IN QUESTO NUMERO...
Entriamo in questo dodicesimo anno con una nuova grafica.
Il format è sempre quello che contraddistingue Artemisia da dodici anni, una rivista che tratta vari argomenti, con un occhio di riguardo alla religione della Wicca e all’attualità.
Presentiamo da questo numero una nuova Rubrica, “la Rubrica di Luce” – Luce è un sacerdotessa guaritrice, una portatrice di Chanupa, sacerdotessa di Athena, oltre ad essere da anni un’attivista nel mondo pagano. Siamo molto felici di pubblicare i suoi approfontimenti.
Presentiamo un numero molto corposo, ricco di argomenti; tratteremo del Cam biamento Climatico e della Green Economy, ma anche del rischio di una Guerra Atomica e del Velo Islamico, questioni che affliggono la nostra attualità.
Dedicheremo degli approfondimenti su due festività molto significative, Hallo ween (e la festività dei morti) e il Natale (e i suoi simboli). Faremo un excursus per comprendere meglio queste ricorrenze, conoscerle e smentire alcune falsità. Parle remo per esempio delle usanze legate al giorno dei morti e quando è nata la festa di Ognissanti.
Articoli molto interessanti sono quelli dedicati alle Forme Pensiero e al Baphomet. Nella rubrica dedicata alla Wicca ovviamente parleremo degli Esbat e dei Sabba di questo periodo.
Debutta la Rubrica di Luce, in cui avremo modo di conoscere meglio l’autrice e di leggere alcuni articoli dedicati ai bambini. Infine l’immancabile appuntamento con la lettura ed in conclusione alcune poesie del nostro carissimo Mario Gabassi.
Che dire, come al solito offriamo gratuitamente una rivista ricca di articoli, argomenti e spunti da approfondire.
Grazie ancora per il vostro affetto e interesse. Buona Lettura!
Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail: italus.info@gmail.com
Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorhe direttore della Rivista, a Sabrina presidente dell’Associazio ne Italus. Un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.
SOMMARIO
• ITALUS COMUNICA
• FORUM
*I pini che
*Il velo
*Ognissanti
*Il ritorno degli
*L’Albero
Natale
*Il Capodanno
• DOSSIER
*Quando
guerra
*Il cambiamento
*La Green Economy
*Halloween
*2 novembre,
festa dei morti
*Il Natale
pag.4
pag.19 pag.19 pag.20 pag.22 pag.23 pag.26 pag.28 pag.31 pag.31 pag.34 pag.40 pag.44 pag.47 pag.50
• SOPHIA
*Le “forme
*Chi
Baphomet?
*Il Fuoco
*Il Solstizio d’Inverno
• WICCA
*Esbat della Luna delle Foglie
*Esbat della Luna della Neve
*Esbat della Luna Fredda
*Preparativi per Samhain
*Sabba di Samhain
*Preparativi Solstiziali
*Sabba del Solstizio d’Inverno
• La RUBRICA di LUCE
*La morte spiegata ai bambini
*Mandala delle mani
• Consigli per la Lettura
pag.55 pag.55 pag.57 pag.60 pag.63 pag.65 pag.65 pag.67 pag.69 pag.71 pag.72 pag.74 pag.76 pag.79 pag.79 pag.81 pag.83 pag 87
Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, il nostro intento è comunicare, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri articoli. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente. Così come siamo consapevoli che molte immagini sono tratte da internet, in genere è nostra premura assicurarci che non siano protetti da Copyright, ma nel caso qualche autore ne riconoscesse la proprietà, ce lo comunichi, noi saremo disponibili a rettificare.
ITALUS COMUNICA
Iniziamo un Nuovo Anno Associativo!
Apriamo l’Anno celebrando il Decennale della Italus Edizioni, che dal 2012 ad oggi ha pubblicato 34 titoli (altri 4 sono in via di produzione ma non ancora pub blicati).
Siamo molto indaffarati in questo periodo, presi dalla programmazione del Wicca Festival 2022, che si svolgerà a Roma domenica 30 ottobre, eh si, siamo riusciti ad organizzare la seconda edizione (e ne seguiranno altre).
Avremo come ospiti: Cristina Pandolfo, sacerdotessa della Wicca Dianica; Maurizia Merati, presidente del Circolo dei Trivi e Sacerdotessa Wicca della tradizione gardneriana/alexandria na; Arke’o, guardiano del Tempio del Fuoco, un gruppo di aggregazione spirituale; Lilithluna (Marella Morosoli), Gran Sacerdotessa Wicca del Tempio Morrigan e Cernunnos Triskele, Ovate dell’Ordine dei Bardi, Druidi ed Ovati (OBOD); Angela Puca, antropologa, il suo intervento verterà sulla presenza della Comunità LGBTQI+ nella Wicca e nel Paganesimo in generale; e la Presentazione del Questionario Neopagano 2021, a cura di Luce (rivista Pimalaya), Leron (Italus associazione) e Sarah Bernini. Il Wicca Festival avrà in programma vari workshop e si concluderà con un rituale legato a Samhain.
Il 10 settembre 2021 si sono riaperte le iscrizioni alla nostra Accademia Wicca Italiana, e lo resteranno fino ai primi di dicembre.
Ovviamente anche quest’anno la Italus offre il suo ciclo di Workshop. Ogni Workshop prevede una parte teorica alternata da pratiche esperienziali, il tutto seguito da professionisti certificati (che conoscono gli argomenti trattati). Continueremo a trasmettere i workshop online all’interno del Laboratorio Italus.
Domenica 15 ottobre invece saremo ospiti dell’evento “Ultime Notizie dal Futuro”, alle ore 15 infatti terremo una Conferenza sulla Wiicca e la Stregoneria, presso l’Hotel dei Congressi, a Roma. Senza considerare che stiamo program mando i Circle Moon (incontri serali dedicati agli Esbat). Nel frattempo stiamo programmando la Giornata della Memoria Pagana 2023 e l’Italus Weekend 2023.
Che dire, felice autunno/inverno a voi tutti, noi siamo prontissimi e come ogni anno offriamo vari eventi ed attività.
Grazie per il vostro affetto e apprezzamento che ci dimostrate, visto anche il numero di tesserati che abbiamo... davvero grazie!
ITALUS Associazione Culturale Wicca
Con il “Laboratorio Italus” si viene a concretizzare, per Noi e per Voi, la possibilità di seguirci ed essere seguiti su tutto il territorio nazionale. Unire persone distanti ma vicine negli intenti e nei principi è l’obiettivo del Laboratorio.
Il LABORATORIO è uno spazio in cui la Italus darà la possibilità, a chi aderirà al progetto, di essere parte attiva alle attività associative.
Grazie ad internet, al cosiddetto webinar, proprio come una sede reale, ci ri troveremo all’ora prestabilita a trattare di alcuni argomenti e in cui tutti i par tecipanti avranno la possibilità di intervenire attivamente nel corso dell’evento, per porre domande o anche condividere idee. Useremo il gruppo Facebook “La boratorio Italus”, per chi non è iscritto a Facebook useremo invece un gruppo WhatsApp
All’interno del Laboratorio saranno quindi trasmessi i nostri workshop, le nostre conferenze, alcune interviste e approfondimenti.
Il Laboratorio è una officina in cui ci si confronta e si affrontano determinate tematiche con l’intento di apprenderne l’essenza del tema trattato, cercando di demolire alcune speculazioni e mercificazioni. Con l’intento di creare comunità, trasmettere delle conoscenze, spingere ad un’elevazione delle coscienze e creare Cultura.
Contatti: Blog Laboratorio Italus: www.laboratorioitalus.blogspot.com
E-mail: italus.info@gmail.com
Le attività vengono svolti attraverso l’omonimo gruppo facebook.
ITALUS COMUNICA
ACCADEMIA WICCA ITALIANA
Forte della nostra esperienza, il Progetto vuole essere una vera e propria “scuola”, composta da 3 gradi, ognuno dei quali prevede un ciclo annuale, con un programma teorico e pratico, con tanto valutazione finale ed eventuale ingresso al grado successivo.
Una realtà unica nel panorama italiano, fondata nel 2018 in occasione dei dieci anni della Coven wiccan del Quadrifoglio e del settennale della Italus Associazione.
L’Anno Accademico dell’Accademia Wicca Italiana ufficialmente inizia all’Equinozio d’Autunno e termina al Solstizio d’Estate.
Le Iscrizioni all’Accademia Sono Aperte, resteranno apere fino ai primi di Dicembre 2022, il percorso inizia sempre dal primo anno dell’Accademia, non importa se si è iniziati ad altre tradizioni wiccan.
* Per Iscriversi: - bisogna aver compiuto i 18 anni di età; - il richiedente dovrà rispondere ad un breve test e attendere il giudizio dell’Accademia; - se il giudizio è positivo bisognerà versare la quota annuale. * La Quota annuale, non rimborsabile, può essere versata all’Associazione Italus nei seguenti modi: - tramite PayPal con il seguente indirizzo mail italus.info@gmail.com ; - tramite PostePay chiedendo tramite mail il numero della carta, intestata al presidente della Italus Associazione; * Costo di Iscrizione: la Quota Annuale varia a secondo gli anni: - l’Iscrizione al Primo Anno è di €uro 10,00 (dieci); - l’Iscrizione al Secondo Anno è di €uro 15,00 (quindici); - l’Iscrizione al Terzo Anno è di €uro 20 (venti).
* Per Seguire i Corsi: l’Accademia usa il social network di Facebook, essendo questo il più diffuso. Nel gruppo facebook “Accademia Wicca Italiana”
Nel gruppo, per gli iscritti, saranno periodicamente pubblicati gli argomenti da studiare e vi sarà un tutoraggio.
I residenti nel comune di Roma avranno modo di usufruire di incontri (reali) periodici con i membri della Covend el Quadrifoglio.
* Tutte
Blog:
italus.info@gmail.com
E I SUOI PROGETTI
Il Centro Studi dell’Associazione italus (C.S.I.) riunisce tutte le persone interes sate, sia professionisti e sia appassionati, che hanno un serio interesse per lo studio e l’approfondimento in varie e specifiche tematice: Storia - Cuture - Religioni - Patrimoni culturali - Ambiente - Filosofie - Wicca - Paganesimo - Progetti sociali ecc. www.centrostudi-italus.blogspot.com https://centrostudi-italus.blogspot.com/
Artemi S i A è una rivista d’informazione, legata all’Associazione Italus, una pub blicazione on-line gratuita e non cartacea. www.artemisia-rivista.blogspot.com http://artemisia-rivista.blogspot.com/
i tA lu S e dizioni è una casa editrice no-profit, nata a Roma nel 2012, con lo scopo di valorizzare il merito e le qualità di nuovi scrittori che intendono esprimere la propria creatività e le proprie aspirazioni sia nel campo della saggistica che della narrativa di ogni genere. www.italusedizioni.wordpress.com https://italusedizioni.wordpress.com/
La S PIRI tu A l Bene SS e R e è un progetto della Italus Associazione, che propone incontri, corsi, seminari, pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. www.spiritualbenessere.blogspot.com http://spiritualbenessere.blogspot.com/
PA g A n Se Rv IC e S è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus e dalla Coven del Quadrifoglio per la “comunità” Wiccan Italiana. Pagan Services (servizi pagani), offre alla “comunità” wiccan, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting, Cerimonia di Commemorazione. www.paganservices.blogspot.com http://paganservices.blogspot.com/
L’A CCA dem IA W ICCA ItA l IA n A è una vera e propria scuola on-line, il nome Acca demia infatti è stato adottato non per caso. un percorso on-line dalla durata di 3 Anni in cui è possibile apprendere e comprendere la Wicca, in particolar modo la tradizione della Wica Italica. www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com https://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/
ITALUS COMUNICA
A Rtem Ide A è l’e-commerce della Italus Associazione, che auto-finanzia le attività asso ciative. www.artemideashop.blogspot.com http://artemideashop.blogspot.com/
C IRC le m oon (circolo lunare) è un incontro mensile organizzato dalla Italus Associa zione e dalla Coven wiccan del Quadrifoglio. un incontro serale che segue le fasi della Lunari, in cui ci si riunisce, si celebra e si pratica. www.italus.info/circle-moon https://italus.info/circle-moon/
Il W ICCA Fe S t I vA l è un’occasione per conoscere la storia e le sfaccettature della Wicca, per far chiarezza nella confusione del web, cercando di diffondere in modo serio e onesto il messaggio spirituale della Wicca. www.wiccafestival.blogspot.com https://wiccafestival.blogspot.com/
L’ItA lu S Weekend è un “ritiro spirituale” che la Italus Associazione organizza annual mente dal 2016. un Weekend dedicato al benessere spirituale, immersi nella natura, con svolgimento di pratiche sciamaniche, rituali di purificazioni wiccan e di ringraziamento, meditazioni, con momenti dedicati all’escursione e ad esercizi per il benessere fisico e spirituale. www.italusweekend.blogspot.com https://italusweekend.blogspot.com/
Il gI o R no PA g A no dell A m emo RIA è un’ evento annuale che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccise o torturate, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o ad ideali e filosofie diverse da quelle dominanti nei secoli scorsi. www.giornopaganodellamemoria.blogspot.com http://giornopaganodellamemoria.blogspot.com/
Il Sol S t I z I o d’eS tAte è un evento annuale dell’Associazione Italus, con la colla borazione della Coven Wica del Quadrifoglio, esso vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’estate. un modo per socializzare e conoscere la spiritualità Wicca. www.solstizioestate.blogspot.com http://solstizioestate.blogspot.com/
So PHIA è un progetto del Centro Studi dell’Associazione Italus, con l’intento di risco prire il pensiero di alcuni filosofi e non solo. www.progettosophia.blogspot.com http://progettosophia.blogspot.com/
Cl I o è un progetto del Centro Studi dell’Associazione Italus. l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del neopaganesimo e, più in gene rale, influenzato l’esoterismo moderno. www.clioprogetto.blogspot.com http://clioprogetto.blogspot.com/
Il Progetto S A k R o S è un progetto ambizioso che ha lo scopo di riconnettere l’uomo con la na tura (il creato), tramite percorsi, simboli, piante, vogliamo sensibilizzare l’essere umano come essere vivente ad una maggiore connessione con l’ambiente naturale, con il Pianeta, il Creato e quindi il divino. Sakros è un giardino Alchemico. www.progettosakros.blogspot.com http://progettosakros.blogspot.com/
ITALUS COMUNICA
ITALUS EDIZIONI 10 anni di pubblicazioni
Italus Edizioni è una casa editrice no-profit, nata a Roma nel 2012, con lo scopo di valorizzare il merito e le qualità di nuovi scrittori che intendono esprimere la propria creatività e le proprie aspirazioni sia nel campo della saggistica che della narrativa di ogni genere. Ovviamente nasce all’interno della Italus Associazione.
Celebriamo questo Decennale con le Copertine dei Libri fin’ora pubblicati.
ITALUS COMUNICA
ITALUS COMUNICA
WICCA f ESTI vAL 2022 II° Edizione
Il Festival italiano dedicato esclusivamente alla religione Wicca, la seconda edizione sarà svolta a Roma domenica 30 Ottobre 2022, dalle ore 10:00 alle ore 20:00, presso la città dell’Altra Economia - Largo Dino Frisullo, Testaccio -
La prima edizione del Wicca Festival è stata svolta a Roma il 14 novembre 2021. La Italus ringrazia la preziosa collaborazione dell’Associazione Anima Verde.
* PROGRAMMA *
Ore 10:30 - Apertura del Wicca Festival 2022 – presentazioni delle attività e degli ospiti – a seguire Conferenza sulla “Wicca e sulla differenza tra “wicca eclettica” e Stregoneria”.
Ore 11:30 – Presentazione delle “Rune Wicca”.
Ore 13 – pausa pranzo...
dalle ore 13:30 – proiezione dei video degli ospiti al Wicca Festival 2022 - parleranno tramite video:
- Cristina Pandolfo sacerdotessa della Wicca Dianica; - Maurizia Merati presidente del Circolo dei Trivi e Sacerdotessa Wicca della tradizione gardneriana/alexandriana; - Arke’o guardiano del Tempio del Fuoco – gruppo di aggregazione spirituale; - Lilithluna Marella Morosoli, Gran Sacerdotessa Wicca del Tempio Morrigan e Cernunnos Triskele, Ovate dell’Ordine dei Bardi, Druidi ed Ovati (OBOD); - Angela Puca, antropologa, il suo intervento verterà sulla presenza della Comunità LGB TQI+ nella Wicca e nel Paganesimo in generale. - Presentazione del Questionario Neopagano 2021, a cura di Luce (rivista Pimalaya), Leron (Italus associazione) e Sarah Bernini. * I video saranno per tutto il pomeriggio trasmessi in un’apposita sala.
ore 14:00 – Seminario sui “Sigilli Magici”.
ore 15:00 – l’attore Marco d’Ippolito introdurrà, con tre monologhi sul “Matto – l’Eremital’Appeso” (scritti da Doriana Quartini), il Seminario sui “Tarocchi come Percorso Iniziatico”.
ore 16:00 – Seminario sugli “Amuleti e Talismani legati al Sabba di Samhain”. ore 17:00 – Conferenza sul “Sabba di Samhain e Halloween” (origine e folklore).
ore 18:00 – “Rituale wiccan di Samhain”, a cura della Coven del Quadrifoglio. ore 19:00 – Presentazione dell’ “Accademia Wicca Italiana”, della Italus Associazione. ore 20:00 – Chiusura del Wicca Festival 2022.
* L’intero Festival sarà accompagnato da una Mostra d’Arte, di quadri legati ai 4 elementi, a cura dell’artista Chiara Ruggeri.
* Gli eventi elencati nel programma saranno svolti all’interno di un ampio locale chiuso, l’ingresso sarà gratuito. Sia all’interno che all’esterno del Wicca Fetsival vi saranno stand di artigianato e oggettistica, aree
* Il Wicca Festival 2022 è dedicato
Evento Facebook:
discipline olistiche e alla divinazione.
Memoria di Gerald Gardner, fondatore della Wicca
La ITALUS Associazione Culturale Wicca e la Coven del Quadrifoglio ringraziano la preziosa collaborazione dell’Ass. ANIMA VERDE, e degli ospiti che renderanno più completo l’evento. Maggiori info sull’Ass. Italus: www.italus.info – italus.info@gmail.com Per contattare l’Ass. Anima Verde: animaverdecalcata@gmail.com
* Per maggiori informazioni
per collaborare con noi, scrivere alla mail: italus.info@gmail.com
ITALUS
CULTURALE WICCA
Programma Autunno 2022
Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook, Twitter e Instagram www.italus.info
Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com *** *** ***
Qui di seguito riportiamo i workshop e gli eventi in programma, i Workshop continueranno ad essere trasmessi anche online (all’interno del Laboratorio Italus).
Dal 10 Serttembre fino ai primi di Dicembre sono aperte le Iscrizione per l’ACCADEMIA WICCA ITALIANA
Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/
Mensilmente saranno organizzati i Circle Moon le date saranno pubblicate di volta in volta nelle nostre pagine social
* Ottobre - La Wicca -
* Ottobre - La Magia del Sale -
* 15 Ottobre - Conferenza sulla “Metamorfosi della strega e la Wicca”la conferenza si terrà a Roma sabato 15 ottobre 2022, presso l’Hotel dei Congressi di Eur Fermi, maggiori Info saranno date sulle nostre pagine social e sul sito itnernet.
* 30 Ottobre - WICCA FESTIVAL 2022 - II° Edizione si terrà a Roma domenica 30 ottobre 2022, presso la città dell’altra economia (testaccio), nelle prossime settimane maggiori Info saranno date sulle nostre pagine social e sul sito itnernet.
* Novembre - Le Rune -
* Dicembre - L’Elemento Terra -
* 17 Dicembre - Celebrazione del Solstizio d’Inverno*** *** ***
* Per saperne di più, sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it
CONTATTI
Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.
Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info
Blog della Rivista Artemisia: www.artemisia-rivista.blogspot.com
E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail della Rivista Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com
E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com
*** *** ***
ARTEMISIA
Anno XII°, N° 46
Ottobre / Dicembre 2022
*** *** *** *** *** ***
DIRETTORE: Tommaso Dorhe
REDATTORI:
Sabrina Lombardini (Sibilla)
Tommaso Dore
Leron (Francis Voice)
Claudia G.
GRAFICO - Art Director:
Fracesco - VoxGraphic http://www.voxgraphic.altervista.org/
*** *** ***
Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus.
Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.
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-A LTARE W ICCA
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Scrivere a italus.info@gmail.com per ricevere maggiori info.
Blog: www.artemideashop.blogspot.it E-mail: italus.info@gmail.com
F O R U M
I p I n I che tendono verso l’equatore
Risolto almeno in parte l’enigma sulla misteriosa abitudine del pino colonna - la “Torre di Pisa” del le conifere - di inclinarsi da un lato.
Il pino colonna (Araucaria columnaris), una co nifera dalla forma slanciata endemica della Nuova Caledonia, ma ora diffusa, grazie alla coltivazione, in tutto il mondo, è noto per una curiosa qualità: il tronco più o meno marcatamente inclinato da un lato.
Ora un gruppo di botanici ha individuato un moti vo ricorrente in questa inclinazione: i pini tendono verso sud quando si trovano nell’emisfero nord, e verso nord se “abitano” in quello sud.
Il dettaglio è balzato casualmente all’occhio di Matt Ritter, scienziato della California Polytech nic State University di San Luis Obispo, mentre lavorava a un libro sulla vegetazione urbana. I pini colonna che conosceva, puntavano tutti verso sud.
Ritter ha contattato una collega che lavorava in Australia per capire come andassero le cose nell’emisfero meridionale, e ha così scoperto che,
dall’altra parte del pianeta, i pini colonna tendono a nord.
Era la prova che queste piante si rivolgono ver so l’equatore: per avvalorarla con dati scientifici, Ritter ha studiato 256 pini colonna disseminati in 5 continenti, raccogliendo informazioni in 18 lo calità tra i 7 e i 35 gradi nord di latitudine, e in 12 disseminate tra i 12 e i 42 gradi sud.
In media, gli alberi risultavano inclinati di 8,55 gradi, il doppio della Torre di Pisa. Non solo: mag giore è la distanza dall’equatore, più le piante ap paiono inclinate. Un pino colonna dell’Australia meridionale aveva raggiunto un’inclinazione di 40 gradi!
La singolare caratteristica potrebbe dipendere dall’incapacità genetica di queste piante di correg gere il tiro quando crescono storte, e insieme dalla necessità di massimizzare la luce ricevuta. Molti fiori crescono in una direzione preferenziale, più strano è osservare un albero che fa altrettanto.
I l velo I sla MI co
Il velo oggi è certamente uno dei simboli più vi sibili dell’Islam, cercheremo con il giusto rispetto verso una usanza culturale di capirne il significato.
L’usanza di portare il velo non nasce contempo raneamente alla religione islamica ma era presente già prima nei paesi che si affacciano sul Mar Medi terraneo. Come spiega l’antropologa Sara Hejazi, fin dall’antica Roma questo indumento era utiliz zato dalle donne che appartenevano alle classi so ciali più ricche e questa tradizione venne ripresa dalle donne appartenenti alla prima comunità fon data dal profeta Maometto.
Nel Corano vi sono presenti numerosi versetti che raccomandano la “buona condotta” del credente, come il velarsi le parti “belle” (petto, gambe), ab bassare lo sguardo, prescrizioni raccomandate e non solo per le donne, anche agli uomini è richiesto di vestirsi in modo decoroso, mantenendo nascoste le parti del corpo considerate sacre (le gambe per esempio).
Inoltre fino a non poco tempo fa, era considerato irrispettoso per le donne avere il capo scoperto du
rante la liturgia cristiana, ed è un tradizione ancora molto sentita quella di indossare il velo durante nel giorno del matrimonio.
Ai giorni d’oggi, gli uomini Tuareg, un gruppo etnico stabilito nel Nordafrica, indossano il velo come simbolo di virilità.
Le donne che decidono di indossare il velo lo fan no comunque per preservare la loro umiltà e la loro privacy dagli uomini che non appartengono alla loro famiglia e per sentirsi più vicine ad Allah.
Esistono quattro tipologie di velo: - lo hijab è una varietà che copre sia il capo che il collo, comunemente indossato nell’occidente e dalle donne musulmane arabe; - il niqab invece può essere di due stili principali: lo half niqab che copre tutto il corpo ma lascia gli occhi e la fronte visibili, mentre il gulf copre corpo, capo e viso e ha un’apertura limitata per gli occhi; - lo chador è una sorta di mantello che lascia il viso scoperto ed è indossato principalmente nel Medio Oriente;
- il burqa è un lungo velo che copre interamente corpo e viso e ha una retina a livello degli occhi. È usato principalmente in Pakistan ed era obbligatorio durante il regime talebano in Afghanistan.
PERCHÉ LE DONNE SI VELANO IL CAPO?
A questa domanda non c’è una risposta unica.
Solitamente le ragazze iniziano a velarsi duran te l’età dello sviluppo come manifestazione per sonale della propria fede. Alcune donne scelgono liberamente di indossare il velo mentre ad altre è imposto dalla propria comunità o famiglia o dallo stato.
Sfortunatamente bisogna constatare che molte donne non hanno voce in capitolo in merito a que sto tema.
Ne sono esempio le donne in Iran, dove sono ob bligate ad indossare il velo dato che, altrimenti, vengono perseguite dalla legge. Le forze dell’or dine iraniane infatti hanno il diritto di ispeziona re i loro vestiti, assicurarsi che non abbiano del le ciocche di capelli visibili e controllare il loro make-up. Le donne che non adempiono la legge possono essere arrestate, messe in prigione o viene fatta loro pagare una multa. Questa situazione ha
portato all’insurrezione di un movimento di prote sta contro la legge sul velo iraniana, a cui si sono unite non solo donne ma anche uomini. Purtroppo, la risposta del Governo iraniano è molto dura, con centinaia di vittime e di arresti.
Il problema non è il Velo, che se è una libera scel ta merita rispetto, non è neanche l’Islam il proble ma, il vero problema è l’obbligo, l’intolleranza, il divieto della libertà di scelta, la violazione del di ritto di essere.
o G n I ssant I
Le prime tracce di una celebrazione dei Santi sono attestate ad Antiochia e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste, tale festa era collocata il 13 maggio.
La ricorrenza della chiesa occidentale potrebbe derivare dalla festa romana della Dedicatio San ctae Mariae ad Martyres, ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in chiesa dedi cata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta appun to il 13 maggio del 609 o 610 d.C. da parte di papa Bonifacio IV.
Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognis santi, è una festa tipicamente cristiana che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi. Le com memorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo, da qui poi la trasformazione in un giorno dedicato ai Santi.
In seguito papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre come data dell’anniversario della consa crazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confes sori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era ormai diffusamente celebrata in novembre e non più a maggio.
Sarà nel’835 che il 1º novembre verrà decretato festa di precetto, da parte del re franco Luigi il Pio. Il decreto fu emesso “su richiesta di papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi”.
L’antropologo James Frazer, osservò che la festa di Ognissanti veniva già celebrata in Inghilterra il 1º novembre, ipotizzando che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cri stiana con Samhain (o Sam Fuin), l’antica festa celtica della fine dell’Estate e l’Inizio della Stagio ne Invernale.
Lo storico inglese Ronald Hutton ha messo in di scussione queste tesi, osservando come Ognissanti venisse celebrato da vari secoli in date discordanti nei vari paesi, inoltre, sempre secondo Hutton, non ci sarebbero prove che Samhain avesse a che fare
coi morti, e la Commemorazione dei defunti iniziò a essere celebrata solo in seguito, nel 998.
In effetti mancano fonti per identificare questa connessione tra Samhain e la festa di Ognissanti. Inoltre Samhain non è una festa dedicata ai defun ti, essa anticamente indicava l’inizio della stagione invernale, la conclusione di un ciclo, in particolare la fine della stagione Estiva.
Sarà con l’avvento del Neopaganesimo, in par ticolare del neo-celtismo, che Samhain diventerà anche una festività in ricordo degli antenati (forse un influsso del tradizionale giorno dei morti).
I l r I torno de G l I oltrepassat I
Tornano per dissetarsi e nutrirsi, per allontanare le malvagità o per giocare a carte. Per assistere alla messa o recitare il rosario lungo le vie del paese. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti, nelle diverse zone d’Italia. Tutte, comunque, han no una ispirazione di fondo: quella di sentire sem pre vicino il mondo dei morti.
Ripopolano le vie del paese, fanno visita ai vivi, si presentano in casa durante la notte. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti nel mondo terreno. Nelle più diverse culture spesso i morti si riaffacciano alla realtà quotidiana per nutrirsi o per assistere alla messa, per dissetarsi o per andare in pellegrinaggio. Si tratta di credenze legate, innan zitutto, all’idea che la vita e la morte sono comun que, sempre, inevitabilmente legate. Ma non solo: rappresentano anche il modo, per i vivi, per continuare a mantenere forti legami con i propri defunti. E per sentirli più vicini.
DI NOTTE, PER ASSISTERE ALLA MESSA
Una leggenda particolarmente diffusa è quella che narra che, durante le ore notturne, i morti si radunano in chiesa per sentire la loro messa, la co siddetta “messa dei morti”. E se qualcuno entra in chiesa mentre si celebra questa funzione, corre il pericolo del contagio di morte.
In Abruzzo, si ricorda questo dettagliato raccon to, segnalato soprattutto nelle zone rurali attorno a Pescara: una fornaia, alzatasi di buon’ora, anda va ad accendere il forno. Nel passare davanti ad una chiesa, che vide illuminata, pensò che si stesse celebrando la messa e vi entrò. La chiesa era illu minata e piena di gente. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicinò dicendo: “Coma re, qui non stai bene, va’ via. Siamo tutti morti e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti”. La comare ringraziò e andò via subito, ma per lo spavento perse la voce.
In Sicilia si crede che a celebrare la messa dei morti siano condannate le anime dei preti che in gannarono i fedeli, non celebrando, per avidità di guadagno, le messe per cui avevano ricevuto le elemosine. Queste anime, dunque, devono cele brare anno per anno una messa fino a quando non avranno soddisfatto il loro obbligo. Le messe sono invece ascoltate da quei morti che, per pigrizia o negligenza, non parteciparono alle messe in vita: i siciliani le chiamano appunto “misse scurdate”. Mentre a Catania si racconta di morti che passeg giano in processione per le strade recitando il rosa rio, a Salemi, in provincia di Trapani, si dice che la messa dei morti sia celebrata tra le ore di mezzogiorno ed il vespro: quando suonano le campane, chi, tratto in inganno, entra in chiesa e vede il vol to cadaverico di un prete, deve fuggire immedia tamente facendosi il segno della croce. Altrimenti non sopravvivrà.
In Friuli, invece, si ritiene che i morti vadano in pellegrinaggio nei santuari e nelle chiese lontane dai centri abitati, sempre di notte: i racconti par lano di defunti che escono dai cimiteri vestiti di bianco e con scarpe di seta, avvolti nel lenzuolo funebre. Chi dovesse entrare durante una di queste visite, morirebbe al canto del gallo.
DI NUOVO IN CASA, PER SFAMARSI
In molte località è segnalato il tema del ritorno dei morti nei giorni successivi al decesso: una idea forte soprattutto nell’Italia meridionale.
In Basilicata, nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, ad esempio, dopo che il cadavere era stato portato al cimitero, i parenti abbandonavano la casa per un giorno ed una notte per permettere al morto di tornare a rifocillarsi.
A Modica, in Sicilia, si credeva che per i tre giorni successivi alla sepoltura il morto rientrava a casa per sfamarsi con pane e per dissetarsi con acqua: per questo i parenti gli lasciavano, di notte, la porta di ingresso socchiusa e puntellata con una sedia, sulla quale viene posato pane fresco in abbondan za.
In diversi comuni intorno all’Etna, poi, si riferi sce che i defunti, dopo aver girovagato per i sen
tieri più spopolati, diventavano formiche per poter entrare, attraverso le fessure, nelle case dei loro congiunti a nutrirsi.
In diversi paesi dell’Aspromonte, in Calabria, in autunno i morti tornano addirittura per un mese in tero. Così le famiglie mettevano ogni sera sul tavo lo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino, una brocca d’acqua. In qualche paese si lasciava addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti potessero ancora assaporare i passatempi della vita.
In Sardegna, in alcuni centri vicino a Sassari, i morti fanno ritorno nelle case soprattutto nella notte del primo agosto: i familiari, lasciavano ap parecchiata la tavola per il pasto notturno dei loro defunti, cercando però di evitare di mettere le po sate, soprattutto forchette e coltelli, perché poteva no diventare una arma molto pericolosa nelle mani dei morti.
Più diffusa in tutta Italia è invece la credenza che i morti tornino nella notte tra il primo ed il due novembre.
In alcune aree del Veneto si tramanda che, più che per mangiare e bere, i morti tornino per riposare: nelle campagne intorno a Vicenza, la mattina del 2 novembre le donne si alzavano più presto del so lito e si allontanavano dalla casa dopo aver rifatto i letti per bene, perché le povere anime del purgato rio potessero trovarvi riposo per l’intera giornata.
In Piemonte, nelle zone della Val d’Ossola, il 2 novembre, dopo il vespro, le famiglie si recavano al gran completo in visita al cimitero, abbando nando discretamente le case, perché le anime dei trapassati potessero rifocillarsi a loro agio: durante questo banchetto, i morti parlavano fra loro, predi cendo l’avvenire dei propri congiunti.
La sera di Ognissanti, ossia alla vigilia del giorno dei morti, sempre in Piemonte, era vivo il costume di radunarsi a recitare il rosario tra parenti e a ce nare con le castagne. Finita la cena, la tavola non veniva sparecchiata: rimaneva imbandita col resto avanzato per sfamare i defunti.
LEGUMI, IN MEMORIA DEI DEFUNTI
Nelle tradizioni popolari sono spesso i poveri a portare nutrimento e messaggi ai defunti, perché considerati immuni dal contagio della morte.
Una usanza diffusa soprattutto in Calabria vole va che le famiglie di Cosenza mandassero ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo pre paravano al mattino presto, per offrirlo al primo povero che passava davanti alla loro casa. Questi, lo consegnava al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo.
Ad Umbriatico, in provincia di Crotone, per la commemorazione dei defunti si preparavano per i poveri delle focacce di pane lievitato e cotto al for no, le “pitte collure”, mentre a Paola (provincia di Cosenza) il 2 novembre si distribuivano ai poveri fichi secchi.
In occasione della festa dei morti in Veneto si di stribuivano le fave, mentre in Piemonte si offriva no ai poveri gli avanzi della cena o una scodella di legumi fatti cuocere in memoria dei trapassati.
In Abruzzo, dove tra i pescatori, la notte tra l’1 e il 2 novembre, non si poteva andare a pesca, per ché si rischiava di pescare, al posto dei pesci, solo teschi di morti; anche qui, il 2 novembre si offriva ai poveri del paese un piatto a base di ceci.
l ’al B ero d I natale
Quella dell’albero di Natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie.
In genere l’albero di Natale in Italia è un peccio (Picea Abies) detto anche Abete Rosso.
L’immagine dell’albero come simbolo del rin novarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale, in seguito assimilato dal Cristianesimo.
L’abete, essendo una conifera sempreverde, facil mente richiama il perpetuarsi della vita anche in Inverno. Presso molti popoli, in particolare gli In doeuropei, l‘Albero Cosmico rappresenta la mani festazione divina del cosmo. Ne sono esempi l’al bero Cosmico indiano “il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui” (Katha - Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario Albero della Vita (Genesi 2, 3).
L’usanza in ambiente Cristiano dell’albero di Na tale è strettamente derivato dalla tradizione paga na, tuttavia, sembra che sia a Tallinn, in Estonia nel 1441, che fu eretto il primo albero di Natale con si gnificati cristiani, nella piazza del Municipio, Ra ekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo.
Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capo danno” fu addobbato nella città nel 1510).
Precedentemente a questa prima apparizione “uf ficiale” dell’albero di natale (come oggi concepi to dalla nsotra cultura) si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto
vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi ave vano una profonda valenza magica per il popolo.
Infatti l’abete addobbato per i culti pre-cristiani rappresenta la Dea Madre, che è sempre fertile an che in inverno quando tutto appare sterile. Ecco quindi il significato intrinseco dell’albero di Nata le, cioè la fertilità e la rinascita.
Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Na tale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Fu rono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdot to dalla duchessa di Orléans.
A tutt’oggi, la tradizione dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca, sebbene sia ormai universalmente accetta ta anche nel mondo cattolico (che spesso lo affian ca al tradizionale presepe).
A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nella sede del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma.
D’altronde un’interpretazione allegorica forni ta dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ri cordo della Croce che ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal). Si noti la similitudine dell’al bero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa.
La similitudine tra Albero Sacro e la Croce fu usata anche dai missionari cristiani tra l’VIII e X secolo per convertire i popoli germanici in Europa centro-settentrionale.
I l capodanno
II Capodanno è il primo giorno dell’anno e risale alla festa del Dio romano Giano.
Nel VII secolo i pagani delle Fiandre. seguaci dei druidi, avevano l’uso di festeggiare il passaggio al nuovo anno; tale culto pagano venne poi deplorato da Sant’Eligio (morto nel 659 o nel 660), che re darguì il popolo delle Fiandre dicendo loro: “A Ca podanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali !’andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi; e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurati o di libagioni ec cessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco, né siede in un canto, perché è opera diabolica.”
In Occidente cade il 1° gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il mondo, e nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa.
Per le popolazioni che seguono il Calendario Giuliano, ad esempio alcune chiese ortodosse, ai fini strettamente religiosi l’inizio dell’anno viene celebrato nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano.
In molti paesi Orientali invece, il capodanno cade in corrispondenza del novilunio, che cade tra il 21 gennaio ed il 19 febbraio.
Il capodanno dei paesi di religione islamica hanno invece un capodanno mobile, basando il loro anno sulle lunazioni ed essendo 11 giorni più breve di quello Gregoriano, fa si che il loro capodanno sia anticipato di un mese ogni tre anni rispetto al no stro.
Nel Medioevo molti paesi europei usavano il ca lendario giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno.
Per esempio dal XII secolo fino al 1752 in Inghil terra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione, usato a lungo an che a Pisa ed in seguito a Firenze), mentre in Spagna fino all’inizio del Seicento il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività. In Fran
cia fino al 1564 il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione (chiamato anche stile della Pasqua), a Venezia (fino alla sua caduta. avvenuta nel 1797) era il 1° marzo mentre in Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 10 settembre, tant’è vero che in sardo settembre si tra duce Caputanni (dal latino Caput anni).
Queste diversità locali (che, specialmente nel Sacro Romano Impero variavano spesso da città a città), continuarono anche dopo l’adozione del Calendario Gregoriano.
Solo nel 1691 Papa Innocenzo XII emendò il ca lendario del suo predecessore stabilendo che l’anno dovesse cominciare il 1° gennaio, cioè secondo lo stile modermo o della Circoncisione.
L’adozione universale del Calendario Gregoriano fece si che anche la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune pressoché in tutto il pianeta.
II 1° gennaio segna l’inizio di un nuovo periodo, che solitamente inizia una settimana dopo Natale, dedicato al riepilogo dell’anno appena trascorso, specialmente nelle radio, nelle televisioni. e nei quotidiani. I mass-media spesso, infatti pubblicano articoli o trasmettono notizie su quanto è avvenuto durante l’ultimo anno.
Questo giorno è in molti luoghi una festa religio sa di precetto (la Solennità della Madre di Dio per la Chiesa cattolica che segue la forma ordinaria del rito romano, la Circoncisione di Gesù per chi se gue il rito ambrosiano o la forma straordinaria del rito romano), ma anche un’occasione per celebrare la notte di passaggio tra il 31 dicembre e il 1° gen naio, che si festeggia con il classico veglione di Capodanno.
La tradizione italiana prevede una serie di ritua li scaramantici per il primo dell’anno che posso no essere rispettati più o meno strettamente come quello di vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati (quest’ultima usanza è stata quasi completamen te abbandonata). Le lenticchie vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo ed un’altra tradizione Prevede il baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. In Spagna c’è la tradizione di mangiare alla mez
zanotte dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid).
In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l’anno nuovo.
In tutta l’ex Unione Sovietica è usanza scambiarsi ed aprire i regali. Spesso vengono regalati ciocco latini o pupazzetti corrispondenti all’animale sim bolo del calendario cinese dell’anno che verrà.
In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la pro pria abitazione dei manichini di cartapesta (a volte con le sembianze di personaggi famosi, calciatori, etc) riempiti di petardi così da bruciare ed esplode re ai rintocchi della mezzanotte.
In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l’arrivo di un nuovo anno (si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi).
In tanti paesi che seguono il calendario Gregoria no, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia e altri, il Capodanno è anche una festa civile. Israele è il solo paese che, pur usando il calendario grego riano, non celebra il Capodanno come festa pub blica. La ragione ufficiale è che essa nascerebbe come festa della Chiesa Cristiana, anche se molti altri paesi a maggioranza non cristiana festeggiano il Capodanno. Nondimeno, molti israeliti che vi vono specialmente in Nord America o in Europa lo festeggiano privatamente.
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D O S S I E R
tutte le volte che s I È r I sch I ata una
G uerra ato MI ca
Da quando è scoppiata la guerra tra la Russa e l’Ucraina (febbraio 2022), che ha portato il mondo di nuovo diviso in due blocchi, si è palesato di nuo vo il pericolo di una “Guerra Atomica”.
Ma non è la prima volta che il mondo ha corso il pericolo di un conflitto con missili o ordigni ato mici. Purtroppo e dagli anni ‘50 del Novecento che l’uomo rischia periodicamente un conflitto atomi co, il “bello” è che il pericolo l’umanità lo corre sempre per le solite due super potenze, gli USA e la Russia (in passato URSS).
Ecco una lista degli incidenti più gravi dal 1945 in avanti.
- 5 NOVEMBRE 1956:
LA CRISI DI S UE z
Durante la crisi di Suez, quando Gran Bretagna, Francia e Israele tentano di riconquistare il cana le nazionalizzato dall’Egitto, con l’opposizione dell’Urss (e più tardi l’ordine degli Usa ai suoi alleati di ritirarsi), il North American Aerospace Defence Command (Norad), il comando che protegge l’America del Nord da attacchi aerei di ogni tipo, segnala una serie di manovre sospette, aerei non identificati in volo sopra la Turchia, Mig so vietici in Siria, l’abbattimento di un bombardie re britannico e movimenti inaspettati della Sesta Flotta sovietica nel Mar Nero, che sembrano se gnalare un’offensiva di Mosca. Washington consi dera brevemente l’ipotesi che soltanto una risposta nucleare potrebbe debellare l’attacco sovietico. Fortunatamente tutte le manovre sospette risulta
no coincidenze fortuite, errori di interpretazione o esagerazioni, e l’allarme rientra.
- 5 OTTOBRE 1960:
L’ ALBA LUNARE SULLA N ORVEGIA
I radar della Groenlandia interpretano per errore un’alba lunare sopra la Norvegia come un massic cio attacco nucleare sovietico. Il Norad risponde con lo stato d’allerta che precede una risposta con armi nucleari. Ma fin da subito sorgono dubbi, per ché in quello stesso momento il leader sovietico Nikita Krusciov si trova a New York per partecipare a un’assemblea dell’Onu. Successivamente l’allerta viene annullata.
- 24 GENNAIO 1961:
IL GUASTO DEL B-52
Un bombardiere B-52 americano che traspor ta due bombe nucleari si guasta in volo sopra la Nord Carolina, sganciando i due ordigni. Parte dell’equipaggio si salva lanciandosi con il paraca dute. Informazioni declassificate nel 2013 rivelano che soltanto un singolo interruttore impedisce alle bombe di esplodere, scongiurando una catastrofe nucleare che in questo caso sarebbe stata auto in flitta.
- 24 NOVEMBRE 1961:
IL BLACK OUT DEL N ORAD
Il Comando strategico delle forze armate ameri cane perde contatto con il Norad. Il black-out nelle comunicazioni ha solo due possibilità: una serie di problemi tecnici che mettono fuori uso tutte le
DOSSIER
linee di riserva o un attacco coordinato nucleare sovietico. L’intera flotta di bombardieri nucleari americani viene preparata per il decollo, finché non viene confermato che si è trattato di una serie di sfortunate coincidenze.
- 27 OTTOBRE 1962:
LA CRISI DEI MISSILI A C UBA
È il giorno più lungo della crisi dei missili sovie tici a Cuba, il momento finora ritenuto più vicino a una guerra nucleare fra Washington e Mosca. A scatenare la crisi è la decisione sovietica di instal lare a Cuba una batteria di missili nucleari che si troverebbe così a soltanto 50 chilometri dalla co sta degli Stati Uniti. Il presidente Kennedy reagi sce facendo circondare Cuba dalla Marina militare americana e minacciando un attacco. Alla fine il leader sovietico Krusciov fa marcia indietro, in cambio di alcune concessioni americane in altri campi, e ritira i missili. Ma durante la crisi la guer ra nucleare viene davvero sfiorata per pochissimo. Il sottomarino nucleare sovietico B-59 si inabis sa al largo di Cuba per sfuggire alle unità navali Usa che gli danno la caccia e da quella profondità non è più in grado di comunicare con Mosca. Una
nave americana comincia a gettare piccole cariche esplosive in mare per segnalare al sottomarino che deve tornare in superficie. Il comandante del sot tomarino le scambia per autentiche bombe, crede che la guerra fra il suo Paese e l’America sia già cominciata e ordina di lanciare una torpedine a te stata nucleare contro la flotta americana. Ma il vice comandante, Vasilij Arkhipov, rifiuta di obbedire all’ordine, convince il suo superiore a riemerge re e a comunicare con Mosca. La decisione di un singolo uomo evita l’Armageddon nucleare, per ché l’America avrebbe certamente risposto con un massiccio attacco contro l’Urss.
- 15 APRILE 1969:
IL M IG NORD COREANO
Un aereo da ricognizione americana viene abbat tuto da un Mig nord-coreano nel mare del Giap pone. Una squadriglia di bombardieri Phantom F-4 americani riceve l’ordine di caricare a bordo bombe nucleari e prepararsi a sganciarle come rap presaglia sulla Corea del Nord. Ma i caccia non decollano e qualche ora dopo l’ordine viene annul lato. Secondo indiscrezioni il presidente americano Richard Nixon era ubriaco quando ha autorizzato
la rappresaglia nucleare. A fermarla sarebbe stato il segretario di Stato americano Henry Kissinger.
- O TTOBRE 1973: LA GUERRA DELLO Y OM K IPPUR
Durante la guerra dello Yom Kippur, quando un attacco delle forze arabe prende di sorpresa Israele, secondo fonti della Cia il generale Moshe Dayan richiede alla premier Golda Meir di armare con missili nucleari i suoi cacciabombardieri come ul tima risorsa nel caso in cui lo Stato ebraico rischi di venire sopraffatto. Sempre secondo fonti ame ricane, l’Urss, che appoggia i Paesi arabi, minac cia di attaccare le forze israeliane con le proprie armi nucleari, ipotesi che spinge le forze nucleari americane a mettersi a loro volta in stato di allerta. Documenti declassificati israeliani non hanno mai confermato queste decisioni, pur ammettendo che Israele era pronta a usare “mezzi drastici” per vin cere la guerra: che fu vinta lo stesso, con armi con venzionali, grazie a una ardita controffensiva con una divisione di carri armati guidata dal generale Ariel Sharon.
- 9 NOVEMBRE 1979: IL FALSO ALLARME
Un errore nei computer del Norad segnala che un massiccio attacco nucleare sovietico è pronto contro l’America: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, zbigniew Brzezinski, viene informato che 250 missili atomici russi sono in volo verso gli Stati Uniti (un numero che poco dopo viene aumentato a 2.200) e che il presidente Jimmy Carter ha tra 3 e 7 minuti di tempo per ordi nare una analoga risposta nucleare prima che i mis sili di Mosca raggiungano il territorio americano. Nel giro di 6 minuti, il Norad chiarisce che si è trat tato di un falso allarme e l’ordine di contrattaccare non arriva. La vicenda contribuì a ispirare The Day After (Il giorno dopo), il film televisivo del 1983 su una guerra termonucleare fra Usa e Urss che fu visto da più di 100 milioni di spettatori e rimane uno dei programmi con la più grande audience di tutti i tempi alla tivù americana.
- 15 MAR z O 1980: IL SOTTOMARINO ALLE ISOLE K URILI
Un sottomarino sovietico vicino alle isole Kurili, appartenenti al Giappone ma rivendicate dall’Urss
come proprie, lancia quattro missili nel corso di un’esercitazione. I sistemi di allarme americani suggeriscono che uno dei quattro ordigni è in volo verso gli Stati Uniti. Washington si mette in sato di allerta, ma una seconda valutazione chiarisce che il razzo non è diretto agli Usa.
- 26 SETTEMBRE 1983:
LA SAGGE zz A DEL COLONNELLO P ETROV
Alcune settimane dopo l’abbattimento di un Bo eing 747 della Korean Air Lines in volo da New York a Seul con 269 passeggeri a bordo, entrato per un errore di navigazione in territorio sovietico e scambiato per un aereo spia americano, un satellite russo segnala il lancio di un missile intercontinen tale nucleare Usa verso Mosca. Convinto che un ipotetico attacco americano dovrebbe coinvolgere un numero ben più alto di missili, il tenente colo nello Stanislav Petrov del sistema di difesa aereo sovietico rifiuta di identificare la minaccia come legittima e convince i suoi superiori che si tratta di un falso allarme, come poi effettivamente risulta.
- 7 NOVEMBRE 1983:
LA PAURA DEL “ FIRST STRIKE ”
Una vasta esercitazione militare della Nato in Eu ropa induce l’Urss a credere che l’Alleanza Atlan tica stia per lanciare un “first strike”, un attacco in grado di distruggere l’arsenale nucleare dell’av versario, in una fase di crescenti tensioni fra le due superpotenze. I leader sovietici pensano che l’eser citazione sia una copertura per lanciare un attacco reale e mettono in stato di allerta i propri missili nucleari. L’allarme termina quando finiscono le esercitazioni. Soltanto anni dopo, grazie alle rive lazioni di una talpa del servizio segreto britannico, il colonnello del Kgb Oleg Gordievskij, l’America scopre che Mosca stava per lanciare un attacco nu cleare preventivo.
Il resto dell’umanità è costretta quindi ad assistere alle prove di forza delle due potenze atomiche, for se dovrebbe reagire cercando di mettere all’angolo l’arroganza delle due fazioni.
Giulia Orsini
DOSSIER
I l ca MBI a M ento cl IM at I co
L’umanità ha da sempre percepito i cambiamenti climatici che si sono manifestati durante la sua sto ria. Solamente a partire dal XVII secolo, con l’in troduzione delle misure strumentali meteorologi che, l’uomo ha potuto quantificare tali mutamenti, almeno a scala locale e regionale.
Per una visione globale dei cambiamenti climati ci, in realtà, si dispone di strumenti attendibili solo dalla metà dal XIX secolo.
Spesso si legge di animali in via di estinzione o di ghiacciai che si stanno sciogliendo, consideran doli problemi che non ci appartengono direttamen te. Questo perché, forse, non si conoscono bene le conseguenze di tali mutamenti. Basti pensare ai ghiacciai dell’Himalaya, ghiacciai che potrebbero non esistere più nel 2100, e che alimentano dieci grandi fiumi in Asia, dal Gange al Mekong, pas sando per il Fiume Giallo. È doveroso compren dere, dunque, che parlando dello scioglimento dei ghiacciai, si deve automaticamente trattare della possibile futura assenza di uno dei beni fondamen tali per la vita dell’uomo, l’acqua, che crediamo sia
un bene che durerà per sempre, ma che, in realtà, già scarseggia. L’assenza di questo elemento mi naccia la produzione agricola, dipendente ovvia mente dall’irrigazione, e pone, dunque, il rischio di un’insicurezza alimentare e di conseguenza una crisi geopolitica e sociale.
MA IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO. COME VI REAGIAMO È UNA QUESTIONE DI CULTURA.
Oggi disponiamo di indizi e modelli di calcolo sufficienti a farci ritenere che sia il riscaldamento globale, sia la sua natura antropica siano molto ve rosimili. Più difficile è stabilire fino a che punto la componente antropica incida.
I passaggi da periodi freddi a periodi caldi hanno provocato sconvolgimenti epocali, abbassamenti e innalzamenti di mari, scomparse di specie vegetali e animali. Dopo l’ultima glaciazione, il riscalda mento globale provocò l’estinzione non solo del mammuth e del bue muschiato, bensì del 99 per cento delle specie di grossa taglia. Invece una spe cie che era già comparsa in precedenza, proprio in
seguito a questo eventi, riuscì a imporsi con grande successo: l’uomo. Sorsero le prime città che avreb bero in seguito costituito la base della civilizzazione.
In Asia, 3-4 mila anni fa, le temperature calarono a lungo e in un arco di tempo relativamente breve, innescando carestie, migrazioni, guerre. Le popo lazioni risposero, più o meno inconsapevolmente, con ciò che potevano e sapevano fare: intensifi carono i commerci, favorirono la pastorizia e con la pratica finirono col selezionare coltivazioni più resistenti al freddo. Queste dinamiche sono state studiate e comprese anche grazie a un modello che permette di ricreare l’andamento del clima da 5.000 a 1.000 anni fa. È possibile che in Asia il perdurare di queste condizioni climatiche abbia fa vorito lo sviluppo della Via della Seta.
Secondo la ricerca, quando il clima si è raffred dato le popolazioni sono migrate, oppure hanno sviluppato commerci e pastorizia.
Fino a circa il 6400 a.C. il Mar Nero era un enor me lago di acqua dolce un centinaio di metri più in basso del Mediterraneo. Quest’ultimo crescendo di livello a causa dello scioglimento dei ghiacci, ha premuto sul Bosforo fino a sfondarne l’ultima bar riera cominciando a riversarsi nel sottostante Mar Nero con un sistema di decine e decine di cascate come quelle del Niagara, provocando un rombo infernale udibile probabilmente a centinaia di chi lometri di distanza. Col che si spiegano sia il mito dell’arca di Noè sia perché i resti archeologici dei villaggi rivieraschi si trovino sotto svariati metri d’acqua. Il clima più caldo permette all’uomo di passare da caccia e raccolta all’agricoltura, dando il via alla rivoluzione neolitica (qualcuno l’ha pa ragonata alla rivoluzione industriale) e quindi a un sistema di vita più sicuro, sedentario anziché no made. Stiamo parlando di periodi in cui il Sahara era ricoperto da una vegetazione rigogliosa, visto che l’inaridimento è datato all’incirca 5 mila anni fa.
Il clima comincia a scaldarsi all’epoca dell’impe ratore Augusto e non è un caso che l’Impero Ro mano si sia espanso prima a sud e poi, grazie alle temperature più alte, verso nord. D’altra parte che ci sarebbero andati a fare i romani fino in Scozia
se fosse stata sotto un crostone di ghiaccio? Il fat to che i valichi alpini siano sgomberi dalla neve permette alle legioni di valicarli e conquistare la Gallia, la Germania, la Raetia e il Noricum. Si cal cola che in quel periodo estremamente favorevo le la popolazione mondiale abbia raggiunto i 300 milioni di persone, con punte in Cina e in India. Un livello simile sarà raggiunto solo un millennio dopo, durante il periodo interglaciale del Basso Medioevo.
Al contempo in Oriente si scatena la siccità e gli ingegnosi sistemi di irrigazione che rendono possi bile l’attività agricola rimangono a secco: nella pe nisola arabica vengono abbandonate seicento aree di insediamento. Le popolazioni agricole diventa no preda dei popoli nomadi: gli arabi.
Gli inverni cominciano a diventare più freddi e umidi attorno al 250 d.C. e il clima rimane freddo fino al IX secolo. I ghiacciai si estendono e il limite della vegetazione arborea sulle Alpi si abbassa di duecento metri. Dei 15 milioni di abitanti che ha l’Europa nel VI secolo, ne rimane poco più della metà. Vengono abbandonati numerosi insediamen ti, e questo non si spiega soltanto con le guerre: un buon insediamento rimane anche quando gli abi tanti cambiano. Invece la vegetazione ricopre tutto e l’analisi dei pollini rivela un decadimento gene rale dell’agricoltura.
L’Alto Medioevo è un periodaccio, le cronache di Gregorio di Tours, nel VI secolo, parlano di piog ge, temporali, nevicate e gelate, inondazioni, ca restie. I lupi assalgono greggi e viandanti. Inverni gelidi, inondazioni primaverili, estati aride, cau sano carestie e fame. Se l’inverno è lungo, non si riescono a nutrire in modo adeguato gli animali da lavoro, quando l’estate è torrida, il grano si secca, se è troppo umida, marcisce. Compare la lebbra, la malattia da denutrizione del medioevo europeo.
Tra il 1000 e il 1330, cambia tutto, talvolta fa più caldo che ai nostri giorni. Le cronache parlano di sepolture in Islanda e Groenlandia in aree dove fino al XX secolo inoltrato regnerà il permafrost.
Alla fine dell’interglaciale del Basso Medioevo si ha un raffreddamento che raggiunge il suo api ce negli anni quaranta del Trecento. Naturalmente ci sono alti e bassi: la laguna di Venezia ghiaccia nel 1118, ma poi di nuovo soltanto oltre cent’anni dopo, nel 1234.
Nell’estate del 1022 a Norimberga si registrano
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decessi per il caldo. La linea della vite si sposta ancora più a nord rispetto ai tempi dei romani: si piantano vigneti sulle rive del Baltico, in Inghilterra, nella Scozia e nella Norvegia meridionali.
La popolazione si espande, i terreni vengono dis sodati. La superficie dei boschi in Europa centra le scende dal 90 per cento del territorio ad appena il 20 per cento (oggi è al 30 per cento). Si colo nizzano l’Islanda e la Groenlandia. Ma in Islanda l’eruzione del vulcano Hekla nel 1104 dà il via a un millennio di miseria: soltanto nel XX secolo l’isola tocca gli 80mila abitanti che aveva nell’XI. Nell’estremità meridionale della Groenlandia si insediano 450 fattorie.
La piccola era glaciale comincia tra il Due e il Trecento e dura fino al XIX secolo: il ghiaccio avanza, l’agricoltura si ritira, le carestie indeboli scono la popolazione, si scatenano le epidemie. La più mortifera è la peste nera nel 1348 che uccide dalla metà a un terzo della popolazione in varie aree d’Europa. Parecchie città dell’Italia centrale torneranno ai livelli di abitanti pre peste nera sol tanto negli anni Sessanta del Novecento.
Tra il 1548 e il 1648 le relazioni dei provvedito ri veneziani a Creta (l’isola rimane veneziana dal 1204 al 1669) denunciano lunghi periodi di siccità. In un anno su quattro non cade una goccia d’acqua né in primavera né in estate, con effetti devastanti sull’agricoltura (nel XX secolo non si verifica mai un caso del genere). Un inverno su cinque, di con tro, presenta nevicate straordinarie, freddo inten so e piogge così abbondanti che non era possibile seminare fino a primavera. Nel 1601 i contadini di Chamonix si disperano perché un ghiacciaio seppellisce due villaggi e ne minaccia un terzo. Gelano i laghi alpini, gela la laguna di Venezia, ge lano i fiumi. Sul Tamigi gelato si tengono feste, si approntano chioschi con cucina. Nell’inverno del 1491 si organizza un torneo di cavalieri sul Canal Grande gelato, a Venezia.
In Francia gli inverni freddi provocano un au mento del prezzo del grano che culmina in un anno particolarmente significativo: il 1789.
Nell’Ottocento abbiamo dati ancora più precisi: i lunghi inverni grigi provocano l’aumento delle depressioni e dei suicidi. Il freddo provoca l’arri vo di una nuova malattia, il colera, che si affac cia all’Europa, provenendo dall’India, negli anni
OGGI CI RITROVIAMO IN UNA FASE DI RISCALDAMENTO, ANCHE SE NON ANCORA
TRA I PERIODI PIÙ CALDI.
Non abbiamo ancora raggiunto le vette di caldo del Basso Medioevo, non sappiamo se le raggiun geremo, né sappiamo con certezza in che misura l’attività umana contribuisca. Sappiamo che lo fa sicuramente nei micro eco-sistemi, ma non siamo in grado di capire fino a che punto può contribuire a livello planetario. Sappiamo anche che dovremmo fare qualcosa per limitare le emissioni di anidride carbonica di origine antropica, ma non sappiamo come farlo, infatti le energie rinnovabili hanno an che loro un impatto sull’ambiente e sul paesaggio (per esempio l’eolico, oltre a rovinare il paesaggio
può disturbare le rotte migratorie degli uccelli, i pannelli solari contengono materiali speciali che richiedono un’attenta smaltizione quando questi si degradano).
Studiare la storia del Clima terrestre ci fa com prendere, anche, che questi cambiamenti coin cidono con i maggiori cambiamenti nella società umana. Il cambiamento climatico ha trasformato la capacità delle popolazioni di assicurarsi il cibo. Ad altitudini maggiori, per esempio, il cambiamento climatico è stato più intenso. In alcune regioni gli agricoltori sono stati costretti a rinunciare alla sag gina e al miglio a favore di colture come il grano e l’orzo, ma la transizione non è stata né rapida né indolore, sono infatti documentate grandi carestie, e conflitti dovuti alle migrazioni verso regioni con maggiori risorse.
Quei cambiamenti climatici sono quindi anche il motore delle innovazioni di determinati periodi storici. Le crisi sono una opportunità per un cam biamento culturale e per l’innovazione.
Se è vero che è in atto un riscaldamento globale, è vero anche che molti autorevoli scienziati e cli matologi, specie coloro che studiano e non specu lano sull’argomento con la pubblicazione di libri e teorie che spesso risultano infondate, questi scien ziati, non hanno delle soluzioni e nemmeno tutte le risposte sull’origine di questo ciclico cambiamen to climatico (anche se alcuni iniziano a credere che sia dovuto all’attività solare). Si può sostituire il petrolio con il bio carburante, ma questo sarebbe dannoso quanto l’uso del petrolio, infatti l’uso del biocarburante richiede il disboscamento delle fore ste per poter ricavare le piantagioni adatte (soia o mais per esempio), utili per estrarre il bio carburan te. D’altronde i motivi principali che portano alla distruzione delle foreste sono: il bisogno di nuovi terreni da coltivare (specie per il consumo agricolo e della soia), il bisogno di terreni per l’allevamento e non per ultimo, il bisogno di nuovi terreni per la produzione di energia pulita (sembra assurdo ma è così, il bio-carburante).
Per concludere, è un bene che l’uomo cambia stile, che riduca i suoi consumi e incomincia a ri spettare e tutelare l’ambiente, la biodiversità e il pianeta tutto, ne gioverebbe lo stile di vita umano e la salute. Bisogna cambiare, ridurre i consumi, e
se l’allarmismo serve ad aumentare la sensibilità umana verso il pianeta, allora ben venga.
Ben vengano persone come Greta, ma pensare che questo problema possa essere affrontato solo con scioperi, promesse, parole, o continuare con l’essere sensibili in teoria o sui social network, ma poi nel quotidiano continuare a consumare e a non riciclare, a non diminuire i consumi, ecco, se tutto questo si ferma alle sole e inutili parole allora siete degli sciocchi, degli stupidi.
D’altronde il Fridays for Future (il movimento in ternazionale di protesta per la Giustizia Climatica, fondato nel 2011) non sta affermando delle novità, non sta dando nemmeno soluzioni innovative, in fatti è dagli anni ‘70 del novecento che gli scienziati (quelli seri) ci avvertono di questo riscaldamento, pur non avendo risposte certe sulle cause, ma cer
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tamente la società umana odierna deve cambiare, almeno per tutelare il Pianeta tutto e garantire che questo cambiamento climatico non abbia impatti troppi devastanti o irrimediabili.
Sempre negli anni ‘70 si viene a formare un nuo vo pensiero, una corrente filosofica, quella che oggi è definita Ecosofia. Ed è in questa filosofia che forse c’è la soluzione.
Il filosofo e alpinista norvegese Arne Naess (Oslo 1912-2009) fu il primo, nel 1972, ad usare il termi ne di “Ecosofia”, oggi lui è considerato il fondato re di questo movimento filosofico
L’Ecosofia (a volte denominata anche Ecologia Profonda) è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo co siddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra spe cie un valore distaccato e particolare, ma la consi dera completamente parte della Natura, la Terra è
vista come l’Organismo a cui apparteniamo.
L’Ecosofia ha solo otto principi basilari:
1- Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (hanno un valore intrinseco o inerente). Questi va lori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.
2- La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé.
3- Gli uomini non hanno alcun diritto di impove rire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali.
4- La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione del la popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione.
5- L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggio rando progressivamente.
6- Di conseguenza le scelte collettive devono es
sere cambiate. Queste scelte influenzano le struttu re ideologiche, tecnologiche ed economiche fon damentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.
7- Il mutamento ideologico consiste principal mente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitati vamente e ciò che lo è quantitativamente.
8- Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari.
Ora, al di là del “ Fridays for Future si” o “ Fri days for Future no”, al di là se vogliamo credere a complotti o meno, se crediamo che il clima stia cambiando o meno, se siamo in pericolo oppure no.
Al di là della nostra visione, per lo più spesso li mitata al nostro quartiere, infatti non è semplice avere una visione complessiva del problema. Al di là delle nostre posizioni.
Basterebbe che ognuno di noi adottasse realmente questi 8 principi dell’Ecosofia, principi molto sem plici e alla portata di tutti.
Se solo adottassimo la visione dell’Ecosofia vi vremmo sicuramente in un mondo migliore, più sereno e più salutare.
Per cui, provate per una settimana a essere fedeli a questi 8 principi dell’Ecosofia, provateci, tentar non nuoce, star fermi e non far nulla invece nuoce gravemente.
Arved
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la G reen econo MY
Sentiamo ormai quotidianamente parlare di green economy, in questo articolo cercheremo di com prendere di cosa si tratta.
La green economy è quel modello di sviluppo delle attività produttive basato sulla valutazione dell’impatto ambientale e dei benefici economici derivanti dalla crescita sostenibile. I suoi cardini sono le nuove fonti di energia, le innovazioni tec nologiche e la riduzione degli sprechi.
Essa si ispira alla sostenibilità ecologica ed è già molto diffusa nel mondo, tant’è che un numero sempre crescente di imprese sta già investendo nella sostenibilità, ottenendo ricavi vantaggiosi e creando i cosiddetti green jobs, le opportunità oc cupazionali nate dall’economia verde.
La green economy, inoltre, non si preoccupa solo della produzione, ma anche dell’impatto che essa avrà sull’ambiente. Essa nasce dal concetto di “bioeconomia”, elaborato dall’economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen.
Grazie agli interventi del privato e ai finanziamen ti pubblici, con essa si vuole ridurre l’inquinamen
to, salvaguardare l’ecosistema e la biodiversità.
L’economia verde, insomma, rappresenta un mo dello di economia che oltre a tenere conto della crescita sociale e finanziaria, pone attenzione an che sull’impatto ambientale delle azioni umane.
COME FUNzIONA LA GREEN ECONOMY?
Nell’ambito della green economy, l’investimento privato e la spesa pubblica concorrono alla crea zione di un nuovo modello produttivo focalizzato sulla transizione ecologica.
La transizione, oltre a salvare il pianeta dopo se coli di sfruttamento, è un processo che fa emergere nuove occupazioni, bisogni e, quindi, anche svi luppo economico.
Naturalmente per implementare la green eco nomy sono necessarie tutte quelle riforme politiche e quei cambiamenti che salvaguardano la natura e l’ecosistema.
Gestire al meglio le risorse naturali, ottimizzando la produzione e facendo crescere il PIL, aiuterebbe il pianeta a sostenere l’impatto dell’uomo e questo comporterebbe sicuramente una crescita economi
ca.
L’eccessivo consumo delle materie prime causa l’aumento di prezzo e danneggia il sistema, mentre l’economia verde crea nuovi impieghi e migliora il mercato del lavoro in ambiti come l’agricoltura, le energie rinnovabili, la bioarchitettura e il riciclo.
Le attività produttive realmente “green” non de rivano solo dalle fonti di energia rinnovabile o dai sistemi di riciclaggio dei rifiuti, ma includono tutta la riconversione sostenibile dei settori tradizionali, quindi: - industrie, edifici e uffici, ristrutturati nell’ottima del risparmio energetico, con particolare attenzione a infissi, riscaldamenti, dispersione del calore e tanto altro; - settori economici che vogliono ridurre l’impatto ambientale in attività di estrazione, trasporto, trat tamento e trasformazione delle materie prime; - innovazione tecnologica per la riduzione del materiale di scarto nei processi produttivi, in pri mis riferita agli imballaggi; - innovazioni produttive per la riduzione delle emissioni di CO2 e altri inquinanti.
L’innovazione, quindi, può contribuire attiva mente a ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, oltre che a rilanciare un’economia verde.
5 OBIETTIVI DELLA GREEN ECONOMY
RIDUzIONE DEI CONSUMI DI ENERGIA IN ABITAzIONI E UFFICI
Oltre il 40% dei consumi energetici in Italia è ri conducibile al settore residenziale e terziario. Per compiere il risparmio energetico sono necessari in vestimenti privati e pubblici.
Gli investimenti privati potrebbero intervenire sul conto termico, mentre quelli pubblici potrebbero continuare a utilizzare il meccanismo dell’ecobo nus.
AUMENTO DELLE RINNOVABILI
Alla riduzione dei consumi di energia dovrebbe corrispondere un incremento dell’efficientamento energetico e della produzione di energia pulita.
Al 2025 le rinnovabili elettriche dovrebbero rag giungere il 50% dei consumi, le rinnovabili termi che dovrebbero aumentare di circa il 33% e il bio
metano fino a 1,5 miliardi di metri cubi.
L’aumento di produzione energetica dovrebbe essere spinto sia dagli sviluppi di fonti di energia rinnovabile che ancora non hanno espresso il loro potenziale, come l’energia marina.
In futuro dovrebbe giocare un ruolo importante anche l’idrogeno verde.
ECONOMIA CIRCOLARE
L’Italia dovrebbe anticipare al 2025 l’obiettivo europeo del 60% di riciclo di rifiuti urbani, attra verso una raccolta differenziata di oltre il 70%. In realtà l’Italia nel 2021 ha raggiunto il 73%, a supe rato tutti gli altri paesi europei a riguardo, l’obiettivo se consolidato sembra quindi raggiunto.
RIGENERAzIONE URBANA
Le città più avanzate sono quelle che hanno pun tato sulla rigenerazione urbana e sulle green city.
Le strategie di questo tipo comprendono quelle di: - recupero delle aree dismesse - manutenzione del patrimonio edilizio - misure di adattamento climatico - infrastrutture verdi
MIGLIORARE LA MOBILITÀ URBANA E ABBATTERE SMOG
Per passare a un nuovo sistema di mobilità oc corre incrementare la mobilità dei mezzi pubblici e potenziare i sistemi innovativi di sharing mobility. Occorre inoltre consolidare la mobilità pedonale realizzando 13.000 km di nuove piste ciclabili e promuovere l’elettrificazione dei veicoli privati e commerciali.
I VANTAGGI DELLA GREEN ECONOMY
La Green Economy richiede una trasformazione profonda della società, il che può rappresentare un limite, dal momento che spesso la comunità non è ancora in grado di concepire i vantaggi.
È necessaria una presa di coscienza da parte delle aziende (corporate social responsibility), una re sponsabilità sociale d’impresa che prevede l’im piego di strumenti e tecnologie a basso impatto ambientale.
Ecco quindi i limiti della Green Economy: - costo maggiore rispetto alle tecnologie tradizio nali, dovuto al fatto di essere ancora un’industria nascente;
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- rendimento minore rispetto alle tecnologie tra dizionali, che col passare del tempo migliora;
L’economia verde resta comunque un settore molto vantaggioso su cui investire, soprattutto per la competitività economica, lavorativa e sostenibi le in un paese ricco di fonti di energie rinnovabili come l’Italia.
I vantaggi della Green Economy sono quindi di carattere naturale, ma anche economico e sociale: - produzione di energie rinnovabili alternative con un minore impatto sull’ambiente, come le tec nologie verdi (l’eolico, il solare, le biomasse, ecc.) - maggiore efficienza e minore spreco, utilizzan do prodotti e servizi che hanno bisogno di una mi nore quantità di energia - minore impatto sull’ambiente, riducendo il pro blema dell’effetto serra e del surriscaldamento glo bale - creazione di nuovi posti di lavoro, con nuove industrie e mercati
Il “pensare verde” si è inoltre integrato nello stile di vita delle comunità e nella qualità dei prodotti e dei servizi della grande distribuzione.
Negli ultimi anni, in materia di riciclaggio e fo tovoltaico, l’Italia sta registrando numeri inco raggianti e molti dei progressi che si stanno rag giungendo stanno aiutando le persone ad adottare misure e attenzioni più consapevoli, che comun que non vengono ancora adottate da tutti.
Il consumo consapevole per alcuni rappresenta ancora un lusso, dati i costi degli alimenti certifi cati di coltura biologica.
Per quanto riguarda l’istruzione, invece, sono co loro che possiedono un titolo di studio medio-alto ad appoggiare l’eco-sostenibile.
Questo indica la necessità di una continua sensi bilizzazione al rispetto dell’ambiente e del pros simo, con comunicazioni e incentivi accessibili a tutte le estrazioni sociali.
Dunque, anche se c’è ancora molta strada da fare, è certo che quasi il 90% degli italiani crede che l’economia green sia un buon approccio al consu mo, sperando che la convenienza e l’impatto zero sull’ambiente possano finalmente viaggiare insie me.
LE CONTRADDIzIONI
Le contraddizioni sono poche ma di grossa porta ta, qui facciamo alcuni esempi.
- L’Europa si è posta l’obiettivo di raggiungere il “Carbon Free” entro il 2050, ma l’Europa conta una popolazione di circa 500milioni di abitanti, un nulla rispetto alla popolazione asiatica o africana. Questo fa si che il “carbon free” europeo (decarbo nizzazione totale) rischia di avere un impatto irri levante a livello globale. Certamente è giusto che l’Europa faccia la sua parte, ma bisogna coinvol gere tutti gli altri paesi extraeuropei (in particolare l’India, la Cina, gli USA ecc..).
- Sappiamo che la Russia era il fornitore primario di gas in Europa, questo dopo la guerra con l’Ucrai na è venuto meno, quindi è sorto il problema ener getico. Per far fronte a questo sempre più politici e cronisti fanno appello al nucleare e ai rigassificato ri in mare, ora, il nucleare è noto che produce sco rie radioattive (quello così detto “pulito” è ancora solo un progetto, mai da nessuno attuato), i rigassi ficatori invece riversano in mare enormi quantità di cloro (che altera l’ecosistema), entrambi poi hanno bisogno di grandi quantità di acqua. La soluzione nucleare come quella dei rigassificatori sono delle contraddizioni molto evidenti, non sono certo un modello di Green Economy.
- L’Eolico è certamente una forma di energia pulita, alla portata del nostro paese, esistono già grandi parchi di energia eolica, ma non possiamo permettere o pretendere di installare pale eoliche in ogni dove, nel nostro paese. Le pale eoliche infatti impattano con il paesaggio e il paese Italia è da sempre una meta turistica per il suo mare e i suoi paesaggi, non possiamo deturpare ancora di più il nostro territorio in nome dell’energia. Spesso per avvallare l’installazione selvaggia di parchi eolici in Italia si prendono come esempio i paesi Baltici, ma sono paragoni forzati, infatti il Mar Baltico non è meta di turismo balneare come il Mediterraneo.
- Negli ultimi anni si è incentivato l’uso e l’acqui sto di autoveicoli elettrici o ibridi, ma nessuno spe cifica che la costruzione e lo smaltimento di questi veicoli risultano essere più inquinanti e impattanti rispetto ai veicoli tradizionali (a benzina o diesel).
Si calcola che solo la produzione e lo smaltimento della batteria può arrivare avere un impatto am bientale maggiore/uguale del 70% alle vetture che usano i fossili. Peraltro le batterie elettriche sono
includono piombo-acido, nichel-cadmio, idruro di nichel-metallo, ioni di litio, polimero di ioni di li tio e, meno comunemente, zinco-aria e ai sali fusi, tutti materiali molto inquinanti e vengono in gene re prodotti in quei paesi in via di sviluppo, senza garanzie per i lavoratori e senza controlli sulla tu tela dell’ambiente in cui questi vengono estratti. Ci auguriamo che non sia l’ennesima strategia occi dentale di far fare il lavoro sporco agli altri, mentre noi ci illudiamo di salvare il pianeta?
LA SOLUzIONE?
A voi le conclusioni, rileggete l’articolo sul Cam biamento Climatico, forse basterebbe adottare semplicemente i principi dell’Ecosofia, senza far troppi castelli in aria.
Arved
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hallo W een
La parola Halloween deriva dal “All Hallows Eve”, cioè la notte di Ognissanti che sarebbe la vigilia del 1 Novembre (giorno per di Ognissanti). Tale data coincide con la festività celtica di Samhain, che presso gli antichi Celti segnava la fine dell’estate.
I colori di Halloween possono essere così inter pretati: l’Arancio ricorda il colore del grano mietu to, mentre il Nero ricorda il buio dell’inverno.
Le tradizioni di Halloween si fanno risalire ai tempi in cui i Celti abitavano le isole britanniche.
I Celti erano un popolo molto legato alla pastori zia e da una religione legata molto ai cicli della na tura, dalle fonti sembra che appunto celebrassero il passaggio dall’estate all’inverno proprio nel pe riodo tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre. Durante questo periodo, per la festività di Samhain si svolgevano grandi festeggiamenti e si salutava l’Estate e si cercava esorcizzare l’arrivo dell’inver no, auspicando un inverno mite e ringraziando le divinità per i frutti della stagione estiva. Secondo alcuni i Celti usavano illuminare la notte con delle lanterne, un modo per tenere a bada gli spiriti le gati all’inverno, auspicando una stagione più mite, rischiarando la notte simulavano la luce solare (or mai molto ridotta). Seconda questa ipotesi e da qui che deriverebbe l’uso delle lanterne durante la fe stività odierna di Halloween.
La festa di Halloween venne portata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fug givano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria.
Da allora Halloween è diventata una delle festivi tà più famose dell’America.
DOLCETTO O SCHERzETTO ?
Anche questa usanza si fa risalire alla popolazio ne celtica, ma mancano fonti che ne testimoniano la veridicità.
Si crede che alla fine dell’estate i contadini pas
sassero per tutte le case del loro villaggio chieden do un aiuto per affrontare il difficile periodo inver nale, dato che non avrebbero più potuto contare sul proprio lavoro. Gli abitanti che si rifiutavano di dare loro qualcosa ricevevano in cambio delle maledizioni: venivano invocati demoni, spettri in modo da impaurire chi aveva osato non contribu ire. Per evitare tutto questo la maggior parte degli abitanti del villaggio donava qualcosa ai contadini. Oggi sono i bambini con maschere di fantasmi, vampiri, lupi mannari e, sempre più frequente mente negli ultimi anni, di personaggi famosi nel cinema horror, ad andare di casa in casa a chiede re qualche caramella o dolcetto. I proprietari del le case preparano dolci, biscotti, caramelle, torte, monetine e piccoli regali da donare ai bambini. I bambini suonano alle porte e recitano la famosa frase: “trick-ortreat”? Cioè offrite qualcosa (treat) o vi facciamo uno scherzetto (trick) come quello di attaccare con un filo al tubi di scappamento dei barattoli di latta, o lo scotch sul campanello ecc.
JACK O’LANTERN
Il simbolo più famoso di Halloween è una zuc ca, in cui sono stati intagliati gli occhi, il naso e la bocca, trasformandola in viso inquietante e a volte beffardo.
Una leggenda narra che un giovane fannullone e scommettitore, a cui piaceva bere, Stingy Jack, una sera invitò il Diavolo in persona, a bere con lui e il Diavolo accettò. Jack propose allora una scommessa: disse al Diavolo che non sarebbe più riuscito a scendere da un albero. Quello sorrise e accettò, arrampicandosi su un albero lì vicino. Al lora, veloce, Jack incise sulla corteccia una croce, che impediva al Diavolo di saltare giù.
Con la vittoria in pugno, Jack propose al Diavolo un patto: egli avrebbe cancellato la croce, se lui si fosse impegnato a non tentarlo più.
Il Diavolo accettò, e Jack lo fece scendere cancel lando il simbolo.
Alla sua morte, Jack non fu accolto in Paradiso, per i suoi innumerevoli peccati. Ma, neppure all’In ferno, in memoria dello scherzo fatto al Diavolo.
Rimase quindi a vagare sulla Terra. Tuttavia, il Diavolo donò a Jack una torcia che gli illuminasse la strada. Jack s’ingegnò a far durare più a lungo quella luce e la ripose in una cipolla svuotata (non una zucca). La tradizione vuole che Jack si aggiri qui e lì durante la notte di Halloween, facendosi luce con il tizzone del Diavolo.
Da allora Jack fu soprannominato Jack O’Lantern (ma anche Hob O’Lantern, Fox Fire, Corpse Can dle, Will O’ The Wisp).
Quando gli irlandesi si recarono in America, avendo a disposizione le grosse zucche gialle, so stituirono le cipolle con le zucche, da qui l’usanza della zucca, ma inizialmente le lanterne erano di cipolle.
IL GATTO NERO
Altro simbolo tipico di Halloween è il gatto nero. La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha ra dici molto antiche: infatti, i gatti neri erano imbar cati sulle navi dei pirati, perché erano considerati più abili nel dare la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano conside rati compagni diabolici delle streghe sia per il co lore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i ca valli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra.
Nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portato di fortuna.
Il gatto nero aveva valenze religiose, infatti, era associato al culto di Iside, la Dea che aveva il pro prio regno nella notte, magari è proprio questo il vero motivo della diceria sul gatto nero (un dei tan ti modi per demonizzare l’antico politeismo).
FANTASMI E SCHELETRI
I fantasmi e gli scheletri sono il collegamento tra Halloween e la ricorrenza dei Mortiche cade il 2 Novembre.
Oggi è molto diffusa l’idea della reincarnazione: in questo caso la morte non viene vista come una
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fine, ma come una parte del complesso ciclo della nascita, della vita e della morte.
Ma pochi decenni fa per molti era ancora inquie tante la visione dello scheletro o la credenza nei fantasmi.
PIPISTRELLI
Il simbolo del pipistrello suscita inquietudini, nel folklore ormai è legato alle streghe. Questo è do vuto al fatto che questi animali volano di notte e dimorano in caverne buie, è un animale pressoché misterioso, sia per la sua morfologia che per le sue abitudini.
Durante il Medioevo i pipistrelli vennero associati alle streghe quando si pensava che queste venisse ro aiutate da demoni con sembianze animalesche.
Il sangue del pipistrello, insieme a quello del ro spo, veniva utilizzato per la preparazione di pozio ni magiche, almeno il folklore così ci racconta.
Nel momento in cui le streghe vennero associate ad Halloween, anche i pipistrelli, e i simboli alle streghe associati, vennero collegati a questa festi vità.
Oggi per Halloween si usano delle decorazioni a forma di pipistrello per rendere più suggestivi i luoghi in cui vengono tenute le feste.
IL RAGNO
Durante il Medioevo i ragni furono anch’essi as sociati alle streghe, che, secondo le credenze po
polari, li utilizzavano per creare potenti pozioni. Questo non è assolutamente vero: creare pozioni con zampe di vedova nera è solo un verso di una filastrocca e non ha alcun riscontro nella realtà.
Solo i superstiziosi dicono che i ragni siano por tatori di cattiva energia e capaci di far del male agli altri esseri viventi (umani compresi) anche solo con la loro vicinanza.
CONCLUSIONE
Halloween è una festa particolare, piena di leg gende e di inesattezze, in realtà trasforma tutto ciò che reca timore, mistero o inquietudine in un gran de divertente gioco, quasi a voler esorcizzare e ri dere delle paure umane.
Ecco che le zucche con il loro ghigno illuminano la notte scacciando in un certo senso la paura del buio, mentre simboli come lo scheletro, i fantasmi, i pipistrelli o i ragni diventano strumento di scher zi, quasi a voler ridere di ciò che si teme.
Halloween alla fin fine è una parodia delle paure umane, quasi simile al Carnevale (che simula il caos prima della rinascita primaverile).
Halloween esorcizza il timore ancestrale umano, dell’ignoto e della morte, e come abbiamo visto niente richiama al diavolo, nulla di satanico vi è in essa, anzi semmai Halloween lo scaccia il male.
2 nove MB re , la F esta de I M ort I e le trad IZI on I I n I tal I a
Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cat tolica dedica alla commemorazione dei defunti.
La festa ha origini antiche e la data del festeggia mento, il 2 novembre, non è casuale.
Civiltà antichissime già celebravano la festa de gli antenati o dei defunti in un periodo che cade va proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il raccon to di Mosè, cadde nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, che corrisponderebbe al nostro no vembre.
La Festa dei Morti nacque dunque in “onore” di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara.
Il rito della commemorazione dei defunti soprav vive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propi zie per i vivi.
La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco.
Una delle celebrazioni più importante del calen dario celtico era “Samhain”, la notte di fine estate, infatti il termine è una derivazione del termine ga elico “Sam Fuin” (appunto fine dell’estate). Gli an tichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa fe sta segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Questo veniva festeggiato in un periodo dell’anno coincidente all’attuale fine ottobre e inizio novembre.
All’epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo
modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani.
Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre, come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scom parsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da dia voli; inoltre, si accendevano falò.
LE TRADIZIONI IN ITALIA
L’Italia è ricchissima di tradizioni legati alla notte che precede il giorno dei Morti, tanto che si potreb be benissimo affermare che Halloween era già pre sente in Italia, molto prima che la versione com merciale americana approdasse nel nostro paese.
L’unico punto di tristezza e che Halloween (nella versione commerciale) è oggi ormai diffuso nella nostra cultura, mentre le tradizioni italiane per que sta ricorrenza sono ormai estinte o quasi.
Qui di seguito un breve excursus sulle tradizioni italiane:
In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre si usava mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti potessero dissetarsi.
In Friuli si lasciava un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.
Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel gior no dei morti gli amanti offrivono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti “Ossi da Morti”.
In Trentino le campane suonavano per molte ore a chiamare le anime che, si secondo il folklore, si radunavano intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, la tavola si lasciava apparecchiata e il focolare restava acceso durante la notte.
Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciavano la tavola imbandita e si recavano a far
DOSSIER
visita al cimitero.
I valdostani credevano che dimenticare questa abitudine, di lasciare la tavola imbandita, provocasse fra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano).
Nelle campagne cremonesi ci si alzava presto la mattina e si rassettavano subito i letti affinché le anime dei cari potevano trovarvi riposo. Si andava poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionavano i tipici dolci detti “ossa dei morti”.
In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i “bacilli” (fave secche) e i “bal letti” (castagne bollite). Alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.
In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti “Stinchetti dei Morti”, che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più.
Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.
In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciavano dei lumini ac cesi alla finestra, tanti quante erano le anime care, e i bimbi si mandavano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.
A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Te vere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito.
In Calabria, in alcune zone i bambini, la sera della vigilia del giorno dedicato ai morti, si recavano di casa in casa per chiedere delle offerte (o cibarie o monete) recitando la frase “mi fate i morti” (fate un’offerta per le anime dei morti). In altre zone in vece c’era l’usanza di preparare dolci per i bambi
ni, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. Si racconta ai bambini infatti, che se durante l’anno sono buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i “morti” por teranno loro dolci e doni.
Sempre in Calabria, nelle comunità italo-albane si, presenti in tutta la provincia di Cosenza, ci si recava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare.
Diffusa era poi l’usanza di accendere un lumino o una candela, da tenere sul davanzale della fine stra, un segno di rimembranza per i cari defunti e anche un modo per indicare ai defunti la strada del ritorno.
Nella gastronomia tradizionale calabrese, il piatto rituale del 2 Novembre è la “pasta e ciciari” (fet tuccine con i ceci). Si dice che durante il giorno si devono mangiare i ceci, e il pomeriggio si va a seminare un pò di grano per garantire la fertilità.
Mentre i dolci tipici sono le “Dita di Apostolo“, dolci di pasta di mandorle farciti con marmellata che hanno la forma delle dita di una mano.
In Sicilia il 2 novembre era una festa particolar mente gioiosa per i bambini. Infatti veniva fatto credere a loro che, se fossero stati buoni e avessero pregato per le anime care, i morti tonavano a portar loro dei doni. Quando i fanciulli erano a dormire, i genitori preparavano i tradizionali “pupi di zucca ro” (bambole di zucchero), con castagne, ciocco latini e monetine e li nascondevono. Al mattino i bimbi iniziavano la ricerca, convinti che durante la notte i morti sarebbe usciti dalle tombe per portare i regali.
Tipico dolce siciliano per la ricorrenza dei Morti sono le “Ossa di Morto” biscotti a forma di ossa umane in pasta di mandorle.
In Sardegna è celebre l’ “is animeddas” o “su mor tu mortu”, per il quale la mattina del 2 novembre i ragazzi si recavano per le piazze e di porta in por ta per chiedere delle offerte e ricevevano in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendevano i lumini e si lasciava la tavola apparecchiata e le credenze aperte. Celebre sono “is animeddas” o “su mortu mortu”.
V.DOSSIER
I l natale
Il Natale è una festa cristiana che celebra la nasci ta di Gesù (“Natività”) e cade il 25 dicembre per la maggior parte delle Chiese cristiane occidentali, per le Chiese ortodosse orientali cade il 6 gennaio, e il 7 gennaio per le Chiese ortodosse slave, che seguono il calendario giuliano.
La celebrazione del Natale non è presente nei pri mi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Orige ne ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno.
Le prime evidenze di una celebrazione provengo no da Alessandria d’Egitto, circa 200 d.C., quan do Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani, “molto curiosi”, definirono non solo l’an no, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventotte simo anno di Augusto ma fecero questo non perché
ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calenda rio. Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile).
Un testo del 243, “De paschae computus”, attribu ito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato.
Abraham Ecchelensis (1600-1664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tem po del Concilio di Nicea.
Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come “croce celtica”) detto Korê era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a
quest’ora Korê ha dato vita all’Eterno.
Alcuni riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo.
La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale invece al 336, e la si riscontra nel “Chronographus”, redatto in torno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
Le origini storiche della festa non sono note e sono state spiegate con varie ipotesi.
È quasi sicuro che la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20).
La tradizione cristiana si intreccia con quella po polare e contadina, dal momento che nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale: infatti nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avve nivano scambi di doni e sontuosi banchetti.
Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, anche se non ci sono evidenze definitive di questa relazione.
La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Inol tre già nel calendario romano il termine Natalis ve niva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole, introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializ zato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’at tenzione degli studiosi.
Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebra zione del 6 gennaio come giorno della nascita di
Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto.
Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia sta ta assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato.
I SIMBOLI DEL NATALE
Tutti i simboli del Natale, dal vischio all’agrifo glio, sono ricchi di simbologie, sacre e profane, tramandate attraverso le generazioni, e strettamen te legati ad un politeismo (paganesimo) antico.
Con questo articolo cercheremo di conoscerne il significato…
VISCHIO
Pianta natalizia per eccellenza, del vischio ne parlava già Virgilio nell’Eneide. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e mi racolosatanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è una pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vi tale.
GINEPRO
La leggenda narra che la croce di Gesù fosse fat ta di ginepro. Una credenza popolare vuole che Maria trovasse rifugio proprio tra i rami di questa pianta. Il ginepro era considerato magico, perché si pensava tenesse lontano i serpenti e curasse dal loro morso. Nella tradizione cristiana, questa sua qualità venne interpretata come purificazione dai peccati.
AGRIFOGLIO E PUNGITOPO
Entrambe considerate portatrici di fortuna, queste piante si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tut ti i mali. Le bacche rosse sono il simbolo del Na tale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue.
DOSSIER
ARANCIA
È tradizione delle festività natalizie addobbare la tavola con cesti colmi di arance. L’arancia, il frutto dell’inverno per eccellenza, porta con sé il calore del sole e rappresenta il Natale a tavola per la spe ranza e lo splendore.
MELAGRANA
Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione.
CERO NATALIzIO
Gesù è la luce del mondo, la notte di Natale è la notte in cui la luce arriva tra gli uomini: il cero na talizio simboleggia proprio l’avvento del bambino Gesù come luce che nasce nel mondo, come dice la liturgia. In Francia e in Inghilterra è tradizione accendere tre ceri fusi insieme alla base, che sim boleggiano la Trinità.
CORONA DELL’AVVENTO
La corona dell’avvento ha origine da una tradi zione tedesca di epoca precristiana, deriva dai riti pagani della luce che si festeggiavano nel mese di dicembre. Intorno al 1500 si diffuse tra i cristia ni, divenendo simbolo dei giorni che precedono il Natale. Il verde dei rami simboleggia la speran
za, mentre i quattro ceri simboleggiano le quattro settimane che precedono il Natale. Ogni domenica si accende un cero. La tradizione vuole che ogni cero abbia un suo significato: il cero dei profeti, quello di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli. All’accensione di ogni cero dovreb be seguire un momento di preghiera e un canto a Maria.
CEPPO DI NATALE
Quella del ceppo di Natale è una tradizione antica. Il tronco che brucia nei camini dalla sera della vigilia fino a Capodanno trova origine nella frase della Bibbia “dal ceppo nascerà un virgulto”, Gesù Cristo. Questa tradizione, prima ancora di essere cristiana, era pagana: il ceppo si bruciava durante il solstizio d’inverno, che coincideva con la nascita di un nuovo anno.
Due simboli propiziatori: il fuoco, immagine del sole e quindi della vita, e il consumarsi del tronco, che rappresentava il consumarsi del vecchio anno con tutto ciò che di brutto aveva rappresentato. Il ceppo in effetti è il primo avo del più famoso abete natalizio. Accenderlo nelle case è anche segno di ospitalità e accoglienza per la venuta del figlio di Dio.
Anticamente a Genova il ceppo era offerto al doge dalle genti di montagna: nella cerimonia pubblica di “confuoco”, il Doge versava sul tronco vino e confetti in segno di abbondanza. In Abruzzo si fan
no bruciare tredici piccoli ceppi che simboleggiano Gesù e i dodici apostoli, il vino rappresenta il san gue di Cristo. In Puglia, bruciare il tronco significa distruggere il peccato originale, mentre a Isernia il capofamiglia benedice il tronco con l’acqua santa mentre i familiari gridano “Viva Gesù”.
STELLA DI NATALE, Poinsettia
La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicem bre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle fo glie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale.
ROSA DI NATALE
Anche chiamata Rosa delle nevi o Rosa d’inver no, il suo vero nome è “Helleborus niger”. In Inghilterra è considerata il fiore natalizio per eccellenza. La leggenda narra che durante l’offerta di doni al Bambino Gesù, una pastorella vagasse in
cerca di un dono da offrire, ma l’inverno era stato freddo e la povera pastorella non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire. Mentre si disperava, vide passare un angelo che intenerito dalle sue la crime si fermò, spolverò un po’ di neve davanti a lei e apparvero delle candide rose, che la ragazza raccolse e portò in dono al Bambinello.
RUDOLPH, la renna dal naso rosso Questa leggenda americana fu inventata negli uf fici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emarginazione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sé, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9. Il grosso naso rosso dell’ultima ar rivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia. Una storia recente, ma tanto forte da es sere in pochi anni diventata tradizione.
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S O P H I A
le “F or M e pens I ero ”
Le Forme Pensiero sono, per l’appunto, delle For me!
Tali forme vengono create dalla nostra mente, dalla nostra fantasia, dalle emozioni, dall’immagi nazione e così via.
Ma di che cosa sono composte?
La risposta è semplice, sono composte dall’ ”Essenza”.
Per comprendere appieno l’Essenza bisogna ri flettere su come la natura tenda a replicare gli stessi formati in maniera diversa. Viene chiamata legge di Analogia. Nel piano fisico dell’esistenza possiamo notare, senza troppo sforzo, come un atomo, con il suo neutrone al centro e gli elettroni che gli ruotano attorno, non sia troppo dissimile da un sistema solare con il sole al posto del neutrone ed i pianeti a rappresentare gli elettroni. La diver sità, in questo caso, risiede nelle dimensioni. Tutti conosciamo questo concetto e lo definiamo di: “in finitamente grande ed infinitamente piccolo”.
Se andassimo fino in fondo, ragionando sui termini di infinito vero e proprio, noteremmo che della separazione tra infinitamente gran de e infinitamente piccolo, rimarrebbe il nulla. La distinzione non sussisterebbe… ogni formu lazione perderebbe di significato: se l’infinito, in generale, è assenza di limiti... cosa potrebbe di stinguere un “punto” infinitamente piccolo da uno “spazio” infinitamente grande?
Solo dei limiti potrebbero rappresentare elemento di distinzione per entrambi; senza altra alternativa possibile. Ma se tali limiti, per definizione, man cano.... allora un infinito grande o piccolo diventa addirittura un assurdo, perché nulla può consentire di “classificare” due o più categorie diverse di in finiti !
L’infinito può essere solo uno, unico, uguale a se stesso!
In funzione e come conseguenza di ciò bisogna intendere tali termini in maniera diversa dal signi ficato letterale e quindi sostituire il termine «infini tamente»” con «indefinitamente».
Nelle loro ricerche i fisici e gli scienziati in genere, hanno fatto enormi progressi, senza tuttavia essere ancora riusciti ad arrivare al punto limite di quell’indefinito ove la materia cessa di essere tale, e quando vi giungeranno dovranno comun que abbandonare tutti gli strumenti a loro assai cari perché oltre quel punto non v’è più materia ed i loro apparecchi saranno di nessuna utilità! Oltre quell’ultima particella indefinitamente pic cola ve n’è certamente un’altra ma non appartiene più al piano fisico, bensì a quello Astrale!
Tale piano ha anch’esso i suoi solidi, liquidi e gas con la differenza che l’ordine di definizione non è più regolato dalla dimensione bensì dalla “finez za” e quindi anche dalla frequenza vibrazionale. Perché ci siamo spinti a parlare di tutto ciò?
Perché come nel nostro piano fisico esiste ciò che definiamo atmosfera, nel piano astrale vi è qualco sa che definiamo “Essenza”.
L’ordine di finezza che differenzia le due “atmo sfere” fa sì che quella fisica risponda a leggi fisiche, mentre quella astrale ha la particolarità di essere plasmabile sotto l’impulso della forza del pensiero. Ciò che più o meno consapevolmente desideriamo, temiamo o detestiamo, prende vita e si manifesta su imput del pensiero! Tali manifestazioni sono chiamate «Forme Pensiero», le quali hanno più o meno lunga vita secondo che il pensiero sia più o meno intenso, infine lentamente si dissolvono. Il pensiero resta l’elemento basilare di ogni crea
SOPHIA
zione. I pensieri non esistono soltanto nella nostra mente. Essi vagano liberi: sono più simili a minu scoli pacchetti di energia e le Forme-Pensiero sono funzionali all’esecuzione delle volontà del pensa tore.
Pochi di noi ne sono consapevoli perché esse opera no in una zona che è oltre la capacità dei sensi umani. Il piano astrale, è bene ricordarlo, non è ubicato in qualche luogo distante, ma è tutt’intorno a noi e solo la finezza e la frequenza vibrazionale delle componenti ci separa da esso.
I pensieri che accettiamo come veri formano le nostre convinzioni. L’insieme, la collezione delle nostre singole convinzioni va a costituire il nostro personale sistema di convinzioni. Esse, proprio come i pensieri, esistono come forme-pensiero. Esistono e creano le situazioni, le circostanze e gli eventi che riflettono ciò che realmente crediamo. Le esperienze che ognuno di noi ha provengono dalle nostre convinzioni personali, ossia i pensie ri che abbiamo accettato come veri, ne consegue che ciò in cui crediamo è quello che attiriamo (o per meglio dire che creiamo) ed è quello che spe rimentiamo. Niente di più – niente di meno. E, per cambiare le nostre esperienze, dobbiamo cambiare le nostre convinzioni.
Sabrinach I È B apho M et (Bafometto) ?
L’immagine raffigurante Baphomet fu creata dall’esoterico francese Eliphas Lévi.
Anche se molti conosco questa figura perché as sociata a Satana in realtà essa è solo l’ennesima confusione del Satanismo e della religione Cristia na.
Bafometto, chiamato anche Baphomet, si tratta, secondo la leggenda, di un idolo pagano, adorato dai Cavalieri Templari.
I Cavalieri Templari furono processati dall’Inqui sizione, le accuse che gli furono lanciate erano mol teplici: una di queste fu proprio quella di utilizzare un Bafometto nelle loro cerimonie di iniziazione. Per questo, il loro Ordine religioso fu accusato sia di eresia che di idolatria, e i vari membri furono perseguitati (molti torturati e messi al rogo).
Sembra che gli Illuminati e i Satanisti utilizzino come loro simbolo, spesso e volentieri, il Bafomet to.
Sull’origine del misterioso termine sono state ela borate numerose teorie, nessuna delle quali prova ta:
Secondo alcuni il nome Bafometto sarebbe una deformazione latinizzata di Mahomet, una versio ne medievale del nome del profeta dell’Islam.
Secondo altri deriverebbe dalle parole greche Ba phe e Metis. Le due parole insieme significhereb bero “battesimo di saggezza”, anche interpretabili come “tintura di saggezza”.
Oppure una corruzione del termine ebraico Be hemoth (letteralmente “Bestie”, pluralis maiestatis di “behemah”), citata nel libro biblico di Giobbe (40:15) e di Ezra (6:49 e 6:51).
O ancora significherebbe, tradotto secondo il ci frario di Atbash (scoperto dallo studioso Schon field), Sophia, la parola greca per “saggezza”.
Idries Shah propose che Baphomet derivasse dal sostantivo arabo: Abu fihama, con il significato di “padre dell’ignoto”, e associato con il sufismo.
Eliphas Lévi propose che il termine fosse com posto da una serie di abbreviazioni lette al con trario: “Tem. ohp. ab”. che prendono origine dal
latino Templi omnium hominum pacis abhas, con il significato di “padre della pace universale tra gli uomini”.
Una più recente e conosciuta descrizione raffigu ra il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno e una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall’opera di Eliphas Lévi Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell’alta magia) del 1855-56.
Eliphas Lévi, per la cronaca, fu un famoso esote rista francese dell’800, colui che associò le lame dei 22 arcani maggiori dei Tarocchi alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.
Il Bafometto, come suggerisce l’illustrazione di Levi, è stato occasionalmente mal interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell’Inferno. Levi più vol te contestò le critiche mosse verso la sua opera, di chiarando che non era un’immagine malvagia.
Nella testa del Bafometto di Levi vi è un penta colo, che è un simbolo di protezione, spiritualità; oggi questo, il pentacolo, è adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell’occultismo e del Ne opaganesimo.
La testa di capro inscritta in un pentagramma in vertito è un simbolo occasionalmente adottato dai satanisti, ma questo non significa che il Bafometto rappresenti Satana.
La testa, le corna e la torcia della raffigurazione del Bafometto di Levi, insieme prendono la forma di un Fleur de lys (il Giglio), simbolo di purezza, regalità e spiritualità.
Il disegno di Levis è, inoltre, sia maschile che femminile, e, sottolinea, rappresenta la natura dua listica della vita. I seni femminili ed il fallo ma schile (a forma di scettro caduceo, che richiama la fertilità), un braccio maschile ed uno femminile, uno verso l’alto e uno verso il basso: che stanno a significare “come in cielo così in terra”, collegando quindi la terra al cielo e quindi la materia allo spi rito. Sulle braccia appaiono le parole latine Solve (sciogli) e Coagula (unisci), a sottolineare l’unione
degli elementi.
La figura di Baphomet rappresentata da Eliphas Levi è riconducibile a molte divinità antiche (al dio celtico Cenrunnos, al dio greco Pan per esempio) comprende numerosi dogmi esoterici.
Lo stesso Levi nel suo libro così scrisse:
“La capra sul frontespizio porta il segno del pen tagramma sulla fronte, con una punta in alto, sim bolo di luce, le sue due mani che formano il segno dell’ermetismo, quella rivolta verso l’alto verso la luna bianca di Chesed, l’altra verso il basso in di rezione di quella nera di Geburah. Questo segno esprime la perfetta armonia della misericordia con la giustizia. Un suo braccio è femminile, l’altro è maschile come quelli dell’androgino di Khunrath, attributi che abbiamo dovuto unire con quelli del nostro caprone perché è uno e lo stesso simbolo. La fiamma di intelligenza brillante tra le corna è la luce magica dell’equilibrio universale, l’immagine dell’anima elevata sopra la materia, come la fiam ma, pur essendo legato alla materia, brilla sopra di essa. L’orrenda testa della bestia esprime l’or rore del peccatore, che agendo materialmente, è l’unico responsabile che dovrà sopportare la puni zione, perché l’anima è insensibile secondo la sua natura e può solo soffrire nel momento in cui si materializza. L’asta eretta in piedi al posto dei ge nitali simboleggia la vita eterna, il corpo ricoperto di squame l’acqua, il semicerchio sopra l’atmosfe ra. L’umanità è rappresentata dai due seni e dalle braccia androgine di questa sfinge delle scienze occulte”.
Quindi l’androgino (l’essere androgino rappre senta un concetto fondamentale secondo certi fi loni occultisti poiché incarna ilo massimo livello
iniziatico della ricerca e dell’unione con Dio) Ba phomet è il coacervo anche dei processi alchemici nonché l’unione di forze opposte.
MA PERCHÉ LA FIGURA DELLA CAPRA?
Pare che sia legata alla fertilità, e a quella che vie ne definita “alchimia spirituale”, una pratica che proviene dall’antico Egitto, che consiste nella tra sformazione dell’anima umana fino alla divinità. Che ruolo giocano i Templari in tutto ciò? Anche essi venerarono il Bafometto: furono andati in Ter ra Santa per scavare sotto il Tempio di Salomone. Lì sotto, avrebbero dovuto trovare degli artefatti sepolti prima della distruzione di quel luogo. Infatti, sembra che vi trovarono dell’oro, delle reliquie antiche e diverse pergamene.
Erano stati mandati lì da alcuni ricchi europei. Non passò molto tempo da quel momento, e di verse cattedrali ed altri incredibili edifici furono costruiti in Europa. Per chi non lo sapesse, i de moni “gotici” sono famosi per essere degli “esperti architetti”, e secondo diverse leggende sarebbero innumerevoli i ponti e le costruzioni in Europa ad essere state costruite da Satana e da altri demoni.
Dunque, i Templari sapevano qualcosa che non avrebbero dovuto sapere? Delle conoscenze occul te, che avevano appreso grazie a quei tesori da essi ritrovati sotto il Tempio? La Chiesa Cattolica, di conseguenza, li avrebbe perseguitati proprio per questo motivo. Sotto tortura, i Templari ammisero di adorare l’idolo del Bafometto, di essere entrati in contatto con i Demoni e di aver rinunciato al nazareno. Il loro capo, il Gran Maestro Jacques de Molay, fu torturato per sette anni, dopodiché fu bruciato vivo in pubblico.
SOPHIA
Leron
SOPHIA
I l F uoco pur IFI catore
Il fuoco, insieme all’acqua, è tra quegli elementi sempre presenti nei riti di purificazione o consa crazione.
In molte regioni dell’Europa continentale, i falò (i grandi fuochi) vengono accesi tradizionalmente il 24 giugno, che è, per i cattolici, la solennità di San Giovanni Battista, un vecchio retaggio degli anti chi culti pagani che celebravano l’Estate. Ma dei piccoli fuochi vengono accesi anche il sabato notte prima di Pasqua o la notte della vigilia di Natale, in questi casi il fuoco indica la sacralità di Gesù, rappresenta la luce di Cristo nel mondo.
I falò sono quindi presenti anche in inverno e in primavera.
Mentre i falò accesi in estate celebrano la potenza solare, il calore e l’energia vitale; i fuochi accesi in inverno e in primavera hanno lo scopo di riscaldare la terra e propiziare o favorire l’ascesa del sole, del
caldo, della bella stagione e quindi della fertilità.
Nel territorio circostante Milano i falò si accen dono in prossimità del 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio abate, da cui la festa prende il nome po polare di “Falò di S. Antonio”. Il fuoco costituisce uno degli attributi iconografici legati alla figura di S. Antonio, al punto che ad alcune patologie ca ratterizzate da esantemi cutanei viene dato ancora oggi il nome “Fuoco di S. Antonio”. La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pub blici di Milano: nel Parco delle Cave e nel Boscoin città si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine dell’ovest milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della “barba” del santo, ovvero dal la fine sospensione di materiale incandescente che
i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spenta.
Nel Nord-Ovest d’Italia, nel territorio della Val Trebbia si festeggia ancora oggi con un falò la Festa di San Giuseppe (19 marzo), che segna il passaggio dall’inverno alla primavera. Con il falò viene anche bruciato un fantoccio, la “vecchia”, che simboleggia l’inverno. Il rito risale all’anti co popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell’equinozio, poi la tradi zione pagana si fuse con quella cristiana celticoirlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda. Un tempo in tutte le vallate ar devano migliaia di falò, che infiammavano di un tenue rossore le serate della zona. Oggigiorno i falò ardono ancora nei centri comunali con piccole sagre e canti.
Nel Nord-Est d’Italia, dei falò vengono accesi per l’Epifania (6 gennaio). Sulla cima del falò è collo cata una strega di paglia vestita con abiti vecchi. La tradizione ha probabilmente origini pre-cristia ne e simboleggia l’anno vecchio che è bruciato e che quindi è pronto per nascere nuovamente.
In Sardegna è conosciuto a livello provinciale e regionale il falò che si celebra per i festeggiamenti di Santa Reparata a Narbolia. Il giorno prima della ricorrenza del martirio (8 ottobre) quindi il 7 otto bre nel paese si accende un grande falò che è stato precedentemente portato dai giovani del paese. La ricorrenza si chiama “Su Cavalloi”. La tradizione vuole che siano i giovani a recandosi nel territorio di Narbolia, a Is Arenas, per prendere la legna. È una delle ricorrenze più caratteristiche dell’intera provincia di Oristano.
In Garfagnana, più precisamente nel comune di Minucciano (Lucca), i falò vengono accesi la sera di Natale. I falò alti anche oltre 12 metri, costruiti intrecciando rami di ginepro a un palo di castagno, sono prevalentemente eretti in punti molto alti a dominare le vallate circostanti. Oggi questo indi cano la Luce di Cristo che viene al mondo, ma an ticamente questi falò volevano riscaldare la fredda terra invernale e propiziare l’arrivo della bella sta gione.
Nel Salento i falò sono denominati “focare” e si accendono in quasi tutti i paesi in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate a gennaio, per la costruzione si usano gli scarti della potatura della vigna, il più famoso (per dimensioni) è quello di Novoli.
In Calabria, nella provincia di Crotone abbiamo due tradizioni similari, svolte però in date e sta gioni diversi. Nella città di Crotone vi è la tradi zione di accendere i falò il 13 dicembre, in onore a Santa Lucia. Una tradizione di origine pagana e molto arcaica, probabilmente un retaggio di un rito di propiziazione, con l’intento di scaldare la terra invernale e auspicare l’arrivo della bella stagione. A Scandale, sempre in provincia di Crotone, si usa invece accendere i falò la sera del 18 marzo, la notte precedente alla festa di San Giuseppe, an che questa è una tradizione arcaica atta a propizia re l’arrivo della bella stagione e della fertilità. C’è da osservare che in entrambi i casi la dinamica è uguale, ogni rione accende un falò e delle fami glie volontariamente offrono cibarie varie, solo che a Crotone viene svolto in prossimità del solstizio d’inverno, mentre a 15 Km di distanza la stessa tra dizione viene svolta in prossimità dell’equinozio di primavera.
Un classico esempio dell’importanza del fuoco per indicare il periodo più buio dell’anno e il pe riodo di risveglio.
In Abruzzo vi è la Festa delle Farchie nel comune di Fara Filiorum Petri in cui si bruciano dei grossi fasci di canne legati con rami di salice rosso.
In Campania, nel comune di Gesualdo (AV), i falò, detti “vambalerie”, vengono accesi per le vie e contrade della cittadina la sera del 30 novem bre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Andrea. La tradizione secolare nacque nel primo Ottocento a seguito dell’abbattimento del tiglio di Piazza Belvedere (oggi Piazza Umberto I), il cui legno venne in parte bruciato e in parte utilizzato per realizzare la statua del santo, ancora oggi custodita nella Chiesa Madre di San Nicola.
In Sicilia occidentale, e a Seccagrande, località marina del comune di Ribera (Agrigento), vengo no accesi nella notte di Ferragosto (tra il 14 ed il 15
SOPHIA
agosto) come del resto nei pressi di Pachino in pro vincia di Siracusa, qui la tradizione si ripete anche la notte del 10 agosto, quando centinaia di fuochi si concentrano in riva al mare, creando uno spetta colo animato da musica, danze e piatti tipici locali.
In Danimarca, i falò sono accesi per la notte del 23 giugno. Viene bruciata una strega fatta da paglia e vestiti.
In Irlanda, dei falò vengono accesi la notte del 31 ottobre per festeggiare Halloween. Nel sud e ovest d’Irlanda, Bonfire Night si svolge la notte del 23 giugno per celebrare la vigilia di San Giovanni.
In Gran Bretagna i falò vengono allestiti per la “Guy Fawkes Night”, il 5 novembre (conosciuta anche come “la notte dei falò”), una commemora zione annuale della Congiura delle polveri.
Negli USA, nel sud della Louisiana i falò sono accesi lungo il fiume Mississippi alla vigilia di Na tale per illuminare la strada a Santa Claus, il quale si muove lungo il fiume con la sua piroga, trainato da otto alligatori.
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I l solst IZI o d ’I nverno e l ’ela B ora ZI one dell ’anno
Il Solstizio d’Inverno, e il periodo in cui il Sole si trova in Capricorno, è ideale per preparare la stra da per il nuovo anno.
Eventi passati possono bloccare l’energia vitale fino a quando non vengono individuati e liberati. In caso contrario il passato continua ad essere trat tenuto nel corpo emozionale e costantemente rici clato, riattivato e condensato nel presente. Come esseri umani tendiamo a investire enormi quantità di energia in queste memorie, finché, proprio come in un computer, la memoria si esaurisce, e le nostre vite crollano o si bloccano.
Oltre al riesame della propria vita e delle proprie memorie, al rilascio di rancori ed emozioni bloc cate, il Solstizio Invernale (che è la rinascita della Luce dopo il periodo della decadenza solare) può consentire ad energie precedentemente intrappola te di rendersi disponibili per implementare i risul tati e gli obiettivi desiderati.
Una tecnica tradizionale è chiamata i Dodici Giorni Santi, o i Dodici Giorni di Natale. Compor ta l’impiego di una struttura astrologica e cristiana consolidata, basata tuttavia su profonde fondamen ta esoteriche. I 12 giorni si trovano anche nella tradizione vedica, cinese, pagana e in molte altre. Sebbene la pratica sia usata con diverse varianti nel calendario e nelle usanze, la struttura più tipica fa riferimento ai 12 giorni che vanno dal 26 dicem bre al 6 gennaio. In una versione più tradizionale, in linea con le antiche usanze celtiche e cristiane, ciascuno dei 12 giorni inizia la sera prima, ossia il primo giorno va dalla sera del 25 dicembre alla sera del 26 dicembre, e così via.
La mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, che pre cede l’inizio dei 12 giorni, è considerato il momento più santo e il vero culmine del Solstizio d’Inverno. Ognuno diq eusti giorni rappresenterebbe un mese, alcuni a secondo delle condizioni atmosferiche ri uscirebbero a prevedere l’andamento climatico an nuale (stabilendo se i mesi saranno piovosi o meno).
SOPHIA
Prendendo spunto da questa antica tradizione e approfittando delle energie del Solstizio, vi consi gliamo di seguire il seguente “esercizio”:
Durante ciascuno dei 12 giorni dedica del tempo a riesaminare una parte dell’anno.
Lo scopo è identificare rancori stagnanti, proble mi e azioni in sospeso, e lasciarli andare nel flusso della vita. Anche i sogni di quei giorni possono for nire importanti messaggi ed è utile prenderne nota.
L’Epifania, che segue le Dodici Notti (la vigilia dell’Epifania), conclude i Dodici Giorni di Natale.
Per altri 12 giorni, dal 7 gennaio (o dalla sera del 6 gennaio) al 18 gennaio, un’altra possibilità è pre ventivare e programmare il nuovo anno per quanto riguarda tutto ciò che vuoi realizzare.
In questo caso puoi dedicare del tempo ogni gior no ad esplorare il tuo intento, desideri, progetti e programmi.
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W I C C A
I A
es B at della luna delle F o G l I e Luna Piena di Ottobre
La Luna Piena di Ottobre prende il nome di “Luna delle Foglie”; questa è la Luna piena della VII° Lu nazione dall’Equinozio di Primavera, denominata “Lunazione del Fuoco”.
Il nome, Luna della Foglie, fa riferimento all’in giallirsi delle chiome degli alberi e alla caduta del le loro foglie, fattore che caratterizza questo perio do dell’anno.
Come già accennato, il nome di questa lunazione è “del Fuoco” (iniziata con il Novilunio del 25 set tembre), il nome deriva dalle tonalità di colore, che vanno dal rosso fuoco al bruno, tipiche di molte piante che in questo periodo assumono le suddette cromaticità, ma fa riferimento anche ai primi ca minetti che vengono accesi per riscaldare le case.
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La Luna sarà piena domenica 9 ottobre 2022 alle ore 22:54 pm.
In questo periodo la Terra si sta preparando ad affrontare il lungo letargo invernale, donandoci i colori più belli, dal rosso al giallo all’arancione.
I meli sono carichi di frutti maturi, gli ultimi stormi di uccelli solcano il cielo.
In tutto questo troviamo ancora una volta l’Armo nia, l’armonia della natura, un’armonia che dob biamo cercare di portare nella nostra vita e intorno a noi.
Portare questa armonia in noi significa portare ar monia nei rapporti, specialmente per chi sta in cop pia, accorgersi degli altri, dare attenzione all’etica e senso di giustizia, e anche all’estetica, dunque circondarsi di bellezza, giacché anch’essa è una
di bellezza, giacché anch’essa è una
WICCA
qualità divina, come la natura ci dimostra.
Dunque questo è il momento favorevole anche per curare in modo particolare il proprio aspetto personale e quello della nostra dimora, sollecitan do il proprio buon gusto.
Questo è un Esbat dedicato anche agli animali cacciati o comunque “macellati”, si ricorda il loro spirito e li si ringrazia per il nutrimento che donano a noi esseri umani.
È un Esbat di riflessione sulle caratteristiche de gli animali, sperando di imparare qualcosa dai loro comportamenti.
Questo è anche l’Esbat che ci introduce al nostro capodanno, il Sabba di Samhain (31 ottobre), la notte più “sacra” di tutto l’anno insieme a Beltane.
L’autunno è comunque una fase di transizione, il passaggio da una stagione vitale a una apparente mente morta, l’equilibrio tra buio e luce.
L’Autunno prelude alla trasformazione che av viene poi in inverno per manifestarsi in Primavera, l’invito è quindi di portare in noi armonia ed equi librio per affrontare sereni gli sviluppi della vita.
E’ doveroso che ci addentriamo nello spazio sa cro della nostra interiorità per meditare e trasfor
mare, e dare così degnamente inizio ad un nuovo giro della ruota dell’anno.
Approfittando anche delle ultime giornate di tie pido sole per fare passeggiate in natura, magari tra i boschi, dove godere dei profumi e colori autun nali.
SIMBOLI DELL’ESBAT
DELLA LUNA DELLE FOGLIE:
Piante: menta, timo, angelica, uva.
Colori: blu, verde scuro.
Fiori: calendula.
Profumi: fragola, fiore di melo.
Pietre: opale, tormalina, berillio, turchese.
Alberi: tasso, cipresso, acacia.
Animali: cervo, sciacallo, elefante, ariete, scor pione, airone.
*Per noi della Coven del Quadrifoglio è sempre un Esbat particolare, essendo proprio durante questo Esbat, che cadeva il 14 ottobre 2008, costi tuiti e consacrati.
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es B at della luna della neve
Luna Piena di Novembre
La Luna di novembre è denominata della “Neve”, essa è la VIII° Lunazione denominata “Lunazione degli Aromi della Campagna”.
Il nome “Luna della Neve” fa riferimento alle pri me nevi che imbiancano le montagne, segnando il prossimo arrivo dell’Inverno.
Il nome “degli Aromi della Campagna”, data a questa Lunazione (iniziata con la Luna Nuova del 25 ottobre), fa riferimento alla fragranza inebriante del muschio e di acqua che impernia la campagna in questo periodo.
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La Luna sarà piena martedì 8 novembre 2022 alle ore 12:02 pm.
A Samhain (31 ottobre / 1 novembre) il Dio è in senso archetipico “morto” è “rinascerà” nel Solsti zio d’Inverno (22 dicembre), per cui questo Esbat non è idoneo a lavori energetici (magici) visto il periodo di scarsa energia.
Con Samhain (il nostro capodanno) inizia comun que un nuovo giro nella Ruota dell’Anno. Per cui, la Luna di Novembre corrisponde ad un “tempo di sogno e di riposo”.
La natura in questo tempo si ferma, siamo vici ni all’inizio dell’Inverno, e anche noi dovremmo “fermarci” e dedicarci al riposo dell’anima, e al re cupero delle forze. Il ciclo agricolo è ormai termi nato e la terra dà pochi frutti mentre il buio avanza rispetto alle ore di luce.
Questo è un tempo particolarmente adatto per ri flettere, contemplare, guardarsi dentro e trasforma re ciò che ha bisogno di essere trasformato.
Come la natura si spoglia, s’arresta e si addor menta, altrettanto noi dovremmo utilizzare questo riposo rigeneratore per prepararci ad affrontare un nuovo ciclo.
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Prendiamoci e permettiamoci un viaggio nell’interiorità, per rivedere l’anno che è passato ricono scendo quei lati del nostro io che è bene lasciare “morire”,dando così spazio a nuove possibilità.
Approfittiamo di questo Esbat anche per confron tarci serenamente con quel fenomeno della vita che tanto ci spaventa, ma sul quale non abbiamo al cun possibile controllo: la morte. Che per il wiccan è solo un passaggio e non una fine.
Rielaboriamo i nostri lutti, onoriamo i nostri cari e ricordiamo che ad ogni perdita segue una rinasci ta, la natura stessa ce lo insegna.
SIMBOLI DELL’ESBAT
DELLA LUNA DELLA NEVE
Piante: verbena, borraggine, melograno, cinque foglie, cardo.
Colori: grigio, verde-mare.
Fiori: fiori di cactus, crisantemi.
Profumi: cedro, fiore di ciliegio, giacinto, narciso, menta piperita, limone.
Pietre: topazio, zircone rosso/giallo/arancio, lapi slazzuli.
Alberi: ontano, cipresso.
Animali: scorpione, coccodrillo, sciacallo, gufo.
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es B at della luna F redda Luna Piena di Dicembre
La Luna di dicembre è denominata Luna Fredda, essa è la luna piena della IX° Lunazione del 2019 denominata “Lunazione delle Braccia Tese” (ini ziata con la Luna Nuova del 23 novembre).
Il nome “Luna Fredda” si riferisce all’inizio del freddo inverno, fattore che caratterizza questo pe riodo.
Il nome di questa Lunazione, “delle Braccia Tese”, lo deve all’aspetto che i rami degli alberi assumono in questo periodo, infatti, essendo ormai spogli essi ricordano in qualche maniera le braccia protese verso l’alto, spettrali figure che sembrano anelare alla luce, quasi come se attendessero la vita.
La Luna sarà Piena giovedì 8 dicembre alle ore 05:09 am.
Ufficialmente è anche l’ultima Luna Piena del 2022.
Le nostre energie sono rivolte al Dio che archeti picamente è in procinto di rinascere nel Sabba del Solstizio d’Inverno (quest’anno cade il 21 dicem bre).
Questo Esbat rappresenta l’attesa della rinascita, ed invita alla riflessione sul ciclo della vita.
Ormai l’autunno cede il passo alla stagione inver nale, gli alberi ormai perdono le ultime foglie e la Terra risulta fredda e spoglia.
In questo tempo anche noi dovremmo concentrar ci verso il nostro Io spirituale. Riflettere sul fat to che nonostante l’apparenza sta per terminare il periodo buio e inizierà il periodo della luce, della vita.
. Il Sabba del Solstizio d’Inverno (21 dicembre) è la prima festa della nuova Ruota. Esso segna l’au mento della luce solare e quindi la rinascita.
La Madre terra si risveglierà pian piano. Ci avvi ciniamo quindi al nuovo ciclo.
Per entrare in sintonia con questo periodo si con siglia di praticare la meditazione e se è possibile viaggi sciamanici. Cercare di entrare in contatto con i propri Spiriti Guida e con gli Spiriti della na tura in generale, per farvi consigliare al meglio per il nuovo anno.
SIMBOLI DELL’ESBAT
DELLA LUNA FREDDA
Piante: agrifoglio, edera, abete, pino, vischio.
Colori: rosso, bianco, nero.
Fiori: agrifoglio, cactus, poinsettia conosciuta come stella di natale.
Profumi: violetta, geranio, lillà, incensi alla mir ra, cannella.
Pietre: serpentina, giacinto, crisolite.
Alberi: abete, pino, noce.
Animali: lupo, volpe, passero, gufo, civetta.
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preparat I v I per sa M ha I n
La festività di Samhain è una festività “fissa” cioè si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre.
La tradizione vuole che, dalla notte del 31 Otto bre / 1° Novembre per circa dieci giorni, il velo sottile che ci separa dalle altre dimensioni si faccia ancor più impalpabile, e tutto può accadere.
Nell’antichità si pensava che in occasione di Samhain gli spiriti dei defunti tornassero a cammi nare sulla terra, facendo visita ai vivi: da ciò deriva l’usanza di onorare in questo giorno la memoria dei propri antenati.
La sera di Samhain si usa spegnere i focolari domestici, che vengono riaccesi dopo i festeggia menti oppure il giorno dopo.
In questa notte chi vuole può tramandare, o ap prendere, i “segreti” delle varie divinazioni o dei rituali di protezione.
.E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazio ne e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro.
Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divi natoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle per sone che ci hanno lasciato.
Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la
loro “assenza”.
Meditate a lungo sulla necessità di lasciarsi alle spalle le cose vecchie, anche se doloroso, come ad esempio un amore finito che ci ostiniamo a voler portare avanti o vizi e dipendenze come fumare o bere.
A questo punto potete effettuare piccole operazio ni di lavori con le energie (lavori magici), divina zioni o meditazioni.
. TALISMANO DI SAMHAIN
Prendete una grossa pigna e apritela dolcemente. Posatela su un ramo di agrifoglio e legatela con del filo di ferro. Decorate con alcuni nastri rosso scuro e se volete spruzzatela con dello spray dorato.
Ponete il talismano al centro della vostra came ra, dopo averlo benedetto sull’altare, servirà come buon auspicio per il nuovo ciclo della Ruota.
SIMBOLI
Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infi nità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra.
Erbe: rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino.
Candele/Colori: arancione, verde, nero, bianco.
Incenso: mirra, patchouli, cannella.
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sa BB a d I sa M ha I n 31 ottobre / 1 novembre
Questo Sabba è chiamato Samhain, nome che de riva dal gaelico antico “Sam Fuin” e significa “fine dell’estate” (nel tempo divenne poi Samhuinn in gaelico e Samhain in inglese antico).
La festività di Samhain è una festività che si ce lebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre.
Questo Sabba è considerato un capodanno re ligioso, proprio questa data segna la fine di una Ruota e l’inizio di una nuova (la fine di un anno religioso/spirituale). Il Sabba di Samhain è quindi una festa di inizio e di fine.
Samhain è un momento di passaggio fondamen tale, quando la terra, dopo averci dato i suoi frutti, inizia a prepararsi al freddo ed al sonno invernale.
Inizia da questa data il mese con scarse energie, il “periodo Oscuro”, che terminerà con il Sabba del Solstizio d’Inverno (22 dicembre).
In questo giorno si ricorda il ciclo dell’anno che finisce nel simbolismo del Dio “morto”, ma si ri corda che la Dea nel suo grembo “aspetta” il Dio, che rinascerà con il Solstizio d’Inverno, sancendo quindi un nuovo ciclo di vita e prosperità, una nuo va rinascita.
. Samhain non è una festa triste o malinconica, tutt’altro!
In questo momento si ricordano gli antenati, i de funti, il loro insegnamento, si riflette sulla vita e sulla morte ma non in un modo funereo, anzi nel “celebrare” (simbolicamente) il “Dio che sacrifica la sua vita” si ricorda che c’è sempre una speranza, c’è sempre un nuovo inizio e una nuova vita, infatti si celebra la Dea che porta in grembo un “figlio”, il figlio della promessa, la reincarnazione del Dio morente.
. Samhain è sicuramente un Sabba di riflessione ma è anche una festa che celebra un nuovo inizio e quindi di buon auspicio.
ne e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro.
Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divi natoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle per sone che ci hanno lasciato.
Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”.
I rituali si svolgono in forma di ringraziamento e di preparazione spirituale al nuovo ciclo.
Si celebrano rituali per onorare i defunti, ringra ziarli per gli insegnamenti che ci hanno tramanda to; rituali per auspicare a loro una reincarnazione sempre migliore della precedente; ma anche rituali di ringraziamento e di buon auspicio per il nuovo anno.
. È questo anche il momento di pensare al futuro cercando di migliorarlo, prendendo spunto dagli eventuali errori commessi in passato.
Quel che è stato e stato ora tutto è nuovo!
Come la natura anche noi dovremmo rallentare le nostre attività e passare più tempo in casa con le persone a noi più care.
. SIMBOLI
Simboli: mele, spirali continue che indicano l’in finità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla fine stra.
Erbe : rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino.
Colori: arancione, verde, nero, bianco.
Incenso: mirra, patchouli, cannella.
COME ADDOBBARE L’ALTARE
Con piccole zucche ornamentali, castagne con riccio, nocciole, pigne, mele divise a metà, noci, aghi di pino, foglie. Il suo colore principale è l’arancione.
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WICCA
preparat I v I solst IZI al I
Il Solstizio d’Inverno è un giorno di festa per i neopagani, è un giorno in cui si celebra la rinascita simbolica/archetipica del Dio/Sole.
È una festività “mobile” cioè di anno in anno la sua data varia perché segue il solstizio astronomi co, quest’anno cade il 21 dicembre 2022 (in altri anni cade il 22).
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L’ALBERO DI YULE O DI NATALE
Il protagonista è l’abete, il classico albero di “Natale”, che da alcuni è chiamato di Yule.
L’albero rappresenta la Dea in questa stagione, e la ghirlanda che si vede così frequentemente in questo periodo era anticamente una raffigurazione della Ruota dell’anno.
L’albero dovrebbe essere addobbato nell’Esbat della Luna Piena che precede il Sabbat del Solsti zio d’Inverno, e dovrebbe restare addobbato fino al Sabbat del 1 febbraio.
Per addobbare l’albero per tradizione si usano ghirlande, pentacoli, fiocchi, agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro, poinsettia cono sciuta come stella di natale.
Ognuno può dare sfogo alla propria creatività.
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IL TALISMANO D’INVERNO
Prendete una ghirlanda e inserite dei rametti di abete e dei rametti di agrifoglio. Al centro ponete un’arancia, nella quale avrete conficcato 13 chiodi di garofano. Aggiungete anche tre pigne e una can dela bianca.
Potete spruzzarla di polverina dorata o neve finta. Ponete il talismano al centro della vostra casa, per esempio sul tavolo della sala da pranzo, esso sarà di buon auspicio per la Ruota appena iniziata.
CEPPO DI YULE O DI NATALE
Durante il Rito si usa accendere il Ceppo, un grosso legno che con il suo calore e luce simbo leggia il Dio eil Sole che rinascono, dando calore e luce al mondo. I carboni si conservano come buon auspicio e si utilizzano per accendere il Ceppo del prossimo anno, a simboleggiare la ciclicità e conti nuità della Ruota e della vita.
. PENTACO D’INVERNO
Con dei ramoscelli di legno si crea un pentacolo, fissando i punti d’incontro delle stecche con del lo spago o della colla. Poi prendete una ghirlanda fatta di pino, fiori di poinsettia (conosciuta come stella di natale) e delle pigne.
Sulla parte superiore della ghirlanda attaccate la stella.
Potete appenderlo sulla porta come buon auspicio o usarlo come centrotavola.
. ADDOBBI
Candele/Colori: rossa, verde, dorate.
Incenso: cannella, pino, spezie, mirra Erbe: allo ro, cedro, cannella, vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zenzero, salvia.
Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro.
Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino.
Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, gine pro, agrifoglio, vischio, cedro, edera.
Ghirlande circolari possono essere appese alla porta.
Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande cir colari a rappresentare la ruota dell’anno.
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WICCA
sa BB a del solst IZI o d ’I nverno 21 dicembre 2022
Il Solstizio d’Inverno è conosciuto anche come Sabba di Yule.
L’etimologia della parola“Yule” (Jól) non è chia ra. I linguisti suggeriscono che Jól sia stata eredita ta dalle lingue germaniche; nelle lingue scandina ve il termine Jul significa Natale. Yule è comunque un Sabba legato al Solstizio d’Inverno.
Noi, aderenti alla Coven del Quadrifoglio, usiamo chiamare questo Sabba “Soli Indiges” (sole natio, sole invocato), ci piace, quando è possibile, fare riferimento a delle festività prettamente legate al politeismo della nostra penisola (tra l’altro il Soli Indiges fu un’antichissima festività latina, legata al solstizio invernale dedicata alla rinascita del Sole, antecedente al Natalis Soli Invicti).
. Quest’anno il Solstizio d’inverno avverrà merco ledì 21 dicembre 2022, alle ore 22:47 pm.
. Questo è un Sabba dedicato al Dio, rappresentato come un “Sole Nascente”.
Si celebra infatti la rinascita del Dio, nonostante questo sia il giorno più breve dell’anno, ma è solo apparenza, infatti dopo il Solstizio invernale le ore di luce aumenteranno e la terra ritornerà a riscal darsi sotto i raggi del Dio Sole.
È un Sabba di risveglio, rinascita, vitale, rappre senta la vita.
In questo tempo dovremmo proiettarci nel futuro, progettando il nuovo anno e il periodo di rinascita.
La Madre terra si risveglierà pian piano e anche noi dovremmo risvegliarci.
La nascita del Dio si usa festeggiarla con l’accen sione di fuochi a simboleggiare il ritorno della vita.
Gli antichi romani usavano festeggiare intorno al 25 dicembre, il Natalis Soli Invicti, e si usava fe steggiare con grandi cerimonie e giochi popolari. Il Natalis Soli Invicti (che fonda le radici alla più arcaica festa del Soli Indiges) è poi mutato nel Na tale per i Cristiani, e lo stesso Yule si equipara ad esso.
ADDOBBI
Colori: rossa, verde, dorate.
Incenso: cannella, pino,spezie, mirra.
Erbe: alloro, cedro, cannella,vischio, ginepro, ro smarino, camomilla, zenzero, salvia.
Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro.
Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino.
Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro,agrifoglio, vischio, cedro, edera. Ghirlan de circolari possono essere appese alla porta.
Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande cir colari a rappresentare la ruota dell’anno.
COME ALLESTIRE L’ALTARE
L’altare in genere si addobba con rami di abete, di agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro,piante di poinsettia (conosciuta come stel la di natale).
Il colore principale è il rosso o il porpora.
A tutti un felice e sereno Solstizio, che sia una dolce e abbondante rinascita, ogni bene!
Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
La RUBRICA di LUCE
Mi chiamo Luce e sono un sacerdote guaritore, una portatrice di Chanupa, una sacerdo tessa di Athena, una custode di preghiere e un’attivista nel mondo pagano.
Ma prima di tutto questo sono una persona che ama profondamente il Sacro e si ritiene immensamente fortunata. Questo cammino è un dono che rende meravigliosa la mia vita, nella bellezza e nel dolore so di essere sempre a casa.
Canale youtube: https://youtube.com/channel/UCpfz7ZLvfECjH3rZ91tW3WQ
E-mail: luce_ale@yahoo.it
la M orte sp I e G ata aI B a MBI n I
Essere pagani non ci esime da avere delle diffi coltà con la Morte. Per quanto si arrivi a capire che è solo un passaggio, viviamo spesso con difficoltà la partenza di qualcuno a cui siamo molto legati. Facciamo fatica a lasciar andare e spesso arrender si al flusso della Natura non è la cosa più facile del mondo. Diveniamo tristi e sofferenti.
Ma acquisire un buon rapporto con la Santa Muerte è indispensabile per aiutare i più piccoli fra i membri della comunità. Solo attraverso il nostro atteggiamento positivo e rilassato potranno ap procciarsi a questo tema con la profonda bellezza e grandezza che merita.
Se avranno come esempio una persona spaventata dalla morte, semplicemente, è questo che saranno anche loro da grandi. Non serve a nulla “spiegare” che la Morte è un’insegnante, che ci aiuta a dare maggior valore all’esperienza umana, che è solo un arrivederci fino alla prossima vita e tutte le belle cose che impariamo strada facendo. I bimbi vedo no e sentono ciò che noi viviamo, sono immersi nelle nostre energie e condividono indirettamente pene e saggezze.
La R UBRICA di LUCE
Se noi chiudiamo il cuore dopo una perdita, loro faranno lo stesso fra dieci anni.
Se ci dimentichiamo che tutto non è altro che amore, che ogni sofferenza ci insegna qualcosa, che un tramonto non può che seguire un’alba, che dentro al dolore si trova la più infinita fonte di pace, che Ade va ringraziato profondamente tutti i giorni e che Baron Samedi deve camminare sem pre al braccio di Priapo, stiamo privando la nostra prole di un dono senza prezzo.
Ai bambini non va “insegnato” ad “affrontare” questo tema, semplicemente ci stanno accanto mentre NOI affrontiamo questo tema.
Guarendo il nostro rapporto con la perdita, gua riamo anche tutta la nostra ascendenza e tutta la nostra discendenza.
Tutto il lavoro che dobbiamo fare è dentro di noi, non dentro di loro.
Diversamente possiamo sempre creare attività e momenti di intensa bellezza con la nostra famiglia. Creare l’altare di famiglia tutti assieme raccontan do storie su chi ci ha lasciato mentre si posiziona no le fotografie. Accendere candele ogni notte per aiutare gli spiriti vagabondi a trovare la strada per
tornare a casa, fare cerimonie in cui parlare a cuore aperto con chi ci manca, condividere preghiere e offerte agli avi, decorare casa portando il Sacro in ogni nostro gesto e fare volontariato con gli anzia ni della zona. Ogni idea che parta dal condividere la profonda bellezza del passaggio, non può che essere quella giusta.
Mi permetto di condividere con voi una piccola immagine del mio passato recente. La mia gatta preferita stava morendo per una malattia incurabi le e io non potevo far altro che guardarla deperire sempre più velocemente. Poi un giorno ha raccolto le poche forze che aveva ed è uscita in giardino. E’ andata a posizionarsi sulla panchina sotto all’albe ro della preghiera (che io dalla mia finestra posso vedere) e mi ha guardata intensamente. Piangendo per il gesto che sembrava un addio, ho pensato che non ci fosse nulla di più bello della mia gattina che mi salutava con così tanta profondità.
Piccolo spoiler: la magia, gli Spiriti e molta me dicina sperimentale l’hanno salvata ma questa im magine mi rimarrà sempre nel cuore. E’ l’amore l’unica cosa che conta in questa esistenza. Ci può essere tolto tutto ma non quello.
E, malgrado non ci venga ricordato molto spesso, la Morte semplicemente va amata.
E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere scrivendo alla mail: luce_ale@yahoo.it
Luce
M andala delle M an I
di
Articolo precedentemente pubblicato per il progetto “La ruota dei bambini”.
In uno dei miei primi corso sul mandala mi è stata proposta questa attività che inizialmente mi sem brava poco attraente e che poi - invece - mi si è scolpita dentro. Essendo molto cerebrale a volte tendevo a dimenticare il corpo e la sua potente me raviglia. Sottovalutavo queste piccole appendici che noi tutti possediamo e che usiamo senza pen sarci troppo.
Potrebbe invece essere interessante soffermarci su tale tema e pensare a quante cose facciamo con le mani.
Senza considerare quanta della nostra storia per sonale e famigliare si portano dietro.
Ed ecco qui la mia proposta per questo sabba come attività da far fare ai bambini.
L’attività è molto semplice ma al tempo stesso davvero magica. Fate in modo che il bambino/a si prenda un paio di minuti per riflettere su tutte le cose che le mani ci permettono di fare (meglio ancora se non ci si limita al solo aspetto prettamen te fisico). Possiamo per esempio aiutare qualcuno che ha bisogno di aiuto attraverso le nostre mani, colorare e disegnare mondi completamente nuovi o qualsiasi cosa arrivi. Se si riesce a creare un vero collegamento con le nostre mani possiamo capire che valori trasmettono (forse questo più adatto ai
grandicelli o alla versione per adulti) e che ogni giorno portano avanti. Se ci sono più bambini fate loro cercare delle somiglianze fra le loro mani o farli riflettere se assomigliano poco o molto alle mani dei genitori, dei nonni, degli zii.
Fatto questo ci basterà poi far scegliere il suppor to (un cartoncino bianco o colorato) che dovrà però essere rotondo e fare in modo che il bambino ripas si i contorni prima di una sua mano e poi dell’al tra (se non sono in grado di farlo, aiutateli voi). Si possono usare gessetti, pennarelli, matite o quello che desiderano. Se sono arrivati valori o parole im portanti (come per esempio: “aiuto” od “autono mia”) aiutiamo il bambino a scriverle all’interno delle mani.
Potrà poi divertirsi a colorare il suo mandala e po sizionarlo sull’altare di famiglia assieme a quello dei genitori.
Un’altra versione è quella di mettere all’interno del cerchio mandalico le impronte di tutte le mani della famiglia ricordando al bambino che siate tutti assieme una famiglia e che tutte le mani possono ugualmente aiutare (grandi o piccole che siano). Per rendere questa attività ancora più adatta al pe riodo possiamo creare un secondo mandala trac ciando una mano grande che il bambino colorerà. Si aggiungeranno poi - dentro alla mano - delle piccole foto dei defunti familiari.
La
La R UBRICA di LUCE
Ma in generale si possono arricchire i mandala che abbiamo creato con i bimbi scegliendo e scri vendo nel perimetro esterno il motto di famiglia o quello che preferiamo. Ad ogni modo sproniamo il bimbo a prestare ancora più attenzione alle sua mani e a dare maggiore valore e dignità a questa parte del corpo.
Alcune tradizioni spirituali ritengono, inoltre, che le mani siano anche la sede di mini-chackra e an che questo può diventare argomento di riflessione dopo aver fatto il mandala spronando il bambino/a ad ascoltare la natura attraverso le mani.
Se lo desiderate, condividete con noi i vostri man dala delle mani, potete inviare le foto alla mail: luce_ale@yahoo.it
Consigli per la Lettura
l e r une W I cca
Alle soglie dei 40 anni di esperienza con le pra tiche divinatorie e le discipline olistiche ho voluto condividere con voi le mie rune, le Rune Wicca.
Il mio percorso divinatorio inizia 40 anni fa ed è proseguito fino ai giorni nostri attraverso l’utilizzo di svariati metodi e strumenti: tarocchi, astrologia, pendolino, caffeomanzia, lettura con il lancio delle conchiglie e persino essere diventata prima opera trice, e poi Master Reiki.
Le RUNE WICCA non hanno nulla in comune con le Rune Norrene, e non sono neanche le Rune delle Streghe.
Sono Rune che nascono all’interno della Wicca, nello specifico nella tradizione della Wica Italica.
Sono 31 Glifi: alcuni associati agli 8 Sabba, altri alle Divinità, agli Elementi e infine agli Esbat.
Uno strumento divinatorio innovativo, molto spi rituale...
Consigli per la Lettura
eas Y G o I n G
Seconda metà degli anni Settanta: sono gli anni della Saturday Night Fever, del divertimento fol le, delle discoteche celebri. Lo “Sudio 54” a New Yotk, il “Palace” a Parigi e l’ “Easy Going” a Roma.
I Bee Gees… imperversano con la loro musica.
Ma sono anche i cosiddetti “Anni di piombo”, anni di terrorismo e violenza.
Alessio è un giovane studente appassionato di arte che si trasferisce a Roma e non vuole rinun ciare alla spensieratezza e alla gioia di vivere.
Tanti gli incontri che lasceranno traccia.
Un viaggio di formazione sempre in bilico tra en tusiasmo e solitudine.
Autore: Roberto Caforio
ISBN: 978-88-946345-8-7
Pagine 200
€uro 16,00
Edito dalla ITALUS Edizioni www.italusedizioni.wordpress.com https://italusedizioni.wordpress.com/
n ettuno e I l t ur I s M o questo sconosciuto
Seconda metà degli anni Settanta: sono gli anni della Saturday Night Fever, del divertimento fol le, delle discoteche celebri. Lo “Sudio 54” a New Yotk, il “Palace” a Parigi e l’ “Easy Going” a Roma.
I Bee Gees… imperversano con la loro musica.
Ma sono anche i cosiddetti “Anni di piombo”, anni di terrorismo e violenza.
Alessio è un giovane studente appassionato di arte che si trasferisce a Roma e non vuole rinun ciare alla spensieratezza e alla gioia di vivere.
Tanti gli incontri che lasceranno traccia.
Un viaggio di formazione sempre in bilico tra en tusiasmo e solitudine.
Autore: Pio Trippa
: 978-88-946345-9-4
Pagine 130
Ditribuzione Gratuita
ricevere una copia contattare l’autore
mail:
Edito dalla ITALUS Edizioni
Consigli per la
Consigli per la Lettura
“l o scudo M a GI co” di christopher penczak
Personalmente trovo molto utili le recensioni. Combattiamo sempre con il poco tempo a disposi zione, con delle finanze che non ci permettono di comprare tutti i libri che vorremmo e vetrine ricol me di soli libri commerciali. Va da sé che un aiuto non si rifiuti. Ma, al tempo stesso, capisco anche chiunque le detesti. Non possiamo fare a meno di sentirci influenzati da ciò che le recensioni dicono, da valutare positivamente o negativamente ancor prima di leggerle il libro.
Fortunatamente alla fin fine, come per tutto, il giusto mezzo può sempre trarci in salvo. Occor re forse leggerle mantenendo il nostre centro e il modo in cui normalmente valutiamo i libri. Siamo chiamati ad onorare il nostro diritto ad un approc cio neutrale, solo nostro, anche - e specialmentequando “ascoltiamo” opinioni altrui. Alla stessa maniera, se la recensione ci incuriosisce e ci fa ve nir voglia di leggere qualcosa, perché no?
Spero perciò che questa mia serie di recensioni vi possa trovare laddove si trovi anche il vostro giu sto mezzo.
Non conoscevo questo autore prima di leggere questo libro ma dalle prime pagine mi è sorta una domanda: “ma chi scrive è un guaritore?”
Verso la fine del libro la mia intuizione ha trovato una risposta.
E tale domanda iniziale spiega forse tutto il libro. Mi aspettavo un testo molto superficiale e invece è esattamente il contrario.
Si sente la profondità che solo un anima saggia, profondamente onesta sulle dinamiche della vita e “addestrata” a vedere oltre il velo delle convinzio ni potrebbe trasmettere.
La parte veramente interessante di questo testo sono per l’appunto le opinioni dello scrittore, il modo in cui argomenta i suoi ragionamenti e pen sieri. Non si basa su ciò che ha imparato ma su ciò che è riuscito a capire unendo la sua esperienza ad una feconda riflessione sui vari temi della difesa magica.
Alla fin fine, se non ci fossero delle ricette e dei rituali, ci si potrebbe dimenticare che è anche un manuale.
Assomiglia più ad un viaggio dentro a dei con cetti con cui è importante fare i conti, scontrarsi, riflettere a lungo e trovare le nostre verità. A volte, per le persone comuni, potrebbe essere anche trop po onesto nell’espressione del suo pensiero. Ma non è mai dogmatico, non è mai assolutista, non è mai falso rispetto ai suoi valori (che si capiscono benissimo leggendo il testo).
Ovviamente ciò che scrive di “tecnico” riflette le sue conoscenze e le sue abitudini. Con alcune io personalmente non mi trovo d’accordo, ci sono delle inesattezze e parla troppo di Angeli per i miei gusti. Ogni libro, per forza di cose, trasmette l’im pronta originaria di chi l’ha scritto e prima ancora vissuto nella sua vita. Ciò che è, non può che river sarsi nelle pagine. Detto questo, ci sono tecniche che non conoscevo affatto (e mi interesso da molti anni di questi temi) e altre che reputo troppo blan de ma tutto sommato anche la parte prettamente tecnica è molto interessante. Come per tutto occor re selezionare ciò che ci chiama ed è adatto a noi dal resto.
Di conseguenza, non posso che consigliare calda mente questo libro. Se letto con il giusto intento, non sarà per noi solo un testo dove trovare infor mazioni ma una porta da aprire verso una saggezza potente ed elevata.
Felice lettura!
Luce
Mondi
Poesie
Riportiamo alcune poesie dello scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come:
Maggiore
NOSTALGIA
Stamani, mentre come di solito, sorseggiavo in solitudine il primo caffè della giornata, la tua immagine ed i ricordi comuni hanno subito occupato la mia mente. Come recitano alcuni versi della poesia
“Le foglie morte” di J. Prevert “... vorrei tanto che tu ricordassi i giorni felici quando eravamo amici, la vita era più bella, il sole più bruciante…” … e davvero, in tali giorni, la nostra vita era più bella, il sole più bruciante.
Da allora
ci siamo rivisti solamente due volte: la prima, eri tra tuoi familiari; la seconda, con un tuo fidanzato. In tale seconda occasione mi confessasti: di avere dimenticato tali giorni, di avere scacciato dalla tua mente tali ricordi.
«Io, invece, no!» replicai malignamente, «Io, invece di tali giorni, ricordo tutto; tali giorni sono i ricordi più belli della mia vita!»
Un’ombra scura velò il tuo sguardo.
Ci lasciammo e da allora non ci siamo rivisti né sentiti, ma il tuo ricordo, la tua immagine non mi abbandonano, mi confortano, mi rilassano, mi addolciscono.
Sei mia, non posso dimenticarti, t’amerò sempre!
30 luglio 2022 - San Leopoldo.
Mario Gabass
SENILITA’
Illuso!
Credevi davvero di essere un Adone, progettavi seriamente ascendere vette inviolate, solcare mari sconosciuti, scoprire isole deserte: sognavi veramente un nuovo Eden?...
Ingenuo! Pensavi di fondare nuovi regni, generare una nuova dinastia, ti sentivi realmente un nuovo Giano, così diviso tra due realtà?... Stupido, intento a volteggiare leggero avevi smarrito i tuoi riferimenti, galleggiavi addirittura, a tua insaputa. Il risveglio dal trastullo è stato devastante, sono crollate tutte le tue certezze: sciocco, ti eri alimentato di illusioni!
Mario Gabassi 2022NUMERO
ARTEMISIA Gennaio 2023 (trimestrale dell’Associazione Italus) *** *** ***
Blog della Rivista Artemisia: www.artemisia-rivista.blogspot.com
Ricordiamo che potete contribuire alla stesura di Artemisia, inviandoci vostri articoli, scrivendo alla seguente E-mail italus.info@gmail.com
Tutti, potete comunicare con Artemisia e inoltrare suggerimenti, scrivendo alla seguente E-mail italus.info@gmai.com
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