IN SINTESI LE IMMAGINI DI SPETTACOLI DEL BASSO IMPERO

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Spettacoli nell’antica Roma: immagini e iconografie Autore: Alessandra Pignotti Le immagini dello spettacolo a Roma nel basso impero: le rappresentazioni dei ludi (scenici e circensi), agoni, damnationes ad bestias, munera gladiatoria e delle venationes con l’avvento del Cristianesimo

Il Settore dello Spettacolo nella Roma Classica La spettacolarizzazione nella Roma antica è già individuata nel periodo Repubblicano e Alto imperiale. Nel periodo classico, come in quello in questione,le documentazioni materiali e letterarie sono “falsi negativi” perché non tutti riproducono eventi reali e seguono le fantasie e l’estro dell’artista che manipola il materiale a proprio piacimento, seppure vincolato dalle richieste del committente o di mercato o del gusto intellettuale della generazione storica in esame.

Il Basso Impero: il boom delle immagini dello spettacolo È nel Basso Impero, che, nonostante la crescente diffusione del Cristianesimo e la sua opposizione alle forme di spettacolo del paganesimo, attraverso la Chiesa e suoi padri, compaiono raffigurati con grande eloquenza scontri gladiatori, scene circensi ecc. nell’ambito privato e nell’ambito pubblico, secondo un gusto tipicamente romano. Nello stesso tempo, si manifesta uno strano boom edilizio che è contrario alla crisi e al lento tramonto del modello degli spettacoli concepito nel periodo imperiale: tutti gli edifici destinati ai giochi, che prima sono edificati o costruiti da privati e magistrati,ora sono commissionati dall’imperatore; è lui che si prende la responsabilità della costruzione di nuove strutture, utilizzandole come luoghi di rappresentanza pubblica e di auto rappresentazione nello stesso modo in cui in precedenti imperatori dell’alto e medio impero si auto celebravano nel Foro.

L’immagine urbanistica degli spettacoli I ruderi degli edifici per spettacolo (i teatri, i circhi o gli ippodromi, gli stadi e le varie tipologie anfiteatrali) di periodo basso-imperiale raccontano storie di città che vissero intorno ad essi, e di cui scandirono la vita, mostrano le ambizioni e il desiderio di emancipazione della cittadinanza romana e, in particolare, della sua élite. Sono strutture che non badano a spese, anche in momenti di crisi della società Romana, di cui costituiscono la massima espressione artistica e tecnologica.


Nell’impero romano l’immagine topografica coincide con abitati dominati da circhi, ippodromi: si tratta di luoghi di svago ma anche finalizzati al controllo politico, sono monumenti dello stesso tipo architettonico, ma concepiti in occidente in un modo e in oriente in un altro e arricchiti da varianti artistiche locali. Solo alcuni sono sopravvissuti a testimoniare la gloria di Roma e la grandezza dei suoi imperatori e delle aristocrazie locali, che si celano dietro questi edifici e nelle esibizioni che avvenivano al loro interno.

Il repertorio iconografico della Roma degli spettacoli Il repertorio delle immagini dello spettacolo del basso impero riproduce tipi e generi di spettacolo che sono a volte quasi sconosciuti e poco documentati dal tradizionale materiale letterario; questo materiale figurativo integra insieme al mondo delle epigrafi e ai resti archeologici(armi, maschere, edifici come teatri anfiteatri ecc.) la conoscenza dei vari settori ludici. Ribadisce a mio parere la volontà e la ritrosia dello stato a chiudere repentinamente i teatri o ad abbandonare l’uso di certi spettacoli, o quella della società ad abbandonare certe consuetudini e attività abitudinarie legato allo spettacolo. Il materiale iconografico riguarda il mondo dello spettacoli in tutti i suoi settori a Roma e nell’impero: ludi, agoni, condanne capitali, duelli gladiatori e cacce. Abbraccia il periodo storico del basso impero in maniera a tratti disomogenea e non lineare, raccontando per immagini lo svolgimento e l’evoluzione degli spettacoli, fino alla loro estinzione. Vi si alternano scene complesse a quelle semplici e più popolari, che rimandano a vari livelli di laboratori artistici e artigianali. A volte tali scene sembrano vignette fumettistiche o fotogrammi, altre volte foto intere o dipinti della finzione scenica o delle manifestazioni sportive. Le diverse raffigurazioni sono rivelatrici della composizione sociale romana e della lotta per l’auto rappresentazione; si tratta di una sola società, ma divisa dal culto in cristiani e pagani. Esse ostentano una sorta di voluptas spectandi dei committenti che considerano l’intrattenimento un momento in cui la società crea una immagine di urbanitas, con i giochi, palco della vita e delle classi.( In occidente magistrati e ricchi privati si comportano come fossero dei sovrani verso le masse , in oriente si battono alla pari l’imperatore e la nobiltà). Risulta chiaramente la volontà di distaccarsi dalla crisi dell’impero, guardando al passato e al diletto, opponendosi alla diffusione del pensiero cristiano o ignorandolo. Le immagini presentano la realtà degli spettacoli e ne costruiscono una virtuale che va oltre quello che si vede; celano un nucleo di valori misti vecchi e nuovi frutto di una mentalità tardo antica che


è la summa del periodo precedente, ma anche la sua negazione: è una dialettica di pensieri e culture che non emerge da altre fonti. Vi si nascondono delle tradizioni per noi spesso oscure, come quelle legate all’importanza e al valore del sangue nella maggior parte dei giochi. Il sangue viene visto come un qualcosa di “magico”, che può curare o uccidere, che è sede dell’anima o elemento vitale: in ogni caso è strumentalizzato, canalizzato nella violenza spettacolarizzata. Occorre ribadire che il ruolo di tutte le manifestazioni ludiche romane non è più rituale; restano solo delle dediche esteriori a divinità, che sono a volte indicate nelle immagini con erme o busti nimbati. Questa è una diretta conseguenza della metamorfosi del paganesimo in età basso imperiale; esso diventa una cultura dialettica e sincretica, che basa le sue convenzioni su una visione filosofica molto colta, ma fondamentalmente priva di sentimento religioso e lontana dalla religiosità ufficiale che caratterizza la cultura classica. Sembrerebbe una società privata dei suoi contenuti più profondi; in realtà non è così. La cultura romana di quest’epoca si è adeguata alle nuove esigenze politiche e intellettuali, per sopravvivere e poter opporsi al Cristianesimo o continuare ad esistere parallelamente ad esso. Le arti figurative raccolgono le briciole della nuova mentalità con illustrazioni di un intrattenimento che apparentemente non sembra minimamente variato nelle modalità di svolgimento, allestimento e nel tipo di spettacoli, ma che invece diventano un’appendice colta dell’immagine che i Romani vogliono tramandare di se stessi e delle attività culturali della loro civiltà. Il perdurare degli spettacoli, è indice della riluttanza del paganesimo ad abbandonare certe abitudini, ma anche l’appropriazione “indebita” della società tardo antica dell’intrattenimento come espressione di una civiltà urbana che è scandita e personificata da giochi che sono sorti e sono stati diffusi nel corso del periodo imperiale dalla paganità romana classica. Non si capirebbe altrimenti, la risonanza di tale mondo in un’età lontana da quella classica e in una società che non si riconosce più nella diffusione e prosecuzione di spettacoli, e che si nasconde dietro la costruzione o il restauro di edifici per intrattenimento del periodo precedente, anche se usa motivi e temi appartenenti alla tradizione. Gli edifici per spettacolo e i loro “ludi”diventano un palcoscenico; qui si rispettano certi comportamenti che sono sanciti da norme e tradizioni; il popolo, l’imperatore (poco presente in occidente e partecipe ad ogni gioco in oriente, come fosse ad una sala delle udienze) e


l’aristocrazia sono disposti in una distribuzione dei loca secondo la loro condizione sociale, creando una struttura gerarchica, spesso mista a livello sessuale, al contrario di quanto avveniva nell’antica Grecia, cui Roma deve l’introduzione di alcuni generi di spettacolo. Oltre a tutto questo, sono messe in scena la retorica imperiale, l’ambizione dell’élite romana della capitale e di quelle locali; hanno voce anche le masse, che gridano, spasimano per i loro beniamini, criticano e partecipano alle gare. Sembrano assuefatte a queste, tanto che le fonti letterarie dicono che i Romani desiderano solo “ panem et circenses”; sfruttando questa debolezza, fino al loro tramonto dovuto alle proibizioni, alla mancanza di fondi, al cambiamento dei gusti, tutti gli spettacoli tardo antichi sono anche strumento di controllo delle stesse. Il Potere li usa per manipolare le masse, che senza distinzione di credo e di classe partecipano per passione, fanatismo, o compimento del dovere di cittadino o per trascinamento altrui. Sono forse queste le ragioni per cui i principes fino alla fine tergiversano con la Chiesa e i cristiani più fervidi, perseverando nella gestione, amministrazione e allestimento di spettacoli, nonostante il crollo delle finanze; obbligano anche magistrati, consoli, privati cittadini eminenti e i loro collaboratori a ricoprire le munificenze teatrali, circensi, anfiteatrali e degli agoni.

Le decorazioni immagini pubbliche ribadiscono queste intenzioni, celebrando in forma aulica e ridondante con fregi, decorazioni mono- sceniche, edizioni anche di minore importanza e che sono di tono inferiore a quello delle grandi gare dell’alto e del medio impero; sono una retorica e uno stile confrontabile con le battaglie delle colonne di Onorio e di Arcadio, che esagerano sul contenuto delle vicende, di importanza storica minima, trasformandole in guerre fondamentali come quelle delle conquiste nel periodo alto imperiale. decorazioni private si muovono tra mos maiorum e innovazione; mostrano un eccellente gusto estetico; le rappresentazioni tardo antiche ostentano un concetto molto marcato del bello e del piacevole, affermando una voluptas spectandi più enfatizzata rispetto al passato. È visibile una predisposizione a edificare ville e domus di dimensioni maggiori del passato con l’accentuazione di certi ambienti, quelli destinati all’accoglienza di ospiti e clienti. Si moltiplicano, secondo una moda crescente dell’epoca, le absidi o le esedre negli ambienti. Aumentano le raffigurazioni in mosaico, favorite anche nell’arte paleocristiana soprattutto a partire dal IV secolo d.C.


Non mancano intarsi, in ambito aristocratico e imperiale. La diffusione dei sarcofagi dal III secolo d.C. intensifica i fregi, i rilievi allegorici del circo e degli agoni, vede il comparire di cacce del settore dell’anfiteatro e quelle dell’ambito quotidiano, con valore simbolico; tutte queste sono illustrazioni apotropaiche o di augurio per la vita ultraterrena del defunto. Viene di conseguenza plasmata una moda, con decorazioni di svago, che nel suo aspetto più generale rimanda all’eternizzazione di ciò che si fa in vita. Sono scene da cui traspare la comune passione e il fanatismo sportivo e per gli spettacoli sia dei committenti sia degli artisti, esecutori delle richieste individuali del cliente. Non mancano esempi di superstizione, atteggiamento magico- religioso che i ceti più elevati hanno in comune con la plebe: si riscontra in tutti i ranghi della società con maschere apotropaiche, maledizioni degli avversari di gara, allegorie ludiche ecc. Assai moderno risulta il ramo dei gadget: piatti, bottiglie, manici di pugnali, coppe, dadi, pedine, placche,statuine(moderni pupazzi, portachiavi) lucerne a forma di elmi o con duelli gladiatori in quest’epoca si moltiplicano, fornendo anche dati sulle rotte commerciali, sui centri di produzione artigianale;alcuni sono altamente sviluppati con esemplari che assomigliano ai nostri prodotti industriali. Esiste quindi una produzione seriale di carattere popolare a fianco di quella elitaria, che viene commissionata appositamente dal nobile che pretende un’opera unica e irripetibile. Come nelle raffigurazioni pubbliche, così in quelle private sono esteriorizzate le ambizioni del committente; in queste ultime, a differenza delle prime, compare una libertà formale e stilistica che un privato può permettersi perché padrone in casa sua, per cui non deve tener conto a nessuno del suo operato e delle sue decisioni. Inoltre esprime i suoi desideri sia nelle sale aperte al pubblico in sia quelle intime. Nella scelta delle ornamentazioni, troviamo immagini dello spettacolo ambiziose in uguale maniera nelle stanze private e in quelle pubbliche, perché per il committente, come per l’imperatore, non conta che le figurazioni siano visibili e leggibili da tutti, ma che venga espresso il suo messaggio,come concetto fine a se stesso. L’imperatore può permettersi scene come quelle della colonna Traiana, non visibili tutte insieme e nei dettagli dallo spettatore, ma che dicono al popolo che è una opera grandiosa che descrive le battaglie memorabili delle guerre Daciche. Come il principe, i privati fanno eseguire immagini per loro unico diletto, alludendo alle loro aspirazioni senza curarsi di chi o di quanti possano leggere e interpretare certe decorazioni. Sono indicate le loro volontà, che tutte insieme ricostruiscono una visione dell’intrattenimento dei privati del periodo tardo antico. È un’immagine che non coincide perfettamente con quella che si evince dalle


rappresentazioni pubbliche e come quelle risulta una rielaborazione della società pagana dell’epoca. Non è detto che siano riprodotti, infatti, fedelmente tutti i duelli, le gare o le esibizioni che si svolgono nella realtà; questo è possibile affermarlo, perché le fonti letterarie descrivono degli spettacoli che non sono rappresentati e ci sono dei numeri delle venationes raffigurati solo nel V – VI secolo d.C. che le fonti letterarie sostengono sia introdotti nelle gare anfiteatrali già dal III secolo d.C. Tutto ciò è sottolineato dal fatto che non sempre sono rappresentate tutte le parti degli spettacoli, anzi sono selezionati solo certi elementi, considerati importanti per i committenti e per gli artisti. Le differenze di ciascuna immagine dipendono dalla provenienza geografica, dalle maestranze, dalle finanze spese per la realizzazione, dai periodi( se sono più vicine al III secolo d.C o sono più vicine al V –VI secolo d. C) che vedono la divulgazione di correnti stilistiche diverse(coloristica,classicistica,aulica,plebea,narrativa, allegorica” ecc.). Quindi il panorama offerto dagli edifici e dalle riproduzioni artistiche offre un’immagine composita come un puzzle, in cui ciascun elemento contribuisce all’unità figurativa; è una visione del mondo dello spettacolo non turbata dal contatto col Cristianesimo in maniera distruttiva, di immagine nelle immagini e delle immagini, che tramanda questo settore della cultura così come i Romani del basso impero hanno voluto concepirlo e tramandarlo;è diverso dal periodo classico, ma apparentemente prosecuzione diretta di quello. Infatti presenta modifiche, riforme e innovazioni, non tutte subito percepibili,che sono una evoluzione e una novità che trae solo spunto dal passato, per evitare di estinguersi prima. La fine di questi è segnata da una serie di eventi a catena, che portano la matura società degli spettacoli prima ad una riduzione e riforma e poi al crollo inevitabile. Piccoli elementi di questi diventano “sotterranei” e riemergono rielaborati nello spettacolo medioevale e in quello moderno fino all’epoca contemporanea, cioè a oggi. Se le immagini pervenuteci, a differenza della civiltà che le ha prodotte, continuano a parlare attraverso i secoli di questo mondo spesso contraddittorio, ma così “tollerante” e aperto alle novità e alle metamorfosi delle sue tradizioni, ciò è dovuto al carattere cosmopolita,multietnico,eclettico,multiculturale e multireligioso di Roma sin dalle origini e che si nota platealmente alla fine della romanità, quando la disgregazione delle province, del potere e della società tradizionale portano in parecchi casi al riemergere di culture, visioni e ideali


aborigeni precedenti alla Romanizzazione, sia in oriente che in occidente, con risultati locali diversificati . Infatti le immagini del mondo dello spettacolo del periodo tardo-antico tramandano una fitta e numerosa serie di spettacoli che non coincide con la loro cadenza e la loro frequenza nella realtà storica; si assiste ad una moltiplicazione e serializzazione delle decorazioni, che non perdono la loro identità e qualità artistica. In un modo nuovo e sensazionale decontestualizzano il settore in questione, rimodellandolo e ricontestualizzandolo, secondo una volontà che non prende atto dei veri contesti delle gare e del loro allestimento in tutte le loro forme. E’ noto il legame dei Romani con le immagini: nel basso impero vi si somma una volontà di impressionare le masse e l’elite con immagini emozionanti e allo stesso tempo fittizie. Sono spettacoli impressionanti, che sembrano a volte reali, altre volte sono molto fittizi, ma sono tutti frutto di una stessa cultura, culla di un patrimonio iconografico straordinario che si basa sull’esteriorizzazione delle proprie aspettative . Il desiderio di realizzazione completa del Romano di quest’epoca si concretizza nelle decorazioni artistiche o nell’artigianato; alcuni temi come lo spettacolo subiscono una metamorfosi in veicoli di comunicazione e dell’auto rappresentazione. Questo rapporto tra i Romani e le rappresentazioni sembra inscindibile e molto moderno. Le raffigurazioni giganteggiano come le nostra pubblicità, scandendo ogni aspetto della vita del Romano del dominato. Queste raffigurazioni, però, riflettono scelte e ambizioni tipici del periodo in considerazione; la propensione per certe tematiche, tra cui quella dell’evasione scenica di vario tipo(teatrale, circense ecc) è voluta e rientra nella mentalità che sopra è stata descritta. In sintesi finiscono per: •

marcare e accompagnare la vita del Romano parallelamente ai giochi, parte della sua civiltà urbana

testimoniare l’esplosione di un motivo su varie rappresentazioni, inerente la sfera del “divertissement “che acquista un valore diverso da quello di semplice svago,che si legge come nei messaggi subliminali .

diventare un cartellino da visita per i contemporanei e per i posteri,

trasformarsi in filmini muti di un mondo virtuale dell’intrattenimento romano basso imperiale,


apparire come istantanee di spettacoli vari,

mostrare “falsi negativi” della realtà dello spettacolo, come documenti iconografici del settore ludico Romano dal II- III al V- VI secolo d.C.

essere eccezionali espressioni di arte decorativa di vario genere, che non nascondono la propensione per il bello dei Romani e dell’arte romana, anche nel periodo del suo tramonto.

In certi casi mi sembra di vedere una collezione di immagini dello spettacolo o di duelli/gare, oltre che di animali rari delle venationes, di oggetti d’arte ecc.

Bibliografia essenziale aggiornata sul settore A. Di Niro, “Lo sport nell’Italia antica”, Ripamolisani 2003 S.Ensoli, E. La Rocca, “Aurea Roma” catalogo della mostra, Roma, 2000 M.Guarducci, “L’epigrafia greca” , pp.410-417, Roma 2001 A. La Regina, “Sangue e Arena” catalogo della mostra, Milano, 2001 La Regina, “Nike” catalogo della mostra, Roma 2003 Meijer, trad. a cura di C. Di Palermo, “Un giorno al Colosseo: Il mondo dei gladiatori” Roma 2004 . Montanari, in RMSR –“ Fabula praetexta e Aristocrazia Romana”, Roma 2004. T. Nogales Basarrate” Ludi Romani. Espectaculos en Hispania Romana”, Merida 2002 F. Paolucci, “Gladiatori- i dannati dello spettacolo”, Firenze –Milano 2003 M. Papini, in Atti dell’Accademia dei Lincei anno CDI Memorie serie IX volume XIX Fascicolo I “ Munera gladiatoria e Venationes nel mondo delle immagini”, Roma 2004 R. Thomas, in Kolnjb 34 “Aurigae and agitatores. Zu einer Wagen lenkerstatuette in romische germanischen Museum Koln,”pp. 489-522, Koln 2001 G. Tosi, “Gli edifici per spettacoli nell’Italia romana “, Roma 2003


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