Apitalia 9/2019

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PERLE RARE E PREZIOSE

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXIIII • n. 9 • Settembre 2019 •- 699 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016




Atlante mondiale dei mieli uniflorali

Grazie alle analisi sensoriali e ai dati melissopalinologici raccolti dall’Autore in tutto il mondo, è stato possibile organizzare, in un unico volume, le schede descrittive di 310 mieli uniflorali delle più diverse provenienze. Il volume costituisce un compendio inedito e indispensabile per gli esperti di melissopalinologia, i ricercatori e i cultori della scienza apistica.

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EDITORIALE

MALA TEMPORA

INSUFFICIENZA DI MIELE L’ISMEA PESA L’AMMANCO CALCOLATI I DANNI: 10 MILA TONNELLATE

Foto PollyDot

PER 73 MILIONI DI EURO

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ello che avevamo lanciato a maggio non era un atto di deliberato allarmismo; semmai una prima valutazione che ora trova ufficiali e ancor più pesanti conferme. Bene ha fatto Alessandra Pesce, la Sottosegretario con Delega all’Apicoltura del Ministero delle Politiche Agricole, a far scendere in campo l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare che, in meno di due mesi, ha avuto la perizia di dirci come stanno davvero le cose. È per questo che pubblichiamo il rapporto Ismea elaborato per conto del Ministero: è bene che tutti sappiano quanto pesa il miele che non c’è e quanto valore hanno perso gli apicoltori italiani. Ma questo è solo un primo passo. Al di là dei cavilli giuridici, infatti, ci sono Amministrazioni che già stanno tentando, concretamente, di andare incontro a un comparto in difficoltà. In vari modi, ma sempre e comunque grazie ad una legge - la 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura - che ci riconosce tutti apicoltori-agricoltori. È attraverso questi princìpi che si passa per trovare oggi un sistema di calcolo e di attribuzione dell’indennizzo da avversità atmosferiche: contributo aziendale o collettivo che sia. Ecco perché stona, nel rapporto, quel passaggio in cui il 65% degli apicoltori in autoconsumo, secondo gli estensori, sarebbe un problema. Citiamo testualmente: “La presenza di un numero così considerevole di apicoltori non professionisti è problematica… perché influenzano negativamente lo stato delle api, quando l’attività è svolta fuori da regole minime di gestione sanitaria”. Semplificando e sperando di sbagliare, gli apicoltori che producono per autoconsumo non rispetterebbero le norme veterinarie. Trattandosi di un teorema, tutto da dimostrare, emerge una finalità discriminatoria: c’è qualcuno che punta a emarginare una maggioranza fin qui silenziosa. “Mala tempora currunt, sed peiora parantur” …corrono tempi bui, ma se ne preparano di peggiori. Raffaele Cirone

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SOMMARIO

Apitalia N. 699 | 9/2019 gli articoli 5 EDITORIALE Mala tempora

Raffaele Cirone

9 PRIMO PIANO Avversità atmosferiche e mancate produzioni

22 AGENDA LAVORI. CENTRO Come organizzare un buon invernamento Stefano De Pascale 26 AGENDA LAVORI. SUD Famiglie deboli è tempo di riunione Santo Panzera 29 AGENDA LAVORI. SUD E ISOLE Quando l’estate slitta verso l’inverno Vincenzo Stampa 48 ARTE L’ape nell’arte contemporanea

Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini

12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Brutte sorprese sempre in agguato Alberto Guernier 15 AGENDA LAVORI. NORD Prove d’autunno pronti al cambio stagione

Maurizio Ghezzi

18 AGENDA LAVORI. NORD-EST Autunno: l’inizio del nuovo anno apistico Giacomo Perretta

lo S P ECI A L E

IL SETTORE APISTICO Analisi di mercato e prime valutazioni sui danni economici per la campagna produttiva 2019 6 | Apitalia | 9/2019


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare L’apicoltura italiana resta a bocca asciutta in questa infelice annata 2019. Quasi scomparsi l’acacia e gli agrumi, come tutti i mieli primaverili. Fortunato chi ha prodotto: le sue saranno perle rare e preziose (Foto Ilaria Montesi)

hanno collaborato a questo numero

abbonamenti: quanto costano 1 anno (10 numeri carta)

€ 30,00

2 anni (20 numeri carta)

€ 54,00

Italia, una copia/arretrati

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PollyDot (foto pag. 5), Alberto Guernier, Freelander V (foto pag. 12), Maurizio Ghezzi, lamasseriadipolverara.it (foto pag. 15), Aldo Baragatti (foto pag. 16), Giacomo Perretta, greenport.it (foto pag. 18), Stefano De Pascale, Alfredo Marson (foto pag. 20), Santo Panzera, georgogili.info (foto pag. 26), Hanjörg Scherzer (foto pag. 31), Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Alessandro Patierno.

marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita

Lo stemma circolare dell’ape regina al centro della scritta che recita “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” accompagna da sempre le pubblicazioni curate dalle firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine

azzurro

bianco

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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2019”)

Questa è la medaglia d’oro accompagnata dalla menzione speciale della Giuria internazionale che ha riconosciuto Apitalia miglior rivista di apicoltura per i suoi contenuti redazionali, la qualità del corredo fotografico e il valore tecnico-scientifico

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo

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PRIMO PIANO

AVVERSITÀ ATMOSFERICHE E MANCATE PRODUZIONI

C’È CHI SI STA DANDO DA FARE PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA 2019 Nostro Servizio

L’IMPEGNO MINISTERIALE E DEGLI ASSESSORATI Il Sottosegretario Mipaaft con delega all’apicoltura, Alessandra Pesce.

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lla fine dello scorso mese di maggio, una volta fatto il primo bilancio sulla disastrosa primavera senza miele del 2019, va dato atto alla FAIFederazione Apicoltori Italiani di esser stata più che tempestiva nel lanciare l’allarme per segnalare che gli apicoltori erano allo stremo. Serviva un intervento straordinario per far fronte alle gravi e mancate

produzioni di questa indimenticabile e sfortunata annata: per la sola acacia, infatti, la FAI aveva stimato perdite di 5-10 milioni di chili e danni per almeno 25-50 milioni di euro. Altrettanto gravi si prevedevano, inoltre, le mancate produzioni di miele di agrumi. E così è stato. Tali anticipazioni a qualcosa sono servite: hanno messo in moto una mobilitazione generale, che ha dato un primo e decisivo contributo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tutti hanno compreso la criticità della situazione che subito dopo è stata testimoniata ampiamente anche dagli organi nazionali di informazione. Servivano i passaggi successivi, quelli che avrebbero dovuto confermare e ufficializzare l’entità del danno che la maggioranza degli apicoltori italiani ha subìto quest’anno. Via via, quindi, l’allarme lanciato si è andato propagando anche agli ambienti istituzionali: Deputati e Senatori hanno prontamente presentato interrogazioni parlamentari al Ministro dell’Agricoltura; il Sottosegretario 9/2019 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO alle Politiche Agricole Alessandra Pesce, con delega all’Apicoltura, ha convocato un tavolo ministeriale con tutti i rappresentanti del comparto apistico per fare il punto sulla situazione di crisi in atto. Tra le Amministrazioni più pronte ad affrontare il problema dobbiamo registrare, in particolare, alcune Regioni del Nord (Lombardia, Veneto) e la Provincia Autonoma di Bolzano. Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura della Lombardia non ha avuto alcuna esitazione nel rivolgersi alla Conferenza Stato-Regioni, che ha dato parere favorevole, affinché il Governo attivi la Legge 102 (quella sulle calamità naturali) per garantire il ristoro dei danni subiti dal comparto apistico negli ultimi mesi. “Le polizze per l’apicoltura sono previste dal Piano nazionale - ha ricordato l’Assessore Rolfi alla Commissione Politiche agricole purtroppo però al momento non c’è alcuna compagnia assicurativa che proponga prodotti dedicati. Per questa ragione chiediamo al Ministero di concedere una deroga”. Giuseppe Pan, Assessore all’Agricoltura del Veneto, dopo aver valutato l’entità dei danni subiti dal comparto apistico, ha dato proprio in questi giorni una risposta che riconosce l’importante “azione svolta dalle Associazioni rappresentative degli apicoltori quali referenti delle esigenze espresse dal territorio”. È quindi volontà dell’Assessore appostare risorse destinate a tutti gli “Apicoltori”, indipendentemente dal numero di alveari allevati, come previsto dalla Legge 313/2004 per l’Apicoltura - perché anche chi 10 | Apitalia | 9/2019

Fabio Rolfi, Assessore all’agricoltura della Regione Lombardia

Giuseppe Pan, Assessore all’agricoltura della Regione Veneto

conduce un solo alveare contribuisce ai positivi “effetti ambientali derivanti dalla presenza diffusa nel territorio di tali insetti”. Constatando inoltre “che gli strumenti normativi utili a fronteggiare situazioni di calamità e avversità risultano non idonei a risarcire le mancate produzioni e i maggiori costi subiti dagli apicoltori - ha chiarito Giuseppe Pan - ritengo che l’integrazione del materiale genetico disperso abbia maggiore efficacia con l’avvio della stagione produttiva”. Le risorse, pertanto, andranno

a tutti gli apicoltori e già a partire dal prossimo esercizio finanziario. Arno Kompatscher e Arnold Schuler, rispettivamente Presidente e Assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano, hanno firmato congiuntamente una lettera recapitata in questi giorni al Ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio. Desolante il quadro che rappresentano a nome delle migliaia di apicoltori altoatesini: 300 euro di danni per ogni alveare, ingenti perdite del 70-80% sulla produ-


Arno Kompatscher, Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano

Arnold Schuler, Assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano

zione di miele, un’emergenza così grave come non si era mai vista in Alto Adige negli ultimi 40 anni. Il che motiva la richiesta al Ministro di poter attivare il Fondo di Solidarietà Nazionale. Alessandra Pesce, infine, Sottosegretario con Delega all’Apicoltura del Ministero dell’Agricoltura si è particolarmente spesa per rispondere a varie interrogazioni parlamentari in Commissione Agricoltura e, cosa ancor più importante, convocando il tavolo della filiera apistica nazionale.

“Il Ministero è al corrente della situazione ed infatti, nell’ambito dell’apposito Comitato di indirizzo, effettua un costante monitoraggio della situazione. Riguardo alla segnalata riduzione della produzione del comparto rilevo che lo scorso giugno si è tenuto un incontro del Tavolo di indirizzo e coordinamento che raccoglie i diversi stakeholders (portatori di interesse, ndR) con la finalità di fronteggiare, con misure condivise, il calo produttivo”, ha detto in questi giorni alla Commissione Agricoltura del-

la Camera la Sottosegretario con Delega all’Apicoltura. “La convocazione del Tavolo - ha poi proseguito Alessandra Pesce - rappresenta una pronta risposta per reagire, in maniera efficace e tempestiva, alle difficili condizioni del settore, così provato dalle ultime emergenze climatiche che hanno comportato una grave perdita di produzione. Come richiesto dai vari operatori riuniti nel tavolo apistico, è stato dato incarico ad Ismea di effettuare un’analisi della situazione di crisi produttiva, al fine verificare le condizioni per attivare, anche a livello sperimentale, gli strumenti di gestione delle crisi già utilizzati nel settore agricolo”. Insomma, sia pure partendo da posizioni non sempre convergenti siamo arrivati ad un punto fermo: quasi tutti concordano che occorra riattivare norme già esistenti o nuove procedure ai fini degli indennizzi in caso di calamità naturali e danni in apicoltura. L’inserto centrale che pubblichiamo nelle seguenti pagine di Apitalia dice quanto importante sia il lavoro che l’Ismea ha portato avanti in soli due mesi. Un passo importante che va verso il riconoscimento del principio già sancito dalla legge: l’apicoltura è agricoltura e come tale deve potersi servire degli strumenti già in uso per altri comparti produttivi. Compreso le indennità per le mancate produzioni in caso di calamità naturali ed avversi fenomeni atmosferici. Avere dati precisi serve per capire come.

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST

BRUTTE SORPRESE SEMPRE IN AGGUATO

NO AI TRATTAMENTI SPERIMENTALI NON DANNEGGIATE IL PATRIMONIO APISTICO di Alberto Guernier

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Quando ho letto la mail della mia Associazione che informava del problema, sono tornato indietro con la mente di una quindicina d’anni, alle riunioni con i maidicoltori (coltivatori di mais) e la loro Diabrotica (parassita che può causare seri danni al mais, ndR). Ho ripensato a ciò quasi con la nostalgia di quando i problemi erano solo quelli. Da allora, purtroppo, si è andata sempre più allungando la lista dei

RICORDATE DI MARCARE LE REGINE

Foto Freelander V

ta finendo l’estate anche qui in Piemonte, abbiamo fatto ciò che era possibile - il castagno al 15 di luglio era già sparito in montagna, e la prima settimana del mese in collina. Una stagione “produttiva” giocata tutta d’un fiato, come sempre più spesso accade, in un susseguirsi di fioriture concentrate in una forbice temporale sempre più ristretta. Il castagno alla fine, panacea di tutti gli insuccessi, ci ha almeno concesso la soddisfazione di vedere qualche melario pieno. In alcune zone della regione è stato anche possibile produrre dell’ottima melata: non ovunque però, causa la siccità protratta fino a metà luglio che ha limitato, di molto, lo sviluppo di Metcalfa pruinosa. Negli apiari posti nelle vicinanze di coltivazioni, alcune più di altre (vigneti e frutteti), ha regnato fra gli apicoltori piemontesi per tutta l’estate lo spettro degli avvelenamenti. Situazione critica con la vite, sono comparsi nuovi trattamenti per arginare il fenomeno di Popilia japonica (coleottero infestante).


nemici comuni all’agricoltura; tutti nemici da curare col veleno comprato e irrorato a caro prezzo. La circolare in questione riportava anche alcuni consigli, fra i quali quello, estremo, di chiudere temporaneamente gli alveari qualora se ne ravvisasse la necessità (trattamenti imminenti a ridosso di postazioni, in cui non era stato possibile pianificare diversamente). Con la specifica che l’operazione non era priva di rischi e bisognava, quindi, porre in essere tutte le attenzioni del caso: tempi e modi, condizioni di scorte soprattutto fresche e, quindi, umidità all’interno dell’alveare, onde scongiurarne il soffocamento. Tutta questa dovizia di attenzioni,

mi è parsa addirittura eccessiva; mi ha fatto, però, riflettere su come, a volte, si possano dare consigli con le migliori intenzioni, salvo poi finire per fare una frittata! Consiglio sempre a tutti di marcare le regine: ci sono semplici strumenti in vendita che permettono l’operazione senza prenderle in mano; nulla di più facile! Un settembre di qualche anno fa, fui contattato da un apicoltore della mia zona; aveva acquistato delle api di razza carnica (sconsigliamo vivamente l’uso di materiale genetico diverso da quello autoctono e allevato sul vostro territorio, ndR) e faceva fatica a vedere le regine sul favo in mezzo alle operaie di quel colore a cui non era abituato. Mi

chiese di spiegargli come doveva procedere per marcarle con il colore dell’anno. Il risultato fu a dir poco disastroso; mi richiamò qualche giorno dopo lamentandosi che, con le mie istruzioni, aveva commesso uno scempio buona parte delle regine appena marcate erano state aggomitolate ed uccise. Molti apicoltori rimandano la marcatura della regina, spesso appena fecondata, per evitare danni irreparabili nel tentativo di afferrarla. Il mio consiglio è che, qualora non l’aveste ancora fatto, siete sempre in tempo a procedere. Ricordiamoci che i colori in commercio non hanno un buon odore ed è indispensabile fare asciugare

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST bene la regina prima di rimetterla all’interno dell’alveare. Anche se siamo impegnati con la regina, è necessario valutare lo stato della famiglia dalla quale la preleviamo: • il nucleo formato da poco, è improba che inveisca contro una regina; • con la famiglia in pieno sviluppo, durante un buon flusso nettarifero, se facciamo tutto per bene non corriamo rischi di mancata accettazione della regina; • con famiglia post-raccolto,magari intasata di scorte, poca covata fresca, molte api vecchie, bisogna sapere cosa si sta facendo e a volte non basta. E poi… c’è il trucco.

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Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita.

Quando devo marcare regine in situazioni critiche, oltre ad attendere che il colore si asciughi, penso a disorientare la famiglia: è sufficiente nebulizzare i favi con dell’acqua, daremo alla famiglia il tempo di tornare alla normalità, smorzando quella vena di suscettibilità che a volte può crearci qualche dispiacere. Quest’anno è di scena il verde! È importante evidenziare che le tecniche apprese dai libri non sempre sono sufficienti; il lavoro in apiario è indispensabile.

Quando si prova una nuova tecnica, verifichiamone i risultati, prendiamoci il tempo di capire cosa stiamo facendo e se è il caso, chiediamoci cosa non ha funzionato e perché. Ciò vale anche per i nuovi trattamenti acaricidi: non iniziamo procedimenti nuovi se non abbiamo il tempo di seguirne l’evoluzione. L’apicoltura in questo può essere foriera di frutti molto amari! Come sempre buon lavoro! Alberto Guernier


AGENDA LAVORI. NORD

PROVE D’AUTUNNO PRONTI AL CAMBIO STAGIONE

SOPPESARE SPESSO GLI ALVEARI E NUTRIRE QUELLI SENZA SCORTE di Maurizio Ghezzi

OCCHIO ALLA TARMA

Foto lamasseriadipolverara.it

MELARI AL RIPARO

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iamo giunti alla fine dell’estate e l’autunno è alle porte; è con l’equinozio che la stagione cambia e la durata delle ore di luce e di buio è uguale su tutto il pianeta. Per questo settembre è anche il mese che può esser definito, come cantava Francesco Guccini, dei cambiamenti. L’attività delle nostre famiglie a fine luglio ha raggiunto il massimo del suo sviluppo e da ora in poi esse si limiteranno a gestire l’e-

sistente per prepararsi dolcemente e con saggezza all’invernamento, cercando di organizzarsi al meglio per riuscire a superare quel lungo e difficile periodo di transizione incorniciato fra la fine dell’estate e l’inizio della primavera. Le bottinatrici alla ripresa delle ultime fioriture settembrine si dedicheranno con frenesia allo stoccaggio di nettare e polline nei molti alveoli rimasti liberi per fisiologica riduzione della covata. Per l’esperto apicoltore è questo il momento propizio per valutare con attenzione lo stato di riserva di cibo in possesso a ciascuna delle sue famiglie; infatti, soppesando gli alveari, non sarà difficile riscontrare delle possibili differenze di peso fra gli uni e gli altri. Quelli che risulteranno essere più leggeri saranno anche quelli che necessitano un supporto di alimentazione di sciroppo da somministrare la sera, per evitare eventuali fenomeni di saccheggio che potrebbero ancora essere possibili. Se le condizioni meteo si dovessero rivelare inclementi, regalandoci una sequenza di giornate fredde e piovose, non dimentichiamo 9/2019 | Apitalia | 15


che, in queste giornate, le scorte accumulate verranno consumate per il sostentamento della colonia; quindi non esitiamo a nutrire, in questo caso, tutte le nostre famiglie per far sì che possano conservare una corretta riserva di cibo e non debbano esser sottoposte a stress alimentare. Teniamo ben presente che, inoltre, per poter svernare senza problemi, una famiglia necessita almeno di una quantità di scorte alimentari pari a 20 kg. Se durante le ispezioni agli alveari ci accorgiamo che le api non occupano tutti i favi e che qualcuno è rimasto vuoto potremo rimuoverlo inserendo al suo posto un diaframma (foto pag. 15), ciò consentirà di restringere lo spazio interno permettendo alla famiglia di spendere minor energia per riscaldarlo nei mesi freddi. Nel caso, invece, ci si trovi di fronte a due colonie deboli presenti nell’apiario e ci sorga il dubbio che esse non saranno in grado di poter resistere all’inverno, una soluzione potrebbe essere quella di riunirle formando un’unica famiglia forte, magari sostituendo le regine con una nuova e più vigorosa. Di pari passo procediamo con i lavori in laboratorio, se non lo abbiamo ancora fatto è giunto ora il momento in cui si rende necessario smielare. Constatato il giusto grado di umidità del miele, che non deve superare mai il 20%, è arrivato il momento di disopercolare i favi dei melari stoccati, poi centrifugarli, infine filtrare il miele raccolto e porlo a decantare nei maturatori, per una quindicina di giorni, prima di invasettarlo. 16 | Apitalia | 9/2019

Foto Aldo Baragatti

AGENDA LAVO RI. NORD

Non dimentichiamoci che la conBacillus thuringensis che vanno servazione del miele raccolto deve spruzzati sui favi. Non sono tosessere fatta in un ambiente idoneo, sici, né per l’uomo né per le api, in modo che esso si possa conserma una volta ingeriti dalla tarma vare per tutto il tempo che sarà della cera ne causano la morte necessario nelle condizioni ottiimmediata. Il metodo, seppur mali senza che le sue qualità orgavalido, è comunque impegnativo nolettiche vadano dissolvendosi. e costoso; il prodotto commerLa soluzione ideale è scegliere un ciale, inoltre, non è attualmente luogo fresco al riparo dalla luce e più disponibile sul mercato; dai raggi del sole. 2. impilare tutti i melari in un Una volta effettuata la smielatura luogo ben illuminato dalla luce è bene affrontare con serietà anche del giorno, distanziandoli l’uil problema relativo allo stoccaggio no dall’altro con degli spessori dei melari. Non dimentichiamoceli in legno, in maniera tale che impilati nel box o nello scantinato, la luce possa penetrare anche al ripresentarsi della successiva priall’interno della pila di melari. mavera troveremo un’amara e sgraLa farfalla della tarma non dedita sorpresa: la tarma della cera pone uova in presenza di luce, avrà causato seri danni alla gran per cui i melari rimarranno proparte dei favi. Per contrastare quetetti; metodo valido ma non insta atroce maledizione l’apicoltore fallibile; ha varie possibilità: 3. molti apicoltori utilizzano appo1. utilizzare formulati a base di site rastrelliere per tenere i favi


appesi in un ambiente esterno protetto da una tettoia o in un locale freddo e arieggiato; il metodo è impegnativo ma preserva i favi efficacemente; 4. in un ambiente chiuso, impilare i melari uno sull’altro, partendo da un melario vuoto posto alla base e sigillato con rete per zanzariere. Coprire la sommità della pila con un altro melario vuoto ancora sigillato con la rete a maglie fitte. Porre sulla sommità dei melari una griglia escludi regina in metallo e, su di essa, posizionare un pentolino contenete polvere di zolfo. Appiccare il fuoco allo zolfo ed allontanarsi immediatamente dal locale assicurandosi di aver

chiuso porta e le finestre, qualora ve ne fossero. Il fumo dello zolfo è pesante e tende a ricadere verso il basso, saturando così la colonna di melari e uccidendo le tarme presenti. L’operazione dev’essere ripetuta dopo otto giorni perché, eventuali altre tarme nate dopo il primo trattamento verranno completamente eliminate dalla seconda fumata di zolfo. Al termine delle operazioni è buona norma avvolgere la catasta di melari con una pellicola plastica (foto a sinistra) per non vanificare il lavoro svolto. Questo è un ottimo metodo ed è quello che sono solito usare. Per salvaguardare la nostra sa-

lute è bene ricordare, appena la polvere di zolfo prende fuoco e prima che il fumo inizi a scendere nei melari, di abbandonare velocemente il locale usato all’operazione perché l’inspirazione dell’anidride solforosa prodotta dalla combustione è estremamente tossica e potrebbe esser letale anche a piccole dosi. Non dimentichiamo, poi, di raccogliere dal banco disopercolatore la preziosa cera dagli opercoli dei favi dei melari: dovrà essere fusa a bagnomaria, ricavando così dei pani di cera che potremo rivendere o barattare con nuovi fogli cerei, molto utili in primavera. Maurizio Ghezzi

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AGENDA LAVORI. NORD-EST

AUTUNNO: L’INIZIO DEL NUOVO ANNO APISTICO

DISINFESTARE GLI ALVEARI, ACCANTONARE LE SCORTE INVERNALI di Giacomo Perretta

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te sufficienti sia per l’estate che per l’inverno. Disorientati? Scorte per l’estate? Forse un po’ distratti non ci siamo accorti che le nostre api, a differenza di noi, non soffrono il caldo estivo ma la fame sì. Le temperature sono sempre più alte, l’assenza di piogge estive e il nostro “prelievo forzoso” mettono in crisi la loro condizione.

GESTIRE I MUTAMENTI OSSERVANDO LE API

Foto www.greenreport.it

icominciamo l’anno apistico proprio con la fine dell’estate, la preparazione al raccolto della prossima primavera comincia infatti proprio dall’autunno. Prima di iniziare è bene che l’apicoltore abbia in mente un concetto preciso: nessuna azione intrapresa sull’alveare è fine a sé stessa. Vediamone i presupposti. Il primo è sicuramente il trattamento antivarroa: la conduzione autunnale non può prescindere dall’aver effettuato una puntuale azione di contrasto a quest’acaro. Ciò premesso vediamo come è possibile preparare gli alveari a passare l’inverno. Non è possibile prevedere condizioni atmosferiche e quantità delle fioriture, sappiamo però che estate e autunno offrono da sempre meno risorse per le nostre api: queste dovranno superare le rigidità dell’inverno, allevare la covata invernale, e far sì che questa permetta lo sviluppo dell’alveare nella primavera successiva. Il secondo presupposto è che la famiglia abbia una quantità di scor-


Al momento in cui scrivo questo pezzo l’estate è appena iniziata e quindi non posso prevedere il suo andamento fino all’arrivo dell’autunno, posso però esortare gli amici apicoltori a tenere la guardia alta. Nel Nord Est, negli ultimi tempi, l’estate è stata così povera di fioriture da rendere necessario ricorrere ad una alimentazione intensa delle api. L’apicoltore ha per sua abitudine quella di raccogliere tutto il miele nel convincimento che esse ne abbiano a sufficienza nel nido, per poi accorgersi che non è sempre così. Per meglio capire quello che potrebbe avvenire, ripercorriamo gli eventi dei mesi appena trascorsi.

Una brillante calda e ricca primavera ha fatto sognare tutti gli apicoltori, qualcuno aveva già recuperato qualche melario di miele, alcuni avevano semplicemente aggiunto un secondo melario: all’improvviso freddo e piogge insistenti, fino a fine maggio, hanno portato alcune famiglie al collasso, fino alla morte per fame. Cosa veramente drammatica per il periodo primaverile! In molti hanno notato che le api non depositano più il miele sopra la covata, come accadeva fino a qualche anno fa. Molte delle famiglie da me visitate hanno la covata su tutto il telaino ed è sempre più raro trovare famiglie che abbiano la famosa

corona di miele sulla covata. Non so se attibuire questo fenomeno a una selezione della razza o a un cambiamento dello sviluppo, fatto sta che questa condizione è sempre più frequente. Come già descritto nel numero 6/2019 di Apitalia è necessario vigilare sull’alimentazione, questo al fine di rafforzare il concetto che l’invernamento comincia un po’ prima dell’autunno. Elemento da non sottovalutare è l’acqua: come per la maggior parte degli esseri viventi la sua presenza nei pressi dei nostri alveari non è da sottovalutare. Quando iniziai l’avventura di apicoltore, nel 1979, le temperature dicono fossero meno alte, eppure nei cor-

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AGENDA LAVO RI. NORD-EST

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Foto Alfredo Marson

si di apicoltura si consigliava di mettere della bottiglie rovesciate a mo’ di abbeveratoio e nella ciotola sottostante, dove si fermava l’acqua, sistemare delle piccole pietre o ghiaia allo scopo di evitare che le api annegassero. Questi abbeveratoi erano presenti in ogni apiario, oggi se ne vedono sempre meno e ciò a dispetto delle temperature più alte e per tempi più lunghi. Riprendiamo queste vecchie abitudini, le api ne beneficeranno. Al pari dell’acqua è da sottolineare l’attività delle api ventilatrici, da tempo studiate da molti ricercatori: sembra che esse siano le vere artefici della regolazione termica dell’alveare. Ho letto sul sito notiziescientifiche.it che studiosi dell’università di Harvard e del Dipartimento di Biologia Organismica ed Evolutiva (OEB) si sono posti domande su come facciano le api a tenere controllata la temperatura. Attraverso la ventilazione, rispon-

derebbe qualunque apicoltore. La questione sta nello studiarne il meccanismo. La prima osservazione va alle api che si muovono sull’entrata dell’alveare agitando le ali come ventole: il movimento porta aria calda verso l’esterno e quella più fresca verso l’interno. La particolarità del tipo di flusso in funzione dell’ambiente diventa interessante sotto il profilo scientifico. Si cerca di capire come questo sistema possa raffrescare un ambiente così complesso. Riuscire a comprendere i segreti di questa ventilazione forzata ci

consentirebbe, forse, un notevole risparmio energetico anche nelle nostre abitazioni. Per chiudere con le api, dunque, c’è da chiedersi se esse ci hanno già detto tutto. Lo studio della ventilazione è da approfondire? Io suppongo di sì. Quante volte abbiamo guardato la ventilazione delle api ma per me, e forse per tanti altri apicoltori le risposte erano scontate fermandoci solo alla risposta più semplice: per raffrescarsi. Giacomo Perretta



AGENDA LAVORI. CENTRO

COME ORGANIZZARE UN BUON INVERNAMENTO

LA NUTRIZIONE AUTUNNALE VALE PIÙ DI QUELLA PRIMAVERILE di Stefano De Pascale

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Foto 1 - Api sul predellino godono del calore dei raggi di sole autunnale.

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con la nutrizione per garantire sia l’accumulo di scorte sia un buon sostentamento della covata. Le api che nasceranno saranno quelle deputate a passare l’inverno. Api ben nutrite ed in buona salute sono la chiave per svernare le famiglie con successo! Opinione diffusa tra gli apicoltori professionisti è che la nutrizione autunnale sia più incisiva per una buona ripresa primaverile di quella effettuata nel momento della ripresa stessa. Bisogna sempre nutrire? Assolutamente no. Bisognerà valutare lo stato delle scorte delle famiglie e

PREVENIRE I SACCHEGGI E L’INSORGENZA DEL NOSEMA

Foto Stefano De Pascale

mesi in cui si transita da una stagione all’altra sono da sempre un’incognita dal punto di vista climatico e meteorologico. Siamo nel periodo di passaggio dall’estate all’autunno e questo potrà essere favorevole per le api se si avrà un clima mite e qualche pioggia che gioverà alle fioriture, quanto ostico in caso di calo delle temperature e frequenti periodi piovosi. In alcune zone del sud e del centro Italia, in particolar modo in prossimità delle zone costiere, si definisce questo periodo come una seconda primavera dove ci sarà abbondanza di fioriture e quindi rinnovata disponibilità di nettare e polline. L’apicoltore dovrà essere pronto ad intervenire sfruttando le condizioni favorevoli per ottenere una piccola coda di produzione di sciami artificiali, api regine, pappa reale ed in alcune zone particolarmente vocate all’apicoltura si potrà ottenere anche una produzione di miele e polline. Altresì, in caso di condizioni climatiche avverse, l’apicoltore dovrà intervenire, al bisogno,


più in generale degli apiari. Se le api hanno accumulato scorte a sufficienza durante i mesi estivi queste basteranno al loro sostentamento. Per valutare lo stato delle scorte, bisognerà visitare i nidi controllando quanti telai di miele sono presenti; un telaio completamente opercolato conterrà 5-7 kg di miele. Difficile dare indicazioni su quanto miele servirà alla colonia per passare l’inverno: dipende molto dalla zona in cui si opera e solo l’esperienza potrà essere buona consigliera. Indicativamente 3-4 telai di miele laterali più le corone di miele sui telai di covata centrali, fanno circa 20-30 kg. Un metodo più semplice per valutare lo stato delle scorte sarà quello di soppesare le arnie dalla parte

posteriore e dalle maniglie laterali: si imparerà velocemente, confrontando il peso delle colonie, a distinguere quelle leggere da quelle pesanti (salvo ricorrere a più precisi e pratici sistemi quali la bilancia elettronica, ndR). COME NUTRIAMO? Possiamo utilizzare la nutrizione solida con candito, una liquida con sciroppo (Foto 2) o entrambi. Il vantaggio della nutrizione con candito sta soprattutto nella facilità di gestione, operando dal coprifavo senza il bisogno di aprire il nido evitando, così, lo scatenarsi di saccheggi più frequenti in questo periodo con l’utilizzo dello sciroppo. Sin dalle prime visite di settembre, alle famiglie più piccole e con

poche scorte bisognerà fornire un pane di candito nel coprifavo, che dovrà essere sempre presente fino ai primi freddi. Un concetto fondamentale, da comprendere per operare con successo, è che le api vanno nutrite prima dell’arrivo del freddo e non durante, perché in questo caso avremo anche effetti negativi sulle colonie. Questo perché nel periodo rigido le api devono lavorare il meno possibile: la nutrizione comporta sempre un dispendio di energie da parte delle api operaie e quindi una maggior usura che andrà ad incidere in seguito sulla durata della vita dell’ape stessa in primavera. Inoltre, sia la nutrizione liquida che quella solida stimolano la colonia ad allevar covata in un

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AGENDA LAVORI. CENTRO periodo in cui quest’attività diminuisce fino a fermarsi. Dunque nutrire a settembre e ottobre servirà ad accumulare scorte e stimolare la regina ad ovideporre per avere un maggior numero di api che passeranno l’inverno. Come dicevamo, se si ritiene più efficace, si può ricorrere ad una nutrizione liquida preferibilmente densa, ottenuta mescolando 1,5 kg di zucchero con 1 litro d’acqua. Sicuramente l’effetto sarà più istantaneo del candito, le api “ingrasseranno” più velocemente ed anche l’effetto sulla deposizione della regina sarà più incisivo. È sempre bene nutrire tutte le colonie dell’apiario in modo che tutte le famiglie siano impegnate a consumare il proprio sciroppo senza che vengano attratte dall’odore dello sciroppo negli altri alveari. In base al bisogno delle colonie, si andrà a nutrire più volte a distanza di 5-6 giorni. Vediamo, adesso, come comportarci nel caso in cui le condizioni siano favorevoli e le api abbiano a disposizione fonti nettarifere e pollinifere. Come già riportato, in alcune zone, soprattutto vicino alle coste, nei mesi di settembre ed ottobre si ha una ripresa dell’attività delle api. Vengono nuovamente allevati fuchi dalle colonie e quindi è possibile continuare la produzione di regine. Le fioriture dell’edera e dell’inula (Foto 3), che cominciano nella seconda metà del mese, danno la possibilità di raccogliere del polline. In caso si scelga di montare le trappole è bene non protrarre a lungo la raccolta, ma lasciare la coda di fioritura a disposizione delle api. Il rischio è che le famiglie non riesca24 | Apitalia | 9/2019

Foto 2

Foto 3 no ad accumulare scorte proteiche a sufficienza, per poi trovarsi poco popolate e deboli in primavera. Dopo la pausa estiva si può continuare a produrre pappa reale utilizzando il metodo da nido e non da melario che non verrebbe popolato a sufficienza dalle api soprattutto durante la notte. È possibile, inoltre, continuare la produzione di sciami utilizzando piccole accortezze. I telaini di covata andranno prelevati esclusivamente dalle famiglie più forti, circa un telaio di covata nascente per famiglia. Bisognerà costituire sciami forti, visto il breve tempo a disposizione per svilupparsi, ovvero con due-tre telaini di covata e almeno due telaini di scorte ed una regina feconda. È preferibile usare telaini

già costruiti per rimpiazzare il telaino di covata prelevata. Nei luoghi dove il flusso nettarifero di edera, invece, è forte, le api saranno in grado di “tirare” ancora dei fogli cerei che possono essere inseriti nelle famiglie. Se il problema varroasi, in questo periodo, non preoccupa (o almeno non dovrebbe), diventano sempre più diffusi e incisivi sul tasso di mortalità invernale delle colonie il Nosema ceranae ed il Nosema apis, agenti eziologici della nosemiasi delle api. Si consiglia di somministrare alle api integratori alimentari come l’ApiHerb, che aiutano a ridurre la presenza di spore all’interno dell’intestino delle api. Stefano De Pascale



AGENDA LAVORI. SUD

FAMIGLIE DEBOLI È TEMPO DI RIUNIONE

NON COLLOCARE FAVI VECCHI SULLE PARETI ESTERNE DEL NIDO di Santo Panzera

Q

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VARROA, SCORTE EQUILIBRATE PREVENGONO LA REINFESTAZIONE

Foto www.georgofili.info

uello che ci aspetta è un essere rinforzate con l’introdumese “chiave”: ciò che zione di qualche telaino conteviene seminato nei giorni nente covata o scorte di miele di settembre verrà poi sottratto ad una famiglia forte; raccolto nei mesi invernali. Tarda • riunione delle famiglie troppo estate e inizio autunno presentano deboli o orfane, ricordando che condizioni climatiche e botaniè sempre l’alveare orfano che va che notevolmente differenti tra il introdotto nella famiglia con reversante tirrenico e quello jonico gina, mai il contrario; della Calabria e ciò rende comple- • ripristino delle scorte necessarie tamente diverse le operazioni da attraverso l’introduzione di qualeffettuare in apiario nei due conteche telaino di solo miele; ogni testi geografici. laino con covata deve avere una Sul versante tirrenico le fioriture, quest’anno poco produttive, possono considerarsi concluse e si può procedere ad un bilancio del lavoro svolto ed al preinvernamento delle famiglie; su quello jonico, invece, in condizioni meteo-climatiche favorevoli, in genere si presenta una “seconda primavera” con fioriture di eucalipto settembrino (E. globulus)(foto a lato), inula viscosa e, in ambiente alto collinare e montano, di edera; tutte fioriture che assicurano buone importazioni. Le operazioni da fare in apiario comprendono: • pareggiamento delle famiglie, individuando quelle che devono


corona di miele nella parte superiore ed i telaini alle due estremità dell’alveare devono essere carichi di miele e polline. Tali operazioni risultano indispensabili per ridurre i rischi di saccheggio e per evitare le conseguenti reinfestazioni da varroa. Qualora si proceda alle operazioni di preinvernamento, è bene ricordare che i telaini di scorte vicini alla parete esterna vanno distanziati da essa allo scopo di evitare che la condensa invernale le faccia ammuffire. Da puntualizzare che, a causa del sempre più diffuso pericolo rappresentato da Aethina tumida, non possiamo spostare verso i lati dell’alveare, al di là del diaframma, i telaini con favo vecchio, nero

o deformato, in attesa della loro eliminazione una volta vuoti ed abbandonati dalle api: a causa del mancato presidio da parte delle api, infatti, questi favi sarebbero oggetto delle attenzioni dei coleotteri adulti eventualmente presenti nell’alveare, i quali potrebbero deporre indisturbati ed innescare focolai di infestazione; molto meglio risulta restringere il nido con il diaframma, lasciando solo i telaini ben presidiati dalle api. La salubrità delle famiglie richiede sempre particolare attenzione: è necessario monitorare costantemente la caduta di acari e verificare, attraverso i fondi antivarroa, che i trattamenti estivi siano stati efficaci. Sia pure dinanzi ad una

certa variabilità tra famiglie, dati significativi del livello di infestazione si ottengono calcolando la caduta media giornaliera su un lungo periodo (12-14 giorni); la caduta naturale media di un acaro al giorno dovrebbe corrispondere a circa 120-150 adulti. Molto più preciso della caduta naturale risulta invece il monitoraggio dell’infestazione nei fuchi, riguardo al quale si ha che la presenza di 2 varroe su 100 celle da fuco è indice di infestazione bassa, mentre un numero di acari superiore a 10 su 100 celle indica che l’infestazione è tale da compromettere la sopravvivenza della colonia: in tal caso è necessario un trattamento immediato. È ormai noto che l’infestazione

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AGENDA LAVORI. SUD

da varroa e l’indebolimento delle famiglie deprimono il sistema immunitario delle api ed aumentano la loro suscettibilità a patologie secondarie e fitofarmaci. Le famiglie infatti dovrebbero essere mantenute forti e con notevoli capacità di raccolta di polline di tipo multiflorale, poiché la carenza e l’assortimento di fonti proteiche indebolisce la colonia. In presenza di alveari orfani o deboli chiudere sempre gli occhi e stringere i denti: dopo aver verificato l’assenza di malattie in atto, procedere alla riunione, nella consapevolezza che è sempre meglio qualche famiglia in meno purché le altre siano sane e forti. È ormai confermato, infatti, che nelle famiglie deboli l’infestazione da varroa “stimola” l’infezione del virus delle ali deformi ed inoltre, in esse, la riduzione del numero di varroe non porta giovamento: i virus riescono a moltiplicarsi autonomamente ad un livello molto elevato fino a divenire sintomatici, fermo restando che la varroa non 28 | Apitalia | 9/2019

farà che incrementare la replicazione virale; al contrario, nelle famiglie forti, la proliferazione virale è decisamente più contenuta, anche in presenza di elevati carichi di varroa. I trattamenti estivi antivarroa, infine, non producono effetti di riduzione della carica virale dell’agente delle ali deformi. Da ciò deriva che in una famiglia debole, in presenza di infezione virale, la riduzione del carico di varroe non porta alcun giovamento, mentre invece sarebbe necessario ridurre la carica virale e ripristinare le difese immunitarie attraverso una corretta alimentazione. Questo ad ulteriore conferma che le famiglie deboli dovrebbero essere sempre riunite, mentre le famiglie forti sono in possesso di un sistema immunitario relativamente integro ed efficiente, che consente loro una buona resistenza alla proliferazione virale, minimizzando gli effetti della varroa. L’infestazione da varroa stimola anche l’infezione da virus israeliano della paralisi acuta che agisce

sulle api più rapidamente del virus delle ali deformi portando l’ape infetta a morte in pochi giorni e determinando il collasso della famiglia in poche settimane. Le famiglie deboli risultano più vulnerabili anche perché in presenza di molta varroa vengono prodotte scarse quantità di “apidecina”, una proteina con importanti funzioni immunitarie; al contrario, le famiglie forti presentano un’elevata produzione di apidecina, relativamente indipendente dalla presenza di varroa. Una riflessione conclusiva non guasta: in un contesto operativo sempre più complesso, nel quale la tecnica apistica è diventata un pilastro fondante nella gestione degli alveari, risulta indispensabile la diffusione di un sapere collettivo, basato sulla genuina condivisione dei “segreti del mestiere”, di esperienze e conoscenze, unici e solidi mattoni sui quali edificare il futuro di api ed apicoltura. Santo Panzera


AGENDA LAVORI. ISOLE

QUANDO L’ESTATE SLITTA VERSO L’INVERNO

GLI ALVEARI FANNO IL BILANCIO QUOTIDIANO FRA LE IMPORTAZIONI E I CONSUMI di Vincenzo Stampa

API CON MENO COVATA RIDUCONO

Foto Vincenzo Stampa

IL FABBISOGNO

A

ll’epoca, quando ero ragazzo, vigeva una regola climatica proverbiale “Austu e riustu e’ capu d’immernu” (in Sicilia occidentale, mentre d’imviernu in Sicilia orientale) che sta per “Agosto e settembre inizio d’inverno” ma, al di là della sottigliezza linguistica, allora era categorico l’arrivo delle prime piogge in agosto che decretavano la fine della prima stagione dell’anno, la primavera-estate e l’i-

Foto 1

nizio della seconda stagione l’autunno-inverno. Da tanto tempo non è più così, è infatti dal 2003 che registriamo lo slittamento dell’estate verso i mesi cosiddetti invernali. Ma, mentre per noi umani può anche essere piacevole festeggiare il Natale in maniche di camicia, per gli animali la cui sopravvivenza è legata all’approvvigionamento alimentare e quindi alla stagionalità, le cose sono un tantino peggiorate. Se gli alveari avessero la possibilità di usare la carta bancomat per fare spesa al supermercato credo che non avrebbero difficoltà a condividere la nostra gioia. Purtroppo gli alveari sono costretti a fare un bilancio quotidiano tra importazioni e consumi e questa stagione, che a causa della carenza di raccolto assomiglia all’inverno e per la temperatura invece è estate, li costringe ad adottare delle particolari strategie di sopravvivenza. L’ape Sicula, che qui ricordiamo non è stata mai manipolata artificiosamente secondo logiche umane non sempre in linea con la 9/2019 | Apitalia | 29


AGENDA LAVORI. ISOLE biologia dell’insetto, reagisce sostanzialmente in due modi: • riduzione dei consumi; • ricerca di ulteriori fonti alimentari. Queste sono due leve di fondamentale importanza per regolare la vita degli alveari in Sicilia. Il primo obiettivo viene raggiunto con il rallentamento, fin quasi all’azzeramento, della deposizione. I consumi alimentari degli alveari, infatti, sono sostanzialmente attribuibili alle esigenze della covata per cui, “meno covata, meno consumi, conseguente risparmio delle scorte”. Il secondo obiettivo è stato raggiunto affinando la capacità di esplorare il territorio al fine di sfruttare ogni possibile fonte alimentare per quanto minima o marginale possa sembrare a noi. L’ape Sicula ha sviluppato al massimo questa capacità e a riprova possiamo portare diversi esempi: nella Foto 1 di pag. 29 scorgiamo un’ape Sicula che soltanto nelle prime ore del mattino bottina

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Foto 2 A sulle infiorescenze della gramigna (Cynodon dactylon L. Pers., 1805). È ricorrente da parte della nostra ape autoctona la ricerca meticolosa di altre fonti di nutrimento: il finocchietto selvatico (Foeniculum vulgare Mill.) (Foto 2 A) e il cappero (Capparis spinosa) (Foto 2 B); su quest’ultimo abbiamo documentato la raccolta al volo di polline sugli stigmi dei fiori. Da molti anni, il posizionamento estivo degli alveari in aree demaniali, dove sempre c’è qualche fonte di nettare o polline,

Foto 2 B oppure ai margini di qualche paese dove si trovano giardini e orticelli, ha dato degli ottimi risultati rispetto al superamento del periodo estivo particolarmente difficile come si è detto; ci siamo ritrovati con popolazioni ridotte, è vero, ma con scorte più che abbondanti molto utili per la ripresa autunnoinvernina a cui è affidato il compito di fornire la popolazione necessaria a superare l’inverno, che comunque verrà. Vincenzo Stampa


SPECIALE ISMEA

IL SETTORE APISTICO

Foto Hanjรถrg Scherzer

ANALISI DI MERCATO E PRIME VALUTAZIONI SUI DANNI ECONOMICI PER LA CAMPAGNA PRODUTTIVA 2019

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SPECIALE ISMEA LA PRODUZIONE DI MIELE IN ITALIA L’Italia è il quarto paese dell’Unione Europea per numero di alveari (1,4 milioni), dopo Spagna (2,9 milioni di alveari), Romania e Polonia (rispettivamente 1,8 e 1,6 milioni di alveari). • Il numero degli alveari registrati in Italia nel 2018 si è incrementato del 7% rispetto al 2017. • La produzione italiana di miele rilevata dall’ISTAT è poco meno di 8 mila tonnellate per un valore di oltre 61 milioni di euro, ma va considerato che l’ISTAT prende in considerazione l’apicoltura unicamente in occasione dei censimenti generali dell’agricoltura che, non essendo concepiti per stabilire la consistenza degli allevamenti apistici, rilevano esclusivamente parte degli allevamenti strutturati nel settore agricolo, laddove questi coincidano con la disponibilità di terreno. Rimangono pertanto esclusi i numerosi apicoltori, che a prescindere dalla loro connotazione professionale, non associano l’apicoltura ad un’attività agricola ma che pure, nel mantenere in vita l’ape, nei più disparati ambienti naturali o agricoli, assicurano di fatto una indispensabile e capillare impollinazione posizionando i propri alveari su terreni altrui. • L’effettiva produzione italiana di miele, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale sul miele1, si attesterebbe su oltre 23,3 mila tonnellate, circa tre volte quella stimata dall’ISTAT. • La produzione è garantita da oltre 1,4 milioni di alveari, di cui circa 390 mila stanziali e 556 mila nomadi, i restanti sono invece alveari per produzione hobbistica e autoconsumo. • A livello geografico la produzione è diffusa in tutte le regioni del Paese. La regione più produttiva è il Piemonte, con oltre 5 mila tonnellate stimate nel 2018, seguita da Toscana con oltre 3 mila tonnellate e da Emilia Romagna con oltre 2 mila tonnellate. Si è quindi provveduto a depurare questo dato

ECCO IL PRIMO RAPPORTO ISMEA SULLA CRISI PRODUTTIVA DELLA CAMPAGNA 2019 ipotizzando che il 10% degli alveari censiti non siano produttivi per differenti motivazioni. Il dato degli alveari registrati per regione è stato poi distinto tra quanti producono per autoconsumo e quanti sono gestiti da apicoltori con partita IVA, che producono professionalmente per la commercializzazione. La distinzione è stata fatta poiché la produttività media rilevata per le due categorie di operatori è sensibilmente differente. È stata dunque adottata una seconda diversificazione riguardo l’entità degli alveari nomadisti presenti per regione durante la campagna apistica 2018. La produttività degli alveari condotti con questa pratica è infatti generalmente superiore a quella degli alveari stanziali. Al numero degli alveari così classificati sono quindi stati applicati i dati produttivi medi per regione, per i principali mieli prodotti, rilevati nel corso dell’anno dalla rete di rilevazione dell’Osservatorio, applicando correttivi per le categorie summenzionate. Per poter confrontare le rese produttive stimate con dati veri di produzione e dunque al fine di ottenere una stima sempre più aderente alla realtà, l’Osservatorio si è avvalso della disponibilità di Conapi Soc. Coop. Agricola a mettere a disposizione i propri dati cumulativi permettendo quindi un confronto tra dati stimati (quelli dell’Osservatorio) e quelli registrati dai soci conferitori della cooperativa, un

Note

1 Per ottenere una stima della produzione 2018 l’Osservatorio Nazionale del miele ha utilizzato i dati dell’anagrafe apistica, rilevando dapprima

il dato complessivo degli alveari aggiornato al censimento novembre-dicembre 2017 per un totale di più di un milione di alveari.

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campione significativo per numero, distribuzione territoriale e professionalità. Dai dati produttivi medi per regione è emersa una resa media per alveare, per le aziende professioniste che praticano nomadismo, di circa 33 kg/alveare per le regioni del Nord Ovest e Nord Est, 35 kg/alveare per le regioni del Centro e 22 kg/alveare per le regioni del Sud e delle Isole, da cui risulta una resa media a livello nazionale di circa 30 kg/alveare. Applicando alle rese medie per regione i correttivi che tengono conto della minore produttività dei professionisti stanziali e dei produttori in autoconsumo e moltiplicando per il numero di alveari, si è giunti ad una stima della produzione italiana di miele per l’annata apistica 2018 quantificabile in circa 23.000 tonnellate se rapportata al numero complessivo di alveari censiti e in circa 21.000 tonnellate se rapportata al numero di alveari supposti in produzione. I due valori evidenziano un range accettabile nel quale collocare la produzione nazionale 2018. L’introduzione della Banca Dati Apistica, alla quale tutti gli apicoltori devono essere obbligato-

riamente registrati dichiarando gli alveari detenuti e la loro posizione geografica, ha consentito di validare le stime scaturite negli anni riguardo alla consistenza degli apicoltori e degli alveari italiani, evidenziando un elevato numero di apicoltori e alveari e un numero di apicoltori con partita IVA più alto del previsto. Dai dati della BDA aggiornati al 1 giugno 2019, emerge che sono 51.578 gli apicoltori in Italia di cui 33.800 circa produce per autoconsumo (65%) e 17.767 sono apicoltori con partita IVA che producono per il mercato (35%). La presenza di un numero così considerevole di apicoltori non professionisti costituisce allo stesso tempo una risorsa e un aspetto problematico. L’aspetto positivo riguarda soprattutto la funzione di impollinazione per l’agricoltura e per l’ecosistema; gli aspetti critici riguardano soprattutto l’influenza negativa sullo stato sanitario delle api, quando tali attività sono svolte al di fuori regole minime di gestione sanitaria. • Gli apicoltori italiani detengono al 31 dicembre in totale 1.473.665 alveari e 252.848 sciami. • Il 78% degli alveari totali (984.422), sono al9/2019 | Apitalia | 33


veari gestiti da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. La grande prevalenza di alveari detenuti da apicoltori con partita IVA sottolinea l’elevata professionalità del settore e l’importanza del comparto nel contesto agro-economico. • Nel 2018 sono oltre 173 mila gli alveari che producono miele biologico, mentre 1,3 milioni di alveari producono miele convenzionale. IL MERCATO E LA PRODUZIONE NEL 2018 Il 2018 è stato un anno con una partenza difficile sia a causa della forte siccità del 2017 che ha esteso i suoi effetti anche in avvio della stagione successiva sia a causa del perdurare di condizioni climatiche negative che hanno contribuito a peggiorare una situazione già delicata. L’ondata di gelo che ha colpito l’Italia agli inizi del mese di marzo ha infatti causato la regressione dello sviluppo delle famiglie provocando ulteriori perdite di quelle già deboli e debilitate da un invernamento non ottimale. Tale andamento meteo anomalo ha inoltre compromesso i raccolti primaverili che sono stati scarsi o nulli in quasi tutta la Penisola. 34 | Apitalia | 9/2019

Gli apicoltori hanno lavorato per portare famiglie sufficientemente forti sull’acacia, nonostante l’elevata mortalità e una situazione climatica non particolarmente favorevole. Nelle regioni vocate del Nord e in alcune zone del Centro si sono ottenute rese discrete, soprattutto se confrontate alle disastrose produzioni dell’anno precedente. L’andamento climatico ha invece fortemente penalizzato le regioni meridionali dove, in controtendenza rispetto al precedente anno, la produzione di miele di agrumi è stata scarsissima, (completamente azzerata in Sicilia). Anche le piante di sulla su cui molti apicoltori avevano riposto le speranze di recuperare un raccolto soddisfacente post agrumi, non ha consentito che rese scarse in tutti gli areali vocati del Sud e delle Isole nonostante la promettente fioritura. È continuata a mancare la produzione di miele di eucalipto a causa della siccità e dei parassiti che hanno debilitato le piante. In tutta la penisola il castagno che aveva fatto segnare delle annate molto positive grazie al successo della lotta biologica contro il Cinipide, nel 2018 non ha dato rese particolarmente soddisfacenti e produzioni sono risultate spesso di scarsa qualità.


Al Sud, venti ed escursioni termiche hanno continuato a condizionare in modo negativo l’andamento produttivo anche più avanti nella stagione, mentre al Centro e al Nord piogge regolari accompagnate da temperature non troppe elevate hanno favorito le fioriture estive con buone rese per i millefiori estivi e per i mieli di alta montagna. La buona stagione ha permesso anche di produrre qualche miele di nicchia (fiordaliso giallo, timo, trifoglio). In alcune zone è ricomparsa timidamente la melata di metcalfa anche se in piccole quantità e areali limitati. Scarse le produzioni autunno-invernali, a causa delle cattive condizioni climatiche, con rese basse per il corbezzolo in Sardegna, e produzioni nulle per il miele di nespolo e di carrubo in Sicilia. È difficile comunque generalizzare una stagione caratterizzata da forti differenze anche a livello di territori molto vicini, che a volte presentano differenze significative anche tra i singoli apiari. Senz’altro il 2018 verrà ricordato dagli apicoltori del Sud come una delle annate più negative. Se il 2018 sembra dunque essere stata un’annata estremamente negativa per il Sud, peggiore anche degli scorsi anni, per il Centro e per il Nord si è caratterizzata come discreta sebbene con forti disomogeneità territoriali. Oltre agli effetti dei repentini mutamenti meteorologici, le numerose segnalazioni di spopolamenti e cali produttivi dovuti all’uso di pesticidi confermano quanto la convivenza

dell’apicoltura con i sistemi agricoli intensivi sia una delle principali criticità del settore. LA DOMANDA: EVOLUZIONE DEI CONSUMI DOMESTICI NEL QUINQUENNIO 2014-2018 Sul fronte della domanda domestica, il miele, dopo un triennio di risultati positivi (dal 2015 al 2017 incremento dei volumi del 11% e della spesa del 13%), nel 2018 ha accusato un evidente ridimensionamento (-5% in volume e -3% in spesa). Nel triennio 2015-17 la crescita degli acquisti domestici era stata accompagnata da una più amplia platea di famiglie acquirenti (+15%) e da un conseguente incremento del numero di atti di acquisto, parametri questi che nel 2018 tornano a contrarsi, rispettivamente del 6% e del 7%. A livello territoriale, nel quinquennio 2014-2018 sono le Macro-aree del Nord Ovest e del Centro a sostenere l’incremento dei consumi, con dinamiche di crescita a due cifre, nel 2019, a fronte di una flessione generalizzata dei volumi consumati (-3,6% a livello nazionale i volumi) sono l’Area Nord Est e Nord ovest a perdere le maggiori quote di volume (-14% e - 3,7%), mentre la macroarea Sud continua a registrare una lieve espansione sia della spesa che delle quantità (+2%). Le tipologie di famiglia che più si dimostrano assidue e affezionate al consumo domestico del miele sono quelle con componenti di età adulta e avanzata, che oltre a coprire più del 70% dei consumi, sono quelli che nel quinquennio hanno incrementato i loro acquisti (+22% le famiglie “mature” con figli maggiorenni), al contrario 9/2019 | Apitalia | 35


le famiglie con figli piccoli e le giovani coppie sono quelle che nei 5 anni hanno segnato i decrementi più importanti (fino al -25%). La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) costituisce il principale canale di vendita del miele con i Super che svolgono un ruolo primario coprendo il 41% del totale, gli Iper con il 30% e i Discount con il 21%. Al grande dettaglio si affianca il piccolo dettaglio con il 6% di incidenza per i Liberi servizi e un 2%, stimato sulla base dei dati sui consumi domestici, per il Dettaglio Tradizionale. Quest’ultimo importante canale è difficile da rilevare poiché le informazioni oggi disponibili sui consumi di miele in Italia derivano dal monitoraggio delle sole vendite a scontrino tra consumatore e distribuzione organizzata a cui sfugge 36 | Apitalia | 9/2019

la vendita diretta, a partire da quella che avviene in azienda. I prezzi presso la Distribuzione Organizzata si posizionano attorno ai 10,34 euro/kg, contro i 6,96 euro/kg dei Discount. Per il Dettaglio tradizionale il prezzo medio, nel 2018, risulta di circa 9,48 euro/kg. Nel 2018 i volumi di acquisto di miele in Italia delle sole vendite a scontrino presso la DM si sono attestate sulle 14.637 tonnellate per un valore di oltre 138 milioni di euro, con una dinamica negativa (-5% in volume, -3,6% in valore) rispetto al 2017, che all’opposto aveva segnato buoni tassi di crescita, sia in volume (+5,4%) che in valore (+5,5%). Integrando anche la quota parte del Dettaglio Tradizionale, che come evi-


denziato, si attesta attorno al 2% delle vendite complessive, i valori di vendita di miele nazionale per il 2018 possono essere stimati in 141,3 milioni di euro. I dati delle vendite a scontrino presso la DM nei primi 5 mesi del 2019 evidenziano perdite rispetto all’analogo periodo del 2018 del 7,4% a volume e del 6,2% in spesa. LA SITUAZIONE PRODUTTIVA DELLA CAMPAGNA 2019 Le condizioni meteorologiche particolarmente avverse nella prima parte dell’anno, molto prolungate al Nord, confermano il grave impatto del cambiamento climatico in atto, con eventi estremi molto intensi e frequenti che si rivelano particolarmente dannosi per l’apicoltura determinando perdite molto alte della produzione. In diverse situazioni si tratta di un vero e proprio azzeramento del raccolto di miele. L’apicoltura è un’attività agricola che vede molto concentrate nel tempo le fasi del raccolto e le tecniche produttive non presentano soluzioni per attenuare il danno. Ciò rende il settore molto esposto alle condizioni meteorologiche avverse. Per eventi estremi debbono intendersi sia i prolungati periodi di siccità, sia le prolungate precipitazioni che danneggiano o annullano le fioriture, sia le basse temperature e il vento, due fattori che impediscono alle api di uscire dall’alveare per bottinare. Nel 2019, la perdita produttiva stimata di miele di acacia e di agrumi è di oltre 10 mila tonnellate, pari a oltre il 40% della produzione media annua attesa in condizioni normali. Dal punto di vista economico, il calo produttivo registrato implica una riduzione dei ricavi pari ad almeno 73 milioni di euro cui, sul fronte di costi, dovrebbero aggiungersi anche le spese resesi necessarie, soprattutto al Nord, per nutrire le api. Le condizioni meteoclimatiche della primavera 2019 Le temperature invernali al di sopra della media hanno portato a un buono sviluppo delle famiglie, che all’uscita dell’inverno si presentavano ben po-

polate, ma con poche scorte a causa della scarsa importazione nettarifera dovuta al clima siccitoso e ventoso di fine inverno. L’abbassamento della temperatura nella primavera 2019 e il perdurante maltempo ha causato consistenti perdite di produzione e frequentissimi episodi di sciamatura, complicando ulteriormente la situazione. In alcune zone i forti venti hanno causato danni agli alveari e le piogge molto intense hanno determinato esondazioni di numerosi corsi d’acqua, nelle quali sono stati coinvolti spesso interi apiari. Non sono mancati episodi, anche gravi, di spopolamento delle famiglie a causa di avvelenamenti da fitofarmaci, sia al Nord sia, in forma ancor più grave, al Sud. Questa apertura di stagione apistica conferma il peso dei fattori limitanti sulle grandi potenzialità dell’apicoltura italiana, fattori che rendono fragile il settore, senza considerare le gravi difficoltà di mercato dovute alla concorrenza del miele d’importazione, non sempre dotato di standard di qualità analoghi a quelli nazionali. Diverse Associazioni regionali di apicoltori hanno segnalato la gravità della situazione che, peraltro, si è protratta per tutto il mese di maggio e ha colpito tutto il territorio nazionale sia pure con diversa intensità. Entità del fenomeno per aree geografiche Valle d’Aosta A fine maggio in Valle d’Aosta la produzione è risultata nulla. Temperature troppo basse e tempo instabile non hanno permesso alle api di raccogliere. Piemonte In tutta la regione la situazione è pessima, la produzione nella primavera 2019 è sostanzialmente azzerata. Alla scarsa resa delle prime fioriture primaverili è seguita la perdita totale del raccolto di robinia. La poca acacia raccolta nei rari giorni di bel tempo è stata consumata dalle api. Innumerevoli le colonie morte per fame nel mese di maggio e comunque 9/2019 | Apitalia | 37


SPECIALE ISMEA straziante la situazione presente negli apiari costretti a sopravvivere grazie alla nutrizione artificiale. In alcune zone si sono verificate cospicue sciamature. Lombardia Analogamente al resto del nord-ovest anche in Lombardia si registrano produzioni estremamente scarse o nulle come evidenziano alcuni dati raccolti sulle produzioni registrate nelle diverse province per l’acacia: Pavia 2-7 kg/alveare in pianura e 0 in collina, Cremona e Lodi 5-7 kg/alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare, Bergamo 5 kg/alveare in pianura, produzione azzerata in collina. Brescia 5-7 kg/ alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare in pianura, produzione azzerata in collina. Como e Varese 0-3 kg/alveare, Monza Brianza 0-5 kg/alveare, Milano 3-7 kg/alveare con rare “punte” massime di 10 kg/alveare, Mantova 3- 5 kg/alveare in pianura, 2-4 kg/alveare in collina. Nessuna produzione in provincia di Lecco e Sondrio. Friuli Venezia Giulia Anche in Friuli la produzione di miele di acacia è praticamente azzerata. Si stimano 2-3 kg/alveare. Si è riusciti a produrre un po’ di miele di tarassaco in alcune zone ma a macchia di leopardo. Relativamente alla zona di Gorizia si stima una resa a smielatura avvenuta di circa 10 kg/alveare. Veneto Produzione di acacia azzerata anche nei colli Euganei e nella pianura del padovano. Sembra che in alcune zone sia stata prodotta una minima quantità di millefiori primaverile stimabile in circa 3 kg/alveare. Trentino Alto Adige Il clima piovoso e con temperature sotto la media stagionale non ha consentito produzioni significative. Si stimano circa 2 kg/alveare di miele di melo mentre la produzione di acacia è a zero. 38 | Apitalia | 9/2019

Emilia Romagna In molte zone collinari è stato necessario nutrire artificialmente le colonie anche durante la fioritura dell’acacia. Le rese stimate nel piacentino per il miele di acacia sono di 0-5 kg/alveare. Toscana La stagione primaverile 2019 In Toscana si è rivelata una delle più critiche mai registrate con un crollo nella produzione dei mieli primaverili, acacia compresa, a causa prima della persistente siccità di inizio primavera e poi del successivo maltempo caratterizzato da continue precipitazioni e da un significativo calo termico che si è protratto per tutto il mese di maggio. Salvo in alcune zone particolarmente vocate alla produzione di erica e millefiori primaverile (Livornese, Senese, Grossetano, Chianti Fiorentino) nelle quali è stato possibile ottenere una produzione sia pure minima e limitata a zone circoscritte, nel resto della regione, in particolare negli areali di media-alta collina e in Appennino, la produzione è stata azzerata e gli apicoltori sono stati costretti a nutrire le api. Temperature troppo basse, sia le massime giornaliere che le minime notturne, talvolta prossime allo zero, non hanno permesso alle api di uscire per bottinare e il poco nettare importato è stato consumato dalle famiglie per sopravvivere. In nessuno degli areali delle province vocate alla produzione di acacia (Montagna pistoiese, Pesciatino, Valdinievole, Valdarno fiorentino, Pratomagno) è stato possibile produrre quantità apprezzabili di questo monoflora le cui rese sono dunque prossime allo zero. Marche La fioritura dell’acacia è stata lunga grazie alle temperature sotto media; tuttavia i raccolti sono stati compromessi dalle piogge continue, dai violenti acquazzoni e dalla difficoltà a contenere le sciamature per tutto il mese di maggio. La situazione è generalizzata dalla fascia litoranea a quella collinare interna, nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli. La resa stimata per il miele di


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SPECIALE ISMEA acacia è di 0-5 kg/alveare ma in molti non hanno ritirato il poco miele a melario. Lazio Nella zona dei colli romani non è stato possibile produrre miele di acacia. In alcune zone interne, a fine maggio l’acacia era ancora in fiore ma le basse temperature non hanno consentito un raccolto significativo. Umbria La produzione è annullata sia per l’acacia che per il millefiori. Abruzzo Anche in Abruzzo la produzione del miele di acacia è stata scarsissima, stimata in appena 4- 5 kg/alveare. Molise Gli unici raccolti di miele che si sono registrati sono nella zona vicino alla costa, con una resa stimata a melario di circa 2-9 kg/alveare di miele millefiori, mentre risultano nulli nell’interno della regione dove il maltempo oltre a ritardare la fioritura dell’acacia non ha permesso fino ad oggi alcun tipo di raccolto. Campania Situazione molto critica in Campania con produzioni completamente azzerate o insignificanti. Nelle province di Avellino e Benevento le piogge costanti per tutto il mese e le basse temperature non hanno consentito né di produrre il millefiori primaverile né l’acacia. Il raccolto di miele di sulla è in corso ma le stime a raccolto quasi concluso sono di appena 5 kg/alveare. Alcune zone sono state anche colpite da grandinate che hanno distrutto ogni fioritura. In provincia di Salerno qualche chilo di miele è stato portato a melario ma spesso non abbastanza da giustificare la raccolta dei melari. Le rese stimate a melario sono in media di 3-5 kg/ alveare, mediamente per il miele di erica, 5-8 kg/ alveare per il miele di agrumi, 0- 5 kg/alveare per 40 | Apitalia | 9/2019

il miele di acacia. Situazione analoga in provincia di Napoli e Caserta con rese stimate in media di 3-5 kg/alveare di miele di acacia, 3 kg/alveare di miele millefiori che non è stato neanche raccolto. Basilicata In Basilicata sulla costa ionica nonostante le condizioni climatiche poco favorevoli abbiano comunque condizionato negativamente i raccolti, si registra una discreta produzione di miele di agrumi, stimato in circa due melari per alveare (25-30 kg/ alveare). Analogamente nelle zone più calde con fioritura precoce sta rendendo bene anche la sulla. Puglia In Puglia le produzioni sono state fortemente penalizzate dalle avverse condizioni climatiche (freddo, pioggia) a partire dalla produzione del miele di ciliegio che ha fatto registrare una resa che non supera i 5 kg/alveare. Il dato si riferisce ad alveari localizzati nella zona a sud di Bari (Turi, Putignano, Conversano, Monopoli, Gioia del Colle). Per quanto riguarda il miele di agrumi, a smielatura avvenuta si stima una produzione di 10 kg/alveare relativamente alla provincia di Taranto (Massafra, Castellaneta, Ginosa, Palagiano). La fioritura è partita in ritardo di circa 20 giorni rispetto alla media stagionale ed è stata scarsa e poco omogenea. Nei comuni di Castellaneta e Palagiano, a peggiorare la situazione, una forte grandinata ha distrutto completamente l’ultima parte della fioritura. In altre zone i raccolti sono stati pressoché nulli. Si registra invece una discreta produzione di miele millefiori primaverile tardivo (raccolto a maggio), stimata a melario in circa 15 kg/alveare, in alcuni areali della parte sud della regione (provincie di Taranto, Brindisi e Lecce, parte sud della Provincia di Bari), mentre il raccolto è scarso o nullo nella parte nord della regione (provincia di Foggia e nord della provincia di Bari). Calabria In Calabria la produzione di miele di agrumi è stata disomogenea con differenze apprezzabi-



SPECIALE ISMEA li tra il nord e il sud della regione. Si registrano rese di 22 kg/alveare al sud, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria e 15 kg/alveare al nord nella provincia Cosenza. Per quanto riguarda il raccolto di miele di Sulla attualmente si stima una media regionale di 25 kg/alveare. Sicilia In Sicilia la produzione di miele di agrumi è stata molto disomogenea e ostacolata dal maltempo (specialmente per le temperature minime notturne molto basse) con produzioni scarse e a macchia di leopardo. Si stimano rese medie di 10 kg/alveare in provincia di Agrigento e 12 kg/alveare nel Siracusano mentre gli apicoltori Catanesi visto il magro raccolto di pochi chili ad alveare hanno preferito spostare gli alveari verso le fioriture di Sulla e puntare su questo raccolto. Al momento la prima fioritura della sulla in provincia di Palermo sta rendendo in media circa 15 kg/alveare. Sardegna Completamente azzerata la produzione del miele di asfodelo in tutta la regione. Fino alla prima decade di maggio anche in Sardegna le condizioni meteo climatiche hanno inciso negativamente sui raccolti con produzioni in calo del 50%. Successivamente la situazione sembra migliorata anche se solo in alcune zone. In particolare le rese medie stimate nelle zone vocate di riferimento: Asfodelo: 0 kg/alveare in tutto il territorio regionale. Agrumi: 12 kg/alveare stimati a smielatura avvenuta. Il dato si riferisce alla produzione media ottenuta nelle zone vocate del Basso e Medio Campidano e Sarrabus. Sulla: 18 kg/alveare, si stima una produzione media di un melario e mezzo circa 20 Kg/alveare) prevista nelle zone della Sardegna Centrale. Millefiori: 25 kg/alveare in apicoltura convenzionale, 18 kg/alveare in apicoltura biologica. Il dato si riferisce a produzioni localizzate solo alla zona del Sarrabus, nella fascia compresa tra Berchidda e Monti e in limitate zone del Cagliaritano e dell’Oristanese. 42 | Apitalia | 9/2019

Altre informazioni Lo scenario generale è estremamente negativo. Il maltempo registrato nel mese di maggio oltre ad azzerare la produzione di miele ha causato problemi alle famiglie che in questo periodo sono alla massima espansione e dovrebbero essere nel picco produttivo. Al contrario diffusamente in tutto il territorio nazionale le api hanno consumato le scorte costringendo gli apicoltori ad intervenire con costose nutrizioni zuccherine sia pure con l’acacia in fiore per salvare le famiglie dalla morte per fame. A complicare ulteriormente il lavoro dell’apicoltore, in molte zone si è verificata una fortissima febbre sciamatoria con sciamature ripetute e numericamente consistenti. A causa delle condizioni meteo avverse si segnalano inoltre problemi dovuti alla irregolare attività di deposizione delle regine con il conseguente stentato sviluppo delle famiglie e problemi sanitari generali della covata (peste europea, virosi, covata calcificata) a carico delle famiglie indebolite e fortemente stressate. Viene inoltre segnalata una presenza di varroa sopra la media in alcune zone. Anche gli allevatori di api regine da più zone d’Italia segnalano difficoltà in allevamento con percentuali di fecondazioni molto basse dovute sia al maltempo che ai Gruccioni, uccelli che si nutrono di api e in particolare di api regine, la cui presenza in alcuni areali è diventata una vera e propria emergenza. FOCUS SUI DANNI ECONOMICI: STIMA DEL DANNO ECONOMICO PER LA MANCATA PRODUZIONE DEL MIELE DI ACACIA E DI AGRUMI NEL 2019 Con la presente sezione si vuole fornire una prima valutazione del danno economico a carico dell’apicoltura imprenditoriale nazionale a seguito delle forti perdite produttive determinate dalle particolari condizioni atmosferiche avverse che hanno colpito la penisola nel corso di questa prima parte del 2019. Per la stima del valore della mancata produzione


sono state prese a riferimento la produzione attesa, ovvero il quantitativo di produzione ad alveare normalmente raggiungibile in annate di media produttività (media 2014-2018), con la produzione attuale, anch’essa espressa in quantità per alveare, stimata per il 2019 in base ai dati raccolti con l’attività di monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale Miele. La Mancata Produzione, ottenuta per differenza tra le due grandezze, è stata poi valorizzata al prezzo medio di mercato atteso per il 2019 e moltiplicata per il 50% degli alveari detenuti da apicoltori possessori di partita IVA sul territorio nazionale. L’analisi si è concentrata sulle due principali produzioni del settore, quali Miele di acacia e Miele di agrumi, la prima caratterizzata da una forte specializzazione produttiva nelle regioni del settentrione d’Italia, la seconda in quelle localizzate al sud del Paese. La ragione per la quale il danno sia stato stimato con riferimento ad una quota degli alveari detenuti da apicoltori con partita IVA (p.i.) - nella fattispecie, pari al 50% degli stessi - è da collegare alle tipologie di prodotto considerate (Miele di acacia, Miele di agrumi), rispetto alle quali, in base alle informazioni provenienti dall’Osservatorio Nazionale Miele, l’entità di coloro che

risultano esposti ai danni da avverse condizioni climatiche si attesta - per approssimazione e, in via prudenziale, per difetto - in una quota pari al 50% degli Alveari complessivamente destinati ad attività imprenditoriale per le regioni considerate (censimento Nov.-Dic. 2018 - Banca Dati Nazionale Apistica). La valutazione del danno economico subito dall’apicoltura imprenditoriale, date le caratteristiche del settore e la grande variabilità territoriale delle produzioni, presenta necessariamente considerevoli elementi di approssimazione. Essa andrebbe estesa anche alle altre tipologie produttive tipiche del periodo primaverile2, oltre a tener conto del fatto che l’analisi in questione si è limitata a considerare i soli danni economici derivanti dalle perdite da produzione, escludendo altre grandezze che comunque stanno gravando sul bilancio degli apicoltori quali, ad esempio, i maggiori costi che gli stessi stanno sostenendo per l’acquisto e la distribuzione dei prodotti per la nutrizione delle famiglie di api per poterne garantire la sopravvivenza nel periodo di mancato raccolto. La stima economica del danno Il miele di acacia risulta essere la tipologia produttiva più esposta sul fronte dei danni economici. Infatti, le valutazioni che provengono dal

Note

2 Infatti, i danni per mancata produzione di miele si sono registrati per la generalità dei mieli primaverili. Ci sono intere regioni coinvolte da queste

criticità in quanto interessate in modo considerevole alle produzioni primaverili diverse da acacia e agrumi, un esempio per tutte la Valle d’Aosta.

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SPECIALE ISMEA

mondo produttivo indicano una produzione totalmente azzerata per il 2019. A fronte di un tale quadro, ipotizzando una valorizzazione a 8 euro/ kg e una resa - per alveare esposto alla crisi - di 25 kg, si genererebbe una perdita di ricavo per alveare di circa 200 euro che, riferito all’intera produzione delle regioni considerate, risulta pari a 55,4 mln di euro (Tab. 1). Data la forte specializzazione di tale produzione al Nord del paese, sono le regioni del settentrione ad essere maggiormente penalizzate, con il Piemonte la cui stima dei danni ammonta a circa 16,4 mln di euro, seguita dall’Emilia Romagna (11,4 mln di euro), la Lombardia (10,2 mln di euro) e la Toscana (10 mln di euro). Per Toscana e Friuli V.G. l’entità dei danni si attesta attorno, rispettivamente, 5 mln e 2 mln di euro. Rispetto al miele di agrumi le valutazioni che provengono dal mondo produttivo indicano un calo medio nazionale sugli alveari esposti alla crisi di circa il 40%, con picchi per la Basilicata (67% della rispettiva produzione) e Calabria (60%). Più contenute le perdite produttive previste per Sardegna (48%), Sicilia (33%), Campania (20%) e Puglia (17%). Sul fronte dei mancati ricavi conseguenti a tali cali produttivi, nell’ipotesi di un prezzo di mercato di 5,80 euro/kg e una resa media di 29 kg/ alveare, si genererebbe una perdita media di ri44 | Apitalia | 9/2019

cavo per alveare di circa 100 euro che, riferito all’intera produzione delle regioni considerate, risulta pari a 18,5 mln di euro (Tab. 2). Rispetto alle singole realtà territoriali, la Sicilia appare particolarmente compromessa, dovendo sostenere un calo del fatturato per il 2019 stimabile in circa 6,8 mln di euro; seguono Campania (4,2 mln di euro), Calabria (3,4 mln di euro) e Sardegna (2,1 mln di euro), mentre al di sotto dell’1,5 mln di euro si attestano le perdite economiche a carico di Puglia e Basilicata. Sebbene ci si sia limitatati a valutare il danno su due sole produzioni dell’apicoltura professionale, appare evidente lo stato di criticità che il settore sta attraversando. Infatti, con tutte le precauzioni usate nella valutazione del danno, l’entità della perdita per questo 2019 si aggira attorno ai 70 milioni di euro che, per un settore dalle limitate dimensioni, fornisce un’adeguata misura della gravità della situazione a cui lo stesso si trova esposto. Con riferimento alle due tipologie di miele considerate viene di seguito riportato l’andamento dei prezzi riferito all’ultimo decennio, con il 2019 provvisorio, stimato in base alle condizioni di mercato connesse ai cali produttivi e all’andamento delle importazioni (Graf. 1, sopra). Al riguardo si fa presente una pressoché totale assenza delle quotazioni all’ingrosso di


miele in questi primi mesi dell’anno causata sia dalla scarsa offerta che dal mancato incontro tra domanda e offerta su transazioni significative. CONCLUSIONI E IPOTESI DI APPROFONDIMENTO L’apicoltura italiana si trova in uno stato di emergenza generale dovuto al maltempo e all’assenza di significative importazioni di nettare nel periodo di massimo sviluppo delle famiglie e in cui normalmente si registrano le prime importazioni di nettare nel melario. Si segnalano numerosi casi di famiglie morte di fame e la frequente e diffusa necessità di ricorrere all’alimentazione di soccorso. Il mercato del miele è sostanzialmente fermo, nonostante al nord persista la disponibilità di prodotto nei magazzini. La valutazione del danno economico subito dall’apicoltura imprenditoriale, date le caratteristiche del comparto e la grande variabilità

territoriale delle produzioni, presenta necessariamente elementi di approssimazione. Tuttavia, procedendo alla comparazione tra valore della produzione attesa, distinta per tipologia di miele e relativo valore di mercato, e valore della produzione attuale, rappresenta una prima significativa valutazione sull’entità del danno a carico degli imprenditori nazionali configurando tale attività con le caratteristiche di una stima, comunque molto significativa. La comparazione deve tenere conto dei dati rilevati nelle precedenti annualità e dei relativi dati storici di mercato e per poter essere affinata dovrebbe essere estesa a tutte le varietà colpite, correlata al numero di alveari destinati alla produzione a fini commerciali, tipologia di allevamento (biologico o convenzionale) e modalità di conduzione aziendale (nomade o stanziale). Una specifica e circostanziata analisi di tutti questi elementi può aiutare ad avere una stima realistica del danno subito dalle aziende che traggono reddito dall’apicoltura.

Il Rapporto che abbiamo pubblicato comprendeva, nella sua versione integrale, una sezione dedicata alle produzioni e al mercato internazionale che abbiamo omesso per ragioni di spazio.

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Le aziende informano

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I

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ARTE

L’APE NELL’ARTE CONTEMPORANEA

UN LUNGO VIAGGIO CHE CI STA PORTANDO ALLA SCOPERTA DEI CREATIVI CHE SI ISPIRANO ALLA NATURA di Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini STEFANO CANEPARI

Quest’artista, nato a Piacenza il 23 dicembre 1949 ha partecipato alla quarta edizione di “Un mosaico per Tornareccio”: iniziativa ideata da Alfredo Paglione, collezionista e mecenate originario del luogo, che ha trasformato la località abruzzese in un museo a cielo aperto. Per questa rassegna d’arte, Stefano Canepari propose l’olio del 2009 “Il giullare delle api” (Fig. 1). Giovanni Miani così lo descrive: “Il dipinto di Stefano Canepari pare immerso in una dimensione altra, dominata da un’atmosfera rarefatta, nella quale non hanno ragione di esistere le coordinate spazio-temporali con cui l’uomo comunemente percepisce la realtà. Ciò è visibile dal contesto ambientale indefinito, lunare, quasi sospeso in un ricercato immobilismo della rappresentazione. Le figure in primo piano, caratterizzate da una ieraticità fortemente accentuata dal volume corporeo e dai volti attoniti, emergono dallo sfondo come fossero delle sculture dipinte. Le api, descritte attraver48 | Apitalia | 9/2019

so i particolari naturalistici tipici di questi insetti, non sono esenti dalla stessa staticità. Il carattere comunque rappresentativo di quest’opera rimanda per certi versi all’arte figurativa sorta attorno agli anni venti del Novecento, caratterizzata dal “ritorno all’ordine” dopo il fiorente periodo dominato dalle sperimentazioni artistiche delle Avanguardie storiche”.

CREATURE ESEMPLARI E AMMIREVOLI

Foto 1 - Stefano Canepari, Il giullare delle api (2009) (collezione privata).


nata a Genova nel 1938, città dove Luisella ha, infatti, seguito dal 1989 vive. Ha dipinto i suoi acquarelli al 1992 le prove di campo con il L’artista (www.luisellacarretta.it) è apistici direttamente in “campo”: gruppo di ricerca del prof. Giorgio Celli dell’istituto di Entomologia “Guido Grandi” dell’Università di Bologna (oggi sezione del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari) potendo, così, osservare il volo delle api. Dalla prefazione di Giorgio Celli al libro di Luisella Carretta In volo con le api (Campanotto, Udine, 2000), risultato di quell’esperienza: “Luisella Carretta è un’artista che si colloca sul confine tra la pittura e l’etologia, tra i segni onirici e i percorsi ornitologici, o nel caso nostro, entomologici, attivando il fascino di una scrittura effimera sulla pagina celeste [...]. Questi tragitti acquistano a poco a Foto 2 - Luisella Carretta, Api: Voli di Foto 3 - Luisella Carretta, Api: Voli di enpoco, una valenza estetica, divenuscita, (proprietà dell’artista). trata (proprietà dell’artista) tano segni di sogni, si trasformano da etogrammi in pittogrammi1, in modelli motori che si esprimono nella leggerezza e nella bellezza e che forniscono all’entomologo un inventario figurale dei comportamenti di volo e di esplorazione delle api, all’uscita dell’arnia, e dei suoi immediati dintorni.” In volo con le api è un viaggio dentro la natura, dove le api vivono e volano dall’arnia verso i fiori attratte da colori e tracce odorose”. Tratti da esso, si riportano i seguenti dipinti con le relative note dell’artista: • Api: Voli di uscita (Parco Università, Bologna, 14.06.1989, ore 16,30/16,35, cielo parzialmente Foto 4 - Luisella Carretta, , Api: Voli sui fiori di melone, (proprietà dell’artista). coperto) (Fig. 2) “Le uscite, anche LUISELLA CARRETTA

Note

1 Il pittogramma è un segno grafico che rappresenta la cosa vista e non la cosa udita (come invece avviene nelle scritture sillabiche, consonantiche ed alfabetiche). In pratica si tenta di riprodurre l’oggetto e non il suono.

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ARTE in questo caso, si rivelano complesse per la mancanza del sole”; • Api: Voli di entrata (Parco Università, Bologna, 14.06.1989, ore 15.55/16.00, cielo coperto) (Fig. 3) “Le api arrivano veloci attraverso l’unico varco tra gli alberi, sostando, anche in questo caso, davanti all’ingresso”; • Api: Voli sui fiori di melone (Campagna di Imola, 18.06.1 +992, ore 17.27/17.42, cielo sereno) (Fig. 4) “Su questi fiori più grandi e più distanti tra loro, le soste sono mediamente più lunghe: 21 soste in tre minuti”. Il critico Miani così dice: “La peculiarità delle opere di Luisella Carretta è riscontrabile nel raggiungimento di un’essenzialità estrema e assoluta. La rappresentazione visiva del mondo sensoriale (ciò che ci sta attorno) in queste realizzazioni è ridotta al minimo proprio perché la tensione dell’artista si esprime in tutta la sua sublime forza nella messa in opera di una realtà quasi rarefatta, eterea. Tutto ciò si esplicita con pochi e brevi tocchi nonché fugaci sprazzi cromatici”. JESSICA CARROLL

Foto 5 - Jessica Carrol, Arnie e favi (2004) (collezione privata).

Foto 6 - Jessica Carrol, Arnie e favi (2004), particolare.

Foto 7 - Jessica Carrol, Danza delle api (2004), (collezione privata).

Foto 8 - Jessica Carrol, Danza delle api (2004), (collezione privata).

Foto 9 - Jessica Carrol, Danza delle api (2004), (collezione privata).

2004; le api, con le loro danze, apcolorati come la natura a primavepaiono simboli solari di saggezza, ra, rappresentano il favo a faccette d’ordine e di regalità, dell’anima esagonali da cui cola miele. Sopra collegata al divino. Essi rimandadi esse vi sono appoggiate alcune no alla danza fascinosa delle api api di bronzo. L’insieme, quindi, attorno agli oggetti del loro desirichiama la trasformazione, grazie derio, esprimendo nel movimenal lavoro delle instancabili api, del to la loro inesauribile energia. nettare dei fiori nel dolce prodotto. • Hannukia (Fig. 10), opera del 2005. • Danza delle api (Fig. 7, 8, 9). Il percorso delle api nell’aria è Anche questi disegni sono del

Rosalind (suo secondo nome) è nata a Roma il 9/4/1961, oggi risiede e opera a Torino (www.jessicacarroll.it). Di quest’artista, molto prolifica, ricordiamo: • Arnie e favi (Fig. 5), opera del 2004 presente alla La Fortezza del Note Mare - Isola di Palmaria (La Spescultura di ceramica e bronzo è consegnata, dal 2007, all’artista che ha ottenuto più zia) nell’ambito della personale Il 2 Questa consensi dalle due giurie del concorso “Un mosaico per Tornareccio”. Questa manifestazione Cannone Bianco (10 luglio - 16 si svolge ogni anno a ridosso del 16 luglio, festa liturgica della Madonna del Carmine. Con quest’opera, Jessica Carroll ha vinto il Premio Umberto Mastroianni nell’ambito della VI Biennale agosto 2005). Le sfere in ceramiInternazionale di Scultura della Regione Piemonte (Torino, 18 settembre - 18 ottobre 2008). ca sopra alle arnie (Fig. 6)2, quadri La stessa sarà realizzata in grandi dimensioni e collocata ad Asti. 50 | Apitalia | 9/2019


Foto 10 - Jessica Carrol, Hannukia (2005) (collezione privata).

raffigurato mediante fasci di metallo sospesi: piccole api in cera n’evidenziano la poetica decisamente naturalistica. • Miss Dolcezza (Fig. 11). Quest’opera del 2004 è una sorta d’object-trouvé: una cassetta per la frutta recante appunto questa scritta su un lato ed esposta nella vetrina della galleria. All’interno vi sono decine d’api di bronzo dorato, posate su uno strato di cera. • Casa dolce casa (Fig. 12) opera del 2003. Questa “casa” (in realtà rappresenta un’arnia!) è completamente di vetro, costruita per scrutare i segreti della vita delle api; al suo interno si trovano numerosi favi di resina di pino (tecnicamente detta colofonia)3 su cui stazionano api di cera d’api. • La vera Vite (Fig. 13) opera del 2006, realizzata in marmo bianco di Carrara. L’autrice a proposito di quest’opera, il cui titolo è ripreso direttamente dal Vangelo, si esprime così: “La piccola ape la sa lunga nel senso che essa osserva una vite che vagola nello spazio e lo fende dimostrando un modo di porsi davanti al mistero, certamente diverso da quello umano. Quest’atteggiamento potrebbe,

Foto 11 - Jessica Carrol, Miss Dolcezza (2005) (collezione privata).

forse, essere di maggiore intimità con il mistero. • Allarme, (Fig. 14) anch’essa del 2006. Il titolo si riferisce alla danza d’allarme delle api. Jessica Carroll, con la scultura Alveare (Fig. 15) è risultata vincitrice della VI Biennale Internazionale di Scultura Premio “Umberto Mastroianni”, svoltasi nel 2008, indetto dalla Regione Piemonte e organizzato dall’Associazione

Piemontese Arte www.piemontearte.com. La scultura ha diametro cm 200 ed è stata realizzata, in bronzo, nella fonderia Di Carlo di Volvera (Torino); dal giugno 2010 si trova ad Asti nei Giardini Alganon di Piazza Roma.

Foto 12 - Jessica Carrol, Casa dolce casa (2003), (collezione privata).

Foto 13 - Jessica Carrol, La vera Vite (2006), (collezione privata).

Foto 14 - Jessica Carrol, Allarme (2006), (collezione privata).

Foto 15 - Jessica Carrol, Alveare (2010) (Giardini Alganon, Asti).

PIETRO CASCELLA

Le opere di Pietro Cascella (uno dei maggiori scultori italiani del secondo

Note

3 Questa

resina trasparente gialla, simile all’ambra, derivata dalla distillazione della linfa di varie conifere, usata nella preparazione di vernici, saponi, adesivi, mastici, ecc.

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ARTE Novecento, nato a Pescara il 2 febbraio 1921 e scomparso a Pietrasanta, Lu, il 18 maggio 2008) si caratterizzano per la loro dimensione monumentale: anche quando realizza una “piccola” scultura, come quella dell’ape (Fig. 16)4, l’idea che vi è implicita è sempre monumentale. Nelle sue opere, infatti, è espresso un senso di potenza ed energia che si richiama alla grande tradizione arcaica dell’arte, sulla quale s’innesta una fantasia del tutto moderna. L’uso della pietra, da lui definita “l’ossatura della terra”, rappresenta il recupero dell’antica naturalità e integrità dell’uomo e la sintesi plastica di volumi articolati; quest’ultimi

le ali sono di pietra e anomale rispetto alle rotondità di tutto il resto. Il complesso è, in ogni caso, abbastanza lapiFoto 16 - Pietro Cascella, Ape (2003) dario e statico. Il senso dell’opera può essere compreso come un esempio richiamano forme primitive, simboli di pietrificazione di un movimento, comunicativi universali. Tutto ciò col- come quando un essere vivo è fermato loca l’artista in una linea ideale della e fissato per l’eternità. scultura europea. La “lettura” che ne dà uno non del Renzo Barbattini settore “arte” (com’è uno di noi) è Dipartimento di Scienze questa: quest’opera provoca una senAgroAlimentari, Ambientali sazione di non-movimento, ma di un e Animali - Università di Udine ipotetico impietrimento. L’ape è incastonata in una parete dove il corpo e la Giuseppe Bergamini testa sono divisi da una sorta di muro. Museo Diocesano e Anche se il corpo dell’ape è plasmato, Gallerie del Tiepolo - Udine

Note

4 Premio “Satira politica” che s’ispira al simbolo della manifestazione che ogni anno si tiene a Forte dei Marmi (Lucca).

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FINE 3A PARTE la 2 è stata pubblicata sul n. 5/2019 a



FLORA APISTICA. Scheda n. 11

I POLLINI DI EMERGENZA

FIORI UTILI PER LE API E PER GLI ALTRI APOIDEI NELL’ITALIA CENTRALE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore

POLLINI DI ESTATE ARIDA - Agave americana L. (Agavaceae) (Agave)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA POLLINE VALORE APISTICO VALORE PER ALTRI PRONUBI

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

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Perenne erbacea alta (in fioritura) fino a 12 m, originaria del Messico. Fiorisce una sola volta in 10 anni in tarda estate e poi muore, garantendo la vita alle giovani piantine di base. Molto visitata dalle api ed anche dai pipistrelli. Quando l’estate è molto calda, vicino al mare fiorisce questa specie molto ricca di polline e di nettare. Le pallottoline di polline sono color bianco verdastro. Da 1 a 4: 4. Da 1 a 4: 4. Notati anche altri pronubi sui fiori. Contiene saponine, glicosidi dell’ecogenina e cumarine. La pianta è diuretica e blandamente lassativa. Le radici sono depurative e rinfrescanti. Per uso esterno le foglie come antialopecia. Usata in Messico per la produzione del Pulque (bevanda alcoolica ottenuta per fermentazione) e della Tequila (ulteriore bevanda alcoolica ottenuta per distillazione) Schoenfelder I. & P., 2012. Guida alle piante medicinali. Ed. Ricca, 164. Tosco U. 1989. Piante aromatiche e medicinali. Ed. Paoline: 168-169.


POLLINI DI ESTATE ARIDA - Alisma plantago aquatica L. (Alismataceae) (Mestola)

DESCRIZIONE GENERICA

TEMPO DI FIORITURA POLLINE

Erbacea perenne alta fino a 1,20 m, originaria europea. È una tipica pianta acquatica che vive solo dove c’è acqua ferma (laghi, paludi, canali). Nell’Italia centrale è una specie molto importante come emergenza estiva intorno ai laghi (Trasimeno ed altri). Le api e altri apidei, durante l’estate calda,raccolgono buone quantità di polline per alcune settimane. Bottinano anche discrete quantità di nettare. Fiorisce a luglio. Le pallottoline sono color marrone aranciato.

VALORE APISTICO

Da 1 a 4: 4.

VALORE PER ALTRI PRONUBI

Da 1 a 4: 4.

ALTRI USI

BIBLIOGRAFIA

Le foglie e la radice ben cotte sono commestibili. Tutta la pianta ed in particolare la radice e le foglie ha le seguenti proprietà: ipoglicemica, riduce il grasso ed il colesterolo nel sangue. È ipotensiva (riduce la pressione sanguigna). Ha azione antibatterica, diuretica, depurativa del fegato (riduce il grasso), astringente, febbrifuga, antireumatica, antiscorbutica, galattologa. Pomini L., 1990. Erboristeria italiana. Ed. Vitalità, 647.

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Ape Sicura: e stai tranquillo Polizza di Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni procurati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla Segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa. CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA 1) Rischi assicurati. La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/ 70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio di stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte. 2) Massimali e Franchigia. L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00. 3) Partecipazione all’Assicurazione. Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apistica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono: A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a: FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma, o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entità del premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità; B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con apposito modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario o degli apiari da assicurare. 4) Decorrenza. La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamento annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno del versamento. 5) Norme e sinistri. In caso di sinistro l’assicurato deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel.: 06.6877175 - 06.6852276; fax: 06.6852287; email: segreteria@federapi. biz) entro cinque giorni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” (indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i legittimi interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato. 6) Accettazione condizioni generali e particolari. Il versamento del premio di assicurazione significa piena accettazione di tutte la condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendentemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2019 Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

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Ape Sicura

Modulo di Adesione per gli Apicoltori abbonati alla Rivista

1

IL SOTTOSCRITTO.......................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO...................................................................................................................................................................................................................... CAP................................... LOCALITÀ.......................................................................................................................... PROVINCIA........................... TELEFONO......................................................................... EMAIL................................................................................................................................ CODICE FISCALE.............................................................. PARTITA IVA...................................................................................................................... nella sua qualità di abbonato della rivista APITALIA: a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva “Ape Sicura” di assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa; b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. ..........................; c) indica, qui di seguito, l’ubicazione dell’apiario che intende assicurare:

2

1. Apiario composto da n° ................. alveari Comune, Provincia........................................................................................................................................................................................................... Indirizzo, Frazione........................................................................................................................................................................................................... Località, Fondo................................................................................................................................................................................................................. Coordinate satellitari.......................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette

a mezzo CCP n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data.............................................. Firma (leggibile) dell’Assicurato............................................................................................................................ Data.............................................. Firma per accettazione da parte della Compagnia............................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e della FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non potranno comunque essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite. Data................................................ Firma (leggibile) dell’Assicurato..........................................................................................................

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