L'ORO DEGLI AZTECHI: IL CACAO

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L’ORO DEGLI AZTECHI Premessa

Relatrice dott.ssa Alessandra Pignotti

Cioccolato: le origini dal cacao Il cibo degli Dei (Theobroma) ha sicuramente origini antichissime,si risale sino all’età degli Aztechi per poi arrivare ai giorni nostri. Le maggiori zone produttrici della fava di cacao,non per niente,sono tutte situate nella fascia tra il 20°nord dell’Equatore, cioè nelle regioni più calde del mondo e dal clima umido Le piantagioni più importanti,circa i ¾ della produzione mondiale,si trovano in: Costa d’Avorio,Brasile,Ghana,Nigeria,Camerun,Equador,mentre i paesi d’origine sono Messico e Venezuela. I tipi migliori sono:  1| Il CRIOLLO tipico dell’Equador e del Venezuela rappresenta un decimo della raccolta,presenta fave bianco-gialle e più nobili con aroma delicato.(Frutto molto delicato!)  2|Il FORASTERO tipico dell’africa Occidentale rappresenta il 90% della raccolta con ibridi e varietà,fava viola scuro qualità più resistente aroma aspro e amaro.  3|Il TRINIDARIO ibrido delle qualità precedenti. Pianta: Il nome scientifico Theobroma Cacao, attribuito alla pianta del cacao da Linneo, famoso naturalista svedese, fa riferimento alla parola greca che significa "nutrimento degli Dei", mentre la dizione cacao richiama il nome dato alla pianta dagli Aztechi: cacahuàtl. Il genere Theobroma (alimento degli dei), composto da 22 specie (Tabella 1), si originò nei boschi umidi dei tropici americani, nei contrafforti orientali delle Ande dell'Ecuador e della Colombia, tra i fiumi Napo, Putumayo e Caquetà; ma la zona di dispersione naturale del genere è localizzata nei boschi umidi del Centro e Sud America, tra 20° LN e 20° LS (Cuatrecasas, 1964). Da questa area due gruppi di specie emigreranno e si evolveranno; il primo gruppo verso l'est, verso il bacino dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni fino alla Guyana, dove si trova il cacao "forastero o amazonico" ("forestiero o amazzonico") (Theobroma cacao subsp. sphaercarpum); unito ad altre specie come: T. bicolor, T. grandiflorum, T. microcarpum, T. obovatum, T. speciosum, T. spruceanum e T. subincanum. All'interno di questo gruppo esiste un'altra specie coltivata nella zona, conosciuta come Cupuaçu (T. grandiflorum), usato come frutta fresca, nella preparazione di dolci e bevande fresche e per produrre un tipo speciale di cioccolato bianco chiamato "cupulate". Nell'altro gruppo che si spinse verso il nord, attraverso la Colombia, Panama, Centro America e Messico, si trovano T. nemorale, T. bicolor, T. bernoulli, T. angustifolium, T. simiarum, T. stipulatum, e il cacao "criollo o fino" ( "creolo o fine") (Theobroma cacao subsp. cacao), che fu reso domestico dalle civiltà dei Maya e degli Aztechi più di 2.000 anni fa; essi lo utilizzavano come alimento e moneta, di modo che quando i conquistatori spagnoli arrivarono nel XVI gli indigeni di queste regioni lo coltivavano già da molti secoli. La geografia del Cacao America Latina Dalle zone del Messico (Soconusco, Chiapas) e del Nicaragua, i padri cappuccini e i padri francescani introdussero la coltivazione del cacao fine sulle coste del Venezuela fino all'isola di Trinidad, dove si sviluppò una produzione di cacao tale, che permise al Capitanato Generale del Venezuela di trasformarsi nel primo produttore mondiale di cacao, con la maggior parte delle esportazioni verso la Nuova Spagna, dove il consumo era talmente


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aumentato che le piantagioni di cacao, in particolar modo quella di Soconusco, non riuscivano a soddisfare quella domanda. Le tipologie del cacao "Criollo" (Creolo) di Trinidad, così come quelle delle coste orientali del Venezuela, furono distrutte forse a causa di una malattia. Queste tipologie di cacao creolo si incontreranno con il cacao amazzonico nella zona del delta del fiume Orinoco e dell'isola di Trinidad, incrociandosi naturalmente dando origine ad un terzo gruppo di cacao, conosciuto come i cacao Trinitari, i quali hanno una grande variazione morfologica e sono più tolleranti alle malattie rispetto ai cacao creoli, e per questo gli agricoltori iniziarono a piantarlo in sostituzione dei cacao creoli, con la conseguente perdita di quella qualità. D'altra parte, le tipologie di cacao creolo del Nicaragua e del Messico subirono un'enorme erosione genetica, come conseguenza della grande riduzione del loro habitat; per questo lo scarso materiale genetico di cacao creolo che esiste, si riferisce alle piccole piantagioni di creolo che riuscirono a sopravvivere nelle zone costiere del paese. In questo modo il Venezuela, in conseguenza dell'introduzione dei cacao creoli, appena menzionata, e della dispersione dei cacao amazzonici verso la conca del fiume Orinoco, possiede oltre ai cacao fini, delle risorse genetiche molto preziose degli altri due gruppi. Attualmente si riconoscono due grandi gruppi botanici di cacao: I - i cacao criollos o finos (creoli o fini) II - i cacao forasteros o amazonicos (forestieri o amazzonici); III - i cacao trinitari. I - I cacao criollos o finos appartengono alla specie del Theobroma cacao subsp. cacao, si trovano principalmente in Messico fino alla Colombia e in Venezuela e si incontrano sempre come piante coltivate, ma sono soggette ad una grande erosione genetica. Questa erosione genetica è dovuta principalmente alla loro grande suscettibilità alle malattie e alle infezioni e alla grave riduzione del loro habitat, specialmente in Messico e nel Centro America. A partire dal loro utilizzo domestico, avvenuto più di duemila anni, i cacao si sono riprodotti per semi, perciò presentano una grande variazione morfologica. Le loro bacche o cabosse (mazorcas) sono allungate e poco lignificate, hanno una superficie rugosa con cinque suture o solchi molto marcati e terminano con una punta contorta, sono di colore verde o rossiccio quando mature; hanno semi lunghi e rotondi di colore bianco; fermentano facilmente, possiedono un aroma gradevole e penetrante, e in generale una qualità eccellente. II - I cacao forasteros o amazonico , appartengono alla specie del Theobroma cacao subsp. sphaerocarpum e costituiscono un gruppo molto diversificato.Si trovano allo stato selvatico nelle conche dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni, fino alla Guyana. Sono alberi robusti con frutti ovali o rotondeggianti, superficie liscia, gialli o rossicci quando maturi, semi piccoli e appiattiti, di colore viola o biancastro, sapore forte senza aroma, qualità mediocre. Più resistenti alle malattie, rispetto ai creoli. III - I cacao Trinatari si trovano solo in coltivazione, estremamente variabili, generalmente con caratteristiche e qualità intermedie. Questi cacao furono selezionati a Trinidad come incroci naturali tra i Criollos, che costituirono le prime piantagioni dell'isola, e i Forasteros, originari del delta del fiume Orinoco o della regione 'Bolivar' in Venezuela. Grazie alla loro vitalità, alla qualità intermedia e alla loro resistenza alle malattie e alle infezioni sono stati introdotti in numerosi paesi. Esistono molte barriere riproduttive tra il T. cacao e le altre specie del genere, che non permettono il conseguimento di ibridi fertili. La produzione mondiale di cacao proviene da un 70% di piantagioni con tipologie più o meno selezionate, che potrebbero chiamarsi varietà tradizionali o locali, con caratteristiche più o meno precise, poi da un 25% di varietà ibride selezionate o miscuglio di ibridi di cloni e da un 5% di varietà clonate. La geografia del cioccolato L'Italia vanta di sicuro di un posto in prima fila tra i rappresentanti mondiali produttori di cioccolato, tuttavia le aree maggiormente intaccate risultano essere ancora il Piemonte, la Toscana ed il piccolo centro siciliano di Modica. Il Piemonte con il cioccolato gianduia e le ormai famosissime nocciole; LaToscana per le croccanti tavolette e l'arte di maestri cioccolatieri e pasticcieri; Modica per il pregiato cioccolato lavorato a freddo, proprio come presso


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gli antichi Aztechi, talvolta arricchito da simpatiche spezie quali il peperoncino. Ma l'Italia in genere ricopre il primo posto in assoluto come produttrice di creme da spalmare al cioccolato (un nome per tutti "Nutella"). La Svizzera occupa di sicuro in ruolo importante tra i Paesi del cioccolato, addirittura pare sia stato lì che fu inventata la prima tavoletta di "cioccolato al latte", delizia che ha saputo presto conquistare il mondo intero dei golosi. Francia e Belgio sono famosi per le coperture di cioccolato sui dolci e per le praline, i famosi "bon bon" di fine pasticceria. L'Austria e l'Olanda infine primeggiano per la cioccolata in tazza e le "pasticche" di cioccolato.. Cosa dire invece di quei Paesi in cui il cacao si coltiva?Cattivissime notizie: nonostante infatti il nostro successo col cioccolato deve rendere grazie al loro lavoro, il cioccolato in Africa, Costa d'Avorio, America Centrale, scarseggia non poco...anzi, con molta probabilità coloro che lavorano i campi di cacao per noi, non hanno mai assaggiato nell'arco della loro vita, il cioccolato... Veramente degna di nota, però, è una catena di cioccolaterie in cui mi sono imbattuta a San Francisco, in California. Ora, è vero che il cacao viene dall’America, ma proprio in America la più grande cioccolateria è stata portata da un italiano, e anche di questo dobbiamo essere fieri! Si chiamava Domenico Ghirardelli, il proprietario di quella preziosa catena di cioccolaterie di cui l’America si vanta, Ghirardelli Chocolate! Il signore veniva da Rapallo (Genova), e nel 1838, con arte, ambizione e moglie, si precipita in America insegnando agli americani a mangiare il cioccolato! Fu vera gloria? Si, visto che i Ghirardelli Choccolate shops sono disseminati in San Francisco, San Diego, Miami, Chicago e così via…

Introduzione

Matrice storico-linguistica L'origine linguistica delle parole cacao e cioccolato: La pianta Theobroma Cacao (nome scientifico del cacao) fu classificata da Linneo, considerando il nome che aveva e l'uso che se ne faceva presso le civiltà che la utilizzavano all'epoca: cacao cibo degli dei. Il cacao, nella lingua della famiglia mixeNote sulla pronuncia zoqueana che parlavano gli olmechi attorno al 1000 a.C., si pronunciava Nella lingua nahuatl che parlavano allora i maya, kakawa. In epoche successive i maya, più la desinenza "tl" si pronunciava "te" e "ch" aveva precisamente nel corso del loro periodo un suono di "c" dolce. L'accento tonico cadeva classico (fra il III secolo ed il X secolo), sempre sulla penultima sillaba. iniziano a chiamare il Theobroma con il termine "kakaw". In quel tempo si cominciavano a miscelare alla bevanda aromi di varia natura, ad esempio il chili, e essa assumeva il nome di "ik-al-kakaw". Presso i maya il cioccolato veniva chiamato kakaw uhanal, ovvero "cibo degli Dei", e il suo consumo era riservato solo ad alcune classi della popolazione (sovrani, nobili e guerrieri). I maya amavano la bevanda di cacao preparata con acqua calda. Acqua si diceva haa, e caldo si diceva chacau. La bevanda di cacao assumeva il semplice nome di chacauhaa. Sinonimo di chacau era chocol, da cui deriva chocolhaa, sicuramente il primo nome che si avvicina allo spagnolo chocolate. Facendo un ulteriore salto, arriviamo alla conquista spagnola della seconda metà del XVI secolo dove si consumava una bevanda per metà di cacao ("cacahuatl") e per metà di "pochotl" che prendeva il nome di "chocolatl" ('chocol' di radice maya che significa caldo e 'atl' di radice azteca che significa acqua, pronuncia "ciocolate"). In ogni caso, perché gli spagnoli per indicare le bevande a base di cacao non accolsero "cacahuate", ma preferirono adottare "chocolatl"? Questo fatto dipenderebbe da quel fenomeno per cui le parole di una certa lingua


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possono avere suono e significato inaccettabile in altre. Il termine «caca», in spagnolo è un'espressione volgare, connessa con le feci e non poteva essere tollerabile un suono del genere per indicare una bevanda consumata prevalentemente dall'aristocrazia e dalla nobiltà reale, soprattutto se riferita ad una bevanda densa, marrone scuro e originariamente amara. Una seconda teoria fa derivare la parola dal dio Azteco Quetzalcoàtl, che secondo la leggenda donò ai mortali il seme del cacao per farne una bevanda amara, energetica e afrodisiaca. Secondo tale teoria da qui deriverebbe il nome del seme cacahuatl e poi anche di chocolatl. Una ulteriore teoria, che sembra la meno credibile, parte dall'etimologia proposta da Thomas Gage (peraltro molto utilizzata in campo gastronomico), in cui oltre al termine nahuatl atl si aggiunge choco, onomatopeico che indicherebbe il suono prodotto dal "molinillo" che agita la mistura durante la preparazione. Contrariamente a quanto si pensa, poi, il termine molinillo non sarebbe il diminutivo dello spagnolo molino (mulino), che effettivamente ha poco a che fare con il movimento che occorre per preparare il cioccolato, ma dal verbo nahuatl molinìa, che significa muovere, sbattere ed agitare, da cui deriva anche il sostantivo moliniani, che indica ciò che è si muove o che si agita. Storia e leggenda del cacao e del cioccolato La coltivazione: I primi agricoltori di cacao furono i Maya, secondo una leggenda, per volontà del loro terzo re Hunahpu; per essi era talmente prezioso il cacao da essere utilizzato come moneta nel commercio con le altre tribù. Dopo il X secolo, con la misteriosa distruzione della civiltà Maya, quegli stessi terreni furono coltivati dalla tribù dei Toltechi, proveniente dal nord, il cui re, Topiltzin Quetzalcoàtl (Serpente Piumato), fu divinizzato per la sua immensa bontà, entrando a far parte della mitologia azteca. Secondo il mito, il Dio era possessore di un tesoro immenso fatto di “tutte le ricchezze del mondo, oro, argento, pietre verdi chiamate chalchiuitl ed altri oggetti preziosi, come una grande abbondanza di alberi di cacao dai diversi colori”. Nell’epoca in cui Quetzalcoàtl era ancora un re, per porre fine ad una grave malattia che lo aveva colpito, venne spinto a bere una pozione, che lo portò però alla pazzia; il re allora fuggì verso il mare dove, con una zattera di serpenti intrecciati, si allontanò scomparendo nel mistero promettendo il suo ritorno nell’anno posto sotto il segno del “Ce-acatl”, al fine di riprendersi il suo regno. Quando giunse quel tempo, nel 1519, una grande nave carica di uomini con armature scintillanti come scaglie di serpente ed elmetti piumati, fece la sua comparsa vicino alla costa orientale del regno azteco. L’imperatore Montezuma credette subito alla profezia ed accolse pacificamente quella nave pronto a restituire il regno al Dio Quetzalcoàtl; dal battello però scese non il Dio azteco ma il conquistatore spagnolo Hernàn Cortès il quale offrì a quel popolo doni d’oro, argento e pietre preziose, oltre a cesti pieni di semi di cacao. Da quel momento in poi il cacao e la cioccolata, la gustosa bevanda che da esso deriva, cominciarono a farsi conoscere al mondo. Origine divina: L'uso alimentare del cacao, che veniva consumato come bibita aromatica, risalgono alle antiche civiltà dei Maya e degli Aztechi. I Maya e gli Aztechi ritenevano l'origine del cacao un dono divino che alleviava la fatica, stimolava le forze fisiche e allietava il riposo. Furono gli uomini al seguito di Cristoforo Colombo i primi europei a conoscere i piccoli semi scuri del cacao che gli indios usavano come moneta. Europa: Il primo contatto europeo con il cacao avvenne nel 1502, quando le navi dell'Ammiraglio Cristoforo Colombo, al suo quarto viaggio, incontrarono una grande canoa indigena che navigava dallo Yucatàn all'Honduras con 25 rematori; quegli indigeni portavano con loro semi di cacao. Bernal Dìaz del Castillo (1520), uno dei primi cronisti del tempo, nella descrizione del banchetto offerto da Moctezuma a Hernan Cortés, riporta una delle prime menzioni del cacao: "e di tanto in tanto portavano alcune coppe di oro fino che contenevano una bibita fatta con lo stesso cacao, che dicevano servisse per stare con le donne", quella bevanda era il cioccolato, preparato con chicchi di cacao macinati con pietre e cotti con acqua,


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che si mischiava con miele di agave, farina di mais, onoto (Bixa orellana L.) e vaniglia. Fernàndez de Oviedo (1535) nella sua "Historia General y Natural de las Indias" riporta che "Il cacao era più che un semplice alimento. Era un alimento divino: Quetzalcoalt, il re sacro dei Toltechi, gran sacerdote e re di Tula, era il giardiniere del paradiso dove vivevano i primi uomini. Da lì portò a Tollan, il suo paese, il cacahuaquehitl, o cacaotero. Ma il mago Titlacauan geloso, gli fece bere un beverone che doveva ringiovanirlo. Dopo averlo bevuto Quetzalcoalt impazzisce, e si dirige verso la riva del mare dove si imbarca su una strana zattera che scompare per sempre verso l'est, dove si trovava il paese rosso di Tlapallan. Il cacao era inoltre una moneta. Gli antichi messicani avevano tre monete: il contle, il xiquipil e la carga, che equivalevano rispettivamente a 400, 8.000 e 24.000 mandorle. Xoconochco (Soconusco), paese da dove proveniva uno dei migliori cacao del mondo, pagava una tassa annuale di 200 carghe, mentre Tabasco 2.000 xiquipils. Molti indigeni erano spensierati e preferivano bersi il cacao piuttosto che arricchirsi". A quel tempo il cioccolato si prendeva alla fine dei pasti, come una bevanda fresca, ed era amara, piccante e rossa, perché gli aggiungevano peperone e onoto, e lo preparavano in molti modi; Bernardino de Sahagùn (1570), nella sua "Historia de la Nueva España" ne cita diverse: con tenere pannocchie di mais, con miele di api, con vaniglia: un tipo rosso, un altro vermiglio, un altro arancione, un altro nero, un altro bianco; lo versano nelle loro chicchere con le quali bevono e queste sono di vari tipi; alcune sono dipinte con tinte diverse, le loro decorazioni sono molto abbondanti e i loro cucchiai di tartaruga per rimestare il cacao. Hernandez (1572) riporta che gli indigeni "avevano una vita allegra, non si preoccupavano dell'avvenire., godendo senza contrasti, dei beni temporali della natura, utilizzando i semi del cacao al posto della moneta". Periodo “Antico”: I primi coltivatori di cacao, in assoluto, furono di sicuro i Maya nel V sec. d.C. Tuttavia pare che la pianta sia cresciuta spontaneamente nella penisola dello Yucatàn e che già nel lontanissimo XVI sec. a.C. fu conosciuta come tale per prima agli Olmechi e che solo più tardi i Maya l'abbiano coltivata. I Maya solevano utilizzare i semi ricavati dalla pianta di cacao in operazioni di scambi commerciali e, per un certo esteso periodo della loro storia, il cacao rappresentava per loro quella che per noi è oggi la moneta, un vero e proprio "oro nero"; naturalmente più grossi erano i semi più valore essi avevano: così, ad esempio, per l'acquisto di un tacchino o di uno schiavo occorrevano circa 100 semi grossi; ai semi più piccoli spettava invece una funzione più propriamente gastronomica o anche farmaceutica: gli Aztechi se ne servivano come ricostituenti oppure li utilizzavano per risanare le piaghe, ma riconoscevano in loro anche poteri afrodisiaci e allucinogeni. Presso le popolazioni meso americane pare si svolgessero veri e propri riti di culto durante l'operazione della coltivazione del cacao: il cibo degli dei consacrava un'alleanza tra l'uomo e la divinità; durante tutto il periodo della coltivazione del cacao l'intera popolazione si sentiva coinvolta in una totale astinenza sessuale a cui facevano seguito, al momento della raccolta, delle cerimonie orgiastiche che andavano a rispecchiare quell'unione tra Dionisoe l'uomo. La pianta del cacao, quindi, ha origini antichissime e, secondo precise ricerche botaniche si presume che fosse presente più di 6000 anni fa nel Rio delle Amazzoni e nell'Orinoco. I primi agricoltori che iniziarono la coltivazione della pianta del cacao furono i Maya solo intorno al 1000 a.C. Le terre che si estendono fra la penisola dello Yucatàn, il Chiapas e la costa pacifica del Guatemala furono quindi le prime a vedere l'inizio della storia del cacao, e insieme ad esso del cioccolato. La leggenda dice che la coltura del cacao fu sviluppata dal terzo re Maya: Hunahpu. Un'altra leggenda, questa volta azteca, dice che in tempi remoti una principessa fu lasciata, dal suo sposo partito in guerra, a guardia di un immenso tesoro; quando arrivarono i nemici la principessa si rifiutò di rivelare il nascondiglio di tale tesoro e fu per questo uccisa; dal suo sangue nacque la pianta del cacao, i cui semi sono così amari come la sofferenza, ma allo stesso tempo forti ed eccitanti come le virtù di


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quella. Tornando alla storia, successivamente ai Maya anche gli aztechi iniziarono la coltura del cacao, e in seguito la produzione di cioccolata; associavano il cioccolato a Xochiquetzal, la dea della fertilità. Con valore mistico e religioso, il cacao veniva consumato dall'élite durante le cerimonie importanti,[5] offerto insieme all'incenso come sacrificio alle divinità e a volte mischiato al sangue degli stessi sacerdoti. A conferma di ciò, sono stati trovati diversi esempi di raffigurazione della pianta del cacao su alcuni vasi e codici miniati Maya. Oltre ad un impiego liturgico e cerimoniale, nelle Americhe il cioccolato veniva consumato come bevanda, chiamata xocoatl, spesso aromatizzata con vaniglia, peperoncino e pepe. Tale bevanda era ottenuta a caldo o a freddo con l'aggiunta di acqua e eventuali altri componenti addensanti o nutrienti, quali farine e minerali. Altri modi di preparazione combinavano il cioccolato con la farina di mais ed il miele. La sua caratteristica principale era la schiuma, che veniva anticamente ottenuta mediante travasi ripetuti dall'alto da un recipiente ad un altro. Con la Conquista spagnola, si impone l'uso del molinillo, che ruotato velocemente avanti e indietro tra le mani consentiva di ottenere in tempi più brevi la densa schiuma tanto amata dai consumatori della bevanda. Non si può non notare, per inciso, la singolare coincidenza del procedimento di preparazione della bevanda di cacao e acqua per travaso, con l'uso africano di preparare il tè (tre cicli successivi di preparazione, ciascuno dei quali si ottiene per bollitura delle foglie di tè, travasi ripetuti dall'alto fino al montare della schiuma -peraltro ovviamente meno consistente di quella del cacao- e consumo). Il xocoatl aveva l'effetto di alleviare la sensazione di fatica, effetto probabilmente dovuto alla teobromina in esso contenuta. Esso era un articolo di lusso in tutta l'America centrale precolombiana; i semi di cacao erano usati come moneta di scambio, di conto e anche come unità di misura: nel tesoro dell'imperatore Motecuhzoma (più noto con il nome storpiato di Montezuma) se ne poterono trovare quasi un miliardo. Si dice che quello del xocoatl fosse un gusto squisito. José de Acosta, un missionario gesuita spagnolo che visse in Perù e poi in Messico nel tardo XVI secolo scrisse: Disgustoso per coloro che non lo conoscono, con una schiuma o pellicola in superficie che è molto sgradevole al gusto. Tuttavia è una bevanda molto apprezzata dagli indiani, che la usano per onorare i nobili che attraversano il loro paese. Gli spagnoli, sia uomini che donne, che si sono abituati al paese sono molto golosi di questo Chocolaté. Dicono di prepararne diversi tipi, caldi, freddi, tiepidi, e di aggiungervi molto chili; ne fanno inoltre una pasta che dicono essere buona per lo stomaco e contro il catarro. Periodo “moderno”: Nel 1502 avvenne il contatto del cacao con la civiltà europea: Cristoforo Colombo durante il suo quarto e ultimo viaggio in America sbarca in Honduras dove ha l'occasione di assaggiare una bevanda a base di cacao; al ritorno, portò con sé alcuni semi di cacao da mostrare a Ferdinando ed Isabella di Spagna, ma non diede alcuna importanza alla scoperta, probabilmente non particolarmente colpito dal gusto amaro della bevanda. Solo con Hernàn Cortéz si ha l'introduzione del cacao in Europa in maniera più diffusa, era il 1519. Egli arriva nel Nuovo Mondo proveniente dalla Spagna e la popolazione locale lo scambia


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per il Dio Quetzalcoàtl, che secondo la leggenda sarebbe dovuto tornare proprio in quell'anno. L'imperatore Montezuma, allora, lo accoglie a braccia aperte e gli offre un'intera piantagione di cacao coi relativi proventi. Nel 1528 Cortéz porta in Spagna alcuni semi di cacao, recandoli in dono a Carlo V. Il primo carico documentato di cioccolato verso l'Europa a scopo commerciale viaggiò su una nave da Veracruz a Siviglia nel 1585 (a Siviglia aveva sede il Reale Consiglio delle Indie, attraverso cui la corona spagnola controllava tutti i traffici commerciali, l'amministrazione, gli aspetti militari e religiosi delle proprie colonie d'oltre oceano. Tutti movimenti materiali avvenivano attraverso il porto di Cadice). Il cioccolato veniva sempre servito come bevanda, ma gli europei, e in particolar modo gli ordini monastici spagnoli, depositari di una lunga tradizione di miscele e infusi, ci aggiunsero la [vaniglia e lo zucchero per correggerne la naturale amarezza e tolsero il pepe e il peperoncino. Pare che sia stato il vescovo Francisco Juan de Zumàrraga nel 1590 ad aggiungere lo zucchero alla ricetta della bevanda. Per tutto il Cinquecento il cioccolato rimane un'esclusiva della Spagna, che ne incrementa le coltivazioni. La tradizionale lavorazione per la produzione delle tavole di cioccolato solide, anch'esse di origine azteca, viene importata nella Contea di Modica, allora protettorato spagnolo. Tale lavorazione dà origine allo "xocoàtl", un prodotto che gli abitanti del Messico ricavavano dai semi di cacao triturati su una pietra chiamata "metate", prodotto che ormai si produce nella sola Modica in Sicilia. Nel Seicento, il cacao arriva in Toscana per merito del commerciante di Firenze Francesco d'Antonio Carletti. Nel 1606 il cioccolato veniva prodotto in Italia nelle città di Firenze, Venezia e Torino. Le tracce dell'antico legame fra Firenze e la cioccolata si ritrovano in alcuni fondi librari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Magliabechiano e Palatino), dove si rintracciano numerosi scritti che testimoniano a partire dal 1600 un acceso dibattito sul cioccolatte e sui suoi consumi (Francesco Redi, Lorenzo Magalotti, Francesco D'Antonio Carletti). Sempre a Firenze, dal 1680, si rintracciano numerosi scritti sul tema della cioccolata. Nel 1680 esce "Differenza tra il cibo e 'l cioccolatte…" (a cura di Gio.Battista Gudenfridi), cui seguono nel 1728: "Parere intorno all'uso della cioccolata" (Gio. Battista Felici), "Lettera in cui si esaminano le ragioni addotte dall'Autore del primo parere intorno all'uso della cioccolata" (Lorenzo Serafini), "Lezione accademica in lode della cioccolata" (Giuseppe Avanzini) e "Altro parere intorno alla natura, ed all'uso della Cioccolata disteso in forma di lettera…" (Francesco Zeti). Nel 1615 Anna d'Austria, sposa di Luigi XIII, introdusse il cioccolato in Francia. Tra il 1659 e il 1688 l'unico cioccolataio presente a Parigi fu David Chaillou. Nel 1650 il cioccolato viene commercializzato anche in Inghilterra: a Oxford si inizia a servire il cioccolato negli stessi locali in cui si serviva il caffè. Nel XVII secolo divenne un lusso diffuso tra i nobili d'Europa e gli Olandesi, abili navigatori, ne strappano agli spagnoli il controllo mondiale e il predominio commerciale. Ritratto di una donna che si appresta a bere della cioccolata (Jean-Étienne Liotard, 1744). Nella Venezia del Settecento nascevano le prime "botteghe del caffè" (o coffe house), antesignani dei nostri bar; esse erano, certamente, anche "botteghe della cioccolata" e facevano a gara per modificare la ricetta esistente inventando nuove versioni. Nel 1760 la Gazzetta Veneta documenta l'ormai enorme diffusione del prodotto. Fino a tutto il XVIII secolo il cioccolato viene


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considerato la panacea di tutti i mali, e gli si attribuiscono virtù miracolose. Il Brasile, la Martinica e le Filippine aumentano in modo spropositato la coltivazione di cacao; contemporaneamente molte città europee si pregiano della fama per la lavorazione del cioccolato; un esempio fra tutti è Torino, che ha una produzione di ben 350 kg al giorno, esportato in maggior parte in Austria, Svizzera, Germania e Francia, dove poco alla volta la preparazione di bevande al cioccolato diventa una passione per molti. Alla fine del XVIII secolo il primo cioccolatino da salotto, come lo conosciamo oggi, fu inventato a Torino da Doret. Nel 1802 Bozzelli inventò una macchina per raffinare la pasta di cacao e miscelarla con zucchero e vaniglia. In realtà bisogna aspettare il 1820 perché il sistema fosse messo a punto, e la prima tavoletta di cioccolata di tipo commerciale fu prodotta in Inghilterra. Nel 1826 Pierre Paul Caffarel inizio' la produzione di cioccolato in grandi quantità grazie ad una nuova macchina capace di produrre oltre 300 kg di cioccolato al giorno. Nel 1828 l'olandese Conrad J. van Houten brevettò un metodo per estrarre il grasso dai semi di cacao trasformandoli in cacao in polvere e burro di cacao.[5][6] Sviluppò inoltre il cosiddetto processo olandese, che consiste nel trattare il cacao con alcali per rimuoverne il gusto amaro. Questi trattamenti resero possibile il produrre il cioccolato in barrette. Il primo cioccolato in forma solida in scala più estesa rispetto a quello di Doret sembra essere stato prodotto nel 1847 da Joseph Fry. Nel 1852 a Torino Michele Prochet comincia a miscelare cacao con nocciole tritate e tostate creando la pasta Gianduia che verrà poi prodotta sotto forma di gianduiotti incartati individualmente. Manifesto pubblicitario di una ditta produttrice di cacao (Privat-Livemont, 1899). Daniel Peter, un fabbricante di candele svizzero si unì al suocero nella produzione del cioccolato. Nel 1867 iniziarono a includere il latte tra gli ingredienti e presentarono sul mercato il cioccolato al latte nel 1875. Per rimuovere l'acqua contenuta nel latte, consentendone una più lunga conservazione, fu assistito da un vicino, un fabbricante di alimenti per l'infanzia di nome Henri Nestlé. Nel 1879 Rudolph Lindt infine inventò il processo chiamato concaggio (conching), che consiste nel mantenere a lungo rimescolato il cioccolato fuso per assicurarsi che la miscelazione sia omogenea. Il cioccolato prodotto con questo metodo è il cosiddetto "cioccolato fondente". Il cacao è stato anche motivo di una continua lotta finanziaria tra i grandi esportatori (Africa e Brasile) ed i mercati d'acquisto (Europa e USA). L'iniziale artificioso rialzo dei prezzi provocò una forma di boicottaggio commerciale, soppresso dalle necessità della seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, vi fu una diminuzione del prodotto, determinato da malattie e dall'invecchiamento delle piantagioni, sintomo di una non oculata gestione delle stesse. Il valore commerciale della produzione americana (soprattutto Messico e Guatemala) è superiore a quello della produzione africana o di altri paesi. In Italia, la regione di Torino produce il 40% della produzione italiana per un volume di 85000 tonnellate annuali. Nel 1946 Pietro Ferrero creò una crema gianduia con l'intenzione di venderne qualche chilo ai pasticcieri di Alba: il prodotto ebbe un successo superiore a ogni aspettativa e qualche anno dopo, nel 1964, nacque la Nutella, che divenne molto popolare. Il successo del cioccolato:Il secolo dei lumi ha visto fiorire e svilupparsi in maniera rapida la mania del cioccolato! Nel Settecento infatti, vuoi per l'avvicinamento culturale che l'Italia ebbe con le altre nazioni europee, vuoi per il meraviglioso gusto conquistatore del cioccolato, fu diffusa un po' ovunque l'usanza, per i nobili, di consumare una bella tazza di cioccolato a colazione. Tra il Settecento e l'Ottocento inoltre nacquero i primi "caffé", bar d' èlite insomma, nei quali era solito incontrarsi tra aristocratici o borghesi. Tra le principali locatità italiane promotrici di questo diffondersi del cioccolato di sicuro un ruolo assai importante fu ricoperto da Torino, la patria del mitico "gianduiotto". E' naturale che col tempo, la mania del cioccolato scatenatasi tra i cittadini italiani, naturalmente quelli più ricchi,


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promosse un notevole arricchimento degli "artigiani del cioccolato", parlo appunto dei "cioccolatai", i quali, tuttavia, dovettero subire le accuse da parte dei nobili "istruiti" perchè, per l'appunto, si ritrovavano ad essere ricchi ma ignoranti. Ben presto però, a cavallo tra Settecento e Ottocento si diffusero, finalmente, le prime fabbriche di cioccolato, come al solito, a Torino, e la prima in assoluto fu la ancora assai rinomata "Caffarel". Col tempo l'industria italiana del cioccolato, grazie anche all'appoggio di maestri cioccolatai svizzeri, cominciò ad ottenere un evidente successo in tutto il resto del mondo, con impianti quali la "Nestlè", la "Baratti" e tanti altri.

Il cioccolato e i grandi personaggi storici

I vip della storia:Hanno avuto una passione per il cioccolato innumerevoli personaggi storici, tra loro Re, imperatori, musicisti, scrittori e Papi.  Papa Pio V, nonostante inflessibile per certi versi, nel 1569 generò scalpore consentendo nei periodi di digiuno la consumazione di una tazza di cioccolata al giorno, adducendo come motivazione il fatto che è liquida.  Madame de Maintenon, sposa del Re Sole  Le favorite di Luigi XV  Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, che viaggiava sempre col suo cioccolataio personale  Voltaire sembra bevesse una dozzina di tazze di cioccolata al giorno, per combattere la debolezza in tarda età.  Carlo Goldoni nelle sue commedie elogia in vario modo la bevanda  Giacomo Casanova ne faceva uso per gli effetti afrodisiaci.  Wolfgang Amadeus Mozart canta il suo desiderio di cioccolata in Così fan tutte  E poi ancora sono sicuramente da citare i grandi appassionati Čajkovskij, Strauss, Stendhal, Goethe, Leonardo Sciascia, Alessandro Manzoni, la marchesa de Sévigné, Gabriele D'Annunzio, Fidel Castro.

Come si fa il cioccolato ?

Dal cacao al Cioccolato Il raccolto solitamente si effettua due volte l’anno e la pianta produce in media, dalle 20 alle 50 cabosside (frutto), che contengono in essi fino ad un massimo di 50 fave ;le fave hanno aspetto,peso e tenore in grasso diverso a seconda della varietà della pianta. Il frutto viene staccato dall’albero ed aperto nel senso della lunghezza;la polpa insieme alle fave, viene sottoposto alla fermentazione, per un periodo dai 5 ai 22 giorni a seconda del clima . A questa fase segue poi, l’essiccazione delle fave, che sempre in base alle variazioni del clima dura 2 o 7 giorni. Con la fermentazione e l’essiccazione, il gusto amaro diminuisce, mentre si accentua l’aroma e nella fava si formano sostanze di color bruno. La materia prima essenziale, dopo questo procedimento, è pronta per essere esportata. A questo punto la fava è pronta per le ulteriori fasi che conducono alla preparazione del cioccolato: La Cernita e la Pulitura con cui le fave vengono liberate da sabbia e polvere minerali estranei; La Tostatura viene fatta a 120° circa sia per ridurre ulteriormente il contenuto di acqua delle fave, che prima dell’essiccazione era il 60% del loro peso, sia per favorire, di conseguenza la formazione del tipico aroma; La ROTTURA,le fave vengono così frantumate e quindi granella ed embrione vengono separati; La MISCELAZIONE,in questa fase viene personalizzato il gusto del cioccolato; La MACINATURA,la granella viene ridotta in purea grazie alle raffinatrici,ne risulta la cosiddetta MASSA o PASTA DI CACAO cioè la base per tutti i prodotti al cioccolato composta da materie grasse e secche;


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La PRESSATURA ,a caldo a circa 90-100°c permette l’estrazione dalla massa di cacao e la polvere di cacao,si scompongono materia grassa e secca per poi ricomporli ad un rapporto 50\50 ed ottenere una pasta di cacao regolarmente bilanciata; La MISCELAZIONE con componenti differenti dalla fava: 1\ Pasta di cacao,burro di cacao e zucchero darà il cioccolato fondente; 2\ Pasta di cacao,burro di cacao,zucchero e latte darà il cioccolato al latte 3\ Burro di cacao,zucchero e latte darà il cioccolato bianco; La TRITATURA permette di ridurre in una massa plastica e omogenea la miscela precedente; Il CONCAGGIO con cui la miscela raffinata viene riscaldata in delle grandi conche fino a 80°C,per far uscire le acidità tanniche,e continuamente agitata per circa 72 ore,resa più malleabile dall’aggiunta di burro di cacao ed emulsionata con un leggero apporto di lecitina naturale.Ciò permette di perdere il gusto acro e rilevare il vero sapore,conferire l’aspetto vellutato e brillante ed il gusto armonioso e rotondo che fanno la sua fama.

I Tipi di cioccolato

Definizioni adottate nell'Unione Europea Di seguito vengono riportate le definizioni adottate nell'Unione Europea:  Burro di cacao: la sostanza grassa ottenuta da semi di cacao o da parti di semi di cacao  Cacao in polvere o cacao: il prodotto ottenuto mediante trasformazione in polvere di semi di cacao puliti, decorticati e torrefatti e che presenta un tenore minimo di burro di cacao del 20% (percentuale calcolata sul peso della sostanza secca) e un tenore massimo di acqua del 9%.  Cacao magro in polvere o cacao magro: è cacao in polvere con un tenore di burro di cacao inferiore al 20%  Cioccolato in polvere: un miscuglio di cacao in polvere e zuccheri, contenente non meno del 32% di cacao in polvere.  Cioccolato comune in polvere o cacao zuccherato: un miscuglio di cacao in polvere e zuccheri, contenente non meno del 25% di cacao in polvere; si aggiunge il termine magro se il prodotto sia magro o fortemente sgrassato ai sensi della definizione precedente.  Cioccolato: il prodotto ottenuto da prodotti di cacao e zuccheri che presenta un tenore minimo di sostanza secca totale di cacao del 35%, di cui non meno del 18% di burro di cacao e non meno del 14% di cacao secco sgrassato.  Cioccolato al latte: il prodotto ottenuto da prodotti di cacao, zuccheri e latte o prodotti a base di latte e che presenta un tenore minimo di sostanza secca totale di cacao del 25%, di sostanza secca del latte del 14%, di cacao secco sgrassato del 2,5%, di grassi del latte del 3,5%, di grassi totali (burro di cacao e grassi del latte) del 25%.  Cioccolato comune al latte: il prodotto ottenuto da cacao, zuccheri e da latte o da prodotti a base di latte, che presenta un tenore minimo di sostanza secca totale di cacao del 20%, di sostanza secca del latte del 20%, di cacao secco sgrassato del 2,5%, di grassi del latte del 5%, e di grassi totali (burro di cacao e grassi del latte) del 25%. Il Regno Unito, l'Irlanda e Malta possono autorizzare l'uso nel loro territorio del termine milk chocolate per questo tipo di cioccolato a condizione che tale termine sia accompagnato dall'indicazione del tenore di sostanza secca di latte nella forma «sostanza secca di latte: …% minimo».  Cioccolato bianco: il prodotto ottenuto da burro di cacao, latte o prodotti a base di latte e zuccheri, e che contiene non meno del 20% di burro di cacao e del 14% di sostanza secca del latte; burro o grassi del latte devono essere presenti in quantità pari almeno al 3,5%.

La cioccolata nella cultura popolare

 I dolci: Le Uova di Cioccolato: La risposta risale a migliaia di anni fa quando l’ovo era considerato, da popoli pagani e non, il simbolo di vita e di fertilità poiché da lui sarebbe nata una


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creatura vivente. Nel periodo primaverile era abbastanza comune per popolazioni greche, cinesi e persiane scambiarsi le uova come dono e come augurio di felicità. Nel corso degli anni l’uovo si è¨ caricato di significati mistici e spirituali ( per esempio si credeva che l’uovo potesse scacciare il malocchio o che proteggesse le donne incinte). Anche il Cristianesimo ha adottato la tradizione dell’uovo che ne ha associato la rinascita dell’uomo e quindi la resurrezione del Cristo. In genere le uova venivano decorate o colorate in modo da ricordare, con delle tinte brillanti, la fine dell’inverno. Nel Medioevo si diffuse l’usanza tra i nobili di regalare uova finte ma impreziosite con pietre preziose o ricoperte da materiali lussuosi come oro, platino o avorio. Fu lo zar Alessandro III, nel 1883, che diede il primo spunto dell’uovo con sorpresa: chiese infatti ad un orafo russo di origine francese, Carl Fabergè, di creare un prezioso dono da regalare alla moglie Maria. L’orafo crea un uovo di avorio che schiudendosi rivelava al suo interno un tuorlo d’oro il quale a sua volta conteneva un pulcino d’oro con gli occhi di rubino e una miniatura della corona imperiale. Lo zar ne fu così entusiasta che nominò Fabergè orafo di corte e gli ordinò di preparare un uovo per ogni anno a venire. Da allora si diffuse l’usanza tra i nobili di regalare uova preziose con sorpresa. Anche per l’incoronazione dello zar Nicola II, il mastro orafo costruì ¬ un uovo della stessa fattezza di quello di Alessandro III ma che conteneva una miniatura della carrozza imperiale ed oggi questo gioiello è stimato tra i 18 e i 24 milioni di dollari. I pezzi di Fabergè a forma d’uovo sono circa 56 e sono ora custoditi in un museo di arte orafa di un ricco industriale russo. Le uova di cioccolato hanno un’origine più recente di quelle preziose: si racconta che sia stato il sovrano francese Luigi XIV, il re Sole, il primo a far preparare dai suoi cuochi le uova di cioccolato e successivamente le fece riempire con regali sorprese. A quanto pare il tradizionale uovo di Pasqua di cioccolato con sorpresa ha delle origini veramente regali! Oggi non manca su nessuna tavola il giorno di Pasqua ma per fortuna ci sappiamo accontentare della curiosità di rivelare la sorpresa e del buon cioccolato del guscio. Il cioccolato e la medicina: valori nutrizionali e terapeutici contenuti salutistici: Il cacao è uno degli alimenti più popolari nel mondo, consumato in innumerevoli preparazioni, per il suo pregevole gusto ed aroma. Il burro di cacao (le masse di cacao lo contengono per circa il 40%) è unico perché si fonde alla temperatura della bocca e lentamente libera un sapore ed un aroma ricco di sensazioni. Oltre che determinare delle percezioni piacevoli, i ricercatori stanno scoprendo continuamente nuove informazioni su quest'antico alimento. Il cacao ormai ha un ruolo importante nella dieta moderna che supera il semplice concetto edonistico. I vari composti identificati nel cacao sono molto diversi tra di loro per struttura chimica ed attività biologica; i punti di seguito elencati riassumono le principali proprietà della massa di cacao: 1. Il burro di cacao non innalza i livelli di LDL-colesterolo (il colesterolo cattivo) ed aumenta invece i livelli di HDL-colesterolo (il colesterolo buono); 2. Il contenuto d'antiossidanti è molto elevato, già nel 1996 il Lancet pubblicò la prima ricerca, sulle proprietà degli antiossidanti presenti nel cacao. Gli antiossidanti, com'è noto hanno una riconosciuta azione per combattere i radicali liberi, con una conseguente riduzione dei potenziali rischi di molte malattie 3. Il desiderio di mangiare prodotti a base di cacao, viene spiegato come effetto craving. La ricerca ha identificato delle sostanze chimiche, più comunemente note come neurotrasmettitori (serotonina, endorfina, anandamide, feniletilammina ecc), dette sostanze influenzano significativamente il tono dell'umore a cui viene associato un'efficace azione antistress; 4. La teobromina e caffeina (metilxantine), presenti nelle masse di cacao, hanno la prerogativa di innalzare il livello d'attenzione del cervello, di favorire la concentrazione e d'allontanare la sensazione della fatica. 5. Il contenuto in oligominerali e vitamine della massa di cacao, spesso viene sottovalutato. Va invece segnalata, la presenza di vitamine E, PP, oltre che di magnesio, sostanze spesso carenti nei cibi della nostra abituale alimentazione. 


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Al fine di fornire altre informazioni scientifiche, si descrivono alcune specificazioni sui singoli principi chimici: METILXANTINE. Le metilxantine sono sostanze alcaloidee, costituite da xantine metilate che hanno delle proprietà farmacologiche ben note. Caffeina, teobromina e teofillina sono le xantine presenti in natura in diverse piante. Nella massa di cacao si trova solamente teobromina e caffeina. Questi composti rilasciano la muscolatura liscia, soprattutto quella bronchiale, stimolano la muscolatura cardiaca, promuovono la diuresi, ma sopratutto stimolano le funzioni del sistema nervoso centrale e, per quest'attività sono ben conosciute ed apprezzate. La caffeina è presente nel cacao in quantità variabili, abbastanza limitate se paragonate a quella del caffè e te, mentre la teobromina è in quantità abbastanza elevate. Oltre che a stimolare le funzioni del sistema nervoso centrale, dette sostanze, in modo particolare la teobromina, aumentano la concentrazione e lo stato di veglia, favorendo così un flusso di pensiero più rapido e più fluido, la caffeina migliora la capacità del lavoro nel muscolo scheletrico, aumentandone la contrattilità. Va rilevato che la teobromina, rispetto alla caffeina, è uno stimolante meno potente, i suoi effetti sistema nervoso centrale risultano minori. SEROTONINA. Nelle masse di cacao si trova anche la serotonina. La presenza di serotonina, sebbene in concentrazioni modeste, è comunque interessante perché potrebbe fornire la spiegazione del fatto che nelle crisi bulimiche a base di cioccolato i soggetti abusino in generale di zuccheri e dolci in genere, il che potrebbe potenziare gli effetti centrali del cioccolato ( non c'è niente di meglio che pane e cioccolato). L'ingestione di carboidrati favorirebbe il trasporto di triptofano verso il cervello, determinando l'aumento della sintesi di serotonina cerebrale, che produce una sensazione soggettiva d'energia e di piacere. POLIFENOLI. I polifenoli, presenti nel cacao fino a 15,6 punti Orac, sono sostanze naturali che includono tannini e flavonoidi (più comunemente noti come antiossidanti). Il loro significato biologico ha assunto grande importanza perché dotati di proprietà intermedie tra quelle nutrizionali e quelle preventive e/o curative, così da essere definite nutraceutiche. Tali composti si sono rivelati degli efficaci antiossidanti, ovvero composti in grado di limitare il rischio di stress ossidativo, in altre parole quella condizione di squilibrio che si crea quando la produzione di radicali liberi è superiore alla loro eliminazione. È sempre di grande interesse contribuire con un apporto dietetico a ridurre la quota di radicali liberi dell'ossigeno, in quanto un loro troppo elevato livello si associa all'insorgere di condizioni patologiche e degenerative sia a livello cardiovascolare che in altri distretti dell'organismo. ANANDAMIDE. L'anandamide è una sostanza endogena, scoperta nell'ultimo decennio, in grado di legarsi a recettori per i cannabinoidi e quindi di generare degli effetti comportamentali e di produrre anche effetti sul tono dell'umore e sulle funzioni cognitive quali l'apprendimento e la memoria. Aspetti interessanti riguardano la neurobiologia del cacao e sono legati alla presenza di molecole come le N aciletanolamnine in grado di innalzare le concentrazioni del composto endogeno anandamide. Ananda deriva dal sanscrito che significa felicità: infatti, l'anandamide è in grado di stimolare le percezioni sensoriali ed a indurre euforia. FENILETILAMINA. La feniletilamina è una molecola presente nel cacao in elevata quantità con struttura analoga alle amfetamine di cui condivide gli effetti neurofarmacologici legandosi agli stessi recettori cerebrali. Può facilitare gli effetti della dopamina e della noradrenalina, favorendo la veglia, ritardando anche la comparsa della fatica, producendo quindi gli effetti psicoattivi delle catecolamine. Si ritiene che abbia anche una funzione per calmare la fame. LIPIDI. Tra i lipidi presenti nel cacao vanno ricordati trigliceridi in cui si trovano i seguenti acidi grassi: - Acido Stearico: 35% - Acido Palmitico: 25% - Acido Oleico: 35% - Acido Linoleico: 3%


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L'acido stearico e palmitico sono acidi grassi saturi, l'acido oleico è un monoinsaturo, l'acido grasso linoleico è un acido grasso poliinsaturo. L'interesse per gli acidi grassi poliinsaturi, non riguarda solo l'aspetto nutrizionale, ma anche gli aspetti legati all'integrità di tutte le membrane biologiche, comprese quelle delle cellule neuronali. In sintesi, gli acidi grassi contenuti nel burro di cacao sono dieteticamente importanti. Essi hanno un effetto colesterolemico neutro nel sangue, in pratica non contribuiscono all'inalzamento del colesterolo. VITAMINE. Tra le vitamine presenti nel cacao sono da sottolineare in particolare la vitamina E, tocoferolo, che possiede interessanti capacità antiossidanti e il fattore vitaminico PP che esercita una favorevole azione di mantenimento dell'integrità delle pareti dei vasi sanguigni venosi. OLIGOMINERALI. L'apporto di oligoelementi presenti nel cacao è in generale molto importante, ma in particolare la presenza magnesio riveste un significato di molto valore, specie in associazione con la feniletilamina nel determinare i ben noti effetti antidepressivi. Studi e ricerche sul cacao e sul cioccolato Uno studio del 2003 promosso dell'Istituto Nazionale Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) di Roma, sostiene che il cioccolato fa bene al cuore. I risultati hanno rivelato che il fondente aumenta del 20% le concentrazioni di antiossidanti nel sangue, mentre quello al latte non ha alcun effetto; addirittura il fondente perde ogni effetto se accompagnato a un bicchiere di latte. Secondo i ricercatori il latte farebbe diminuire gli effetti positivi e cardioprotettivi in quanto cattura le epicatechine, flavonoidi presenti nel cacao che possiedono un elevato potere antiossidante. Roberto Corti dell'Università di Zurigo ha dimostrato che il cioccolato fondente può ritardare l'indurimento delle arterie in coloro che fumano, limitando il rischio di malattie cardiache anche gravi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Heart". Sono segnalte reazioni allergiche: allergia alimentare alla Fenilalanina contenuta nel cioccolato. Invece, in uno studio tedesco pubblicato dalla rivista dell'associazione americana dei medici si sostiene che il cioccolato fondente avrebbe anche la capacità di ridurre la pressione del sangue, in particolare la pressione sistolica o «massima», per effetto dei polifenoli della cioccolata fondente, antiossidanti che sono alla base degli stessi effetti positivi sul cuore che ha il vino rosso, di cui il cioccolato conterrebbe una maggiore quantità. Taluni studi correlano la feniletilammina contenuta nel cioccolato con la diminuzione del fenomeno della depressione. Da quanto viene asserito da altri studi, inoltre, il cioccolato avrebbe un'influenza positiva sull'umore degli esseri umani e aumenta il desiderio sessuale,[36] proprio come sosteneva Giacomo Casanova. Cioccolata contro i brufoli Per chi proprio non può fare a meno di mangiare cioccolata in arrivo dagli Stati Uniti una bella notizia che scioglierà i dubbi amletici di coloro che sono combattuti tra il desiderio di mangiare un cioccolatino e il timore di ricoprirsi di brufoli. Arriva in Gran Bretagna una cioccolata rivoluzionaria: è la cioccolata antiacne ricca di antiossidanti e micronutrienti che purificano la pelle dall’interno. Gli esperti addirittura ne consigliano la dose da assumere giornalmente per ottenere i migliori risultati: bisogna mangiarne da due a cinque dosi al giorno e i risultati saranno visibili in due settimane. E’ la cura che tutti vorrebbero fare e speriamo arrivi presto in Italia! C’è¨ da dire per un’altra cosa: la cioccolata non fa venire i brufoli. Eventuali problemi derivano, come sempre, dalle quantità assunte e dal tipo di cioccolata. Infatti la cioccolata potrebbe aggravare la situazione per chi ha dei problemi di acneo intossicare il fegato se ne assumiamo troppa ma non se ne mangiamo in quantità regolata.


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Cura dell’Amore Intervengono in questa azione diversi elementi contenuti nel cacao:ancora una volta ritroviamo la teobromina e la caffeina che agiscono da stimolanti naturali sul sistema nervoso ed associate all’azione degli zuccheri danno una sensazione di buon umore; fin qui ho ripetuto cose che vi avevo già raccontato ma un altro elemento del cacao darebbe quel tocco in più che aiuterebbe l’amore. Si tratta della feniletilamina, una sostanza già naturalmente sintetizzata dal nostro cervello in presenza di desideri fisici come fame, sete o addirittura l’innamoramento. La presenza di questo elemento nel cioccolato ricreerebbe nel cervello la sensazione di uno stato di beatitudine e benessere come quando si è innamorati, aumentando anche il battito cardiaco. È a causa di questi effetti che il cioccolato, ma solo quello fondente, stato classificato tra i cibi afrodisiaci. Anche non conoscendone la composizione chimica, sembrerebbe che gli effetti afrodisiaci del cioccolato siano stati noti anche a Casanova; pare infatti che consumasse tazze di cioccolata  Gli altri usi non alimentari del cioccolato: Estetica e Cosmesi o la Bellezza al cioccolato: Il cioccolato fa bene non solo se lo si mangia! Esistono numerosi centri di benessere in tutta Italia che sfruttano le proprietà del cioccolato per un trattamento di massaggio del corpo. Gli elementi nutritivi contenuti nel cacao infatti hanno riscontri positivi sulla nostra bellezza e sul nostro benessere. Il trattamento consiste in sedute da 50 minuti durante i quali, distesi su un lettino, il corpo viene ricoperto da cioccolato caldo e massaggiato. Il massaggio permette di veicolare attraverso la pelle i numerosi principi nutritivi contenuti nel cacao, in particolare: i sali minerali come ferro, magnesio, fosforo, potassio e calcio che agiscono in modo da remineralizzare il tessuto cutaneo ma non solo: hanno anche una funzione anti-stress; le vitamine che nutrono ed idratano la pelle; i polifenoli che, essendo degli antiossidanti, contribuiscono a combattere l’azione dei radicali liberi e quindi a prevenire l’invecchiamento della pelle; i flavonoidi (della famiglia dei polifenoli) che sono utili per trattamenti di ritensione dei liquidi contro la cellulite; ed infine la teobromina e la caffeina sono adatte per contrastare adipe localizzato perchè stimolano i tessuti muscolari. Non bisogna dimenticare che durante il massaggio aleggia nell’aria un dolce aroma di cioccolata calda che stimola la mente donando un senso di rilassatezza e buon umore. Il risultatoè una pelle liscia e morbida ed un senso di appagamento e relax… ma quanto verrà a costare? Il costo è sui 70 a persona;¨ proprio vero che se bella vuoi apparir, un po™ devi soffrirì ma per fortuna in questo caso a soffrire sono solo le nostre finanze! Un bio-carburante per i golosi: Cosa c’entra un articolo sulla benzina in un blog di cioccolato? Ebbene, i due argomenti possono essere più correlati di quanto non sembri… Che il petrolio sia una fonte di energia esauribile si sa da tempo e per questo le sperimentazioni di nuove fonti di energia alternativa sono tante. Ma qualcuno ha avuto la brillante idea di creare il bio-carburante più dolce di tutti: la benzina al cacao! Ebbene si, è stato un esperimento, nato in Inghilterra nel 2007, da un accordo tra un’industria di carburanti e una fabbrica di cioccolato; due ambientalisti convinti, Pag e Grimshow, un ingegnere e un elettricista, hanno accettato di dimostrarlo: il carburante è stato ricavato partendo da 4 tonnellate di cioccolato, che corrispondono a circa 80 mila tavolette, fornite loro dall’industria dolciaria inglese che le aveva scartate per difetti di fabbricazione. Dal cioccolato sono stati ricavati ben 2000 litri di bio-carburante composto da una miscela di acidi grassi derivati dagli oli vegetali e dall’alcol del burro di cacao. Caricato il camioncino con il loro carburante, i due hanno affrontato un lungo viaggio di circa 7000 Km per Timbuctu, in Mali (Africa. A chi non piacerebbe avere una macchina alimentata a cioccolato? Sarebbe il sogno di tutti i golosi… e chissà se non sprigioni odore di cioccolata calda in giro per la città ! Tuttavia la benzina al cacao rimane solo un esperimento e l’auto che va a cioccolata sarà solo un sogno; l’uso di carburante derivato da oli vegetali, infatti, èv vietato in molti Paesi. Inoltre sono ancora troppi gli interessi economici dietro al petrolio che rallentano la corsa verso


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la scoperta di nuovi carburanti, (anche dagli scarti agricoli si può produrre bio-carburante o metano). Anche se la benzina al cacao non sarà mai più messa in circolazione, il messaggio che è stato lanciato dai due ambientalisti; è¨ molto forte: i modi per inquinare e spendere meno ci sono, e sono tanti! Dobbiamo solo fare uno sforzo, prima di tutto psicologico. 

Feste, Sagre:

 Libri: -Chocolat peccato -Come l’acqua per il cioccolato afrodisiaco -Manuali di cucina  Film: -Chocolat peccato -Come l’acqua per il cioccolato afrodisiac -Wlly Wonka e la fabbrica di Cioccolato bimbi - La fabbrica di Cioccolato bimbi -Lezioni di cioccolato sociale -Pane e cioccolato sociale Conclusione : Il cioccolato non è dolce !!!! v.d. ricette

La degustazione

L'esame visivo Per essere sicuri di gustare un ottimo cioccolato sarebbe opportuno innanzitutto osservarne l'aspetto che deve essere lucente ed omogeneo ed il colore più o meno intenso a seconda della percentuale di cacao presente. L'esame tattile il cioccolato deve presentarsi liscio e non appiccicoso,un altro fattore importante è la capacità modellarsi a contatto con il calore delle dita. L'esame uditivo Il piacere della degustazione poi ascoltando il suono netto e deciso prodotto dalla rottura del cioccolato. L'esame olfattivo E dopo averne recepito la consistenza e la morbidezza ed aver annusato gli oltre 400 aromi sprigionati dal cacao che aspettare ad assaporarlo? L'esame gustativo Il modo migliore per gustarlo è addentarlo delicatamente e scioglierlo in bocca lentamente. Degustare più varietà di cioccolato Se avete la fortuna e l'opportunità di degustare più varietà di cioccolato è importante partire da quello a più basso tenore di cacao , tra una degustazione e l'altra bevete un sorso d'acqua possibilmente frizzante o mangiate un pezzetto di mela. Ricordate infine che il gusto e l'aroma di un cioccolato devono essere considerati come una vera e propria opera d'arte e non devono presentare alcuna nota stonata ma essere armoniosi e suadenti.


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