Apitalia 3/2022

Page 1

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 3 • Marzo 2022 •- 722 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

PACE PER L’UCRAINA



Rin per

nov a il 2 022



EDITORIALE

CERTIFICARE LA VERGINITÀ

LA NUOVA DIRETTIVA MIELE PIÙ OPACA CHE TRASPARENTE di Raffaele Cirone

È RIAPPARSO IL FANTASMA DELL’INTEGRALITÀ

Foto PxHere

ED È GIÀ POLEMICA

G

ià da tempo si discute della modifica alla direttiva del miele, per garantire maggiore trasparenza in etichetta. Specie quando si tratta di indicare la composizione delle miscele, che la vigente Direttiva 2001/110/CE non impegna a indicare né con i Paesi né con le percentuali. Per ovviare a tale incongruenza, visto l’incremento di miele extra-comunitario in arrivo sul mercato europeo (ma anche di miele nazionalizzato da Stati membri che poi lo rivendono nell’UE senza pagare dazi, aggiungiamo noi), è iniziato l’esame delle proposte di modifica ad una norma ormai inadeguata. Il dibattito aperto dai ministri agricoli a Bruxelles ha richiamato l’attenzione della Commissione UE che concorda sulla necessità di una Direttiva più trasparente, a tutela di Apicoltori (produttori) e Cittadini (consumatori) europei. Ora la palla è passata ai tecnici del Gruppo Miele del Copa/ Cogeca (la rappresentanza europea delle Organizzazioni professionali agricole e della cooperazione). E qui stiamo assistendo alla riproposizione del termine “vergine”, traduzione italiana di ciò che in altre lingue si dice “non riscaldato”. Sulla correttezza lessicale si potrà discutere, ma sotto il profilo normativo la proposta è irricevibile: “vergine” non vuol dire nulla di dimostrabile, né scientificamente, né tecnicamente. Le autorità italiane questo problema lo avevano affrontato più di venti anni fa, quando l’idea di un “miele vergine integrale” fu accantonata per incompatibilità con le norme vigenti e ancora oggi, dalle nostre Autorità di controllo, questa dizione è considerata “ingannevole”. Riproporla equivale a rendere più opaca la nuova direttiva del miele invece che più trasparente: una presa in giro dei consumatori che ignari pagheranno di più per una dizione di fantasia che non avvantaggerà di certo i produttori italiani ed europei.

3/2022 | Apitalia | 5


SOMMARIO

Apitalia N. 721 | 3/2022| gli articoli

10

24

5 EDITORIALE Certificare la verginità

Raffaele Cirone

8 PRIMO PIANO La rinascita dell’Apimell

Nostro Servizio

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Fine inverno… forse

Alberto Guernier

15 AGENDA LAVORI. NORD Conoscere il potenziale

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Fare un’attenta analisi

Giacomo Perretta

22 AGENDA LAVORI. CENTRO Ripresa primaverile

Matteo Giusti

24 AGENDA LAVORI. SUD L’apicoltura ci sfida

Santo Panzera

28 AGENDA LAVORI. ISOLE Programmazione naturale 33 PATOLOGIA APISTICA Lotta al nosema

Nostro Servizio

38 RICERCA Eurbest: uno studio sulla selezione delle api

Buechler R. et al

45 COSTUME Vessilli apistici

45 6 | Apitalia | 3/2022

Vincenzo Stampa

Renzo Barbattini, Massimo Ghirard, Franc Šivic

Inserto centrale staccabile 30-31

il poster “IL MIO NON SOL MA L’ALTRUI BEN PROCURO”


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Oltre un mese di guerra in terra di Ucraìna. Gente costretta all’esodo, alla distruzione, alla difesa con le armi per non soccombere dinanzi alla barbarica invasione. Un’identità nazionale che abbiamo iniziato a conoscere nel 2004, quando nella Capitale Kyiv si tenne il Congresso mondiale di apicoltura. È lì che abbiamo apprezzato la determinazione di chi ora sta scrivendo la storia: persone anziane e bambini, città, ospedali e cimiteri, alveari sotto le bombe... api e Apicoltori che un giorno risorgeranno per essere Europa, come noi lo siamo.

abbonamenti: quanto costano

hanno collaborato a questo numero

1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo

Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Anna Maria De Gaetano, Buechler R., Uzunov A., Costa, C., Meixner M., Le Conte Y., Mondet F., Kovacic M., Andonov S., Carreck N.L., Dimitrov L., Basso B., Bienkowska M., Dall’Olio R., Hatjina F., Wirtz U. Renzo Barbattini, Massimo Ghirardi, Franc Šivic, Patrizia Milione, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

0o5

1o6

2o7

3o8

4o9

(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)

i nostri VALORI

Massimiliano Spinola: nel 1806, a soli 23 anni, scoprì e descrisse l’ape ligustica italiana. Apitalia è impegnata a tenerne viva la memoria.

“Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

3/2022 | Apitalia | 7


PRIMO PIANO

LA RINASCITA DELL’APIMELL

UN’EDIZIONE MENO FRENETICA E A VOCAZIONE INTERNAZIONALE Nostro Servizio

L’

apicoltura non si è mai fermata, neanche quando l’Italia era ancora divisa in zone rosse e regioni colorate: il settore che ronza, durante la pandemia, è stato tra i primi ad essere classificato “essenziale”, visti i preziosi servizi ecosistemici che le api svolgono garantendo l’impollinazione delle colture e disponibilità di prodotti alimentari - miele, polline e pappa reale - dall’elevato valore nutrizionale. Ed è grazie a questa “patente” di insostituibile servizio alla collettività che gli apicoltori italiani - che secondo l’ultimo censimento del Ministero della salute sono 67.229, con un patrimonio che ormai supera i 2 milioni di alveari e ci colloca al 3° posto su scala europea - hanno continuato a muoversi liberamente quando il resto del mondo si è bloccato. Con l’allentamento delle misure sanitarie si è gradualmente rimesso in moto, inoltre, anche il calendario degli eventi ed è con la riapertura dell’Apimell, promossa ed ospitata ogni anno dall’Expo di Piacenza nel primo fine settimana di marzo, che il sistema fieristico può dirsi finalmente ripartito. Solo i “Giorni del Miele” a Lazise non avevano mai interrotto gli appuntamenti in calendario, ma tra ottobre e marzo c’è stato di mezzo il virus. Un evento, quello di Piacenza, che in

epoca pre-Covid raggiungeva le 35 mila presenze italiane e straniere e che, in un crescente successo di gradimento, si è andato evolvendo da fiera nazionale, qual era agli esordi, a Fiera di rilievo internazionale certificata tale dal Ministero dello Sviluppo Economico e secondo i canoni di Accredia (l’Ente italiano di accreditamento). Non sorprende, dunque che quest’anno la ripartenza sia stata in salita visto che, secondo l’Ente fieristico piacentino, sono stati registrati solo 20 mila ingressi, mancanza di pubblico che gli organizzatori attribuiscono nell’ordine all’obbligo di Green Pass rafforzato, all’aumento del costo della vita e dei carburanti, all’intensificarsi del conflitto Russia-Ucraina che di certo ha intimorito tanti operatori e visitatori che hanno preferito annullare la partenza. Coloro che non si sono fatti scoraggiare dai fattori esterni, sono stati partecipi però di un’offerta densa di attività, eventi collaterali, incontri di aggiornamento professionale e vivaci quanto indispensabili scambi di notizie

Riccardo Babini per MIC-Miele in Cooperativa e Raffaele Cirone per FAIFederazione Apicoltori Italiani, hanno siglato il “Patto per l’Apicoltura che vogliamo”.

8 | Apitalia | 3/2022

IN BELLA MOSTRA IL MIGLIOR MADE IN ITALY IL SETTORE È IN EVOLUZIONE


Giuseppe Cavalli

Ernesto Torretta

Riccardo Redoglia

Riccardo Babini

Riccardo Terriaca

Silvia Liggieri

Pierbruno Mutton

Aldo Metalori

Salvatore Ziliani

De Cristofaro e Dal Colle

e dati su un comparto che nel 2021 ha scontato una delle peggiori annate produttive degli ultimi cinquant’anni. Molti bandi europei e regionali stanno sostenendo il settore. Tante le azioni dedicate: insediamento di nuove imprese in aree rurali, sostegno per l’assistenza tecnica alle aziende, corsi di formazione e comunicazione, acquisto dei presidi sanitari e analisi dei prodotti dell’apicoltura, lotta ai cambiamenti climatici. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha ufficialmente aperto il bando per l’accesso ai finanziamenti per il settore apistico per il 2022 e le modalità di ripartizione delle somme assegnate per l’esecuzione del Sottoprogramma del Piano Apistico Nazionale. Esso prevede un coinvolgimento diretto del Mipaaf, delle Regioni e Province autonome in funzione di un raccordo con i futuri Piani Strategici Nazionali, che partiranno il 1° gennaio 2023 e si concluderanno il 31 dicembre 2027. I nuovi investimenti e le dina-

miche dello sviluppo rurale e dell’apicoltura di qualità passano allora inevitabilmente per l’Apimell. Ora dunque si lavora per la ripresa, per ridefinire il volto di un settore che ha gran voglia di riscattare se stesso: non a caso è stato questo il taglio del convegno nazionale promosso dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani, in collaborazione con MIC-Miele in Cooperativa e APAP-Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini. Hanno siglato un “Patto per l’Apicoltura italiana”, impegnandosi al dialogo con gli agricoltori perché mediante le api si intensifichi il percorso della loro sostenibilità, alla costituzione di una filiera certificata del miele e dei prodotti apistici italiani ottenuti con api italiane, al presidio nelle sedi Istituzionali nazionali ed europee per far sì che le normative di settore e i relativi finanziamenti vadano nella direzione che la fase critica giustamente richiede. L’Apimell di Piacenza, con la sua ormai acclarata maturità, resta così il punto di riferimento per tutti gli addetti ai lavori di un mondo davvero peculiare oltre che essenziale. L’area espositiva è l’altro motivo di forte attrazione della Fiera: oltre 100 espositori, provenienti da tutta Italia e da

diversi Paesi stranieri (Austria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Turchia, Ungheria) rappresentano il riflesso autentico di dove e come si stia proiettando l’apicoltura. L’innovazione tecnologica ne fa uno dei settori di maggior utilizzo di sistemi digitali per il controllo da remoto dell’attività delle api negli alveari: servono alla misurazione costante dei parametri vitali e del benessere di questi insetti operosi che no, non hanno nessuna intenzione di estinguersi e che, proprio grazie ad eventi come l’Apimell, trovano un numero crescente di addetti ai lavori pronti a partire per fare delle api prima una produzione da autoconsumo, subito dopo un mestiere difficile ma ancora appagante e socialmente utile. E la strada di chi con le api vuol fare sul serio, non c’è dubbio passa anche dall’Apimell.

IL CONVEGNO FAI SULLE NUOVE SFIDE PER L’APICOLTURA

La buona notizia del 38° Apimell è stata la tavola rotonda sul tema “L’Apicoltura che vogliamo, un patto per far fronte alle nuove sfide” che si è te-

3/2022 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO

nuto il 6 marzo 2022. Sono intervenuti all’apertura dei lavori Giuseppe Cavalli, Amministratore unico del Piacenza Expo Spa, Ernesto Torretta e Riccardo Redoglia, Presidenti entrante ed uscente di APAP-Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini. Stava ai padroni di casa accogliere il più folto pubblico registrato tra i vari convegni in programmazione e presentar loro il pieno gradimento per l’iniziativa capace di attrarre così tanto interesse. Non poteva essere altrimenti: chi c’era ha potuto assistere ad una promessa di collaborazione per la presa in carico di impegni concreti tra la FAI-Federazione Apicoltori Italiani e MICMiele in Cooperativa. I contenuti del Patto da esse sottoscritto sono stati messi in pubblica lettura dai professori Antonio De Cristofaro e Stefano Dal Colle. Ed è così che nell’alternarsi dei vari interventi i relatori si sono confrontati sulla necessità di dar voce agli apicoltori italiani a Bruxelles e sulle manovre in corso per modificare la Direttiva sul miele; su come sia possibile costruire una filiera apistica che parli e produca davvero “Made in Italy”; sul ruolo dell’Apicoltura italiana nella Nuova PAC 2023-2027; sulla rivoluzione europea per l’attivazione del Registro Elettronico dei Trattamenti Veterinari; sui rapporti Apicoltura-Viticoltura e il modo per ridurre l’impatto chimico nel rispetto delle api e l’esperienza dell’Associazionismo apistico che collabora con il Consorzio del Prosecco DOC;

10 | Apitalia | 3/2022

FAI E MIC: I NOSTRI VALORI, LO SPIRITO DELL’EVENTO

sulla filiera apistica che può combattere la crisi produttiva del miele indirizzandosi verso quella del polline di api; sulle api regine autoctone italiane e l’idea di farne una filiera totale e certificata. Su ciascuno di questi temi si sono alternati Riccardo Babini in veste di Presidente di MIC-Miele in Cooperativa, Riccardo Terriaca in veste di Promotore di Alveare Italia-Consorzio a Tutela del Miele Italiano, Silvia Liggieri in rappresentanza dell’Area TecnicoViticola-Ambientale del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, Pierbruno Mutton, in rappresentanza del Servizio Fitosanitario della Regione Friuli Venezia Giulia e del Consorzio Apicoltori di Pordenone, Aldo Metalori, Protagonista della Filiera del Polline italiano, Salvatore Ziliani nel suo attuale ruolo di Presidente AIAAR-Associazione Italiana Allevatori Api Regine. “Volevamo un confronto schietto, utile a una grande comunità di apicoltori, fuori dagli schemi organizzativi e capace di far cambiare le cose in meglio per tutto il comparto; pensiamo di esserci riusciti e sarà il tempo a giudicare la concretezza di quanto si è detto in questa giornata che ad alcuni già ora è apparsa di portata storica”. Così Raffaele Cirone, nella sua veste di Presidente della FAI-Federazione Apicoltori Italiani e Coordinatore di questa tavola rotonda che altro non voleva che lasciarsi alle spalle tempi difficili, per l’Italia delle Api, per l’Italia di tutti noi.

Siamo tutti impegnati, da sempre, a favore della difesa e della tutela degli interessi degli apicoltori italiani. La nostra visione organizzativa è sempre stata trasparente, non l’abbiamo mai modificata nel tempo, mai ci siamo ricreduti sui valori che oggi accomunano un’ampia maggioranza dell’apicoltura nazionale: di certo una base più consistente e rappresentativa dei perimetri che hanno finora delimitato le nostre storie associative. Siamo per l’Ape italiana che era minacciata e abbiamo fatto in modo che venisse tutelata da una legge nazionale che oggi viene presa a modello in Europa. Una sfida, quella della genetica delle api, che ci vede impegnati nel preservare e valorizzare un patrimonio che racconta la storia della nostra Penisola e dei suoi infiniti ambienti naturali. Siamo per il Miele italiano e ci siamo battuti per affermare il principio che dovessimo dirlo in etichetta per distinguerlo da chi non vuole sentir parlare di tracciabilità: oggi questo diritto-dovere è uno strumento di cui possono avvalersi tutti gli Apicoltori dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Il nostro compito è tenere intimamente collegati questi mondi, noi vogliamo offrire al mercato italiano e internazionale un miele fatto con le nostre api, con i nostri fiori, nei nostri territori. Non c’è solo miele, in questa filiera dell’italianità apistica: il polline, la propoli, tutti i prodotti dell’alveare debbono e possono aiutarci a garantire un reddito ai nostri Associati e un’eccellenza da offrire ai mercati. Noi siamo la FAI-Federazione Apicoltori Italiani (costituitasi nel 1953) e siamo il MiC-Miele in Cooperativa (costituitosi nel 2020?): ci siamo trovati per la prima volta allo stesso tavolo in questo Apimell del 2022 per promuovere una coalizione tra Apicoltori capaci di dialogare con gli Agricoltori, una coalizione capace di rappresentare gli interessi di ciascun singolo apicoltore, perché la sua bravura non si misura solo con il numero degli alveari ma per come garantisce il benessere di cui le api hanno bisogno; siamo una coalizione che vuole un’Apicoltura di cui le Istituzioni e l’Italia tutta possa dirsi orgogliosa.


Consentito in apicoltura biologica

soluzione per alveare

Medicinale veterinario contro la Varroa a base di acido ossalico, con glicerolo

L’UNICO VERO PRONTO ALL’USO

--- P O -- RO

--- P O -- RO

ALL NTO ’US

SOLUZIONE 100% PRONTA ALL’USO

• Apri la confezione e somministrala alle tue api • Risparmia tempo: non serve ricos�tuire la soluzione né riscaldarla prima dell’uso • La più alta concentrazione di acido ossalico = MAGGIOR EFFICACIA

ALL’ NTO US

GLICEROLO

A.I.C. nr. 104384045

• Sos�tuisce completamente lo zucchero • Migliora le prestazioni dell'acido ossalico • Evita lo sviluppo di HMF

DURATA

• Confezione chiusa: 3 anni • Confezione aperta: 12 mesi Conservabile a temperatura ambiente

VALIDITÀ: 12 MESI DOPO L’APERTURA

Flacone da 500 ml CONFEZIONI

A.I.C. nr. 104384060

Disponibile in flaconi da 500 ml e taniche eco-pack da 5 lt

PROVALO COL DOSATORE DOSA-LAIF

Tanica eco-pack da 5 L Accessorio: rubine�o per tanica

BETWEEN BEES AND HONEY

Chemicals Laif

info@chemicalslaif.it

www.alveis.it

+39 049 626281

Alveis by Chemicals Laif


AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

FINE INVERNO… FORSE

STIAMO ATTENTI ALLE SCORTE EVITIAMO ECCESSI DI CANDITO di Alberto Guernier

S

eguendo il filo logico, di quanto descritto nell’articolo precedente (Apitalia 1-2/2022), e continuando ad osservare le famiglie di api sopravvissute, ci accorgeremo di quanto delicato sia questo passaggio stagionale. Le api in Piemonte, come presumo avvenga anche in altre regioni con caratteristiche simili, a causa del conclamato cambiamento climatico che riguarda il periodo invernale - in concomitanza con il comportamento di api regine che, “fanno quello che possono” - ci ha portato ormai alla constatazione che la parabola crescente della covata ha inizio molto prima di quanto accadeva un tempo e praticamente non subisce più una vera interruzione invernale. Dei problemi che questo comporta in tema di trattamenti anti-varroa, ne abbiamo dunque già parlato: ora è arrivato il momento di focalizzare la nostra attenzione su cosa questo fenomeno comporti “dopo” e quindi adesso! Saranno da tenere costantemente monitorate le scorte; ci accorgeremo quindi come esse siano state abbondantemente consumate nell’allevamento della covata, quel12 | Apitalia | 3/2022

la covata che diventerà nutrice di api primaverili; le bottinatrici del grande raccolto si spera, ma anche quelle del grande stress da lavoro, da allevamento di covata e vittime del forte impatto procurato dalla varroa. Sempre per parlare di vita media: come si può ignorare, infatti, quanto importante sia l’esistenza media delle nostre api? E quanto essa subisca un accorciamento fisiologico già di per sé dovuto alle ore di lavoro su ciliegio (foto sotto), tarassaco e acacia!

LA GESTIONE DEGLI ZUCCHERI IMPEGNA IL METABOLISMO


Queste api dunque, d’ora in avanti, dovranno avere ciò che a loro serve per crescere sane loro e poter a loro volta allevare covata sana. Imperativo sarà quello di non far patire loro la fame, cosa non scontata se non verrà costantemente tenuto d’occhio il consumo; partendo ovviamente già da una base di scorte cospicua e presente all’invernamento. A questo proposito, vale la pena spendere due parole su di un prodotto largamente utilizzato da un po’ tutti gli apicoltori, ma che merita appunto alcune considerazioni, sto parlando del candito; in commercio ne esistono ormai di diverse tipologie e conseguentemente di diverso prezzo, tant’è che spesso

ci si ritrova di fronte ad un vero e proprio dilemma su quale sia meglio acquistare! Per il periodo invernale, una delle discriminanti è la morbidezza, essa determina per conseguenza la facilità delle api nel consumarlo, quindi ci si può tranquillamente avvalere della competenza di chi ce lo sta vendendo, è comunque abbastanza facile, confrontare “al tatto”, quale sia, a parità di temperatura, il candito più morbido. A parità di temperatura, perché ad essa è legata anche la maggiore o minore “scioglievolezza”, se abbiamo bisogno di candito per famiglie piuttosto piccole numericamente, oltre a puntare su un candito morbido (anche se spesso più costoso), R

dal 1989

A ORMUL F A V NUO etto eff O RAPID

dovremo avere cura di inserirlo direttamente sui favi forando opportunamente il pacco e capovolgendo per conseguenza il coprifavo. Esistono a tal fine delle “gabbie” di materiale plastico che hanno un diametro corretto, circa 4 cm, che inserite nel candito ci danno la garanzia che il pacco, una volta vuoto o quasi, non si affloscerà sulle api intrappolandole. Sempre sulle famigliole piccole, se possibile è meglio scegliere confezioni piccole, da un chilogrammo, in quanto se consumato lentamente il candito tende a perdere umidità divenendo secco e inappetibile. Il candito, del tipo più consistente, può essere utilizzato per la stimolazione alla deposizione e quindi

PRODOTTI DI APICOLTURA DI ERBORISTERIA, LAVORAZIONI E TRASFORMAZIONI C/Terzi

A ORMUL F A V NUO etto eff O RAPID

NUOVA FORMULA EFFETTO RAPIDO, PIÙ COMPLETA E SEMPRE PIÙ NATURALE, TESTATA CLINICAMENTE E SENZA NICKEL CHIEDICI INFORMAZIONI!!!

DOMENICI s.a.s. Via San Maurizio al Lambro 163, Brugherio 20861 (MB) TEL. 039 2873401 - mail: info@domenici.it 3/2022 | Apitalia | 13


AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

incentivando la crescita numerica, su famiglie già ben sviluppate e con temperature più elevate, in quanto, essendo più resistente non rischia di colare tra i favi; allo stesso modo può essere utilizzato per i nuclei in estate. Ci sono poi tutta una gamma di canditi arricchiti di sostanze nutraceutiche e/o proteiche. Molti apicoltori un tempo producevano il candito in casa, impastando lo zucchero portarlo a velo e con il 14 | Apitalia | 3/2022

miele (un chilogrammo di zucchero e tre di miele): i presupposti di un buon candito come nutrienti fisiologicamente adatti alle api sicuramente c’erano tutti, restavano le incognite legate alle spore e ai vari patogeni possibilmente presenti nel miele. Parlo inoltre per esperienza e di certo non si tratta di un impasto di facile realizzazione, soprattutto se necessitano importanti quantità. Ora che ne sappiamo di più sul candito, vi posso anche dire che

bisogna evitare che venga utilizzato a sproposito; spesso l’apicoltore utilizza questo alimento, che le api non utilizzano tal quale, ma devono sciogliere (e questo può non andare a loro favore), come “sicurezza” di aver le famiglie a posto, di aver fatto una cosa in più per il loro benessere, anche se esse non avevano bisogno di integrare le scorte; una sorta di: “per stare tranquilli”. Sicuramente lo avrò già scritto, ma rischio volentieri di ripetermi: le api sono un laboratorio, che trasforma e arricchisce di enzimi e sostanze proprie il nettare di cui si nutrono; il nettare, nel divenire miele per azione dell’ape, apporta piccole quantità di sostanze che hanno un valore enorme per il benessere delle api, lo zucchero no. Dunque, alla luce di tutto questo, cerchiamo di non fare confusione; ecco perché mi aspetto che qualcuno a questo punto si chieda: “Il candito lo devo mettere oppure no?”. Certo che sì, quando serve e quanto ne serve del tipo più idoneo al momento; valutando caso per caso con cognizioni a questo punto note. Concludo ricordando i gesti di chi, con affetto, sul finire dell’inverno, in una giornata di sole di molti anni addietro, si recava in apiario, malfermo ormai sulle gambe, portando sulla carriola favi di miele che aveva messo da parte proprio per questo scopo: ripristinare le scorte alla ripresa della covata. Ed aveva sempre delle famiglie bellissime! In bocca al lupo. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

CONOSCERE IL POTENZIALE

FAR SI’ CHE GLI ALVEARI POSSANO DARE IL MEGLIO di Maurizio Ghezzi

AFFUMICATE CON ERBE BUONE E NON PERDETE

Foto Dario Porcelli

L’OTTIMISMO

L’

arrivo della primavera segna la fine di una lunga pausa e per l’apicoltore è giunto il momento di valutare con esattezza le condizioni delle famiglie ospitate in apiario. È quindi giunto, finalmente, il tempo della tanto attesa prima visita di controllo. Nel programmare quando effettuarla sinceriamoci che vi sia una temperatura gradevole, non inferiore ai 16 °C. e che non si sia in presenza di una giornata ventosa.

È ormai da diverso tempo che il nostro affumicatore è a riposo, diamogli una rapida ripulita e apprestiamoci a rimetterlo in funzione, rifornendolo, possibilmente, con erbe aromatiche secche, come per esempio della lavanda, del timo, della ruta e/o altro ancora materiale che avremmo dovuto diligentemente preparare lo scorso agosto e accumulare per l’impiego durante la stagione attiva. Quando finalmente tutto è pronto e possiamo iniziare in sicurezza la nostra ispezione rimuoviamo velocemente il coprifavo e iniziamo a valutare lo stato della covata, cercando di tenere aperto l’alveare per il minor tempo possibile. Se siamo in presenza di una bella covata compatta è segno che tutto, in quell’alveare, sta procedendo nel migliore dei modi e ottimisticamente avremo il diritto di pensare che quella famiglia nel prosieguo della stagione sarà in grado di regalarci un buon raccolto. Contestualmente assicuriamoci che vi siano scorte alimentari sufficienti per il sostentamento della colonia e della covata, in caso contrario, non esitiamo ad aggiungere un panetto di candito, esso risulterà fondamentale soprattutto nel caso di ritorno di giornate fredde 3/2022 | Apitalia | 15


AGENDA NORD e piovose. Se, invece, ci dovessimo trovare in presenza di una covata disomogenea disseminata disordinatamente lungo il favo dovremmo pensare alla presenza, in quella famiglia, di una regina non più giovane. Questa colonia avrà sicuramente problemi a svilupparsi correttamente nel corso della stagione e non ci consentirà di ottenere un discreto raccolto. E’ una di quelle situazioni per cui il consiglio è di eliminare la vecchia regina e sostituirla con una giovane non appena le condizioni lo consentiranno. Quando, invece, l’ispezione, sfortunatamente, ci farà rilevare la presenza di assenza di covata dovremo sicuramente pensare di trovarci di fronte a una famiglia orfana. La cosa più semplice che ci rimane da fare in presenza di questa situazione è quella di affumicare abbondantemente l’alveare così che le api in esso contenute si riempiano di miele, quindi, spazzolare tutte le api dai favi e rimuovere l’alveare. Le api, dopo un breve volo, faranno ritorno al loro nido ma non troveranno più la loro casa così un po’ per volta cercheranno di entrare negli alveari adiacenti, dove saranno le ben accette visto che non si presenteranno a “mani vuote”. Alla fine di queste prime visite di primavera che avremo sicuramente svolto nel modo più veloce possibile, dovremo certamente essere in grado di conoscere tutto il potenziale di ciascuna delle nostre famiglie presenti in apiario. Un altro compito che ci aspetta in questo periodo della stagione è 16 | Apitalia | 3/2022

Modulo d’ordine Sigilli NOME ................................................................................................ ................................................................................................ INIDIRIZZO ................................................................................................ CAP ................................................................................................ LOCALITÀ ................................................................................................ PROVINCIA ................................................................................................ TELEFONO 1 ................................................................................................ TELEFONO 2 ................................................................................................ CODICE FISCALE ................................................................................................ PARTITA IVA ................................................................................................ N° ALVEARI ................................................................................................

ORDINO

N. ...... bobine

formato STANDARD (1.000 pezzi), Euro 32,50 + IVA

N. ...... bobine

formato MEDIUM (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

N. ...... bobine

formato MIGNON (500 pezzi), Euro 16,25 + IVA

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Polline Italiano” formato UNICO (100 pezzi), Euro 15,00 IVA inclusa

N. ...... bobine di Sigilli di Garanzia “Pappa Reale Italiana” formato UNICO (30 metri), Euro 10,00 IVA inclusa Compilare chiaramente e inviare alla: FAI-FEDERAZIONE APICOLTORI ITALIANI Corso Vittorio Emanuele II, 101 Email commerciale@faiapicoltura.biz

Autorizzo l’utilizzo dei miei dati personali ai sensi dell’art. 10 della legge n. 197/03 (Tutela della Privacy) e acconsento al loro trattamento per il perseguimento degli scopi statutari della FAI-Federazione Apicoltori Italiani. SI NO


il provvedere alla pulizia dei fondi delle nostre arnie. La cosa migliore sarebbe, nel caso in cui essi siano fondi rimovibili com’è auspicabile che sia, avere un fondo già pulito con il quale andremo a rimpiazzare quello di un primo alveare; quindi, pulire quanto appena rimosso e sostituirlo a quello del secondo alveare procedendo con ordine fino al termine dell’operazione. Questa manovra si rende necessaria poiché dopo un anno di lavoro i fondi si presentano terribilmente sporchi con presenza di residui di cera, impurità di diverso genere, cadaveri d’api, granelli di polline tutte sostanze che accomunate fra loro formano una sorta di umido terreno di coltura nel quale virus,

batteri e funghi trovano le condizioni ideali per potersi sviluppare. Qualora, invece, dovessimo avere delle arnie con plancia fissa bisognerà, per eseguire tale lavoro, trasportare, con tutti i telai, la famiglia in una nuova arnia, oppure, in una vecchia a patto di averla prima accuratamente disinfettata con la fiamma. A marzo la colonia è in piena espansione e per sostenere il frenetico ritmo di questo accentuato sviluppo le api hanno bisogno anche di acqua, se non abbiamo predisposto un abbeveratoio in prossimità dell’apiario apprestiamoci a farlo, non lasciamo che le nostre api debbano percorrere lunghi tragitti unicamente per an-

dare a far provviste di acqua. Un vecchio catino riempito con acqua e nel quale avremo messo cottili fogli di polistirolo a galleggiare in superficie andrà più che bene per assolvere a questa funzione. Se nell’alveare trovassimo uno o due favi vuoti con vecchia cera non esitiamo a sostituirli con dei nuovi telai con foglio cereo da sistemare ai lati del nido, la cera vetusta è spesso un ricettacolo di germi. Concluderei, nel salutarvi, lieto di poter dare l’annuncio che una nuova stagione apistica sta per cominciare; prego signori: salite in carrozza, si parte per una nuova ed entusiasmante avventura! Maurizio Ghezzi

3/2022 | Apitalia | 17



AGENDA LAVORI. NORD-EST

FARE UN’ATTENTA ANALISI

CONTROLLARE OGNI SEGNALE INTERNO-ESTERNO DEGLI ALVEARI di Giacomo Perretta

IMPARARE A LEGGERE I PRIMI SINTOMI

Foto www.beeethic.com

DELLE MALATTIE

O

ra serve molta cura allo sviluppo della famiglia, le previsioni climatiche sembrano darci qualche speranza, però attenzione alla quantità di covata di fine marzo: se fosse limitata potrebbe essere insufficiente a garantire un buon raccolto, altrettanto se fosse sovrabbondante; “In medio stat virtus” e ne spieghiamo i motivi. Con un semplice calcolo è possibile valutare la quantità di covata necessaria per arrivare al primo grande raccolto, l’acacia: il calcolo

deve comprendere la covata nascente partendo dai 40 giorni prima dell’inizio del raccolto (21gg per la nascita delle api, 20gg circa perché diventino bottinatrici). Una volta acquisite le informazioni necessarie - come quelle atmosferiche, lo sviluppo delle piante nettarifere, le valutazioni della posizione geografica - si può arrivare alla decisione di aderire più comodamente ai dettami della tradizione pratica ovvero all’esperienza, la quale a volte è molto comoda. Per esperienza quindi possiamo dire

3/2022 | Apitalia | 19


AGENDA LAVORI. NORD-EST

CAUSE

AGENTE PATOGENO

Parassitaria Aethinosi

Aethina tumida

Acariosi

Acarapis woodi

Senotainiosi

Senotainia tricuspis

Varroatosi

Varroa destructor

Batterica Peste americana

Paenibacillus larvae

Peste europea

Melissococcus pluton

Fungina Nosemiasi

Nosema apis - Nosema ceranae

Protozoaria Amebiasi

Malpighamoeba mellificae

Fungina Covata calcificata

Ascosphera apis

Covata pietrificata

Aspergillus flavus

Virale Virus della covata a sacco

(Sacbrood Virus - SBV)

Virus della paralisi cronica

(Chronic Bee Paralysis Virus - CBPV)

Virus della paralisi acuta

(Acute Bee Paralysis Virus - ABPV)

Virus delle ali deformi

(Deformed Wing Virus - DWV)

Virus della cella reale nera

(Black Queen Cell Virus - BQCV)

che alla fine del mese di marzo, non dovrebbero esserci all’interno del nostro alveare più di tre telaini di covata; il rischio è trovarsi alla fine di aprile i primi di maggio, periodo della fioritura dell’acacia, a dover rincorrere sciamature o viceversa se dovesse esserci una covata scarsa il rischio è di arrivare a ridosso del raccolto più importante con bottinatrici insufficienti. Ormai è consolidata la prassi di pareggiare gli alveari, quindi si preleva la covata dai telaini dagli alveari più ricchi e si travasano in quelli che sono più scarsi. Ricchi 20 | Apitalia | 3/2022

e scarsi sono astrazioni, non fermi ordini di grandezza: cominciamo con precisare cosa s’intende per telaino di covata pieno. Questo deve avere almeno 5/6 di covata con il calcolo dei sesti, cioè il telaino diviso in sei parti, una linea orizzontale e due verticali a formare sei quadri. Verso la fine di marzo quindi, circa quaranta giorni prima del raccolto cui si aspira, l’acacia, tre di questi telaini sono più che sufficienti. Fioritura che a seconda dell’andamento climatico nelle nostre zone di pianura può oscillare dall’ultima settimana di

Aprile alla prima di Maggio. Pertanto, quando in un alveare la covata eccede, si può asportare un telaino di covata e metterla in quella più scarsa. Nel fare questo è necessaria però molta prudenza e un’attenta vigilanza. Non preoccupatevi delle eventuali api che sono sul telaino, le riceventi, al contrario di quanto si possa pensare, sono ben felici di quest’omaggio. L’operazione, comunque, deve essere preceduta da un’attenta analisi degli alveari e dalla necessaria vigilanza. Pima cosa da verificare è il motivo perché quell’alveare dell’apiario è scarso, non sempre è causa di malattie, più spesso, fortunatamente, sono complementi che hanno a che fare con quel superorganismo che va dalla regina alle scorte, al numero di api che hanno affrontato l’inverno. Effettuare “un’attenta analisi”, vale a dire semplicemente il controllo di piccole tracce di possibili infezioni; ma vediamo quali sono le cause scatenanti e com’è possibile individuarle. La prima cosa da controllare è senz’altro l’ambiente in cui è collocato l’apiario: infatti, la temperatura, l’umidità e anche l’assenza o la presenza di piante sia pollinifere che nettarifere sono elementi che possono influenzare lo sviluppo di patogeni e il progredire di eventuali infezioni. Per l’umidità e la temperatura è possibile intervenire collocando gli alveari più sollevati dal suolo e tenendo rasata l’erba e piccoli arbusti che stanno sotto di loro. Si vedono spesso alveari posizionati su pancali di legno o plastica, questa tecnica è comoda per il tra-


sporto e la movimentazione, ma devono essere collocati in zone e ambienti asciutti, purtroppo il nostro Nord Est non lo è. Lo sfalcio dell’erba sotto e intorno all’apiario, non è un fatto estetico, ma una condizione di opportunità sanitaria, l’erba sotto l’alveare è un’accumulatrice di umidità. Per quanto riguarda il clima purtroppo non possiamo intervenire, esso è “indipendente” da noi e fa la sua parte. Quindi il nostro intervento sarà necessariamente proteso a regolare fattori come la copertura degli alveari per l’inverno o il loro ombreggiamento per l’estate. Si può intervenire per il raffrescamento con due operazioni: la prima aprendo il vassoio inferiore (antivarroa), la seconda mettendo sul tetto dell’alveare, generalmente di lamiera, un ombreggiante. Si va dalle frasche alle cassette di legno, dalla paglia al polistirolo, insomma la fantasia non ha limiti, l’importante è tenere ombreggiato il tetto. Altra cosa è la copertura, qui non abbiamo a che fare solo con il freddo, ma anche dal vento e dagli sbalzi termici, cosa purtroppo che nelle nostre zone avviene spesso. Il mio consiglio è di fare attenzione in particolare agli sbalzi termici che generalmente sono legati al vento, quel venticello non troppo mite che si chiama “bora”; però nella zona più a sud di questo Nord Est è meno violento e porta ugualmente qualche problema agli alveari. Contro il vento occorre coprire più possibile la fessura d’ingresso e chiudere i vassoi sotto l’alveare;

per il freddo le più semplici coperture in stoffa o cartone sul coprifavo, il polistirolo o il materassino di lana, la coperta sintetica, quella di lana o la paglia. Ognuno si inventa qualcosa. Per le questioni ambientali, qualche piccola cosa abbiamo visto si può fare, ma per l’alimentazione non è possibile valutare, in questo periodo, la necessità della famiglia solo guardandoci attorno: dobbiamo verificare la presenza d’importazione all’interno dell’alveare, e con forza vi sconsiglio di fare controlli a campione perché potrebbero esserci famiglie che non riescono a importare per vari motivi che diventa difficile valutare senza controllarne l’interno. Qualora vi accorgiate di avere qualche famiglia che, sebbene sia ricchissima di covata non ha scorte, è necessario nutrire e per questo utilizzate il metodo che più vi è confacente. Una cosa da non sottovalutare è anche la condizione dell’arnia, la quale deve essere in buono stato, pulita, senza tracce di muffe o altro, con i favi sempre ben tenuti e sostituiti qualora diventassero troppo vecchi soprattutto per eccesso di covata che vi è stata deposta più che per l’età calendariale. Il consiglio ormai diventa prassi: quella di sostituire i favi con foglio cereo almeno ogni tre anni, in altre parole tre-quattro fogli l’anno. Un altro elemento importante per il contrasto alle malattie delle api, “impossibile” da essere riconosciuto dall’apicoltore è la genetica dell’ape regina cioè la vera natura del suo patrimonio genetico: davanti a questo ci dobbiamo affi-

dare ancora agli allevatori di api regine. Tutte queste cose servono sì, a far star meglio le api, ma sicuramente servono a prevenire quelle infezioni di cui abbiamo parlato a proposito dello scambio dei favi. Fatte queste dovute attenzioni per la conduzione dell’alveare, ora aperto l’alveare è necessario verificare, cercando le tracce che possono esserci di eventuali infezioni. Le malattie delle api possono essere di tipo parassitario, batterico, virale, fungino, protozoario; ovviamente non tutte le patologie sono individuabili dall’apicoltore, però con un po’ di attenzione quelle più facilmente riconoscibili - come la peste americana o quella europea - che restano tra le più pericolose, non sono così difficili da identificare. Le riconosciamo entrambe, con o senza “filamento” della larva e gli alveari infetti è meglio distruggerli. Farà eccezione l’arnia la quale attraverso pratiche mirate può essere sterilizzata e recuperata. Gli aspetti legati alle patologie è bene vengano trattati da veterinari o specialisti con riconosciute competenze: per questo motivo gli accenni di carattere sanitario che seguono sono da considerarsi sempre generali e descrittivi. Apitalia, ha trattato queste malattie in modo particolareggiato e scientifico, vi invito quindi alla ricerca sui numeri precedenti. La patologia apistica è una materia di alta specializzazione e questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Giacomo Perretta 3/2022 | Apitalia | 21


AGENDA LAVORI. CENTRO

RIPRESA PRIMAVERILE

SIATE PRUDENTI MA SEMPRE PRONTI LE ANOMALIE SONO DIVENTATE NORMA di Matteo Giusti

C

22 | Apitalia | 3/2022

sia situazioni di freddi prolungati e di condizioni quasi invernali. Ed è sempre buona norma essere prudenti. Essere prudenti significa gestire con cautela gli aumenti di popolosità e di forza in caso di periodi miti particolarmente precoci, non allargare eccessivamente le famiglie o non farlo troppo velocemente e non indebolirle eccessivamente asportando troppi telai di covata o di api o di scorte per fare bilanciamenti o per fare sciami artificiali. Il rischio, in caso di ritorni di maltempo prolungato, è quello di ritrovarsi con molte famiglie deboli o indebolite che necessitano di maggiori cure o che non saranno pronte ad andare in produzione quando sarà il momento. Il consiglio è di valutare ad ogni controllo la forza delle colonie e togliere eventualmente non più di un telaino dalle famiglie forti, almeno fino ai primi di aprile. Per quanto riguarda invece l’essere pronti ad affrontare ritorni di freddo o di maltempo prolungato, all’atto pratico significa essere pronti a inter-

AUMENTANO I RISCHI DI ABBANDONO DELLA COVATA

Foto ilmieledileo.com

on l’arrivo della primavera si inizia ad entrare nel vivo della stagione apistica, ormai nella maggior parte del Centro Italia, con le ovvie differenze da zona a zona. La quantità di covata è in continuo aumento, così come la popolosità dell’alveare e l’attività di bottinamento. L’unico problema è che negli ultimi anni la primavera ha un andamento molto imprevedibile, con anticipi di caldo e ritorni di freddo sensibili, o con lunghi periodi di siccità o perturbazioni prolungate. Andamenti che comportano una serie di problematiche che si risentono in tutti i settori agricoli, apicoltura compresa. E anche quest’anno non sembra fare eccezione, almeno per il momento, con giornate miti o quasi calde alternate a precipitazioni e venti freddi, che già nell’ultima fase dell’inverno hanno portato ad anticipi di fioriture e di ripresa vegetativa di diverse piante. In queste primavere anomale, che purtroppo ormai sembrano essere diventate la norma, a livello apistico bisogna essere pronti a tutto. Cioè bisogna essere pronti ad affrontare sia situazioni di anticipi di fioriture e di attività di raccolta,


venire con nutrizioni di soccorso. In questa stagione la presenza sempre maggiore di covata fa aumentare sensibilmente il fabbisogno energetico delle famiglie. Così, in caso di perturbazioni durature e abbassamenti di temperatura che impediscono le attività di bottinamento e aumentano la necessità di termoregolazione della colonia, i rischi di abbandono di telaini di covata o anche di collasso per fame dell’intera colonia sono molto alti. E la tempestività nell’intervenire è fondamentale. In questa stagione si può iniziare ad usare l’alimentazione liquida, usando possibilmente ancora sciroppi abbastanza concentrati. Per poter intervenire efficacemente è importante avere i nutritori già installati nelle arnie ed è importante che questi siano puliti. L’igiene del nutritore è importante per ridurre il rischio di possibili contaminazioni dell’alveare. Quindi prima di riempirli di sciroppo è sempre

bene controllare che non ci siano api morte o che non si sia formata della muffa, e nel caso procedere con la pulizia o con la sostituzione del nutritore sporco con uno pulito. Riguardo al tipo di nutritori, quelli a ciambella o a depressione da mettere sopra il coprifavo hanno il vantaggio di essere più facili da riempire e da controllare e non necessitano di aprire le arnie. Tuttavia, quelli a tasca possono avere dei vantaggi in più in questo periodo: in genere possono contenere una maggior quantità di sciroppo e poi possono essere usati anche come diaframma, per gestire lo spazio interno dell’arnia in caso si renda opportuno. Ognuno quindi si potrà orientare nella scelta in base alla sua attrezzatura disponibile o a come vuol organizzare il lavoro. Fino a qui abbiamo visto come affrontare le possibili avversità climatiche, ma oltre a questo c’è l’ordinaria gestione degli alveari che si stanno sviluppando. Importante in questo periodo è la gestione dello spazio interno dell’arnia, necessaria sia per garantire

una efficiente termoregolazione, sia per far sviluppare nel modo più omogeneo possibile le famiglie e ritardare l’inizio della fase di sciamatura in quelle più forti. È già possibile effettuare i bilanciamenti, con tutte le dovute precauzioni sanitarie, ma potrebbe essere più interessante iniziare a fare sciami artificiali, purché già forti (con almeno 5-6 telaini pieni di api), da mettere e in ambienti soleggiati e asciutti. Questo periodo è anche il momento migliore per poter fare delle nutrizioni complementari, a base di integratori o alimenti funzionali e probiotici, che possono migliorare la capacità delle api a evitare o a reagire meglio ad avversità dell’apparato digerente, come le nosemiasi. Per il resto, se la stagione lo permette, sono alle porte anche le prime produzioni, in particolare di polline di salice, ma anche dei primi millefiori primaverili. In questo periodo possono iniziare anche le fioriture di colza, ricchissime di nettare e di polline, ottime per lo sviluppo delle famiglie e degli sciami, ma anche per delle produzioni di miele, per quanto a volte non molto apprezzato dal mercato per il suo odore e aroma pungente. L’unica precauzione è quella di informarsi dall’agricoltore di possibili trattamenti insetticidi sulla coltura, che ultimamente si sono resi frequenti, in modo da valutare se sia il caso di spostare gli alveari per evitare avvelenamenti. Matteo Giusti 3/2022 | Apitalia | 23


AGENDA LAVORI. SUD

L’APICOLTURA CI SFIDA

INTUIRE E MISURARE I FLUSSI NETTARIFERI E I LORO EFFETTI di Santo Panzera

N

el nostro Sud già in questo periodo, soprattutto nelle aree collinari e rivierasche, ha inizio il vero e proprio “tour de force” sia in apiario che in magazzino, nel quale dovremo attenerci ad un preciso calendario di lavori, calibrato sulla nostra zona d’azione e sulle nostre esigenze. Tale calendario di interventi deve basarsi e affondare saldamente le sue radici sull’esperienza maturata nel corso degli anni: sulle approfondite conoscenze delle caratteristiche botaniche e microclimatiche della zona in cui operiamo. Le domande che dobbiamo porci ed alle quali dare una precisa risposta sono: 1. Quali sono le fioriture della nostra zona e quando hanno

inizio? Quali fioriture sono nettarifere, quali pollinifere e quali sia nettarifere che pollinifere? 2. Il flusso nettarifero com’è? Forte e costante o lento e discontinuo? Quale effetto ha sulle nostre famiglie? 3. Nella nostra zona sono possibili ritorni di freddo? Ci sono forti escursioni termiche tra giorno e notte? 4. In primavera aiutiamo le api con nutrizione artificiale? Con quali modalità, quantità ed in quali circostanze? È bene ribadire, infatti, come in apicoltura non esistono formule magiche valide in assoluto, ma il nostro agire in apiario deve necessariamente essere rapportato al tipo di zona in cui si opera, alle fio-

NO ALLE IMPROVVISAZIONI IL BENESSERE VA STABILIZZATO

Foto www.calabreat.com

24 | Apitalia | 3/2022


neo di flusso nettarifero ci viene segnalato da api che si abbeverano numerose, in quanto consumano quantità notevoli di acqua soprattutto per l’allevamento della covata e, se non la trovano nel nettare fresco, vanno a cercarla tanto più intensamente quanto più si fa sentire la mancanza di nettare stesso. Infatti nel nostro Sud le regine, al sopraggiungere di periodi con clima mite, si abbandonano alla tentazione di allargare la camera di covata, azzardando talvolta un po’ troppo, con rose di deposizione che si espandono su più favi; successivamente, al primo ritorno di freddo o maltempo, la capacità di sopravvivenza della colonia si gioca su tre fattori principali: 1) la disponibilità e facilità di

riture, al ritmo di sviluppo delle famiglie di api, agli obiettivi, esigenze e possibilità specifiche di ogni singolo apicoltore. Ogni nostro intervento non deve essere dettato dalla necessità di appagare l’esigenza di “fare qualcosa”, ma deve basarsi su una efficacia sperimentata e comprovata negli anni. Bisogna assolutamente evitare, in questo periodo, di avere la sorpresa di famiglie prive di scorte, in quanto in tal caso lo stress nutrizionale è già stato prodotto. Occorre garantire alle famiglie un benessere stabile, mettendole al riparo da pericolose oscillazioni nei “vuoti” o “buchi” tra le fioriture, attraverso nutrizioni zuccherine mirate. La mancanza o arresto tempora-

PRODUZIONE ARNIE

RISPETTO PER L’AMBIENTE

raggiungimento delle scorte; 2) l’adeguata copertura dei favi da parte delle api adulte; 3) l’assenza di squilibri tra l’estensione della covata ed il numero di api adulte presenti ad accudirla. Le nutrizioni zuccherine che vanno a coprire buchi di flusso nettarifero rivestono un’importante funzione preventiva sulla peste europea, che si sviluppa ad inizio primavera, quando il maltempo interrompe il flusso nettarifero durante la crescita delle famiglie. Tale patologia colpisce le famiglie in primavera quando sono in rapido sviluppo ed ogni zona presenta il suo momento critico nel quale compaiono più facilmente i sintomi, seguiti spesso da una guarigione spontanea. La sintomatologia ca-

PRODUZIONE FOGLI CEREI FUSI

ATTREZZATURE APISTICHE

VENDITA ON-LINE

Visita il nuovo shop on-line www.centroapicoltura.it Zona Industriale - Villacidro (SU) | Tel. 070 9313070 e-Mail: info@centroapicoltura.it | FB: centroapicoltura

3/2022 | Apitalia | 25


AGENDA LAVORI. SUD

Foto 3bee.it

ratteristica della peste europea (foto accanto) è rappresentata da larve in posizione anomala e disordinata nelle cellette, muoiono di solito ad un’età di quattro o cinque giorni diventando flaccide e marroni; le larve infette spesso possono filare il bozzolo e scaricare i batteri (Melissococcus pluton) con le feci sul fondo delle cellette, dove possono rimanere vitali per anni, anche se molti di essi vengono rimossi dalle api spazzine. La diffusione dei batteri che causano l’insorgenza di tale patologia avviene attraverso il cibo contaminato ed essi si moltiplicano poi rapidamente all’interno dell’intestino delle api, inducendo i sintomi caratteristici. Nelle famiglie infette, nell’instaurarsi di un equilibrio tra lo sviluppo e la disseminazione del batterio causale, giocano un ruolo fondamentale la quantità di larve infette che sopravvivono e quella di larve malate eliminate dalle api prima che manifestino segni di malattia. L’infezione può rimanere per anni in questo modo, quasi “silente”, causando lievi danni o senza segni evidenti, come è stato evidenziato da test sierologici su famiglie apparentemente sane. La fluttuazione dell’infezione ed il suo manifestarsi in maniera evidente o meno dipende dalla disponibilità di gelatina operaia prodotta dalle api nutrici; infatti si è evidenziato sperimentalmente che le colonie private artificialmente di gran parte della covata disopercolata, mantengono molte più larve infette, in quanto esse ricevono una maggiore abbondanza di cibo; al contrario con l’aggiunta di covata disopercolata in eccesso, 26 | Apitalia | 3/2022


gran parte delle larve malate vengono rimosse velocemente poiché, a fronte dell’improvvisa carenza di cibo, esse sono le prime a morire di fame. Nelle famiglie infette, prima del picco stagionale della malattia, vi è un equilibrio tra l’aumento delle larve che si ammalano e la loro eliminazione ad opera delle api adulte. Se però, durante la crescita della famiglia, il flusso nettarifero viene interrotto dal maltempo o altri eventi perturbatori, il batterio può andare incontro ad un rapido sviluppo senza che le larve manifestino malattia in quanto, essendo interrotta la deposizione di covata, le nutrici producono un surplus di cibo che è reso disponibile per le larve ed anche per i batteri. Quando il flusso nettarifero riprende, viene riattivata la deposizione di covata per cui il cibo a disposizione delle singole larve diminuisce, le larve ammalate ricevono quindi cibo insufficiente, iniziano a morire velocemente in numero maggiore rispetto alla capacità delle api

di scovarle ed eliminarle, rendendo così possibile la manifestazione del tipico picco stagionale della malattia. Quanto sopra riportato farebbe supporre che le famiglie con regine molto prolifiche sarebbero più resistenti alla peste europea in quanto, pure in condizioni avverse, manterrebbero una covata ampia rispetto alla quantità di api nutrici e le larve infette sarebbero più facilmente scoperte ed eliminate. Nella maggior parte dei casi, operando in apiario in maniera corretta, le famiglie non manifestano livelli di infezione molto gravi ed irrimediabili, ma i segni della malattia scompaiono con l’avanzare della bella stagione e la garanzia di un surplus di nettare a disposizione delle api. Infatti, nelle postazioni con raccolti costanti, l’incidenza di tale patologia resta molto bassa e il suo effetto sulle famiglie di api alquanto fugace e transitorio. Solo quando le famiglie risultano fortemente colpite e non in grado di riprendersi, si rende necessaria la loro eliminazione.

Nel manifestarsi o meno di tale patologia possono giocare un ruolo chiave le tecniche apistiche cui sono sottoposti gli alveari; in particolare, agevolano la moltiplicazione del batterio gli interventi che interrompono l’allevamento di covata o che mantengono poca covata in proporzione alla quantità di api nutrici, a causa dell’eccesso di gelatina fornita dalle nutrici alle larve; al contrario, può contribuire alla guarigione dalla malattia la sostituzione della regina, evitando però il più possibile i periodi di vuoto nella deposizione. Una cosa è comunque certa: la nostra nobile arte di apicoltori non conosce regole fisse e pratiche stereotipate, ma è improntata sempre più ad una flessibilità e duttilità sia operative che mentali le quali, se da un lato la rendono sempre più complicata, dall’altro ne aumentano il fascino ed il senso di “sfida” alla quale siamo chiamati. Santo Panzera

3/2022 | Apitalia | 27


AGENDA LAVORI. ISOLE

PROGRAMMAZIONE NATURALE

LAVORI DETTATI DAI NUOVI CALENDARI DELLA FIORITURA di Vincenzo Stampa

C

28 | Apitalia | 3/2022

delle loro fioriture rimane pressoché costante. Altra cosa è la produttività! A questo proposito, osservazioni pluriennali ci portano a considerare la scarsa o nulla attrattiva verso le api di alcune specie fruttifere, con la mancata produzione di miele e di frutti come conseguenza del riscaldamento globale. Questo argomento lo abbiamo trattato il mese scorso.

GUARDARE IL MANDORLO PER STIMARE L’ANDAMENTO DEGLI AGRUMI

Foto www.trapanisi.it

i sono sono dei riferimenti che la natura ci fornisce e che ci guidano nella programmazione delle attività in apiario. Questi punti di riferimento sono rappresentati dal susseguirsi delle fioriture, ogni apicoltore si farà un suo particolare calendario delle fioriture nell’ambito del territorio di pascolo dei suoi alveari, stanziali o nomadi che siano. Negli anni abbiamo evidenziato, nel comportamento delle piante, un fattore di fondamentale importanza rappresentato dall’intervallo temporale, in termini di settimane, tra l’inizio della fioritura di due specie botaniche classificate per tipologia in: arboree, arbustive, erbacee, bulbacee. Prendendo a riferimento ad esempio un fruttifero, si può stabilire il tempo che intercorre tra l’inizio della sua fioritura e quella di un altro fruttifero, di specie diversa, nell’ambito dello stesso areale climatico. Le fioriture hanno una cadenza precisa in quanto sono attivate dalle ore di luce; possono subire, è vero, anticipazioni o ritardi per cause climatiche, ma è altrettanto vero che l’intervallo tra l’inizio


Fioritura di Mandorlo in provincia di Trapani. La primavera per antonomasia è la rinascita e il risveglio della natura. Si tratta di un risveglio che si manifesta con il ritorno alla vita di piante e animali, poiché la terra si scrolla di dosso il pesante fardello invernale e così la luce ha la meglio sulle tenebre e le giornate cominciano ad allungarsi. La natura inizia a prepararsi ad un’esplosione di colori e la parola “Finalmente” risuona in questi momenti tra gli apicoltori. I primi segnali inequivocabili, sono il profumo del mandorlo che fa sognare e il ronzio delle api che su di esso fa davvero sperare ed immaginare. Sarà questa l’annata giusta? Saremo ripagati dei disastri degli ultimi anni? Questo non lo sappiamo ma rimane l’ottimismo, che davvero contraddistingue gli Apicoltori, di crederci Sempre e fino all’Ultimo! (A. M. De Gaetano, Apicoltrice in provincia di Messina)

Una relazione importante per gli apicoltori siciliani è quella tra le piantagioni di mandorlo e di agrumi: infatti, da molti anni, si verifica puntualmente che, insieme allo scarso o nullo interesse delle api per le fioriture dei mandorli, la stessa cosa accade per quelle degli agrumi. Le osservazioni estese a tutto il territorio regionale ci definiscono, per l’anno in corso, la seguente rappresentazione, diversa rispetto agli anni precedenti. Nella fascia costiera meridionale, tipicamente più pianeggiante, che comprende le provincie di Trapani, Agrigento, parte di Caltanissetta e Ragusa, anche quest’anno le api continuano ad ignorare i mandorli, benché fioriti in modo splendido, e questo lo possiamo

continuare a relazionare alle alte temperature autunno-invernali. Nella fascia costiera settentrionale, tipicamente montuosa, che comprende le provincie di Palermo, Messina, e parte di Catania, invece le temperature autunnoinvernali sono state molto più basse, osserviamo che le api hanno frequentato in modo da regolare a intenso le fioriture dei mandorli. Ora da questo ad affermare che nella fascia costiera settentrionale avremo una buona produzione di miele di agrumi il passo, come si suol dire, è più lungo della gamba; in teoria potrebbe anche accadere. Quest’anno ci sono i presupposti per confermare o smentire l’ipotesi di partenza, confrontando il comportamento delle api nelle due fasce climatiche. Come si è

detto, per questo è indispensabile continuare a rilevare i dati grazie alla collaborazione degli associati. Attualmente gli alveari stentano a sviluppare, se vogliamo programmare una produzione sulle prime fioriture importanti quali quella della sulla, che è in contemporanea a quella degli agrumi, non abbiamo alternative, occorre già da subito cominciare a stimolare la deposizione con la fornitura di candito. Al di là di ogni considerazione, non c’è dubbio che l’osservazione puntuale e ripetuta dei fenomeni naturali ci potrà dare delle importanti indicazioni sulle decisioni da prendere a supporto di questa nostra attività. Vincenzo Stampa 3/2022 | Apitalia | 29





PATOLOGIA APISTICA

LOTTA AL NOSEMA

PROSPETTIVE DI PREVENZIONE E CONTROLLO DI UNA PANDEMIA Nostro Servizio

INTRODUZIONE DELLA REDAZIONE DI APITALIA L’articolo che segue, tratto dal lavoro originale “Prevenzione e controllo della ITALO-SPAGNOLA nosemiasi”, costituisce un estratto da un articolo pubblicato all’inizio del 2022 sulla Rivista internazionale di Scienze Applicate. Nel proporlo ai lettori di Apitalia, vorremmo cogliere l’occasione per fare alSU BUONE PRATICHE cune precisazioni, dovute al fatto che dinanzi ad una malattia delle api così insidiosa, giustamente classificata come “pandemica”, non siano disponibili in E BIOSICUREZZA Italia e in parte dell’Unione europea idonei farmaci veterinari. Ci riferiamo in particolare ai formulati commerciali a base di fumagillina, antibiotico liberamente commercializzato nel Nord America o in alcuni Paesi dell’Est Europa, acquistabile anche online nonostante i divieti disposti dalla nostra Legislazione. Si tratta, ancora una volta di grossolane incongruenze, che da un lato creano motivo di sleale concorrenza tra Apicoltori, dall’altro incoraggiano l’operato di chi sa come muoversi nell’indifferenza generale o nell’inefficacia dei provvedimenti. In attesa che le Autorità competenti trovino il modo di dare risposte a questo quadro confuso e contraddittorio, è nostro dovere ricordare ai lettori di Apitalia che quanto riportato dai ricercatori italiani e spagnoli in questo lavoro non costituisce un invito all’utilizzo di medicinali veterinari non autorizzati per l’impiego in apicoltura, bensì un focus tematico su quello che la ricerca ha fatto e ancora sta facendo per migliorare le strategie di prevenzione e controllo di Spore di Nosema apis e N. ceranae osservate al SEM. Le frecce indicano l’inizio una pandemia. L’efficacia di alcuni dell’estrusione dei tubuli polari. (Foto Aneta A Ptaszyńska - www.researchgate.net). prodotti testati in via sperimenta-

UNA RASSEGNA

3/2022 | Apitalia | 33


PATOLOGIA APISTICA le, che si tratti di molecole chimiche o di estratti da prodotti naturali, è da intendersi pertanto come motivo di stimolo e fattore incentivante nella messa a punto di formulati da avviare al più presto al mercato apistico italiano ed europeo, previa l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio così come richiesta dalla legislazione europea e dal competente Ministero della Salute italiano. Ringraziamo, infine, per la traduzione e l’adattamento di questo lavoro, il curatore Matteo Giusti e gli altri collaboratori di Apitalia che lo hanno affiancato.

L

e infezioni da Nosema sono un problema sempre più sentito in apicoltura, in tutto il mondo, tanto da aver meritato il termine, oggi purtroppo noto, di pandemia. Un problema che spesso viene sottovalutato, o che viene accettato passivamente e con una buona dose di fatalismo, pensando che non ci siano efficaci metodi di controllo o prevenzione. Ma non deve essere così. Sappiamo che con Nosema si indica un genere di funghi unicellulari, classificati come microsporidi, che sono parassiti delle api e di altri insetti e che causano una malattia nota come nosemiasi o nosemosi (a noi pare più appropriata la prima delle due definizioni, che si è ormai affermata nel linguaggio corrente degli operatori italiani del comparto apistico, ndR). Si tratta di parassiti intracellulari obbligati, cioè che vivono esclusivamente dentro le cellule dell’organismo che

34 | Apitalia | 3/2022

infettano. Esistono diverse specie di Nosema, che possono infettare vari insetti. Nelle api da miele la nosemiasi può essere causata da due specie in particolare: Nosema apis e Nosema ceranae, che infettano le cellule intestinali delle api e che danno sintomi e problemi diversi. Nosema apis causa dei disturbi intestinali ed è ben riconoscibile per un sintomo caratteristico: la diarrea delle api, visibile anche sul predellino e sulla facciata delle arnie. Questa malattia è stata sempre considerata come un disturbo passeggero, che oggi sta diventando via via meno frequente ed è ormai prossima ad essere soppiantata. L’altra forma emergente, molto più insidiosa, è procurata dalla specie Nosema cerane, che non dà sintomi evidenti ma riduce l’aspettativa di vita delle api adulte, aumentandone la mortalità, causando una riduzione delle produzioni e fenomeni di spopolamento anche gravi, che portano fino al collasso degli alveari. Esiste inoltre una terza specie, Nosema neumanni, recentemente scoperta su api da miele in Uganda, al momento ancora poco nota e confinata in questo Stato dell’Africa Orientale. L’ampia diffusione di questa patologia delle api e il suo manifestarsi in modo subdolo, fanno oggi più pressante il bisogno di una strategia adeguata ad affrontare questa patologia in apiario. Un recente articolo, pubblicato sulla rivista scientifica “Applied Sciences”, cerca di rispondere a questa necessità facendo il punto della situazione sui metodi di

prevenzione e controllo descritti in una bibliografia di oltre ottanta lavori. Questo aggiornamento è frutto della collaborazione tra veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana, coordinati dal dottor Giovanni Formato, e ricercatori del Parco Scientifico di Albacete e del Laboratorio di Patologia Apistica di Marchamalo - uno dei poli di ricerca più avanzati per gli studi sulla nosemiasi, coordinati dal dottor Mariano Higes - riconosciuto a livello internazionale per aver scoperto Nosema cerane, entrambi operanti nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia, in Spagna. L’articolo di recentissima pubblicazione riporta le varie tecniche di prevenzione e di controllo che hanno mostrato migliore efficacia nel ridurre i livelli di infezione e di danno dovuti alla presenza di Nosema negli alveari. Vediamoli. L’opera di prevenzione si basa fondamentalmente su tre aspetti: l’igiene e la disinfezione del materiale, la gestione degli alveari e, dove possibile, il monitoraggio sanitario. Le pratiche igieniche che si possono mettere in atto sono principalmente quelle in grado di ridurre la presenza di spore di Nosema all’interno dell’alveare, evitando che le api ci possano entrare in contatto. La malattia infatti si diffonde principalmente per ingestione delle spore del parassita, presenti soprattutto nelle feci delle api, ma propagate anche attraverso il materiale apistico entrato in contatto con le api malate. Per questo, ad esempio, è risultato importante distruggere i favi che


BUONE PRATICHE APISTICHE E MISURE DI BIOSICUREZZA IN APICOLTURA PER NOSEMA SPP.

presentano segni di diarrea, rimuovere velocemente dall’apiario eventuali famiglie morte o spopolate e non riutilizzare telaini vuoti o con scorte, o altri materiali apistici provenienti da famiglie spopolate, se non dopo una adeguata disinfezione. Un altro aspetto importante risulta quello di evitare la contaminazione dell’acqua e degli integratori alimentari destinati alle api pulendo e disinfettando nutritori e abbeveratoi con regolarità o quando se ne vede la necessità, ad esempio quando ci sono segni di sporcizia o api morte. Sempre durante le fasi di alimentazione delle colonie, inoltre, è fondamentale non usare miele, polline o scorte provenienti da famiglie spopolate o di cui non si è certi della integrità sanitaria. Importantissima è la disinfezione del materiale contaminato o che si sospetta essere contaminato. Fortunatamente le spore di Nosema sono meno resistenti ai disinfettanti e alle alte temperature, rispetto ad esempio a quelle della peste americana, e quindi la disinfezione dei materiali e delle attrezzature può essere effettuata con ottimi ri-

• Acquistare regine certificate da allevatori con ceppi esenti da Nosema spp. • Prevenire l’inquinamento delle fonti d’acqua artificiali con feci o api anne gate o morte. • Rimuovere e distruggere i favi con segni di dissenteria. • Prelevare campioni di api bottinatrici (o detriti dell’alveare) per analisi di laboratorio e diagnosi di Nosemiasi. • Adottare adeguati controlli di altri patogeni (ad es. Varroa destructor), per garantire un corretto bilanciamento nella composizione delle colonie (equilibrio tra api di casa e bottinatrici). • Trattare la colonia se le percentuali di api infette sono superiori al 40%, se ci sono prodotti registrati/consentiti nel tuo paese contro Nosema. • Rafforzare e stimolare le colonie in autunno e primavera con la somministrazione di integratori alimentari e rivitalizzanti. • Non riutilizzare i favi provenienti da alveari spopolati o collassati. • Selezionare e allevare ceppi di api mellifere resistenti. • Rafforzare e stimolare le colonie in autunno e primavera con la somministrazione di integratori stimolanti o integratori vitaminici. • Disinfettare gli strumenti e le attrezzature apistiche tra un utilizzo e l’altro: fiamma, irradiazione gamma, fumigazione con acido acetico glaciale, idrossido di sodio 5% (soda caustica); ipoclorito di sodio 0,5% (candeggina) e idrossido di ammonio 1,65% (soluzione di ammoniaca). • Non somministrare alle famiglie sane scorte di miele e polline provenienti da favi di colonie infestate da Nosema. • Sostituire le regine ogni due anni, minimo, eccetto quelle di alto valore genetico. • Mantenere in apiario solo colonie sane e forti. • Tenere sciami, nuclei e famiglie di nuova provenienza separate dalle altre per un periodo di almeno 1 mese e monitorare eventuali sintomi di malattie delle api e dell’alveare. • Eseguire allo svernamento la manutenzione degli alveari sostituendo parti difettose, verniciando e assicurando l’integrità delle arnie. • Pulire o disinfettare (in caso di malattie infettive) le arnie e gli altri materiali prima di installare nuove colonie. • Rimuovere il prima possibile le arnie in cui sono morte le colonie. •Rinnovare il 30% dei favi di ciascun alveare ogni anno. • Conservare tutti i documenti/certificati relativi agli integratori alimentari acquistati e utilizzati. • Garantire alle api l’accesso a fonti d’acqua sicure. • Controllare i livelli di infestazione da varroa. • Ridurre lo stress delle api (ad esempio, evitare inutili ispezioni invernali degli alveari; limitare l’uso dell’affumicatore; nutrire adeguatamente le api, ecc.).

3/2022 | Apitalia | 35


PATOLOGIA APISTICA sultati se operata correttamente. La rassegna degli studiosi italospagnoli, inoltre, mette in evidenza che va tenuta presente la differente capacità di resistenza al calore delle spore di Nosema ceranae e di Nosema apis: le prime, ad esempio, possono resistere per più tempo alle alte temperature (fino a 6 ore se

portate a 60 °C), sebbene un’accurata disinfezione sia in grado di garantire buoni livelli di sicurezza nel contrasto ad entrambi i parassiti. Ad avviso dei veterinari e ricercatori che hanno collaborato a questa revisione bibliografica sul Nosema, gli agenti disinfettanti che potrebbero essere usati sono l’acido ace-

L’IMPORTANZA DEI PRODOTTI NATURALI E FITOTERAPICI Per il contrasto al Nosema (che già in epoche passate veniva curato somministrando alle api sciroppi zuccherini a base di erbe, in particolare di Assenzio o Rucola), la rassegna bibliografica evidenzia come molti altri composti naturali sono testati con risultati promettenti in condizioni di laboratorio. Tra questi ci sono il Timolo, che mostra un effetto inibitore del Nosema e il Resveratrolo che esplica un’azione favorevole all’aumentare la longevità delle api. Gli integratori a base di erbe (con o senza vitamina C), hanno dimostrato di ridurre i livelli di infezione da Nosema ceranae nelle colonie di api colpite, aumentandone la forza e riducendo la mortalità invernale. Alimenti contenenti Brassica nigra ed Eruca sativa, riducono l’infezione da Nosema ceranae. Inoltre, l’estratto del fungo Agaricus blazei, delle piante Andrographis paniculate, Asteraceae (Artemisia dubia, Aster scaber, Helianthus annuus) ed Eleuthereococcus senticosus possono avere effetti positivi contro il Nosema. Anche la Piperina (un alcaloide presente nelle radici delle Piperaceae) e la Curcumina (un fenolo naturale presente in Curcuma longa, nella foto a lato) sono potenziali candidati per la terapia antinosemiasi, essendo in grado di aumentare l’attività del sistema antiossidante nelle api mellifere. Un altro prodotto derivato da piante che hanno dimostrato attività contro l’infezione da Nosema ceranae è la propoli. Questo prodotto dell’alveare somministrato alle api prima o dopo l’infezione da Nosema ne ha ridotto significativamente la mortalità, l’infettività e i tassi di infezione. Per quanto riguarda gli oli essenziali, è stata osservata una significativa attività antinosemiasi dell’estratto alcolico di Laurus nobilis, ottenendo i migliori risultati con estratti di etanolo. Più recentemente, gli estratti alcolici di Origanum vulgare e Rosmarinus officinalis hanno ridotto il numero di spore dopo tre trattamenti consecutivi; gli oli essenziali di Cryptocarya alba, infine, si sono dimostrati efficaci nel controllare lo sviluppo di Nosema ceranae in vitro.

36 | Apitalia | 3/2022

tico glaciale, l’idrossido di sodio (soda caustica), l’ipoclorito di sodio (candeggina), l’idrossido di ammonio, l’alcol e l’acqua ossigenata. Efficace è ovviamente anche il fuoco, quindi si possono “flambare”, cioè passare alla fiamma, tutte le attrezzature che possono sopportare questo trattamento. Ancora meglio sarebbe la sterilizzazione a raggi gamma, trattamento in grado di eliminare completamente ogni tipo di agente patogeno in tutto il materiale apistico, cera e telaini compresi, senza danneggiarli. Accanto alle corrette pratiche igieniche, anche le buone pratiche apistiche contribuiscono alla prevenzione e alla riduzione dei possibili danni derivanti dalla nosemiasi. La più importante appare quella di usare regine giovani, di età non superiore ai due anni; queste, infatti, assicurano una attività di ovideposizione maggiore di quelle più anziane e ciò contribuisce sensibilmente a compensare la perdita delle api adulte che muoiono precocemente a causa dell’agente patogeno, evitando o riducendo gli spopolamenti. Prove sperimentali hanno mostrato che l’uso di regine giovani avevano un effetto nella riduzione degli spopolamenti da Nosema paragonabile all’uso di antibiotici. Oltre a questo restano importanti tutte le altre buone pratiche che influiscono sul benessere generale degli alveari, come mantenere colonie forti, sostituire almeno un terzo dei telaini tutti gli anni, ridurre ogni possibile fattore di stress a carico delle api e fare correttamente i trattamenti antivarroa che, come vedremo, in alcuni casi


hanno efficacia anche su Nosema. Sarebbe poi molto utile, anche se spesso meno agevole per le aziende, fare un monitoraggio con dei controlli sanitari periodici sugli alveari, analizzando campioni di api per valutarne la presenza di Nosema e poter avere un quadro più preciso della situazione in campo. Riguardo al controllo attivo della nosemiasi, cioè ai trattamenti che si possono fare, la questione è più complessa. Gli antibiotici, in particolare la fumagillina, hanno una certa efficacia, per quanto variabile, e comunque non sono in grado di eliminare le spore. In ogni caso non sono ammessi nell’Unione Europea e anche in Italia mancano farmaci veterinari registrati per il trattamento di questa malattia. Tuttavia è stato visto che il timolo e l’acido ossalico gocciolato usati nei trattamenti antivarroa hanno una certa efficacia anche sul Nosema. Questo non vuol dire che si debbano fare trattamenti con queste sostanze

per il Nosema, ma che, inserite in un corretto piano di lotta alla varroa, possono avere un effetto positivo anche contro la nosemiasi. Sono invece disponibili sul mercato diversi integratori alimentari che possono essere usati e che hanno una certa efficacia nel ridurre gli effetti della malattia. Tra questi troviamo formulati vitaminici e non, contenenti estratti di piante e oli essenziali, da utilizzare soprattutto in primavera e in autunno. Questo è in generale lo stato dell’arte di cosa si può mettere in campo nella prevenzione e nella lotta alla nosemiasi. Poi ci sono le prospettive future che vengono dal mondo della ricerca. Una molto interessante, e forse anche non lontana dal poter diventare una realtà concreta, è la selezione di api tolleranti o resistenti alla malattia. In questa direzione sono già in atto programmi di selezione basati su caratteri genetici che sono stati riconosciuti utili, come la capacità di ridurre gli

stress energetici o di rigenerare più attivamente i tessuti danneggiati dal parassita. Al di là di questo anche la semplice certificazione sanitaria di regine sane, prive del Nosema per quanto non resistenti, sarebbe uno strumento molto utile da metter in campo. Altre possibilità possono poi venire dallo studio di microrganismi utili, come quelli della famiglia degli Acetobacteracea, che sono in grado di contrastare lo sviluppo del parassita, o dell’RNA interferente, che potrebbe essere in grado di limitarne la riproduzione o altre attività vitali. Le prospettive sono molte, quindi, ma anche le strategie che già possiamo metter in campo non sono poche ed è importante che vengano usate al meglio. BIBLIOGRAFIA CITATA G. Formato, J. Rivera-Gomis, J. Bubnic, R. Martín-Hernández, M. Milito, S. Croppi, M. Higes - Nosemosis Prevention and Control - Appl. Sci. 2022, 12, 783. https://doi. org/10.3390/app12020783

3/2022 | Apitalia | 37


RICERCA

EURBEST: UNO STUDIO SULLA SELEZIONE DELLE API

RAPPORTO ANALITICO PER LA COMMISSIONE UE di Buechler R. et al.

S

econdo i rapporti ufficiali, nell’UE ci sono quasi 16 milioni di alveari, gestiti da circa 600 mila apicoltori, con una produzione annua di miele che corrisponde a quasi 2 miliardi di euro. Oltre al valore della produzione diretta dei prodotti dell’alveare, le api contribuiscono ai servizi di impollinazione delle colture agricole e della flora selvatica, garantendo il mantenimento della biodiversità e contribuendo al benessere degli agroecosistemi. Le api, tuttavia, sono sottoposte a un enorme stress a causa dell’intensificazione delle pratiche agricole, dei cambiamenti climatici e della globalizzazione, che portano nuove malattie e parassiti. Tra questi c’è l’acaro parassita Varroa destructor, che può portare alla morte la maggior parte delle colonie infestate entro un anno, se non viene applicato alcun trattamento da parte degli apicoltori. La varroa si nutre delle api adulte e delle pupe delle api e, durante

Fig. 1 - Mercato EU del materiale riproduttivo delle api.

38 | Apitalia | 3/2022

questo processo, può trasmettere virus mortali. Dal suo arrivo in Europa alla fine degli anni ‘70, la varroa ora infesta la maggior parte delle colonie di Apis mellifera, l’ape occidentale, e rappresenta il patogeno più impattante per le api e per l’apicoltura in tutto il mondo. Gli apicoltori hanno soluzioni limitate per controllare

MONITORATA LA RESISTENZA ALLA VARROA


Fig. 2 - Risultati del sondaggio online su aspettative e soddisfazione rispetto al mercato di api regine; hanno partecipato 396 apicoltori da vari Paesi europei.

l’acaro senza incorrere nel rischio di residui nei prodotti dell’alveare, effetti secondari sulle api e sviluppo di acari resistenti al trattamento. Una soluzione promettente e sostenibile emerge da numerose segnalazioni in tutto il mondo secondo cui alcune popolazioni di api mellifere sono in grado di sopravvivere all’infestazione di acari in assenza di trattamenti. Le colonie sopravvissute sviluppano difese per mantenere sotto controllo la popolazione dei parassiti. Poiché questa capacità può essere trasmessa alla generazione successiva, apre la possibilità agli apicoltori di selezionare e allevare api resistenti alla varroa. OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLO STUDIO EURBEST Nel 2017, la Commissione Europea ha stipulato un contratto1 con un consorzio internazionale di ricerca sulle api (European Bee Selection Team = EurBeST) sotto la guida del Bee Institute di KirNote 1 European Commission, Directorate-General for Agriculture and Rural Development: EurBeST Pilot Project: Restructuring of the Honey Bee Chain and Varroa Resistance Breeding & Selection Programme, Final Study Report AGRI-2017-0346. Brussels, 2021, DOI: 10.2762/470707.

chhain, in Germania, per rispondere alle seguenti domande: • Qual è lo stato e la portata del mercato dell’allevamento e della riproduzione delle api mellifere nell’UE? • Cosa si sa della resistenza alla varroa? Esistono api resistenti alla varroa nell’UE? Sono disponibili per l’uso da parte degli apicoltori? • Gli apicoltori sono interessati all’utilizzo di api resistenti alla varroa? Cosa si aspettano quando comprano api regine? • Quali metodi sono disponibili per selezionare le api resistenti alla varroa? Funzionano? • Quali sono gli sforzi e i costi per ottenere una linea di api resistente alla varroa? Il consorzio EurBeST ha coinvolto esperti in apicoltura, biologia delle api, allevamento, economia e statistica. Hanno analizzato il mercato UE del materiale riproduttivo delle api (Fig. 1) e hanno realizzato un compendio della letteratura scientifica sull’argomento, oltre a interviste ad esperti sullo stato di avanzamento della resistenza alla varroa. Sono stati segnalati programmi di selezione sulla resistenza alla varroa in 20 paesi dell’UE e popolazioni na-

turalmente resistenti in sei paesi. Tuttavia, linee resistenti commercialmente disponibili provengono solo da quattro Paesi. COSA DICONO GLI ACQUIRENTI DI MATERIALE SELEZIONATO I risultati di un questionario compilato dagli attuali acquirenti di regine, riportano elevate aspettative a fronte di una moderata soddisfazione. Gli apicoltori Europei desiderano acquistare regine di qualità elevata che, principalmente, esprimono caratteri di resistenza alle patologie e produttività elevata. Tuttavia, il tratto al momento meno soddisfacente è proprio quello della resistenza alle patologie (Fig. 2). Almeno il 50% dei partecipanti giudica la selezione come un importante strumento, se non l’unico, per giungere ad una apicoltura priva di trattamenti. Interessante notare come nei Paesi con una consolidata tradizione verso la selezione, questa convinzione sia espressa con maggiore forza. LO STUDIO PIÙ AMPIO MAI SVOLTO SULLA SELEZIONE IN APICOLTURA La componente principale del 3/2022 | Apitalia | 39


RICERCA progetto EurBeST è costituita da cinque casi-studio che hanno coinvolto 7 Paesi e 130 apicoltori (Fig. 3). Il Team EurBeST ha identificato e scelto 23 linee genetiche, appartenenti a sei sottospecie e origini miste, da popolazioni che naturalmente sopravvivono all’infestazione in assenza di trattamenti oppure da programmi di selezione per tratti di resistenza. Queste sono state valutate per i tratti “classici” di interesse apistico e per tratti di resistenza su due diversi livelli di indagine: 1) in apiari dedicati, condotti da valutatori esperti, che hanno messo a confronto più linee EurBeST tra loro e, separatamente, 2) in apiari condotti da apicoltori con finalità produttive, dove una linea EurBeST è stata confrontata con la linea “propria” detenuta dall’apicoltore in questione. Con oltre 3500 alveari in osservazione per una stagione completa, questo studio si configura come il più ampio mai svolto in Europa sul ruolo della selezione in apicoltura. LA MAGGIORE RESISTENZA DELLE LINEE SELEZIONATE Le colonie con regine selezionate “EurBeST” hanno mostrato una sopravvivenza paragonabile a quella delle linee già possedute dagli apicoltori. Nessuna sostanziale differenza è stata rilevata per i tratti canonici (produzione miele, docilità e tendenza alla sciamatura), tuttavia le linee EurBeST hanno chiaramente superato le altre rispetto alla capacità di controllare l’infestazione da varroa (Fig. 4). Negli apiari di valutazione, dove 40 | Apitalia | 3/2022

Fig. 3 - Paesi ospitanti casi-studio EurBeST (in giallo); i puntini localizzano i 130 apiari coinvolti. Il caso studio tedesco ha incluso anche apiari in Austria e Croazia, mentre in Italia è stato condotto anche uno studio separato, di dimensioni ridotte, in Sicilia.

Fig. 4 - Sebbene nell’autunno 2019 avessero una infestazione leggermente più alta, le linee EurBeST erano mediamente meno infestate a fine prova (estate 2020) rispetto alle linee già possedute dagli apicoltori.

non è stato condotto alcun trattamento per l’intera durata dello studio, alcune linee EurBeST hanno mantenuto un livello di infestazione su api adulte sotto al livello “di

guardia” del 3% sino a fine stagione (Fig. 5). Alcune linee selezionate hanno mostrato elevata produttività abbinata a bassi livelli di infestazione.



RICERCA CARATTERI DI RESISTENZA ALLA VARROA Nel misurare tratti specifici per la resistenza alla varroa, abbiamo osservato una stretta correlazione tra i livelli di infestazione ed il comportamento igienico: a fine prova, le colonie con maggiore capacità di Fig. 5 - Dopo una intera stagione in assenza di trattamenti contro la varroa, varie linee hanno rimozione della covata danneggiata mantenuto infestazione inferiore al 3% (livello soglia ove è suggerita l’applicazione dei trat(misurata tramite Pin-Test) aveva- tamenti), mostrando prospettive ottimistiche per giungere ad una apicoltura senza trattamenti. La lettera sotto ogni colonna identifica una diversa linea genetica EurBeST; i differenti colori no mediamente livelli di infesta- indicano l’appartenenza a diverse sottospecie o ibridi intraspecifici, come da legenda in calce zione da varroa più bassi. Linee ge- al grafico; il codice di due lettere indica invece la sigla dei Paesi del caso studio dove sono state netiche derivanti da programmi di valutate le linee (DE = Germania; EL = Grecia; FR = Francia; IT = Italia; PL = Polonia); l’altezza di ogni colonna rappresenta il valore medio di infestazione di ciascuna linea nei diversi casi studio miglioramento con più generazioni (con il baffo ad indicare l’errore standard). di selezione specifica per il comportamento igienico, hanno riportato livelli maggiori di igienicità (in Fig. 6 si nota la variabilità del carattere tra le linee). Anche il tratto VSH (Varroa Sensitive Hygiene) sembra influenzare il livello di infestazione, inferiore nelle colonie con elevato VSH. Il tratto ‘Riopercolatura’ (REC, che indica l’ispezione di una cella di covata da parte delle operaie) è risultato in correlazione con il tratto VSH, ovvero è risultato maggiore in colonie ad alto VSH. Tuttavia, la relazione tra questo tratto ed Fig. 6 - Espressione del comportamento igienico (misurato con Pin-Test) nelle linee genetiche il livello di infestazione non è chia- EurBeST (per legenda si veda Fig. 5). ra, analogamente anche a quanto riscontrato per il tratto SMR2 (che calità differenti, possono avere per- gando sui reali costi di produzione indica ridotta capacità riproduttiva formance molto diverse tra loro, ed i valori di mercato. Valutare una degli acari). evidenziando il bisogno di imple- colonia costa in media 193 €, con mentare programmi di selezione su una variazione da 273 € in GerL’ADATTAMENTO scala locale (Fig. 7). Aziende profes- mania a 85 € in Grecia. La comALLE CONDIZIONI LOCALI sionali dipendono da linee geneti- ponente principale del costo di vaÈ IMPORTANTE che ben adattate per ridurre la pres- lutazione deriva dalla valutazione I risultati mostrano che le perfor- sione dei patogeni e per consentire dei tratti coinvolti con la resistenza mance generali della colonia ed il un successo economico sostenibile. alla varroa. Il monitoraggio dell’insuo potenziale rispetto alla resistenfestazione da varroa ed il comporza alla varroa sono regolati da una LA SELEZIONE È UN COSTO tamento igienico giustificano circa forte interazione tra fattori genetici Durante lo studio abbiamo intervi- il 20% del costo complessivo, mene fattori ambientali. Praticamente, stato allevatori di regine, valutatori tre la frazione maggiore del costo le stesse linee, se usate in due lo- ed apicoltori professionali, inda- (oltre il 60% del totale) deriva dai 42 | Apitalia | 3/2022


Paesi. Il valore medio di vendita di 23,32 € per regina a volte non copre nemmeno i costi di produzione. A maggior ragione dunque non compensa lo sforzo richiesto da un programma di selezione rigoroso e prolungato nel tempo, che comprende la valutazione, l’elaborazione statistica dei dati ed il mantenimento delle stazioni di accoppiamento.

Fig. 7 - Aziende professionali dipendono da linee genetiche ben adattate per ridurre la pressione dei patogeni e per consentire un successo economico sostenibile. Le linee selezionate hanno superato quelle degli apicoltori per i caratteri di resistenza alla varroa, solo dove meglio adattate alle condizioni locali.

Fig. 8 - Dettaglio delle specifiche attività di valutazione rispetto al costo complessivo della selezione.

tratti specifici quali SMR, REC e una regina nei Paesi coinvolti è VSH (Fig. 8). risultato di 22,58 €, ma con una forbice ampia (da 8,22 € in PoIL VALORE DI VENDITA lonia a 37,30 € in Francia). La DELLE REGINE NON COPRE quota principale del costo deriva I COSTI DI SELEZIONE dal costo della manodopera, siIl costo medio di produzione di gnificativamente diversa tra i vari

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI DALLO STUDIO L’allevamento selettivo delle api mellifere è un modo efficiente per aumentare la produttività, ridurre le perdite di colonie e migliorare la salute delle api. L’uso di linee selezionate è un importante fattore di successo economico nell’apicoltura da reddito. Sono necessari centri di miglioramento genetico a livello regionale per selezionare le api adattate localmente. Questi prevedono la cooperazione tra allevatori, produttori di regine e apicoltori da reddito, con un supporto scientifico. La selezione per la resistenza funziona, ma è costosa. La crescita dell’infestazione da varroa nella colonia e il comportamento igienico sono criteri utili per selezionare una linea resistente alla varroa. Tuttavia, il costo per gli allevatori per svolgere i test è elevato e deve essere compensato. Il mercato delle regine deve essere migliorato. C’è una forte domanda da parte degli apicoltori professionali di regine selezionate per la resistenza alla varroa.


RICERCA Tuttavia, i normali prezzi di mercato per le regine non coprono i costi aggiuntivi per la selezione. Sovvenzionare la produzione di regine di alta qualità potrebbe aiutare. L’allevamento selettivo delle api mellifere ha bisogno di supporto. Il successo dei programmi di miglioramento genetico dipende dalla loro portata e dallo sviluppo costante nel corso di diversi anni. Considerando i costi elevati per metodi di selezione specifici volti a migliorare la resistenza alla varroa, si raccomanda il finanziamento pubblico del settore della selezione in apicoltura e le associazioni di apicoltori dovrebbero fare pressione per questo.

44 | Apitalia | 3/2022

RINGRAZIAMENTI Ringraziamo tutti gli apicoltori che hanno attivamente partecipato alla raccolta dei dati.

Basso B., Bienkowska M., Dall’Olio R., Hatjina F., Wirtz, U.

Buechler R., Uzunov A., Costa C., Meixner M., Le Conte Y., Mondet F., Kovacic M., Andonov S., Carreck N.L., Dimitrov L.,

Traduzione a cura di Cecilia Costa cecilia.costa@crea.gov.it e Raffaele Dall’Olio raffaele.dallolio@gmail.com

TITOLO ORIGINALE DELL’ARTICOLO EurBeST - studio pilota sulle performance di api resistenti alla varroa in apicoltura da reddito. Articolo originale R. Buechler et al (2022) EurBeST - A Pilot Study Testing Varroaresistant Bees Under Commercial Beekeeping Conditions, AmericanBeeJournal Feb2022, pp. 213-215.


COSTUME

VESSILLI APISTICI

L’IDENTITÀ NELLE BANDIERE DELLE ASSOCIAZIONI L’IMPAREGGIABILE CASO DELLA SLOVENIA di Renzo Barbattini*, Massimo Ghirardi**, Franc Šivic***

A OGNI TERRITORIO LA SUA IMMAGINE

Fig. 1

L’

apicoltura gode di grande prestigio presso gli sloveni e, anche al di fuori del loro Paese, sono molto popolari le “panjska končnice”: le tavolette di legno dipinte che vengono poste a chiusura delle arnie, vendute spesso come originale souvenir ai turisti e oggetto di collezionismo, i cui esemplari più antichi sono esposti al Museo dell’Apicoltura di Radovlijica.

Uno dei più importanti esperti di apicoltura fu lo sloveno Anton Janša nato a Breznica na Gorenjskem il 20 maggio 1734, considerato il fondatore dell’apicoltura moderna, autore di due opere importanti (in tedesco): “Abhandlung von Schwärmen der Bienen” (Trattato sulla sciamatura delle api, del 1771) e “Vollständige Lehre von der Bienenzucht” (Guida completa dell’apicoltura, del 1775)1. Non è quindi sorprendente che la Slovenia si sia attivamente adoperata perché le Nazioni Unite dichiarassero nel 2017 la data del 20 maggio, giorno della sua nascita, Giornata mondiale delle api (Fig. 1). In particolare l’ape carnica (Apis mellifera carnica, così denominata da August Pollmann nel 1879), è una sottospecie di ape mellifera dell’Europa occidentale. Originaria della Slovenia centrale, ha un’area di distribuzione naturale che abbraccia l’Austria, parte dell’Ungheria, Romania, Croazia, Bosnia e Serbia. Le api allevate in Friuli

Note 1

È stato il primo professore di apicoltura della scuola viennese di nomina imperiale da parte di Maria Teresa d’Asburgo e riferimento per la quasi totalità degli apicoltori nel territorio austroungarico. Oltre a lui Peter Pavel Glavar (1721-1784) è stato il primo a stabilire che la regina vergine si accoppia con vari fuchi (e non con uno solo), informazione divulgata dallo scienziato (e apicoltore) di Cavalese (Trento), Giovanni Antonio Scopoli (1723-1788). Nel 1763, un articolo e un’illustrazione di Anton Janša (che era anche un eccellente pittore) relativi all’ape carnica apparvero nel suo Entomologia Carniolica, vasto compendio in latino pubblicato a Vienna.

9/2018 | Apitalia | 45


XXXXX Venezia Giulia, invece, derivano da una libera attività d’incrocio di Apis mellifera ligustica con Apis mellifera carnica. In questa regione, infatti, vengono ad incontrarsi le popolazioni di queste due razze dando origine ad ibridi naturali ben adattati al clima locale2. Quando Anton Janša morì, l’imperatrice Maria Teresa emanò un editto in cui obbligava tutti gli apicoltori a seguire le indicazioni contenute nelle sue opere. Anton Janša, da parte sua, in vita non perse mai l’abitudine di dipingere, e si possono ancora osservare i frontali dipinti delle sue arnie nel suo apiario, che è tuttora visitabile, grazie alle cure della Società Apistica Slovena (Čebelarska Zveza Slovenije, ČZS). L’Associazione che ha sede a Lukovica, nel Cuore della Slovenia, una zona con una ricca tradizione di apicoltura, dove un centro visite consente di conoscere la storia dell’apicoltura in Slovenia, visitare il sentiero didattico di erboristeria e apicoltura nonché degustare e acquistare il miele o altri prodotti delle api (Fig. 2A e 2B). Gli apicoltori sloveni hanno iniziato precocemente a riunirsi in associazioni: la prima confraternita apicola di Rodine pri Žirovnici risale al 1781 e ad essa ha fatto seguito la creazione di altre associazioni consimili. L’Associazione nazionale degli

Fig. 2A apicoltori sloveni, che riuniva le regioni di Kranjska (Carniola), Štajerska (Stiria slovena), Koroška (Carinzia slovena) e Primorska (Litorale sloveno), è stata fondata a Lubiana nel 1898 e ha subito iniziato a pubblicare il proprio giornale, lo “Slovenski čebelar” (L’apicoltore sloveno) ancora diffusissimo e con un’ottima reputazione scientifica. Le associazioni hanno, fin dalla loro istituzione, il compito di formare e informare gli apicoltori, introdurre le buone pratiche apistiche e di mutua difesa degli associati. Gli apicoltori sloveni, infatti, sono tenuti a rispettare fasi di produzione specifiche al fine di garantire le caratteristiche del rinomato “Slovenski med” (Miele Sloveno)3. La grande visibilità e la reputazione di cui gode lo “Slovenski med” si sono alimentate grazie alla presenza in vari congressi internazionali e nazionali, in varie sedi tra cui le esposizioni e le fiere più note, giornate dedicate al miele, trasmissioni televisive e radiofoniche e, soprattutto, al fatto di essere menzionato in vari articoli apparsi sulla stampa,

Fig. 2B in particolare in occasione del congresso Ruralia tenutosi a Gorizia (4/7/2002), organizzato da tre paesi (Slovenia, Italia e Austria), della realizzazione di Apimondia, il più grande evento internazionale relativo all’apicoltura (Lubiana, 2003) per il quale venne realizzata un’apposita bandiera-gonfalone, del congresso internazionale sul miele di melata di Chania (Creta, 2009) e del forum Apimedica & Apiquality (Slovenia, 2010). L’Associazione degli apicoltori della Slovenia (Čebelarska zveza Slovenije), composta da 200 associazioni) ha documentato nel 2019 gran parte dei vessilli delle circa 150 associazioni di apicoltori della Slovenia che se ne sono dotate, che rappresenta gli associati nelle diverse manifestazioni e che caratterizza le sezioni del territorio. La tradizione delle bandiere di gruppi e associazioni ha una lunga storia nell’ambito dell’associazionismo, diffusa da sempre e particolarmente nel XIX e XX secolo, ha avuto una grande popolarità nei Paesi mitteleuropei e anche nei paesi dell’ex “Blocco Sovietico” e non

Note 2

3

“Le api sono un tipo di mosche, create da Dio perché con la loro diligenza e il loro instancabile lavoro provvedano alle esigenze dell’uomo di prodotti insostituibili come il miele e la cera. Tra tutte le creature del Signore, non ce n’è altra che sia allo stesso tempo utile, docile, e poco esigente, com’è l’ape.” (Anton Janša). Il miele prodotto in Slovenia è sempre stato fortemente apprezzato dai consumatori, a cui viene garantito un prodotto di qualità di origine controllata. È proprio in ragione della volontà di offrire ai consumatori un miele di alta qualità che, a partire dal 1999, gli apicoltori sloveni hanno iniziato a controllare la produzione di miele.

46 | Apitalia | 3/2022


Fig. 3

Fig. 4 ha perso di appeal anche dopo lo sgretolamento di quest’ultimo. Ogni bandiera è diversa e prevalentemente realizzata a mano. Vengono utilizzate d’abitudine per le ricorrenze, i festeggiamenti (ad esempio quando c’è stata l’inaugurazione di Apimondia a Lubiana nel 2003, parteciparono i rappresentanti delle associazioni con loro bandiere, Fig. 3) e spesso le cerimonie sono accompagnate dai relativi gruppi musicali (viene eseguito anche l’ “inno degli apicoltori”) e sono un vero spettacolo di colori. Le bandiere sociali accompagnano anche la processione che conduce al cimitero un apicoltore defunto (Fig. 4). Le bandiere sono tutte in perfette condizioni e di relativa recente

adozione e presentano alcune caratteristiche comuni. Innanzitutto la maggior parte ha una dominante verde, evocante i prati fioriti della Slovenia, che nella maggior parte degli esemplari rappresenta il colore dominate del vessillo, salvo alcuni casi particolari.

Fig. 5

Lo “standard” è rappresentato da un drappo nella classica “bandiera” di forma rettangolare con rapporto di 2:3, gli esemplari più datati portano anche una frangia dorata, che ricorda molto le bandiere delle associazioni politiche. Al “recto” mostrano una grande ape d’oro posata “montante” su globo terrestre azzurro associata dalla legenda Čebelarsko Društvo (“Società degli Apicoltori”: questa dominazione è simile al “Consorzio obbligatorio degli apicoltori” in Italia) o Čebelarska Družina (“Famiglia degli apicoltori”: questa dominazione era la prassi in passato, ma ora quasi tutte le associazioni di apicoltori hanno adottato la forma Čebelarsko društvo). Unita al nome della località “titolare” e le date rilevanti (quella di fondazione, di una partecipazione ad una fiera o un anniversario importante) (Fig. 5). Questa figura è abbastanza costante in tutti gli esemplari visionati. Al “verso” compare il logo figurato della ČZS (Čebelarska Zveza Slovenije) sostituito da un pezzo di favo stillante miele che riprende la forma dell’attuale Repubbli-

Fig. 6 3/2022 | Apitalia | 47


TESTATINA SHOP ONLINE

LAPEDITALIA-SHOP.COM

simuAciis

NOVITA’ LIQUID46 PERFORMANTE

Candito per api proteico in vaschetta da 1kg con polline intero multifloreare, di origine italiana e sterilizzato ai raggi gamma.

L’unico vero candito in vaschetta da 1 kg e 1,5 kg.

10 x 1 kg Disponibile in:

8 x 1,5 kg Disponibile in:

15 kg

Non soffoca le api. Disponibile fino all’ultimo cristallo.

Non cola all’interno dell’arnia.

10 x 1 kg

Sciroppo liquido per api con innovativo metodo di utilizzo in vaschetta da 2kg.

6 x 2 kg Disponibile in:

25 kg

1200 Kg

15 kg

Fora e capovolgi per ottenere depressione

Incremento delle scorte.

Mai più residui sul fondo. Assenza di cristalli grossolani e zuccheri non digeribili.

Non affatica le api. ™

LIQUID46 PERFORMANTE

Via G. di Vittorio, 3 -Ospedaletto Euganeo PD 35045 - 0429679279 48 | Apitalia | 9/2018 Made info@lapeditalia.com - lapeditalia.com in Italy


ca di Slovenia (o, in diversi casi, quello del territorio della sezione) con tre api, due posate e una svolazzante, e alcuni fiori evocativi (robinia, castagno, salice, nocciolo, salvia prativa, trifoglio prativo, fiordaliso, pervinca) delle tipicità dello “Slovenski med” (Fig. 6). Lo stile e la forma della figura, fermi gli elementi caratteristici, cambia poco da un esemplare all’altro, in alcuni (come in quello di Koroske, Ljutomer, Maribor o Selška Dolina) compare un apiario completo visto in prospetto e in maniera naturalistica con ben visibili i frontali decorati e decorazioni vegetali inerenti alle essenze mellifere (Fig. 7-8-9-10). Esso è associato alla scritta Čebelarski Pozdravi (“Saluto degli apicoltori”), la figurazione si completa con delle decorazioni floreali ai quattro angoli (di vario tipo, dal verista allo stilizzato). Anche l’asta è caratterizzata da un puntale metallico dorato, in forma di celletta esagonale contenente un’ape volante (o “al volo spiegato” come si definisce in araldica). L’orientamento delle scritte è quasi sempre sul lato lungo, leggibile nell’ipotetica eventualità della bandiera completamente stesa nella sua lunghezza. In alcuni casi si è preferito orientarle seguendo il lato corto, che ne facilità la leggibilità nel caso che il vessillo sia posto in verticale o portato a spalla da un socio vessillifero nelle sfilate (come negli eventi che hanno determinato l’adozione della bandiera in origine) come negli esemplari di Blegoš (su un curioso sfondo a strisce sfumate dal verde al giallo pallido)

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 9

Fig. 10

Fig. 11A

Fig. 11B

Fig. 12A

Fig. 12B

Fig. 13A

Fig. 13B 3/2022 | Apitalia | 49


Fig. 14A

Fig. 14B

Fig. 15A

Fig. 15B

Fig. 16

Fig. 17

Fig. 18A

Fig. 18B

Fig. 19

Fig. 20A

Fig. 20B

Fig. 21A

Fig. 21B

Fig. 22

Fig. 23

(Fig. 11Ae 11B) Mengeš (Fig. 12A e 11B) e di Tržič (in quest’ultimo la forma ricorda molto i “pennoni” della tradizione civica tedesca e svizzera) (Fig. 13A e 13B). Idrija la nota località dove, pressoché caso unico, si trova il mercurio in natura allo stato liquido (e che ha determinato l’adozione del dio greco Mercurio come emblema civico) si segnala per un “recto” con 50 | Apitalia | 3/2022

una elegante composizione in stile liberty (Fig. 14A e 14B). Il campo verde non è stato adottato uniformemente: Pobrežje-Duplek (Fig. 15A e 15B), Škofljica (Fig. 16) e Koroške (Fig. 17) hanno preferito un drappo giallo-avorio-rosato, mentre la sezione provinciale di Maribor ha una lussuoso drappo di seta rosata, con uno sciame posato su un grande favo giallo al “dritto”

e un grande apiario sul “rovescio” con alcuni rami di abete e l’invocazione augurale Naj Medi (Che sia una buona raccolta - di miele), che troviamo anche su molti altri esemplari (Fig. 18A e 18B) . La sezione cittadina di Maribor, Maribor Mesto (lett. “Maribor Città”) ha un drappo verde ordinario, ma sul verso l’ape è rappresentata intenta a suggere il nettare


Fig. 24

Fig. 25A

Fig. 25B

Fig. 26A

Fig. 26B

Fig. 27A

Fig. 27B

Fig. 28A

Fig. 28B

Fig. 29A

Fig. 29B

Fig. 29B

Fig. 29A

Fig. 29B

Fig. 29B

da un fiore di una rosacea arborea entro un esagono evocativo della celletta (Fig. 19) . Krtina Dob (Fig. 20A e 20B) ha una bandiera gialla (di una tonalità che richiama il colore del miele). Križevci pri Ljutomeru (Fig. 21A e 21B) ha il drappo di seta turchina che riporta sul verso il ritratto di Anton Janša, raffigurato anche su quello di Kranjska Sivka

(Fig. 22), nel drappo è affiancato da due esempi delle note “panjska končnice” (frontali di alveare). Il celebre personaggio compare anche nelle bandiera celebrativa della Slovenski Čebelarski Praznik (Festa Nazionale dell’Apicoltura Slovena) con la data fatale del 20 maggio 1734 (Fig. 23), mentre sull’altra dello stessa associazione ritornano i frontali dipinti (Fig. 24).

Diverse sezioni rendono omaggio a Sant’Ambrogio (Sveti Ambrož), al quale è legato il celebre episodio leggendario della api (e per ciò adottato come patrono dagli apicoltori) che si sarebbero posate sulla sua bocca da fanciullo, a preconizzarne la futura abilità oratoria. Il santo arcivescovo milanese è presente su una bandiera di Šmarie pri Jelšah (Sankt Marein bei Erlach3/2022 | Apitalia | 51


Fig. 30A

Fig. 30B

Fig. 31A

Fig. 31B

Fig. 32A

Fig. 32B

Fig. 33A

Fig. 33B

Fig. 34A

Fig. 34B

Fig. 35A

Fig. 35B

stein), dove il santo è rappresentato intento a scrivere su un libro sostenuto da un angelo con due bugni ai piedi (Fig. 25a e 25b); su quella di Sovodenj (Fig. 26A e 26B), e anche Bloke-Nova Vas (Fig. 27A e 25B) ma (su un drappo di color cipria rosato) mostrante al verso la curiosa figura di un apicoltore con gli sci, rappresentato mentre trasporta alcuni alveari sulla schiena in un paesaggio montano innevato dal quale emerge un apiario. Griže (oggi frazione di Žalek) mostra al dritto (in campo bianco) la silouette del suo territorio con un ramo fiorito di una rosacea arborea (melo o pero) visitato da un’ape bottinatrice, e al rovescio l’effige

del sacerdote don Janez Goličnik (1737-1807) altro celebre apicoltore e letterato sloveno, che tradusse le opere di Janša integrandole con la sua esperienza personale (Fig. 28A e 28B). La sezione di Vojnik ha adottato una figurazione un poco sinistra: al dritto le api sono nere, con le ali bianche, su un campo verde molto scuro; al di sotto la scritta Zum Zum Zum (che ha lo stesso significato di “che sia una buona raccolta!” Questa frase rappresenta il ronzio delle api ed è allo stesso tempo il saluto “in codice” tra gli apicoltori) (Fig. 29A e 29B). La località turistica di Bohinj mostra una veduta della sua chiesa di

San Giovanni (Sveti Janeza cerkev) con l’attiguo ponte sul lago omonimo (che compaiono anche sullo stemma cittadino) sul dritto e il monumentale apiario sul verso (Fig. 30A e 30B); una veduta delle cime montuose del territorio compare nelle bandiere di Goriče (frazione di Kranj, la cui etimologia è “piccola montagna”) (Fig. 31A e 31B) e Žeriav (Fig. 32A e 32B) mentre Ptuj (Petovio in italiano, Pettau in tedesco) oltre al vessillo classico, ne ha adottato un altro con una veduta della città, dato che è una delle più antiche città della Slovenia, fondata dai romani come Colonia Ulpia Traiana Poetovio (Fig. 33A e 33B).

52 | Apitalia | 3/2022



Fig. 36A

Fig. 36B

Fig. 37A

Fig. 37B

Fig. 38A

Fig. 38B

Fig. 39A

Fig. 39B

Fig. 40A

Poljčane (Fig. 34A e 34B) e la “carinziana” Kotlje (Köttelach) (Fig. 35A e 35B) esibiscono una “cartolina” paesaggistica della località, Kotlje presenta, in primo piano, il monumento “Pobič s solzicami” (“ragazzo con i mughetti”) dello scultore Stojan Batic, dedicato ad una delle opere più famose dello scrittore e politico Lovro Kuhar meglio conosciuto con lo pseudonimo di Prežihov Voranc (18931950): “Solzice”, novelle per ragazzi che possiamo tradurre con “Mughetti”, edito nel 1949). La statua mostra il giovane Pobič con un mazzo di mughetti (Convallaria majalis), nota pianta tossica dai piccoli fiori a campanella. L’insieme si completa con le riproduzioni di infiorescenze di tiglio, specie d’interesse apistico che caratterizza la produzione locale, anche il supporto è particolare: una bandiera di “doppio” (cioè composta da due drappi di seta di diverso colore associati, noto anche come

“lampasso”) uno dritto comune con le altre sezioni (verde) ma al rovescio giallo-oro, soluzione cromatica di abbinamento verde/giallo adottata anche da altre località (come anche in quella di Šmarie pri Jelšah, Fig. 36A, Fig. 36B). I monumenti locali non mancano, come abbiamo già visto: sul vessillo di Šempeter v Savinjski Dolini, oggi frazione di Žalec (già Sveti Peter v Savinjski dolini, letteralmente, “San Pietro nella valle della Savinja” modificato nel 1952, sulla base della Legge del 1948 per rimuovere elementi religiosi dai toponimi), è raffigurata (al verso) una delle edicole della necropoli romana che ne fanno una nota meta archeologica (Fig. 37A e 37B). Un’edicola religiosa, presso la quale un apicoltore è intento farsi il segno della croce, è anche sul verso della bandiera di Begunje pri Cerknici (Begugne, in italiano), frazione a nord di Cerknica (Circonio), nella Carniola; si distingue a malapena

la figura dentro la piccola celletta, che dovrebbe essere una “Pietà”, cioè la Vergine Maria tenente in grembo il Figlio morto (Fig. 38A e 38B); la località è nota per aver dato i natali a don Jože Debevec (1867-1938), teologo, storico e letterato, che ha tradotto in sloveno la “Divina Commedia” di Dante Alighieri. Begunje na Gorenjskem, frazione di Radovljica, celebra il grande castello di Kamen, una delle emergenze architettoniche del territorio risalente al XII secolo (con il nostro Sant’Ambrogio sul verso) (Fig. 39A e 39B); Novo Mesto (lett. “Città Nuova”, in tedesco: Neustadtl o Rudolfswerth) ha rappresentato il prospetto del municipio (Fig. 40A e 40B), Železniki (Eisnern) la sua torre altoforno, simbolo della precoce industria metallurgica locale che si eleva nella borgata di Na Plavžu, sovrapposta a un apiario (Fig. 41A e 41B). Da notare che, in sloveno, železo significa “ferro”.

54 | Apitalia | 3/2022


Fig. 40B

Fig. 41A

Fig. 41B

Fig. 42A

Fig. 42B

Fig. 43A

Fig. 43B

Fig. 44A

Fig. 44B

Fig. 45A

Fig. 45B

Burovnica (Franzdorf/Borovenizza) mostra il colossale viadotto ferroviario (Franzdorfer viadukt) delle Ferrovia Meridionale (Südbahn) che collegava Vienna con Trieste bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e demolito nel 1950, ne rimane un troncone adottato dalla località come monumento storico (Fig. 42A e 42B). Polhov Gradec mostra, al dritto, proprio la “Dom Čebelarjev” (Casa degli Apicoltori) recentemente restaurata e sede della sezione Čebelarskega društva Dolomiti (Associazione degli Apicoltori Dolomiti); sul verso un’ape stilizzata su un fiore rosso e il motto “Po bučelah se vižaj” (Segui l’esempio delle api) (Fig. 43A e

43B). In alcuni casi i preziosi ricami artigianali sono stati sostituiti da rappresentazioni fotografiche realizzate con le moderne tecniche serigrafiche (non prive di eleganza ma non proprio originali) come nel vessillo di Slivnica pri Maribori (Fig. 44A e 44B), un tempo comune autonomo e oggi frazione di Hoče-Slivnica, alla periferia di Maribor. Dal punto di vista araldico (per la presenza di stemmi) risultano interessanti i vessilli delle sezioni di: • Cirkulane (Fig. 45A e 45B). Comune nato nel 2006 distaccandone il territorio da Gorišnica nella regione dell’Haloze, mostra nella bandiera l’ancora “rovescia-

ta” derivata dallo stemma degli antichi feudatari locali, i signori di Borl Draneški, in uso tra il 1160 e il 1200, quando il territorio uscì dal dominio Ungherese e fino alla riforma toponomastica socialista si denominava Sveti Barbara v Halozah (Santa Barbara d’Haloze; Stiria). Renzo Barbattini Università di Udine Massimo Ghirardi Insegnante atelierista del Comune di Reggio Emilia Franc Šivic Associazione Apicoltori della Slovenia di Ljubljana (Slovenia)

FINE PRIMA PARTE


Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità);

all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, qua-

B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo

le proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto

di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni

4) Decorrenza.

materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio

i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasfe-

assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione

rimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circo-

all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a

lazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi

partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsa-

5) Norme e sinistri.

bilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria

personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsa-

della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma

bilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i

(tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) en-

rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati,

tro cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per

compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand,

i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia

ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipol-

2) Massimali e Franchigia.

saiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per ca-

159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato

pitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro)

perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pre-

per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e

giudichi i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni

cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che

o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta

dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro.

di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato.

3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accetta-

Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale.

zione di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n.

Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono:

159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere vi-

A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a:

sione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente

FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mez-

dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente

zo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun

fra la Compafgnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unica-

apiario da assicurare).

mente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata. Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

56 | Apitalia | 3/2022


1 2

IL SOTTOSCRITTO........................................................................................................................................................................................................ INDIRZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA.............................. TELEFONO........................................................................... EMAIL............................................................................................................................. CODICE FISCALE................................................................ PARTITA IVA................................................................................................................... nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. .........................

Apiario composto da n°..................................... alveari Comune, Provincia......................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione......................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo............................................................................................................................................................................................................... Coordinate satellitari..................................................................................................................................................................................................... NOTA BENE Che rimette

Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare. a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927 unitamente alla presente

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ......................................................................................................................... Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia .........................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite.

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ...........................................................................................................

Mod. 01/2022 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

3/2022 | Apitalia | 57


INSERZIONISTI ICKO Prodotti per l’apicoltura www.icko-apiculture.com

pag. 2, 41

CHEMICALS LAIF pag. 11 Prodotti per la cura e nutrizione delle api info@chemicalslaif.it

Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230 Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz

DOMENICI Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

pag. 13

ENOLAPI Alimenti per api info@enolapi.it

pag. 17

ZOOTRADE Prodotti per la cura delle api apicoltura@mpzootrade.com

pag. 18

CENTRO APICOLTURA Prodotti per l’apicoltura info@centroapicoltura.it

pag. 25

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

pag. 27

VITA ITALIA Prodotti per la cura delle api vitaitalia@vitaitalia.191.it

pag. 32

Esperto Apistico Fabrizio Piacentini redazione@apitalia.net

ASS. ROMAGNOLA APICOLTORI Api regine di razza ligustica info@arapicoltori.com

pag. 35

Promozioni e Pubblicità Patrizia Milione redazione@apitalia.net

OTTOLINA Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

pag. 37

AL NATURALE Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

pag. 41

APIC. FAMIGLIA TETTAMANTI Regine Ligustiche tettamantiapicoltura@virgilio.it

pag. 44

LAPED Alimentazione per api info@lapeditalia.com

pag. 48

LEGA Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

pag. 60

Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net Grafica e Impaginazione Alberto Nardi redazione@apitalia.net Comunicazione e Social Media redazione@apitalia.net

Stampa Tipografica EuroInterstampa Via Eleonora Carlo Ruffini 1 - 00145 Roma Web www.apitalia.net www.facebook.com/ApitaliaRivista

Apitalia è opera protetta Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del MiniAssociata USPI e per il Turismo. stero per i Beni e le Attività Culturali Unione Stampa Periodica Italiana

Copyright © 2022 “Apitalia” - Editrice FAI Apicoltura S.r.l. - Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica riservata ai sensi dell’art. 105 e per gli effetti dell’art. 103 della legge 22.04.1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’Autore e degli artt. 31, 33, 34 e 35 del relativo regolamento di esecuzione approvato con R.D. 18.05.1942, n. 1369. Per gli abbonati: informativa articolo 13 dlgs 30/06/2003 n. 196. I dati personali da lei forniti saranno opportunatamente trattati da FAI Apicoltura S.r.l., con sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 101, sia manualmente che ricorrendo a mezzi informatici per gestire il rapporto di abbonamento. Sua facoltà sarà di rivolgersi all’Editore per far valere i diritti contemplati dall’articolo 7 dlgs 30/06/2003 n. 196: Titolare del trattamento, Responsabile del trattamento, Legale rappresentante. L’Editore declina ogni responsabilità in caso di mancato recapito da parte dei Servizi Postali. I manoscritti, le fotografie e le diapositive non richieste non saranno restituite. Foto, notizie e articoli possono essere ripresi e pubblicati solo previa autorizzazione scritta dell’Editore.

58 | Apitalia | 3/2022



DISOPERCOLATURA LEGA DESOPERCOLATURA APICOLTURA DAL 1937

Art. 4350

Disopercolatrice semi-automatica DV2 > 480 favi disopercolati all'ora > disopercolatura precisa sotto legno

Art. 4338L

Supporto per disopercolatrice > con apertura per la caduta degli opercoli > con gamba telescopica con ruote comprese

Art. 4410LM

Spremiopercoli > variazione di velocità della coclea > produzione da 17 a 280 kg all’ora, in base alla velocità d’utilizzo

Art. 4326V

Disopercolatrice Daisy > 250 favi disopercolati all’ora > velocità di avanzamento regolabile

Art. 4336L

Supporto per disopercolatrice > comprensivo di 2 cestelli raccogli opercoli > con gamba telescopica con ruote comprese

srl Costruzioni Apistiche Via Maestri del Lavoro, 23 48018 Faenza ITALY - Tel: +39 0546 26834 info@legaitaly.com

www.legaitaly.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.