IL RINASCIMENTO FIORENTINO E IL RUOLO DI SANDRO BOTTICELLI

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Il Rinascimento Fiorentino: le imnmagini della grazia e dell'armonia a cura di Alessandra Pignotti Sandro Botticelli: Il Mito come paradigma di eleganza e virtù Sandro Botticelli(1445-1510) è a mio avviso l'ultimo intellettuale ed artista del Primo periodo Rinascimentale(del XV secolo). Risulta la personalità più legata alla cerchia Medicea, al sogno Fiorentino Umanistico e Moderno di Armonia, che si ergerà come baluardo della ricerca e dell'ideale politico della Signoria /Principato di Firenze della famiglia Medici con l'incalzare della crisi e la successiva drammatica fine della famiglia dei Medici segnata dalla morte di Lorenzo Il Magnifico. Con le sue opere Egli chiude idealmente il secolo nella Storia dell'Arte Moderna dell'Umanesimo e del Rinascimento noto come Quattrocento e anticipa il secolo successivo, il Cinquecento, preparando l'itinerario degli artisti che lo seguiranno con alcuni mutamenti. Le sue opere più illustri sono: • "La Fortezza" • "La Madonna del Magnificat" • "La Primavera" • "Nascita di Venere". Il Botticelli in tutte le sue pitture si fa abile interprete della cultura Fiorentina della sua epoca; il Mito è la chiave di lettura della sua produzione. Il classicismo, evidenziato grazie alla citazione eziologica dell'artista della Mitologia Classica Antica è solo allegoria e simbologia o rinvio all'antico,una veste del più complesso e unico pensiero classicistico del 1400/500: il sistema filosofico Platonico e Neoplatonico Ficiniano della Firenze di quegli stessi anni. Il ricorso alla pittura in Botticelli è narrare per immagini la cultura a lui contemporanea, in particolare quella platonica e neoplatonica appena accennate. Le sue immagini sono una rappresentazione della componente spirituale dell'arte; la musica e le arti divengono una straordinaria immagine dipinta che trasuda grazia ed Armonia, principi per la scalata spirituale dell'artista. Le immagini di morbidezza ed eleganza presentano una duplice essenza:

1) materica della tecnica del disegno e della prospettiva con studi in linea con la scuola Fiorentina 2)allegorica, allusiva e sfuggente attraverso la dimensione altra del Mito, pagano o Cristiano. La forma classica, a mio avviso,è il veicolo e l'aspetto della pittura Botticelliana che sfrutta l'emulazione e l'imitazione, creando spesso effetto di mimesi pittorica tra l'artificioso dipinto e il reale, ricreando l'intimità e le atmosfere della poesia, della Musica e del Teatro classici e dei suoi contemporanei. Ut pictura poesis, è la frase che per me più si addice alle immagini di grazia e di Armonia del Botticelli. La natura torna protagonista, ma per me Botticelli la raffigura per mostrare la centralità dell'Uomo(Homo mensura) e la sua posizione in essa. Non mancano però, echi delle teorie filosofiche dell'ilozoismo e del panteismo, celate dietro le narrazioni mitiche. I cardini dell'arte Botticelliana sono: -"Amor vincit omnia" che si riscontra nelle fonti letterarie come il Poliziano o il Boiardo -la componente materica come base della conoscenza per rapportarsi al mondo spirituale -il ritmo delle figure spesso rispondenti quasi a musica -la tensione spirituale allegorica dell'immagine che con armonia e grazia protende alla perfezione, senza mostrare il dramma, le sensazione e lo stato d'animo per il raggiungimento del risultato.


Un'enigmatica poetica e opera di 1)un essere sovrannaturale noto come Zefiro Botticelli: "La Primavera" all'inseguimento di una figura femminile La Primavera è un dipinto eseguito su comittenza di Lorenzo di Pier Francesco de Medici, cugino di Lorenzo Il Magnifico, per villa di Castello nel 1478. Si tratta di un quadro che rispecchia totalmente il clima intellettuale del Rinascimento Fiorentino della corte Medicea. È paradigmatico per: 1)la scelta del Mito, come trasposizione in una dimensione Altra e nella veste della fantasia mitologica Greco-Romana della società fiorentina quattrocentesca a lui coeva 2)la capacità e l'abilità di espressione, imitazione, emulazione e mimesi della materia Classica, modello ispiratore unico e composito del 400 e del 500 nel riproporre soggetti e temi della tradizione Antica con linguaggio Moderno. La profondità della scena raffigurata risulta appena allusa con la disposione di un boschetto regolare a semicerchio di Aranci Amari, frutti e pianta che rimandano simbolicamente alla passione e alla sfera Erotica. La quinta scenica di questi Aranci mostra tra un albero e l'altro uno sfondo di cielo limpidissimo. Le figure umane della scena sono disposte amoniosamente con Venere dea ex machina, perno dell'intera storia. Un ondeggiamento pervade le figure in azione che sembrano colte da una atmofera ritmica, musicale, ribadita dalla loro disposizione separata in gruppi diversi come in cadenze dei ritmi di una danza. Le figure sembrano quindi divise in nuclei che sono riuniti in una immagine unitaria mediante un'impostazione modulare e geometrica del quadro nell'insieme. Non sono escuse moribidezze e attenzione alla matericità dei corpi, componenti evidenziate grazie ai restauri degli anni 80-90 eseguiti sul campione. La lettura della rappresentazione è piuttosto complessa; dal punto di vista iconografico il quadro sembrerebbe essere stato concepito per una visione della pittura da destra a sinistra, forse per essere attaccata su una parete di una sala che prevedeva una deambulazione che "obbligava" il pubblico ad una visione da destra a sinistra degli oggetti nella sala. In questo senso sono riconoscibili:

identificata come ninfa, la ninfa Clori che si trasforma in Flora/Primavera 2)Venere al centro con in alto Eros in atto di scagliare una freccia 3) le tre Grazie danzanti e Ermes/Mercurio che scaccia le nuvole con il suo scettro, il caduceo. Se apparentemente il riconoscimento delle figure mitologiche non desta problemi e non turba, invece diverse e contrastanti sono le intepretazioni iconologiche dell'immagine. Alcuni esperti hanno ipotizzato che Zefiro e Clori alludano a Simonetta Vispucci; si tratterebbe delle nozze di Giuliano raffigurate in una trasposizione mitica. Questo poteva essere plausibile anche nell'Antica Roma; questa teoria non è però suffragabile. Altri studiosi hanno visto una versione moderna del calendario Agreste Romano. Anche questa ipotesi non ha basi solide e fonti per confermarla. Teorie più semplici parlano di una danza espressa in abiti mitici. Studiosi più meticolosi cercano di ricostruire un ritmo melodico come un testo musicale figurato. L'ipotesi più complessa si lega all'intepretazione allegorica dell'intera storia mitica: Venere che è anche Humanitas e Amore vince su tutto con l'aiuto di Eros. Zefiro e Clori sono due amanti(l'umanità fisica) che sono poi dalla forza sensuale e fisica che inizialmente li rapisce dalle tre grazie dall'intervento della guida di Mercurio,dio della saggezza e della conoscenza. L'irrazionale, l'Eros viene trasformato dall'Amore Spirituale di Venere fino a volare come Mercurio. Questa lettura fa di Botticelli il cantore muto del sistema ficiniano; non bisogna ridurlo a solo illustratore, ma egli è sostenitore e fautore delle teorie ivi sottese. Con eccellenti strumenti espressivi egli intepreta il mito,caricandolo di significati e valori della sua società da lui più sentiti. La società contemporanea non può ancora però, nonostante studi e ricerche avanzate sapere quale fosse il vero senso e valore di questa straordinaria Primavera che è ancora per certi aspetti enigmatica.1

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Notizie al riguardo storico artistiche si possono evincere anche da Enciclopedia Encarta 98/99.


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