Apitalia 7-8/2020

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXV • n. 7-8 • Luglio/Agosto 2020 •- 707 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

SINDROME CINESE



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numeri

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EDITORIALE

AIUTI ALL’APICOLTURA

LA MINISTRA TERESA BELLANOVA FIRMA UN DECRETO DA DUE MILIONI ATTO DOVUTO MA LA MISURA È INSUFFICIENTE

I

l 1° luglio le Organizzazioni apistiche nazionali erano in Audizione alla Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica per fare il punto della situazione sulle problematiche dell’apicoltura. Il 2 luglio la Ministra Bellanova ha annunciato la firma di un decreto dal valore di due milioni dichiarando che “L’Apicoltura è un patrimonio che va difeso e sostenuto. Fondamentale per l’ecosistema e l’alimentazione”. A rivendicare la paternità della decisione, contestualmente alla Ministra, anche il Sottosegretario all’Agricoltura, con delega all’Apicoltura, Giuseppe L’Abbate. Sta di fatto che il Decreto sblocca risorse per due milioni di euro, che è la dotazione annuale della legge 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura, che non veniva rifinanziata dal 2017. Le risorse questa volta però serviranno, informa il Ministero dell’Agricoltura, “per la realizzazione di progetti di ricerca e sperimentazione finalizzati al miglioramento della produzione, al miglioramento genetico delle capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, alla composizione di prodotti assicurativi per la gestione sostenibile del rischio, alla promozione istituzionale finalizzata alla valorizzazione del miele”. Avendo Ministra e Sottosegretario veicolato l’annuncio attraverso i canali social, è parso istituzionalmente corretto ringraziarli a caldo. Ora però va detto che da tale provvedimento non possiamo aspettarci un’occasione di rilancio per l’apicoltura o l’indennizzo dovuto per le mancate produzioni. Prenderne atto e provvedere al più presto è l’unico rimedio di cui c’è bisogno, al netto dei proclami. 7-8/2020 | Apitalia | 5


SOMMARIO

Apitalia N. 707 | 7-8/2020 gli articoli 5 EDITORIALE Aiuti all’apicoltura 8 PRIMO PIANO Sindrome cinese

26 AGENDA LAVORI. SUD Un’apicoltura instabile Raffaele Cirone

29 AGENDA LAVORI. ISOLE Gestione dei melari 31 LEGISLAZIONE Apiari a debita distanza

Santo Panzera Vincenzo Stampa Giancarla Galli

34 PANDEMIA Covid-19 e apicoltura

Matteo Giusti

39 IMPOLLINATORI Il trucco dei bombi

Ezio Pace

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Tante, troppe avversità Alberto Guernier 15 AGENDA LAVORI. NORD L’apiario d’estate

Maurizio Ghezzi

19 AGENDA LAVORI. NORD-EST L’ultima frontiera Giacomo Perretta

42 ARTE Estetica dell’ape ATTUALITÀ 47 Cavaliere apicoltore

Renzo Barbattini, Giuseppe Bergamini Stefano Dal Colle

49 Il 37° Apimell rinviato a marzo 2021 50 Un’altra ape esotica 52 L’antibiotico no! 22 AGENDA LAVORI. CENTRO I giorni del solleone

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Matteo Giusti

54 FLORA APISTICA I pollini di emergenza

Giancarlo Ricciardelli D’Albore


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Non c’è bellezza più grande degli elementi naturali che si fondono in armonia. L’ape sul fiore stupisce sempre, perché le pose sembrano sempre misurate, come pure i colori che si accostano alla perfezione. Ma è nella delicatezza di entrambi che sta la sorpresa, c’è consapevolezza di ciò che l’uno può aspettarsi dall’altra e l’altra dall’uno. (Ape su Ceanothus - Foto di Luca Mazzocchi)

hanno collaborato a questo numero

abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: varia per area geografica, richiedere preventivo

Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Giancarla Galli, Ezio Pace, Josef Pichler (foto pag. 40), Hannier Pulido, - De Moraes - Mescher Laboratories (foto pag. 40 box), Karen Arnold (foto pag. 41), Renzo Barbattini, Giuseppe Bergamini, Stefano Dal Colle, IZSV (foto pag. 50), John Baker-Flickr (foto pag. 51), Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2020”)

i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

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PRIMO PIANO

SINDROME CINESE

PAURA PER IL FALSO MIELE, FRODI E RISCHIO D’INVASIONE di Raffaele Cirone

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ira una storia che ogni tanto torna a farsi sentire e, questa volta, è diventata il tormentone dell’estate: “La Repubblica Popolare Cinese sta invadendo l’Europa e l’Italia con falso miele, c’è allarme per le frodi e la concorrenza sleale danneggia la nostra apicoltura”. Questo in sintesi il grido che di tanto in tanto si leva e che nel recente periodo estivo è tornato a invadere gli organi di informazione, richiamando l’attenzione prima degli operatori del settore, poi dell’opinione pubblica, ora anche della politica. L’INTERESSE DELLA POLITICA La prima ad occuparsi di tale situazione è stata l’On. Maria Cristina Caretta, Deputata di Fratelli d’Italia, che già nel mese di giugno aveva richiamato l’attenzione sul problema del miele cinese, richiedendo maggiori controlli ed etichettatura più trasparente. È di questi giorni l’interrogazione parlamentare che alcuni Senatori della Lega - capitanati dall’attivissimo Gianmarco Centinaio, già Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, insieme a suoi colleghi di

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partito - hanno depositato (vedi riquadro di pagina 11) per ottenere chiarimenti all’attuale Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. Iniziativa che riecheggia quanto già fatto a Bruxelles, dove pure l’impegno della Lega su questo fronte è fortissimo ed indirizzato a far emergere la complessa realtà delle cose. Si distingue, tra le figure più impegnate in questo campo, l’Eurodeputata On. Rosanna Conte (Lega), che pure ha depositato una sua interrogazione alla Commissione Ue. Ma su cosa si basano questi ricorrenti allarmi sull’invasione del finto miele cinese? Beh, a dire il vero la Cina un po’ di questa pessima nomea se l’è proprio cercata: anni fa fu individuata come responsabile di una enorme frode commerciale, a danno degli Stati Uniti d’America che per lungo tempo avevano importato finto miele venduto attraverso i canali della grande distribuzione nordamericana. E la memoria di questa storia è ancora viva, tanto più che le sofisticazioni nel settore del miele sembrerebbero abbastanza difficili da essere scovate con i tradiziona-

L’EUROPA E L’ITALIA IN ALLERTA


li metodi di analisi impiegati dai principali laboratori, pubblici e privati che siano. Il dubbio sulla serietà dei commercianti asiatici resta (i sospetti ricadono anche sul Vietnam e sull’India): sulla reputazione cinese, del resto, dopo la vicenda della pandemia da Coronavirus, gravano pesi e riserve che non sarà facile rimuovere. LA DENUNCIA DELLA CIA Quindi, per tornare alla domanda iniziale, su cosa si basano questi allarmi? La CIA, non l’agenzia americana di investigazioni ma una delle Organizzazioni di rappresentanza del comparto agricolo in Italia, è stata la prima questa volta ad aver scatenato il putiferio, parlando di “Mercato invaso da prodotto adulterato” in un suo recente comunic ato. Vengono avanzate

delle ipotesi sull’adulterazione mediante sciroppi zuccherini, denunciate invasioni di miele cinese a prezzi troppo bassi (1,24 Euro/ kg) con i conseguenti danni recati all’apicoltura italiana, lamentate importazioni in Europa di 80mila tonnellate di miele sulle quali incombono i sospetti della comunità scientifica internazionale. Dunque nessun dato, o meglio più d’uno che dice e non dice, però, viste le affermazioni fatte, se ci sono evidenze di reato e se qualcuno può essere perseguito per le gravi denunce, a questo punto, contro non meglio identificati produttori o commercianti cinesi. Apitalia è andata a vedere come stanno davvero le cose. COSA DICONO LE FONTI STATISTICHE Cominciamo dai numeri della cosiddetta “invasione” sul mercato europeo. L’Unione Europea produce annualmente 280mila tonnellate di miele, ma non essendo autosufficiente ne importa dai Paesi ExtraUE 208mila tonnellate: di queste

80mila dalla Cina (39%), 41.000 dall’Ukraina (20%), 25mila dall’Argentina (12%), 21mila dal Messico (10%), le restanti 41mila tonnellate da altri Paesi (19%). Ma ne importa anche dai Paesi Intra-UE per altre 135mila tonnellate. Pertanto poco meno dell’80%, per la precisione il 76,5%, del miele naturale importato nell’Unione Europea non è cinese (Fonte Eurostat). Ora vediamo come sta messa l’Italia. Nel 2019 il nostro Paese ha importato poco meno di 3mila tonnellate di miele proveniente dalla Cina, per la precisione 2.793 tonnellate sul totale di 24.l50 tonnellate di import. Dunque, poco meno del 90% del miele naturale importato in Italia non è cinese, ma europeo (Fonte Istat). Come abbiamo già scritto in precedenti occasioni, il nostro principale fornitore di miele è l’Ungheria che piazza a casa nostra la bellezza di quasi la metà (46%) di tutto il miele che compriamo. Questi sono i dati e, fino a prova del contrario, dall’analisi di questi dati emerge chiaramente che di 7-8/2020 | Apitalia | 9


certo in Italia non c’è ancora un’invasione di miele cinese. Siamo “invasi” nell’ordine, semmai, da miele magiaro, argentino, rumeno, spagnolo, polacco, ucraino, tedesco, francese, moldavo e così via. PAESI E MERCANTI DI MIELE Quindi, visto che finora nessuna Autorità competente ha raccolto denunce di frode in commercio, o evidenziato fenomeni che meritano di essere sottoposti all’attenzione dell’Autorità giudiziaria (noi al momento non ne siamo al corrente), verrebbe da dire che le cose non stanno come si dice e come sembrano. C’è una terza fonte di dati, però, che bisogna tenere in considerazione e che potrebbe aiutarci a dare più precise spiegazioni su cosa si nasconde dietro questa immensa partita, immensa sotto il profilo del valore economico, delle frodi o del commercio diciamo pure “spregiudicato” del miele. Avevamo visto che l’Europa è deficitaria di miele e ne acquista parecchio fuori dal proprio mercato. Ma quali sono i Paesi, cioè gli Stati membri dell’Unione Europea, che fanno grandi operazioni sulle piazze internazionali del miele? Ce ne 10 | Apitalia | 7-8/2020

sono almeno una decina, ma la metà di loro compra quantitativi necessari al consumo interno e proporzionati alla popolazione. I “trader” più attivi, invece, come usa dire nel linguaggio moderno, perché in tempi antichi li avremmo chiamati semplicemente “mercanti”, si contano sulle dita di una mano. Sono Paesi che non ti aspetteresti e che invece mostrano di avere una grande fame di miele: andando per ordine di importanza troviamo la Germania, il Regno Unito, il Belgio/Lussemburgo, la Polonia e la Spagna. Restringendo ancor più il campo di osservazione, ne restano tre che saltano all’occhio per la sproporzione tra miele importato e media del consumo nazionale: la Germania, il Regno Unito e il Belgio/Lussemburgo. Uno tra i pochi, quest’ultimo Paese, a dichiararsi contrario alla trasparenza delle etichette del miele e alla dichiarazione dei Paesi d’origine dei mieli miscelati. Tema in discussione a Bruxelles e sul quale l’Italia, invece, si è subito espressa dalla parte degli Apicoltori.

Mercato Unico Europeo: le transazioni tra gli Stati membri non sono soggette a tassazione, per qualcuno appare normale e conveniente comprare all’estero, nazionalizzare, poi rivendere esentasse all’interno dell’Unione Europea. Gli affari sono affari, direbbe qualcuno. È dunque un quadro complesso quello del mercato del miele; un terreno dove dovrebbero giocare la loro partita e in pieno coordinamento gli addetti ai lavori, ma anche le Istituzioni governative, le Forze dell’Ordine, gli specialisti dei laboratori di analisi, i Gabinetti diplomatici e gli Uffici di Statistica. Ecco perché ci siamo sentiti in dovere, nel frattempo, di fornire un quadro di riferimento un po’ meno confuso di come lo stanno raccontando tanti e spesso anche autorevoli organi di informazione; o persino politici in buona fede, che a partire da pochi dati e molti sospetti, si adoperano per difendere, giustamente, gli interessi degli Apicoltori europei e di quelli italiani in particolare. È come sempre una questione di tracciabilità e di trasparenza, fattori AFFARI E DISTORSIONI COMMERCIALI che al momento sembrano ancora Storie già sentite e viste a partire carenti, non adeguati ad un merdai primi anni di fondazione del cato che vale sempre di più perché


L’INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

una cosa è certa: in Europa, in Italia ancor più, le produzioni di miele si stanno via via riducendo in quantità e in assortimento botanico. Accade allora, come per tutti i bacini comunicanti, che quando uno si svuota, qualcun altro tende a riempirlo. E questo i mercanti lo sanno fare molto bene. Il futuro, di conseguenza, molto più del presente, sarà un quadro sempre più orientato agli scambi di miele provenienti da mercati internazionali. È a questo scenario che dobbiamo guardare, perché serviranno controlli più numerosi e sofisticati di quelli attuali. Il problema dunque non è il miele cinese, il problema è chi acquista per rivendere o per utilizzare il miele cinese. Vero, miscelato o taroccato che sia. Il che è ancora un fenomeno tutto da dimostrare: per ora il dato certo, che nessuno può confutare, è che la Cina è il primo produttore ed esportatore mondiale di miele. Come pure di polline, pappa reale e propoli (prodotti senza legislazioni specifiche, senza tariffe e classi doganali e senza controlli) che tutti invece liberamente comprano e rivendono senza sentirsi per niente disturbati da questo florido mercanteggiare. E male non farebbe, a questo punto, una missione diplomatica dell’Unione Europea in Cina: come all’epoca in cui, una decina di anni fa, il mercato europeo era invaso di cera d’api contaminata da antibiotici. Allora la risposta fu l’embargo, cioè il divieto di importazione in Europa di materia prima cinese: atto sostanziale dinanzi a fatti concreti.

Il 7 luglio 2020 al Senato della Repubblica è stata presentata l’interrogazione a risposta orale n. 3-01378, a prima firma del Sen. Centinaio (Lega), già Ministro dell’Agricoltura, in relazione al settore apistico italiano e alla relativa concorrenza sleale messa in atto da produttori di miele cinesi. Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Premesso che: la competitività del settore apistico italiano è fortemente minacciata dalla sleale concorrenza messa in atto dai produttori di miele cinesi, che stanno invadendo il mercato, italiano ed europeo, con un prodotto che, pur avendo un aspetto riconducibile al miele, è invece un falso, creato in laboratorio con il solo impiego di sciroppo di zucchero, a danno in primo luogo della salute dei consumatori; il falso miele cinese, in vendita presso la grande distribuzione al costo di un euro, viene infatti realizzato interamente dall’uomo in laboratorio, senza l’impiego delle api, comportando delle ricadute pesanti non solo sulla filiera apistica, ma su tutta l’agricoltura italiana, che dipende per oltre il 70 per cento dalle api nella loro funzione di impollinatori; le metodologie di produzione, che vedono l’uomo sostituirsi alle api nella realizzazione del processo di deumidificazione e maturazione, permettono di avere una resa più rapida ed economica rispetto all’impiego naturale delle api, con evidente disapplicazione delle norme europee in termini di standard di produzione e di sicurezza e qualità del prodotto, la cui natura viene alterata con quantità di sciroppo di zuccheri superiori al consentito, nonché di quelle in tema di divieto di sfruttamento della manodopera minorile; ad oggi risultano importate dalla Cina oltre 80.000 tonnellate di falso miele, che viene venduto al pubblico dai 2,5 ai 4 euro in meno rispetto a quello prodotto in Italia, nonostante si stia da tempo assistendo ad una sua flessione produttiva, a livello mondiale, causata in primo luogo dai cambiamenti climatici; la struttura produttiva dell’apicoltura italiana è in forte difficoltà. Il comparto, in cui operano circa 63.000 apicoltori italiani, conta 1,5 milioni di alveari, 220.000 sciami, 23.000 tonnellate di prodotto e oltre 60 varietà; si tratta di un comparto strategico per l’economia italiana che oltre tutto, al pari di altri, ha visto acuirsi le difficoltà durante l’emergenza epidemiologica da COVID-19, si chiede di sapere: quali immediate iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per salvaguardare i produttori di miele italiano da pratiche di concorrenza sleale provenienti da competitori cinesi e, più in generale, per restituire competitività al settore in questa fase di difficoltà produttiva, che risulta essenzialmente legata, oltre che all’emergenza epidemiologica, anche ai continui cambiamenti del clima; se non ritenga di adottare urgentemente misure di tutela del consumatore finale, anche al fine di assicurare un nesso comprovato tra l’origine e provenienza e la qualità di un prodotto, anche in ragione agli effetti benefici che esso ha sulla salute umana. Centinaio, Bergesio, Vallardi, Sbrana (Lega)

Raffaele Cirone 7-8/2020 | Apitalia | 11


AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

TANTE, TROPPE AVVERSITÀ

CAMBIANO LE METODICHE IN APIARIO DIVERSE SITUAZIONI, ALTRE RISPOSTE di Alberto Guernier

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olo qualche riga, ad introdurre possibili lavori, necessaria per comprendere le motivazioni di questa obbligata brevità. La produzione dell’acacia è stata nuovamente disastrosa, come del resto quella del millefiori primaverile: completamente assente. Pioggia e freddo incessanti hanno accompagnato le fioriture del castagno, con abbassamenti termici e nevicate in montagna sul rododendro. Per conseguenza, abbiamo dovuto allevare api durante tutta la prima parte dell’annata (per chi lo ha notato), che si sono mostrate particolarmente nervose e suscettibili, bisognose spesso di aiuto con nutrizioni di soccorso. Api, in molti casi, oggi, probabilmente non proprio come sarebbe giusto ed auspicabile che fossero, se non altro per questioni numeriche: questo è un deficit, dovuto anche ai numerosi blocchi del ritmo della deposizione conseguenti alle settimane di pioggia. Ecco perché in molti casi la carenza di scorte negli alveari ha rasentato il punto di non ritorno! Sarei dunque propenso a pensare che famiglie di api che hanno alle spalle queste vicissitudini, non 12 | Apitalia | 7-8/2020

andrebbero sottoposte a salassi di alcun tipo. Ero solito moltiplicare le colonie sul finire del castagno, facendo leva sul grande numero di api presenti a questo punto della stagione; ho utilizzato per anni anche l’asportazione della covata che mi forniva “due piccioni con una fava”: trattamento anti-varroa e moltiplicazione. Ma ormai, in una situazione come quella corrente, non consiglierò nulla di tutto questo.

FREDDO E PIOGGE SCONVOLGONO I FLUSSI DI COVATA


Possiamo comunque mettere in atto qualcosa di utile, qualcosa che ci consenta di trattare le famiglie in modo “pulito” e allo stesso tempo poter essere in grado di creare nuovi nuclei. Certamente meno di quelli che avremmo potuto fare con altri metodi in condizioni diverse, ma sarà per un’altra volta... Per il blocco della regina utilizzo gabbiette piccole, sul tipo di quelle che comunemente vengono definite “cinesi”, sostanzialmente per la loro praticità, ma anche perché consentono un buon transito di api ad accudire la regina rinchiusa, in questo modo ne viene quasi del tutto scongiurata la sua uccisione. È importante, se si utilizzano le

gabbiette di bambù e non di materiale plastico, verificarne l’integrità nonché il buon posizionamento delle sbarrette che la compongono, evitando di utilizzare quelle che presentano difetti! Quelle invece di materiale plastico, devono possedere abbastanza spazi vuoti, quindi sbarre non eccessivamente grosse che limitano molto il transito delle api a scapito dell’integrità della regina. Detto questo, possiamo ingabbiare l'ape regina per il consueto blocco di covata, passati ottonove giorni, andremo a prelevare uno, massimo due favi di api e covata ormai opercolata per ogni famiglia in blocco, per la costituzione di nuove famigliole a cui

affideremo una cella nascente. È bene portare queste nuove famiglie, che a seconda del momento in cui vengono create e del pascolo che avranno a disposizione, potranno essere costituite da un numero variabile di favi, in un posto tranquillo, lontano dall’apiario di partenza e anche da quello di altri apicoltori. Questo onde evitare spiacevoli episodi di saccheggio, che oltre ad inficiare la nostra produzione di nuclei, rischierebbero di rovinare anche il lavoro di altri. Quando la “nuova nata”, all’interno dei nuclei avrà completato il suo percorso che la porterà ad essere una regina deponente, tutta la covata opercolata sarà sfarfallata e potremo allora procedere con il

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trattamento anti-varroa a base di ApiBioxal® che ha per principio attivo l’acido ossalico. Stessa sorte subiranno le famiglie di cui andremo a sbloccare la regina. In alternativa, qualora volessimo sostituire le regine utilizzando celle reali, invece di tenerle bloccate al momento del prelievo dei favi, toglieremo la gabbietta con la regina. L’inserimento della cella nascente potrà già avvenire il giorno seguente oppure il giorno dopo ancora, anche in funzione della disponibilità di celle di buona qualità. È bene non protrarre più del necessario situazioni di orfanità, che potrebbero innescare fenomeni di saccheggio; le api in alcuni periodi soprattutto, sono molto abili nel riconoscere famiglie senza guida e a cercare proficuamente di approfittarne. Allo stesso modo dovremo essere bravi noi nel riconoscere le eventuali orfanità che potremmo aver causato con mancate fecondazioni, in modo da porvi rimedio prima che la situazione prenda una piega irreparabile! Ricordo che l’utilizzo delle celle reali, non dà la certezza di avere una

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regina feconda; anche se le celle vengono allevate in modo serio e con materiale di qualità. Una volta sfarfallate le reginette dovranno affrontare ancora svariate avventure, che potrebbero anche avere esiti infausti. In secondo luogo, in questo modo non vi è nessun controllo sugli accoppiamenti; questo aspetto potrebbe a prima vista sembrare di scarsa importanza, ma riveste in-

Foto Alberto Guernier

AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

vece una notevole valenza; ritrovarsi l’anno prossimo con regine fortemente portate a sciamare, per esempio, potrebbe essere decisamente spiacevole, quindi come sempre occorre valutare attentamente i pro e i contro prima di agire in un modo anziché in un altro. E, “come sempre”, auguro buon lavoro a tutti! Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

L’APIARIO D’ESTATE

UN ALTRO PERIODO MOLTO DELICATO DALLE GRANDI FIORITURE ALLA SICCITÀ di Maurizio Ghezzi

TEMPO DI MIELE, SBALZI TERMICI

Foto Annette Meyer

E ANTIVARROA

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olitamente i primi giorni del mese di luglio si presentano seguendo più o meno lo stesso ritmo che aveva caratterizzato le giornate di fine giugno, durante le quali si poteva osservare un’intensa attività delle colonie all’interno dei propri alveari. Fanno eccezione, eventualmente, quei pochi giorni piovosi che possono sempre capitare in questo periodo, ma poi il sole farà sempre precocemente la sua ricomparsa ed assieme a lui

ritornerà anche l’intensa ripresa dell’attività all’interno degli alveari con le api che recupereranno a pieno il loro affascinante e frenetico andirivieni dal nido ai campi e dai campi all’alveare. In questo periodo della stagione, infatti, le api saranno in grado di percorrere chilometri e chilometri alla ricerca di “provvigioni” floreali ritornando infine a casa con le zampe cariche di polline e la sacca melaria ripiena di splendido nettare. In questi giorni le nostre preziose operaie riescono a lavorare continuativamente anche fino a 12/15 ore al giorno, questo è anche il motivo per cui la loro vita è decisamente più breve rispetto a quella delle loro sorelle deputate a far svernare la famiglia nei lunghi e freddi mesi invernali. In questo periodo di notevole raccolto, guardando le mie felici compagne alate volteggiare nel loro scatenato andirivieni, mi piace ricordare che il miele è il prezioso risultato ottenuto dalla sinergica interazione fra 3 interpreti principali: i fiori, le api e il tempo! Pensando a ciò non posso fare a meno che constatare come il miele altro non sia se non che il frutto di un affascinante ed altrettanto miste7-8/2020 | Apitalia | 15


rioso intreccio alchemico. Il fiore si offre all’ape, la quale attirata dal suo piacevole profumo si poserà su di esso ricevendo in dono un gustoso e dolce succo zuccherino, che non esiterà a lavorare, plasmare e modellare. Con l’aiuto di un enzima contenuto nella propria saliva “l’invertasi” essa trasforma lo zucchero del nettare (saccarosio) in due zuccheri più semplici il fruttosio e il glucosio, a sua volta una parte del glucosio sarà lavorata da un altro enzima: “la glucosio ossidasi” ed alla fine questo prezioso miscuglio verrà posto all’interno degli alveoli che formano i favi dell’alveare. Infine buona parte del liquido stivato, frutto di questa affascinante alchimia, verrà fatto evaporare dalle operaie finché l’umidità residua del composto non sarà compresa fra il 16% e 20% è questo il momento in cui il miele sarà “maturo” e pronto per essere conservato nella sua cella sapientemente sigillata da un tappo di cera: l’opercolo. “Et voilà” con un po’ di tempo e un tocco di magia è arrivato il giorno in cui le api ci offriranno parte del loro tesoro custodito gelosamente all’interno dell’alveare: un meraviglioso miele dalle mille virtù e dagli innumerevoli e incommensurabili effetti benefici. Durante la prima metà di luglio, con fioriture e clima favorevole, un alveare può arrivare a produrre anche tre chili di miele al giorno, tale quantità è decisamente superiore al fisiologico fabbisogno della famiglia, questo è il motivo per cui il miele che noi sottraiamo alle nostre api è un’eccedenza e non va ad interferire sul bisogno alimentare della colonia. A partire da questo periodo, è 16 | Apitalia | 7-8/2020

giunta l’ora per noi apicoltori degli areali del Nord Italia di ritirare i melari e portarli in laboratorio per la lavorazione. Contestualmente è importante controllare lo stato di salute delle nostre infaticabili operaie ed iniziare i trattamenti per il contrasto alla infestazione da varroa. A questo proposito, per evitare atteggiamenti che possano compromettere il benessere delle nostre api, ricordo che non c’è da inventare nulla, non bisogna affidarsi a prodotti frutto di una nostra perversa invenzione; la cosa più saggia è, invece, quella di seguire i protocolli stilati dall’Associazione apistica cui apparteniamo. Eseguita questa fondamentale operazione, di importante valenza sanitaria, ci si potrà dedicare al lavoro di smielatura che ci attende in laboratorio. Per chi si fosse appena affacciato a questa affascinante disciplina, che è l’apicoltura,

Foto Bram Cornelissen

AGENDA LAVO RI. NORD

ricordo che prima di smielare è bene valutare (attraverso l’utilizzo di un mielometro) l’esatta percentuale di umidità del miele raccolto. A mio avviso è importante che essa sia sempre uguale o inferiore al 16% (la normativa vigente fissa il parametro al 20%, gran parte dei disciplinari di qualità al 18%); attraverso l’impiego di un deumidificatore si deve procedere a ridurre l’umidità in eccesso del prezioso raccolto fino a portarlo alle condizioni ideali affinché possa esser lavorato e conservato correttamente. Eccessi di umidità ci espongono al rischio di un miele che fermenterà all’interno dei suoi contenitori rovinando così tutto il nostro faticoso lavoro, ma soprattutto quello delle nostre api! Superata la metà di luglio e durante il mese di agosto le fioriture sono molto meno abbondanti e questa condizione genera una scarsità di pascolo che potrebbe,


in casi estremi, determinare l’insorgenza di stress alimentare nelle nostre famiglie. Per questo motivo è indispensabile iniziare, subito dopo i trattamenti antivarroa, la somministrazione di una nutrizione di supporto con sciroppo 1:1 (1 litro di acqua e 1 kg di zucchero). Uno sciroppo con queste caratteristiche, somministrato se possibile o attraverso nutritore a depressione oppure alla dose di 200 ml al giorno, stimola la deposizione da parte della regina e permette alla famiglia di mantenersi forte. Con questo intervento iniziamo già a “gettare” le fondamenta per un buon e corretto invernamento delle nostre colonie. Più una famiglia arriverà forte ad affrontare l’inver-

no, maggiore sarà la possibilità che sopravviva ad esso e migliore e più solerte sarà l’attività di ripresa nella primavera che verrà. Quest’ultima condizione, inoltre, ci consentirà di formare precocemente nuovi nuclei primaverili e di portare le api a melario anticipatamente. Con il procedere della stagione estiva, il forte caldo e la mancanza di umidità limiteranno via via la disponibilità di fioriture o la secrezione nettarifera delle poche varietà di fiori ancora presenti. Superato il picco di calore le temperature inizieranno a tornare sui valori normali e, in assenza di fenomeni di precipitazione, tutto ciò comporterà la comparsa di periodi siccitosi.

In una simile situazione viene decretato il declino della stagione apistica con un’attività produttiva, da parte delle nostre api, in pericolosa caduta libera. Ciò ci obbliga a monitorare la quantità delle provviste, raccolte dalle nostre bottinatrici e presenti negli alveari perché è proprio in questo periodo che, all’interno degli alveari, inizia la lunga e faticosa preparazione ai mesi autunnali, con una regina che inizierà gradualmente a diminuire la sua attività di deposizione. Bisognerà aspettare le ultime giornate di agosto per vedere il ritorno delle piogge e il debutto di settembre per assistere alla ricomparsa di nuove fioriture di interesse apistico. Nel frattempo, la popolazione

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AGENDA LAVORI. NORD toforma di miele che potranno all’interno dell’alveare inizierà a eventualmente utilizzare nei diminuire ed insieme ad essa anche una buona parte delle scorte periodi di bisogno; di cibo, mentre i fuchi verranno via 2. se non si è già provveduto prima, questo è il termine ultimo per via espulsi dai nidi. In queste conattuare tutti quei trattamenti nedizioni si comprende come, sul finire del mese d’agosto, l’apicoltore cessari e indispensabili per la lotta, il contrasto e il contenimento giochi un ruolo importante e come della infestazione da varroa. sia indispensabile che egli adotti un Ricordiamoci inoltre che è imatteggiamento saggio e consapevole iniziando a preparare le famiglie portante conservare gli scontrini ad un buon invernamento. dei prodotti acaricidi acquistati Due saranno allora le misure fone mantenere un piccolo registro damentali da attuare per ben inverin cui annotare il tipo di trattamento eseguito e la data in cui nare le proprie famiglie: è stato somministrato. Il registro 1. rinforzare le riserve della coloè importante in quanto potrebbe nia somministrando una soluesserci richiesto a seguito di un zione zuccherina a forte coneventuale e possibile controllo centrazione di zucchero, le api da parte dei Servizi veterinari. stoccheranno lo sciroppo sot-

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Queste annotazioni, inoltre, ci saranno sempre utili per valutare nel tempo l’efficacia dei prodotti utilizzati e delle metodiche impiegate per la riduzione della popolazione di varroa. Nella speranza che per tutti questa sia stata una buona stagione di raccolto, vorrei condividere con i lettori di Apitalia una celebre frase di Jacques Yves Cousteau: “la felicità per un’ape è quella di esistere, mentre per un uomo è quella di sapere che l’ape esiste e di sapersi meravigliare della sua esistenza”. Ed è questo lo spirito con il quale ci ritroviamo qui a scambiarci le nostre esperienze di Apicoltori. Maurizio Ghezzi


AGENDA LAVORI. NORD-EST

L’ULTIMA FRONTIERA

L’IMPORTANZA DEL MIELE MATURO COME GESTIRE IL FATTORE UMIDITÀ di Giacomo Perretta

AMBIENTI SANI, MIELOMETRO,

Foto Amazon.it

DEUMIDIFICATORE

A

bbiamo trascorso e ancora stiamo percorrendo momenti molto difficili; l’apicoltura e gli apicoltori hanno avuto la forza di reagire, con questa reazione sono state salvaguardate le api, tutelati gli sciami e garantita l’impollinazione: è stato un ottimo risultato. La stagione va avanti con le fioriture che finora hanno determinato un buon raccolto: in questo periodo, nella pianura veneta, con la fine

della primavera e la fioritura del tiglio finisce generalmente l’importazione. In alcune zone, anche se limitate, avremo però pregiate fioriture di montagna, come il rododendro, non dimenticando la laguna con il meraviglioso e raro “miele di barena”. Al termine della rimozione dei melari, si inizia la smelatura. I melari vanno prelevati quando almeno il 90% dei favi è opercolato: è una regola un po’ vecchia, ma ancora valida. Un’altra vecchia regola era quella della prova dello sgocciolamento, che consisteva nello scrollare in orizzontale il favo: se il nettare usciva era segno che non fosse ancora maturo. È così che ho iniziato l’avventura dell’apicoltura nel 1979; oggi ai giovani apicoltori non posso indicare queste regole come guida per la rimozione dei melari: valgono come informazioni storiche. Oggi abbiamo i mezzi per la misurazione dell’umidità del miele praticamente alla portata di tutti: il rifrattometro (quello tarato per il miele si chiama mielometro, ndR) (foto a lato), è uno strumento che consiglio vivamente. Il miele, infatti, non deve superare il 18% di umidità generale, qualora il miele su7-8/2020 | Apitalia | 19


AGENDA LAVORI. NORD-EST peri il 20% di umidità il rischio di fermentazione aumenta, questo è il motivo per il quale è importante la misurazione con uno strumento specifico e soprattutto regolarmente tarato. Nel caso non vi sia stato possibile togliere i melari con una umidità inferiore al 18%, rilevando valori più alti è consigliabile effettuare la deumidificazione artificiale, intervento che diventa un obbligo per il rispetto della qualità se i valori superano il 19%.

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Foto deumidificatoreok.com

CHE COS’È IL DEUMIDIFICATORE Per la deumidificazione del miele esistono in commercio innumerevoli macchinari, più o meno complessi, per i professionisti o per trattare importanti quantità di melari. Per l’apicoltore di piccola dimensione aziendale e per modeste quantità di melari è possibile usare un deumidificatore commerciale, per intenderci di quelli per uso casalingo. Questi deumidificatori sono di piccolo ingombro e possono assolvere contemporaneamente a due esigenze: quella dell’apicoltore e quella della casalinga. Il deumidificatore in pratica è un semplice compressore di un gas il quale viene prima fatto passare in una serpentina di piccolo diametro e si riscalda, successivamente spinto in una serpentina di diametro maggiore dove il gas compresso si espande e quindi si raffredda: questo cambiamento di stato fa sì che anche la serpentina si raffreddi condensando l’umidità nell’aria che viene convogliata su di essa da una ventola, il vapore acqueo dell’aria si

trasformerà in piccole goccioline di acqua che saranno raccolte per caduta in un recipiente. Tecnicamente il principio del deumidificatore non è altro che lo stesso del frigorifero, da non confondere con i frigoriferi portatili, ad esempio quelli per auto, i quali utilizzano un’altra tecnologia detta “Peltier” dal nome del suo inventore, che è tutta un’altra tecnica. Aggiungo solo una nota a margine di questa parentesi sul deumidificatore: l’acqua “grigia” che ne esce non è né potabile, né distillata: non va bevuta, ma potete usarla per il ferro da stiro o per annaffiare le piante di casa.

DEUMIDIFICARE: COME FARE Quello specificato è uno dei metodi di deumidificazione, ma ce ne sono tanti altri, come ad esempio quello che utilizzano le api: esse scaldano il favo contenente miele e convogliando l’aria generata dalle ali su di esso ne sottraggono l’umidità. Potremmo riprodurre anche

noi lo stesso meccanismo ma con costi molto alti. In seguito la mia descrizione sarà quella che più facilmente è praticabile da qualunque apicoltore. La prima cosa da fare è quella di non smielare i favi, questi dovranno rimanere così come sono stati raccolti fino a quando non sarà stata misurata l’umidità del miele nelle cellette. Perché non bisogna smielare il favo, ma deumidificarlo integralmente? Semplice: il rapporto superficie/quantità di miele. Attenzione, perché il miele è una soluzione satura quindi assorbe l’umidità, evitate di tenerlo in ambienti molto umidi anche dopo la smielatura. L’umidità del miele viene misurata in modo statistico, visto che non è possibile averlo tutto insieme, quindi si prenderanno parti di miele da varie cellette aperte sullo stesso telaino e successivamente di telaini diversi, facendo però una prima selezione valutando la quantità di celle aperte e opercolate per telaino. Molte volte si ha la necessità di togliere i melari prima che avvenga la totale opercolatura e quindi è possibile una umidità non consigliata per la conservazione, sopra il 20%. In questo caso la deumidificazione è obbligatoria, quindi procederemo in questo modo: 1) si sovrappongono i melari uno sull’altro in diagonale, in modo di avere tutti i melari aperti; 2) si mettono al chiuso in una stanza e si accende il deumidificatore. Il tempo necessario per la deumidificazione è dato dalla potenza dell’apparecchio usato, dall’umidità dell’aria, dalla temperatura, dalla grandezza della stanza e ovviamente dall’umidità del miele.


Avendo pochi alveari e dovendo deumidificare, non avendo una stanza adatta, ho costruito una specie di serra che potesse contenere una decina di melari sovrapposti e il deumidificatore casalingo. In particolari anni può verificarsi che anche il miele opercolato sia umido, in questo caso l’unica cosa possibile è ricorrere al deumidificatore professionale, posso suggerire di chiedere alla vostra Associazione che potrà darvi indicazioni e riferimenti. Ci sono ad esempio laboratori collettivi che effettuano questo servizio per conto terzi. IL FAI DA TE: I TELAINI Inizio questo angolo del fai da te, consegnando a chi fa da sé i telaini questa idea che potrebbe essere ripresa anche da qualche ditta… e sono convinto che succederà. Come molti apicoltori anch’io amo il fai da te, (se cercate su YouTube: “Giacomo Perretta” entrerete nel mio canale), in questo caso una semplice idea per evitare un incre-

scioso problemino che si verifica ogni volta che si debba passare il raschietto sul longherone per la pulizia di cera o propoli. La soluzione è quella di far passare il filo dalla parte centrale alla parte laterale del longherone invece che sopra. Semplice, facile e comodo, quasi banale. Questa operazione evita i passaggi del filo sopra i longheroni, quindi evita che il raschietto rompa il filo oppure si agganci al filo e non permetta di fare una buona e veloce pulizia. Da precisare che questo metodo è adatto ai telaini del nido, ma non è altrettanto efficace per quelli dei melari che devono essere liberi lateralmente per permettere un’efficiente disopercolatura meccanizzata, come anche per il semplice e tradizionale impiego del coltello disopercolatore. Alcune ditte, per ottimizzare la pulizia, hanno escogitato una scanalatura sul longherone in modo che il filo rimanga affogato all’interno, ma questo crea una lunga riga di pro-

poli e cera sulla lunghezza del telaino che a qualcuno può non piacere. Un’altra tecnica è quella di armare il telaino in modo orizzontale, ma questa tecnica è adatta a telaini costruiti con i montanti laterali più resistenti: questo metodo è in uso particolarmente nei Paesi del Nord; avendolo provato ho notato che presenta inconvenienti maggiori dei vantaggi e ciò mi ha riportato al metodo più in uso in Italia. Rari e intuibili gli inconvenienti che presenta: uno di essi è lo scivolamento del favo di cera, superabile grazie allo zigrinatore che tende il filo riducendo o annullando lo scivolamento. In altri Paesi, come ad esempio in Inghilterra, per evitare questo fastidio il foglio di cera è già venduto con il filo inserito e a triangolo: ritengo sia una buona soluzione anche se lascia la base del triangolo troppo ampia e non rinforzata, con un telaino un po’ “complicato”. Giacomo Perretta

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AGENDA LAVORI. CENTRO

I GIORNI DEL SOLLEONE

CALMA ESTIVA, MA NON TROPPO ORA SI TRATTA CONTRO VARROA di Matteo Giusti

L’

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solo tre: l’acido ossalico, l’acido formico e il timolo. I farmaci a base di acido ossalico vanno usati in blocco di covata, cioè in assenza di covata opercolata e quindi sarà necessario confinare la regina per un numero di giorni necessario. Ci sono varie tecniche a disposizione: o quella di confinare la regina su un telaino tramite escludi-regina verticali o confinarle in apposite gabbiet-

SERVE IL BLOCCO DI COVATA

Foto Wikipedia

estate piena è un periodo particolare per la gestione degli alveari. Lo sviluppo delle famiglie si è ormai stabilizzato, anzi, ci possono essere delle diminuzioni della covata in caso di siccità o caldo eccessivo. Per quanto riguarda la produzione di miele luglio e agosto possono ancora essere mesi interessanti, ma dipende molto dalla situazione ambientale. In pianura e in collina la presenza di leguminose da foraggio in particolare dell’erba medica (foto a lato) se mandata a fiore può essere una produzione possibile, così come il girasole, sperando che siano state seminate varietà nettarifere, cosa purtroppo sempre più rara; ci sono inoltre le melate là dove i parassiti delle piante o la stagione non eccessivamente secca lo permettano. In generale però il lavoro principale, per importanza, di questi mesi estivi è quello dei trattamenti anti-varroa, che, come raccomandano anche le linee guida per la lotta alla varroa del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura, è bene che siano fatti entro la metà di agosto. A disposizione ci sono diversi farmaci, ma i principi attivi utilizzabili alla fine sono


te, l’importante è che le operaie possano raggiungere la regina e accudirla, e per questo tutti i dispositivi usati devono avere una rete a passo escludi-regina, cioè di 4,2 mm. Riguardo al tempo che la regina deve restare confinata, in teoria dovrebbe essere di 24 giorni, il tempo cioè che passa dall’uovo allo sfarfallamento di un fuco adulto che è appunto di 24 giorni. In quel momento tutta la covata presente nell’alveare, sia di operaie sia di fuchi, comprese le uova, sarà sfarfallata e non ci sarà più covata opercolata (in questo caso non c’è più covata nemmeno disopercolata) rendendo possibile un trattamento efficace. È anche possibile tener la regina confinata meno tempo facendo ripartire l’attività di ovideposizione alcuni giorni prima e con minor stress per la famiglia. La varroa infatti entra nelle celle di covata poche ore prima della opercolatura, cioè al 9° giorno dalla deposizione dell’uovo. Quindi è possibile liberare la re-

gina 7 giorni dei 24 teorici, cioè al 17° giorno. Considerando, infatti, che appena liberata la regina inizi a deporre le uova queste saranno utili per la varroa solo dopo 8-9 giorni, ma nel frattempo tutte le celle opercolate presenti saranno sfarfallate, esattamente dopo 24 giorni dall’ingabbiamento. In questo modo avremo ridotto di una settimana il periodo di ingabbiamento, facendo sì che l’attività di deposizione delle uova riprenda prima, con una conseguente più veloce ripresa dell’alveare. Attenzione però: anche se si libera la regina al 17° giorno il trattamento deve essere fatto al 24° giorno dall’ingabbiamento. L’uso dei formulati a base di acido formico e timolo, invece, non richiede l’assenza di covata opercolata e per questo non sarà necessario fare il confinamento della regina: con un notevole risparmio di tempo e anche di stress per le api. Però sia per il timolo sia per il formico, essendo sostanze che agiscono per evaporazione, si deve

fare molta attenzione alle temperature: quelle molto alte infatti rischiano di far evaporare troppo velocemente il prodotto causando danni anche gravi alle api. È quindi molto importante leggere le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo dei vari farmaci e scegliere quello più opportuno per la nostra situazione. I mesi estivi sono anche utilizzabili per fare sciami artificiali, stando sempre attenti a non intaccare eccessivamente la forza degli alveari sui quali si opera il drenaggio delle api. Rispetto a maggio e giugno però la capacità di costruire fogli cerei sarà leggermente ridotta, e sia nelle famiglie da cui si levano telaini sia nei nuovi sciami può essere necessario e in ogni caso utile nutrire con sciroppo. Per velocizzare la costruzione del nuovo telaino in questo periodo lo si può inserire in posizione centrale, in mezzo a due telaini di covata. In questo modo le api sono più stimolate a riempire questo spazio

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e costruiranno la cera più velocemente che in posizione laterale o accanto alla parete dell’arnia; in più lo useranno subito come telaino di covata. Il periodo del blocco in cui si fa il confinamento della regina può essere anche usato per fare sciami: in questo caso se ne possono fare di artificiali con solo api e covata, senza regina o con una cella reale. Poi quando tutta la covata opercolata sarà sfarfallata si potrà procedere al trattamento intanto che la regina inizierà i suoi voli di fecondazione. In alternativa si può dare al nucleo una regina già feconda una settimana prima del trattamento. Se invece si usano farmaci a base di acido formico o di timolo è consigliabile fare gli sciami dopo il trattamento, con gli alveari già “puliti”. L’acido formico e il timolo sono infatti meglio gestibili in famiglie grandi più che su sciami con 5-6 telaini. 24 | Apitalia | 7-8/2020

Infine, come accennavamo sopra, la nutrizione di soccorso con sciroppi zuccherini può esser molto importante in questo periodo. In commercio si possono già trovare sciroppi zuccherini per la nutrizione delle api. In alternativa si possono autoprodurre sciogliendo zucchero di barbabietola o di canna, in rapporto 1 o 2 kg di zucchero per litro di acqua. Per velocizzare l’operazione si possono usare agitatori meccanici come le punte da trapano usate in edilizia per miscelare le malte (ovviamente punte nuove e pulite) e acqua tiepida ma mai a temperatura superiore ai 40 °C per il rischio che possa formasi HMF, un prodotto di degradazione degli zuccheri che è nocivo per le api. Riguardo ai nutritori ci sono sia quelli a ciambella o a depressione che si devono posizionare sopra il coprifavo, sia quelli a tasca che vanno al posto di un telaino.

Foto Denis Anderson

AGENDA LAVORI. CENTRO

Quelli a ciambella o a depressione sono meno capienti di solito, ma permettono di nutrire senza aprire le arnie, riducendo il lavoro a noi e lo stress alle api, anche se magari dovremo tornarci più spesso. Quelli a telaio permettono di dare più nutrimento in una volta, riducendo le visite, ma necessitano di aprire l’arnia e di aver maggior cura nella pulizia: è facile che all’interno ci si trovino delle api morte ed è bene toglierle prima di aggiungere lo sciroppo. Fatti i trattamenti e controllate le scorte delle api ci si può quindi concedere anche qualche giorno di meritate ferie, sperando poi che settembre e ottobre, con nuove piogge e nuove fioriture ci diano una mano per preparare le api all’inverno e, volendolo il clima, anche per fare qualche altra produzione. Matteo Giusti


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AGENDA LAVORI. SUD

UN’APICOLTURA INSTABILE

SERVONO REVISIONI CONTINUE FLESSIBILITÀ E ADATTAMENTO di Santo Panzera

L

uglio ed agosto sono mesi di vacanze e di relax, eccetto che per noi Apicoltori. Il lavoro in apiario risulta ancora più faticoso, causa il forte caldo; per questo motivo è consigliabile essere attivi nelle ore più fresche del mattino o della sera. In presenza di flusso nettarifero, il mattino è il momento più favorevole in quanto le bottinatrici sono fuori dall’alveare. Quando invece il flusso nettarifero scarseggia, risulta conveniente lavorare la sera, per evitare possibili saccheggi. Con il mese di luglio, mentre sulla fascia tirrenica della Calabria generalmente ci si avvia verso la fine dei raccolti e bisogna iniziare a porre le basi per il nuovo anno, non prima di aver meditato tra soddisfazioni e rincrescimenti ed aver “tirato le somme”. Sulla fascia jonica invece, ci saranno ancora aspettative di raccolto legate all’eucalipto settembrino (E. globulus) ed all’inula viscosa. Quando si tolgono i melari, l’uso degli apiscampo, nelle zone della Calabria in cui è presente Aethina tumida, non risulta più possibile in quanto esporrebbe i melari, non più presidiati dalle api, all’agevole insediamento di questo parassita, che sarebbe libero di fare 26 | Apitalia | 7-8/2020

focolaio. Per prelevare i melari meglio ricorrere all’uso di un soffiatore. È buona norma, in questo periodo, rivolgere la nostra attenzione e concedere una parte del nostro prezioso tempo a tutte quelle famiglie che non hanno prodotto o che lo hanno fatto in misura di gran lunga inferiore rispetto agli altri alveari dell’apiario. Quali saranno state le cause che hanno determinato l’insuccesso? 1. Lo stato sanitario dell’alveare con l’insorgenza di patologie che hanno influito negativamente sulle capacità di raccolto. Tra tali patologie figurano: co-

ATTIVI SOLO AL MATTINO O ALLA SERA


vata calcificata, della quale però, dell’acaro. Ma, come possiamo per bene sotto le celle opercolate, avremmo dovuto accorgerci già valutare la quantità d’infestacercando poi di estrarre le larve in primavera ma, qualora mazione? Non esiste un metodo il più possibile intatte, evitando nifestasse ancora i suoi sintomi, veramente affidabile, in grado di che la varroa scompaia nelle larve bisognerà procedere alla sostitufornire dati oggettivi sul microstesse trasformate in poltiglia, ed zione della regina; forte infestacosmo apiario, in quanto ogni in modo da rendere visibili anche alveare ha una propria “indivieventuali varroe nascoste sul fonzione da varroa; 2. Altre possibili cause potranno dualità”, costituisce un’entità a do della cella; a 7/9 celle da fuco essere: l’età e la qualità o geneasé stante, nonostante i nostri inparassitizzate su 30/40 disopercologia delle regine, fondamentali terventi che tendono ad uniforlate, corrisponderebbe un’infestamare ed omogeneizzare. Metodi zione di 2000 varroe; la presenza per la vitalità e la produttività di che comunque servono ad avere di più di 10 varroe su 100 celle inuna colonia di api; errori di conun’idea, pur se approssimativa, duzione da noi commessi nello dicherebbe infestazione grave tale del carico di varroe si basano su: sviluppo primaverile degli alveda compromettere in tempi brevi ari, sui quali avremo, in questi • Infestazione covata da fuco; si la sopravvivenza della famiglia. disopercola covata maschile di • Valutazione caduta naturale; si mesi, tutto il tempo per una sana vari favi prelevati da posizioe scrupolosa riflessione. Riguarosserva sul cassettino del fondo antivarroa, precedentemente pulido la lotta alla varroa, è necesni diverse dell’arnia, servendosi sario monitorare costantemente dell’apposita forchetta da smieto e vaselinato, quanta varroa cade ed attentamente l’infestazione latura, avendo cura di affondarla giornalmente per caduta naturale;

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si fa la media giornaliera della caduta naturale su almeno 5 famiglie dell’apiario, considerando un arco temporale minimo di 5 giorni, per cui bisogna poi dividere i singoli valori per 5; i dati ottenuti vengono moltiplicati per 100 se si tratta di sciame o famiglia debole, per 200 in caso di famiglia di media consistenza e per 300 nel caso di famiglia forte. Qualora ci si trovasse in veri e propri casi di vita o di morte, potrebbe risultare necessaria un’operazione drastica: favi di scorta, api e regina da una parte, trattati subito con acido ossalico; favi di covata ed api che li coprono dall’altra, trattati subito e dopo 24 giorni, una volta che la nuova regina ha preso pieno possesso della nuova famiglia. È bene precisare che solo intervenendo con efficacia in estate, ci garantiremo api svernanti poco parassitizzate, con bassa carica virale e longeve, facendole arrivare sane e robuste agli appuntamenti primaverili dell’anno venturo. La riproduzione della varroa avviene infatti con una dinamica esponenziale (il grado di infestazione più che raddoppia ogni mese in cui è presente covata), per cui gli acari, nell’arco di pochi mesi, pur partendo da consistenze contenute, raggiungono livelli critici; ad esempio 50 varroe a febbraio, diventano ben 3200 ad agosto. Nel nostro Sud le particolari condizioni climaticobotaniche determinano una temporalmente più estesa presenza di covata, per cui vi è la necessità di individuare i momenti di intervento ottimali, compatibili da un lato con lo sviluppo e le produzioni dell’alveare e dall’altro con la stringente 28 | Apitalia | 7-8/2020

necessità di un appropriato controllo della varroatosi. Bisogna considerare l’opportunità, in funzione anche delle possibilità di botti natura delle api, di anticipare i trattamenti estivi (da eseguire non oltre la metà di agosto), riducendo così i rischi che siano raggiunti livelli di infestazione molto elevati ed incontrollabili, con la conseguente comparsa di altri agenti patogeni, come ad esempio virus diversi, capaci di compromettere definitivamente la sopravvivenza dell’alveare. È bene sottolineare come qualsiasi nostra strategia di controllo dell’infestazione da varroa, anche la più scrupolosa ed efficace, può essere compromessa nel risultato dal fenomeno della reinfestazione, il cui impatto è molto rilevante. Il deleterio fenomemo della reinfestazione può essere contenuto: • riducendo la fonte della reinfestazione stessa, costituita da colonie naturali derivanti generalmente da sciami sfuggiti al nostro controllo; da qui l’importanza di inarniare e trattare adeguatamente eventuali sciami vaganti; • limitando lo scambio di acari tra alveari allevati, evitando il più possibile la presenza contemporanea, nello stesso territorio, di

Foto xiSerge

AGENDA LAVORI. SUD

colonie trattate e di colonie non trattate, impostando la lotta a livello territoriale attraverso un coordinamento degli interventi che preveda trattamenti contemporanei per zone omogenee ed un’accurata scelta dei farmaci da adoperare, limitandosi a quelli registrati per uso apistico senza affidarsi a “formulazioni casalinghe”, al fine di ottimizzarne l’impiego e limitare il rischio di comparsa di farmaco resistenza. Una cosa è certa: il quadro apistico nel quale operiamo non è più roseo; alla recrudescenza delle vecchie criticità se ne sono aggiunte delle nuove e più invasive. Diciamoci la verità: l’apicoltura ha ormai cambiato volto; ciò che prima andava bene ed era efficace adesso non lo è più, per cui dobbiamo rimetterci sempre in discussione. In questo nuovo percorso ormai obbligato l’unica bussola che può indicarci la retta via è una conduzione apistica sempre più coscienziosa, consapevole e professionale, fondata oltre che su un’approfondita conoscenza delle nostre api anche su un’accorta e tempestiva adozione di accorgimenti tecnici e buone pratiche in apiario. Santo Panzera


AGENDA LAVORI. ISOLE

GESTIONE DEI MELARI

LA TECNICA NON È ANDIRIVIENI C’È UNA TERMODINAMICA DELL’APE di Vincenzo Stampa

IL MELARIO VALE COME

Foto Vincenzo Stampa

1/3 DI ARNIA

C

onsiderando l’attuale disastroso andamento delle produzioni, parlare di gestione dei melari può sembrare poco realistico ma, sapere cosa fare, non è mai tempo sprecato. Certamente la tecnica apistica non si può ridurre a un togli/metti o allarga/stringi o ad altri automatismi, è chiaro che ad ogni intervento dell’apicoltore, finalizzato

a modificare l’assetto dell’alveare, corrisponde una reazione delle api che ha lo scopo di ripristinare un equilibrio termodinamico, compatibile con le modifiche apportate. Tutte le modifiche dell’assetto dell’alveare, innanzi tutto, devono essere finalizzate ad assecondare le sue esigenze vitali e inoltre commisurate al suo stato di sviluppo. La posa di un melario è un’azione che, di colpo, aumenta di un terzo il volume dell’arnia una modifica che, per essere neutralizzata nei suoi effetti negativi, richiede la presenza di una forte popolazione a prescindere dall’entità del raccolto. L’azione dell’apicoltore non si basa soltanto sull’interpretazione dei segnali che l’alveare traccia nello svolgimento della sua attività come, ad esempio, allungamento delle celle da miele nei favi del nido, costruzione di ponti con presenza di nettare, ecc. ma, soprattutto, su una prospettiva previsionale che partendo dall’attualità: quantità di api, numero di favi di covata opercolata, messa in relazione con la fioritura più o meno imminente ci dà il via o lo stop alla posa del melario. Un melario concesso in anticipo, rispetto allo stato dell’alveare, ha 7-8/2020 | Apitalia | 29


come effetto la costrizione delle api nel nido, con lo scopo di mantenere il controllo del clima dell’alveare necessario alle covate; l’affollamento del nido, oltre a ridurre il numero di bottinatrici al lavoro, è, tra l’altro, uno degli stimoli alla sciamatura. L’osservazione periodica, la conoscenza del ciclo di sviluppo delle api, la valutazione della covata come età e quantità presente, ci permettono di conoscere il grado di sincronia dello sviluppo dell’alveare con la fioritura attesa. Anche il melario va gestito, allo scopo di massimizzare il raccolto, assecondando il naturale comportamento dell’alveare. Sappiamo che le api preferiscono accumulare il raccolto nei favi del melario sovrastanti la covata, per solito quelli centrali (foto pag. precedente), è buona regola spostare i favi più pieni ai lati mettendo al centro quelli più vuoti, la pratica è giustificata dal fatto che ci vuole più tempo per allungare le celle dei favi parzialmente pieni piuttosto che riempire le celle vuote. Poiché le fioriture hanno una durata limitata, in fase di raccolto, accrescere la velocità di immagazzinamento, è uno dei fattori determinanti il risultato finale. Anche la posa del secondo melario segue una regola precisa, va messo sotto il primo quando questo è parzialmente pieno. L’organizzazione dell’alveare, come vediamo negli sciami insediati spontaneamente in varie cavità, prescrive che le scorte stiano in alto e che vi sia contiguità tra le scorte e le covate in basso. Anticamente 30 | Apitalia | 7-8/2020

questo comportamento veniva indicato come un presunto “orrore del vuoto” a cui erano soggette le api. La realtà, molto meno romantica o fantasiosa, è che le api pensano ai tempi difficili, quando alimentarsi può fare la differenza tra la vita e la morte. Poiché il calore va verso l’alto, anche le api, in particolare in inverno, sono costrette a fare lo stesso per cui, con questa tipologia di organizzazione, rimangono al caldo e in facile contatto con le provviste. Ritornando ai melari quindi, mentre il melario inferiore può essere riempito alacremente, le api si dedicano anche ad accrescere le celle del melario superiore sfruttando così al massimo il breve periodo delle fioriture.

Foto nuke.apival.net

AGENDA LAVORI. ISOLE

C’è anche una motivazione termodinamica: infatti accrescendo l’altezza delle celle del primo melario si restringe lo spazio occupabile dalle api, ma diminuisce anche il lavoro di termo-regolazione; il melario pieno è un forte volano termico, sicché il secondo melario posato in basso, oltre ad accogliere le api ed il raccolto, si trova in una posizione di facile gestione climatica. Fare bene e in fretta, è l’imperativo categorico. Tutto ciò quest’anno ci è stato abbondantemente risparmiato, consoliamoci, si fa per dire, pensando che tutto sommato sapere è meglio di non sapere. Vincenzo Stampa


LEGISLAZIONE

APIARI A DEBITA DISTANZA

IN TANTI SI CHIEDONO QUALE SIA, POCHI SANNO COSA DICE LA LEGGE di Giancarla Galli

MOLTO SPESSO È QUESTIONE

Foto Gianni Blumthaler

DI BUON SENSO

M

olti apicoltori, neofiti e non, spesso si imbattono sulla distanza riguardante gli apiari con la logica conseguenza della domanda: “Qual è la distanza da rispettare per gli apiari?”. Una domanda semplice che meriterebbe una risposta altrettanto semplice, ma in effetti così non è. Per capire meglio, è il caso di addentrarsi un po' nel mondo delle leggi che spesso si presenta come un labirinto e soprattutto occorre ripercorrere un po’ la storia. Un balzo indietro nel tempo, quindi,

fino al 1925, anno in cui fu approvato il Regio decreto-legge 23 ottobre 1925 numero 2079, che disponeva “Provvedimenti per la difesa dell’apicoltura”. Tale decreto è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale 3 dicembre 1925, numero 281 e, successivamente, è stato convertito in legge 18 marzo 1926, numero 562 “Conversione in legge con approvazione complessiva di decreti luogotenenziali e regi aventi per oggetto argomenti diversi” pubblicata in Gazzetta ufficiale 3 maggio 1926, numero 102.

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LEGISLAZIONE

Foto ilmiodiarioapistico.blogspot.com

Ma qual è il suo contenuto? Questa legge ci riporta al tempo in cui veniva resa obbligatoria la costituzione dei Consorzi Apistici Provinciali per la difesa e lo sviluppo dell'apicoltura, organismi posti sotto l'alta vigilanza del Ministero dell’Economia nazionale che, tra le altre cose, approvava le nomine degli Esperti apistici di cui questi Consorzi si dovevano dotare. La delegazione provinciale consortile, prevista da questa norma, era la risposta del tempo all’esigenza di regolamentare i rapporti tra proprietari di alveari e aveva i seguenti scopi: a) vigilare, specialmente a mezzo dei propri esperti, sull’applicazione del presente decreto, particolarmente per quanto riguarda la lotta contro le malattie delle api; b) diffondere la conoscenza, tra gli apicoltori, dei mezzi più idonei a prevenire e combattere le malattie contagiose delle api; c) diffondere i metodi razionali di coltura delle api curando specialmente la purezza e la selezione dell’Apis mellifera ligustica; 32 | Apitalia | 7-8/2020

d) proteggere gli interessi degli apicoltori, della industria e del commercio dei prodotti degli apiari, vigilando per assicurare la repressione delle frodi. Nella stessa legge veniva disciplinato anche il tema delle “distanze tra apiari”, il quale all’articolo 14 disponeva che “su proposta del Consorzio provinciale, e previo parere favorevole del Consiglio agrario provinciale, e, dove questo non esista, della Deputazione provinciale, il Prefetto della Provincia può fissare, con suo decreto, le distanze che debbono obbligatoriamente intercedere tra gli impianti di non meno di 50 alveari a favo mobile. Tali distanze possono essere fissate per singole zone della Provincia, e il decreto può inoltre prevedere le eccezioni tecnicamente ed industrialmente opportune nelle singole zone. Può parimenti determinarsi il raggio entro cui, in confronto agli impianti esistenti, chi eserciti l'apicoltura nomade non può trasportare i propri apiari.” Nel corso degli anni la legge 18 maggio 1926 ha visto l’abrogazione di alcune delle disposizioni

contenute ma il Regio decretolegge 23 ottobre 1925, che essa recepisce e applica, è ancora vigente. Pur tuttavia va ben chiarito che lo stesso non fissa alcuna distanza tra apiari, ma dà facoltà al Prefetto, previa istanza di soggetti portatori di interessi, di fissare con proprio decreto le distanze che devono intercorrere tra apiari con almeno 50 alveari. Dobbiamo arrivare al 2004 per avere ulteriori e più precise indicazioni, di livello nazionale, riguardanti le distanze degli apiari. Questa volta, però, ci imbattiamo in un tipo di “distanza di natura civilistica” e relativa alle distanze che debbono intercorrere tra apiari e confini di proprietà pubbliche o private. Infatti, con l’approvazione della legge n. 313 del 24 dicembre 2004 “Disciplina dell’apicoltura” pubblicata in G.U. n. 306 del 31.12.2004, l’art 8 (Distanze minime per apiari) cita “1. Dopo l'articolo 896 del codice civile, è inserito il seguente: “Art. 896-bis. - (Distanze minime per gli apiari). - Gli apiari devono essere collo-


cati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai confini di proprietà pubbliche o private. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non è obbligatorio se tra l'apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono interposti, senza soluzioni di continuità muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere un’altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti salvi gli accordi tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzione". Viene così perfezionato un principio che presuppone la responsabilità civile da parte di un proprietario di alveari nei confronti di terzi. La legge 313, prima ancora, introduce un ulteriore concetto di “distanza nel rispetto delle risorse nettarifere”. L’Articolo 7, in particolare, intitolato appunto “Risorse nettarifere”, evidenzia il chiaro intento del Legislatore nazionale di intervenire su questa materia e con uno specifico atto di indirizzo. Il comma 2 di questo articolo della legge nazionale sottolinea che “ai fini di un adeguato sfruttamento

delle risorse nettarifere lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano incentivano la conduzione zootecnica delle api e la pratica economico-produttiva del nomadismo, sulla base dei seguenti principi: a) preventivo accertamento che gli apiari, stanziali o nomadi, rispettino le norme del regolamento di polizia veterinaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, e successive modificazioni; b) conservazione dei diritti acquisiti dai soggetti di cui all'articolo 3 che impostano abitualmente l'attività produttiva con postazioni nomadi o stanziali. Ci dice insomma, la norma nazionale, che il nomadismo è pratica da incentivare laddove serva a favorire un adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere; ci dice anche, però, che vanno rispettate le necessarie precauzioni di natura sanitaria e, al successivo comma 4, che “ai fini di cui al presente articolo e unicamente per finalità produttive e per esigenze di ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse nettarifere, le regioni possono determinare la distanza di rispetto tra apiari, composti da almeno cinquanta alveari, in un raggio massimo di 200 metri.”. Emerge chiaramente, in conclu-

sione, che sulla materia delle distanze riguardanti gli alveari la norma quadro nazionale è la Legge n. 313/2004, cui tutte le leggi regionali, se difformi e approvate in precedenza dovranno adeguarsi come pure, se approvate successivamente, debbono intervenire ma entro i limiti indicati. A livello territoriale, dunque, esistono le leggi regionali che adottano modalità diverse riguardanti le distanze: alcune hanno fissato dei parametri, altre hanno soltanto recepito la Legge 313. Ogni apicoltore, indipendentemente dal suo indirizzo produttivo, che si accinge ad aprire nuove postazioni,prima della registrazione in Anagrafe apistica nazionale, dovrebbe quindi aver consultato anche la propria legge di riferimento regionale (disponibile anche presso la propria Associazione di riferimento). Sul territorio spesso si verificano situazioni di disagio e conflitto tra apicoltori confinanti dovuti ad una mancata conoscenza della materia, mentre basterebbe soltanto far prevalere il buon senso collaborando e applicando le corrette prassi igienico-sanitarie. La collocazione spaziale di un apiario, quindi, non è un concetto per marcare il territorio ma va considerata nel suo fine ultimo: “Salviamo le Api!”. Giancarla Galli

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PANDEMIA

COVID-19 E APICOLTURA

DALL’ALLEVAMENTO ALLA RICERCA EFFETTI DI UN’EMERGENZA SANITARIA di Matteo Giusti

L’

emergenza dovuta al Coronavirus è stata e continua ad essere la manifestazione di un fenomeno globale che ha riguardato tutta la popolazione mondiale, da una parte all’altra del Pianeta, senza distinzione di culture, fasce sociali o Paesi. Allo stesso modo anche le misure restrittive e la quarantena sono state una esperienza comune, per quanto magari gestita in maniera diversa da Stato a Stato e che ha avuto un impatto enorme su moltissime cose, dagli aspetti psicologici a quelli sociali, da quelli economici a quelli ambientali. In questo periodo è cambiato il modo di vivere i nostri spazi, il nostro territorio, perfino il nostro ambiente domestico e le relazioni con le altre persone, costringendoci a una vicinanza stretta con alcune e ad una lontananza obbligata con altre. Il blocco totale delle attività non necessarie ha portato perdite economiche ingenti e ha cambiato completamente il nostro modo di lavorare. L’IMPATTO SU AMBIENTE E ALLEVAMENTO L’ambiente ne ha risentito, in maniera positiva, perché bloccando la gran parte delle attività, sono

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calate drasticamente le emissioni di inquinanti, basti pensare agli effetti conseguenti il blocco del traffico. Alcuni sostengono che anche le api ne abbiano beneficiato, per la maggior presenza di fiori soprattutto in ambiente urbano, dovuta al fatto che giardini, aiuole e margini stradali non sono stati sfalciati e trattati per più di tre mesi; altri hanno osservato che molti insetti non sono morti schiantandosi sui parabrezza o sui paraurti delle auto, dal momento che la circolazione era sospesa. L’apicoltura è stata toccata dall’e-

DIMOSTRATA L’ESSENZIALITÀ DEL COMPARTO


mergenza anche se in modo minore rispetto ad altre attività, dal momento che, in quanto attività agricola e quindi necessaria, ha potuto proseguire quasi come prima, magari con qualche limitazione e qualche noia burocratica come l’obbligo delle autocertificazioni. Anche l’apicoltura non professionale, quella praticata da chi non ha scelto la dimensione del reddito e del commercio, dopo qualche iniziale perplessità (a volte anche strumentale) ha potuto proseguire più o meno come sempre. Fondamentale, in tal senso, il ruolo giocato dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani che con grande tempismo ha dimostrato l’essenzialità di tutto il comparto,

mettendo a punto le necessarie certificazioni a norma di legge e agevolando così decine di migliaia di allevatori di api presenti sul territorio e messi in grado di muoversi anche all’interno delle cosiddette “zone rosse”. Per la valutazione dell’impatto che la Covid-19 ha avuto sull’apicoltura si è scomodata persino Apimondia, la Federazione internazionale delle Associazioni di Apicoltura, che si è avvalsa di specifiche collaborazioni, anche in Italia, per la compilazione di una lista di domande utili alla raccolta di dati. Determinante, infine, il ruolo dell’Italia che ha fatto da capofila, a Bruxelles, per la rimodulazio-

ne delle tempistiche di esecuzione dei programmi e delle azioni finanziate con il Regolamento 1308/2013 che sono stati oggetto di deroghe e rinvio delle previste scadenze. LE CONSEGUENZE SULLA RICERCA Ma c’è anche un altro aspetto legato all’apicoltura e alle api in generale che è stato necessariamente toccato da questa emergenza: le attività di ricerca. Come tutte le attività anche la ricerca scientifica hanno risentito delle restrizioni e della quarantena, anche là dove non si sono fermate completamente. Convegni e seminari sono stati cancellati o spostati in moda-

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lità on-line, difficoltà ci sono state negli spostamenti per le indagini sul campo, per il reperimento dei materiali. A livello italiano, per citare solo un esempio, il progetto di ricerca sulla tutela della ligustica nel Lazio, promosso dall’Izs Lazio e Toscana e dall’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura del Lazio che doveva partire in questi mesi ha subìto un ritardo drastico. Ma per cercare di capire come e quanto l’emergenza Coronavirus abbia influito sul mondo della ricerca in apicoltura e in apidologia la rete internazionale di ricercatori apistici Coloss, ha realizzato un’indagine i cui risultati sono stati resi noti il 20 maggio scorso, in occasione della terza giornata mondiale delle api. Al questionario hanno risposto 230 gruppi di ricerca di 56 paesi diversi, primo tra tutti gli Stati Uniti per numero di partecipanti che hanno inviato le risposte, seguiti da quelli del Regno Unito e della Spagna. In prevalenza le risposte sono arrivate da gruppi di ricerca e ricercatori universitari, seguiti da ricercatori di agenzie governative e da quelli di istituti privati di ricerca. L’impatto principale evidenziato dall’indagine è stato su tutte quelle attività che necessitano di spostamenti. Secondo quanto è venuto fuori dal questionario infatti ad essere particolarmente colpiti e ostacolati sono stati i convegni e le conferenze, che in molti casi sono stati cancellati come ad esempio i convegni internazionali che prevedono lo spostamento e la partecipazione di centinaia di persone e 36 | Apitalia | 7-8/2020

Foto Andrea Morandi

PANDEMIA

che non possono essere trasferiti in videoconferenza. Altro forte impatto c’è stato per le attività di campo, anche in questo caso ostacolati dalle limitazioni agli spostamenti. Anche le attività laboratorio sono state ostacolate perché in molti paesi le strutture sono state chiuse del tutto o perché le necessità di distanziamento sociale sui luoghi di lavoro hanno di fatto reso impossibili le attività. Le ripercussioni negative delle restrizioni sono invece state lievi o anche di nessun conto per la maggior parte delle attività così dette “da scrivania” come la scrittura di articoli e progetti o l’elaborazione dei dati, che hanno potuto continuare ad essere svolte in studio, là dove gli studi e gli uffici sono rimasti aperti, o anche direttamente da casa. PROGETTI E FINANZIAMENTI VANNO AVANTI È invece più difficile al momento capire quali campi di ricerca hanno subìto un impatto più o meno grave, cioè non è facile poter dire ad esempio se sono state più ostacolate le ricerche sulle patologie o quelle sulla biologia, quelle sulle tecniche apistiche o quelle di ecologia.

Riguardo agli aspetti finanziari la maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato che non ci sono state ripercussioni rilevanti. I progetti e i finanziamenti in atto infatti non sono stati sospesi, così come gli assegni di ricerca o le borse di studio. Più difficile invece è stimare l’impatto economico dovuto ad eventuali costi aggiuntivi o alle inefficienze organizzative e lavorative dovute all’emergenza. Tuttavia è ancora presto per poter stabilire se in futuro non ci saranno ripercussioni su questi aspetti. Le economie di tutti i Paesi sono state infatti colpite, in alcuni casi in maniera anche pesante, e si dovrà vedere nei prossimi anni come verranno rimodulate le risorse per la ricerca in generale e per quella apistica in particolare. Rimane quindi importante anche per questo settore la necessità di sviluppare ulteriormente le tecnologie informatiche e nuove misure organizzative che possano limitare gli effetti in casi simili che ci si augura non debbano ripresentarsi presto, ma che non si può certo escludere che possano verificarsi di nuovo. Matteo Giusti




IMPOLLINATORI

IL TRUCCO DEI BOMBI

SE SONO AFFAMATI MORDONO E LE PIANTE SONO COSTRETTE A FIORIRE di Ezio Pace

UNA POSSIBILE RISPOSTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

I

l rapporto simbiotico tra gli insetti impollinatori e i fiori è spesso molto teso e fragile. Le piante danno nutrimento agli insetti in cambio dell’impollinazione. Il momento in cui ciò avviene è molto critico, in quanto se l’impollinatore non è sincronizzato con la fioritura della pianta, questa avrà scoperto e mostrato inutilmente i suoi organi e gli impollinatori con la loro prole soffriranno la fame. Gli imenotteri, in particolar modo, hanno bisogno del nettare e del polline dei fiori per alimentarsi. Di

contro, i fiori hanno necessità dei primi, dal momento che, volando di pianta in pianta, trasportano il polline di fiore in fiore impollinando e fecondando, al fine di consentire la produzione di frutti e sementi. Per questo è molto importante che le api ed i fiori si sveglino e si attivino simultaneamente in primavera. Normalmente ciò avviene, ma non sempre. A volte le api e i bombi si destano troppo presto dal letargo invernale, in un periodo in cui fiori non sono ancora germogliati, correndo il rischio di non poter reperire il necessario nutrimento. Il bombo (Bombus terrestris) non accetta però un ruolo passivo in tale rapporto, al punto che ha sviluppato una tecnica per sollecitare ed affrettare la fioritura in condizioni climatiche avverse. E grazie a questo raffinato espediente è in grado di anticipare lo sviluppo della fonte alimentare vegetale di cui ha urgente bisogno. Qualora il tempo non consenta di raccogliere polline sufficiente ad alimentare la prole, questo apoideo danneggiano le foglie della pianta e la inducono a fiorire in anticipo. A dimostrarlo è stato il ricercatore Foteini Paschalidou insieme a suoi colleghi dell’ETH di Zurigo 7-8/2020 | Apitalia | 39


(Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, ndR) che avevano notato come i bombi, di tanto in tanto, mordevano le foglie delle piante in grado di fiorire. Volando di pianta in pianta, ne bucavano le foglie, creando dei fori ben visibili. Intuendo che l’operazione potesse essere connessa alla fioritura, sono stati avviati degli esperimenti, sia in campo che in laboratorio, atti ad osservare l’atteggiamento dei bom-

Foto Josef Pichler

IMPOLLINATORI

bi affamati e dei bombi sazi, nonché il comportamento delle piante, in relazione all’azione esercitata dagli insetti. Ne è risultato che solo i bombi affamati mordevano le foglie, cosicché le piante danneggiate anticipavano la fioritura! Quindi i bombi dimostravano di sapere come operare sulle foglie della pianta per accelerarne la fioritura, quando c’era scarsità di polline.

Infatti, delle piante usate, la senape fiorì con due settimane di anticipo, i pomodori fiorirono un mese prima del previsto. I ricercatori hanno notato anche che ciò accadeva solamente se erano i bombi ad aver morso la pianta: non sono riusciti infatti a riprodurre il fenomeno e quando i fori erano praticati da essi stessi non accadeva nulla e le piante non reagivano affatto.

IL BOMBO, QUESTO SCONOSCIUTO

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Foto Hannier Pulido, De Moraes and Mescher Laboratories

Il bombo (Bombus terrestris) vive in genere in tane sotterranee, spesso in nidi di topi abbandonati o gallerie di talpa. Il bombo di terra è tra i primi ad essere attivo in primavera/tardo inverno con temperature sui 6-7 °C, mentre l’ape mellifera richiede una temperatura di 9-10 °C. È molto pacifico e aggredisce solo se provocato. Si riconosce dal corpo striato con la fascia gialla dietro la testa e la parte bianca dell’appendice posteriore. Si nutre di nettare e polline provenienti da molti fiori diversi. Trasporta il polline nelle tasche o cestelle situate sulle zampe posteriori, quando queste ne sono piene appaiono come due palline gialle o arancioni. Una colonia può contare oltre mille individui. In luglio-agosto dalle uova nascono solo nuove regine e maschi. In ottobre vanno in letargo e la vecchia colonia si disfà. Saranno queste regine a dar vita alle nuove colonie in primavera.

Due Bombi mentre perforano le foglie di una pianta di pomodoro. Lo fanno perché affamati.


mente si riuscirà a controllare la fioritura delle piante e quindi anche, più in generale, la produzione in orticultura ed in agricoltura. Quando la temperatura della terra aumenta, infatti, gli insetti sono portati a svegliarsi troppo presto in primavera e ad attivarsi in tempi errati: per cui la tecnica del mordere le foglie è molto importante sia per la sopravvivenza degli insetti che delle piante.

Bibliografia • Bumble bees damage plant leaves and accelerate flower production when pollen is scarce. Foteini G. Pashalidou et al.,Science, 2020. • Sultne bier fikk plantene til å blomstre I. Spilde www.ung.forskning.no • The secret lives of bees as horticulturists? Lars Chittka, School of Biological and Chemical Sciences, Queen Mary University of London, London, UK. Science 22, May 2020

Foto Karen Arnold

Questo comportamento dei bombi è strettamente legato alla impossibilità di trovare nutrimento. Altresì i ricercatori hanno osservato anche che altre due specie di bombi sono in grado di praticare la stessa tecnica. Cosa succede, dunque, quando i bombi mordono le piante e cosa induce queste a fiorire prima del dovuto? Le piante fioriscono prima per aiutare i bombi? Una volta capito questo, probabil-

Forse l’approfondimento di questo fenomeno potrebbe aprire nuove strade per soluzioni che vadano in aiuto al mantenimento della sostenibilità alimentare quando avverrà il cambiamento globale del clima. Ezio Pace

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ARTE

ESTETICA DELL’APE

ESPRESSIONI CREATIVE ISPIRATE DAL NATURALE (PARTE VII) di Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini HEATHER GORHAM

Di questa poliedrica pittrice texana si possono conoscere notizie dettagliate visitando www.heathergorham.com: tra le numerose opere, riportiamo L’ape regina (The Bee Queen) (foto a lato). Il soggetto del quadro è la figura femminile che indossa un cappello che non è altro che un bugno. L’artista raffigura sotto il soggetto umano un’ape regina, quasi a voler sottolineare il legame che lega l’insetto alla donna. Così come la testa è, per noi uomini, la sede dell’intelligenza, il bugno rappresenta per le api la sede delle loro “intelligenza sociale”, presupposto indispensabile per la sopravvivenza e il buon funzionamento della colonia. NEVENKA GORJANC

Nevenka Gorjanc è una pittrice contemporanea autodidatta, nata a Ljubljana (Slovenia) nel 1949 che vive in una casa di riposo per anziani (sempre a Ljubljana). Com42 | Apitalia | 7-8/2020

pletamente paralizzata non può usare le mani e, quindi, riesce a dipingere tenendo il pennello tra le sue labbra. L’ing. Franc Šivic (Associazione Apicoltori Sloveni) ci ha inviato l’immagine di un suo dipinto, realizzato nel 2009 (Fig. 1): esso rappresenta lo stesso Šivic, che

UNA GALLERIA ENTOMOLOGICA CONTEMPORANEA Fig. 1


Fig. 2 è anche apicoltore, nell’atto di portare le api al pascolo. Il concetto espresso da quest’artista, dotata di capacità e talento poetico-artistico notevole, tenderebbe ad un post surrealismo, visto attraverso uno stile e una tecnica che richiamano la corrente espressionista e la capacità dei ritrattisti della fine del secolo diciannovesimo. Nevenka Gorjanc, nonostante la sua formazione non accademica,

non presenta il tratto naïf, ma si ritiene che l’opera faccia parte dell’Arte Simbolica-Figurativa. Molto inusuale e strana è l’immagine di un uomo che guida alcune grosse api come fossero cavalli... Strana e bellissima è la scena di un uomo maturo con uno sguardo fiero che conduce le api dipinte in primo piano. L’artista mostra una buona capacità pittorica, senza contare la difficoltà che sicuramente incontra nel dipingere con la bocca. Notevole è l’esecuzione, quasi perfetta, delle api, dei fiori e dell’uomo che sembra “governare” le sue api. Os-

servando il dipinto s’intuisce che l’uomo ritratto sia, sicuramente, un apicoltore e si può ipotizzare che l’artista, nel concepire l’opera abbia preso lo spunto proprio da questo: dedicare un’opera d’arte ad un apicoltore. Il contesto del dipinto, pur avendo la caratteristica figurativa, si pone su di un piano diverso per il significato simbolico delle grandi api che sono governate dall’apicoltore; si ritiene comunque l’opera degna di una buona pittura, sia sul piano tecnicamente pittorico che sul piano emotivo per il significato che esprime. Durante le festività natalizie del 2009, la pittrice ha realizzato due dipinti (Fig. 2 e 3) dallo stesso titolo Le api sui fiori di melo (Cebele

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ARTE na cvetju jablane). La professoressa Paola Ferrazzi dell’Università di Torino, esperta di flora, ha confermato che la specie vegetale ritratta nel quadro di Fig. 2 si tratta di Malus domestica ma in quello di Fig. 3 vi sono fiori di un arbusto esotico, Weigela florida. Entrambi si riferiscono alla visita delle api bottinatrici ai fiori di specie di un certo ra”. Ispirandosi alla poetessa milanese, l’artista torinese ha inventato interesse apistico1. nel 2005, il personaggio di Aldina, ANDREA GUERZONI una donnina arruffata e spaesata, dagli occhi segnati e con la gonna Andrea Guerzoni (Torino, 1969) dondolante, alle prese di volta in vive e lavora a Torino, è diplomato volta con un pianoforte suonato al in Pittura all’Accademia Albertina contrario, con una serie di papadelle Belle Arti. Dal 07/12/2010 veri che le appaiono e la travolgoal 09/01/2011, l’artista ha esposto no, con delle api dispettose che la al Mag Cafè di Milano disegni e fanno volare e precipitare a terra. dipinti dedicati ad Alda Merini L’Aldina ha permesso a Guerzoni che si è definita “Una piccola ape di vincere, nell’ottobre 2010, il prefuribonda”: “Sono una piccola ape mio del pubblico alla tredicesima furibonda. Mi piace cambiare di edizione della mostra-concorso “Io colore. Mi piace cambiare di misu- Espongo” a Torino.

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 3 In occasione della mostra personale “La danza dell’ape. Aforismi per Alda Merini” sui Navigli l’artista ha presentato il suo nuovo volume di aforismi nel quale sono riprodotti alcuni disegni, inchiostri su carta realizzati nel 2010, riportati qui di seguito: Piano Aldina! (Fig. 4), Versi fastidiosi (Fig. 5), Abitare il proprio alveare (Fig. 6). Nei disegni di Aldina, e negli aforismi che l’accompagnano, Guerzoni gioca con alcuni elementi che appartengono alla storia di Alda Merini (il disagio psichico, il candore e la fragilità caratteriali, i suoi

Fig. 6

Note

1 Coltivato in numerose varietà, Malus domestica Borkh. (famiglia Rosaceae, nome volgare: melo) fiorisce in primavera e consente la produzione di mieli

uniflorali chiari e dall’aroma e sapore delicati (potenziale mellifero 10 kg/ha). È raccolto anche il pollline, di colore grigio. Si produce, inoltre, melata per l’attacco di Aphis pomi De Geer e di Cacopsylla mali Schmid. Nei giardini è coltivata, a scopo ornamentale, Weigela florida (Bunge) A. DC. (famiglia Caprifoliaceae, nome volgare: Diervilla) che fiorisce in primavera ed è visitata soprattutto per il nettare da api e bombi.

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oggetti feticcio, come il pianoforte e gli immancabili orecchini), e alle sue poesie ma ne trae poi una creazione tutta sua, dal tratto sicuro e personale, imperniata sull’uso esperto del bianco e nero a cui si aggiunge, a tempo debito, il rosso. Andrea Guerzoni coltiva l’arte dell’aforisma per consegnare in pochi istanti un frammento dell’esistenza. In una situazione al tempo stesso tragica e comica, il pianto e il riso, l’alto e il basso, il sublime e il triviale s’intrecciano in un unico “ri-tratto”. Il tono mordace, la levità gradevole quanto ingannevole che fa da supporto a contenuti in genere ponderosi, sono la sua cifra stilistica. JUDI HARVEST

Quest’artista, nata a Miami (Florida, USA, www.judiharvest.com) si trasferì a New York nel 1975, ove tuttora risiede e lavora, ha trascorso un lungo periodo (1987-1991) a Venezia; in questa città torna 3 o 4 volte ogni anno per lavorare a Murano. Realizza, infatti, grandi opere in vetro, che sono esposte ogni anno alla fermata del vaporetto per

San Marco/Calle Vallaresso e sono diventate un appuntamento ricorrente per i suoi collezionisti e per la città di Venezia. Nel 2008 ha realizzato Alveare Monumentale (Monumental Beehive) (Fig. 7) utilizzando oltre che il vetro, anche porcellana, cera d’api, foglie d’oro e resina. Judi Harvest ha dotato questa grande scultura di luce e di suono; in Fig. 8 si nota l’artista impegnata nella lavorazione della scultura. Nello stesso anno ha dipinto gli olii Ape rossa (Red Bee), Ape d’inverno (Winter Bee) e Sciame (Swarm): questi dipinti sono solo alcuni dei quadri della serie Api (Bee). Le opere pittoriche realizzate da quest’artista americana rivelano una notevole sensibilità per il linguaggio cromatico, per la stesura del colore sulla tela. Ed è proprio questa la peculiarità di Judi Harvest, per la quale l’aspetto cromatico riveste un’importanza paragonabile a quella del disegno: attraverso stesure dense e compatte, decise e pregnanti, il colore non è subordinato al disegno, poiché contribuisce a “formare” l’opera d’arte. Un colore che ricorda da vicino, soprattutto

Fig. 7

Fig. 8

OMAGGIO A GIULIANO ZOPPI Caro Giuliano, noi Apicoltori vogliamo ricordarti così. Artista internazionale naïf con opere esposte in numerosi musei d’Europa e non solo. Sorridente, ironico, creativo. Te ne sei andato lasciando increduli quanti hanno avuto il piacere di apprezzare le tue doti artistiche ed umane. Oggi nella tua assenza terrena ti pensiamo in volo con i soggetti più amati, l’arca, la mongolfiera, il cavallo, l’aeroplano, gli alveari… mentre con pennelli e colori porti lassù la tua magica arte. Per te, che ci guiderai dal tuo cielo stellato, Noi daremo forza al filo del ricordo che sempre ci congiunge e che continueremo ad arricchire di mille colori.

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la centrale che, pur essendo priva di colore, ha però una corona reale, simbolicamente lasciata a casa da una regina che ritornerà... e, in effetti, eccola che ritorna in basso a destra con le ali dorate, mentre tutte le altre api l’aspettavano e la osservano dalla propria casa. In definitiva, è apprezzabile il contenuto simbolico che l’artista ha dato all’opera, come una sorta di piccola Fig. 9 storia che a veder bene s’intuisce in alcune realizzazioni, l’emotività spontaneamente quando si guarda visiva dell’Espressionismo astratto questo quadro. americano degli anni cinquanta del ANDRZEJ JACKOWSKI Novecento. ANNA MARIA INDINO

Anna Maria Indino (in arte AMY) è nata in Puglia ma risiede a Milano, ove svolge la sua attività di conduttrice di una galleria d’arte. Quest’artista, autodidatta, vive l’arte visiva, con la partecipazione di svariati materiali di recupero e da riciclo, tappi di sughero, di birra, di cosmetici e minuteria varia. AMY è un compositore moderno, poiché vive l’attualità e trasporta nel suo mondo d’oggi, le emozioni di recupero di materiali e colori dimenticati, passati. Della sua ricca produzione riportiamo il dipinto dal titolo Torna, sta casa aspetta a te del 2008 (Fig. 9). Esso è una sorta di Dipinto-Collage con materiali di recupero, ispirata al mondo delle api con impatto istintivo nell’avere posato i colori nelle varie “casette” (in realtà sono le cellette dei favi) esagonali tipiche e con effetto materico nei suoi contorni perfetti. L’unica “casetta” non abitata è quel46 | Apitalia | 7-8/2020

Andrzej Jackowski è nato nel 1947 a Penley (North Wales, UK); è un pittore individualista, ai margini della pittura moderna che si pone in una situazione narrativa del suo passato o dei suoi ricordi. Nei suoi dipinti si notano il cielo, spesso nero o molto scuro, con alla base una bassa scena narrativa e l’insistenza di piccoli letti d’ospedale, alcuni vuoti, ma altri occupati da persone o cose che fanno pensare alla felicità di una nascita e alla tristezza di una morte. Di questo pittore riportiamo due grandi tele dal titolo che richiama il mondo apistico: Arnia (Hive) (Fig. 10) del 1989 e Il figlio dell’apicoltore (The Beekeeper’s Son) (Fig. 11) Fig. 10

del 1991. Riguardo a quest’ultimo dipinto, occorre segnalare che l’artista dipinse nel 1997 un’altra tela dallo stesso titolo (The Beekeeper’s Son). In esse sono rappresentate esperienze del pittore che possono essere dirette o anche solo marginali, assolutamente descrittive e interpretative del suo inconscio, dove la chiave di lettura la si può inquadrare nella piccola valigia aperta alla base dei due dipinti con lo stesso titolo. L’inserimento della valigia piena d’oggetti e immagini presuppone lo scrigno dei suoi segreti e ricordi. Il dipinto Hive sembra un albero d’api che pullulano attorno all’arnia, e anche questa visione è rappresentata dal pittore e trasportata sulla tela nel preciso istante di quando egli aveva fissato questa scena nel suo inconscio. Il figlio dell’apicoltore ripetuto due volte, sospeso tra le api, rappresenta la sua visione in quell’esperienza apistica, abbastanza incisiva visto che è stata ripresa due volte. Renzo Barbattini Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali - Università di Udine Giuseppe Bergamini Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo - Udine Fig. 11


ATTUALITÀ

CAVALIERE APICOLTORE

ONORIFICENZA A BRUNO MARCON NON ACCADEVA DAGLI ANNI ‘90 di Stefano Dal Colle*

RICONOSCIMENTO CHE RECA LUSTRO A TUTTA LA CATEGORIA

Foto 1 - Da sinistra: il Sindaco di Volpago del Montello Paolo Guizzo, il Cav. Bruno Marcon, il Prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà.

L

o storico Apicoltore trevigiano Bruno Marcon è Cavaliere. Con i suoi 450 alveari, 850 nuclei e 3.000 regine l’anno, Marcon rappresenta un’eccellenza del nostro territorio. La disponibilità a condividere la propria esperienza e offrire gli spazi della “Casa delle Api” - una attrezzata struttura didattica che la famiglia Marcon mette a disposizione dell’Associazione “APAT

Apicoltori in Veneto” per lo svolgimento di Corsi a vari livelli, specialistici o di base per principianti - unita alla professionalità dell’Azienda stessa sono un punto di riferimento per gli Apicoltori della nostra Regione e un concreto sostegno al Settore. In forza di tanti e tali meriti, il Prefetto di Treviso dott.ssa Maria Rosaria Laganà ha consegnato all’Apicoltore Bruno Marcon - accompagnato dal suo Sindaco

7-8/2020 | Apitalia | 47


ATTUALITÀ

Foto 2 - L’Apicoltore Cav. Bruno Marcon con un gruppo di alunni in visita alla Fattoria Didattica presso l’omonima Azienda Apistica (immagine scattata in epoca pre-Covid-19).

Ing. Paolo Guizzo - il diploma di Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana attribuito con Decreto del Presidente della Repubblica. Ad aprire la cerimonia, che si è svolta al Palazzo dei Trecento di Treviso, sabato 28 dicembre 2019, l’inno d’Italia intonato dal tenore trevigiano Francesco Grollo. Dopo i saluti del Prefetto di Treviso, del Sindaco Mario Conte, del Presidente della Provincia Stefano Marcon e alla presenza delle massime autorità civili e militari, 17 cittadini trevigiani hanno ricevuto il riconoscimento onorifico per l’impegno profuso, verso la Nazione, nel campo delle scienze, delle lettere, dell’economia, delle arti e per le attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari. Stefano Dal Colle Presidente APAT Apicoltori in Veneto 48 | Apitalia | 7-8/2020

Foto 3 - Un respiro benefico nella “Casa del Profumo dell’Alveare”, con favi in teche trasparenti per la didattica.


ATTUALITÀ

IL 37° APIMELL RINVIATO A MARZO 2021

C

ovid-19 è stato capace di fare anche questo: l’edizione n. 37/2020 dell’APIMELL, la Mostra Mercato Internazionale di Apicoltura (che si sarebbe dovuta svolgere la prima settimana di marzo 2020), è stata annullata e rinviata al 5, 6, 7 Marzo 2021. A darne notizia è il Piacenza Expo, l’Ente organizzatore, che dichiara: “La scelta,

dopo un provvisorio spostamento a ottobre, ha tenuto conto degli sviluppi del Coronavirus avuti in questi mesi non solo in Italia, ma a livello mondiale e di un’analisi del settore apistico. La priorità di Piacenza Expo è l’organizzazione di un evento di successo che permetta di sfruttare il maggior numero di opportunità in termini di una migliore mobilità dei visi-

tatori esteri e italiani e della relativa ripresa del mercato. Gli accordi espositivi presi fino ad oggi sono considerati validi, così come le assegnazioni e i relativi posizionamenti. Naturalmente, se ci fossero esigenze differenti, siamo a completa disposizione per valutare ogni singolo caso”. Apitalia ci sarà, aspettiamo anche voi!

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ATTUALITÀ

UN’ALTRA APE ESOTICA

SEGNALATA IN PIEMONTE GIÀ DAL 2009 ORA LE DANNO LA CACCIA IN TUTTA ITALIA

L’

ape esotica Megachile sculpturalis, nota anche come “Ape resinosa gigante”, cinese o giapponese, è un imenottero che alcuni ricercatori italiani hanno segnalato in Piemonte già a partire dal 2009 (provincia di Verbania). Negli scorsi anni anche le Associazioni apicoltori del Veneto hanno segnalato e raccolto alcuni esemplari. Più recentemente, questa specie di Megachile è stata segnalata anche in Friuli Venezia Giulia (periferia di Trieste). Vista la possibilità che questa ape

esotica si diffonda in tutta Italia, il CREA-AA di Bologna sta cercando di reperire campioni di questa specie per avviare analisi morfometriche e molecolari sulle sue popolazioni, anche al fine di valutare i possibili danni che questo insetto esotico può determinare alla nostra biodiversità. A scendere in campo, per il campionamento, anche l’IZSVe, Zooprofilattico delle Venezie che ha espressamente richiesto la collaborazione degli apicoltori. Nel caso quest’anno ne vengano

DA CHIARIRE SE SARÀ UTILE O DANNOSA

Foto IZSVe

50 | Apitalia | 7-8/2020


Foto John Baker-Flickr

avvistati esemplari, si richiede di raccoglierli e conservarli in alcool assoluto. L’ideale sarebbe avere 4-5 esemplari per ogni zona. Se invece siete a conoscenza di una zona dove questa specie è sicuramente presente, ma non potete recarvi sul luogo per il prelievo degli esemplari, è bene darne comunicazione all’Istituto che provvederà alla raccolta mediante proprio personale. Di grossa taglia (da 13 a 25 mm), Megachile sculpturalis è di colore nero con torace a peluria bionda. Vola prevalentemente in periodo estivo (luglio-agosto), nidifica in fori del legno, canne, cavità e anfratti del terreno, rocce o pareti.

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ATTUALITÀ

L’ANTIBIOTICO NO!

IL TETRASENSOR È UN TEST RAPIDO PER RICERCA DI RESIDUI NEL MIELE

T

etraSensor è un test rapido ed efficace per rilevare la presenza di residui di antibiotici nel miele (tetracicline e sulfamidici). Il test risulta essere affidabile, molto pratico (anche fuori dal laboratorio) e vantaggioso visto che offre un responso preciso entro 30 minuti, efficace anche a bassi dosaggi di residuo indesiderato, facile da impiegare anche per un non addetto ai lavori, sensibile alle varie tipologie di antibiotico impiegate normalmente in apicoltura. Come tutti i test funziona grazie ad un reagente che è molto sensibile alla categoria delle tetracicline e che può dare tre risultati finali visibili grazie al cambiamento di colore di una astina di

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livello che mostra valori di “non valido”, “negativo” o “positivo”. Il prodotto, disponibile già da tempo sul mercato grazie alla Società belga Unisensor, specializzata da oltre venti anni in diagnostica per prodotti alimentari, è distribuito ora anche in Italia grazie alla Sacco Srl, noto marchio italiano, polo di riferimento ed eccellenza internazionale nel campo delle biotecnologie applicate alle industrie alimentari, nutraceutiche e farmaceutiche. I test rapidi per la ricerca degli antibiotici nel miele si differenziano in confezioni da 25 o 100 misurazioni e si rivolgono ad un mercato di operatori specializzati e/o diretti utilizzatori.

PRATICO EFFICACE AFFIDABILE



FLORA APISTICA. Scheda n. 15

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore

POLLINI DI ESTATE ARIDA - Amaranthus retoflexus (Amaranthaceae) (Amaranto)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA

POLLINE VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

54 | Apitalia | 7-8/2020

Erbacea annua infestante alta fino a 1m, distribuita ai margini delle strade, ruderi, macerie, ecc. Fiorisce in estate. Le api, quando scarseggia altro polline, bottinano anche sui suoi fiori. Le pallottoline di polline sono color biancastro. Non notati altri pronubi. Da 1 a 4: 2. Da 1 a 4: sconosciuto. Le foglie sono commestibili mediocri. La pianta ha proprietà astringenti Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline, 174.


POLLINI DI ESTATE ARIDA - Artemisia vulgaris L. (Compositae) (Amarella)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA

POLLINE

Erbacea perenne invasiva, alta fino a 1,30 m, ubiquitaria. Comunissima lungo le siepi, ai margini dei campi, sugli incolti aridi, questa specie fornisce alle api polline di vera emergenza. Infatti le bottinatrici sono solite raccogliere da questa pianta non nettarifera poco polline e solo dove è assente altra flora. Fiorisce a settembre. Le pallottoline di polline sono color marrone. Sono stati notati piccoli Apoidei sui fiori (Lasioglossum).

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 1.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 1

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

L’olio essenziale contiene cineolo, canfora, lattoni sesquiterpenici amari, poco thujone, flavonoidi e cumarine. Nei pollini glicoproteine che causano allergie. Le foglie sono febbrifughe ed antiepilettiche, contro i disturbi mestruali e quali vermifughe. La polvere è ipoglicemizzante. Le parti aeree sono amaro-toniche digestive e sedative, antidiabetiche, emmenagoghe, antiisteriche ed anticonvulsive. Per uso esterno il decotto è astringente. Usata come erba amara in liquoristica. L’estratto è un buon insetticida (contro le Blatte), innocuo per l’uomo. La specie è detta anche “Canapuccia”, per fornire un filo capace di essere tessuto. Se ingerita dal bestiame, conferisce cattivo odore amaro alle carni, al latte ed ai formaggi. Pomini L., 1990. Erboristeria italiana. Ed. Vitalità: 155-156. Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 174. Tosco U., 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline,186.

7-8/2020 | Apitalia | 55


Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2020 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato.......................................................................................................... Mod. 01/2020 - Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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INSERZIONISTI

VITA ITALIA Prodotti per la cura delle api vitaitalia@vitaitalia.191.it

pag. 2

Registro Stampa Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974 ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230

AL NATURALE Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

pag. 13

CIVAN Prodotti per l’apicoltura info@civan.com.tr

pag. 14

DOMENICI Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

pag. 17

Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

pag. 21

OTTOLINA Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

pag. 23

Redazione e Segreteria Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852280 - Fax +39. 06. 6852287 Email redazione@apitalia.net

LAPED Candito per api info@lapeditalia.com

pag. 25

Grafica e Impaginazione Alberto Nardi redazione@apitalia.net

MELYOS Allevamento api regine melyosapicoltura@gmail.com

pag. 33

Comunicazione e Social Media redazione@apitalia.net

ISI FOOD Contenitori, vasetti, accessori isifood@isifood.com

pag. 35

Esperto Apistico Fabrizio Piacentini redazione@apitalia.net

ZOOTRADE Prodotti per la cura delle api info@mpzootrade.com

pag. 37

Promozioni e Pubblicità Patrizia Milione redazione@apitalia.net

CMA DI PITARRESI MICHELE Prodotti per l’apicoltura commerciale@pitarresiitalia-cma.it

pag. 41

BEE SALUS Prodotti per l’apiterapia info@beesalus.com

pag. 43

ENOLAPI Alimenti proteici per api info@enolapi.it

pag. 51

Editore FAI Apicoltura S.r.l. Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE Telefono +39. 06. 6852556 - Fax +39. 06. 6852287 Email info@faiapicoltura.biz

Stampa Tipografica EuroInterstampa Via Eleonora Carlo Ruffini 1 - 00145 Roma

CHEMICALS LAIF Prodotti per la cura e nutrizione delle api pag. 59 info@chemicalslaif.it LEGA Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

pag. 60

Associata USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Copyright © 2020 “Apitalia” - Editrice FAI Apicoltura S.r.l. - Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica riservata ai sensi dell’art. 105 e per gli effetti dell’art. 103 della legge 22.04.1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’Autore e degli artt. 31, 33, 34 e 35 del relativo regolamento di esecuzione approvato con R.D. 18.05.1942, n. 1369. Per gli abbonati: informativa articolo 13 dlgs 30/06/2003 n. 196. I dati personali da lei forniti saranno opportunatamente trattati da FAI Apicoltura S.r.l., con sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 101, sia manualmente che ricorrendo a mezzi informatici per gestire il rapporto di abbonamento. Sua facoltà sarà di rivolgersi all’Editore per far valere i diritti contemplati dall’articolo 7 dlgs 30/06/2003 n. 196: Titolare del trattamento, Responsabile del trattamento, Legale rappresentante. L’Editore declina ogni responsabilità in caso di mancato recapito da parte dei Servizi Postali. I manoscritti, le fotografie e le diapositive non richieste non saranno restituite. Foto, notizie e articoli possono essere ripresi e pubblicati solo previa autorizzazione scritta dell’Editore.

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