I MERCATI DI TRAIANO E IL NUOVO MUSEO DEI FORI IMPERIALI
Una finestra sui Mercati di Traiano Mercati di Traiano sono un complesso archeologico dalle caratteristiche assolutamente uniche a Roma e possiamo dire nel mondo; rappresentano infatti un “quartiere” che ha vissuto l’evoluzione della città dall’età imperiale ai giorni nostri, costantemente riutilizzato e trasformato: da centro amministrativo strategico dei Fori imperiali, a residenza nobiliare, a fortezza militare, a sede prestigiosa di convento, a caserma…in un continuo divenire, che si avverte nelle trasformazioni architettoniche e nei segni delle diverse “mani” che nelle differenti epoche hanno riadattato il complesso alle varie funzioni, per giungere fino a noi e avviarsi ad una nuova “stagione” di vita. Incredibilmente, Roma, così ricca di monumenti e Musei, non ha avuto finora un centro dedicato all’architettura antica che permetta di comprenderne l’aspetto strutturale e quello architettonico e decorativo. Non a caso, grande è la suggestione nell’attraversare le grandi aree archeologiche del Foro Romano e dei Fori Imperiali, ma assai scarsa è la percezione reale della “città” antica. Il complesso traianeo oggi si trova più che mai in un punto strategico della città moderna su una linea culturale ideale che lo collega da un lato al grande polo museale del Campidoglio, al Palazzo delle Esposizioni, al Museo Archeologico Nazionale, dall’altro all’area archeologica centrale - Colosseo, Foro Romano e Palatino, Fori Imperiali - rendendolo così permeabile alla città antica come a quella moderna. Proprio sfruttando questa ambivalenza di contenitore d’eccellenza della propria storia e della storia della città, abbiamo progettato l’esposizione dedicata ai Fori Imperiali nei Mercati di Traiano, che ne erano parte integrante, non come “centro commerciale” (secondo la letteratura archeologica passata), ma quale insieme di edifici destinati ad amministrare attività e funzionamento del più grande e famoso dei Fori, quello voluto dall’imperatore Traiano. Non vogliamo “esibire” i singoli frammenti (pur stupendi) di un passato splendore decorativo, ma ricomporre materialmente la decorazione architettonico- scultorea, anche affrontando opere molto impegnative dal punto di vista materiale.Ma non basta: è assolutamente indispensabile far percepire al visitatore la complessità del cantiere antico, il suo sistema di lavoro, la sua “tecnologia”, come pure è fondamentale riproporre l’ambiente reale, ovvero le attività che si svolgevano nei Fori, le persone che li frequentavano, in altre parole riprodurre la vita reale negli spazi reali. Per ottenere questi obiettivi, rispettando il rigore scientifico delle ricostruzioni, proponiamo di utilizzare le migliori tecnologie oggi a disposizione: dalla grafica alla multimedialità, non volendo utilizzare solo un metodo di espressione, ma scegliendo quello più duttile a seconda delle esigenze di comunicazione: i prodotti multimediali derivanti dal sistema comunicativo, la pubblicazione attraverso siti web, CD-ROM e DVD, ormai fanno stabilmente parte della produzione in ambito museale e culturale in genere e affiancano la tradizionale produzione cartacea (guide in varie lingue, cataloghi, ecc.), rendendo più ampia la circolazione dell’informazione ai vari livelli. L’apparato multimediale (hardware e software), la ricerca scientifica e l’elaborazione grafica, l’allestimento specifico per la comunicazione, i laboratori per i vari target di pubblico, le attività collaterali, come conferenze e convegni internazionali, esposizioni periodiche, affiancano la collezione permanente e incrementano scambi culturali con altri Paesi e con l’Italia stessa.
L’Allestimento attuale del sito e del museo Storia del museo Dal 1985 ad oggi nei depositi formatisi nell’area forense dopo gli scavi del Novecento sono stati inventariati e documentati in vario modo oltre 40.000 frammenti, in realtà una percentuale esigua di quella che doveva essere l’enorme 1
quantità di marmi di rivestimento marmoreo o di blocchi della struttura portante. Le fasi degli interventi programmati nei depositi dei Fori e dei Mercati nel corso di circa venti anni, hanno riguardato il risanamento e la riorganizzazione dei depositi e l’inventariazione di tutti i frammenti, con relativa documentazione fotografica. Tale capillare raccolta di dati ha permesso di individuare i pezzi più significativi per la ricostruzione degli edifici antichi e dei loro partiti architettonici, che sono quindi stati oggetto di una campagna di documentazione grafica e di attività di restauro conservativo, salvando il modellato di alcuni dei frammenti da una perdita completa. L’individuazione di contesti tipologici nuovi e la definizione degli ordini architettonici, e quindi dell’aspetto antico dei complessi forensi, hanno costituito la base conoscitiva per il progetto museale. Nel percorso si intrecciano diversi “itinerari”, infatti, il progetto del Museo necessariamente deve essere anche progetto di comunicazione: l’architettura dei Fori nell’architettura dei Mercati, la storia della città nella storia di un suo “quartiere”. A partire dalla mostra "I Luoghi del Consenso imperiale. Il foro di Augusto. Il foro di Traiano" è emersa la vocazione degli spazi dei Mercati di Traiano a raccontare contemporaneamente l’evoluzione dell’architettura romana nei suoi diversi aspetti e la storia della città, attraverso l’indubbio legame tra il complesso e l’area archeologica forense. Al tempo stesso si sono manifestati i limiti del “mostrare” singoli frammenti, che sebbene commentati dall’apparato didattico, possono solo lontanamente evocare la complessità degli edifici pubblici che decoravano. Di qui l'idea innovativa di realizzare un museo dedicato all'architettura romana il cui allestimento metta in evidenza le antiche volumetrie e la funzionalità degli edifici forensi. Il principio fondamentale dell’intervento museografico è quello della piena reversibilità dell’allestimento, che permette anche di completare le ricomposizioni con eventuali nuovi frammenti che potranno emergere a seguito del progresso degli scavi e degli studi archeologici, con l’obiettivo di ricostituire l’unità visiva dei materiali. Segue foto al riguardo
Progettazione Il progetto di allestimento si è posto l’obiettivo di dare continuità ai motivi architettonici, attraverso lo studio di integrazioni e ricomposizioni dei frammenti originali: queste, ove possibile, nei limiti dovuti anche al contesto architettonico dei Mercati di Traiano, sono state sviluppate in altezza, allo scopo di evocare il rapporto spaziale reale e di evidenziare sia l’apparato decorativo e simbolico (il “programma figurativo” e la comunicazione, in relazione al pubblico dell’epoca), sia il suo rapporto con il sistema costruttivo. L’approccio ai materiali originali ha escluso in generale il ricorso all’inserimento di perni per il loro assemblaggio, che è avvenuto piuttosto con l’accostamento ad integrazioni in pietra moderna e/o a calchi di altri originali, i quali, per diversi motivi, non potevano essere utilizzati. Il principio fondamentale dell’intervento museografico è comunque quello della piena reversibilità dell’allestimento, che permette anche di completare le 2
ricomposizioni con eventuali nuovi frammenti che potranno emergere a seguito del prosieguo degli scavi e degli studi archeologici, con l’obiettivo di ricostituire l’unità visiva dei materiali. L’apparato comunicativo del Museo dei Fori Imperiali si compone, oltre che della tradizionale pannellistica contenutistica e direzionale, di un ricco sistema multimediale che accompagna il visitatore, e lo aiuta alla comprensione, attraverso una comunicazione "semplice e immediata”, specie negli snodi contenutistici focali del percorso espositivo. A tale scopo si è utilizzata una “tecnica mista”, un sistema di montaggio che fa uso di tutte le potenzialità comunicative dell’immagine: dalla ripresa diretta, alle foto d’epoca, alle ricostruzioni archeologiche realizzate ad acquerello e anche al 3D e alle più evolute tecnologie per l’elaborazione dell’immagine. Segue foto al riguardo
La realizzazione dell'allestimento del museo, proprio per le sue caratteristiche tecniche, non poteva prescindere dalla produzione di numerose ricostruzioni grafiche, eseguite sulla base dei risultati ottenuti dagli studi più recenti, e differenziate a seconda del contenuto da comunicare. Esse permettono di rappresentare l’aspetto dei complessi forensi nel loro insieme e in fasi storiche diverse, o l’originario aspetto dei singoli partiti decorativi. Proprio per “materializzare” il rapporto tra i resti oggi disseminati nell’area archeologica e le proposte ricostruttive degli edifici, all'interno dei Mercati di Traiano.
Allestimenti Futuri La sezione del Museo dedicata al Foro di Traiano è stata progettata nel settore inferiore dei Mercati di Traiano: qui, a diretto contatto con i resti degli edifici a cui appartenevano, nelle due Aule di testata poste alle estremità del Grande Emiciclo, saranno ospitate, dopo i restauri del monumento, le grandi ricomposizioni della trabeazione e dell’attico delle facciate della Basilica Ulpia e dei portici laterali della piazza. Un ulteriore spazio espositivo, dedicato alle decorazioni interne della Basilica Ulpia e delle biblioteche, potrà essere ospitato in corrispondenza degli stessi resti degli edifici a cui queste appartenevano, nella zona che negli anni ’30 venne ricoperta da una soletta in cemento armato sotto il giardino della cosiddetta “Esedra arborea”, spazi oggi che necessitano di un radicale intervento di risanamento a causa del degrado che la copertura ha subito dopo oltre settant’anni di vita. 3
Valorizzazione La disposizione su sei livelli ha posto il problema dei collegamenti verticali, risolto nella parte superiore del complesso per mezzo di un ascensore oleodinamico, che mette in collegamento i tre livelli della Grande Aula e del Corpo Centrale con il Giardino delle Milizie, e di una piattaforma elevatrice che consente l’accesso alla via Biberatica: entrambi sono stati collocati in strutture che avevano subito pesanti alterazioni post-antiche, salvaguardando le murature originali. L’intero percorso esterno è stato quindi sistemato per renderlo da un lato più accessibile, dall’altro nuovamente permeabile alla città, secondo il principio che tutto il complesso traianeo, nel suo insieme di aree coperte e scoperte, rappresenta un unico circuito museale. È stato così progettato un sistema di passerelle e rampe in legno e ferro, insieme ad interventi di restauro e allestimento degli ambienti, che ha ricostituito un percorso di visita continuo, attraverso aree già note e aree finora marginali, o addirittura sconosciute al pubblico. Segue foto al riguardo
Infrastrutture per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei percorsi di visita dei Mercati di Traiano
Restauri In occasione dell'allestimento del Museo dei Fori Imperiali sono stati effettuati numerosi interventi di restauro su gran parte dei pezzi oggi musealizzati. L'apertura del Museo non determina, tuttavia, la conclusione delle attività di restauro, al contrario, i nuovi allestimenti previsti, le occasioni di prestito di reperti per mostre esterne e naturalmente la conservazione delle opere conservate nei depositi; rende necessario un impegno costante nel settore del restauro. Con questa sezione del sito web il Museo dei Fori Imperiali intende aggiornare costantemente l'utente sulle proprie attività di restauro in corso e future. Le operazioni di restauro e di miglioramento sismico del complesso denominato Mercati di Traiano, avviate a partire dal febbraio 2004, costituiscono fino ad oggi l’intervento più impegnativo che la Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma ha avviato nell’area a settanta anni dagli interventi di “liberazione” e di “restauro” del Governatorato di Roma. Si tratta di operazioni attualmente in fase di ottimizzazione per quanto riguarda la parte superiore del complesso (Grande Aula e Corpo Centrale), mentre per la parte bassa (Grande Emiciclo e Aule di Testata), confinante con il Foro di Traiano, è stato elaborato ed approvato dalle Soprintendenze Statali competenti il progetto esecutivo. 4
La finalità dei restauri effettuati e di quelli in progetto, è quella di mantenere il più possibile inalterata la leggibilità e la fruibilità del monumento romano, e di offrire nel contempo ad un pubblico più vasto possibile la percezione reale della volumetria e della complessità costruttiva dei Fori, attraverso la ricomposizione di partiti architettonici e l’ausilio di strumenti multimediali che ricompongono e contestualizzano “virtualmente” i reperti archeologici. Restauri conservativi Gli interventi di restauro sono mirati al recupero e alla funzionalizzazione del complesso, in vista della sua destinazione a sede permanente del Museo dei Fori Imperiali. La finalità è quella di mantenere il più possibile inalterata la fruibilità del monumento romano. In quest’ottica sono stati affrontati problemi di adeguamento molto difficili da risolvere nel rispetto dell’integrità e del monumento, primo fra tutti la chiusura della Grande Aula sul fronte principale e su quello di fondo, che doveva coniugare il rispetto per le strutture antiche e l’effettiva protezione dagli agenti inquinanti, la sicurezza strutturale e la massima trasparenza. La soluzione proposta e realizzata consiste in un sistema modulare di grandi lastre in polimetilmetacrilato. Le operazioni di restauro, avviate a partire dalla Grande Aula, hanno evidenziato quanto sia stato dannoso per le strutture antiche l’inquinamento atmosferico: la mancanza di una chiusura dell’aula permetteva infatti, prima del 2002, il passaggio di una corrente d’aria che ha accelerato i fenomeni di degrado. La pulitura della volta ha infatti messo in luce uno stato di disfacimento del conglomerato cementizio di gran lunga superiore a quanto stimato. Nel Corpo Centrale, un ambiente dell’ultimo piano conserva l’originaria copertura a volta, decorata all’interno con affreschi cinquecenteschi: al di sopra di questa volta, in occasione del consolidamento dell’attuale tetto realizzato negli anni Trenta del Novecento, è stata riscoperta una parte della copertura originaria dei Mercati di Traiano.
Il restauro della volta della Grande Aula dei Mercati di Traiano
Miglioramento antisismico Le indagini volte ad accertare la compatibilità statica dell’allestimento museale con le strutture del monumento hanno evidenziato la necessità di estesi interventi conservativi e di consolidamento statico. L’introduzione di una nuova normativa sismica nazionale, avvenuta mentre la progettazione era in corso, ha richiesto ulteriori ricerche e il modello matematico appositamente realizzato ha mostrato la possibilità di un crollo della Grande Aula in caso di onda d’urto sismica orientata in senso nord-sud. Allo scopo di rendere più solidale l’intera struttura è stato quindi necessario prevedere un irrigidimento del corpo di fabbrica, ottenuto mediante incatenamenti 5
che legano la grande volta dello spazio centrale alle strutture degli ambienti laterali e mediante l’inserimento di controventature metalliche sopra i corridoi del primo piano. È curioso notare come le controventature moderne svolgano la stessa funzione statica delle piccole volte realizzate sopra i corridoi nel Seicento, all’epoca dell’insediamento del convento di Santa Caterina: sebbene la copertura avesse avuto lo scopo di ricavare semplicemente nuovi spazi abitabili, furono probabilmente le volte seicentesche a consentire alla Grande Aula di superare indenne il disastroso terremoto del 1703, che danneggiò persino il Colosseo. I lavori di consolidamento statico hanno riguardato anche il Corpo Centrale, dove ugualmente si è reso necessario l’incatenamento delle strutture e sono state inoltre adeguate alle normative le coperture lignee realizzate negli anni Trenta del Novecento. In entrambi i casi, per l’inserimento delle catene, si è avuto cura di evitare un’alterazione dell’immagine del monumento, soprattutto sulle facciate principali, inserendo i capochiave nella muratura e ricucendo il paramento laterizio in facciata con i materiali originali recuperati. Segue foto al riguardo
Restauri Futuri Gli stessi interventi di restauro, valorizzazione e consolidamento statico, verranno realizzati a breve anche nella parte bassa del Monumento. Il grande Emiciclo e le due Aule di testata in particolare, sono infatti interessate dagli stessi problemi riscontrati nella parte alta dei Mercati di Traiano e nella Grande Aula. Segue foto al riguardo
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Il Monumento Segue foto al riguardo
L’esteso complesso di edifici romani in laterizio, conosciuto col nome convenzionale di Mercati di Traiano, è miracolosamente giunto fino a noi dal cuore della città antica, in stretto legame con le grandi piazze dei Fori Imperiali, e tuttora si trova nel centro della città moderna. Il monumento conserva, nei segni impressi dal tempo sulle sue strutture, la memoria delle donne e degli uomini che lo hanno frequentato e hanno riutilizzato i suoi ambienti con modalità differenti, attraverso quasi duemila anni di storia della città. Per regolarizzare e sostenere il taglio realizzato sulle pendici del colle Quirinale fu progettato un complesso sistema di concamerazioni su sei livelli, realizzato applicando in maniera esemplare la duttile tecnica costruttiva del cementizio e vari tipi di coperture a volta. L’insieme si adatta con plasticità al dislivello, “foderando” il taglio della collina, e rappresenta al tempo stesso il collegamento tra gli spazi pubblici monumentali della valle forense e i quartieri densamente abitati del Quirinale e della Subura. 7
A causa della scomparsa di parte degli alzati, oggi sfugge completamente alla nostra percezione in che modo la costruzione fosse nascosta, quasi schiacciata, dietro l’alto muro perimetrale dell’emiciclo orientale del Foro di Traiano. L’impatto ambientale assai notevole, che pure deve esserci stato all’epoca, con il superamento di ben 40 m di dislivello, si veniva a risolvere proprio attraverso una vista solo parziale del complesso, condizionata dai percorsi, soprattutto pedonali, sempre incassati tra alti edifici.
La Storia del sito Età Imperiale I “Mercati”, tradizionalmente attribuiti al medesimo architetto del Foro, il siriano Apollodoro da Damasco, riconoscendogli addirittura un’origine nabatea, e quindi individuando nella realizzazione dei Mercati di Traiano un evidente riflesso della cultura “barocca” di Petra (Giordania). Il complesso traianeo rappresenta comunque un coagulo di esperienza e progettualità degno di un’alta espressione dell’architettura antica che non trova confronti nella panoramica del mondo romano. La presenza di numerosi ambienti in forma di tabernae, come quelli che si aprono sullo spazio centrale della Grande Aula, all’ingresso del monumento, non è necessariamente indice di una funzione commerciale del complesso: i Mercati di Traiano dovevano invece costituire una sorta di “centro polifunzionale”, dove si svolgevano attività pubbliche, soprattutto di tipo amministrativo. La distribuzione degli ambienti, i loro collegamenti e l’articolazione dei percorsi interni, dovevano dipendere dalle diverse funzioni di questi, come uffici o archivi, in stretto collegamento con il complesso forense. In alcuni ambienti del Corpo Centrale, caratterizzati dalla presenza di un abside e di nicchie sulle pareti, aveva forse sede il procurator Fori Divi Traiani. A causa della continuità del loro utilizzo nel tempo gli edifici dei “Mercati” recano le tracce anche di numerosi interventi successivi. Lavori di epoca severiana sono attestati nelle strutture che si affacciano sulla via della Torre, mentre l’ insula che prospetta sulla attuale via della Salita del Grillo presenta tracce di interventi del IV d.C. e forse successivi.
1 Età Imperiale
Età Medioevale “Tramontato” l’impero romano, si succedono gli interventi delle famiglie nobili della città che prendono possesso dei diversi edifici, frazionandone la 8
proprietà e trasformando i Mercati di Traiano nel possente castellum Miliciae. Il potentissimo papa Bonifacio VIII ne viene in possesso nel 1300 circa, ma non riesce a mantenerlo a lungo, malgrado le ingenti risorse economiche investite. Dopo di lui, l’imperatore Arrigo VII, sceso a Roma per essere incoronato imperatore nella Basilica Lateranense, vi stabilisce nel 1312 il proprio quartier generale, alloggiandovi corte e truppe e utilizzando la Torre delle Milizie, che occupa il loggiato di un precedente palatium. In una prima fase, tra il 1200 e il 1250, essa era alta e sottile, costruita interamente in tufelli, ma successivamente, tra il 1250 e il 1280, foderata da un poderoso muro in laterizio, nella forma tuttora conservata. La Grande Aula, gravemente danneggiata e declassata a fienile, viene denominata Thermae de Paliariis probabilmente per la presenza dei discendenti realizzati con tubuli. La ricostruzione con materiali diversi di tratti della facciata del Corpo Centrale sulla via Biberatica e la perdita della sua parte terminale testimoniano un crollo rovinoso, forse da addebitarsi al distruttivo terremoto del 1349: i danni dovettero essere aggravati da anni di mancata manutenzione. In alcune rappresentazioni grafiche realizzate tra il XV e il XVI secolo, anche la Grande Aula appare ormai priva della facciata, mentre il Grande Emiciclo è ormai parzialmente interrato: quanto resta della decorazione laterizia delle edicole ispira trattatisti e architetti rinascimentali per le facciate dei nuovi palazzi nobiliari.
2 Età Medievale
Fase Conventuale Papa Pio V della famiglia Ghisleri assegna l’area al convento di S.Caterina da Siena e dal 1574 l’insediamento delle strutture del convento, la cui progettazione era stata in un primo tempo affidata all’architetto Sallustio Peruzzi, trasforma radicalmente gli edifici antichi, stravolgendone l’organizzazione spaziale e le comunicazioni interne ed esterne. Infine, dopo la designazione di Roma a capitale d’Italia, nel 1885 il convento viene allontanato per far posto alla caserma “Goffredo Mameli”. Nel frattempo, agli inizi del XIX secolo, durante l’occupazione napoleonica di Roma, furono progettati i primi scavi nell’area della Basilica Ulpia del Foro di Traiano, poi realizzati sotto papa Pio VII, e fu indagata anche l’estremità meridionale del Grande Emiciclo, riportando alla luce la via basolata che separava il complesso dei Mercati dal Foro di Traiano.
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3 Fase Conventuale
Recupero Anni Governatorato Un nuovo radicale cambiamento attende tutta l’area monumentale con i lavori di “scoprimento e isolamento del Mercato di Traiano” operati tra il 1926 e il 1934, nel quadro del grandioso progetto di scavo dei Fori Imperiali, propugnato dal senatore Corrado Ricci: con l’intervento del Governatorato quasi tutte le modifiche apportate nel tempo, vengono eliminate per riportare alla luce l’architettura romana originaria. Tutto il complesso viene “letto” in chiave commerciale: solo lungo le vie basolate si rinvengono effettivamente i resti dei portali in travertino caratteristici delle tabernae, le antiche “botteghe”, ma il modulo viene largamente riproposto ovunque e le strutture mancanti vengono in più punti ricostruite con massicce integrazioni. La Grande Aula, mentre ancora si stanno ultimando i lavori di restauro in altre parti del monumento, viene utilizzata quale sede espositiva per mostre ispirate dalla presunta funzione di mercato, con allestimenti su temi agroalimentari o floreali.
4 Periodo del Governatorato
5 Corpo Centrale Foto Storiche dal Governatorato a Oggi
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6 Foto documentarie dal Governatorato a Oggi del Grande Emiciclo
7 Foto documentarie dal Governatorato a Oggi della parte Centrale della Via Biberatica
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8 v Foto documentarie dal Governatorato a Oggi della parte Nord della Via Biberatica
9 Arcone che scavalca la Via Biberatica
9 Foto delle Tabernae
Stato Attuale Nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale i Mercati di Traiano vivono un periodo di abbandono mentre la situazione urbanistica ed ambientale muta: via dei Fori Imperiali e via Quattro Novembre diventano assi fondamentali per il traffico veicolare, causando il progressivo e inesorabile aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico e riducendo le aree archeologiche a fondali di vie a traffico veloce. Fortunatamente la sensibilità di alcune amministrazioni cittadine e il rinnovato dibattito sul destino della città e del suo patrimonio, riattivano dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso i finanziamenti. Gli interventi che ne conseguono sono 12
destinati ad affrontare opere di restauro, recupero e funzionalizzazione del complesso, in vista della sua destinazione a sede permanente del Museo dei Fori Imperiali, inteso come museo dedicato all’architettura degli edifici forensi e alla loro decorazione scultoreo- architettonica. La finalità è quella di mantenere il più possibile inalterata la fruibilità del monumento romano, ma nel contempo di offrire ad un vasto pubblico la percezione reale della volumetria e della complessità costruttiva dei Fori, attraverso la ricomposizione di partiti architettonici e l’ausilio di strumenti multimediali.
10 Stato Attuale
L’area archeologica: I Fori Imperiali e i Mercati di Traiano
11 Fori Imperiali
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Fori Imperiali Con la denominazione “Fori Imperiali” sono indicati i cinque complessi monumentali di committenza imperiale costruiti in continuità topografica con il Foro Romano di età regio- repubblicana e in sua sostituzione religiosa, politica ed amministrativa. Secondo l’ordine cronologico d’inaugurazione, seguito anche in questo volume nella presentazione dei singoli contesti, essi sono: il Foro di Cesare (46 a.C.), il Foro di Augusto (2 a.C.), il Tempio della Pace (75 d.C.), il Foro di Nerva o Transitorio (97 d.C.) e il Foro di Traiano (112 e 113 d.C.); contestualmente a questo ultimo è stato di nuovo inaugurato il Foro di Cesare ristrutturato, ed è stato costruito il complesso di edifici oggi definito “i Mercati di Traiano”. I complessi forensi, realizzati con le ingenti ricchezze accumulate nelle guerre, avevano carattere celebrativo ed auto rappresentativo dei loro committenti, che con il loro impero garantivano la pace a Roma. Per il loro impianto fu modificata l’orografia e vennero sacrificate parti abitate e strutture pubbliche, anche sacre. Significativamente, l’iscrizione incisa sulla base della Colonna di Traiano ne attesta la funzione di indicare quanto era alto il mons sbancato per la costruzione del foro omonimo. Ogni complesso è stato progettato in rapporto concettuale e fisico con i precedenti, e con essi comunicava attraverso aperture sui diversi lati. Dal punto di vista urbanistico- architettonico, i Fori sono piazze monumentali porticate con esedre, con impianto assiale e centralizzato; di forma quadrangolare, presentano dimensioni ed orientamento differenti, in relazione agli spazi e, in parte, alle strutture preesistenti; il lato di fondo era enfatizzato dal tempio dedicato alla divinità protettrice dell’imperatore, la cui presenza era evocata ripetutamente mediante la sua rappresentazione a cavallo o su quadriga, le iscrizioni con il suo nome e i riferimenti simbolici delle iconografie e dei motivi decorativi. La funzione giuridico -amministrativa era espletata nelle basiliche civili, mentre la connotazione culturale era assicurata dalle biblioteche e dalle gallerie di statue. Lo schema architettonico, monumentalizzato dalle dimensioni grandiose e dal ricco apparato decorativo e scultoreo con pregiati marmi colorati, costituì un modello da esportare e riprodurre nelle province romane. Foro di Cesare Il Foro di Cesare e il tempio di Venere Genitrice furono inaugurati nel 46 a.C., l’ultimo giorno delle celebrazioni per il trionfo di Giulio Cesare. La costruzione di un nuovo Foro, destinato ad ampliare gli spazi ormai congestionati del Foro Romano, era stata già programmata nel 54 a.C., quando Cicerone racconta, in una lettera all’amico Attico di essere stato incaricato da Cesare, allora impegnato in Gallia, dell’acquisto dei terreni. Per la realizzazione del complesso fu necessario effettuare un primo sbancamento nelle pendici del Campidoglio. Nel 48 a.C., prima della risolutiva battaglia di Farsalo contro Pompeo, Cesare aveva promesso in voto un tempio a Venere Vincitrice, alla quale era già stato dedicato un tempio, collocato alla sommità della cavea del Teatro di Pompeo nel Campo Marzio. Il tempio cesariano venne costruito sul fondo del nuovo Foro, ma venne poi dedicato a Venere Genitrice, la mitica progenitrice della famiglia Giulia, attraverso Iulo-Ascanio, figlio di Enea. La costruzione della piazza avvenne contemporaneamente al rifacimento della Curia, sede del Senato, il cui tradizionale orientamento secondo i punti cardinali venne modificato per accordarsi a quello del nuovo complesso. La piazza fu inaugurata ancora incompleta e i lavori furono portati a termine da Augusto, come egli stesso ricorda nelle Res Gestae. All’epoca di Traiano (113 d.C.), in seguito agli sbancamenti resisi necessari per la costruzione del suo Foro, il tempio di Venere Genitrice venne integralmente ricostruito. Il nuovo edificio mantenne la medesima pianta di quello precedente, ma l’abside della cella, non più addossata alla collina, venne nascosta da due tratti di muro rettilinei, in prosecuzione delle pareti della cella. Il Tempio ricevette una ricchissima decorazione marmorea. Il tempio di Venere Genitrice Il tempio di Venere Genitrice conserva splendidi resti della ricostruzione di epoca traianea. Tre delle colonne sul lato occidentale del tempio sono state rialzate, con completamenti in mattoni, dopo gli scavi degli anni ’30 del Novecento e sorreggono la ricca trabeazione, con un lussureggiante fregio a girali d’acanto. La presenza nel tempio degli Amorini, che si ripetono anche sui lacunari degli 14
architravi nella trabeazione principale e nel fregio appartenente al primo ordine interno della cella, è legata alla figura mitologica del dio Eros, figlio di Venere, raffigurato come fanciullo alato. Dalle fonti antiche sappiamo che nel tempio erano ospitate numerose opere d’arte: dattiloteche (raccolte di gemme incise) e statue, tra le quali una statua di Cleopatra in bronzo dorato e una di Giulio Cesare con la stella (sidus Caesaris) sulla fronte. La decorazione interna della cella traianea comprendeva due ordini di colonne addossati alla parete, con lesene retrostanti. Al primo ordine il fregio presentava un motivo di Amorini che recano vari oggetti: tra quelli conservati, uno scudo con testa di Medusa e una faretra, mentre altri Amorini versano del liquido da un anfora in un bacino. Probabilmente gli oggetti evocano simbolicamente la presenza di diverse divinità che accompagnano la dea nel suo aspetto di progenitrice della natura.
12 Foro di Cesare disegno ricostruttivo e sotto il Tempio di Venere Genitrice
Foro di Augusto Con ogni probabilità la vera edificazione del Foro di Augusto deve essere iniziata dopo il periodo tra il 30 e il 27 a.C., anni durante i quali Ottaviano conquistato l’Egitto ed eliminato
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Antonio (30 a.C.), restituisce simbolicamente la res publica al Senato e al popolo romano e somma le più alte cariche dello Stato repubblicano, cui aggiunge l’ imperium (il comando militare) per le province non sottomesse (27 a.C.), acquisisce il titolo di Augustus. Nel 23 a.C. aggiunge anche il fondamento dei tribuni repubblicani (la tribunicia potestas), saldando l’antica tradizione romana con il nuovo corso, attraverso l’ispirazione ai summi viri, gli uomini illustri che hanno “fatto” Roma. Il Foro augusteo rientra in un vasto disegno di riorganizzazione dell’area centrale tra il Foro Romano, il Foro di Cesare e la Basilica Emilia, mentre il suo perimetro verso la Subura (attuale rione Monti) è condizionato dalla viabilità e dal condotto fognante preesistenti a monte. Lo spazio centrale, con andamento irregolare a E, è dominato dal tempio, imponente rispetto la presunta piazza antistante e ai due stretti corridoi laterali. Per fare spazio all’Aula del Colosso al termine del portico settentrionale è stato addirittura “tagliato” l’edificio oggi conosciuto come Casa dei Cavalieri di Rodi. I recenti scavi hanno rivelato l’esistenza di una terza esedra in corrispondenza del Foro di Traiano, eliminata per fare posto ad un edificio traianeo, e, quindi, è stata giustamente ipotizzata l’esistenza di una quarta esedra speculare, anch’essa successivamente eliminata per fare posto al Foro di Nerva. Spazi così articolati suggeriscono diverse funzioni, così come fanno in parte le fonti storiche.
L’Aula del Colosso risulta volutamente incastonata nell’angolo nord-orientale del Foro, sul fondo dell’ampio portico occidentale, nella posizione tipica dei sacelli strettamente connessi alle basiliche come nei complessi provinciali, ma in questo contesto l’ambiente è destinato ad un culto rivolto, sì, alla figura imperiale, ma con una specifica accezione. Lo spazio è caratterizzato dallo sviluppo verticale accentuato dalla relativa esiguità della sua area. La parete di fondo dell’Aula sulla quale si stagliava il Colosso, ha rivelato un rivestimento costituito da lastre rettangolari in marmo bianco lunense almeno fino all’altezza della statua, ovvero 11 metri circa. La conservazione di fori per grappe per il montaggio delle lastre e l’esame dei loro diversi spessori hanno permesso di proporre una sequenza dei motivi decorativi vegetali, con andamento leggermente curvilineo tale da far pensare al disegno delle pieghe di un tessuto che faceva da sfondo alla statua colossale. Nei pochi resti riconducibili alla statua acrolita si riconoscono la mano destra che impugna un attributo circolare, la sinistra della quale si conserva il dorso disteso, e un tratto del braccio forse appena oltre il polso. I tre reperti sono scolpiti in prezioso marmo pario della migliore qualità come nel caso dell’Augusto di Prima Porta. I portici Ai portici si accede dalla piazza salendo tre gradini e, ormai ne abbiamo certezza, davanti alle colonne della facciata, si trovano basamenti con statue. La facciata si compone di un solo ordine di colonne in giallo antico con basi attiche e capitelli corinzi in marmo lunense, sormontato da un fregio-architrave in blocchi separati. L’ordine era a sua volta sovrastato da un alto attico, che contribuiva a slanciare i portici, altrimenti schiacciati dall’altezza del Tempio e che all’interno era mascherato da un soffitto in stucco sospeso. L’attico si articola in avancorpi sporgenti che sostengono le figure femminili di Cariatidi: la loro elegante acconciatura è scolpita in un solo blocco con il cercine, il kyma ionico e l’abaco ad imitazione di un “canestro” trasformato in un capitello. Sul piano di fondo, tra le cariatidi trovano posto pannelli quadrangolari, incorniciati da una fascia decorata e nei quali erano iscritti clipei, elementi circolari alludenti a scudi - imagines clipeatae - la cui incorniciatura convessa varia con almeno tre diversi motivi decorativi. Le Esedre Il possente ordine di passaggio dai portici alle esedre di fatto scherma l’interno delle esedre e forse l’ingresso a queste lo possiamo immaginare sottoposto a controllo nel caso si stiano svolgendo udienze. Il primo dei registri che componevano le esedre del Foro presenta nicchie un pò più strette rispetto a quelle dei portici, poichè si adattano alla curvatura, che verosimilmente ospitano i maggiori cicli statuari di cui ci parlano le fonti, corredati di tituli ed elogia su tabulae affisse sotto le statue. Attraverso la titolatura dei personaggi rappresentati e il racconto delle loro gesta, delle loro opere positive per la grandezza di Roma, si realizzava di fatto un vero e 16
proprio piano di comunicazione della propaganda augustea. Nella nicchia centrale dell’esedra settentrionale immaginiamo il gruppo scultoreo di Enea che fugge da Troia ponendo in salvo i Penati , il padre Anchise e il figlioletto Ascanio: il fondamento della gens Iulia. Nelle nicchie laterali figuravano anche i re di Albalonga, a rappresentare le origini di Roma, mentre nell’esedra meridionale era collocato Romolo, cui Augusto si ispira quale nuovo fondatore della città e del suo impero, ma raffigurato come eroe vittorioso che trasporta le armi dei nemici sconfitti. Ai lati di Romolo ben figurano i summi viri, coloro che “hanno fatto” la grandezza di Roma sotto vari punti di vista, militare e civile, secondo l’ideologia del principato augusteo.
13 Foro di Augusto disegno ric. e le parti del foro sotto .
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Foro o Tempio della Pace Il Tempio della Pace, voluto dall’imperatore Vespasiano per celebrare il trionfo sulla rivolta giudaica (71 d.C.), fu inaugurato nel 75 d.C. Destinato a conservare i trofei più preziosi del bottino accumulato con la conquista di Gerusalemme, custodiva il candelabro a 7 braccia e le trombe d’argento presi dal Tempio e ostentatatamente rappresentati sui rilievi trionfali dell’Arco di Tito sulla Via Sacra. La denominazione “Templum Pacis”, nota dalle fonti antiche, ne riflette la diversità progettuale e planimetrica rispetto agli altri Fori di committenza imperiale, e ne sottolinea il carattere sacro. Il complesso monumentale fu impiantato sul Macellum, il mercato di età repubblicana distrutto dall’incendio divampato sotto Nerone (64 d.C.), e ne fu forse condizionato nell’orientamento e nella disposizione degli spazi. Le strutture conservate sono soprattutto pertinenti alla ricostruzione di Settimio Severo seguita al grave incendio del 192 d.C. Lo schema architettonico del tempio è stato ricostruito attraverso la documentazione grafica fornita dalla Forma Urbis, la pianta marmorea di Roma realizzata in scala 1:246 all’inizio del III secolo d.C., e i rinvenimenti delle indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Roma negli ultimi anni. L’aula aveva pianta rettangolare con abside, ed era preceduta da un altare e da un pronao esastilo allineato lungo l’asse del portico e articolato in due file di colonne di dimensioni maggiori rispetto a quelle del portico. Ad esse sono stati attribuiti i frammenti di fusti lisci di granito rosa di Assuan di m 1,80 di 18
diametro recentemente recuperati. Nell’abside, su basamento su podio, era collocata la statua di culto, il cui tipo iconografico, con figura femminile seduta con ramo di palma nella mano destra e con mano sinistra adagiata sul grembo, è riprodotto sulle monete commemorative coniate nel 75-76 d.C. Due blocchi di travertino ai lati della base recano un incasso funzionale all’alloggiamento di elementi verticali: di grande suggestione è l’ipotesi che fossero trofei o spoglie del Tempio di Gerusalemme. In età severiana il vano fu pavimentato in opus sectile a grande modulo, con una sequenza di rotae (tondi) in pavonazzetto, granito e porfido inscritte in quadrati di giallo antico, all’interno di uno schema reticolare in lastre di pavonazzetto. Da alcuni studiosi l’aula è stata identificata come la bibliotecha attestata dalle fonti, sulla base del confronto con l’articolazione planimetrica ed architettonica della cosiddetta Biblioteca di Adriano ad Atene. L’area scoperta, sistemata a giardino e i portici, ospitavano numerose sculture, i cui basamenti riportavano il nome dello scultore in caratteri greci. Un grande labrum (vasca) in porfido si trovava nel portico di ingresso.
14 Foro della Pace disegno
Foro di Nerva o Transitorio Nella sequenza costruttiva dei grandiosi complessi imperiali, Il Foro inaugurato dall’imperatore Nerva nel 97 d.C. si pone in una posizione emblematica: è stato infatti voluto dal suo predecessore Domiziano (81-96 d.C.) nell’ambito di un programma di occupazione dello spazio urbano che insisteva su una zona unitaria e che ha comportato, pertanto, originali soluzioni urbanistiche e architettoniche. È stato costruito, infatti, nello stretto spazio compreso tra il Foro di Cesare, il Foro di Augusto ed il Tempio della Pace, su un tratto dell’ Argiletum, l’antico percorso che, attraversando il quartiere omonimo, collegava il Foro repubblicano con il quartiere della Subura. L’originaria funzione di passaggio è indicata dalla denominazione Forum Transitorium con cui è noto in età tardoantica, e dalla planimetria adottata, orientata sudovest-nordest e sviluppata in senso longitudinale. Il complesso era delimitato da alte mura in blocchi di peperino rivestite da lastre di marmo e provviste di accessi: sul lato verso il Foro Romano si aprivano tre aperture, mentre su quello opposto fungeva da cerniera verso la Subura un ingresso monumentale costituito da un’esedra porticata a forma di ferro di cavallo, rappresentata nella Forma Urbis e denominata Porticus Absidata nei Cataloghi 19
Regionari di età costantiniana. La Porticus era preceduta dal Tempio dedicato a Minerva, la dea che proteggeva Domiziano e che alla sua morte ne avrebbe assicurato l’apoteosi tra gli dei, come già aveva fatto con Ercole. L’iscrizione tuttavia recava il nome di Nerva, e doveva quindi essere stata riscritta dopo la morte e la damnatio memoriae di Domiziano. Il tempio aveva pronao esastilo ed aggettante; le colonne marmoree, poste con intercolumni irregolari, sorreggevano capitelli corinzi sui quali poggiava l’architrave, occupato dalla dedica sulla fronte e decorato sui lati dal motivo con bucrani e strumenti sacrificali. L’ordine di colonne che decorava i muri di recinzione del Foro presentava un attico ornato da rilievi con figure femminili. Il fregio del Tempio di Minerva era occupato sulla fronte dall’iscrizione di dedica e sui lati da una decorazione con bucrani (crani di bue) e strumenti sacrificali. Foro di Traiano Il Foro di Traiano venne inaugurato nel 112 d.C., a completare il grande quartiere monumentale dei Fori Imperiali, mentre la Colonna di Traiano lo fu l’anno successivo, insieme al ricostruito tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare. Lo spazio per erigere l’enorme complesso (300 x 185 m), essendo insufficiente l’area rimasta libera ai piedi dei colli, venne ricavato tagliando le pendici del Quirinale e del Campidoglio, collegate da una sella montuosa. Le opere di scavo furono probabilmente iniziate già sotto Domiziano, parallelamente alla sistemazione del Foro di Nerva. L’impresa, che dovette essere interrotta dopo la morte di questo imperatore, assassinato in una congiura nel 96 d.C., fu proseguita da Traiano e finanziata con il bottino ricavato dalla conquista della Dacia (attuale Romania), condotta in due successive campagne militari (101-102 e 105-106 d.C.) e conclusa con la sconfitta e sottomissione dei Daci e la morte del loro re Decebalo. Architetto dell’opera fu Apollodoro da Damasco, ingegnere militare che aveva accompagnato l’imperatore nella guerra vittoriosa. La pianta del Foro di Traiano si presentava più articolata e complessa rispetto a quella dei suoi predecessori: comprendeva, infatti, una vasta piazza, fiancheggiata da portici con retrostanti esedre, dominata da un lato dall’imponente Basilica Ulpia, alle cui spalle si ergeva la Colonna di Traiano, tra i due ambienti interpretati come biblioteche; sul lato opposto, la piazza era chiusa da un ampia sala a pianta trisegmentata (con settore centrale rettilineo e settori laterali obliqui verso l’interno), la cui monumentale facciata colonnata faceva da sfondo alla colossale statua equestre dell’imperatore, e, alle spalle del settore centrale di questa, da un cortile quadrangolare che doveva mettere il complesso in comunicazione con il Foro di Augusto. Il monumentale complesso era utilizzato come sfondo solenne di cerimonie pubbliche, testimoniate in più occasioni dalle fonti antiche, e per l’erezione di statue, destinate ad onorare personaggi illustri nelle varie epoche. Mercati di Traiano “Mercati di Traiano” è il nome moderno di un esteso complesso di edifici in laterizio, articolati su più livelli con soluzioni architettoniche di grande interesse: sorse contemporaneamente al Foro di Traiano, agli inizi del II secolo d.C. per occupare e sostenere il taglio delle pendici del Colle Quirinale. A causa della continuità del loro utilizzo nel tempo, gli edifici dei “Mercati” recano le tracce anche di numerosi interventi successivi, che vanno dall’età romana, fino ai grandi lavori di scoprimento, restauro e integrazione degli anni 1926-1934. La parte inferiore, a partire dal livello del Foro, comprende il Grande Emiciclo, su tre piani, le due Aule di testata alle estremità e il Piccolo Emiciclo di nuovo su tre piani. La parte superiore è separata da quella inferiore per mezzo di una strada basolata, la via Biberatica, a monte della quale si eleva l’edificio del Corpo Centrale, con ambienti al livello della strada e sui tre piani sovrastanti. Verso nord la via gira per poi perdersi sotto l’attuale via Quattro Novembre, fiancheggiata a monte dal complesso della Grande Aula, con il vasto spazio centrale su cui si affacciano una serie di vani su più livelli. erso sud la strada si collegava all’attuale via della Salita del Grillo, su cui prospettava un isolato a più piani con traccia di interventi post-antichi. Alle spalle della Grande Aula e del Corpo Centrale si trovano un secondo percorso basolato, la via della Torre 20
e, in una zona attualmente sistemata a giardino, altre strutture di età romana, sulle quali venne edificata la medievale Torre delle Milizie (XIII secolo).
15 Foro di Traiano e dei Mercati omonimi sotto
Il Percorso della visita guidata Impostazione Il Museo, dedicato alla decorazione scultoreo -architettonica dei Fori, si propone di affrontarne anche gli aspetti costruttivi e di restituire la visione “finale” originale degli edifici. La decorazione plastica costituiva infatti un tutt’uno con l’architettura già nella fase progettuale, e l’insieme era completato dal “colore”, applicato non solo su intonaco ma anche su superfici marmoree attraverso l’impiego di marmi policromi. Il progetto di allestimento si è posto l’obiettivo di dare continuità ai motivi architettonici attraverso lo studio di integrazioni e ricomposizioni dei frammenti originari: queste, ove possibile nei limiti dovuti all’architettura straordinaria dei Mercati di Traiano, sono state sviluppate anche in altezza, allo scopo di evocare il rapporto spaziale reale ed evidenziare sia l’apparato decorativo e simbolico (il “programma” figurativo e la sua comunicazione in relazione al pubblico dell’epoca), sia il suo rapporto con il sistema costruttivo. Il Museo rappresenta l’accesso all’area archeologica dei Fori da nord: per questo motivo, al piano terra della Grande Aula è prevista l’introduzione alla visita di tutta l’area forense attraverso un apposito apparato multimediale e per mezzo di alcune sale dedicate ai singoli Fori, 21
ognuno simboleggiato da un pezzo particolarmente significativo. Al piano superiore dell’Aula si snodano due sezioni dedicate rispettivamente al Foro di Cesare (ambienti verso la via Biberatica) e alla “Memoria dell’Antico”, tema affrontato attraverso sculture ed elementi architettonici pertinenti il Tempio di Marte Ultore, già conosciuti e riprodotti dal Quattrocento in poi. Sempre allo stesso livello, l’itinerario prosegue nelle sale del Corpo Centrale dedicate alla decorazione architettonicoscultorea dei portici, delle esedre e dell’aula del Colosso del Foro di Augusto. Sono presenti anche prestiti e calchi di materiali non più conservati a Roma, a volte conosciuti solo da imitazioni realizzate per i Fori delle capitali provinciali di poco successivi. Le Sale
Piano Inferiore : 1 Introduzione ai Fori Imperiali Il Museo dei Fori Imperiali espone, nella sala introduttiva a tutti i complessi forensi, un eccezionale ritrovamento. Nel luglio 2005, infatti, durante i nuovi scavi nell’area del Foro di Traiano, in prossimità dell’estremità meridionale del complesso forense, è stata rinvenuta, all’interno di un antico condotto fognario, una testa dell’imperatore Costantino. La testa è stata scolpita rilavorando i tratti di un precedente ritratto non più identificabile: dell’immagine più antica si conservano un’evidente stempiatura e tracce di un diadema, successivamente eliminato, che la qualificano come appartenente ad un personaggio di rango imperiale. La scoperta sembra attestare la prosecuzione nel Foro di Traiano delle gallerie di ritratti imperiali, presenti sui clipei dell’attico dei portici, con nuove sculture di epoca tardo antica. 2 Introduzione al Foro di Traiano Nella sala introduttiva del Museo dedicata al Foro di Traiano ha trovato collocazione la statua acefala di un personaggio loricato (vestito cioè in abiti militari, con la lorica o corazza) in marmo bianco particolarmente pregiato proveniente dall’isola greca di Thasos. L’opera fu rinvenuta negli scavi del 1928-1934 in corrispondenza dell’esedra del portico orientale - alla cui decorazione doveva appartenere - insieme ad una statua di personaggio in toga e ad un’ altra raffigurante un personaggio seduto. Tutte le sculture risultano acefale e sono realizzate nello stesso marmo. La raffinata decorazione della corazza, costituita da grifoni in posizione araldica ai lati di uno stelo emergente da un cespo d’acanto, richiama un motivo largamente presente nei fregi figurati del complesso 3 Introduzione al Foro di Cesare 22
Il compito di introdurre la sezione del Foro di Cesare è affidato allo splendido frammento di fregio-architrave pertinente all'ordine interno della cella del tempio di Venere Genitrice. Il fregio presenta il tema dell'abbondanza e dell'amore, filo conduttore di tutto l'apparato decorativo della fase traianea del Foro di Cesare, rappresentato da figure di amorini raggruppati a coppie: i primi quattro, a partire dal lato destro, sono intenti a sorreggere armi. Gli ultimi tre, in corrispondenza della frattura sul lato sinistro, predispongono un recipiente per versarvi del vino. Gli oggetti rappresentano attributi delle principali divinità olimpiche (la faretra per Diana e Apollo, lo scudo con Gorgone per Minerva, il vino per Dionisio). Sul piano inferiore del blocco, che copriva tutto lo spazio tra il colonnato e la parete della cella, è presente un lacunare e un tratto di soffitto con cassettoni, osservabili per mezzo di uno specchio. 4 Introduzione del Foro di Augusto La riproduzione della facciata del tempio di Marte Ultore nel rilievo dell’ Ara Pietatis Augustae mostra le figure del frontone e le vittorie acroteriali, ad una delle quali potrebbe essere appartenuto un frammento di statua femminile: lo splendido piede destro in bronzo dorato, rinvenuto durante gli scavi degli anni ’30 del novecento proprio davanti al Tempio. La punta delle dita poggia a terra, mentre la caviglia è sollevata, suggerendo quindi l’immagine di una figura in atto di spiccare il volo, sostenuta da un robusto tenone quadrato perfettamente conservato. L’esemplare è collocato, nella sala introduttiva al piano terra. 5 Introduzione al Foro di Nerva La sala ospita la ricomposizione di un pannello dell'attico dello pseudo-portico del Foro di Nerva. I recenti rinvenimenti durante gli scavi archeologici svoltisi nel foro a partire dal 1998, hanno permesso di formulare una nuova ipotesi per il suo programma iconografico: la figura femminile, infatti, rappresenterebbe molto probabilmente una Provincia sottomessa, ad indicare la pace e l'unificazione tra Oriente e Occidente sotto l'impero romano. Nella sala inoltre sono stati allestiti, in scala 1:1, i due frammenti combacianti in marmo bianco del fregio con bucrani del Tempio di Minerva, documentato solo dai disegni di architetti rinascimentali fino alla recente individuazione. 7 Introduzione al Tempio della Pace Le fonti ricordano il Tempio della Pace come un museo all’aperto con esposte le opere dei più celebri artisti greci, parte delle quali erano state depredate in Grecia ed in Asia Minore da Nerone per essere poste nella Domus Aurea. Al tema della pacificazione universale, intesa come conclusione delle guerre rivolte all’esterno e simboleggiata dalle spoglie giudaiche, veniva quindi associato il tema caro alla dinastia Flavia della pace interna, rappresentato dalla “restituzione” ai Romani delle opere d’arte che Nerone aveva tenuto per sé. La ricchezza della decorazione scultorea della piazza può essere immaginata attraverso i basamenti che sorreggevano le statue, ciascuna dei quali riportava il nome e la provenienza dell’artista che l’aveva realizzata. L’omogeneità morfologica dei basamenti e la paleografia indicano la loro pertinenza all’intervento di restauro successivo all’incendio del 192 d.C. Il busto-ritratto in bronzo del filosofo stoico Crisippo (281-208/204 a.C.), di età Flavia (75-80 d.C.), rinvenuto nell’area del portico ovest in uno strato altomedioevale, rappresenta un altro eccezionale ritrovamento degli ultimi scavi archeologici .
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Piano Superiore: 5 Sale Sezione di Cesare: Pezzi Cesariani Nella prima sala della sezione sono allestiti alcuni frammenti architettonici pertinenti alla fase originaria del complesso, in particolare all’ordine del portico e a quello dei pilastri che schermavano lo spazio delle absidi alla testata dei portici. Tra i pezzi esposti è degno di nota il frammento di capitello, decorato su tre lati: si tratta di uno dei più antichi esemplari in marmo, elaborati nel momento in cui si andava definendo un nuovo stile decorativo romano: caratteristica la presenza di un viticcio terminante in rosetta. Tempio di Venere Genitrice dec. Esterne Due sale contigue ospitano i frammenti pertinenti la decorazione esterna del tempio: vi sono stati ricomposti esempi dei pannelli con amorini raffigurati nell’atto di sorreggere ghirlande e di sacrificare tori (Amorini tauroctoni), in due diversi schemi compositivi. Il tempio di Venere Genitrice era arricchito inoltre da finissimi elementi decorativi, come la lesena decorata con tralci di vite, ricomposta nella sala, o il frammento della cornice con mensole della trabeazione esterna, che conserva la decorazione della sima, in cui compaiono delfini con le code intrecciate intorno a tridenti, alternati a calici di acanto nascenti da conchiglie. L’elemento marino si riferisce probabilmente alla mitica nascita di Venere dalla spuma del mare Tempio di Venere Genitrice dec Interne Anche la decorazione interna del tempio di Venere Genitrice era molto ricca; sono esposti frammenti di altri pannelli con Amorini: uno nello schema degli Amorini desinenti in cespi d’acanto rovesciati e intenti a decorare candelabri, mentre gli altri appartengono a rilievi di larghezza ridotta con Amorini singoli in vari atteggiamenti. Un chiaro richiamo a Dioniso è rappresentato da un pannello a rilievo nel quale è raffigurato un cratere, con ai piedi una maschera teatrale ed una pantera dal corpo maculato. Nella sala è presente anche una base finemente decorata, con parte dell’imoscapo rivestito da una corona di foglie d’acanto; esemplari della medesima base appartenenti a colonne vennero riutilizzati, con i relativi capitelli, nel portico di ingresso del Battistero Lateranense. Sezione del Foro di Augusto Grande Emiciclo sup.7 sale •
L'aula del Colosso : Il Colosso era collocato su un alto podio realizzato in blocchi di tufo, progettato ed eseguito insieme all’Aula. Le impronte dei piedi riconoscibili sul piano superiore del podio, ritagliate nelle lastre di pavonazzetto del rivestimento, dimostrano che la figura poggiava sul piede sinistro avanzato (circa cm 177 di lunghezza), mentre il piede destro (circa cm 166) è arretrato, quasi a finire nel muro retrostante. Della statua acrolita rimangono tre frammenti in marmo bianco greco insulare (dall’isola di Paros): la mano destra che impugna un attributo circolare, la sinistra della quale si conserva il dorso disteso, e un tratto interno del braccio destro, forse appena oltre il polso. Tutti e tre i reperti sono lavorati in modo da aderire alla struttura di sostegno della statua, con ogni probabilità in legno e/o ferro, e conservano la plasticità della scultura nel dettaglio dell’apparato venoso, reso con straordinaria efficacia e morbidezza. La ricostruzione credibile dell’altezza della statua, compatibile anche con alcune tracce sulla parete, è di circa 11 metri e la sua possibile identificazione con il genius Augusti appare la più sostenibile. Infine, la parete di fondo dell’Aula, sulla quale si stagliava il Colosso, era rivestita da lastre rettangolari in marmo bianco lunense (almeno fino all’altezza della statua colossale) dipinte con motivi decorativi vegetali, dall’andamento leggermente curvilineo, come per imitare le pieghe di un tessuto, un tendaggio rappresento illusionisticamente. 24
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Portici ed esedre: Passando negli ambienti del Corpo Centrale “entriamo” nella sezione dedicata ai portici del Foro, dove è ospitata la ricomposizione di una parte dell’ordine architettonico sulla facciata verso la piazza. Una struttura metallica a traliccio ‘sospende’ la ricomposizione, permettendo di apprezzare ad una discreta quota il partito architettonico comprendente il sommoscapo del fusto in marmo giallo antico ed il capitello di una delle due colonne, sormontati dagli elementi della trabeazione con architrave (in calco), fregio e cornice, tutti decorati sui due lati. Di fronte alla ricomposizione sono esposti singoli, preziosi e raffinati frammenti di sculture pertinenti la decorazione dell’attico la cui ricomposizione è presentata al piano terra, che consentono di apprezzare da vicino la qualità e le varianti delle teste di divinità maschili e delle figure femminili. Le teste, infatti, in alcuni casi erano ispirate direttamente alla rappresentazione di Giove Ammone con le corne d’ariete, in altri casi, come nei nostri esemplari, non avevano le corna e indossavano il torques, monile di ambiente celtico e asiatico, all’epoca molto diffuso. Tutte le teste conosciute, conservate a Roma e altrove, fanno pensare alla presenza di botteghe rodie (dall’Asia Minore), appositamente chiamate a Roma da Augusto ed impegnate nel cantiere del Foro. Come dimostra la firma su un frammento di Cariatide, queste sono copie delle famose figure dell’Eretteo sull’Acropoli di Atene, ma rielaborate ed adattate ad un diverso significato simbolico. Il possente ordine di passaggio dai portici alle esedre scherma di fatto l’interno delle esedre stesse, il cui ingresso era probabilmente sottoposto a controllo durante le udienze che vi si svolgevano. Nelle nicchie trovavano posto le statue degli antenati di Augusto e degli uomini che avevano fatto la grandezza di Roma. La ricomposizione della nicchia presentata nel museo è pertinente ad una di quelle del portico, come attesta la conservazione quasi integrale di una semicolonna in giallo antico, la cui decorazione era analoga a quella delle esedre.
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Grandi elementi architettonici I grandi frammenti marmorei esposti in questa sala permettono di prendere visione della monumentalità degli ordini architettonici del Foro di Augusto ma, soprattutto, della varietà delle tipologie di marmo impiegati. Gli interni degli edifici, in contrasto con la piazza dove domina il marmo bianco delle cave di Luni (oggi Carrara), erano arricchiti dai rivestimenti parietali e dalle pavimentazioni in diverse varietà di marmi che si ripetevano anche sui fusti degli ordini architettonici. Le grandi cave che in questo periodo cominciano a passare alla proprietà imperiale, forniscono varietà vivacemente colorate, provenienti dalle più diverse province dell’impero. Nella sala sono ospitati: un fusto di lesena in marmo giallo antico dalle cave di Chemton, nell’odierna Algeria, pertinente al secondo ordine della esedra, un sommoscapo di fusto di colonna tra portici ed esedra in marmo africano, dall’isola greca di Teos, ed un fusto di pilastro in marmo cipollino.
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Il modello del Foro di Augusto nella penisola Iberica Nella nicchia centrale dell’esedra settentrionale del Foro era ospitato il gruppo scultoreo di Enea che fugge da Troia ponendo in salvo i Penati, il padre Anchise e il figlioletto Ascanio, capostipite della gens Iulia. Nell’esedra meridionale, invece era collocato Romolo, cui Augusto si ispira quale nuovo fondatore della città e del suo impero, ma raffigurato come eroe vittorioso che trasporta le armi dei nemici sconfitti. Tra i molti reperti, tuttora conservati nei nostri depositi, ben poco sembra attribuibile ai due gruppi scultorei. In compenso alcuni rinvenimenti eccezionali nelle province ispaniche ci vengono in soccorso. Infatti, il modello del programma figurativo del foro di Augusto venne “esportato” nelle città dell’impero, e soprattutto nella penisola iberica, dove sorsero complessi monumentali ispirati al modello della capitale, pur con le inevitabili differenze 25
per le diverse esigenze di rappresentazione. È stato possibili esporre una ricomposizione del gruppo scultoreo di Enea, presente anche nel “Foro di marmo” di Merida (antica Augusta Emerita, capitale della provincia di Lusitania), ottenuta con calchi dei frammenti conservati nel Museo de Arte Romano della città e del Museo archeologico nazionale di Madrid. Nella stessa sala è inoltre esposto il calco, dono del Municipio di Cordova, di un personaggio loricato, pertinente ai gruppi collocati nel Foro della città (capitale della provincia di Betica). Ricomposizione del gruppo scultoreo con Enea, Anchise e Ascanio con calchi in resina da frammenti originali dal Foro marmoreo di Mérida (Spagna). Sezione della “Memoria dell’Antico” 4 sale Descrizione: Nel Cinquecento era probabilmente visibile qualcosa in più delle architetture e dei materiali del Foro di Augusto rispetto ad oggi. Gli elementi architettonici della decorazione interna della cella del Tempio di Marte Ultore rimasero a lungo visibili e furono disegnati da architetti e artisti rinascimentali, che ne tentarono anche in alcuni casi la ricostruzione grafica.. Fondamentali quindi gli studi basati sul rilievo diretto di Baldassarre Peruzzi: l’architetto realizzò una veduta ortogonale che è per metà prospetto frontale, e per metà sezione con vista dell’interno - con la quale è possibile apprezzare sia l’ordine esterno che quello che decorava l’interno della cella, del quale sono documetati il capitello e la base di colonna. Significativo il seguito di trattatisti che si rifaranno a lui, introducendo elementi di fantasia o, al contrario, osservazioni di notevole interesse come nel caso di Andrea Palladio. I resti ancora visibili del Tempio di Marte Ultore e dell’alto muro di recinzione a cui questo si addossa, diedero l’occasione a studiosi e architetti di formulare ipotesi sulla pianta e sull’aspetto del complesso. Alcune di esse tuttavia, alla luce dei dati emersi dagli scavi novecenteschi e giubilari, si sono in seguito rivelate opere di fantasia. •
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Decorazione interna del Tempio di Marte Ultore Dall’esterno del Tempio, in marmo bianco, superato il pronao si passa gradualmente al “colore” del pavimento realizzato in lastre di marmi policromi. Proseguendo, si accede alla cella attraverso un’ampia porta, finemente decorata e splendente di marmi colorati. Lungo le pareti, sull’alto podio continuo, si elevano due ordini binati di colonne libere e lesene retrostanti dai fusti in pavonazzetto (come dimostra l’attribuzione di frammenti di un sommoscapo all’ordine superiore), sormontate da capitelli corinzi della massima eleganza, intagliati in marmo lunense statuario. Si conosce la decorazione dei capitelli e delle basi di lesena del primo ordine, famosi per l’esemplare quasi integro arricchito, nella corona superiore, da cavalli alati (pegasi) che nascono da eleganti girali d’acanto, sostenuti nel registro inferiore da foglie in stile corinzio. Oltre al capitello di lesena, conservato quasi per intero, i frammenti esposti documentano l’esistenza di simili capitelli di colonna o di varianti con abaco decorato. Nella sala è esposta anche una ricostruzione in gesso della corrispondente base di colona decorata. Sala con fregio a girali Il blocco, decorato con girali d’acanto nascenti da un cespo centrale, venne rinvenuto nel Foro di Augusto. Le ridotte dimensioni del fregio, la presenza della decorazione anche sul lato sinistro e l’incasso visibile sul piano superiore, probabilmente per lastre marmoree di rivestimento, hanno fatto ipotizzare una sua appartenenza allo zoccolo (elemento inferiore) di un basamento di grandi dimensioni, costruito in muratura e rivestito in marmo. Potrebbe trattarsi dell’altare collocato sulla scalinata del Tempio di Marte Ultore, oppure del basamento per la statua di Augusto su quadriga trionfale, che le fonti collocano nella piazza del Foro Il plastico di Italo Gismondi Il plastico del Foro di Augusto, realizzato da Italo Gismondi (1887-1974) dopo gli scavi degli anni Trenta del Novecento, riproduce 26
quanto all’epoca rimesso in luce, ovvero il Tempio di Marte Ultore, i portici e le esedre maggiori (spazi coperti a pianta semicircolare); l’area verso il Foro di Cesare non è compresa nella ricostruzione in quanto non indagata in quegli anni. Gli studi successivi e gli scavi archeologici avviati in occasione del Giubileo del 2000 hanno precisato la ricostruzione del complesso in alcuni particolari, tra cui la presenza di una seconda coppia di esedre minori, che furono in seguito eliminate per la costruzione dei Fori di Nerva e di Traiano, e un diverso andamento delle coperture, in particolare quelle delle esedre. Il Plastico è realizzato in Gesso.
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Decorazione esterna del Tempio di Marte Ultore Il Tempio di Marte Ultore viene considerato il primo esempio di applicazione dell’ordine corinzio canonico romano. Sostenuto dall’alto podio (circa m 3,55), realizzato in blocchi di tufo di Grottaoscura e rivestito in marmo bianco lunense, il colossale ordine esterno è ancorato alla parete in blocchi squadrati e ripropone l’uso di dividere in più parti gli elementi costituenti la trabeazione, come accade anche in altri edifici del Foro. Si compone di otto colonne sulla facciata e sette sui lato. Alle colonne si sovrappone una trabeazione con architrave a tre fasce, suddiviso longitudinalmente in due blocchi, fregio liscio e cornice con mensole, suddivisa a sua volta i tre blocchi: quello superiore comprende la sima con gocciolatoi per l’acqua piovana, a forma di testa di leone. La ricomposizione nel Museo permette di apprezzarne i rapporti, nonchè il carattere apotropaico delle teste feline poste a guardia dell’edificio sacro, sottolineato dalla fissità degli occhi spalancati e sporgenti. Il soffitto della peristasi, durante i lavori di restauro realizzati nel 1988 e nel 1996, ha rivelato sui cassettoni con grandi rosette centrali e sulle decorazioni a meandro, tracce di pittura, in particolare l’impiego dello stesso blu egizio rinvenuto nell’Aula del Colosso. Malgrado la destrutturazione precoce del tempio (in atto già all’inizio del VI secolo d.C.) , quanto resta dell’edificio permette di mostrare gli elementi costitutivi dell’ordine e di poter apprezzare da un lato la realizzazione matura del capitello corinzio, dall’altra un certo arcaismo nell’esecuzione delle teste leonine
Gli spazi esterni dei Mercati di Traiano ospitano 30 sculture/installazioni in marmo, bronzo e granito per la prima mostra individuale a Roma dell’artista giapponese.
Toccare il Tempo Opere su cui salire e sdraiarsi, da toccare, accarezzare e attraversare. Un invito ad instaurare un rapporto di empatia con le sculture attraverso il tatto. L’artista Kan Yasuda (nato nel 1945 in Giappone, a Bibai, sull'isola di Hokkaido) ha individuato nei Mercati di Traiano - perla del patrimonio archeologico della città di Roma - il contesto ideale per la sua prima mostra individuale romana, dalle ore 20.00 di venerdì 7 settembre 2007 a domenica 13 gennaio 2008. L’esposizione, che inaugura in occasione di “Aspettando la Notte Bianca 2007”, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, organizzata da Andrea Orlandini Oltre che in Giappone, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Australia - paesi dove Yasuda ha iniziato ad esporre a partire dal 1994 - l’artista ha portato le sue sculture in Italia (dove vive dal 1970) a Milano (che nel 1991 ha ospitato la prima mostra individuale della sua carriera artistica), a Pietrasanta (1995), a Firenze (2000), ad Assisi (2005) e adesso, per la prima volta, a Roma.“Minimalismo” e “animismo cosmico” sono gli unici possibili “ismi” che si addicano a Kan Yasuda e che siano in grado di definirne l’arte. Entrambe le categorie, prima ancora di essere chiavi di critica estetica, sono concetti filosofici. Il “minimalismo” si esprime nelle forme pure che Yasuda realizza e poi depone in un determinato luogo - nel caso di Roma tra gli spazi dei Mercati di Traiano, dove i 27
concetti di “universalità” ed “eternità” si sposano sia con la sede sia con il suo linguaggio artistico – con umiltà e attenzione infinite. Opere che si collocano nello spazio come presenze vive e, in un certo senso, sacre. L’“animismo cosmico” emerge invece dalla sensazione che esse stesse sembrano chiedere al pubblico contemplazione e silenzio. La scultura di Kan Yasuda - sospesa tra materia e mente, tra legge e anarchia, tra organico e cristallino - intrattiene un vero e proprio dialogo con la sede che la ospita, in un consapevole confronto di segni. Yasuda imposta il rapporto con l’ambiente attraverso una disposizione progettuale delle opere. Le sue non sono sculture concepite per specifiche situazioni ambientali. L’artista, al contrario, colloca colloca grandi sculture, dapprima realizzate, in modo da sollecitare la realtà ospite. Vita di Yasuda Kan Yasuda (Bibai, 1945) è uno scultore giapponese. Nel 1969 si diploma all'Accademia postuniversitaria Geijutsu Daigaku di Tokio nella sezione scultura. Ottiene una Borsa di Studio dal governo italiano e si trasferisce a Roma dove frequenta l'Accademia di Belle Arti, allievo di Pericle Fazzini. Espone per la prima volta nel 1966 alla mostra "Kokuga" al Museo di Tokyo e "Zendoten" al Marui Art Salon di Sapporo dove vince il premio Zendoten. Nel 1969 allestisce la sua prima mostra personale a Sapporo presso la Galleria Daimaru e nello stesso anno riceve il Premio Kokuga del Museo di Tokyo. In seguito apre il suo laboratorio a Pietrasanta dove produrre le sue opere scultoree in marmo e bronzo. Archivio mostre 1- Costantino Nivola 5 Luglio - 15 Settembre 1994 2- I luoghi del consenso imperiale - Il Foro di Augusto, Il Foro di Traiano 20 Aprile - 20 Novembre 1995 3- Novecento - Arte e Storia in Italia 30 Dicembre 2000 - 30 Aprile 2001 4- New Light on Rome 2000 21 Giugno 2000 - 1 Gennaio 2001 5- Eliseo Mattiacci 1 Giugno - 16 Settembre 2001 6- I Marmi Colorati della Roma Imperiale 28 Settembre 2002 - 19 Gennaio 2003 7- La beltà di Giosetta Fioroni 17 Marzo - 27 Aprile 2003 8-WonderHolland 24 Ottobre - 15 Dicembre 2004 9- Christoph Bergmann Le Sculture 19 Ottobre - 12 Dicembre 2004 10-Anatolia. Arslantepe. Alle origini del potere 14 Ottobre 2004 - 9 Gennaio 2005 11-Mitoraj ai Mercati di Traiano 28
24 Giugno - 19 Settembre 2004 A cura della dott.ssa Magistrale Alessandra Pignotti Testi e Foto originali per la creazione del nuovo file e articolo riscontrabili anche nel sito mercatiditraiano.it
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