Shmuel Noah Eisenstadt
LE GRANDI RIVOLUZIONI E LE CIVILTÀ MODERNE Traduzione di
Matteo Bortolini e René Capovin
ARMANDO EDITORE
SOMMARIO
Prefazione
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PARTE PRIMA: LE GRANDI RIVOLUZIONI, LE ORIGINI E LA CRISTALLIZZAZIONE DELLA MODERNITÀ: OSSERVAZIONI COMPARATIVE
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Capitolo primo: Le Grandi Rivoluzioni nel contesto delle civiltà e della storia
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Capitolo secondo: Le caratteristiche delle ideologie e dei processi rivoluzionari
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Excursus comparativo sul cambiamento radicale non rivoluzionario: la Meiji Ishin
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PARTE SECONDA: LE “CAUSE”, LE CORNICI STORICHE E LE CIVILTÀ DELLE RIVOLUZIONI
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Capitolo terzo: Cause strutturali e socio-psicologiche
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Capitolo quarto: Contesti storici: le contraddizioni della “prima modernità”
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Capitolo quinto: Le civiltà assiali
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PARTE TERZA: DIVERSITÀ DELLE CIVILTÀ ASSIALI E DINAMICHE POLITICHE: LE SPECIFICITÀ DEL PROCESSO RIVOLUZIONARIO
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Capitolo sesto: Le civiltà “ultramondane”: la civiltà hindu
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Capitolo settimo: Le dinamiche politiche nelle civiltà “intramondane”: l’ordine politico confuciano in Cina
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Capitolo ottavo: Le civiltà monoteistiche: l’Islam
96
Capitolo nono: Le civiltà cristiane: l’Europa
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Capitolo decimo: Excursus comparativo: la restaurazione rivoluzionaria in Giappone e considerazioni conclusive
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Riflessioni conclusive. Le concezioni degli ordini sociali, l’accesso all’ordine politico e il loro impatto sulle dinamiche politiche
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PARTE QUARTA: CONCEZIONI COSMOLOGICHE, MODELLI DI REGOLAZIONE E POTENZIALITÀ RIVOLUZIONARIE: LE DINAMICHE POLITICHE NELLE CIVILTÀ ASSIALI
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Capitolo undicesimo: Potenziali rivoluzionari nelle civiltà assiali
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Capitolo dodicesimo: Concezioni cosmologiche, modelli di regolazione e dinamiche politiche nelle società imperiali e imperiali-feudali
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Capitolo tredicesimo: Concezioni cosmologiche, modelli di regolazione e dinamiche politiche nei regimi patrimoniali
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Capitolo quattordicesimo: Osservazioni conclusive: le “cause”, i contesti storici e le civiltà delle rivoluzioni
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PARTE QUINTA: L’ESITO DELLE RIVOLUZIONI
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Capitolo quindicesimo: Gli esiti delle rivoluzioni: la cristallizzazione del programma politico e culturale della modernità
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Il programma culturale e politico delle modernità: la perdita degli indicatori di certezza e la lotta per la loro ricostruzione Le antinomie e le tensioni nel programma culturale e politico della modernità Le rivoluzioni fallite e le tensioni tra nazionalismo e movimenti rivoluzionari Modernità multiple L’espansione della modernità: imperialismo e colonialismo
Capitolo sedicesimo: Indicazioni preliminari sulle forme dei simbolismi rivoluzionari nelle società moderne Modernità alternative totalitarie Gli ordini istituzionali e i simboli di protesta negli Stati Uniti e in Giappone L’espansione imperiale e coloniale della modernità L’incorporazione dei simboli di protesta come fondamento dell’integrazione nelle civiltà moderne al tempo dello Stato nazionale e dello Stato rivoluzionario
Capitolo diciassettesimo: La nuova configurazione: le trasformazioni dello Stato nazionale e dello Stato rivoluzionario La trasformazione dello Stato nazionale e dello Stato rivoluzionario La ricostituzione dei simboli, dei temi e delle arene della protesta
154 163 169 173 174
182 188 191 195
202
210 218 220
La Rivoluzione “di velluto” e la trasformazione dei regimi comunisti Movimenti fondamentalisti e comunitario-religiosi La diversa combinazione di orientamenti moderni e anti-occidentali elaborata dai movimenti comunitario-religiosi La rivoluzione islamica (khomeinista) in Iran Le trasformazioni della protesta nel discorso della modernità e nell’immaginario rivoluzionario
Indice dei nomi
226 232 240 242 243 251
PREFAZIONE
Nel volume intitolato Revolution and the Transformation of Societies1 ho analizzato le rivoluzioni come forma di mutamento macro-societario e le ho comparate a forme consimili. Da allora ho ripensato il problema delle Grandi Rivoluzioni inserendolo nel quadro dell’analisi comparativa delle civiltà e delle modernità multiple, soprattutto nel quadro dell’analisi delle civiltà assiali – allo studio delle quali è stato dedicato un programma di ricerca internazionale negli anni Ottanta e Novanta del Novecento. L’analisi ha riguardato dapprima le Grandi Rivoluzioni, intese non come semplici cambiamenti di regime ma come combinazione tra cambiamenti di regime e diffusione delle nuove visioni cosmologiche proprie dei nuclei delle varie civiltà. L’analisi ha poi affrontato i contesti delle Grandi Rivoluzioni partendo dalla constatazione che le condizioni strutturali e socio-psicologiche dettagliatamente analizzate dalla letteratura come cause delle rivoluzioni hanno dato luogo a vere e proprie trasformazioni rivoluzionarie solo in particolari civiltà (quelle di tipo assiale) e in precisi contesti storici (quelli della prima modernità). In questo caso, solo l’analisi delle diverse combinazioni tra processi strutturali, contesti storici e modelli di civiltà può spiegare sia i potenziali rivoluzionari sviluppatisi nelle diverse società sia i loro esiti. Il terzo stadio dell’analisi ha riguardato le relazioni tra le Grandi Rivoluzioni e l’emergere e la cristallizzazione della modernità, secondo l’ipotesi per cui gli esiti delle Grandi Rivoluzioni corri1
Pubblicato nel 1978 dalla Free Press di New York, e tradotto poi in ebraico, tedesco, russo e portoghese.
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spondono ad altrettante cristallizzazioni del programma culturale e politico della modernità – del quale l’immaginario e le attività rivoluzionari costituiscono un elemento centrale ma anche continuamente mutevole. Ho dedicato a questi problemi gli ultimi trent’anni di lavoro, in Modernities, discutendone con molti colleghi, soprattutto in seminari e incontri a Gerusalemme, Harvard, Chicago, Heidelberg, al Max Weber Center di Erfurt e all’Università di Costanza. Tra gli studiosi con cui ho discusso di questi problemi vorrei ricordare soprattutto Said Arjomand, Johann Arnason, Bernhard Giesen, Wolfgang Schluchter, Edward Tiryakian, Bjorn Wittrock e Jack Goldstone, i cui lavori sulle rivoluzioni sono stati per me uno stimolo costante. La prima bozza di questo libro risale a circa sette anni fa, ma solo di recente, grazie ai miei studi sulle civilizzazioni assiali e le modernità multiple, mi sono sentito pronto a rielaborarla nella forma che qui presento. Vorrei ringraziare Joed Elich della casa editrice Brill per l’incoraggiamento e il sostegno nella preparazione del volume. Vorrei anche ringraziare Esther Rosenfeld e Miriam Bar-Shimon per aver trascritto varie versioni del libro, e Nadav Horev e Igor Sankin per l’aiuto nella preparazione delle note. Vorrei su tutti ringraziare Eca Patricia Rakel per il grande aiuto che mi ha donato nella messa a punto editoriale del volume e nella preparazione per la stampa. Ho limitato le note al minimo necessario – riferimenti bibliografici più ampi si possono trovare nei libri citati, tra cui il mio precedente volume sulle rivoluzioni. Gerusalemme, marzo 2005
S.N. Eisenstadt
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PARTE PRIMA
LE GRANDI RIVOLUZIONI, LE ORIGINI E LA CRISTALLIZZAZIONE DELLA MODERNITÀ: OSSERVAZIONI COMPARATIVE
Capitolo primo
LE GRANDI RIVOLUZIONI NEL CONTESTO DELLE CIVILTÀ E DELLA STORIA
I Questo libro intende esplorare il contesto delle rivoluzioni moderne dal punto di vista delle civiltà e della loro storia. Le Grandi Rivoluzioni – quelle “classiche”1: la “Guerra civile” inglese, le 1 J. Foran, Theorizing Revolutions, London, Routledge, 1997; S.N. Eisenstadt, Revolutions and the Transformation of Societies, New York, Free Press, 1978; K. Marx, On Revolution, edited by S.K. Padover, New York, McGraw-Hill, 1971; E. Kamenka (ed.), A World in Revolution?, Canberra, Australian National University Press, 1990; J.A. Goldstone (ed.), Revolutions: Theoretical, Comparative, and Historical Studies, New York, Harcourt Brace College Publishers, 1994 (si veda soprattutto la bibliografia alle pagine 321-327); J.A. Goldstone, Theories of Revolution: The Third Generation, in «World Politics», 32, 1980, pp. 425-453; G.P. Meyer, Revolutionstheorien heute: Ein kritischer Uberblick in hisonscher Absicht, in H.U. Wehler (ed.), 200 Jahre amerikanische Revolution und moderne Revolutionsforschung, Gottingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1976, pp. 112-176; H. Lubasz (ed.), Revolutions in Modern History, New York, Macmillan, 1976; P. Zagorin, Prolegomena to the Comparative History of Revolution in Early Modern Europe, in «Comparative Studies in Society and History», April 18, 1976, pp. 151174; M. Kossok (ed.), Studien über die Revolution, Berlin, Akademie, 1969; M. Kossok (ed.), Studienzur vergleichenden Revolutionsgeschichte, 1500-1917, Berlin, Akademie, 1974. Sugli elementi utopici delle rivoluzioni: A.B. Seligman (ed.), Order and Transcendence. The Role of Utopias and the Dynamics of Civilizations, Leiden, Brill, 1989; M. Lasky, Utopia and Revolution, Chicago, University of Chicago Press, 1976; R. Saage, Das Ende der Politische Utopie?, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1990; J.S. Friedlander, G. Holton, L. Marx, E. Skolnikoff (eds.), Visions of the Apocalypse: End or Rebirth?, New York, London, Holmes & Meier, 1985.
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rivoluzioni francese e americana, e più avanti le rivoluzioni cinese, russa e vietnamita, e forse anche quella turca – hanno cambiato il Sulla Rivoluzione inglese si vedano, tra gli altri: C. Hill, The English Revolution and the Brotherhood of Man, in H. Lubasz (ed.), Revolutions in Modern European History, cit., pp. 39-55; L. Stone, Le cause della rivoluzione inglese, 1529-1642, Torino, Einaudi, 2001; L. Stone, The English Revolution, in R. Foster, J.P. Greene (eds.), Preconditions of Revolution in early modern Europe, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1970, pp. 55-108; P. Zagorin, The English Revolution, in H. Lubasz (ed.), Revolutions in modern European History, cit., pp. 24-39; P.S. Seaver (ed.), Seventeenth-Century England: Society in an Age of Revolution, New York, New Viewpoints, 1976. Sulla Rivoluzione americana si vedano, tra gli altri: R.M. Weir, Who Shall Rule at Rome: The American Revolution as a Crisis of Legitimacy for the Colonial Elite, in «Journal of Interdisciplinary History», 6, 1976, pp. 679-700; R.B. Morris, The American Revolution Reconsidered, New York, Harper & Row, 1967; J.P. Greene, The Social Origins of the American Revolution: An Evaluation and an Interpretation, in «Political Science Quarterly», 88, 1973, pp. 1-22. Sulla Rivoluzione russa si vedano, tra gli altri: E.H. Carr, The Background of the Russian Revolution, in H. Lubasz (ed.), Revolutions in Modern European History, cit., pp. 112-119; R.V. Daniels, The Russian Revolution Runs Its Course, in H. Lubasz (ed.), Revolutions in Modern European History, cit., pp. 128-136; Z.R. Dittrich, De Russische Revolutie, in I. Schoffer (ed.), Zeven revoluties, Amsterdam, De Bussy, 1964, pp. 103-127; L. Schapiro, The Bolsheviks and Their Rivals, in H. Lubasz (ed.), Revolutions in Modern European History, cit., pp. 119-128; I. Turner, The Significance of the Russian Revolution, in E. Kamenka (ed.), A World in Revolution?, cit., pp. 25-39; F. Venturi, Roots of Revolution, New York, Knopf, 1960; A.B. Ulam, The Bolsheviks, New York, Macmillan, 1965; R. Pipes (ed.), Revolutionary Russia, Cambridge, MA, Harvard University Press, 1968. Sul caso vietnamita: J.T. McAlister Jr., P. Mus, The Vietnamese and Their revolution, New York, Harper & Row, 1970; J.R. McLane, Archaic Movements and Revolution in Southern Vietnam, in N. Miller, R. Aya (eds.), National Liberation: Revolution in the Third World, New York, Free Press, 1971, pp. 68-101; P. Mus, Buddhism in Vietnamese History and Society, in «Jahrbuch des Siidasien Instituts», 1, 1967, pp. 95-115; C.P. White, The Vietnamese Revolutionary Alliance: Intellectuals, Workers, and Peasants, in J.W. Lewis (ed.), Peasant Rebellion and Communist Revolution in Asia, Stanford, Stanford University Press, 1974, pp. 77-95; A. Woodside, Community and Revolution in Modern Vietnam, Boston, Houghton Mifflin, 1976. Sulla Rivoluzione cinese si vedano, tra gli altri: J. Gardner, Revolution in China, in P.J. Vatikiotis (ed.), Revolutions in the Middle East, London, Allen & Unwin, 1972, pp. 211-232; M. Meisner, Utopian Socialist Themes in Maoism, in J.W. Lewis, Peasant Rebellion and Communist Revolution in Asia, cit., pp. 207-252; E. Zurcher, De Chinese Revolutie, in I. Schoffer (ed.), Zeven Revolutie, cit., pp. 145167; B.I. Schwartz, Communism and China: Ideology in Flux, Cambridge, MA:
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mondo. Esse sono strettamente legate allo sviluppo della civiltà moderna – grazie a esse le ideologie, l’immaginario e i movimenti rivoluzionari sono diventati un elemento essenziale del mondo moderno e contemporaneo. Rivoluzioni e trasformazioni rivoluzionarie sono diventate l’epitome del “vero” mutamento sociale nonché uno dei principali oggetti di studio del moderno discorso intellettuale e ideologico. Le rivoluzioni hanno affascinato storici, sociologi e scienziati della politica e hanno generato un’ampia e diversificata letteratura – analisi generali, studi di caso e comparazioni. Nonostante l’abbondanza di studi, o forse proprio in ragione di essa, alcuni problemi centrali per la comprensione delle rivoluzioni – soprattutto l’analisi della loro specificità rispetto ad altri macro-processi di mutamento sociale e politico e ad altri drastici rovesciamenti di regime e le condizioni in cui si verificano, nonché il loro impatto complessivo – non sono stati pienamente affrontati né adeguatamente analizzati. Gran parte della letteratura sulle rivoluzioni e il mutamento sociale parte dalla convinzione che le rivoluzioni costituiscano il vero, puro, “reale” esempio di mutamento sociale. Spesso un idealtipo di “rivoluzione” viene utilizzato come pietra di paragone per altri processi di mutamento sociale. Se originariamente ciò si limitava alle Grandi Rivoluzioni, oggi lo spettro è stato ampliato a un vasto insieme di processi sociali e politici e in particolare, per seguire Goldstone2 e Gurr, a “ogni rovesciamento di governo Harvard University Press, 1968; F. Schurmann, O. Schell (eds.), Republican China, Nationalism, War, and the Rise of Communism, 1911-1949, New York, Random House, 1967; D. Milton, N. Milton, F. Schurmann (eds.), People’s China, New York, Random House, 1974; Ping-ti Ho, Tang Tsou (eds.), China’s Heritage and the Communist Political System, 2 voll., Chicago, University of Chicago Press, 1968; J. Gray (ed.), Modern China’s Search for a Political Form, New York, Oxford University Press, 1969; M.C. Wright (ed.), China in Revolution: The First Phase 19001913, New Haven, Yale University Press, 1968. 2 J.A. Goldstone, Ideology, Cultural Frameworks, and the Process of Revolution, in «Theory and Society», 20, 1991, pp. 405-453; J.A. Goldstone, T.R. Gurr, Moshiri Farrokh (eds.), Revolutions of the Late Twentieth Century, Boulder, Westview Press, 1991.
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operato con la forza, seguito da un riconsolidamento dell’autorità da parte di nuovi gruppi che governano per mezzo di nuove istituzioni politiche (e, a volte, sociali)”. La specificità delle Grandi Rivoluzioni e di altri processi di mutamento macro-societario è andata perduta. In questo volume cercherò dunque di analizzare le caratteristiche specifiche delle rivoluzioni; le cause e i modelli del loro sviluppo; i nuovi programmi culturali e politici da esse scaturiti, cioè il programma culturale e politico della modernità; l’istituzionalizzazione di tale programma e la rilevanza dei simboli e dei movimenti rivoluzionari nei vari contesti delle civiltà moderne. Cercherò innanzitutto di specificare dettagliatamente i tratti caratteristici delle rivoluzioni, distinguendole da altri processi di mutamento macro-societario, e soprattutto da altre forme di rovesciamento dei regimi politici. Analizzeremo le caratteristiche peculiari delle ideologie e dei processi di lotta e mobilitazione sociale e politica avvenuti nel contesto delle rivoluzioni. Ci rivolgeremo poi alla questione delle “cause” delle rivoluzioni e ripercorreremo l’ampia letteratura su questo argomento. Affronteremo infine il problema degli esiti delle rivoluzioni, e soprattutto la relazione tra rivoluzioni e modernizzazione, cioè la cristallizzazione della civiltà moderna. II Questa ricerca parte dall’idea che le Grandi Rivoluzioni rappresentino un tipo particolare di mutamento macro-societario, la cui caratteristica specifica consiste nella combinazione tra un cambio di regime e la cristallizzazione di nuove cosmologie e concezioni ontologiche dotate di profonde implicazioni istituzionali, cioè di nuove civiltà. Tale combinazione costituisce un caso particolare, e probabilmente unico, nella storia dell’umanità. In questo volume cercherò di illustrare i contesti in cui tale combinazione si è cristallizzata e come essa si è legata alle “cause” delle rivoluzioni. La 16
letteratura sulle cause delle rivoluzioni è sterminata e continua a crescere a ritmi impressionanti; non è mia intenzione aggiungere ulteriori elementi. I fattori che vengono solitamente elencati tra le cause delle rivoluzioni – lotte tra le élite e tra le classi, difficoltà economiche, cicli di sviluppo economico e inflazione, indebolimento dei governi a livello nazionale e internazionale – ricorrono in molti casi di declino, soprattutto dei regimi imperiali. In altre parole, la letteratura non affronta direttamente la questione dei più ampi contesti storici e di civiltà da cui emerge la particolare combinazione tra cambio di regime e cristallizzazione di nuovi programmi culturali tipica delle Grandi Rivoluzioni. Il nostro primo obiettivo sarà dunque l’identificazione della particolare costellazione di modelli di civiltà e condizioni storiche entro cui i fattori analizzati dalla letteratura facilitano l’emergere delle rivoluzioni. L’analisi dipende da alcune premesse. La prima è che le caratteristiche specifiche delle Grandi Rivoluzioni si radicano profondamente nei modelli storici delle civiltà di partenza – nell’Europa occidentale e poi nel cristianesimo orientale (russo e ortodosso) e nelle civiltà confuciane della Cina e del Vietnam. La seconda premessa – o, meglio, ipotesi – fondamentale è che i principali modelli di civiltà entro i quali tendono a emergere le rivoluzioni appartengono tutti a un certo tipo di civiltà dell’epoca assiale3 – quello in cui l’arena politica costituisce un mezzo importante per l’implementazione delle concezioni trascendenti prevalenti –, soprattutto i sistemi imperiali o di feudalesimo imperiale e processi di transizione verso la modernità. Gli orientamenti culturali prevalenti in tali civiltà hanno ispirato visioni di nuove forme di ordine sociale con fortissimi orientamenti utopici e universalistici, mentre le loro caratteristiche organizzative e strutturali hanno assicurato i modelli mediante i quali le visioni potevano essere istituzionalizzate. È nel quadro dell’insieme di tali caratteristiche culturali e strutturali che le molteplici 3 S.N. Eisenstadt (ed.), The Origins and Diversity of Axial Age Civilizations, Albany, NY, SUNY Press, 1986; J.P. Arnason, S.N. Eisenstadt, B. Wittrock (eds.), Axial Civilizations and World History, Leiden-Boston, Brill, 2005.
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condizioni individuate dalla letteratura possono, nelle appropriate condizioni storiche, dare luogo alle rivoluzioni moderne. Le condizioni storiche da cui sono emerse le rivoluzioni entro processi di modernizzazione – cioè in situazioni in cui sono presenti alcune delle premesse ideologiche della modernità, in particolare quelle relative alla legittimazione dell’ordine e delle istituzioni politiche e sociali – avrebbero potuto cristallizzarsi ed entrare in contraddizione con i sistemi istituzionali esistenti e i modelli tradizionali di legittimazione. In queste circostanze si è prodotta una forte saldatura tra l’emergere di movimenti di protesta e nuove istituzioni e l’articolazione e l’ideologizzazione della lotta politica – una sintesi che ha facilitato l’affermazione della sintesi tra cambio di regime e modificazioni strutturali e cristallizzazione di nuovi programmi di civiltà. Quando la sintesi non si è realizzata il processo di rottura o di transizione alla modernità, per quanto ampio e drammatico, ha seguito percorsi diversi, non rivoluzionari. È particolarmente importante notare che tale combinazione può emergere in momenti storici diversi, com’è evidente dal fatto che la categoria di “Grandi Rivoluzioni” comprende sia le “prime” rivoluzioni – la “Guerra civile” inglese e le rivoluzioni americana e francese – sia quelle più tarde – cinese, russa, taiwanese e vietnamita. Uno dei casi più interessanti è, naturalmente, la Rivoluzione khomeinista in Iran4 – una rivoluzione solo apparentemente anti-moderna che presenta molte delle caratteristiche delle Grandi Rivoluzioni. 4
Sulla rivoluzione khomeinista in Iran si vedano: S.A. Arjomand, Iran’s Islamic Revolution in Comparative Perspective, in «World Politics», 38, 1986, pp. 383-414; S.A. Arjomand, History, Structure, and Revolution in the Shi’ite Tradition in Contemporary Iran, «International Political Science Review», 10, 1989, pp. 111-121; M.P. Amineh, Die globale kapitalistische Expansion und Iran, Münster, Lit Verlag, 1999; H.E. Chehabi, Iranian Politics and Religious Modernism, London, I.B. Tauris & Co., 1990; R. Khomeini, Islam and Revolution, Berkeley, Mizan Press, 1981; A. Taheri, The spirit of Allah: Khomeini and the Islamic Revolution, London, Hutchinson, 1985; A. Sreberny, Small Media, Big Revolution, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1994.
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La combinazione tra particolari visioni cosmologiche e condizioni strutturali e il contesto storico della prima modernità si è verificata per la prima volta in Europa occidentale e nelle colonie americane. E tuttavia, elementi strutturali e ideologici presenti in altre civiltà assiali avevano già accresciuto l’attenzione e la sensibilità per alcune delle dimensioni dell’ordine sociale e culturale della modernità originariamente affermatosi in Europa. In questo contesto, come vedremo meglio più avanti, sono di particolare importanza la concezione di una discontinuità radicale tra l’ordine trascendente e quello mondano e, dal punto di vista istituzionale, la presenza di gruppi di intellettuali autonomi. Il prevalere di tali elementi spiega almeno parzialmente la relativa prontezza con cui molte civiltà non europee hanno assorbito alcuni dei temi tipici della modernità occidentale, soprattutto gli immaginari, le attività, e i discorsi rivoluzionari, anche se ciò è avvenuto sotto l’impatto dell’espansione e della dominazione coloniale e imperiale. Allo stesso tempo, il fatto che nell’ambito di tali civiltà si fossero sviluppate concezioni peculiari della cosmologia assiale, nel contesto di particolari costellazioni e contingenze storiche inedite, e alla presenza di intellettuali autonomi, ha fatto sì che entro le diverse civiltà si sviluppassero modelli differenti di modernità. Accertato il nucleo comune delle Grandi Rivoluzioni e la sua relazione con la modernità, è anche necessario sottolineare le caratteristiche che distinguono le rivoluzioni nel processo di cristallizzazione dei vari programmi della modernità – le modernità multiple. L’analisi si fonda dunque sulla doppia tesi per cui le rivoluzioni vanno analizzate entro gli specifici contesti di civiltà in cui si sono sviluppate e che esse sono le portatrici, e al tempo stesso un aspetto fondamentale, di una nuova civiltà – quella moderna. Tutto ciò indica un articolato insieme di problemi. III Il secondo asse portante del volume riguarderà pertanto lo studio della relazione tra le rivoluzioni e la cristallizzazione della ci19
viltà moderna – la rilevanza delle visioni e dei modelli rivoluzionari per la civiltà moderna. Lo stretto rapporto tra le Grandi Rivoluzioni e la modernità solleva innanzitutto la questione dei casi in cui una società tipicamente moderna ha potuto cristallizzarsi in assenza di processi rivoluzionari “interni” – pur subendo talvolta l’influenza degli immaginari rivoluzionari delle Grandi Rivoluzioni. Uno dei casi più interessanti in questo senso è la Restaurazione Meiji in Giappone. Pur condividendo molti dei caratteri delle Grandi Rivoluzioni, la “restaurazione” si presenta come rinnovamento conservatore originale sia per alcuni degli aspetti cruciali del processo rivoluzionario sia per quanto riguarda il programma moderno cristallizzatosi alla sua conclusione. Un altro caso interessante è quello dell’India5 – qui l’ordine moderno si è sviluppato sotto il giogo di regimi coloniali e imperiali ma, a differenza del Vietnam, senza l’emergere di movimenti nazionali e rivoluzionari. In America Latina6 si sono sviluppati modelli alternativi di modernità in cui l’elemento rivoluzionario classico non ha giocato un ruolo centrale, esclusa forse Cuba, dove si è affermato un regime apparentemente rivoluziona5
Sulla modernizzazione dell’India si vedano: S. Bayly, Caste, Society, and Politics in India from the Eighteenth Century to the Modern Age, Cambridge, Cambridge University Press, 1999; J.C. Heesterman, The Inner Conflict of Tradition, Chicago, University of Chicago Press, 1985; S. Kaviraj, India: Dilemmas of Democratic Development, in A. Leftwich (ed.), Democracy and Development, Cambridge, Polity Press, 1996. 6 Sull’America latina si vedano in generale: K. Kumar, Le rivoluzioni del Ventesimo secolo in prospettiva storica, in L. Pellicani (a cura di), Sociologia delle rivoluzioni, Napoli, Guida, 1976, pp. 45-94; K. Kumar, Revolution, London, Weidenfeld & Nicolson, 1971; J. Puhle, Revolution von oben und Revolution von unten in Lateinamerika: Fragen zum Vergleich politischer Stabilisierungsprobleme im 20. Jahrhundert, in Id. (ed.), Revolution und Reformen in Lateinamerika, Gottingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1976, pp. 143-159; D.H. Pollock, A.R.M. Ritter (eds.), Latin America Prospects for the 1970’s, New York, Praeger, 1973; C.H. Waisman, Reversal of Development in Argentina, Princeton, Princeton University Press, 1987; T. Halperin-Donghi, The Aftermath of Revolution in Latin America, New York, Harper & Row, 1971; J. Malloy (ed.), Authoritarianism and Corporatism in Latin America, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1977; H.J. Wiarda, Politics and Social Change in Latin America, Amherst, University of Massachusetts Press, 1974.
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rio. Lo stesso vale per molti Paesi del Medio Oriente e dell’Africa7, dove il caso dell’Etiopia presenta alcune interessanti similarità con le rivoluzioni classiche. In secondo luogo, la molteplicità stessa delle “entrate” rivoluzionarie e non rivoluzionarie nella modernità attesta l’importanza, sia pur non esclusiva, delle diverse origini storiche nella determinazione dei vari modelli di modernità – modernità multiple differenti. Nel complesso, gli esempi suggeriscono che i mutamenti di tipo rivoluzionario – cioè la combinazione tra cambio di regime e cristallizzazione di nuove visioni cosmologiche e nuove civiltà – non costituiscono l’unica modalità in cui può avvenire un profondo mutamento macro-societario, soprattutto se li si contestualizza tra i modelli o le forme di mutamento macro-societario emersi nella storia dell’umanità – sebbene in alcuni casi, come la “rivoluzione” abbaside, sia possibile rintracciare molti degli elementi delle rivoluzioni classiche. Il terzo problema riguarda il rapporto tra le visioni, l’immaginario e i modelli istituzionali delle religioni e l’istituzionalizzazione dei diversi regimi moderni post-rivoluzionari. Le concezioni e le attività rivoluzionarie sono rimaste tra gli elementi costitutivi del repertorio simbolico delle società moderne e dell’immaginario di molti movimenti sociali. Molti di questi ultimi si auto-rappresentano come gli eredi di passate rivoluzioni e dei loro simbolismi, e in molte situazioni hanno sfidato diversi regimi moderni e modernizzanti. Queste tendenze sono rafforzate dal fatto che molti di questi movimenti si sono affermati insieme alle Grandi Rivoluzioni – soprattutto quelle cinese e vietnamita, e più avanti quella iraniana. A ciò si accompagnano il crollo di numerosi regimi moderni esistenti e l’affermazione di nuovi regimi – molti dei quali si presentano come rivoluzionari. Si tratta tuttavia di movimenti che presentano una fenomenologia assai diversa da quella delle Grandi Rivoluzioni. I program7
Su Africa e Medio Oriente si vada P.J. Vatikiotis (ed.), Revolution in the Middle East, cit.
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mi rivoluzionari creati da tali movimenti – e anche da alcuni dei nuovi regimi, tra cui Cuba – erano già “predisposti” all’interno del programma originario della civiltà moderna, pur essendone interpretazioni radicali particolari. In questo senso, sono particolarmente interessanti le trasformazioni seguite alla disintegrazione dell’Unione Sovietica, che costituiva, com’è noto, il più importante modello delle rivoluzioni tardive. In sintesi, gli oggetti privilegiati di questo libro sono i contesti storici delle civiltà entro le quali sono emerse le Grandi Rivoluzioni moderne; le loro relazioni con la civiltà della modernità e con lo sviluppo di modernità multiple; il destino delle dinamiche e del simbolismo rivoluzionario nei moderni regimi post-rivoluzionari nel quadro delle trasformazioni della civiltà moderna.
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