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trieste e la saga fantasy di salvatores
trieste e la saga Fantasy di gaBriele salvatores
Stefano Cambò
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Se c’è un nome che ha fatto grande il cinema italiano contemporaneo è senz’altro quello di Gabriele Salvatores. Napoletano di nascita e milanese d’adozione, il regista ha da sempre associato il suo estro dietro la cinepresa a un film che è ormai diventato un cult. Era infatti il 1992, quando mediterraneo si aggiudicò tra lo stupore e l’incredulità degli stessi attori che ne presero parte, l’Oscar per il miglior film straniero battendo il favorito Lanterne Rosse. Eppure, nonostante questo grande successo giovanile, Gabriele Salvatores non si è mai lasciato affascinare dai lustri e dai fasti del post vittoria, continuando nella sua personale visione del cinema. Una visione che lo ha portato in giro per lo Stivale a sperimentare sempre nuovi generi, passando con bravura
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dal noir al dramma, mantenendo un occhio di riguardo per la commedia. Questo suo incedere camaleontico ha trovato un punto di svolta nel 2014, quando un nuovo progetto cinematografico si è trasformato in un film. E che film! Perché, il regista di origini partenopee ha voluto stupire i suoi seguaci portando sugli schermi un genere che fino a quel momento era da sempre stato un affare esclusivo delle produzioni milionarie americane. Con Il ragazzo invisibile infatti, Gabriele Salvatores si cimenta per la prima volta con il cinema fantasy, attraverso una pellicola che riesce a giocarsela al botteghino, anche contro i colossi provenienti da oltreoceano. Il progetto va talmente bene che, nel 2016 esce addirittura il sequel trasformando così l’idea sperimentale in una vera e propria saga (alla pari di quanto avviene di solito con questo genere di film). ma andiamo con ordine e raccontiamo per sommi capi di cosa si tratta veramente. Nel primo capitolo
facciamo da subito la conoscenza di michele, un tredicenne timido e introverso che un giorno scopre di essere diventato invisibile grazie a un costume di Halloween comprato in un piccolo bazar. Dopo lo spavento iniziale, il ragazzo usa i suoi nuovi poteri contro i bulli che lo prendono in giro a scuola, ma ben presto scoprirà che questa strana peculiarità è in realtà la conseguenza di alcuni esperimenti subiti dai suoi veri genitori in Russia. Senza volerlo il giovane viene a sapere inoltre di non essere l’unico ad avere poteri sovrannaturali, riuscendo con il proseguo del film, a salvare alcuni suoi coetanei fatti prigionieri da una organizzazione che voleva riformare il gruppo degli Speciali. Due anni dopo michele, ormai adolescente, ritornerà a indossare i panni del supereroe invisibile nel seguito della prima fortunata pellicola che lo vede di nuovo alle prese con i nemici del suo passato pronti a dargli ancora una volta la caccia. Oltre alla narrazione e alla bravura dei giovani attori (coadiuvati da nomi importanti del cinema italiano come Fabrizio Bentivoglio e
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Valeria Golino), i due film della saga diretta da Gabriele Salvatores godono di un’ambientazione unica e per certi versi originale. Sì, perché a farla da padrone in entrambe le trasposizioni, è la bellissima ed elegante città di Trieste diventata per l’occasione palcoscenico perfetto per le strabilianti imprese de Il ragazzo invisibile. A partire dall’Università Centrale, trasformata per esigenze di copione nella scuola di michele, fino ad arrivare alla stupenda Piazza Unità d’Italia, il cuore pulsante della città dove è stata ripresa una delle scene clou del secondo capitolo della saga, quella d’azione con i cecchini “finti” distribuiti sul Palazzo della Regione, sulla Prefettura e sull’Hotel Duchi d’Aosta. La peculiarità di questo luogo è legata sicuramente alle sue dimensioni che la rendono davvero unica, perché se da un lato parte il colle di San Giusto, da quello opposto si apre invece il Golfo di Trieste, facendola diventare a tutti gli effetti la piazza sul mare più grande d’Europa. La visione è talmente imponente che quando si giunge in città su un’imbarcazione, sembra che gli edifici e tutto il contesto urbanistico ti accolga a braccia aperte, mostrandoti il suo lato gentile nonostante l’austerità delle forme. Altra location suggestiva che ha fatto da sfondo a molte scene del film è il Castello di San Giusto da dove si gode una bellissima panoramica su tutto il golfo, perché è situato proprio sull’omonimo colle. Inoltre, non lontano dall’antico maniero, vi è la Cattedrale dedicata al Santo Patrono. Si tratta effettivamente del principale edificio religioso di Trieste. In stile romanico, la sua attuale conformazione strutturale deriva in realtà dall’unificazione delle due preesistenti chiese di Santa maria e di quella dedicata al martire San Giusto. Per chi fosse in zona e volesse dedicare poi una visita più approfondita alla città, ci sono alcune cose da vedere assolutamente.
La più importante, legata a una delle pagine più tristi della storia contemporanea, è sicuramente la Risiera di San Sabba trasformata negli anni della Seconda Guerra mondiale in un campo di concentramento nazista. Il luogo, così come altri di questo genere, è rimasto identico a come si presentava negli anni quaranta, destando nel cuore e negli occhi di chi lo visita una profonda commozione per gli eventi tragici che custodisce. Se ritornate verso il centro, non potete non fermarvi in uno dei tanti caffè storici della città, che hanno conservato il loro antico splendore grazie anche ai grandi scrittori che qui si fermavano. Da Svevo a Saba fino ad arrivare a James Joyce che pare abbia composto molte pagine dell’Ulisse e di Gente di Dublino proprio mentre era seduto a un tavolino della Storica Pasticceria Pirona. Il capoluogo friulano è così legato a questi tre grandi nomi della letteratura che per ognuno ha voluto dedicare una statua in bronzo. Dulcis in fundo… Non si può andare
via da Trieste senza essere passati prima dal Castello di m i r a m a r e , costruito nel 1850 dall’arciduca Ferdinando massimiliano d’Asburgo per farne la sua dimora insieme alla consorte Carlotta del Belgio. Il fascino di questo luogo è legato alla struttura dell’edificio che unisce elementi gotici, rinascimentali e medievali alla posizione strategica a picco mare. sul
E con questa meraviglia architettonica a n c o r a impressa negli occhi lasciamo che la saga fantasy di Gabriele Salvatores scorra verso i titoli finali, non prima di aver a m m i r a t o ancora una volta la bellezza e l’eleganza di Trieste, una città che vi lascerà piacevolmente stupiti… Grazie soprattutto al suo golfo, la sua storia e i
la data della posa della prima pietra della cattedrale di lecce
Mario Cazzato
“Passeggiando nel cuore antico tra vicoli e pagine di storia
S e g r e t o S a l e n t o
Che il 2 0 2 2 sia per tutti un anno sereno. Nel frattempo sciogliamo un dubbio sul giorno reale della posa della prima pietra della nuova cattedrale seicentesca di Lecce. Che cadde, com'è noto, nel gennaio del 1659,ossia 363 anni fa. molti, interpretando non correttamente l'epigrafe posta sullo spigolo che guarda piazza Duomo, hanno indicato nel primo gennaio di quell'anno il verificarsi dell'avvenimento. L ' e p i g r a f e
afferma altro,che, cioè, quel giorno era l'ottavo delle idi di gennaio. Ora, senza imbarcarci in faticose questioni di computo temporale secondo l'uso del tempo, un uso beninteso assai colto, l'indicazione dell'epigrafe in questione è il 6 gennaio. Come tra l'altro risulta da altri documenti. Eccone il testo tradotto: A Dio ottimo e massimo, nell'anno di nostra salute 1659,il 6 gennaio(VIII Id. Ian.), Luigi Pappacoda, vescovo di Lecce, pose la prima pietra di questo tempio, con rito cristiano, auspice il cielo su questa città, nel giubilo festante del suo popolo.
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