ARTEMISIA n° 33 / Luglio - Settembre 2019

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ARTEMISIA N° 33 - Anno VIII° - Luglio / Settembre - 2019

... in questo numero ... CALABRIA MISTERIOSA I MEGALITI DEL SALENTO I MOTI DI STONEWALL 20 LUGLIO 1969, L’UOMO SULLA LUNA WOODSTOCK MEDITERRANEO PLASTICA JULIUS EVOLA I FILOMATI PERCHÉ NON CAMBIAMO? PADRONANZA EMOZIONALE SABBAT ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...


Anno VIII° N°33 Luglio Settembre 2019

IN QUESTO NUMERO... Siamo giunti in estate e vi offriamo un numero ricco di articoli. Iniziamo con la “filosofia” Hygge, per vivere al meglio l’estate, e con alcuni consigli sulla cura del giardino. Rivivremo alcuni eventi, che in questo periodo compiono 50 anni, come i moti di Stonewall, lo sbarco sulla Luna e l’epico concerto di Woodstock, eventi che hanno segnato un’epoca. Ma non è finito, molto interessante è l’articolo sulla Calabria “Misteriosa”, conosceremo una Calabria che cela dei segreti se non dei misteri; sul filone del megalitismo parleremo anche dei Megaliti in Salento e poi di una presunta civiltà “senza nome”. Altre curiosità sono: la Fiamma di Chestnut Ridge o il brusio di Taos, indagheremo su dove fonda l’usanza di stringersi la mano e su cosa sono i bioritmi, ma anche sull’origine di ferragosto. Interessanti sono gli articoli su Julius Evola e sui Filomati, da leggere attentamente gli articoli sul “perchè non cambiamo”, il senso di colpa e la padronanza emozionale. Ovviamente non mancano gli Esbat e i Sabba wiccan. Che dire, abbiamo un ricco repertorio, che certamente non vi annoierà, anzi vi terrà compagnia in questi mesi estivi. Non c’è altro da aggiungere se non quello di Augurarvi una buona lettura e una Spensierata Estate. Grazie a tutti voi per il vostro affetto!

Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:

italus.info@gmail.com

Tommaso Dorèl Direttore di Artemisia

Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.


SOMMARIO • ITALUS COMUNICA............pag.3 • FORUM .........................pag.15 Hygge in estate ...................pag.15 Estate e giardinaggio ...........pag.16 Dieta mediterranea anche in estate .... ........................................... pag.18 Stringersi la mano ...............pag.19 Nessun segnale extraterrestre .......... ........................................... pag.20 Brusio di Taos ......................pag.21 La fiamma eterna di Chestnut Ridge ... ........................................... pag.23 I bioritmi ............................pag.25 Ferragosto ..........................pag.26 • DOSSIER .......................pag.27 Calabria misteriosa ..............pag.27 I siti megalitici hanno un’origine comune? ......................................pag.34 I megaliti del Salento ...........pag.36 Tracce di una civiltà senza nome ........ ........................................... pag.38 I Moti di Stonewall ...............pag.39 20 luglio 1969, l’uomo sulla Luna ....... ........................................... pag.42 Woodstock .........................pag.45 Mediterraneo plastica ...........pag.49

• SOPHIA .........................pag.51 Julius Evola .........................pag.51 I Filomati ...........................pag.53 L’esigenza di cambiare ......... pag.56 Perché non cambiamo? .........pag.58 Il senso di colpa ...................pag.59 Padronanza emozionale ........pag.60 L’auto-guarigione ................ pag.61 • WICCA ..........................pag.63 Esbat della Luna piena del Raccolto .... ........................................... pag.63 Esbat della Luna del Grano ....pag.64 Esbat della Luna della Vendemmia ...... ........................................... pag.65 Preparativi per il Raccolto o lammas ... ........................................... pag.67 Sabba del Raccolto ...............pag.69 Preparativi per l’Equinozio d’Autunno .. ........................................... pag.70 Sabba dell’Equinozio d’Autunno ......... ........................................... pag.72 • Consigli per la Lettura .......pag.75

Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, noi non pontifichiamo ma comunichiamo, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri lavori. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente.


ITALUS COMUNICA 21 giugno 2011 – 21 giugno 2019: 8 Anni della Italus! Vogliamo solo esprimere la nostra gratitudine nei vostri confronti, sia per chi ci segue durante l’anno, nei nostri tanti eventi nella città di Roma, e sia per chi ci segue on-line. È stato un anno ricco di eventi! Abbiamo lanciato l’Accademia Wicca on-line, una vera è propria “scuola”, la prima in Italia impostata in questo modo, e abbiamo avuto solo quest’anno 36 iscritti (le nuove iscrizioni riapriranno a settembre). Abbiamo svolto il nostro consueto Italus Weekend ed è stato davvero ben riuscito e partecipato. Abbiamo svolto quattro rituali wiccan pubblici, più di 10 Workshop, abbiamo svolto Corsi privati, e abbiamo avuto anche qui molta partecipazione, abbiamo svolto dei workshop per non udenti ed è stato davvero molto bello. Abbiamo partecipato al Festival delle Streghe e Stregonerie ed è andato più che bene. Che dirvi, Grazie, davvero, e ricordate che la Italus siete anche Voi! Ora, NOI CI PREDIAMO UNA PAUSA, AUGURIAMO a tutti voi una FELICE ESTATE, che sia spensierata! CI VEDIAMO A SETTEMBRE 2019, pronti ad iniziare un nuovo anno! * Ecco gli argomenti principali che tratteremo da settembre 2019 a giugno 2020: - la Wicca - Reiki - Pensiero Creante - Cristalloterapia e Radiestesia - Radionica - Cromoterapia - Armonia e Benessere in Casa. Ovviamente in programma vi sono anche i rituali dei solstizi ed equinozi, la nostra giornata della memoria pagana, visite guidate, e altro ancora... * A Settembre riaprono le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info al seguente link: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com * Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it

www.italus.info italus.info@gmail.com

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Qui di seguito alcune foto degli eventi svolti dalla Italus da Aprile a Giugno 2019.

ITALUS COMUNICA

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ITALUS WEEKEND 2019 Qui di seguito alcune foto deli’Italus Weekend, svoltosi a Terni nei giorni del 24-25-26 maggio 2019.


Qui di seguito alcune foto del Rituale solstiziale svolto dalla Italus e dalla Coven del Quadrifoglio al Festival delle Streghe e Stregonerie, svolto da AnimaVerde, domenica 23 giugno 2019.

ITALUS COMUNICA

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ITALUS COMUNICA

ITALUS E I SUOI PROGETTI ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum

CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale. Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html

ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it

ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/

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Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/

PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/

ITALUS COMUNICA

SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona.

ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA

PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite! Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it

SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it

I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html

CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it

GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it

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L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it

L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali.

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SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate.

Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it

SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA

ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Settembre 2019 / Giugno 2020 Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter

www.italus.info

Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com oppure Telefonate al: 350 0457148 *** *** ***

WORKSHOP: - La Wicca - Il Reiki - Il Pensiero Creante - La Cristalloterapia e Radiestesia - La Radionica - La Cromoterapia - Armonia e Benessere in Casa * Ovviamente in programma vi sono anche i rituali dei solstizi ed equinozi, a febbraio la nostra giornata della memoria pagana, in primavera le nostre visite guidate, e altro ancora che verrà aggiunto durante l’anno. * A Settembre riaprono le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info al seguente link: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com * Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info

E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com

FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl

TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum

Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1

* Readazione * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it

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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info

FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl

E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com

YOUTUBE: http://www.youtube.com/user/ITALUSassociazione/videos

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TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum


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ARTEMISIA

Anno VIII°, N° 33 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.

Luglio / Settembre 2019 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:

Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info

Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it

Tommaso Dorel REDATTORI:

Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.

ITALUS COMUNICA

CONTATTI

GRAFICO - Art Director:

E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com

Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)

*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com

E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com

E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com

Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.

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FORUM HYGGE IN ESTATE

Eccoci arrivati all’estate! Abbiamo attraversato tutto l’anno secondo lo spirito hygge – o almeno ci abbiamo provato! In questi mesi e nei precedenti numeri di Artemisia abbiamo infatti affrontato le varie possibilità di poterci ricavare un momento hygge tutto per noi. Alla fine ci sono dei comuni “atteggiamenti” che ci fanno vivere questo momento. Spesso infatti si tratta di stare immersi nella natura, da soli o insieme ai nostri amici, staccare la spina letteralmente cioè allontanarci da pc e smartphone, goderci appieno un momento di relax vivendolo con una mente presente, lasciando fuori i pensieri e le preoccupazioni inerenti ai diversi

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aspetti della nostra vita. Fare un bel respiro e rilassarci completamente immersi nelle varie attività che ci danno gioia, serenità e tranquillità. Ecco a voi quindi una piccola lista di questo mese, per fornire l’ispirazione per affrontare l’estate con leggerezza. * Andare al mare, naturalmente! Magari evitando di stare con tutte le altre persone la domenica mattina, se potete ritagliatevi un momento durante la settimana per poter andare al mare oppure godetevi il sole del tardo pomeriggio o del tramonto, lontani da gente e confusione che vi fanno tornare a casa più stressati di prima! Ci sono tante attività da poter fare sulla spiaggia: leggere un

bel libro, meditare sulla riva del mare, lasciarsi trasportare dalle onde alla deriva, fare il bagno di mezzanotte, immergere i piedi nella sabbia calda… Ricordate che il mare è stupendo anche durante tutte le altre stagioni! E ricordate sempre che quando lasciate la spiaggia per tornare a casa lasciate tutto più pulito di prima cercando di non inquinare. * Godersi un buon gelato, senza sensi di colpa! Un gelato di quelli buoni buoni, ricchi, speciali! * Preparare il the freddo in casa. È molto semplice, su internet si trovano tante ricette. Lo potete fare con il vostro thè o tisana preferita ed è sicuramente meglio di quello comprato al supermer-


* Accendere il fuoco, barbeque o falò sulla spiaggia, di giorno o di notte, con gli amici raccontandovi storie o anche stando in silenzio ammirando il fuoco. * Fare un pic-nic! Sdraiandosi in un parco all’ombra di qualche albero e schiacciando un sonnellino. * Tutte le attività che la città può offrire. Spesso in estate ci sono più eventi che vengono organizzati dalle mostre ai cinema

all’aperto, dagli aperitivi in città a vari festival. Se vi capita l’opportunità coglietela, sono occasioni per stare con gli amici, rivedere amici lontani, evadere dalla routine e stimolare la mente con nuove attività. *Mangiare sul terrazzo per chi ne ha la possibilità! La sera al fresco fuori sul balcone, con le luci delle candele e quello dello zampirone, lasciando lontano la TV e facendo due chiacchiere con le persone a noi vicino. Impariamo ad apprezzare il momento di condivisione della cena senza

troppe distrazioni. Spesso non è neanche necessario parlare, solo godersi il momento alla fine della giornata. * Lasciatevi andare! Lasciate andare i pensieri, fermatevi sul momento presente e godetevi ciò che c’è di bello in quel momento, in quella giornata e nella vostra vita!

FORUM

cato.

Luthien

ESTATE E GIARDINAGGIO Le avete scelte con cura, annaffiate costantemente, viste crescere poco e poco, ma con l’afa estiva tutti i sacrifici fatti per le vostre piante rischiano di evaporare insieme all’acqua di irrigazione. Che abbiate un giardino o un semplice balcone, che possediate o meno il pollice verde, ecco qualche suggerimento per prolungare la vita del verde metropolitano anche in agosto. - Bagnare solo lo strato superficiale di terra, con il caldo estivo, non è sufficiente. L’acqua tenderà ad evaporare prima di raggiungere le radici, sepolte in fondo al vaso. Per avere la certezza che l’intera pianta sia stata irrigata, continuate a innaffiare finché non vedete l’acqua scorrere dai fori del suo recipiente.

- Ogni tanto, concedete alle vostre piante una doccia completa nella vasca del bagno, avendo cura di regolare la potenza del getto. In questo modo anche le foglie riceveranno la giusta dose di umidità e diventeranno più verdi e brillanti. - Foglie secche, pezzetti di corteccia e altri residui vegetali, se appoggiati sullo strato superiore di terra bagnata, aiuteranno a trattenere l’umidità nel vaso mantenendo bagnate le radici. Un sacchetto di corteccia si trova in tutti i centri di giardinaggio, altrimenti, meglio ancora, utilizzate a questo scopo residui di foglie secche tagliate da altre piante, o trucioli di legno riciclati da altre attività.

- Se non possedete un impianto di irrigazione, i sottovasi possono risultare preziosi alleati contro la siccità. Vanno benissimo per le piante da fiore, che hanno bisogno di costanti innaffiature, o se dovete assentarvi per qualche giorno. Lasciate un paio di dita d’acqua in questi contenitori e la pianta provvederà ad assorbirla quando ne avrà bisogno. Unico inconveniente? L’acqua stagnante può attirare le zanzare. - Scegliete vasi di plastica o di ceramica, saranno anche meno belli da vedere di quelli in terracotta, ma tratterranno meglio l’acqua. Al contrario i recipienti in cotto, naturalmente porosi, lasciano scivolare via l’acqua prima che la pianta abbia il tempo di assorbirla. Nei momenti più caldi della giornata ricordatevi di spo-

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FORUM

stare i vasi all’ombra o di riporli sotto a un tenda. - Il mattino presto e la sera tardi sono i momenti più adatti per irrigare, a quest’ora del giorno il calore concede ancora una tregua e avrete qualche speranza che l’acqua non evapori appena scesa dall’innaffiatoio. Mai innaffiare le piante sotto il sole cocente (vedi foto), nemmeno se vi sembrano sofferenti: l’acqua fresca diventerà subito rovente, rischiando di bruciarle. - Durante l’estate come nel resto dell’anno non ne andrebbe sprecata neanche una goccia. Approfittate dei temporali per raccogliere l’acqua piovana in grandi

contenitori di plastica: sarà perfetta per irrigare. Sfruttate anche gli scarti idrici “puliti” di casa: l’acqua di cottura della pasta, fatta raffreddare, sarà molto apprezzata dal vostro verde di casa. - Una corretta fertilizzazione del suolo richiede molta acqua, e quando il termometro schizza sopra i 30 °C non è particolarmente utile. Le vostre piante a questa temperatura rallenteranno naturalmente la produzione di fiori e frutti per risparmiare risorse idriche.

centimetro, per le piante rimaste in casa. Ricavate un angolo all’ombra per quelle da esterno, e in mancanza di impianti di irrigazione riempite d’acqua alcune bottiglie di plastica vuote, lasciandole conficcate nel terriccio a testa in giù. La pianta assorbirà l’acqua gradualmente, “bevendo” dalla bottiglia in base alle sue necessità. Se la vostra vacanza va per le lunghe, lasciate le chiavi di casa a un parente o a un vicino, chiedendogli di bagnare le piante di tanto in tanto.

- Se dovete assentarvi per qualche giorno lasciate uno spiraglio di luce, come per esempio una tapparella alzata di qualche

Giulia Orsini

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DIETA MEDITERRANEA ANCHE IN ESTATE

Che cosa bisogna mangiare per stare bene? E quanto bisogna bere? BERE. Fondamentale sempre, ma in particolar modo in estate, idratarsi correttamente: almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, ma anche di più quando fa molto caldo, è molto umido e di conseguenza di suda di più. A TUTTA MEDITERRANEA. Anche d’estate si alla dieta mediterranea. Lo schema da seguire è quello classico: pasta, pane, frutta e verdura sempre; la carne bianca due volte alla settimana, la carne rossa una volta alla settimana; legumi tre o quattro volte alla settimana; pesce (meglio se azzurro) tre volte alla settimana; formaggi freschi due volte alla settimana;

formaggi stagionati una volta alla settimana. VERDURE. Le verdure, meglio cotte o crude? Andrebbero consumate in egual misura, magari prediligere le cotture come quella a vapore che salvaguardano vitamine e sali minerali. E le farine? E’ vero che quelle raffinate “fanno male”? Bisognerebbe ridurne il consumo al minimo e di sostituirle con i cereali, preferire la farina 1 alla classica 00. CARNE SÌ, CARNE NO. La carne rossa è pericolosa come spesso si sente dire? l’importane e non consumarne più di mezzo kg a settimana. L’abuso delle proteine animali

nella carne processata e nella carne rossa può accrescere la probabilità di esposizione al rischio di cancro. Va però ricordato che la maggior parte delle ricerche che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha preso in considerazione per esprimere la sua indicazione sono state realizzate negli Stati Uniti dove la carne e la quantità consumata sono molto diversi che da noi. La parola d’ordine dunque è moderazione, si alla dieta Mediterranea, perché è una dieta completa e variegata.

Valeria Dosa

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STRINGERSI LA MANO

La pratica di salutarsi stringendosi la mano oggi è molto diffusa. Ma le testimonianze antiche di questa usanza sono rare. Una delle attestazioni più famose in Occidente, di questo uso, è una stele del V secolo a. C. dove a salutarsi così erano le dee Atena ed Era. Immagini di strette di mano compaiono anche in stele funerarie dello stesso periodo, ma per gli storici si tratta di eccezioni: nella Roma antica ad esempio ci si salutava più frequentemente dandosi un bacio. La stretta di mano era limitata a situazioni particolari ed era riservata a pochi intimi: familiari e amici molto cari.

narca stringeva simbolicamente la mano della statua di Marduk, il maggior dio babilonese, protettore dell’antica città.

Le cose andavano diversamente in Oriente. Lì questa pratica era diffusa già 4.000 anni fa, almeno nelle cerimonie religiose. Una delle testimonianze storiche più importanti proviene infatti da Babilonia (1800 a.C.) dove durante le solennità del nuovo anno il mo-

Da allora la stretta di mano si è diffusa a macchia d’olio e oggi è comune in numerose culture, con alcune varianti. Nei paesi anglofoni è praticata ad esempio soprattutto nei contesti lavorativi ed aziendali, mentre nei paesi arabi il saluto (nella ver-

La stretta di mano come la conosciamo noi oggi, diffusa in tutta la popolazione, è divenuta pratica diffusa in Europa solo dopo la caduta dell’impero romano, durante l’Alto Medioevo (V-X secolo d.C.). A praticarla erano soprattutto le tribù germaniche: serviva a esprimere la piena fiducia nei confronti di chi si incontrava. E il perché è facile da capire: impegnando la mano destra era infatti impossibile sfoderare la spada per difendersi.

sione completa) prevede che la mano tocchi in successione il torace, le labbra e la parte centrale della fronte, poi il gesto si prolunga in avanti, mentre si fa un inchino. O secondo altre usanze che si appoggi sul petto, mentre l’altra mano stringe quella dell’interlocutore. Tra i Masai, infine, gli uomini più che stringersi la mano se la sfiorano: il loro saluto infatti consiste in un leggero tocco di palmo delle mani che dura un brevissimo istante.

Claudia


È stato il progetto più complesso e completo mai condotto dal SETI Institute, l’organizzazione scientifica privata che ha per scopo la ricerca di vita intelligente extraterrestre attraverso programmi internazionali di ricerca di eventuali segnali prodotti da alieni intelligenti: il risultato è stato ancora una volta negativo. «Al momento possiamo dire che non ci sono civiltà avanzate che stanno tentando di mettersi in contatto con noi», afferma Danny Price (Università della California a Berkeley), coordinatore del lavoro. La ricerca è stata condotta nell’ambito del Breakthrough Listen, progetto nato circa 10 anni fa, finanziato dal miliardario russo Yuri Milner. L’iniziata Breakthrough utilizza due dei più grandi radiotelescopi al mondo, il Green Bank (un’antenna da 100 metri di diametro nel West Virginia, Usa) e il Parkes Telescope (64 metri nel Nuovo Galles, in Australia), per scansionare i cieli alla ricerca di trasmissioni o altre prove dell’esistenza di creature tecnologicamente avanzate su altri mondi. I ricercatori hanno fatto il punto

su questa prima fase del progetto di ascolto, con l’analisi di circa 9 petabyte (9 milioni di gigabyte) di dati relativi a 1.327 stelle in un raggio di 160 anni luce dalla Terra. Più volte i ricercatori hanno avuto il sospetto (e sperato) di avere a che fare con “segnali intelligenti”, ma l’approfondimento ha poi sempre riportato a spiegazioni differenti. L’intero, gigantesco catalogo delle informazioni ottenute è disponibile sull’Open Data Archive della Breakthrough Initiatives, a disposizione di tutti, anche nella speranza che qualcosa possa essere sfuggito, si tratta in ogni caso di «un formidabile patrimonio di informazioni», afferma l’astrofisico Jason Wright (Pennsylvania State University), che non ha partecipato alla ricerca. «Tutto quello che abbiamo analizzato finora», afferma Jason Wright, «è l’equivalente di un mezzo bicchiere d’acqua paragonato a tutti gli oceani della Terra.» L’iniziata Breakthrough, infatti, prosegue: i ricercatori intendono ora utilizzare anche il MeerKAT (64 antenne da 13,5 metri di diametro, in Sudafrica), e con il lavoro dei tre sistemi radio

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NESSUN SEGNALE EXTRATERRESTRE

analizzare un milione di stelle nel nostro piccolo quartiere galattico. E se anche allora non ci saranno segnali chiari... bisognerà andare avanti ancora, perché un milione di stelle sono giusto appena un vasca da bagno rispetto agli oceani della Terra. Ad eccezione del segnale “Wow!” del 1977, gli esperimenti SETI condotti fino ad ora non hanno rilevato nulla che possa somigliare ad un segnale di comunicazione interstellare. Per dirla con le parole di Frank Drake, del SETI Institute: “Ciò di cui siamo certi è che il cielo non è ingombro di potenti trasmettitori a microonde”. Tra gennaio e febbraio 2011 il SETI segnalò la ricezione di 2 segnali “non naturali” e “di probabile origine extraterrestre”[5], puntando le antenne su 50 candidati pianeti scoperti pochi mesi prima dalla Missione Kepler. Non essendosi più ripetuti i segnali, si suppone che fossero dovuti a interferenze terrestri. Tuttavia il SETI continuerà ad osservare quella regione di cielo su altre frequenze radio. Lorenzo Lucanto

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BRUSIO DI TAOS

Il brusio di Taos (The Taos Hum) è un rumore di fondo che, in questa cittadina dello stato del Nuovo Messico (Usa) è udibile sin dagli anni ’70. Tanto forte da aver costretto i cittadini di Taos ad organizzarsi assieme nel 1993 per investigare e trovare la sorgente sonora di tale rumore. Purtroppo nulla di preciso ed esauriente per ora è venuto a galla, l’unica teoria che prevale e’ che questo brusio sia dovuto ai mezzi di trasmissione militari usati per contattare i sottomarini o comunque a dispositivi elettronici. La maggior parte degli “ascoltatori” afferma che il brusio parta bruscamente, non si interrompa per lunghi periodi e interferisca con il sonno e, stranamente, sia piu ‘ avvertibile all’interno di una casa o auto piuttosto che all’aperto. Alcuni lo descrivono come un rumore di motore diesel avviato

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ad una certa distanza. Rappresenta un affascinante mistero! Nel 1997 venne istituito un “congresso” diretto da scienziati e osservatori di alcuni dei piu’ prestigiosi istituti di ricerca della nazione, Joe Mullins dell’Università del New Mexico e Horace Poteet dei Sandia National Laboratories furono incaricati di stendere un rapporto dettagliato. Il primo passo fu intervistare gli “ascoltatori” e cercare di determinare la natura del brusio, la sua frequenza, ampiezza e gli effetti indotti. Attraverso le interviste si sarebbe scoperto in teoria fino a dove potesse propagarsi il brusio. Fin dall’inizio pero’ l’obiettivo principale fu cercare di isolare il brusio per capirne la provenienza. Bisogna sottolineare il fatto che

questa squadra fu da sempre seriamente intenzionata a capire prima di tutto la causa del fenomeno piuttosto che discutere dell’esistenza o meno del brusio (ricordiamo che non tutti lo riescono a sentire), infatti fin da subito apparve chiaro agli investigatori che qualcosa di strano stesse succedendo realmente. Le prime investigazioni furono concentrate su soli 10 ascoltatori, si notò che il suono percepito era davvero basso, diciamo con una frequenza compresa tra i 30 e gli 80 Hz, ma c’era una variazione con cui sentivano il suono, infatti alcuni percepivano piu’ come un rumore continuo simile a quello di un tir, altri piu’ un suono secco e pulsante, seppur sempre molto basso. Man mano piu’ interessati, gli investigatori vennero a sapere che il suono non era limitato solo


Ma il mistero non finisce qui. Infatti gli ascoltatori descrissero ai ricercatori i problemi sempre piu’ crescenti dovuti al brusio: non solo forte senso di fastidio, ma letteralmente attacchi d’ansia, pazzia, insonnia, pressione nelle orecchie, emicranie e anche sangue dal naso, oltretutto chi lo riusciva a sentire era disturbato anche dalla stessa essenza del suono, che, come abbiamo detto, pare essere di matrice artificiale. Secondo il rapporto del 23 Agosto 1993 intitolato “ Taos Hum Investigation: Informal Report “, pare che il tutto abbia avuto inizio con un forte rumore brusco, come l’accensione di un dispositivo elettronico. Questo fa pensare ad una connessione tra il brusio continuo e le installazioni militari intorno al New Mexico o alle stazioni ELF (Extremely Low Frequency) della marina americana stabilite nel Michigan. Con tutte queste supposizioni divenne necessaria la presenza alle investigazioni di un certo numero di civili data la paura che il governo americano potesse insabbiare il tutto. Tornando alle interviste condotte dai ricercatori, venne alla luce che su 1,440 residenti del posto solo il 2% poteva essere considerato un “ascoltatore” e Mullins e Kelly dichiararono che “nessun segnale acustico noto e’ simile a questo brusio e non ci sono eventi che possano spiegarlo”. Venne quindi il momento di alcuni test sugli stessi ascoltatori al fine di escludere possibili difetti

/ problemi del loro apparato uditivo ma nulla di consistente trapelo’ da queste indagini. A questo punto Mullins e Kelly azzardarono l’ipotesi che quelli che riuscivano a sentire il brusio avessero sviluppato una particolare inclinazione “uditiva” ai suoni compresi tra i 20 e i 100Hz. Anche se quest’ultima ipotesi sembrava spiegare il tutto, altri ricercatori, incuriositi da alcuni appunti di Mullin che parlavano di sorgenti meccaniche del brusio, vagliarono altre possibilità, tra cui l’esistenza di un meccanismo che trasducesse il suono; nella fattispecie le ricerche si concentrarono sul NeurophonicTM , inventato da Patrick Falanagan (scienziato del posto) quando aveva 14 anni. Il NeurophonicTM è un oscillatore dal basso voltaggio, alta frequenza e amplitudine modulata. In poche parole esso agisce sulla pelle dell’ascoltatore, modulando onde radio in un segnale neurale diretto ai centri di apprendimento del cervello. Ovvero il Neurophone consente all’ascoltatore di “sentire” senza l’uso del canale uditivo o le ossa o i nervi che normalmente sono associati all’ascolto. Il brevetto di questo dispositivo fu approvato dopo circa sei anni di dispute con l’ufficio brevetti culminate con un test dell’apparecchio su uno degli impiegati dell’ufficio stesso di accettazione brevetti. La dimostrazione convinse l’esaminatore. Il principio di funzionamento è piuttosto semplice, infatti esso si basa sull’uso della pelle come trasmettitore neurale. Studiando il verme la cui pelle viene utilizzata come organo sensoriale pri-

mario e diventa poi occhi, naso e orecchie, Flanagan capi’ che la pelle è un organo a tutti gli effetti, quindi, nel giusto modo è possibile sentire senza usare i timpani. Le onde radio del Neurophone passano attraverso due piccoli elettrodi piazzati sulla pelle e attraversano i comuni canali nervosi per giungere al cervello.

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all’area intorno a Taos, ma, in realtà , veniva udito in posti tutto intorno alla regione e addirittura in tutto il globo.

Tornando al tema principale, come suggeriva Mullin, la spiegazione di questo brusio è dovuta forse al fatto che siamo circondati da un largo numero di dispositivi a bassa frequenza, tutti operanti intorno ai 60hz, quindi, tenendo presente il Neurophone di Flanagan è possibile che tutta questa concentrazione sulla pelle sfoci nel brusio che molti sembrano sentire con le orecchie. Il mistero è ancora irrisolto. Taos non è l’unico posto dove è possibile ascoltare suoni analoghi: nel 2012 è nato un sito internet, “thehum.info”, che censisce brusii in giro per il mondo allo scopo di risolvere il mistero basandosi sulle similitudini. Sono migliaia i posti citati, ma per molti di questi si è trovata una spiegazione plausibile: per il brusio di Taos la caccia è ancora aperta.

Arved

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LA FIAMMA ETERNA DI CHESTNUT RIDGE

Anche se ci hanno insegnato che l’acqua spegne il fuoco, negli Stati Uniti esiste una cascata al cui interno arde misteriosamente una fiamma inestinguibile. L’eternal flame, come è stata battezzata, brilla tra le acque della cascata del Chestnut Ridge County Park, riserva naturale a sud di Buffalo, nello Stato di New York. Sono molte le leggende nate intorno a questo curioso fenomeno. La più celebre racconta che la fiamma rappresenti uno spirito indiano: il territorio del Chestnut era infatti anticamente popolato da diverse tribù, che col tempo furono eliminate dagli invasori europei. L’ultimo individuo rimasto la accese prima di morire, per lasciare una testimonianza indelebile della loro presenza.

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Quello delle ‘Fiamme Eterne’ è uno di quei fenomeni geologi poco conosciuti, ma che destano grande meraviglia in chi li osserva e stimolano la curiosità dei ricercatori che ancora non sono riusciti a comprendere a fondo l’origine del mistero. Secondo i geologi, lo spettacolare fenomeno naturale è di grande interesse perchè la presenza di queste bizzarre fiamme che bruciano senza fine potrebbe essere il segno della presenza di gas naturale negli strati rocciosi della crosta terrestre e aiutare a comprendere in quali condizioni questi riescono a penetrare fino ad arrivare in superficie. Come ammettono i ricercatori nello studio, la scienza ha ancora molto da imparare sulle dinamiche del passaggio dei gas dagli strati rocciosi sotterranei alla superficie terrestre.

Di tanto in tanto, la Terra ‘decide’ di rilasciare uno sbuffo continuo di gas tanto da alimentare una fiamma continua come quella che brucia nella parte occidentale dello stato di New York. Giuseppe Etiope ha studiato il fenomeno delle ‘fiamme eterne’ in tutto il mondo, ma quella che si nasconde dietro la cascata nel Chestnut Ridge Park, nello stato di New York, è la più bella che abbia mai visto. Ma è anche la più interessante dal punto di visto geologico, poiché presenta le più alte concentrazioni di etano e propano di qualsiasi altra fiamma perenne nota agli scienziati. La miscela che alimenta la fiamma è composta dal 35 per cento di etano e propano e dal 65 per cento di metano. Solitamente, le fiamme eterne sono alimentate prevalentemente dal metano.


nell’atmosfera terrestre, alimentando naturalmente il fenomeno del riscaldamento planetario. Maria Mastalerz, geologa senior dell’Università dell’Indiana, ha detto che le fonti naturali di metano contribuiscono per il 30 per cento sul totale delle emissioni di gas serra. Questi dati fanno pensare che i gas naturali siano la seconda fonte più significativa si emissione di metano in atmosfera. Schimmelmann ha detto che i ricercatori hanno trovato livelli elevati di anidride carbonica in alcune cave, probabilmente prodotto da microorganismi di profondità a partire dal metano e che poi si insinua lentamente fino in superficie. Come spiegano gli scienziati, anche l’anidride car-

bonica è un gas serra, ma 20 volte meno efficace ad intrappolare il calore rispetto al metano. Lo studio suggerisce che le infiltrazioni di gas naturale si verificano in quelle aree più soggette all’attività tettonica, e può essere più facile trovarne tracce nelle grotte.

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Analizzando i gas, i ricercatori sono giunti alla conclusione che questi provengano dalla ‘Rhinestreet Shale’, una formazione rocciosa formatasi nel Denoviano superiore e che si trova a circa 400 metri di profondità. Il gas raggiunge la superficie attraverso delle crepe della crosta terrestre che presumibilmente si sono formate a causa dell’attività tettonica. Nel sito di New York, i ricercatori hanno rilevato numerose micro infiltrazioni di gas, che a quanto pare sembra essere lo stesso che alimento la fiamma. Questo suggerisce che le infiltrazioni, se sono numerose e diffuse, potrebbero dare un contributo significativo all’aumento della concentrazione di gas serra

Rossella Vito

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I BIORITMI

Secondo una teoria formulata all’inizio del secolo, i bioritmi sono cicli vitali che scandiscono fin dalla nascita l’attività fisica, intellettiva ed emotiva di ogni individuo. Un bioritmo è quindi un tentativo di predire vari aspetti della vita di una persona attraverso una semplificazione matematica. Il ciclo inizia in momenti diversi a seconda della data di nascita dell’individuo e viene calcolato con apposite tabelle o con appositi apparecchi elettronici. Per esempio, il bioritmo dell’attività fisica dura 23 giorni ed è suddiviso in tre fasi: la prima, ascendente, va dal primo al dodicesimo giorno; la seconda, discendente, arriva al ventitreesimo giorno; la terza è composta da tre momenti isolati: il primo, l’undicesimo e il tredicesimo giorno del ciclo, detti fasi critiche. Lo studio del bioritmo fisico può essere, per esempio, fatto prima

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di una gara. Per la formazione di una buona squadra invece è importante osservare anche quello emotivo, per ottenere l’intesa migliore all’interno del gruppo. La maggior parte degli scienziati la considerano una pseudoscienza. Il concetto di ciclicità periodica del destino umano ha origini antiche. Lo si può ritrovare nell’astrologia della nascita e in credenze popolari sui “giorni fortunati”. I ritmi di 23 e 28 giorni usati in bioritmica sono stati individuati nel tardo XVIII secolo da Wilhem Fliess, un medico berlinese e paziente di Sigmund Freud. Fliess credeva nella regolarità di 23 e 28 giorni osservata in molti fenomeni, comprese la nascita e la morte. Elaborò questi cicli definendo quello di 23 giorni “maschile” e quello di 28 “femminile”, in concordanza con il ciclo mestruale.

La pratica di consultare i bioritmi diventò popolare negli anni settanta grazie ad una serie di libri di Bernard Gittelson, tra cui Bioritmi – Una scienza personale, Grafici dei bioritmi di gente famosa ed infame, e La previsione dei bioritmi nello sport.

Sabrina


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FERRAGOSTO

Nel 18 a.C. l’imperatore Augusto istituì le Feriae Augusti, in realtà fu dichiarata festa dal 1 al 31 agosto. Le Feriae vennero istituite per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. La festa aveva anche lo scopo di fornire un periodo di riposo dopo le fatiche dei lavori agricoli, inoltre si instaurò presto l’uso di elargire una mancia agli schiavi, ricompensa per i servizi svolti. Oggi solo in Italia si celebra il Ferragosto, che deriva proprio dalle Feriae Augusti. In una data molto vicina, il 13 agosto, si svolgevano i riti in onore di Diana che, secondo alcune fonti, duravano tre giorni, terminando quindi proprio intorno al 15 del mese. Il Templum Dianae (o Idi Diana), così era chiamata la festa in onore a Diana, nel quale si ricordava la dedicatio del Tempio sull’Aventino.

Oggi il 15 agosto si celebra l’Assunzione di Maria e il collegamento con le Feriae Augusti e il Templum Dianae è più che scontato, inoltre Diana è una dea vergine, la Madonna è Immacolata (priva di peccato). In ogni caso Ferragosto deriva proprio da Feriae Augusti, l’Italia è l’unico paese che ha questa festività, una continuazione dell’Impero Romano.

Giulia Orsini

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DOSSIER CALABRIA MISTERIOSA Non ci sono dubbi che la Calabria sia una regione poco conosciuta, ma come tutte le cose poco note essa nasconde un volto che va oltre i Bronzi di Riace, oltre la cultura e i resti della Magna Grecia, va oltre il caraibico mare e le imponenti montagne, e all’incapacità politica-amministrativa locale, ecco la Calabria Megalitica. In questa ricerca andremo alla scoperta dei Giganti di Campana, i Megaliti di Nardo di Pace e le Tombe dei Re del Mare. Tralasceremo i miti e le leggende presenti in questa regione, relativi ad isole scomparse e a leggendari re e briganti. I GIGANTI DI CAMPANA Campana è un paese della Presila Cosentina, è situato a metà strada tra il mare e la montagna, a circa 600 metri sul livello del mare. Gli abitanti vengono detti Campanesi, e stanno registrando un veloce e infrenabile calo demografico. In questo piccolo comune, nella valle detta “l’Incavallicata”, si ergono silenziosamente e maestosamente i Giganti di Pietra. L’Incavallicata è di per se un luogo suggestivo, fatto di rocce e grotte che sembrano scolpiti, su un’altura che sovrasta la valle si ergono “l’Elefante” e il “Gigante seduto”.

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Due enormi monoliti che sembrano scolpiti in forma di elefante e di essere umano seduto su “trono”. A riscoprire i Giganti di Campana fu l’archeologo Domenico Canino, difficile però capire se essi siano opera umana o di madre natura (vento e acqua). Il Vescovo Marino, in uno scritto risalente alla fine del 1600 lo definiva “il gran colosso”, caduto al suolo a causa dei terremoti. In una cartina della Calabria risalente al 1603 il luogo è denominato “Cozzo delli Giganti”. Le rocce dell’Incavallicata da

sempre sono stati oggetto di leggende e misteri. C’è chi dice che in essi siano nascosti dei tesori, molte sono invece le storie di briganti legati a questo luogo. Altre leggende vogliono che queste pietre, in particolar modo i due monoliti, portino fortuna, infatti qualche coppia di sposi li hanno scelti come location per l’album dei ricordi. Qualcuno invece sostiene che essi siano “l’opera degli antichi”. Ma chi sono questi Antichi? È perché avrebbero dovuto scolpire queste enormi monoliti?


DOSSIER I giganti di Campana I due monoliti a forma di “Elefante” e di “Uomo Seduto” sono delle “statue” note da tempi antichi, e classificate semplicemente come giganti o pietre. È molto difficile interpretare e ricercare l’origine e il significato di queste enormi sculture, sia perché sono in pietra, per cui la datazione al

radiocarbonio non darebbe risultati (la pietra infatti non può essere trattata al radio-carbonio, l’esame radiometrico ci fornirebbe soltanto l’età della roccia stessa e non quella della sua scolpitura), sia perché non restano tracce scritte che possano far luce su queste strutture se non quelle

Campana

orali dei miti e delle leggende. Per conoscere meglio queste strutture, e ipotizzare un’origine e un perché, ci viene incontro lo studio svolto da Carmine Filippo Petrungaro, studioso del già citato archeologo Domenico Canino. Gli studi di Petrungaro, in base all’anatomia dell’elefante scolpito, sostengono che esso possa trattarsi dell’Elephas Antiquus, (detto anche elefante dalle zanne dritte, una specie estinta di elefante, vissuta nel Pleistocene medio e superiore, all’incirca da 550.000 a 70.000 anni fa). Lo studioso, con la sua teoria del “Re Pirro”, ci aiuta a ricostruire un’origine storica dei due monoliti. Per meglio comprendere la teoria del “Re Pirro” bisogna andare indietro all’epoca della conquista romana del meridione. Anticamente Kalasarna era il villaggio con cui lo storico e geografo greco Strabone identificò l’attuale comune di Campana,

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L’Elefantte durante il regno dell’imperatore Tiberio. E’ certo che all’arrivo dei greci (VIII secolo a.C.) preesisteva un villaggio di pastori, cioè una roccaforte dei Bruzi. I Bruzi erano guerrieri-pastori, abilissimi nella guerriglia e più volte avevano intrapreso battaglie contro i coloni greci. Quando però, si ritrovarono di fronte ad

un esercito organizzato e disciplinato come quello romano non riuscirono a tener testa al confronto. L’intera Calabria si trovò cosi sotto l’egemonia romana che non si era ancora consolidata in un vero dominio. Nel 281 a.C. Pirro sbarcò sulle coste pugliesi con 26000 uomini e 26 elefanti da guerra, i Bruzi si preoccuparo-

L’Uomo Seduto

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no per la loro autonomia e quindi si allearono con i vicini Sanniti e il re Pirro. Nell’anno 281 tutta l’Italia meridionale era in armi. Sicuramente alla prima vista degli elefanti sia i Bruzi e sia i Romani provarono ammirazione e paura. Nell’estate 280 vi fu il primo scontro nei pressi di Eraclea, una cittadina nel territorio dei Lucani, nella zona dell’odierna Policoro (Basilicata), dove i Romani si erano accampati. La violenza di questo scontro fu leggendaria, gli elefanti provocano il panico tra i Romani, su 20000 soldati, essi avrebbero subito 7000 morti, mentre Pirro perse 4000 uomini. Questa vittoria darà origini al modo di dire “Vittoria di Pirro”. Nello stesso anno Locri cacciò la guarnigione romana e anche Crotone si schierò sul fronte antiromano. Il re epirota in cerca di alleati, passò in Calabria nel 278 a.C., poi chiamato in aiuto dagli ultimi tiranni, sbarcò a Catania e Siracusa con ottomila uomini, di cui molti erano Bruzi e Osci,


La Balena per contrastare i Cartaginesi che nel frattempo si erano alleati con Roma, a scopo di ottenere il dominio dell’intera isola. Pirro riuscì in più scontri a battere i Cartaginesi, riducendo il loro territorio al solo Lilibeo. In seguito si autonominò re di tutta la Sicilia e iniziò a battere moneta recante il proprio nome, inoltre impose nuove tasse ai Siculi, per finanziare la sua campagna militare. In seguito a questi avvenimenti storici, Petrungaro sostiene che sia questo il motivo che fece scolpire i due megaliti in forma di “elefante” e di “uomo seduto su trono”. In sostanza l’elefante venne scolpito per omaggiare un animale mai visto e che aveva caratterizzato la guerra, mentre l’uomo seduto fu scolpito per onorare il re Pirro difensore dei Bruzi dai conquistatori romani. Da rilevamenti sembrerebbe che il monolite a forma di elefante avesse sopra anche un “cavaliere”. Nell’autunno del 275 a.C. re Pirro sbarcò in Grecia, per tentare di contendersi il trono con Antigono Gonata, che era dive-

nuto re di Macedonia. In Italia lasciò solo una piccola e debole guarnigione comandata dal figlio Elleno. Nell’autunno del 273 a.C. Pirro venne ucciso in Grecia, in un modo alquanto ridicolo, fu colpito da una tegola lanciatagli in testa da una vecchia di Argo. Le spedizioni punitive romane contro le popolazioni che appoggiarono Pirro iniziarono subito. I Bruzi cedettero le armi. Nell’anno 27 a.C. ormai Roma dominava da una costa all’altra la penisola italica. Petrungaro sostiene che, probabilmente i romani rimossero il “cavaliere” dall’elefante di Kalasarna (l’odierna Campana) e non contenti distrussero l’uomo seduto. Petrungaro sostiene anche, che quando 60 anni dopo arrivò Annibale con i suoi leggendari elefanti non vi fu particolare emozione o meraviglia tra le popolazioni del luogo, ma solo un ricordo e una speranza di ciò che furono le campagne militari di Pirro. Altri storici però sostengono che Annibale in Calabria passò ma senza elefanti da guerra. In effetti alcuni studiosi parlano

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del passaggio di Pirro da Campana, come il libro “Campana, Itinerari di Storia” di Luigi Renzo, dove vi è riportato una serie di documentazioni su alcuni rinvenimenti archeologici, anche se non sono il frutto di campagne di scavi e studi organizzati, ma piuttosto occasionali scoperte dovute a lavori agricoli ad opera di privati cittadini. Luigi Renzo ci parla per esempio delle 78 monete trovate in località Torracca, in territorio campanese. Queste monete sono datate tra il 350 e il 217 a .C. che corrisponde al periodo del passaggio di Pirro in Italia Meridionale e in Calabria. 56 di queste monete provengono da Siracusa, 6 monete invece rappresenterebbero Tolmeo II, che finanziò la spedizione di Pirro, in gran parte con il suo denaro. Altre prove del passaggio di Pirro ci giungono dalle fonti storiche di Dionigi d’Alicarnasso che afferma che Pirro a un certo punto deviò verso l’entroterra. I MEGALITI DI NARDODIPACE Nei pressi di Nardodipace, comune montano vicino a Serra San Bruno (provincia di Vibo Valentia, Calabria), si ergono invece, in cima ad un pianoro, vicino alla vetta più alta delle Serre, delle costruzioni megalitiche. La particolarità di queste strutture è che si tratta di “triliti”, una forma che si riscontra principalmente nel megalitismo bretone e in particolare nella nota Stonehenge. Per quanto i blocchi dei triliti possano presentare facce piane derivanti da attività tettoniche preesistenti che hanno agevolato la loro estrazione dalla cava, vi sono diversi indizi dell’intervento umano per la loro erezione: la cura nell’assemblaggio dei

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I Megaliti di Nardodipace blocchi; la grande attenzione agli incastri fra gli elementi contigui, che, nel caso degli “architravi” era agevolata da geometrie a “conca” prodotte da lavorazioni con lo scalpello; la loro disposizione geometrica a rappresentare una vera e propria “architettura”, con piani o basi di appoggio squadrate su cui gravano i “pilastri”, costituiti a loro volta da blocchi di aspetto più o meno geometrico (cubico o parallelepipedo). Questi ultimi recano, talora, incisi dei “pittogrammi”.

Una scoperta archeologica che assume un’importanza fondamentale nel panorama della preistoria italiana. Sono stati fotografati blocchi di granito del peso stimato di oltre 200 tonnellate, grandi mura, probabilmente di fortificazione, pilastri sormontati da un “architrave”. Il tutto è parte di un vasto progetto che per la sua erezione avrà richiesto notevoli forze umane. Un popolo che senza dubbio aveva un’organizzazione militare (forse anche sacerdotale) che

gli permetteva di coordinare gli enormi sforzi necessari all’estrazione e al trasporto degli enormi blocchi di granito (uno in particolare misura 10 metri di altezza ed è largo 20). Si sostiene che questi megaliti siano appartenuti all’antica civiltà pelasgica, databile tra l’età del bronzo e quella del ferro, e che il sito rappresenti, considerata la quota, un luogo di culto. I Pelasgi o Popolo del Mare, a parere dello studioso Domenico Raso, sarebbe stato un popolo proveniente da molto lontano, attestati nella piccola enclave delle Serre Joniche dal VII millennio a.C. fino alla metà del II millennio a.C.. La loro identità è stata via via svelata dagli apporti epigrafici di pre-scrittura pelasgica, ritrovati a Biblo, in Libia, in Toscana, a Glozel sul Massiccio Centrale della Francia, in Scandinavia e sulle coste atlanti che canadesi. L’enclave pelasgica delle Serre joniche calabresi non nasce tutta in una volta. Il trasferimento in massa dei Pelasgi d’Egitto, in seguito ad una immensa catastrofe naturale, e quello parziale dei Pelasgi di Siria verso le coste joniche catanzaresi e vibonesi, sembra sia avvenuto verso la metà del VI millennio a.C. I punti frequentati dai Pelasgi furono inizialmente l’antica insenatura-porto di Squillace, l’antica insenatura di Focà-Marina di Caulonia e la retrostante montana città della Porta, oggi Nardodipace. I RE DEL MARE

Nardodipace

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Per diritto di cronaca, la curiosità degli speleologi trae ispirazione dalle scoperte di Mario Tolone, avvocato che tra gli anni Settanta e Novanta ha rinvenuto


I Megaliti di Nardodipace nella zona di Girifalco (provincia di Catanzaro) un centinaio di statuette e tavolette in pietra e in terracotta, cosparse di iscrizioni in una lingua iberica simile al basco, utilizzata dai popoli primitivi del Mediterraneo. Alcune di queste tavolette, tradotte dal professor Domenico Raso di Reggio Calabria, descrivono il rito di sepoltura dei Re del Mare. E una delle scritte narra delle 110 bare dei sovrani che sarebbero approdate presso

l’odierna Squillace (provincia di Catanzaro), per poi raggiungere la zona di Placanica (provincia di Reggio Calabria) ed essere custoditi temporaneamente nella grotta di Monte Gallo. Qui sarebbero rimaste per oltre sei anni, per poi essere conservate in strutture megalitiche (formate cioè da grossi massi) nell’area di Nardodipace. Un team di speleologi, dopo l’esplorazione di altri luoghi di interesse speleologico come la Grotta delle Fate e il Covolo

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dell’Anfranco, ha ispezionato la Grotta dei Re. All’ingresso, inciso nella roccia a circa tre metri di altezza, è stato individuato un glifo che corrisponderebbe alla scritta iberica “sepolture” (CUTO-L). Gli speleologi hanno incontrato numerosi ostacoli sulla loro strada (strati di terra, massi crollati) e sono stati costretti a rinviare a una successiva missione la ricerca di eventuali reperti. L’origine della storia di Placanica viene di norma fatta risalire al medioevo. Ma alcune scoperte recenti suggerirebbero datazioni più lontane nel tempo. Alcune ricognizioni di superficie, guidate dal professore Francesco Cuteri, ad esempio, hanno permesso di individuare nella zona alcune cave per l’estrazione di metalli, che probabilmente risalgono al periodo magnogreco della città di Kaulon (VIII sec. a.C.). In contrada Titi, inoltre, qualche anno fa sono stati rinvenuti dei resti di scheletri umani probabilmente appartenenti a una necropoli della prima età neolitica. A Placanica, località conosciuta in ambito religioso anche per Fratel Cosimo e la Madonna dello Scoglio, si arriva attraversando la SS 106 Jonica per le grotte di Monte Gallo, ma non ci si trova in riva al mare ma bensì a 250 m s.l.m. Si prosegue poi per Ciano, 40 minuti, alle pietre ci introduce una stradina e dopo 50 metri appaiono le costruzioni in tutta la loro maestosità. Uno spettacolo unico, una decina di metri in altezza e tanti massi squadrati, sagomati e incastonati, sembra un tempio o una piramide, chissà per quale scopo. E’ eccitante pensare che dei Re possano aver scelto questa zona in montagna per essere tumulati.

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Alcuni reperti della Collezione Tolone. Nel Sud dell’Italia una nuova ricerca sta appassionando da anni, quella sui “popoli del mare” o Pelasgi. Dagli studi che un socio onorario del Club UNESCO “Re Italo” di Reggio Calabria (Domenico Raso) ha svolto negli ultimi 30 anni, è emerso che proprio nell’attuale provincia di Reggio, ottomila anni fa, furono trasportati dal Nord Africa (medio Oriente) ben 110 sepolcri, depositati per anni in una grotta situata nei pressi dell’antico borgo di Placanica, e quindi collocate definitivamente in un sito nel territorio di Nardodipace. Qui, negli anni Cinquanta, sono state scoperte alcune vestigia, purtroppo distrutte o comunque spostate illegalmente dai luoghi d’origine. Alle fine degli anni Novanta l’attenzione dell’opinione pubbli-

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ca fu posta sui cosiddetti “Megaliti di Nardodipace”. Le Autorità competenti non riconoscono i reperti, e l’Istituto Nazionale di Geologia ha posto un vincolo “geologico” al sito: questo però impedisce qualsiasi ulteriore ricerca. La rivoluzionaria storia del popolo pelasgico quindi, rimane ancora un’ipotesi! Il Club UNESCO della Provincia di Reggio intendono far luce su tutto ciò, ed accreditare gli studi di uno stuolo sempre più numeroso di ricercatori, i quali spesso visitano “l’Area Pelasgica d’Italia” (che si estende nelle due Province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, nel territorio dell’Italia primigenia). Sicuramente sarebbe necessario l’intervento di storici, archeologi

e geologi “in sito” e non solo con l’ausilio della prova del Carbonio-14 (14 C) e del metaldetector. Sarebbe necessario trovare anche dei reperti organici, armi, attrezzi, monete o un focolare fossilizzato, scavando negli strati attorno alle rocce. Cioè qualunque cosa che sia ben conservata e databile. Dal punto di vista tecnologico, si può dire che non tutti i mezzi, a noi oggi disponibili, sono stati applicati nelle ricerche riguardanti l’elefante. Utile sarebbe per esempio l’impiego del sonar tomografico che potrebbe rivelare delle caverne o altre strutture nel sotto suolo.

Francesco V.


Il sito neolitico di Stonehenge è l’esempio più famoso di uno stile architettonico, la disposizione più o meno ragionata di grosse pietre erette, i megaliti, che si ritrova in altre 35 mila località d’Europa, dalla Sardegna alla Scandinavia. Uno studio archeologico pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences rivela che, al di là dei diversi stili regionali, questi monumenti potrebbero avere una comune origine, localizzata nel nord-ovest della Francia. A lanciare lo stile costruttivo di successo potrebbe essere stata una singola cultura di cacciatori-raccoglitori vissuta in Bretagna attorno a 7.000 anni fa, che avrebbe poi diffuso i rudimenti di architettura e la cultura ad essi legata attraverso la navigazio-

ne. La ricerca guidata da Bettina Schulz Paulsson dell’Università di Göteborg, in Svezia, contraddice l’ipotesi di uno sviluppo indipendente dei vari siti, da alcuni sostenuta negli ultimi decenni, e sposta indietro di circa 2.000 anni lo sviluppo delle capacità tecnologiche che consentirono di spostarsi su lunghe rotte navali. Gli scienziati hanno setacciato i dati delle analisi al radiocarbonio compiuti in 2.410 siti megalitici europei per ricostruire una scala cronologica di diffusione di questo tipo di costruzioni (e capire quale cultura sia stata la prima a cimentarvisi). I dati al radiocarbonio provenivano soprattutto da resti umani: lo studio ha considerato infatti non solo i megaliti ma anche le tombe interrate premegalitiche prive delle colossali

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I SITI MEGALITICI HANNO UN’ORIGINE COMUNE?

pietre che in seguito, presso alcune civiltà, avrebbero sormontato i sepolcri. Gli archeologi hanno raccolto informazioni anche sulle conoscenze tecnologiche, le usanze funebri e altre idee esportabili attraverso la navigazione e il contatto tra culture. I più antichi megaliti risultano quelli del nord-ovest della Francia (inclusi i famosi Allineamenti di Carnac): questa collezione di pietre erette, tumuli di terra e dolmen (tombe megalitiche a camera singola) risale all’incirca al 4700 a. C. All’epoca la regione era abitata da un popolo di cacciatori raccoglitori con avanzate conoscenze di navigazione. Alcune incisioni nell’area raffigurano capodogli e altri animali marini con la perizia di chi li aveva visti da vicino.

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Da qui i megaliti si diffusero nelle regioni costiere del resto d’Europa, in tre ondate successive. Prima in Francia, in alcune parti della penisola iberica e del Mediterraneo; quindi, nella prima metà del quarto millennio a. C., sulle coste atlantiche della Spagna, sulle isole britanniche e in altre zone della Francia; infine, nella seconda metà di quel millennio, nel nord della Scandinavia e in Germania.

Il fatto che raramente queste strutture si trovano nelle regioni interne depone a favore di una loro diffusione via mare; se confermato, significherebbe che le rotte su lungo raggio erano già praticate due millenni prima dell’Età del Bronzo, diversamente da quanto ritenuto finora. Il mistero sullo scopo di questi monumenti continua in ogni caso a rimanere fitto.

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Disseminati lungo il territorio salentino, è possibile trovare dei monumenti megalitici antichissimi, a volte anche preistorici. Si tratta dei dolmen e dei menhir: i primi probabilmente monumenti sepolcrali, i secondi forse propizianti fecondità, tuttavia nel tempo le funzioni potevano essere le più diverse. La parte meridionale e peninsulare della Puglia ha monumenti megalitici del tipo arcaico e i dolmen sono di piccole dimensioni rispetto a quelli della Bretagna, ai quali pure somigliano, ma sono più simili, secondo A. De Bonstetten e secondo C. De Giorgi, che li studiarono per primi alla fine dell’Ottocento, a quelli presenti in Danimarca. “Dolmen” è un termine bretone che fonde due parole e che tradotto letteralmente significa “tavola di pietra”. Come si può vedere dalle fotografie, infatti, si tratta di una grande lastra di pietra poggiata in orizzontale su altri grandi massi adagiati in posizione verticale: caratteristica tipica è che questi massi sono dei grandi

blocchi monolitici. Il periodo di costruzione dei dolmen va probabilmente dal V al III millennio avanti Cristo, quelli salentini sono più recenti e risalenti tra il III e il II millennio avanti Cristo. I più importanti si rinvengono tra le campagne di Minervino, Melendugno, Castro, Vaste e Giurdignano ed assolvevano la funzione di sepolcri.

Anche “menhir” è un termine di derivazione bretone che fonde due parole, in questo caso il significato è “pietra lunga”. Ogni menhir è costituito da una lunga pietra monolitica alta anche cinque metri e disposta in verticale rispetto al terreno, alla stregua di un obelisco. Nelle foto potete vedere alcuni esempi di menhir salentini. Il blocco monolitico del menhir è quadrato, più largo alla base e più stretto in punta. Ne sono presenti anche alcuni rettangolari che presentano una caratteristica comune: hanno tutti le facciate più larghe orientate a nord e a sud e quelle più corte orientate ad est e ovest. I menhir sono molto diffusi nel Salento e diversi centri abitati ne possiedono almeno uno, anche in questo caso si crede che assolvessero ad una funzione funeraria indicando il luogo di sepoltura, oppure che fossero simboli per propiziarsi fecondità. Altra possibilità, è quella

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I MEGALITI DEL SALENTO

Menhir di Cripta S. Paolo

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che fossero delle meridiane utili a registrare fasi astrali. Il più alto menhir d’Italia si trova a Martano, dove il “Menhir de Santu Totaru” misura oltre cinque metri di altezza, mentre nei pressi di Giurdignano se ne possono contare oltre quindici. La loro costruzione è preistorica (9-8000 anni avanti Cristo), ma durante il medioevo furono cristianizzati con l’incisione di croci e in alcuni paesi essi sono meta di pellegrinaggio nel giorno della Domenica delle Palme per la benedizione dei ramoscelli di ulivo. Tra dolmen e menhir si contano in tutta la Puglia oltre cento di questi monumenti, di cui molto è ancora da scoprire sulla loro ritualità e su chi e perché cominciò a costruirli.

Dolmen di Scusi

Dolmen di Giurdigliano Vanessa Utri

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Antiche leggende del Centro America raccontano della Ciudad Blanca (Città Bianca), qualche volta chiamata Città del Dio Scimmia, nascosta da qualche parte in Honduras, nella regione della Mosquitia, la più grande foresta pluviale a nord dell’Amazzonia. Le leggende sono però adesso qualcosa di più che racconti tramandati di generazione in generazione: una spedizione guidata da Chris Fisher, antropologo della Colorado State University, ha infatti trovato i resti di una misteriosa civiltà proprio nella Mosquitia. Come di consueto nel caso di importanti ritrovamenti, l’esatta posizione del sito archeologico è top secret, per evitare saccheggi. Ciò che trapela dal dipartimento di antropologia dell’università è che si tratta di una delle aree più inaccessibili e incontaminate del Centro America, sul versante orientale dell’Honduras. Dell’antica città sono venuti alla luce finora pochi frammenti: il team di ricerca, composto da archeologi honduregni oltre che statunitensi, ha trovato blocchi di pietra, apparentemente tagliati a mano, e 52 oggetti parzialmente sotterrati che sono, forse, indizio di un rituale. Gli studiosi confidano di fare ulteriori scoperte scavando più in profondità. Tra i reperti più interessanti c’è quello che è stato battezzato il giaguaro mannaro, una figura che sembra indossare una specie di casco, che potrebbe rappresentare uno sciamano in stato di trance nel mondo degli spiriti.

Della Città Bianca parlò il conquistador Hernàn Cortés nelle sue scorribande cinquecentesche e forse la sorvolò anche Charles Lindbergh nel 1927, ma nessuno la trovò mai, perciò la sua esistenza è finora rimasta confinata nella mitologia. Oggi si stima che l’ignota civiltà precolombiana, cui gli studiosi non hanno ancora dato un nome, abbia prosperato nella Mosquitia dal 1000 d.C. al 1400, per poi scomparire per cause ancora da chiarire. L’isolamento della città è stato tale che, secondo gli studiosi, dall’epoca dell’abbandono (circa 600 anni fa), nessuno ci ha mai messo più piede. Questa tesi è supportata anche dalla straordinaria diversità biologica che caratterizza l’intera zona e dal fatto che molti animali hanno dimostrato, con il loro comportamento curioso e disinvolto, di non aver mai visto prima un essere umano. Lo straordinario ritrovamento non è il frutto di una caccia alla cieca o di un evento fortunoso. Il primo indizio risale al 2012, durante una ricognizione aerea di una valle a forma di cratere della Mosquitia, e hanno poi permesso di localizzare il sito. Grazie alla collaborazione con il Center for

Airborne Laser Mapping della University of Houston, che ha contribuito alle ricerche con la tecnologia Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging, la stessa usata da Google per Street View), è stato possibile mappare la foresta pluviale e identificare i segni lasciati dalla civiltà scomparsa, come le tracce di un intervento umano sulle sponde del fiume e le cicatrici lasciate sul terreno da antichi edifici. La spedizione ha poi confermato le interpretazioni avanzate sulle immagini Lidar. Il lavoro dei ricercatori è però solo agli inizi. La Città Bianca, se di questa si tratta, potrebbe rivelare una verità ancora più grande: secondo gli studiosi potrebbe infatti trattarsi solo del primo di una serie di insediamenti perduti, che dimostrerebbero l’esistenza di una grande civiltà che ha presidiato il territorio del Centro America a est dei Maya, rimasta finora sconosciuta per cause ancora tutte da capire.

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TRACCE DI UNA CIVILTÀ SENZA NOME

Tommaso

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I MOTI DI STONEWALL

Era la notte del 28 giugno del 1969, New York, la notte di quello che entrerà nella stora come “I Moti di Stonewall Inn”, considerato l’atto di nascita del movimento di liberazione omosessuale. Negli Stati Uniti l’intero decennio degli anni Sessanta era stato attraversato da tensioni continue

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fra polizia e persone gay, lesbiche e transessuali, riflesso del più ampio fenomeno di mobilitazione contro le discriminazioni che stava interessando la società americana. Erano gli anni delle marce per i diritti dei neri, il periodo di incubazione del femminismo, l’inizio di un risveglio civile e politico che avrebbe portato alla

rivoluzione dei costumi sessuali e del diritto di famiglia. L’intolleranza delle autorità verso le componenti omosex della società era avallata dalla legge, che discriminava apertamente i gay e perseguiva penalmente la sodomia. A New York era consentito ai proprietari dei locali di rifiutarsi di servire gli omosessuali, il che dava origine a frequenti liti, arresti, abusi e denunce contro i poliziotti. Il codice penale dello stato di New York puniva i gestori di locali che servivano persone gay per “favoreggiamento” dell’omosessualità, descritta come «crimine contro la natura». Il locale newyorchese che si oppose più energicamente a tale legislazione fu lo Stonewll Inn, nel Greenwich Village (New York), che divenne il punto di riferimento per la comunità omosessuale del quartiere. Le retate della polizia erano frequenti e i gestori finivano spesso al commissaria-


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dallo Stonewll Inn a Central Park per reclamare diritti e dignità per tutti gli omosessuali e i transgender. Quello fu il primo Gay Pride della storia, nato fin dall’inizio come occasione per dare visibilità al mondo gay e sensibilizzare l’opinione pubblica e il potere sul tema dei diritti e della lotta contro le discriminazioni. Oggi le parate dell’orgoglio Lgbt si tengono in numerose città del mondo e giugno è diventato il mese simbolo delle battaglie del movimento omosessuale. Da quel 28 giugno 1969 molto è stato fatto, e la ribellione degli omosessuali americani ha influenzato anche il femminismo. Certo molto c’è ancora da fare e la difesa delle libertà e dei diritti faticosamente raggiungi (in alcuni Stati) non è scontata, vanno continuamente difesi.

to di polizia per violazione delle leggi dello stato. Il 28 giugno 1969, di fronte all’ennesimo raid dell’NYPD, i frequentatori del locale, le drag queen e i giovani della zona reagirono con la forza: si ebbero lanci di pietre e bottiglie, scontri fisici, spuntò anche qualche coltello, mentre la voce si spargeva alle strade vicine e altre persone si univano alla sommossa contro la polizia. Gli scontri andarono avanti per ben sei giorni e segnarono l’inizio della mobilitazione politica per il rico-

noscimento dei diritti dei gay. Un mese dopo, il 4 luglio, alcuni membri della Mattachine Society – un gruppo di attivisti che già nel 1966 aveva manifestato contro la discriminazione dei gay nei locali di New York – organizzò un picchetto di protesta davanti alla Independece Hall di Philadelphia. Il 28 giugno 1970, nell’anniversario della rivolta di Stonewall, Craig Rodwell e altri attivisti diedero vita ad una manifestazione chiamata Christopher Street Liberation Day, una marcia pacifica

IN ITALIA La prima manifestazione pubblica di omosessuali in Italia ha luogo il 5 aprile 1972 a Sanremo, per protesta contro il “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica. Nel 1978 furono organizzati a Torino i primi eventi specificamente correlati alle celebrazioni internazionali del Gay Pride. Il 28 giugno 1981 a Palermo, presso Villa Giulia, si svolse la “festa dell’orgoglio omosessuale”, a pochi mesi dalla nascita, il 9 dicembre 1980, sempre a Palermo, del primo circolo arci-gay italiano. Il primo Gay Pride Nazionale ufficiale si svolse nel 1994, a Roma. Nel 2000 invece fu organizza-

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to a Roma il primo World Pride, fu svolto l’8 luglio del 2000 e con non poche polemiche con la Chiesa Cattolica, visto che questa aveva cercato di non farlo svolgere per non “disturbare” gli eventi dell’Anno Giubilare. Il 5 giugno 2016 in Italia entra in vigore della Legge 20 maggio 2016, n. 76 (cosiddetta legge Cirinnà, nome derivante dal ministro Monica Cirinnà che lo ha proposto). La legge regolamenta l’unione civile tra persone dello stesso sesso: le coppie omosessuali, qualificate come “specifiche formazioni sociali”, potranno usufruire di un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico denominato unione civile, ma non consente l’adozione. In ogni caso per l’Italia è stato un grande passo avanti di civiltà.

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Luna si avvicinava talmente alla terra che vi ci si poteva salire.

Da sempre la Luna, il satellite della terra, ha affascinato l’uomo stimolandone lo spirito religioso , la conoscenza e la fantasia. Oggetto di culto presso le prime civiltà pagane, simbolo del femminile o dell’interiorità umana, diventa meta di itinerari letterari nelle epoche successive. Il primo testo conosciuto in cui viene descritto un viaggio lunare è “La storia vera” di Luciano di Samosata del II secolo. Nel viaggio di Astolfo dell’Ariosto, la Luna è sede di tutte le cose perdute sulla terra, tra cui il senno di Orlando. Quasi una metafora dell’inconscio. Sono i disegni di Galileo dopo le osservazioni al cannocchiale a rivelare sulla superficie lunare la presenza di crateri e rilievi montuosi e a far comprendere che il satellite è un corpo solido come la terra. In età positivistica Verne immagina la conquista della Luna attraverso mezzi tecnici inventati dall’uomo. Il viaggio viene riproposto da Georges Melies nel primo film di fantascienza “Le voyage dans

la Lune” nel 1902. Nel romanzo “I primi uomini sulla Luna” di H.G. Wells due uomini raggiungono la Luna e la trovano abitata . Calvino nel racconto fantastico “La distanza della Luna” descrive un tempo in cui l’orbita della

La conquista della Luna La guerra fredda porta le due superpotenze USA e URSS a misurarsi anche nella conquista dello Spazio. Il primo satellite artificiale russo, lo “Sputnik 1” entra in orbita terrestre il 3 Ottobre 1957. Un mese dopo, il 3 novembre, viene lanciato un nuovo satellite con a bordo una cagnetta di nome Laika, che diviene immediatamente celebre. Il 1 Ottobre 1958 nasce la “NASA” (National Aeronautics and Space Administration), il primo vero ente spaziale americano. Il 10 ottobre 1959 la cosmonave sovietica “Luna” fotografa per la prima volta il lato oscuro della Luna, mai osservato fino ad allora. Il 12 Aprile 1961 la radio russa annuncia al mondo che un

Neil Armstrong, il primo uomo (astronauta) che scese sul suolo lunare.

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20 LUGLIO 1969 L’UOMO SULLA LUNA

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DOSSIER essere umano è stato lanciato in orbita attorno alla Terra. Il primo astronauta della storia è un maggiore dell’aeronautica sovietica: Yuri Gagarin. Il 25 maggio 1961 il presidente americano J.F. Kennedy proclama di fronte al Congresso, l’impegno decisivo degli USA per la conquista della Luna: “E’ venuto per noi l’ora di osare di più. Prima che questo decennio sia concluso, ci impegnamo a far sbarcare un uomo sulla Luna e a farlo ritornare sano e salvo sulla Terra”. Con l’avvio del Programma Apollo nel 1967 inizia la fase

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più importante: mettere a punto tutta la tecnologia necessaria per arrivare sulla Luna. Nel gennaio 1967, durante le prove di partenza dell’”Apollo 1”, i tre astronauti Grissom, White e Chaffee, periscono in un incidente. L’Apollo 8 nel dicembre 1968 raggiunge per la prima volta l’orbita lunare. Il 20 luglio 1969 avviene l’allunaggio dell’Apollo 11, con un equipaggio composto dagli astronauti Aldrin, Armstrong e Collins. E’ una tappa storica per l’uma-

nità. L’evento è raccontato con partecipazione ed emozione da tutti i media mondiali, attraverso continui resoconti sui giornali e dirette televisive per tutti i giorni dell’impresa. Momento indimenticabile per la televisione italiana è la storica telecronaca del giornalista della RAI Tito Stagno. Il lancio della navicella avviene il 16 luglio dalla base di Cape Canaveral in Florida. Dopo un viaggio di 4 giorni, il 20 luglio 1969 alle ore 20,17 UTC l’Apollo “atterra” sulla Luna, nella parte meridionale del


DOSSIER Mare della Tranquillità a circa 20 km a sud-ovest del cratere Sabine D. Dopo circa sei ore, alle 2,56 UTC del 21 luglio l’astronauta americano Neil Armstrong lascia la prima orma umana sulla superficie lunare. “Un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità” come dirà egli stesso. Anche Aldrin lo segue. La passeggiata sulla Luna dei due astronauti, tra rilevamenti e fotografie della superficie dura 2 ore e mezza. La missione rientra sulla terra il 24 luglio, ammarando nel Pacifico. Dopo di loro altri 10 uomini nelle successive spedizioni toccarono il suolo lunare. L’ultimo fu Eugene Cernan, durante la missione Apollo 17 nel dicembre 1972. La conquista della Luna fu un evento incredibile e ha segnato profondamente l’umanità. Nonostante il successo delle missioni Apollo, l’interesse dell’opinione pubblica statunitense per l’esplorazione lunare calò notevolmente e ciò determi-

nò l’interruzione anticipata del Programma Apollo e la cessazione di missioni dedicate esplicitamente all’esplorazione della Luna. Il processo di esplorazione è ripreso nel 1990 con la prima missione giapponese, Hiten, seguita nel 1994 dalla statunitense Clementine. Proprio l’individuazione di possibili tracce di ghiaccio d’acqua in prossimità dei poli lunari da parte di quest’ultima ha generato un rinnovato interesse per la Luna che negli anni duemila ha condotto al lancio di missioni lunari da parte delle agenzie spaziali statunitense, europea, giapponese, cinese ed indiana. La Cina ha lanciato la sua prima missione per l’esplorazione lunare Chang’e 1 il 24 ottobre 2007, seguita il 22 ottobre 2008 dalla missione indiana Chandrayaan-1. Gli Stati Uniti hanno lanciato nel giugno 2009 due sonde: il Lunar Reconnaissance Orbiter ed il Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (LCROSS). Quest’ultima, in particolare ha confermato definitivamente la presenza di ghiaccio d’acqua in prossimità del Polo Sud lunare.

Nel settembre del 2011, la NASA ha lanciato infine il Gravity Recovery and Interior Laboratory, (GRAIL). La missione prevede l’utilizzo di due sonde che volano in formazione per misurare le anomalie del campo gravitazionale lunare e desumere informazioni sulla composizione della crosta e del mantello. La sonda ha completato la sua missione nel dicembre del 2012.[5] Nel 2015 l’Agenzia spaziale russa prevede di mandare nuovamente l’uomo sulla Luna nel 2030 per installarvi una base permanente. Nel 2018 una sonda cinese è atterrata sull’emisfero nascosto (non visibile dalla terra) della Luna. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno annunciato di inviare una missione umana sulla Luna entro i prossimi 5 anni.

Leron

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WOODSTOCK

Nel 1969 il festival di Woodstock (dove mezzo milione di ragazzi raggiunsero lo stato di New York per assistere alla tre giorni di “peace, love & music”), rappresentò il top del movimento psichedelico, ma al tempo stesso l’inizio della sua fine. L’illusione di gestire i festival pop e i concerti di musica rock

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in maniera alternativa, “liberata”, creativa, autogestita e gratuita, basata sul mito di una “nuova comunità” spontanea non diede altro che l’illusione di una nuova società, ridotta a tre giorni di concerto e agli incassi dell’industria musicale. Successivamente ogni festival fu il surrogato di ciò che i primi festival degli anni’60ave-

vano rappresentato all’interno del movement. Come risultato della progressiva dilatazione del pubblico e dell’appropriazione dei festival da parte dei media e dell’industria discografica, tesa a fornire un’immagine idilliaca e rispettabile della musica rock, s’affermarono due tendenze divaricanti : da un lato i “non violenti”, i “falsi freak” del weekend, coloro che pagavano il biglietto e volevano “godersi il concerto”, o che per la prima volta s’incontravano “all’aperto” per vivere l’illusione di tre giorni rivoluzionari “musica, amore e fiori” pertutti; dall’altro l’estrema sinistra che voleva trasformare queste manifestazioni musicali in free festival, ovvero liberare il pop dal suoaspettocommerciale, costretta a radicalizzarsi sempre di più e a controbattere la repressione crescente. Anche in Italia la prima metà degli anni Settanta vide l’affermarsi di alcuni free festival, primi fra tutti il Festival


del Proletariato Giovanile (al Parco Lambro di Milano) e la Festa di Licola. E anche qui si consumarono inevitabilmente illusioni e contraddizioni, fino all’epilogo del 1976, in cui la comunità dei sogni psichedelica e alternativa svanì per lasciar posto all’incipiente movimento del ’77. Il festival di Woodstock del 1969, nell’immaginario collettivo, è diventato quasi una figura archetipica. A più di quarant’anni di distanza questi tre giorni di musica, pace e amore sono ancora circondati da miti, leggende e dicerie di ogni genere. La verità è che, per qualche misterioso motivo, il festival è cominciato al momento giusto, ha segnato una svolta tra ciò che c’era prima e quello che ci sarebbe stato poi.

ry Joe Mc Donald non era in programma il primo giorno, ma lo fecero esibire a sorpresa senza la sua band, The Fish, perché molti artisti non erano ancora arrivati. Suonò comunque con loro il terzo giorno. Tim Hardin, nonostante una scaletta con due soli brani, fece un’esibizione della durata di un’ora. Joan Baez, che nei giorni del festival era al sesto mese di gravidanza, iniziò il concerto raccontando di come il marito David Harris, obiettore di coscienza, era stato arrestato. Grateful Dead ebbero performance segnata da problemi tecnici, compresa una messa a terra difettosa, Jerry Garcia e Bob Weir presero la scossa toc-

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cando le loro chitarre. The Who iniziarono a suonare solo intorno alle quattro del mattino, per un battibecco con gli organizzatori riguardo alla paga. Il sole iniziò a sorgere mentre Roger Daltrey iniziava a cantare il coro di See me, feel me. Alla fine dell’esibizione Pete Town shend sbatté più volte la chitarra sul palco e la gettò poi al pubblico. Dopo che The Grease Band aveva eseguito alcuni brani strumentali, Joe Cocker inaugurò l’ultima giornata in programma, alle due del pomeriggio. Finita la sua performance, un temporale interruppe il concerto per molte ore. Crosby, Stills, Nash & Young fecero due esibizioni ben distinte fra loro, una acustica ed una elettrica. Neil Young nella performance acustica eseguì solo le sue Mr. Soul e Wonderin’ mentre partecipò per intero a quella elettrica rifiutando però di essere filmato, dicendo che la registrazione avrebbe distratto sia gli artisti sia il pubblico dalla musica. Jimi Hendrix, ultimo ad esibirsi per sua espressa volontà, dopo che la sua band era stata presentata come The Jimi Hendrix Experience, ne corresse il nome con Gypsy Sun and Rainbows, nuovo

Una festa liberatoria, la celebrazione pagana e profondamente spirituale di una società che chiedeva cambiamenti radicali su tutti i fronti. Richie Havens, dopo aver concesso ben sette bis al pubblico che continuava a chiederne, suonò un pezzo totalmente improvvisato Freedom. Suonando la sua Guild acustica si mise a ripetere “freedom”, cioè “libertà”. Count-

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DOSSIER nome del gruppo. Durante l’esecuzione del quarto brano Red house, la corda del mi cantino della sua chitarra si ruppe, ma lui continuò a suonarla con cinque corde. Gypsy woman e Aware of love scritte da Curtis Mayfield, furono cantate insieme da Larry Lee come un medley. The stars pangled banner, la famosa cover dell’inno degli Sta-

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ti Uniti, fu eseguita da Hendrix con forza e suoni stranianti per fare intendere la sua protesta per la violenza delle politiche degli Usa, nella guerra in Vietnam e negli scontri sociali. Il festival di Woodstock si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, all’apice del-

la diffusione della cultura hippy. L’ingegnere del suono, Bill Hanley, aveva costruito sulle colline delle strutture speciali per gli altoparlanti più sedici gruppi di altoparlanti su una piattaforma quadrata, che saliva sulla collina su torri di 21 metri. Erano stati predisposti per 150 – 200 mila ascoltatori. Ne arrivarono 500.000! Dietro il palco vi erano tre trasformatori che fornivano 2.000 ampere di corrente per alimentare l’apparato di amplificazione. Woodstock era stato ideato come un festival di provincia ma accolse inaspettatamente più di 500.000 giovani (secondo fonti non certe, addirittura un milione di persone); trentadue musicisti e gruppi, fra i più noti di allora, si alternarono sul palco. Il concerto iniziò alle 17:07 di venerdì con Richie Havens. L’intero festival doveva terminare il 17 agosto, ma Jimi Hendrix che aveva insistito per essere l’ultimo


DOSSIER ad esibirsi al festival, non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì. La maggior parte degli spettatori aveva dovuto lasciare il festival e tornare alla routine dei giorni feriali, così che solo in 80.000 ascoltarono Hendrix, in una performance che fu quasi una rarità, per la durata di due ore, la più lunga nella sua carriera. Un concerto che ha segnato un’epoca e che ha stravolto l’idea di musica, allo stesso modo ha inaugurato una nuova società.

Francesco V.

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MEDITERRANEO PLASTICA

Circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengono sversati ogni anno dai fiumi nei mari e negli oceani di tutto il mondo. L’86% degli sversamenti ha origine dai fiumi asiatici di Cina, India, Sud-Est Asiatico e Indonesia. Il resto dai fiumi di Africa (7,8%), Sud America (4,8%), Centro e Nord America (1%) ed Europa (0,4%). Le immagini raccolte negli ultimi 35 anni dalla Nasa mettono in evidenza che si sono formate negli oceani almeno cinque enormi isole di plastica, la più grande delle quali è la Great Pacific Garbage Patch (grande chiazza di immondizia del Pacifico), nota anche come Pacific Trash Vortex. Negli oceani la combinazione di radiazione solare e acqua salata accelera la frammentazione delle plastiche: le microplastiche, confuse con il fitoplancton entrano nella catena alimentare dei

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pesci. Le previsioni sono drammatiche: se non si interromperà lo sversamento dei rifiuti di plastica, secondo molti studi di prestigiose istituzioni scientifiche entro il 2050 negli oceani ci saranno più plastiche che pesci, e almeno il 95% della fauna ittica avrà ingerito microplastiche. Nonostante il Mediterraneo rappresenti solo l’1% delle acque mondiali e gli sversamenti dall’Europa siano meno dello 0,5% del totale, le analisi in corso da almeno 10 anni mettono in evidenza che nelle acque dei nostri mari si concentra il 7% della microplastica globale. Questo perché il Mediterraneo è un mare chiuso, e di conseguenza le plastiche sversate si accumulano nel tempo fino a raggiungere in alcune zone concentrazioni paragonabili a quelle rilevate nella Great Pacific Garbage Patch. In particolare, la concentrazio-

ne delle microplastiche è molto elevata tra il Mar Ligure e l’isola d’Elba, nell’area protetta del Santuario dei Cetacei. Questa è la premessa per trasformare il Mare Nostrum in un “mare di plastica”. La prevenzione dell’inquinamento da plastiche dei mari e degli oceani è possibile solo con la realizzazione di efficienti sistemi di gestione dei rifiuti plastici per il riciclaggio e il riuso. Il passaggio da un’economia lineare (produco, uso e getto) a un’economia circolare (produco, uso e riuso, riciclo, riuso, riduco). I dati, tuttavia, dimostrano che i Paesi (da quelli europei alla Cina e agli Usa) sono ben distanti dalla “chiusura” del ciclo dell’economia circolare: gran parte del materiale attualmente riciclato non arriva alla fase del riuso. In particolare, per Europa e Stati Uniti va rilevato che fino al 2017


almeno metà del materiale riciclato era esportato in Cina (8 milioni di tonnellate), e dunque era escluso dal processo di riuso. Dal 1° gennaio 2018 il divieto di importazione adottato dalla Cina rende più critico e urgente il riuso in Europa e Usa. Il processo industriale del riciclo e riuso delle plastiche richiede, quindi, innovazione nelle tecnologie di riciclo per migliorare la qualità dei materiali e misure incentivanti nel

mercato per sostenere i prodotti riciclati nei confronti di quelli derivanti dall’impiego di plastica vergine. Sono inoltre necessarie norme efficaci a livello globale e azioni volontarie delle imprese per dare impulso alla diffusione delle bioplastiche, in particolare quelle biodegradabili, che possono ormai sostituire oltre la metà delle plastiche convenzionali senza

In questa direzione appaiono significative le iniziative di imprese come Coca Cola, PepsiCo, Amcor e Unilever, che si sono impegnate a riciclare e riusare, entro il 2025-2030, il 100% delle bottiglie e degli imballaggi di plastica, o di utilizzare plastiche biodegradabili. Tetrapak si è impegnata a riciclare almeno 90 miliardi di contenitori e imballaggi per prodotti alimentari e a introdurre plastiche biodegradabili. Ford, Mercedes, Volkswagen e Toyota stanno introducendo bioplastiche nella componentistica delle auto.

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effetti negativi sulla qualità dei prodotti.

Gli impegni “volontari” delle imprese rispondono a un’accresciuta sensibilità dei consumatori e costituiscono un passaggio fondamentale sia per la diffusione della “cultura del riciclo e riuso”, sia per promuovere e sostenere politiche pubbliche e misure incentivanti a favore dei prodotti riciclati e di quelli biodegradabili. L’Italia è comunque prima in Europa per riciclo rifiuti, al 76,9%. La media europea è appena al 37%, meno della metà di quella del Belpaese, questo perché è diffusa in Europa la pratica di incenerire il rifiuto, che causa poi inquinamento dell’aria.. Bisogna quindi cambiare, inutile dichiarare “l’Emergenza Climatica” se poi non cambiamo.

Valeria Dosa

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SOPHIA JULIUS EVOLA

Giulio Cesare Andrea Evola, meglio conosciuto come Julius Evola (Roma, 19 maggio 1898 – Roma, 11 giugno 1974), è stato un filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano. Nato a Roma da genitori di origine siciliana, si dedica fin da fanciullo all’arte e alla filosofia. Viene influenzato in particolare da Nietzsche, Michelstaedter e Weininger. Lo spirito artistico trova sfogo nella passione per le avanguardie, in particolare per il futurismo e il dadaismo: insieme a Cantarelli e Fozzi pubblica la rivista dadaista “Bleu”. Nel 1917, all’età di 19 anni,

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combatte nella Grande Guerra col grado di ufficiale di artiglieria. Subito dopo la guerra cade in una crisi profonda: in un momento di sbandamento cerca di fuggire dall’inconsistenza della vita quotidiana facendo uso di stupefacenti e pensando seriamente al suicidio. L’incontro con un testo buddista cambia la sua visione del mondo, modificando significativamente il suo atteggiamento nei confronti della vita. Si allontana dalla pittura e dalla letteratura, frequenta circoli spiritualisti, in particolare antroposofici e teosofici, e comincia a collaborare con alcune riviste. l’esperienza più significativa di questi anni è la sua attività di coordinatore del Gruppo Ur (19271929), composto da persone che desiderano sperimentare direttamente la magia secondo l’impostazione iniziativa antica. Le esperienze vengono raccolte in una serie di fascicoli, poi pubblicarti nel 1955-1956 in tre volumi (Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io). Negli anni in cui si afferma il Fascismo, Evola collabora con testate d’impostazione antifascista, con articoli che non condividono però la democrazia modernamente intesa. Nel 1928 pubblica “Imperialismo Pagano”, dove propugna un fascismo tenacemente anticatto-

lico. Sono anni di grande importanza per lo sviluppo della personalità di Evola, che stringe rapporti epistolari con Giovanni Gentile e Benedetto Croce. A partire dal 1930 pubblica la rivista “La Torre”, ispirata al pensiero tradizionale, con l’obiettivo di difenderne i principi fondamentali. Dopo la cessazione della pubblicazione della rivista, diventata scomoda per il regime, Evola comincia a scrivere per “La Vita Italiana” e, soprattutto, per “Il Regime Fascista”: sul quotidiano di Farinacci pubblica la rubrica Diorama Filosofico. Tra il 1937 e il 1941 si occupa del problema del razzismo, pubblicando opere che, pur sposando le teorie ufficiali, ne dimostrano l’incongruenza rispetto al pensiero tradizionale, al punto da suscitare l’opposizione degli ideologi del nazismo. Aderisce alla RSI. Negli anni successivi Evola vive in Germania, quindi in Austria, dove, nel i945, a Vienna, rimane vittima di un bombardamento, che gli procura la paralisi degli arti inferiori. Dopo la guerra pubblica altre opere a sostegno di una visione aristocratica e tradizionale del mondo, che vengono a volte utilizzate da gruppi di destra come base filosofica delle loro azioni. Evola muore a Roma nel mag-


LE OPERE A partire dagli anni venti, Evola pubblica numerose opere di tematica filosofica ed esoterica. Tra queste: “Teoria e Fenomenologia dell’Individuo Assoluto” (1927-1930), “Imperialismo Pagano” (1928), “La Tradizione Ermetica” (1931) e “Rivolta contro il Mondo Moderno” (1934), che riporta - nella sua prima edizione - un’appendice sul Graal, eliminata dopo la pubblicazione del “Mistero del Graal” (1937), “La Dottrina del Risveglio” (1943), sull’ascesi nel Buddismo, e “Metafisica del Sesso” (1958). IL PENSIERO La visione di Evola è caratterizzata da una critica radicale del mondo moderno. Due sono le tendenze che occorre combattere: da una parte, la banalizzazione dei concetti del pensiero tradizionale, ormai travisati e impiegati fuori contesto; dall’altra, l’abbassamento del livello spirituale dell’umanità, incapace di unirsi attorno a ideeforza di grande valore. Le tre opere di maggior importanza per la tematica esoterica sono: “La Tradizione Ermetica”, “Il Mistero del Graal” e la raccolta di contributi dell’ “Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io”. Nel primo testo, l’autore si propone di fornire al lettore gli strumenti fondamentali per interpretare i testi ermetici del passato. Nel secondo, si presenta la leggendaria tradizione del Graal come la ricerca dell’uomo medievale di un centro spirituale al quale deve tendere l’iniziato. In

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gio del 1974.

particolare, l’autore rintraccia le radici pagane, e non cristiane, del mito. L’obiettivo di Evola è presentato chiaramente nella sua autobiografia, “Il Cammino del Cinabro” (Milano, 1963): egli sostiene che occorre “dimostrare la presenza, in seno al Medioevo europeo, di una vena di spiritualità rifacentesi appunto alla tradizione primordiale nel suo aspetto regale”. Nella terza opera sono riportate numerose indicazioni per procedere alla necessaria trasformazione dell’iniziato in una persona in grado di accedere alla pratica magica, intesa in senso tradizionale. La conoscenza che viene presentata non è di puro tipo intellettivo, ma sperimentale: l’uomo, per conoscere, deve fondersi con l’oggetto che intende conoscere, per averne un’immediata comprensione (l’Io si realizza nell’oggetto e l’oggetto nell’Io). Il mondo spirituale può essere conosciuto, ma è necessario distinguere questa superiore conoscenza da quella inferiore, connessa alle forme magiche più diffuse (come lo spiritismo). È anche possibile invocare l’intervento delle forze spirituali superiori che intervengono a sostegno del lavoro e dell’opera dell’iniziato. Nonostante l’accettazione del fascismo abbia in parte screditato le posizioni di Evola, egli rimane comunque un autore che è importante conoscere.

Arved

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I FILOMATI

Intorno al 2003/2005 si è riformato l’ordine filomatico, col nome di Associazione Filomati, un’accademia internazionale di ricerca scientifica e culturale, tornata in possesso dei suoi antichi statuti, scomparsi in gran parte in un incendio a Lucca nel 1742. Nei manoscritti “Costituzioni e verbali della Reale Accademia dei Filomati” compaiono i verbali delle riunioni iniziate il 9 gennaio 1826, anno in cui fu approvato il regolamento, ma in realtà l’Accademia dovrebbe essere nata precedentemente. Agli Accademici venivano dati nomi di origine greca e nelle adunanze pubbliche venivano lette le loro composizioni riguardanti materie scientifiche e letterarie. I verbali delle adunanze arrivano alla fine dell’aprile 1857, con

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mancanze per il periodo 18241826. Chi sono questi filomati? Da dove vengono? Jack London nel suo “Tallone di ferro”, romanzo fantapolitico del 1908, accenna ai filomati, studiosi che si riunivano nella casa di un professore universitario. Peculiarità di questa “confraternita” di filosofi e scienziati è stata sempre quella di promuovere la ricerca in ogni ambito dello scibile, rendendola alla portata di tutti, e favorendo quei processi storici che ne permettessero la libertà di diffusione. La fama dei filomati si perde nel tempo, da Ipazia di Alessandria, che fu la prima a mettere da parte politica e religione per onorare il fine ultimo dell’uomo, che per

lei era la ricerca della Verità, sino alle accademie neoplatoniche dell’antica Grecia, da cui i filomati prendono la radice terminologica. Il termine Filòmate viene infatti dal greco “phìlos” (amico) e “màto” (imparo), dove “màtèma” (studio, scienza) indica colui o coloro che amano la scienza e il suo apprendimento, che ardentemente desiderano l’istruzione. I filomati cominciano quindi a distinguersi dai filosofi, gli amanti del sapere, come coloro che più specificatamente (e forse meno elitariamente) amano istruirsi. Il filosofo appare un asceta del pensiero, un contemplatore statico del dinamismo di “Sophia”, mentre il filomate chiede di essere istruito, non è solitario, ma pensa, ragiona, dibatte in pubblico, in assemblea. Potremmo dire che pochi uomini predisposti e vocati possono essere dei contemplativi, dei filosofi, ma tutti gli uomini possono essere filomati. Vanno ricordati gli sforzi dei filomati polacchi che, sotto la guida del poeta rivoluzionario Adam Mickiewicz, commutarono la Società Studentesca Filomatica nella Società Studentesca Segreta dei Filomati, fortemente critici in rapporto al “paterno abbraccio” russo sul regno polacco. Nel 1823 furono arrestati dalla polizia russa con altri accoliti dell’associazione. Adam Mickiewicz, nato il 24 dicembre 1798 a Zaosie, vicino a Nowogródek, l’antico Gran Ducato di Lituania, da una famiglia di antico lignaggio, studiò all’Università di Vilnius dal 1815 al 1819. Dal 1819 al 1823 esercitò l’attività di professore a Kau-


Dopo un grande periodo di quiete, i filomati ricevono in dono da

un cardinale cattolico e dal principe Matias un teatro nella città di Lucca. Lentamente tutti gli altri gruppi affluiscono nel nuovo centro di riferimento, anche da altre località, e Lucca diviene uno splendido centro di cultura. Ma a causa di un incendio perdono la sede, che viene comprata da un altro gruppo culturale. Con il tempo l’importanza dell’accademia diminuisce e il teatro, reduce peraltro da un terremoto, resta deserto. Grazie all’interesse internazionale, nel 2005 l’organizzazione viene ri-fondata in Italia col nome di Associazione Italiana Filomati che diviene, con decreto presidenziale, due anni dopo, Associazione Filomati, per allontanare qualsiasi pretesa nazionalistica da un progetto culturale e umanitario universale. Da un approfondimento del tutto umanistico, i filomati decidono di mettersi al passo coi tempi e di inserire la ricerca scientifico-tecnologica nelle loro priorità d’indagine. La nuova struttura accademica sarà su base tecnocratica: i membri con il più alto livello di specializzazione in un dato settore lo andranno ad occupare di diritto. La Tecnocrazia, parola la cui etimologia deriva dalle parole greche “tecne” (arte o tecnica) e “cratos” (potere), come forma di governo, significa letteralmente governo dei tecnici. Con essa, i filomati non intendono identificarsi in una gnosi di tipo positivista, né saint-simoniana, ma semplicemente si organizzano all’interno di una gerarchia organica che meglio di ogni altra promuove il merito del singolo e i risultati delle sue ricerche. I ricercatori sono organizzati secondo i tre gradi di “tecnomante”, “tecnocrate” e “tecnarca”, e

si raggruppano in commissioni di ricerca cittadine e regionali. A questi gruppi territoriali si vanno ad aggiungere delle commissioni tematiche, non legate al territorio d’origine (ad esempio: Commissione di ricerca economico-politica, Commissione di ricerca per lo studio dell’intelligenza artificiale, Commissione di ricerca scienze cognitive, Commissione di ricerca per l’archivio storico filomatico, Commissione per le ricerche storiche).

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nas. Durante il suo esilio ha scritto, tra gli altri, Konrad Wallenrod (1828), un poema filosofico che ha ispirato la gioventù polacca nella lotta contro l’oppressione. In questa fase della sua vita, lui ed altri filomati in Polonia vennero perseguitati dall’Ordine Teutonico, che demolì alcune loro attività. Nel 1825 Mickiewicz si trova in Crimea e pubblica la sua opera Sonety krymskie (Sonetti di Crimea, 1826). Sebbene ispirato dal panorama della steppa, la sua anima e la sua mente sono sempre più assorbite dai sentimenti nazionalisti. Ma l’opera più importante per i polacchi è Pan Tadeusz (Signor Taddeo), un poema di 12 libri, considerato “epopea nazionale”. Oggi esso è lettura obbligatoria in tutte le scuole polacche, e Adam Mickiewicz è riconosciuto come primo traduttore delle opere di Francesco Petrarca e Dante Alighieri. In Italia, tra gli insigni filomati, si ricorda Ferdinando Maestri (1786-1860), professore di economia politica e di diritto civile, che iniziò gli studi nel seminario di Parma e li concluse nella città di Genova, dove si laureò in giurisprudenza; si mise in luce con la Società dei Filomati per un’apprezzata ode in occasione della nascita del “Re di Roma”; a Lucca Luigi Fornaciari (17981858), scolarca dei filomati, entrò nel 1830 in magistratura, prima giudice e poi presidente della rota criminale della città, fu avvocato regio e nel 1837 primo Presidente in Rota criminale e Consigliere di Stato; Mattia Corvino (14431490), fu re d’Ungheria dal 1458 al 1490, incoronato re di Boemia nel 1469 e governò Moravia, Slesia, e Lusazia.

I filomati cominciano a prendere consensi nel panorama associativo ed accademico. Oggi posseggono una collana editoriale, un comitato scientifico di professori universitari e diversi nuclei di ricerca nel territorio italiano. La collana editoriale, chiamata “Phi Greca”, è edita dalla Nuova Cultura Editrice. Tra i diversi numeri che si possono trovare in catalogo possiamo legger titoli come “ I problemi del nostro tempo e del mondo moderno” oppure “Orizzonti di ricerca”. I filomati condividono le proprie ricerche attraverso simposi, dibattiti e conferenze. L’approfondimento sembra essere il punto distintivo di questa organizzazione che, ancora oggi, richiede ai propri iscritti di “conoscere le cause” dei processi della vita. Assieme alla presenza di scrittori, giornalisti e appassionati, danno il loro contributo professori, tecnici e professionisti, anche di fama conclamata. Nei numeri della collana editoriale Phi Greca si riscontrano spesso partecipazioni di “illustri personaggi” che discutono, puntualizzano, dicono la loro assieme ai filomati. Un certo tipo di “ecumenismo laico culturale” di cui i filomati, nel corso dei secoli,

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si sono sempre pregiati. Ma essi, nonostante i successi, restano tuttavia orfani di parte della loro storia passata, che tentano affannosamente di ricomporre per mezzo di ricerche e segnalazioni. Oggi in Italia l’età media dei filomati è di 35 anni. L’Associazione Filomati pare non voler rinunciare a parte della propria tradizione. Ma perché in un momento come questo dovrebbe importarci della

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cultura, della scienza? Perché in questo momento storico dovremmo pensare a difendere “le parole”? Perché mentre il bastone può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato e, per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità. Perché, senza cultura, lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, spunteranno censori e sistemi di

sorveglianza, con il compito di costringere tutti ad un unico pensiero.

Lorenzo Lucanto


A colui che sente il disagio per la vita che fa, la propria interiorità gli comunica che qualcosa non va, occorre cambiare, non può continuare ad aderire ai modelli adottati finora. Si fa strada in lui il “sentire” che c’è altro in se stesso che sta perdendo, non è consapevole di cosa si tratti ma il messaggio di fondo è inequivocabile. Ha deciso che non vuole più vivere come un automa, prigioniero delle abitudini, dei conformismi sociali e, a volte, delle aspettative che possono diventare veri e propri ricatti che alimentano i propri rapporti interpersonali. Ha deciso di affrontare la paura del nuovo, l’esploratore non può eludere questa emozione se vuole uscire dagli angusti confini che l’ambiente di provenienza gli ha dato, e riappropriarsi del proprio potere di autorealizzazione. La paura è un’emozione sana, protettiva e giustificata, che tutte le persone intelligenti provano di fronte al pericolo reale, se non provassimo alcun timore nelle situazioni pericolose, agiremmo commettendo delle imprudenze fatali.

Il problema è che oltre a questa paura protettiva, spesso, siamo soggetti a una paura emozionale, che non corrisponde a un evento pericoloso che ci sta minacciando nel momento stesso in cui la proviamo, ma è generata da eventi che pensiamo potrebbero accadere. E’ una modalità mentale disfunzionale, più fantastichiamo su questi futuri avvenimenti più la paura aumenta, si nutre dei nostri pensieri apparentemente razionali che la giustificano, si verifica una vera e propria escalation. Questa paura se non la affrontiamo può diventare invalidante, ogni volta che evitiamo delle situazioni che ci procurano difficoltà e dolore, ci restituisce la nostra debolezza e inadeguatezza e la paura aumenta. Quando invece le affrontiamo, accade un fatto sorprendente, sentiamo che proprio quelle situazioni tanto “temute” ci donano piacere, e soprattutto incrementano la nostra autostima, il senso di efficacia personale e il coraggio. Le emozioni costituiscono la nostra miniera di energia accessibile per realizzare i nostri progetti. L’aspetto determinante è che van-

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L’ESIGENZA DI CAMBIARE

no riconosciute e gestite per non perdere questa potente riserva di energia e metterla al servizio dei nostri progetti, per manifestare la nostra creatività e talenti. Se non liberiamo in modo appropriato l’energia imprigionata dalla paura che ci fa ipotizzare conseguenze negative per eventi futuri, ma la reprimiamo o tentiamo di mascherarla con le nostre giustificazioni apparentemente razionali, questa energia prenderà altre vie e forme che ci danneggeranno in modo a noi inconsapevole. Organizzando le strategie di evitamento ci sembra di avere il controllo del nostro disagio, in realtà subiamo una serie di reazioni a catena non riconosciute, manifestazioni della nostra situazione fuori controllo. Il CORAGGIO è la capacità di agire in presenza della paura, non è nulla di misterioso. * Quello che segue è un suggerimento per sviluppare il coraggio: - focalizza l’attenzione sulle tue sensazioni di paura, accoglila, accettala, ripuliscila dalle immagini

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mentali del temuto evento futuro, prova tutto il dolore che ti procura quando è senza oggetto, senti che si affievolisce gradualmente fino a lasciarlo andare. Ora, con quell’energia liberata, puoi entrare nel mondo delle possibilità infinite, passare all’azione, stare nel presente, l’unico luogo per realizzare le tue aspirazioni. Tendiamo a cercare sicurezza all’esterno, la nostra cultura si fonda sulla bugia che sia possibile essere certi del futuro. Iscriviti alla scuola giusta, mangia agli orari giusti, fai attività fisica nei momenti giusti, e la tua vita scorrerà in tutta sicurezza. E’ un’illusione che ci procura cocenti delusioni, occorre rinunciarci e focalizzarsi sul presente, ascoltati e agisci la tua energia, l’unico modo che ti garantisce di rendere reali i tuoi progetti. Solo accettando di “cadere” e “sbagliare” sviluppiamo le nostre capacità, rafforziamo il nostro sistema immunitario psicologico, siamo in grado di conquistare il diritto alla scelta, liberiamo le immense potenzialità che ci consentono di ottenere soddisfazioni

e gratificazioni. * Rivisita i tuoi errori, i fallimenti passati, scopri i preziosi insegnamenti che ti hanno offerto, costituiscono un patrimonio di esperienze costruttive per il tuo futuro, divieni consapevole della tua forza che ti ha spinto a vivere quelle situazioni per crescere. Ogni evento della tua vita è stato un investimento dal quale puoi trarre un prezioso rendimento. Si tratta di scoprire gli aspetti positivi presenti in ogni situazione, di operare la ricongiunzione e l’integrazione dei nostri vissuti e delle nostre parti. Occorre ripristinare l’unità, trasformare in azioni l’energia bloccata dalla paura che ci mantiene nello stato di separatività interna che si riflette anche all’esterno. La padronanza emozionale e i pensieri positivi sono indispensabili per un funzionamento ottimale, per sviluppare le nostre straordinarie capacità come l’intuizione. Prenditi la possibilità di agire in modo nuovo, di provare nuove sensazioni, di oltrepassare i tuoi limiti, se vuoi ottenere risultati diversi e più soddisfacenti.

Sarai più vivo, avrai più sentimenti, contatterai la tua capacità creativa, i potenziali inespressi, ricordati cosa diceva Einstein “Le mie scoperte non sono mai il risultato di un ragionamento razionale”. Vogliamo essere più vivi ma ne abbiamo paura, così ci riempiamo d’impegni ripetitivi per non affrontare noi stessi, le paure irrazionali e separative che ci impediscono benessere e realizzazione. Prima di tutto permettiti di sentire le emozioni nel corpo, il conflitto interno che imprigiona l’energia e impedisce l’azione adeguata. Solo riconoscendo la tua interiorità e accettando ogni parte di te, smetti di evitare la vita, ricominci a viverla in tutta la sua ricchezza e doni, che aumenteranno quanto più avrai padronanza delle tue emozioni e della tua mente.

Valeria Dosa

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PERCHÉ NON CAMBIAMO? Molto spesso sappiamo quello che va modificato, conosciamo le migliori tecniche per ottenere quello che desideriamo, tuttavia non riusciamo a cambiare. Come mai? Purtroppo cadiamo in un errore comune, trasmesso con fini manipolatori, quello che basterebbe conoscere per cambiare. La conoscenza è esterna a noi, crea solo ulteriore conoscenza, per cambiare è necessario conoscersi, accettarsi e passare all’azione, per sperimentare e integrare il nuovo schema. Tuttavia nel momento di cambiare ci aspetta un altro problema, nonostante desideriamo fare diversamente si manifesta la resistenza al cambiamento, reazione che ha lo scopo di mantenere l’omeostasi, l’equilibrio interno vigente. Anche se quest’ultimo è disfunzionale e ci fa soffrire assolve il compito di garantire la stabilità. Rompere questo equilibrio richiede l’utilizzo di maggiore energia, per questo non abbandoniamo facilmente le nostre abitudini. Tale reazione di resistenza avviene in massima parte in modo inconsapevole, l’individuo non intende boicottarsi, semplicemente sente di non riuscire a far fronte e si oppone. E’ come se fossimo una sorta di macchina che possiede una struttura di risposte automatiche agli stimoli che provengono dall’ambiente o dal nostro interno, che entrano in azione con rapidità, senza richiedere surplus energetici e azzerando la possibilità di attuare una risposta più adeguata alla situazione.

La soluzione è decidere di affrontare gli stimoli esterni o interni a noi stessi, frapponendo un piccolo spazio di riflessione, con lo scopo di riappropriarci della libertà per scegliere la risposta che ci fa crescere. Occorrono vigilanza e attenzione per aggirare la trappola della ripetitività che ci rende robot replicanti. Ovviamente nel percorso di cambiamento delle risposte automatiche, accade di “cadere” nel vecchio schema, non criticarti per questo, è previsto l’errore, anzi è utile per sviluppare l’attenzione e la consapevolezza, rafforza la decisione a procedere sulla via del cambiamento per la tua libertà e il successo.

Valeria Dosa

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IL SENSO DI COLPA

Il senso di colpa assume più significati, con risvolti positivi e negativi. Qui prendo in considerazione il senso di colpa che ci blocca nell’impotenza e nella mancanza di libertà. Sovente appare quando decidiamo di dedicare a noi stessi tempo e attenzioni per migliorare la nostra vita. Il senso di colpa si genera quando cerchiamo di comportarci in modo diverso dal modello comportamentale costruito attraverso le introiezioni e i valori inerenti quel che è bene o male fare, trasmessi dalla nostra famiglia e dall’ambiente. Se mettiamo in discussione i modelli educativi acquisiti, anche se portatori di disagi, scatta il senso di colpa. Quando eravamo bambini il nostro subconscio ha registrato il timore del giudizio, dell’esclusione da parte degli altri, della sconfitta, dell’impossibilità di macchiarci della colpa di trasgredire. Tuttora, per proteggersi dall’eventuale isolamento, inadeguatezza e sconfitta, il subconscio attiva lo

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schema automatico della colpa. Incurante delle mutate condizioni esterne e personali ci rinchiude nella prigione del conflitto interno, che ci impedisce di agire e di migliorare la nostra vita attuale. Occorre affrontare questa sorta di tranello automatico del subconscio, riconoscere lo stato emozionale che lo sostiene, costituito dalle memorie di paura dell’esclusione e rabbia per l’ingiustizia e il disagio che stiamo provando. Riconoscendo le radici di questo conflitto interno, che ha assolto la funzione di garantirci il sostegno quando eravamo bambini bisognosi, dipendenti, impotenti e senza scelta, potremo vedere come la situazione attuale sia profondamente diversa. Oggi siamo adulti, non dipendiamo più dall’approvazione degli altri, siamo in grado di sopportare eventuali giudizi avversi, i rifiuti e gli ostacoli, sappiamo assumerci la responsabilità di una valutazione autonoma della realtà e di riavvicinarci ai nostri auten-

tici bisogni, alla nostra umanità. Liberi da questo inutile senso di colpa, coscienti del nostro diritto all’autonomia, la realtà non potrà fare a meno di rispecchiare il nostro cambiamento, proveremo i benefici gratificanti legati all’incremento del nostro potere e al miglioramento della nostra vita.

Sabrina


Per molto tempo gli scienziati hanno pensato che le informazioni dei nostri sensi fossero elaborate prima dalla neocorteccia cerebrale (centro del pensiero razionale) e solo in seguito trasmesse all’amigdala (situata nel sistema limbico) per una risposta emotiva. Questo ha implicato una decisa svalutazione dell’importanza delle emozioni come agenti nei processi mentali e come fondamentale fonte di energia. Oggi le ricerche hanno evidenziato che l’amigdala può prendere il sopravvento sulla neocorteccia, provocare reazioni fisiche, emozionali e mentali in base alle proprie memorie, escludendo un attento esame della realtà. Tale meccanismo di risposta automatico è estremamente veloce, si basa sul meccanismo di “sopravvivenza”, è applicato a tutte le situazioni fisiche e psicologiche quotidiane. L’amigdala non vuole rischiare, le basta una vaga somiglianza con una situazione del passato per scatenare azioni, emozioni, pensieri uguali al ricordo evocato. In questo modo il circuito razionale della neocorteccia è stato bypassato, ha guidato la nostra reazione l’amigdala, più rapida e dotata di connessioni neuronali più forti e numerose. E’ per questo funzionamento che spesso crediamo di non avere nessun potere sulle reazioni emotive forti. In realtà è possibile vivere meglio, stabilire relazioni soddisfacenti, per questo è opportuno trasformare queste memorie attive cariche di contenuti emozionali disfunzionali, di cui siamo inconsapevoli. E’ necessario

riconoscere la loro presenza per affrontare adeguatamente la carica emozionale irrisolta, che condiziona la qualità della nostra vita in ogni istante. In questo processo ricordiamoci che l’amigdala può solo riprodurre il passato, che spesso non ha nulla a che vedere con l’evento attuale ma è più rapida della neocorteccia. Quest’ultima pur avendo il potenziale creativo libero e originale è più lenta e risulta impotente quando il cervello limbico è carico emozionalmente. Le memorie attive non generano solo reazioni emozionali automatiche ma anche modi di pensare, siamo in presenza di una mente automatica “inferiore”, una sorta di computer programmato nel passato. La carica emozionale ha determinato la registrazione nella mente, la quale funziona in modo automatico anziché “intelligente”. Se l’amigdala rimane carica vince sempre e la grande riserva energetica costituita dalle nostre emozioni viene utilizzata in modo improduttivo. Le ricerche hanno dimostrato che le emozioni positive migliorano la salute, allungano la

vita, ci sentiamo in uno stato di espansione che genera coerenza cardiaca, sicurezza, benessere, realizzazione e guardiamo con un nuovo atteggiamento le situazioni che generano ansia e stress. Per questo è utile utilizzare strumenti che permettano la ristrutturazione delle emozioni, la creazione di nuovi circuiti neuronali nel cervello. Alla luce delle evidenze che mostrano la difficoltà di provare simultaneamente emozioni positive e negative, sembra plausibile considerare le emozioni positive capaci di neutralizzare quelle negative. Provando emozioni positive trasformiamo noi stessi, accediamo allanostra energia, per canalizzarla verso il conseguimento dei nostri obiettivi.

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PADRONANZA EMOZIONALE

* Riconosci la presenza di un’emozione indesiderata che vuoi cambiare: ansia, rabbia, senso di colpa, frustrazione. * Individua l’emozione positiva che vuoi sentire (gratitudine, sicurezza, benessere, adeguatezza, vitalità) e immagina di “soffiarla” nell’area del cuore, spingendo via quella negativa. Continua a soffiare per qualche istante per liberarti completamente dall’emozione negativa, Poniti l’obiettivo è ridare alle emozioni la dignità che gli abbiamo negato e ottenere la padronanza sulle stesse, per attingere al grande serbatoio di energia che permette di liberare la forza che ti permette di affrontare le sfide della vita. Liberà la Tua Unicità! Claudia

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L’AUTO-GUARIGIONE

Con il termine di “autoguarigione” è stato riconosciuto scientificamente quel processo autonomo del corpo umano, tendente a salvaguardare la vita stessa del corpo. Ippocrate (460-377 a.C.) riconosciuto come il fondatore della medicina diceva: “Il medico cura, la Natura guarisce”.  COME ATTIVARE I PROCESSI DI AUTO-GUARIGIONE Sono Sette i principali passaggi base per attivare i processi di auto-guarigione e attivare le naturali forze riparatrici del corpo: (1) Siediti o stenditi in un posto tranquillo. (2) Spegni il cellulare, togli tutto ciò che “stringe” il corpo come anelli, cinture, bracciali, ecc.

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(3) Chiudi gli occhi e Respira Profondamente e lentamente facendo attenzione alla pancia che si gonfia e si sgonfia. Dopo qualche minuto si sarà in uno stato di profondo rilassamento fisico e mentale che porta il cervello allo stato Alfa. (4) Focalizza l’Attenzione sul Respiro lasciando fluire i pensieri. Dopo una decina di respirazioni espandere l’attenzione a tutto il corpo, come se si stesse respirando con tutto il corpo, come se ogni cellula stesse respirando. (5) Visualizzare immagini mentali sempre più vivide e dettagliate del Corpo in Perfetta Salute, Pieno di Luce Bianca vitale che spazza via dal corpo la malattia rappresentata da macchie e particelle scure. (6) Evocare e lasciarsi coinvolgere da emozioni positive.

(7) Termina Premendo con entrambe le mani sul Centro del Petto, a metà tra lo sterno e la gola, dove risiede la ghiandola timo Non deve essere forte, ma premete finché non diventa più morbido. Comincia a dare una serie di colpetti come a bussare. Allo stesso tempo, respira gonfiando il petto e la respirazione successiva la pancia, e così via. Questo esercizio stimola la ghiandola endocrina timo ad attivarsi. E se non hai nessun problema di salute? Se sei in perfetta salute puoi comunque ricorrere a questa tecnica per rendere il tuo corpo vibrante di energia migliorando la prestazione fisica e la lucidità mentale.

Sibilla


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WICCA ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL RACCOLTO - Luglio

Il plenilunio di Luglio prende il nome di “Luna del Raccolto”, il nome si riferisce ai raccolti dei frutti che la terra ci offre in questo periodo. Il nome di questa Lunazione (iniziata con il novilunio del 2 luglio) è “Lunazione dei Prati”, esso si riferisce ai prati coperti di erba alta e colmi di grano, che dona quella tinta d’oro, tipica dei prati estivi. La Natura è quindi al suo massimo splendore, inoltre iniziano i raccolti, tema principale della Sabba che si festeggia il 1 Agosto.

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* La Luna sarà piena martedì 16 Luglio 2019, alle ore 23:39

pm. Questa è la Luna del Raccolto, quando la Terra e rigogliosa ha già dato buona parte dei suoi frutti, e può permettersi di assumere al meglio quel carattere ricettivo e accogliente della Grande Madre. Il Dio è al massimo del suo splendore, quindi questo Esbat è dedicato a pratiche particolari, che richiedono molta forza e molta attenzione. La stagione dell’abbondanza è al culmine, i raggi del sole sono intensi, l’erba è alta nei prati ed è pronta per essere falciata ed anche i cereali sono vicini alla maturazione, donando ai prati quel colore oro che tanto contraddi-

stingue l’estate. Approfittiamo di questo tempo dell’anno, che per molti coincide con le vacanze, per fare un passo avanti nel nostro legame con Madre Terra. A qualsiasi stadio della vita ci troviamo, possiamo decidere di progredire dalla capricciosa dipendenza infantile, verso una matura assunzione di responsabilità, fino a scegliere consapevolmente di collaborare con Lei, con la Madre Terra, come esseri alla pari, individui finalmente maturi in grado di contribuire al benessere e alla tutela del nostro Pianeta. Il tempo delle vacanze è una condizione ideale anche per en-


vela sul mare. Approfittiamo dell’energia di questo periodo, per esprimerci creativamente e rispolverare (o lasciar affiorare) quei talenti che spesso, presi dalla frenesia del lavoro, trascuriamo per tutto l’anno, per esempio lo scrivere, il dipingere e tutte quelle piccole o grandi capacità che ognuno di noi possiede in qualche misura, ma spesso non esprime per mancan-

za di tempo. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL RACOLTO: Piante: agrimonia, caprifoglio, samo di limone, issopo. Colori: argento, blu-grigio Fiori: loto, ninfea, gelsomino Profumi: iris, incenso Pietre: perla, agata bianca Alberi: quercia, acacia, frassino Animali: granchio, tartaruga, delfino, balena, ibis.

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trare in contatto con la propria interiorità. Nella momentanea assenza di attività frenetiche possiamo concederci il piacere di meditare, rielaborare le esperienze delle scorse stagioni, esercitando una delle più belle funzioni dell’elemento acqua: trattenere ciò che è utile, metabolizzandolo, ed espellere ciò che non ci serve più, lasciandolo veramente andare come una

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ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL GRANO - Agosto Il plenilunio di Agosto prende il nome di “Luna del Grano”, il nome fa riferimento ai campi di grano che sono stati ormai mietuti. Il nome di questa Lunazione (iniziata con il novilunio del 1 agosto) è “Lunazione del Sole”, il nome si riferisce ovviamente al Sole che si trova ormai al culmine del suo percorso annuale. * La Luna sarà piena giovedì 15 Agosto 2019, alle ore 14:31 pm. Questa Luna ci ricorda il grano, ed invita tutti i praticanti a prendere esempio da questo frumento, che oltre a fornire nutrimento si rigenera dai suoi semi. Invita a riflettere su quanto abbiamo fatto fin’ora, e da quali aspetti positivi della nostra vita possiamo “seminare” nuovamente per poterci mi-

gliorare ancora. Con l’arrivo del mese di Agosto la Ruota dell’Anno ci ha condotto alla festività del Sabba del Raccolto o di Lammas (il 1 Agosto), ricordando che è grazie ai raccolti di questa stagione che potremmo provvedere al nostro nutrimento durante la stagione invernale, che è ormai alle porte. Questo momento dell’anno, dominato dal calore solare e dalla generosità della natura, vede la fine degli sforzi umani. Sebbene questo sia per noi il tempo delle nostre vacanze, la stagione in realtà si avvia alla fine. La luce lentamente decresce giorno per giorno. Gioia di vivere, fiducia, ottimismo e positività, questi sono i sentimenti che caratterizzano l’energia di questa fase dell’anno

e che ci accompagnano mentre ci tuffiamo tra le onde del mare, godiamo di un tramonto mozzafiato, o camminiamo tra i sentieri delle verdeggianti montagne, o ancora esploriamo nuove terre a caccia di avventure.

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Approfittiamo di questo momento e dell’energia di questo periodo, per prepararci con ottimismo e positività, con forza e gioia, ad affrontare la nuova stagione autunnale che segnerà l’avvio delle attività lavorative o scolastiche. Il tutto sempre accompagnandoci con la meditazione, meditando magari su progetti futuri e come realizzarli al meglio.

SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL GRANO: Piante: camomilla, angelica, lauro, iperico, finocchio, ruta, arancio Colori: giallo, oro Fiori: girasole, calendula Profumi: incenso, eliotropio Pietre: occhio di gatto, cornalina, diaspro, agata rossa

Alberi: nocciolo, ontano, cedro Animali: leone, fenice, sfinge, drago, falco, aquila.

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ESBAT DELLA LUNA PIENA DELLA VENDEMMIA - Settembre Questa è la VI° Luna Piena dopo l’Equinozio di Primavera ed è l’ultima della stagione estiva. Questo Esbat è denominata “Luna della Vendemmia”, il nome si riferisce alla vendemmia e alla produzione del vino, fattore che caratterizza questo periodo. La Lunazione (iniziata con la Luna Nuova del 30 agosto) è denominata “Lunazione d’Oro e d’Argento”; oro e argento stanno ad indicare i due Divini Principi, nello specifico il nome si riferisce all’equilibrio delle due polarità Divine del Dio e della Dea, che si raggiungerà con l’Equinozio d’Autunno (il 23 settembre). Senza considerare tutta la simbologia legata a questi due metalli nobili (argento = femminile - oro = maschile). * La Luna sarà piena sabato 14 Settembre 2019, alle ore 06:35 am. Dopo l’esuberanza dell’Estate, la luna di settembre corrisponde

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a un tempo di bilanci e di equilibrio. Il tempo delle vacanze per i più è ormai terminato e si riprendono i ritmi lavorativi. Al contrario, la Madre Terra ha dato i suoi frutti più gustosi nella stagione estiva e lentamente si prepara per il meritato riposo. Le giornate si accorciano visi-

bilmente, mentre la notte inizia ad allungarsi, in questa fase di passaggio da una stagione ad un’altra la natura si mostra a noi nel suo lato più dolce: l’aria è tiepida e l’atmosfera gradevolissima. Gli animali sono indaffarati nell’intento di raccogliere le provviste in previsione dei mesi freddi, alcune specie migratorie


E’ dunque un buon tempo per fare conserve di ogni tipo, per riflettere sulla continuità della vita, garantita proprio dalla sua ciclicità. L’invito è a connetterci con il senso di gratitudine nei confronti di Madre Terra, in questo momento in cui celebriamo il secondo grande raccolto, quello più abbondante e succoso: la vendemmia e la raccolta della frutta più carnosa. Questo è anche e l’occasione per fare un bilancio, dove bilanciare significa anche portare equilibrio

nella propria vita, tra l’energia maschile e femminile dentro di noi. Onoriamo l’Equilibrio che regna nella Natura, la sua Armonia e la sua Bellezza! SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLA VENDEMMIA: Piante: finocchio, segale, frumento, bursera, valeriana Colori: marrone, giallo-verde, giallo Fiori: narciso, giglio Profumi: storace, lentisco, gardenia, bergamotto Pietre: crisolito, olivina, citrino Alberi: nocciolo, larice, lauro Erbe: grano, foglie di vite e di

quercia Animali: serpente, sciacallo Simboli: l’uva, il vino, i fichi, le ghirlande, le pigne, il granturco, le foglie secche, le ruote del sole, il melograno.

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si preparano al grande viaggio, ed anche per gli umani è tempo di stipare il raccolto nei luoghi preposti.

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PREPARATIVI PER IL RACCOLTO o Lammas

E’ la festa del raccolto e cade nel periodo della mietitura dei cereali e della raccolta della frutta da conservare per l’inverno che verrà. In molte zone, dopo aver mietuto e raccolto, ci si raduna per festeggiare l’abbondanza dei doni di Madre Terra, anche con il lancio di ruote infuocate giù dai pendii delle colline. È un Sabba che si celebra il primo agosto ed è una festa di abbondanza, dove il pane simboleggia i frutti della stagione e della Madre Terra. Insieme all’Equinozio d’Autunno è un momento di raccoglimento interiore, in previsione della prossima venuta dell’inverno. E’ favorito tutto ciò che riguarda l’amore e la fertilità.

IL TALISMANO DEL RACCOLTO: Il talismano del Raccolto serve soprattutto per la prosperità economica. Prendete un fascio di spighe e piegatelo per formare una corona, legandolo in più punti con del filo giallo. Inserite al suo interno tre pannocchie e legatele alle spighe con un nastro verde per simboleggiare la prosperità economica. Prendete delle monete e legatele alle pannocchie o incollatele sopra. Conservate il tutto nella stanza dove studiate o lavorate.

INCENSO DEL RACCOLTO 4 parti di salice 2 parti di incenso 1 parte di fiori gialli 1 parte di cereali 1 parte di foglie di mirtillo

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SABBA DEL RACCOLTO glimento interiore, in previsione della prossima venuta dell’inverno. Il pane e la spiga, quindi il grano, sono i simboli per eccellenza di questo Sabba, un invito a prendere esempio da questo frumento, che oltre a fornire nutrimento si rigenera dai suoi semi. Un Sabba che invita a riflettere su quanto abbiamo fatto fin’ora, e da quali aspetti positivi della nostra vita possiamo “seminare” nuovamente, per poterci migliorare ancora. Tutte le erbe, tutti i cereali (grano, frumento, miglio, riso, avena ecc...), le verdure, la frutta, sono sacri in questo giorno, infatti proprio in questo giorno si usano benedire i frutti, gli orti e gli alberi.

Dalla Coven del Quadrifoglio questo Sabba è denominato “Raccolto”, in riferimento ai raccolti dei frutti che la Terra offre in questa stagione. Dai più questo Sabba è conosciuto come “Lammas” (da loafmass, “festa dei pani”) o Lughnasadh (nome che deriva dal Dio celtico Lugh “figlio del Sole” o “il luminoso”). Questo Sabba si celebra il primo agosto ed è una festa di abbondanza, dove il pane simboleggia i frutti della stagione e della Madre Terra. Anticamente le società agropastorale, italiana ma in generale europea, al termine della mietitura usava riunirsi nelle piazze per festeggiare con balli e sagre l’avvenuto raccolto e il ritorno

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dell’abbondanza. In ricordo di questi usi, oggi nel mese di agosto in molti paesi italiani si svolgono sagre culinarie. Questo Sabba rappresenta l’apice dell’abbondanza. L’inizio del raccolto e nello stesso tempo l’inizio del declino. In chiave archetipica, il Dio è concepito come prossimo al suo “sacrificio”, le giornate infatti iniziano ad accorciarsi, ma il suo seme vive già nel grembo della Dea. È il momento per ringraziare della prosperità estiva e meditare sul ciclo di vita, morte e rinascita. Si celebra quindi il raccolto, ed insieme all’Equinozio d’Autunno, è un momento di racco-

COME ADDOBBARE L’ALTARE: Fasci di spighe, pannocchie, bamboline di paglia o granturco, girasoli, cristalli e pietre di colore giallo, miele, monete dorate. Il colore è il giallo.

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Con il 23 Settembre arriva l’Autunno, giorno di equilibrio tra giorno e notte. Durante l’equinozio il giorno e la notte hanno la stessa durata e questo segna simbolicamente la discesa del sole nel mondo inferiore e l’arrivo delle tenebre e del freddo dell’inverno. Nel mondo agricolo è tempo di vendemmia, si immagazzinano i prodotti che la terra ci ha donato e si tirano le somme sull’andamento dell’annata. COME ADDOBBARE L’ALTARE: Una ciotola piena di patate, tre mele, un bicchiere di whisky o liquore ai cereali, un grappolo d’uva, more e frutti di bosco, fiori di campo, noci.

TALISMANO D’AUTUNNO: Il talismano d’Autunno serve soprattutto per l’armonia della casa. Prendete tre rami di nocciolo con le nocciole, e tre rami di quercia con le ghiande attaccate. Aggiungete qualche rametto di salvia e un fiore di girasole o margheritoni gialli. Legateli con un nastro di color marrone e poneteli al centro della tavola da pranzo.

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PREPARATIVI PER L’EQUINOZIO

INCENSO DEL’EQUINOZIO D’AUTUNNO 4 parti di nocciolo 2 parti di incenso 1 parte di salvia 1 parte di petali di rose 1 parte di petali di girasole 1 parte di foglie di vite

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Il Sabba dell’Equinozio d’Autunno è il giorno dell’equilibrio, dalla Coven del Quadrifoglio è denominato “Ringraziamento” ma dai più è conosciuto come Mabon o Secondo Raccolto. Questo è un tempo di equilibrio perfetto tra le due polarità maschile e femminile, dove giorno e notte hanno la stessa durata. La notte dell’Equinozio d’Autunno, quando le ore di luce e le ore di oscurità sono equivalenti, è una notte che onora l’equilibrio della Dea e del Dio e l’armonia della materia e dello spirito, celebrando così non solo la vita spirituale del mondo ma anche quella fisica.

Quest’anno l’Equinozio d’Autunno avverrà lunedì 23 Settembre 2019, alle ore 08:50 am. In chiave archetipica, in questo momento il Dio lo si venera come “anziano”, preparandosi alla morte, così anche noi in questo periodo dobbiamo porre fine ai vecchi progetti per ricominciare con dei nuovi, mentre ci prepariamo al periodo buio dell’anno. Questo Sabba va visto come una festa iniziatica, rivolta alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza. E’ tempo di volgersi all’interiorità. Nella parte declinante della Ruota dell’Anno si viaggia dentro noi stessi, entriamo nel tempo del buio per riflettere sui misteri della trasforma-

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SABBA DEL SOLSTIZIO D’ESTATE

zione attraverso il simbolismo della morte. Il tema è bilanciare le polarità, quindi fare qualcosa a proposito per portare equilibrio nella nostra vita. Gli elementi maschili e femminili della nostra personalità hanno bisogno di un uguale rispetto ed espressione. Bisogna vivere questa fase dell’anno senza inutili rimpianti, anzi con soddisfazione, pienezza, benessere e senso di opera compiuta, con promessa di continuità; come facevano gli antichi, che in questo periodo erano soliti fare riti per ringraziare la terra per il raccolto, pregando per avere una stagione invernale più mite possibile.

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L’invito è a connetterci con il senso di gratitudine nei confronti di Madre Terra, in questo momento in cui celebriamo il secondo grande raccolto, quello più abbondante e succoso: la vendemmia e la raccolta della frutta più carnosa. È un momento in cui dobbiamo fermarci e apprezzare i frutti dei nostri personali raccolti. Onoriamo quindi l’Equilibrio che regna nella natura, la sua Armonia e la sua Bellezza.

In questo Sabba si usa ringraziare le Divinità per i loro doni, auspicando il futuro ritorno dell’abbondanza per gli anni successivi, ricordandoci di lasciare una parte del nostro “banchetto rituale” per la Terra e le sue creature. Tutto ciò che di commestibile abbiamo messo sulla tavola del Sabba per adornarla e ciò che è avanzato dal banchetto, verrà portato all’aperto ed offerto ad animali ed uccelli, un segno ulteriore di ringraziamento verso la Grande Madre Terra che ci ha elargito i suoi doni.

COME ADDOBBARE L’ALTARE: Una ciotola piena di patate, tre mele, un bicchiere di whisky o liquore ai cereali, un grappolo d’uva, more e frutti di bosco, fiori di campo, noci. Il colore è il bordò. L’Animale Totem dell’Equinozio è il Cigno in quanto simbolo dell’immortalità dell’anima e guida dei morti dell’aldilà.

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Consigli per la Lettura ANZIO E NETTUNO, la costa ieri e oggi Questo libro nasce quasi per caso, dopo numerose passeggiate estive sulla spiaggia tra Anzio e Nettuno, osservando le tante case che curiosamente si affacciano dalla falesia sulle spiagge e sul mare. Nasce come un itinerario che pone a confronto il passato e il presente, passo passo lungo la costa in quattro tappe: dall’Arco Muto, attraverso i ruderi della villa imperiale e il faro di Capo d’Anzio fino alla riviera di ponente; dal porto, lungo la riviera di levante fino a Punta Borghese; da qui, proseguendo senza soluzione di continuità, attraverso scogli, calette e spiagge, fino al Forte Sangallo di Nettuno; dal forte e dal borgo medievale e lungo il porto turistico e le spiagge successive, fino al moderno Santuario di S. Maria Goretti. Il libro contiene degli approfondimenti sul Paradiso sul Mare, sulla Villa di Nerone e l’inedito soggiorno di Rodolfo Valentino nel Forte Sangallo. (gli Autori) Autori: Tommaso Dore & Francesco Voce Formato 20 x 20 cm - copertina a colori – 216 pp. a Colore ISBN: 978 88 943006 4 2 PREZZO 20 €

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SVAGHI EPISTOLARI Lo spunto per la scrittura di queste lettere è frutto della lettura in età giovanile del romanzo Herzog di Saul Bellow, premio Nobel per la letteratura nel 1976. Lo stile letterario dell’Autore, ha fortemente stimolato la mia fantasia di uomo giovane per la spigliatezza, la libertà di linguaggio, l’apertura mentale, per le situazioni piccanti e, spesso, per l’esplicito erotismo. Mi rendo ben conto che forse il lettore estemporaneo potrà restare perplesso di fronte alla miscellanea delle personalità rappresentate e provare, inizialmente, una forma di rigetto, ma mi auguro che dopo una rilettura, conoscendo meglio soggetti ed argomenti, possa trovare interesse e piacere. (l’Autore) Autore: Mario Gabassi Formato 15 x 21 cm - copertina a colori – 120 pp. in BN PREZZO 10 € MAGGIORI INFO :

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