etologiche vengono riconosciute almeno 25 sottospecie geografiche di Apis mellife- Stagione apistica 2021: particolari dell’adattamento della ligustica italiana alle avversità ambientali (Foto Gardi - Petrarchini , 2021) ra (Ruttner, 1988; Sheppard et all., 1997) e la loro discriminazione si è basata prioritariamente su studi morfologici (analisi morfometriche di un campione sufficientemente rappresentativo della popolazione oggetto di studio), completati successivamente dalla caratterizzazione biochimica a livello dei sistemi gene-enzima e del DNA mitocondriale. Di fatto, ancora oggi, tali analisi morfometriche, condotte da specialisti del settore, con l’ausilio di appositi software, restano le più attendibili in quanto condotte su 18/20 individui per ciascun campione inviato ed esaminato; cosicché, anche in altri paesi, sembra si stia “tornando indietro” rispetto alle più recenti tipologie di analisi genetiche ritenute più attendibili da certi apicoltori ed allevatori di api regine ma che di fatto basano il loro risultato sull’esame di un numero di individui estremamente ridotto se non unitario e di fatto meno rappresentativo. Nonostante la divergenza di opinioni esistenti sulle attuali bontà e purezza genetica dell’ape autoctona italiana, di fatto l’Apis mellifera ligustica se allevata in purezza genetica resta, anche in annate come quella del 2021, una sottospecie che è possibile definire a “strategia r”, cioè una sottospecie altamente resiliente. A tale proposito, dopo ben 50 anni di impegno nella sua salvaguardia e valorizzazione, sono certo di poter continuare ad affermare che solo il suo allevamento in purezza genetica consentirà all’Apicoltura italiana di continuare ad essere competitiva se non per le sue produzioni, almeno per l’elevata qualità del suo patrimonio genetico. L’Autore è Presidente e membro della Commissione Tecnica Centrale dell’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Italiane

12/2021 | Apitalia | 49


GENETICA parametro soggettivo e inadeguato per la determinazione delle sottospecie. Inoltre, lo studio presenta dei dati che suggeriscono che la selezione per colore è suscettibile di provocare una perdita di diversità genetica. La letteratura su questo punto è chiara: se presumete che un certo colore appartenga ad una determinata razza, allora avrete molto probabilmente torto! Numerosi fattori - compreso la temperatura nel corso dello sviluppo della pupa - possono influenzare il colore di un’ape. Un consiglio: a meno che non possiate rintracciare la linea di un’ape fino a un programma di allevamento prestabilito, che utilizzi regine inseminate e accoppiamenti controllati, avrete probabilmente a che fare con api più o meno ibride che compongono l’allevamento comune. LINEE SPECIALIZZATE Come già descritto, il vantaggio del nostro stock di ibridazione è che esso fornisce materiale genetico di qualità agli allevatori, come ad esempio le linee specializzate di api cosiddette “igieniche”, di cui si selezionano regine che presentano una certa resistenza ad alcune malattie preservandone anche un buon livello di produttività. Queste razze assicurano il legame tra l’eredità ancestrale e la realtà del nostro attuale allevamento, esse indicano ciò che è possibile a partire dal patrimonio genetico esistente. È nel nostro interesse, in quanto apicoltori, aggiornare le idee senza attendersi più dalle api comuni che si comportino come quelle della loro eredità ancestrale, i cui caratteri sono di fatto andati per50 | Apitalia | 12/2021

Apis mellifera ligustica Spinola


duti ormai da anni. Nel frattempo siamo più informati, quindi in grado di poter fare una valutazione oggettiva di quello che le linee specializzate ci offrono. Senza dimenticare, inoltre, che non ci sono solo allevatori abili a pubblicizzarsi sui media, ma anche tanti apicoltori impegnati, sebbene siano meno conosciuti, che lavorano con allevamenti locali per ottenere linee di api produttive e resistenti alle malattie. Le api, in conclusione, non hanno etichette di avvertimento o “pedigree” (un certificato genealogico, ndR); quindi, solo un acquisto in-

formato e supportato da verifiche scientifiche ci sarà d’aiuto per ottenere il tipo di api che stiamo cercando. Osservando ciò che otteniamo, in seguito, saremo in grado di allevare le nostre colonie a partire dalle migliori élite dell’apiario.

L’Autore

ti Uniti - ed ex presidente di una Cooperativa di Allevatori di Api regine e ha viaggiato molto in Europa e in Africa per osservare e lavorare con le api locali. È un maestro apicoltore certificato. L’articolo originale a sua firma, dal titolo “The reality of ancestry - Italians versus carniolians”, è stato pubbliBill Hesbach cato sull’American Bee Journal di luglio 2021.

Bill Hesbach è un apicoltore nella cittadina americana di Cheshire, presidente della Associazione Apicoltori del Connecticut - Stato federale del Nord Est degli Sta-

Crediti

Apitalia ringrazia la Rivista American Bee Journal i cui diritti d’autore sono riservati a Copyright Dadant & Sons, Inc..

BIBLIOGRAFIA 1. Rittschof, C., Coombs, C., Frazier, M. et al. Early-life experience affects honey bee aggression and resilience to immune challenge. Sci Rep 5, 15572 (2015). https://doi.org/10.1038/srep15572 2. BEEKEEPING IN THE UNITED STATES. Agriculture Handbook No. 335. Agricultural Research Service. UNITED STATES DEPARTMENT OF AGRICULTURE. (Revised October 1980). https://www.amazon.com/Beekeeping-united-StateAgricultrure-Handbook/dp/ B008J50JQ8 3. This U.S. Code stopped be imports in 1922: 7 U.S. Code § 281. Honeybee importation (August 31, 1922) (a) In general, The Secretary of Agriculture is authorized to prohibit or restrict the importation or entry of honeybees and honeybee semen into or through the United States in order to prevent the introduction and spread of diseases and parasites harmful to honeybees, the introduction of genetically undesirable germ plasm of honeybees, or the introduction and spread of undesirable species or subspecies of honeybees and the semen of honeybees. 4. Brother Adam O.B.E. (1975). Beekeeping at Buckfast Abbey (first ed.). British Bee Publications. p. 12. 5. Pellett, F. C. (Frank Chapman) (1938). History of American beekeeping. Ames, Iowa: Collegiate Press. 6. Julius Hoffman was the inventor of the Hoffman self-spacing frame still used in Langstroth boxes today. “In the last half of the 9th-century commercial beekeeping made great strides in the U.S.A. with many innovations to help larger-scale beekeepers, some of which are still in common use today well over 100 years later. The Hoffman self-spacing frame was one of those introductions.” https:// www.dave-cushman.net/bee/hoffman.html 7. This article discusses common bee stock generally referred to as either Italian or Carniolans. But there is specialized stock available that conserves characteristics like Varroa Sensitive Hygenic (VSH) behavior. In another article, I’ll write more about what specialized breeding offers and why beekeepers may want to invest more in that stock. 8. Kellie Palmer, Benjamin Oldroyd. Evolution of multiple mating in the genus Apis.

Apidologie, Springer Verlag, 2000, 31 (2), pp.235-248. https://hal.archivesouvertes.fr/hal00891706/document 9. Ebert D, Hamilton WD. Sex against virulence: the coevolution of parasitic diseases. Trends Ecol Evol. 1996 Feb;11(2):79-82. 10. Zlatko Puškadija, Marin Kovačić, Nikola Raguž, Boris Lukić, Janez Prešern & Adam Tofilski (2021) Morphological diversity of Carniolan honey bee (Apis mellifera carnica) in Croatia and Slovenia, Journal of Apicultural Research, 60:2, 326-336, DOI: 10.1080/00218839.2020.1843847 11. Saelao, P., Simone-Finstrom, M., Avalos, A. et al. Genome-wide patterns of differentiation within and among U.S. commercial honey bee stocks. BMC Genomics 21, 704 (2020). https://doi.org/10.1186/s12864-020-07111-x 12. Carpenter, M.H., and B.A. Harpur. Genetic past, present, and future of the honey bee (Apis mellifera ) in the United States of America. Apidologie (2021). https://doi.org/10.1007/s13592-020-00836-4 13. Henriques, Dora, et al. “Can introgression in M-lineage honey bees be detected by abdominal colour patterns?.” Apidologie (2020): 1-11. 14. Spivak M., Zeltzer A., Degrandi-Hoffman G., Martin J.H. (1992) Influence of temperature on the rate of development and color patterns of queen honey bees (Hymenoptera: Apidae). Environmental Entomology 21, 364–370 15. Saelao, P., Simone-Finstrom, M., Avalos, A. et al. Genome-wide patterns of differentiation within and among U.S. commercial honey bee stocks. BMC Genomics 21, 704 (2020). https://doi.org/10.1186/s12864-020-07111-x Bill Hesbach is a beekeeper in Cheshire, CT, president of the Connecticut Beekeepers Association, and the former president of the Connecticut Queen Producers Cooperative. Bill is active with local and national beekeeping organizations giving talks on various bee topics. He is a frequent presenter at the Eastern Apicultural Society’s annual conference and has traveled extensively in Europe and Africa to observe and work with local bees. Bill is a certified EAS Master Beekeeper.

12/2021 | Apitalia | 51


API & FISCO

VENDERE IL MIELE ONLINE

LA PANDEMIA HA RIVOLUZIONATO USI E COSTUMI DEL CONSUMATORE di Tiziana Di Gangi

S

e il consumatore cerca di “comprare miele online” e chiede al suo computer di vedere cosa dice un motore di ricerca, compaiono in pochi istanti 1.250.000 risultati: il primo, curiosamente, è quello di un noto marchio di elettrodomestici (Mìele), ma tutti gli altri portano dritto a casa di una miriade di produttori e venditori di miele genuino, tradizionale, biologico, italiano e non solo, con rapide e convenienti modalità di acquisto in un negozio virtuale. Il fenomeno, che solo qualche anno fa mai avremmo potuto immaginare in così rapida diffusione, oggi interessa anche un gran numero di apicoltori: grandi, medi, piccoli e micro, tutti si sono organizzati per superare i confini che negli ultimi due anni ha imposto la pandemia. Non tutti però conoscono e attuano correttamente le regole dell’e-commerce. Con questo articolo offriamo ai lettori di Apitalia una rassegna di consigli utili a garantire il rispetto delle normative che regolano questo nuovo modo di proporre e commercializzare il prodotto

52 | Apitalia | 12/2021

agricolo, quindi anche il miele e tutti gli altri prodotti dell’alveare. LA VENDITA DEI BENI TRAMITE L’E-COMMERCE Fra i tanti cambiamenti che il progredire della pandemia da COVID-19 e delle misure per limitarne la diffusione hanno portato nel nostro Paese (e non solo), va rilevata la modificazione nelle abitudini di acquisto dei consumatori: è divenuto infatti sempre

COME CLASSIFICARE GLI INCASSI OTTENUTI CON UN NEGOZIO WEB


più comune l’acquisto online anche dei prodotti alimentari. Se, però, il lockdown è stato l’elemento scatenante di questa nuova abitudine, c’è da dire che, anche successivamente, in molti hanno continuato ad acquistare online; di conseguenza, si rende opportuno illustrare la normativa IVA di riferimento, anche alla luce del nuovo regime OSS (One Stop Shop). LA VENDITA VIA WEB Supponiamo che un’azienda agricola, costituita in forma individuale, disponga di un punto vendita per la cessione dei propri prodotti. La stessa azienda potrebbe però affiancare, all’attività “tradizionale”, la vendita online, realizzando un proprio sito web, oppure decidere di avvalersi dei cosiddetti Marketplace (Amazon, Ebay ecc.). Come deve comportarsi fiscalmente e amministrativamente? Innanzitutto, è bene sottolineare che tra le modalità di vendita

diretta disciplinata dall’art. 4 del Decreto Legislativo n. 228/2001 (recante “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57” ndR), rientra anche la vendita di prodotti tramite internet. Da qui, una serie di precisazioni: 1) affinché questa attività di vendita permanga tra le attività agricole, occorre che i prodotti ceduti allo stato originario, siano prevalentemente derivanti dall’attività agricola propria dell’impresa agricola (coltivazione e/o allevamento); 2) tra i prodotti che le imprese agricole possono cedere nell’ambito della vendita, rientrano anche quelli derivanti dalla manipolazione e/o trasformazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo, del bosco o dall’allevamento di animali (nel nostro caso tutti i prodotti dell’alveare e le produzioni ad essi connesse, ndR);

3) se l’azienda pone in vendita anche prodotti di terzi, oltre al requisito della prevalenza di cui al n. 1), occorre verificare che l’ammontare dei ricavi derivanti dalla vendita di tali prodotti, nell’anno solare precedente, non superi euro 160.000 (nel caso di società tale limite è elevato a 4 milioni di euro); 4) dal punto di vista amministrativo, l’avvio dell’attività di vendita diretta sul web deve essere preventivamente comunicato al Comune presso il quale è ubicata l’attività di produzione. Non occorre in ogni caso il rilascio di un’autorizzazione amministrativa da parte del Comune. ASPETTI FISCALI: LA CERTIFICAZIONE DEI CORRISPETTIVI L’azienda agricola in regime speciale IVA a norma dell’art 34, DPR. n. 633/1972, che vende miele proprio e, in piccola par-

12/2021 | Apitalia | 53


API & FISCO te, miele di terzi e che promuove la vendita tramite e-commerce, come deve procedere ai fini della certificazione dei corrispettivi? Come già premesso, l’e-commerce consiste nella vendita online di beni che può avvenire indifferentemente tramite il proprio sito, o tramite portali di intermediazione. Tali operazioni sono definite “commercio elettronico indiretto” in quanto la transazione commerciale avviene in via telematica, ma il cliente riceve la consegna fisica della merce a domicilio secondo i canali tradizionali, ossia tramite vettore o spedizioniere (cfr. Risoluzione 21 luglio 2008, n. 312/E, Risoluzione 15 novembre 2004, n. 133/E). Ai fini IVA, le operazioni di commercio elettronico indiretto sono assimilabili alle vendite per corrispondenza e, pertanto, non sono soggette all’obbligo di emissione della fattura (se non su richiesta del cliente), come previsto dall’articolo 22 del DPR. n. 633/1972, né all’obbligo di certificazione mediante emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale ai sensi dell’articolo 2, lettera oo), del DPR. n. 696/1996. I corrispettivi delle vendite devono, tuttavia, essere annotati nel registro dei corrispettivi previsto dall’articolo 24 del Decreto IVA. Si ricorda per completezza che, anche per le cessioni al minuto dei prodotti agricoli compresi nella Parte I della Tab. A allegata al DPR. n. 633/1972, per i quali si applica il regime speciale (di cui all’art. 34 del Decreto Iva), ed ottenuti direttamente dall’attività 54 | Apitalia | 12/2021

Modulo d’ordine Sigilli NOME ................................................................................................ ................................................................................................ INIDIRIZZO ................................................................................................ CAP ................................................................................................ LOCALITÀ ................................................................................................ PROVINCIA ................................................................................................ TELEFONO 1 ................................................................................................ TELEFONO 2 ................................................................................................ CODICE FISCALE ................................................................................................ PARTITA IVA ................................................................................................ N° ALVEARI ................................................................................................

ORDINO

N. ...... bobine

formato STANDARD (1.000 pezzi), Euro 32,50 + IVA

N. ...... bobine

formato MEDIUM (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

N. ...... bobine

formato MIGNON (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Polline Italiano”

formato UNICO (100 pezzi), Euro 15,00 IVA inclusa

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Pappa Reale Italiana”

formato UNICO (30 metri), Euro 10,00 IVA inclusa

Compilare chiaramente e inviare alla: FAI-FEDERAZIONE APICOLTORI ITALIANI Corso Vittorio Emanuele II, 101 Email commerciale@faiapicoltura.biz

Autorizzo l’utilizzo dei miei dati personali ai sensi dell’art. 10 della legge n. 197/03 (Tutela della Privacy) e acconsento al loro trattamento per il perseguimento degli scopi statutari della FAI-Federazione Apicoltori Italiani. SI NO


Foto Maniturm

agricola dell’impresa, al momento non vi è l’obbligo di certificazione e/o memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi. L’unica regola de seguire, in questo caso, è quella dell’annotazione nel registro dei corrispettivi. LA NOVITÀ DEL REGIME OSS ll Regime OSS (One Stop Shop, ossia “un’unica fermata per più negozi”), è un nuovo Regime per le vendite a distanza (sia di beni che di servizi) effettuate nei confronti di consumatori finali privati (quindi soggetti senza Partita Iva). Questo regime, in vigore dal 1° luglio 2021, è nato dall’esigenza di rendere più efficiente la gestione dell’Iva per le vendite di beni e servizi effettuate tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, facendo in modo che ciascuno Stato, assolva l’Iva in base all’aliquota degli altri stati membri, senza la necessità di dover aprire una posizione fiscale ad hoc.

Infatti, fino al 30 giugno 2021, nel caso di vendita online di beni, la normativa prevedeva per gli operatori italiani, la possibilità di applicare l’Iva italiana alle vendite effettuate negli altri stati dell’Unione Europea, entro certe soglie, superate le quali occorreva necessariamente identificarsi ai fini Iva. In sostanza, il cedente italiano che effettuava vendite negli Stati dell’UE al di sotto della cd. “soglia di protezione”, non era soggetto a particolari adempimenti e poteva applicare l’Iva italiana. Invece, nel momento in cui si superava detta soglia di vendite (dai 35.000 ai 100.000 euro in base allo stato di destinazione del bene), lo stesso era obbligato ad aprire una posizione fiscale nello Stato membro in cui si era superata la soglia delle vendite. E così funzionava anche per gli operatori di ciascun Stato membro. Con l’OSS, tutto è diventato invece più semplice, e la soglia è

stata abbassata e uniformata per tutti i Paesi dell’UE, e ammonta ad un valore pari a Euro 10.000. Di conseguenza, l’apicoltore che vende a privati dell’UE il proprio miele, via online, se non supera la soglia dei 10.000 Euro totali (tra tutti i Paesi dell’UE), applicherà l’Iva come se la vendita fosse effettuata in Italia. Superando tale soglia, è bene che si iscriva all’OSS, perché così facendo, non solo eviterà appesantimenti burocratici costosi (l’identificazione IVA ha un suo costo), ma soprattutto si interfaccerà con un’unica Agenzia delle Entrate che è quella italiana, e interloquirà con lo Sportello unico costituito presso l’Agenzia, per assolvere a tutti gli adempimenti Iva. L’iscrizione all’OSS rimane comunque facoltativa, non vigendo alcun obbligo in capo al produttore. Tiziana Di Gangi 12/2021 | Apitalia | 55


56 | Apitalia | 12/2021


12/2021 | Apitalia | 57


INSERZIONISTI APIMELL pag. 3 Mostra mercato internazionale di apicoltura commerciale2@piacenzaexpo.it ZOOTRADE Prodotti per la cura delle api apicoltura@mpzootrade.com

pag. 11, 29

BIOAPIS Apicosmesi info@bioapis.it

pag. 13

DOMENICI Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

pag. 17

ENOLAPI Alimenti per api info@enolapi.it

pag. 21

APIC. FAMIGLIA TETTAMANTI Regine Ligustiche tettamantiapicoltura@virgilio.it

pag. 13

AL NATURALE Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

pag. 25

CHEMICALS LAIF pag. 35 Prodotti per la cura e nutrizione delle api info@ chemicalslaif.it ONETTI ERBORISTERIA APISTICA Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

pag. 41

CMA DI PITARRESI MICHELE Prodotti per l’apicoltura commerciale@pitarresiitalia-cma.it

pag. 45

CENTRO APICOLTURA Prodotti per l’apicoltura info@centroapicoltura.it

pag. 47

OTTOLINA Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

pag. 53

LEGA Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

pag. 60

Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230 Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net Grafica e Impaginazione Alberto Nardi redazione@apitalia.net Comunicazione e Social Media redazione@apitalia.net Esperto Apistico Fabrizio Piacentini redazione@apitalia.net Promozioni e Pubblicità Patrizia Milione redazione@apitalia.net Stampa Tipografica EuroInterstampa Via Eleonora Carlo Ruffini 1 - 00145 Roma Web www.apitalia.net www.facebook.com/ApitaliaRivista

Apitalia è opera protetta Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del MiniAssociata USPI e per il Turismo. stero per i Beni e le Attività Culturali Unione Stampa Periodica Italiana

Copyright © 2021 “Apitalia” - Editrice FAI Apicoltura S.r.l. - Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica riservata ai sensi dell’art. 105 e per gli effetti dell’art. 103 della legge 22.04.1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’Autore e degli artt. 31, 33, 34 e 35 del relativo regolamento di esecuzione approvato con R.D. 18.05.1942, n. 1369. Per gli abbonati: informativa articolo 13 dlgs 30/06/2003 n. 196. I dati personali da lei forniti saranno opportunatamente trattati da FAI Apicoltura S.r.l., con sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 101, sia manualmente che ricorrendo a mezzi informatici per gestire il rapporto di abbonamento. Sua facoltà sarà di rivolgersi all’Editore per far valere i diritti contemplati dall’articolo 7 dlgs 30/06/2003 n. 196: Titolare del trattamento, Responsabile del trattamento, Legale rappresentante. L’Editore declina ogni responsabilità in caso di mancato recapito da parte dei Servizi Postali. I manoscritti, le fotografie e le diapositive non richieste non saranno restituite. Foto, notizie e articoli possono essere ripresi e pubblicati solo previa autorizzazione scritta dell’Editore.

58 | Apitalia | 12/2021



CAMERE CALDE A DOPPIA PARETE Art. 6710L possono essere utilizzate anche come essiccatoi per polline

Art. 6715L 2 fusti da 300 kg dotate di ruote per facilitarne lo spostamento

ottima tenuta di calore

senza fondo 1 fusto da 300 kg

srl Costruzioni Apistiche

Via Maestri del Lavoro, 23 - 48018 Faenza ITALY Tel: +39 0546 26834 info@legaitaly.com - www.legaitaly.com

Tutte le immagini sono inserite a scopo illustrativo. I prodotti possono subire modifiche.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.