Apitalia 5/2018

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Editoriale

Foto Milenka Lorenzini

Davide & Golia 28 febbraio di quest’anno il Parlamento Europeo, a larga maggioranza aveva approvato una risoluzione sul futuro dell’apicoltura dei 27 Stati membri della Ue. Venivano delineate, in quell’occasione, diverse priorità d’intervento e tra queste la messa in atto di una più incisiva politica di salvaguardia delle api e degli insetti impollinatori minacciati dall’uso improprio di insetticidi. A distanza di soli due mesi, lo scorso 27 aprile, la stretta finale è arrivata ad imbrigliare, finalmente diciamo noi, i neonicotinoidi: le competenti autorità di Bruxelles hanno deciso per il divieto dell’utilizzo in pieno campo (quindi non solo concianti, ma anche con i famosi “trampoli”) dei tre principali incriminati delle morìe: l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer, il tiamethoxam della Syngenta. La decisione è stata votata a maggioranza. Quattro i Paesi fortemente contrari: Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Danimarca; otto gli astenuti: Belgio, Bulgaria, Croazia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Finlandia. Questo tanto per farci un’idea sul valore e sul senso politico della decisione adottata. L’Italia ha sostenuto la posizione attesa da tutti gli apicoltori europei. Possiamo dirci sicuramente orgogliosi del contributo determinante che il nostro Paese ha dato alla decisione del Comitato fitosanitario dell’Unione Europea: lo sappiamo meglio di altri che i neonicotinoidi hanno falcidiato le popolazioni di api mellifere e degli altri insetti utili; è per questo che da anni ci siamo battuti per un cambiamento di rotta. La decisione adottata a Bruxelles, che vieta definitivamente l’utilizzo in pieno campo dei tre neonicotinoidi, è dunque il frutto di una corretta e opportuna interpretazione della volontà espressa dai parlamentari europei, quindi dalla maggioranza dei cittadini oltre che degli apicoltori. Un segnale forte che stacca di colpo l’Unione europea da tutto il resto del mondo, dove i governi restano alla finestra, nonostante il dilagante fenomeno della morìa degli alveari nelle loro campagne. Una decisione storica che dobbiamo leggere con l’orgoglio di un Paese, il nostro, che ha dato un contributo determinante per il presente e per il futuro dell’apicoltura italiana ed europea. Una volta tanto una buona notizia.

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Un segnale forte che stacca di colpo l’Unione europea da tutto il resto del mondo, dove i governi restano alla finestra, nonostante il dilagante fenomeno della morìa degli alveari nelle loro campagne

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