ARTEMISIA N° 38 - Anno X° - Ottobre / Dicembre - 2020
X° A
nno d
i Arte
misia
... in questo numero ... LA SCARZUOLA: LA “CITTA’ IDEALE” COLOMBO È IL NUOVO MONDO ALESSANDRO MAGNO IL SEGRETO DEL LABIRINTO I MITI DELLE COSTELLAZIONI
– parte 1
HALLOWEEN I MORTI E LE TRADIZIONI IN ITALIA LUNA O LUNA BLU? IL SOLSTIZIO D’INVERNO IL NATALE SABBA ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...
Speciale * * - LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN -
Anno X° N°38 Ottobre Dicembre 2020
IN QUESTO NUMERO... Siamo giunti al X° Anno della Rivista Artemisia, numero 38. Dieci anni di Artemisia, non sono pochi, per Celebrare questo Decimo Anno chiuederemo questo numero con tutte le copertine di Artemisia fin’ora pubblicate. Vi ringraziamo per essere così numerosi a leggere Artemisia, stando ai dati di Issuu (la piattaforma che noi usiamo per la lettura online) abbiamo raggiunto in questi anni più di 400 mila lettori, un numero che dieci anni fa nemmeno immaginavamo, per questo che da questo numero in poi daremo spazio anche alla pubblicità. Questo è un numero ricco di argomenti molto interessanti. Tratteremo di clima, dei tornado italiani e di altre curiosità che stuzzicano la mente: quanti uomini hanno vissuto sulla terra? perché alcune navi si “impallano” navigando in cerchio? Ed altre curiosità. Parleremo dei miti e delle leggende legate alle costellazioni, di città ideali e cromlech alpini. Conosceremo meglio, e sveleremo alcune curiosità, su Cristoforo Colombo, sugli uomini di Neanderthal, e su uno degli esponenti più valorosi dei Sapiens, Alessandro Magno. Molto interessanti sono gli approfondimenti sul simbolo del labirinto, ma anche quelli relativi ad Halloween, alla festa dei morti e al Natale. Proprio su Halloween abbiamo dedicato una Speciale al progetto “Le Vere Origini di Halloween”, che da anni combatte la disinformazione su questa festività. Ovviamente non mancano gli approfondimenti sui Sabba ed Esbat Wiccan, interessante è quello sulla Luna Blu. Questo Numero è dedicato al nostro “mentore” Raymond Buckland, che tre anni fa ci ha lasciati, ma vive nei nostri cuori. Credo che ormai sapete quanto sia stato importante per l’Associazione e soprattutto per la Coven wiccan del Quadrifoglio. Buona Lettura!
Tommaso Dore Direttore di Artemisia
Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:
italus.info@gmail.com
Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.
SOMMARIO •
ITALUS COMUNICA
pag.3
• FORUM - Un antichissimo osservatorio alpino - Il clima della Terra - I tornado italiani - I Neanderthal - Quanti uomini hanno vissuto sulla terra? - Costrette a navigare in cerchio
pag.15
• DOSSIER - La Scarzuola: la “citta’ ideale” - Colombo è il nuovo mondo - Alessandro Magno - Halloween - Ognissanti - La festa dei morti e le tradizioni in Italia - L’Albero di Natale - Il Natale - Il Capodanno
pag.28 pag.28 pag.32 pag.38 pag.42 pag.45
• Approfondimento - Le vere origini di Halloween
pag.15 pag.17 pag.19 pag.21 pag.23 pag.24
pag.46 pag.49 pag.51 pag.55
• SOPHIA - Il segreto del Labirinto - Miti e leggende delle costellazioni - parte I° - Il solstizio d’inverno e l’elaborazione dell’anno
pag.60 pag.60
• WICCA - Luna o Luna blu? - Esbat della luna delle Foglie - Esbat della luna della Neve - Esbat della luna Fredda - Esbat della luna del Lupo - Preparativi per Samhain - Sabba di Samhain - Preparativi Solstiziali - Sabba del Solstizio d’Inverno
pag.68 pag.68 pag.70 pag.72 pag.73 pag.74 pag.76 pag.78 pag.80 pag.82
•
Consigli per la Lettura
pag.85
•
10 Anni di Artemisia
pag.86
pag.63 pag.65
pag.57
Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, il nostro intento è comunicare e non pontificare, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri articoli. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente. Così come siamo consapevoli che molte immagini sono tratte da internet, in genere è nostra premura assicurarci che non siano protetti da Copyright, ma nel caso qualche autone ne riconoscesse la proprietà, ce lo comunichi, noi saremo pronti a rettificare.
ITALUS COMUNICA Eccoci qua... in questi mesi molti di voi ci hanno scritto per avere informazioni sulle nostre attività e sull’Accademia Wicca. Noi siamo molto contenti di questo vostro interesse, il fatto è che voi non vedete l’ora, noi invece siamo alle prese su come organizzare al meglio le nostre attività in sicurezza, visto la Pandemia Covid che non sembra attenuarsi. Ma vogliamo essere fiduciosi e quindi vi diamo qualche informazione sull’Anno Associativo 2020/2021. - L’Anno Associativo inizierà dal 10 settembre 2020, quando riapriranno le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info a riguardo le forniremo prossima settimana, intanto chi è interessato consulti il Blog: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com - I Workshop inizieranno da Ottobre (le date sono ancora da stabilire), sicuramente saranno svolti di Sabato e non più la domenica a cadenza mensile (da ottobre ad aprile). La zona dove svolgeremo i workshop sarà Roma quartiere Garbatella (vicino Regione Lazio), ma daremo nelle prossime settimane maggiori informazioni. * Mai come quest’anno sarà necessaria la prenotazione per aderire ai nostri eventi (il numero di partecipanti sarà per forza di cose ridotto), e bisognerà usare la mascherina, Noi garantiremo lo svolgimento delle attività in sicurezza, in linea con le direttive anti-covid. - Stiamo organizzando una serie di esposizioni periodiche, dove sarà possibile acquistare direttamente i nostri prodotti artigianali di ArtemIdea e Italus Edizioni, ma stiamo organizzando anche qualcosa inerente ad Halloween/Samhain. - Sempre ad Ottobre, visto le richieste, saranno organizzati due seminari di I° e II° livello Reiki, la data è da stabilire, chi fosse interessato può già da ora scrivere e prenotare alla mail italus.info@gmail.com - A dicembre 2020 svolgeremo il nostro Rituale Solstiziale, a febbraio 2021 svolgeremo la nostra XI° Giornata della Memoria Pagana, a marzo il Rito dell’Equino-
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- Nei prossimi mesi pubblicheremo i risultati del Censimento Pagano 2020. In pratica, Noi siamo pronti, ci auguriamo che quello che stiamo progettando possa essere svolto in tranquillità, vogliamo essere fiduciosi. Stiamo comunque pensando di svolgere anche on-line le nostre attività (quali workshop o conferenze) che svolgiamo di solito a Roma, ma ci stiamo lavorando.
ITALUS COMUNICA
zio di Primavera, a maggio il nostro Italus Weekend, a giugno il Rituale Solstiziale d’Estate. Ovviamente organizzeremo anche qualche visita guidata in museo o sito archeologico.
Chi ci segue ormai avrà capito che cerchiamo sempre di creare e offrire dei prodotti/servizi buoni ed efficienti, senza improvvisazione, se andiamo un po’ lenti comprendeteci perché è dovuto al periodo “pandemico”, ed è nostra premura che tutto sia svolto in sicurezza. Infine un pensiero al nostro “mentore” Raymond Buckland, che ci ha lasciati tre anni fa, ma vive nei nostri cuori. Ormai sapete quanto sia stato importante per l’Associazione e soprattutto per la Coven wiccan del Quadrifoglio. Ancora grazie per l’affetto e l’interesse che mostrate verso il nostro operato, davvero, ogni anno ci meravigliamo per i vostri apprezzamenti, Grazie!
ITALUS Associazione Culturale Wicca
www.italus.info italus.info@gmail.com
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ITALUS COMUNICA
In Memoria di RAYMOND BUCKLAND Raymond Buckland, nacque a Londra il 31 agosto 1934, fu un prolifero scrittore inglese sulla Wicca, l’occulto e la stregoneria. Figura significativa per la storia della Wicca fu alto Sacerdote delle tradizioni Gardneriana e poi della Seax Wica (Wicca Sassone). Fu la prima persona negli Stati Uniti ad ammettere apertamente di essere un “seguace” della Wicca, e fu lui a introdurre la corrente wiccan Gardneriana negli Stati Stati Uniti, nel 1964, dove in seguito fondò la propria tradizione denominata Seax Wica (Wicca Sassone), che si fonda sul paganesimo anglosassone. Oggi la Seax-Wica è la più diffusa corrente wiccan nel mondo. Raymond Buckland ci ha lasciato la sera del 27 settembre 2017, all’età di 83 anni. A detta di amici e conoscenti era un uomo saggio, solare, buono e sveglio, dalla mente sempre in movimento, pieno di vitalità. Noi possiamo conferma quanto detto, perché negli anni in cui abbiamo avuto la grande fortuna di essere in contatto personale con lui (e anche con il suo staff), abbiamo potuto constatare la sua saggezza e la sua disponibilità. Dopo un po’ di anni, nel maggio del 2016 abbiamo avuto l’onore di essere da Lui riconosciuti come realtà (sia la coven che l’associazione) aderente e ispirata ai principi e alla spiritualità della Seax Wica, ricevendo una sua personale benedizione e apprezzamento. Di questo siamo grati e molto onorati. Ogni Bene alla memoria del nostro Ray!
Italus Associazione Culturale Wicca & Coven wiccan del Quadrifoglio
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Forte della nostra esperienza, il Progetto vuole essere una vera e propria “scuola”, composta da 3 gradi, ognuno dei quali prevede un ciclo annuale, con un programma teorico e pratico, con tanto valutazione finale ed eventuale ingresso al grado successivo. Una realtà unica nel panorama italiano, fondata nel 2018 in occasione dei dieci anni della Coven wiccan del Quadrifoglio e del settennale della Italus Associazione. L’Anno Accademico dell’Accademia Wicca Italiana ufficialmente inizia all’Equinozio d’Autunno e termina al Solstizio d’Estate. Le Iscrizioni all’Accademia partono dal 10 Settembre fino ai primi di Dicembre, di ogni anno, il percorso inizia sempre dal primo anno dell’Accademia, non importa se si è iniziati ad altre tradizioni wiccan. * Per Iscriversi: - bisogna aver compiuto i 18 anni di età; - il richiedente dovrà rispondere ad un breve test e attendere il giudizio dell’Accademia; - se il giudizio è positivo bisognerà versare la quota annuale. * La Quota annuale, non rimborsabile, può essere versata all’Associazione Italus nei seguenti modi: - tramite PayPal con il seguente indirizzo mail italus.info@gmail.com ; - tramite PostePay chiedendo tramite mail il numero della carta, intestata al presidente della Italus Associazione; * Costo di Iscrizione: la Quota Annuale varia a secondo gli anni: - l’Iscrizione al Primo Anno è di €uro 10,00 (dieci); - l’Iscrizione al Secondo Anno è di €uro 15,00 (quindici); - l’Iscrizione al Terzo Anno è di €uro 20 (venti).
ITALUS COMUNICA
ACCADEMIA WICCA ITALIANA
* Per Seguire i Corsi: l’Accademia usa il social network di Facebook, essendo questo il più diffuso. Nel gruppo facebook “Accademia Wicca Italiana” Nel gruppo, per gli iscritti, saranno periodicamente pubblicati gli argomenti da studiare e vi sarà un tutoraggio. I residenti nel comune di Roma avranno modo di usufruire di incontri (reali) periodici con i membri della Covend el Quadrifoglio. * Tutte le Informazioni le trovate nel Blog: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com - email: italus.info@gmail.com
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ITALUS COMUNICA
ITALUS in collaborazione con Calendario Pagano & Sarah degli Spiriti RACCONTA LA TUA REGIONE Il progetto nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di tradizioni, di usi e costumi “popolari”, questa iniziativa intende raccogliere il maggior numero di informazioni a riguardo per poi pubblicarle in un’opera editoriale. Vogliamo tutelare una memoria labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore! Non ci pensiamo, ma i racconti o le fiabe che ci raccontavano i nostri nonni, le tradizioni folkloristiche e le varie “usanze popolari”, sono delle memorie di una generazione e di una cultura “diversa” da quella odierna. Una memoria che rischia, per vari fattori, di essere persa. Perderla sarebbe come non averla mai avuta, tutelarla e ricordarla invece potrebbe essere una risorsa culturale (che servirebbe anche per incrementare il turismo). Questo progetto ha come intento quello di raccogliere informazioni sulle tradizioni, gli usi e i costumi delle varie regioni italiane. *IL PROGETTO INTENDE RACCOGLIERE: - tradizioni folkloristiche, - usi e costumi, - feste di paese, rievocazioni storiche (o di eventi), ecc... - fiabe, filastrocche, poesie. Il tutto sarà poi raccolto in una pubblicazione editoriale, edita dalla Italus Edizioni. * INVIATEi vostri resoconti, anche brevi descrizioni, tramite la mail: italus.info@gmail.com * Il progetto sarà attivo per un anno, si concluderà ad aprile 2021. Collaborate e condividete, è un progetto che serve anche a “rilanciare” l’Italia e il turismo, in un momento di crisi come questo che stiamo vivendo. Maggiori Info sugli organizzatori del progetto: www.italus.info – Italus Associazione www.monica-casalini.blogspot.com – Calendario Pagano www.sarahdeglispiriti.com - Sarah degli Spiriti
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ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum
CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale.
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ITALUS E I SUOI PROGETTI
Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html
ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it
ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/
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SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona. Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/
PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/
ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it
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Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it
SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna.
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PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite!
Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it
I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html
CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it
GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it
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SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate. L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it
L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali. Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it
SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it
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Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter
www.italus.info
Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com *** *** ***
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ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Autunno 2020
3 Ottobre 2020 * Worskhop - Astrologia 1 * Argomenti: Leggende sulle Costellazioni - L’individuo secondo l’astrologia La Luna nel Tema Natale - Pianeti come forze vitali 17 Ottobre 2020 * Worskhop - Astrologia 2 * Argomenti: I pianeti nei vari segni zodiacali - Il tema natale - Marte e Venere e le loro influenze Novembre 2020 * Worskhop - La Wicca * Argomenti: Storia della Wicca - I Sabba e gli Esbat - Gli Dei e i quattro elementi Novembre e Dicembre 2020 * Worskhop - Numerologia 1 e 2 * Argomenti: Storia della Numerologia - Pitagora, l’armonia, i numeri e la numerologia pitagorica Dicembre 2020 * Celebrazione del Solstizio d’Inverno * Maggiori info li troverete su www.italus.info *** *** ***
* Sono riaperte le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info al seguente link: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com * Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info
E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl
TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum
Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1
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* ReadOm * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it
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ARTEMISIA
Anno X°, N° 38 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.
Ottobre / Dicembre 2020 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:
Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info
Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it
Tommaso Dorel REDATTORI:
Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.
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CONTATTI
GRAFICO - Art Director:
E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com
Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)
*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com
E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com
Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.
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FORUM UN ANTICHISSIMO OSSERVATORIO ALPINO
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Salendo sul colle del Piccolo San Bernardo, raggiungendo la ragguardevole quota di circa 2.200 m sul livello del mare, ci si trova di fronte a un valico che unisce la Valle d’Aosta alla Francia e che fin dall’antichità veniva utilizzato come passaggio naturale attraverso le Alpi. Da qui, vuole la leggenda, nel III secolo a.C. sarebbero transitate le truppe di Annibale, con tanto di cavalli ed elefanti al seguito. In realtà, recenti ricerche hanno identificato altrove il passaggio scelto dal condottiero cartaginese. Tuttavia, che il valico fosse già conosciuto in tempi antichi è attestato dallo scrittore Petronio, che nel I secolo a.C. descrive «un luogo sacro,
dove s’innalzano gli altari di Ercole». Una descrizione apparentemente criptica, che risulta immediatamente chiara quando ci si trova dinnanzi allo spettacolo offerto dalla vista di quello che viene considerato uno dei cerchi megalitici più affascinanti e misteriosi. La struttura visibile è composta da 46 menhir dalla forma allungata e appuntita, eretti a 2-4 m l’uno dall’altro, a disegnare una rozza circonferenza dal raggio di circa 40 m. Si tratterebbe dunque di un cromlech, parola composta dai termini celtici croum, curva, e lech, pietra sacra. Il significato di
questo monumento deve probabilmente essere ricondotto a quello di un osservatorio astronomico ante litteram. A confermare tale ipotesi concorre la sua posizione, particolarmente adatta all’osservazione dei cieli. In particolare, in occasione del solstizio d’estate è possibile assistere allo spettacolo del sole che proietta la propria luce da nordovest, punto indicato da tre grandi menhir: in un determinato momento del giorno, rimane illuminato solamente il centro del cerchio (dove alcuni studiosi ipotizzano dovesse essere collocata un’altra pietra monumentale).
FORUM CHI HA COSTRUITO IL CERCHIO? La domanda è ancora in attesa di risposta. L’area era popolata già a partire dal III millennio a.C., l’epoca in cui erano i Salassi a dominare le Alpi e a controllarne i valichi. Se la costruzione del cromlech risalisse davvero a quei tempi, ci troveremmo di fronte a una delle più antiche strutture erette dall’uomo per studiare il moto degli astri. Bisogna anche segnalare che Giulio Cesare, nel De bello Gallico, fa riferimento a popolazioni celtiche che avrebbero abitato la regione; ciò spiegherebbe le analogie del Cerchio con le altre strutture megalitiche riferibili alla civiltà druidica. Le due ipotesi non si escludono a vicenda: come suggerito da Guido Cossard, il fondatore dell’Associazione valdostana scienze astronomiche, i sacerdoti celtici avrebbero utilizzato il cromlech preesistente, in questo caso innestando la propria tradizione su quella delle popolazioni che li avevano preceduti.
Ricostruzione grafica del sito
Vanessa Utri
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FORUM
IL CLIMA DELLA TERRA
Gli scienziato hanno creato un affidabile tracciato delle oscillazioni naturali del clima terrestre negli ultimi 66 milioni di anni, dall’estinzione dei dinosauri ai giorni nostri. Il tracciato è stato creato grazie al lavoro su dati raccolti in oltre cinque decenni, a partire dall’analisi di sedimenti oceanici molto profondi. Di questa “curva del clima” che si chiama CENOGRID (CENOzoic Global Reference benthic foraminifer carbon and oxygen Isotope Dataset), ci parla uno studio pubblicato su Science. Come in un elettrocardiogramma, CENOGRID registra le alterazioni periodiche del clima del passato. L’andamento della curva rivela quattro diversi possibili stadi climatici, che gli autori dello stu-
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dio hanno ribattezzato hothouse, warmhouse, coolhouse e icehouse (letteralmente serra, casa calda, casa fresca, ghiacciaia). Ogni stadio ha caratteristiche determinate dalle concentrazioni di gas serra e dal volume dei ghiacci polari: la CO2 in atmosfera era più abbondante nelle fasi più calde, caratterizzate anche da una ridotta copertura glaciale. Ognuna di queste quattro fasi è durata per milioni, o in qualche caso per decine di milioni di anni, e all’interno di ciascuna sono state individuate alcune più contenute e ritmiche variazioni climatiche: possiamo immaginarle come singoli “battiti del cuore”, legati alle periodiche variazioni dell’orbita della Terra attorno al Sole. Queste cicliche oscillazioni nei parametri orbitali terrestri hanno effetto sulla quantità di
radiazione solare ricevuta dal nostro pianeta e quindi sul clima. Ogni stadio climatico ha una propria risposta caratteristica alle variazioni orbitali, che comporta piccole alterazioni della temperatura; nulla a confronto delle macro-variazioni che si osservano tra una fase climatica e l’altra, per esempio tra la fase “serra” e quella “ghiacciaia”. Le testimonianze del clima del passato sono state registrate fedelmente dagli esoscheletri calcarei dei foraminiferi, fossili di piccoli organismi marini preservati sedimenti oceanici. L’analisi degli isotopi di ossigeno e di carbonio nei loro gusci fornisce informazioni sulle temperature oceaniche del periodo corrispondente ai sedimenti analizzati, e quindi anche sul volume dei ghiacci e sul ciclo del carbonio.
dall’alternanza di periodi glaciali e interglaciali. L’uomo moderno si è evoluto in questo tempo. Per capire che cosa potrebbe accadere avanti di questo passo basta guardare la CENOGRID. Nella prima fase dell’Eocene non esistevano calotte polari e le temperature medie globali erano da 9 a 14 gradi superiori a quelle attuali. La trasformazione verso quelle caratteristiche atmosferiche sembra essere in corso, il problema sta nel valutare quanto artefice di questo cambiamento sia l’uomo e quanto invece la natura. Al momento si ipotizza che le attività umane hanno un loro impatto, certamente l’impatto è evidente nei micro-ecosistemi (laghi, bochi, coste), resta ancora oggetto
di studio quando questo possa alterare realmente il clima globale e se è possibile un intervento per limitare il cambiamento.
FORUM
Gli strati di sedimenti sono stati poi raccolti negli ultimi cinquant’anni da spedizioni oceaniche coordinate (come quelle dell’International Ocean Discovery Program, IODP). Prima del 2001, sul clima precedente a 34 milioni di anni fa si sapeva pochissimo; oggi riusciamo invece a ricavare dati anche sugli strati geologici più antichi. Il periodo compreso tra i 66 e i 34 milioni di anni fa (l’Eocene) è particolarmente interessante per studiare il nostro futuro: a quell’epoca, infatti, la Terra era molto più calda di quanto non sia oggi. Negli ultimi 3 milioni di anni la Terra si è trovata nella più fredda tra le fasi climatiche - icehouse, la “ghiacciaia” - caratterizzata
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La CENOGRID - la curva del clima
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FORUM
I TORNADO ITALIANI
Ogni anno, un centinaio tra trombe d’aria e tornado colpiscono il nostro Paese; con punte, in alcune zone come il Veneto e il Salento, le coste tirreniche di Toscana e Lazio, in cui la densità di questi eventi è tra le più elevate al mondo (anche la Grecia è particolarmente interessata da questi eventi).
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Bisogna innanzi tutto distinguere tra i vari fenomeni, osserva Mario Marcello Miglietta, ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (CNRISAC) e docente all’Università del Salento: «tornado e trombe d’aria sono spesso usati come sinonimi, ma in realtà non lo sono. La differenza è nelle dimensioni: i tornado hanno un diametro di qualche centinaio di metri e percorrono anche diverse decine di chilometri prima di dissolversi; le trombe d’aria, invece, hanno un diametro
non superiore a un centinaio di metri e una forza distruttiva molto inferiore». Furono tornado, e tra i più violenti, il vortice che l’11 settembre del 1970 si formò sui Colli Euganei per poi scendere verso Venezia e terminare sul Litorale del Cavallino, dopo aver fatto 36 vittime e milioni di euro di danni; e quello che il 7 luglio 2001 colpì la Brianza, con capannoni scoperchiati e distrutti, e automobili sbalzate via anche di 200 metri. Ci sono poi le trombe marine, che nascono in mare e sono simili alle trombe d’aria, ma che possono intensificarsi se e quando raggiungono la terraferma. E anche i più rari diavoli di fuoco, che si formano in seguito a risalita di aria rovente prodotta da incendi di grandi dimensioni e possono creare danni gravi. La differenza nella forza e nella
capacità distruttiva di questi fenomeni è legata al modo col quale si formano. Quelli più intensi nascono in condizioni di forte instabilità: aria calda e umida vicina al suolo, aria più fredda in quota e vento in rotazione. Queste condizioni possono innescare, all’interno di un temporale, un grande vortice chiamato mesociclone, che può avere un diametro di alcuni chilometri. È solitamente al suo interno che nascono i tornado. Le trombe d’aria, invece, così come le trombe marine più deboli, possono formarsi semplicemente dallo scontro tra venti che provengono da direzioni differenti. «Le trombe marine si sviluppano principalmente d’estate e in autunno, dopo che le temperature del mare sono salite nei mesi più caldi», spiega Miglietta: «la densità media in Italia è di quasi
In diversi casi sono stati osservati anche più vortici simultaneamente, per esempio il 23 giugno 2013, quando in prossimità dell’Istria sono comparse ben sei trombe marine tutte insieme. Le trombe d’aria sono più frequenti a fine primavera e in estate, a seguito di irruzioni di aria fredda negli strati più alti dell’atmosfera, sopra il suolo caldo. «Il maggior numero dei casi si verifica sulle coste di Lazio e Toscana, nelle pianure del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, nel Salento», riassume Miglietta, «dove sono stati registrati eventi in quantità confrontabili con quelle della Tornado Alley, negli Usa», una delle regioni più colpite al mondo.
significativo l’intensità dei temporali e dei tornado. «Nel caso del tornado di Taranto del 2012», spiega Miglietta, «abbiamo appurato che la temperatura del Mar Ionio era, nel momento in cui si è formato, più calda della media di 1 °C, e questo ha fatto intensificare il temporale da cui si è poi generato il vortice.» Insomma, l’aumento della temperatura del mare sembra far aumentare l’intensità degli eventi, non la loro frequenza. Comunque vadano le cose in futuro, è certamente utile sviluppare sistemi che permettano di prevedere l’evoluzione di un tornado, ma non è facile come dirlo.
Negli Usa, dove esistono canali tv dedicati, i meteorologi riescono a prevedere il percorso di un tornado con una decina di minuti di anticipo: poco, ma è quanto basta per permettere alla popolazione di mettersi al riparo. «Purtroppo solo in pochi Stati europei esistono procedure di allerta simili», conclude Miglietta: «visti i danni che possono causare, sarebbe opportuno un maggiore interesse.»
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un evento l’anno ogni 100 km di costa.»
Rossella Vito
I vortici italiani sono generalmente più deboli, ma non mancano i tornado veri e propri. Come si evolverà in futuro? «Dieci anni di rilevamenti statistici sono pochi per trarre conclusioni», osserva Miglietta, «ma non sembra che sia in corso un aumento del numero di eventi. I valori sono rimasti più o meno costanti, anche se in alcuni anni è stata registrata un’attività più intensa. Come nel 2014, quando furono osservati 76 tra tornado e trombe d’aria sulla terraferma, contro una media di 37». Uno studio coordinato da Miglietta, pubblicato nel 2017 su Scientific Reports, mette in luce che una variazione di temperatura delle acque di superficie del Mediterraneo anche solo di 1 °C potrebbe far aumentare in modo
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I NEANDERTHAL
La capacità di superare traumi e difficoltà (in una parola, la resilienza) non è una dote esclusiva dell’Homo sapiens. Decine di millenni prima della loro definitiva scomparsa, nell’affrontare un difficile periodo climatico, i Neanderthal misero in campo notevoli capacità di adattamento e pianificazione: iniziarono a fabbricare utensili più complessi, resistenti all’usura e facilmente trasportabili, da portare con sé durante le sempre più frequenti migrazioni. A questa conclusione sono giunti i ricercatori della FriedrichAlexander-Universität ErlangenNürnberg e dell’Università degli Studi di Ferrara, che hanno analizzato forma e tecnologia di alcune centinaia di utensili ritrovati nel sito Neanderthal di Sesselfelsgrotte, una caverna nella Bassa Baviera (Germania).
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L’Uomo di Neanderthal produceva un’ampia varietà di stru-
menti per la vita quotidiana utilizzando legname e materiale roccioso simile a vetro, spesso in abbinamento: per esempio per fabbricare lance con la punta affilata in pietra. A partire da circa 100.000 anni fa, l’utensile più diffuso divenne il Keilmesser, un coltello bifacciale in pietra con la punta affilata, da impugnare dalla parte meno acuminata della lama: uno strumento che le testimonianze archeologiche documentano in varie forme. Che cosa portò i Neanderthal a sviluppare diversi modelli di uno stesso coltello? Una diversa provenienza culturale di chi li fabbricava, o piuttosto una diversa necessità d’uso? Dopo aver confrontato i diversi modelli di manufatti con ricostruzioni digitali in 3D dei reperti e metodi di analisi statistica, gli archeologi sono giunti alla conclusione che il repertorio di tecni-
che messo in campo per i coltelli Keilmesser fu una reazione strategica alle dure condizioni di vita imposte dall’ambiente naturale in cui i Neanderthal si muovevano. Alla fine dell’ultimo periodo interglaciale più di 100.000 anni fa seguirono diverse fasi climatiche caratterizzate da temperature molto rigide, che determinarono una scarsità di risorse naturali. Per sopravvivere i Neanderthal adottarono uno stile di vita più nomade, che li portò ad aggiornare la loro “scatola degli attrezzi”. Copiarono le caratteristiche del vecchio coltello unifacciale, utilizzabile da un solo lato, e svilupparono il Keilmesser, una specie di coltellino svizzero dell’antichità, adatto ai contesti che offrivano le condizioni di vita meno ospitali. «I coltelli di tipo Keilmesser, diffusi nella zona tra la Germania e la Siberia, erano una risposta strategica a condizioni decisamente più rigide perché, pur con
Che cosa ha causato l’estinzione dei Neanderthal? Il nuovo studio potrebbe forse dare una nuova risposta. Un nuovo studio condotto da un team di antropologi fisici e anatomisti suggerisce una causa meno drammatica ma ugualmente mortale. Un fastidio del 21 ° secolo per i genitori potrebbe essersi rivelato mortale per il Neanderthal. Pubblicato online dalla rivista The Anatomical Record , lo studio “Reconstructing the Neanderthal Eustachian Tube” suggerisce che il vero colpevole della scomparsa dei Neanderthal non era un patogeno esotico. Gli studiosi ritengono che il percorso verso l’estinzione potrebbe essere stata la più comune e innocua delle malattie infantili, l’infezioni croniche dell’orecchio. Il professor Samuel Márquez,
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una funzione simile ad altri tipi di coltelli, avevano una maggior durata, data dalla possibilità di essere utilizzati e riaffilati più volte, e rappresentavano a loro volta una riserva di materiale per ottenere utensili più specifici», spiega Davide Delpiano, ricercatore in Archeologia del Paleolitico e tecnologia Litica all’Università di Ferrara. «La scelta della tecnica più adatta in base alle condizioni ambientali indica spiccate facoltà di pianificazione e di risposta strategica alle limitazioni imposte dalle avversità dell’ambiente naturale». Difficile, con queste premesse, ritenere che la scomparsa dei Neanderthal sia stata causata dalla mancanza di capacità di innovazione e di spirito di adattamento.
Ricostruzione dei Neanderthal eseguita su fossili ossei. uno degli autori di questo studio, afferma: “… non è solo la minaccia di morire per un’infezione. Se sei costantemente malato, non saresti così in forma ed efficace nel competere con i tuoi cugini Homo Sapiens per il cibo e altre risorse. In un mondo di sopravvivenza del più adatto, non c’è da meravigliarsi che l’uomo moderno, non l’uomo di Neanderthal, abbia prevalso. Può sembrare inverosimile, ma quando, per la prima volta, abbiamo ricostruito le trombe di Eustachio dei Neanderthal, abbiamo scoperto che sono notevolmente simili a quelle dei bambini umani. Le infezioni dell’orecchio medio sono quasi onnipresenti tra i neonati perché l’angolo piatto delle trombe di Eustachio di un neonato tende a trattenere i batteri dell’otite media che causano queste infezioni - lo stesso angolo piatto che abbiamo trovato nei Neanderthal. Se sei costantemente malato, non saresti così in forma ed efficace nel competere con i tuoi cugini Homo Sapiens per il cibo e altre risorse. In un mondo di sopravvivenza del più adatto, non c’è da meravigliarsi che l’uomo moderno, non l’uomo di Neanderthal, abbia prevalso”.
Ai tempi dei Neanderthal non c’erano gli antibiotici, oggi queste infezioni sono facili da trattare e relativamente benigne per i bambini. Inoltre, intorno ai 5 anni, le trombe di Eustachio nei bambini umani si allungano e l’angolo diventa più acuto, consentendo all’orecchio di drenare, eliminando del tutto queste infezioni ricorrenti oltre la prima infanzia. A differenza degli esseri umani moderni, la struttura delle trombe di Eustachio nei Neanderthal non sembra che cambiasse con l’età, il che significa che queste infezioni dell’orecchio e le loro complicanze, comprese infezioni respiratorie, perdita dell’udito, polmonite, non solo diventerebbero croniche, ma sarebbero una minaccia per tutta la vita alla salute e alla sopravvivenza in generale.
Giulia Orsini
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QUANTI UOMINI HANNO VISSUTO SULLA TERRA?
Al momento, settembre 2020, il sito di statistiche globali worldometer riporta che ci sono al mondo 7,813,806,437 uomini. Una cifra che è, più o meno, il 7,5% di tutti i Sapiens che abbiano mai calcato la Terra, secondo le stime del Population Reference Bureau (PRB) e del demografo Carl Haub, che nel 1995 ha pubblicato lo studio How many people have ever lived on Earth (quante persone sono vissute sulla Terra), aggiornato nel 2002, 2011, 2018 e nel 2020. La stima del PRB è di oltre 108 miliardi di Sapiens! Il calcolo si basa su premesse e assunti complessi e taglia a grandi fette una linea temporale che parte dal 50.000 a.C. (quando, in modo arbitrario, lo studio decide che appaiono i Sapiens) a tutt’oggi, con proiezioni fino al 2050 basate su trend di crescita, aspettative di vita e altri parametri presi dagli studi demografici delle Nazioni Unite.
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Nella premessa alla prima edizione, quella del 1995, è lo stesso Carl Haub a dichiarare che il lavoro non può che essere semiscientifico, dal momento che non ci sono dati demografici per quasi il 99% del tempo in cui sulla Terra ha vissuto il genere Homo - di cui noi, i Sapiens, siamo l’unica specie sopravvissuta. Così, partendo da un numero decisamente bizzarro di “2” Sapiens nel 50.000 a.C., per una serie di periodi storici sono stati applicati i tassi di natalità elaborati in base alle varie regole di cui abbiamo detto. Per iniziare, dall’8000 a.C. al 1° d.C. è stato applicato un valore di 80 nati ogni 1.000 abitanti per anno, per finire a un minimo storico di 19 nati ogni 1.000 nel 2019 con stime in diminuzione fino al 2050. Considerando solamente la progressione, secondo le stime di Haub nel 2002 la Terra sarebbe stata abitata - nell’arco dell’in-
tera storia dell’uomo - da circa 106 miliardi di persone: recenti studi statistici confermano nella sostanza le iniziali stime di Haub e gli aggiornamenti successivi ad opera del PRB. In futuro? Anche per semplici meccanismi di inerzia, la popolazione mondiale è destinata ad aumentare almeno fino al 2050. Questo perché nonostante un calo riproduttivo generalizzato, ancora oggi la Terra si arricchisce di 80-100 milioni di nuovi nati l’anno e con questo tasso di crescita, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nel 2050 potremmo essere in 10 miliardi ad abitare il pianeta. Ma non durerà! La crescita della popolazione mondiale va verso una battuta d’arresto ed entro il 2100 il tasso di fertilità scenderà quasi ovunque sotto il livello di sostituzione. Claudia
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COSTRETTE A NAVIGARE IN CERCHIO
Ricostruzione dei Neanderthal eseguita su fossili ossei. Lo scorso maggio una nave da trasporto petrolifera, la Willowy, che si trovava ad ovest di Città del Capo, in Sudafrica, ha iniziato a navigare in circolo, apparentemente incapace di cambiare rotta, disegnando traiettorie che la riportavano sempre al punto di partenza. Gli ufficiali di bordo non sono riusciti a capire il perché, e c’è voluto del tempo per restituirla alla rotta prevista. Il fenomeno è solo l’ultimo di una serie di casi simili che si racconta avvengano in varie parti del Pianeta. I racconti assumono i contorni di un giallo, perché a essere coinvolte non sono piccole imbarcazioni, che potrebbero essere influenzate dalle correnti oceaniche o da venti anomali, ma gigantesche navi da trasporto. La “certezza” che alcune grandi navi compiono per davvero lunghi percorsi in tondo, che durano da poche ore a qualche settimana,
viene dai GPS che le leggi della navigazione marittima obbligano a utilizzare. Deve essere infatti sempre possibile identificarle, tracciare la loro rotta. I casi più eclatanti sembrano verificarsi in prossimità delle coste della Cina e degli Stati Uniti, in particolare vicino a terminal petroliferi o a strutture governative. Per Phil Diacon, amministratore delegato della Dryad Global (sicurezza della navigazione): «La maggior parte delle navi che roteano inconsapevolmente in prossimità delle coste della Cina sarebbero sottoposte a deliberate interferenze ai GPS, del tutto simili a quelle che gli Stati Uniti creano in teatri di guerra o quando sanzionano con l’embargo altri Paesi». È noto che si sono verificati casi del genere in prossimità delle co-
ste dell’Iran e in particolare nello Stretto di Hormuz. Secondo questa teoria, si tratterebbe dunque di sabotaggio, qualche volta persino da parte dello stesso Paese dove le navi devono attraccare, forse per questioni di maggiore controllo. Ovviamente non tutti sono d’accordo. Non lo sono SkyTruth e Global Fishing Watch, due società le cui indagini hanno portato a risultati totalmente diversi. Stando a rilevamenti protratti nel tempo, sembra che alcune navi che emettono segnali di movimenti in circolo vengano poi improvvisamente individuate da tutt’altra parte rispetto ai dati del loro GPS, anche a migliaia di chilometri di distanza. Difetto dei sistemi di localizzazione o manipolazione voluta dall’equipaggio delle stesse navi?
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Nell’immagine sono riportati alcuni casi verificatesi negli ultimi anni O c’è qualche fattore sconosciuto all’origine di tutto questo? Tornando all’inizio di questa storia, la Willowy il 31 maggio iniziò realmente a girare in tondo senza alcun motivo apparente. E con lei sembrava che almeno altre 4 navi fossero state catturate in una spirale simile, convergendo lentamente l’una verso l’altra. Né Cina, né Iran, né tanto meno gli Stati Uniti avrebbero alterato il segnale GPS nell’area in cui si trovavano la Willowy e le altre navi. Tutto è possibile, ma non ce n’era motivo. Un altro possibile indiziato potrebbe essere il campo magnetico terrestre. È noto infatti che il campo magnetico negli ultimi due secoli ha perso il 10 per cento della sua intensità, e che nella fascia che va dall’Africa al Sud America è ancora più debole. Un’ipotesi vuole che l’indebolimento del campo magnetico preceda un’inversione dei Poli
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magnetici, un fenomeno già accaduto nel passato e che potrebbe ripetersi in futuro, quando però non si sa. Sta di fatto che la minore intensità del campo ha conseguenze anche sui satelliti che passano sopra quell’area, al punto che a volte lo stesso Hubble Space Telescope viene messo a riposo quando transita lì, per non rischiare che possa perdere la bussola. Il fenomeno è conosciuto come “Anomalia del Sud Atlantico”, e uno dei minimi di questa fascia si trova proprio in prossimità del luogo dove è impazzita la Willowy. Un fenomeno del genere sarebbe davvero problematico, se le navi utilizzassero le bussole magnetiche, perché perderebbero qualunque tipo di direzione che venisse loro impostata. Le navi moderne come la Willowy però, usano anche le girobussole, che trovano il nord in base alla gravità, all’asse di rotazione terrestre e ad altri fattori, ma non in base al campo magnetico.
Allora ecco la possibile soluzione al mistero: stando all’armatore della Willowy, la girobussola primaria era andata fuori uso, e solo utilizzando la girobussola secondaria e una bussola magnetica vecchio stile la nave ha ripreso la sua rotta originaria. Cosa dire a questo punto, delle altre navi che sembravano anch’esse roteare? Un portavoce di Executive Ship ha spiegato: «All’inizio la Willowy ha compiuto un mezzo giro su se stessa a causa di una forte corrente che ha fatto pensare all’equipaggio che anche altre navi stessero navigando in cerchio, ma probabilmente non era così». Tanti casi diversi, dunque, con cause differenti, che si sono sommati e hanno alimentato il “mistero”. Tutto risolto? Forse.
Lorenzo Lucanto
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DOSSIER LA SCARZUOLA: LA “CITTA’ IDEALE” Un’architettura, labirintica, surreale, immersa nelle verdi colline umbre e nel mistero che la protegge: la Scarzuola, “città ideale”, sorge in provincia di Terni, a Montegiove. Un sogno delirante? Questa è la sensazione che si ha addentrandosi in un mondo onirico che cattura, affascina i sensi e confonde la mente. Un non-luogo, dove ogni visitatore troverà il proprio percorso emotivo che nasce dalle rovine e, per volontà dell’autore, non accenna mai a concludersi definitivamente, lasciando sempre spazio per nuovi innesti e intendimenti, un viaggio interiore, conoscitivo, iniziatico, di cui vengono continuamente date, sotto forma di costruzioni apparentemente illogiche e paradossali, significative coordinate. Conoscerla è come intraprendere un viaggio dal quale si torna diversi, incantati, scettici o perplessi ma mai delusi o indifferenti. Cambiati? Sì. Arrivando si respira l’atmosfera dei monasteri francescani, una sensazione di pace e di isolamento che avvicina alla preghiera e alla spiritualità. Qui, San Francesco nel 1218 costruì la sua capanna con una pianta palustre la “Scarza”, da cui il nome Scarzuola, nel punto in cui piantò una rosa e un alloro, miracolosamente, sgorgò una fontana.
Qui, udì parlare un’effige lignea di Cristo. Per ricordarlo i Conti di Marsciano vi fecero costruire una chiesa e successivamente un convento dove nell’abside si trova un affresco del XIII secolo raffigurante Francesco in levitazione, è la più antica raffigurazione pittorica del Santo, ancora immune dai canoni dell’iconografia ufficiale. Il complesso venne affidato ai Frati Minori, poi i Marchesi Misciattelli di Orvieto ne presero possesso. Fu il discendente Paolo che segnalò all’architetto milanese, Tomaso Buzzi, la Scarzuola che acquistò nel 1956, abbandonata e in rovina. L’architetto visionario Tomaso Buzzi, figura misteriosa ed emblematica, lascia i salotti milanesi, la cattedra al Politecni-
co e si trasferisce qui, non si sa se avesse già in mente il progetto della sua “città ideale” ma inizia a dare forma al suo sogno post moderno che meglio lo rappresentava, una vera e propria allegoria escatologica dell’esistenza, riprende il linguaggio ermeticosimbolico tipico dell’aristocrazia massonica del Settecento. Costruiva e distruggeva, solo cosi, diceva, avrebbe vissuto il suo presente. Verde, acqua, fuoco, terra, vita e morte, divini e mortali si integrano in un tutt’uno, con la bellezza e sacralità del luogo, in equilibrio con il caos apparente che domina il tutto. Architetto italiano tra i più grandi del ventesimo secolo ma dal sapere filosofico, storico, sapienziale ed esoterico, lavora a questo paese dell’anima e della mente per ven-
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DOSSIER tiquattro anni definendolo la sua “autobiografia di pietra”, una utopia assolutamente personale in cui gli elementi scandiscono un percorso come grani di un rosario. Nulla sembra al suo posto, riproduzioni di opere architettoniche dell’antichità, accostate senza apparente nesso logico. Tanti i simboli incisi, conosciuti ma indecifrabili nella loro collocazione. Qual è il messaggio che si nasconde dentro questa struttura che sembra plasmarsi via via sotto i nostri occhi? “Buzzinda” Attraversando il giardino del convento ci troviamo davanti al grande anfiteatro naturale intorno a cui si sviluppa la sua opera, difficile da definire: un compendio d’arte dei giardini, un trattato di
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architettura fantastica nonché un percorso di iniziazione verso la conoscenza della propria anima. Sette, numero magico di grande valenza simbolica per l’artista è onnipresente. Sette sono i teatri e sette le rappresentazioni sceniche, metafora della vita di ciascuno: il teatrino delle Api, il grande teatro all’Aperto, il teatro dell’Acqua, il teatro di Apollo, il teatrino di Diana, il teatro del Corpo umano, il teatro della Torre della solitudine. Sette sono i monumenti che rappresentano il culmine della scenografia, l’Acropoli: Colosseo, Partenone, Pantheon, Arco di Trionfo, Piramide, Torre Campanaria e Tempio di Vesta. Gli edifici sono costituiti da una numerosa serie di archetipi, vuoti all’interno ma con tanti scomparti per esaltarne la prospettiva. I quattro elementi fanno da sfondo e mentre si cammina ci si imbatte
in animali mitologici come il Pegaso e altri simboli forti come la Torre di Babele con l’elicoidale scala musicale delle sette ottave che nel progetto di Buzzi doveva sprigionare un suono ad ogni passo e ancora la Grande Madre che Buzzi realizza senza testa e sovradimensionata, guardiana di due porte: della scienza e della tecnica e dell’arte e della fantasia. È il sali-scendi di scale che vanno in ogni direzione e il giocare con parti sproporzionate a farci notare prepotentemente un uso marcato dello stile del neo manierismo utilizzato da Buzzi. Teatri immobilizzati nell’attesa dell’ingresso degli attori, dell’irrompere della musica, dello scrosciare degli applausi, del silenzio della soddisfazione. Difficile dire con precisione ciò che si vede da ciò che si pensa di vedere o ascoltare è un luogo alienante nella sua
DOSSIER bellezza. Un’opera grandiosa e unica nel suo genere, concepita come “macchina teatrale” si ispira al tema della follia artistica, della scena, il mondo più vicino a quello dell’anima, dice l’artista. Nella scenografia teatrale tutto esiste contemporaneamente, l’eterno presente che non ha tempo. Gli edifici in tufo, roccia friabile e porosa, assumono il fascino del non-finito; l’opera acquisisce la quarta dimensione: il tempo è un aspetto quasi fiabesco. Collegati
tra loro da vere e proprie quinte teatrali, mentre lo sguardo si perde tra il susseguirsi di strutture e monumenti dal forte connotato cristiano che si fondono con i templi pagani. Un bosco iniziatico, isola il complesso, voluto per nascondere alla vista, il luogo, che secondo il suo ideatore non tutti devono vedere. È un viaggio nell’inconscio dell’autore ma gli stimoli che si ricevono sono così forti e carismatici da spingere anche il visitatore, come voleva Buzzi, a
fare il proprio percorso interiore. l’Io si confonde con la natura e finisce per smarrirsi in questo posto che sembra incantato. Quando ci si trova davanti all’ “Occhio di Buzzi”, ma anche “Occhio Supremo” che tutto vede, posto al centro della composizione che spia gli affanni umani, l’impatto visivo e sconvolgente, quasi ipnotico. Essendo di fronte al Sole e alla Luna essi diventano due occhi, assimilabili a quelli del visitatore, e quello è il terzo occhio, ha uno specchio nella pupilla che pone lo spettatore di fronte all’immagine di sé stesso, messa simbolicamente a nudo, svelata. In quasi ogni porta di accesso troviamo quest’occhio, che ci osserva, ci segue, ci controlla dall’alto della sua onnipotenza. Ogni angolo nasconde un piccolo segreto che lascia ad ognuno la possibilità di una propria interpretazione. Uno spettacolo che si rinnova continuamente tenendo sempre vivo l’interesse nei molteplici riferimenti e citazioni. Alla morte di Buzzi nel 1981, “Buzzinda”, come la chiamava lui, resta incompiuta ma incompiuta per sua natura. Difficile capire le motivazioni che possono
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aver portato un architetto a intraprendere un’opera tanto complessa quanto personale. Negli scritti e negli appunti che ha lasciato, niente autorizza a dare un’unica e chiara interpretazione. Il cantiere continua ancora a crescere e a fondersi con l’ambiente circostante grazie a Marco Solari, suo nipote e ora proprietario.
E se il messaggio di Buzzi fosse proprio questo e la nostra realtà non è altro che finzione in una scenografia teatrale? Un senso di pace misto a frastornamento e subbuglio si alternano nelle teste dei visitatori. Sentimenti contrastanti è vero, ma lungo il percorso dentro e fuori noi stessi, sono tante le domande alle quali si è
incapaci di rispondere. Il “patio dell’infinito” termina con una frase: “Amor vincit omnia”, l’amore vince su tutto. È un messaggio breve ma profondo volto a stimolare l’Io di ciascuno. Federica Baldi
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COLOMBO È IL NUOVO MONDO
La mappa di Martellus Quali erano le conoscenze geografiche di Cristoforo Colombo quando partì per la spedizione che lo portò alla scoperta dell’America? Gli studiosi del The Lazarus Project dell’Università di Rochester a New York hanno appena portato alla luce i dettagli di una mappa del 1491 che con ogni probabilità rispecchiava la sua visione dei continenti prima della scoperta del Nuovo Mondo. La mappa si trovava in condizioni di grave deterioramento. Ma grazie a tecniche all’avanguardia come l’imaging multispettrale è stata recuperata e ha permesso agli studiosi di riportare alla luce alcuni dettagli importanti.
A crearla alla fine del Quattrocento fu il cartografo tedesco Henricus Martellus a Firenze e molto probabilmente rimase proprietà di una famiglia toscana per molti secoli. Di certo sappiamo che ricomparve a Berna (Svizzera) negli Anni ‘50 del Novecento e che successivamente fu donata anonimamente alla Yale University (1962). Oggi è conservata alla Beinecke Rare Book & Manuscript Library. La cartina è alta 1,2 metri e larga 2: riproduce l’Africa in modo sproporzionato, con al nord l’Europa e ad est l’Asia e il Giappone posizionato all’estrema destra. La tecnica usata dagli studiosi per rielaborarla ha permesso di riportare alla luce principalmente i testi scritti sulla mappa, fino ad ora
illeggibili. I testi - in latino - hanno permesso così agli studiosi di ricostruire anche quali furono le fonti di ispirazione di Martellus: tra tutti spicca l’Hortus Sanitatis (1491) una delle prime enciclopedia di storia naturale del Rinascimento - e le carte del Concilio di Firenze (1441-43) in cui gli etiopi descrivevano la geografia della loro terra. Le probabilità che Colombo abbia consultato la mappa di Martellus sono elevatissime: la conferma sta nel fatto che in una biografia dedicata al navigatore genovese, il figlio Ferdinando scrisse che suo padre pensava che il Giappone si estendesse da nord a sud dell’Asia, proprio come
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DOSSIER Cristoforo Colombo, in un ritratto postumo del 1520 circa, di Ridolfo Ghirlandaio descritto su questa mappa. E la fonte dell’esploratore genovese non poteva che essere la cartina di Martellus: secondo gli studiosi era l’unica in circolazione allora che mostrava il paese del Sol Levante in questa posizione. Tuttavia la posizione del Giappone sulla mappa è completamente sbagliata: l’arcipelago viene descritto infatti a 1.000 miglia di distanza dalla costa dell’Asia. Il che, concludono gli storici, potrebbe aver portato Cristoforo Colombo a credere di aver trovato il Giappone, quando in realtà era arrivato alle Bahamas. LO SBARCO DI COLOMBO
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Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo sbarca per la prima volta in America. Credeva di essere arrivato in India, ma quel suo storico viaggio cambiò comunque la geografia e la storia del mondo intero. Eppure la figura dell’esploratore genovese è circondata da leggende e luoghi comuni che affondano le loro radici in errori grossolani, rivendicazioni politiche o baruffe legali. Ecco le più clamorose. 1. COLOMBO, CON IL SUO PRIMO VIAGGIO VERSO OVEST, DIMOSTRÒ CHE LA TERRA ERA ROTONDA E NON PIATTA È clamorosamente falso. La sfericità del nostro pianeta
era già stata ampiamente dimostrata da Pitagora e altri matematici greci nel VI secolo a.C. Le prove empiriche furono fornite due secoli più tardi da Aristotele che osservò la forma dell’ombra della Terra sulla Luna e la curvatura della costa, ben nota ai marinai che navigavano verso la terraferma. E nel II secolo a.C. Eratostene stimò con un eccezionale grado di approssimazione la forma e la circonferenza del nostro pianeta. Ai tempi di Colombo queste teorie erano ben note alle persone con un buon grado di istruzione. Colombo, dal canto suo, sottostimò abbondantemente le dimensioni del pianeta: era convinto che l’Europa fosse molto più grande di quanto è realmente e che il Giappone fosse molto più distante dalle coste cinesi. Queste errate convinzioni lo portarono alla conclusione di poter agevolmente arrivare in Asia navigando verso ovest. L’idea di un Cristoforo Colombo convinto che la Terra fosse piatta è in realtà abbastanza recente: risale al 1828, prima non se ne trova alcun cenno, ed è riportata nella biografia dell’esploratore scritta da Washington Irving. 2.COLOMBO SCOPRÌ L’AMERICA Quando Colombo approdò in quella che per lui era l’Asia, ma che in realtà era l’isola di San Salvador (oggi nell’arcipelago delle Bahamas), l’America era già abitata da milioni di persone. Qualcuno quindi l’aveva già “scoperta”. Tra questi sicuramente Leif Ericson, vichingo islandese, che attorno all’anno 1000 sbarcò sull’isola di Terranova. Colombo non si avvicinò mai a quelli che oggi sono gli Stati Uni-
Lo sbarco di Colombo nelle Americhe ti: dopo il suo primo approdo alle Bahamas si spinse sempre più a sud in spedizioni successive. L’errore storico, che attribuisce a Colombo la scoperta dell’America e degli Stati Uniti, risale al 1497, quando Giovanni Caboto approdò a Terranova sotto i vessilli dell’Inghilterra. I primi coloni del Nord America, in guerra con la madrepatria, scelsero quindi Colombo come loro eroe al posto del più “britannico” Caboto. 3. COLOMBO IMPORTÒ LA SIFILIDE IN EUROPA DALLE AMERICHE La sifilide, diffusa nell’America pre-colombiana, esisteva probabilmente anche in Europa ma non era perfettamente compresa né contemplata nei prontuari medici dell’epoca. Gli antichi greci avevano già descritto la lue, una malattia dai sintomi e dal decorso molto simile a quello della sifilide. L’equivoco che attribuisce ai marinai di Colombo la comparsa della sifilide in Europa è probabilmente da attribuire alla grande epidemia che dilagò in seguito
all’invasione francese di Napoli del 1494, appena due anni dopo il ritorno di Colombo in patria. 4. COLOMBO, TUTTO SOMMATO, NON FECE NULLA DI IMPORTANTE È un’affermazione falsa. Il genovese, pur con tutti i suoi errori di geografia e navigazione, diede un contributo determinante alla colonizzazione permanente del Nord e del Sud America da parte degli europei. I suoi viaggi permisero di identificare e studiare i venti oceanici orientali, che permettevano alle navi di arrivare nelle nuove terre, e quelli occidentali che permettevano loro di tornare in Europa. 5. COLOMBO MORÌ DIMENTICATO E IN POVERTÀ Cristoforo Colombo morì in Spagna nel 1506, a 54 anni. Non era ricco ma nemmeno in condizioni di indigenza. Morì il 20 maggio del 1506 a seguito di un attacco di cuore. Il funerale avvenne nella chiesa di Santa Maria de la Antigua, per
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poi venir sepolto inizialmente nel chiostro di San Francesco.[137] I suoi resti furono poi inumati a Siviglia nel 1518 nella cripta di un monastero a La Cartuja (dove venne poi sepolto anche suo figlio Diego).[137] Nel 1537, sui richiesta del testamento di Diego, le spoglie dei Colombo vennero trasportate a Hispaniola nella cattedrale di Santo Domingo, includendo Cristoforo, la moglie, e i fratelli Bartolomeo e Giacomo. 6. NAVIGATORE, AVVENTURIERO, ASSASSINO, SCHIAVISTA? Cristoforo Colombo non è, certo, un tipo che si lascia incasellare. Tutt’oggi non è possibile affermare l’esistenza d’un consenso unanime in merito alla sua poliedrica personalità. Numerosissimi particolari della sua biografia – la professione (sua e della famiglia), il credo religioso, la cultura, le aspirazioni, l’eredità – sono ancora dibattuti. Da qualche decina d’anni, a ogni modo, la sua figura è stata sottoposta a revisione. Da eroico scopritore delle Americhe si è passati a sottolinearne la brutalità, sino a ritenerlo il primo dei conquistadores. Siamo lontani dai tempi in cui lo si voleva innalzare agli onori degli altari. Per non parlare della disputa tra coloro che vedevano in lui un uomo già in qualche maniera “moderno” e chi, invece, ne sottolineava con forza l’ancoraggio al Medioevo. Certamente Colombo venne accusato di tirannia e di incompetenza, a queste accuse la regina Isabella e il re Ferdinando risposero rimuovendo Colombo dalla sua carica, destituendolo dei pro-
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I quattro viaggi compiuti da Colombo pri poteri e rimpiazzandolo con Francisco de Bobadilla, un membro dell’Ordine di Calatrava. A seguito di queste accuse mosse, Colombo e i fratelli furono arrestati e imprigionati durante il loro ritorno in Spagna dal terzo viaggio; vennero poi rilasciati per ordine di re Ferdinando. Non molto dopo, il re e la regina convocarono i fratelli al palazzo di Alhambra, a Granada. Lì, i reali prestarono udienza alle difese da loro avanzate, ripristinarono il loro stato di libertà e le loro ricchezze e, dopo una determinata operazione di persuasione, accordarono a Colombo il quarto viaggio.
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- Quali sono le accuse mosse a Colombo? L’accusa di genocidio oltre ch’eccessiva è del tutto gratuita. Le fonti – i documenti, le cronache, perfino le scritture contabili – ci dicono ch’egli aveva in
animo di compiere un’impresa mai tentata prima se non, forse, dai genovesi Vivaldi, spintisi nel “mare Oceano” nel lontano 1291 con l’intenzione di raggiungere le Indie praticando una rotta occidentale (probabilmente, circumnavigando l’Africa). Tuttavia, i documenti ci dicono anche ch’egli cercava l’oro e commerciava in schiavi (non diversamente da molti suoi contemporanei, anche gli indios commerciavano schiavi, sia chiaro). Che eseguì mutilazioni e condanne a morte (nei confronti dei coloni spagnoli, come mostrano gli atti del processo intentato nei suoi confronti nel 1500). Che si macchiò di vari crimini a danno dei nativi (generalmente, di quelli a lui ostili). Ma non gli passò mai per la testa di sterminare sistematicamente la popolazione mesoamericana. Questo, semmai, sarebbe avvenuto dopo.
Colombo non era, certo, un santo, ma senza dubbio non fu un genocida.
- Come nasce questo intento di condannarlo alla dannazione della memoria? La genesi di tutto ciò è relativamente recente. Qualche avvisaglia s’era avuta negli anni Cinquanta, ma è soprattutto a seguito della grande stagione di studi inaugurata in concomitanza col quinto centenario della “scoperta”, nel 1992, che il navigatore ha iniziato a essere spogliato dei tratti eroici di
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cui era ammantato. Ma con un eccesso di revisionismo (il revisionismo è cosa giusta solo quando non è ideologicamente orientato). Si è voluto sostituire la “scoperta” alla “conquista”, ma con troppa superficialità. Facendo di tutta l’erba un fascio. L’errore è quello d’accomunare Colombo e i conquistadores, facendone il prototipo di quelle masse più o meno incontrollate che, effettivamente, perpetrarono stragi e massacri. Tutto ciò ha favorito il formarsi d’una coscienza favorevole alla condanna del navigatore.
HA SENSO PROCESSARE LA STORIA E SUOI PERSONAGGI CON CRITERI PROPRI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA? No. “Processare” la storia è sempre sbagliato, può rivelarsi perfino pericoloso. Non è compito dello storico il giudicare, semmai, lo è il cercare di comprendere e far comprendere gli errori.
Francesco V.
Un esempio di barbarie, in nome del Politically Correct
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Qui riportiamo una poesia su Cristoforo Colombo scritta dallo scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come: “Due Mondi”, “Torre Maggiore e l’Albero Cosmico”, “Racconti”, “A Federico II di Svevia” ecc… Una poesia critica, non tanto su Colombo, quanto su ciò che avvenne in seguito alla scoperta delle Americhe, ma erano “...altri tempi, altri tempi davvero!”
Un ricordo di Cristoforo Colombo «Tu, chi sei?» chiese il nostro Colombo al primo indiano che innanzi gli si pose. «Ma chi t’ha visto mai» rispose quello, seguitando tranquillo a fare le sue cose. «Sai, non pensavo di recarti offesa». replicò ancora il nostro Capitano «io sono uno che va spesso in chiesa, ho sempre il crocifisso nella mano.» «Ma allora tu ci stai a rifar cavallo» rispose quello subito agitato «ritorna un po’ da dove sei venuto che qui proprio nessuno t’ha chiamato.». Poi, nonostante un altro tentativo del nostro combattivo Capitano quello, dando subito seguito al suo dire, gli fece un suono tipico con l’ano. E proseguì tra sé e sé: «Sono sicuro che con questi arrivi di gruppi fitti di tal nuova gente del nostro, a noi, non resterà più niente.». Altri tempi, altri tempi davvero!
Mario Gabassi
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ALESSANDRO MAGNO
Alessandro Magno durante la battaglia di Isso con il suo cavallo Bucefalo, in un mosaico proveniente dalla Casa del Fauno (Pompei), oggi esposto nel Museo archeologico nazionale di Napoli. Nessun condottiero della Storia fu più ammirato di Alessandro Magno, modello ideale di tutti gli imperatori romani e degli strateghi successivi, fino a Napoleone. Inglobando i regni antichissimi e gloriosi di Persia e d’Egitto, Alessandro accarezzò il sogno di creare il primo impero universale, spingendo lo sguardo all’India e oltre, fino ai confini del mondo allora conosciuto. Dopo una breve vita, durata solo 33 anni, in cui inanellò una serie incredibile di vittorie e trionfi, incompreso dagli stessi soldati con cui aveva condiviso per più di un decennio imprese memorabili e tremende battaglie, Alessandro incontrò la morte a Babilonia nel 323 a.C.,
forse per malattia, forse avvelenato. Vent’anni dopo, anche l’immensa compagine territoriale che aveva aggregato si disintegrò: la natia Macedonia, la Siria, Pergamo, l’Egitto sarebbero diventati uno dopo l’altro regni autonomi, tutti destinati a conseguire una certa gloria, ma privi di una statura in grado di cambiare davvero la Storia. Perché il sogno di un impero universale potesse di nuovo rinascere, e stavolta concretizzarsi per durare ben più di una effimera generazione, si sarebbe dovuto attendere l’ascesa di Roma. Alessandro nacque a Pella, la capitale del regno di Macedonia, il
20 o 21 luglio del 356 a.C., figlio del re Filippo II e della principessa epirota Olimpiade. Il territorio macedone, a Nord-Est della penisola greca, era governato da una tipologia di sovrano sconosciuto nelle poleis greche, ma che poco aveva in comune anche con il dispotismo dei regni orientali. Scelto tra l’aristocrazia guerriera di un popolo di stirpe greca, il sovrano di Macedonia aveva in eredità usi, costumi e tradizioni culturali tipici del mondo ellenico: la libertà, il ruolo dell’uomo come parte di una comunità civile, militare e religiosa, non suddito ma cittadino. Le ambizioni di Filippo Alessandro crebbe immerso in questi valori, che gli furono trasmessi
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DOSSIER dal filosofo Aristotele, convocato a Pella da Filippo appositamente per affidargli l’educazione del figlio; tuttavia se ne discostò ben presto, e, come i fatti avrebbero dimostrato, la sua azione sarebbe stata improntata a un progetto politico ben diverso, tutto focalizzato su un unico elemento: il carisma del sovrano assoluto. Gli altri Greci consideravano il Regno di Macedonia quasi barbarico; non solo in quanto posto ai confini del mondo ellenico, ma soprattutto perché la sua forma di governo non si basava sull’autonomia e la collegialità che erano l’orgoglio delle città-stato. Ma, con buona pace delle orazioni infuocate di Demostene, che non si stancava mai di mettere in guardia Atene dalla brama di potere del macedone Filippo, si trattava invece di un regno colto e raffinato. Lo mostrano sia il fatto che la capitale era frequentata da intellettuali e filosofi greci, sia i reperti di straordinaria fattura
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emersi dagli scavi della tomba attribuita a Filippo II, ritrovata nel 1977 a Verghina: ori, argenti, avori finemente lavorati e statue che ritraevano il re con un realismo fino a quel momento ignoto. Filippo pretendeva di discendere da Eracle e aveva progetti ambiziosi: espandersi territorialmente proprio ai danni delle poleis e unificarle in un grande regno posto sotto il suo controllo. Le città erano da tempo in crisi, in preda ai dissapori e dissanguate da continue guerre, e Filippo attendeva solo l’occasione giusta per intervenire. Arrivò nel 339 a.C.: la città di Amfissa aveva cominciato a coltivare le terre sacre ad Apollo e ricostruito il porto distrutto durante una guerra combattuta tra la Lega di Delfi e la città di Cirra, che aveva provocato l’intervento repressivo della lega stessa. Filippo approfittò della situazione, si inserì nello scontro e, passando dal-
le stesse Termopili dove i Trecento di Leonida avevano cercato di fermare l’invasione persiana 160 anni prima, raggiunse e occupò la città di Elatea, a pochi giorni di marcia da Tebe. Atene era divisa: alla fine Demostene, che guidava il partito di quanti erano convinti che una vittoria di Filippo avrebbe rappresentato la fine del sistema delle poleis, ebbe la meglio sui filomacedoni, che invece vedevano in lui un’occasione di riscatto. Così, Atene firmò l’alleanza con i Tebani in funzione antimacedone. La guerra che ne seguì terminò il 2 agosto 338 a.C. a Cheronea, con la sconfitta di Atene e Tebe, che vennero costrette ad aderire alla Lega di Corinto, istituita da Filippo per assicurare la pace fra le città che ne facevano parte. Divenuto ormai padrone di quasi tutta la Grecia, e poco dopo aver annunciato la prossima spedizione contro la Persia, solo due anni
Intelligente, brillante, ottimo oratore e dotato di forte carisma, il giovane Alessandro giungeva al potere da predestinato. Aveva avuto modo di farsi le ossa sui campi di battaglia a poco più di 16 anni, quando il padre lo aveva inviato in Asia Minore a sedare una rivolta dei Medi, che si erano sollevati approfittando dell’assenza di Filippo, impegnato contro Bisanzio: il giovane non solo aveva represso i rivoltosi, ma nel bel mezzo dei loro territori aveva fondato una nuova città, subito popolata da coloni greci, battezzandola Alessandropoli. Poco dopo, aveva riconfermato il suo valore in Tracia. Quando, dunque, salì al trono macedone, nel 336 a.C., lo fece con le idee già molto chiare. La sua prima mossa fu quella, consueta, di eliminare tutti i rivali al trono; poi marciò contro le città greche che avevano risollevato la testa tradendo i patti della Lega di Corinto e le riassoggettò; infine, forte del titolo di hegemón (comandante) della stessa Lega, titolo che era stato del padre, riprese il lavoro laddove Filippo lo aveva interrotto e si preparò a marciare contro l’Impero Persiano. La partenza fu fissata nella primavera del 334 a.C. Alessandro guidava un esercito costituito da circa 48 mila fanti e 6.000 cavalieri, per la maggior parte macedoni, con l’apporto della Lega di Corinto; sebbene le fonti siano discordi sui numeri, si trattava di forze indubbiamente ingenti. Lo accompagnava anche una flotta di 120 triremi, ma soprattutto un
contingente assolutamente speciale (e molto nutrito) di storici, cronisti, scienziati, cartografi, medici, filosofi e uomini di cultura. Era evidente che Alessandro non voleva limitarsi a condurre una semplice spedizione militare, ma che intendeva realizzare un progetto politico e culturale assai più ampio e ambizioso: quello di creare un impero in cui conquistatori e conquistati, vincitori e vinti, fossero fusi in un unico grande popolo. A tale scopo, Alessandro aveva bisogno, sì, della forza militare, ma soprattutto della capacità di persuasione che solo una propaganda accuratamente studiata poteva garantirgli. Durante la campagna di Persia, Alessandro mostrò capacità strategiche straordinarie, ma soprattutto un genio diplomatico fuori dal comune. Trattò le città di Sardi ed Efeso con clemenza e rispetto, cosicché molte altre preferirono arrendersi a lui, considerandolo un liberatore, piuttosto che restare sotto il tallone dei Persiani. Presa anche Alicarnasso, la corsa del sovrano macedone sembrava ormai irresistibile. Re Dario, che finora aveva preferito affidare il comando della difesa a Memnone di Rodi, dopo la morte di quel generale decise di scendere in campo personalmente e, messosi alla testa di 100 mila uomini (alcuni storici antichi di parte greca enfatizzano le cifre fino all’esorbitante e inattendibile numero di 600 mila), affrontare il nemico sul campo. Lo scontro decisivo avvenne a Isso, il 1° novembre 333 a.C.: nonostante l’inferiorità numerica, Alessandro ottenne una schiacciante vittoria. Ma non era certo finita. Rifiutate le offerte di pace, l’anno seguente il macedone operò una fulminea campagna militare
riuscendo a strappare l’Egitto e, dopo aver fondato sulle rive del Nilo la grande città che da lui avrebbe preso il nome, Alessandria, si rimise in marcia verso Oriente, a caccia del nemico. La capitolazione militare di Dario andò in scena a Gaugamela nel 331, tuttavia il re persiano, sconfitto, riuscì a fuggire. L’epico inseguimento da parte di Alessandro, dapprima a Babilonia, poi a Susa, nella capitale Persepoli e infine a Ecbàtana, terminò solo quando Dario, preso prigioniero da alcuni satrapi traditori, venne pugnalato a tradimento. Alessandro rese omaggio al nemico seppellendolo con tutti gli onori, punendo invece con la morte Besso, il suo assassino e traditore. Uscito di scena l’ultimo della gloriosa dinastia degli Achemenidi, Alessandro ne ereditava il ruolo per portarlo addirittura oltre, avviandosi a operare la fusione dei due popoli tramite l’istruzione dei giovani persiani e i matrimoni misti (egli stesso prese in moglie la principessa Roxane): un’opera giudicata decisiva dagli storici, perché dalla sintesi tra la cultura greca e quella persiana nasceva l’“Ellenismo”, che tanta parte avrebbe rivestito per i destini politici e culturali di tutto il mondo allora conosciuto, dal Mediterraneo all’India, dal Mar Nero all’Egitto, fino all’avvento di Roma. Conquistatore del mondo La sete di conquista di Alessandro e il suo anelito a spingersi verso terre remote non si era però placato. Con lo sguardo puntato a Oriente, egli pensava all’ennesima campagna di conquista, che doveva spingersi stavolta ai confini dell’odierno Turkestan e poi ancora più in là, fino all’India e oltre, al limite orientale delle ter-
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dopo Filippo venne assassinato da una delle sue guardie del corpo, Pausania di Orestide. Il titolo regale passò ad Alessandro, che aveva solo vent’anni.
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re emerse, nel sogno impossibile di un impero universale. La fortuna però gli girò le spalle. Alessandro combatté altre battaglie, fondò numerosissime città (tra cui Bucefala, odierna Jehlum, in onore del suo adorato cavallo), vinse le febbri malariche e la furia dei monsoni; ma non riuscì a sconfiggere la resistenza dei suoi soldati che, stremati, si rifiutarono di seguirlo oltre e implorarono il ritorno in patria. Alessandro era deluso: sentendosi ormai sovrano assoluto, pretendeva dai suoi generali la sottomissione della proskynesis, ossia l’atto di prostrarsi
al suolo che i Persiani compivano dinanzi al loro re, che per i Greci risultava invece inconcepibile, in quanto incompatibile con il loro fiero status di uomini liberi. Giunse così anche per Alessandro il tempo dei sospetti, dei tradimenti, delle congiure e delle repressioni, in cui caddero anche alcuni di coloro che gli erano sempre stati fedeli fino all’ultimo, come il generale Parmenione, colonna dell’esercito sin dai tempi di Filippo. E arrivò anche la morte, oscura, il 10 giugno 323 a.C., forse per malaria, forse di cirrosi, forse per avvelenamento: la causa
non si saprà mai. «Muore giovane chi è caro agli dei», avrebbe scritto di lì a poco il commediografo Menandro. E Alessandro, che uscì di scena a soli 33 anni, dopo aver ridotto, come afferma il Libro dei Maccabei, «la terra davanti a sé al silenzio», abbandonava il mondo dei vivi per fare ingresso tanto nella Storia quanto nella leggenda.
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HALLOWEEN
La parola Halloween deriva dal “All Hallows Eve”, cioè la notte di Ognissanti che sarebbe la vigilia del 1 Novembre (giorno per di Ognissanti). Tale data coincide con la festività celtica di Samhain, che presso gli antichi Celti segnava la fine dell’estate. I colori di Halloween possono essere così interpretati: l’Arancio ricorda il colore del grano mietuto, mentre il Nero ricorda il buio dell’inverno. Le tradizioni di Halloween si fanno risalire ai tempi in cui i Celti abitavano le isole britanniche. I Celti erano un popolo molto legato alla pastorizia e da una religione legata molto ai cicli della natura, dalle fonti sembra che appunto celebrassero il passaggio dall’estate all’inverno proprio nel periodo tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre. Durante questo periodo, per la festività
di Samhain si svolgevano grandi festeggiamenti e si salutava l’Estate e si cercava esorcizzare l’arrivo dell’inverno, auspicando un inverno mite e ringraziando le divinità per i frutti della stagione estiva. Secondo alcuni i Celti usavano illuminare la notte con delle lanterne, un modo per tenere a bada gli spiriti legati all’inverno, auspicando una stagione più mite, rischiarando la notte simulavano la luce solare (ormai molto ridotta). Seconda questa ipotesi e da qui che deriverebbe l’uso delle lanterne durante la festività odierna di Halloween. La festa di Halloween venne portata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fuggivano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria. Da allora Halloween è diventata una delle festività più famose dell’America.
DOLCETTO O SCHERZETTO ? Anche questa usanza si fa risalire alla popolazione celtica, ma mancano fonti che ne testimoniano la veridicità. Si crede che alla fine dell’estate i contadini passassero per tutte le case del loro villaggio chiedendo un aiuto per affrontare il difficile periodo invernale, dato che non avrebbero più potuto contare sul proprio lavoro. Gli abitanti che si rifiutavano di dare loro qualcosa ricevevano in cambio delle maledizioni: venivano invocati demoni, spettri in modo da impaurire chi aveva osato non contribuire. Per evitare tutto questo la maggior parte degli abitanti del villaggio donava qualcosa ai contadini. Oggi sono i bambini con maschere di fantasmi, vampiri, lupi mannari e, sempre più frequentemente negli ultimi anni, di personaggi famosi nel cinema horror, ad andare di casa in casa a chie-
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DOSSIER dere qualche caramella o dolcetto. I proprietari delle case preparano dolci, biscotti, caramelle, torte, monetine e piccoli regali da donare ai bambini. I bambini suonano alle porte e recitano la famosa frase: “trick-ortreat”? Cioè offrite qualcosa (treat) o vi facciamo uno scherzetto (trick) come quello di attaccare con un filo al tubi di scappamento dei barattoli di latta, o lo scotch sul campanello ecc. JACK O’LANTERN Il simbolo più famoso di Halloween è una zucca, in cui sono stati intagliati gli occhi, il naso e la bocca, trasformandola in viso inquietante e a volte beffardo. Una leggenda narra che un giovane fannullone e scommettitore, a cui piaceva bere, Stingy Jack, una sera invitò il Diavolo in persona, a bere con lui e il Diavolo accettò. Jack propose allora una scommessa: disse al Diavolo che non sarebbe più riuscito a scendere da un albero. Quello sorrise e accettò, arrampicandosi su un albero lì vicino. Allora, veloce, Jack incise sulla corteccia una croce, che impediva al Diavolo di saltare giù. Con la vittoria in pugno, Jack propose al Diavolo un patto: egli avrebbe cancellato la croce, se lui si fosse impegnato a non tentarlo più.
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Il Diavolo accettò, e Jack lo fece scendere cancellando il simbolo. Alla sua morte, Jack non fu accolto in Paradiso, per i suoi innumerevoli peccati. Ma, neppure all’Inferno, in memoria dello scherzo fatto al Diavolo. Rimase quindi a vagare sulla Terra. Tuttavia, il Diavolo donò a Jack una torcia che gli illuminasse la strada. Jack s’ingegnò a far durare più a lungo quella luce e la ripose in una cipolla svuotata (non una zucca). La tradizione vuole che Jack si aggiri qui e lì durante la notte di Halloween, facendosi luce con il tizzone del Diavolo. Da allora Jack fu soprannominato Jack O’Lantern (ma anche Hob O’Lantern, Fox Fire, Corpse Candle, Will O’ The Wisp). Quando gli irlandesi si recarono in America, avendo a disposizione le grosse zucche gialle, sostituirono le cipolle con le zucche, da qui l’usanza della zucca, ma inizialmente le lanterne erano di cipolle. IL GATTO NERO Altro simbolo tipico di Halloween è il gatto nero. La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha radici molto antiche: infatti, i gatti neri erano imbarcati sulle navi dei pirati, perché erano considerati più abili nel dare
la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano considerati compagni diabolici delle streghe sia per il colore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i cavalli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra. Nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portato di fortuna. Il gatto nero aveva valenze religiose, infatti, era associato al culto di Iside, la Dea che aveva il proprio regno nella notte, magari è proprio questo il vero motivo della diceria sul gatto nero (un dei tanti modi per demonizzare l’antico politeismo). FANTASMI E SCHELETRI I fantasmi e gli scheletri sono il collegamento tra Halloween e la ricorrenza dei Mortiche cade il 2 Novembre. Oggi è molto diffusa l’idea della reincarnazione: in questo caso la morte non viene vista come una fine, ma come una parte del complesso ciclo della nascita, della vita e della morte. Ma pochi decenni fa per molti era ancora inquietante la visione dello scheletro o la credenza nei fantasmi.
DOSSIER PIPISTRELLI Il simbolo del pipistrello suscita inquietudini, nel folklore ormai è legato alle streghe. Questo è dovuto al fatto che questi animali volano di notte e dimorano in caverne buie, è un animale pressoché misterioso, sia per la sua morfologia che per le sue abitudini. Durante il Medioevo i pipistrelli vennero associati alle streghe quando si pensava che queste venissero aiutate da demoni con sembianze animalesche. Il sangue del pipistrello, insieme a quello del rospo, veniva utilizzato per la preparazione di pozioni magiche, almeno il folklore così ci racconta. Nel momento in cui le streghe vennero associate ad Halloween, anche i pipistrelli, e i simboli alle streghe associati, vennero collegati a questa festività. Oggi per Halloween si usano delle decorazioni a forma di pipistrello per rendere più suggestivi i luoghi in cui vengono tenute le feste.
IL RAGNO Durante il Medioevo i ragni furono anch’essi associati alle streghe, che, secondo le credenze popolari, li utilizzavano per creare potenti pozioni. Questo non è assolutamente vero: creare pozioni con zampe di vedova nera è solo un verso di una filastrocca e non ha alcun riscontro nella realtà. Solo i superstiziosi dicono che i ragni siano portatori di cattiva energia e capaci di far del male agli altri esseri viventi (umani compresi) anche solo con la loro vicinanza. CONCLUSIONE Halloween è una festa particolare, piena di leggende e di inesattezze, in realtà trasforma tutto ciò che reca timore, mistero o inquietudine in un grande divertente gioco, quasi a voler esorcizzare e ridere delle paure umane. Ecco che le zucche con il loro ghigno illuminano la notte scacciando in un certo senso la paura del buio, mentre simboli come lo scheletro, i fantasmi, i pipistrelli o i ragni diventano strumento di
scherzi, quasi a voler ridere di ciò che si teme. Halloween alla fin fine è una parodia delle paure umane, quasi simile al Carnevale (che simula il caos prima della rinascita primaverile). Halloween esorcizza il timore ancestrale umano, dell’ignoto e della morte, e come abbiamo visto niente richiama al diavolo, nulla di satanico vi è in essa, anzi semmai Halloween lo scaccia il male.
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OGNISSANTI
Le prime tracce di una celebrazione dei Santi sono attestate ad Antiochia e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste, tale festa era collocata il 13 maggio. La ricorrenza della chiesa occidentale potrebbe derivare dalla festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta appunto il 13 maggio del 609 o 610 d.C. da parte di papa Bonifacio IV. Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa tipicamente cristiana che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi. Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo, da qui poi la trasformazione in un giorno dedicato ai Santi.
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In seguito papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre
come data dell’anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era ormai diffusamente celebrata in novembre e non più a maggio. Sarà nel’835 che il 1º novembre verrà decretato festa di precetto, da parte del re franco Luigi il Pio. Il decreto fu emesso “su richiesta di papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi”. L’antropologo James Frazer, osservò che la festa di Ognissanti veniva già celebrata in Inghilterra il 1º novembre, ipotizzando che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cristiana con Samhain (o Sam Fuin), l’antica festa celtica della fine dell’Estate e l’Inizio della Stagione Invernale.
Lo storico inglese Ronald Hutton ha messo in discussione queste tesi, osservando come Ognissanti venisse celebrato da vari secoli in date discordanti nei vari paesi, inoltre, sempre secondo Hutton, non ci sarebbero prove che Samhain avesse a che fare coi morti, e la Commemorazione dei defunti iniziò a essere celebrata solo in seguito, nel 998. In effetti mancano fonti per identificare questa connessione tra Samhain e la festa di Ognissanti. Inoltre Samhain non è una festa dedicata ai defunti, essa anticamente indicava l’inizio della stagione invernale, la conclusione di un ciclo, in particolare la fine della stagione Estiva. Sarà con l’avvento del Neopaganesimo, in particolare del neoceltismo, che Samhain diventerà anche una festività in ricordo degli antenati (forse un influsso del tradizionale giorno dei morti). Rossella Vito
Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche e la data del festeggiamento, il 2 novembre, non è casuale. Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, che corrisponderebbe al nostro novembre. La Festa dei Morti nacque dunque in “onore” di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa
tra religione e leggenda, diventa più chiara. Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propizie per i vivi. La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. Una delle celebrazioni più importante del calendario celtico era “Samhain”, la notte di fine estate, infatti il termine è una derivazione del termine gaelico “Sam Fuin” (appunto fine dell’estate). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Questo veniva festeggiato in un periodo
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2 NOVEMBRE LA FESTA DEI MORTI E LE TRADIZIONI IN ITALIA
dell’anno coincidente all’attuale fine ottobre e inizio novembre. All’epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre, come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli; inoltre, si accendevano falò.
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LE TRADIZIONI IN ITALIA L’Italia è ricchissima di tradizioni legati alla notte che precede il giorno dei Morti, tanto che si potrebbe benissimo affermare che Halloween era già presente in Italia, molto prima che la versione commerciale americana approdasse nel nostro paese. L’unico punto di tristezza e che Halloween (nella versione commerciale) è oggi ormai diffuso nella nostra cultura, mentre le tradizioni italiane per questa ricorrenza sono ormai estinte o quasi. Qui di seguito un breve excursus sulle tradizioni italiane: In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre si usava mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti potessero dissetarsi. In Friuli si lasciava un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane. Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrivono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti “Ossi da Morti”. In Trentino le campane suonavano per molte ore a chiamare le anime che, si secondo il folklore, si radunavano intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, la tavola si lasciava apparecchiata e il focolare restava acceso durante la notte. Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciavano la tavola imbandita e si recavano a far visita al cimitero. I valdostani credevano che di-
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menticare questa abitudine, di lasciare la tavola imbandita, provocasse fra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano). Nelle campagne cremonesi ci si alzava presto la mattina e si rassettavano subito i letti affinché le anime dei cari potevano trovarvi riposo. Si andava poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionavano i tipici dolci detti “ossa dei morti”. In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i “bacilli” (fave secche) e i “balletti” (castagne bollite). Alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose. In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti “Stinchetti dei Morti”, che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita. In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciavano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante erano le anime care, e i bimbi si mandavano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.
A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito. In Calabria, in alcune zone i bambini, la sera della vigilia del giorno dedicato ai morti, si recavano di casa in casa per chiedere delle offerte (o cibarie o monete) recitando la frase “mi fate i morti” (fate un’offerta per le anime dei morti). In altre zone invece c’era l’usanza di preparare dolci per i bambini, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. Si racconta ai bambini infatti, che se durante l’anno sono buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i “morti” porteranno loro dolci e doni. Sempre in Calabria, nelle comunità italo-albanesi, presenti in tutta la provincia di Cosenza, ci si recava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. Diffusa era poi l’usanza di accendere un lumino o una candela, da tenere sul davanzale della finestra, un segno di rimembranza per i cari defunti e anche un modo per indicare ai defunti la strada del ritorno. Nella gastronomia tradizionale calabrese, il piatto rituale del 2 Novembre è la “pasta e ciciari” (fettuccine con i ceci). Si dice che durante il giorno si devono mangiare i ceci, e il pomeriggio
DOSSIER si va a seminare un pò di grano per garantire la fertilità. Mentre i dolci tipici sono le “Dita di Apostolo“, dolci di pasta di mandorle farciti con marmellata che hanno la forma delle dita di una mano. In Sicilia il 2 novembre era una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti veniva fatto credere a loro che, se fossero stati buoni e avessero pregato per le anime care, i morti tonavano a portar loro dei doni. Quando i fanciulli erano a dormire, i genitori preparavano i tradizionali “pupi di zuccaro” (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondevono. Al mattino i bimbi iniziavano la ricerca, convinti che durante la notte i morti sarebbe usciti dalle tombe per portare i regali. Tipico dolce siciliano per la ricorrenza dei Morti sono le “Ossa di Morto” biscotti a forma di ossa umane in pasta di mandorle.
In Sardegna è celebre l’ “is animeddas” o “su mortu mortu”, per il quale la mattina del 2 novembre i ragazzi si recavano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevevano in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendevano i lumini e si lasciava la tavola apparecchiata e le credenze aperte. Celebre sono “is animeddas” o “su mortu mortu”.
Valeria Dosa & Francesco V.
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L’ALBERO DI NATALE
Quella dell’albero di Natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie. In genere l’albero di Natale in Italia è un peccio (Picea Abies) detto anche Abete Rosso. L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale, in seguito assimilato
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dal Cristianesimo. L’abete, essendo una conifera sempreverde, facilmente richiama il perpetuarsi della vita anche in Inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l‘Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l’albero Cosmico indiano “il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui” (Katha
- Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario Albero della Vita (Genesi 2, 3). L’usanza in ambiente Cristiano dell’albero di Natale è strettamente derivato dalla tradizione pagana, tuttavia, sembra che sia a Tallinn, in Estonia nel 1441, che fu eretto il primo albero di Natale con significati cristiani, nella
Precedentemente a questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di natale (come oggi concepito dalla nsotra cultura) si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente
gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza magica per il popolo. Infatti l’abete addobbato per i culti pre-cristiani rappresenta la Dea Madre, che è sempre fertile anche in inverno quando tutto appare sterile. Ecco quindi il significato intrinseco dell’albero di Natale, cioè la fertilità e la rinascita. Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. A tutt’oggi, la tradizione dell’al bero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cat-
tolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nella sede del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma.
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piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510).
D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ricordo della Croce che ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal). Si noti la similitudine dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa. La similitudine tra Albero Sacro e la Croce fu usata anche dai missionari cristiani tra l’VIII e X secolo per convertire i popoli germanici in Europa centro-settentrionale.
Leron
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IL NATALE
Il Natale è una festa cristiana che celebra la nascita di Gesù (“Natività”) e cade il 25 dicembre per la maggior parte delle Chiese cristiane occidentali, per le Chiese ortodosse orientali cade il 6 gennaio, e il 7 gennaio per le Chiese ortodosse slave, che seguono il calendario giuliano. La celebrazione del Natale non è presente nei primi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Origene ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno. Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d’Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani, “molto curiosi”, definirono non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del
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ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario. Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile). Un testo del 243, “De paschae computus”, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato. Abraham Ecchelensis (16001664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea. Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come “croce celtica”) detto Korê era portato in
processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest’ora Korê ha dato vita all’Eterno. Alcuni riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale invece al 336, e la si riscontra nel “Chronographus”, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo. Le origini storiche della festa non sono note e sono state spiegate con varie ipotesi. È quasi sicuro che la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20).
Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, anche se non ci sono evidenze definitive di questa relazione. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole, introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della de-
Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato.
I SIMBOLI DEL NATALE Tutti i simboli del Natale, dal vischio all’agrifoglio, sono ricchi di simbologie, sacre e profane, tramandate attraverso le generazioni, e strettamente legati ad un politeismo (paganesimo) antico. Con questo articolo cercheremo di conoscerne il significato… VISCHIO Pianta natalizia per eccellenza, del vischio ne parlava già Virgilio nell’Eneide. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e miracolosatanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è una pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vitale. GINEPRO La leggenda narra che la croce di Gesù fosse fatta di ginepro. Una credenza popolare vuole che Maria trovasse rifugio proprio tra i rami di questa pianta. Il ginepro era considerato magico, perché si pensava tenesse lontano i serpenti e curasse dal loro morso. Nella tradizione cristiana, questa sua qualità venne interpretata come purificazione dai peccati.
AGRIFOGLIO E PUNGITOPO Entrambe considerate portatrici di fortuna, queste piante si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tutti i mali. Le bacche rosse sono il simbolo del Natale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue.
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La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e contadina, dal momento che nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale: infatti nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti.
vozione al Sole Invitto.
ARANCIA È tradizione delle festività natalizie addobbare la tavola con cesti colmi di arance. L’arancia, il frutto dell’inverno per eccellenza, porta con sé il calore del sole e rappresenta il Natale a tavola per la speranza e lo splendore. MELAGRANA Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione. CERO NATALIZIO Gesù è la luce del mondo, la notte di Natale è la notte in cui la luce arriva tra gli uomini: il cero natalizio simboleggia proprio l’avvento del bambino Gesù come luce che nasce nel mondo, come dice la liturgia. In Francia e in Inghilterra è tradizione accendere tre ceri fusi insieme alla base, che simboleggiano la Trinità.
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DOSSIER CORONA DELL’AVVENTO La corona dell’avvento ha origine da una tradizione tedesca di epoca precristiana, deriva dai riti pagani della luce che si festeggiavano nel mese di dicembre. Intorno al 1500 si diffuse tra i cristiani, divenendo simbolo dei giorni che precedono il Natale. Il verde dei rami simboleggia la speranza, mentre i quattro ceri simboleggiano le quattro settimane che precedono il Natale. Ogni domenica si accende un cero. La tradizione vuole che ogni cero abbia un suo significato: il cero dei profeti, quello di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli. All’accensione di ogni cero dovrebbe seguire un momento di preghiera e un canto a Maria. CEPPO DI NATALE Quella del ceppo di Natale è una tradizione antica. Il tronco che brucia nei camini dalla sera della vigilia fino a Capodanno trova origine nella frase della Bibbia “dal ceppo nascerà un virgulto”, Gesù Cristo. Questa tradizione, prima ancora di essere cristiana,
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era pagana: il ceppo si bruciava durante il solstizio d’inverno, che coincideva con la nascita di un nuovo anno. Due simboli propiziatori: il fuoco, immagine del sole e quindi della vita, e il consumarsi del tronco, che rappresentava il consumarsi del vecchio annocon tutto ciò che di brutto aveva rappresentato. Il ceppo in effetti è il primo avo del più famoso abete natalizio. Accenderlo nelle case è anche segno di ospitalità e accoglienza per la venuta del figlio di Dio. Anticamente a Genova il ceppo era offerto al doge dalle genti di montagna: nella cerimonia pubblica di “confuoco”, il Doge versava sul tronco vino e confetti in segno di abbondanza. In Abruzzo si fanno bruciare tredici piccoli ceppi che simboleggiano Gesù e i dodici apostoli, il vino rappresenta il sangue di Cristo. In Puglia, bruciare il tronco significa distruggere il peccato originale, mentre a Isernia il capofamiglia benedice il tronco con l’acqua santa mentre i familiari gridano “Viva Gesù”.
STELLA DI NATALE, Poinsettia La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicembre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle foglie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale. ROSA DI NATALE Anche chiamata Rosa delle nevi o Rosa d’inverno, il suo vero nome è “Helleborus niger”. In Inghilterra è considerata il fiore natalizio per eccellenza. La leggenda narra che durante l’offerta di doni al Bambino Gesù, una pastorella vagasse in cerca di un dono da offrire, ma l’inverno era stato freddo e la povera pastorella non riuscì a tro-
RUDOLPH, la renna dal naso rosso Questa leggenda americana fu inventata negli uffici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emargina-
zione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sé, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9. Il grosso naso rosso dell’ultima arrivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia. Una storia recente, ma tanto forte da essere in pochi anni diventata tradizione.
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vare neanche un fiore da offrire. Mentre si disperava, vide passare un angelo che intenerito dalle sue lacrime si fermò, spolverò un po’ di neve davanti a lei e apparvero delle candide rose, che la ragazza raccolse e portò in dono al Bambinello.
Francesco V.
Artemisia e la Italus Associazione Augura agli amici cristiani un felice e sereno Natale!
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IL CAPODANNO
II Capodanno è il primo giorno dell’anno e risale alla festa del Dio romano Giano. Nel VII secolo i pagani delle Fiandre. seguaci dei druidi, avevano l’uso di festeggiare il passaggio al nuovo anno; tale culto pagano venne poi deplorato da Sant’Eligio (morto nel 659 o nel 660), che redarguì il popolo delle Fiandre dicendo loro: “A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali !’andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi; e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurati o di libagioni eccessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco, né siede in un canto, perché è opera diabolica.” In Occidente cade il 1° gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il mondo, e nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa. Per le popolazioni che seguono il Calendario Giuliano, ad esempio alcune chiese ortodosse, ai
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fini strettamente religiosi l’inizio dell’anno viene celebrato nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano. In molti paesi Orientali invece, il capodanno cade in corrispondenza del novilunio, che cade tra il 21 gennaio ed il 19 febbraio. Il capodanno dei paesi di religione islamica hanno invece un capodanno mobile, basando il loro anno sulle lunazioni ed essendo 11 giorni più breve di quello Gregoriano, fa si che il loro capodanno sia anticipato di un mese ogni tre anni rispetto al nostro. Nel Medioevo molti paesi europei usavano il calendario giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno. Per esempio dal XII secolo fino al 1752 in Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione, usato a lungo anche a Pisa ed in seguito a Firenze), mentre in Spagna fino all’inizio del Seicento il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività. In Francia fino al 1564 il Capodan-
no veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione (chiamato anche stile della Pasqua), a Venezia (fino alla sua caduta. avvenuta nel 1797) era il 1° marzo mentre in Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 10 settembre, tant’è vero che in sardo settembre si traduce Caputanni (dal latino Caput anni). Queste diversità locali (che, specialmente nel Sacro Romano Impero variavano spesso da città a città), continuarono anche dopo l’adozione del Calendario Gregoriano. Solo nel 1691 Papa Innocenzo XII emendò il calendario del suo predecessore stabilendo che l’anno dovesse cominciare il 1° gennaio, cioè secondo lo stile modermo o della Circoncisione. L’adozione universale del Calendario Gregoriano fece si che anche la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune pressoché in tutto il pianeta. II 1° gennaio segna l’inizio di un nuovo periodo, che solitamente
La tradizione italiana prevede una serie di rituali scaramantici per il primo dell’anno che possono essere rispettati più o meno strettamente come quello di vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati
(quest’ultima usanza è stata quasi completamente abbandonata). Le lenticchie vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo ed un’altra tradizione Prevede il baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. In Spagna c’è la tradizione di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid). In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l’anno nuovo. In tutta l’ex Unione Sovietica è usanza scambiarsi ed aprire i regali. Spesso vengono regalati cioccolatini o pupazzetti corrispondenti all’animale simbolo del calendario cinese dell’anno che verrà. In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta (a volte con le sembianze di personaggi famosi, calciatori, etc) riempiti di petardi così da bruciare
ed esplodere ai rintocchi della mezzanotte. In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l’arrivo di un nuovo anno (si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi).
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inizia una settimana dopo Natale, dedicato al riepilogo dell’anno appena trascorso, specialmente nelle radio, nelle televisioni. e nei quotidiani. I mass-media spesso, infatti pubblicano articoli o trasmettono notizie su quanto è avvenuto durante l’ultimo anno. Questo giorno è in molti luoghi una festa religiosa di precetto (la Solennità della Madre di Dio per la Chiesa cattolica che segue la forma ordinaria del rito romano, la Circoncisione di Gesù per chi segue il rito ambrosiano o la forma straordinaria del rito romano), ma anche un’occasione per celebrare la notte di passaggio tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, che si festeggia con il classico veglione di Capodanno.
In tanti paesi che seguono il calendario Gregoriano, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia e altri, il Capodanno è anche una festa civile. Israele è il solo paese che, pur usando il calendario gregoriano, non celebra il Capodanno come festa pubblica. La ragione ufficiale è che essa nascerebbe come festa della Chiesa Cristiana, anche se molti altri paesi a maggioranza non cristiana festeggiano il Capodanno. Nondimeno, molti israeliti che vivono specialmente in Nord America o in Europa lo festeggiano privatamente. Giulia Orsini
A tutti un
Buon Anno
che sia sereno e felice! Ogni Bene. 56
SPECIALE LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN La ITALUS Associazione Culturale Wicca, da anni sostiene il Progetto “Le Vere Origini di Halloween”. In questo “speciale” dedichiamo uno spazio all’operato di questo Progetto, sostenendo il suo impegno nel fare chiarezza su questa innocua e per nulla frivola festività. Grazie e felice Halloween.
Il progetto “Le vere origini di Halloween” nasce nell’ottobre del 2013 dalla volontà di quattro studiose italiane: Monica Casalini autrice e articolista, Sarah Bernini autrice e artista, Chiara Rancati autrice e titolare del sito Sacre Radici, Luce M. co-fondatrice della rivista neopagana online Pimalaya. Lo scopo è quello di porre fine alle campagne discriminatorie sulla festa di Halloween e della sua controparte religiosa Samhain, e di far luce sulle origini della celebrazione che affondano le proprie radici nella nostra cultura nostrana, europea e italiana.
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Con il supporto di documenti storici e l’aiuto concreto di altri studiosi italiani, il sito e la pagina Facebook sono diventati meta fissa da parte di ricercatori, insegnanti, curiosi e di tutti coloro che vogliono approfondire le proprie conoscenze e condividere le proprie. Dopo i primi due anni di intesa attività e di grandi traguardi sul panorama nazionale, le promotrici del progetto debuttano in libreria con un libro interamente dedicato alla celebrazione di Halloween e alle sue sfaccettature sociali e spirituali, focalizzando l’attenzione sulle tradizioni italiane e sul folclore moderno.
Indirizzo ufficiale del progetto “Le Vere Origini di Halloween”: www.levereoriginidihalloween.it Il libro si intitola “Le vere origini di Halloween, appunto, e raccoglie i testi scritti da 21 autori, studiosi e storici. E’ corredato da illustrazioni realizzate appositamente da tre artisti italiani ed è stato curato nell’edizione dalle quattro fondatrici del progetto. Il testo è suddiviso in quattro sezioni: storica, moderna, tradizionale italiana e psicologica; in questo modo il lettore viene let-
teralmente accompagnato in un ipotetico viaggio dall’antichità ai giorni nostri affinché comprenda l’importanza della festa in termini sociali e spirituali. Comprensione che naturalmente non va ricercata solo verso Halloween/Samhain, ma anche verso tutte quelle tradizioni che non conosciamo, ma che in qualche modo si affacciano al nostro quotidiano. Insomma un insegnamento più ampio al rispetto di tutto ciò che non fa parte - o che pensiamo non
faccia parte - della nostra cultura. Dall’arcaica celebrazione dei defunti e del passaggio stagionale estate/inverno (Samonios o Samhain) vengono definite le situazioni socio-ambientali grazie alle quali la festività prese forma e si evolse nelle due forme che oggi conosciamo con i nomi di Halloween e di Ognissanti. Si giunge poi alla moderna celebrazione di Samhain nelle correnti neodruidiche e neopagane, in
cui l’aspetto spirituale originale è ancora ben definito. Si passa poi a osservare le tradizioni italiane che testimoniano la grande presenza della festa precristiana nel nostro territorio fino a tempi recentissimi e, in qualche caso, ancora presenti. Infine il lato psicologico spiega al lettore perché Halloween non va demonizzata e tantomeno negata ai bambini e illustra l’importanza dell’affrontare il discorso del trapasso senza tabù.
a sinistra - La Copertina del Libro “Le vere origini di Halloween” in basso - Il Concorso sul “Miglior Costume” indetto dal progetto, a cui è possibile partecipare visitando la pagina Facebook di Le Vere Origini di Halloween
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IL REGNO INCANTATO Dove tutto è magia! Negozio specializzato in articoli esoterici ed olistici. Puoi trovare incensi, candele, rituali, amuleti, talismani, pietre, tarocchi, e quanto puoi desiderare per la tua pratica. Rivenditore della linea Darksword Creations. Si svolgono corsi di Cristalloterapia, registri Akashici ed altro ancora sia in sede che online. La sede è a Lama TA, in via Tre Fontane, 26 tel. 3450919779
SOPHIA IL SEGRETO DEL LABIRINTO
Alcune leggende sbocciano, quasi identiche, in culture, età e terre molto distanti fra loro; talvolta fra popoli che non potevano conoscersi, nemmeno per mediazione di altre civiltà. È il caso del labirinto, che a noi europei richiama subito alla memoria la leggenda di Icaro e Dedalo, di Teseo e del Minotauro. Ma non dobbiamo credere che furono i Cretesi a inventarlo, e tantomeno il leggendario re Minosse: l’Asia, l’Africa, le Americhe, l’Australia
hanno tutte i loro labirinti, incisi sulle pareti delle grotte da genti primitive e dunque al centro di miti antichissimi. In certi casi il tracciato del misterioso percorso è non solo simile, ma addirittura identico a quello tramandatoci dal mondo classico. Un racconto che si perde nella notte dei tempi e che, come vedremo, già all’epoca dell’antica Grecia si era alterato a tal punto da dimostrare caratteri paradossali.
Prima di tutto, che cos’è un labirinto? Verrebbe da rispondere: un percorso creato appositamente per rendere difficile a chi vi entri trovarne l’uscita. Questo, infatti, è ciò che ci narra la complessa vicenda del Labirinto di Cnosso, che Minosse fece costruire da Dedalo per rinchiudere il feroce Minotauro, figlio mostruoso dell’unione fra la moglie Pasifae e il sacro Toro di Creta. La vicenda era popola-
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SOPHIA rissima nel mondo mediterraneo, tanto che la troviamo illustrata in infiniti mosaici, monete e opere d’arte. E qui arriva la sorpresa: se andiamo a controllare la struttura del labirinto riprodotta dagli artisti, notiamo subito che non si tratta affatto di un intreccio di viottoli creati per disorientare chi lo percorra, come si potrebbe immaginare. Il Minotauro si trova invece al centro di un quadrato o di un cerchio formato dal ripiegamento di un unico sentiero che non si biforca mai, limitandosi a creare anse su anse che sembrano voler respingere indietro chi tenti di violarlo. Nessuno potrebbe mai perdersi in un labirinto simile ma la strada da affrontare è molto lunga, e forse si smarrisce chi non ha la costanza di percorrerla tutta e si dispera. Dunque il tracciato non si accorda con la leggenda del Minotauro, ma non è nemmeno frutto dell’estro di qualche artista. Si ispira invece ai labirinti più antichi, quelli che ritroviamo un po’ in tutte le culture del mondo e che potremmo definire come i “percorsi più lunghi per raggiungere il centro”. È facile capire che si tratta di cammini misterici, le cui forme ricordano, forse non a caso, le complesse circonvoluzio-
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ni del cervello umano. Se nelle raffigurazioni greche e romane, a partire dalle monete cretesi del V sec. a.C., il Labirinto di Cnosso viene raffigurato in tal modo è perché due miti differenti si sono sovrapposti: quello del Minotauro, rinchiuso in una prigione così complicata da non poterne ritrovare l’uscita, e quello dei misteri legati al labirinto arcaico, in cui una strada lunghissima e ripiegata su se stessa conduce inevitabilmente al cuore del tracciato. I matematici riservano il termine “labirinto” a quest’ultimo modello, mentre chiamano l’altro tipo “dedalo” oppure “labirinto multicorsale”. L’iconografia del labirinto in area mediterranea, così ricca di testimonianze per quasi mille anni, si interrompe a partire, più o meno, dal IV secolo d.C. Le invasioni barbariche, l’impoverimento culturale e l’azione innovatrice del cristianesimo sembrano cancellare ogni traccia del mito del Minotauro, di Teseo e Arianna e dei molti altri labirinti dell’età classica. Infatti, esistevano anche miti che riportavano l’esistenza di dedali in Egitto, sull’isola greca di Lemno e a Chiusi, in terra etrusca. Qui, rinchiuso dentro un carro trainato da 4 cavalli d’oro, con un sarcofago anch’esso d’oro e una chioccia con 5.000 pulcini d’oro, giacerebbe il feretro di re Porsenna. Come racconta lo storico Plinio il Vecchio, egli «fu sepolto sotto la città di Chiusi, nel qual luogo lasciò un monumento quadrato in pietra squadrata, ciascun lato largo 300 piedi [circa 89 m] e lato 50 [circa 15 m]. In questa base quadrata c’è all’interno un labirinto inestricabile, dove se qualcuno vi entrasse senza un gomi-
tolo di lino, non potrebbe trovare l’uscita». Come dicevamo, i labirinti spariscono con la diffusione del cristianesimo. Nel Medioevo maturo, tuttavia, più o meno all’epoca delle Crociate, ossia dalla fine dell’XI secolo, ecco rispuntare il labirinto più florido ed enigmatico che mai. Si tratta sempre del medesimo tipo classico, quello a percorso univoco, che ora diviene simbolo religioso e appare davanti o perfino dentro le cattedrali, tra Tre e Quattrocento. Famoso è il caso della cattedrale di Chartres, la cui navata centrale ospita un gigantesco labirinto pavimentale che sviluppa un percorso lungo oltre 261 m. Anche il duomo di Siena conserva un labirinto simile e, fino a non molto tempo fa, era abitudine dei fedeli percorrerlo in ginocchio, come una sorta di pellegrinaggio in miniatura, soprattutto durante il periodo pasquale. Il duomo di San Martino, a Lucca, riporta invece un labirinto inciso nella pietra all’ingresso. Recentemente è stato ritrovato ad Alatri, presso Frosinone, un affresco raffigurante il medesimo disegno, al cui centro spicca il Cristo, che va così a sostituire il Minotauro o l’Ercole dei labirinti classici. Il labirinto compare in diversi trattati e manuali per agevolare l’esatto computo della Pasqua, forse come simbolo della complicazione del calcolo, oppure come riferimento al percorso tortuoso della redenzione dal peccato. Non sappiamo con precisione quali fossero i miti connessi al percorso labirintico arcaico, ma certo dovevano avere a che fare con la pazienza, la capacità di accettazione di un destino che talvolta sembra allontanare dalla
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luce (il cuore del percorso), ma che invece non può che ricondurre a essa chiunque abbia la perseveranza di continuare con fiducia e abnegazione. Con il Rinascimento e l’Umanesimo, i miti della classicità tornano a fiorire e con essi l’affascinante leggenda del Minotauro. Rispuntano così i labirinti classici e anche diverse elaborazioni artistiche che, seguendo il senso della leggenda, donano alla prigione del Minotauro quel carattere intricato di “dedalo” che tutti conosciamo e la infarciscono di significati esoterici e alchemici. Il primo a disegnare questi intrecci, che oggi ritroviamo in tutti i giornali di enigmistica, fu il padovano Francesco Segala a metà del Cinquecento. In questa pagina è rappresentato un suo cavaliere che leva il calice al cielo e che potrebbe benissimo comparire in una moderna pubblicazione di enigmistica. Il labirinto, insomma, smette di essere elemento di religiosità popolare per trasformarsi in oggetto di studi intellettualistici e filosofici, o addirittura in scherzo o gioco. Più che al cuore, parla ormai al cervello, le cui circonvoluzioni sembrano riprodurre proprio quelle di un complicatissimo dedalo tridimensionale. E, secondo la mentalità dell’epoca, quest’analogia non può essere frutto del semplice caso, bensì indizio di una sostanziale comunanza tra cervello umano (e quindi pensiero) e simbolo labirintico. Poco tempo dopo vediamo ricomparire questi meandri in forma di giardini amorosi: luoghi freschi e ameni, che caratterizzano alcune ville imponenti e in cui
è bello passeggiare e perdersi tra innamorati. Questa tipologia ha le sue radici in Inghilterra, dove i labirinti di pietra scarseggiavano ed erano sostituiti dal cosiddetto maze, ossia un labirinto tracciato sul prato e, più tardi, delimitato da siepi e arbusti. Nei Paesi scandinavi, invece, era abbastanza comune una forma di tracciato creato con i sassi davanti alle chiese, sempre a scopo di pellegrinaggio espiatorio ridotto ai minimi termini. Il labirinto verde diventa piuttosto comune nei giardini rinascimentali, e ne esistono ancora numerose realizzazioni, alcune delle quali in Italia. Il loro potere suggestivo è tale che Stanley Kubrick ne fece un elemento basilare del suo capolavoro orrorifico Shining. Da percorso amoroso a luogo di angoscia: dopo millenni di mi-
steri e rappresentazioni, la forza mitica del labirinto non smette di suscitare le emozioni più forti e disparate.
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MITI E LEGGENDE DELLE COSTELLAZIONI * parte I° *
Quante volte ci è capitato, osservando le costellazioni oppure leggendo l’oroscopo, di chiederci sul perché una tale costellazione ha un determinato nome? Chi ha scelto questi nomi, perché?
L’orsa dei Greci ad esempio era un carro per i Romani, una pentola per i Cinesi, un ippopotamo per gli Egizi e un ventilabro, lo strumento usato per la monda del grano, per gli Ebrei.
In questo articolo, che sarà diviso in due parti, la seconda parte uscirà nel prossimo numero, parleremo dei miti e delle leggende legate alle stelle e alle costellazioni derivate dalla tradizione greca la quale, attraverso i Romani e gli Arabi ha poi influenzato tutta la cultura occidentale.
Cominciamo quindi dalle quattro stelle sistemate a formare un inconfondibile quadrilatero con un’appendice di altre tre che presso gli antichi Greci, come detto, ha guadagnato il nome di Orsa Maggiore. Secondo la leggenda essa era la ninfa Callisto che ebbe l’onore di essere amata da Zeus di cui rimase anche incinta. Però Artemide, la legittima consorte, gelosa della bellezza della rivale, per vendicarsi dapprima la trasformò in un’orsa e poi le aizzò contro i cani (Boote, il bovaro, viene spesso rappresentato con due cani al guinzaglio, che corrispondono
È bene premettere che i raggruppamenti di stelle in costellazioni sono un’operazione del tutto casuale: ciascuna cultura infatti ha composto le sue figure a cui ha dato un nome secondo la propria fantasia.
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alla vicina costellazione dei Cani da caccia, sistemata proprio sotto la coda dell’Orsa Maggiore, mentre insegue quest’ultima che corre intorno al Polo Nord). Intervenne allora Zeus che per sottrarre l’amante a un così triste destino la trasferì in cielo dove la si può ammirare nelle sembianze di una bella e fulgida figura. Cassiopea la vanitosa regina di Etiopia e moglie di Cefeo si vantava di essere più bella delle Nereidi, le ninfe del mare che, offese, si rivolsero a Poseidone (il dio che i Romani identificarono in Nettuno) il quale per punirla inviò un mostro marino con la testa di rettile, le zampe munite di artigli e la coda di pesce affinché esso devastasse le coste del regno. Cassiopea e suo marito per placare le ire del dio del mare deci-
ad un comune mortale. Orione se ne era innamorato e le inseguì per cinque anni fino a quando Zeus, impietositosi, le trasformò prima in colombe e poi in stelle. Gli dei alla fine vollero punire il bel gigante cacciatore per la sua presunzione facendolo uccidere da uno scorpione, ma poi egli venne resuscitato da Asclepio (il corrispondente greco del latino Esculapio, dio della medicina); lo eliminerà definitivamente Diana, la dea della caccia, gelosa del rivale. Alla fine Artemide, dea della natura selvaggia, lo porterà in cielo sistemandolo dalla parte opposta a quella dell’animale che era riuscito ad ucciderlo in modo che i due non si possano più incontrare. La bellissima costellazione dello Scorpione appare molto bassa all’orizzonte nelle sere estive e mostra fra le sue chele una stella dall’evidentissimo colore rosso che fu battezzata Antares (ossia Anti-Ares, la rivale di Marte, il pianeta rosso). Una parte importante occupano nell’astronomia quei miti e quelle leggende, frutto della fantasia, con cui spesso gli antichi spiegavano i fenomeni astronomici e naturali, quasi a volerne dominare le cause e gli effetti. Essi, non essendo il mito intrinsecamente legato allo studio del cielo, erano frutto dell’approccio con il mondo esterno ed i suoi pericoli. Così apparivano in cielo eroi e dei, che in un modo o nell’altro accompagnavano la quotidianità dell’uomo antico. I primi furono i babilonesi che sulla base dell’osservazione celeste trassero dei segni per l’interpretazione dell’avvenire, poi fu la
volta degli egizi. Ognuno con le proprie divinità ed i propri eroi, ai quali si trovava comunque un posto ed un ruolo nel firmamento. Importando i loro studi astronomici i greci adattarono alla propria cultura mitologica le conoscenze dei loro predecessori, e stilarono così i primi cataloghi stellari adeguando i nomi dei corpi celesti alle loro tradizioni. Nacquero allora tutta una serie di costellazioni, pianeti e altri corpi celesti, ognuno dei quali impersonava i personaggi cari all’immaginario collettivo degli antichi. Tutto ciò rende particolarmente suggestiva la volta celeste facendola diventare un palcoscenico in cui si esibiscono eroi e divinità, protagonisti principali di leggende lontane nel tempo. Non tutte le costellazioni però hanno un’origine che è legata alla mitologia antica, infatti la gran parte di quelle circumpolari meridionali sono di provenienza molto più recente, essendo il cielo meridionale precluso alle civiltà del mediterraneo per via della latitudine. Furono introdotte infatti dagli astronomi dal 1500 in poi, dopo che l’esplorazione dell’emisfero australe aveva mostrato quella parte di cielo rimasta sino ad allora nascosta.
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sero quindi di sacrificare la figlia Andromeda incatenandola ad uno scoglio dove il mostro marino (rappresentato dalla Balena, una figura che come abbiamo detto ha ben poco a vedere con i comuni cetacei) l’avrebbe potuta divorare. Sennonché sopraggiunse dal cielo Perseo l’eroe greco figlio di Zeus che salvato dalle acque dove era stato gettato, non si sa bene per quale motivo, fu poi mandato ad uccidere Medusa, l’unica mortale delle tre Gorgoni, alla quale tagliò la testa nel sonno guardando la sua immagine riflessa nello scudo per evitare di incrociarne lo sguardo che trasformava gli uomini in pietra. Dal collo sanguinante della sua testa anguicrinita (cioè con serpi al posto dei capelli) uscì il cavallo alato Pegaso, in groppa al quale Perseo si diresse prima a liberare Andromeda e poi a trasformare in pietra il mostro marino mandato da Poseidone. Poco più lontano Cefeo, pallido e smarrito, assiste silenzioso a tutta la vicenda. Tutte queste costellazioni sistemate nelle vicinanze di Cassiopea non sono di facile individuazione, tranne l’ampio quadrilatero di Pegaso dal quale tuttavia è possibile partire, se le condizioni atmosferiche sono favorevoli ed aiutandosi eventualmente con una mappa, per rintracciare anche le altre. Per quanto riguarda Orione la leggenda narra di un famoso cacciatore noto per la sua abilità, che si vantava di riuscire a sottomettere qualsiasi animale. In cielo sta insidiando le Pleiadi le belle sette sorelle figlie del gigante Atlante. Tutte queste ragazze furono spose di dei esclusa una, quella rappresentata dalla stella meno luminosa per la vergogna di essersi unita
Nel prossimo numero faremo una breve descrizione di quelle che più comunemente sono state le origini mitologiche delle costellazioni e degli altri corpi celesti conosciuti nell’antichità, ovvero i pianeti, il Sole, la Luna e la Via Lattea.
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IL SOLSTIZIO D’INVERNO E L’ELABORAZIONE DELL’ANNO
Il Solstizio d’Inverno, e il periodo in cui il Sole si trova in Capricorno, è ideale per preparare la strada per il nuovo anno. Eventi passati possono bloccare l’energia vitale fino a quando non vengono individuati e liberati. In caso contrario il passato continua ad essere trattenuto nel corpo emozionale e costantemente riciclato, riattivato e condensato nel presente. Come esseri umani tendiamo a investire enormi quantità di energia in queste memorie, finché, proprio come in un computer, la memoria si esaurisce, e le nostre vite crollano o si bloccano. Oltre al riesame della propria vita e delle proprie memorie, al rilascio di rancori ed emozioni bloccate, il Solstizio Invernale (che è la rinascita della Luce dopo il periodo della decadenza
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solare) può consentire ad energie precedentemente intrappolate di rendersi disponibili per implementare i risultati e gli obiettivi desiderati. Una tecnica tradizionale è chiamata i Dodici Giorni Santi, o i Dodici Giorni di Natale. Comporta l’impiego di una struttura astrologica e cristiana consolidata, basata tuttavia su profonde fondamenta esoteriche. I 12 giorni si trovano anche nella tradizione vedica, cinese, pagana e in molte altre. Sebbene la pratica sia usata con diverse varianti nel calendario e nelle usanze, la struttura più tipica fa riferimento ai 12 giorni che vanno dal 26 dicembre al 6 gennaio. In una versione più tradizionale, in linea con le antiche usanze celtiche e cristiane, ciascuno dei 12 giorni inizia la
sera prima, ossia il primo giorno va dalla sera del 25 dicembre alla sera del 26 dicembre, e così via. La mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, che precede l’inizio dei 12 giorni, è considerato il momento più santo e il vero culmine del Solstizio d’Inverno. Ognuno diq eusti giorni rappresenterebbe un mese, alcuni a secondo delle condizioni atmosferiche riuscirebbero a prevedere l’andamento climatico annuale (stabilendo se i mesi saranno piovosi o meno). Prendendo spunto da questa antica tradizione e approfittando delle energie del Solstizio, vi consigliamo di seguire il seguente “esercizio”: Durante ciascuno dei 12 giorni dedica del tempo a riesaminare una parte dell’anno. Lo scopo è identificare rancori
Per altri 12 giorni, dal 7 gennaio (o dalla sera del 6 gennaio) al 18 gennaio, un’altra possibilità è preventivare e programmare il nuovo anno per quanto riguarda tutto ciò che vuoi realizzare. In questo caso puoi dedicare del tempo ogni giorno ad esplorare il tuo intento, desideri, progetti e programmi.
Oggi per il Paganesimo (moderno) il Solstizio continua ad essere una ricorrenza molto sentita.
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stagnanti, problemi e azioni in sospeso, e lasciarli andare nel flusso della vita. Anche i sogni di quei giorni possono fornire importanti messaggi ed è utile prenderne nota. L’Epifania, che segue le Dodici Notti (la vigilia dell’Epifania), conclude i Dodici Giorni di Natale.
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SARAH DEGLI SPIRITI All’anagrafe Sara(h) Bernini, si occupa di arte in tutte le sue forme, scrittura, pittura, fotografia e sperimenta diverse tecniche artigianali. Oltre ad essere studiosa di spiritualità, esoterismo e argomenti correlati. Ha on-line un suo personale E-Commerce https://shop.spreadshirt.it/sarahdeglispiriti con cui vuole mettere a disposizione di appassionati di arte, esoterismo e spiritualità alcuni suoi prodotti: abbigliamento uomo/donna/unisex come magliette e felpe oltre a diversi gadget riportanti stampe di immagini da lei realizzate. www.sarahdeglispiriti.com è il sito personale della Bernini, Per ulteriori informazioni potete contattarla tramite: sarahdeglispiriti@gmail.com
WICCA LUNA O LUNA BLU ?
Iniziamo col dire che le nomenclature delle “Lune” non sono di origine europea ma provengono direttamente dalle cultura dei nativi d’America, in particolare dagli “indiani d’america”. Giungono in Europa quando la Wicca approda in America, intorno agli anni ‘60. In Europa era diffuso invece l’uso di numerare le Lune, partendo dalla prima Luna Nuova dopo l’Equinozio di Primavera. Si, perché l’Equinozio e le sue lune son stati, fino a pochi decenni fa, molto importanti per l’agricoltura. Oggigiorno le lune sono comu-
nemente ordinate a partire dal mese di gennaio mentre in origine l’anno, in molte tradizioni politeiste, incominciava proprio con l’equinozio primaverile e da qui (come accennato) si iniziava anche contare le lune, o meglio le lunazioni, dal primo novilunio dopo l’equinozio. Oltre ai nomi “luna delle foglie”, “luna del lupo” ecc… dai nativi ci è giunta anche la “Luna Blu”. COS’È LA LUNA BLU? La Luna Blu è il nome con cui, nel paganesimo moderno (in particolare nella corrente wiccan
e della stregoneria, ma anche nel druidismo) si chiama generalmente la seconda di due lune piene, quando esse cadano in uno stesso mese solare. Questa è però una credenza errata! In realtà è detta “Blu” la quarta Luna Piena di una stagione, che in genere ne conta solo tre. Proprio il carattere di eccezionalità (quattro e non tre) conferiva a questa Luna caratteristiche mistici e magiche, esoteriche potremmo dire. L’origine del termine “Luna Blu” (derivato dai nativi d’Ame-
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rica) è controverso, perché il suo significato è cambiato nel tempo. In ogni caso è solo un nome allegorico, perché la Luna non è mai blu, (se non con l’ausilio di programmi quali photoshop e altri filtri), ma la si ritiene una luna di grande energia, utile per riti “magici”. LUNA BLU IL 31 OTTOBRE 2020? Assolutamente NO! Nel web da qualche mese circolano post sulla Luna Blu del 31 ottobre 2020, enfatizzati anche dal fatto che Halloween (Samhain) cade con la Luna Piena. Certo è curioso che ottobre inizia e termina con un plenilunio, ma non è un qualcosa di raro. Lo “sfasamento” delle lunazioni è dovuto al fatto che il ciclo lunare non coincide mai con il mese solare. Per noi, Coven del Quadrifoglio, che contiamo le lune a partire dall’Equinozio di Primavera e che adottiamo la nomenclatura
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derivata dai nativi, questa non sarà Luna Blu, perché la Stagione Autunnale presenta semplicemente tre Lune Piene. Anche perché, se questa la considerassimo Luna Blu salterebbe il conteggio e la nomenclatura delle Lune legati ai mesi, per questo per noi è importante attenerci alla regola della quarta luna piena in una stagione, altrimenti i nostri calcoli non coinciderebbero (d’altronde far coincidere il ciclo lunare con quello solare è sempre stata un’impresa ardua). Per noi le Lunazioni sono legati ai periodi stagionali, e abbiamo elaborato per ogni Lunazione un tema di riflessione. È vero che la nomenclatura delle Lune Piene dal mese ottobre 2020, per un intero anno, sarà “sfasata”, per esempio la luna del lupo che in genere è la luna piena di gennaio quest’anno cade il 30 dicembre, quella di marzo cade a fine febbraio, dovremmo aspettare ottobre 2021 per stabilizzare questa “tradizione” grazie proprio alla
“vera” Luna Blu. Per celebrare la Luna Blu dovremmo aspettare il 21 settembre 2021 (l’equinozio d’autunno sarà il 22 settembre 2021), nel 2021 l’Estate avrà quattro Lune Piene, allora quella sarà Blu. Quanto detto fin’ora sembra machiavellico, ma per chi seriamente pratica e cerca una sintonia con il nostro amato satellite, anche il calendario diventa oggetto di studio intenso e di ricerca. Buon Esbat della “Luna di Samhain” o meglio Luna della Neve.
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La Luna Piena di Ottobre prende il nome di “Luna delle Foglie”; questa è la Luna piena della VII° Lunazione dall’Equinozio di Primavera, denominata “Lunazione del Fuoco”. Il nome, Luna della Foglie, fa riferimento all’ingiallirsi delle chiome degli alberi e alla caduta delle loro foglie, fattore che caratterizza questo periodo dell’anno. Come già accennato, il nome di questa lunazione è “del Fuoco” (iniziata con il Novilunio del 17 settembre), il nome deriva dalle tonalità di colore, che vanno dal rosso fuoco al bruno, tipiche di molte piante che in questo periodo assumono le suddette cromaticità, ma fa riferimento anche ai primi caminetti che vengono accesi per riscaldare le case.
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La Luna sarà piena giovedì 1 ottobre 2020 alle ore 23:06 pm.
. In questo periodo la Terra si sta preparando ad affrontare il lungo letargo invernale, donandoci i colori più belli, dal rosso al giallo all’arancione. I meli sono carichi di frutti maturi, gli ultimi stormi di uccelli solcano il cielo. In tutto questo troviamo ancora una volta l’Armonia, l’armonia della natura, un’armonia che dobbiamo cercare di portare nella nostra vita e intorno a noi. Portare questa armonia in noi significa portare armonia nei rapporti, specialmente per chi sta in coppia, accorgersi degli altri, dare attenzione all’etica e senso di giustizia, e anche all’estetica,
dunque circondarsi di bellezza, giacché anch’essa è una qualità divina, come la natura ci dimostra. Dunque questo è il momento favorevole anche per curare in modo particolare il proprio aspetto personale e quello della nostra dimora, sollecitando il proprio buon gusto. . Questo è un Esbat dedicato anche agli animali cacciati o comunque “macellati”, si ricorda il loro spirito e li si ringrazia per il nutrimento che donano a noi esseri umani. È un Esbat di riflessione sulle caratteristiche degli animali, sperando di imparare qualcosa dai loro comportamenti. Questo è anche l’Esbat che ci introduce al nostro capodanno, il Sabba di Samhain (31 ottobre), la notte più “sacra” di tutto l’anno
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ESBAT DELLA LUNA DELLE FOGLIE luna piena di Ottobre
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insieme a Beltane. . L’autunno è comunque una fase di transizione, il passaggio da una stagione vitale a una apparentemente morta, l’equilibrio tra buio e luce. L’Autunno prelude alla trasformazione che avviene poi in inverno per manifestarsi in Primavera, l’invito è quindi di portare in noi armonia ed equilibrio per affrontare sereni gli sviluppi della vita. E’ doveroso che ci addentriamo nello spazio sacro della nostra interiorità per meditare e trasformare, e dare così degnamente inizio ad un nuovo giro della ruota dell’anno. .
Approfittando anche delle ultime giornate di tiepido sole per fare passeggiate in natura, magari tra i boschi, dove godere dei profumi e colori autunnali. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLE FOGLIE: Piante: menta, timo, angelica, uva. Colori: blu, verde scuro. Fiori: calendula. Profumi: fragola, fiore di melo. Pietre: opale, tormalina, berillio, turchese. Alberi: tasso, cipresso, acacia. Animali: cervo, sciacallo, elefante, ariete, scorpione, airone. .
*Per noi della Coven del Quadrifoglio è sempre un Esbat particolare, essendo proprio durante questo Esbat che abbiamo fondato la Coven, era il 14 ottobre 2008. .
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La Luna è denominata della “Neve”, questa è anche l’VIII° Lunazione denominata “Lunazione degli Aromi della Campagna”. Il nome “Luna della Neve” fa riferimento alle prime nevi che imbiancano le montagne, segnando il prossimo arrivo dell’Inverno. Il nome “degli Aromi della Campagna”, data a questa Lunazione (iniziata con la Luna Nuova del 16 ottobre), fa riferimento alla fragranza inebriante del muschio e di acqua che impernia la campagna in questo periodo. . La Luna sarà piena sabato 31 ottobre 2020 alle ore 15:51 pm. . Quest’anno la Luna Piena coincide con Samhain (31 ottobre / 1 novembre). In questo Sabba il Dio è in senso archetipico “morto” è “rinascerà” nel Solstizio d’Inverno (21 dicembre), Samhain segna l’inizio di un nuovo giro nella Ruota dell’Anno (è il nostro capodanno). Questa Luna corrisponde ad un “tempo di sogno e di riposo”, è una Luna utile, più che a lavori “magici”, ai lavori di riflessione, di contemplazione, di commemorazione verso i nostri antenati, concedendosi magari qualche viaggio nel mondo degli spiriti guida. . La natura in questo tempo si ferma, siamo vicini all’inizio dell’Inverno, e anche noi dovremmo “fermarci” e dedicarci al riposo dell’anima, e al recupero delle forze. Il ciclo agrico-
lo è ormai terminato e la terra dà pochi frutti mentre il buio avanza rispetto alle ore di luce. Questo è un tempo particolarmente adatto per riflettere, contemplare, guardarsi dentro e trasformare ciò che ha bisogno di essere trasformato. Come la natura si spoglia, s’arresta e si addormenta, altrettanto noi dovremmo utilizzare questo riposo rigeneratore per prepararci
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ESBAT DELLA LUNA DELLA NEVE luna piena di “Samhain”
ad affrontare un nuovo ciclo. . Prendiamoci e permettiamoci un viaggio nell’interiorità, per rivedere l’anno che è passato riconoscendo quei lati del nostro io che è bene lasciare “morire”,dando così spazio a nuove possibilità. Approfittiamo di questo Esbat anche per confrontarci serenamente con quel fenomeno della vita che
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tanto ci spaventa, ma sul quale non abbiamo alcun possibile controllo: la morte. Che per il wiccan è solo un passaggio e non una fine. Rielaboriamo i nostri lutti, onoriamo i nostri cari e ricordiamo che ad ogni perdita segue una rinascita, la natura stessa ce lo insegna. .
SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLA NEVE Piante: verbena, borraggine, melograno, cinquefoglie, cardo. Colori: grigio, verde-mare. Fiori: fiori di cactus, crisantemi. Profumi: cedro, fiore di ciliegio, giacinto, narciso, menta piperita, limone. Pietre: topazio, zircone rosso/
giallo/arancio, lapislazzuli. Alberi: ontano, cipresso. Animali: scorpione, coccodrillo, sciacallo, gufo. .
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ESBAT DELLA LUNA FREDDA luna piena di Novembre Questa Luna è denominata Luna Fredda, è la luna piena della IX° Lunazione del 2020 denominata “Lunazione delle Braccia Tese” (iniziata con la Luna Nuova del 15 novembre). Il nome “Luna Fredda” si riferisce ai primi freddi che preannunciano l’arrivo dell’inverno. Il nome di questa Lunazione, “delle Braccia Tese”, lo deve all’aspetto che i rami degli alberi assumono in questo periodo, infatti, essendo ormai spogli essi ricordano in qualche maniera a delle braccia protese verso l’alto, spettrali figure che sembrano anelare alla luce, quasi come se attendessero la vita. . La Luna sarà Piena lunedì 30 novembre alle ore 10:32 am. . Le nostre energie sono rivolte al Dio che simbolicamente rinascerà nel Sabba del Solstizio d’Inverno (quest’anno cade il 21 dicembre). Questo Esbat rappresenta l’at-
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tesa della rinascita, ed invita alla riflessione sul ciclo della vita. . Ormai l’autunno cede il passo alla stagione invernale, gli alberi ormai perdono le ultime foglie e la Terra risulta fredda e spoglia. In questo tempo anche noi dovremmo concentrarci verso il nostro Io spirituale. Riflettere sul fatto che nonostante l’apparenza sta per terminare il periodo buio e inizierà il periodo della luce, della vita. . Il Sabba del Solstizio d’Inverno (21 dicembre) è la prima festa della nuova Ruota. Esso segna l’aumento della luce solare e quindi la rinascita. La Madre terra si risveglierà pian piano. Ci avviciniamo quindi al nuovo ciclo. . Per entrare in sintonia con questo periodo si consiglia di praticare la meditazione e se è possibile viaggi sciamanici. Cercare di entrare in contatto con i pro-
pri Spiriti Guida e con gli Spiriti della natura in generale, per farvi consigliare al meglio per il nuovo anno. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA FREDDA Piante: agrifoglio, edera, abete, pino, vischio. Colori: rosso, bianco, nero. Fiori: agrifoglio, cactus, poinsettia conosciuta come stella di natale. Profumi: violetta, geranio, lillà, incensi alla mirra, cannella. Pietre: serpentina, giacinto, crisolite. Alberi: abete, pino, noce. Animali: lupo, volpe, passero, gufo, civetta. .
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Quest’anno termina sotto l’energia del plenilunio, augurandoci che questo sia un “segno” propizio, visto che il 2020 non sarà certo un anno da ricordare con nostalgia.
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ESBAT DELLA LUNA DEL LUPO luna piena di Dicembre
Il Plenilunio avverrà mercoledì 30 dicembre alle ore 04:30 am. Questa Luna Piena viene denominata “del Lupo”, il nome si riferisce agli animali che in questo periodo dell’anno, più che negli altri, sono alla ricerca di cibo, visto che per via dell’Inverno il cibo e le provviste iniziano a scarseggiare. Viene denominata del lupo proprio perché in questo periodo la selvaggina scarseggia e il lupo, anticamente, si avvicinava, spinto dalla fame, vicino ai centri abitati. Il nome di questa lunazione è “del Sonno”, in quanto molti animali riposano in letargo. Siamo nella X° Lunazione del 2020, iniziata col Novilunio del 14 dicembre. . La terra di Dicembre come quella di Gennaio è spoglia, gli animali sono per lo più in letargo e la vegetazione appare avvolta in un sonno profondo, rivestita per buona parte del tempo, da una patina di ghiaccio che dà l’idea d’una grande immobilità. In realtà in natura, come nell’uomo, questo è un tempo dove le energie non sono realmente sopite, ma piuttosto rivolte all’interno, in una concentrazione che manifesterà i suoi frutti in seguito, con l’avvento della primavera. .
Questo è un Esbat di inizi, l’energia ed il potere scorrono pigramente. Si ritiene sempre opportuno in questo periodo conservare l’energia lavorando in gruppo con scopi comuni, ed aiutare chi all’interno del proprio “gruppo” (familiare o di amicizie) si trovi in difficoltà. La natura in questo mese affronta il momento più freddo e più duro del ciclo annuale.
Con il Solstizio il Sole ha segnato il punto di svolta del suo ritorno, ma il tempo dalla piena espressione della sua forza e del suo calore è ancora lontano. . Vi consigliamo di meditare, quindi dedicarsi ad un viaggio interiore, perché solo conoscendosi si può migliorare la propria vita. Siate come il Lupo, persone capaci di vivere sia in gruppo che in
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solitaria, persone che non perdono la propria identità e individualità, il Lupo ha molto da insegnare a noi umani…. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL LUPO: Piante: maggiorana, cardo selvatico, noci, pigne Colori: bianco brillante, blu-
violetto, nero Fiori: bucaneve Profumi: muschio, mimosa Pietre: granato, onice, giaietto, crisopazio Alberi: betulla Animali: lupo, volpe, coyote .
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La festività di Samhain è una festività “fissa” cioè si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. La tradizione vuole che, dalla notte del 31 Ottobre / 1° Novembre per circa dieci giorni, il velo sottile che ci separa dalle altre dimensioni si faccia ancor più impalpabile, e tutto può accadere. Nell’antichità si pensava che in occasione di Samhain gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, facendo visita ai vivi: da ciò deriva l’usanza di onorare in questo giorno la memoria dei propri antenati. La sera di Samhain si usa spegnere i focolari domestici, che vengono riaccesi dopo i festeggiamenti oppure il giorno dopo. In questa notte chi vuole può tramandare, o apprendere, i “segreti” delle varie divinazioni o dei rituali di protezione. . E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. Meditate a lungo sulla necessità di lasciarsi alle spalle le cose vecchie, anche se doloroso, come ad esempio un amore finito che ci
ostiniamo a voler portare avanti o vizi e dipendenze come fumare o bere. A questo punto potete effettuare piccole operazioni di lavori con le energie (lavori magici), divinazioni o meditazioni. . TALISMANO DI SAMHAIN Prendete una grossa pigna e apritela dolcemente. Posatela su un ramo di agrifoglio e legatela con del filo di ferro. Decorate con alcuni nastri rosso scuro e se volete spruzzatela con dello spray dorato. Ponete il talismano al centro della vostra camera, dopo averlo benedetto sull’altare, servirà come buon auspicio per il nuovo ciclo della Ruota.
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PREPARATIVI PER SAMHAIN
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SIMBOLI Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe: rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Candele e Colori: arancione, verde, nero, bianco. Incenso: mirra, patchouli, cannella. . Buon preparativi … .
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Questo Sabba è chiamato Samhain, nome che deriva dal gaelico antico “Sam Fuin” e significa “fine dell’estate”. Nel tempo il nome divenne Samhuinn in gaelico e Samhain in inglese antico, oppure Samonios come veniva chiamata dai celti insubri del Nord Italia, oggi in gaelico Samhain significa novembre. La festività di Samhain è una festività che si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. Questo Sabba è considerato un capodanno religioso, proprio questa data segna la fine di una Ruota e l’inizio di una nuova (la fine di un anno religioso/spirituale). Il Sabba di Samhain è quindi una festa di fine e di inizio. .
Samhain è un momento di passaggio fondamentale, quando la terra, dopo averci dato i suoi frutti, inizia a prepararsi al freddo ed al sonno invernale. Inizia da questa data il mese con scarse energie, il “periodo Oscuro”, che terminerà con il Sabba del Solstizio d’Inverno (21 dicembre). In questo giorno si ricorda il ciclo dell’anno che finisce nel simbolismo del Dio “morto”, ma si ricorda che la Dea nel suo grembo “aspetta” il Dio, che rinascerà con il Solstizio d’Inverno, sancendo quindi un nuovo ciclo di vita e prosperità, una nuova rinascita. . Samhain non è una festa triste o malinconica, tutt’altro! In questo momento si ricorda-
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SABBA DI SAMHAIN
no gli antenati, i defunti, il loro insegnamento, si riflette sulla vita e sulla morte ma non in un modo funereo, anzi nel “celebrare” (simbolicamente) il “Dio che sacrifica la sua vita” si ricorda che c’è sempre una speranza, c’è sempre un nuovo inizio e una nuova vita, infatti si celebra la Dea che porta in grembo un “figlio”, il figlio della promessa, la reincarnazione del Dio morente. . Samhain è sicuramente un Sabba di riflessione ma è anche una festa che celebra un nuovo inizio e quindi di buon auspicio. . Un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro.
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Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. I rituali si svolgono in forma di ringraziamento e di preparazione spirituale al nuovo ciclo. Si celebrano rituali per onorare i defunti, ringraziarli per gli insegnamenti che ci hanno tramandato; rituali per auspicare a loro una reincarnazione sempre migliore della precedente; ma anche rituali di ringraziamento e di buon auspicio per il nuovo anno.
.È questo anche il momento di pensare al futuro cercando di migliorarlo, prendendo spunto dagli eventuali errori commessi in passato. Quel che è stato e stato ora tutto è nuovo! Come la natura anche noi dovremmo rallentare le nostre attività e passare più tempo in casa con le persone a noi più care. . Quest’anno Samhain cade con la Luna Piena, per cui diventa molto utile concedersi qualche viaggio nel mondo degli spiriti guida. . SIMBOLI Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe: rape, ghiande, quercia,
mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Colori: arancione, verde, nero, bianco. Incenso: mirra, patchouli, cannella. . COME ADDOBBARE L’ALTARE Con piccole zucche ornamentali, castagne con riccio, nocciole, pigne, mele divise a metà, noci, aghi di pino, foglie. Il suo colore principale è l’arancione. . Ogni Bene a tutti!
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Il Solstizio d’Inverno è un giorno di festa per i neopagani, è un giorno in cui si celebra la rinascita simbolica/archetipica del Dio/ Sole. L’ALBERO DI YULE O DI NATALE Il protagonista è l’abete, il classico albero di “Natale”, che da alcuni è chiamato di Yule. L’albero rappresenta la Dea in questa stagione, e la ghirlanda che si vede così frequentemente in questo periodo era anticamente una raffigurazione della Ruota dell’anno. L’albero dovrebbe essere addobbato nell’Esbat della Luna Piena che precede il Sabbat del Solstizio d’Inverno, e dovrebbe restare addobbato fino al Sabbat del 1 febbraio. Per addobbare l’albero per tradizione si usano ghirlande, pentacoli, fiocchi, agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro, poinsettia conosciuta come stella di natale. Ognuno può dare sfogo alla propria creatività. IL TALISMANO D’INVERNO Prendete una ghirlanda e inserite dei rametti di abete e dei rametti di agrifoglio. Al centro ponete un’arancia, nella quale avrete conficcato 13 chiodi di garofano. Aggiungete anche tre pigne e una candela bianca. Potete spruzzarla di polverina dorata o neve finta. Ponete il talismano al centro della vostra casa, per esempio sul tavolo della sala da pranzo, esso sarà di buon auspicio per la Ruota appena iniziata.
CEPPO DI YULE / NATALE Durante il Rito si usa accendere il Ceppo, un grosso legno che con il suo calore e luce simboleggia il Dio eil Sole che rinascono, dando calore e luce al mondo. I carboni si conservano come buon auspicio e si utilizzano per accendere il Ceppo del prossimo anno, a simboleggiare la ciclicità e continuità della Ruota e della vita. PENTACOLO D’INVERNO Con dei ramoscelli di legno si crea un pentacolo, fissando i punti d’incontro delle stecche con dello spago o della colla. Poi prendete una ghirlanda fatta di pino, fiori di poinsettia (conosciuta come stella di natale) e delle pigne. Sulla parte superiore della ghirlanda attaccate la stella. Potete appenderlo sulla porta come buon auspicio o usarlo
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PREPARATIVI SOLSTIZIALI
come centrotavola. ADDOBBI Candele e Colori: rossa, verde, dorate. Incenso: cannella, pino, spezie, mirra Erbe: alloro, cedro, cannella, vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zenzero, salvia. Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro. Decorazioni: Ghirlande circolari possono essere appese alla porta. Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno. Buon preparativi e Ogni Bene! . Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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Il Solstizio d’Inverno è conosciuto anche come Sabba di Yule. L’etimologia della parola“Yule” (Jól) non è chiara. I linguisti suggeriscono che Jól sia stata ereditata dalle lingue germaniche; nelle lingue scandinave il termine Jul significa Natale. È comunque un Sabba legato al Solstizio d’Inverno. Noi, della Coven del Quadrifoglio, usiamo chiamare questo Sabba “Soli Indiges” (sole natio, sole invocato), ci piace, quando è possibile, fare riferimento a delle festività prettamente legate al politeismo della nostra penisola (tra l’altro il Soli Indiges fu un’antichissima festività latina, legata al solstizio invernale dedicata alla rinascita del Sole, antecedente al Natalis Soli Invicti).
Quest’anno il Solstizio d’Inverno avverrà lunedì 21 dicembre 2020, alle ore 14:30 pm. . Questo è un Sabba dedicato al Dio, rappresentato come un “Sole Nascente”. Si celebra infatti la rinascita del Dio, nonostante questo sia il giorno più breve dell’anno, ma è solo apparenza, infatti dopo il Solstizio invernale le ore di luce aumenteranno e la terra ritornerà a riscaldarsi sotto i raggi del Dio Sole. È un Sabba di risveglio, rinascita, vitale, rappresenta la vita. . In questo tempo dovremmo proiettarci nel futuro, progettando il nuovo anno e il periodo di rinascita.
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SABBA DEL SOLSTIZIO D’INVERNO
La Madre terra si risveglierà pian piano e anche noi dovremmo risvegliarci. . La nascita del Dio si usa festeggiarla con l’accensione di fuochi a simboleggiare il ritorno della vita. Gli antichi romani usavano festeggiare intorno al 25 dicembre, il Natalis Soli Invicti, e si usava festeggiare con grandi cerimonie e giochi popolari. Il Natalis Soli Invicti (che fonda le radici alla più arcaica festa del Soli Indiges) è poi mutato nel Natale per i Cristiani, e lo stesso Yule si equipara ad esso. . ADDOBBI Colori: rossa, verde, dorate. Incenso: cannella, pino,spezie, mirra.
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Erbe: alloro, cedro, cannella, vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zenzero, salvia. Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro. Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino. Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro,agrifoglio, vischio, cedro,
edera. Ghirlande circolari possono essere appese alla porta. Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno. . COME ALLESTIRE L’ALTARE L’altare in genere si addobba con rami di abete, di agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro,piante di poinsettia (conosciuta come stella di natale). Il colore principale è il rosso o
il porpora. . . *A tutti un felice e sereno Solstizio, che sia una dolce e abbondante rinascita, ogni bene! .
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A tutta la comunità wiccan e pagana un Felice Solstizio
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WICCA BAG La WICCA BAG è una borsa legata ai Sabba. Ogni Wicca Bag è accuratamente curata e confezionata dalla Italus Associazione e dalla Coven wiccan del Quadrifoglio. Al contrario di altri prodotti, la nostra è una Bag con tutto l’occorrente per celebrare i vari Sabba, allestire gli altari e le case, oggetti da indossare ma anche materiale informativo da leggere. COSA C’É DENTRO LA WICCA BAG? Ogni Wicca Bag sarà sempre diversa, mai uguale. In linea di massima la Wicca Bag conterrà: - un oggetto per allestire/adornare l’Altare (sarà sempre diverso, in qualche bag troverete una bacchetta, in altre un libro delle ombre, in altre ancora una campana ecc…);
- una pergamena che descrive il Sabba che suggerisce il Rito idoneo da eseguire per tale ricorrenza; - delle pietre/cristalli; - un sacchettino sorpresa, al suo interno troverete sempre qualcosa di diverso, da indossare o appendere in casa, dipende dalle bag; - dell’incenso; - delle erbe per tisane o per usarli durante il rituale (dei smudge); - delle candele. Molti oggetti della Bag sono esclusivi e creati in modo artigianale dai membri della Coven wiccan del Quadrifoglio. Il ricavato andrà ad auto-finanziare l’operato della Italus. Della Wicca Bag esiste anche il formato per Bambini, la WICCA KIDS. TUTTE LE INFO SU:
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Consigli per la Lettura GRIMOMBRUS La Coven wiccan del Quadrifoglio presenta un’opera che è una sintesi tra gli antichi Grimori e il moderno Libro delle Ombre. Per questo ciò che presentiamo lo abbiamo chiamato GRIMOMBRUS. Al suo interno, infatti, troverete dei consigli, delle istruzioni per la pratica, come nei vecchi Grimori appunto, ma al contempo avrete un grande spazio per poter annotare le vostre esperienze, come un vero e proprio Libro delle Ombre. Per cui, il nostro Grimombrus è un libro nel quale il praticante trova degli spunti, delle indicazioni, dove potrà annotare i propri rimedi con le erbe naturali, le corrispondenze, gli incanti, i riti, le formule, le riflessioni e le invocazioni alla Dea e al Dio. Buon Cammino! Autori: Coven del Quadrifoglio & Italus Associazione Formato 15 x 21 cm – 200 pp. Bn ISBN: 978 88 943006 9 7 PREZZO 15 €
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STRANE PRESENZE L’autore riporta nel testo una serie di racconti, delle testimonianze, alcuni studi ed esperimenti, senza esprimersi con opinioni personali, lasciando al lettore trarre le proprie conclusioni.. Un testo che tratta di presenze “strane” e “inspiegabili”, di Fantasmi ma non solo, di Spettri non umani, Poltergeist e Premonizioni, un testo da leggere... “L’idea di questo libro arriva in una serata dei primi di Ottobre (2017), grazie a due gatti. Poi ho ritrovato casualmente una fotografia (quella riportata in copertina). Alla fine il libro doveva uscire il 29 ottobre, invece, per alcuni imprevisti è uscito il 2 novembre...Semplici casualità, oppure occulte volontà?!?!” (Leron)
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Autore: Leron Formato 10 x 15 cm - 164 pp. in BN ISBN: 978-88-943006-0-4 MAGGIORI INFO : PREZZO 10 € www.italusedizioni.blogspot.com
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