ARTEMISIA N° 42 - Anno XI° - Ottobre / Dicembre - 2021
... in questo numero ... L’ALBERO “FALLICO” IL KRAMPUS E LE DIVINITÀ “CORNUTE” OLIMPO PATRIA DEGLI DEI IL FRANKENSTEIN ITALIANO LE CENTURIE DI NOSTRADAMUS IL FUOCO PURIFICATORE OGNISSANTI HALLOWEEN LA FESTA DEI MORTI E LE TRADIZIONI IN ITALIA IL SOLSTIZIO D’INVERNO SOL INVICTUS L’ALBERO DI NATALE E IL NATALE SABBA ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...
Approfondimento * * IL CAMBIAMENTO CLIMATICO - La Cop26
Anno XI° N°42 Ottobre Dicembre 2021
IN QUESTO NUMERO... Entriamo nell’Undicesimo Anno di Artemisia, il tempo scorre velocemente! Presentiamo un numero ricco di argomenti molto interessanti. Parleremo delle divinità cornute, del Krampus, poi del Frankenstein made in Italy, del monte Olimpo e dei greci. Ma tratteremo anche delle centurie di Nostradamus (che periodicamente ritornano) e dell’albero fallico. Tratteremo del Cambiamento Climatico, infatti dedichiamo un corposo approfondimento proprio sul clima, la natura e sulla Cop26. In questo numero dedichiamo la rubrica “Dossier” a due festività molto significative, Halloween (e la festività dei morti) e il Natale. Faremo un excursus per comprendere meglio queste ricorrenze, conoscerle e smentire alcune falsità. Parleremo delle usanze legate al giorno dei morti e quando è nata la festa di Ognissanti. Conosceremo il simbolismo del Natale e quelle dell’Albero di Natale, tratteremo del solstizio d’inverno e del Sol Invictus, ma anche del capodanno. Ovviamente nella rubrica dedicata alla Wicca parleremo degli Esbat e dei Sabba di questo periodo, ma anche della simbologia del Fuoco. Che dire, come al solito offriamo gratuitamente una rivista ricca di articoli, argomenti e spunti da approfondire. Grazie per il vostro affetto! Buona Lettura! Tommaso Dorhe Direttore di Artemisia
Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:
italus.info@gmail.com
Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorhe direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.
SOMMARIO •
ITALUS COMUNICA
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• FORUM * Come vincere la malinconia * Capire i gatti? è un talento naturale *L’albero “fallico” *Il Krampus *Le divinità “cornute”
pag.15 pag.15
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pag.16 pag.17 pag.19 pag.21
• Approfondimento *Il cambiamento climatico *I servizi della natura *La Cop26
• SOPHIA *Il pensiero greco (antico) *Olimpo patria degli Dei *Il Frankenstein italiano *Le centurie di Nostradamus *Stress geopatico
pag.54 pag.54 pag.56 pag.58 pag.61 pag.64
pag.23 pag.23 pag.28 pag.30
• DOSSIER *Ognissanti *Halloween *2 novembre, le tradizioni in Italia *Il ritorno degli oltrepassati *Il Solstizio d’Inverno e l’elaborazione dell’anno *Sol Invictus *L’Albero di Natale *Il Natale *Il Capodanno
pag.33 pag.33 pag.34
• WICCA * Komboloi Wiccan *Il fuoco purificatore *Esbat, luna piena di ottobre *Esbat, luna piena di novembre *Esbat, luna piena di dicembre *Preparativi per Samhain *Sabba di Samhain *Preparativi Solstiziali *Sabba del Solstizio d’Inverno
pag.66 pag.66 pag.69 pag.71 pag.73 pag.74 pag.76 pag.77 pag.80 pag.81
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pag.85
pag.37 pag.40 pag.42 pag.43 pag.44 pag.46 pag.50
Riflettere con la Poesia
Consigli per la Lettura
pag.52
Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, il nostro intento è comunicare e non pontificare, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri articoli. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente. Così come siamo consapevoli che molte immagini sono tratte da internet, in genere è nostra premura assicurarci che non siano protetti da Copyright, ma nel caso qualche autone ne riconoscesse la proprietà, ce lo comunichi, noi saremo pronti a rettificare.
ITALUS COMUNICA 21 giugno 2011 – 21 giugno 2021 10 ANNI della Italus Associazione Iniziamo un Nuovo Anno Associativo! Iniziamo questo 11° anno associativo un po’ in ritardo perché siamo impegnati nella programmazione del Wicca Festival 2021, che doveva essere svolto il 10 ottobre ma che invece, per problemi non nostri, lo svolgeremo domenica 14 novembre. Il Wicca Festival è il primo festival incentrato solo ed esclusivamente alla conoscenza e divulgazione della Wicca, avremo molti esponenti di altre tradizioni wiccan, come Selena Fox o Cristina Pandolfo, ed esponenti della Seax Wica e della tradizione Gardneriana e Celtica, ma anche antropologi. Ovviamente anche quest’anno la Italus offre il suo ciclo di Workshop. Ogni Workshop prevede una parte teorica alternata da pratiche esperienziali, il tutto seguito da professionisti certificati (che conoscono gli argomenti trattati). Continueremo a trasmettere i workshop online all’interno del Laboratorio Italus, ma stiamo provvedendo anche di ricominciare, dopo il periodo di pausa derivata dalla pandemia, a fare eventi dal vivo. Il 10 settembre 2021 si sono riaperte le iscrizioni alla nostra Accademia Wicca Italiana, e lo resteranno fino ai primi di dicembre. Stiamo anche lavorando nella compilazione dei risultati del Questionario Neopagano 2021, che si è concluso ad agosto, e pensiamo di rilanciare un vecchio nostro ambizioso progetto con la speranza di portarlo a termine nel corso di questo anno associativo o al massimo entro il prossimo, ma di questo ne parleremo più in là. Che dire, felice autunno/inveno a tutti, buona ripresa delle attività, grazie per il vostro affetto e apprezzamento che ci dimostrate, visto anche il numero di tesserati che abbiamo… davvero grazie! Il Consiglio Direttivo della Italus ITALUS Associazione Culturale Wicca www.italus.info italus.info@gmail.com
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Forte della nostra esperienza, il Progetto vuole essere una vera e propria “scuola”, composta da 3 gradi, ognuno dei quali prevede un ciclo annuale, con un programma teorico e pratico, con tanto valutazione finale ed eventuale ingresso al grado successivo. Una realtà unica nel panorama italiano, fondata nel 2018 in occasione dei dieci anni della Coven wiccan del Quadrifoglio e del settennale della Italus Associazione. L’Anno Accademico dell’Accademia Wicca Italiana ufficialmente inizia all’Equinozio d’Autunno e termina al Solstizio d’Estate. Le Iscrizioni all’Accademia sonostate aperte il 10 Settembre 2021 e resteranno aperte fino ai primi di Dicembre 2021, il percorso inizia sempre dal primo anno dell’Accademia, non importa se si è iniziati ad altre tradizioni wiccan. * Per Iscriversi: - bisogna aver compiuto i 18 anni di età; - il richiedente dovrà rispondere ad un breve test e attendere il giudizio dell’Accademia; - se il giudizio è positivo bisognerà versare la quota annuale. * La Quota annuale, non rimborsabile, può essere versata all’Associazione Italus nei seguenti modi: - tramite PayPal con il seguente indirizzo mail italus.info@gmail.com ; - tramite PostePay chiedendo tramite mail il numero della carta, intestata al presidente della Italus Associazione; * Costo di Iscrizione: la Quota Annuale varia a secondo gli anni: - l’Iscrizione al Primo Anno è di €uro 10,00 (dieci); - l’Iscrizione al Secondo Anno è di €uro 15,00 (quindici); - l’Iscrizione al Terzo Anno è di €uro 20 (venti).
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ACCADEMIA WICCA ITALIANA
* Per Seguire i Corsi: l’Accademia usa il social network di Facebook, essendo questo il più diffuso. Nel gruppo facebook “Accademia Wicca Italiana” Nel gruppo, per gli iscritti, saranno periodicamente pubblicati gli argomenti da studiare e vi sarà un tutoraggio. I residenti nel comune di Roma avranno modo di usufruire di incontri (reali) periodici con i membri della Covend el Quadrifoglio. * Tutte le Informazioni le trovate nel Blog: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com - email: italus.info@gmail.com
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LABORATORIO ITALUS In questi primi dieci anni di vita associativa sono stati molti gli eventi svolti, molte le pubblicazioni prodotte, abbiamo avuto dei petrocini alle nostre attività, svolto workshop, corsi e conferenze, tutto questo anche nel corso del 2020 (anno della pandemia). È stato proprio durante quest’ultimo anno che siamo arrivati alla decisione di rinnovare lo svolgimento delle nostre attività e di puntare sull’online. Con il “Laboratorio Italus” si viene a concretizzare, per Noi e per Voi, la possibilità di seguirci ed essere seguiti su tutto il territorio nazionale. Unire persone distanti ma vicine negli intenti e nei principi è l’obiettivo del Laboratorio. Il LABORATORIO è uno spazio in cui la Italus darà la possibilità, a chi aderirà al progetto, di essere parte attiva alle attività associative. Grazie ad internet, al cosiddetto webinar, proprio come una sede reale, ci ritroveremo all’ora prestabilita a trattare di alcuni argomenti e in cui tutti i partecipanti avranno la possibilità di intervenire attivamente nel corso dell’evento, per porre domande o anche condividere idee. Useremo il gruppo Facebook “Laboratorio Italus”, per chi non è iscritto a Facebook useremo invece un gruppo WhatsApp All’interno del Laboratorio saranno quindi trasmessi i nostri workshop, le nostre conferenze, alcune interviste e approfondimenti. Il Laboratorio è una officina in cui ci si confronta e si affrontano determinate tematiche con l’intento di apprenderne l’essenza del tema trattato, cercando di demolire alcune speculazioni e mercificazioni. Con l’intento di creare comunità, trasmettere delle conoscenze, spingere ad un’elevazione delle coscienze e creare Cultura. Contatti: Blog Laboratorio Italus: www.laboratorioitalus.blogspot.com E-mail: italus.info@gmail.com Le attività vengono svolti attraverso l’omonimo gruppo facebook.
Il Wicca Festival è un’occasione per conoscere la storia e le sfaccettature della Wicca, per far chiarezza nella confusione del web, cercando di diffondere in modo serio e onesto il messaggio spirituale della Wicca. Il FESTIVAL si aprirà con una Conferenza sulla Wicca presieduta dalla Coven del Quadrifoglio, ad essa Interverranno sacerdoti di alcune tradizioni wiccan oltre che degli studiosi di religione: Juan Espinoza – Selena Fox – Cristina Pandolfo – Tim Workman – Lorenzo Tutore – Angela Puca – Yolanda Ruiz Puente e Mark. Il Wicca Festival 2021 è dedicato alla memoria di Raymond Buckland ed è supportato dal Buckland Museum of Witchcraft & Magick e dalla Doreen Valiente Foundation. Il pomeriggio proseguirà con una serie di Workshop.
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WICCA FESTIVAL 2021 Roma - 14 novembre 2021
Il Festival Wicca è un’occasione per conoscere questa religione ma è anche un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto dell’ambiente, della Sacralità della Natura e dei suoi cicli naturali. La Italus Associazione Culturale Wicca è l’ideatrice del Wicca Festival. L’idea di un Festival dedicato alla Wicca nasce nel 2017, ma questo primo tentativo di organizzarlo non andò a buon fine. Nel 2021, grazie alla preziosa collaborazione dell’Associazione culturale Anima Verde, il Festival è diventato una realtà. Vi Aspettiamo! DOMENICA 14 NOVEMBRE 2021 ROMA – dalle 10:00 alle 20:00 Alla Città Dell’Altra Economia Largo Dino Frisullo, Testaccio Tutta la Programmazione potete consultarla nel nostro internet www.italus.info per chiedere maggiori informazioni scrivete a italus.info@gmail.com
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ITALUS WEEKEND 2022 Umbria - 27 - 28 - 29 maggio 2022 L’Italus Weekend può essere considerato un “ritiro spirituale” che la Italus Associazione organizza annualmente dal 2016. Un Weekend dedicato al benessere spirituale, immersi nella natura, con svolgimento di pratiche sciamaniche, rituali di purificazioni e di ringraziamento, meditazioni, con momenti dedicati all’escursione e ad esercizi per il benessere fisico e spirituale. ITALUS WEEKEND 2022 27-28-29 maggio 2022
Dopo una pausa di due anni per via della pandemia, siamo felici di poterci ritrovare il 27, 28 e 29 maggio 2022. Un Weekend dedicato al benessere spirituale, immersi nella natura. L’Italus Weekend si svolgerà da venerdì 27 a domenica 29 Maggio 2022, in Umbria, presso un casale sulle rive del fiume Nera, immersi nel verde. *Come nostra consuetudine durante il Weekend faremo il viaggio sciamanico e poi visiteremo il Parco Archeologico della città romana di Carsulae, ma ci dedicheremo anche al benessere fisico e spirituale. Tutta la Programmazione potete consultarla nel nostro internet www.italus.info per chiedere maggiori informazioni scrivete a italus.info@gmail.com *COSTI* La quota complessiva del Weekend è di €uro 160, che andrà a coprire: colazione, pranzo, cena, pernottamento e tutte le attività elencate. Non sono previsti posti letto in stanze singole. *PER PRENOTARE* Il Giorno Ultimo per confermare la partecipazione è il 6 Marzo 2022, entro questa data bisognerà versare l’Acconto di €uro 60,00 . L’acconto (di euro 60,00) sarà restituito solo se l’Italus Weekend venisse annullato.
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ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum
CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale.
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ITALUS E I SUOI PROGETTI
Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html
ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it
ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/
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SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona. Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/
PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/
ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès.
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Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it
Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it
SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it
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PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite!
I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html
CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it
GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate. L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it
L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali. Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it
SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it
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Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook, Twitter e Instagram
www.italus.info
Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com *** *** *** Qui di seguito riportiamo i workshop e gli eventi in programma, i Workshop si spera che dall’autunno potremmo svolgerli sia dal vivo (con la presenza di altre persone), ovviamente continueranno ad essere trasmessi anche online (all’interno del Laboratorio Italus).
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ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Autunno 2021
Ottobre 2021 * Worskhop - L’Elemento Acqua * * Worskhop - La Wicca * Novembre 2021 * WICCA FESTIVAL 2021 * * Worskhop - Astrologia, l’influenza di Marte e l’Ascendente * Dicembre 2021 * Worskhop - L’Elemento Terra * * Celebrazione del Solstizio d’Inverno 2021 * * In Programmazione! * Conferenza su Samhain il 31 ottobre* Maggiori info li troverete su www.italus.info - www.laboratorioitalus.blogspot.com *** *** ***
* Per saperne di più, sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info
E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl
TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum
Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1
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ARTEMISIA
Anno XI°, N° 42 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.
Ottobre / Dicembre 2021 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:
Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info
Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it
Tommaso Dorhe REDATTORI:
Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.
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CONTATTI
GRAFICO - Art Director:
E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com
Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)
*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com
E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com
Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.
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FORUM COME VINCERE LA MALINCONIA le uniche cose giuste che ci possono far piangere o ridere. La malinconia non è un emozione. Uscite di casa e repirate, guardatevi intorno e riempitevi di vita, di tutte quelle cose piccole che vi circondano. 3 Abbuffatevi di colori e di musica e pensate che solo voi siete in grado di controllare i vostri stati d’animo La vita vale sempre la pena di essere vissuta e cosa importa se qualcuno cerca la soluzione in una guida su Internet, la cosa importante è fare qualcosa, qualunque cosa Approfondimento Come vivere sereni (clicca qui) Forza ragazzi e non demoralizzatevi.
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La malinconia è quello stato d’animo che ti rende apatico alla vita, non si tratta di depressione o di tristezza e qualcosa che t’impedisce di vedere le risate, la voglia di vivere, il sole, qualcosa che non sei in grado di spiegare, ma sai che c’è un modo per liberarsene esiste, scoprilo!
ridere di cuore, pensare sempre che al mondo c’è chi sta peggio di noi, pensare che c’è sempre una soluzione ai problemi, cacciare la malinconia in qualche posto sperduto dentro di noi, tanto prima o poi tornerà a farci visita, ma quel giorno saremo pronti ad affrantarla.
1 Inutile piangere su stessi e starsene chiusi in casa a rimuginare e impazzire cercando la voglia di fare. Bisogna uscire, circondarsi di gente, meglio se gente amica e
2 E’ sbagliato pensare che la malanconia sia qualcosa di poetico, sia qualcosa che ci fa stare tranquilli e ci fa venire gli occhi lucidi per qualsiasi cosa: le emozioni sono
Vanessa Utri
FORUM
CAPIRE I GATTI? È UN TALENTO NATURALE
Solo alcune persone, sostiene uno studio, sono in grado di comprendere al volo le espressioni facciali dei gatti, e potrebbero insegnarlo a tutti. «Chissà cosa starà pensando». Chiunque abbia avuto nella sua vita a che fare con i gatti ha pronunciato almeno una volta queste parole; è uno stereotipo vecchio quanto l’uomo: i cani sono animali fedeli e prevedibili, i gatti sono incomprensibili ed enigmatici. Ebbene, non è proprio così: se da anni non capite nulla del vostro felino domestico la colpa è solo vostra e della vostra mancanza di talento. Lo sostiene Georgia Mason della University of Guelph, in Canada, che ha condotto uno studio volto a scoprire quanto gli esseri umani siano davvero capaci di
identificare lo stato emotivo di un gatto semplicemente studiandone le espressioni facciali. Lo studio è stato condotto su una selezione di classici “video di gattini su Internet”, modificati in modo da nascondere il contesto e focalizzare l’attenzione solo sul muso dei protagonisti (una versione pubblica del test è disponibile qui, se volete provarci). Ai più di 6.000 soggetti di studio veniva chiesto di indicare per ogni video lo stato emotivo dell’animale; in media, i partecipanti hanno azzeccato circa il 50% delle risposte. Un 13% del campione, però, ha superato agevolmente il 75% delle risposte corrette: Mason le chiama “cat whisperers”, le “persone che sussurrano ai gatti”. Oltre a essere una curiosità divertente, e un’ottima giustificazione da giocarsi quando dovrete
spiegare agli amici perché il vostro gatto si comporta in modo così strano, la scoperta di Mason e del suo team potrebbe avere dei risvolti pratici. È chiaro infatti che i cat whisperers notano dettagli e microespressioni facciali che sfuggono al resto del mondo; se si riuscisse a identificarle con precisione sarebbe possibile, per così dire, insegnare il mestiere a chi non capisce i gatti, e persino aiutare chi lavora in ambito veterinario.
Rossella Vito
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FORUM
L’ALBERO “FALLICO”
Un palazzo duecentesco di Massa Marittima conserva un affresco sconcertante: un albero da cui pendono falli giganteschi, con alcune donne alla base che lottano per accaparrarseli. Il mistero del suo significato è stato (forse) finalmente risolto. Che cosa ci fa, in un sobrio palazzo medievale, un albero traboccante di peni in erezione, dipinti qua e là come se fossero le decorazioni di un abete natalizio? Siamo a Massa Marittima (Grosseto) e l’edificio in questione è il Palazzo dell’Abbondanza, eretto nel Duecento nei pressi di un’importante fonte d’acqua per ospitare il magazzino delle derrate alimentari, che costituiva il deposito cui attingere in caso di necessità, come per esempio durante le ca-
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restie. Nel 1999, in occasione del restauro dei muri, una volta rimossi i vari strati di intonaco e calcare, su una parete spuntò un affresco decisamente fuori dal comune. Rappresentava un grande albero dai cui rami pendevano 25 falli maschili eretti; più in basso, una serie di donne, due delle quali sembravano litigare per accaparrarsene uno, erano sovrastate da una frotta di uccelli neri, forse corvi, che volteggiavano con fare minaccioso. Ci si chiese subito quale fosse il significato della bizzarra scena. La maggior parte degli studiosi le ha attribuito una funzione apotropaica: l’albero dell’abbondanza sarebbe un simbolo di fertilità, per propiziare i raccolti e far sì che fossero sempre copiosi, scon-
giurando il rischio di dover attingere alle riserve. Secondo George Ferzoco, studioso dell’Università di Leicester, invece, l’affresco rappresenterebbe una sorta di messaggio illustrato ideato dai guelfi, sostenitori del papa e amministratori di Massa Marittima tra il 1267 e il 1335, allo scopo di mettere in cattiva luce i loro avversari ghibellini, fautori dell’imperatore: li accusavano di diffondere l’eresia, la stregoneria e una serie di perversioni sessuali. Ferzoco ricorda che, all’epoca in cui l’affresco venne realizzato, in Toscana circolavano leggende di streghe che tagliavano il pene agli uomini e, dopo aver mietuto il loro “bottino”, lo inserivano nei nidi di uccelli. Le donne sotto l’albero sarebbero quindi fattucchiere, una delle quali intenta a
FORUM collocarvi un fallo, mentre gli uccelli neri non sarebbero corvi ma aquile, simboli dell’Impero. UNA METAFORA POLITICA Secondo Ferzoco, la raffigurazione rappresenterebbe dunque un monito nei confronti del cattivo governo ghibellino, sperimentato dalla città fino al 1266 e, nel contempo, l’esaltazione dell’azione riordinatrice dei guelfi dopo la riconquista del potere. Insomma, saremmo davanti a uno dei primi “manifesti politici” della Storia. Nessuna delle teorie finora elaborate, però, ha mai convinto pienamente. Il mistero del vero significato dell’affresco è stato risolto (forse) nel 2008 dallo storico dell’arte Maurizio Bernardelli Curuz: secondo lui, l’opera fu realizzata dai ghibellini per magnificare la costruzione del palazzo e della fonte, da loro stessi promossa nel 1265 (ai tempi del governo
del podestà Ildebrandino Malcondine da Pisa), nonché i suoi benefici effetti sulla città e sulla popolazione. La prova starebbe nell’iconografia stessa del dipinto. La donna a sinistra sarebbe l’allegoria della città, sormontata dall’aquila che delinea l’ispirazione imperiale del suo governo, mentre l’albero rappresenterebbe la fonte d’acqua. Nella parte sinistra dell’affresco è invece raffigurata la situazione prima della realizzazione della fonte stessa. Le tre donne sono i terzieri della città in lotta per accaparrarsi l’acqua, sempre scarsa: due di loro si strappano i capelli per contendersi un secchio che presenta a sua volta una protuberanza fallica, mentre la terza scuote con la pertica i rami della pianta, cercando di far cadere gli altri peni che spuntano tra le foglie. Sopra di loro, tre volatili girano in tondo, come se partecipassero anch’essi all’alterco. La parte destra, invece, raffigura la tranquil-
lità e la concordia ritrovata dopo la costruzione dell’acquedotto: le donne conversano amabilmente e l’aquila può finalmente volteggiare, calma e serena, simbolo del buon governo ghibellino.
Lorenzo Lucanto
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IL KRAMPUS
Il Krampus è una figura del folklore alpino, rappresentata con corna, fattezze demoniache e di capra, ricoperto da una folta pelliccia scura e con una lingua lunga e biforcuta, che durante il periodo natalizio spaventa i bambini che si sono comportati male, assistendo San Nicola. Insieme, infatti, visitano i bambini la notte del 5 dicembre, e mentre San Nicola premia i bambini ben educati con doni come arance, frutta secca, noci e cioccolato, quelli che si sono comportati male ricevono dal Krampus per punizione ferite con rami e bastoni. L’origine della figura non è chiara, molti pensano ad un’origine precristiana e che quindi facessero parte dei rituali pagani per il solstizio d’inverno. Per alcuni il krampus è il figlio di Hel, la Dea
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norrena degli inferi. Ma questa figura non viene menzionata in nessuna antica fonte germanica e l’antico norreno non è mai stato parlato in Austria o nella Germania meridionale; quindi, la figura del Krampus non poteva essere diffusa in queste regioni. Probabilmente l’unica entità della mitologia europea precristiana che assomiglia di più ai Krampus è il dio greco Pan. Pan viene solitamente raffigurato nell’antica arte greca e romana come un uomo con lunghe orecchie a punta, corna simili a capre e zampe pelose simili a capre con zoccoli. In alcune prime raffigurazioni greche, Pan ha la testa intera di una capra, ma, in epoca ellenistica, era normalmente raffigurato con una testa umana. Ci sono però alcune differenze
tra le due figure. Pan non è mai stato ritratto come completamente ricoperto di pelliccia nera o con una lunga coda. Certamente non è mai stato ritratto con una lingua spaventosamente lunga che gli pende dalla bocca come di solito è Krampus. Pan non è mai stato ritratto con catene, né è mai stato ritratto con un fascio di bastoncini di betulla per picchiare i bambini cattivi o qualcosa del genere. Gli antichi greci e romani consideravano Pan come una benevola divinità protettrice. Secondo lo scrittore greco Erodoto di Alicarnasso (vissuto c. 484 - c. 425 a.C.) nel Libro Sei delle sue Storie, Pan aiutò i soldati ateniesi nella battaglia di Maratona contro i Persiani nel 490 a.C. Si pensava che Pan proteggesse allo stes-
vissuta nelle regioni prevalentemente cattoliche dell’Austria e della Baviera. Nelle leggende medievali, i santi e il diavolo appaiono sempre uno accanto all’altro. Ci sono dozzine di leggende famose in cui il diavolo o uno dei suoi demoni appare a un famoso santo per metterlo alla prova, ma il santo sconfigge il diavolo e quindi ottiene il controllo su di lui in qualche modo. San Nicola in particolare è strettamente associato ai demoni perché era conosciuto come un esorcista. Il primo resoconto sopravvissuto della vita di San Nicola è La vita di San Nicola di Mira, un’agiografia scritta ad un certo punto tra l’814 e l’842 d.C. da uno scrittore di nome Michele l’Archimandrita. In questa agiografia, ci sono più leggende su San Nicola che sconfigge e scaccia i demoni. La storia di San Nicola che scaccia i demoni che abitavano il Tempio di Artemide a Efeso divenne una delle storie più famose di San Nicola durante il Medioevo. Dal momento che ci sono così tante storie su San Nicola che bandisce i demoni, è probabile che questo sia il modo in cui lui e Krampus si sono inizialmente associati l’uno con l’altro. Spiega anche perché Krampus è raffigurato legato con catene e come servitore di San Nicola; il Diavolo, che San Nicola ha vinto e dominato, è ora diventato schiavo di Nicola, legato a lui e obbligato a obbedire alle sue parole. Per quanto riguarda la somiglianza con Pan, è possibile che l’iconografia di Satana sia stata influenzata dalle rappresentazioni classiche greche e romane del dio. Questo spiegherebbe perché il Krampus sembra avere alcune caratteristiche in comune con Pan; è perché l’iconografia del
Krampus è basata su quella di Satana e l’iconografia di Satana è stata influenzata da Pan. Nonostante questo, quasi tutti gli articoli su Krampus sebbene menzionano la sua somiglianza con il Diavolo, insistono sul fatto che Krampus non è il Diavolo, ma piuttosto un essere della mitologia pagana precristiana, nonostante sia quasi esattamente identico al Diavolo medievale ed è in realtà derivato almeno dalle commedie cristiane del tardo medioevo. Possiamo riassumere la figura del Krampus in questo modo: è una moderna creazione folcloristica derivata dal Diavolo, residuo del cattolicesimo tardo medievale, che è stato indirettamente influenzato dall’iconografia del dio greco Pan.
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so modo i giovani e gli anziani. Ad esempio, nell’antico romanzo rosa greco Dafni e Cloe, quando il personaggio Cloe, una ragazza adolescente, viene rapita dai metimnesi, il suo amante Dafni prega Pan, supplicandolo per salvarla. Pan salva Chloe spaventando i metimnesi e apparendo in sogno al loro comandante per dirgli di lasciar andare Chloe. Semplicemente, Pan e Krampus hanno solo alcuni attributi fisici in comune e sono completamente diversi nella maggior parte degli altri modi. Krampus ha molto più in comune con un’altra figura che con Pan. Il Krampus ha quasi tutte le esatte caratteristiche iconografiche del Diavolo cristiano così come veniva ritratto durante l’Alto e il Basso Medioevo: la lingua assurdamente lunga che penzolava fuori, le lunghe corna appuntite, gli artigli minacciosi, gli zoccoli fessi. Questi sono tutti elementi standard del modo in cui il Diavolo veniva ritratto nell’alto e nel tardo medioevo. Non solo il Satana medievale e l’odierno Krampus sono praticamente identici nell’aspetto, ma sono anche descritti come molto simili in termini di comportamento. Nel Medioevo, tuttavia, Satana veniva spesso ritratto nelle commedie come un cattivo irrimediabilmente incompetente che forniva sollievo comico e che finiva sempre per essere incatenato e gettato all’inferno. Con il progredire del Medioevo, man mano che le commedie diventavano sempre più secolari, il ruolo dei diavoli come figure di rilievo comico sembra essere cresciuto. Alla fine, questo tipo di commedie furono bandite nella maggior parte delle aree durante la Riforma, ma è concepibile che qualche forma della tradizione sia soprav-
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LE DIVINITA’ CORNUTE
Attraverso la storia, molte divinità pagane e figure folkloristiche sono state descritte come provviste di corna e caratteristiche animali, simili a capre o cervi. Un dipinto rupestre chiamato “Lo Stregone” trovato in Francia rappresenta una figura metà uomo, metà cervo, anche se potrebbe rappresentare uno sciamano che sta svolgendo un rituale. Il dio celtico conosciuto come Cernunnos dai Romani-Gallici aveva le corna di un cervo ed era associato alla fertilità. Il personaggio cornuto nel folklore inglese conosciuto come Herne the Hunter (Herne il Cacciatore) potrebbe essere stato originato da Cernunnos. Nella Grecia antica il dio con zampe di capra Pan era venerato e venne associato a Fauno del pantheon romano. Sempre nella
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mitologia greca, Dioniso era dotato di piccole corna da capretto, mentre lo Zeus dell’oracolo di Ammone veniva raffigurato con corna di ariete. In India, un dio cornuto chiamato Pashupati (“il signore degli animali”) era visto come epiteto per il dio Shiva. L’idea che tutte queste immagini cornute fossero di divinità e che rappresentavano manifestazioni di un singolo Dio Cornuto, e che il Cristianesimo ha cercato di sopprimere la sua venerazione associandolo con Satana, si sviluppò originariamente nei circoli occultisti di Inghilterra e Francia nel XIX secolo. James George Frazer (antropologo e storico scozzese) vide nel folklore moderno e nei relativi costumi come dei rituali agricoli
dimenticati. Margaret Alice Murray (egittologa e antropologa britannica) selezionò e modificò pesantemente le fonti in modo da promuovere l’idea che le streghe che andavano ad incontrare Satana nei boschi erano effettivamente rappresentanti di un sopravvissuto culto pan-europeo della fertilità che venerava un Dio Cornuto. Le teorie della Murray sono state screditate a causa della sua scelta delle prove, anche se la sua influenza è persistita a lungo. Oggi è alquanto accertata che la rappresentazione di una divinità provvista di corna, o meglio antropomorfa, è un’iconografia molto antica risalente all’età della pietra, agli albori della cultura umana. Le corna, in alcuni dipinti rupestri compaiono anche gli
confusioni, e quindi anche divinità non provviste di corna diventano, nell’iconografia, “cornuti”. È il caso di molte figure dal folklore britannico, che nonostante fonti storiche li descrivano senza corna, sono considerati nondimeno correlati: Puck, Robin Goodfellow e il Green Man.
Sicuramente la presenza di un culto verso una divinità “cornuta” diede forma sia all’immagine popolare del Diavolo che al concetto moderno del Dio Cornuto riverito oggi da alcuni gruppi neopagani (come Wicca).
Satana Prima del XIX secolo il Diavolo o Satana veniva rappresentato come un uomo vestito in nero, un cane o una capra. Sarà il dipinto “Il sabba delle streghe” di Francisco Goya (1823). Dal XIX secolo in poi si diffuse l’immagine di Satana come un mostro simile a una capra cornuta e ungulata, in forma umana. C’è da dire però, che già nel medioevo alcune rappresentazioni ritraevano streghe danzanti attorno ad una capra antropomorfa, ma questa non era l’idea diffusa di Satana, questa immagine veniva usata solo per condannare le streghe.
Come detto, la tesi della Murray, relativa ad un unico culto pagano clandestino a livello continentale, è stata in larga parte smentito dagli studiosi. E’ stata però al contrario dimostrata la presenza sotto traccia, fin oltre le soglie dell’età moderna, di credenze o culti di origine pagana, presenti in varie parti d’Europa e con alcuni punti di contatto tra di loro. Tutte queste sopravvivenze pagane, non solo vennero perseguitate ed estirpate con violenza dalla Chiesa e dall’Inquisizione, ma furono da queste istituzioni descritte, raccolte, appiattite, accumunate e spesso travisate e distorte come appartenenti tutte ad un unico indifferenziato culto malefico delle streghe verso il demonio, da cui forse è poi derivata la grande svista presa dall’antropologa Murray nel formulare la sua celebre tesi. Il “Dio Cornuto” è ancora venerato da alcuni neopagani moderni, in particolare dai Wiccan, che lo hanno collegato con un’ampia varietà di divinità della natura (ispirandosi a varie mitologie). Tuttavia a volte si creano delle
Wicca Nella religione Wicca, nata tra gli anni ’40 e ’50 del XX secolo, il Dio Cornuto è riverito come il compagno e/o il figlio della Dea (questa descritta solitamente come Grande Madre o Dea triplice). Essendo la Wicca una religione che si rifà a dei culti pre-cristiani, nonostante in essa vi siano filosofie e concetti orientali e all’avanguardia, il rappresentare il Dio Cornuto (il “Signore”) insieme alla Dea (la “Signora”), sono degli “archetipi” che collegano questa fede ad antiche divinità tribali. Infatti è accertato che la religione si sia originata nella prima metà del XX secolo, e lo stesso Gardner (fondatore della Wicca)
affermò di avere ricostruito i riti da frammenti, incorporando elementi dal folklore inglese. Nella Wicca “Il Dio Cornuto” può riferirsi individualmente a un qualsiasi dio di una moltitudine provenienti da differenti culture (come Cernunnos o Pan o Dioniso) o a un archetipo universale che molti wiccan pensano tale dio rappresenti. A secondo il periodo stagionale ci si riferisce a lui come al “Grande Dio” o al “Grande Padre”, che mette incinta la Dea e muore poi durante i mesi autunnali e invernali per poi rinascere in primavera, un altro elemento che rappresenta l’offerta del sacrificio (la morte) per concedere la vita (la nascita).
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zoccoli caprine o cervine, rappresentano il legame tra l’essere umano e la natura, gli animali, e questa raffigurazione non rappresenterebbe altro che fertilità, l’abbondanza e la forza, divenendo di buon auspicio per i primi cacciatori, auspicando l’abbondanza della cacciagione.
Concludiamo quindi con l’affermare che la raffigurazione di un Dio provvisto di corna non è sinonimo di male, non equivale a Satana, ma anzi questo rappresenta la fertilità, l’abbondanza, la forza, la vitalità, la natura selvaggia. Purtroppo è il Cristianesimo che dal XIX secolo ha erroneamente accostato questa divinità antichissima al suo Satana.
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Approfondimento IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
L’umanità ha da sempre percepito i cambiamenti climatici che si sono manifestati durante la sua storia. Solamente a partire dal XVII secolo, con l’introduzione delle misure strumentali meteorologiche, l’uomo ha potuto quantificare tali mutamenti, almeno a scala locale e regionale. Per una visione globale dei cambiamenti climatici, in realtà, si dispone di strumenti attendibili solo dalla metà dal XIX secolo.
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Spesso si legge di animali in via di estinzione o di ghiacciai che si stanno sciogliendo, considerandoli problemi che non ci appartengono direttamente. Questo perché, forse, non si conoscono bene le conseguenze di tali mutamenti. Basti pensare ai
ghiacciai dell’Himalaya, ghiacciai che potrebbero non esistere più nel 2100, e che alimentano dieci grandi fiumi in Asia, dal Gange al Mekong, passando per il Fiume Giallo. È doveroso comprendere, dunque, che parlando dello scioglimento dei ghiacciai, si deve automaticamente trattare della possibile futura assenza di uno dei beni fondamentali per la vita dell’uomo, l’acqua, che crediamo sia un bene che durerà per sempre, ma che, in realtà, già scarseggia. L’assenza di questo elemento minaccia la produzione agricola, dipendente ovviamente dall’irrigazione, e pone, dunque, il rischio di un’insicurezza alimentare e di conseguenza una crisi geopolitica e sociale.
MA IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO. COME VI REAGIAMO È UNA QUESTIONE DI CULTURA. Oggi disponiamo di indizi e modelli di calcolo sufficienti a farci ritenere che sia il riscaldamento globale, sia la sua natura antropica siano molto verosimili. Più difficile è stabilire fino a che punto la componente antropica incida. I passaggi da periodi freddi a periodi caldi hanno provocato sconvolgimenti epocali, abbassamenti e innalzamenti di mari, scomparse di specie vegetali e animali. Dopo l’ultima glaciazione, il riscaldamento globale provocò l’estinzione non solo del mammuth e del bue muschiato, bensì del 99 per cento delle specie di
In Asia, 3-4 mila anni fa, le temperature calarono a lungo e in un arco di tempo relativamente breve, innescando carestie, migrazioni, guerre. Le popolazioni risposero, più o meno inconsapevolmente, con ciò che potevano e sapevano fare: intensificarono i commerci, favorirono la pastorizia e con la pratica finirono col selezionare coltivazioni più resistenti al freddo. Queste dinamiche sono state studiate e comprese anche grazie a un modello che permette di ricreare l’andamento del clima da 5.000 a 1.000 anni fa. È possibile che in Asia il perdurare di queste condizioni climatiche abbia favorito lo sviluppo della Via della Seta. Secondo la ricerca, quando il clima si è raffreddato le popolazioni sono migrate, oppure hanno sviluppato commerci e pastorizia. Fino a circa il 6400 a.C. il Mar Nero era un enorme lago di acqua dolce un centinaio di metri più in basso del Mediterraneo. Quest’ultimo crescendo di livello a causa dello scioglimento dei ghiacci, ha premuto sul Bosforo fino a sfondarne l’ultima barriera cominciando a riversarsi nel sottostante Mar Nero con un sistema di decine e decine di cascate come quelle del Niagara, provocando un rombo infernale udibile probabilmente a centinaia di chilometri di distanza. Col che si spiegano sia il mito dell’arca di
Noè sia perché i resti archeologici dei villaggi rivieraschi si trovino sotto svariati metri d’acqua. Il clima più caldo permette all’uomo di passare da caccia e raccolta all’agricoltura, dando il via alla rivoluzione neolitica (qualcuno l’ha paragonata alla rivoluzione industriale) e quindi a un sistema di vita più sicuro, sedentario anziché nomade. Stiamo parlando di periodi in cui il Sahara era ricoperto da una vegetazione rigogliosa, visto che l’inaridimento è datato all’incirca 5 mila anni fa. Il clima comincia a scaldarsi all’epoca dell’imperatore Augusto e non è un caso che l’Impero Romano si sia espanso prima a sud e poi, grazie alle temperature più alte, verso nord. D’altra parte che ci sarebbero andati a fare i romani fino in Scozia se fosse stata sotto un crostone di ghiaccio? Il fatto che i valichi alpini siano sgomberi dalla neve permette alle legioni di valicarli e conquistare la Gallia, la Germania, la Raetia e il Noricum. Si calcola che in quel periodo estremamente favorevole la popolazione mondiale abbia raggiunto i 300 milioni di persone, con punte in Cina e in India. Un livello simile sarà raggiunto solo un millennio dopo, durante il periodo interglaciale del Basso Medioevo. Al contempo in Oriente si scatena la siccità e gli ingegnosi sistemi di irrigazione che rendono possibile l’attività agricola rimangono a secco: nella penisola arabica vengono abbandonate seicento aree di insediamento. Le popolazioni agricole diventano preda dei popoli nomadi: gli arabi. Gli inverni cominciano a diventare più freddi e umidi attorno al 250 d.C. e il clima rimane freddo
fino al IX secolo. I ghiacciai si estendono e il limite della vegetazione arborea sulle Alpi si abbassa di duecento metri. Dei 15 milioni di abitanti che ha l’Europa nel VI secolo, ne rimane poco più della metà. Vengono abbandonati numerosi insediamenti, e questo non si spiega soltanto con le guerre: un buon insediamento rimane anche quando gli abitanti cambiano. Invece la vegetazione ricopre tutto e l’analisi dei pollini rivela un decadimento generale dell’agricoltura. L’Alto Medioevo è un periodaccio, le cronache di Gregorio di Tours, nel VI secolo, parlano di piogge, temporali, nevicate e gelate, inondazioni, carestie. I lupi assalgono greggi e viandanti. Inverni gelidi, inondazioni primaverili, estati aride, causano carestie e fame. Se l’inverno è lungo, non si riescono a nutrire in modo adeguato gli animali da lavoro, quando l’estate è torrida, il grano si secca, se è troppo umida, marcisce. Compare la lebbra, la malattia da denutrizione del medioevo europeo. Tra il 1000 e il 1330, cambia tutto, talvolta fa più caldo che ai nostri giorni. Le cronache parlano di sepolture in Islanda e Groenlandia in aree dove fino al XX secolo inoltrato regnerà il permafrost. Alla fine dell’interglaciale del Basso Medioevo si ha un raffreddamento che raggiunge il suo apice negli anni quaranta del Trecento. Naturalmente ci sono alti e bassi: la laguna di Venezia ghiaccia nel 1118, ma poi di nuovo soltanto oltre cent’anni dopo, nel 1234. Nell’estate del 1022 a Norimberga si registrano decessi per il caldo. La linea della vite si sposta ancora più a nord rispetto ai tem-
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grossa taglia. Invece una specie che era già comparsa in precedenza, proprio in seguito a questo eventi, riuscì a imporsi con grande successo: l’uomo. Sorsero le prime città che avrebbero in seguito costituito la base della civilizzazione.
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Approfondimento pi dei romani: si piantano vigneti sulle rive del Baltico, in Inghilterra, nella Scozia e nella Norvegia meridionali. La popolazione si espande, i terreni vengono dissodati. La superficie dei boschi in Europa centrale scende dal 90 per cento del territorio ad appena il 20 per cento (oggi è al 30 per cento). Si colonizzano l’Islanda e la Groenlandia. Ma in Islanda l’eruzione del vulcano Hekla nel 1104 dà il via a un millennio di miseria: soltanto nel XX secolo l’isola tocca gli 80mila abitanti che aveva nell’XI. Nell’estremità meridionale della Groenlandia si insediano 450 fattorie. La piccola era glaciale comincia tra il Due e il Trecento e dura fino al XIX secolo: il ghiaccio avanza, l’agricoltura si ritira, le carestie indeboliscono la popolazione, si scatenano le epidemie. La più mortifera è la peste nera nel 1348 che uccide dalla metà a un terzo della popolazione in varie aree d’Europa. Parecchie città dell’Italia centrale torneranno ai livelli di abitanti pre peste nera soltanto negli anni Sessanta del Novecento. Tra il 1548 e il 1648 le relazioni dei provveditori veneziani a Creta (l’isola rimane veneziana dal
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1204 al 1669) denunciano lunghi periodi di siccità. In un anno su quattro non cade una goccia d’acqua né in primavera né in estate, con effetti devastanti sull’agricoltura (nel XX secolo non si verifica mai un caso del genere). Un inverno su cinque, di contro, presenta nevicate straordinarie, freddo intenso e piogge così abbondanti che non era possibile seminare fino a primavera. Nel 1601 i contadini di Chamonix si disperano perché un ghiacciaio seppellisce due villaggi e ne minaccia un terzo. Gelano i laghi alpini, gela la laguna di Venezia, gelano i fiumi. Sul Tamigi gelato si tengono feste, si approntano chioschi con cucina. Nell’inverno del 1491 si organizza un torneo di cavalieri sul Canal Grande gelato, a Venezia. In Francia gli inverni freddi provocano un aumento del prezzo del grano che culmina in un anno particolarmente significativo: il 1789. Nell’Ottocento abbiamo dati ancora più precisi: i lunghi inverni grigi provocano l’aumento delle depressioni e dei suicidi. Il freddo provoca l’arrivo di una nuova malattia, il colera, che si affaccia all’Europa, provenendo dall’India, negli anni Trenta dell’Ottocento.
OGGI CI RITROVIAMO IN UNA FASE DI RISCALDAMENTO, ANCHE SE NON ANCORA TRA I PERIODI PIÙ CALDI. Non abbiamo ancora raggiunto le vette di caldo del Basso Medioevo, non sappiamo se le raggiungeremo, né sappiamo con certezza in che misura l’attività umana contribuisca. Sappiamo che lo fa sicuramente nei micro eco-sistemi, ma non siamo in grado di capire fino a che punto può contribuire a livello planetario. Sappiamo anche che dovremmo fare qualcosa per limitare le emissioni di anidride carbonica di origine antropica, ma non sappiamo come farlo, infatti le energie rinnovabili hanno anche loro un impatto sull’ambiente e sul paesaggio (per esempio l’eolico, oltre a rovinare il paesaggio può disturbare le rotte migratorie degli uccelli, i pannelli solari contengono materiali speciali che richiedono un’attenta smaltizione quando questi si degradano). Studiare la storia del Clima terrestre ci fa comprendere, anche, che questi cambiamenti coincidono con i maggiori cambiamenti nella società umana. Il cambiamento climatico ha trasformato
Se è vero che è in atto un riscaldamento globale, è vero anche che molti autorevoli scienziati e climatologi, specie coloro che studiano e non speculano sull’argomento con la pubblicazione di libri e teorie che spesso risultano infondate, questi scienziati, non hanno delle soluzioni e nemmeno tutte le risposte sull’origine di questo ciclico cambiamento climatico (anche se alcuni iniziano a credere che sia dovuto all’attività solare). Si può sostituire il petrolio con il bio carburante, ma questo sarebbe dannoso quanto l’uso del petrolio, infatti l’uso del biocarburante richiede il disboscamento delle foreste per poter ricavare le piantagioni adatte (soia o mais per esempio), utili per estrarre il bio carburante. D’altronde i motivi principali che portano alla distruzione delle foreste sono: il bisogno di nuovi terreni da coltivare (specie per il consumo agricolo e della soia), il bisogno di terreni per l’allevamento e non per ultimo, il bisogno di nuovi terreni per la produzione
di energia pulita (sembra assurdo ma è così, il bio-carburante). Per concludere, è un bene che l’uomo cambia stile, che riduca i suoi consumi e incomincia a rispettare e tutelare l’ambiente, la biodiversità e il pianeta tutto, ne gioverebbe lo stile di vita umano e la salute. Bisogna cambiare, ridurre i consumi, e se l’allarmismo serve ad aumentare la sensibilità umana verso il pianeta, allora ben venga. Ben vengano persone come Greta, ma pensare che questo problema possa essere affrontato solo con scioperi, promesse, parole, o continuare con l’essere sensibili in teoria o sui social network, ma poi nel quotidiano continuare a consumare e a non riciclare, a non diminuire i consumi, ecco, se tutto questo si ferma alle sole e inutili parole allora siete degli sciocchi, degli stupidi. D’altronde Greta non sta affermando delle novità, non sta dando nemmeno soluzioni innovative, infatti è dagli anni ‘70 del novecento che gli scienziati (quelli seri) ci avvertono di questo riscaldamento, pur non avendo risposte certe sulle cause, ma certamente la società umana odierna deve cambiare, almeno per tutelare il Pianeta tutto e garantire che questo cambiamento climatico non abbia impatti troppi devastanti o irrimediabili. Sempre negli anni ‘70 si viene a formare un nuovo pensiero, una corrente filosofica, quella che oggi è definita Ecosofia. Ed è in questa filosofia che forse c’è la soluzione. Il filosofo e alpinista norvegese Arne Naess (Oslo 1912-2009) fu il primo, nel 1972, ad usare il
termine di “Ecosofia”, oggi lui è considerato il fondatore di questo movimento filosofico L’Ecosofia (a volte denominata anche Ecologia Profonda) è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore distaccato e particolare, ma la considera completamente parte della Natura, la Terra è vista come l’Organismo a cui apparteniamo.
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la capacità delle popolazioni di assicurarsi il cibo. Ad altitudini maggiori, per esempio, il cambiamento climatico è stato più intenso. In alcune regioni gli agricoltori sono stati costretti a rinunciare alla saggina e al miglio a favore di colture come il grano e l’orzo, ma la transizione non è stata né rapida né indolore, sono infatti documentate grandi carestie, e conflitti dovuti alle migrazioni verso regioni con maggiori risorse. Quei cambiamenti climatici sono quindi anche il motore delle innovazioni di determinati periodi storici. Le crisi sono una opportunità per un cambiamento culturale e per l’innovazione.
L’Ecosofia ha solo otto principi: 1- Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo. 2- La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé. 3- Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali. 4- La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione. 5- L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente. 6- Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate.
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Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale. 7- Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che lo è quantitativamente. 8- Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o
indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari. Ora, al di la del “Fridays for Future” Greta Thunberg, al di la se vogliamo credere a complotti o meno, se crediamo che il clima stia cambiando o meno, se siamo in pericolo oppure no. Al di la della nostra visione, per lo più spesso limitata al nostro quartiere, infatti non è semplice avere una visione complessiva del problema. Al di la delle nostre posizioni, basterebbe che ognuno di noi adottasse realmente questi 8 principi dell’Ecosofia, principi
molto semplici e alla portata di tutti. Se solo adottassimo la visione dell’Ecosofia vivremmo sicuramente in un mondo migliore, più sereno e più salutare. Per cui, provate per una settimana a essere fedeli a questi 8 principi dell’Ecosofia, provateci, tentar non nuoce, star fermi e non far nulla invece nuoce gravemente. DOBBIAMO CAMBIARE !
Arved
Funghi, batteri e vermi aiutano a trasformare la materia prima in fertile terreno, che rappresenta il substrato fondamentale per lo sviluppo della vegetazione. La rigenerazione del suolo è infatti fondamentale per la fertilità dei suoli del Pianeta, e di conseguenza anche per l’agricoltura. E quindi per la nostra alimentazione. Ma questo è solo l’inizio: da qualche tempo la scienza sta cominciando a individuare metodi di valutazione per considerare il valore economico della biodiversità. Una ricerca pubblicata su Nature nel 1997 riporta che nel 1996 il prodotto mondiale lordo, ossia la ricchezza economica data dall’utilizzo, dalla mobilitazione, dalla trasformazione e dalla modificazione delle risorse naturali, si aggirava intorno ai 28 mila miliardi di dollari; nello stesso anno il valore economico prodotto so-
lamente da una parte dei servizi forniti dagli ecosistemi è stato di circa 33 mila miliardi di dollari. Nel 2000 una stima più approfondita pubblicata sulla rivista Ecological Economics ha fatto impennare tale valore a 180 mila miliardi di dollari annui. Si tratta di dati molto approssimativi, ma che rendono l’idea dell’importanza dei servizi forniti dagli ecosistemi, come la regolazione del clima e della composizione dei gas atmosferici, il controllo dell’erosione, la produzione del cibo, i servizi offerti dall’impollinazione, la formazione del suolo. un intero programma di ricerca internazionale. il teeb (the economics of ecosystems and biodiversity, l’economia degli ecosistemi e della biodiversità), ha fornito un’ampio quadro ed una vasta documentazione sul valore della natura anche da un punto di vista
Approfondimento
I SERVIZI DELLA NATURA
economico. Eppure l’economia attuale non considera affatto il corretto funzionamento della natura e dei sistemi naturali come bene da tutelare, né come fondamentale valore economico. Un approccio da cambiare radicalmente, se vogliamo che l’uomo continui a beneficiare a lungo temine di tutti i servizi offerti gratuitamente dalla natura. CAMBIARE È POSSIBILE, UNA TRASFORMAZIONE CULTURALE La domanda di risorse naturali parte dell’umanità ha superato l’offerta, almeno per quanto riguarda il consumo delle risorse presenti in natura. Questo significa che molti paesi consumano ben più di quanto i loro ecosistemi siano in grado di produrre. Per
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questo sono ormai indispensabili modelli di vita più sostenibili per bloccare questa drammatica situazione che diventa sempre più difficile gestire con il passare del tempo e cercare allo stesso tempo di ripristinare lo stato di salute degli ambienti naturali. Oggi e’ impossibile fornire uno stile di vita come quello presente nei paesi ricchi a 7 miliardi di abitanti e lo sara’ sempre di piu’ quando saremo 8 e poi 9 miliardi. se l’umanita’ dovesse proseguire negli attuali trend di uso e consumo di risorse e sistemi naturali entro il 2050 l’umanita’ necessitera’ dell’equivalente di 2,9 pianeti. lo afferma il Living Planet Report del 2012 del wwf, che ha evidenziato una sempre piu’ preoccupante tendenza verso l’esaurimento delle risorse naturali e la progressiva distruzione della biodiversita’. per questo la sfida del nuovo millennio è di-
ventata “vivere bene entro i limiti ecologici di un solo pianeta”. occorre agire in concreto per promuove modelli di vita sostenibili, e ciascuno di noi può contribuire a questo obiettivo anche nelle proprie scelte quotidiane. È così che il WWF ha adottato una strategia di azione e informazione: risolvere i problemi, ma anche fare di tutto per prevenirli. Gli attori principali sono i cittadini, che vanno stimolati a prendersi cura dell’ambiente in cui vivono. Modificando se necessario le loro abitudini: il programma WWF Transforming cultures nasce proprio con l’obiettivo di contribuire all’affermazione di una nuova cultura della sostenibilità, che porti a una trasformazione dei comportamenti dannosi dovuti alla diffusa cultura del consumo.
In questo modo i cittadini prima di tutto, ma anche le imprese, le istituzioni e i governi vengono sensibilizzati attraverso la creazione di una nuova consapevolezza ambientale, sociale ed economica, incentrata sui concetti di sostenibilità e di benessere. Capire quanto pesano i nostri comportamenti è il primo passo per migliorarli: è così che il WWF fornisce strumenti di misurazione della nostra “impronta”, con l’obiettivo di ridurre l’impatto umano sul territorio attraverso un diffuso risveglio della consapevolezza. Adottare uno stile di vita sostenibile è infatti il primo passo per tutelare la natura, che costituisce per l’umanità un’assicurazione sulla vita stessa.
Giulia Orsini
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LA COP26
Un momento decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici. A novembre il Regno Unito, insieme all’Italia, ospiterà un evento che molti ritengono essere la migliore, nonché ultima, opportunità del mondo per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. La COP26 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Quest’anno si terrà il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26. La COP26 sarà presieduta dal Regno Unito che la opiterà a Glasgow. In vista della COP26 il Regno Unito sta lavorando con ciascun Paese per raggiungere un accordo
su come affrontare i cambiamenti climatici. I leader mondiali attesi in Scozia saranno più di 190. Ad essi si uniranno decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati. Presiedere la COP26 sarà un compito impegnativo, perché questo non sarà un qualsiasi vertice internazionale. La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della COP26. Per capire perché, è necessario guardare indietro a un’altra COP. L’importanza dell’Accordo di Parigi, la COP21 che si tenne a Parigi nel 2015. Per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambia-
menti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi. Ecco che nasceva l’Accordo di Parigi. L’impegno di puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi è importante perché ogni decimale di grado di riscaldamento causerà la perdita di molte altre vite umane e altri danni ai nostri mezzi di sussistenza. Nel quadro dell’Accordo di Parigi ciascun Paese si è impegnato a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”. I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima ambizione possibile in quel momento. Glasgow sarà il momento in cui i Paesi aggiorneranno i propri piani I Paesi si presenteranno al vertice di Glasgow (ritardato di un anno a causa della pandemia) con
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piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni. Ma non è tutto. Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. Quindi per quanto il vertice di Parigi sia stato un evento epocale, i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. La COP26 deve essere decisiva. COSA SI VUOLE OTTENERE DALLA COP26? 1. Assicurati lo zero netto globale entro la metà del secolo e mantieni 1,5 gradi a portata di mano Ai paesi viene chiesto di presentare ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 che si allineino con il raggiungimento dello zero netto entro la
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metà del secolo. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, i paesi dovranno: - accelerare l’eliminazione graduale del carbone - ridurre la deforestazione - accelerare il passaggio ai veicoli elettrici - incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili. 2. Adattarsi per proteggere le comunità e gli habitat naturali Il clima sta già cambiando e continuerà a cambiare anche se riduciamo le emissioni, con effetti devastanti. Alla COP26 dobbiamo lavorare insieme per consentire e incoraggiare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici a: - proteggere e ripristinare gli ecosistemi - costruire difese, sistemi di allarme e infrastrutture e agricoltura resilienti per evitare la perdita di case, mezzi di sussistenza e persino vite umane 3. Mobilitare la finanza Per raggiungere i nostri primi
due obiettivi, i paesi sviluppati devono mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020. Le istituzioni finanziarie internazionali devono fare la loro parte e abbiamo bisogno di lavorare per liberare i trilioni di finanziamenti del settore pubblico e privato necessari per garantire lo zero netto globale. 4. Collaborare per consegnare Possiamo affrontare le sfide della crisi climatica solo lavorando insieme. Alla COP26 dobbiamo: - finalizzare il Paris Rulebook (le regole dettagliate che rendono operativo l’Accordo di Parigi) - accelerare l’azione per affrontare la crisi climatica attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile.
Valeria Dosa
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DOSSIER OGNISSANTI
Le prime tracce di una celebrazione dei Santi sono attestate ad Antiochia e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste, tale festa era collocata il 13 maggio. La ricorrenza della chiesa occidentale potrebbe derivare dalla festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta appunto il 13 maggio del 609 o 610 d.C. da parte di papa Bonifacio IV. Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa tipicamente cristiana che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi. Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo, da qui poi la tra-
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sformazione in un giorno dedicato ai Santi. In seguito papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre come data dell’anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era ormai diffusamente celebrata in novembre e non più a maggio. Sarà nel’835 che il 1º novembre verrà decretato festa di precetto, da parte del re franco Luigi il Pio. Il decreto fu emesso “su richiesta di papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi”.
L’antropologo James Frazer, osservò che la festa di Ognissanti veniva già celebrata in Inghilterra il 1º novembre, ipotizzando che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cristiana con Samhain (o Sam Fuin), l’antica festa celtica della fine dell’Estate e l’Inizio della Stagione Invernale. Lo storico inglese Ronald Hutton ha messo in discussione queste tesi, osservando come Ognissanti venisse celebrato da vari secoli in date discordanti nei vari paesi, inoltre, sempre secondo Hutton, non ci sarebbero prove che Samhain avesse a che fare coi morti, e la Commemorazione dei defunti iniziò a essere celebrata solo in seguito, nel 998. In effetti mancano fonti per identificare questa connessione tra Samhain e la festa di Ognissanti. Inoltre Samhain non è una festa dedicata ai defunti, essa anticamente indicava l’inizio della stagione invernale, la conclusione di un ciclo, in particolare la fine della stagione Estiva. Sarà con l’avvento del Neopaganesimo, in particolare del neoceltismo, che Samhain diventerà anche una festività in ricordo degli antenati (forse un influsso del tradizionale giorno dei morti). Tommaso
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HALLOWEEN
La parola Halloween deriva dal “All Hallows Eve”, cioè la notte di Ognissanti che sarebbe la vigilia del 1 Novembre (giorno per di Ognissanti). Tale data coincide con la festività celtica di Samhain, che presso gli antichi Celti segnava la fine dell’estate. I colori di Halloween possono essere così interpretati: l’Arancio ricorda il colore del grano mietuto, mentre il Nero ricorda il buio dell’inverno. Le tradizioni di Halloween si fanno risalire ai tempi in cui i Celti abitavano le isole britanniche. I Celti erano un popolo molto legato alla pastorizia e da una religione legata molto ai cicli della natura, dalle fonti sembra che appunto celebrassero il passaggio dall’estate all’inverno proprio nel periodo tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre. Durante questo periodo, per la festività di Samhain si svolgevano grandi festeggiamenti e si salutava
l’Estate e si cercava esorcizzare l’arrivo dell’inverno, auspicando un inverno mite e ringraziando le divinità per i frutti della stagione estiva. Secondo alcuni i Celti usavano illuminare la notte con delle lanterne, un modo per tenere a bada gli spiriti legati all’inverno, auspicando una stagione più mite, rischiarando la notte simulavano la luce solare (ormai molto ridotta). Seconda questa ipotesi e da qui che deriverebbe l’uso delle lanterne durante la festività odierna di Halloween. La festa di Halloween venne portata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fuggivano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria. Da allora Halloween è diventata una delle festività più famose dell’America. DOLCETTO O SCHERZETTO ? Anche questa usanza si fa risalire alla popolazione celtica, ma
mancano fonti che ne testimoniano la veridicità. Si crede che alla fine dell’estate i contadini passassero per tutte le case del loro villaggio chiedendo un aiuto per affrontare il difficile periodo invernale, dato che non avrebbero più potuto contare sul proprio lavoro. Gli abitanti che si rifiutavano di dare loro qualcosa ricevevano in cambio delle maledizioni: venivano invocati demoni, spettri in modo da impaurire chi aveva osato non contribuire. Per evitare tutto questo la maggior parte degli abitanti del villaggio donava qualcosa ai contadini. Oggi sono i bambini con maschere di fantasmi, vampiri, lupi mannari e, sempre più frequentemente negli ultimi anni, di personaggi famosi nel cinema horror, ad andare di casa in casa a chiedere qualche caramella o dolcetto. I proprietari delle case preparano dolci, biscotti, caramelle, torte, monetine e piccoli regali da donare ai bambini. I bambini suona-
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no alle porte e recitano la famosa frase: “trick-ortreat”? Cioè offrite qualcosa (treat) o vi facciamo uno scherzetto (trick) come quello di attaccare con un filo al tubi di scappamento dei barattoli di latta, o lo scotch sul campanello ecc. JACK O’LANTERN Il simbolo più famoso di Halloween è una zucca, in cui sono stati intagliati gli occhi, il naso e la bocca, trasformandola in viso inquietante e a volte beffardo. Una leggenda narra che un giovane fannullone e scommettitore, a cui piaceva bere, Stingy Jack, una sera invitò il Diavolo in persona, a bere con lui e il Diavolo accettò. Jack propose allora una scommessa: disse al Diavolo che non sarebbe più riuscito a scendere da un albero. Quello sorrise e accettò, arrampicandosi su un albero lì vicino. Allora, veloce, Jack incise sulla corteccia una croce, che impediva al Diavolo di saltare giù. Con la vittoria in pugno, Jack propose al Diavolo un patto: egli avrebbe cancellato la croce, se lui si fosse impegnato a non tentarlo più. Il Diavolo accettò, e Jack lo fece
scendere cancellando il simbolo. Alla sua morte, Jack non fu accolto in Paradiso, per i suoi innumerevoli peccati. Ma, neppure all’Inferno, in memoria dello scherzo fatto al Diavolo. Rimase quindi a vagare sulla Terra. Tuttavia, il Diavolo donò a Jack una torcia che gli illuminasse la strada. Jack s’ingegnò a far durare più a lungo quella luce e la ripose in una cipolla svuotata (non una zucca). La tradizione vuole che Jack si aggiri qui e lì durante la notte di Halloween, facendosi luce con il tizzone del Diavolo. Da allora Jack fu soprannominato Jack O’Lantern (ma anche Hob O’Lantern, Fox Fire, Corpse Candle, Will O’ The Wisp). Quando gli irlandesi si recarono in America, avendo a disposizione le grosse zucche gialle, sostituirono le cipolle con le zucche, da qui l’usanza della zucca, ma inizialmente le lanterne erano di cipolle. IL GATTO NERO Altro simbolo tipico di Halloween è il gatto nero. La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha radici molto antiche:
infatti, i gatti neri erano imbarcati sulle navi dei pirati, perché erano considerati più abili nel dare la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano considerati compagni diabolici delle streghe sia per il colore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i cavalli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra. Nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portato di fortuna. Il gatto nero aveva valenze religiose, infatti, era associato al culto di Iside, la Dea che aveva il proprio regno nella notte, magari è proprio questo il vero motivo della diceria sul gatto nero (un dei tanti modi per demonizzare l’antico politeismo). FANTASMI E SCHELETRI I fantasmi e gli scheletri sono il collegamento tra Halloween e la ricorrenza dei Mortiche cade il 2 Novembre. Oggi è molto diffusa l’idea della reincarnazione: in questo caso la
PIPISTRELLI Il simbolo del pipistrello suscita inquietudini, nel folklore ormai è legato alle streghe. Questo è dovuto al fatto che questi animali volano di notte e dimorano in caverne buie, è un animale pressoché misterioso, sia per la sua morfologia che per le sue abitudini. Durante il Medioevo i pipistrelli vennero associati alle streghe quando si pensava che queste venissero aiutate da demoni con sembianze animalesche. Il sangue del pipistrello, insieme a quello del rospo, veniva utilizzato per la preparazione di pozioni magiche, almeno il folklore così ci racconta. Nel momento in cui le streghe
vennero associate ad Halloween, anche i pipistrelli, e i simboli alle streghe associati, vennero collegati a questa festività. Oggi per Halloween si usano delle decorazioni a forma di pipistrello per rendere più suggestivi i luoghi in cui vengono tenute le feste. IL RAGNO Durante il Medioevo i ragni furono anch’essi associati alle streghe, che, secondo le credenze popolari, li utilizzavano per creare potenti pozioni. Questo non è assolutamente vero: creare pozioni con zampe di vedova nera è solo un verso di una filastrocca e non ha alcun riscontro nella realtà. Solo i superstiziosi dicono che i ragni siano portatori di cattiva energia e capaci di far del male agli altri esseri viventi (umani compresi) anche solo con la loro vicinanza. CONCLUSIONE Halloween è una festa particolare, piena di leggende e di inesat-
tezze, in realtà trasforma tutto ciò che reca timore, mistero o inquietudine in un grande divertente gioco, quasi a voler esorcizzare e ridere delle paure umane. Ecco che le zucche con il loro ghigno illuminano la notte scacciando in un certo senso la paura del buio, mentre simboli come lo scheletro, i fantasmi, i pipistrelli o i ragni diventano strumento di scherzi, quasi a voler ridere di ciò che si teme. Halloween alla fin fine è una parodia delle paure umane, quasi simile al Carnevale (che simula il caos prima della rinascita primaverile). Halloween esorcizza il timore ancestrale umano, dell’ignoto e della morte, e come abbiamo visto niente richiama al diavolo, nulla di satanico vi è in essa, anzi semmai Halloween lo scaccia il male.
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morte non viene vista come una fine, ma come una parte del complesso ciclo della nascita, della vita e della morte. Ma pochi decenni fa per molti era ancora inquietante la visione dello scheletro o la credenza nei fantasmi.
Leron
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2 NOVEMBRE, LA FESTA DEI MORTI E LE TRADIZIONI IN ITALIA
Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche e la data del festeggiamento, il 2 novembre, non è casuale. Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, che corrisponderebbe al nostro novembre. La Festa dei Morti nacque dunque in “onore” di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara. Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epo-
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che e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propizie per i vivi. La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. Una delle celebrazioni più importante del calendario celtico era “Samhain”, la notte di fine estate, infatti il termine è una derivazione del termine gaelico “Sam Fuin” (appunto fine dell’estate). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Questo veniva festeggiato in un periodo dell’anno coincidente all’attuale fine ottobre e inizio novembre. All’epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi”
dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche e la data del festeggiamento, il 2 novembre, non è casuale. Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, che corrisponderebbe al nostro novembre. La Festa dei Morti nacque dunque in “onore” di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la
LE TRADIZIONI IN ITALIA L’Italia è ricchissima di tradizioni legati alla notte che prece-
de il giorno dei Morti, tanto che si potrebbe benissimo affermare che Halloween era già presente in Italia, molto prima che la versione commerciale americana approdasse nel nostro paese. L’unico punto di tristezza e che Halloween (nella versione commerciale) è oggi ormai diffuso nella nostra cultura, mentre le tradizioni italiane per questa ricorrenza sono ormai estinte o quasi. Qui di seguito un breve excursus sulle tradizioni italiane: In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre si usava mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti potessero dissetarsi. In Friuli si lasciava un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane. Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrivono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti “Ossi da Morti”. In Trentino le campane suonavano per molte ore a chiamare le anime che, si secondo il folklore, si radunavano intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, la tavola si lasciava apparecchiata e il focolare restava acceso durante la notte. Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciavano la tavola imbandita e si recavano a far visita al cimitero. I valdostani credevano che dimenticare questa abitudine, di lasciare la tavola imbandita, provocasse fra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano). Nelle campagne cremonesi ci si
alzava presto la mattina e si rassettavano subito i letti affinché le anime dei cari potevano trovarvi riposo. Si andava poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionavano i tipici dolci detti “ossa dei morti”. In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i “bacilli” (fave secche) e i “balletti” (castagne bollite). Alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.
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storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara. Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propizie per i vivi. La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. Una delle celebrazioni più importante del calendario celtico era “Samhain”, la notte di fine estate, infatti il termine è una derivazione del termine gaelico “Sam Fuin” (appunto fine dell’estate). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Questo veniva festeggiato in un periodo dell’anno coincidente all’attuale fine ottobre e inizio novembre. All’epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre, come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli; inoltre, si accendevano falò.
In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti “Stinchetti dei Morti”, che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita. In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciavano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante erano le anime care, e i bimbi si mandavano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti. A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di
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DOSSIER suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito. In Calabria, in alcune zone i bambini, la sera della vigilia del giorno dedicato ai morti, si recavano di casa in casa per chiedere delle offerte (o cibarie o monete) recitando la frase “mi fate i morti” (fate un’offerta per le anime dei morti). In altre zone invece c’era l’usanza di preparare dolci per i bambini, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. Si racconta ai bambini infatti, che se durante l’anno sono buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i “morti” porteranno loro dolci e doni. Sempre in Calabria, nelle comunità italo-albanesi, presenti in tutta la provincia di Cosenza, ci si recava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando an-
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che i visitatori a partecipare. Diffusa era poi l’usanza di accendere un lumino o una candela, da tenere sul davanzale della finestra, un segno di rimembranza per i cari defunti e anche un modo per indicare ai defunti la strada del ritorno. Nella gastronomia tradizionale calabrese, il piatto rituale del 2 Novembre è la “pasta e ciciari” (fettuccine con i ceci). Si dice che durante il giorno si devono mangiare i ceci, e il pomeriggio si va a seminare un pò di grano per garantire la fertilità. Mentre i dolci tipici sono le “Dita di Apostolo“, dolci di pasta di mandorle farciti con marmellata che hanno la forma delle dita di una mano. In Sicilia il 2 novembre era una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti veniva fatto credere a loro che, se fossero stati buoni e avessero pregato per le anime care, i morti tonavano a portar loro dei doni. Quando i fanciulli erano a dormire, i genitori preparavano i tradizionali
“pupi di zuccaro” (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondevono. Al mattino i bimbi iniziavano la ricerca, convinti che durante la notte i morti sarebbe usciti dalle tombe per portare i regali. Tipico dolce siciliano per la ricorrenza dei Morti sono le “Ossa di Morto” biscotti a forma di ossa umane in pasta di mandorle. In Sardegna è celebre l’ “is animeddas” o “su mortu mortu”, per il quale la mattina del 2 novembre i ragazzi si recavano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevevano in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendevano i lumini e si lasciava la tavola apparecchiata e le credenze aperte. Celebre sono “is animeddas” o “su mortu mortu”.
Francesco V.
Tornano per dissetarsi e nutrirsi, per allontanare le malvagità o per giocare a carte. Per assistere alla messa o recitare il rosario lungo le vie del paese. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti, nelle diverse zone d’Italia. Tutte, comunque, hanno una ispirazione di fondo: quella di sentire sempre vicino il mondo dei morti. Ripopolano le vie del paese, fanno visita ai vivi, si presentano in casa durante la notte. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti nel mondo terreno. Nelle più diverse culture spesso i morti si riaffacciano alla realtà quotidiana per nutrirsi o per assistere alla messa, per dissetarsi o per andare in pellegrinaggio. Si tratta di credenze legate, innanzitutto, all’idea che la vita e la morte sono comunque, sempre, inevitabilmente legate. Ma non solo: rappresentano anche il modo, per i vivi, per continuare a mantenere forti legami con i propri defunti. E per sentirli più vicini.
DI NOTTE, PER ASSISTERE ALLA MESSA Una leggenda particolarmente diffusa è quella che narra che, durante le ore notturne, i morti si radunano in chiesa per sentire la loro messa, la cosiddetta “messa dei morti”. E se qualcuno entra in chiesa mentre si celebra questa funzione, corre il pericolo del contagio di morte. In Abruzzo, si ricorda questo dettagliato racconto, segnalato soprattutto nelle zone rurali attorno a Pescara: una fornaia, alzatasi di buon’ora, andava ad accendere il forno. Nel passare davanti ad una chiesa, che vide illuminata, pensò che si stesse celebrando la messa e vi entrò. La chiesa era illuminata e piena di gente. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicinò dicendo: “Comare, qui non stai bene, va’ via. Siamo tutti morti e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti”. La
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IL RITORNO DEGLI OLTREPASSATI
comare ringraziò e andò via subito, ma per lo spavento perse la voce. In Sicilia si crede che a celebrare la messa dei morti siano condannate le anime dei preti che ingannarono i fedeli, non celebrando, per avidità di guadagno, le messe per cui avevano ricevuto le elemosine. Queste anime, dunque, devono celebrare anno per anno una messa fino a quando non avranno soddisfatto il loro obbligo. Le messe sono invece ascoltate da quei morti che, per pigrizia o negligenza, non parteciparono alle messe in vita: i siciliani le chiamano appunto “misse scurdate”. Mentre a Catania si racconta di morti che passeggiano in processione per le strade recitando il rosario, a Salemi, in provincia di Trapani, si dice che la messa dei morti sia celebrata tra le ore di mezzogiorno ed il vespro: quando suonano le campane, chi, tratto in inganno, entra in chiesa e vede il volto cadaverico di un prete, deve fug-
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gire immediatamente facendosi il segno della croce. Altrimenti non sopravvivrà. In Friuli, invece, si ritiene che i morti vadano in pellegrinaggio nei santuari e nelle chiese lontane dai centri abitati, sempre di notte: i racconti parlano di defunti che escono dai cimiteri vestiti di bianco e con scarpe di seta, avvolti nel lenzuolo funebre. Chi dovesse entrare durante una di queste visite, morirebbe al canto del gallo. DI NUOVO IN CASA, PER SFAMARSI In molte località è segnalato il tema del ritorno dei morti nei giorni successivi al decesso: una idea forte soprattutto nell’Italia meridionale. In Basilicata, nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, ad esempio, dopo che il cadavere era stato portato al cimitero, i parenti abbandonavano la casa per un giorno ed una notte per permettere al morto di tornare a rifocillarsi. A Modica, in Sicilia, si credeva che per i tre giorni successivi alla sepoltura il morto rientrava a casa per sfamarsi con pane e per dissetarsi con acqua: per questo i parenti gli lasciavano, di notte, la porta di ingresso socchiusa e puntellata con una sedia, sulla quale viene posato pane fresco in abbondanza. In diversi comuni intorno all’Etna, poi, si riferisce che i defunti, dopo aver girovagato per i sentieri più spopolati, diventavano formiche per poter entrare, attraverso le fessure, nelle case dei loro congiunti a nutrirsi. In diversi paesi dell’Aspromonte, in Calabria, in autunno i morti tornano addirittura per un mese intero. Così le famiglie
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mettevano ogni sera sul tavolo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino, una brocca d’acqua. In qualche paese si lasciava addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti potessero ancora assaporare i passatempi della vita. In Sardegna, in alcuni centri vicino a Sassari, i morti fanno ritorno nelle case soprattutto nella notte del primo agosto: i familiari, lasciavano apparecchiata la tavola per il pasto notturno dei loro defunti, cercando però di evitare di mettere le posate, soprattutto forchette e coltelli, perché potevano diventare una arma molto pericolosa nelle mani dei morti. Più diffusa in tutta Italia è invece la credenza che i morti tornino nella notte tra il primo ed il due novembre. In alcune aree del Veneto si tramanda che, più che per mangiare e bere, i morti tornino per riposare: nelle campagne intorno a Vicenza, la mattina del 2 novembre le donne si alzavano più presto del solito e si allontanavano dalla casa dopo aver rifatto i letti per bene, perché le povere anime del purgatorio potessero trovarvi riposo per l’intera giornata. In Piemonte, nelle zone della Val d’Ossola, il 2 novembre, dopo il vespro, le famiglie si recavano al gran completo in visita al cimitero, abbandonando discretamente le case, perché le anime dei trapassati potessero rifocillarsi a loro agio: durante questo banchetto, i morti parlavano fra loro, predicendo l’avvenire dei propri congiunti. La sera di Ognissanti, ossia alla vigilia del giorno dei morti, sempre in Piemonte, era vivo il costume di radunarsi a recitare il rosario tra parenti e a cenare con le
castagne. Finita la cena, la tavola non veniva sparecchiata: rimaneva imbandita col resto avanzato per sfamare i defunti. LEGUMI, IN MEMORIA DEI DEFUNTI Nelle tradizioni popolari sono spesso i poveri a portare nutrimento e messaggi ai defunti, perché considerati immuni dal contagio della morte. Una usanza diffusa soprattutto in Calabria voleva che le famiglie di Cosenza mandassero ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo preparavano al mattino presto, per offrirlo al primo povero che passava davanti alla loro casa. Questi, lo consegnava al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo. Ad Umbriatico, in provincia di Crotone, per la commemorazione dei defunti si preparavano per i poveri delle focacce di pane lievitato e cotto al forno, le “pitte collure”, mentre a Paola (provincia di Cosenza) il 2 novembre si distribuivano ai poveri fichi secchi. In occasione della festa dei morti in Veneto si distribuivano le fave, mentre in Piemonte si offrivano ai poveri gli avanzi della cena o una scodella di legumi fatti cuocere in memoria dei trapassati. In Abruzzo, dove tra i pescatori, la notte tra l’1 e il 2 novembre, non si poteva andare a pesca, perché si rischiava di pescare, al posto dei pesci, solo teschi di morti; anche qui, il 2 novembre si offriva ai poveri del paese un piatto a base di ceci.
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Il Solstizio d’Inverno, e il periodo in cui il Sole si trova in Capricorno, è ideale per preparare la strada per il nuovo anno. Eventi passati possono bloccare l’energia vitale fino a quando non vengono individuati e liberati. In caso contrario il passato continua ad essere trattenuto nel corpo emozionale e costantemente riciclato, riattivato e condensato nel presente. Come esseri umani tendiamo a investire enormi quantità di energia in queste memorie, finché, proprio come in un computer, la memoria si esaurisce, e le nostre vite crollano o si bloccano. Oltre al riesame della propria vita e delle proprie memorie, al rilascio di rancori ed emozioni bloccate, il Solstizio Invernale (che è la rinascita della Luce dopo il periodo della decadenza solare) può consentire ad energie precedentemente intrappolate di rendersi disponibili per implementare i risultati e gli obiettivi desiderati. Una tecnica tradizionale è chiamata i Dodici Giorni Santi, o i Dodici Giorni di Natale. Com-
porta l’impiego di una struttura astrologica e cristiana consolidata, basata tuttavia su profonde fondamenta esoteriche. I 12 giorni si trovano anche nella tradizione vedica, cinese, pagana e in molte altre. Sebbene la pratica sia usata con diverse varianti nel calendario e nelle usanze, la struttura più tipica fa riferimento ai 12 giorni che vanno dal 26 dicembre al 6 gennaio. In una versione più tradizionale, in linea con le antiche usanze celtiche e cristiane, ciascuno dei 12 giorni inizia la sera prima, ossia il primo giorno va dalla sera del 25 dicembre alla sera del 26 dicembre, e così via. La mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, che precede l’inizio dei 12 giorni, è considerato il momento più santo e il vero culmine del Solstizio d’Inverno. Ognuno diq eusti giorni rappresenterebbe un mese, alcuni a secondo delle condizioni atmosferiche riuscirebbero a prevedere l’andamento climatico annuale (stabilendo se i mesi saranno piovosi o meno).
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IL SOLSTIZIO D’INVERNO E L’ELABORAZIONE DELL’ANNO
Prendendo spunto da questa antica tradizione e approfittando delle energie del Solstizio, vi consigliamo di seguire il seguente “esercizio”: Durante ciascuno dei 12 giorni dedica del tempo a riesaminare una parte dell’anno. Lo scopo è identificare rancori stagnanti, problemi e azioni in sospeso, e lasciarli andare nel flusso della vita. Anche i sogni di quei giorni possono fornire importanti messaggi ed è utile prenderne nota. L’Epifania, che segue le Dodici Notti (la vigilia dell’Epifania), conclude i Dodici Giorni di Natale. Per altri 12 giorni, dal 7 gennaio (o dalla sera del 6 gennaio) al 18 gennaio, un’altra possibilità è preventivare e programmare il nuovo anno per quanto riguarda tutto ciò che vuoi realizzare. In questo caso puoi dedicare del tempo ogni giorno ad esplorare il tuo intento, desideri, progetti e programmi. Lorenzo Lucanto
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SOL INVICTUS
La festa liturgica del Natale è stata istituita in Occidente probabilmente poco prima della metà del IV secolo e si è diffusa rapidamente in Oriente. Si tratta di una celebrazione relativamente tardiva, poiché in quell’epoca le comunità cristiane già osservavano le festività canoniche della Pasqua e della Pentecoste, ereditate direttamente dal giudaismo, conoscevano un ciclo quaresimale di durata variabile secondo le varie località e festeggiavano quasi ovunque il 6 gennaio l’Epifania, dedicata essenzialmente al battesimo di Gesù. La festa di Natale del 25 dicembre era quindi sconosciuta ai cristiani dei primi tre secoli. Fino all’inizio del IV secolo questo giorno, destinato a costituire in seguito una data centrale nel cristianesimo, passava inosservato ai credenti. Invece, nell’impero romano, il 25 dicembre, o intorno a questa data, si svolgeva una importante festività dedicata al culto pagano
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di Mitra, all’adorazione del Sole e nella quale veniva celebrata il solstizio invernale. Ma già prima dell’introduzione del culto di Mitra, gli imperatori romani avevano eretto dei templi al Sol invictus. Nel terzo secolo il 25 dicembre era divenuto ufficialmente il Dies Natalis Solis Invicti. Aureliano consacrò un tempio del Sol Invictus il 25 dicembre 274, in una festa chiamata, appunto, Dies Natalis Solis Invicti, “Giorno di nascita del Sole Invitto”, facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto era quella che seguiva la festa romana più antica, i Saturnali. Sol Invictus (“Sole invitto”) o, per esteso, Deus Sol Invictus (“Dio Sole invitto”) era un appellativo religioso usato per tre diverse divinità nel tardo impero romano: El-Gabal, Mitra e Sol. Il culto del Sole, nato in Oriente,
acquisì importanza a Roma per la prima volta con l’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, conosciuto anche come Eliogabalo (sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti dove compare il Sole, come divinità, all’epoca di Caracalla), che tentò di imporre il culto di Eliogabalo Sol Invictus, identificando la sua persona con quella della divinità, il dio solare della sua città natia, Emesa, in Siria. Eliogabalo fece anche costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino. Con la morte violenta dell’imperatore nel 222 questo culto cessò di essere coltivato a Roma, salvo riprendere vigore dopo cinquant’anni e affermarsi anzi come culto di prevalente importanza. Nel 274, come già accennato, Aureliano ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. Anche molte divinità greco-romane, come Apollo, erano identificate con il Sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.
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Albero della Vita (Genesi 2, 3). L’usanza in ambiente Cristiano dell’albero di Natale è strettamente derivato dalla tradizione pagana, tuttavia, sembra che sia a Tallinn, in Estonia nel 1441, che fu eretto il primo albero di Natale con significati cristiani, nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510).
Quella dell’albero di Natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie. In genere l’albero di Natale in Italia è un peccio (Picea Abies) detto anche Abete Rosso. L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale, in seguito assimilato dal Cristianesimo.
L’abete, essendo una conifera sempreverde, facilmente richiama il perpetuarsi della vita anche in Inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l‘Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l’albero Cosmico indiano “il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui” (Katha - Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario
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L’ALBERO DI NATALE
Precedentemente a questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di natale (come oggi concepito dalla nsotra cultura) si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza magica per il popolo.
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Infatti l’abete addobbato per i culti pre-cristiani rappresenta la Dea Madre, che è sempre fertile anche in inverno quando tutto appare sterile. Ecco quindi il significato intrinseco dell’albero di Natale, cioè la fertilità e la rinascita. Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans.
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A tutt’oggi, la tradizione dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cattolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nella sede del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma. D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”)
in ricordo della Croce che ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal). Si noti la similitudine dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa. La similitudine tra Albero Sacro e la Croce fu usata anche dai missionari cristiani tra l’VIII e X secolo per convertire i popoli germanici in Europa centro-settentrionale.
Francesco V.
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IL NATALE
Il Natale è una festa cristiana che celebra la nascita di Gesù (“Natività”) e cade il 25 dicembre per la maggior parte delle Chiese cristiane occidentali, per le Chiese ortodosse orientali cade il 6 gennaio, e il 7 gennaio per le Chiese ortodosse slave, che seguono il calendario giuliano. La celebrazione del Natale non è presente nei primi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Origene ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno. Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d’Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani,
“molto curiosi”, definirono non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario. Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile). Un testo del 243, “De paschae computus”, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato. Abraham Ecchelensis (16001664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa
di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea. Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come “croce celtica”) detto Korê era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest’ora Korê ha dato vita all’Eterno. Alcuni riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale invece al 336, e la si riscontra nel “Chronographus”, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
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Le origini storiche della festa non sono note e sono state spiegate con varie ipotesi. È quasi sicuro che la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20). La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e contadina, dal momento che nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale: infatti nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti. Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, anche se non ci sono evidenze definitive di questa relazione. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole, introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
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È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto. Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato. I SIMBOLI DEL NATALE Tutti i simboli del Natale, dal vischio all’agrifoglio, sono ricchi di simbologie, sacre e profane, tramandate attraverso le generazioni, e strettamente legati ad un politeismo (paganesimo) antico. Con questo articolo cercheremo di conoscerne il significato… VISCHIO Pianta natalizia per eccellenza, del vischio ne parlava già Virgilio nell’Eneide. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e miracolosatanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è una pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vitale. GINEPRO La leggenda narra che la croce di Gesù fosse fatta di ginepro. Una credenza popolare vuole che Maria trovasse rifugio proprio tra
i rami di questa pianta. Il ginepro era considerato magico, perché si pensava tenesse lontano i serpenti e curasse dal loro morso. Nella tradizione cristiana, questa sua qualità venne interpretata come purificazione dai peccati. AGRIFOGLIO E IL PUNGITOPO Entrambe considerate portatrici di fortuna, queste piante si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tutti i mali. Le bacche rosse sono il simbolo del Natale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue. ARANCIA È tradizione delle festività natalizie addobbare la tavola con cesti colmi di arance. L’arancia, il frutto dell’inverno per eccellenza, porta con sé il calore del sole e rappresenta il Natale a tavola per la speranza e lo splendore. MELAGRANA Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione. CERO NATALIZIO Gesù è la luce del mondo, la notte di Natale è la notte in cui la luce arriva tra gli uomini: il cero natalizio simboleggia proprio l’avvento del bambino Gesù come luce che nasce nel mondo, come dice la liturgia. In Francia
DOSSIER e in Inghilterra è tradizione accendere tre ceri fusi insieme alla base, che simboleggiano la Trinità. CORONA DELL’AVVENTO La corona dell’avvento ha origine da una tradizione tedesca di epoca precristiana, deriva dai riti pagani della luce che si festeggiavano nel mese di dicembre. Intorno al 1500 si diffuse tra i cristiani, divenendo simbolo dei giorni che precedono il Natale. Il verde dei rami simboleggia la speranza, mentre i quattro ceri simboleggiano le quattro settimane che precedono il Natale. Ogni domenica si accende un cero. La tradizione vuole che ogni cero abbia un suo significato: il cero dei profeti, quello di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli. All’accensione di ogni cero dovrebbe seguire un momento di preghiera e un canto a Maria. CEPPO DI NATALE Quella del ceppo di Natale è una tradizione antica. Il tronco che brucia nei camini dalla sera
della vigilia fino a Capodanno trova origine nella frase della Bibbia “dal ceppo nascerà un virgulto”, Gesù Cristo. Questa tradizione, prima ancora di essere cristiana, era pagana: il ceppo si bruciava durante il solstizio d’inverno, che coincideva con la nascita di un nuovo anno. Due simboli propiziatori: il fuoco, immagine del sole e quindi della vita, e il consumarsi del tronco, che rappresentava il consumarsi del vecchio annocon tutto ciò che di brutto aveva rappresentato. Il ceppo in effetti è il primo avo del più famoso abete natalizio. Accenderlo nelle case è anche segno di ospitalità e accoglienza per la venuta del figlio di Dio. Anticamente a Genova il ceppo era offerto al doge dalle genti di montagna: nella cerimonia pubblica di “confuoco”, il Doge versava sul tronco vino e confetti in segno di abbondanza. In Abruzzo si fanno bruciare tredici piccoli ceppi che simboleggiano Gesù e i dodici apostoli, il vino rappresenta il sangue di Cristo. In Pu-
glia, bruciare il tronco significa distruggere il peccato originale, mentre a Isernia il capofamiglia benedice il tronco con l’acqua santa mentre i familiari gridano “Viva Gesù”. STELLA DI NATALE, Poinsettia La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicembre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle foglie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale. ROSA DI NATALE Anche chiamata Rosa delle nevi o Rosa d’inverno, il suo vero nome è “Helleborus niger”. In Inghilterra è considerata il
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fiore natalizio per eccellenza. La leggenda narra che durante l’offerta di doni al Bambino Gesù, una pastorella vagasse in cerca di un dono da offrire, ma l’inverno era stato freddo e la povera pastorella non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire. Mentre si disperava, vide passare un angelo che intenerito dalle sue lacrime si fermò, spolverò un po’ di neve davanti a lei e apparvero delle candide rose, che la ragazza raccolse e portò in dono al Bambinello.
RUDOLPH, la renna dal naso rosso Questa leggenda americana fu inventata negli uffici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emarginazione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sé, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9.
Agli amici Cristiani Auguriamo un Sereno e Felice Natale . Auguri !
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Il grosso naso rosso dell’ultima arrivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia. Una storia recente, ma tanto forte da essere in pochi anni diventata tradizione.
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II Capodanno è il primo giorno dell’anno e risale alla festa del Dio romano Giano. Nel VII secolo i pagani delle Fiandre. seguaci dei druidi, avevano l’uso di festeggiare il passaggio al nuovo anno; tale culto pagano venne poi deplorato da Sant’Eligio (morto nel 659 o nel 660), che redarguì il popolo delle Fiandre dicendo loro: “A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali !’andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi; e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurati o di libagioni eccessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco, né siede in un canto, perché è opera diabolica.” In Occidente cade il 1° gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il mondo, e nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa. Per le popolazioni che seguono il Calendario Giuliano, ad esem-
pio alcune chiese ortodosse, ai fini strettamente religiosi l’inizio dell’anno viene celebrato nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano. In molti paesi Orientali invece, il capodanno cade in corrispondenza del novilunio, che cade tra il 21 gennaio ed il 19 febbraio. Il capodanno dei paesi di religione islamica hanno invece un capodanno mobile, basando il loro anno sulle lunazioni ed essendo 11 giorni più breve di quello Gregoriano, fa si che il loro capodanno sia anticipato di un mese ogni tre anni rispetto al nostro. Nel Medioevo molti paesi europei usavano il calendario giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno. Per esempio dal XII secolo fino al 1752 in Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione, usato a lungo anche a Pisa ed in seguito a Firenze), mentre in Spagna fino all’inizio del Seicen-
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IL CAPODANNO
to il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività. In Francia fino al 1564 il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione (chiamato anche stile della Pasqua), a Venezia (fino alla sua caduta. avvenuta nel 1797) era il 1° marzo mentre in Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 10 settembre, tant’è vero che in sardo settembre si traduce Caputanni (dal latino Caput anni). Queste diversità locali (che, specialmente nel Sacro Romano Impero variavano spesso da città a città), continuarono anche dopo l’adozione del Calendario Gregoriano. Solo nel 1691 Papa Innocenzo XII emendò il calendario del suo predecessore stabilendo che l’anno dovesse cominciare il 1° gennaio, cioè secondo lo stile modermo o della Circoncisione. L’adozione universale del Calendario Gregoriano fece si che
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anche la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune pressoché in tutto il pianeta. II 1° gennaio segna l’inizio di un nuovo periodo, che solitamente inizia una settimana dopo Natale, dedicato al riepilogo dell’anno appena trascorso, specialmente nelle radio, nelle televisioni. e nei quotidiani. I mass-media spesso, infatti pubblicano articoli o trasmettono notizie su quanto è avvenuto durante l’ultimo anno. Questo giorno è in molti luoghi una festa religiosa di precetto (la Solennità della Madre di Dio per la Chiesa cattolica che segue la forma ordinaria del rito romano, la Circoncisione di Gesù per chi segue il rito ambrosiano o la forma straordinaria del rito romano), ma anche un’occasione per celebrare la notte di passaggio tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, che si festeggia con il classico veglione di Capodanno. La tradizione italiana prevede una serie di rituali scaramantici per il primo dell’anno che possono essere rispettati più o meno strettamente come quello di ve-
stire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati (quest’ultima usanza è stata quasi completamente abbandonata). Le lenticchie vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo ed un’altra tradizione Prevede il baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. In Spagna c’è la tradizione di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid). In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l’anno nuovo. In tutta l’ex Unione Sovietica è usanza scambiarsi ed aprire i regali. Spesso vengono regalati cioccolatini o pupazzetti corrispondenti all’animale simbolo del calendario cinese dell’anno che verrà. In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta (a volte con le sembianze di personaggi famosi, calciatori, etc) ri-
empiti di petardi così da bruciare ed esplodere ai rintocchi della mezzanotte. In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l’arrivo di un nuovo anno (si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi). In tanti paesi che seguono il calendario Gregoriano, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia e altri, il Capodanno è anche una festa civile. Israele è il solo paese che, pur usando il calendario gregoriano, non celebra il Capodanno come festa pubblica. La ragione ufficiale è che essa nascerebbe come festa della Chiesa Cristiana, anche se molti altri paesi a maggioranza non cristiana festeggiano il Capodanno. Nondimeno, molti israeliti che vivono specialmente in Nord America o in Europa lo festeggiano privatamente. Claudia
A Tutti facciamo i migliori Auguri , che sia l’anno della “normalità” e della “serenità”. Buon Anno ed Ogni Bene ! Auguri !
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Riflettere attraverso la Poesia Riportiamo alcune poesie dello scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come: “Due Mondi”, “Torre Maggiore e l’Albero Cosmico”, “Racconti”, “A Federico II di Svevia”, “A Pablo Neruda” ecc…
Per riflettere attraverso i versi di una poesia...
TELEVENDITE Da poco tempo, un paio di anni, gioco forza, seguo in tv, oltre le mie trasmissioni preferite, anche le televendite, ma quelle interessanti. Poi, è inevitabile che, durante lo zapping, mi imbatta su canali similari. Se faccio una proporzione: i canali per tutti gli esseri umani sono il venti per cento, il restante ottanta riguarda la Donna. Tre reggiseno senza ferretti e di colori differenti è un martellamento; tinture per capelli studiate da Picasso su una tavolozza arcobaleno; creme per ogni punto del corpo, compresi quelli più intimi; assorbenti di ogni tipo e per tutte le necessità; ... e poi collane, ma che dico collane, fiumi di collane; bracciali, ma che dico bracciali, distese di bracciali. E cammei, spille, orecchini con la perla, col corallo, a catenella, anelli col brillante “solitario” da tre carati e trenta, con l’ametista, il topazio, il turchese, col pavé di brillanti, la riviére, col cuscino di brillanti o il contrarié rubino e smeraldo. E ancora collari e diademi: le spose come regine! Ed argento ed oro a profusione, a volte platino. Poi ci sono i banchi delle cianfrusaglie, come quelli della frutta: hai presenti le ciligie, i frutti di bosco, dove afferri a manciate la scelta: tre euro la manciata. E non mi tuffo nel tourbillon di borse e scarpe e la termino qui per la mia crassa ignoranza. Spesso mi intrattengo a lungo nello studio del fenomeno; mi conforta nella conferma delle mie convinzioni, delle mie oniriche personali visioni dell’Essere indispensabile al quale viviamo accanto.
Mario Gabassi
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Riflettere attraverso la Poesia
LUNA D’ESTATE È luglio, al plenilunio; la luna stenta a salire carica com’è degli affanni umani accumulati nell’anno. Bassa, sembra gravare sull’orizzonte. Al suo apparire è rossa, confusa tra i miasmi terrestri, poi, maestosa, sale verso lo spazio infinito dove finalmente si libera e mostra tutto il suo splendore. Noi umani, sin dai primordi, siamo legati al nostro caro sasso orbitante per la sua continua ripetitiva variabilità di colore, forma, ubicazione nonché per le profonde interferenze sulla Natura terrestre e sulle nostre deboli umane menti. Da pochi decenni, dopo la sua conquista, il romantico, ispiratore fascino della Luna, si è affievolito; ormai gli innamorati non alzano più lo sguardo al cielo verso il suo tenue lucore cercando la sponda con l’amata. Adesso l’immagine cara è sempre dinanzi ai loro occhi dentro il telefonino, viva, ridente e, tiè, spesso audace.
Mario Gabassi
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SOPHIA IL PENSIERO GRECO (antico)
Convinti che la realizzazione dell’uomo dovesse passare necessariamente attraverso l’esercizio del pensiero, da coltivare insieme a quello del corpo per ottenere un equilibrio ideale, i Greci raggiunsero l’eccellenza sia nella scienza che nella filosofia; due discipline che in Età Moderna sono state percepite come antitetiche ma che, allora, erano quasi sinonimi. La scienza, infatti, non era intesa, come avviene oggi, come l’insieme dello scibile in campo matematico, astronomico o pensatori greci di cui ci sia giunta notizia, Talete, Anassimandro e Anassimene, nel VI secolo a.C. si interrogarono proprio sulla na-
tura, intesa come realtà prima e fondamentale, e sulla sua origine, ricercando un principio primo da cui far derivare ogni altra cosa (per questa ragione sono detti anche “naturalisti”). Essi diedero inizio alla Storia della filosofia nel mondo occidentale, ma poiché osservando la natura se ne carpivano anche i segreti e si scoprivano le leggi che la governavano, iniziarono, di fatto, pure la Storia della scienza. L’amore per la sapienza fu coltivato da molti pensatori ellenici fino a disgiungersi da ogni interesse di carattere pratico. La conoscenza divenne il fine ultimo dell’uomo, anche se non tutti erano d’accordo sulla pos-
sibilità effettiva di raggiungerla. Così come non tutti concordavano sui metodi da utilizzare per il suo insegnamento. Nell’Atene democratica, per esempio, si sviluppò la corrente dei sofisti (“sapienti”, da sophòs, “saggio”), che tenne banco per due generazioni, tra V e IV secolo a.C. I sofisti, come Gorgia, esercitavano la professione intellettuale in cambio di un compenso, attirandosi gli strali dei “colleghi” che, invece, erano convinti che la sapienza andasse perseguita senza alcun fine di lucro. Con la loro azione, rivolta ai ceti aristocratici, i sofisti elaborarono per primi il concetto di “cultura”
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(paideia), intesa non tanto come un insieme di conoscenze specialistiche, ma come metodo di formazione dell’individuo, il che li rende di fatto i precursori della moderna figura dell’educatore e dell’insegnante di professione. Princìpi cardine della loro dottrina erano la centralità dell’uomo rispetto alla natura, il relativismo e l’empirismo. I sofisti si distaccavano nettamente dai “naturalisti”, ritenendo oggetto d’indagine professione intellettuale in cambio di un compenso, attirandosi gli strali dei “colleghi” che, invece, erano convinti che la sapienza andasse perseguita senza alcun fine di lucro. Con la loro azione, rivolta ai ceti aristocratici, i sofisti elaborarono per primi il concetto di “cultura” (paideia), intesa non tanto come un insieme di conoscenze specialistiche, ma come metodo di formazione dell’individuo, il che li rende di fatto i precursori della moderna figura dell’educatore e dell’insegnante di professione. Princìpi cardine della loro dottrina erano la centralità dell’uomo rispetto alla natura, il relativismo e l’empirismo. I sofisti si distaccavano nettamente dai “naturalisti”, ritenendo oggetto d’indagine fondamentale non già le leggi del cosmo, bensì l’uomo e le sue capacità di conoscenza, il suo comportamento e la sua azione politica, e ne esaltavano il ruolo attivo nella polis. Il metodo di Socrate Per i sofisti, inoltre, la verità era relativa e non assoluta, e dipendeva dal rapporto che essa aveva con l’esperienza; per questa ragione potevano coesistere più verità, anche antitetiche fra loro; e la loro validità contemporanea poteva paradossalmente essere dimostrata attra-
verso il sapiente uso della retorica e della dialettica. A questa visione del mondo relativista si contrappose nettamente Socrate, il quale, sempre ad Atene, definì i sofisti “prostituti della cultura” per la loro propensione a mettere a disposizione il proprio intelletto in cambio di denaro. Socrate professò che il sapiente è colui che “sa di non sapere”: considerando la conoscenza come fine ultimo dell’uomo, egli si fece così promotore di un’idea più conservatrice ed etica della paideia e della politica, intesa come capacità di rendere migliori i cittadini. Un suo peculiare metodo d’indagine era la “maieutica”, che consisteva nello stimolare, attraverso una serie di domande e osservazioni, qualsiasi individuo a ritrovare la verità all’interno della propria anima. Al pensiero socratico si ispirarono successivamente Platone e Aristotele, i due giganti che posero le basi del pensiero filosofico occidentale. Platone stabilì la dicotomia tra il mondo sensibile, fallace e imperfetto, e quello delle idee, dove dimorano gli archetipi perfetti delle cose, e costituì il fondamento per il pensiero politico teorizzando il modello dello Stato giusto. Dal canto suo Aristotele, suo discepolo, fu una mente universale, che scandagliò ogni campo dello scibile: dalla metafisica alla fisica, dalla biologia alla psicologia, dall’etica alla politica, dalla poetica alla retorica e alla logica. La sua certosina indagine della realtà conoscibile diede vita a una sorta di “enciclopedia del sapere” che avrebbe rappresentato il punto di riferimento della cultura occidentale per quasi due millenni, entrando in crisi solo a partire
dal Seicento, dopo la progressiva introduzione dei moderni metodi d’indagine scientifica. Il declino graduale della filosofia iniziò con la fine delle poleis e l’età ellenistica, ma alla perdita di slancio delle scuole di pensiero corrispose la poderosa ascesa della scienza e della tecnologia, che durante il III e il II secolo a.C. raggiunsero il vertice del loro sviluppo. Fu infatti in quel lasso di tempo, per esempio, che Eratostene di Cirene introdusse la geografia e calcolò con grande precisione la circonferenza della Terra, misurata in 39.375 km contro i 39.941 km effettivi. Sempre in quei secoli, Archimede scoprì il principio fondamentale dell’idrostatica (la “spinta di Archimede”), mentre Aristarco di Samo stimò la grandezza del Sole e della Luna e ne calcolò le relative distanze dalla Terra: sbagliò di molto le misure, in compenso ipotizzò che il nostro pianeta ruotasse attorno al Sole (eliocentrismo), contraddicendo quanto sostenuto un secolo prima nientemeno che da Platone e Aristotele. Purtroppo, l’intuizione di Aristarco venne respinta da importanti studiosi successivi, tra cui Claudio Tolomeo, il quale riportò in auge il geocentrismo, consegnandolo ai posteri: occorrerà attendere il Cinquecento, e Niccolò Copernico, per vedere consacrate le intuizioni di Aristarco.
Leron
Il monte Olimpo, che si innalza fra la Tessaglia e la Macedonia, non è solo il più alto di Grecia, con i suoi quasi 3.000 m. È, soprattutto, la sede degli dei, che gli antichi popoli credevano invisibile a causa delle nubi che quasi sempre circondano la cima di quella montagna sacra. Sull’Olimpo Zeus raduna la sua corte, secondo una tradizione che unisce molti altri popoli indoeuropei (si pensi all’Asgard delle genti germaniche o alle varie montagne sacre della tradizione induista), e tiene consiglio con tutti gli dei maggiori, suoi parenti, anche se molti di loro imperano su regni propri: Poseidone sul mare, Ade sugli Inferi e Apollo nei paesi iperborei, all’estremo Nord. Ebe, coppiere degli dei, serve
nettare e ambrosia, che mantengono le divinità giovani e forti. Nei loro corpi non circola sangue umano, bensì l’“icore”, un liquido reso biancastro o azzurrognolo dalla presenza di un metallo che dona l’immortalità. Ma le divinità greche sono in numero così abbondante che non potrebbero trovare tutte posto neppure nei vasti palazzi dell’Olimpo. Oltre agli dei olimpi, che sono una quindicina, abbiamo una foltissima schiera di semidei, nati dagli amplessi di qualche divinità con esseri umani. Zeus, in particolare, è protagonista di un numero notevole di avventure erotiche: la mitologia ce ne tramanda almeno 79, da cui il dio avrebbe avuto uno o più figli (oltre venti nel solo caso di
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OLIMPO PATRIA DEGLI DEI
Temi, dea della giustizia). Spesso le sue scappatelle sono portate a termine grazie a camuffamenti: il padre degli dei si tramuta in pioggia dorata per concupire Danae, in cigno per sedurre Leda, in toro per rapire Europa, e così via. Molti semidei sono destinati a diventare protagonisti di avventure eroiche, come Dioniso (che diverrà protagonista di un culto estatico molto diffuso tra i Greci), il fortissimo Eracle, Minosse di Creta (costruttore del Labirinto), l’avventuroso Giasone (capo della spedizione degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro), il guaritore Asclepio, il troiano Enea (che i Romani eleggeranno a loro progenitore). Oltre agli dei propriamente detti, esiste un complesso mondo di esseri divini minori, come le
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Ninfe (potenze dei boschi, delle acque, degli alberi e dei monti) e le nove Muse (figlie di Zeus ma guidate da Apollo e destinate a ispirare tutte le arti). Altre stirpi divine si rivelano assai meno benevole, come le Erinni, figlie di Urano che perseguitano chi colpisce la propria famiglia e i parenti, oppure le Sirene, tre sorelle metà donne e metà uccelli che irretiscono i naviganti con il loro canto suadente per poi farli morire. I rapporti tra le varie divinità elleniche, molto complessi e instabili, sono all’origine di un gran numero di miti, spesso intrecciati fra loro. Già Esiodo, nell’VIII VII secolo a.C., cercò di fare ordine attraverso il grande poema della Teogonia, che parte dall’origine del cosmo, prosegue con la vittoria dei 12 dei olimpi contro i Titani, quindi affronta l’intreccio delle genealogie divine.
In un excursus, Esiodo tratta anche la storia di Prometeo, che venne perdonato da Zeus per aver rubato le carni di un sacrificio tributato agli dei al fine di sfamare gli uomini, per cui provava compassione. E parla anche di Pandora, una donna creata dal padre degli dei con il compito esclusivo di custodire un vaso da non aprire per nessun motivo: la curiosità di Pandora, tuttavia, ebbe la meglio, e da quel vaso magico scaturirono tutti i mali del mondo, sia per gli uomini che per gli animali. In generale, il rapporto fra uomini e divinità è, per i Greci, regolato da reciproci vantaggi: le persone pie celebrano le festività, onorano i templi e fanno sacrifici graditi agli dei, immolando animali e bruciandone i grassi; in questo modo si assicurano la benevolenza del popolo celeste, che protegge le loro famiglie e ne favorisce le imprese. Un altro rapporto con il divino
La vetta del Monte Olimpo
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è rappresentato dagli oracoli, ai quali i Greci davano moltissimo credito. Il più famoso era quello di Delfi, frequentato già nella più remota antichità, in cui due sacerdoti di Apollo assistevano la Pizia. Questa profetessa operava sotto il tempio, dov’era acceso un fuoco perenne e dove si trovava l’omphalos, la pietra che segnava il centro del mondo. Circondata da vapori che sgorgavano dal terreno e reggendo in mano un ramo dorato, la Pizia pronunciava gli oracoli, che un adepto aveva il compito di stendere in versi omerici, ossia in esametri.
Arved
Fu in una cupa notte di novembre che vidi la realizzazione delle mie fatiche. Con un’inquietudine che rasentava il parossismo, misi assieme attorno a me gli strumenti della vita con cui avrei potuto infondere una scintilla di esistenza nella cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia picchiettava lugubre contro i vetri e la mia candela era quasi consumata quando, alla fievole luce che si stava esaurendo, io vidi aprirsi l’occhio giallo, privo di espressione, della creatura; respirava a fatica, e un moto convulso agitava le sue membra». Con queste parole, la scrittrice Mary Shelley immagina il momento in cui il protagonista del suo romanzo, il dottor Victor Frankenstein, riesce a ridare la vita a una creatura ottenuta assemblando le parti di diversi cadaveri. La vicenda della genesi di questo libro è abbastanza nota. Quello che pochi sanno, invece, è da dove la scrittrice trasse ispirazione per il suo protagonista. Nel
maggio del 1816, Claire Clairmont invitò la sua sorellastra, la diciannovenne Mary, insieme al marito, il famoso poeta e filosofo romantico Percy Bysshe Shelley, a passare l’estate sulle rive del lago di Ginevra, in una casa presa in affitto. Con loro, a Villa Diodati, c’erano l’amante di Claire, che altri non era che il celebre poeta Lord Byron, e il medico personale e segretario di quest’ultimo, John William Polidori. Quell’anno le polveri sollevate dall’eruzione del vulcano indonesiano Tambora causarono notevoli sconvolgimenti climatici all’intero pianeta e il tempo fu pessimo per tutta la durata della vacanza, tanto che il gruppo dovette trascorrere le giornate chiuso in casa. Alla ricerca di un modo per far passare il tempo, Lord Byron sfidò i suoi amici a scrivere una storia dell’orrore da leggere nelle sere successive. I partecipanti alla sfida scrissero opere di poco conto: Shelley un racconto dal titolo “Gli assassini”, Byron le pagine iniziali di una novella intitolata
“La sepoltura”. Più interessante il lavoro di Polidori, che abbozzò quello che qualche anno dopo divenne la sua più grande creazione, “Il vampiro”, primo romanzo di successo ad avere come protagonisti i bevitori di sangue della tradizione centroeuropea. Intanto la giovane Mary, influenzata dalle storie lette in quelle serate e dalle discussioni che il marito intesseva con Byron riguardo a uno studioso italiano che da anni faceva parlare di sé sui giornali di tutta Europa, un certo Giovanni Aldini, gettò le basi di quello che sarebbe diventato un romanzo molto famoso: Frankenstein. Il protagonista della vicenda ha tutta l’aria di essere la versione romanzata di Aldini. Giovanni Aldini nacque a Bologna nel 1762. Nipote del grande scienziato Luigi Galvani, scopritore dell’elettricità biologica tramite i famosi esperimenti sulle rane, fin da piccolo dimostrò uno spiccato interesse per la scienza. Dopo la laurea in Fisica e quella in Filosofia, riuscì a far carriera all’interno dell’Università di Bologna come ricercatore in campo
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IL FRANKENSTEIN ITALIANO
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Giovanni-Aldini
fisico. Non smise, però, di allargare i suoi orizzonti mentali continuando a studiare e imparando svariate lingue, così bene da scrivere libri e dissertazioni anche in idiomi diversi dall’italiano o dal latino. In quegli stessi anni Aldini ottenne riconoscimenti di ogni genere e riuscì a mettere da parte una discreta fortuna economica. Contribuirono ai suoi guadagni anche il gran numero di testi di divulgazione scientifica e i brevetti ottenuti per le sue invenzioni, principalmente concentrate su nuovi dispositivi antincendio e innovativi sistemi d’illuminazione. Fin dai primi anni di studio (forse a causa dell’innata passione per la divulgazione scientifica, attraverso cui voleva insegnare la scienza alla più vasta platea possibile), Aldini era solito organizzare dimostrazioni pubbliche delle sue scoperte. Erano strutturate come spettacoli teatrali e pensate per impressionare e per stupire, così, con l’intento di comprovare l’ipotesi della corrente intrinseca negli animali generata dal cervello (caldeggiata dallo zio Luigi Galvani), decise di non usare le
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solite rane. Assecondando il suo gusto per le esibizioni spettacolari, si servì di cadaveri umani. L’unico problema da risolvere era quello di reperire la materia prima per gli esperimenti. Escludendo di andare a rubare le salme nei cimiteri, come in seguito avrebbe fatto il suo epigono letterario, Aldini si limitò a fare quello che la legge gli consentiva: utilizzare i cadaveri dei condannati a morte. Per il macabro divertimento del pubblico, lo scienziato applicava elettrodi a teste umane mozzate, riuscendo a produrre contrazioni muscolari e movimenti degli occhi, oltre che a far aprire e chiudere la mandibola. Il suo sogno, però, era quello di lavorare su corpi integri, e poiché n Italia, così come nella maggior parte dei Paesi europei, l’esecuzione dei condannati avveniva tramite decapitazione, tra il 1802 e il 1803, Aldini decise di trasferirsi a Londra, dove le condanne a morte avvenivano per impiccagione. A questo punto ci spostiamo dal racconto storico al territorio della leggenda. Si narra che Aldini
cominciò a girare le carceri di Londra alla ricerca del soggetto ideale per i suoi esperimenti. Alla fine, nella prigione di Newgate, riuscì a rintracciare un uomo che pareva perfetto sotto tutti gli aspetti: il suo nome era George Forrest, ed era stato processato per aver ucciso la moglie e la figlia. Prima che la condanna fosse eseguita, si scoprì però che Forrest era innocente (pare che la moglie avesse ucciso la figlia e si fosse poi tolta la vita). Leggenda vuole che Aldini, che ormai aveva scelto il soggetto dei suoi esperimenti e aveva bisogno quanto prima del suo cadavere, andò dai giudici e dietro un lauto compenso li convinse a condannare comunque l’uomo a morte. Non sappiamo se le cose andarono davvero così, ma di certo Forrest venne impiccato e lo scienziato ne utilizzò il corpo senza vita durante una dimostrazione pubblica tenuta al teatro anatomico del Royal College of Surgeons di Londra. Fu questo evento a dargli imperitura fama e a farne uno dei personaggi più misteriosi della sua epoca. Di quella stessa dimostrazione, parecchi anni dopo, a Villa Diodati, discussero a lungo Percy Shelley e Lord Byron, mentre la giovane Mary li ascoltava affascinata. Esistono decine di testimonianze di quello che accadde il giorno dell’esibizione e i giornali continuarono a parlarne a lungo. Pare che, tramite stimoli elettrici, Aldini riuscì a far ricominciare a battere il cuore del cadavere e a far riprendere i suoi polmoni a respirare. Il corpo ricominciò anche a muoversi, ma il cervello rimase morto e ogni movimento era dovuto esclusivamente a stimoli esterni.
n’erano andati, Aldini compreso, il cadavere di Forrest abbia davvero ripreso vita, provocando un infarto all’assistente. Gli studi di Giovanni Aldini su elettricità e cadaveri confluirono in un libro pubblicato in Inghilterra, Un rapporto sugli ultimi
progressi del galvanismo, in cui l’autore asserisce che, dato un certo numero di condizioni indispensabili, attraverso l’elettricità è possibile riportare in vita un cadavere.
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Poco dopo la dimostrazione, probabilmente per la scioccante emozione provata nel vedere il cadavere ricominciare a respirare, l’assistente di Giovanni Aldini morì, colpito da infarto. Molti azzardarono l’ipotesi che, terminato l’esperimento, quando tutti se
Francesco V.
Alcuni “progetti” di Giovanni-Aldini
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LE CENTURIE DI NOSTRADAMUS
Nostradamus
Nessuna raccolta di previsioni è più celebre di questa. Nato quando il Medioevo si era appena concluso, Nostradamus è l’anello di congiunzione tra il mondo dei visionari dei secoli passati e i profeti dell’età moderna. Venuto alla luce nel dicembre 1503 a Saint-Rémy-de-Provence da una famiglia ebraica convertita al cristianesimo, Nostradamus aveva alle spalle una tradizione di studi familiari. Trovandosi a Montpellier mentre scoppiava l’epidemia di peste del 1525, si prodigò in favore degli ammalati per quattro anni, finché conseguì la laurea. Per dodici anni vagò tra la Francia meridionale e l’Italia, poi si stabilì a Salon, in Provenza. Nel 1545, scoppiata una nuova pestilenza, venne incaricato di coordinare gli aiuti ai contagiati: ai tempi, si riteneva che l’influenza astrale sul corpo umano giocasse un ruolo fondamentale, tanto che una bolla emanata nel 1586 da
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papa Sisto V, pur tuonando contro chi compilava oroscopi, lasciava ai medici la facoltà di consultare i pianeti a scopo di studio. L’attività divinatoria di Nostradamus ebbe inizio in età matura. Nel 1555 diede alle stampe, a Lione, le prime 353 delle sue 1.000 quartine profetiche. Vennero chiamate “Centurie” per via di una suddivisione in gruppi di cento, forse risultante da una complessa opera di crittazione di cui ancora non è stata svelata la chiave. Chi crede nella capacità profetica di Nostradamus sostiene che egli abbia volutamente rimescolato le quartine seguendo un metodo complesso. Come si legge nella dedica al figlio César, i vaticini coprono un vastissimo arco temporale, «da oggi fino all’anno 3797». Si tratta di versi composti in un francese arcaico, infarcito di parole apparentemente prive di senso, ma spesso tratte da altre lingue, con citazioni di opere classiche o ana-
grammi, storpiature e neologismi, termini derivanti da lingue dotte. Il linguaggio oscuro delle quartine e il disordine con cui furono pubblicate garantirono loro il successo: ogni volta che si verificava un fatto eccezionale, c’era subito chi riteneva di trovarne traccia in una delle profezie, magari giocando con le parole, le cifre e le indicazioni astronomiche. Le Centurie suscitarono scalpore anche per le possibili interpretazioni politiche, tanto che la regina di Francia, Caterina de’ Medici, invitò Nostradamus a corte per farsi illustrare il futuro e ne divenne ammiratrice, nominandolo consigliere e medico reale. Quanto all’origine delle profezie, Nostradamus affermò di averle ottenute principalmente attraverso l’osservazione dei moti planetari (sebbene egli sia stato aspramente attaccato da famosi astrologi dell’epoca, come Laurence Videl). Nostradamus stesso, a dire il vero, tuonava spesso contro i fabbricanti di oroscopi. Nei secoli, gli studiosi hanno individuato alcune opere da cui avrebbe ricavato parte del materiale profetico, ma non c’è dubbio che i tratti di originalità siano ampi. CINQUE PROFEZIE “AZZECCATE”? LA MORTE DI RE ENRICO II “I, 35 Le lyon ieune le vieux surmontera, En champ bellique par singulier duelle:
Dans cage d’or les yeux luy creuera, Deux classes vne, pouis mourir, mort cruelle.” Il giovane leone sovrasterà il vecchio In campo bellico per singolar tenzone: Dal casco d’oro gli occhi trapasserà; Due fratture in una, poi morirà di morte atroce.
Grazie a questa quartina, Nostradamus acquisì fama di veggente. In realtà, re Enrico II di Francia era già stato ammonito da un altro indovino, Luca Gaurico, afinché disertasse i duelli. Invece, al seguito dei festeggiamenti organizzati per la firma del trattato di cateau-Cambrésis con Inghilterra e Spagna, il sovrano francese volle cimentarsi in un torneo. Il 30 giugno 1559, Enrico II si batté a cavallo con il giovane Gabriele di Lorges, conte di Montgomery. Ferito accidentalmente dalla lancia nemica, penetrata nella gabbia che fungeva da cela-
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ta all’elmo, il re di Francia rimase con lo spezzone piantato nell’occhio. Morì dieci giorni più tardi. L’ASTRO DI NAPOLEONE “I, 60 Vn Empereur naistra pres d’Italie, Qui à l’Empire sera vendu bien cher: Diront auec quels gens il sa ralie, Qu’on trouuera moins prince que boucher.” Un imperatore verrà alla luce presso l’Italia, Che l’impero pagherà a caro prezzo: Lo criticheranno per quelle genti cui si unirà, E lo giudicheranno meno nobile che sanguinario.
La quartina ricorda subito Napoleone Bonaparte, nato in Corsica nel 1769 e assurto al trono imperiale nel 1804. La sua carriera cominciò come generale dell’esercito rivoluzionario. Egli si dimostrò sempre piuttosto spregiudicato nella scelta di alleati e amici. Le sue intermina-
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bili avventure belliche costarono alla Francia e all’Europa intera un numero incalcolabile di morti: si stima che i soli caduti in battaglia furono circa 850 mila. Un’altra quartina di Nostradamus (VIII, 1) inizia con le parole “Pau, Nay, Loron”: quasi l’anagramma di “Napoléon roy”, del quale si dice che «si affermerà più per armi che per stirpe». L’AVVENTO DEL COMUNISMO “III, 67 Vne nouuelle secte de Philosophes, Mespirant mort, or, honneurs et richesses: Des monts Germanins ne seront limitrophes, A les ensuyures auront appuy et presses.” Una nuova setta di filosofi, Sprezzante morte, denaro, fama e benessere: Delle montagne tedesche saranno limitrofi, Ai seguaci spetteranno sostegno e premure.
Il pensiero comunista nacque e si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento a partire dagli insegnamenti dei tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels. Spettò poi al russo Lenin tradurre le idee in governo, ma nel 1901 egli dovette emigrare nella montuosa Svizzera, da dove operò per diffondere e consolidare la dottrina comunista. Il suo ritorno in patria durante la Grande Guerra si dovette all’appoggio delle autorità germaniche, che tramite lui favorirono il crollo dello zar, ottenendo l’uscita dal conflitto della Russia. Come dice Nostradamus, la filosofia collettivista disprezzava
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ricchezza e riconoscimenti individuali. LA FINE DI MUSSOLINI “IV, 47 Le noir farouche quand aura essayé, Se main sanguine par feu, fer arcs tendus, Trestous le peuple sera tant effrayé, Voir les plus frans par col et pieds pendus.” Il nero feroce, quando sarà esercitato Il suo potere sanguinario con fuoco, ferro, archi tesi, La popolazione tutta sarà sgomenta Nel vedere i potenti appesi per collo e piedi.
Sono molte le quartine indicate come prefigurazioni di Benito Mussolini, “l’Uomo nero” (per via della tipica camicia fascista). Questo vaticinio sembra riferirsi alla tragica fine del Duce, cat-
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turato dai partigiani sul Lago di Como e fucilato il 28 aprile 1945. Il giorno seguente, il cadavere venne esposto a Milano, insieme con quello dell’amante Claretta Petacci e di altri gerarchi del regime. L’esibizione dei corpi, martoriati e appesi per i piedi, provocò sensazione in tutto il mondo e rafforzò in Adolf Hitler la volontà di evitare la cattura a tutti i costi tramite suicidio e una rapida distruzione del proprio cadavere. L’ATOMICA SU HIROSHIMA “II, 91 Soleil leuant vn grand feu l’on verra, Bruit et clarté vers Aquilon tendants: Dedans le rond mort et cris l’on orra, Par glaiue, feu faim, mort les attendants.” Al sol levante un grande incendio si osserverà, Fragore e chiarore vero Aquilone:
Entro il cerchio morte, invocazioni si udranno, Con lancia, fuoco, fame la morte li coglierà.
Al termine della Seconda guerra mondiale, l’impero del Sol Levante si rassegnò alla sconfitta solo dopo l’esplosione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Gli ordigni venivano impiegati per la prima volta; oltre a piegare la resistenza nipponica, si imponevano agli occhi del mondo come armi decisive per stabilire gli assetti politici futuri. Specie nei confronti dell’Unione Sovietica, che gli esegeti di Nostradamus riconoscono in diverse quartine sotto il nome di “Aquilone” (il vento del nord). Colpisce l’accenno al “cerchio di morte”, simile all’area in cui si concentrano gli effetti di un’esplosione atomica. Giulia Orsini
La geobiologia è una scienza recente, nata dalle ricerche del dott. Hartmann, medico tedesco che identificò nell’immediato dopoguerra, con l’uso di strumentazione biofisica, la fitta maglia dei nodi energetici dai cui prendono il suo nome tramite la rabdomanzia e l’osservazione del comportamento degli animali. Questa scienza prevede che ogni organismo viene sottoposto a influenze sia cosmiche che telluriche, ed ogni organismo subisce le influenze delle variazioni del campo elettromagnetico della Terra. Questa influenza può portare al cosiddetto “stress geopatico”. Lo stress geopatico è quando ciò che accade nella Terra causa uno squilibrio di energetico che raggiunta la superficie della terra colpisce le persone, gli animali e le piante di quella specifica zona. Esistono diverse forme di stress geopatico: • Le faglie geologiche: faglie, fratture o cavità che si trovano nel terreno. Una linea di faglia
è la traccia superficiale di una faglia geologica. È lungo queste linee di faglia che si verificano la maggior parte dei terremoti. • Linee geomagnetiche: la Terra è circondata da linee geomagnetiche che possono essere paragonate ai meridiani dell’agopuntura del corpo umano. Le linee geomagnetiche sono larghe da uno a due metri e si muovono sempre in direzione nord-sud. • I corsi d’acqua sotterranea. Queste energie sono collegate tra loro come un reticolo rettangolare, chiamato griglia di Hartmann o reticolo H, e sono l’incrocio di reticoli di fasci energetici di larghezza di circa 20-21 cm che si estendono a distanza di circa 2 metri una dall’altra sia in direzione verticale che orizzontale. Sono griglie energetiche che si riferiscono allo stress fisico e geopatico di un dato ambiente. Già gli antichi romani però avevano percezione di questi nodi energetici e prima di costruire una domus o un edificio sacro, utilizzavano gli animali da pasco-
lo per circa un anno osservandone i comportamenti, riuscendo così a tracciare una mappa delle zone neutre ed evitare le zone geopatiche. Mentre per i celti, i dolmen sarebbero circondati dalle linee del reticolo creando al loro interno una zona neutra carica di energia positiva. La carica dei menhir e dei dolmen viene utilizzata per recuperare le energie psichiche o riequilibrare il sistema energetico. Quando le persone sono esposte a stress geopatico la loro energia fisica viene prosciugata e la loro comunicazione cellulare è ridotta, il che le lascia principalmente stanche ed esauste. Il corpo non funziona così facilmente come dovrebbe. Se la nostra forza vitale non si ricarica correttamente e regolarmente, il corpo ha bisogno di attingere alle sue riserve energetiche che nel tempo si esauriranno. Lo stress geopatico impedisce il naturale processo di ricarica e di autoguarigione che avviene di notte durante il sonno ristoratore e ininterrotto. Questo tipo di stress non può essere rilevato con i nostri cinque
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STRESS GEOPATICO
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sensi, poiché le nostre capacità sensoriali sono limitate. Gli animali, invece, sono più legati alla natura e sono ancora in grado di percepire i cambiamenti energetici nell’ambiente. Semplicemente osservando il loro comportamento possiamo riconoscere e interpretare i modelli energetici che ci circondano. I cani e le pecore per esempio se ne allontanano, mentre gatti, conigli, formiche, api e vespe ne sono attratti senza esserne danneggiati. Tieni presente che non tutti i posti in cui siede un gatto saranno un luogo di stress geopatico, specialmente se la tua casa si trova in un’area di energie positive della terra. I gatti per anni sono stati venerati come animali illuminati energeticamente e spiritualmente. Sono rispettati per il loro profondo senso di indipendenza e sono ammirati per la loro capacità di riposare e rilassarsi contenti senza preoccuparsi del mondo. Non sembrano aver bisogno di noi, ma sono felici di stare con noi e condividere il tempo con noi. La loro conoscenza divina può essere percepita e raccolta intuitivamente dagli umani. Questo è il loro dono di guarigione per noi umani se scegliamo di ascoltare. I gatti domestici mantengono le nostre case libere da basse energie negative trasmutando il suo impatto negativo su di noi. I gatti sono storicamente noti per le loro capacità psichiche e intuitive che usano naturalmente per trasmetterci il loro profondo senso di saggezza. Sembrano sempre sapere dove sono i loro proprietari in ogni momento e spesso saranno seduti ad aspettarci al momento del nostro ritorno a casa come se conoscessero l’ora esatta del nostro arrivo. Questa è la prova
delle capacità psichiche del tuo gatto. I gatti che fanno le fusa e l’atto di accarezzare il nostro gatto forniscono inoltre un’esperienza di guarigione benefica. Metodi per allontanare lo stress geopatico: • Il modo migliore per individuare una zona di stress geopatico è quella di osservare i tuoi animali domestici! Evita i posti preferiti del tuo gatto, goditi quelli in cui il tuo cane ama sdraiarsi. Inoltre, se hai formiche o altre manifestazioni di insetti in un’area specifica della tua casa, tieni presente che spruzzare tossine non è una soluzione a lungo termine.
eliminando ciò che non usi più o semplicemente staccandoli quando non vengono utilizzati. • Alcuni cristalli hanno un potere curativo e protettivo dallo stress geopatico, stimolando il sistema immunitario e trasformando le energie negative in positive. Tra questi, il quarzo e la shungite sono molto efficaci così come l’ametista, la zeolite e la tormalina.
• Utilizza il Feng Shui per equilibrare le energie della tua casa, magari in quella in cui c’è maggior stress geopatico. Se il tuo letto si trova sullo stesso lato della casa al di sopra di questi punti, spostalo su un’altra parete o considera anche di cambiare la camera da letto in un’altra parte della casa. Prima di costruire una nuova casa, indaga sul terreno alla ricerca di formicai nascosti e alberi morti o storpi. • Elimina altre fonti di inquinamento elettromagnetico. Il mondo è attraversato da molte fonti di inquinamento elettromagnetico che possono accrescere lo stress geopatico. Le linee elettriche ad alta tensione, i cavi elettrici e gli interruttori emettono energia ad alta e bassa frequenza che rischia di aumentare lo stress geopatico, così come gli oggetti di uso quotidiano come il microonde, i telefoni cellulari e i router, i vari caricabatterie dei dispositivi. Cerca di ridurre l’esposizione
Luthien
WICCA KOMBOLOI WICCAN
Prima di presentare la “nostra versione wiccan”, iniziamo con il conoscere il Komboloi “tradizionale”. Komboloi è una parola greca (Κομπολόι) “kombos”, che significa nodo, in questo caso un gran numero di nodi, e “loi”, che significa un gruppo di cose che stanno assieme; infatti il Komboloi è quello che in gergo è definito il “rosario greco”, cioè un filo nel quale sono infilate un numero indefinito di “perle” (perle che non sono fisse ma libere di scorrere lungo il filo).
Sono tantissime le ipotesi relative alla nascita di questo strumento, controverso se esso derivi dal rosario cattolico o da quello musulmano, il “Tasbih”, incerto è anche il quando e il come questo divenne di uso nella cultura greca. Il komboloi si differenzia comunque dai suoi predecessori (rosario o tasbih), dal fatto che anzitutto non ha un numero definito di perle; in secondo luogo, le perle non sono fisse ma libere di scorrere lungo il filo. Il komboloi è comunque unico, è uno strumento di libertà assolu-
ta; può essere un rosario (per chi è religioso) oppure uno scacciapensieri (per chi è laico). Inoltre ha rappresentato una piccola emancipazione del sesso femminile in Grecia; fino a poco tempo fa, usare il komboloi era prerogativa maschile, ma grazie a Melina Marcouri (attrice, cantante e politica greca) è diventato di uso comune anche per le donne. La funzione originaria di contapreghiere è andata lentamente perdendosi nel tempo e oggi è spesso usato come scacciapensieri. Spesso viene usato anche come oggetto atto a tenere occupate le mani, al fine di smettere
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culture, con l’intento di approfondire e meglio sviluppare il contatto tra l’uomo e le divinità. Una spiritualità, quella della Wicca, che difficilmente sfocia in fanatismo, ma anzi, spesso aiuta l’uomo ad aumentare il suo senso di appartenenza al Pianeta, a sentirsi parte del tutto, armonico e consapevole delle proprie potenzialità e non disarmonico e timoroso. Quasi tutte le religioni hanno una tradizione di qualche forma di “rosario” per tenere traccia delle preghiere, o per aiutare o facilitare la meditazione del praticante; per esempio i cristiani usano il Rosario, gli islamici usano il Tasbih, i buddhisti e gli hinduisti usano il Mālā. IL KOMBOLOI WICCAN
di fumare o mangiarsi le unghie o ancora per aspettare in fila alle poste. Un’altra caratteristica del komboloi riguarda i materiali che vengono usati, che sono dei più svariati: oro, argento, ambra, legno, conchiglie, osso, noccioli di olive, ceramica, plastica ecc. Usare il komboloi non richiede istruzioni specifiche o dettagliate. L’obiettivo principale del portare con se’ un komboloi è alleggerire la mente ed alleviare alcuni degli stress quotidiani che il corpo subisce, oppure dai religiosi è usato come un “conta preghiere” (del tutto simile al rosario cristiano o al tasbih islamico). Tradizionalmente, il modo più semplice di usare il komboloi è
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permettere che la gravità attragga verso il basso il suo peso. Il komboloi non dovrebbe essere raccolto nel palmo della mano, ma piuttosto lasciato penzolare usando il dito medio della mano come fulcro. Noi come Coven wiccan Quadrifoglio (gruppo spirituale legata alla wicca e attivo nella città di Roma) vogliamo presentare il nostro “KOMBOLOI WICCAN”, ci siamo ispirati più al Komboloi greco, per il suo uso laico, che al Rosario prettamente di uso cristiano. Non c’è molto da meravigliarsi in questo riadattamento del Komboloi; il bello della Wicca e che è una Spiritualità/Religione del “mondo”, trae spunto dalle varie
Il “nostro” Komboloi Wiccan, che qui presentiamo, è molto semplice, facile da riprodurre, esso è composto sostanzialmente da 7 grani o perle. In ordine abbiamo: Grano Viola – dedicato al Grande Spirito (il principio universale, comune in molte correnti wiccan); Grano Bianco – dedicata alla Dea; Grano Nero – dedicato al Dio; Grano Azzurro – dedicato all’Elemento Acqua; Grano Giallo – dedicato all’Elemento Aria; Grano Verde – dedicato all’Elemetno Terra; Grano Rosso – dedicato all’Elemento Fuoco. Ognuno è libero di usare qualunque materiale per i grani, che sia plastica, vetro, metallo o legno; ognuno può abbellire il pro-
COME FUNZIONA? I grani, come per il Komboloi greco, non sono fissi ma scorrono liberamente lungo il cordoncino. Dopo la recita di una preghiera o frase dedicata alla Divinità o Elemento corrispettivo al grano, questo lo si lascia scivolare per poi proseguire con il successivo. Noi, nella preghiera, diamo molta più importanza all’intento per il quale la recitiamo, più che alla sua composizione. Per noi pregare significa rivolgersi al sacro non tanto con la parola ma con il pensiero. Gli scopi della preghiera, anche per noi, possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, lodare, ringraziare o esprimere devozione. Per cui ognuno può formulare le preghiere o i pensieri che più sente idonei.
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prio Komboloi Wiccan a proprio piacere, inserire campanelli o ciondoli quale pentacolo o triplice luna. Questo può anche essere usato come collana o bracciale. Per i colori, basta usare colori indelebili, o acquistare grani o perline già colorati
Qui presentiamo una breve e semplice “preghiera” che chi vuole potrà adottare: (grano viola) Principio tra gli Dei, Signore dagli Occhi Infiniti distruttore di tutti i mali. Oh Grande Spirito la cui voce ascolto nel vento, il cui respiro dà vita a tutte le cose. (grano bianco) Dea Madre Luce della Notte, creatrice del Mondo, il mio essere proviene da Te attraverso il cibo che mi doni. (grano nero) Dio Padre Luce Solare, sovrano del Mondo, Te che mi doni l’energia che fa muovere il mio corpo. (grano azzurro) Acqua che sei emozione, linfa vitale, donami amorevoli emozioni. (grano giallo) Aria che da te mi giunga sollievo, donami conoscenza, saggezza e bontà. (grano verde) Terra che tutto fai nascere, donami coraggio e resistenza. (grano rosso) Fuoco che sei passione, elemento rigenerante, donami forza ed energia. Benedetto e luminoso sia il mio cammino, possa Io camminare senza dolore lungo i giorni della mia vita, pulsante di vita, felicemente su strade di bellezza. Illuminatemi sempre.
Coven del Quadrifoglio (il Komboloi Wicca è stato ideato per la prima volta all’interno della Coven del Quadrifoglio) www.wicaitalica.blogspot.it
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IL FUOCO PURIFICATORE
Il fuoco, insieme all’acqua, è tra quegli elementi sempre presenti nei riti di purificazione o consacrazione. In molte regioni dell’Europa continentale, i falò (i grandi fuochi) vengono accesi tradizionalmente il 24 giugno, che è, per i cattolici, la solennità di San Giovanni Battista, un vecchio retaggio degli antichi culti pagani che celebravano l’Estate. Ma dei piccoli fuochi vengono accesi anche il sabato notte prima di Pasqua o la notte della vigilia di Natale, in questi casi il fuoco indica la sacralità di Gesù, rappresenta la luce di Cristo nel mondo. I falò sono quindi presenti anche in inverno e in primavera. Mentre i falò accesi in estate celebrano la potenza solare, il calore e l’energia vitale; i fuochi accesi in inverno e in primavera hanno lo scopo di riscaldare la terra e propiziare o favorire l’ascesa del sole, del caldo, della bella stagione e quindi della fertilità. Nel territorio circostante Milano
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i falò si accendono in prossimità del 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio abate, da cui la festa prende il nome popolare di “Falò di S. Antonio”. Il fuoco costituisce uno degli attributi iconografici legati alla figura di S. Antonio, al punto che ad alcune patologie caratterizzate da esantemi cutanei viene dato ancora oggi il nome “Fuoco di S. Antonio”. La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pubblici di Milano: nel Parco delle Cave e nel Boscoincittà si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine dell’ovest milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della “barba” del santo, ovvero dalla fine sospensione di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spenta. Nel Nord-Ovest d’Italia, nel territorio della Val Trebbia si festeg-
gia ancora oggi con un falò la Festa di San Giuseppe (19 marzo), che segna il passaggio dall’inverno alla primavera. Con il falò viene anche bruciato un fantoccio, la “vecchia”, che simboleggia l’inverno. Il rito risale all’antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell’equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda. Un tempo in tutte le vallate ardevano migliaia di falò, che infiammavano di un tenue rossore le serate della zona. Oggigiorno i falò ardono ancora nei centri comunali con piccole sagre e canti. Nel Nord-Est d’Italia, dei falò vengono accesi per l’Epifania (6 gennaio). Sulla cima del falò è collocata una strega di paglia vestita con abiti vecchi. La tradizione ha probabilmente origini pre-cristiane e simboleggia l’anno vecchio che è bruciato e che quindi è pronto per nascere nuovamente.
In Garfagnana, più precisamente nel comune di Minucciano (Lucca), i falò vengono accesi la sera di Natale. I falò alti anche oltre 12 metri, costruiti intrecciando rami di ginepro a un palo di castagno, sono prevalentemente eretti in punti molto alti a dominare le vallate circostanti. Oggi questo indicano la Luce di Cristo che viene al mondo, ma anticamente questi falò volevano riscaldare la fredda terra invernale e propiziare l’arrivo della bella stagione. Nel Salento i falò sono denominati “focare” e si accendono in quasi tutti i paesi in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate a gennaio, per la costruzione si usano gli scarti della potatura della vigna, il più famoso (per dimensioni) è quello di Novoli. In Calabria, nella provincia di Crotone abbiamo due tradizioni similari, svolte però in date e stagioni diversi. Nella città di Crotone vi è la tradizione di accendere i falò il 13 dicembre, in onore a Santa Lucia. Una tradizione di origine pagana e molto arcaica, probabilmente un retaggio di un rito di propiziazione, con l’intento di scaldare la terra invernale e auspi-
care l’arrivo della bella stagione. A Scandale, sempre in provincia di Crotone, si usa invece accendere i falò la sera del 18 marzo, la notte precedente alla festa di San Giuseppe, anche questa è una tradizione arcaica atta a propiziare l’arrivo della bella stagione e della fertilità. C’è da osservare che in entrambi i casi la dinamica è uguale, ogni rione accende un falò e delle famiglie volontariamente offrono cibarie varie, solo che a Crotone viene svolto in prossimità del solstizio d’inverno, mentre a 15 Km di distanza la stessa tradizione viene svolta in prossimità dell’equinozio di primavera. Un classico esempio dell’importanza del fuoco per indicare il periodo più buio dell’anno e il periodo di risveglio. In Abruzzo vi è la Festa delle Farchie nel comune di Fara Filiorum Petri in cui si bruciano dei grossi fasci di canne legati con rami di salice rosso. In Campania, nel comune di Gesualdo (AV), i falò, detti “vambalerie”, vengono accesi per le vie e contrade della cittadina la sera del 30 novembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Andrea. La tradizione secolare nacque nel primo Ottocento a seguito dell’abbattimento del tiglio di Piazza Belvedere (oggi Piazza Umberto I), il cui legno venne in parte bruciato e in parte utilizzato per realizzare la statua del santo, ancora oggi custodita nella Chiesa Madre di San Nicola. In Sicilia occidentale, e a Seccagrande, località marina del comune di Ribera (Agrigento), vengono accesi nella notte di Ferragosto (tra il 14 ed il 15 agosto) come del resto nei pressi di Pachino in provin-
cia di Siracusa, qui la tradizione si ripete anche la notte del 10 agosto, quando centinaia di fuochi si concentrano in riva al mare, creando uno spettacolo animato da musica, danze e piatti tipici locali.
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In Sardegna è conosciuto a livello provinciale e regionale il falò che si celebra per i festeggiamenti di Santa Reparata a Narbolia. Il giorno prima della ricorrenza del martirio (8 ottobre) quindi il 7 ottobre nel paese si accende un grande falò che è stato precedentemente portato dai giovani del paese. La ricorrenza si chiama “Su Cavalloi”. La tradizione vuole che siano i giovani a recandosi nel territorio di Narbolia, a Is Arenas, per prendere la legna. È una delle ricorrenze più caratteristiche dell’intera provincia di Oristano.
In Danimarca, i falò sono accesi per la notte del 23 giugno. Viene bruciata una strega fatta da paglia e vestiti. In Irlanda, dei falò vengono accesi la notte del 31 ottobre per festeggiare Halloween. Nel sud e ovest d’Irlanda, Bonfire Night si svolge la notte del 23 giugno per celebrare la vigilia di San Giovanni. In Gran Bretagna i falò vengono allestiti per la “Guy Fawkes Night”, il 5 novembre (conosciuta anche come “la notte dei falò”), una commemorazione annuale della Congiura delle polveri. Negli USA, nel sud della Louisiana i falò sono accesi lungo il fiume Mississippi alla vigilia di Natale per illuminare la strada a Santa Claus, il quale si muove lungo il fiume con la sua piroga, trainato da otto alligatori.
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ESBAT DELLA LUNA DELE FOGLIE luna piena di Ottobre
La Luna Piena di Ottobre prende il nome di “Luna delle Foglie”; questa è la Luna piena della VII° Lunazione dall’Equinozio di Primavera, denominata “Lunazione del Fuoco”. Il nome, Luna della Foglie, fa riferimento all’ingiallirsi delle chiome degli alberi e alla caduta delle loro foglie, fattore che caratterizza questo periodo dell’anno. Come già accennato, il nome di questa lunazione è “del Fuoco” (iniziata con il Novilunio del 6 ottobre), il nome deriva dalle tonalità di colore, che vanno dal rosso fuoco al bruno, tipiche di molte piante che in questo periodo assumono le suddette cromaticità, ma fa riferimento anche ai primi
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caminetti che vengono accesi per riscaldare le case. . La Luna sarà piena mercoledì 20 ottobre 2021 alle ore 16:57 pm. . In questo periodo la Terra si sta preparando ad affrontare il lungo letargo invernale, donandoci i colori più belli, dal rosso al giallo all’arancione. I meli sono carichi di frutti maturi, gli ultimi stormi di uccelli solcano il cielo. In tutto questo troviamo ancora una volta l’Armonia, l’armonia della natura, un’armonia che dobbiamo cercare di portare nella nostra vita e intorno a noi. Portare questa armonia in noi significa portare armonia nei rap-
porti, specialmente per chi sta in coppia, accorgersi degli altri, dare attenzione all’etica e senso di giustizia, e anche all’estetica, dunque circondarsi di bellezza, giacché anch’essa è una qualità divina, come la natura ci dimostra. Dunque questo è il momento favorevole anche per curare in modo particolare il proprio aspetto personale e quello della nostra dimora, sollecitando il proprio buon gusto. . Questo è un Esbat dedicato anche agli animali cacciati o comunque “macellati”, si ricorda il loro spirito e li si ringrazia per il nutrimento che donano a noi esseri umani.
interiorità per meditare e trasformare, e dare così degnamente inizio ad un nuovo giro della ruota dell’anno. . Approfittando anche delle ultime giornate di tiepido sole per fare passeggiate in natura, magari tra i boschi, dove godere dei profumi e colori autunnali. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA DELLE FOGLIE: Piante: menta, timo, angelica, uva. Colori: blu, verde scuro. Fiori: calendula. Profumi: fragola, fiore di melo. Pietre: opale, tormalina, berillio, turchese. Alberi: tasso, cipresso, acacia. Animali: cervo, sciacallo, elefante, ariete, scorpione, airone.
. *Per noi della Coven del Quadrifoglio è sempre un Esbat particolare, essendoci costituiti e consacrati proprio durante questo Esbat, che cadeva il 14 ottobre 2008.
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È un Esbat di riflessione sulle caratteristiche degli animali, sperando di imparare qualcosa dai loro comportamenti. Questo è anche l’Esbat che ci introduce al nostro capodanno, il Sabba di Samhain (31 ottobre), la notte più “sacra” di tutto l’anno, insieme a Beltane. . L’autunno è comunque una fase di transizione, il passaggio da una stagione vitale a una apparentemente morta, l’equilibrio tra buio e luce. L’Autunno prelude alla trasformazione che avviene poi in inverno per manifestarsi in Primavera, l’invito è quindi di portare in noi armonia ed equilibrio per affrontare sereni gli sviluppi della vita. E’ doveroso che ci addentriamo nello spazio sacro della nostra
Felice Esbat!
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ESBAT DELLA LUNA DELLA NEVE luna piena di Novembre La Luna di novembre è denominata della “Neve”, e siamo nella VIII° Lunazione denominata “Lunazione degli Aromi della Campagna”. Il nome “Luna della Neve” fa riferimento alle prime nevi che imbiancano le montagne, segnando quindi il prossimo arrivo dell’Inverno. Il nome della Lunazione (iniziata con la Luna Nuova del 4 novembre), “degli Aromi della Campagna”, fa riferimento alla fragranza inebriante del muschio e di acqua che impernia la campagna in questo periodo. . La Luna sarà piena venerdì 19 novembre 2021 alle ore 09:59 am. . A Samhain (31 ottobre / 1 novembre) il Dio è in senso archetipico “morto” è “rinascerà” nel Solstizio d’Inverno (21 dicembre), per cui questo Esbat non è idoneo a lavori energetici (magici) visto il periodo di “scarsa energia”. Con Samhain (il nostro capodanno) inizia un nuovo giro nella Ruota dell’Anno, per cui la Luna di Novembre corrisponde ad un “tempo di sogno e di riposo”. . La natura in questo tempo si ferma, siamo vicini all’inizio dell’Inverno, e anche noi dovremmo “fermarci” e dedicarci al riposo dell’anima, al recupero delle forze. Il ciclo agricolo è ormai terminato e la terra dà pochi frutti mentre il buio avanza rispetto alle ore di luce. Questo è un tempo particolarmente adatto per riflettere, contempla-
re, guardarsi dentro e trasformare ciò che ha bisogno di essere trasformato. Come la natura si spoglia, s’arresta e si addormenta, altrettanto noi dovremmo utilizzare questo riposo rigeneratore per prepararci ad affrontare un nuovo ciclo. . Prendiamoci e permettiamoci un viaggio nell’interiorità, per rivedere l’anno che è passato riconoscendo quei lati del nostro io che è bene lasciare “morire”,dando così spazio a nuove possibilità. Approfittiamo di questo Esbat anche per confrontarci serenamente con quel fenomeno della vita che tanto ci spaventa, ma sul quale non abbiamo alcun possibile controllo: la morte. Che per il wiccan è solo un passaggio e non una fine. Rielaboriamo i nostri lutti, onoria-
mo i nostri cari e ricordiamo che ad ogni perdita segue una rinascita, la natura stessa ce lo insegna. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLA NEVE Piante: verbena, borraggine, melograno, cinquefoglie, cardo. Colori: grigio, verde-mare. Fiori: fiori di cactus, crisantemi. Profumi: cedro, fiore di ciliegio, giacinto, narciso, menta piperita, limone. Pietre: topazio, zircone rosso/giallo/arancio, lapislazzuli. Alberi: ontano, cipresso. Animali: scorpione, coccodrillo, sciacallo, gufo. . Ogni Bene a tutti! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.com
La Luna di dicembre è detta Luna Fredda, ed è la luna piena della IX° Lunazione del 2021 denominata “Lunazione delle Braccia Tese” (iniziata con la Luna Nuova del 4 dicembre). Il nome “Luna Fredda” si riferisce all’inizio del freddo inverno, fattore che caratterizza questo periodo. Il nome di questa Lunazione, “delle Braccia Tese”, lo deve all’aspetto che i rami degli alberi assumono in questo periodo, infatti, essendo ormai spogli essi ricordano in qualche maniera le braccia protese verso l’alto, spettrali figure che sembrano anelare alla luce, quasi come se attendessero la vita. . La Luna sarà Piena domenica 19 dicembre alle ore 05:37 am.
Ufficialmente è anche l’ultima Luna Piena del 2021. . Le nostre energie sono rivolte al Dio che in modo archetipico sta per rinascere nel Sabba del Solstizio d’Inverno (quest’anno cade il 21 dicembre). Questo Esbat rappresenta quindi un momento d’attesa della rinascita, ed invita alla riflessione sul ciclo della vita. . Ormai l’autunno cede il passo alla stagione invernale, gli alberi ormai perdono le ultime foglie e la Terra risulta fredda e spoglia. In questo tempo anche noi dovremmo concentrarci verso il nostro Io spirituale. Riflettere sul fatto che, nonostante l’apparenza sta per terminare il periodo buio e inizierà il periodo della luce, del-
la vita. Il Sabba del Solstizio d’Inverno (21 dicembre) è la prima festa della nuova Ruota. Esso segna l’aumento della luce solare e quindi la rinascita. La Madre terra si risveglierà pian piano. Ci avviciniamo quindi al nuovo ciclo. . Per entrare in sintonia con questo periodo si consiglia di praticare la meditazione e se è possibile viaggi sciamanici. Cercare di entrare in contatto con i propri Spiriti Guida e con gli Spiriti della natura in generale, per farvi consigliare al meglio per il nuovo anno. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA FREDDA Piante: agrifoglio, edera, abete, pino, vischio. Colori: rosso, bianco, nero. Fiori: agrifoglio, cactus, poinsettia conosciuta come stella di natale. Profumi: violetta, geranio, lillà, incensi alla mirra, cannella. Pietre: serpentina, giacinto, crisolite. Alberi: abete, pino, noce. Animali: lupo, volpe, passero, gufo, civetta. .
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ESBAT DELLA LUNA FREDDA luna piena di Dicembre
Buon Esbat!
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La festività di Samhain è una festività “fissa” cioè si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. La tradizione vuole che, dalla notte fra 31 Ottobre e il 1° Novembre per circa dieci giorni, il velo sottile che ci separa dalle altre dimensioni si faccia ancor più impalpabile, e tutto può accadere. Nell’antichità si pensava che in occasione di Samhain, o del più comune giorno dei mordi, gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, facendo visita ai vivi. . La sera di Samhain si usa spegnere i focolari domestici, che vengono riaccesi dopo i festeggiamenti oppure il giorno dopo. In questa notte chi vuole può tramandare, o apprendere, i “se-
greti” delle varie divinazioni o dei rituali di protezione. . E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. Meditate a lungo sulla necessità di lasciarsi alle spalle le cose vecchie, anche se doloroso, come ad esempio un amore finito che ci
ostiniamo a voler portare avanti o vizi e dipendenze come fumare o bere. A questo punto potete effettuare piccole operazioni di lavori con le energie (lavori magici), divinazioni o meditazioni. . TALISMANO DI SAMHAIN Prendete una grossa pigna e apritela dolcemente. Posatela su un ramo di agrifoglio e legatela con del filo di ferro. Decorate con alcuni nastri rosso scuro e se volete spruzzatela con dello spray dorato. Ponete il talismano al centro della vostra camera, dopo averlo benedetto sull’altare, servirà come buon auspicio per il nuovo ciclo della Ruota. . SIMBOLI Simboli mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Candele/Colori arancione, verde, nero, bianco. Incenso mirra, patchouli, cannella.
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PREPARATIVI PER SAMHAIN
Buon preparativi …
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SABBA DI SAMHAIN
Questo Sabba è chiamato Samhain, nome che deriva dal gaelico antico “Sam Fuin” e significa “fine dell’estate” (nel tempo divenne poi Samhuinn in gaelico e Samhain in inglese antico). La festività di Samhain è una festività che si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. Questo Sabba è considerato un capodanno religioso sia per la Wicca che per il Druidismo e la Neostregoneria, proprio questa data segna la fine di una Ruota e l’inizio di una nuova (la fine di un anno religioso). Il Sabba di Samhain è quindi una festa di inizio e di fine. . Samhain è un momento di passaggio fondamentale, quando la terra, dopo averci dato i suoi frut-
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ti, inizia a prepararsi al freddo ed al sonno invernale. Inizia da questa data il mese con scarse energie, il “periodo Oscuro”, che terminerà con il Sabba del Solstizio d’Inverno (21 dicembre). In questo giorno si ricorda il ciclo dell’anno che finisce nel simbolismo del Dio “morto”, ma si ricorda che la Dea nel suo grembo “aspetta” il Dio, che rinascerà con il Solstizio d’Inverno, sancendo quindi un nuovo ciclo di vita e prosperità, una nuova rinascita. Ed è questo il giorno dedicato al ricordo degli antenati e dei defunti. . Samhain non è una festa triste o malinconica, tutt’altro! In questo momento si ricordano gli antenati, i defunti, il loro in-
segnamento, si riflette sulla vita e sulla morte ma non in un modo funereo, anzi nel “celebrare” (simbolicamente) il “Dio che sacrifica la sua vita” si ricorda che c’è sempre una speranza, c’è sempre un nuovo inizio e una nuova vita, infatti la Dea è celebrata come Colei che porta in grembo “il figlio della speranza”, il figlio della promessa, la reincarnazione del Dio morente. . Samhain è sicuramente un Sabba di riflessione ma è anche una festa che celebra un nuovo inizio. . E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. . I rituali si svolgono in forma di ringraziamento e di preparazione spirituale al nuovo ciclo. Si celebrano rituali per onorare i defunti, ringraziarli per gli insegnamenti che ci hanno tramandato; rituali per auspicare a loro una reincarnazione sempre migliore della precedente; ma anche rituali di ringraziamento e di buon auspicio per il nuovo anno. .
SIMBOLI Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe: rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Colori: arancione, verde, nero, bianco. Incenso: mirra, patchouli, cannella. .
COME ADDOBBARE L’ALTARE Con piccole zucche ornamentali, castagne con riccio, nocciole, pigne, mele divise a metà, noci, aghi di pino, foglie. Il suo colore principale è l’arancione.
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È questo anche il momento di pensare al futuro cercando di migliorarlo, prendendo spunto dagli eventuali errori commessi in passato. “Quel che è stato e stato, ora tutto è nuovo!” Come la natura anche noi dovremmo rallentare e trascorrere più tempo in casa con le persone a noi più care. .
Ogni Bene a tutti!
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Il Solstizio d’Inverno è un giorno di festa per i neopagani, è un giorno in cui si celebra la rinascita archetipica del Dio/Sole. È una festività “mobile” cioè di anno in anno la sua data varia perché segue il solstizio astronomico, quest’anno cade il 21 dicembre 2021 (in altri anni cade il 22). L’ALBERO DEL SOLSTIZIO O DI NATALE Il protagonista è l’abete, il classico albero di “Natale”, che da alcuni è chiamato di Yule. L’albero rappresenta la Dea in questa stagione, e la ghirlanda che si vede così frequentemente in questo periodo era anticamente una raffigurazione della Ruota dell’anno. L’albero dovrebbe essere addobbato nell’Esbat della Luna Piena che precede il Sabbat del Solstizio d’Inverno, e dovrebbe restare addobbato fino al Sabbat del 1 febbraio. Per addobbare l’albero per tra-
dizione si usano ghirlande, pentacoli, fiocchi, agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro, poinsettia conosciuta come stella di natale. Ognuno può dare sfogo alla propria creatività. IL TALISMANO D’INVERNO Prendete una ghirlanda e inserite dei rametti di abete e dei rametti di agrifoglio. Al centro ponete un’arancia, nella quale avrete conficcato 13 chiodi di garofano. Aggiungete anche tre pigne e una candela bianca. Potete spruzzarla di polverina dorata o neve finta. Ponete il talismano al centro della vostra casa, per esempio sul tavolo della sala da pranzo, esso sarà di buon auspicio per la Ruota appena iniziata. CEPPO SOLSTIZIALE O DI NATALE Durante il Rito si usa accendere il Ceppo, un grosso legno che con
il suo calore e luce simboleggia il Dio eil Sole che rinascono, dando calore e luce al mondo. I carboni si conservano come buon auspicio e si utilizzano per accendere il Ceppo del prossimo anno, a simboleggiare la ciclicità e continuità della Ruota e della vita. . PENTACO D’INVERNO Con dei ramoscelli di legno si crea un pentacolo, fissando i punti d’incontro delle stecche con dello spago o della colla. Poi prendete una ghirlanda fatta di pino, fiori di poinsettia (conosciuta come stella di natale) e delle pigne. Sulla parte superiore della ghirlanda attaccate la stella. Potete appenderlo sulla porta come buon auspicio o usarlo come centrotavola. . ADDOBBI Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro, agrifoglio, vischio, cedro, edera. Ghirlande circolari possono essere appese alla porta. Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno.
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PREPARATIVI SOLSTIZIALI
Buon preparativi …
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SABBA DEL SOLSTIZIO D’INVERNO
Il Solstizio d’Inverno è conosciuto anche come Sabba di Yule. L’etimologia della parola“Yule” (Jól) non è chiara. I linguisti suggeriscono che Jól sia stata ereditata dalle lingue germaniche; nelle lingue scandinave il termine Jul significa Natale. Noi, aderenti alla Coven del Quadrifoglio della tradizione della Wica Italica, usiamo chiamare questo Sabba “Soli Indiges” (sole natio, sole invocato), ci piace, quando è possibile, fare riferimento a delle festività prettamente legate al politeismo della nostra penisola (infatti il Soli Indiges fu un’antichissima festività latina, legata al solstizio invernale dedicata alla rinascita del Sole, antecedente al più conosciuto Natalis Soli Invicti).
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. Quest’anno il Solstizio d’inverno avverrà martedì 21 dicembre 2021, alle ore 15:59 pm. . Questo è un Sabba dedicato al Dio, rappresentato come un “Sole Nascente”, il fanciullo della rinascita. Celebra quindi la rinascita (archetipica) del Dio e lo si celebra nel giorno in cui la luce solare è la più breve dell’anno (il giorno più corto), ma è solo un’apparenza, infatti dopo il Solstizio invernale le ore di luce lentamente aumenteranno e la terra ritorna a riscaldarsi sotto i raggi del Sole. Così come la morte non è altro che un passaggio da una vita ad una nuova. . È un Sabba quindi di risveglio,
rinascita, vitale. In questo tempo dovremmo proiettarci nel futuro, progettando il nuovo anno. La Madre terra si risveglierà pian piano e anche noi dovremmo risvegliarci. . La nascita del Dio si usa festeggiarla con l’accensione di fuochi a simboleggiare il ritorno della vita. Gli antichi romani usavano festeggiare intorno al 25 dicembre, il Natalis Soli Invicti, e si usava celebrare questo giorno con grandi cerimonie e giochi popolari. Il Natalis Soli Invicti (che fonda le radici alla più arcaica festa del Soli Indiges) è poi mutato nel Natale per i Cristiani, e lo stesso Yule si equipara ad esso. Anche noi adorniamo le case con ghirlande (che simboleggiano l’anno nuovo), con alberi di natale o “solstiziali” (che rappresentano l’auspicio di una natura florida che ritorna ad offrire i suoi frutti) e di candele (che rappresentano la luce e la vita). . ADDOBBI Colori: rossa, verde, dorate. Incenso: cannella, pino,spezie, mirra. Erbe: alloro, cedro, cannella,vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zenzero, salvia. Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro. Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino. Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi,
COME ALLESTIRE L’ALTARE L’altare in genere si addobba con rami di abete, di agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro,piante di poinsettia (conosciuta come stella di natale). Il colore principale è il rosso o il porpora.
*A tutti un felice e sereno Solstizio, che sia una dolce e abbondante rinascita, ogni bene!
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pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro,agrifoglio, vischio, cedro, edera. Ghirlande circolari possono essere appese alla porta. Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno. .
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ACCADEMIA WICCA ITALIANA Forte della nostra esperienza, il Progetto vuole essere una vera e propria “scuola”, composta da 3 gradi, ognuno dei quali prevede un ciclo annuale, con un programma teorico e pratico, con tanto valutazione finale ed eventuale ingresso al grado successivo. Una realtà unica nel panorama italiano, fondata nel 2018 in occasione dei dieci anni della Coven wiccan del Quadrifoglio e del settennale della Italus Associazione. L’Anno Accademico dell’Accademia Wicca Italiana ufficialmente inizia all’Equinozio d’Autunno e termina al Solstizio d’Estate. Le Iscrizioni all’Accademia sono state aperte il 10 Settembre 2021 e resteranno apere fino ai primi di Dicembre 2021, il percorso inizia sempre dal primo anno dell’Accademia, non importa se si è iniziati ad altre tradizioni wiccan. * Per Iscriversi: - bisogna aver compiuto i 18 anni di età; - il richiedente dovrà rispondere ad un breve test e attendere il giudizio dell’Accademia; - se il giudizio è positivo bisognerà versare la quota annuale. * La Quota annuale, non rimborsabile, può essere versata all’Associazione Italus nei seguenti modi: - tramite PayPal con il seguente indirizzo mail italus.info@gmail.com ; - tramite PostePay chiedendo tramite mail il numero della carta, intestata al presidente della Italus Associazione; * Costo di Iscrizione: la Quota Annuale varia a secondo gli anni: - l’Iscrizione al Primo Anno è di €uro 10,00 (dieci); - l’Iscrizione al Secondo Anno è di €uro 15,00 (quindici); - l’Iscrizione al Terzo Anno è di €uro 20 (venti). * Per Seguire i Corsi: l’Accademia usa il social network di Facebook, essendo questo il più diffuso. Nel gruppo facebook “Accademia Wicca Italiana” Nel gruppo, per gli iscritti, saranno periodicamente pubblicati gli argomenti da studiare e vi sarà un tutoraggio. I residenti nel comune di Roma avranno modo di usufruire di incontri (reali) periodici con i membri della Covend el Quadrifoglio. * Tutte le Informazioni le trovate nel Blog: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com - email: italus.info@gmail.com
WICCA BAG La WICCA BAG è una borsa legata ai Sabba. Ogni Wicca Bag è accuratamente curata e confezionata dalla Italus Associazione e dalla Coven wiccan del Quadrifoglio. Al contrario di altri prodotti, la nostra è una Bag con tutto l’occorrente per celebrare i vari Sabba, allestire gli altari e le case, oggetti da indossare ma anche materiale informativo da leggere. COSA C’É DENTRO LA WICCA BAG? Ogni Wicca Bag sarà sempre diversa, mai uguale. In linea di massima la Wicca Bag conterrà: - un oggetto per allestire/adornare l’Altare (sarà sempre diverso, in qualche bag troverete una bacchetta, in altre un libro delle ombre, in altre ancora una campana ecc…);
- una pergamena che descrive il Sabba che suggerisce il Rito idoneo da eseguire per tale ricorrenza; - delle pietre/cristalli; - un sacchettino sorpresa, al suo interno troverete sempre qualcosa di diverso, da indossare o appendere in casa, dipende dalle bag; - dell’incenso; - delle erbe per tisane o per usarli durante il rituale (dei smudge); - delle candele. Molti oggetti della Bag sono esclusivi e creati in modo artigianale dai membri della Coven wiccan del Quadrifoglio. Il ricavato andrà ad auto-finanziare l’operato della Italus. Della Wicca Bag esiste anche il formato per Bambini, la WICCA KIDS. TUTTE LE INFO SU:
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Consigli per la Lettura IL GATTO NERO L’intento di questo libro è quello di tramandare le tradizioni del passato stabilendo quale sia, oggi, l’utilizzo degli amuleti e dei talismani. Il libro vi guida in un complesso percorso parlando di pietre, di cristalli, di influssi astrali, di astrologia, di erbe e cercheremo insieme di trovare il modo di riprendere possesso di queste conoscenze spesso dimenticate. Gli argomenti trattati potrebbero sembrare obsoleti, carichi di tematiche provenienti da un ormai dimenticato passato, vuoto di contenuti utili per noi che viviamo nell’epoca moderna. La parte migliore del viaggio è la progettualità, in cui si pensa a come raggiungere un obiettivo, in cui si nutre il progetto con il migliore dei concimi: il credere che ciò sarà possibile. Il pensiero crea e la fede solidifica, giungendo così alla realizzazione, al potere del creare. Non vi si chiede di credere ciecamente, ma di mettere forza ed energia nel lavoro che andrete a svolgere, vi si chiede di essere responsabili nel padroneggiare il vostro destino. Certe credenze non vanno considerate inutili superstizioni, vanno sperimentate prima di esprimere un giudizio.
Autore: Sibilla Astro Formato 15 x 21 cm - 188 pp. Bn ISBN: 9788894300659 PREZZO 15 €
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GRIMOMBRUS La Coven wiccan del Quadrifoglio presenta un’opera che è una sintesi tra gli antichi Grimori e il moderno Libro delle Ombre. Per questo ciò che presentiamo lo abbiamo chiamato GRIMOMBRUS. Al suo interno, infatti, troverete dei consigli, delle istruzioni per la pratica, come nei vecchi Grimori appunto, ma al contempo avrete un grande spazio per poter annotare le vostre esperienze, come un vero e proprio Libro delle Ombre. Per cui, il nostro Grimombrus è un libro nel quale il praticante trova degli spunti, delle indicazioni, dove potrà annotare i propri rimedi con le erbe naturali, le corrispondenze, gli incanti, i riti, le formule, le riflessioni e le invocazioni alla Dea e al Dio. Buon Cammino! Autori: Coven del Quadrifoglio & Italus Associazione Formato 15 x 21 cm – 200 pp. Bn ISBN: 978 88 943006 9 7 MAGGIORI INFO : PREZZO 15 € www.italusedizioni.blogspot.com
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