Apitalia 5/2019

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IL MALE OSCURO

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXIII • n. 5 • Maggio 2019 •- 696 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016




Leggere le Api

la Biblioteca dell’Apicoltore

TITOLO LIBRO

AUTORI

N° PAGINE

M.K. Thun

248

Antroposofica

25,00 €

• Apicoltura in sicurezza

Giacomo Perretta

84

Montaonda

10,00 €

• Apicoltura tecnica e pratica

Alessandro Pistoia

348

L’Informatore Agrario

32,00 €

F. Grosso

156

TIP.LE.CO.

15,50 €

B. Beck

120

Nuova Ipsa

10,50 €

• Cenni introduttivi per la selezione sull’ape Ligustica

INA, FAI

36

FAI

8,00 €

• Guida pratica alla produzione del polline in Italia

A. Metalori

180

Montaonda

25,00 €

• Guida pratica allo studio della melissopalinologia

AA.VV.

109

--

25,00 €

• Guida pratica di apicoltura con agenda dei lavori

G. Bosca

240

Il Castello

19,50 €

L. Bortolotti e G.L. Marcazzan

196

Edagricole

18,00 €

M. Campero

160

FAI Apicoltura srl

19,00 €

• Il mondo delle api

--

221

Fabbri

27,00 €

• Il piacere delle api

P. Fontana

610

WBA Books

24,00 €

• Il polline

Alin Caillas

108

FAI

19,00 €

• Il ronzio delle Api

J. Tautz

302

Springer Verlag

29,00 €

• Il tempo delle api

M. L. Winston

338

Il Saggiatore

23,00 €

F. Ruttner

344

FAI

35,00 €

Padre Mathias Dugat

72

FAI

16,00 €

M. Gonnet, G. Vache

70

FAI

10,00 €

F. Frilli, R. Barbattini, N. Milani

112

Calderini Edagricole

17,00 €

Abate Warrè

272

Montaonda

18,00 €

R. Menzel, M. Eckoldt

310

Raffaello Cortina

29,00 €

• La meravigliosa vita delle api

G. Accinelli

155

Pendragon

14,00 €

• La produzione del miele in favo

R. A. Morse

112

FAI

12,00 €

• La rivoluzione dell’alveare

M. Grasso

138

Terra Nuova

14,80 €

• La vita sociale delle api - trattazione divulgativa

M. Spinett

192

Taiga

10,00 €

• Le api - biologia, allevamento, prodotti

A. Contessi

570

Edagricole

42,00 €

• Le api

R. Steiner

150

Antroposofica

14,00 €

• Le api

Herrera, Gallo

96

FAI

30,00 €

• Le api e la penna

A. De Spirito

142

Studium

13,00 €

• Le api in poesia

C. Graziola

350

Montaonda

15,00 €

• Le api per l’impollinazione

D. Frediani

82

FAI

10,00 €

• Le api - storia, mito e realtà

C. Preston

248

ORME

16,00 €

A. Contessi, G. Formato

386

Edagricole

38,00 €

H. Storch

78

Européennes Apicoles

15,00 €

E. Carpana e M. Lodesani

410

Springer

49,90 €

• Strategie di sopravvivenza delle colonie di api

H. Wille

56

FAI

10,00 €

• Un cucchiaio di miele

H. Ellis

192

Guido Tommasi

25,00 €

• Apicoltura

• Apipuntura - terapia medica con veleno d’api • Apiterapia

• I prodotti dell’alveare • I mille segreti dell’alveare

• L’allevamento di Api Regine • L’alveare “grattacielo” con più regine

•novità•

• L’analisi sensoriale dei mieli • L’ape - forme e funzioni • L’apicoltura per tutti • L’intelligenza delle api

• Malattie delle api e salute degli alveari • Osservando la porticina di volo dell’arnia • Patologie e avversità dell’alveare

EDITORE

PREZZO

• ORDINI E INFO • FAI Apicoltura srl - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Tel. 06. 6877175 - commerciale@faiapicoltura.biz


EDITORIALE

AETHINA TORBIDA

È GIUNTA IN ITALIA NEL 2014, AGISCE ANCORA NELL’OMBRA

C

ome una bomba innescata: altro non c’è da dire per descrivere il rischio che oggi Aethina tumida ancora rappresenta per la nostra apicoltura. Per chi non avesse seguito le puntate precedenti, parliamo di un coleottero esotico che infesta gli alveari e li porta fino al collasso; l’unico caso, il nostro, tra tutti i Paesi dell’Unione europea. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, quale Centro di Referenza per la Salute delle Api, ne ufficializzò la presenza a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, a settembre del 2014. Probabile l’origine africana, ignoti i propagatori. A norma di legge sarebbe obbligatorio denunciarla, eliminarla distruggendo gli alveari colpiti o contenerla con appositi mezzi. Eppure, a distanza di ormai cinque anni, Aethina tumida è ancora lì che opera indisturbata e fa scorribande in un sempre più vasto areale. Il coleottero si è accampato, ha sbarcato il lunario come poteva, ha trovato un ambiente congeniale, si è sottratto ai controlli e si è riprodotto; ma si è anche concesso a quei curiosi che sono andati a conoscerlo da vicino con l’idea di sfruttarne le potenzialità. Una creatura abilissima, insomma, al punto che a nessuno è finora riuscito di prenderla per le corna e domarla come si dovrebbe. L’Unione europea, per non incagliarsi in un così torbido fondale, si è cautelata chiedendo all’Italia speciali misure di protezione. Ecco perché fino al 21 aprile del 2021 il nostro Paese dovrà garantire il divieto di spedizione di api e loro prodotti, di alveari e attrezzi a rischio; ma anche effettuare ispezioni, controllare spostamenti, notificare i risultati delle indagini, adottare misure più stringenti e tenere informate le Autorità sanitarie di tutti gli altri Stati membri. Ciò spiega l’immediata risposta di Roma a Bruxelles: un piano di sorveglianza sanitaria con più di mille ispezioni che saranno utili, almeno sulla carta, a dimostrare l’impegno italiano nel fronteggiare l’invasione del coleottero. Sollevando così il nostro

C’È MA NON SI VEDE SI DIFFONDE E FA DANNI PRIMA O POI ESPLODERÀ apparato sanitario da ogni ulteriore responsabilità. Per non saper né leggere né scrivere, infine, si è dato incarico ad un ateneo abruzzese di somministrare un questionario sul controllo di Aethina tumida : si vuol sapere dagli operatori del settore se la politica adottata in Italia sia “corretta”, se crei “problemi di accettabilità sociale” o se debba essere in qualche modo rivista. Concetti per certi aspetti “eversivi”, dato che si riferiscono a norme vigenti che, se impraticabili, in questi cinque anni avrebbero dovuto subire le necessarie modifiche. A quanto pare, insomma, la traiettoria punta verso un prossimo e possibile cambio di strategia. Potremmo esser costretti a delimitare una macro “zona rossa” che isolerebbe l’Italia dal resto d’Europa; meglio allora sarebbe un declassamento di rischio per Aethina tumida con la quale, obtorto collo, dovremo convivere perché inarrestabile. Nel frattempo si spenderanno soldi per la ricerca, si autorizzeranno farmaci anti-coleottero, si distribuiranno trappole più o meno efficienti, serviranno più fogli cerei e sciami, si faranno analisi per garantire l’igienicità del miele. Coloro che chiedevano libertà di azione avranno avuto ragione su tutti gli altri e l’apicoltura rischierà di diventare sempre meno sostenibile. Gravi e irreparabili saranno le perdite al patrimonio genetico dell’ape italiana e alla nostra biodiversità. Un’operazione con pochi vincitori e tanti sconfitti.

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SOMMARIO

Apitalia N. 696 | 5/2019 gli articoli 5 EDITORIALE Aethina torbida 10 PRIMO PIANO Aethina tumida: nuovo piano di sorveglianza Fabrizio Piacentini 12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Particolari della vita che si rinnova Alberto Guernier 15 AGENDA LAVORI. NORD Natura policroma

Maurizio Ghezzi

17 AGENDA LAVORI. NORD-EST Api pronte per le fioriture Giacomo Perretta

29 CENSIMENTO MORÌE COLOSS 2019: indagine sulle perdite e sulla sopravvivenza delle colonie 36 PATOLOGIE Nuove armi in aiuto dell’apicoltore 39 BIOLOGIA Dentro il multibioma: ecosistema intestinale Gianni Savorelli 42 RICERCA Analisi biometriche e molecolari in apicoltura Roberto Reali, Lorenzo Della Morte 48 ARTE L’ape nell’arte contemporanea Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini

20 AGENDA LAVORI. CENTRO Chi ha tempo non aspetti tempo Stefano De Pascale 24 AGENDA LAVORI. SUD Buon metodo e buona programmazione Santo Panzera 27 AGENDA LAVORI. SUD E ISOLE Primavera altalenante e controllo dell’alveare Vincenzo Stampa

LA NUOVA POLIZZA ASSICURATIVA PER GLI ALVEARI a pag. 56

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i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare Serve una riflessione sulla condizione dell’ape, spesso costretta in un ambiente ostile o sottomessa dall’uomo a logiche di profitto non più sostenibili: un male oscuro che va curato, prima che sia troppo tardi. (Foto David Hablützel)

hanno collaborato a questo numero

abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta)

€ 30,00

2 anni (20 numeri carta)

€ 54,00

Italia, una copia/arretrati

€ 5,00

G. Bologna (foto pag. 10, alto), A. De Pascale (foto pag. 11), Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Giancarlo Martire (foto pag. 17), Stefano De Pascale, Santo Panzera, Giorgio Iseppi (foto pag. 24), Vincenzo Stampa, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Gianni Savorelli, www. apicolturareginaitalia.eu (foto pag. 41), Roberto Reali, Lorenzo Della Morte, Renzo Barbattini, Giuseppe Bergamini, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno, Patrizia Milione.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

azzurro

bianco

giallo

rosso

verde

0o5

1o6

2o7

3o8

4o9

(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2019”)

i nostri valori: siamo dalla parte dell’ape italiana, ligustica di spinola Lo stemma circolare dell’ape regina al centro della scritta che recita “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” accompagna da sempre le pubblicazioni curate dalle firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine

Questa è la medaglia d’oro accompagnata dalla menzione speciale della Giuria internazionale che ha riconosciuto Apitalia miglior rivista di apicoltura per i suoi contenuti redazionali, la qualità del corredo fotografico e il valore tecnico-scientifico

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo

5/2019 | Apitalia | 7



Foto www.survivalreporter.it

FOTO DEL MESE

NOTRE-DAME: API SCAMPATE ALLA FURIA DELLE FIAMME È passato poco più di un mese dal devastante incendio che ha divorato tetto, guglia e parte della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Le fiamme, fortunatamente domate dai pompieri, non hanno raggiunto l’apiario che dalla primavera del 2013 era stato installato sul tetto della sagrestia, nella porzione sud-ovest della struttura. Ospitando gli alveari le Autorità religiose avevano voluto contribuire al mantenimento della biodiversità, testimoniando la bellezza del Creato in un ambiente urbano. Una vicenda che oggi, a ragione, appare quasi incredibile visto che le api di Notre-Dame sono scampate miracolosamente alla furia del fuoco!

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PRIMO PIANO

AETHINA TUMIDA: NUOVO PIANO DI SORVEGLIANZA

IL MINISTERO DELLA SALUTE HA ATTIVATO UNA FITTA SERIE DI CONTROLLI: OLTRE MILLE GLI APIARI DA ISPEZIONARE di Fabrizio Piacentini

C

on Nota n. 0007416 del 15.03.2019, il Ministero della Salute ha diramato agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Province Autonome, oltre che agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali presenti sul territorio nazionale, il “Piano di Sorveglianza Nazionale - Aethina tumida, Anno 2019”. Tali disposizioni discendono, stando a quanto comunica la competente Direzione della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari, dalla persistenza di Aethina tumida nella provincia di Reggio Calabria; il Piano prevede dunque l’esecuzione di controlli clinici sia di tipo randomizzato che basati sul rischio. I controlli disposti dalle Autorità sanitarie, su indicazione del Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura operante presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, sono stati ripartiti secondo un indice di rischio proporzionato alla consistenza del patrimonio apisti-

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co esistente in ciascuna regione. Il numero di apiari che i Servizi Veterinari delle ASL dovranno ispezionare, ai fini dell’accertamento della eventuale presenza del coleottero che infesta gli alveari, è riportato nella Tabella n. 1 dalla quale risultano escluse la Calabri e la Sicilia per le quali le Autorità sanitarie hanno previsto un diverso piano di intervento motivato dal maggior indice di rischio atteso in queste due aree geografiche. Per la “zona di protezione” vigente sui territori della Calabria sono previsti, invece, controlli su 14 apiari per la Provincia di Reggio Calabria, 6 apiari per la Provincia di Vibo Valentia, 27 apiari per la Provincia di Cosenza. Sul restante territorio della regione Calabria sono previsti controlli su un totale di n. 164 apiari. Diverso, invece, il trattamento previsto per la regione Sicilia dove l’attività di controllo voluta dal

Regione Provincia autonoma

Numero di Ispezioni

Valle d’Aosta

10 apiari

Piemonte

44 apiari

Lombardia

31 apiari

Liguria

10 apiari

Friuli-Venezia Giulia

10 apiari

Provincia Autonoma Bolzano

10 apiari

Provincia Autonoma Trento

10 apiari

Veneto

27 apiari

Emilia-Romagna

26 apiari

Marche

29 apiari

Toscana

69 apiari

Umbria

19 apiari

Lazio

24 apiari

Abruzzo

16 apiari

Molise

10 apiari

Campania

54 apiari

Basilicata

17 apiari

Puglia

33 apiari

Sardegna

61 apiari

Totale

510 apiari


Ministero della Salute ha previsto, in ragione del rischio di infestazione che corre l’Isola, visti le tradizionali movimentazioni verso e dalla Calabria, un totale di 328 apiari, così ripartiti sulle nove province: Agrigento, 19 apiari; Caltanissetta, 20 apiari; Catania, 60 apiari; Enna, 29 apiari; Messina, 30 apiari; Palermo, 53 apiari; Ragusa, 29 apiari; Siracusa, 51 apiari; Trapani, 13 apiari. Il Piano di Sorveglianza del Ministero della Salute, inoltre, prevede idonei controlli nei porti di Genova, Livorno, Napoli e Salerno, visto che le popolazioni di Aethina tumida rilevate in Italia sono di origine africana e quelli indicati risultano essere i porti italiani attraverso i quali viene introdotto nel nostro Paese legname proveniente dall’Africa.

I criteri di rischio che le Autorità sanitarie locali dovranno prendere in considerazione per la scelta degli apiari da sottoporre a controllo sono i seguenti: • apiari che effettuano attività di nomadismo fuori Regione o Provincia Autonoma; • apiari che ricevono materiale biologico (api regine, pacchi d’ape, ecc.) da altre Regioni e Province Autonome; • apicoltori che posseggono diversi apiari stanziali in più Regioni o Province Autonome; • apiari ritenuti a rischio in funzione di altri criteri territoriali o produttivi; • impianti di smielatura che ricevono melari provenienti da territori extraregionali. Per l’esecuzione del controllo, il prerequisito per gli apiari a ri-

schio è che tutti gli alveari siano dotati di trappole al momento del ritorno in sede e almeno 15 giorni prima dell’esecuzione della visita da parte del veterinario Ufficiale. La visita clinica dovrà prevedere il controllo sul 50% degli alveari e sul 50% delle trappole. Anche gli impianti di smelatura dovranno essere ispezionati all’arrivo dei melari al fine di rilevare la presenza di larve o adulti di Aethina tumida. L’informativa che qui stiamo anticipando serva da monito ai responsabili delle Associazioni territoriali e agli stessi Apicoltori affinché siano in grado di verificare che i controlli rispondano ai criteri indicati e, soprattutto, non trascurino soggetti che invece meritano di essere attenzionati.

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

PARTICOLARI DELLA VITA CHE SI RINNOVA

LA DERIVA, SOTTOVALUTATA, PUÒ DIPENDERE DALLA CATTIVA GESTIONE DEGLI SPOSTAMENTI di Alberto Guernier

A

scandire il tempo che passa, per un apicoltore, ci sono soprattutto le stagioni; la più animata di lavoro, speranze e impegni è senz’altro la primavera. Un’altra primavera verrebbe da dire, più matura e consapevole, di etica e di tecnica apistica, rivisitazioni comprese in un periodo storico dove tutto sembra già essere stato scoperto. Si riparte dunque con i travasi, a cui un tempo si dedicava cotanta attenzione: gli spostamenti mattutini, notturni, sempre all’inseguimento delle fioriture più copiose, di quel “grande raccolto”, quello in grado di fare la differenza, perché ormai siamo tutti professionisti… Non ci accontentiamo più di giocare con le api, di osservare, con i loro e con i nostri occhi, lo spettacolo di un’altra primavera. È vero che le leggi dell’economia ci impongono ora di “trottare”, ma vorrei ricordassimo tutti, indistintamente, che esistono - ne sono convinto - danni da stress, dovuti a trasporti maldestri, fatti nei modi e nei tempi sbagliati, derive... Già, perché chi si preoccupa più della 12 | Apitalia | 5/2019

deriva? È in fondo così comodo mettere centinaia di alveari in fila! Il mondo dell’apicoltura ha avuto l’agognato cambio generazionale, una moltitudine di persone nuove ad occuparsi di una delle branche più peculiari dell’agricoltura, desiderose di fare reddito. A volte mi domando se non debba proprio più esistere soddisfazione che non derivi dal successo economico, il piacere di fare un lavoro come sappiamo debba essere fatto, di girarsi

IL FENOMENO PORTA UNO SCOMPENSO DI API ADULTE


dunque indietro e guardare un lavoro fatto come si deve! Ciò detto, passiamo a fare qualche considerazione sulle pratiche apistiche, lasciando ad ognuno di noi il diritto e il dovere al farne o meno uso, senza l’assurda pretesa di possedere la assoluta certezza. L’allargamento delle famiglie è un’operazione molto frequente in primavera, sia a seguito di un travaso nucleo-arnia, sia semplicemente per seguire il normale sviluppo di incremento di scorte e covata in famiglie già inarniate. I telaini con foglio cereo, vanno aggiunti dopo l’ultimo favo di covata, meglio se coadiuvati da nutrizione o in presenza di buone importazioni; essi possono poi,

una volta costruiti, essere spostati in posizione più centrale nella camera di covata. Se, come accade spesso al nord, in primavera si verificano periodi abbastanza lunghi di maltempo, dove le api non possono bottinare, si hanno notevoli possibilità che il foglio cereo venga completamente e irreparabilmente rovinato dalle api, attraverso parziale distruzione lungo le armature in ferro. Seppure sia vero che il fenomeno di deriva (su cui si può trovare discreto materiale in letteratura) rappresenta alla fin fine, “solo” una dispersione irrazionale di api, a scapito di alcune colonie, a favore di altre di uno stesso apiario, non trova ragione di essere sottovalu-

tato o addirittura stimolato con tecniche apistiche inopportune, in quanto favorisce la diffusione di malattie (praticamente tutte) varroa in primo luogo. La deriva, porta ad uno scompenso, a volte notevole, di api adulte, dando più danno alle famiglie deficitarie che si trovano costrette a sopperire, anche con un invecchiamento anticipato delle giovani api che, gioco-forza, diventano bottinatrici anzitempo, piuttosto che beneficio a quelle riceventi, cioè che si avvantaggiano in certa parte di questo errore di volo. Fenomeno che si verifica spesso durante gli spostamenti, all’apertura degli alveari in nuovi luoghi, eseguita d’abitudine alle prime luci del giorno, cioè

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST quando l’istinto delle api le porta a volar fuori come proiettili! Si vedono spesso arnie verniciate a caso nella facciata di ingresso, della serie: coscienza a posto... ma il discorso di forme e colori riconoscibili dalle api è cosa ben più complessa! Sarebbe a questo scopo più utile sistemare gli alveari in zone ricche di strutture naturali (cespugli, alberi, corsi d’acqua) e non il solito prato costeggiante la strada, comodo al furgone! È anche utile spostare gli alveari riproponendo la formazione di partenza, magari con orientamenti diversi e così via. Se poi tutto questo non fosse alla nostra portata, possiamo sempre

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fare quello che mi venne insegnato tanti anni fa, quando il mondo procedeva un po’ più lentamente, ma le cose si facevano ugualmente: Una volta aperti gli alveari nella nuova postazione, si sistemavano davanti alle porticine, delle frasche tagliate, addossate agli alveari, tanto da rendere difficoltosa l’uscita per le api, che così avevano il tempo di capire dove si trovavano; il sole poi, nell’arco di una giornata, faceva appassire le foglie, lasciando loro libera la strada senza l’intervento dell’apicoltore. In effetti dire che la deriva riguarda solo api dello stesso apiario è inesatto; possono infatti verificarsi derive fra apiari diversi: questo avviene soprattutto quando a

causa della posizione dell’apiario, vengono a formarsi dei corridoi di volo, come delle autostrade nel cielo, dove transitano api indaffarate a bottinare, e al ritorno vengono come trascinate dal flusso “stradale” più sostanzioso e finiscono con lo sbagliare strada. Poniamo quindi anche attenzione, agli apiari vicini, evitando di buttarsi a capofitto nel primo appezzamento che risulta libero, anche se è in un buon posto: un’attenta valutazione ci eviterà spiacevoli conseguenze, ricordandoci che finito un raccolto ne inizia un altro, a patto di avere ancora le api e in buona salute. Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

NATURA POLICROMA

TEMPERATURE MITI E FAMIGLIE BEN SVILUPPATE, L’ATTIVITÀ APISTICA RIPARTE CON GRAN VIGORE di Maurizio Ghezzi

PER ARGINARE LA SCIAMATURA CREARE NUCLEI ARTIFICIALI

F

inalmente un mese con le sue tante certezze: “acqua di maggio è la parola di un saggio; aprile fa il fiore e a maggio si ha il colore; maggio asciutto e soleggiato, molto grano a buon mercato” e così via. Di sicuro un mese che porta anche con sé il periodo di massima espressione della primavera. Per le sue giornate più lunghe e luminose veniva consacrato, dagli antichi romani, ad Apollo divinità legata alla luce; mentre i Celti lo associavano al fuoco luminoso, loro simbolo di risveglio della natura. Di sicuro per noi apicoltori vale soprattutto la regola che questo è di gran lunga il periodo più generoso per le nostre api, in cui abbondano

fioriture e risorse nettarifere mentre lo sviluppo delle famiglie, guidato dal ritmo della stagione, prosegue in un costante incremento esponenziale. Dopo un mese d’aprile spesso mitigato da giornate oscillanti fra il mite e il fresco, siamo ora in un tempo in cui la ripresa della attività apistica fa il suo ritorno con grande vigore. Le giornate ora con temperature quasi costantemente al di sopra dei 15/16 °C consentono alle api di poter girovagare per prati e giardini alla continua ricerca di polline e di nettare. Le famiglie sono ormai ben sviluppate e la regina che ha già ripreso da tempo a deporre con forza permette alla colonia di continuare ad ingrandirsi con una costante e progressiva crescita. Si dice anche: “in maggio fa quel che ti pare” e questo detto non vale però per le nostre api perché in questo periodo all’interno dell’alveare si contano all’incirca 40.000/50.000 “affittuari” e ciò richiede che vi sia una perfetta organizzazione nello svolgimento dei propri compiti da parte di ciascuno di essi affinché lo sviluppo della famiglia possa avvenire correttamente. Per questo motivo sarà necessario che la spazzina pulisca, la nutrice nutra, la ceraiola costruisca, la ventilatrice ventili, la guardiana protegga l’alveare e la 5/2019 | Apitalia | 15


AGENDA LAVORI. NORD

bottinatrice provveda alle provviste. Così tutto procederà per il meglio garantendo una buona crescita della colonia. Allo stesso tempo però è necessario che l’apicoltore rimanga ben vigile per prevenire e contrastare la sciamatura (se già non era intervenuto in precedenza), fenomeno ancora ben presente in questo periodo, in particolare nelle postazioni collinari in cui la stagione è un po’ in ritardo rispetto alla media a causa di un clima più fresco dovuto proprio alla particolare collocazione geografica. Le tecniche per il contrasto della sciamatura sono più o meno note a tutti e ciascuno di noi, son sicuro, custodirà gelosamente la propria. Tecnica personale a parte, ritengo comunque una pratica valida quella di aggiungere un melario al nido per aumentare lo spazio a disposizione della famiglia lasciando al suo interno qualche telaino da costruire per dar possibilità alla ceraiole di perdersi nello svolgimento della propria principale attività. Questa metodica però rappresenta un trattamento tampone a breve termine, perché una volta terminato il lavoro di costruzione dei favi e stivate riserve di miele nel melario l’istinto sciamatorio ritornerà ad impossessarsi della famiglia. Si potrà in que16 | Apitalia | 5/2019

sto caso, una volta che il primo melario sia stato quasi completamente riempito, posizionarne un secondo al di sotto del precedente, sempre con qualche telaio da costruire ex novo, così che la famiglia percepisca velocemente la presenza di ulteriore nuovo spazio a essa disponibile. Una tecnica di prevenzione a più lungo termine, a mio avviso particolarmente valida sopratutto se ci si trova di fronte a famiglie molto sviluppate, per le quali probabilmente a poco servirebbe la semplice aggiunta di un melario, è rappresentata dalla creazione di un nuovo piccolo sciame mediante prelievo di un paio di favi di covata e di uno di scorte, all’interno del quale collocheremo anche la vecchia regina orfanizzando temporaneamente la famiglia donatrice la quale, continuando la raccolta di miele, si dedicherà così anche ad allevare una nuova regina perdendo, nel frattempo, le proprie velleità sciamatorie che solitamente scompariranno del tutto alla nascita di una nuova, giovane, forte e prolifica regina. A questo punto, se tutto sarà andato per il verso giusto, sarà giunto anche il momento di raccogliere i primi melari riempiti sostituendoli con altri ancora da riempire. Per la rimozione del melario, sug-

gerisco di posizionare, nel tardo pomeriggio, l’apiscampo al di sotto del melario da recuperare e la mattina successiva di buon ora (verso le 6 o le 7 al massimo) andare a prelevarlo. Vi assicuro che a quest’ora di prima mattina saranno veramente poche le api presenti sui favi del melario e la famiglia è ancora parzialmente assopita, ciò ci consentirà di lavorare con grande calma e serenità, e di questo tranquillo e pacifico clima ne gioveremo molto sia noi che le nostre api. Una volta effettuato il primo raccolto, volendo, si potrà già anche procedere alla prima smielatura, dopo aver verificato che il miele abbia la corretta umidità: in caso contrario sarà bene, utilizzando un deumidificatore, portare al corretto grado di umidità il nuovo miele prima di centrifugare ed invasettare. Pensando all’abbondanza e alla bellezza di tutte le fioriture di questo periodo vi saluterei dicendo: che sia acacia, che sia tiglio, che sia ailanto, anche tu apicoltore sii come un bel fiore, fiorisci liberamente e lascia che le api conquistino il tuo cuore e rubino la tua mente! Buon raccolto a tutti. Maurizio Ghezzi


AGENDA LAVORI. NORD-EST

API PRONTE PER LE FIORITURE

ANCHE GLI APICOLTORI MENO ESPERTI E STANZIALI POSSONO PRODURRE MIELI MONOFLORA di Giacomo Perretta

POSIZIONATE I MELARI SE IL NIDO

Foto Giancarlo Martire

NON È COMPLETO

E

ccoci nel periodo più bello per l’apicoltore, ricco di fiori e nettare, le api instancabili guizzano da un fiore all’altro per il loro ma anche per il nostro piacere. Le numerose tecniche che si mettono in pratica sono tutte indirizzate ad una maggiore produzione, è quindi inevitabile che vada a descrivere quelle che più si sono affinate nel tempo. Per un momento dimentichiamo la varroa e consoliamoci guardando il vorticoso volo che le api fanno davanti all’alveare.

Sicuramente abbiamo già messo i melari e vediamo come comportarci con tecniche che favoriscono la produzione senza impegnare o sfruttare le api. Avete sicuramente notato che le api costruiscono favi anche se non ci sarebbero le condizioni climatiche e sufficiente numero di api ceripare, esse infatti utilizzano cera vecchia recuperata e mista a un po’ di cera vergine; questo avviene dove c’è spazio sufficiente per costruire due o tre cellette, cioè superiore ai 9 mm, definito “spazio d’ape”. Compito dell’apicoltore sarà creare lo spazio necessario al deposito del nettare, mettendo i melari. Una nota: le api prima di costruire le cellette di cui vi ho scritto, depositano la cera sulla parte alta del favo allungandone le celle; togliendo il coprifavo è possibile vedere che, per tutta la lunghezza dei longaroni, le prime celle dei favi sono contraddistinte da un prolungamento di cera vergine facilmente distinguibile perché bianca: questo è il segnale che manca spazio (in gergo apistico si dice “imbiancare i favi”). Il primo elemento da valutare è l’importazione, se è abbondante non indugiate e mettete subito il 5/2019 | Apitalia | 17


AGENDA LAVORI. NORD-EST melario. Non è importante quanti telaini avete all’interno dell’alveare, quando c’è importazione e il nido è pieno mettete l’escludiregina e il melario. Un consiglio: se il vostro escludiregina è in metallo, passatelo alla fiamma, eviterete di veicolare patogeni. Può succedere che abbiate un alveare con solo sette telaini. Ebbene, in caso di importazione degna di nota, mettete ugualmente il melario. La regina, in presenza di periodo di una grande importazione smette la deposizione indipendentemente dalla grandezza della famiglia e questo è il momento che deve essere sfruttato dall’apicoltore accorto. L’allargamento del nido durante l’importazione non solo è inutile, ma in alcuni casi anche dannoso: i nostri insetti riempiranno il favo che avete aggiunto con il nettare appena importato e quando poi aggiungerete il melario, sarete costretti ad aspettare che sia la regina a spingere le api verso il melario stesso. Ancora peggio. Può accadere che il nido venga riempito di miele e voi non avete ancora aggiunto il melario: in questo caso la regina non

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trovando più spazio sufficiente per deporre, potrebbe prepararsi alla sciamatura. Quando le api terminano di importare nettare, la regina inizia nuovamente a deporre. Una tecnica per allargare il nido, sempre al termine della fioritura, è quella di mettere al centro della covata un favo che sia stato posto, almeno un giorno, lateralmente. Quando le api avranno iniziato a costruire cellette, lo si sposta al centro per dar spazio alla covata. PRODURRE MONOFLORA CON ALVEARI STANZIALI Per gli apicoltori meno esperti, e stanziali, ecco alcune regole per fare un buon miele monoflora, anche se non raggiungerà di certo, la purezza di quello prodotto dai “nomadisti”, che portano gli alveari in posizioni specifiche durante le fioriture. In questo mese prenderemo, per esempio, il miele di acacia, sappiamo che anche in pianura c’è qualche albero di acacia che ci può permettere di fare un discreto monoflora. Ipotizziamo che sia appena iniziata la fioritura dell’acacia, assicuratevi che i fiori comincino ad aprirsi e poi seguite la procedura che vi sug-

gerisco: se avete melari già sugli alveari messi per i raccolti primaverili, toglieteli e rimettetene di vuoti. Riponeteli in magazzino, li riutilizzerete a fine raccolto dell’acacia. Il miele che otterremo, pur essendo più giallo dell’acacia in purezza, sarà comunque un ottimo prodotto. È sempre meno facile produrre un miele di acacia puro; da molti anni le acacie non sono più piantate ai limiti dei terreni, per delimitarne i confini. Spesso accade che questi alberi vengano addirittura estirpati, perché “disturbano” le colture. In passato il legno di acacia era spesso usato per la fabbricazione di manici di zappe, rastrelli e, soprattutto, per realizzare resistenti e duraturi pali di sostegno alle vigne, oggi sostituiti dal cemento. Concludendo, solo conoscendo le colture che vengono seminate in prossimità dei nostri apiari (trifoglio e colza, fra i più comuni), valutando anche la capacità produttiva delle piante nettarifere, potremo programmare la raccolta di mieli uniflorali senza avere la necessità di spostare i nostri alveari. Giacomo Perretta



AGENDA LAVORI. CENTRO

CHI HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO

PER PRODURRE UN MIELE IN PUREZZA, È NECESSARIO TOGLIERE VELOCEMENTE I MELARI A FINE FIORITURA di Stefano De Pascale

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uando si lavora con le api, amatori o professionisti che sia, si impara ben presto che la natura non aspetta. Bisogna essere sempre pronti ad inseguire gli incessanti ritmi delle fioriture; se ci si pensa bene difatti, la maggior parte delle produzioni si ottengono nell’arco di tre mesi, a volte quattro, a meno di particolari casi. Negli scorsi mesi ci siamo dedicati alla preparazione delle famiglie per l’entrata in produzione: livellamento, asportazione di covata dalle famiglie più forti per pareggiare quelle più indietro nello sviluppo, inserimento dei fogli cerei, i dovuti controlli sanitari della covata, una prima stima del livello di infestazione della varroa tramite l’analisi dei fondi degli alveari, un controllo visivo delle api sui telaini e, volendo, disopercolando un po’ di covata maschile. Questo periodo si apre con la fioritura della Robinia pseudoacacia, dal nettare dei fiori di questo albero le api elaborano un miele pregiato e molto richiesto dal mercato per la sua fluidità ed il suo sapore deli20 | Apitalia | 5/2019

cato: gioia e dolore dell’apicoltore professionista che scommette su una produzione non facile, ma da cui può ricavare una buona fetta del reddito aziendale e cominciare l’anno con il piede giusto. Una produzione non facile per diversi fattori concomitanti, la fioritura della robinia avviene in un periodo primaverile tipicamente instabile. Sono frequenti gli eventi piovosi e che, se troppo intensi e frequenti,

PER EVITARE SCIAMATURE INDESIDERATE TOGLIERE TUTTE LE CELLE REALI


possono danneggiare i fiori ed impedire alle api di bottinare. Ancor più importanti saranno le temperature medie, in caso queste siano troppo basse le api porteranno il nettare a melario malvolentieri. Altro fattore che influirà sulla buona riuscita della produzione sarà il controllo della febbre sciamatoria. Le colonie in questo periodo raggiungono il massimo sviluppo e naturalmente vanno incontro al fenomeno della sciamatura: il nostro obiettivo è che questa non avvenga in concomitanza della fioritura dell’acacia, in quanto comporterebbe il mancato raccolto da parte della colonia. Il controllo della sciamatura è un argomento abbastanza complesso,

ma bisogna partire dal presupposto che è un fenomeno che bisogna prevenire e non curare. In parole più semplici, bisogna controllare lo sviluppo delle colonie in modo che queste arrivino alle dimensioni ottimali alla fioritura; una volta che le api inizieranno a bottinare sui fiori della robinia la febbre sciamatoria andrà in secondo piano. Facile a dirsi ma non a farsi. Soprattutto non è facile dare un consiglio, una regola che valga per tutti; lo sviluppo delle colonie è strettamente dipendente dall’ambiente in cui si opera e può variare anche da apiario ad apiario. Per spiegare meglio questo concetto, userò come esempio il mio personale modo di operare sul territo-

rio, l’entroterra collinare toscano, in provincia di Pisa. Qui cerco di calibrare lo sviluppo delle colonie in modo che per l’ultima settimana d’Aprile, le api siano su sette/otto telaini di covata e pronte a salire a melario. In questa zona è plausibile stimare un ritmo di sviluppo di circa un telaino di covata ogni sette giorni, quindi nella prima settimana d’Aprile pareggeremo le famiglie su circa cinque telaini di covata, inserendo uno o due fogli cerei per famiglia. Nel mese di Maggio risulterà difficile controllare famiglie che già ai primi di Aprile hanno sette/otto telaini di covata. Diversamente nelle zone limitrofe alle coste, l’impulso a sciamare è più anticipato

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AGENDA LAVO RI. CENTRO

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Foto Fabrizio Piacentini

per l’intenso flusso pollinico. In questo caso dovremmo porre maggiore attenzione con visite più assidue e ulteriori asportazioni di api e covata. Un’eventuale febbre sciamatoria può essere dovuta anche a giorni di prolungato maltempo, con famiglie all’apice dello sviluppo che non trovano sfogo in un abbondante raccolto. In questo caso bisognerà procedere a eliminare le celle reali all’interno delle famiglie. Le tecniche per eseguire l’operazione di scellatura sono diverse. Personalmente procedo in questa maniera: prima cosa è importante contrassegnare, nel coprifavo, le famiglie che costruiscono celle e quindi quelle che hanno bisogno di una visita approfondita. Sulle famiglie che non hanno avviato il processo sciamatorio, basterà controllare qualche telaino per assicurarsi che non hanno cominciato a costruire celle dopo l’ultima visita effettuata. L’individuazione di queste non è così semplice, le famiglie sono al massimo dello sviluppo e una folta coltre d’api potrebbe nascondere qualche cella e vanificare il lavoro effettuato: è sufficiente la presenza solo di una cella opercolata per far sì che la famiglia sciami. In maniera sistematica e con la massima concentrazione, bisogna estrarre un telaino alla volta poggiando un angolo inferiore sul bor-

do della cassa e tenendo con una mano l’«orecchio» superiore. Con la mano libera si impugna la leva e la si fa scorrere in maniera dolce attorno a tutta la rosa di covata: le api presenti si sposteranno e, individuate le celle, si procede alla loro distruzione in maniera decisa, assicurandosi di asportarne tutto il contenuto. Ipotizzando che abbiamo fatto un buon lavoro ed è sciamata una bassissima percentuale di famiglie, ora bisognerà pensare a gestire i raccolti. Se il flusso di nettare è intenso,

le api sono in grado di riempire un melario in pochi giorni. Si consiglia di aggiungere il secondo melario quando i 2/3 del primo sono pieni (se non si ha tempo di controllare spesso gli apiari è bene sempre sovrastimare la posa dei melari). Il flusso nettarifero avviene in un determinato momento, nel caso le api non abbiano più spazio per stivare il miele, perderemo parte del raccolto, perdita che non potrà essere arginata con una posa dei melari in un secondo momento. Quando si vuole produrre un miele


in purezza, come quello di acacia, bisognerà essere pronti a togliere i melari velocemente a fine fioritura, per evitare che la limpidezza del miele venga “sporcata” dal nettare di altri fiori. L’umidità del miele alla raccolta dovrà essere uguale o minore al 18%. Se non si ha il rifrattometro

in apiario, è possibile procedere ad un controllo visivo dello stato di opercolatura dei favi e controllare che non goccioli nettare dai telaini. In laboratorio è bene analizzare le partite di miele in maniera più oculata con il rifrattometro e, in caso di umidità alta, procedere alla deumidificazione.

Tolti i melari pieni è bene lasciarne uno vuoto su ogni colonia: se si è fortunati presto ci saranno nuovi flussi nettariferi del rovo, i millefiori, il tiglio. Chi ha tempo non perda tempo! Stefano De Pascale

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AGENDA LAVORI. SUD

BUON METODO E BUONA PROGRAMMAZIONE

L’IMPORTANZA DI ADOTTARE UN “DIARIO DI BORDO” PER TENER TRACCIA DELLE OPERAZIONI ESEGUITE di Santo Panzera

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L’efficiente programmazione dei nostri lavori di conduzione dell’apiario presuppone una buona conoscenza delle peculiarità climatico-botaniche del territorio in cui operiamo e della biologia e dei comportamenti (etologia) delle api che alleviamo, allo scopo di operare in piena sintonia con esse e con l’ambiente. Infatti, il “gusto” dell’apicoltura, il “sale” dell’essere apicoltori consiste proprio nell’effettuare le pratiche

CERCHIAMO DI PREVEDERE L’ANDAMENTO DELLE FAMIGLIE

Foto Giorgio Iseppi

uesto è il periodo in cui tutta la natura è pervasa da un irrefrenabile fermento riproduttivo; in questo vortice frenetico della vita sia animale che vegetale le api vi entrano da protagoniste, visto il loro compito fondamentale per l’impollinazione. Proprio per garantire l’impollinazione e proteggere le api, si raccomanda agli amici agricoltori una maggiore attenzione verso gli insetti pronubi, ricordando loro che è vietato irrorare le piante con fitofarmaci durante la fioritura, evitando così i tristi fenomeni di avvelenamenti di api che in questo periodo si manifestano sempre più frequentemente. La nostra Calabria, in virtù della sua particolare dislocazione geografica ed orografia, con ridotte distanze mari-monti, presenta una grande varietà di microclimi che rendono possibile la produzione di diverse varietà di mieli ma, al contempo, non consentono di programmare un calendario standardizzato di interventi in apiario, valido per i diversi contesti climatico-ambientali.


più opportune in funzione delle variabili ambientali e dei vari possibili obiettivi soggettivamente perseguibili, di ciò che vogliamo fare con le nostre api: produrre solo miele, costituire anche sciami artificiali, allevare regine, produrre pappa reale. Da buoni apicoltori, mettendo sempre in relazione lo stato dei nostri alveari con l’ambiente ed il clima del territorio che li ospita, dobbiamo essere in grado di proiettarci nel futuro, prevedere l’andamento e l’evoluzione delle famiglie di api, indirizzandole al meglio verso i nostri obiettivi produttivi. Ad esempio, riguardo lo sviluppo della famiglia in relazione all’estensione della covata presente, è

ben noto che da un favo completo di covata nasceranno api sufficienti a popolare almeno 3 favi ed in particolare, se la covata è costituita da uova, perché le api diventino bottinatrici ci vorranno 40 giorni circa (21 per sfarfallare + 19/20 giorni di lavori di casa), mentre invece se la covata è in fase di opercolatura saranno necessari circa 30 giorni per avere nuove bottinatrici. È bene sottolineare come in apicoltura, soprattutto in questo periodo, non basta lavorare tanto, ma è necessario anche adottare un buon metodo ed una buona programmazione; infatti, vanno sempre annotate su apposite schede le operazioni che eseguiamo sulle fa-

miglie, allo scopo di seguire e monitorare il loro grado di risposta ai nostri interventi, evitando quei veri e propri segni “cabalistici” rappresentati da sassi, mattoni, frasche, variamente distribuiti sui coperchi degli alveari. Conservare traccia, in una sorta di “diario di bordo”, delle caratteristiche principali di ogni famiglia di api e degli interventi gestionali operati su di essa, non è assolutamente tempo sprecato, ma presenta una serie di innegabili vantaggi: • agevola l’individuazione immediata di qualche famiglia orfana o malata; • agevola la cernita di famiglie pronte per i melari o per il nomadismo:

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AGENDA LAVORI. SUD • consente di scegliere, a ragion veduta, i riproduttori da cui allevare ogni anno le nuove regine; • consente di avere sotto gli occhi un quadro completo e realistico della situazione dinamica globale del nostro apiario. Tra le tante informazioni che le nostre api ci forniscono ad ogni visita, quelle più utili da raccogliere e conservare sono: 1. data della visita; 2. telai coperti da api; 3. telai di covata (estensione reale della covata ottenuta sommando le porzioni di favi non completamente occupati dalla covata stessa); 4. scorte (comprendono sia i favi laterali sia le corone di miele sovra covata); 5. regina (anno di nascita, se marcata, se rinvenuta o meno nella visita); 6. melari (data di inserimento e numero); 7. annotazioni (dare/avere favi di covata, miele o api, note sanitarie, sciamatura, orfanità, cambio regina, trattamenti sanitari, eventuale rinvenimento sul vassoio del fondo antivarroa di larvette di Aethina tumida o di varroe). In questo periodo, ci si reca spesso in apiario e, con grande tensione, aguzziamo lo sguardo tutto intorno per vedere che non ci siano sciami usciti dagli alveari. Se qualche alveare dà segni di sciamatura ed ha raggiunto un punto di “non ritorno”, in cui le api ormai da giorni tengono la regina a dieta stretta per farla dimagrire e metterla così in condizione di 26 | Apitalia | 5/2019

volare, con conseguente diminuzione, se non arresto, della deposizione, collocazione di miele nelle celle che avrebbero potuto ospitare uova ed allevamento di celle reali di sciamatura, possiamo intervenire in maniera risolutiva impedendo la sciamatura senza incidere in modo rilevante sulla prossima produzione di miele. Innanzitutto andiamo alla ricerca della regina ed affinché tale operazione, data la popolosità della famiglia, non si tramuti in una vera e propria “battuta di caccia”, è bene prendere in considerazione alcune utili indicazioni: • l’indizio prezioso dato dal movimento delle api di ritorno dal loro bottinaggio, che pare che atterrino sul predellino ed entrino con le provviste proprio nella direzione dove essa sta deponendo; • nello stesso apiario essa segue lo stesso ritmo delle altre regine ed è di norma posizionata al mattino e alla sera al centro dell’alveare mentre verso mezzogiorno è più probabilmente dislocata lateralmente; • si ritrova facilmente sui favi nuovi nei quali vi sono maggiori concentrazioni di uova e covata fresca, poiché la corte che la segue e la nutre è costituita appunto da giovani api nutrici; • si ritrova invece più difficilmente sui favi di covata opercolata o tanto meno su quelli di scorte e ancora meno, sulle pareti e sul fondo, a meno che non siamo stati proprio noi a spingerla in questi anfratti per lei inusuali, attraverso un uso eccessivo dell’affumicatore.

Una volta individuata la regina, con un favo di covata ed uno di scorte viene inserita in un cassettino porta sciami che potrà anche essere collocato nello stesso apiario. Nell’alveare ceppo si eliminano gran parte delle celle reali, lasciandone soltanto due a diverso grado di maturazione, una la più matura o nascente e l’altra la più giovane possibile, che funge da scorta qualora la prima regina non dovesse fecondarsi; la sua orfanità temporanea determinerà l’accumulo nel nido del miele non più destinato all’alimentazione della covata, miele che sarà poi trasferito sul melario, una volta che la nuova regina sarà ritornata feconda ed avrà bisogno di spazio per la deposizione. Nella posa dei melari successivi al primo, di norma il secondo melario viene posizionato quando il primo è riempito per i ¾ ed il melario vuoto non viene accatastato sul primo ma viene messo, con la permanenza dell’escludiregina, immediatamente sopra al nido, sfruttando così la tendenza che le api hanno di accumulare le scorte di miele a diretto contatto con la covata, incentivandole così a riempire questo vuoto, allo scopo di ripristinare la contiguità covata-scorte. Non bisogna infine dimenticare che nel nostro affascinante viaggio nell’operoso, dinamico e sempre più complesso mondo apistico, gli attrezzi da porre necessariamente nel nostro bagaglio devono essere l’impegno, la passione, la competenza ed una sempre più grande dose di coraggio. Santo Panzera


AGENDA LAVORI. ISOLE

PRIMAVERA ALTALENANTE E CONTROLLO DELL’ALVEARE

LA CONOSCENZA DEL FENOMENO DELLA SCIAMATURA CI PERMETTERÀ DI NON PERDERE LE PRODUZIONI di Vincenzo Stampa

PRECISIONE INTELLIGENZA

Foto Vincenzo Stampa

PASSIONE

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l mio maestro di apicoltura, Bruno Italo Pasi di Albaredo d’Adige (VR), soleva affermare “l’apicoltore che vuole ottenere del miele deve avere gli alveari al limite della sciamatura”. Ovviamente si riferiva alla numerosità della popolazione di un alveare. La sciamatura, quella vera, dipende da molti fattori tra loro siner-

gici, come vedremo, ma, alla base, c’è un’esigenza, anzi direi un’impellenza biologica, quella riproduttiva e diffusiva della specie ed è talmente forte da non potersi sopprimere. La potremmo paragonare al sesso nei mammiferi, specie umana compresa, dove, la privazione forzosa porta a delle aberrazioni. Con un poco di PIP (precisione, intelligenza, passione), la sciamatura la possiamo governare. Alla base di ogni azione c’è la conoscenza, nel caso specifico si deve tenere conto dei fattori che governano il fenomeno. Di fondamentale importanza è l’età della regina, come si sa, quella di un anno non sciamerà, anche con avverse condizioni a contorno, quella di due anni ha un 10% di probabilità di sciamare e qui diventano importanti i fattori esterni all’alveare, quella di tre anni sciama sicuramente. Da questo primo quadro risulCelle reali su foglio cereo, sintomo di sciamatura.

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AGENDA LAVORI. ISOLE ta chiaro che è più facile e conveniente prevenire la sciamatura piuttosto che contrastarla. La sostituzione ad anni alterni della regina, come si suol dire, taglia la testa al toro. I fattori scatenanti, esterni all’alveare, sono tipicamente un andamento climatico altalenante, come nell’attuale primavera, e la trascuratezza dell’apicoltore, mentre i fattori interni sono l’età della regina, il sovraffollamento dell’alveare, il grado di ibridizzazione del soggetto allevato. Per l’ibridizzazione incontrollata abbiamo chiaramente un responsabile che non possiamo eliminare, l’apicoltore inetto, il quale imputa, erroneamente, la causa dei suoi insuccessi alla sottospecie di ape che alleva, da qui la ricerca dell’ape migliore che ha provocato un guazzabuglio genetico insostenibile con gravissimi danni all’apicoltura e a tutto ciò che da essa dipende. Ci viene in soccorso la tecnica,

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applicata con precisione e intelligenza, che non consiste nel distruggere periodicamente e sistematicamente le celle reali che l’alveare produce, questa è chiaramente una stupidaggine che produce l’aberrazione di una più vasta produzione di celle reali. Il comportamento corretto consiste nell’assecondare il fenomeno della sciamatura, che per l’alveare ha il significato di “rinnovo della regina”, per cui si procede distruggendo la maggior parte delle celle reali, tranne due: una, la più matura e più bella; la seconda, la più giovane, che fa la parte della ruota di scorta, nell’evenienza della perdita accidentale della prima regina. L’alveare ha raggiunto il suo scopo e l’apicoltore non perde la produzione. Infatti, durante il periodo di forzata orfanità, venendo a mancare i consumi a carico della covata, tutto il raccolto viene accumulato, per la maggior parte nel nido; nel

momento in cui la nuova regina inizia a deporre, le api spostano il miele nel melario. Qualcuno crede che questo modo di procedere favorisce la selezione di api sciamanti; è come dire che se una donna incinta guarda un asino farà un figlio stupido. La genetica ci dice che “le modalità riproduttive sono altamente ereditabili”, da cui si ricava che la soluzione migliore per contrastare le sciamature parossistiche consiste nell’eliminare dal processo riproduttivo le regine di alveari altamente sciamanti, sostituendole con soggetti selezionati della sottospecie tipica dell’ambiente in cui si opera. In più l’apicoltore ha a disposizione uno strumento di diffusione dei caratteri favorevoli comodo, gratuito ed altamente efficiente che è la produzione di fuchi da regine selezionate. Coltivate il vostro PIP. Vincenzo Stampa


CENSIMENTO MORÌE

COLOSS 2019: INDAGINE SULLE PERDITE E SULLA SOPRAVVIVENZA DELLE COLONIE La competente Direzione generale dei servizi veterinari del Ministero della Salute ci trasmette il questionario per la raccolta dati sulle morìe invernali delle api verficatesi fra fine 2018 e inizio 2019. Tali dati sono ritenuti di notevole importanza per la valutazione delle cause che presiedono alla salute delle colonie. Nonostante ciò ancora oggi si registrano carenze nella raccolta di dati: in Italia, pur dinanzi all’incremento di partecipazione degli apicoltori, il quadro è ancora disomogeneo sul territorio nazionale. Il Ministero della Salute chiede il nostro impegno per un’azione più capillare ed è, per tale ragione, che Apitalia esorta i propri lettori a dedicare un po’ del loro tempo a questa importante indagine internazionale

G

morte più il numero delle colonie perse a causa di problemi della regina non deve essere superiore a quello del numero delle colonie all’inizio dell’inverno. Inoltre gli apicoltori che dichiarano un solo apiario non possono avere le loro colonie a più di 15 Km di distanza una dall’altra.

entili Colleghi, questa è la versione definitiva del questionario COLOSS 2019 sulla perdita di colonie di api. Se desiderate monitorare le perdite di colonie di api nel vostro Stato, utilizzate questo questionario come di seguito indicato. Alcune domande particolarmente importanti, sono indicate con il cerchio rosso (❶, ❷, ❸ ecc.). Le domande facoltative sono indicate in grigio (❶, ❷, ❸, 22 ecc.), ma vi chiediamo di rispondere anche a queste. Con il cerchio aperto (E①, E②, E③, E④ ecc.) sono indicate le spiegazioni e le definizioni di casi particolari. Queste frasi sono di aiuto nella compilazione del questionario.

re a tutte le domande obbligatorie e che i questionari ci siano restituiti entro e non oltre il 15 giugno 2019 ad uno dei recapiti indicati nel riquadro. I questionari ricevuti dopo tale data non potranno essere presi in considerazione in quanto i dati dovranno essere trasmessi, in un’unica soluzione, ai coordinatori internazionali per la successiva analisi ed elaborazione.

SCADENZE Affinché i dati raccolti siano analizzati ed inclusi nell’indagine 2018-2019, è necessario risponde-

Email: segreteria.sc3@izsvenezie.it Fax: 049 8084258 Indirizzo postale: Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Viale dell’Università 10, 35020 Legnaro (PD)

CONTROLLO DELLA COERENZA DEI DATI Il dato relativo al numero delle colonie all’inizio dell’inverno non deve mancare e deve essere maggiore di 0, il dato relativo al numero delle colonie perse non deve mancare e deve essere maggiore o uguale a 0; il numero di colonie

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Fine del questionario

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PATOLOGIE

NUOVE ARMI PER L’APICOLTORE

NEL CONTROLLO DELLE PATOLOGIE CI VIENE IN AIUTO LA RICERCA

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llo stato attuale le api si trovano ad affrontare molti problemi: malattie e parassiti, nutrizione povera e insufficiente, insetticidi e cambiamenti climatici. La capacità delle api di resistere a queste diverse problematiche è influenzata da diversi fattori, in particolare dal loro stato nutrizionale e dall’esposizione a sostanze chimiche tossiche. Tra i parassiti più dannosi vi è l’acaro Varroa destructor, che rappresenta una grave minaccia per l’apicoltura a livello globale. Altre patologie, come la covata calcificata, hanno dimostrato di essere molto pericolose per colonie di api in molte zone d’Italia, in alcuni Paesi dell’Europa meridionale, in Canada e negli Stati Uniti. Per aiutare l’apicoltore a combattere questi problemi, l’azienda austriaca BeeVital ha ideato 2 prodotti per un controllo ottimale dell’apiario durante tutto l’anno: VarroMed e Beestrong. VarroMed può essere utilizzato nella lotta alla Varroa in 3 stagioni differenti: primavera, autunno e inverno. Il concetto alla base del suo utilizzo è avere un livello basso di 36 | Apitalia | 5/2019

varroa durante tutto l’anno. Questo si può ottenere facendo delle applicazioni ripetute in più momenti durante la stagione (Fig. 1). Il prodotto ha come principi attivi acido ossalico e acido formico, in una soluzione liquida già pronta all’uso. L’indicazione del trattamento primaverile ha principalmente lo scopo di agire sulla fase esponenziale di crescita che è strategicamente importante per combattere l’acaro, permettendo un controllo preventivo sull’infestazione che risulterà cruciale per arrivare nel periodo estivo con una presenza di acari più

BUONE CONDIZIONI IGIENICHE PERMETTONO LO SVILUPPO DI API SANE

Foto 1 - Schema del nuovo concetto di trattamento con VarroMed. L’utilizzo di VarroMed,che comprende il trattamento primaverile, toglie i problemi legati al blocco di covata in inverno con residue infestazioni. In ogni caso l’intervento in primavera interrompe la crescita esponenziale della varroa che porterà ad una carica più bassa in estate, quindi una situazione più facile da controllare.


Foto 2 - Test in laboratorio con BeeStrong su larve sane e larve infette con covata calcificata, peste americana e peste europea. a) Risultati della sopravvivenza delle larve sane con l’aggiunta di BeeStrong b) Test su covata calcificata. Il numero di calcificata dopo aver aggiunto Beestrong ritorna ai livelli della covata non infetta c) Test eseguito su larve infette da peste americana con l’aggiunta di quantità crescenti di Beestrong. Si nota come i gruppi infetti e trattati con BeeStrong riacquistano la stessa aspettativa di vita delle api sane. d) Test analogo al precedente questa volta su peste europea.

gestibile per l’apicoltore (ogni 20 varroe cadute in primavera saranno 1000 varroe in meno a fine estate). Il successivo trattamento tampone, da effettuarsi dopo l’estate, consiste in almeno 3 passaggi gocciolati da fare a distanza di 6 giorni l’uno dall’altro, senza rendere necessario l’ingabbiamento della regina con conseguente blocco artificiale della covata. Ciò è possibile grazie alla bassa tossicità del prodotto che è assicurata dagli accurati studi dell’Agenzia Europea del farmaco, svolti per più trattamenti consecutivi durante tutto l’anno. In alternativa, se l’apicoltore preferisce, può procedere al blocco artificiale della covata, e applicare un solo gocciolato di VarroMed. In questo caso l’elevata efficacia del prodotto si è dimostrata raggiungere il 96%. L’inverno è, invece, molto importante per qualsiasi strategia di lotta

alla varroa. Il trattamento con un farmaco a base di acido ossalico, come VarroMed, garantisce un’alta efficacia testata nelle diverse aree climatiche europee. Essendo il prodotto a minima tossicità, l’apicoltore ha a disposizione un’arma incredibilmente versatile e flessibile. Per quanto riguarda invece la prevenzione delle malattie della covata e il trattamento dei loro sintomi, un nuovo strumento molto efficace è Beestrong. L’obiettivo principale di questo trattamento è avere una covata ampia, densa e sana che produrrà un flusso costante di api giovani per la raccolta del polline e del miele, permettendo alla famiglia di rinnovarsi e di affrontare in maniera migliore i momenti di crisi e di stress. Bisogna dire che ci sono molti fattori che possono influenzare la covata, in particolar modo le condizioni igieniche all’interno dell’alveare che

permettono a un maggior numero di uova e larve di sopravvivere e di trasformarsi in api sane. Esperimenti condotti dal professor Crailsheim all’Università di Graz hanno dimostrato che in condizioni ideali di laboratorio circa l’88% delle larve maturano in api (Fig. 2A). Nella pratica questa percentuale dipende certamente dalle condizioni sanitarie all’interno della colonia, come la presenza di malattie, parassiti. Per questi motivi, BeeVital ha condotto numerose ricerche assieme ai suoi partner per identificare potenziali composti naturali ed estratti in grado di rafforzare la covata che il motore centrale della colonia. Il risultato di questi studi ha portato a sviluppare Beestrong. Questo composto, sorprendentemente, deriva dalle uova. Le uova, infatti, contengono tutte le sostanze richieste per alimentare lo sviluppo embrionale. All’interno di un guscio protettivo ci sono componenti che proteggono lo sviluppo dell’animale da invasori come batteri e funghi. Le ricerche condotte da BeeVital hanno scoperto che queste sostanze svolgono la loro azione in modo analogo anche sulle api. Inizialmente queste proteine, estratte e purificate, sono state testate nel laboratorio di Graz, per verificare la loro capacità di accrescere la sopravvivenza di larve sane e di proteggerle da infezioni della covata, come la covata calcificata, peste americana e peste europea. I risultati si sono rivelati molto promettenti (Fig. 2B-D). A seguito di questi sorprendenti risultati, BeeVital ha iniziato con successo a distribuire il prodotto, come 5/2019 | Apitalia | 37


PATOLOGIE alimento concentrato in Europa e negli Stati Uniti. Dai test condotti si è capito che l’azione di prevenzione è duratura nel tempo e che un’applicazione è sufficiente per almeno 3/4 mesi (25 o 50 ml per famiglia). Il prodotto, se usato secondo le istruzioni (una somministrazione in primavera e una in inverno) non lascia alcun tipo di residuo essendo totalmente natuSTAGIONE PRIMAVERA

FINE ESTATE / AUTUNNO

INVERNO

rale. Ad oggi sempre più apicoltori professionisti hanno iniziato a usare BeeStrong sia come alternativa naturale al trattamento delle malattie della covata, sia per migliorare la produzione delle loro famiglie. Inoltre, recentemente il secondo apicoltore più grande al mondo, Ron Spears, che possiede circa 50.000 alveari ha iniziato a usare BeeStrong in tutti i suoi apiari.

TRATTAMENTO

MODO D’USO

Beestrong

25 o 50 ml in aggiunta allo sciroppo, una sola somministrazione

VarroMed

gocciolato interfavo, da 1 a 3 applicazioni

VarroMed

gocciolato interfavo, da 3 a 5 applicazioni senza blocco di covata oppure 1 applicazione con blocco di covata

Beestrong

25 o 50 ml in aggiunta allo sciroppo, una sola somministrazione

VarroMed

gocciolato interfavo, 1 applicazione con blocco di covata

Per maggiori informazioni consigliamo di consultare i siti www.varromed.it e www.beestrong.it

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Non va inoltre dimenticato che sia VarroMed che Beestrong sono prodotti adatti all’apicoltura Biologica. Ricapitolando, Varromed e Beestrong sono due prodotti formulati, studiati e testati in Austria e rappresentano al momento, il livello più avanzato di qualità e ricerca nel settore apistico al fine di garantire prestazioni ottimali in qualsiasi tipo di apiario.


BIOLOGIA

DENTRO IL MULTIBIOMA: ECOSISTEMA INTESTINALE

PROSEGUE IL VIAGGIO NEL TRATTO DIGESTIVO DELLE API di Gianni Savorelli

Titolo originale del lavoro Multibioma, dieta, permeabilità dello stomaco, successo dei patogeni infettanti. Come quel che si mangia in relazione alla presenza microbica nel tratto digestivo determina vulnerabilità nei confronti dei patogeni

AMMINOACIDI Se gli amminoacidi sono noti come costituenti delle proteine, recenti studi hanno mostrato loro importanti funzioni terapeutiche nelle patologie dell’apparato digerente.

oltre che precursore della sintesi intestinale di glutatione; inoltre è importante per l’integrità della superficie intestinale. In varie ricerche la somministrazione di glutamina ha mostrato essere una valida strategia per migliorare la struttura delle barriere intestinali.

1. Glutamina Questo amminoacido è dotato di molte funzioni ed è quantitativamente il “carburante” più 2. Arginina Questo amminoacido è coinimportante per i tessuti intestivolto in differenti funzioni dello nali e per le cellule immunitarie, stomaco in situazioni di stress e condizioni infiammatorie. Ha mostrato di preservare l’integrità delle barriere intestinali in modelli animali in diverse situazioni. 3. Triptofano Questo amminoacido è ormai ufficialmente dichiarato come attivatore del sistema immunitario. ACIDI GRASSI A CATENA CORTA SCFAs, ovvero acidi grassi a catena corta (principalmente acetato, proGocce di nettare di Euphorbia enopla.

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BIOLOGIA pionato e butirrato), sono prodotti dalla fermentazione batterica. Il butirrato è il substrato preferenziale per gli enterociti e risulta attivatore del sistema immunitario delle api (Hu 2017). Sulla base delle evidenze scientifiche dello studio “Dysbiosis-induced IL-33 contributes to impaired antiviral immunity in the genital mucosa” (Oh J. E. et al.) si ritiene che il microbiota commensale sia in grado di svolgere una importante azione relativamente all’immunità antivirale fornendo segnali induttivi: in altre parole una presenza batterica “trascina” insieme ad una attivazione immunitaria antibatterica, una attivazione immunitaria antivirale. Forse nei miliardi di

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anni di evoluzione, i sistemi immunitari dei vari soggetti biologici hanno preso atto del fatto che i batteri sono ampiamente infettati da fagi e per una loro efficace neutralizzazione può sicuramente essere utile l’attivazione di sistemi antivirali per accoppiare quelli che in loro sono presenti e che in molti modi potrebbero costituire un problema anche quando il loro ospite, il batterio, fosse stato accoppiato (ndt). Lo studio presentato mostra come disbiosi prodotta da somministrazione di antibiotico produca disfunzione nelle capacità antivirali, nelle condizioni di esperimento. Tuttavia, è mostrato altrove che vi sono microbi commensali capaci di sopprimere l’immunità antivirale

è promuovere l’ingresso dei virus e la loro replicazione nelle cellule. Purtroppo le conoscenze su questi “amici poco amici” sono ancora molto relative, ma quel che si sa induce a pensare di utilizzare estrema cautela sia nell’introdurre microbi “a caso” in un soggetto biologico, sia di avere la stessa cautela nel non provocare disbiosi all’ospite, che potrebbero portare a consistente presenza di microbi capaci di aumentare in maniera incontrollata la replicazione virale (ndt). Come si traduce questo complessissimo discorso nella vita di tutti i giorni dell’ape? Si può dire che il nettare contiene un multibiota specifico che induce a sua volta un multibiota specifico nelle api


Foto www.apicolturareginaitalia.eu

mielatrici. Di conseguenza anche il miele viene ad avere un multibiota specifico e diverso da quello del nettare. Per giunta il miele contiene amminoacidi e proteine. Ha dunque un impatto variabile, a seconda delle sue caratteristiche sul multibiota delle api, con situazioni di ridotta possibilità difensiva o al contrario alta possibilità difensiva a seconda della sua varietà florale, ma in ogni caso ha verso questo multibioma una sicura funzionalità. È probabile che presto si possa dimostrare che su certe fioriture le api divengono più vulnerabili ai patogeni in conseguenza delle modificazioni del multibioma. Tuttavia quando l’aveare non bottina nettare, neppure porta al suo interno rinnovo del multibiota che può però essere mantenuto in qualche modo col consumo di miele, se presente. Cosa succede se l’apicoltore regala all’alveare una bella quantità di sciroppo di saccarosio o di candito? Questi due alimenti sintetici

non contengono verosimilmente batteri e se per caso li contengono sono con enorme probabilità batteri delle “razze” sbagliate. Neppure sono presenti in questi alimenti sintetici proteine, amminoacidi, polifenoli etc con funzioni da prebiotico, da “restauratore di membrane intestinali” o da attivatore immunitario (triptofano, butirrato). Si può assumere che in condizioni di alimentazione sintetica tradizionale in quantità consistente il multibiota sia soggetto a significative modificazioni e così il funzionamento dello stomaco dell’ape, con conseguente relativa permeabilità intestinale e relative espressioni immunitarie. Il risultato è verosimilmente che l’ape diviene più esposta ai patogeni e lo si sa dal 2012. Per quanto la cosa abbia destato interesse minimo già nel 2012, il problema fu presentato nel lavoro “Ecologically Appropriate Xenobiotics Induce Cytochrome P450s in Apis mellifera” (R. M. Johnson et al.,

2012) che mostra fra le altre cose “come si riduce” lo stomaco delle api consumando la nutrizione sintetica attuale. Sembra piuttosto probabile che in questa situazione i patogeni trovino non poche agevolazioni. In aggiunta all’eventuale aumento di permeabilità dello stomaco dell’ape, va considerato quello che può essere l’effetto diretto dei batteri commensali su patogeni, quali ad esempio il Nosema ceranae che tutti sottovalutano perché invisibile. Vi sono batteri (Pan, 2016) che nel loro normale metabolismo producono dsRNA che blocca l’espressione genica del nosema. Ora sembra che ci possa perciò essere parecchia differenza di incidenza di questa patologia a seconda del tipo di multibioma presente: il multibioma andrebbe quindi probabilmente tutelato con mille riguardi, come andrebbe tutelata la possibilità di espressione immunitaria legata al raccolto di polline e nettare. Un discorso parallelo può essere realizzato per le api nutrici, che si cibano di polline, il quale contiene un multibioma specifico che conferisce alla nutrice a sua volta un multibioma specifico. Carenza nel bottinamento di polline possono portare a rarefazione del multibioma con rischio di sensibilità maggiore alle infezioni virali sostenute da varroa,dal nosema e da vari tipi di batteri. Gianni Savorelli 4A E ULTIMA PARTE la 3a è stata pubblicata sul n. 4/2019

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RICERCA

ANALISI BIOMETRICHE E MOLECOLARI IN APICOLTURA

LAVORO PRESENTATO AL SEMINARIO DI ALTA FORMAZIONE “APISCAMPUS-CRT4” di Roberto Reali, Lorenzo Della Morte 5.2.3 LAMP La LAMP, Loop-Mediated Isothermal AMPlification è una tecnica relativamente recente di amplificazione del DNA, risulta meno esosa e più semplice dei test eseguiti con PCR, aggiungendo a questa semplicità una versatilità che la rende utilizzabile anche in campo: è caratterizzata infatti da una fase unica, “single step”, a temperature costanti intorno i 60° che fanno sì che non siano richiesti i termociclatori, necessari invece per la regolazione termica dei processi ad alte temperature della PCR; la possibilità di un controllo interno durante la reazione in modo che sia monitorabile durante tutto il processo; non richiede tracce di campione appositamente trattate e in quantità notevoli, essendo perfomante anche in presenza di rare tracce di campione. Risulta così uno dei campi di innovazione più promettenti per la ricerca molecolare. L’aspetto che risulta più problematico è la necessità di elaborare specifici primers attraverso software ad hoc, e di conservarli poi in un database, che dovrebbe 42 | Apitalia | 5/2019

essere creato appositamente per custodirli e renderli alla portata di tutti i centri di ricerca che ne abbiano necessità. 6. LE PROSPETTIVE DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA 6.1 La tecnologia Q-LAMP Allo scopo di perfezionare la metodologia di indagine molecolare LAMP si sono già attivate varie società e centri di ricerca, come ad esempio la società DIASORI Spa, multinazionale incentrata su

ALTERNATIVE ALLE ANALISI MORFOMETRICHE TRADIZIONALI


Ricerca e Sviluppo nel campo genetico-molecolare con fini medici. Il dr. Dolan con i suoi colleghi, descrivono in un breve essay i punti di forza della tecnologia LAMP su cui si è focalizzata questa compagnia, permettendone un’evoluzione in quello che è il macchinario nato dal perfezionamento di questa tecnica chiamato appunto Diasorin Q-LAMP: strumento di analisi quantitativa, in tempo reale, dalle molteplici funzionalità così come richieste oggi dai laboratori di diagnostica molecolare. Se per i risultati di un’analisi PCR, dopo aver raccolto e inviato i campioni richiesti, bisogna attendere 15 giorni per il responso, la reazione Q-LAMP può essere allestita in meno di 15 minuti, ottenendo i risultati in circa 40 minuti. Inoltre, grazie al monitoraggio in tempo reale, l’indicazione preliminare del

risultato positivo è disponibile entro 15-20 minuti. La reazione a single step riduce i rischi associati alle procedure a multipli passaggi. La presenza di un controllo interno fornisce la garanzia che, in caso di risultati negativi, non vi sia stata una compromissione della reazione. 6.2 ApiClass In Francia, dall’unione degli studi condotti dal Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in partnership con piattaforma di morfometria del Muséum National d’Histoire Naturelle (MNHN), prende vita nel 2008 il software

APICLASS9. Sviluppato dai Dr Baylac (MNHN) e Dr Garnery (CNRS), questo système expert in linea permette di identificare diverse razze e sottospecie delle api operaie di A. mellifera analizzate. Questo software di identificazione on-line è basato su un sistema che unisce le analisi morfometriche geometriche a un database di più di 5000 esemplari, analizzati con tecniche molecolari (microsatelliti e mtDNA). Il sistema semi-automatico è stato elaborato in modo che in fase di inserimento dei dati richiesti per l’elaborazione del profilo di tipizzazione, l’inserimento sia accompagnato da un sistema di auto-correzione. Il sistema poi effettua misurazioni in grado di eliminare l’effetto operatore in modo autonomo, così da scartare attraverso il suo calcolatore statistico possibili configurazioni errate dei punti inseriti dall’operatore. Il sistema permette dunque una rapidissima

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RICERCA consultazione, in modo autonomo, che accompagna l’utente step-bystep. Attualmente il sistema consente di definire con un’elevata accuratezza razza (sottospecie) e filone evolutivo di appartenenza delle api in esame. La superposizione Procustiana, come visto precedentemente, permette la rotazione e traslazione dei 19 punti individuati sulle ali, così da elaborare landmark attendibili. Il sistema è in grado in oltre di correggere l’errore operatore e l’errore di misura: il primo è risolto tramite un sistema in grado di risalire alla metodologia di riferimento scelta dall’operatore, l’altro di correggere l’errore che l’operatore in quanto umano, può commettere nella misurazione. 6.3 Gli studi sui fuchi Se dunque risulta complessa l’indagine con tecniche molecolari, che tuttavia riescono a fornire dati validi, la possibilità che indagini morfometriche sulle api operaie garantiscano dati certi risulta qui ancora più improbabile, in quanto gli aspetti biometrici non tengono conto di eventuali caratteri genici non espressi, che possono però essere prove di un’ibridizzazione in corso della specie. A tal proposito, si evidenzia la possibilità di valutare uno shift del focus di ricerca dalle api operaie ai fuchi. Il maschio dell’ape è infatti generato da uova non fecondate, e dunque aploide, caratterizzato come sopra accennato, esclusivamente da un mix casuale di cromosomi dell’ape regina. Quindi, sebbene sia possibile riscontrare differenze nei geni espressi, esse risultano sempre rela44 | Apitalia | 5/2019

tive ad uno stesso genoma di partenza, ossia quello dell’ape regina, ed essendo il fuco aploide, tali variazioni vengono sempre espresse fenotipicamente. Ecco perché l’analisi del DNA condotta sui fuchi potrebbe risultare più consona per lo studio della tipizzazione dell’ape regina, essendo l’indagine condotta in questi termini più attendibile. Le problematiche connesse a questo tipo di indagine sono quelle derivanti dall’impossibilità di reperire fuchi nella stagione invernale, in quanto, finita la stagione dell’accoppiamento primaverile delle api regine (periodo in cui il numero di fuchi presenti nell’alveare raggiunge il suo picco massimo), se ne trovano in numero sempre inferiore all’interno dell’alveare. In autunno poi i fuchi ancora presenti sono allontanati, in quanto, non contribuendo attivamente alla vita dell’alveare, costituirebbero una fonte di spreco delle risorse del nido durante la

stagione invernale. Le possibilità derivanti dalle analisi dei fuchi sono riscontrabili negli studi che hanno condotto alla mappatura del genoma dell’Apis mellifera: la grande conquista scientifica derivante dalla mappatura del genoma dell’ape è stata elaborata partendo proprio dall’analisi molecolare di fuchi generati da una stessa selezionata ape regina. 7. I CENTRI DI RICERCA: IL PANORAMA EUROPEO Così come nel metodo scientifico è parte essenziale la validazione dell’ipotesi, così oggi le tecniche di analisi e tipizzazione utilizzate dai Centri di Ricerca e diffuse in Europa e in Italia, vengono sottoposte ad una richiesta sempre più pressante di risposte, derivante dal mix di fattori distruttivi che colpiscono l’ape all’unisono: organismi alloctoni quali Aethina tumida e Vespa velutina, neonicotinoidi, nosema e


inquinamento ambientale ne sono alcuni degli esempi più conclamati. È necessario a tal fine un confronto costruttivo che permetta all’Italia, patria naturale dell’ape ligustica, di essere lei in primis la promotrice di nuove proposte e sistemi di tipizzazione delle api presenti sul suo territorio. Questo può avvenire solo continuando a portare avanti quell’interscambio di conoscenze che deriva dal contatto con altre realtà di ricerca europee, contatto che è rinforzato dalle varie iniziative che stanno avendo luogo in seno all’Unione Europea. I centri a cui è riconosciuta un’importanza storica nel settore entomologico sul territorio nazionale sono molto attivi e i più rilevanti ne sono l’Unità di

Apicoltura del CREA di Bologna ossia il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) che nasce dall’accorpamento tra l’Istituto nazionale di apicoltura (INA, con sede presso Bologna e operativo sin dagli anni ‘20 anche se prende vita ufficialmente nel 1938) e la sezione di bachicoltura dell’Istituto sperimentale per la zoologia agraria (ISZA); gli Istituti Zooprofilattici, quali l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, IZSLT, il quale dispone di una Unità Operativa di Apicoltura appositamente organizzata, dal 2009. A questi in particolare è affidata l’urgenza di innovare laddove possibile il sistema di tipizzazione e

tutela dell’Apis mellifera ligustica (Spinola 1806) prendendo spunto dalle nuove tecnologie che vengo studiate nelle altre realtà europee quali il sistema francese CNRSMNHN ApiClass che vede unita morfometria geometrica e analisi molecolari in un software che è pensato per permettere l’accesso direttamente agli apicoltori interessati; lo sviluppo di nuovi strumenti che permettano l’utilizzo della tecnologia LAMP, applicabile direttamente in campo, per cui oggi non sono disponibili i marker necessari al suo utilizzo nel campo entomo logico; la collaborazione e la condivisione di esperienze passanti tramite progetti europei che coinvolgano quanti più centri

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RICERCA

di ricerca possibili e quelle realtà, come per esempio quella dei centri di ricerca greci, che investono in tecniche alternative come quella della morfometria geometrica, producendo materiale utile per un confronto con quelle che sono le tecniche italiane. L’urgenza di un intervento coordinato e sinergico al fine di tutelare appieno l’Apis mellifera ligustica (Spinola 1806) rende necessaria un’apertura alle 46 | Apitalia | 5/2019

nuove metodologie di ricerca che puntino a sviluppare sempre più accurate tecnologie nel tentativo di rendere l’Italia la sede di centri di ricerca tra i più coinvolti a livello europeo. Roberto Reali, Lorenzo Della Morte Centro Nazionale delle Ricerche, Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari, Roma

FINE 3A E ULTIMA PARTE la 2a è stata pubblicata sul n. 3/2019 di Apitalia ------------LA BIBLIOGRAFIA È DISPONIBILE AL LINK www.apitalia.net/ Apitalia5_2019-BibliografiaReali.pdf



ARTE

L’APE NELL’ARTE CONTEMPORANEA

UN LUNGO VIAGGIO CHE CI PORTERÀ ALLA SCOPERTA DI ARTISTI CHE SI ISPIRANO ALL’APE di Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini BINO BINI

Il maestro orafo, scultore e medaglista Bino Bini è assai noto non solo a Firenze, sua città natale (11 settembre 1916), ma anche su tutto il territorio nazionale ed estero dove numerose sono le sue opere. Ma è con Firenze che Bino Bini ha avuto un rapporto privilegiato, grazie alla “Scuola Internazionale dell’Arte dei Metalli” (da lui fondata(1)). Il maestro è deceduto il 2 febbraio del 2007; la figlia Anna ci ha fornito le immagini di due grandi sculture in bronzo realizzate da Bino Bini. Nel 1980 ha eseguito, per l’agenzia D della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, a Prato (PO), la scultura (m 4 x m 4), dal titolo Prato Operosa. Essa (Fig. 1) rappresenta una grande lente d’ingrandimento attraverso la quale si vedono ingigantiti, fiori, ciuffi di erba e alcune api in volo; ciò sta a rappresentare, come similitudine, l’operosità della

città di Prato e la vita operosa che si svolge in un prato vero, se ci si sofferma ad osservarlo attraverso una lente d’ingrandimento. Bino Bini ha realizzato anche un’altra scultura con api; questo gruppo (altezza m 1,90), dal titolo Pace e lavoro, fu eseguito nel 1991 per la

L’ARTE SI ISPIRA ALLA NATURA

Foto 1 - Bino Bini A, Prato Operosa (1980) (Cassa di Risparmi e Depositi di Prato).

Note

Nella propria scuola privata, la cui tradizione dopo la morte del maestro è stata proseguita da sua figlia Anna, Bino Bini ha avviato studenti

(1)

italiani e stranieri alle tecniche dell’oreficeria, incisione, sbalzo e cesello, smalto.

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fondazione dello stabilimento di pelletteria IBIZA a Tokyo in Giappone, di proprietà del Sig. Yoshida. Questa scultura (Fig. 2), che ha per base un grosso masso, rappresenta grandi fiori a calice e tre api, di cui una sta volando e due sono posate sui fiori, intente a suggere il nettare. GIANNI BORTA

Foto 2 - Bino Bini B, Pace e lavoro, (1991) (IBIZA, Tokyo, Giappone).

Gianni Borta è nato e vive a Udine ed è considerato un protagonista di quella che è ormai conosciuta come arte naturalistica; per i temi trattati e i risultati conseguiti, comincia ad essere visto come un caposcuola. Espone dal 1961 e ha ottenuto numerose affermazioni tra premi nazionali ed internazionali.

Il quadro rappresentato (Fig. 3) è stato realizzato in occasione del convegno organizzato dal Gruppo Apicoltori di Pavia di Udine, un paese del Friuli, nell’ambito della festa di S. Giuseppe nel 2002. Anche se gli apicoltori dovrebbero conoscere bene l’ape, nel quadro è rappresentato un insetto che non è un’ape ma un Dittero Sirfide (probabilmente del genere Volucella): anch’esso è un assiduo visitatore dei fiori (per questo è un ottimo impollinatore). Molti, non del settore, confondono i Sirfidi con alcuni Imenotteri (api e vespe) in quanto i Sirfidi (non essendo dotati di organo di difesa) sono caratterizzati da un forte mimetismo con altri insetti (api e vespe) dotati di orga-

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ARTE

Foto 3 - Gianni Borta, L’ape sul fiore (1986) (collezione privata).

no di difesa (il famoso pungiglione): in tal modo possono sfuggire ai loro nemici, imitando insetti in grado di difendersi. Questo dipinto è un bel brano di pittura, in cui la cosiddetta ape, resa con energia espressionista, si confonde con il fiore. Del resto, ciò ribadisce il legame tra queste due realtà, un legame sostanziale. Il lavoro è basato soprattutto sull’energia del colore e sulla forza del segno. L’ape di Gianni Borta è sicuramente un concentrato di movimento che l’artista ha impresso nella tela con vigore e forza. Il suo talento sta proprio nel trasformare la naturale staticità di una scena in un’immagine pregna di tutte le movenze veloci e repentine di un’ape quando si posa su un fiore. Gianni Borta non è un pittore assolutamente informale, ma lascia intravedere la scena, e interpreta sulla tela il suo pensiero in modo deciso e vigoroso. I colori fortissimi

di Gianni Borta sono un caleidoscopio d’insieme, dove le combinazioni infinite, generate a caso, formano figure che, se osservate attentamente, ricordano i colori della natura. PIER AUGUSTO BRECCIA

Pier Augusto Breccia, nato a Trento il 12/4/1943 ma attivo in America e in Italia, residente a Roma, è morto il 20 Novembre 2017; è il caposcuola della pittura ermeneutica(2) (per il manifesto di questa corrente artistica e per altre notizie su P. A. Breccia consigliamo di visitare www.pieraugustobreccia.com; cardiochirurgo è diventato pittore a tempo pieno dopo una brillante carriera di chirurgia. Quando si parla di un artista è inevitabile il riferimento a una scuola, a una tendenza, ad altri protagonisti dell’arte. 
Il caso di Pier Augusto Breccia è diverso ed è, quindi,

corretto definirlo proprio un “caso” per la sua originalità, per la personalità di questo artista, per la sua figura di uomo che unisce a una vasta cultura il senso profondo di una spiritualità che è, poi, la connotazione forse più significativa delle sue opere. Da ciò discende il carattere di pittura “alta”, “colta”, che i dipinti di Breccia trasmettono. Altro aspetto è la singolarità delle sue opere: una singolarità che lascia interdetti, ancor più che i semplici osservatori, proprio i critici di professione, quando essi tentano di inquadrare l’opera di Breccia nel pur variegatissimo spettro delle tendenze dell’arte contemporanea, a scopo non di puro e semplice esercizio

Foto 4 - Pier Augusto Breccia, Il matrimonio della regina (1989) (collezione privata, Santa Fe, New Mexico, USA).

Note

Tema centrale del pensiero ermeneutico, così come della pittura di Breccia, è la rielaborazione del problema dell’essere dopo la “morte della

(2)

Metafisica” dichiarata da Nietzsche agli albori del secolo scorso. Il termine “ermeneutica”, inoltre, permette di distinguerla da quella del Surrealismo e della pittura cosiddetta Metafisica. In tutti e tre i casi si tratta di linguaggi visuali che, al di là della pura e semplice espressività emozionale, si propongono come prodotti di un Io che si interroga sui fondamenti della propria coscienza o sul senso dell’esistenza. E in tutti e tre i casi il linguaggio pittorico si offre ai visitatori come un’occasione di significabilità personale, oltre che come una via di fuga attraverso la porta di una fruizione estetica di tipo onirico o fantastico.

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Foto 5 - Pier Augusto Breccia, La grande ape (1990) (collezione privata, St. Louis, Missouri, USA).

Foto 6 - Pier Augusto Breccia, Impollinazione (1994) (collezione privata, Roma).

Foto 8 - Pier Augusto Breccia, Lo sciame (1996) (proprietà dell’artista).

accademico, ma per un approccio il più corretto possibile nei confronti dell’artista e della sua pittura. Le sue opere sono, sovente, imponenti come dimensioni determinando un impatto notevole su chi le osserva. Pier Augusto Breccia è un artista contemporaneo, a prima vista metafisico e surrealista con richiami al futurismo dei primi del secolo scorso però, nel contempo, la forza dirompente ed espressiva

che lo caratterizza, richiama alla mente il Rinascimento. L’opera di Breccia è sublime e simbolica, dove il gusto del bello è sempre presente; è elegante e impeccabile nella sua interezza, anche se parla una lingua che per molti potrebbe essere sconosciuta. Solo l’autore possiede il codice per decifrare questa lingua antica. Della sua vastissima produzione riportiamo alcune tele in cui è ben

Foto 7 - Pier Augusto Breccia, Harem (1996) (proprietà dell’artista).

rappresentata la metafora degli “uomini-ape” e dell’ “ape regina”. • Il matrimonio della Regina del 1989 (Fig. 4); • La grande ape del 1990 (Fig. 5); • Impollinazione del 1994 (Fig. 6); • Harem del 1996 (Fig. 7); • Lo sciame del 1996 (Fig. 8); • Canzone d’amore del 1997 (Fig. 9); • Il fascino di Mammona del 2003 (Fig. 10). Per quanto concerne l’interpretazione di questi quadri, oltre al concetto di organizzazione sociale implicito nella metafora dell’ “uomo-ape”, nelle opere di Fig. 4 e Fig. 5 domina la figura dell’ “ape regina”. Come metafora del “potere” al quale gli “uomini-ape” consegnano i loro prodotti mentre l’ape-violinista e l’ape-chitarrista offrono la loro musica. Nelle opere delle Figure 5, 6 e 7 viene proposto il tema del rapporto tra il maschile e il femminile, “animus” e “anima”, spirito intellettivo e natura, nella metafora dell’impollinazione, della fecondazione o della conquista. Lo sciame (Fig. 8) richiama il senso societario di un mondo ideale al quale ognuno di noi dà il suo apporto; e, naturalmente, essendo questo un mondo ideale, ogni apporto “individuale” consiste in qualcosa che ogni “ape” va a pren5/2019 | Apitalia | 51


ARTE

Foto 9 - Pier Augusto Breccia, Canzone d’amore (1997) (collezione privata, Roma).

dere nello spazio dell’”universale”. Quanto a Il fascino di Mammona (Fig. 10), anche qui l’ “ape regina” è vista come il “potere” a cui ciascun individuo porta doni, mentre qualcuno (come l’ “uomo-ape” in primo piano sulla destra) siede nello spazio dell’ “ape regina” e riceve doni senza bisogno di faticare (allusione a ciò che succede in ogni luogo e in ogni tempo in prossimità del “potere”). Si può affermare, quindi, che i temi toccati da Breccia sono antichissimi per concezione, ma mai così attuali e moderni in un tempo senza tempo. È doverosa un’osservazione entomologica: è curioso il fatto che gli “uomini-ape” di Pier Augusto Breccia abbiano il pungiglione a livello di viso; le api, infatti, lo hanno nella porzione distale dell’addome. Lo stesso artista ha così risposto: «Quanto al pungiglione, nei miei quadri questo rappresenta il potere penetrante dell’intelletto (ovvero la metafora dello spirito al maschile). Esso è destinato, oltre che a incutere timore e rispetto, a penetrare le cose del mondo con l’acume dell’intelligenza. Forse per questo l’ho allocato sulla testa degli “uomini-ape”». 52 | Apitalia | 5/2019

Foto 10 - Pier Augusto Breccia, Il fascino di Mammona (2003) (proprietà dell’artista).

Paul Brent è nato ad Oklahoma City (USA) nel 1946 e vive a Panama City in Florida (www. paulbrent.com) I suoi acquarelli hanno per soggetto elementi della natura (fiori e animali) e, spesso, sono stati utilizzati per farne poster. Tra questi vogliamo ricordare Api (Honey Bees) (Fig. 11) e Bombo (Bumble Bee) (Fig. 12). Gli acquarelli stilizzati di Paul Brent fanno riferimento a un immaginario molto discreto, fatto di pochi elementi ben riconoscibili, con molta leggerezza, sulla base di qualche suggestione orientale, non senza

contatti con stilemi di matrice liberty. C’è molta poesia e molto amore nel disegno dell’ape e del bombo: sono particolareggiati ma, nello stesso tempo, risultano lievi, quasi vivi! E anche i fiori sono curati nei dettagli senza appesantire l’insieme; l’abbinamento del giallo con il violetto lo rende armonioso dal punto di vista coloristico! Molto belle le api posate sulle margherite che dominano la scena, ed essendone le protagoniste in uno sfondo semplice e puramente di supporto, fanno mostra di se in modo che l’occhio non possa fare a meno di guardare solo loro. Paul Brent è un grande

Foto 11 - Paul Brent, Api (Honey Bees) (collezione privata).

Foto 12 - Paul Brent, Bombo (Bumble Bee) (collezione privata).

PAUL BRENT


maestro dell’acquarello, ma la sensibilità poliedrica che lo caratterizza gli consente di eseguire le sue opere con una particolare delicatezza di colori che inducono alla tenerezza e che ricordano le tinte provenzali: soprattutto quel bel violetto delicato che richiama la profumata lavanda. Possiamo quindi affermare che le rappresentazioni “apistiche” di Paul Brent sono essenziali, ma nello stesso tempo molto incisive per il contesto semplice e di movimento che l’artista dona a questi morbidi acquarelli.

Foto 13 - Teresa Burrow, Eternità (Surving the hive) (2000) (collezione privata).

(Canada) nel 2000 dipinse l’olio dal titolo Surving the hive (Fig. 13). In esso si nota una figura femminile che sottostà a diversi favi appesi ad un infisso (in secondo piano); essi sono del tutto simili a quelli che le api “ceraiole” costruiscono sfruttando ripari naturali quali le cavità nella roccia o nei tronchi. Nell’era moderna le api utilizzano anche ripari costruiti dall’uomo quali i casTERESA BURROWS Teresa Burrows, nata il 7/07/1962 sonetti per le tapparelle o i box cona Londra (Inghilterra) ma residen- tenenti le centraline telefoniche. te da più di 30 anni nel Manitoba Il titolo del dipinto potrebbe essere

liberamente tradotto in Eternità in quanto si mette in contrasto la deperibilità (invecchiando) del corpo umano e la capacità della colonia d’api di mantenersi nel tempo, seppur con continui rinnovamenti. Renzo Barbattini Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali - Università di Udine Giuseppe Bergamini Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo - Udine FINE 2A PARTE la 1a è stata pubblicata sul n. 3/2019

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FLORA APISTICA. Scheda n. 11

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore

POLLINI DI FINE INVERNO - Fraxinus excelsior L. (Oleaceae) (Frassino maggiore)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA POLLINE

VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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Albero deciduo alto fino a 20 m, distribuito nei boschi caducifogli. Fiorisce a febbraio. Le api visitano assiduamente questa specie non nettarifera per la raccolta di polline di emergenza. Raccolti copiosi anche per un lungo periodo. Le pallottoline di polline sono color bianco giallino. Da 1 a 4: 3. Da 1 a 4: sconosciuto. Le radici hanno proprietà antidropiche. La corteccia è antidiarroica e febbrifuga. Le foglie sono emollienti, sedative e antiinfiammatorie. I frutti sono antigotta, diuretici, lassativi, antireumatici, sudoriferi. Le foglie ancora verdi si danno, in autunno, come alimento al bestiame. Il legno è adatto per pavimenti, mobileria e stumenti musicali. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca 316. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline: 241-243.


POLLINI DI FINE INVERNO - Gagea fistulosa Ker-Gawl. (Liliaceae) (Gagea)

DESCRIZIONE GENERICA TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI ALTRI USI

Erbacea bulbosa alta fino a 20 cm, distribuita in zone montagnose. Fiorisce a febbraio-marzo. Ăˆ una specie molto visitata per polline nelle zone montane. Le api raccogono vistose quantitĂ di polline con percentuali giornaliere alte e per lungo tempo. Trattasi dunque di un chiaro polline di emergenza sui monti, quando le api cominciano a sviluppare la colonia. Le pallottoline di polline sono color giallo. Non sono stati notati altri apoidei sui fiori. Da 1 a 4: 4. Da 1 a 4: sconosciuto. I bulbi sono considerati commestibili bolliti.

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2019 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato..........................................................................................................

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INSERZIONISTI CHEMICALS LAIF Prodotti per la cura e nutrizione delle api info@chemicalslaif.it

pag. 2

BEEVITAL prodotti per la cura delle api info@beevital.it

pag. 8

COMARO Prodotti per l’apicoltura info@comaro.it

pag. 13, 23

PARADISE HONEY Prodotti per l’apicoltura info@paradishoney.fi

pag. 14

CIVAN Prodotti per l’apicoltura www.civan.com.tr

pag. 18

3BEE Bilancia GSM per alveari info@3bee.it

pag. 19

AL NATURALE Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

pag. 21, 45

MEYOS APICOLTURA Api regine e sciami melyosapicoltura@gmail.com

pag. 22

CMA DI PITARRESI MICHELE Prodotti per l’apicoltura commerciale@pitarresiitalia-cma.it

pag. 25

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

pag. 28

OTTOLINA Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

pag. 35

ISI FOOD Imballaggi alimentari isifood@isifood.com

pag. 38

DOMENICI Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

pag. 40

PACKIN Soluzioni per l’etichettatura info@packin.it

pag. 43

APIC. MARCON Prodotti per l’apicoltura e api regine info@apicolturamarcon.it

pag. 49

ENOLAPI Alimenti proteici per api info@enolapi.it

pag. 53

COMPA Prodotti per l’apicoltura info@apicolturacompa.com

pag. 55

VITA ITALIA Prodotti per la cura delle api vitaitalia@vitaitalia.191.it

pag. 59

LEGA Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

pag. 60

Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230 Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz Direttore Responsabile Raffaele Cirone direzione@apitalia.net Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852280 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net - segreteria@apitalia.net Grafica e Impaginazione Alberto Nardi alberto.nardi@apitalia.net Comunicazione e Social Media socialmedia@apitalia.net Esperto Apistico Fabrizio Piacentini fabrizio.piacentini@apitalia.net Promozioni e Pubblicità Patrizia Milione commerciale@apitalia.net Stampa Tipografica EuroInterstampa Via della Magliana 295 - 00146 Roma

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