Informazioni sull’asta 28 - I lotti verranno aggiudicati definitivamente in sala durante l’asta che si svolgerà il 15 dicembre 2016. - Tutti i lotti saranno visibili dal 11 al 14 dicembre 2016 dalle ore 10.00 alle ore 19.00 presso Bertolami Fine Arts in Piazza Lovatelli 1, 00186 Roma. - Le offerte potranno essere effettuate attraverso il nostro sito (www.bertolamifinearts.com), o i portali The-saleroom (www.the-saleroom.com), LiveAuctioneers (www. liveauctioneers.com), Invaluable (www.invaluable.com), via fax, via email, telefonicamente o direttamente presso la sede di Bertolami Fine Arts. Le offerte potranno essere effettuate attraverso il nostro sito sino alle ore 12:00 del 15 dicembre 2016. - BFA può accettare offerte pre-asta sui lotti posti in vendita anche sotto l’importo di riserva. Ove un lotto non riceva offerte superiori o pari alla riserva, Bertolami Fine Arts, sottopone all’approvazione del venditore la maggiore offerta pervenuta nella fase pre-asta, vale a dire entro le ore 12,00 del 15 dicembre 2016. La decisione del venditore viene comunicata all’offerente entro quindici giorni dalla data dell’asta. - A parità di offerta sul medesimo lotto ed in assenza di nuove offerte in sala, quest’ultimo verrà assegnato all’offerta con data anteriore. - In caso di una sola offerta su un lotto, l’importo di aggiudicazione sarà quello dell’importo di base. Esempio: importo base € 1.000,00. Importo unica offerta € 1.500,00. Il lotto viene aggiudicato al cliente che ha effettuato l’unica offerta per € 1.000,00. - In caso di offerte multiple sul medesimo lotto, l’offerta vincente sino a quel momento verrà calcolata mediante un incremento prestabilito (vedi tabella di seguito) da aggiungere alla offerta immediatamente inferiore rispetto a quella più alta ricevuta. Esempio: prezzo base € 1.000,00. Cliente (A) offerta € 1.270,00. Cliente (B) € 1.800,00. In tal caso l’offerta vincente sarà quella del cliente (B) per l’importo di € 1.370,00 (ossia con l’incremento prestabilito come da tabella per lo scaglione corrispondente pari ad € 100,00 oltre l’offerta immediatamente inferiore di € 1.270,00). - L’elenco delle aggiudicazioni verrà pubblicato da Bertolami Fine Arts sul proprio sito, www.bertolamifinearts.com, ai soli fini informativi entro cinque giorni dalla chiusura dell’asta. - Il pagamento dei lotti aggiudicati potrà avvenire come segue: • assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a Bertolami Fine Arts s.r.l., con aggiunta all’importo della fattura di € 10 per gli assegni esteri. • Carta di credito (Visa e MasterCard) con aggiunta all’importo della fattura del 2% • Paypal con aggiunta all’importo della fattura del 3,5% • bonifico bancario a favore di Bertolami Fine Arts s.r.l., con aggiunta all’importo della fattura di € 10 (bonifici extra-Europei) da effettuarsi su: - Monte dei Paschi di Siena – Ag. 88 codice IBAN: IT90C0103003232000001449733 - SWIFT/BIC: PASCITM1A30 - Credito Valtellinese Agenzia 17 Roma, codice IBAN: IT20Y0521603217000000000667 – SWIFT/BIC: BPCVIT2S - Banca CARIM, codice IBAN IT53K0628503206CC1058099203 - BIC(Swift) CRRNIT2R - C/c in $: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma IBAN: IT39L0570403209000078300112 – BIC: BPSPIT3S - C/c in CHF: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma - IBAN: IT16M0570403209000078300113 - BIC: BPSPIT3S
- C/c in £: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma - IBAN: IT90N0570403209000078300114 - BIC: BPSPIT3S - I lotti aggiudicati con il sistema Live-Bidding del nostro sito web www.bertolamifinearts.com avranno un incremento del 1,5% sul prezzo di aggiudicazione. I lotti aggiudicati con il sistema Live-bidding dei seguenti siti: The-saleroom (www.thesaleroom.com) e LiveAuctioneers (www. liveauctioneers.com) avranno un incremento del 3% sul prezzo di aggiudicazione. I lotti aggiudicati con il sistema Live-bidding Invaluable (www.invaluable.com) avranno un incremento del 5% sul prezzo di aggiudicazione. - L’ aggiudicatario corrisponderà a Bertolami Fine Arts una commissione d’asta, per ciascun lotto, pari a: - 25% (IVA inclusa) sul prezzo di aggiudicazione da € 1 a € 300.000 - 22% (IVA inclusa) sul prezzo di aggiudicazione oltre € 300.001 - Il pagamento dei lotti aggiudicati dovrà avvenire entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della fattura di acquisto. A partire dal 30° giorno seguente la data dell’ aggiudicazione, verrà addebitata una penale dell’1%/mese sull’importo della fattura impagata. - Eventuali costi doganali e quelli di spedizione sono a carico del compratore. Nel caso in cui, per contestazioni ingiustificate, i beni dovessero essere restituiti a Bertolami Fine Arts, le spese doganali e di spedizione sono a carico del cliente.
Importo offerta € 0-200 201-500 501-1.000 1.001-2.000 2.001-5.000 5.001-10.000 10.001-20.000 20.001-30.000 30.001-oltre
Incremento automatico prestabilito € 10 20 50 100 200 500 1.000 2.000 2.500
Important information for buyers - e lots are definitely awarded in the auction room on the days of sale. e auction will take place the 15th December, 2016. - Lots may be viewed at Bertolami Fine Arts in Rome, Piazza Lovatelli 1, 00186, from 11 to 14 December, 2016 from 10 to 19 hrs CET. - Offers may be made through our website (www.bertolamifinearts.com), or e-saleroom (www.the-saleroom.com), LiveAuctioneers (www. liveauctioneers.com), Invaluable (www.invaluable.com), fax, email, phone or directly to the offices of Bertolami Fine Arts. Offers made by email, fax, phone, through our website or website above mentioned, can be received until 12:00 hrs CET of 15th December, 2016. - BFA may accept absentee bids which are below the reserve price. If the bidding ends before the reserve is reached, Bertolami Fine Arts will submit the consignor the highest absentee bid (until 12.00 on 15 December 2016) below the reserve price received. e decision of the seller will be communicated to the bidder within fieen days from the auction date. - In the event of matching bids on the same lots, the earliest bid will take precedence. - In the case of only one bid on a lot, the lot will awarded at the opening price. (e.g. if the opening price is € 1.000 and the only bid offered is € 1.500, the lot will be awarded at € 1000). - In the case of multiple bids on the same lot, it will be awarded to the highest bidder. The calculation of the offer will be made at predetermined increments added to the bid immediately lower than the highest received. (e.g. if the opening price is € 1.000 and customer (A) offers € 1,270 while customer (B) offers € 1,800, the lot will be awarded to customer (B) at € 1,370 (i.e. with a predetermined increment of € 100 over the immediate lower bid of € 1,270). - The realized sale prices list will be published on the website, www.bertolamifinearts.com within five days of adjudication. - Payment for the purchased lots may be made by the following methods: • bank cheque or cashier’s check to Bertolami Fine Arts s.r.l. with surcharge of € 10 for foreign checks. • credit card (Visa and MasterCard) are subject to a 2% surcharge on the total amount due; • Paypal is subject to a 3,5% surcharge on the total amount due; • Direct bank transfers in Euro may be made to Bertolami Fine Arts s.r.l. with surcharge of € 10 for outside European: - Monte dei Paschi di Siena – Ag. 88 codice IBAN: IT90C0103003232000001449733 - SWIFT/BIC: PASCITM1A30 - Credito Valtellinese Agenzia 17 Roma, codice IBAN: IT20Y0521603217000000000667 – SWIFT/BIC: BPCVIT2S - Banca CARIM, codice IBAN IT53K0628503206CC1058099203 - BIC(Swift) CRRNIT2R - C/c in $: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma IBAN: IT39L0570403209000078300112 – BIC: BPSPIT3S - C/c in CHF: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma - IBAN: IT16M0570403209000078300113 - BIC: BPSPIT3S - C/c in £: Banca Pop. Di Spoleto - Filiale 03209 Roma - IBAN: IT90N0570403209000078300114 - BIC: BPSPIT3S - All lots purchased on the Live-bidding of our website www.bertolamifinearts.com are subject to an increment of 1,5% on the hammer price. All lots purchased on the Live-bidding of other websites as The-saleroom (www.the-saleroom.com) and
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Amount offer € 0-200 201-500 501-1.000 1.001-2.000 2.001-5.000 5.001-10.000 10.001-20.000 20.001-30.000 30.001- more
Predetermined increase € 10 20 50 100 200 500 1.000 2.000 2.500
Lotti 1-104 Parte I Archeologia
COROPLASTICA
1 sTaTueTTa di demeTra Italia meridionale, IV secolo a.C. alt. cm 38,5 Statuetta raffigurante Demetra stante su di una base, alto polos sul capo, il braccio sinistro steso lungo il fianco e il destro che avvolge una grande fiaccola. Cava all’interno e sul retro. Restaurata.
€ 1.500 - 2.000 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 29 aprile 2009, lotto 399.
1
2 TesTa femminile Magna Grecia, III secolo a.C. alt. cm 16 Testa femminile con lunga capigliatura, diadema crestato ed orecchini. Probabilmente impiegata come elemento architettonico nello stile delle decorazioni fittili dei templi magnogreci. Ricorda le sime rampanti in forma di teste femminili del tempio dorico nel foro triangolare di Pompei.
€ 500 - 700 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
2
11
3 TesTa voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 30 Ex voto in forma di testa maschile velata, caratterizzata da folta capigliatura. Il retro, non lavorato, presenta foro di areazione; interno cavo. Piccole scheggiature sparse.
â‚Ź 800 - 1.000 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
3
4 TesTa voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 24 Ex voto in forma di testa maschile giovanile, modellato a stampo con ritocchi a stecca. I capelli sono resi in piccole ciocche, gli occhi hanno palpebre delineate e la pupilla presenta iride incisa. Interno cavo.
â‚Ź 1.200 - 1.500 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 2 marzo 2011, lotto 156 (parte).
4
12
5 TesTa voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 20 Ex voto in forma di testa femminile velata, modellata a stampo e caratterizzata da folta capigliatura mossa. Tracce dell’originaria policromia; lievi scheggiature sparse.
€ 800 - 1.000 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
5
6 TesTa voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 19,5 Ex voto in forma di testa di fanciullo, modellato a stampo con ritocchi a stecca. Il volto, pieno, è incorniciato da ciocche ondulate e caratterizzato da bocca piccola e mento arrotondato. Integra.
€ 1.500 - 2.000 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 2 marzo 2011, lotto 156 (parte).
6
13
7 maschera voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 15 Ex voto in forma di volto femminile modellato a stampo e caratterizzato da labbra serrate e naso breve. In corrispondenza della fronte è visibile parte della capigliatura.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
7
8 maschera voTiva Italia centrale, III secolo a.C. alt. cm 17 Ex voto in forma di volto maschile modellato a stampo; il mento è pronunciato e caratterizzato da fossetta centrale, il naso è stretto e lungo e gli occhi presentano l’iride incisa.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
8
14
9 riTraTTo voTivo Italia centrale, II secolo a.C. alt. cm 23,5 Busto maschile testa velata, lavorato a stecca, caratterizzato da elementi fisionomici eseguiti con intento ritrattistico-realistico: la fronte, bassa, è incorniciata da folta capigliatura composta da ciocche ondulate che lascia scoperte le orecchie, gli occhi sono piccoli, il naso non regolare e le labbra carnose. Largo foro di areazione sul retro. Reperto eccezionale per stile e conservazione, carico di spiccato carattere realistico.
â‚Ź 1.500 - 2.000 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. 9
15
10 mano voTiva Italia centrale, IV – III secolo a.C. alt. cm 19 Ex voto in forma di mano sinistra modellato a stampo; interno cavo. Labili tracce dell’originaria policromia.
€ 150 - 200 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
11 Piede voTivo Italia centrale, III secolo a.C. lungh. cm 21 Ex voto in forma di piede destro realisticamente modellato a stampo e poggiante su base; interno cavo. Labili tracce dell’originaria policromia.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
10
11
16
13
13 aPPlique con TesTa di medusa Italia meridionale, III – II secolo a.C. diam. cm 6,6 12
12 sTaTueTTa femminile del TiPo Tanagra Italia meridionale, III secolo a.C. alt. cm 20,5 Statuetta femminile raffigurata stante sulla gamba sinistra, la destra flessa, e le braccia avvolte in un lungo himation. Indossa lungo chitone e i capelli sono raccolti in piccole trecce. Integra.
Applique di forma circolare con testa di Medusa in rilievo, modellata stampo. Integra.
€ 500 - 600 PROVENIENZA:
Ex Cahn, Asta del 2 dicembre 2009, lotto 275 (parte).
€ 2.000 - 2.500 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 29 aprile 2009, lotto 378.
14 BusTo di iside Egitto romano, I - II secolo d.C. alt. cm 5 Piccolo busto modellato a stampo, raffigurante la divinità con lunghi capelli ricadenti sulle spalle e diadema rotondo sul capo. Scialbatura originaria.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Ex Gorny & Mosch, Asta del 22 gennaio 2010, lotto 260 (parte). 14
17
OFFICINAE
15
15 Bollo laTerizio di ePoca romana Prima metà del II secolo d.C. alt. cm 3; lungh. cm 11 ca. Marchio di produzione relativo a un’officina romana di laterizi, con iscrizione impressa: [Ex Pr]aedis Fl(avi) Titia[ni] / viri c[lar]issimi Nel medaglione centrale, volatile con due ciliegie nel becco. Un esemplare analogo venne rinvenuto nel febbraio del 1890 a Roma nei pressi di Palazzo Menotti, duranti i lavori di costruzione del muraglione del Tevere (G. Gatti, Atti della Reale Accademia dei Lincei - VII, 1890, p. 32).
€ 250 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
18
VASI E LUCERNE
16 cinerario Biconico villanoviano Etruria, VIII secolo a.C. alt. cm 45 Vaso cinerario con ampio orlo estroflesso, collo cilindrico a profilo concavo, corpo di forma biconica con spalla arrotondata e fondo piatto; ansa a bastoncello ritorto impostata orizzontalmente sul punto di massima espansione del corpo. Sul collo, decorazione con motivo a meandro continuo e sul corpo costolature triangolari incise. Restauro sull’ansa.
16
â‚Ź 4.000 - 5.000 PROVENIENZA:
Collezione prof. Dario del Bufalo; precedentemente nella raccolta dello scultore Milton Hebald (1917-2015).
19
17 Tazza–aTTingiToio in imPasTo Italia centrale, VIII secolo a.C. alt. cm 9,5; diam. cm 10 Tazza-attingitoio in impasto bruno lucidato a stecca, con labbro svasato indistinto, vasca troncoconica, piede a disco e ansa a nastro ripiegata, sormontante, e collegata mediante ponticello. Restauro sull’orlo.
17
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
18 KyaThos in imPasTo Etruria, VIII secolo a.C. alt. cm 19,5 Kyathos in impasto con alto piede a tromba, vasca troncoconica, alto labbro e piccola ansa impostata verticalmente sull’orlo. Labbro e ansa sono decorate con linee oblique incise. Integro.
€ 1.200 - 1.500 18
20
PROVENIENZA:
Ex Gorny & Mosch, Asta dell’1 settembre 2006, lotto 502; precedentemente in Collezione privata tedesca.
19 calice in imPasTo Etruria, VIII secolo a.C. alt. cm 10; diam. cm 13,5 19
Calice su ampio piede a tromba, vasca profonda e alto labbro caratterizzato da solcature parallele. Integro.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
20 calice in imPasTo Etruria, VIII secolo a.C. alt. cm 10,5; diam. cm 14,5 Calice su ampio piede a tromba, vasca troncoconica e alto labbro impostato sulla vasca mediante risega e caratterizzato da due solcature parallele. Sull’orlo, due fori per affissione. Integro.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
20
21
21 grande olla in sTile orienTalizzanTe Etruria, VII secolo a.C. alt. cm 41 Olla con orlo estroflesso, labbro arrotondato, breve collo cilindrico e corpo ovoide interamente decorato con serie di fasce perpendicolari in rilievo e disposte a reticolo; l’interno dei quadranti è campito con originaria vernice bianca e bruna. Foro sul corpo.
â‚Ź 5.000 - 6.000 PROVENIENZA:
Collezione prof. Dario del Bufalo; precedentemente nella raccolta dello scultore Milton Hebald (1917-2015).
21
22
22 calice in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 15,5; diam. bocca cm 15 ca. Calice in bucchero nero e lucidato a stecca, su alto piede a tromba e vasca troncoconica; l’alto labbro è decorato con scanalature orizzontali parallele incise. Restauro tra il piede e il labbro.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
22
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
23 calice in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 9; diam. cm 14 Calice in bucchero nero e lucidato a stecca, con alto labbro impostato su vasca troncoconica mediante risega dentellata e basso piede a tromba. Sul labbro, tre solcature parallele. Integro.
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
23
Collezione privata italiana dal XIX secolo.
24 calice in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 9,5; diam. cm 13 Calice in bucchero nero e lucidato a stecca, con alto labbro impostato su vasca troncoconica mediante risega e basso piede a tromba. Sul labbro, tre solcature parallele. Piede restaurato.
€ 300 - 500 PROVENIENZA: 24
Collezione privata, Roma.
25 calice in Bucchero figuraTo Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. – inizio del VI secolo a.C. alt. cm 12; diam. cm 14,5 Calice in bucchero nero e lucidato a stecca, vasca troncoconica, alto piede a tromba e labbro svasato decorato con fregio di stile orientalizzante, eseguito mediante cilindretto, con figure maschili e femminili rappresentate in processione. Restaurato.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. 25
23
26 oinochoe in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 21,5; diam. bocca cm 7 Oinochoe in bucchero nero e lucidato a stecca, orlo trilobato e leggermente estroflesso, alto collo distinto, corpo ovoide e piede a disco; ansa a nastro impostata tra orlo e spalla. Decorazione incisa sulla spalla e sul corpo con fila di ventaglietti. Invisibile forellino sul corpo.
â‚Ź 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
26
27 anforeTTa in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 17,5; diam. bocca cm 7 Anfora in bucchero nero e lucidato a stecca, breve labbro estroflesso, collo troncoconico, corpo globulare e piede a disco; anse a nastro impostate verticalmente tra labbro e spalla. Sul corpo la decorazione, incisa, presenta motivo a doppia spirale e piccoli uccelli. Restauro conservativo.
â‚Ź 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
27
24
28 KyaThos in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 19,5; diam. cm 14,6 Kyathos in bucchero nero e lucidato a stecca, su piede a tromba, breve labbro svasato, vasca emisferica e ansa a nastro ripiegata e sormontante; sulla sommità dell’ansa, elemento plastico in forma di protome animale. Restaurato.
€ 250 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
28
29 Kylix in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 6; diam. cm 12,5 Kylix in bucchero nero e lucidato a stecca, con piccolo labbro svasato, vasca troncoconica a profilo arrotondato, basso piede ad anello e anse a bastoncello impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Tra le anse, decorazione con ventaglietti semiaperti; sotto l’orlo, serie di sottili linee parallele incise. Restaurata.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
29
25
30
30 KanTharos in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. alt. cm 12; diam. cm 12,5 Kantharos in bucchero nero e lucidato a stecca, con alto labbro svasato, vasca troncoconica, risega dentellata fra vasca e labbro, piccolo piede a tromba e anse a nastro sormontanti, impostate verticalmente tra labbro e risega. Restauro sull’ansa.
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
31 oinochoe miniaTurisTica in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. – inizio del VI secolo a.C. alt. cm 13,5 Piccola oinochoe in bucchero nero e lucidata a stecca, con orlo trilobato, collo cilindrico svasato in alto, corpo globulare e ansa a nastro impostata verticalmente tra labbro e spalla. Integra.
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. 31
26
32 aTTingiToio in Bucchero Etruria meridionale, fine del VII secolo a.C. – inizio del VI secolo a.C. alt. cm 15,5 Attingitoio in bucchero nero e lucidato a stecca, con orlo estroflesso, alto collo cilindrico svasato, corpo ovoide, basso piede a disco e ansa a nastro sormontante, impostata verticalmente tra labbro e spalla. Integro.
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
32
33 BoTTiglia in Bucchero Etruria meridionale, VI secolo a.C. alt. cm 17 Raro esemplare di bottiglia in bucchero grigio con orlo svasato, collo cilindrico a profilo convesso indistinto dal corpo globulare e piede ad anello. Restauro sull’orlo.
€ 400 - 600 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
33
27
34 coPPa in Bucchero Etruria meridionale, VI secolo a.C. alt. cm 7; diam. cm 13 Coppa in bucchero grigio con vasca carenata a profilo convesso, labbro leggermente rientrante e basso piede a tromba; sull’orlo, sottile linea orizzontale incisa. Scheggiatura sull’orlo.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
34
35 grande asKos Etruria meridionale, VII - VI secolo a.C. alt. cm 30 Askos in impasto buccheroide bruno, collo cilindrico impostato verticalmente sul corpo globulare, fondo piatto e larga ansa a nastro impostata longitudinalmente sul corpo. Restaurato.
€ 500 - 700 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
35
28
36 grande anfora eTrusco-corinzia Cerveteri (Etruria), fine del VII secolo a.C. – inizio del VI secolo a.C. alt. cm 47; diam. bocca cm 20 Anfora con labbro appiattito, alto collo cilindrico distinto dal corpo ovoide, piede a tromba ed anse a doppio bastoncello impostate tra collo e spalla. Decorata con vernice color arancio: sul collo serie di festoni semicircolari, sulla spalla e sul corpo teoria di uccelli acquatici stilizzati, volti a sinistra, tra serie di linee orizzontali parallele. Restauro sul piede e scheggiature sparse.
â‚Ź 2.000 - 2.500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
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37 aryBallos eTrusco-corinzio Etruria, fine del VII secolo a.C. alt. cm 10 Aryballos con orlo piatto e a disco, corpo ovoide allungato e piccola ansa inserita tra orlo e collo. Sulla spalla linguette verticali, sulla parte centrale del corpo lepri stilizzate raffigurate in corsa verso destra tra bande orizzontali marroni e rosse. Integro.
â‚Ź 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
38 sKyPhos iTalo-geomeTrico Italia meridionale, VII secolo a.C. alt. cm 9; diam. cm 11,5 Skyphos con vasca profonda a parete tesa, orlo arrotondato e anse a bastoncello impostate orizzontalmente sul labbro. Tra le anse, decorazione ad ondine e linee verticali, sul corpo teoria di uccelli acquatici stilizzati volti a sinistra; sul fondo, raggi e bande orizzontali. Integro.
â‚Ź 800 - 1.000 37
PROVENIENZA:
Ex Gorny & Mosch, Asta del 27 luglio 2008, lotto 306.
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39 KyaThos ed olPe dauni Apulia, VI – V secolo a.C. alt. cm 24; alt. cm 13,5 Lotto costituito da olpe con corpo globulare ed alta ansa impostata verticalmente tra labbro e corpo; e kyathos caratterizzato da ansa a nastro cornuta e figura stilizzata all’interno della vasca. La decorazione consiste in bande orizzontali alternate rosse e marroni, sulle anse disegni geometrici. Restaurati.
€ 600 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
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40 unguenTario PlasTico in forma di sirena Italia meridionale, VI secolo a.C. alt. cm 10,4 Vaso plastico in forma di sirena, caratterizzato da corpo di uccello e volto femminile, con piccola presa impostata sulla spalla. Probabilmente utilizzato per contenere profumi e unguenti. Integro.
€ 800 - 1.000 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 3 gennaio 2008, lotto 671; precedentemente nella Collezione di W. Mansfeld, Berlino.
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41 craTere a voluTe aTTriBuiTo al PiTTore di coPenhagen Apulia, metà del IV secolo a.C. alt. cm 73 Splendido cratere a volute caratterizzato da orlo a tesa, con labbro ripiegato, distinto dal collo mediante risega, collo cilindrico a profilo concavo, corpo ovoide rastremato verso il basso e piede ad echino; le anse, a volute con margini rilevati impostate su staffa verticale, racchiudono sulla sommità due gorgoneia frontali. La decorazione, interamente a figure rosse, è arricchita da suddipinture in bianco e giallo. Su un lato del corpo, naiskos ionico al centro fiancheggiato da figura femminile a sinistra e maschile a destra. La prima, è caratterizzata da lungo peplo, himation, sandali ai piedi, kekryphalos sul capo e un cofanetto aperto nella mano destra, mentre la figura maschile, sbarbata e con nastro tra i capelli, è rappresentata con le gambe incrociate, una patera nella mano sinistra e un lembo della clamide nella destra. Al centro del naiskos, costituito da due colonne poggianti su alto basamento e timpano arricchito da acroteri, campeggia una figura maschile dipinta in bianco, stante con la testa rivolta a destra, probabilmente una statua; questa è rappresentata in tipico stile osco-sannita, con alti stivali allacciati, chitoniskos stretto in vita e clamide svolazzante alle sue spalle. Tiene una lancia con la mano destra e mantiene uno scudo, poggiante a terra, con la sinistra; dietro le sue spalle, una piccola finestrella. Sul secondo lato del corpo, figura femminile e figura nuda maschile raffigurati ai lati di una stele funeraria, sormontata da kantharos. La figura femminile, incedente verso destra, indossa peplo, kekryphalos tra i capelli, tiene un cofanetto con la mano destra e una ghirlanda con la sinistra; la figura maschile, raffigurata al lato opposto della stele, è probabilmente un satiro ed è caratterizzato da nastro svolazzante cinto sui fianchi, nell’atto di tendere fascio di rametti e fiori con la mano destra. Il collo del vaso è decorato, su un lato, da testa maschile volta a destra, caratterizzata da berretto frigio sul capo, emergente da fiore in forma di calice tra girali floreali; sull’altro lato del collo, grandi palmette aperte a ventaglio. Lo schema decorativo rimanda allo stile del Pittore di Copenhagen alla cui fabbrica si possono ricondurre diversi crateri a volute caratterizzati dal medesimo repertorio figurativo. Invisibile fenditura sul retro. Il lotto è accompagnato da uno studio del prof. K. D. Shapiro Lapatin (American Academy in Rome).
€ 15.000 - 18.000 PROVENIENZA:
Dal 1931 in Collezione privata inglese; precedentemente in prestigiosa Collezione privata a Roma. Il lotto è in Italia in regime di Temporanea Importazione (N di Prot. 0012293 del 21 giugno 2013).
Il cratere (sulla sinistra) fotografato nel 1930 all’interno di una villa a Roma in via Sicilia
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42 craTere a colonneTTe aTTriBuiTo al gruPPo del PiTTore di como Apulia, seconda metà del IV secolo a.C. alt. cm 42 Cratere a colonnette caratterizzato da orlo a tesa con labbro obliquo ripiegato, collo cilindrico a profilo concavo, spalla appiattita, corpo ovoide, anse a colonnette e piede ad echino. Interamente decorato a figure rosse, presenta su un lato del corpo figura femminile seduta su rocce e rivolta a sinistra; indossa lungo peplo, stephanè fra i capelli, tiene con la mano destra un lungo alabastron e con la sinistra largo vassoio arricchito da nastri. Di fronte, figura nuda maschile rappresentata stante, la testa rivolta a destra, tiene una corona con la mano destra e un lungo ramo nella sinistra. Sull’altro lato del corpo, scena rituale con figura femminile e figura maschile vestiti con himation e raffigurati ai lati di un lungo ramo sotto una corona di alloro. Il collo è interamente decorato con tralcio di edera con foglie cuoriformi e frutti. Sul fondo del corpo, fascia con motivo a meandro.
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Lo schema decorativo e iconografico rimanda allo stile dei ceramografi appartenenti al Gruppo del Pittore di Como. Restauri sulle anse e sull’orlo. Il lotto è accompagnato da uno studio del prof. K. D. Shapiro Lapatin (American Academy in Rome).
€ 8.000 - 10.000 PROVENIENZA:
Dal 1931 in Collezione privata inglese; precedentemente in prestigiosa Collezione privata a Roma. Il lotto è in Italia in regime di Temporanea Importazione (N di Prot. 0012293 del 21 giugno 2013).
43 PeliKe a figure rosse Apulia, IV secolo a.C. alt. cm 24,5 Pelike con labbro estroflesso, alto collo a profilo concavo indistinto dal corpo ovoide, piede a disco modanato e anse a nastro impostate verticalmente tra collo e spalla. Il corpo è decorato su un lato da figura femminile seduta su roccia, volta a destra, con patera nella mano destra e ghirlanda nella sinistra; sull’altro lato, testa femminile di profilo verso destra con stephané radiata e capelli avvolti nel sakkos. Sul collo, kyma ad ovoli e sotto le anse grandi palmette aperte a ventaglio. Integra.
43
€ 3.500 - 4.500 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 29 aprile 2009, lotto 529.
44 coPerchio di leKanis a figure rosse Apulia, fine del IV secolo a.C. alt. cm 8; diam. cm 19 Coperchio di lekanis con spalla obliqua e pomello terminante a disco. La spalla è decorata con due coppie formate da testa maschile e femminile rappresentate di profilo e alternate a palmette ed elementi vegetali. Il volto femminile è caratterizzato da sakkos radiato e, in un caso, da orecchini e collana, mentre le teste maschili presentano l’una un diadema radiato e l’altra una corona di alloro. Sull’orlo motivo a onda. Integro.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. 44
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45 leKanis a figure rosse Apulia, fine del IV secolo a.C. alt. cm 11,5; diam. cm 9 Lekanis con coperchio, labbro verticale, spalla obliqua e pomello terminante a disco. La coppa presenta piede troncoconico, vasca a profilo convesso e svasato in alto. La spalla del coperchio è decorata con due teste femminili di profilo a destra, i capelli avvolti nel kekryphalos, alternate a palmette aperte a ventaglio; l’orlo è decorato con meandro ad onde, il pomello con tratti radiali.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
45
46 chous miniaTurisTico a figure rosse Apulia, IV secolo a.C. alt. cm 9; diam. bocca cm 5,5 Piccolo chous con orlo trilobato, labbro estroflesso, corpo ovoidale, piede a disco ed ansa a nastro impostata verticalmente tra orlo e spalla. Dipinto a vernice nera e decorato a risparmio: sul collo kyma ionico ad ovoli; su un lato del corpo figura femminile con lungo himation, i capelli raccolti in uno chignon e rappresentata nell’atto di giocare con la palla che stringe nella mano destra, a sinistra un’altra palla in volo. Integra. Concrezioni calcaree sparse.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509). 46
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47 leKyThos miniaTurisTica Apulia, IV secolo a.C. alt. cm 12 Piccola lekythos caratterizzata da corpo globulare, collo cilindrico a profilo concavo, piede ad anello ed ansa a nastro impostata verticalmente tra collo e spalla. Dipinta a vernice nera con palmetta risparmiata sul corpo. Integra.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
48 leKyThos a vernice nera Apulia, IV secolo a.C. alt. cm 8
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Piccola lekythos ariballica con largo labbro troncoconico impostato su breve collo cilindrico a profilo concavo; corpo globulare schiacciato su basso piede ad anello e ansa a nastro, impostata verticalmente tra collo e spalla. Decorata interamente a vernice nera, il fondo risparmiato. Integra.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana, Roma; ex Galleria Archaeopteryx Lithographica, Arezzo. Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico ai sensi del D.L.gs. 1089/39 con D.D.R. del 27/12/1983 della Soprintendenza Archeologica per la Toscana.
48
49 PeliKe nello sTile di gnaThia Apulia, metà del IV secolo a.C. alt. cm 22; diam. bocca cm 8 Pelike con orlo ad echino, collo troncoconico, corpo ovoide e piede a disco modanato; anse a bastoncello impostate sotto l’orlo e sulla spalla. La decorazione è resa con pittura bianca sovradipinta: sotto l’orlo fascia con kyma ionico ad ovoli, su un lato del corpo profilo femminile volto a destra, caratterizzato da stephané e capelli raccolti in kekryphalos, inquadrato tra girali vegetali con fiori e boccioli; sotto, fascia con motivo decorativo a meandro. Sul lato opposto del corpo, tralci vegetali pendenti alternati a fiorellini. Restaurata.
€ 500 - 600 Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509). 49
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50 leBes gamiKos nello sTile di gnaThia Apulia, fine del IV secolo a.C. alt. cm 20 Lebes gamikos caratterizzato da coperchio con presa fusiforme, corpo ovoide, piede ad anello ed anse a bastoncello verticali impostate sulla spalla. Il coperchio e il corpo sono interamente decorati con palmette aperte a ventaglio e rami di olivo orizzontali; sul registro inferiore del corpo, larga fascia con motivo a meandro. Sulla spalla quattro piccole apicature. Integro. Legato alla sfera femminile, il lebes gamikos era utilizzato durante le cerimonie nuziali, nello specifico per l’aspersione della sposa prima del matrimonio.
€ 1.200 - 1.500 PROVENIENZA:
50
Collezione privata, Roma. Segnalazione possesso di reperti archeologici alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
51 leKyThos a reTicolo nello sTile di gnaThia Apulia, ultimo quarto del IV secolo a.C. alt. cm 13 Lekythos miniaturistica caratterizzata da orlo piatto, collo cilindrico a profilo concavo, piede ad anello e ansa a nastro, impostata verticalmente tra collo e spalla. Decorazione a vernice nera: sul collo bacellature e sul corpo motivo a reticolo delimitato in alto e in basso da linee parallele; agli incroci del reticolo puntini bianchi sovradipinti. Integra. La lekythos a reticolo viene considerata generalmente legata alla sfera maschile, utilizzata dall’atleta in palestra. Nonostante si ritrovi anche in sepolture femminili, la tipica decorazione a motivo reticolato sembra alludere alle reticelle entro le quali erano contenuti gli unguentari utilizzati dagli atleti.
€ 300 - 500 51
52 oinochoe miniaTurisTica nello sTile di gnaThia Apulia, metà del IV secolo a.C. alt. cm 12
PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
Deliziosa oinochoe con bocca trilobata, breve collo, corpo ovoide e piede ad anello; ansa a bastoncello impostata verticalmente tra labbro e spalla. La decorazione è sovradipinta in bianco e giallo: sul collo due linee parallele, da cui pendono tralci di vite e grappoli d’uva. Integra.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana, Roma; ex Galleria Archaeopteryx Lithographica, Arezzo. Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico ai sensi del D.L.gs. 1089/39 con D.D.R. del 27/12/1983 della Soprintendenza Archeologica per la Toscana. 52
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53 anfora a figure rosse Nola (Campania), fine del IV secolo a.C. alt. cm 29,5 Anfora con labbro estroflesso, alto collo troncoconico a profilo concavo, spalla distinta e corpo ovoide allungato su piede modanato; ansa a ponte orizzontale con anello e impostata sull’orlo. Sul collo e sulla spalla linguette nere verticali; sul corpo due figure maschili, rivolte a destra e completamente avvolte nell’himation, alternate a grandi volute vegetali. Restauro sull’ansa.
€ 1.000 - 1.200 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
54 sTamnos a figure rosse Etruria, fine del IV secolo a.C. alt. cm 30
€ 1.000 - 1.500 Stamnos con corpo ovoide rastremato verso il fondo, breve collo cilindrico, orlo estroflesso appiattito e anse a bastoncello impostate orizzontalmente sul corpo e rivolte verso l’alto. Decorato a figure rosse: su un lato del corpo cigno con ali spiegate, sull’altro figura maschile e figura femminile rappresentate in nudità, l’uno verso l’altra, con braccio destro e sinistro intrecciati. Intorno alle figure e ai lati delle anse, grandi palmette ed elementi vegetali; su orlo e spalla linguette verticali. Piede restaurato.
53
PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
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55 PiaTTello del TiPo genucilia Etruria, fine del IV secolo a.C. alt. cm 6; diam. cm 13 Piattello con piede troncoconico, vasca poco profonda e orlo rialzato. Sul labbro meandro a onda destrorso, all’interno volto femminile rivolto a destra con stephanè e orecchino pendente. Sul bordo interno della vasca, lettere etrusche graffite. Integro.
€ 500 - 700 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana dal XIX secolo.
56 guTTus a vernice nera Italia meridionale, fine del IV secolo a.C. alt. cm 7,6; diam. cm 10 Guttus con alto piede ad anello e duplice modanatura, corpo circolare schiacciato con sottili bacellature verticali ed ansa a nastro impostata sulla spalla. Al centro della parte superiore del vaso, medaglione con testa di Medusa in rilievo. Integro.
€ 400 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana, Pescara. 56
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57 guTTus a vernice nera di TiPo caleno Campania, IV – III secolo a.C. alt. cm 10, 5 Guttus a vernice nera con orlo troncoconico modanato, collo cilindrico a profilo concavo, corpo globulare schiacciato e piede a disco; piccola ansa a nastro impostata sulla spalla. Integro.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
58 coPPa a vernice nera dell’atelier des petites estampilles Italia centrale, inizi del III secolo a.C. diam. cm 15,5
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Deliziosa coppa in argilla color nocciola e decorata a vernice nera, con orlo arrotondato e piede ad anello. Sul fondo della vasca, cinque palmette impresse entro linee concentriche. Restaurata.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana dal XIX secolo.
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59 coPPa a vernice nera dell’atelier des petites estampilles Italia centrale, inizi del III secolo a.C. diam. cm 17,5 Coppa a vernice nera con orlo appiattito, vasca troncoconica profonda e fondo decorato da quattro palmette impresse. Integra.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana dal XIX secolo.
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60 Kylix a vernice nera dell’atelier des petites estampilles Italia centrale, inizi del III secolo a.C. diam. cm 15 Kylix a vernice nera con orlo arrotondato, piede ad anello e anse a bastoncello ripiegate ad orecchia, impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Il fondo della vasca è decorato con quattro palmette impresse entro linee concentriche. Integra.
€ 300 - 400 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
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61 PiaTTo a vernice nera Apulia, inizi del III secolo a.C. diam. cm 21,5 Piatto a vernice nera modellato a tornio, su basso piede, labbro pendulo, vasca troncoconica poco profonda e decorata al centro con linee concentriche impresse. Integro.
€ 150 - 200 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
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62 BoTTiglia in veTro I – III secolo d.C. alt. cm 18,5
63 unguenTario in veTro I – III secolo d.C. alt. cm 10
Bottiglia in vetro con bocchello svasato, collo cilindrico, corpo piriforme e fondo leggermente concavo. Integra.
Piccolo unguentario in vetro con bocchello circolare, labbro appiattito e ripiegato, alto collo cilindrico e fondo piatto. Integro.
€ 400 - 500
€ 150 - 200
PROVENIENZA:
PROVENIENZA:
Ex Gorny & Mosch, Asta del 9 luglio 2012, lotto 159 (parte); precedentemente nella Collezione Kreutzberg (1900-1990).
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 3 gennaio 2008, lotto 567 (parte).
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64 lucerna romana con ciBele I - II secolo d.C. lungh. cm 9,5 Lucerna a disco, con becco breve, ansa a manico e fondo piatto. Il disco, concavo e caratterizzato da un unico foro di areazione, è decorato in rilievo con la dea Cibele, raffigurata in trono tra due leoni assisi. Sul fondo, bollo di fabbrica impresso: BASSA. Integra; incrostazioni sparse.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma. Comunicazione di possesso alla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in data 14 luglio 1986 (N di Prot. 5509).
64
65 lucerna romana con scena eroTica I – II secolo d.C. lungh. cm 10,5 Lucerna a volute con serbatoio circolare, spalla lievemente sporgente, becco breve con punta arrotondata e disco figurato con scena erotica in rilievo. Integra.
€ 200 - 300 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
65
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66 lucerna romana con venere del TiPo anadyomene Africa settentrionale, IV – V secolo d.C. lungh. cm 12,8 Lucerna a disco in ceramica sigillata, con largo foro sul becco breve ed ansa piena. Il disco è decorato con figura di Venere in rilievo, rappresentata secondo il tipo iconografico dell’Anadyomene, nell’atto di strizzarsi i capelli con entrambe le mani. Sulla spalla, motivo decorativo a linee oblique. Integra.
€ 500 - 600 PROVENIENZA:
Ex Gorny & Mosch, Asta del 7 luglio 2009, lotto 667.
66
67 lucerna romana con foglia Africa settentrionale, IV – V secolo d.C. lungh. cm 14 Lucerna a disco in ceramica sigillata, con lungo becco caratterizzato da ampio foro e ansa piena. Il disco, decorato con grande foglia lanceolata in rilievo, presenta un unico foro di alimentazione; la spalla è decorata con motivo a forme geometriche. Integra.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch, Asta del 28 settembre 2004, lotto 525 (parte).
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MARMI
68 TesTa maschile I secolo a.C. – I secolo d.C. alt. cm 26 Testa in marmo italico raffigurante un uomo in età avanzata. Il ritratto, caratterizzato da un’espressione severa, è eseguito con forte intento realistico: corta capigliatura resa in piccole ciocche, occhi incavati, fronte alta solcata da due rughe profonde, zigomi rilassati, labbra sporgenti e mento pronunciato.
€ 5.000 - 6.000 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 2 marzo 2011, lotto 246.
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69 TesTa femminile I - II secolo d.C. alt. cm 28 Testa in marmo bianco raffigurante un volto femminile caratterizzato da capigliatura cosiddetta “a melone”, con capelli divisi in trecce raccolte in chignon sulla nuca; la fronte è bassa, la bocca è piccola con labbra dischiuse in un lieve sorriso e le orecchie sporgono appena dall’acconciatura.
€ 8.000 - 10.000 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 2 marzo 2011, lotto 247.
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70 Torso di silvano II secolo d.C. alt. cm 72 (con la base, m 1,18) Torso marmoreo maschile, mancante della testa, stante sulla gamba destra, la sinistra rilassata e spostata di lato; con il braccio sinistro sostiene il lembo di un mantello carico di fiori e frutta. L’indumento, probabilmente pelle di capra, ricade dalla spalla sinistra lungo lo stesso fianco con ampie pieghe sul petto e dietro le spalle. L’analisi della posa e degli attributi rimanda alla figura di Silvanus, divinità della mitologia romana protettrice della natura e delle attività agresti. Si attribuisce una datazione al II secolo d.C. in base all’iconografia e ai confronti marmorei inquadrati nello stesso arco cronologico, come la statua in marmo del dio Silvano, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Madrid. Restauro museale comprensivo di elegante basamento in travertino.
€ 15.000 - 20.000 PROVENIENZA:
Galleria L. e W. Spiller, Roma (atto di vendita del 4/11/1987).
Statua di Silvano conservata a Madrid (Museo Arqueologico Nacional) 70
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71 la Bona dea Metà del III secolo d.C. alt. cm 45,6; lungh. cm 19 Statuetta in marmo bianco, con base iscritta, raffigurante divinità panneggiata e seduta in trono. La dea appare in posizione frontale, con la gamba sinistra avanzata rispetto all’altra e reca sul braccio sinistro una cornucopia. La scultura si conclude inferiormente con una larga base, che ospita l’iscrizione: Ex visu iussu Bonae Deae / sacr(um) / Callistus Rufinae n(ostrae) actor La testa, non originariamente pertinente, è separata dal corpo tramite una linea di frattura alla base del collo. Il volto pieno, tondeggiante è incorniciato da una capigliatura a bande ondulate, che scende ai lati del viso lasciando le orecchie scoperte, e si fissa in cima al capo con uno chignon; gli occhi sono caratterizzati da pupilla ben definita, la bocca è piccola e carnosa. Lo schema iconografico potrebbe riferirsi a qualunque dea della fecondità, ma l’iscrizione riconduce con sicurezza alla figura della Bona Dea, il cui culto, esclusivamente femminile, culminava in una festa notturna celebrata agli inizi di dicembre. La statuetta costituisce un simulacro sacro privato, commissionato da Callistus a seguito di una richiesta della stessa dea, comparsa in sogno. Il testo indica, inoltre, che egli era schiavo di Rufina, presso la quale esercitava il ruolo di actor. Il piccolo simulacro riveste particolare importanza dal momento che è stato ritrovato ad Albano Laziale, e pertanto costituisce una possibile conferma della presenza del celebre sacrario della Bona Dea situato lungo la Via Appia; lo stesso presso il quale nel 52 a. C. il tribuno Clodio trovò la morte per mano delle bande armate di Milone. Il tipo di acconciatura concorre a datare l’antico restauro intorno alla metà del III secolo d.C. Riscontri precisi si ritrovano nei ritratti scultorei e monetali di Tranquillina, moglie di Gordiano III (225 – 244 d.C.). Restauro settecentesco in corrispondenza della spalla sinistra. Accuratamente riprodotta in un disegno del Bollettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma del 1879, poi ripreso nell’Enciclopedia dell’Arte Antica come esempio tipico di iconografia della Bona Dea.
€ 20.000 - 25.000 PUBBLICATA IN:
O. Marucchi, ‘Di una rara statuetta rappresentante la Bona Dea’, in Bollettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma 7, 1879, pp. 227 – 236, tav. XXII; G. Lugli, ‘Le antiche ville dei Colli Albani prima della occupazione domizianea’, in Bollettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma 42, 1915, pp. 261 – 262; G. Lugli, ‘La villa di Domiziano sui colli Albani. Parte IV. Monumenti decorativi e figurativi’, in Bollettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma 48, 1922, p. 60, n. 169; H. H. J. Brouwer, Bona Dea. The Sources and Description of the Cult, Leiden 1989, p. 293, n. 8, tav. XXVI; D. Candilio – M. Bertinetti, ‘Bona Dea, una statuetta ritrovata’, in Bollettino di Archeologia on line, 4/1, 2013, pp. 30 – 40. PROVENIENZA:
Rinvenuta ad Albano Laziale (RM) nel XVIII secolo, è entrata poi a far parte della Collezione di Ettore Roesler Franz (pittore vedutista della Roma Sparita, 1845 – 1907).
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Denario di Tranquillina dalla Collezione Barry Feirstein
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72 TesTina femminile I - II secolo d.C. alt. cm 6,7 Piccola testa femminile, probabilmente pertinente ad un rilievo, caratterizzata da alta capigliatura “a parrucca”. Retro non lavorato; concrezioni calcaree.
€ 700 - 800 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 12 marzo 2005, lotto 93a.
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73 eroTe I secolo a.C. – I secolo d.C. alt. cm 10 Parte di alto rilievo con testa di erote, caratterizzata da volto pieno; è visibile parte della capigliatura mossa e l’attaccatura delle ali sul retro.
€ 500 - 600 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 6 marzo 2006, lotto 61.
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NUMISMATICA
74 un ricco gruzzolo acheo Magna Grecia, VI - V secolo a.C. Cospicuo gruzzolo d’incusi d’argento coniati tra il VI ed il V secolo a.C. dalle zecche achee della Magna Grecia (Sibari, Metaponto, Crotone, Caulonia). Verosimilmente si tratta di un intero ‘tesoretto’ (obliterato forse a seguito di eventi bellici, e mai più recuperato) che presenta diversi elementi d’indiscussa importanza storica ed archeologica. Tali elementi, qualora sapientemente analizzati, permetterebbero di precisare meglio la datazione d’intere seriazioni monetali su cui da decenni dibatte il mondo scientifico; inoltre, come giustamente rilevato dal prof. E. Arslan che vide il gruzzolo su invito della Soprintendenza: “permetterebbero di collegare i nostri esemplari con quelli sparsi nei Musei di Italia, Europa ed America (come si desume dai materiali editi nelle Sillogi) e prima di tutto con i tre tesoretti fondamentali per la conoscenza della circolazione monetaria arcaica nell’attuale Calabria e cioè quelli di Sambiase, Gizzeria e Curinga, oggi al Museo Nazionale di Reggio Calabria, nonché con il più volte ricordato ritrovamento di Acqua di Friso di Cropani”. I vari nominali, tra stateri, dracme e oboli, sono giunti a noi in stato di conservazione eccezionale e presentano le patine originarie, caratterizzate da incrostazioni arenacee friabili a grana finissima. L’intera collezione comprende più di 150 monete (29 delle quali non incuse e pertinenti ad altre zecche di Magna Grecia e Sicilia). Segue il catalogo selezionato:
Lucania, Metaponto 11) Dracma, c. 540-510 a.C.; AR; (g 2,66; mm 19; h 12); HNItaly 1460. 12) Dracma, c. 540-510 a.C.; AR; (g 2,64; mm 19; h 12); HNItaly 1460. 13) Dracma, c. 540-510 a.C.; AR; (g 2,52; mm 20; h 12); HNItaly 1460. 14) Dracma, c. 540-510 a.C.; AR; (g 2,59; mm 20; h 12); HNItaly 1460. 15) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 8,18; mm 28; h 12); HNItaly 1465. 16) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 8,09; mm 31; h 12); HNItaly 1467. 17) Dracma, c. 540-510 a.C.; AR; (g 2,69; mm 18; h 12); HNItaly 1468. 18) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 7,66; mm 29; h 12); HNItaly 1470. 19) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 8,07; mm 27; h 12); HNItaly 1479. 10) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 8,19; mm 27; h 12); HNItaly 1481. 11) Statere, c. 540-510 a.C.; AR; (g 8,06; mm 27; h 12); HNItaly 1481. 12) Statere, c. 510-470 a.C.; AR; (g 8,20; mm 24; h 12); HNItaly 1482. 13) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,41; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 14) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,41; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 15) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,35; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 16) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,34; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 17) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,30; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 18) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,29; mm 12; h 6); HNItaly 1487. 19) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,29; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 20) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,28; mm 12; h 6); HNItaly 1487. 21) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,28; mm 12; h 6); HNItaly 1487. 22) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,09; mm 13; h 6); HNItaly 1487. 23) Triobolo, c. 470-440 a.C.; AR; (g 1,09; mm 12; h 6); HNItaly 1487.
10-1,5:1
52
Lucania, Metaponto
1
2
3
4 5
7 6
8
9
10
11
13
14
12
15
16
17
18
19
20
21
22
23
53
27-1,5:1
Lucania, Sibari 24) Statere, c. 550-510 a.C.; AR (g 8,38; mm 28; h 12); HNItaly 1729. 25) Statere, c. 550-510 a.C.; AR (g 8,25; mm 31; h 12); HNItaly 1729. 26) Statere, c. 550-510 a.C.; AR (g 7,87; mm 38; h 12); HNItaly 1729. 27) Statere, c. 550-510 a.C.; AR (g 7,77; mm 28; h 12); HNItaly 1729. 28) Statere, c. 550-510 a.C.; AR (g 6,99; mm 26; h 12); HNItaly 1729. 29) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,87; mm 18; h 12); HNItaly 1736. 30) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,66; mm 18; h 12); HNItaly 1736. 31) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,64; mm 21; h 1); HNItaly 1736. 32) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,62; mm 18; h 12); HNItaly 1736. 33) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,61; mm 19; h 12); HNItaly 1736. 34) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,47; mm 19; h 12); HNItaly 1736. 35) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,31; mm 120; h 12); HNItaly 1736. 36) Dracma, c. 550-510 a.C.; AR (g 2,27; mm 18; h 12); HNItaly 1736.
54
Lucania, Sibari
24
25
27
26
29
30
28
31
34
32
35
33
36
55
Bruttium, Caulonia 37) Statere, c. 525-500 a.C.; AR (g 8,25; mm 30; h 12); HNItaly 2035. 38) Statere, c. 525-500 a.C.; AR (g 8,18; mm 33; h 12); HNItaly 2035. 39) Statere, c. 525-500 a.C.; AR (g 8,11; mm 31; h 12); HNItaly 2035. 40) Statere, c. 525-500 a.C.; AR (g 7,90; mm 30; h 12); HNItaly 2035. 41) Statere, c. 525-500 a.C.; AR (g 7,83; mm 31; h 12); HNItaly 2035. 42) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,26; mm 27; h 12); HNItaly 2037. 43) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,01; mm 28; h 12); HNItaly 2037. 44) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,00; mm 28; h 12); HNItaly 2037. 45) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,79; mm 27; h 12); HNItaly 2037. 46) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,40; mm 26; h 12); HNItaly 2038. 47) Dracma, c. 500-480 a.C.; AR (g 2,54; mm 16; h 12); HNItaly 2039.
38-1,5:1
56
Bruttium, Caulonia
37
38
40
39
42
41
44
43
47
45
46
57
50-1,5:1
Bruttium, Crotone 48) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,14; mm 28; h 12); HNItaly 2075. 49) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 7,67; mm 30; h 12); HNItaly 2075. 50) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,15; mm 29; h 12); HNItaly 2078. 51) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 7,89; mm 27; h 12); HNItaly 2078. 52) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 7,97; mm 28; h 12); HNItaly 2078. 53) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 7,76; mm 28; h 12); HNItaly 2078. 54) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,69; mm 18; h 12); HNItaly 2079. 55) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,59; mm 18; h 1); HNItaly 2079. 56) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,56; mm 17; h 12); HNItaly 2079. 57) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,54; mm 18; h 1); HNItaly 2079. 58) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,37; mm 19; h 12); HNItaly 2079. 59) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 7,97; mm 26; h 12); HNItaly 2081. 60) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,03; mm 28; h 12); HNItaly 2082. 61) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,18; mm 24; h 9); HNItaly 2084.
58
Bruttium, Crotone
48
49
50
51
53
52
54
55
57
58
60
56
59
61
59
62) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,05; mm 23; h 9); NHItaly 2084. 63) Statere, c. 530-500 a.C.; AR (g 8,13; mm 23; h 12); HNItaly 2085. 64) Dracma, c. 500-480 a.C.; AR (g 2,63; mm 18; h 12); HNItaly 2086. 65) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,94; mm 26; h 12); HNItaly 2093. 66) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,00; mm 25; h 11); HNItaly 2093. 67) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,92; mm 26; h 11); HNItaly 2093. 68) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,13; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 69) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,10; mm 22; h 12); HNItaly 2094. 70) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,09; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 71) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,08; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 72) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,08; mm 23; h 1); HNItaly 2094. 73) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,06; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 74) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 8,07; mm 23; h 12); HNItaly 2094. 75) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,97; mm 23; h 12); HNItaly 2094. 76) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,96; mm 24; h 12); HNItaly 2094.
62-1,5:1
60
62
65
67
69
71
73
75
64
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66
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74
76
61
61-1,5:1
77) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,95; mm 24; h 1); HNItaly 2094. 78) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,95; mm 23; h 12); HNItaly 2094. 79) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,85; mm 25; h 12); HNItaly 2094. 80) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,83; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 81) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,77; mm 23; h 12); HNItaly 2094. 82) Statere, c. 500-480 a.C.; AR (g 7,54; mm 24; h 12); HNItaly 2094. 83) Dracma, c. 500-480 a.C.; AR (g 2,79; mm 1; h 12); HNItaly – (tipologia inedita). 84) Dracma, c. 500-480 a.C.; AR (g 2,73; mm 16; h 12); HNItaly - (tipologia inedita). 85) Dracma, c. 500-480 a.C.; AR (g 2,49; mm 16; h 12); HNItaly - (tipologia inedita). 86) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,80; mm 16; h 12); HNItaly 2105. 87) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,78; mm 17; h 12); HNItaly 2105. 88) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,74; mm 17; h 12); NHItaly 2105. 89) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,70; mm 16; h 12); HNItaly 2105. 90) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,55; mm 17; h 12); NHItaly 2105. 91) Dracma, c. 530-500 a.C.; AR (g 2,52; mm 16; h 12); HNItaly 2105. 92) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,29; mm 13; h 6); HNItaly 2126. 93) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,13; mm 13; h 11); HNItaly 2126. 94) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,47; mm 12; h 11); HNItaly 2127. 95) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,42; mm 12; h 10); HNItaly 2127. 96) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,45; mm 12; h 10); HNItaly 2127. 97) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,45; mm 13; h 10); HNItaly 2127. 98) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,45; mm 11; h 8); HNItaly 2127. 99) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,44; mm 12; h 5); HNItaly 2127.
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99
63
100) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,44; mm 13; h 10); HNItaly 2127. 101) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,41; mm 12; h 7); HNItaly 2127. 102) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,40; mm 12; h 9); HNItaly 2127. 103) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,39; mm 11; h 8); HNItaly 2127. 104) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,38; mm 11; h 5); HNItaly 2127. 105) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,38; mm 12; h 7); HNItaly 2127. 106) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,37; mm 12; h 5); HNItaly 2127. 107) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,37; mm 12; h 1); HNItaly 2127. 108) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,35; mm 12; h 8); HNItaly 2127. 109) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,33; mm 11; h 2); HNItaly 2127. 110) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,33; mm 11; h 12); HNItaly 2127. 111) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,33; mm 12; h 2); HNItaly 2127. 112) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,32; mm 12; h 5); HNItaly 2127. 113) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,31; mm 12; h 8); HNItaly 2127. 114) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,31; mm 11; h 6); HNItaly 2127. 115) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,30; mm 11; h 5); HNItaly 2127. 116) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,30; mm 12; h 12); HNItaly 2127. 117) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,23; mm 12; h 3); HNItaly 2127. 118) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,29; mm 11; h 2); HNItaly 2127. 119) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,25; mm 12; h 5); HNItaly 2127. 120) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,39; mm 13; h 11); HNItaly 2130. 121) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,39; mm 13; h 11); HNItaly 2130. 122) Triobolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,29; mm 12; h 10); HNItaly 2130. 123) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,53; mm 11; h 8); HNItaly 2136. 124) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,51; mm 12; h 5); HNItaly 2136. 125) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,39; mm 11; h 8); HNItaly 2136. 126) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,35; mm 12; h 8); HNItaly 2136. 127) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,37; mm 12; h 12); HNItaly 2136. 128) Obolo, c. 525-425 a.C.; AR (g 1,34; mm 11; h 11); HNItaly 2136.
130-1,5:1
Altre zecche 129) Bruttium, Terina, Dracma, c. 400-356 a.C.; AR (g 2,30; mm 16; h 11); HNItaly 2631. 130) Apulia, Taranto, Nomos, c. 380-340 a.C.; AR (g 7,75; mm 22; h 12); HNItaly 872. 131) Apulia, Taranto, Diobolo, c. 380-325 a.C.; AR (g 1,01; mm 13; h 11); HNItaly 914. 132) Lucania, Velia, Didracma, c. 334-300; AR (g 7,70; mm 22; h 11); HNItaly 1294. 133) Sicilia, Siracusa, 25 Litre, c. 310-305 a.C.; EL (g 1,82; mm 11; h 1); SNG ANS 617. 134) Lucania, Velia, Didracma, c. 280 a.C.; AR (g 7,70; mm 22; h 11); HNItaly 1318.
€ 180.000 - 220.000 PROVENIENZA:
Collezione privata, Crotone. Il lotto è stato dichiarato di interesse archeologico ai sensi del D.L.gs. 1089/39 con D.D.R. n. 171 del 19/09/2013 della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.
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Altre zecche
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65
INTAGLI 75 inTaglio su diasPro con scena di caccia Epoca romana lungh. mm 15 Intaglio su diaspro rosso con cirneco dell’Etna raffigurato nell’atto di assalire una lepre. I muscoli tesi del predatore e la linea di base deformata concorrono ad accrescere la ferocia della scena. Raffigurazione estremamente raffinata e dettagliata.
€ 800 - 1.000 PROVENIENZA: 75
Collezione privata italiana.
76 inTaglio su niccolo con craTere Epoca romana imperiale alt. mm 10 Intaglio su niccolo con cratere su alto piede, anse ad S e largo orlo dal quale fuoriesce frutta. Il motivo del cratere ricolmo di frutta, presente nel repertorio iconografico funerario di età imperiale, rappresenta un simbolo legato alla rinascita ed alla fertilità della natura.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana. 76
77 inTaglio su corniola con riTraTTo maschile Epoca romana alt. mm 12 Intaglio su corniola con ritratto maschile giovanile volto a sinistra. Gli elementi fisionomici, rimandano ai ritratti di Ottaviano in età giovanile (31 23 a.C.).
€ 1.000 - 1.200 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
77
66
78 inTaglio su corniola con viTToria Epoca romana alt. mm 9 Intaglio su corniola con Vittoria alata incedente verso sinistra, tiene una corona d’alloro e un ramo di palma. Il motivo, impostato sul modello della Nike nell’Athena Parthenos e ripreso dalla Nike nella Curia Iulia, è ampiamente diffuso a partire dall’età augustea.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
78
Collezione privata italiana.
79 inTaglio su corniola con leone Epoca romana lungh. mm 11 Intaglio su corniola con leone avanzante verso sinistra, su linea di base.
€ 350 - 450 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana. 79
75
77
67
VARIA E ORNAMENTA
80 TesTa di sPillone nuragico in Bronzo VIII – VII secolo a.C. alt. cm 7,5 Testa di spillone in forma di figurina antropomorfa filiforme dai tratti fortemente stilizzati: il busto allungato, il viso ovale caratterizzato da occhi a globetto cerchiato, le braccia sottili tese verso l’alto, nell’atto di sostenere sopra il capo un elemento cilindrico caratterizzato da estremità discoidali. Appiccagnolo sul retro. Artefatto affascinante ed estremamente raro, caratterizzato da una splendida patina verde scura.
€ 3.500 - 4.500 PROVENIENZA:
Ex Pandolfini, Asta del 27 ottobre 2009, lotto 224.
80
81
81 cinTurone in Bronzo V – IV secolo a.C. lungh. cm 35 ca. Parte di cinturone a fascia rettangolare, in bronzo laminato e cesellato a bulino. La chiusura è del tipo a cicala, composta da due ganci a forma di testa di animale, del tipo diffuso in Italia centrale e meridionale. Lungo i margini, piccoli fori per il fissaggio del rivestimento interno in cuoio.
€ 800 - 1.000 PROVENIENZA:
Galleria Fallani, Roma.
68
82 mano in Bronzo Epoca romana alt. cm 2,7 Piccola mano destra stretta intorno a frutto di forma tondeggiante. Il manufatto era probabilmente pertinente ad una statuetta raffigurante Eracle, rappresentato nell’atto di stringere in mano il pomo delle Esperidi. Si tratta di un’iconografia legata al mito delle dodici fatiche dell’eroe, molto diffusa in epoca romana, sia nell’ambito della grande scultura (Eracle Farnese) che nella piccola produzione in bronzo.
€ 400 - 500 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta dell’1 ottobre 2012, lotto 915; precedentemente in Collezione privata tedesca.
82
83 signaculum in Bronzo I - II secolo d.C. lungh. cm 5 Sigillo in forma di planta pedis, con anello semicircolare per la presa, impostato orizzontalmente sulla piastra. Sul fondo, la legenda è impressa con lettere retrograde a rilievo e riporta il nome del proprietario:
83
P. MARCI / MATVTINI probabilmente si tratta di Publius Marcianus Matutinus, conosciuto da un’epigrafe funeraria rinvenuta in Germania (Corpus Inscriptionum Latinorum XIII, 04-532). Integro. Quella dei segnacula in bronzo è una classe di piccoli oggetti largamente diffusa nel mondo romano. Tali instrumenta erano utilizzati per marchiare prodotti di vario genere, sia per uso domestico, che commerciale.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
69
84
84 Bulla in Bronzo Epoca romana imperiale lungh. cm 3 Ciondolo quadrangolare bivalve; sul lato principale, decorazione in smalti disposti a scacchiera; appiccagnolo trasversale e tre piccoli fori sul retro. Intatta e funzionante. La bulla, solitamente di forma circolare e già utilizzata in antichità come amuleto e porta profumi, in epoca romana viene riservata ai fanciulli, i quali la portavano fino al compimento dei quindici anni, età in cui deposta la toga praetexta, raggiungevano ufficialmente la maggiore età e indossavano la toga virile.
€ 300 - 500 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
85 fiBula in Bronzo Epoca romana imperiale lungh. cm 4,7 Fibula a cerniera con arco ingrossato, molla semplice e staffa corta. Integra.
€ 80 - 100 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 3 ottobre 2008, lotto 1283. 85
70
86 fiBula in Bronzo Epoca romana imperiale lungh. cm 5 Fibula ad arco, rilievo a ondine in corrispondenza della molla, staffa vuota terminante con elemento circolare. Integra.
€ 100 - 150 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
86
87 fiBula in Bronzo in forma di colomBa IV - V secolo d.C. lungh. cm 3,2 Fibula in bronzo con chiusura a cerniera ed arco modellato in forma di colomba, caratterizzata da dettagli finemente eseguiti. Integra.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 3 ottobre 2011, lotto 1439 (parte); precedentemente in Collezione privata tedesca, Monaco di Baviera.
87
88 fiBula zoomorfa in Bronzo IV – V secolo d.C. lungh. cm 4 Fibula in bronzo con chiusura a cerniera ed arco modellato in forma di svastica terminante con piccole protomi equine. Integra.
€ 250 - 350 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 3 ottobre 2011, lotto 1439 (parte); precedentemente in Collezione privata tedesca, Monaco di Baviera.
88
71
89 quaTTro dadi in osso Epoca romana alto max. cm 1,5
€ 150 - 200 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
89
90 Tessera da gioco in osso Epoca romana diam. cm 2,3 Pedina da gioco ad umbone con incisione sul retro: I / A
€ 100 - 200 PROVENIENZA:
Collezione privata italiana.
90
91 croce BizanTina X – XII secolo d.C. alt. cm 6 Croce bizantina in mistura di bronzo e argento, caratterizzata da bracci con estremità svasate e raffigurazioni geometriche incise; appiccagnolo trasversale.
€ 400 - 500 PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 27 settembre 2013, lotto 1144 (parte). 91
92 croce BizanTina X – XII secolo d.C. alt. cm 6,8
€ 300 - 500 Parte di croce bizantina in mistura di bronzo e argento, decorata con la raffigurazione di Cristo in rilievo; probabilmente relativa ad enkolpion. PROVENIENZA:
Ex Gerhard Hirsch Nachfolger, Asta del 21 febbraio 2007, lotto 422.
92
72
EXOTICA
93
93 idolo PrecolomBiano in forma di guerriero Colombia, Cultura Tayrona, 1000 – 1500 d.C. alt. cm 3,6; gr 17,46
94 idolo PrecolomBiano in forma di animale fanTasTico Colombia, Cultura Tayrona, 1000 – 1500 d.C. lung. cm 3,1; gr 14,85
Figurina di guerriero realizzata in tumbaga (lega di oro e rame) ed utilizzata come pendente. L’uomo è rappresentato in nudità, con capelli lunghi sciolti, seduto su di un sedile di vimini intrecciati reso tramite incisioni reticolari; indossa bracciali, cavigliere, orecchini e collana. Il corpo è realizzato in fusione a cera persa, i vari elementi decorativi sono saldati a parte. Due invisibili graffi sul retro.
Animale fantastico accovacciato, realizzato in tumbaga (lega di oro e rame) ed utilizzato come pendente. Sulla testa, sulla coda e sulle zampe anteriori vi sono piccoli elementi lineari a cordicella in rilievo, saldati sul corpo realizzato in fusione a cera persa; sulla testa una serie di piccoli anellini rendono l’idea di un piumaggio o di una criniera. Lievi ossidazioni sparse e tracce di usura per sfregamento.
€ 1.000 - 1.500
€ 1.000 - 1.500
PROVENIENZA:
PROVENIENZA:
Collezione privata inglese; fino al 1985 in Collezione provata nel Principato di Monaco; precedentemente nella raccolta del diplomatico francese Gaspard Mollien (1796-1872).
Collezione privata inglese; fino al 1985 in Collezione provata nel Principato di Monaco; precedentemente nella raccolta del diplomatico francese Gaspard Mollien (1796-1872).
Per questo lotto è in corso la richiesta di Temporanea Importazione.
Per questo lotto è in corso la richiesta di Temporanea Importazione.
94
73
95 sTaTueTTa di guerriero PrecolomBiano Ecuador, Cultura Jama-Coaque, 800 - 1200 d.C. alt. cm 30 Scultura in terracotta grigia raffigurante guerriero seduto, le mani posate sulle ginocchia. Indossa poncho e copricapo ricoperti da piume, collana con pendente, grandi orecchini circolari ed anello al naso. Restauro alla base del collo; labili tracce dell’originaria policromia.
€ 1.200 - 1.500 PROVENIENZA:
Galleria Arti Primitive - Oggetti, Torino 1988.
96 TesTina egiziana in PieTra Egitto, XV –XVI Dinastia, 712-525 a.C. alt. cm 3,5 Piccola testa maschile realizzata in pietra calcarea e caratterizzata da tipica parrucca formata da trecce. Integra.
€ 200 -300 PROVENIENZA:
95
Ex Gorny & Mosch, Asta del 21 gennaio 2009, lotto 637 (parte); precedentemente in Collezione privata tedesca.
97 sPada cinese in Bronzo Cina, Periodo degli Stati combattenti, 453 a.C. - 221 d.C. lungh. cm 48 Spada caratterizzata da impugnatura breve e lama con lunga scanalatura centrale in rilievo. L’elsa presenta un bordino in rilievo e pomolo a sezione quadrangolare. Realizzata con fusione unica. Gradevole patina verde.
€ 1.000 - 1.200 PROVENIENZA:
Galleria Fallani, Roma.
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74
MEDIOEVO
98 anforeTTa cilindrica VIII – IX secolo alt. cm 30 Piccola anfora con orlo indistinto, stretto collo cilindrico, corpo allungato ed anse a nastro impostate sotto l’orlo. Sul corpo, baccellature orizzontali. Scheggiatura sull’orlo.
€ 500 - 800 PROVENIENZA:
Collezione privata, Roma.
98
99 garguglia a ProTome leonina Epoca federiciana, XIII secolo alt. cm 15 ca. Bocca di fontana a protome leonina realizzata in pietra calcarea e completa all’interno dell’originaria fistola fittile.
€ 3.000 - 4.000 PROVENIENZA:
Collezione prof. Dario del Bufalo.
99
75
100
100 riTraTTo di cavaliere Europa centrale, XIII secolo alt. cm 27 Scultura di cavaliere crociato in pietra scura caratterizzata da lunghi baffi, barba e prezioso diadema gemmato con al centro croce templare in rilievo e cinghie decorate passanti sotto il mento.
€ 20.000 - 25.000 PROVENIENZA:
Ex Sotheby’s, Asta del 5 novembre 2002, lotto 1; già parte della celebre Collezione Beck, formata dall’industriale tedesco Paul Beck (1887-1949) tra 1920 e 1930, ed incrementata dal figlio Helmut (1919-2001), il quale completò la più celebre raccolta di manoscritti medievali del XX secolo (in parte venduta all’asta da Sotheby’s a New York il 16 giugno 1997).
76
101
101 BusTo femminile diademaTo Epoca federiciana, XIII secolo alt. cm 32 Busto femminile in pietra calcarea caratterizzato da testa con volto ovale e capelli arricciati, ordinatamente pettinati e ricadenti sulle spalle in lunghe trecce; sopra il capo, elegante diadema decorato con elementi floreali. Due croci graffite sul volto. Il diadema e il tipo di acconciatura rimandano all’iconografia del busto di Sigilgaida della Marra, opera attribuita a Niccolò di Bartolomeo ed emblema dell’arte duecentesca dell’Italia meridionale.
€ 18.000 - 20.000 PROVENIENZA:
Collezione prof. Dario del Bufalo; già nella raccolta di Giovanni (Johnny) Tomasso, Leeds (Regno Unito).
102 Bocca di fonTana in forma di volTo femminile Epoca angioina, XIV secolo alt. cm 25 ca. Parte superiore di una bocca di fontana realizzata in forma di testa femminile in marmo bianco, caratterizzata da fronte inquadrata da capigliatura resa in piccole ciocche mosse. Il retro è cavo e la bocca presenta una larga apertura.
€ 10.000 - 12.000 PROVENIENZA:
Collezione prof. Dario del Bufalo; già nella raccolta del restauratore Pico Cellini (1906-2000). 102
77
103 uomo dei dolori 1310-1330 ca. alt. cm 175 Questa scultura in legno di pino cembro, di eccezionale qualità, rappresenta Gesù che dopo la morte si mostra vivo esibendo le ferite, secondo l’iconografia del cosiddetto “uomo dei dolori”. Questo tema codificatosi nei primi anni del Trecento, con singolari attestazioni a nord delle Alpi, è stato elegantemente interpretato dall’ignoto scultore dell’arco alpino occidentale, attivo nella prima metà del XIV secolo. A negare l’iconografia di un crocifisso è la posizione delle braccia che il taglio delle spalle, decisamente inclinato verso l’alto, induce a credere che non fossero levate e neppure parallele al suolo ma distese lungo i fianchi o piegate con gli avambracci incrociati sulla vita, come è dato vedere nella tipologia dei compianti. La scultura ha perso nel tempo ogni traccia dell’originaria policromia mentre un recente restauro ha messo in evidenza una certa levigatura dell’epidermide; malgrado oggi appaia rifinita, tanto da lasciare di primo acchito qualche dubbio sul suo primitivo rivestimento cromatico, risulta che il colore mascherasse giunture altrimenti vistose, come quella tra il collo e la testa, tra le ciocche dei capelli e tra piedi e i talloni. La figura, inoltre, è svuotata nel corpo e nel perizoma – come accadeva solitamente nelle statue lignee medio-grandi per ridurre il peso e prevenire i movimenti del legno impedendo di spaccarsi – ed è stata concepita per un punto di vista prevalentemente frontale, senza possibilità di una veduta del verso. L’artista, di altissimo livello, ha esercitato un grande controllo sul materiale e ha limitato al minimo il decorativismo prediligendo un’idea di scultura come statuaria e una concezione della forma caratterizzata da un pronunciato naturalismo, prodotto di un bilanciato rapporto fra arcaismi (senso di sproporzione fra le varie parti del corpo, tipologia del perizoma) e vertici di poetica franchezza come l’intensa maschera facciale. Il lotto è corredato dall’expertise del prof. Fulvio Cervini (Università di Firenze).
€ 60.000 - 80.000 PUBBLICATO IN:
Aa. Vv., Milano Internazionale Antiquariato (XVIII ed., 2002), Torino 2002. PROVENIENZA:
Collezione privata, Spoleto (Umbria).
78
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79
104 PoliTTico aTTriBuiTo a francesco da TolenTino Italia centrale e meridionale, fine del XV – prima metà del XVI secolo Tempera e olio su tavola, cm 228 x 140 Come riportato nel catalogo delle opere battute da Sotheby’s a Milano (3 dicembre 1991), il polittico è stato attribuito dal prof. Pier Luigi Leone de Castris a Francesco da Tolentino. Questo dipinto, realizzato all’inizio del terzo decennio del Cinquecento, costituisce una delle poche opere note del pittore originario di Tolentino e attivo in Italia centrale e meridionale tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo. La ricostruzione del suo iter artistico si è basata sul confronto con le sole opere autografe, due polittici, datati e firmati, dipinti per il santuario di S. Maria a Parete a Liveri, presso Nola, nel 1525. Tuttora è ignota la sua formazione che come si evince anche da questa tavola subì l’influenza del Perugino. Lo scomparto centrale del polittico rappresenta una Madonna col Bambino tra i ss. Giacomo Maggiore e Giovanni Battista. Nella predella, invece, si riconoscono più scene e rispettivamente: il Miracolo dell’impiccato – uno dei tanti racconti tratti dalla vita di san Giacomo -, la Decollazione del Battista e al centro Cristo tra i santi Pietro e Paolo. In alto, infine, campeggia la scena della Resurrezione.
€ 90.000 - 120.000 PROVENIENZA:
Ex Sotheby’s, Asta del 3 dicembre 1991, lotto 218; sul retro, come riportato in catalogo, era apposta un’etichetta che riportava la seguente dicitura: Quadro… in una delle sale del Palazzo Colonna… li 3 agosto 188(?)4.
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Lotti 105-204 Parte II Arte Antica
105 amBiTo caravaggesco
Adorazione dei pastori Olio su tela, 137 x 101 cm In un’estetica di ambito caravaggesco, viene qui rappresentato il momento in cui i pastori raggiungono la capanna con la scena della natività. L’ambiente in cui si svolge è povero come nel racconto biblico: al centro la Vergine è raffigurata nell’atto di mostrare il Bambino, mentre alle sue spalle, in piedi, san Giuseppe osserva la scena. La luce, emanata da Gesù Bambino, colpisce le figure che emergono dallo sfondo scuro con forza espressiva, come il volto del giovane ragazzo, tra due pastori, i cui tratti fisiognomici rimandano a caratteri stilistici di gusto caravaggesco.
€ 6.000 - 8.000
105
106 PiTTore anonimo
Cristo deposto dalla croce Olio su tela, 100 x 76 cm Seconda metà XVI secolo L’opera è una replica dell’omonima pala d’altare dipinta da Giulio Cesare Procaccini, artista che lavorò principalmente tra Milano Modena e Genova. Iniziò la sua carriera come scultore ma più tardi si dedicò esclusivamente alla pittura diventando una delle figure artistiche più importanti nell’ambiente milanese. È qui raffigurato l’atto in cui Cristo viene deposto dalla croce, evento che costituisce uno dei soggetti dell’arte sacra cristiana. Si respira una forte tensione emotiva espressa non solo dal momento qui riprodotto ma anche dalla gestualità dei personaggi. Si notino le due figure femminili al lato (Madonna e Maddalena): una si porta le mani al petto, in segno di sofferenza, l’altra alza il braccio sinistro come a voler tendere la mano verso Cristo, un corpo esanime la cui plasticità è messa in risalto dall’uso di luci ed ombre. L’opera racchiude in sé i caratteri stilistici della pittura di Procaccini che tende ad ispirarsi a fonti diverse unendo la tensione emotiva del Manierismo con la presenza fisica del Barocco.
€ 6.000 - 7.000 106
84
107 amBiTo solimenesco
San Vincenzo Ferrer Olio su tela, 72,5 x 50 cm XVIII secolo San Vincenzo Ferrer è qui raffigurato come angelo dell’Apocalisse, con le ali spiegate e la fiamma dello Spirito Santo che arde sul capo. Nella mano sinistra tiene il libro della Bibbia aperto mentre, con la destra, indica il versetto “Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius” (Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l’ora del suo giudizio). La figura è inserita in uno scenario all’aperto, un paesaggio non molto articolato che serve a conferire alla figura maggior enfasi.
€ 2.000 - 2.500 108 PiTTore anonimo francese
Santa Cecilia Olio su tela, 60,2 x 92,5 cm XVII secolo È qui rappresentata la patrona della musica santa Cecilia. La protagonista è raffigurata di tre quarti con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Assisa in procinto di suonare, poggia le mani su un pianoforte, uno degli elementi iconografici a lei attribuiti, così come i gigli che le cingono il capo. Alle sue spalle è stato dipinto un angelo con l’arpa a cui, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, la nobildonna romana aveva affidato il suo corpo e il suo cuore affinché rimanessero immacolati. La ricchezza dei particolari che si riscontra in alcuni particolari come il vestiario, la spilla rossa sul petto dell’angelo, il filo di perle attorno al collo della vergine e gli orecchini pendenti, rimandano all’ambito pittorico francese.
107
€ 4.000 - 6.000
108
85
109 amBrosius Benson (Milano (?), 1495 ca. - Fiandre, 1550)
Madonna con Bambino Olio su tavola, 85 x 61 cm
Il dipinto mostra caratteri stilistici che rimandano all’influsso della pittura dell’Italia Settentrionale e alla conoscenza delle opere leonardesche. Interessanti a tal proposito sono alcuni elementi del quadro. Lo sfondo scuro, diverso da quello di altre opere di Benson, in cui i protagonisti sono circondati da paesaggi o altri scenari – caratteristica tipica della tradizione fiamminga – rimanda all’atmosfera della Lucrezia, datata 1530 (collezione Gentile, Genova). La fisionomia del volto della Vergine, la sua capigliatura articolata in morbidi ricci, il velo poggiato sul capo, sono tutti elementi ispirati dalle opere leonardesche. Quanto alle vesti della Madonna con le maniche a sbuffo trattenute da due polsini, anche se lontane dall’iconografia fiamminga, sono presenti in alcuni ritratti femminili dell’artista. È proprio questo dettaglio che dà modo a Simona Sperindei di sostenere nella sua expertise che questa opera è una delle più italianizzate del Benson. L’opera è corredata dall’expertise di Simona Sperindei
€ 50.000 - 70.000
86
109
87
110
110 amBiTo naPoleTano
Maddalena Olio su tela, 75,5 x 61,6 cm Prima metà del XVII secolo Su fondo monocromo la protagonista è ritratta a mezzobusto semifrontale, il volto di tre quarti rivolto verso l’alto, uno sguardo che esprime l’amore appassionato di una donna dalla bellezza tanto carnale. Con una mano tiene un teschio, elemento iconografico a lei attribuito, simbolo per eccellenza del memento mori, mentre l’altra se la porta al petto. È illuminata da uno squarcio di luce che mette in evidenza il corpo, una ciocca di capelli biondi scende morbidamente sul seno coprendolo. Probabilmente la scelta dell’artista di realizzare la Maddalena, una donna così peccaminosa, bionda, segue una linea di “pregiudizio” che insiste nel vedere in questo colore di capelli un elemento di perdizione.
€ 8.000 - 10.000
111
111 giacomo zoBoli (Modena, 1681 - Roma, 1767)
Santa Caterina d’Alessandria Olio su tela, 61,3 x 50 cm L’opera è attribuita a Giacomo Zoboli. Pittore italiano che dopo un primo apprendistato a Modena con Francesco Stringa, e uno a Bologna con Gian Gioseffo Dal Sole, si trasferì a Roma dove divenne membro dell’ Accademia dei Virtuosi al Pantheon nel 1718 e poi dell’ Accademia di San Luca nel 1725. La tela in esame presenta la santa in primo piano con lo sguardo rivolto verso l’alto, caratteristica tipica della pittura di ambito reniano. È raffigurata con abiti regali impreziositi da gioielli, come la spilla sul petto, per sottolineare la sua origine principesca: la donna infatti era figlia di un re istruita fin da bambina nelle arti liberali. Sulla testa un fermaglio le tiene i capelli in un’acconciatura che ricorda una corona, uno degli elementi iconografici a lei attribuiti, così come la ruota dentata che si intravede in secondo piano. La leggenda narra che la senta dopo aver subito il supplizio con questo strumento di tortura, uscitene illesa, fu infine decapitata. I colori vivaci uniti a un gusto eclettico e a una rielaborazione della tradizione emiliana, rimandano alle qualità artistiche di Zoboli.
€ 6.000 - 8.000 88
112
112 ercole de maria San Giovanni in Persiceto, prima metà del XVII secolo - 1640 ca.
Profeta che legge Olio su tela, cm 66 x 50 Come noto, Ercole De Maria fu tra i più stretti collaboratori e copisti di Guido Reni, dove ebbe a formarsi dopo un alunnato presso la scuola di Giovan Francesco Gessi. Il Malvasia diceva di lui che: “...non fu egli grand’uomo e da se poco far seppe, ma copiava ben poi le cose di quest’ultimo (Guido Reni) in modo che nissuno di quella gran scuola da quelle del maestro distinguerle talor sapea...”. Andrea Emiliani giustamente mette in risalto la somiglianza tra questa testa e alcuni notissimi prototipi reniani come il San Girolamo della National Gallery di Londra o il Mosè alla Galleria Borghese di Roma, entrambe opere collocabili tra gli anni venti e trenta del XVII secolo. Il confronto più stringente resta un San Giuseppe conservato nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Bologna. L’opera è corredata dall’expertise di Andrea Emiliani
€ 25.000 - 35.000 89
113 ercole gennari (Cento, 1597 - Bologna, 1658)
San Paolo apostolo Olio su tela, 70 x 55,5 cm L’opera in esame viene attribuita da Emilio Negro a Ercole Gennari. Sposato con una delle sorelle del Guercino, Lucia, e fratello di Bartolomeo Gennari, decise di abbandonare gli studi di medicina e chirurgia per dedicarsi alla pittura nell’atelier di Barbieri. Inizialmente produsse opere esemplate su quelle del maestro che presentavano le caratteristiche tipiche guercinesche, qualità richieste dal Guercino stesso in modo da avere una produzione con il suo “marchio” di bottega. La tela rappresenta san Paolo, raffigurato con la barba bruna e l’attributo iconografico della spada, strumento del suo martirio. Su fondo scuro, il protagonista viene colpito da un fascio di luce che illumina i lineamenti marcati del volto ed esalta l’incarnato con le guance rosee, rendendo realistica la morbidezza della lunga barba e dei capelli che scendono sulle spalle. La mano del pittore di cultura bolognese e ferrarese riesce a conferire all’opera una lucentezza singolare. I caratteri stilistici che Emilio Negro, nella sua expertise, definisce “più levigati” rispetto a quelli di una versione precedente ad opera del Guercino, consentono di collegare questo nostro quadro al corpus di Ercole Gennari. Tali elementi si riscontrano in altre tele dell’artista quali: S. Filippo Neri, Madonna col Bambino in gloria adorata da Tobiolo e l’angelo, S. Martino, Madonna che appare a S. Francesco in preghiera, in cui ritorna la pittura fluida e il disegno equilibrato vicini a quelli del Guercino. L’opera è corredata dall’expertise di Emilio Negro.
€ 25.000 - 35.000
90
113
91
114
114 luis de morales (Badajoz, 1520-1586)
San Francesco Olio su tavola 46 x 34,5 cm
L’opera in esame è attribuita a Luis de Morales, artista spagnolo la cui data di nascita è stata molto discussa da diversi studiosi, la maggior parte dei quali ha convenuto nel farla coincidere con il 1520 circa. Dati incerti sono anche quelli relativi alla sua formazione: apprese le prime nozioni a Siviglia tramite Pedro de Campana ma gli studiosi non escludono ulteriori formazioni presso altri paesi come Italia e Portogallo. In primo piano, di tre quarti, è rappresentato san Francesco facilmente identificabile tramite le stigmate sulle mani. I tratti fisiognomici del viso quali la forma degli occhi, il naso lungo e sottile, i lineamenti ammorbiditi tramite la tecnica dello sfumato leonardesco, utilizzata anche nella realizzazione della montagna alle spalle del santo, sono caratteri stilistici riconducibili al corpus di questo artista e riscontrabili in opere come Cristo che porta la croce o anche Santo Stefano in cui si nota sempre un allargamento delle figure.
€ 15.000 - 20.000 92
115
115 PiTTore anonimo Bolognese
Gesù Bambino e san Giovannino Olio su tela, 73 x 60,8 cm XVII secolo L’opera in esame raffigura una delle scene sacre più diffuse della religione cristiana. Su fondo scuro i due protagonisti sono ritratti nell’atto di giocare. Sembra quasi che l’artista abbia scelto di seguire una linea gerarchica che vede Gesù bambino più in alto rispetto a san Giovannino, il quale, flesso sulle ginocchia, rivolge lo sguardo verso il cugino mentre con la mano sinistra gli tocca il fianco. Il santo infante, dai lunghi capelli ricci, è raffigurato con gli attributi iconografici che lo caratterizzano. Indossa un vestito tessuto di peli di capra, elemento che attesta la sua povertà nel deserto, a cui si aggiunge il mantello rosso, segno del martirio; tiene in mano una croce di legno da cui pende un cartiglio con scritto “ECCE AGNUS DEI”, parole che egli pronunciò vedendo Cristo al Giordano.
€ 4.000 - 6.000
93
116
116 seBasTien Bourdon (Montpellier, 1616 - Parigi, 1671)
Miracolo del servo del centurione Olio su tela, 35,5 x 45 cm L’opera in esame è attribuita a Sébastien Bourdon, artista francese che, dopo una prima formazione a Parigi, si trasferì a Roma nel 1634 ma, pochi anni dopo fu costretto a tornare in patria a causa dell’intolleranza contro i calvinisti. In questa fase artistica, oscillò tra composizioni storico-bibliche influenzate dalla pittura di Pietro da Cortona, e quelle religiose ispirate dalla pittura di Poussin. La tela raffigura una scena raccontata nel Vangelo di Matteo e in quello di Luca. Si tratta della guarigione del servo del centurione, miracolo ad opera di Cristo mentre si trovava a Cafarnao. È qui immortalato il momento in cui il centurione, dopo aver fatto intercedere per sé alcuni emissari giudei, si inginocchia al cospetto di Cristo chiedendogli aiuto. L’uso dei colori come il giallo dell’armatura del centurione o il blu del mantello di Cristo, la misura dei gesti, l’equilibrio che traspare dalla composizione ma anche l’assenza di un’introspezione psicologica dei personaggi, sono elementi che rimandano ad un’influenza pittorica di Poussin e di Pietro da Cortona esprimendo così l’ecclettismo dello stile di Bourdon.
€ 8.000 - 10.000
94
117
117 mario Balassi (Firenze, 1604-1667)
Santa Maria Maddalena penitente Olio su tela, 80 x 70 cm Il dipinto è attribuito a Mario Balassi, artista fiorentino della prima generazione barocca. Allievo di Jacopo Ligozzi, Matteo Rosselli e del Passignano, diventò artista di riferimento del casato dei Medici. Nella sua personalità sono presenti quei caratteri stilistici appresi dai suoi maestri, soprattutto da Rosselli. La Maddalena è raffigurata con i lunghi capelli sciolti che coprono le nudità e il vasetto di unguento, elemento iconografico a lei attribuito. L’opera è stata ricondotta a un disegno a sanguigna, apparso nel 2011 nella casa d’aste Dorotheum, che riporta firma e data (1670). Nella tela, così come nel disegno preparatorio, appaiono in modo evidente i caratteri stilistici di Mario Balassi insieme a caratteri misti e derivati soprattutto da Matteo Rosselli. L’opera è corredata dall’expertise di Andrea Emiliani
€ 20.000 - 25.000
95
118 giovan francesco de rosa, detto Pacecco (Napoli, 1607-1656)
Sant’Agata Olio su tela, 78 x 64 cm La tela in esame raffigura la santa su un fondo di cielo. Solitamente viene rappresentata con gli attributi che la caratterizzano: le tenaglie e le mammelle recise, elementi legati al suo martirio. In questa rappresentazione sembra essere immortalata la sofferenza che emerge soprattutto dalla mimica facciale della donna. Ha la bocca socchiusa e lo sguardo è rivolto verso l’alto come se fosse in estasi divina, quasi a ricordare allo spettatore il legame tra la santa e Dio. Con la mano preme al petto un bianco panneggio macchiato dal sangue che sgorga dal seno ferito. Queste caratteristiche sono enfatizzate dalla fonte luminosa che, colpendo la protagonista, crea un gioco di luci e ombre sul volto e sulla mano. La tela è qui attribuita a Giovan Francesco de Rosa, pittore napoletano, meglio conosciuto come Pacecco. Così come riferisce il suo biografo Bernardo De Dominici, l’artista fu allievo di Massimo Stanzione e già alla metà del quarto decennio del XVII secolo si configurò come uno dei suoi allievi più originali. Sviluppando in senso accademizzante gli interessi stanzioneschi nei confronti del classicismo del Reni e del Domenichino, il De Rosa perseguì una formulazione autonoma della linea figurativa del suo maestro, dedicandosi sia alla pittura religiosa sia a composizioni di soggetto profano per collezionisti privati, anche nel piccolo formato, di cui questa tela sembra appartenere. La sua produzione, di qualità a volte alterna per l’occasionale presenza di aiuti, soprattutto in opere a carattere devozionale, acquistò notevole importanza nella complessa temperie della pittura napoletana del primo Seicento.
€ 20.000 - 25.000
96
118
97
119
119 federico Barocci (Urbino, 1535-1612)
Madonna col Bambino Olio su tavola, 29,3 x 25 cm La tavola in esame è attribuita a Federico Barocci, artista poliedrico che si dedicò al disegno, all’incisione e alla pittura. Fu attivo a Roma dal 1561 al 1563, dove ebbe modo di coltivare i propri interessi religiosi frequentando l’ambiente spirituale che girava intorno a S. Filippo Neri. Dopo il soggiorno romano, Barocci si ritirò definitivamente nella sua città natale, Urbino, dove, sotto la protezione del duca Francesco Maria II della Rovere, produsse straordinarie opere. Il dipinto in questione raffigura il Bambino, in atteggiamento benedicente, seduto sulle gambe della madre che lo sorregge amorevolmente. Nonostante sia qui riproposto uno dei più diffusi soggetti dell’arte cristiana, la tavola propone soluzioni iconografiche innovative ed originali come ad esempio i colori delle vesti della Vergine e, lo sfondo dorato arricchito da teste di rossi serafini non ben delineati. La grazia che traspare nella raffigurazione della Madonna e del Bambino combinata con la cromia calda, vivida e bilanciata sono elementi stilistici che non solo sembrano rievocare le opere di Raffaello e di Correggio, ma che consentono di collegare la tavola a Federico Barocci. L’opera è corredata dall’expertise di Emilio Negro.
€ 30.000 - 35.000 98
120
120 PiTTore anonimo aTTivo Tra naPoli e genova
Tobiolo e l’angelo Olio su tela, 132 x 97 cm Terzo decennio del XVII secolo La tela è stata dipinta da un pittore, attivo tra Napoli e Genova nel terzo decennio del XVII secolo, conscio della lezione caravaggesca permeata da influssi veneziani che guarda alla sintesi di Battistello Caracciolo da una parte e alle figure e al naturalismo raffinato di Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino, dall’altra. A sinistra si riconosce Raffaele, l’arcangelo invocato da Tobi affinché accompagnasse il figlio Tobiolo nel suo viaggio; a destra, invece, si scorge il giovane con un piede nel fiume Tigri mentre tiene tra le mani un pesce. Il giovane volge lo sguardo verso l’angelo il quale, con la mano, indica l’animale la cui bile guarirà la cecità del padre. I personaggi sono rappresentati in uno spazio aperto, scandito verticalmente dall’albero posto tra le due figure inquadrandoli secondo una posizione gerarchica.
€ 18.000 - 24.000
99
121 deniJs calvaerT (Anversa, 1540 - Bologna, 1619)
San Francesco sorretto dagli angeli Olio su rame, 34,5 x 28 cm Ultimo decennio del XVI secolo L’opera in esame è attribuita a Denijs Calvaert, pittore fiammingo tardo-manierista che iniziò la sua formazione ad Anversa concentrandosi soprattutto sui paesaggi ma, una volta a Bologna, si perfezionò nel nudo abbracciando lo stile italiano. Arrivato a Roma, nel 1570, studiò Raffaello e qualche anno dopo fondò a Bologna una scuola per la quale passarono Guido Reni, il Domenichino e Francesco Albani. Questo raffinatissimo rame raffigura san Francesco sorretto dagli angeli caratterizzato dagli elementi iconografici a lui attribuiti, come le stimmate alle mani, il teschio (simbolo del memento mori) ed il libro aperto. La composizione è realizzata in modo molto preciso, dal disegno fluido, e dallo sfondo scuro e compatto, da cui emerge l’uso del colore denso e ricco, come si nota fortemente nel rosso del panneggio dell’angelo. Ogni particolare è eseguito con un’attenzione meticolosa: si guardi il movimento delle vesti, la realizzazione delle pagine del libro e la strabiliante rappresentazione delle ali perfettamente scandite dalle piume. Tutta la scena è enfatizzata dall’uso della luce che, muovendosi nello spazio, illumina i corpi dei protagonisti la cui plasticità è risaltata dai morbidi effetti chiaroscurali. Questo rame è stato dipinto probabilmente nell’ultimo decennio del XVI secolo, periodo in cui il maestro, ispirato dalle opere di Raffaello, del Barocci, del Correggio, produsse una notevole quantità di dipinti su rame per importanti collezionisti, destinati alla devozione privata, in cui declinò i temi religiosi con notevoli effetti di cangiantismo realizzando elegantissime opere d’arte.
€ 40.000 - 60.000
100
121
101
122
122 giusePPe diamanTini (Fossombrone, 1621-1705)
San Giovanni Battista Olio su tela, 106 x 84,7 cm La tela in esame è attribuita a Giuseppe Diamantini, artista italiano noto come pittore e incisore. Nato a Fossombrone nel 1621, si trasferì ben presto a Bologna dove iniziò la sua formazione, per poi avere un notevole successo a Venezia dove fu molto attivo. In questa raffigurazione di san Giovanni Battista, rappresentato con gli attributi iconografici che lo caratterizzano, emergono quegli elementi tipici della pittura veneta. L’immagine è costruita tramite un’equilibrata organizzazione del colore che, steso tono su tono, in velature sovrapposte, propone un effetto di plasticità e di armonia tra il soggetto e il paesaggio circostante. La luce circola liberamente nello spazio creando dei toni chiaroscurali morbidi e avvolgenti sull’anatomia del santo. Non vi sono linee di demarcazione né contorni netti, la figura è legata allo sfondo e il paesaggio è realizzato con colori via via sempre più chiari, dall’azzurro delle montagne all’orizzonte, sintomo dell’influenza della tecnica dello sfumato e della prospettiva aerea portate a Venezia da Leonardo.
€ 20.000 - 25.000 102
123
123 BenedeTTo gennari (Cento, 1633 - Bologna, 1715)
Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria Olio su tela, 88 x 72 cm L’opera è attribuita a Benedetto Gennari, pittore italiano allievo del Guercino. Non vi sono molte notizie riguardo la sua vita e il suo percorso artistico, ma si sa che dopo la morte del maestro diresse una delle più importanti botteghe della pittura emiliana. Viene qui raffigurata la scena che vede protagonisti la Madonna con il Bambino e santa Caterina, quest’ultima caratterizzata dagli elementi iconografici a lei attribuiti, quali la preziosità delle vesti e dei gioielli che indicano il suo status principesco. Gesù, tra le braccia della madre, tiene in mano l’anello nuziale, rievocazione di una visione avuta dalla santa prima del martirio. Il modo di ritrarre i personaggi, con uno stile così realistico che si distacca dal gusto baroccheggiante volto ad abbellire le figure tramite forme e colori, l’uso della luce che cade dall’alto proponendo effetti chiaroscuri sono caratteristiche che rimandando allo stampo del Guercino.
€ 30.000 - 35.000 103
124
124 ciro ferri (Roma, 1634-1689)
Martirio di san Lorenzo Olio su tela, 68,3 x 43,5 cm L’opera in esame è attribuita a Ciro Ferri, pittore italiano attivo nel periodo barocco. Nato a Roma, si forma sotto la guida di Pietro da Cortona, ricoprendo ben presto una posizione di rilievo rispetto a tutti gli altri artisti che gravitavano intorno alla cerchia del maestro. Iniziò col lui una serie di lavori, prima a Roma a Palazzo del Quirinale, dopodiché a Firenzei a Palazzo Pitti. In questo quadro raffigurante il Martirio di san Lorenzo si riscontrano i caratteri stilistici del cortonismo, corrente barocca che prende il nome da Pietro da Cortona. La scena è inquadrata in uno spazio aperto occupato non solo dalle figure umane ma anche dalla struttura architettonica che li circonda, dando un effetto di continuità. L’utilizzo delle figure angeliche in alto a destra, il movimento dinamico dei soldati intorno a san Lorenzo, la torsione del corpo dell’uomo che è in procinto di colpire il martire con un bastone, sono tutti elementi tipici della sua produzione squisitamente barocca.
€ 18.000 - 25.000 104
125
125 alessandro rosi (Firenze, 1627-1697)
Maria Maddalena Olio su tela, 144 x 89,5 cm L’opera in esame è attribuita ad Alessandro Rosi, pittore fiorentino, allievo di Cesare Dandini. L’artista lavorò per la corte medicea e dal 1677 diresse l’arazzeria. Della sua vita e della sua produzione artistica si conosce ben poco anche se molte delle sue opere si conservano nella Galleria Corsini. In questa rappresentazione della Maddalena, seduta su una roccia con il crocifisso ligneo in mano e circondata da angioletti, si percepisce un’atmosfera drammatica, data dalla volontà dell’artista di dipingere la protagonista come eremita, riproponendo così in pittura la leggenda che vede la santa segregata in una grotta in Provenza, dove si ritirò fino alla fine dei suoi giorni. Con lo sguardo rivolto verso l’alto, la donna è immortalata in un’estasi divina che cela un erotismo di fondo come riscontrabile in altre sue opere. Il colore del panneggio, steso in modo da creare tenui effetti chiaroscurali tali da conferire plasticità alla figura, si avvicina alla svolta coloristica di Luca Giordano a seguito dell’influenza veneziana.
€ 30.000 - 32.000 105
126
126 carlo maraTTi (bottega di) (Ancona, 1626 - Roma, 1917)
Madonna con Bambino Olio su tela, 72 x 58 cm Fine XVII - inizi XVIII secolo Viene qui raffigurata una Madonna con Bambino tra gli angeli. Tutta la composizione è dominata da un senso di ordine, armonia e proporzione. La Vergine, in posizione centrale, è circondata da angeli che seguono la linea circolare dell’ovale in cui si svolge la scena. I volti dei personaggi, dalle guance rosate, non lasciano trasparire alcuna introspezione psicologica esprimendo una bellezza idealizzata. Il colore caldo della parte superiore dello sfondo è ben armonizzato con l’azzurro del cielo e con tutta la composizione, dando un senso di equilibrio. In quest’opera l’artista, da ricercare tra i pittori attivi nella bottega di Carlo Maratti, presenta uno stile che riesce a calibrare il gusto del classicismo con un barocco privo di eccessi, due tendenze contrastanti che a partire dal Maratta, si riuscì a conciliare. Inoltre, il dipinto presenta caratteri stilistici e qualità cromatica molto vicine alle opere di devozione religiosa che furono prodotti a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo a Roma.
€ 10.000 - 12.000 106
127
127 david de conincK (Anversa, 1642/44 - Bruxelles, 1700 ca.)
Natura morta con pavone Olio su tela, 100 x 127 cm Il dipinto è attribuito a David de Conick, artista di Anversa. Allievo di Pieter Boel nella sua città natale, intorno agli anni settanta del XVII secolo, il pittore partì per Roma, dove arrivò dopo numerose soste in Europa. Si fermò prima a Parigi dove conobbe l’artista animalista Nicaise Beernaerts, poi presso la duchessa di Baviera ed infine a Vienna. Viene ricordato soprattutto per le raffigurazioni di animali e di nature morte che rimandano ai modelli del fiammingo Jan Fyt. La tela in esame raffigura una serie di volatili inquadrati in un paesaggio boscoso interrotto, sulla sinistra, da un angolo di cielo. Si tratta di una scena che come afferma il Giancarlo Sestieri “sia tipica perché il pavone così come i gallinacei sono dei soggetti che si ritrovano in modo molto simile in altre opere dell’artista, che atipica perché, il dipinto, non solo include altri volatili al di là dei due sopracitati, ma presenta un gusto espositivo essenziale che differisce dalle sue rappresentazioni di fiori e frutta”. Il quadro è carico di un significato allegorico che rimanda al mondo cristiano. Gli animali rappresentati sono tutte allegorie che esprimono un elevato intento morale nonostante siano soggetti che appartengono alla cosiddetta “pittura di genere minore”. Infatti, il pavone che domina orizzontalmente la scena, è simbolo di resurrezione e vita eterna; il gallo, sull’angolo a sinistra, è legato all’atto di redenzione poiché cantò sul sole morente quando san Pietro si pentì d’aver rinnegato Gesù; infine le quaglie rimandano a san Giovanni Evangelista il quale, secondo la tradizione, ne aveva una come animale domestico. Il lotto è corredato da due expertise di Maurizio Marini e di Giancarlo Sestieri.
€ 35.000 - 50.000 107
128
128 frachoys elouT (Haarlem, 1597-1661)
Natura morta con ostriche Olio su tavola trasportato su tela, 51 x 61 cm 1633 ca. La tela in esame è attribuita a Frachoys Elout, artista di cui si conosce ben poco. Seguace di Pieter Claesz, rappresentò principalmente scene di genere, ritratti e nature morte. Appartenente al secolo d’oro, fu uno di quegli artisti olandesi che dominava il mercato con le sue raffinate tavole. Questo dipinto rientra nel genere tanto onorato dagli artisti che gravitavano intorno a Pieter Claesz, a Willem Heda e alla scuola di Haarlem, definito dalla critica monochrome banketje (nature morte disposte). Il pane bianco, il vassoio in argento, le ostriche e i bicchieri di vino, esibiti sul tavolo imbandito, sono elementi che alludono a una committenza di alto livello sociale, quella classe ricca che fu la forza che determinò la fama di alcuni generi pittorici. L’armonia e l’equilibrio nella disposizione degli oggetti si fondono alla volontà di rappresentare un momento congelato nel tempo, una sorta di vanitas, in cui il prima ed il dopo sono superflui, conta solo la grandezza del quotidiano rappresentato con un misterioso realismo. Probabilmente la tavola fu dipinta intorno al 1633 come si evince da un’opera documentata e conservata a Berlino in collezione Buche raffigurante una Natura morta con frutti di mare. L’opera è corredata da un’expertise di Didier Bodart.
€ 20.000 - 25.000
108
129 anonimo
Giovanni delle Bande Nere Olio su tavola, 19,5 x 16 cm L’opera è una delle copie esemplate sull’originale di Gian Paolo Pace, esposta agli Uffizi. La tavola in esame raffigura il ritratto a mezzo busto di Giovanni delle Bande Nere, famoso condottiero, così chiamato per la fascia che portava sul braccio in segno di lutto alla morte di Leone X. In primo piano, su fondo rosso, il soggetto è ritratto di profilo, nella sua lucente armatura, la stessa con la quale venne sepolto nella chiesa di S. Francesco a Mantova. La sua tragica fine per arma da fuoco fu un trauma storico che ispirò all’Ariosto le sue ottave di invettiva contro l’archibugio e contro la codardia della polvere da sparo in guerra.
€ 2.000 - 3.000
129
130 TiBerio TiTi (Firenze, 1578 - 1637)
Ritratto Albergotti Olio su tela, 210 x 120 cm L’opera è attribuita a Tiberio Titi, figlio del pittore e architetto Santi di Tito. Iniziò la sua formazione nella bottega paterna operando come collaboratore, ma solo dopo il 1603 si cominciano ad avere notizie di opere autonome, come ad esempio Storie di Goffredo di Buglione per l’arco trionfale, innalzato a Firenze per le nozze di Ferdinando I (1589). Si tratta di un artista ricordato soprattutto per i suoi ritratti. Il dipinto in esame raffigura una nobildonna vestita di rosso insieme ai suoi due bambini. Si tratta di Maria di Cosimo Tornabuoni, nobildonna fiorentina, che giovanissima sposò il marchese aretino Girolamo Albergotti. I bambini, ai lati della donna, sono due dei suoi cinque figli: Francesco, dipinto con gli abiti da prelato, carriera a cui fu destinato fin dalla tenera età, e Nerazzo che divenne consigliere dei Medici. L’attenzione riposta nella resa della fisionomia dei volti dei protagonisti così come il gusto fiammingo che si coglie nell’uso della luce e nel preziosismo degli abiti, sono caratteri stilistici tipici di Tiberio Titi e che si riscontrano nei ritratti La principessa Corsini con il figlio e La principessa Corsini. L’opera è corredata dall’expertise di Elisabetta Rosai
€ 10.000 - 15.000
130
109
131 federico Barocci (Urbino, 1526-1612)
Ritratto di gentiluomo Olio su tela, 76 x 63 cm L’opera in esame rappresenta un nobiluomo non più giovane, dall’incarnato roseo e con i capelli corti e brizzolati, vestito in abito scuro con un colletto bianco a gorgiera che gli conferisce una nota elegante. Gli elementi stilistici così come la tecnica esecutiva rimandano ai caratteri di quelle opere uscite dalle migliori botteghe attive in Europa e in Italia settentrionale nel XVI secolo. La cromia basilare e bilanciata, l’impasto pittorico compatto, la grazia nella raffigurazione del soggetto così come l’originale reinterpretazione dei ritratti di Raffaello e Correggio sono tutti caratteri che si ricollegano al corpus ritrattistico del Barocci, a cui l’opera è attribuita L’opera è corredata dall’expertise di Emilio Negro
€ 60.000 - 80.000
110
131
111
132
132 Pier francesco mola (Coldrerio, 1612 - Roma, 1666)
Testa di uomo maturo con cappello Olio su tela, 49 x 42,5 cm 1650-1655 ca. La tela rappresenta il ritratto di un uomo barbuto, vestito di nero con un cappello vinaccia in testa, ornato da una fibbia dorata. È colto di tre quarti, ma con lo sguardo volto allo spettatore. Il dipinto gode di un buono stato di conservazione, soprattutto dopo l’ultimo accurato e delicatissimo intervento di restauro. I risultati dell’intervento descritto, permettono di proporre nuove considerazioni sullo stile del dipinto per riuscire ad inquadrarlo nel suo contesto più adatto. Il colore smembrato della barba, folta ma leggerissima, sembra discendere dalla pittura veneziana del primo Seicento, ancora memore del colorismo vigoroso della maniera tizianesca, ma già pervaso di una vacuità barocca. Il taglio stretto del viso con la fisionomia allargata e la posizione calibrata nello spazio, sembrano invece dipendenti dalla tradizione bolognese - e in particolare di Guido Reni - da cui discende anche la cromia acida del cappello. Il dipinto è stato attribuito proprio per la sua resa finale a Pier Francesco Mola un pittore svizzero, naturalizzato romano - per biografia e cultura - che ad un certo punto della sua carriera, intorno alla metà del secolo, si specializzò nel ritratto di figura. L’opera è corredata dall’expertise di Alessandro Delpriori
€ 18.000 - 25.000 112
133
133 dircK van BaBuren (seguace di)
Vecchio con turbante Olio su tela, 63 x 49 cm Su sfondo scuro un uomo barbuto, raffigurato a mezzo busto, indossa una mantella rossa e un turbante verde. Il modo in cui la luce colpisce il volto del protagonista, creando un gioco di ombreggiature, la mimica facciale con la fronte solcata da rughe, la bocca socchiusa, il forte realismo nella resa dei particolari fisiognomici e della barba, nonché la scelta dell’artista di rappresentare il soggetto in primo piano, sono caratteri stilistici tipici di chi ha studiato le opere di Caravaggio rimanendone influenzato. L’opera in questione è attribuita ad un seguace di Dirck Van Baburen, pittore olandese che, giunto a Roma intorno al 1612, fu particolarmente influenzato dall’ambiente artistico che ruotava intorno alle opere di Caravaggio. Qui collaborò con il compatriota David de Haën e strinse amicizia con Bartolomeo Manfredi. Ritornato in patria, il pittore fu considerato l’iniziatore di un nuovo movimento e insieme a Hendrick ter Brugghen e Gerrit van Honthorst, dette un forte contributo alla cosiddetta scuola di Utrecht.
€ 15.000 - 20.000
113
134 lorenzo loTTo (attrib.) (Venezia, 1480 - Loreto, 1556)
Ritratto di nobildonna Olio su tavola, 53 x 40,5 cm 1518 ca.
L’opera rappresenta una sconosciuta nobildonna ritratta, molto probabilmente da Lorenzo Lotto. La figura, infatti, è dipinta a mezzobusto con la testa leggermente di tre quarti, ed è molto vicina al Ritratto di Lucina Brembati, dipinto dall’artista nel 1518 e conservato presso l’Accademia Carrara di Bergamo, non solo per alcuni indizi a mo’ di rebus - come la lettera I sulle dita - che aiuterebbero ad identificare il soggetto, ma anche per l’ambientazione che alle spalle della donna si apre verso il cielo e per la maestria nel dipingere la mano e le guance rosee. Questo dipinto, si inserisce in quella moda che, a differenza della tradizione veneziana del ritratto idealizzato, legata alle opere di Tiziano e Palma il Vecchio, vuole restituire un’effigie vera e realistica dei tratti fisiognomici, secondo un’accezione più lombarda, come dimostrano alcuni dettagli come il volto asimmetrico e lo sguardo acuto.
€ 40.000 - 60.000
114
134
115
135
135 cesare dandini (Firenze, 1596-1657)
Ritratto di musico Olio su tela, 60 x 46 cm L’opera è attribuita a Cesare Dandini, artista che apprese le prime nozioni di disegno dal padre. Già in tenera età iniziò la sua formazione pittorica presso la bottega di Francesco Curradi, continuando poi la sua formazione con altri maestri quali Allori e Passignano. Sotto la guida di quest’ultimo venne coinvolto nella decorazione del Duomo di Pisa. Cominciò a lavorare per importanti committenti, tra cui la famiglia dei Medici, e divenne uno dei ritrattisti più richiesti della nobiltà fiorentina. Il dipinto in esame raffigura un giovane musico e presenta quei caratteri stilistici che identificano la pittura dell’artista. L’incarnato pallido con le guance rosate è un elemento tipico dei soggetti di Dandini, il cui talento è qui evidenziato nella resa della sensibilità del volto e delle labbra carnose. L’attenzione meticolosa che ripone nella raffigurazione dei dettagli, come le note musicali perfettamente distinguibili sullo spartito, insieme ad una cromia morbida e delicata, conferiscono un tocco personale che contraddistingue lo stile del pittore.
€ 8.000 - 12.000 116
136
136 francesco fracanzano (Monopoli, 1612 - Napoli, 1656)
Ritratto di un vecchio monaco in saio francescano Olio su tela, 62 x 50,5 cm L’opera in esame è attribuita a Francesco Fracanzano, pittore italiano attivo principalmente a Napoli. Fu allievo del Ribera ed in seguito maestro di Salvator Rosa con il quale, per un certo periodo, le sue opere sono state confuse. Risentì di uno stampo caravaggesco, oltre che riberesco, sebbene la sua pittura assunse poi caratteri più luminosi così come si evince da questa tela raffigurante un vecchio frate vestito con il tipico saio francescano. La sua raffigurazione è fortemente realistica, priva di qualsiasi abbellimento, potenziata unicamente dall’uso della luce che squarcia la scena in modo teatrale, creando dei contrasti chiaroscurali che conferiscono una certa forza espressiva. La luminosità del soggetto che mostra tutte le sue imperfezioni, la sua vecchiaia, potenzia la resa realistica di questo ritratto.
€ 13.000 - 18.000
117
137 Pier francesco ciTTadini (Milano,1613/16 - Bologna, 1681)
Ritratto di Livia Arconati Olio su tela, 210 x 120 cm L’opera è attribuita a Pier Francesco Cittadini, artista italiano che dopo una prima formazione a Milano, si spostò a Bologna dove ebbe grande fortuna. Seguace di Guido Reni, viene ricordato soprattutto per due generi pittorici non molto praticati a Bologna: la natura morta e il ritratto. La donna, in abiti sfarzosi, è ritratta accanto agli strumenti musicali, probabilmente indice del suo passatempo nella casa di famiglia. L’artista riesce a mostrare l’introspezione psicologica della protagonista che, indotta a farsi monaca, è raffigurata con uno sguardo smarrito. La malinconia che si evince dall’espressione del viso, l’incarnato e la resa delle vesti, sono elementi che si riscontrano nel Ritratto di gentildonna con bambino dello stesso pittore; allo stesso modo la tenda sulla destra ricorda quella della Natura morta con frutta e gatto. Un dipinto in cui è espresso con grande maestria il connubio tra i due generi pittorici. Reca in basso sulla destra un’iscrizione: “ANNA IOSEPHA MONIALIS PRO/FESSA IN MON.RO S.TI AUGUSTINI/P.N.FILIA COMITIS IOSEPH MARIAE/ ARCONATI IN SAECULO LIVIA (Anna Giuseppa monaca professa nel monastero di S. Agostino, di nobile progenie figlia del conte Giuseppe Maria Arconati, al secolo Livia)”. L’opera è corredata da un’expertise di Daniele Benati ed è stata pubblicata in F. Arese Lucini, Il declino spagnolo (1630-1706), in Storia di Milano, vol. IX, Fondazione Treccani degli Alfieri per la Storia di Milano, Milano 1958, p. 555.
€ 50.000 - 70.000
118
137
119
138
138 giacomo anTonio melchiorre ceruTi, detto il PiToccheTTo (Milano, 1698-1768)
Ritratto di uomo Olio su tela, 29,5 x 75 cm L’opera è attribuita a Giacomo Ceruti, artista italiano attivo a Brescia, città in cui gli fu affibbiato il soprannome di “Pitocchetto”. L’artista si trasferì a Padova, dove ebbe diverse commissioni per basiliche e chiese, e a Venezia. Si cimentò nella pittura di “storia” praticando parallelamente la pittura di genere e la ritrattistica. In questo ritratto l’artista esprime il suo linguaggio sobrio ed essenziale. L’uomo, sicuramente un nobile, non è idealizzato né caricato da particolari che esaltano il suo rango sociale, al contrario è raffigurato in modo estremamente realistico. L’incarnato scuro, che mai è stato sintomo di nobiltà, e la resa del volto con le rughe che segnano la pelle un po’ calante sono sintomo di quello stile pittorico che sempre ha caratterizzato le opere dell’artista, esprimendo un’ottica realista di chi vuole rappresentare la realtà così com’ è, priva di alcuna indagine politica o sociale.
€ 15.000 - 20.000 120
139
139 anonimo veneziano
Davide e Golia Olio su tela, 32 x 26 cm Prima metà XVIII secolo Nell’ovale, gli elementi della tipica iconografia di Davide con la testa di Golia - il petto nudo del giovane, il contrasto tra il suo volto imberbe e quello irsuto del filisteo, il fulgore della spada - sono declinati in un immaginario quasi arcadico di sapore settecentesco. Il soldato israelita in primo piano, opponendo la direttrice del suo sguardo a quella del protagonista, sembra interrogare direttamente gli osservatori del dipinto, vestito di armi chiaramente moderne. Anche Davide, con lo squisito copricapo piumato e i panni rossi, sembra intrattenere le fanciulle che lo circondano in un atteggiamento tipicamente teatrale.
â‚Ź 2.500 - 3.500
121
140
140 carlo ceresa (S. Giovanni Bianco, 1609 - Bergamo, 1679)
Ritratto di giovane nobildonna Olio su tela, 99 x 73 cm L’opera in esame è attribuita a Carlo Ceresa, pittore bergamasco, che fin dalla tenera età manifestò una forte passione per l’arte. Famoso ritrattista, i suoi soggetti erano principalmente a sfondo religioso, essendo lui stesso pervaso da una grande fede. Le sue figure sono riconoscibili ad ogni modo per la loro notevole espressività, qualità che fece sì che il pittore divenne molto famoso. La tela, in alto a destra, riporta uno stemma non ancora identificato che quindi non può darci direttive precise sul soggetto ritratto. Viene raffigurata una fanciulla le cui vesti, così sfarzose, riconducono al suo status sociale, probabilmente figlia di un ricco banchiere. Su fondo monocromo, essenziale, la protagonista è raffigurata con un taglio ravvicinato, il busto di tre quarti e il volto frontale. L’attenzione per i particolari è molto evidente, basti guardare la minuzia nel riprodurre l’abito, la preziosità dell’anello sulla mano, il lavoro preciso nel dipingere il fiocco di tulle in testa, oltre al forte naturalismo del volto.
€ 35.000 - 45.000 122
141 PieTer Paul ruBens (ambito di)
Sacra Famiglia con pappagallo Olio su tavola, 37,5 x 45 cm XVII secolo Questa tavola rappresenta Gesù, Giuseppe e Maria, ritratti a ridosso di una parete aperta su un paesaggio al di là di una colonna su cui poggia un pappagallo dalle piume colorate che morde un ramo di vite. Quest’animale, in particolare, è stato spesso utilizzato come simbolo allusivo dell’annuncio dell’arcangelo Gabriele alla Vergine perché secondo la tradizione, grazie alle sue capacità di parlare, saprebbe dire Ave. Il forte realismo del volto della Vergine, quasi una popolana, così come le fattezze non proprie di un bambinello del piccolo
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Gesù, farebbero pensare ad una nobile famiglia del tempo che sceglie di farsi ritrarre come una Sacra Famiglia. Il pittore, anonimo, mostra l’influenza dello stile rubensiano evidente nella pennellata robusta e nell’impasto corposo, riflesso anche nella ricerca della dinamicità della composizione e nei colori brillanti e succosi, oltre che nella resa degli abiti e dei corpi floridi e opulenti.
€ 7.000 - 9.000
142 anonimo
Conversione di Saulo (?) Olio su tela, 41,5 x 66 cm Prima metà XVII secolo Il dipinto rappresenta probabilmente il momento topico della Conversione di Saulo, come descritto negli Atti degli Apostoli, quello in cui Cristo appare al futuro apostolo delle genti sulla via di Damasco, in una luce accecante, ordinandogli di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone. Nella scena, concepita quasi come se fosse un dipinto di battaglia, sono presenti molti personaggi che stranamente assistono all’accaduto quali testimoni dell’evento miracoloso. Proprio quest’atteggiamento, iconograficamente insolito per questo tipo di rappresentazione - Saulo sarebbe stato l’unico ad avere
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avuto la visione salvifica - potrebbe indurre a pensare che la tela rappresenti una delle tante conversioni di santi soldati, di cui l’agiografia ne è piena, che divenuti cristiani avrebbero poi atteso al martirio. Il pittore, anonimo, è da ricercare tra quegli artisti attivi tra Roma e la Toscana nella prima metà del Seicento, attento nell’uso delle diagonali e con una tavolozza con colori dalle tonalità ocra e terra.
€ 3.000 - 5.000 123
143 anonimo genovese
Annunciazione Olio su tavola, 100 x 82,3 cm Metà XVII secolo Il dipinto rappresenta l’arcangelo Gabriele che reca l’annuncio della nascita di Gesù a Maria. La resa volumetrica dei corpi, il ruolo della luce, nonché il punto di vista rialzato rimandano all’ambiente artistico genovese. Il pittore, conscio della lezione rubensiana, costruisce la composizione con soggetti in movimento. L’ambientazione della scena, con l’uso di colonne e un arco sullo sfondo, sembra fare riferimento al nuovo clima artistico instauratosi a Genova con l’arrivo dei quadraturisti bolognesi giunti in città intorno alla metà del XVII secolo, periodo in cui si data la tavola.
€ 3.000 - 5.000
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144 giovanni anTonio fumiani (Venezia, 1643-1710)
Sant’Anna con la Vergine e gli angeli Olio su tela, 178 x 150 cm 1674 ca. Il pittore, nato a Venezia, si formò a Bologna presso la bottega di Domenico degli Ambrogi dove apprese l’arte del quadraturismo e della prospettiva, nota artistica che, oltre ad una certa teatralità si riscontrerà sempre nelle sue composizioni. Questo è ciò che si evince in questa tela rappresentante la Vergine, al centro, in una posizione regale attorniata da angeli. Alle sue spalle, sant’Anna, sua madre, che conferisce una certa verticalità al dipinto, ritmo enfatizzato dalle colonne dai capitelli corinzi sullo sfondo. Questa tela fu realizzata probabilmente negli anni settanta
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del XVII secolo quando più chiaro apparve il suo personale linguaggio ispirato alla pittura del Veronese in chiave barocca. L’arte dello scorcio prospettico e delle architetture illusionistiche rivela un contatto con i lavori del Mazzoni e si manifestano a Vicenza nella Pentecoste della chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo e nelle due tele per la chiesa di S. Caterina, raffiguranti la Disputa e il Martirio della santa (16751676).
€ 10.000 - 15.000
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145 leonello sPada (Bologna 1579 - Parma 1622)
Salomè con la testa del Battista Olio su tela, cm 72,1 x 58,3 L’opera è riferibile con buoni margini di certezza alla mano di Lionello Spada, maestro bolognese tra i primi seguaci diretti del maestro, e probabilmente tra i pochi ad aver sperimentato un contatto vero e proprio col Merisi. Alcune fonti attestano che tra i modelli che posarono per la Vocazione di San Matteo in S. Luigi de’ Francesi ci fosse proprio il ventenne Leonello. Storicamente la conoscenza tra i due non è acclarata, se bene le date lo consentirebbero, anche se è ben noto che Caravaggio non ebbe allievi diretti ma solo seguaci soprattutto post-mortem. Tra il 1610 e il 1617 il pittore viaggiò tra Napoli, Malta e probabilmente Roma, trascorse la fase finale della sua breve carriera a Parma dove, per la corte di Ranuccio Farnese, realizzò diverse opere caratterizzate da un evidente caravaggismo. I caratteri graffianti e affilati della Salomè in esame appartengono con certezza a questa fase, dove ad una luce diffusa e dorata di taglio fiammingheggiante fa riscontro una gamma cromatica giocata tra il rosso e l’ocra della figura della fanciulla stagliata contro un fondo nero di ascendenza prettamente caravaggesca. Confronti stringenti appaiono la Buona Ventura presso la Galleria Estense di Modena o con l’Incoronazione di spine presso il Musée Condé di Chantilly, mentre ritroviamo il prototipo del volto della Salomè nella Giuditta con la testa di Oloferne conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. L’opera è corredata dall’expertise di Emilio Negro
€ 50.000 - 70.000 125
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146 simon voueT (attrib.) (Parigi, 1590-1649)
Salomè con la testa del Battista Olio su tela, 87,5 x 73,1 cm Terzo decennio del XVII secolo La figura di Salomè, bellissima figlia di Erodiade, è qui rappresentata secondo la classica iconografia: la giovane ragazza, infatti, mostra la testa di Giovanni Battista, dono datole da Erode dopo averlo incantato con una danza sensuale. La tela, qui attribuita a Simon Vouet, è stata dipinta probabilmente nel terzo decennio del XVII secolo quando il pittore, in seguito ad un viaggio a Venezia, si avvicinò alla semplicità classicheggiante e colta di Guido Reni dopo un’importante esperienza caravaggesca. Le sue eroine ricalcano quell’ideale femminile diffuso nella Roma del Seicento, idealizzato e reso solenne da una sensualità non esageratamente esibita, barocca ma mitigata da elementi classicheggianti, e francesi, portati in Italia dopo un importante soggiorno in Francia nel 1627. Questa Salomè con la testa del Battista è un’opera che manifesta la piena comprensione del suo stile: le stoffe e il manto si gonfiano e si sgonfiano con opulenza, in un ritmo dichiaratamente vouettiano e la giovane, seducente e altezzosa, mostra una certa sicurezza e un fermo compiacimento riscontrabile nelle opere dello stesso periodo. Lo sguardo, fiero ed intenso, va al di là del campo del dipinto e, sollevando lievemente il mento, la donna mostra la stessa conformazione del volto come la pronunciata fossetta al centro del mento, molto simile a quello degli angeli della passione (Angelo con dadi e tunica, Napoli, Museo di Capodimonte; Angelo con la scala della passione, Brindisi, Museo Tarantini). Anche i colori - dal viola al marrone, all’ocra scuro - appartengono alla stessa tavolozza.
€ 25.000 - 35.000 126
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147 crescenzio onofri (Roma, 1634 - Firenze, 1714)
Paesaggio laziale con san Girolamo Olio su tela, 130 x 140 cm Crescenzio Onofri, pittore di paesaggio, realizzò numerosi opere, ispirandosi alle vedute di Gaspard Dughet, pittore romano ma di origini francesi, di cui egli fu allievo e seguace. Apprezzato soprattutto dalle famiglie patrizie romane – dai Pallavicini ai Rospigliosi, dai Theodoli ai Colonna – si stabilì a Firenze, nel 1696, alla corte del Granduca Cosimo III de’ Medici. E’ tipico del pittore dipingere sia su tela che a fresco colline amene ombreggiate da boschi, attraversate da ruscelli o specchi d’acqua e abitate da piccole figure di contadini, o di figure mitologiche, oppure da eremiti. In questo dipinto, che rientra nelle caratteristiche elencate, si riconosce la figura di san Girolamo, vestito di rosso che ammira estasiato l’amenità del luogo; per terra, si nota il tipico cappello cardinalizio, attributo caratteristico del santo per un’errata tradizione agiografica. In lontananza, infine, si nota un borgo turrito che spezza la verticalità dell’opera.
€ 18.000 - 22.000
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148 PieTer mulier, detto il TemPesTa o cavalier TemPesTa (Haarlem, 1637 - Milano,1701)
Ratto di Europa Olio su tela, 99 x 122 cm Pittore olandese, giunse in Italia nel 1656, prima a Roma, dove lavorò per la famiglia Colonna, e poi a Genova. Dal terribile temperamento, fu accusato dell’omicidio della moglie per cui venne incarcerato. Dopo gli anni di prigionia continuò a lavorare dedicandosi alla pittura con temi pastorali e religiosi. Fu soprannominato all’epoca Cavalier Tempesta per la sua abilità di raffigurare le navi nel mare agitato. Questo dipinto rappresenta un paesaggio con diverse figure in primo piano, delle ninfe, tra cui si riconosce Europa, giovane e bellissima principessa fenicia rapita da Giove sotto le sembianze di un toro. L’opera è di qualità molto raffinata caratterizzata dall’uso delle luci, particolarmente intense e suggestive, che lasciano percepire con nitidezza l’influenza poussiniana che deriva da Dughet, pittore molto apprezzato dal Mulier. I personaggi sono di splendida fattura e interamente realizzati dal Tempesta che in diverse occasioni, invece, si lasciava aiutare da un suo allievo specializzato: Carlo Antonio Tavella.
€ 8.000 - 12.000
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149 giovanni francesco grimaldi (Bologna, 1606-1680)
Paesaggio con Tobiolo e l’arcangelo Olio su tela, 97 x 133,4 cm
Pittore principalmente di storie e di paesaggi, dal colore forte e dall’abbondante uso del verde, con il tempo si specializzerà molto nella pittura illusoria e di decorazione. La sua formazione, avvenuta tra Bologna, città dove nacque, e Roma, si pone nel solco dei Carracci che rappresentavano una delle principali scuole pittoriche del XVII secolo. Questo dipinto è un tipico esempio di paesaggio ideale in cui ogni singolo elemento naturale viene inserito in una composizione perfettamente calibrata. La perfetta fusione tra i personaggi sacri dipinti - Tobiolo e l’arcangelo -, la loro storia e il rapporto con il paesaggio circostante sono parte di quella ricerca dell’equilibrio formale e della bellezza idilliaca che gli specialisti nella pittura di paesaggio cercheranno di approfondire e di ricreare idealmente nelle loro tele. Il quadro, in perfetto stato di conservazione, è stato dipinto probabilmente intorno agli anni sessanta del Seicento quando l’artista, già reduce da diversi anni dal cantiere della chiesa di S. Martino ai Monti, fu impegnato in una serie di opere da cavalletto per importanti esponenti della classe nobiliare.
€ 10.000 - 15.000
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150 gasPard dugheT (Roma, 1615 - Roma, 1675)
Paesaggio con due viandanti Olio su tela, 72 x 102 cm Il dipinto, qui attribuito a Gaspard Dughet, pittore romano ma di origini francesi, rappresenta un paesaggio con due viandanti in primo piano. Al centro, in uno specchio d’acqua su cui si affaccia un borgo turrito, si nota un’imbarcazione, che mostra una conoscenza delle tele di Giovanni Francesco Grimaldi, artista con cui collaborò nella campagna di affreschi in S. Martino ai Monti. Ai lati della composizione ci sono due alberi (con rami sparsi) di cui uno simile ad una betulla,che occupano tutta l’altezza del dipinto, caratteristica tipica (così come lo spazio poco profondo bloccato da questi alberi o da rocce voluminose) che si riscontra in altre tele del maestro. Questo dipinto fu eseguito, molto probabilmente, intorno agli anni quaranta del XVII secolo, quando il pittore, al principio della sua carriera, concepiva le composizioni senza pensare alle figure ed era costretto a relegarle sul bordo inferiore delle tele. È questo un elemento importante per identificare le sue opere giovanili a cui, sembra, questo dipinto debba essere restituito.
€ 6.000 - 8.000 151 anTonio francesco Peruzzini (Ancona, 1643 ca. - Milano 1724)
Paesaggio Olio su tela, 93 x 74 cm Antonio Francesco Peruzzini fu una figura di primo piano nella pittura paesistica tra il XVII e il XVIII secolo. Partendo da un prototipo seicentesco legato alla maniera di Salvator Rosa - si veda il taglio dell’albero sulla sinistra del quadro - il pittore, nato ad Ancona, approderà ad una libera interpretazione e riflessione del movimento e del colore tipici del Rococò - gamme cromatiche più chiare, luminose e squillanti - rendendo le sue opere più “allegre”. Questo dipinto, dal taglio verticale, tipico della produzione del-
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l’artista, rappresenta un paesaggio in cui si riconoscono diverse figure: un pastore con un asino, un uomo che cerca di guadare un fiume e una donna seduta per terra. Questi personaggi, come documentato per altre opere del pittore, sono stati sicuramente dipinti da un artista, con una buona mano, a cui il Peruzzini avrà fatto ricorso, per inserire figure nei suoi paesaggi.
€ 6.000 - 8.000
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152 Jan frans van Bloemen, detto l’orizzonTe (Anversa, 1662 - Roma, 1749)
Paesaggio laziale con satiri Olio su tela, 50 x 68 cm L’artista, di origini fiamminghe, apparteneva ad una famiglia di pittori. I suoi due fratelli, infatti, Pieter e Norbert furono entrambi molto valenti nell’arte della pittura. Arrivato in Italia, Jan Frans lavorò sia a Torino che a Roma dove entrò a far parte della Schildersbent, col nome di Orizzonte da cui il soprannome per la facilità con cui dipingeva paesaggi. Affascinato dalla bellezza di Roma e della sua campagna, si ispirò per le sue opere alle tele di Gaspard Dughet, coniugando il realismo analitico del pittore romano con la tradizione paesaggistica fiamminga. Quest’opera, a lui attribuita, mostra quei mutevoli giochi di luce e ombra che si creano grazie all’espediente del tramonto. La vegetazione dal ricco fogliame così come le montagne sullo sfondo, intrise di luce, vengono descritte con grande perizia. Van Bloemen si servì, inoltre, di diversi pittori per completare i suoi paesaggi con figure, tra cui si ricorda Placido Costanzi, che probabilmente aggiunse i satiri raffigurati in primo piano in questa tela. L’opera è corredata dall’expertise di Giancarlo Sestieri.
€ 15.000 - 18.000
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153 filiPPo lauri (Roma, 1623-1694)
Paesaggio con S. Girolamo Olio su tela, 90 x 150 cm Questo paesaggio raffigura san Girolamo che, seduto in un paesaggio ameno dalla forte connotazione romantica, sta traducendo la Bibbia in latino. Il quadro realizzato nella seconda metà del XVII secolo costituisce un’opera a “più mani” come solitamente si riscontra nelle pitture di paesaggio. Infatti, gli artisti collaboravano tra di loro dipingendo ciò che era più congeniale alla loro specializzazione. L’autore del dipinto è probabilmente Filippo Lauri, figlio di Balthasar Lauwers, paesaggista fiammingo. Allievo prima di suo padre e dopo si suo fratello Francesco, il Lauri fu famoso per la sua attività di figurista svolta per pittori assai diversi, dai paesaggisti agli specialisti di prospettive architettoniche e nature morte. La sua collaborazione è attestata con Claude Lorrain, Gaspard Dughet, Jan Frans van Bloemen l’Orizzonte così come con Viviano Codazzi con cui iniziò un lungo sodalizio, in seguito alla morte di Michelangelo Cerquozzi. Il paesaggio, invece, quasi drammatico, risente della pittura di paesaggio che vede in Salvator Rosa uno dei più grandi maestri.
€ 12.000 - 16.000
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154 PieTro francesco garoli (Torino, 1638-1716)
Divinità con capriccio di architetture Olio su tela, 69,5 x 94,8 cm Nato a Torino, studiò prospettiva nei suoi numerosi viaggi di studio tra Venezia, Bologna e Firenze. Una volta a Roma, a partire dal 1672, fu ammesso all’Accademia di San Luca dove venne nominato “maestro perpetuo nella prospettiva”. Le sue prime opere sono datate tra il 1679 e il 1682 in cui si ravvisa una forte distribuzione in diagonale dei monumenti riprodotti e il ricordo di analoghe impaginazioni proposte da Agostino Mitelli, sicuramente un artista da lui studiato nel suo soggiorno emiliano.
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Questo quadro che sembra appartenere a questo periodo si caratterizza da un disegno molto nitido, rafforzato da vigorosi chiaroscuri mentre le figurine sono di dimensioni ridotte e di fattura piuttosto gracile.
€ 11.000 - 15.000
155 PieTro monTanini (Perugia, 1626 - Perugia, 1689)
Attraversamento del passo Olio su tela, 65 x 80 cm Pittore perugino, subì l’influsso di Salvator Rosa nella composizione dei paesaggi e nelle piccole figurine sebbene le sue opere risultano più inclini ad una tavolozza più limpida e ad un’attenzione per il reale, sempre più orientate ad una fusione formale di barocco e classicismo. La sua pittura di paesaggio è stata relegata ingiustamente nell’ambito dei paesaggisti da parte dei suoi critici che vedevano il suo talento limitato in questo tipo di produzioni. Questo paesaggio, dai forti effetti di luce, mostra la sua capacità
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di assimilare e sintetizzare le diverse componenti espressive del barocco in una pittura intensa e vibrante, a tratti “moderna” nonostante l’isolamento dell’ambiente perugino. La tela rappresenta delle figurine intende ad attraversare una gola, in un paesaggio fortemente “romantico”, su cui domina, in lontananza, un impenetrabile e misterioso borgo.
€ 5.000 - 6.000 133
156 salvaTor rosa (seguace di) (Napoli, 1615 - Roma, 1673)
Paesaggio con albero Olio su tela, 85 x 71 cm Ultimo quarto XVII secolo - inizi XVIII secolo Il dipinto rappresenta un paesaggio con alcune figure, forse dei pescatori, immersi in un luogo ameno caratterizzato da un grande albero sulla destra, secco, dalla corteccia nodosa, una citazione ripresa fedelmente dalle tele di Salvator Rosa. Ma la tranquillità della scena, in cui il cielo sereno si riflette in uno specchio d’acqua al centro del dipinto, è lontana dai paesaggi aspri e selvatici animati da figurine di zingari, pitocchi e soldati di ventura tipici del napoletano.
€ 2.000 - 3.000
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157 anonimo
Paesaggio con due pastori Olio su tela, 27 x 36 cm Fine XVIII secolo Il dipinto rappresenta due pastori che ammirano un paesaggio ameno caratterizzato dalla vegetazione e da alberi con la folta chioma. Il tocco veloce e rapido che traccia una linea poco nitida delle
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forme rimanda l’esecuzione della tela alla seconda metà del Settecento, probabilmente verso l’ultimo quarto del secolo.
€ 4.000 - 6.000
158 PhiliPP PeTer ross, detto rosa da Tivoli (ambito di) (Francoforte sul Meno, 1655 ca. - Tivoli, 1706)
Paesaggio con pastore e armenti Olio su tela, 104 x 182 cm (1690 ca.) Questa opera si inserisce nell’ambito dei paesaggi influenzati dalla maniera di Philipp Peter Ross, meglio conosciuto come Rosa da Tivoli, pittore tedesco che usava rappresentare gruppi di pochi animali - pecore, capre - accompagnati da pastori vestiti poveramente e disposti a lato delle bestie. Questa tela reca una firma non decifrata (Fanoni ?) su una roccia su cui si dispone il gregge di pecore e la data 169(?). Il pit-
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tore, anonimo, è da ricercare tra gli allievi che frequentarono la bottega di Giacinto Brandi a Roma – a cui rimanda la figura sulla sinistra - in cui fu attivo lo stesso Rosa da Tivoli, a partire dal 1677 quando arrivò a Roma.
€ 6.000 - 8000
159 PhiliPP PeTer ross, detto rosa da Tivoli (Francoforte sul Meno, 1655 ca. - Tivoli, 1706)
Pastore con gregge Olio su tela, 97 x 135,6 cm Philipp Peter Ross fu un pittore tedesco, figlio e allievo di Johann Heinrich, artista molto noto nel raffigurare gli animali, da cui ereditò il gusto per la pittura del paesaggio. Nel 1677 arrivò a Roma; qui fu allievo di Giacinto Brandi, di cui sposò la figlia. Qualche anno più tardi il pittore si trasferì a Tivoli da cui il soprannome - dove acquistò una casa in cui viveva con gli animali che poi amava dipingere nei suoi quadri. Questa tela fu dipinta intorno agli anni novanta del XVII secolo, periodo in cui il pittore dipinse soprattutto paesaggi con
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una rapidità e un’abilità nell’uso del pennello caratterizzandoli con intensi effetti luministici. In quest’opera si riscontrano, inoltre, alcune caratteristiche tipiche della sua produzione come un caprone dalla corna ricurve che guida un gregge, un pastore rappresentato di lato, rovine - in questo caso il Tempio di Vesta di Tivoli -, il tutto illuminato da una luce giallobruna.
€ 8.000 - 12.000 135
160 PiTTore romano aTTivo a roma nella seconda meTà del xvii secolo
Veduta ideale di Tivoli Olio su tela, 68 x 51 cm Nel Seicento la pittura di paesaggio divenne un genere autonomo, praticato secondo precise regole di armonia e di equilibrio compositivo. Nacquero il paesaggio ideale di stile classico nei quali ambientare scene di carattere storico-mitologico e quello romantico in cui si riscontra una netta contrapposizione alla serenità della visione classica. Questa tela risente molto delle innovazioni introdotte in arte da Salvator Rosa (si veda Grotta con cascata, Firenze, Palazzo Pitti,), pittore napoletano, inventore di paesaggi dalle tinte e composizioni drammatiche in cui alcuni elementi fino ad allora poco evidenziati, come le rocce, si animano di una forza dinamica tanto da sembrare “vive”. In primo piano, tre figure, schiacciate dal contesto che li circonda, ammirano sullo sfondo il tempio di Vesta di Tivoli, cittadina della Campagna Romana molto amata dai pittori di paesaggio per l’amenità e le bellezze del posto (durante tutto il XVII secolo).
€ 5.000 - 8.000 160
161 giovanni ghisolfi (Milano, 1623-1683)
Paesaggio con Archimede Olio su tela, 70 x 95 cm Il pittore nacque a Milano e giovanissimo entrò nella bottega dello zio Antonio Volpino. Trasferitosi a Roma, nel 1650, eseguì molti quadri con vedute della città eterna e di rovine di antichi templi di epoca classica che fungevano da sfondo per l’ambientazione di storie dal gusto antico. A Roma, città in cui il quadro è stato probabilmente eseguito, collaborò con il suo amico Antonio Busca e soprattutto con Salvator Rosa, prima di ritornare il Lombardia nel 1661. Questo dipinto, realizzato nella metà del XVII secolo, rappre-
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senta il momento in cui alcuni soldati romani stanno per uccidere il matematico Archimede durante il sacco di Siracusa. La leggenda narra che quest’ultimo li avrebbe pregati invano di lasciargli terminare la dimostrazione nella quale era impegnato. In questa tela, il pittore costruisce le sequenze prospettiche trattando lo sfondo con una cromia argentea scura, e delinea le architetture con pennellate accurate e precise, forti contrasti e tocchi di nero nei dettagli plastici.
€ 8.000 - 12.000
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162 maesTro romano
Paesaggio con architetture Olio su tela, Metà XVII secolo, 93 x 130 cm Il pittore anonimo mostra quella propensione paesistica e archeologica contrassegnata da eleganti equilibri compositivi che costituiranno un precedente essenziale per le opere di Giovanni Paolo Pannini. È da notare, inoltre, come traspaiono le reminiscenze di Salvator Rosa nella composizione delle figure. La presenza a Roma di Ghisolfi nella seconda metà del Seicento è fondamentale per inquadrare questo artista che mostra la conoscenza delle opere del pittore e che compie una curiosa miscela di istanze veneto-lombarde con lo stile rosiano.
€ 7.000 - 11.000
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163 francesco monTi, detto il Brescianino delle BaTTaglie (ambito di) (Brescia, 1646 - Parma, 1712)
Coppia di Battaglie Olio su tela, 56 x 88,5 cm La coppia di tele è ascrivibile all’ambito di Francesco Monti detto il Brescianino delle battaglie. Allievo di Ricchi e di Courtois, dipinse in diverse città italiane quali Genova, Roma, Venezia e Napoli per poi fermarsi a Parma dove aprì una sua scuola. Ebbe numerosi allievi tra cui lo stesso figlio Giuseppe che ne seguì le orme. Lavorò per la corte di Parma e nel 1681 entrò al servizio dei Farnese. Le battaglie, qui presentate, mostrano una stessa composizione artistica: sullo sfondo, città fortificate dai colori tenuie si confondono con il cielo e le montagne in lontananza, arbusti e alberi circondano la scena principale - enfatizzandola -, i cavalieri realizzati con pennellate piccole e veloci, combattono entro ampie vedute paesistiche. I cavalli diversamente atteggiati, già presenti in altre sue opere, costituiscono un utile termine di raffronto, pur comparendo anche nel repertorio di altri «battaglisti». Le tele, elaborate secondo una maniera assimilabile a quella dei paesaggi del Tempesta, ma anche di Salvator Rosa, sono caratterizzate dalla rappresentazione di figure di dimensioni ridotte. Mostrano, inoltre, alcune soluzioni rilevabili in diverse altre tele di identico soggetto, come la composizione con il maggiore addensamento di figure su uno dei lati del campo visivo, nonché gli schemi delle pose di lotta e la resa dei fumi e delle polveri del combattimento.
€ 15.000 - 25.000
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164 ilario sPolverini (Parma, 1657 - Piacenza, 1734)
Coppia di Battaglie Olio su tela, 72 x 107 cm Questa coppia di battaglie è attribuita a Ilario Spolverini. Formatosi con Francesco Monti, il pittore si specializzò sul genere delle battaglie. Compì un viaggio a Firenze, dove apprese lo stile di Courtois e Reschi, e uno a Venezia non documentato. Probabilmente fu tramite quest’ultimo viaggio che arricchì la gamma cromatica della sua tavolozza. Non vi sono molti dati inerenti alla sua biografia, probabilmente a causa della sua vita errabonda alla ricerca incessante di nuove tecniche da apprendere e committenze da ottenere. In uno spazio all’aperto, si aprono dinamiche scene di battaglia. I colori che si armonizzano perfettamente tra le figure e il paesaggio circostante, ricordano quella gamma cromatica veneziana che il pittore imparò ad usare in seguito ad un viaggio nella città lagunare. Le scene di combattimento posto in primo piano - inquadrate tramite una struttura architettonica - e le città fortificate in lontananza, sono elementi che derivano dai dipinti del Brescianino che sicuramente ebbe un forte ascendente sulla sua formazione. Una caratteristica che però lo contraddistingue dal suo maestro, evidente anche in queste due tele, è la tecnica nell’eseguire le composizioni tramite macchiette.
€ 8.000 - 10.000
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165 george PhiliPP rugendas (Augusta, 1666-1742)
Coppia di Battaglie Olio su tela, 47,5 x 58 cm Queste opere sono attribuite a Georghe Philipp Rugendas, allievo di Isacco Fischer dal quale fu avviato ai soggetti equestri. Compì due viaggi in Italia, il primo a Venezia, il secondo a Roma dove entrò a far parte dei pittori della Schildersbent. Rientrato nella città natale seguì alcune campagne della Guerra di Successione acquisendo quell’impronta realistica e quell’uso della luce teatrale che caratterizzano le sue opere. Questa coppia di tele si apre con scene di combattimento tra cavalieri in primo piano. Le figure principali che si stagliano in controluce sono perfettamente delineate nella postura e gestualità, mentre in basso un fascio luminoso colpisce un cavaliere immortalato nell’atto di cadere a terra insieme al suo destriero. L’uso della luce che circola liberamente tra le figure, concentrandosi su determinati gruppi piuttosto che su altri, asseconda l’impronta dell’artista nel riprodurre i personaggi e conferisce dinamicità a determinate azioni, enfatizzandole. L’opera è corredata dall’expertise di Giancarlo Sestieri
€ 18.000 - 20.000
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166 marco ricci (Belluno, 1676-1729)
Foro Romano Olio su tela, 100 x 140 cm Il pittore, esperto paesaggista, nacque a Belluno e si formò a Venezia presso lo zio Sebastiano Ricci, realizzando inizialmente opere di soggetto storico o religioso. Arrivato a Roma, negli ultimi anni del Seicento, venne a contatto con lo stile di Salvator Rosa e di altri specialisti romani, dai quali assorbì una pennellata sempre più rapida e sciolta. In questo periodo dipinse una serie di capricci ispirandosi alle rovine e alle architetture antiche di cui la Città Eterna pullulava. In seguito ad un omicidio, il pittore si rifugiò in Dalmazia dove lavorò nella bottega dell’anconetano Antonio Francesco Peruzzini, anche lui ispirato alle opere di Salvator Rosa e alla sua pittura romantica. Questo dipinto, realizzato probabilmente quando il pittore era a Roma, è un capriccio che raffigura il Foro Romano - si riconoscono la mole del Tempio di Antonino Pio e Faustina sulla sinistra, il Tempio di Vesta al centro e parte del portico neroniano – espresso con grande enfasi drammatica, privilegiando i toni bruni del colore e il chiaroscuro marcato. La pennellata vibrante, unita al tocco realistico tipico del suo stile, conferiscono al quadro una lettura quasi romantica che il pittore aveva appreso dalle tele di Rosa. L’albero sulla sinistra che si piega sotto la forza del suo stesso peso è una citazione che ritorna in altre opere dell’artista.
€ 15.000 - 25.000
144
167
167 dircK verhaerT (Haarlem, 1610 - Leida, 1680)
Prospetto del Colosseo Olio su tela, 196 x 277 cm In uno spazio all’aperto è inquadrato il Colosseo che occupa tutta la scena. Sulla sinistra una struttura architettonica, probabilmente un muro, apre la visuale sul soggetto imponente ben amalgamato con lo spazio circostante. Il paesaggio, nonostante sia poco articolato, per non distogliere l’attenzione dall’anfiteatro, è finemente dipinto dall’artista presentando quegli elementi che contraddistinguono la sua mano: il movimento delle nuvole, il colore del cielo, gli alberi sottili e flessibili, la vegetazione che si appropinqua sulle strutture architettoniche, come il cappero. Il pittore, ancora poco noto, si specializzò nella rappresentazione dei monumenti più noti descrivendoli come se fossero delle rovine di scarso valore. I soggetti delle sue tele suggeriscono che l’artista viaggiò continuamente in Europa, probabilmente al seguito di altri pittori.
€ 90.000 - 120.000
145
168
168 giovanni Paolo Pannini (Piacenza, 1691 - Roma, 1765)
Predica di un apostolo Olio su tela, 66 x 51 cm L’opera è attribuita a Giovanni Paolo Pannini, pittore, architetto e scenografo italiano. Si interessò particolarmente all’architettura della città eterna, elemento che caratterizza molti dei suoi quadri, tra cui quello in esame. Insegnò a Roma e nel 1755 divenne Principe dell’Accademia di San Luca. Il protagonista della scena è posto sulla destra, in piedi, sulle rovine romane. Egli intrattiene un gruppo di persone con fare oratorio, enfatizzato dalla posizione e dall’apertura delle braccia. La scena si svolge in uno spazio all’aperto caratterizzato dalle vestigia dell’antichità classica riproposte dal pittore unendo monumenti esistenti con composizioni di fantasia. Le figure disposte nella scena sono perfettamente in equilibrio con il paesaggio circostante che, arricchito dalle rovine romane, appartiene a quella produzione di “paesaggi ideali” di Pannini. La tela è lo sviluppo di un bozzetto preparatorio in cui la composizione non viene variata. L’opera è stata pubblicata in F. Arisi, Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del ‘700, Roma 1986, p. 363.
€ 20.000 - 30.000
146
169
169 arTisTa sTraniero aTTivo a roma
Allegoria della Scaramanzia Olio su tela, 95 x 74,5 cm Primo quarto del XVII secolo L’ambiente artistico del primo seicento romano è caratterizzato dalla presenza di giovani pittori talentuosi che arrivarono da ogni angolo d’Europa per specializzarsi nell’arte della pittura imbevendosi delle nuove tendenze caravaggesche circa la rappresentazione della realtà. Molti di loro, soprattutto fiamminghi, tedeschi e francesi, divennero ben presto artisti molto apprezzati sia dal mercato che dalla nobiltà romana. Non passò certamente inosservato il loro stile di vita, frequentando contemporaneamente i salotti cardinalizi e le locande più sordide, intrattenendosi con principi e prostitute tra una rissa e giochi d’azzardo. Fu così che la Roma cosiddetta “dei bassifondi” divenne il soggetto della loro arte, tra verismo, caricature e temi moralizzatori. La tela, qui presentata, nasce certamente in questo contesto che prosegue il solco delle cosiddette “pitture ridicole”. Seduto ad un tavolo su cui si nota una serie di oggetti - un pezzo di pane, un piatto con delle lumache, un coltello, un bicchiere di vino, una brocca, una cipolla -, un uomo, probabilmente un mendicante, fa il gesto delle corna mentre con un riso beffardo invita lo spettatore ad imitarlo, a dimenticare la regola del buon costume. Il riso, però, acquisisce un significato diverso: piuttosto che un oltraggio ai potenti, alla voluttà dei sensi, rimanda ad una virtù catartica che spinge alla moralità. Il pittore, anonimo, è stato molto abile nella resa degli oggetti - da notare la leggerezza del vetro del bicchiere in primo piano – alcuni dei quali carichi di un significato nefasto, tra cui il gatto alle sue spalle, le lumache, simbolo di discordia, e la cipolla usata in passato contro i malefici delle streghe e le opere degli spiriti diabolici. Probabilmente, l’opera si potrebbe leggere come un’Allegoria della Scaramanzia.
€ 25.000 - 30.000 147
170
170 giovanni marTinelli (Montevarchi, 1610 - Firenze, 1659)
Allegoria della Musica Olio su tela, 73,5 x 56,7 cm L’opera è una replica dell’Allegoria della Musica dipinta da Giovanni Martinelli e conservata presso la Galleria Corsini di Firenze. Realizzata in pendant con un’Allegoria della Bellezza, la tela rappresenta una donna con un flauto nelle mani, dipinto imbevuto della cultura fiorentina seicentesca in cui il pittore rievoca le inquietudini esistenziali intrise di profonde ed enigmatiche accezioni morali, difficilmente interpretabili senza la corretta chiave di lettura. L’incarnato bruno del volto e il panneggio ricercato sono elementi che senza ombra di dubbio rimandano ad opere come Olimpia abbandonata da Bireno o Le tre grazie. Lo sfondo scuro, compatto e avvolgente, è un rimando all’ambiente caravaggesco che il pittore ebbe modo di conoscere nel suo soggiorno a Roma.
€ 12.000 - 18.000
148
171
171 giusePPe BarTolomeo chiari (Roma, 1654-1727)
Il trionfo di Amore sulle arti Olio su tela, 92 x 67,5 cm Il dipinto in questione è attribuito a Giuseppe Bartolomeo Chiari, allievo di Carlo Maratti. L’artista, che entrò nello studio del maestro a soli dodici anni, cominciò ad essere maggiormente apprezzato intorno alla fine del Seicento con opere come le tele per la cappella Tedalini-Bentivoglio in San Silvestro in Capite, Il Trionfo di Marcantonio II Colonna a palazzo Barberini a Roma ed altre. Raggiunse l’apice del successo nel primo Settecento, sotto il pontificato di Clemente XI Albani ottenendo commesse di grande rilevanza. La tela in esame risale circa al 1712, periodo in cui era impegnato nella committenza del marchese Livio per palazzo de Carolis a Roma. In primo piano Amore, con la testa coronata da alloro, poggia la gamba su una maschera teatrale mentre con la mano sinistra tiene una seconda corona. Il soggetto è circondato da libri aperti, strumenti musicali, squadre e compassi, simboli che rimandano al mondo delle arti. L’opera presenta diversi rimandi culturali che vanno da Maratti, per quanto riguarda la posa di Amore così come per il gusto classicheggiante del paesaggio circostante, al Baciccio e a Pietro da Cortona per la fisionomia del viso dai tratti dolci e delicati. La composizione appare bilanciata ed elegante, leggera e sfumata nel panneggio e nel movimento.
€ 25.000 - 35.000 149
172 Paolo de maTTeis (Piano Vetrale, 1662 - Napoli, 1728)
Musa Urania Olio su tela, 118 x 109,5 cm Il dipinto rappresenta la Urania, figura della mitologia greca, figlia di Zeus e Mnemosine. Vestita di azzurro, coronata di stelle, la musa dell’astronomia tiene vicino a sé un globo e ha in mano un compasso, simbolo della geometria ed emblema delle scienze esatte. Il dipinto è attribuito a Paolo de Matteis, pittore nato nella piana del Cilento e allievo di Luca Giordano, di cui apprezzò soprattutto la rivoluzione del colore in chiave cortonesca. Sul finire del XVII secolo, il suo linguaggio pittorico subì una graduale sterzata. Portandosi verso modi di più contenuto classicismo marattesco, ciò grazie alla presenza a Napoli di Luigi Garzi, il de Matteis aderì ad un composito gusto arcadico, così come si evince in questa tela.
€ 40.000 - 60.000
150
172
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173
173-174-175 ercole graziani Junior (Bologna, 1688-1765)
Il Trionfo della Virtù La Superbia oltraggia la Virtù La Virtù scaccia il Vizio Olio su tela, 233 x 207,5 cm 233 x 182,5 cm 233 x 182 cm Il ciclo in esame è attribuito a Ercole Graziani, pittore bolognese, allievo di Donato Creti. La sua prima produzione artistica annoverava opere esemplate su quelle del maestro, con il quale spesso veniva confuso. In un secondo momento si avvicina a Lorenzo Pasinelli e la sua pittura comincia ad avere caratteri più aulici. Si ricordano tra i suoi lavori più importanti quelli prodotti negli anni trenta del XVIII secolo. I dipinti qui presentati facevano parte, probabilmente, di una serie più ampia a tema allegorico ed erano posti a decorare un unico salone. La Virtù scaccia il Vizio e La Superbia oltraggia la Virtù si manifestano di qualità superiore rispetto all’ultimo elemento del piccolo ciclo, benché, anche questa, palesi quei caratteri che riconducono le tre tele alla mano dello stesso pittore. L’angioletto che con una tromba annuncia il trionfo della Virtù, ricorda, per alcuni elementi fisiognomici, come la forma delle labbra, il taglio degli occhi e le guance paffute, il cherubino in alto a sinistra della Sacra famiglia, (Basilica di S. Francesco, Bologna) opera dello stesso autore. 173 - € 25.000 - 35.000 174 - € 35.000 - 45.000 175 - € 35.000 - 45.000
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176 giusePPe cades (ambito di)
Allegoria Olio su tela, 73,2 x 62,5 cm Ultimo decennio del XVIII secolo Si tratta di una raffigurazione dell’Italia, insolitamente maschile, che cinge in un abbraccio una nobildonna incoronata. Il berretto frigio, simbolo dei dogi, allude probabilmente a Venezia, di cui la figura femminile sarebbe la personificazione. Caratteristica dello stile di questa opera è quella nuova tendenza a un classicismo ricercato e teatrale che ruota intorno a Giuseppe Cades, alla sua capacità di assimilare e diffondere modi stranieri, dal Guercino al Veronese di cui ha apprezzato soprattutto il colore. Nel decennio 1780-90 il Cades divenne uno dei più noti ed apprezzati personaggi del mondo artistico romano e questa tela riflette il pieno gusto di questo periodo.
€ 5.000 - 6.000
154
177
177 elisaBeTTa sirani (attrib.) (Bologna, 1638 - Bologna, 1665)
Autoritratto come allegoria della pittura Olio su tela, 97 x 117 cm Elisabetta Sirani, figlia di Giovanni Andrea, affermato pittore bolognese, nonché allievo di Guido Reni, nacque a Bologna dove apprese, insieme alle sorelle, i primi rudimenti di pittura, in un ambiente come quello artistico, ritenuto una prerogativa maschile e che mal tollerava la presenza di giovani donne. Le sue prime opere furono ritrattini ma ben presto si specializzò nei dipinti commissionati per la devozione privata da facoltose famiglie bolognesi, oltre alle allegorie e alla rappresentazione di eroine bibliche e letterarie molto in voga in quel periodo. Questo dipinto, a lei attribuito, rappresenta una giovane donna che tiene in mano una tavolozza e diversi pennelli. Mostra un seno scoperto ed è agghindata con una certa ricchezza come si nota dalle perle e dalla complicata acconciatura. Alle sue spalle un putto la sta incoronando con foglie di alloro mentre in basso si notano alcuni bozzetti. Il soggetto del quadro, improntato secondo i canoni del classicismo spiccatamente bolognese, potrebbe essere una rappresentazione allegorica della pittura oppure un autoritratto della pittrice elegantemente rielaborato, così come già aveva fatto Artemisia Gentileschi. Risale, infatti, alla fine del Settecento la memoria di un autoritratto di Elisabetta, consacrato alla fama dall’autorevole abate Lanzi che lo definiva, nella sua Storia pittorica dell’Italia, particolarmente bello, in cui la pittrice si era raffigurata “coronata da un amorino”. Il quadro, allora a Milano, nella raccolta dell’erudito Venanzio De Pagave, è andato perduto. Va comunque ricordato che nella bottega dei Sirani operava una forbita scuola di sole donne e che molte tele della pittrice mostrano alcune cadute stilistiche dovute proprio alla collaborazione delle allieve tra cui Ginevra Cantofoli. Ad ogni modo, nelle sue opere, è chiara l’eredità ricevuta dal padre e, tramite lui, di Guido Reni e del gusto raffaellesco. Questa tela mostra l’attenuarsi delle influenze dei suoi primi modelli di riferimento ed è tipico della pittrice stabilire una certa relazione, un dialogo emotivo fra l’artista e il soggetto delle sue opere.
€ 16.000 - 18.000
155
178
178 françois Perrier (Salins, 1590 - Parigi, 1650)
Salvataggio di Pirro Olio su tela, 116 x 158 cm François Perrier, detto il Borgognone per le sue origini, si formò a Ligne prima di arrivare a Roma dove rimase influenzato dallo stile di Giovanni Lanfranco. Tornato in Francia, dopo un beve soggiorno a Lione, si stabilì a Parigi. Qui lavorò a fianco di Simon Vouet ed ebbe come allievo Charles Le Brun. Nella città pontificia, il pittore si distinse, oltre che nelle decorazioni dei soffitti di palazzo Peretti, anche come incisore, pubblicando alcune raccolte di acqueforti raffiguranti statue e bassorilievi antichi. Le sue opere risentono del forte impianto barocco con l’inserimento di elementi classici così come si riscontra nella tela qui presentata, il Salvataggio di Pirro. Come narra Plutarco, il bambino, futuro re dell’Epiro, fu trasportato in Illiria, dopo la morte del padre. Qui è raffigurato il momento in cui, fuori dalla reggia di Glaucia, tre valorosi giovani, che avevano salvato il fanciullo, lottano per esso e le nutrici, sulla destra, piangenti, attendono che gli sia data accoglienza. L’opera è firmata col monogramma del pittore “FP”, sulla pietra che uno dei soldati sta per scagliare.
€ 50.000 - 60.000
156
179
179 Jan Josef horemans il vecchio, detto l’oscuro (Anversa, 1682 - Anversa, 1759)
Interno domestico Olio su tela, 50 x 58 cm Anni venti del XVIII secolo Il dipinto è firmato in basso a sinistra dal pittore Jan Josef Horemans, pittore fiammingo, seguace di Davio Teniers. La scena rappresentata, un interno domestico, rientra nella produzione tipica dell’artista che fu autore di scene di genere, bevitori e giocatori. Questa tela mostra i caratteri tipici delle scene fiamminghe caratterizzate da un forte realismo che si riscontra nei ghigni facciali e nella descrizione analitica di ogni singolo oggetto. La stessa atmosfera è riproposta dal pittore anche negli interni di locande o di abitazioni borghesi, e ripresa successivamente anche dal figlio che però conferisce loro maggiore leziosità. Il quadro fu dipinto, probabilmente, intorno al primo ventennio del XVIII secolo.
€ 10.000 - 12.000
157
180
180 iPPoliTo scarsella detto lo scarsellino (Ferrara, 1550-1620)
Venere Olio su tela, cm 38 x 48 cm L’opera è attribuita a Ippolito Scarsella, pittore ferrarese che praticò un lungo tirocinio nella bottega del Veronese, dove conobbe tanti artisti della scuola veneta. Riscosse successo molto velocemente tramite la sua proficua produzione artistica: le sue opere infatti sono sparse in tutto il mondo ma la critica non sempre ha apprezzato il suo operato. Viene qui rappresentata una Venere dipinta in uno spazio all’aperto. In questa tela il pittore unisce il manierismo alla lezione del colore di Tiziano. La dea, protagonista della scena, è raffigurata semisdraiata, sinuosa, con la torsione del busto in posizione opposta rispetto alla direzione delle gambe, che ricalca quel gusto manierista che esaltava il chiasmo tipicamente classico. La dea, inquadrata in uno spazio all’aperto, è perfettamente armonizzata con il paesaggio circostante tramite il rapporto dei colori con la natura che la circonda, andando ad esaltare quell’equilibrio che caratterizza la composizione.
€ 20.000 - 25.000
158
182
182 louis demoni (Breda, 1698 - Leida, 1771)
Violinista Olio su tavola, 36 x 28 cm
181 JacoB Willemsz de WeT (Haarlem, 1610-1675)
Quest’artista, di cui si hanno pochissime notizie, nacque a Breda nel 1698. Qui è attestato nella bottega di Philippe van Dyck, dove per molto tempo si distinse nella produzione di dipinti di piccole dimensioni destinati alle ricche famiglie borghesi. Come riportato nella monografia su Gabriel Metsu (si veda A. Waiboer, Gabriel Metsu (1629-1667): life and work, New York, 2007, p. 492), alla morte del Demoni, avvenuta a Leida - dove si era trasferito - furono registrati in un inventario post-mortem, accuratamente redatto da un notaio, diverse opere realizzate dal pittore oltre ad una serie numerose di tavole, copie di dipinti dei più importanti maestri dell’epoca. Questa tavola è una copia del dipinto di Gerrit Dou, Violinist by the window (1665) che rappresenta un musicista intento a suonare un violino.
Cerere o l’Allegoria dell’Abbondanza
€ 7.000 - 10.000
181
Olio su tela incollata su tavola, 79,5 x 58,5 cm Questo dipinto rappresenta Cerere o l’Allegoria dell’Abbondanza come si evince dalla cornucopia ricca di fiori e frutta che la dea sta riversando su uomo in armatura ai suoi piedi e dalle spighe di grano che le stanno porgendo. In alto, la Fama con una tromba annuncia al mondo un nuovo regno di prosperità e di pace. Il quadro, dalle tonalità calde, è qui attribuito a Jacob de Wet, pittore olandese, le cui opere furono largamente influenzate da Rembrandt sia nella composizione che nella scelta dei colori aspri. L’opera è corredata dall’expertise di Didier Bodart.
€ 7.000 - 9.000 159
183 luca giordano (Napoli, 1634-1705)
Euripide Olio su tela, 112 x 93 cm L’opera è attribuita a Luca Giordano, pittore napoletano che si lasciò influenzare, di volta in volta, dall’ambiente artistico delle città che visitò. Allievo per molto tempo di Ribera, si spostò a Roma dove collaborò con Pietro da Cortona. Attivo a Venezia, Parma e Bologna, viaggiò verso Firenze per poi diventare pittore di corte in Spagna. Infine, tornò a Napoli, dopo essere passato per Genova. Viene qui raffigurato il drammaturgo greco Euripide. Il soggetto ricalca quelle prerogative di brutto e grottesco - non più così insolite nell’ambito del barocco - che la luce mette in risalto. Con una mano indica imperiosamente la pergamena, gesto retorico probabilmente ripreso dalla Scuola di Atene di Raffaello, artista da lui ammirato nel suo soggiorno romano. Sicuramente il quadro risente di una forte impronta realistica basata sulla ricerca della quotidianità e, soprattutto, sulla volontà di rappresentare la società così come appare, povera e difforme. Al momento della produzione della tela, l’artista sentiva ancora forte la lezione di Ribera e l’influenza di Caravaggio, caratteristiche di cui si libererà in seguito, per dare un tocco più “fresco”, veneziano, alle sue opere facendo emergere uno stile più delicato ed enfatico.
€ 80.000 - 100.000
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184 anonimo Toscano
Flora Olio su tela, 80 x 60 cm XVIII secolo Questo dipinto rappresenta dei putti che offrono ghirlande di fiori a Flora, dea della primavera. La scena è ambientata in un paesaggio all’antica con resti di rovine e con un’architettura sullo sfondo. Il quadro risente nell’impostazione e nelle vesti della maniera di Benedetto Luti - pittore toscano, attivo soprattutto a Roma uno dei più prestigiosi artisti della corrente classicista, sebbene i colori risultano molto più aspri.
€ 6.000 - 8.000
184
185 ignaz sTern (ambito di) (Mauerkirchen, 1679 - Roma, 1748)
Diana ed Endimione Olio su tela, 79 x 119 cm Pittore bavarese, si trasferì giovanissimo in Italia, prima a Bologna dove fu allievo di Carlo Cignani, ed infine a Roma. Formatosi presso il padre, divenne un ottimo pittore e numerosi suoi dipinti furono commissionati da ecclesiastici e famiglie nobili. Questo dipinto raffigurante il mito di Diana ed Endimione, mostra chiare influenze emiliane e soluzioni formali e cromatiche ispirate alla pittura di Luti e Trevisani, interpreti a Roma di un indirizzo stilistico in sintonia col gusto francese. L’atmosfera ovattata, la stesura morbida degli impasti dai toni freddi, l’aspetto smaltato, il nitore e la limpidezza derivano dalle opere di Ignaz Stern impregnate di un gusto nordico. L’opera era destinata sicuramente ad un ambiente privato: ne
162
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è prova il tema rappresentato, quello della dea della caccia che innamoratasi perdutamente del bellissimo pastore ottenne per lui l’eterna giovinezza - desiderio che fece sprofondare Endimione in un sonno eterno. Il viso e il tocco poco aggraziato del volto di Endimione ritornano in altre opere di Stern a cui il pittore sembra aver guardato, come nella S. Dorotea di Baltimora (Walters Art Gallery) e nella Vergine con Bambino e S. Giovannino a Monaco (Bayerische Staatgemäldesammlunge Galerie). La posa del giovane, invece, riprende quella del Sacrificio di Ifigenia, dipinto conservato a Forlì, presso palazzo Albacini.
€ 6.000 - 8.000
186
186 Jean BaPTisTe greuze (Tournus, 1725 - Parigi, 1805)
Ragazza con fiore in mano Olio su tela, 65,5 x 55 cm L’opera è attribuita al pittore francese Greuze che, dopo la prima formazione a Lione e a Parigi, riscosse un discreto successo al Salon del 1755 con il dipinto Padre di famiglia che spiega la Bibbia ai figli. Si spostò in Italia dove subì poche influenze artistiche e, una volta in Francia, conobbe Diderot che lo indirizzò verso la pittura di gusto drammatico. L’artista si dedicò a diversi generi, da quello storico producendo Settimio Severo rimprovera Caracalla, al ritratto ma venne accettato solo come pittore di genere. Questa raffigurazione appartiene a quella produzione dell’artista che consiste in stuzzicanti immagini di fanciulle in cui l’innocenza si confonde con un senso di erotismo. La ragazza è raffigurata seminuda, il vestito è aperto mostrando perfettamente il seno della giovane che si porta sul petto una mano nella quale stringe un fiore. Le guance rosate rimandano ad un senso di malizia tradita dalla posizione della fanciulla che sembra abbandonarsi inerme su un morbido telo, e dallo sguardo quasi perso nel vuoto che esprime una forte introspezione psicologica. Il volto così delicato manifesta una bellezza pura, innocente, come il fiore che stringe, immediata metafora della sua verginità, in contrasto con un celato erotismo.
€ 40.000 - 60.000 163
187
187 Jean BaPTisTe greuze (Tournus, 1725 - Parigi, 1805)
Ragazza con cane Olio su tela, 73 x 59 cm In questo secondo dipinto è ritratta una fanciulla con il busto di tre quarti che tiene in braccio un cagnolino, solitamente identificato come simbolo di fedeltà. A differenza di altre opere dell’artista come Ragazza con fiore in mano, in cui si scorge una bellezza carnale quasi tormentata, il contrasto tra innocenza e malizia non è così forte, ma sembra equilibrarsi tra l’espressione sorridente e serena della protagonista e la nudità del piccolo seno che si nota solo in un secondo momento. Gli occhi espressivi e il viso non perfettamente simmetrico esprimono una bellezza femminile affatto idealizzata.
€ 40.000 - 60.000 164
188
188 augusT riedel (Bayreuth, 1799 - Roma, 1883)
Vittoria Caldoni in costume di Albano Olio su tela, 127,5 x 102 cm Il dipinto è ben noto nelle vicende dell’arte figurativa del XIX secolo. L’opera, infatti, deve essere considerata la redazione finale della commissione del re Ludwig I di Baviera che aveva voluto per il suo album, precisamente un acquerello di August Riedel raffigurante Vittoria Caldoni in un elegante e accuratissimo costume laziale. L’artista tedesco lo realizzò non prima del 1828, anno del primo soggiorno a Roma, città nella quale si stabilì definitivamente a partire dal 1832, protetto e favorito per lungo tempo da Bertel Thorvaldsen. La successiva presenza ad un’esposizione universale legittimerà poi l’importanza del dipinto che nel frattempo ebbe una notevole fortuna iconografica, anche grazie all’incisione che ne trasse L. Stocks nel 1860. Il personaggio, figlia di un vignaiolo di Albano, cittadina della campagna romana, è immerso in un’ombra serale dissipata a tratti da luci trascolorate che ricordano i fuochi di bengala. Famosissima per la sua attività di modella che la portò ad incarnare l’ideale della bellezza popolare italica, divenne agli occhi dei maestri stranieri la perfezione raffaellesca facendo sì che divenisse protagonista di una cinquantina di opere, da Pietro Tenerani a Friedrich Overbeck, da Horace Vernet a Franz Ludwig Catel.
€ 30.000 - 40.000 165
189
189 hoWard henry (Londra, 1769 - Oxford, 1847)
Scena di genere Olio su tela, 85 x 125 cm Quest’opera, attribuita a Howard Henry, rappresenta una scena di genere nel tipico stile accademico del primo Ottocento britannico. L’autore, membro della Royal Academy e continuatore della scuola di John Flaxman, offre un articolato ritratto sociale in una composizione equilibrata dai molteplici punti focali.
€ 5.000 - 6.000
190 giovanni squarcina (Zara, 1825 - Venezia, 1891)
Ritratto di donna Olio su tela, 58 x 45 cm L’opera in esame è attribuita a Giovanni Squarcina, pittore nato in Croazia che all’età di diciassette anni si trasferì in Italia dove cominciò la sua formazione artistica presso l’accademia delle Belle Arti di Venezia. Non si hanno molte notizie inerenti alla sua biografia e alla sua produzione artistica tranne che per alcuni aneddoti. Si dice, per esempio, che il pittore fosse molto lento e che impiegò dieci anni per completare un’opera monumentale come L’abiura di Galileo Galilei. Dell’artista si conoscono una serie di piccoli quadri e ritratti, tra cui quello qui attribuito, la cui caratteristica è un uso di colori che fa risaltare gli incarnati chiarissimi dei suoi effigiati creando dei morbidi effetti chiaroscurali.
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Il quadro rappresenta il volto di una bellissima donna che con una mano afferra la lunga collana. Gli abiti risaltano grazie a colori ricercati, stesi in modo da dare un senso di movimento, come le pieghe sulla giacca, che conferiscono una certa plasticità. Il corallo degli orecchini riprende il rosso delle labbra e della mantella così come l’oro della collana riprende il colore del vestito. Tutto è ben calibrato, armonizzato dallo sfondo petrolio che, non solo esalta la figura, ma dà un senso di equilibrio alla composizione.
€ 3.000 - 5.000
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191 francesco hayez (ambito di) (Venezia, 1791 - Milano, 1882)
Ritratto d’uomo Olio su tela, 103,5 x 82,5 cm Ultimo decennio del XIX secolo Nella tela in esame è raffigurato un anziano vestito di nero, in contrasto con la chiara parete della stanza. Ha la fronte segnata dalle rughe, le guance calanti, gli occhi così espressivi che tradiscono una certa introspezione psicologica, le mani grandi e tozze. Il pittore è da ricercare tra quegli artisti che a Milano furono molto vicini alla sensibilità romantica, reinterpretata alla luce di una temperie spiccatamente classicheggiante ed accademica. Questa posizione intermedia fra il classicismo ed il romanticismo fu alla base della pittura di Francesco Hayez, pittore che esercitò una forte influenza sulla pittura ottocentesca, grazie anche ai suoi quadri carichi di messaggi politici risorgimentali nascosti. Il pittore anonimo, dunque, imbevuto di questa cultura, ritrae un uomo qualunque, rimarcando un audace realismo espresso sia nella scelta del soggetto, raffigurato all’interno di una stanza essenziale, sia nel modo in cui vengono dipinti i particolari di un volto tanto espressivo.
€ 15.000 - 20.000 167
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192 anonimo
193 sculTore anonimo
Diana
Madonna con Bambino
Olio su tela, 122,5 x 52 cm Fine XIX - inizi XX secolo
Scultura in pietra, 50 cm Fine XVI secolo
Questa tela, dal formato verticale, presenta al centro Diana, una divinità lunare, ammaliatrice, quasi leggiadra. Lo sguardo dell’osservatore, catturato non solo dalla bellezza della dea della caccia, coglie la preziosità dell’insieme caratterizzata da una linea dinamica e ondulata e sottolineata dalla policromia degli ornamenti e dallo sfondo carico di colore e di toni dorati, che suggeriscono un’atmosfera lussuosa. Il pittore, in perfetta sintonia con i canoni dell’Art Nouveau e con lo spirito fin de siècle, mostra una certa disinvoltura nella pennellata, un tocco fresco e rapido che fa pensare a questo dipinto come un bozzetto per una scenografia o per decorare le pareti di un teatro.
È qui riprodotto un soggetto tipico dell’iconografia cristiana. La scultura, di ambito meridionale (Campania o Puglia) raffigura la Vergine, con le palpebre socchiuse e lo sguardo rivolto verso il basso. Le braccia sono semiaperte, con una si tiene il mantello, con l’altra sorregge il Bambino. La posizione del corpo, con una gamba tesa che sostiene il peso, e l’altra flessa, combinata con l’inclinazione della testa, ripropone una struttura a chiasmo. L’anatomia della Vergine si intravede tra le pieghe del vestito che, stretto in vita da una cinta, scende poi morbido sul corpo, aderendo solo sul ginocchio flesso, conferendole un senso di plasticità e di movimento che rimandano ad un gusto classicheggiante.
€ 3.000 - 3.500
€ 8.000 - 10.000
168
194 anonimo sPagnolo
Bassorilievo in legno dipinto Olio su tavola, 41 x 39 cm Fine XVI secolo Dal fondo dorato emerge un uomo rappresentato a mezzobusto, posto di tre quarti. Le vesti, dello stesso colore dello sfondo, sono finemente decorate con dei motivi floreali. L’anatomia della spalla destra si intravede dal movimento dato dalle pieghe del mantello, conferendo una plasticità palpabile a tutta la composizione.
€ 5.000 - 6.000
194
195 anonimo
Cerere Bronzo argentato, 38 x 18,5 x 3,5 cm Fine XVI secolo La scultura rappresenta una figura femminile seminuda, coperta solo in alcune parti da un panneggio che propone l’effetto “bagnato”, sotto il quale si intravede l’anatomia della donna. Il soggetto non è ben identificato. Si ipotizza possa essere Cerere, divinità della terra e della fertilità, dall’accenno di corona che ha in testa, forse una corona di spighe, attributo iconologico della dea. La forma della cornice suggerisce che l’opera possa trattarsi di una formella posta a decorare un portale.
€ 4.000 - 5.000
195
169
196
196 girolamo camPagna (seguace veneziano di)
Coppia di alari Bronzo, 96 cm Primo quarto del XVII secolo Una base elegante, con una coppia di sfingi alate, sorregge un vaso con piedi ansati e protomi femminili, terminanti con due sculture sulla sommità rappresentanti Giove e Giunone. Lo stile è quello tipico della scultura bronzea veneta tardo-manierista, che prelude al barocco per la libertà nell’associazione tra decoro e figura, ma resta ancora molto architettonica e ferma. Opere di questo tipo sono state realizzate dalla bottega di Girolamo Campagna sebbene prodotte per un ambito liturgico, quindi con una diversa soluzione iconografica.
€ 6.000 - 10.000
170
197
197 Pierre le gros (attrib.) (Parigi, 1666 - Roma, 1719)
Coppia di leoni Bronzo dorato, 13 x 28 cm Roma, Fine XVII inizi XVIII secolo. I due leoni, seppure apparentemente uguali, presentano delle differenze nel modellato e nell’espressione, tali da costituire due opere distinte se bene concepite come un unicum inscindibile. Realizzati con la tecnica della fusione “a cera persa”, e rifiniti mediante un’accuratissima opera di bulino a freddo, queste sculture costituiscono un esempio straordinario di elevatissima qualità sia nel modellato che nell’esecuzione tecnica. Restano, inoltre, traccia della doratura a mercurio a cui la coppia di leoni è stata sottoposta dopo il lavoro a bulino.
Da un punto di vista stilistico, queste due opere della bronzistica romana vanno ascritte, con tutta probabilità, alla mano di Pierre Le Gros che le realizzò a Roma dopo il suo trasferimento da Parigi. In particolare è documentato che lo scultore eseguì numerose commissioni per Livio Odescalchi, nipote prediletto di Innocenzo XI, e precisamente opere di piccole e medie dimensioni in bronzo e in argento.
€ 9.000 - 11.000
198 anonimo
Toro Terracotta, 27 x 49 x 13 cm Seconda metà XVII secolo La scultura in terracotta raffigura un toro poggiante su una base dello stesso materiale. Tra le zampe appare un libro, aperto al versetto “fuit in diebus herodis regis iudaeae” (al tempo di Erode, re della Giudea). Questo versetto è tratto dal vangelo di Luca in cui viene citato il sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista, che offriva sacrifici ai tori. L’animale divenne, per tale motivo, l’attributo caratteristico dell’evangelista.
198
Reca sulla base una firma “Bernini” che, dalle analisi di termoluminescenza, risulta coeva all’esecuzione della terracotta risalente al XVII secolo.
€ 23.000 - 25.000
171
199
199
Coppia di consolles romane Marmo e legno, 90 x 180 x 89 cm Inizi XVIII secolo Coppia di consolles romane in legno dorato e intagliato, con piani in marmo alabastro fiorito, presenta gambe mosse con elementi a rocailles, decorate da foglie e fiori in rilievo. Il fronte è caratterizzato da una fascia mossa e da elementi a piccole volute mentre la crociera è decorata con un elemento centrale nastriforme. Questa coppia di consolles, simili a quelle presenti in Campidoglio a Roma, è riconducibile sia per la fattura che per la qualità dei marmi - usati per il piano - alla tipologia in uso a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo nello Stato Pontificio.
€ 30.000 - 45.000 172
200 maesTro BronzisTa romano
Acquasantiera Bronzo e breccia corallina, 68 x 52 cm Metà del XVII secolo Acquasantiera in bronzo rappresentante l’Assunzione della Vergine, dal ricco mantello che mostra soluzioni tipicamente barocche. Ai lati, due angeli suonano strumenti musicali – un violino e una cetra. In basso, due serafini sorreggono la vasca per l’acqua benedetta. La tipologia e la fattura rimandano all’ambiente artistico romano della metà del XVII secolo.
€ 4.000 - 6.000
200
201 anonimo francese
Orologio da appoggio Bronzo dorato, 47 x 33 x 13 cm Metà XIX secolo Pendola raffigurante un angelo assiso su un plinto che tiene una farfalla. Ai suoi piedi si nota uno sgabello mentre sulla sinistra del basamento architettonico, decorato sulla fronte con un rilievo antico, è presente un candelabro coronato da una lucerna. Alcuni elementi - qui rappresentati -rimandano al personaggio di Psiche, l’amata di Amore, raffigurata solitamente come una giovinetta alata, simile ad una farfalla, accompagnata da una lucerna da cui, come racconta Apuleio, cadde una stilla d’olio che risvegliò l’amante. Il quadrante dorato, circolare a due fori di carica, presenta le ore secondo la numerazione romana. Movimento con sospensione a filo e regolatore a pendolo. Suoneria delle ore e delle mezze su campana.
€ 2.000 - 2.500
201
173
L’EMULAZIONE DELL’ANTICO
202
202 suPPorTo di sPecchio Prima metà dell’Ottocento alt. cm 27,7; diam. cm 11,5 Supporto costituito da disco circolare e manico figurato con foro di affissione. Il disco presenta margine distinto, fascia con forellini di forma irregolare e medaglione; quest’ultimo reca al centro la raffigurazione di satiro e menade danzanti. Il satiro, nudo, sorregge una coppa ed è volto verso la menade, vestita di lungo chitone. Il manico è costituito da figura di kore, le braccia sollevate in alto nell’atto di sorreggere con le mani il disco. Dal confronto con un esemplare simile per stile e tipologia, conservato a Palermo (M. Torelli, ‘Lo specchio etrusco e il problema dei falsi in archeologia’, in La Collezione della Fondazione Banco di Sicilia, a cura di G. Volpe e F. Spatafora, Milano 2012, pp. 91-95), si evincono alcuni dati utili ad inquadrare la natura di tale raro manufatto: i soggetti sono rappresentati secondo le convenzioni arcaiche, ma peccano nella inconsueta resa stilistica; l’osso risulta estraneo alla produzione antica di specchi, eseguiti solitamente in metallo riflettente (bronzo o argento); anche la forma del manico munito di anello terminale (immaginato per la sospensione dello stesso) è del tutto sconosciuta alle produzioni di area tirrenica. Pertanto, seppur con riserva, tali elementi rivelerebbero l’intento di proporre al mercato antiquario del XIX secolo un eccezionale ed inedito oggetto di possibile produzione etrusca. Di fatto si tratterebbe di un cimelio storico-archeologico, che ben si presta ad illustrare le strategie ed i limiti di molte riproduzioni diffuse sul mercato antiquario a partire dai tempi del Grand Tour.
€ 6.000 - 7.000 Il lotto è stato dichiarato di particolare interesse archeologico ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 42/04 con D.D.R. del 14/12/2012 della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria.
174
Esemplare conservato nelle collezioni della Fondazione Banco di Sicilia (Palermo)
203
203 vaso a figure rosse Fine dell’Ottocento alt. cm 33 Imitazione di vaso attico a figure rosse di forma anforoide, caratterizzato da largo labbro modanato impostato su collo cilindrico, corpo troncoconico e anse a nastro verticali inserite tra collo e spalla. La decorazione è composta da scene riprese dal repertorio mitologico (Chirone e Achille) e iconografico (palmette e motivo e meandro) della Grecia di V e IV secolo a.C.
â‚Ź 1.200 - 1.500
175
204 riTraTTo di cosTanTino i magno Art déco, primi decenni del Novecento
204
alt. cm 29,5 Riproduzione moderna del ritratto dell’imperatore Costantino I, eseguito in marmo di Carrara. L’imperatore appare sbarbato, il mento sporgente, le labbra carnose, i grandi occhi caratterizzati da pupille dilatate. La fronte, breve, è inquadrata da ciocche ondulate parallele, che ricadono ordinatamente con le punte rivolte verso l’interno, e da lunghe basette; la capigliatura è espressa attraverso piccoli ciuffi a fiammella, che si dipartono dal centro del capo e terminano con boccoli in corrispondenza della nuca. La presenza di alcuni elementi fisionomici caratterizzanti, come il mento sporgente e l’acconciatura, l’assenza della barba, e la notevole intensità espressiva, rimandano ai tipi ritrattistici inquadrabili tra il 312 ed il 324 d.C. Il miglior confronto è fornito dalla testa colossale di Costantino, oggi conservata nel Cortile del Palazzo dei Conservatori, databile tra il 313 ed il 324 d.C. Frattura sul naso.
€ 1.000 - 1.200 176
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Gli aggiudicatari sono tenuti all’osservanza di tutte le disposizioni legislative o regolamentari in vigore relativamente agli oggetti dichiarati di interesse storico o artistico particolarmente importante. L’esportazione di oggetti di rilevante interesse storico ed artistico da parte di aggiudicatari residenti e non residenti in Italia è regolata da specifiche normative doganali, valutarie e tributarie. I tempi di attesa di un permesso di libera circolazione sono di circa 60 giorni dal giorno delle richieste all’Ufficio Esportazione competente. La richiesta del permesso è inoltrata all’Ufficio Esportazione solo previo pagamento del lotto e su esplicita autorizzazione dell’aggiudicatario. BFA non assume alcuna responsabilità nei confronti degli aggiudicatari in ordine ad eventuali restrizioni all’esportazione dei lotti aggiudicati, né in ordine ad eventuali autorizzazioni o attestati che l’aggiudicatario dovrà ottenere in base alla legge italiana. 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18. Le presenti condizioni di vendita sono accettate automaticamente da quanti concorrono all’asta e sono a disposizione di qualsiasi interessato che ne faccia richiesta. 19. Ai sensi dell’art.13 del D.Lgs. n. 196 del 30.6.2003 (Codice Privacy) si informa il partecipante all’asta che i suoi dati personali saranno trattati per (I) finalità funzionali all’adempimento di obblighi fiscali, contabili e di legge e finalità di gestione contratti e clientela e (II) finalità connesse all’attività commerciale. I dati saranno trattati, anche attraverso la creazione e la gestione di un archivio centrale, con supporti cartacei, informatici e telematici a cui ha accesso personale specializzato e autorizzato. Il conferimento dei dati personali essenziali per gli adempimenti di legge e/o all’instaurazione e/o prosecuzione del rapporto contrattuale è obbligatorio, nel senso che in mancanza sarà impossibile instaurare e/o dar corso a tale rapporto. Il conferimento degli altri dati personali è facoltativo e in genere funzionale a fornire un migliore servizio alla clientela; un eventuale rifiuto a tale conferimento non avrà conseguenze negative a carico del partecipante. I dati personali che riguardano il cliente potranno essere oggetto di Comunicazione a società controllanti, controllate e/o collegate per le stesse finalità di cui sopra o a soggetti esterni di servizi specializzati in: I) gestione di software, hardware, sistemi telematici e informativi; II) attività di elaborazione e archiviazione dati ; (III) attività di stampa, trasmissione, imbustamento, trasporto e smistamento delle comunicazioni alla clientela; (IV) servizi di finanziamento, recupero crediti e rilevamento rischi finanziari. Il partecipante potrà sempre esercitare i diritti previsti dall’articolo 7 del Codice Privacy. Il Titolare del trattamento è Bertolami Fine Arts S.r.l., con sede legale in Roma, Piazza Lovatelli, 1. Il responsabile è il signor Giuseppe Bertolami. Il partecipante, con l’invio telematico della conferma del proprio ordine d’acquisto, prende atto della suesposta informativa ed acconsente al trattamento dei dati personali forniti. 20. Ogni controversia relativa alla applicazione, esecuzione, interpretazione e violazione del presente contratto d’acquisto è sottoposta alla giurisdizione italiana. Per qualsiasi controversia tra le parti in merito al presente contratto sarà di esclusiva competenza del Foro di Roma. IVA Regime IVA (Regime del margine) Tutte le vendite effettuate da Bertolami Fine Arts s.r.l. sono operate in virtù di rapporti di commissione stipulati con privati o con soggetti IVA, che operano nel regime del margine, regolato dall’art. 40bis dl n. 41/95 e successive modifiche.
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Shipment for goods sold to Italian buyers is normally made by courier and insured at the risk and expense of the recipient, except otherwise agreed directly with the buyer. The shipment for goods sold to foreign buyers for an amount exceeding € 200.00 are usually made with courier at the expense and risk of the recipient, except otherwise agreed directly with the buyer. If specifically requested by the customer, BFA will make shipment by registered mail, insured and traceable. The shipment of the invoices amount less than € 200.00 is normally done by registered mail. 12. Notwithstanding any provision to the contrary contained herein, BFA reserves the right to accept alternative methods of payment including items deposited in private or public warehouses or sell privately the lots awarded. In order to resolve disputes or complaints made by buyers BFA may take any action deemed appropriate to collect the amount due or depending on the circumstances, cancel the sale under articles 13 and 15 of our conditions of sale and return the money paid by the buyer. 13. Successful bidders are required to comply with all the laws and regulations of The Italian Republic concerning historical or cultural objects of art. The export of archaeological or items of historical and artistic interest by buyers, resident and not in Italy, is regulated by specific regulations, currency restrictions and taxes. The waiting time for export permits is approximately 60 days from date of request at the competent Export Office. The license application is submitted to the ministry upon full payment of the lot and the express request of the buyer. BFA accepts no responsibility in respect of the buyer regarding possible restrictions on the export of purchased lots, either in regard to export licenses or other certificates required under Italian law. In case of the Italian State exercising its Right Of First Refusal, the buyer cannot claim from BFA or the seller any reimbursement of interest on the hammer price and fees already paid. 14. Successful bidders (i.e. Italian citizens resident in Italy) are required by law to provide BFA with their identity document and tax code number. 15. The Auction House offers an unconditional and unlimited guarantee for the authenticity of objects. All identifications and descriptions of the items sold in this catalogue are statements of opinion and were made in good faith. 16. Under Article 49 of Italian Legislative Decree no. 231/2007, paragraph 1, payments in cash are not accepted for an amount equal to or greater than € 2.900.00. 17. Multiple lots containing coins that are not illustrated are sold as is and may not be returned by the buyer. 18. These terms and conditions of business are automatically accepted by those participating in our sales and are available on request. 19. Under Article 13 of Italian Legislative Decree no. 196 of 30.6.2003 (The Privacy Code) bidders are reassured that personal data given to AR is protected and exclusively to satisfy the requirements of the Italian authorities with regard to contracts, customers and related trade. This personal data is centrally kept and is only accessible to authorized personnel.
The disclosure of personal data is obligatory under Italian law and facilitates the establishment and the continuation of commercial relationships, the absence of which is departmental to the contractual obligations of bidders and consignors. The disclosure of other personal data is voluntary, aimed at enabling better customer service and may be disclosed only to a parent, affiliated companies or specialist service providers such as: I) software, hardware and information computer systems. II) data processing and storage systems. III) printing, transmission, addressing, transport and handling systems. (IV) financial services companies, debt collection and financial risk agencies. Customers may always exercise the right of privacy as stipulated by Article 7 of The Privacy Code. The responsibility for data protection is with Bertolami Fine Arts s.r.l., in Piazza Lovatelli, 1, 00186 Rome, Italy, founded and owned by Mr. Giuseppe Bertolami. Customers sending purchase orders by email acknowledge the above notices and agree to the aforesaid processing of their personal data. 20. Any legal action or claim related or arising from this agreement regarding the application, execution or interpretation of the present purchase contract, shall come under Italian law. Any legal dispute between the parties relating to this contract will be brought only in a court sitting in Rome, Italy. The above mentioned conditions are written in English, in the event of any legal dispute, the only valid text is the Italian version. Value Added Tax The Value Added Tax Margin Scheme All sales are conducted by BFA under the VAT Margin Scheme (Articles 40 bis, 41/95 and subsequent modifications). Therefore BFA will not apply additional VAT on the hammer price. For Legal Notice and bibliography, please visit www.bertolamifinearts.com
STIAMO SELEZIONANDO I LOTTI DA INSERIRE NELLE ASTE DELLA PROSSIMA PRIMAVERA
I nostri esperti sono a disposizione per valutazioni gratuite di opere d’arte antica, moderna e contemporanea, gioielli, monete, medaglie, reperti archeologici. Si prendono in considerazione singoli oggetti o intere raccolte di collezionismo vario. Info e appuntamenti: Bertolami Fine Arts Palazzo Caetani Lovatelli, Piazza Lovatelli 1 00186 Roma Tel +39 06 3218464 / 06 32609795 info@bertolamifinearts.com www.bertolamifinearts.com
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