ARTEMISIA N° 34 - Anno IX° - Ottobre / Dicembre - 2019
o n n A IX° temisia r A i d ... in questo numero ... CAMBIAMENTO CLIMATICO LE MUMMIE DI FERENTILLO CHI È BAPHOMET? IL FAMIGLIO HALLOWEEN 2 NOVEMBRE E LE TRADIZIONI IN ITALIA IS ANIMEDDAS, LA FESTA DEI MORTI IN SARDEGNA IL NATALE E I SUOI SIMBOLI L’ALBERO DI NATALE IL CAPODANNO SABBA ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...
Speciale * * LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN
Anno IX° N°34 Ottobre Dicembre 2019
IN QUESTO NUMERO... Entriamo nell’Ottavo Anno di Artemisia, il tempo scorre velocemente! Presentiamo un numero ricco di argomenti molto interessanti. Parleremo delle Mummie di Ferentillo, del Famiglio, cercheremo di conoscere un simbolo innocuo come quello di Baphomet. Tratteremo del Cambiamento Climatico, per questo articolo vi invito a leggerlo con discernimento, in modo tale da non fraintendere l’argomento e i quesiti posti dal suddetto articolo. In questo numero dedichiamo la rubrica “Dossier” a due festività molto significative, Halloween (e la festività dei morti) e il Natale. Faremo un excursus per comprendere meglio queste ricorrenze, conoscerle e smentire alcune faziosità, per esempio la falsità che Halloween sia una festa satanica, anzi tutt’altro. Conosceremo il simbolismo del Natale, le sue origini e quelle dell’Albero di Natale. Sempre per far chiarezza su Halloween, dedichiamo uno “Speciale” al progetto “Le vere origini di Halloween”, un progetto lodevole che ogni anno in questo periodo si prodiga a fare giusta e corretta informazione su questa innocua festa. Che dire, come al solito offriamo gratuitamente una rivista ricca di articoli, argomenti e spunti da approfondire. Grazie a tutti voi per il vostro affetto!
Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:
italus.info@gmail.com
Tommaso Dorèl Direttore di Artemisia
Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.
SOMMARIO • ITALUS COMUNICA............pag.3 • FORUM .........................pag.13 Il tempo............................. pag.13 Come è nato il Calendario Gregoriano ........................................ pag.14 Ogm? no grazie! .................pag.16 Il cambiamento climatico .....pag.17 Il mistero delle mummie di Ferentillo ........................................ pag.23 • Speciale ........................pag.27 Le Vere Origini di Halloween....pag.27 • DOSSIER .......................pag.31 Ognissanti ..........................pag.31 Halloween ..........................pag.32 Il ritorno degli oltrepassati ....pag.36 2 novembre, la festa dei morti e le tradizioni in Italia .................. pag.38 Le tradizioni in Italia ............pag.39 Is animeddas, la festa dei morti in Sardegna ............................. pag.41 Il solstizio d’Inverno e l’elaborazione dell’anno .............................. pag.42 Sol Invictus ........................pag.43 Il Natale, e i suoi simboli ......pag.44 L’albero di Natale ................ pag.48 Il Capodanno ......................pag.50
• SOPHIA .........................pag.53 Chi è Baphomet (bafometto)? .pag.53 Il Fuoco purificatore ............ pag.55 Il Famiglio ..........................pag.58
• WICCA ..........................pag.59 Esbat della Luna piena dele Foglie .... ........................................... pag.59 Esbat della Luna della Neve ....pag.61 Esbat della Luna Fredda......... pag.63 Preparativi per Samhain ....... pag.65 Sabba di Samhain ...............pag.67 Preparativi Solstiziali............ pag.69 Sabba del Solstizio d’Inverno . pag.72
• Consigli per la Lettura .......pag.73
Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, noi non pontifichiamo ma comunichiamo, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri lavori. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente.
ITALUS COMUNICA Iniziamo un Nuovo Anno Associativo! Anche quest’anno la ITALUS offre il suo ciclo di WORKSHOP. Ogni Workshop prevede una parte teorica alternata da pratiche esperienziali, il tutto seguito da professionisti certificati (che conoscono gli argomenti trattati). I parteciparti ad uno o più dei seguenti workshop avranno la possibilità di accedere ai relativi Corsi di approfondimento. Ecco la nostra Programmazione per questi mesi Autunnali: - Workshop: Ottobre “la magia del sale”; Novembre “armonia e benessere in casa”, Dicembre “la Wicca”. - Rituali: Settembre celebrazione dell’Equinozio d’Autunno; Ottobre Esbat della Luna Piena, sempre ad Ottobre l’evento pomeridiano dedicato ad Halloween e Samhain; Dicembre celebrazione del Solstizio d’Inverno. -Infine dal 10 Settembre fino ai primi di Dicembre sono aperte le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com Per maggiori Informazioni sui nostri Corsi: www.spiritualbenessere.blogspot.it Che dire, abbiamo molte cose da offrire e proporre! Inutile dilungarsi, riceviamo molto affetto e apprezzamento da parte vostra, questo ci rincuora e ci dona la giusta carica per offrire i nostri eventi e servizi. Ringraziarvi ad uno ad uno sarebbe impossibile, ma cerchiamo di ricambiare la vostra attenzione con i nostri eventi e servizi, coccolandovi e accogliendovi sempre con gentilezza e umanità. Speriamo che anche quest’anno sarete numerosi! Che quest’ultimi mesi dell’anno siano fruttuosi per tutti. Ogni bene! www.italus.info italus.info@gmail.com
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ITALUS COMUNICA
ITALUS E I SUOI PROGETTI ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum
CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale. Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html
ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it
ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/
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Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/
PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/
ITALUS COMUNICA
SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona.
ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite! Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it
SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it
I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html
CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it
GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it
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L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it
L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali.
ITALUS COMUNICA
SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate.
Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it
SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Settembre 2019 / Dicembre 2019 Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter
www.italus.info
Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com oppure Telefonate al: 350 0457148 *** *** ***
WORKSHOP: Ottobre “la magia del sale”; Novembre “armonia e benessere in casa”, Dicembre “la Wicca”. RITUALI: Settembre celebrazione dell’Equinozio d’Autunno; Ottobre Esbat della Luna Piena, sempre ad Ottobre l’evento pomeridiano dedicato ad Halloween e Samhain; Dicembre celebrazione del Solstizio d’Inverno. * Ovviamente in programma vi sono anche i rituali dei solstizi ed equinozi, a febbraio la nostra giornata della memoria pagana, in primavera le nostre visite guidate, e altro ancora che verrà aggiunto durante l’anno. * Da Settembre ai primi di Dicembre sono aperte le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info al seguente link: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com * Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info
E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl
TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum
Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1
* Readazione * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it
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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info
FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl
E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com
YOUTUBE: http://www.youtube.com/user/ITALUSassociazione/videos
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TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum
*** *** ***
ARTEMISIA
Anno IX°, N° 34 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.
Ottobre / Dicembre 2019 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:
Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info
Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it
Tommaso Dorel REDATTORI:
Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.
ITALUS COMUNICA
CONTATTI
GRAFICO - Art Director:
E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com
Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)
*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com
E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com
Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.
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FORUM IL TEMPO
Del tempo sappiamo molto poco, è uno di quegli argomenti su cui è difficile dare delle esatte definizioni. Ma cos’è per noi il tempo? Secondo gli astrofisici, si ritiene che prima dell’inizio (del Big Bang / origine dell’Univero così come lo conosciamo, circa 13.770.000.000 miliardi anni fa) non c’era spazio e ne tempo. A causa dell’influenza della luna e del sole sulle maree, il giorno solare si allunga di 1,7 microsecondi ogni secolo, e di conse-
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guenza la rotazione della Terra rallenta. Quando c’erano i dinosauri un giorno durava 23 ore. Le giornate, infatti vanno allungandosi, si stima che tra circa 140 milioni di anni un giorno solare durerà 25 ore. La percezione del tempo varia notevolmente in tutto il mondo: ad esempio, gli americani di solito pensano di essere sempre in orario, e che ad un appuntamento si possa tranquillamente arrivare 5 minuti dopo. I mediorentali, considerano sempre un quarto
d’ora in più. Dei recenti studi cerebrali hanno dimostrato che nel momento in cui i nostri occhi passano da un punto all’altro, la nostra percezione del tempo torna leggermente indietro (si parla di millesimi di secondi), e così il nostro cervello riempie quel vuoto facendovi credere che il secondo passato sia stato più lungo. Secondo un recente studio, si preferisce attendere qualche minuto in più in una fila più lenta, piuttosto che sceglierne una più veloce: sentirsi sotto pressione,
L’Unione Sovietica sperimentò settimane con 5 e 6 giorni tra il 1929 e il 1931, l’esperimento, però, fallì miseramente, e nel 1940 furono totalmente ripristinate le settimane da 7 giorni. Più è denso il campo gravitazionale, più è lento il passare del tempo. Ciò significa che nei posti più alti, come in aereo, i secondi saranno molto più lunghi.
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talvolta, può risultare insopportabile. Un recente studio ha preso in esame diverse persone a cui gli hanno fatto ascoltare diversi tipi di musica: pare che il tempo, per loro, passasse più lentamente nel momento in cui ascoltavano la loro musica preferita. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che le persone prestano una maggiore attenzione alle cose che preferiscono, e ciò dunque può rallentare la loro percezione del tempo. Il tempo passa più lentamente, quando combattiamo contro i nostri istinti.
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COME È NATO IL CALENDARIO GREGORIANO Il 4 ottobre 1582 entrava in vigore il calendario gregoriano, che ancora oggi usiamo in quasi tutto il mondo. In quel 4 ottobre la gente sperimentò, andando a dormire, un vero e proprio viaggio nel futuro. I giorni compresi tra il 5 e il 14 di ottobre del 1582 furono infatti letteralmente cancellati dal calendario, ci si risvegliò la mattina seguente che era già il 15 dello stesso mese. Tutta colpa dell’introduzione del calendario gregoriano. Il 1582 durò di fatto 10 giorni in meno. Questo lasso di tempo fu dichiarato non esistente da Papa Gregorio XIII, che voleva con questa riforma superare lo sfasamento tra il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. e utilizzato fino ad allora, e l’andamento dell’anno solare,
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nei confronti dei quali si era, in quel momento, in ritardo. L’anno solare, infatti, dura precisamente 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi e non soltanto 365: il non aver tenuto conto, per secoli, di questo “scarto” aveva fatto cadere l’equinozio di primavera, così come segnato dalle meridiane, l’11 marzo, 10 giorni prima di quanto previsto dal calendario. E di conseguenza anche la data stabilita per la Pasqua che cade la domenica successiva alla prima Luna piena di primavera – sballava. Per recuperare il tempo perduto fu allora presa questa misura, con la bolla papale “Inter ravissimas”, frutto di un lavoro di quattro anni in accordo con il medico Luigi Lilio e l’astronomo Cristoforo Clavio. Il nuovo calendario
gregoriano era molto simile al precedente (con anni di 365 giorni e uno bisestile ogni 4), con la differenza che furono soppressi i bisestili degli anni centenari non multipli di 400. Il rapporto coi calendari, però, è sempre stato difficile. Andavano ciclicamente aggiustati. Quello che avvenne con Gregorio XIII successe anche 1500 anni prima, con Giulio Cesare: nel 46 a.C. Cesare incaricò l’astronomo alessandrino Sisogene di rimettere in pari le date rispetto alle stagioni (l’equinozio primaverile cadeva… all’inizio dell’inverno). Si stabilì che il 46 a. C. avesse 445 giorni; il caos precedente era tale che quello fu detto “ultimus annus confusionis”. Sisogene definì un anno di 365 giorni, con un anno bisestile ogni 4: era il calen-
dario giuliano. Dapprima entrato in vigore nei paesi cattolici come Italia, Spagna e Portogallo, il calendario gregoriano è ora per la sua praticità in uso in gran parte del mondo. Oggi il calendario gregoriano è diffuso quasi ovunque, ma la sua accoglienza - soprattutto nei Paesi non cattolici - fu molto lenta. Spagna, Portogallo e Italia l’adottarono subito. Germania e Olanda nel 1700, l’Inghilterra soltanto nel 1752 e la Cina nel 1912. Oggi soltanto Etiopia, Nepal, Iran e Afghanistan hanno un calendario diverso; altri Paesi come India, Bangladesh, Israele, Pakistan e Burna accostano un calendario locale a quello gregoriano. Lorenzo Lucanto
Oggi gli OGM non mostrano alcun beneficio per i consumatori e gli agricoltori, ma solo per l’industria biotech. Le multinazionali che producono OGM brevettano e vendono semi transgenici e sostanze chimiche collegate, in cambio di problemi e quesiti irrisolti per l’ambiente e la sicurezza alimentare. Non è raro che gli OGM vengano presentati come il rimedio per la fame nel mondo o come un passo verso un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. In realtà, gli organismi geneticamente modificati non sono altro che una sfaccettatura di un settore agricolo di stampo industriale, in cui l’uso di erbicidi e pesticidi è molto diffuso. Inoltre, il rilascio di OGM nell’ambiente comporta notevoli rischi, come la perdita di biodiversità, e molti altri addirittura imprevedibili. Greenpeace si batte da anni con-
tro il rilascio in ambiente degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), perché sono portatori di troppi rischi per permetterne la diffusione. Sono un pericolo per l’ambiente, comportano rischi per la salute e minacciano gli equilibri economici e sociali. Sollevano, inoltre, questioni etiche che non sono state sufficientemente discusse. Greenpeace si oppone alla coltivazione di OGM in campo aperto. Perché è una fonte di inquinamento genetico. Perché minaccia
la biodiversità. Perché inevitabilmente contamina le coltivazioni tradizionali e biologiche. Greenpeace non si oppone invece alla ricerca in un ambiente confinato (laboratorio), in particolare in campo medico. Noi non siamo contro la ricerca o il progresso. Noi sosteniamo una scienza che sia a vantaggio di tutti e che rispetti l’ambiente. Gli OGM arricchiscono soltanto grandi aziende come Monsanto e Bayer. Gli organismi geneticamente modificati non hanno un rendimento superiore a quello delle colture tradizionali. Non sono più sicuri e non resistono alla siccità. Impoveriscono ulteriormente i piccoli agricoltori, standardizzando le pratiche agricole e minacciando la biodiversità. Oggi rischiamo di ritrovarci gli OGM in tavola perché ci è stato negato il diritto di conoscere quale siano gli ingredienti geneticamente modificati presenti nella catena alimentare. Ai consumatori viene negato il diritto di poter scegliere. Gli OGM permettono a una piccolissima minoranza di decidere sul resto dell’umanità. Fonte: Greenpeace
FORUM
OGM? NO GRAZIE!
Valeria Dosa
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FORUM
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
L’umanità ha da sempre percepito i cambiamenti climatici che si sono manifestati durante la sua storia. Solamente a partire dal XVII secolo, con l’introduzione delle misure strumentali meteorologiche, l’uomo ha potuto quantificare tali mutamenti, almeno a scala locale e regionale. Per una visione globale dei cambiamenti climatici, in realtà, si dispone di strumenti attendibili solo dalla metà dal XIX secolo. Spesso si legge di animali in via di estinzione o di ghiacciai che si stanno sciogliendo, considerandoli problemi che non ci appartengono direttamente. Questo perché, forse, non si conoscono bene le conseguenze di tali mutamenti. Basti pensare ai ghiacciai dell’Himalaya, ghiacciai che potrebbero non esistere più nel 2100, e che alimentano
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dieci grandi fiumi in Asia, dal Gange al Mekong, passando per il Fiume Giallo. È doveroso comprendere, dunque, che parlando dello scioglimento dei ghiacciai, si deve automaticamente trattare della possibile futura assenza di uno dei beni fondamentali per la vita dell’uomo, l’acqua, che crediamo sia un bene che durerà per sempre, ma che, in realtà, già scarseggia. L’assenza di questo elemento minaccia la produzione agricola, dipendente ovviamente dall’irrigazione, e pone, dunque, il rischio di un’insicurezza alimentare e di conseguenza una crisi geopolitica e sociale. MA IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO. COME VI REAGIAMO È UNA QUESTIONE DI CULTURA. Oggi disponiamo di indizi e modelli di calcolo sufficienti a farci
ritenere che sia il riscaldamento globale, sia la sua natura antropica siano molto verosimili. Più difficile è stabilire fino a che punto la componente antropica incida. I passaggi da periodi freddi a periodi caldi hanno provocato sconvolgimenti epocali, abbassamenti e innalzamenti di mari, scomparse di specie vegetali e animali. Dopo l’ultima glaciazione, il riscaldamento globale provocò l’estinzione non solo del mammuth e del bue muschiato, bensì del 99 per cento delle specie di grossa taglia. Invece una specie che era già comparsa in precedenza, proprio in seguito a questo eventi, riuscì a imporsi con grande successo: l’uomo. Sorsero le prime città che avrebbero in seguito costituito la base della civilizzazione. In Asia, 3-4 mila anni fa, le tem-
FORUM perature calarono a lungo e in un arco di tempo relativamente breve, innescando carestie, migrazioni, guerre. Le popolazioni risposero, più o meno inconsapevolmente, con ciò che potevano e sapevano fare: intensificarono i commerci, favorirono la pastorizia e con la pratica finirono col selezionare coltivazioni più resistenti al freddo. Queste dinamiche sono state studiate e comprese anche grazie a un modello che permette di ricreare l’andamento del clima da 5.000 a 1.000 anni fa. È possibile che in Asia il perdurare di queste condizioni climatiche abbia favorito lo sviluppo della Via della Seta. Secondo la ricerca, quando il clima si è raffreddato le popolazioni sono migrate, oppure hanno sviluppato commerci e pastorizia. Fino a circa il 6400 a.C. il Mar Nero era un enorme lago di ac-
qua dolce un centinaio di metri più in basso del Mediterraneo. Quest’ultimo crescendo di livello a causa dello scioglimento dei ghiacci, ha premuto sul Bosforo fino a sfondarne l’ultima barriera cominciando a riversarsi nel sottostante Mar Nero con un sistema di decine e decine di cascate come quelle del Niagara, provocando un rombo infernale udibile probabilmente a centinaia di chilometri di distanza. Col che si spiegano sia il mito dell’arca di Noè sia perché i resti archeologici dei villaggi rivieraschi si trovino sotto svariati metri d’acqua. Il clima più caldo permette all’uomo di passare da caccia e raccolta all’agricoltura, dando il via alla rivoluzione neolitica (qualcuno l’ha paragonata alla rivoluzione industriale) e quindi a un sistema di vita più sicuro, sedentario anziché nomade. Stiamo parlando di periodi in cui il Sahara era ricoperto da una vegetazione rigo-
gliosa, visto che l’inaridimento è datato all’incirca 5 mila anni fa. Il clima comincia a scaldarsi all’epoca dell’imperatore Augusto e non è un caso che l’Impero Romano si sia espanso prima a sud e poi, grazie alle temperature più alte, verso nord. D’altra parte che ci sarebbero andati a fare i romani fino in Scozia se fosse stata sotto un crostone di ghiaccio? Il fatto che i valichi alpini siano sgomberi dalla neve permette alle legioni di valicarli e conquistare la Gallia, la Germania, la Raetia e il Noricum. Si calcola che in quel periodo estremamente favorevole la popolazione mondiale abbia raggiunto i 300 milioni di persone, con punte in Cina e in India. Un livello simile sarà raggiunto solo un millennio dopo, durante il periodo interglaciale del Basso Medioevo. Al contempo in Oriente si scatena la siccità e gli ingegnosi si-
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FORUM stemi di irrigazione che rendono possibile l’attività agricola rimangono a secco: nella penisola arabica vengono abbandonate seicento aree di insediamento. Le popolazioni agricole diventano preda dei popoli nomadi: gli arabi. Gli inverni cominciano a diventare più freddi e umidi attorno al 250 d.C. e il clima rimane freddo fino al IX secolo. I ghiacciai si estendono e il limite della vegetazione arborea sulle Alpi si abbassa di duecento metri. Dei 15 milioni di abitanti che ha l’Europa nel VI secolo, ne rimane poco più della metà. Vengono abbandonati numerosi insediamenti, e questo non si spiega soltanto con le guerre: un buon insediamento rimane anche quando gli abitanti cambiano. Invece la vegetazione ricopre tutto e l’analisi dei pollini rivela un decadimento generale dell’agricoltura.
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L’Alto Medioevo è un periodaccio, le cronache di Gregorio di Tours, nel VI secolo, parlano di piogge, temporali, nevicate e gelate, inondazioni, carestie. I lupi assalgono greggi e viandanti. Inverni gelidi, inondazioni primaverili, estati aride, causano carestie e fame. Se l’inverno è lungo, non si riescono a nutrire in modo adeguato gli animali da lavoro, quando l’estate è torrida, il grano si secca, se è troppo umida, marcisce. Compare la lebbra, la malattia da denutrizione del medioevo europeo. Tra il 1000 e il 1330, cambia tutto, talvolta fa più caldo che ai nostri giorni. Le cronache parlano di sepolture in Islanda e Groenlandia in aree dove fino al XX secolo inoltrato regnerà il permafrost. Alla fine dell’interglaciale del Basso Medioevo si ha un raffreddamento che raggiunge il suo apice negli anni quaranta del
Trecento. Naturalmente ci sono alti e bassi: la laguna di Venezia ghiaccia nel 1118, ma poi di nuovo soltanto oltre cent’anni dopo, nel 1234. Nell’estate del 1022 a Norimberga si registrano decessi per il caldo. La linea della vite si sposta ancora più a nord rispetto ai tempi dei romani: si piantano vigneti sulle rive del Baltico, in Inghilterra, nella Scozia e nella Norvegia meridionali. La popolazione si espande, i terreni vengono dissodati. La superficie dei boschi in Europa centrale scende dal 90 per cento del territorio ad appena il 20 per cento (oggi è al 30 per cento). Si colonizzano l’Islanda e la Groenlandia. Ma in Islanda l’eruzione del vulcano Hekla nel 1104 dà il via a un millennio di miseria: soltanto nel XX secolo l’isola tocca gli 80mila abitanti che aveva nell’XI. Nell’estremità meridio-
FORUM nale della Groenlandia si insediano 450 fattorie. La piccola era glaciale comincia tra il Due e il Trecento e dura fino al XIX secolo: il ghiaccio avanza, l’agricoltura si ritira, le carestie indeboliscono la popolazione, si scatenano le epidemie. La più mortifera è la peste nera nel 1348 che uccide dalla metà a un terzo della popolazione in varie aree d’Europa. Parecchie città dell’Italia centrale torneranno ai livelli di abitanti pre peste nera soltanto negli anni Sessanta del Novecento. Tra il 1548 e il 1648 le relazioni dei provveditori veneziani a Creta (l’isola rimane veneziana dal 1204 al 1669) denunciano lunghi periodi di siccità. In un anno su quattro non cade una goccia d’acqua né in primavera né in estate, con effetti devastanti sull’agricoltura (nel XX secolo non si verifica mai un caso del genere). Un inverno su cinque, di contro, presenta nevicate straordinarie,
freddo intenso e piogge così abbondanti che non era possibile seminare fino a primavera. Nel 1601 i contadini di Chamonix si disperano perché un ghiacciaio seppellisce due villaggi e ne minaccia un terzo. Gelano i laghi alpini, gela la laguna di Venezia, gelano i fiumi. Sul Tamigi gelato si tengono feste, si approntano chioschi con cucina. Nell’inverno del 1491 si organizza un torneo di cavalieri sul Canal Grande gelato, a Venezia. In Francia gli inverni freddi provocano un aumento del prezzo del grano che culmina in un anno particolarmente significativo: il 1789. Nell’Ottocento abbiamo dati ancora più precisi: i lunghi inverni grigi provocano l’aumento delle depressioni e dei suicidi. Il freddo provoca l’arrivo di una nuova malattia, il colera, che si affaccia all’Europa, provenendo dall’India, negli anni Trenta dell’Ottocento.
OGGI CI RITROVIAMO IN UNA FASE DI RISCALDAMENTO, ANCHE SE NON ANCORA TRA I PERIODI PIÙ CALDI. Non abbiamo ancora raggiunto le vette di caldo del Basso Medioevo, non sappiamo se le raggiungeremo, né sappiamo con certezza in che misura l’attività umana contribuisca. Sappiamo che lo fa sicuramente nei micro eco-sistemi, ma non siamo in grado di capire fino a che punto può contribuire a livello planetario. Sappiamo anche che dovremmo fare qualcosa per limitare le emissioni di anidride carbonica di origine antropica, ma non sappiamo come farlo, infatti le energie rinnovabili hanno anche loro un impatto sull’ambiente e sul paesaggio (per esempio l’eolico, oltre a rovinare il paesaggio può disturbare le rotte migratorie degli uccelli, i pannelli solari contengono materiali speciali che richiedono un’attenta smaltizione quando questi si degradano).
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Studiare la storia del Clima terrestre ci fa comprendere, anche, che questi cambiamenti coincidono con i maggiori cambiamenti nella società umana. Il cambiamento climatico ha trasformato la capacità delle popolazioni di assicurarsi il cibo. Ad altitudini maggiori, per esempio, il cambiamento climatico è stato più intenso. In alcune regioni gli agricoltori sono stati costretti a rinunciare alla saggina e al miglio a favore di colture come il grano e l’orzo, ma la transizione non è stata né rapida né indolore, sono infatti documentate grandi carestie, e conflitti dovuti alle migrazioni verso regioni con maggiori risorse. Quei cambiamenti climatici sono quindi anche il motore delle innovazioni di determinati periodi storici. Le crisi sono una opportunità per un cambiamento culturale e per l’innovazione. Se è vero che è in atto un riscaldamento globale, è vero anche che molti autorevoli scienziati e climatologi, specie coloro che studiano e non speculano sull’argomento con la pubblicazione di libri e teorie che spesso risultano infondate, questi scienziati, non hanno delle soluzioni e nemmeno tutte le risposte sull’origine di questo ciclico cambiamento climatico (anche se alcuni iniziano a credere che sia dovuto all’attività solare). Si può sostituire il petrolio con il bio carburante, ma questo sarebbe dannoso quanto l’uso del petrolio, infatti l’uso del biocarburante richiede il disboscamento delle foreste per poter ricavare le piantagioni adatte (soia o mais per esempio), utili per estrarre il bio carburante. D’altronde i motivi principali che portano alla distruzione delle
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foreste sono: il bisogno di nuovi terreni da coltivare (specie per il consumo agricolo e della soia), il bisogno di terreni per l’allevamento e non per ultimo, il bisogno di nuovi terreni per la produzione di energia pulita (sembra assurdo ma è così, il bio-carburante). Per concludere, è un bene che l’uomo cambia stile, che riduca i suoi consumi e incomincia a rispettare e tutelare l’ambiente, la biodiversità e il pianeta tutto, ne gioverebbe lo stile di vita umano e la salute. Bisogna cambiare, ridurre i consumi, e se l’allarmismo serve ad aumentare la sensibilità umana verso il pianeta, allora ben venga. Ben vengano persone come Greta, ma pensare che questo problema possa essere affrontato solo con scioperi, promesse, parole, o continuare con l’essere sensibili in teoria o sui social network, ma poi nel quotidiano continuare a consumare e a non riciclare, a non diminuire i consumi, ecco, se tutto questo si ferma alle sole e inutili parole allora siete degli sciocchi, degli stupidi. D’altronde Greta non sta affermando delle novità, non sta dando nemmeno soluzioni innovative, infatti è dagli anni ‘70 del novecento che gli scienziati (quelli seri) ci avvertono di questo riscaldamento, pur non avendo risposte certe sulle cause, ma certamente la società umana odierna deve cambiare, almeno per tutelare il Pianeta tutto e garantire che questo cambiamento climatico non abbia impatti troppi devastanti o irrimediabili. Sempre negli anni ‘70 si viene a formare un nuovo pensiero, una corrente filosofica, quella che
oggi è definita Ecosofia. Ed è in questa filosofia che forse c’è la soluzione. Il filosofo e alpinista norvegese Arne Naess (Oslo 1912-2009) fu il primo, nel 1972, ad usare il termine di “Ecosofia”, oggi lui è considerato il fondatore di questo movimento filosofico L’Ecosofia (a volte denominata anche Ecologia Profonda) è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore distaccato e particolare, ma la considera completamente parte della Natura, la Terra è vista come l’Organismo a cui apparteniamo. L’Ecosofia ha solo otto principi basilari: 1- Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo. 2- La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé. 3- Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali. 4- La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione.
lo è quantitativamente. 8- Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari. Ora, al di la del “Greta si” o “Greta no”, al di la se vogliamo credere a complotti o meno, se crediamo che il clima stia cambiando o meno, se siamo in pericolo oppure no. Al di la della nostra visione, per lo più spesso limitata al nostro quartiere, infatti non è semplice avere una visione complessiva del problema. Al di la delle nostre posizioni, basterebbe che ognuno di noi adottasse realmente questi 8 principi dell’Ecosofia, principi molto
semplici e alla portata di tutti. Se solo adottassimo la visione dell’Ecosofia vivremmo sicuramente in un mondo migliore, più sereno e più salutare. Per cui, provate per una settimana a essere fedeli a questi 8 principi dell’Ecosofia, provateci, tentar non nuoce, star fermi e non far nulla invece nuoce gravemente.
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5- L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente. 6- Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale. 7- Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che
DOBBIAMO CAMBIARE PER EVITARE CHE QUESTO CAMBIAMENTO SIA CAUSA DI EPIDEMIE, GUERRE, CRISI SOCIALI E GEOPOLITICHE.
Arved
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IL MISTERO DELLE “MUMMIE” DI FERENTILLO
Umbria. Non è solo la terra di Santi e di leggende, ma anche una terra che nasconde una realtà mistica e misteriosa. Siamo a Ferentillo, dal latino “ferentum illi”, ovvero, quelli di Ferento, nella suggestiva Valnerina, fra i monti, alle porte di Terni. I due Castelli, con le rispettive rocche silenziose e decadenti, quello di Precetto e quello di Mattarella, proteggono il borgo di origine longobarda, che si estende alle loro spalle. I resti delle mura medievali segnano il passare del tempo e la storia di questo luogo suggestivo. Ciò che però attrae l’attenzione è nascosto in una piccola chiesetta, tra i vicoli stretti del paese: la
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chiesa di Santo Stefano, con la sua facciata quadrata. Si accede seguendo una stradina acciottolata, con gradini in pietra. La chiesetta si trova nella piccola piazza, a metà strada dalla cima del monte dove sorge l’antica rocca, o meglio, quello che ne rimane.
L’editto di Napoleone, Saint Cloud, oltre alla sepoltura fuori dai centri abitati, prevedeva e imponeva anche la riesumazione dei corpi che erano stati sepolti nelle chiese. La chiesa di Santo Stefano faceva parte di una delle tante chiese che ospitava sepolture.
La cripta della chiesa di Santo Stefano è uno di quei luoghi non convenzionali che si possono incontrare in questa regione. Un luogo magico, macabro, fuori dal tempo. La storia di questa chiesa, diventata museo, risale ai primi dell’800 quando, anche qui, venne proibita la sepoltura dei morti all’interno delle mura cittadine.
LA SCOPERTA DELLE MUMMIE La chiesa di Santo Stefano, nel piccolo borgo di Precetto, fu fatta costruire su richiesta della famiglia Cybo, Signora di Ferentillo (dalla fine del XV secolo fino al 1730) verso la fine del Quattrocento. Venne edificata sopra i resti di una chiesa medievale pre-
esistente, datata XII secolo, che venne sfruttata come base per costruire la nuova. La cripta all’interno, venne ricavata proprio tra le due chiese e utilizzata come spazio sepolcrale, dal XVI secolo fino all’ultima sepoltura che avvenne il 18 maggio 1871. Oggi, oscura e sinistra, divisa in due navate da pilastri, ospita una particolare collezione. All’epoca le sepolture avvenivano a contatto con la terra, ma qui accadde qualcosa di inspiegabile, ancora oggi. Quando le salme furono riportate alla luce, nel XIX secolo, ci si trovò di fronte ad uno scenario strano ed insospettabile. Tutti i corpi avevano subito un processo di mummificazione naturale. I corpi erano stati seppelliti lungo l’intero perimetro delle mura, avevano conservata intatta la pelle di colore giallo ocra, e alcuni
anche barba, capelli, denti. Alcune mummie furono trovate persino con indosso i vestiti, intatti. Una leggenda vuole che il terreno di riporto che copriva i corpi, provenisse dalla Terrasanta. C’è chi gridò al miracolo, chi all’opera del demonio, ma gli scienziati presero subito molto seriamente questo fenomeno, da studiare e capire.
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chiesa nel cuore verde del nostro Paese. Già a fine secolo, dopo la scoperta, si occupò del caso l’Accademia dei Lincei. A seguire molti altri, anche oltre oceano. Sono state condotte analisi chimiche del terreno con tecniche all’avanguardia e usata una strumentazione sofisticata. Ciò che ne è emerso è che la spiegazione più probabile è che sia dovuto ad un fenomeno naturale. Il contatto dei corpi con il terreno ha innescato un essiccamento e successiva conservazione ottimale. Questa condizione sembra dovuta alle caratteristiche fisiche del luogo. Il suolo sotto la cripta sembra attrarre l’acqua, ciò avrebbe favorito il processo di disidratazione dei corpi. Come compensazione è un ambiente particolarmente ventilato per la presenza delle finestre aperte e questo avrebbe completato il processo che ha portato alla mummificazione. Dagli studi fatti sarebbe emerso anche un altro fatto che potrebbe aver partecipato al processo. Sembrerebbe che nel terreno dei microrganismi si sarebbero nutriti della materia decomponibile dei corpi portandoli più velocemente verso l’essiccazione, alla quale sembra abbiano partecipato
INTERESSE SCIENTIFICO L’interesse e la curiosità verso queste mummie, la cui età va da cinque a due secoli fa, scattò fin dalla scoperta sensazionale nella cripta. Era chiaro che alla loro origine ci fosse un singolare fenomeno naturale. Ma, perché proprio lì? Nel corso dei decenni furono molti gli studi che vennero condotti sul mistero della piccola
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FORUM anche altri fattori come la riscontrata presenza di micro funghi, l’alta percentuale di sali di calcio di cui il terreno è ricco avrebbe alterato il grado di acidità neutralizzando gli enzimi, ma anche presenza di argilla e calcare. Inizialmente il numero delle mummie che risultò perfettamente integro fu ventiquattro tra uo-
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mini, donne e bambini, ci sono anche dieci teste conservate e più di 270 teschi. Recentemente, durante alcuni spostamenti sono emerse altre dieci mummie. DI CHI SONO QUEI CORPI? Difficile ricostruire la storia, la vita, il vissuto e il motivo per il
quale si trovarono lì al momento della loro morte. Alcune esposte in posizione eretta, altre in teche trasparenti, altre in posizioni contorte Storie diverse e personali. Tra le tante mummie ce n’è una, donna, con accanto il feto di suo figlio nato morto, probabilmente. Una donna con indosso ancora il suo abito da sposa. Ci sono una coppia di cinesi, la leggenda vuole che fossero in viaggio di nozze e fossero lì in occasione del Giubileo del 1750, poi morti in seguito alla peste nera. Vi è anche una bara chiusa, all’interno della cripta. Sembra vi fosse il corpo di un uomo, un avvocato, morto accoltellato. Non fu esposto per rispetto di alcuni suoi discendenti che ancora vivono a Ferentillo. Ognuno di quei corpi ha una
FORUM storia. Essendo un piccolissimo borgo, alcune di quelle storie, almeno in parte, è stato possibile ricostruirne alcuni frammenti, di altre no, scivolando per sempre nell’oblio. Fuori, all’ingresso una scritta: “Oggi a me, domani a te. Io fui quel che tu sei, tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che il tuo fine è questo, e pensa pur che ciò sarà ben presto” Un chiaro riferimento alla ciclicità della vita mortale e della Natura. Curiosità? Fascino del macabro? Qualunque sia il motivo che spinge ad andare a visitare questo luogo, va fatto con il massimo rispetto. È un’esperienza toccante, che lascia addosso un senso di meraviglia e un brivido di turamento. Se si resta in silenzio e ci si abbandona alle sensazioni un
velo di inquietudine e misero ti avvolge. All’interno l’atmosfera è immobile, fa freddo e la luce è fioca, i neon girati verso le pareti. Loro sono protagonisti di un mistero senza spiegazione, come del resto lo è il senso della vita e della morte.
Fonti di riferimento: https://www.umbriaecultura.it › mummie-ferentillo-museo
Federica Baldi
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Le Vere Origini di Halloween
SPECIALE LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN La ITALUS Associazione Culturale Wicca, da anni sostiene il Progetto “Le Vere Origini di Halloween”. In questo “speciale” dedichiamo un ampio spazio all’operato di questo Progetto, sostenendo il suo impegno nel fare chiarezza su questa innocua e per nulla frivola festività. Grazie e felice Halloween. Il progetto “Le vere origini di Halloween” nasce nell’ottobre del 2013 dalla volontà di quattro studiose italiane: Monica Casalini autrice e articolista, Sarah Bernini autrice e artista, Chiara Rancati autrice e titolare del sito Sacre Radici, Luce M. co-fondatrice della rivista neopagana online Pimalaya. Lo scopo è quello di porre fine alle campagne discriminatorie sulla festa di Halloween e della sua controparte religiosa Samhain, e di far luce sulle origini della celebrazione che affondano le proprie radici nella nostra cultura nostrana, europea e italiana. Con il supporto di documenti storici e l’aiuto concreto di altri studiosi italiani, il sito e la pagina Facebook sono diventati meta fissa da parte di ricercatori, insegnanti, curiosi e di tutti coloro che vogliono approfondire le proprie conoscenze e condividere le proprie.
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Dopo i primi due anni di intesa attività e di grandi traguardi sul panorama nazionale, le promotrici del progetto debuttano in libreria con un libro interamente dedicato alla celebrazione di Halloween e alle sue sfaccettature sociali e spirituali, focalizzando l’attenzione sulle tradizioni italiane e sul folclore moderno.
Indirizzo ufficiale del progetto “Le Vere Origini di Halloween”: www.levereoriginidihalloween.it
Il libro si intitola “Le vere origini di Halloween, appunto, e raccoglie i testi scritti da 21 autori, studiosi e storici. E’ corredato da illustrazioni realizzate appositamente da tre artisti italiani ed è stato curato nell’edizione dalle quattro fondatrici del progetto. Il testo è suddiviso in quattro sezioni: storica, moderna, tradizionale italiana e psicologica; in questo modo il lettore viene letteralmente accompagnato in un ipotetico viaggio dall’antichità ai giorni nostri affinché comprenda l’importanza della festa in termini sociali e spirituali. Comprensione che naturalmente non va ricercata solo verso Halloween/Samhain, ma anche verso tutte quelle tradizioni che non conosciamo, ma che in qualche modo si affacciano al nostro quotidiano.
Le Vere Origini di Halloween
LE VERE ORIGINI DI HALLOWEEN è anche un libro !
Insomma un insegnamento più ampio al rispetto di tutto ciò che non fa parte - o che pensiamo non faccia parte - della nostra cultura. Dall’arcaica celebrazione dei defunti e del passaggio stagionale estate/inverno (Samonios o Samhain) vengono definite le situazioni socio-ambientali grazie alle quali la festività prese forma e si evolse nelle due forme che oggi conosciamo con i nomi di Halloween e di Ognissanti. Si giunge poi alla moderna celebrazione di Samhain nelle correnti neodruidiche e neopagane, in cui l’aspetto spirituale originale è ancora ben definito.
Si passa poi a osservare le tradizioni italiane che testimoniano la grande presenza della festa precristiana nel nostro territorio fino a tempi recentissimi e, in qualche caso, ancora presenti. Infine il lato psicologico spiega Il Libro è acquistabile su sito: al lettore perché Halloween non www.levereoriginidihalloween.it va demonizzata e tantomeno negata ai bambini e illustra l’importanza dell’affrontare il discorso del trapasso senza tabù.
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Le Vere Origini di Halloween
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Le Vere Origini di Halloween
DOSSIER OGNISSANTI
Le prime tracce di una celebrazione dei Santi sono attestate ad Antiochia e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste, tale festa era collocata il 13 maggio. La ricorrenza della chiesa occidentale potrebbe derivare dalla festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta appunto il 13 maggio del 609 o 610 d.C. da parte di
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papa Bonifacio IV. Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa tipicamente cristiana che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi. Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo, da qui poi la trasformazione in un giorno dedicato ai Santi. In seguito papa Gregorio III (731-741) scelse il 1º novembre come data dell’anniversario della
consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno, la festività di Ognissanti era ormai diffusamente celebrata in novembre e non più a maggio. Sarà nel’835 che il 1º novembre verrà decretato festa di precetto, da parte del re franco Luigi il Pio. Il decreto fu emesso “su richiesta
L’antropologo James Frazer, osservò che la festa di Ognissanti veniva già celebrata in Inghilterra il 1º novembre, ipotizzando che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cristiana con Samhain (o Sam Fuin), l’antica festa celtica della fine dell’Estate e l’Inizio della Stagione Invernale. Lo storico inglese Ronald Hutton ha messo in discussione que-
ste tesi, osservando come Ognissanti venisse celebrato da vari secoli in date discordanti nei vari paesi, inoltre, sempre secondo Hutton, non ci sarebbero prove che Samhain avesse a che fare coi morti, e la Commemorazione dei defunti iniziò a essere celebrata solo in seguito, nel 998. In effetti mancano fonti per identificare questa connessione tra Samhain e la festa di Ognissanti. Inoltre Samhain non è una festa dedicata ai defunti, essa anticamente indicava l’inizio della
stagione invernale, la conclusione di un ciclo, in particolare la fine della stagione Estiva. Sarà con l’avvento del Neopaganesimo, in particolare del neoceltismo, che Samhain diventerà anche una festività in ricordo degli antenati (forse un influsso del tradizionale giorno dei morti).
DOSSIER
di papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi”.
Rossella Vito
HALLOWEEN La parola Halloween deriva dal “All Hallows Eve”, cioè la notte di Ognissanti che sarebbe la vigilia del 1 Novembre (giorno per di Ognissanti). Tale data coincide con la festività celtica di Samhain, che presso gli antichi Celti segnava la fine dell’estate. I colori di Halloween possono essere così interpretati: l’Arancio ricorda il colore del grano mietuto, mentre il Nero ricorda il buio dell’inverno. Le tradizioni di Halloween si fanno risalire ai tempi in cui i Celti abitavano le isole britanniche. I Celti erano un popolo molto legato alla pastorizia e da una religione legata molto ai cicli della natura, dalle fonti sembra che appunto celebrassero il passaggio dall’estate all’inverno proprio nel periodo tra la fine di Ottobre
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DOSSIER e l’inizio di Novembre. Durante questo periodo, per la festività di Samhain si svolgevano grandi festeggiamenti e si salutava l’Estate e si cercava esorcizzare l’arrivo dell’inverno, auspicando un inverno mite e ringraziando le divinità per i frutti della stagione estiva. Secondo alcuni i Celti usavano illuminare la notte con delle lanterne, un modo per tenere a bada gli spiriti legati all’inverno, auspicando una stagione più mite, rischiarando la notte simulavano la luce solare (ormai molto ridotta). Seconda questa ipotesi e da qui che deriverebbe l’uso delle lanterne durante la festività odierna di Halloween. La festa di Halloween venne portata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fuggivano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria. Da allora Halloween è diventata una delle festività più famose dell’America. DOLCETTO O SCHERZETTO ? Anche questa usanza si fa risa-
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lire alla popolazione celtica, ma mancano fonti che ne testimoniano la veridicità. Si crede che alla fine dell’estate i contadini passassero per tutte le case del loro villaggio chiedendo un aiuto per affrontare il difficile periodo invernale, dato che non avrebbero più potuto contare sul proprio lavoro. Gli abitanti che si rifiutavano di dare loro qualcosa ricevevano in cambio delle maledizioni: venivano invocati demoni, spettri in modo da impaurire chi aveva osato non contribuire. Per evitare tutto questo la maggior parte degli abitanti del villaggio donava qualcosa ai contadini. Oggi sono i bambini con maschere di fantasmi, vampiri, lupi mannari e, sempre più frequentemente negli ultimi anni, di personaggi famosi nel cinema horror, ad andare di casa in casa a chiedere qualche caramella o dolcetto. I proprietari delle case preparano dolci, biscotti, caramelle, torte, monetine e piccoli regali da donare ai bambini. I bambini suonano alle porte e recitano la famosa frase: “trick-ortreat”? Cioè offrite
qualcosa (treat) o vi facciamo uno scherzetto (trick) come quello di attaccare con un filo al tubi di scappamento dei barattoli di latta, o lo scotch sul campanello ecc. JACK O’LANTERN Il simbolo più famoso di Halloween è una zucca, in cui sono stati intagliati gli occhi, il naso e la bocca, trasformandola in viso inquietante e a volte beffardo. Una leggenda narra che un giovane fannullone e scommettitore, a cui piaceva bere, Stingy Jack, una sera invitò il Diavolo in persona, a bere con lui e il Diavolo accettò. Jack propose allora una scommessa: disse al Diavolo che non sarebbe più riuscito a scendere da un albero. Quello sorrise e accettò, arrampicandosi su un albero lì vicino. Allora, veloce, Jack incise sulla corteccia una croce, che impediva al Diavolo di saltare giù. Con la vittoria in pugno, Jack propose al Diavolo un patto: egli avrebbe cancellato la croce, se lui si fosse impegnato a non tentarlo più. Il Diavolo accettò, e Jack lo fece
DOSSIER scendere cancellando il simbolo. Alla sua morte, Jack non fu accolto in Paradiso, per i suoi innumerevoli peccati. Ma, neppure all’Inferno, in memoria dello scherzo fatto al Diavolo. Rimase quindi a vagare sulla Terra. Tuttavia, il Diavolo donò a Jack una torcia che gli illuminasse la strada. Jack s’ingegnò a far durare più a lungo quella luce e la ripose in una cipolla svuotata (non una zucca). La tradizione vuole che Jack si aggiri qui e lì durante la notte di Halloween, facendosi luce con il tizzone del Diavolo. Da allora Jack fu soprannominato Jack O’Lantern (ma anche Hob O’Lantern, Fox Fire, Corpse Candle, Will O’ The Wisp). Quando gli irlandesi si recarono in America, avendo a disposizione le grosse zucche gialle, sostituirono le cipolle con le zucche, da qui l’usanza della zucca, ma inizialmente le lanterne erano di cipolle. IL GATTO NERO Altro simbolo tipico di Halloween è il gatto nero. La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha radici molto antiche: infatti, i gatti neri erano imbarcati sulle navi dei pirati, perché era-
no considerati più abili nel dare la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano considerati compagni diabolici delle streghe sia per il colore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i cavalli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra. Nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portato di fortuna. Il gatto nero aveva valenze religiose, infatti, era associato al culto di Iside, la Dea che aveva il proprio regno nella notte, magari è proprio questo il vero motivo della diceria sul gatto nero (un dei tanti modi per demonizzare l’antico politeismo). FANTASMI E SCHELETRI I fantasmi e gli scheletri sono il collegamento tra Halloween e la ricorrenza dei Mortiche cade il 2 Novembre. Oggi è molto diffusa l’idea della reincarnazione: in questo caso la morte non viene vista come una fine, ma come una parte del complesso ciclo della nascita, della vita e della morte.
Ma pochi decenni fa per molti era ancora inquietante la visione dello scheletro o la credenza nei fantasmi. PIPISTRELLI Il simbolo del pipistrello suscita inquietudini, nel folklore ormai è legato alle streghe. Questo è dovuto al fatto che questi animali volano di notte e dimorano in caverne buie, è un animale pressoché misterioso, sia per la sua morfologia che per le sue abitudini. Durante il Medioevo i pipistrelli vennero associati alle streghe quando si pensava che queste venissero aiutate da demoni con sembianze animalesche. Il sangue del pipistrello, insieme a quello del rospo, veniva utilizzato per la preparazione di pozioni magiche, almeno il folklore così ci racconta. Nel momento in cui le streghe vennero associate ad Halloween, anche i pipistrelli, e i simboli alle streghe associati, vennero collegati a questa festività. Oggi per Halloween si usano delle decorazioni a forma di pipistrello per rendere più suggestivi i luoghi in cui vengono tenute le feste.
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DOSSIER IL RAGNO Durante il Medioevo i ragni furono anch’essi associati alle streghe, che, secondo le credenze popolari, li utilizzavano per creare potenti pozioni. Questo non è assolutamente vero: creare pozioni con zampe di vedova nera è solo
un verso di una filastrocca e non ha alcun riscontro nella realtà. Solo i superstiziosi dicono che i ragni siano portatori di cattiva energia e capaci di far del male agli altri esseri viventi (umani compresi) anche solo con la loro vicinanza.
CONCLUSIONE Halloween è una festa particolare, piena di leggende e di inesattezze, in realtà trasforma tutto ciò che reca timore, mistero o inquietudine in un grande divertente gioco, quasi a voler esorcizzare e ridere delle paure umane. Ecco che le zucche con il loro ghigno illuminano la notte scacciando in un certo senso la paura del buio, mentre simboli come lo scheletro, i fantasmi, i pipistrelli o i ragni diventano strumento di scherzi, quasi a voler ridere di ciò che si teme. Halloween alla fin fine è una parodia delle paure umane, quasi simile al Carnevale (che simula il caos prima della rinascita primaverile). Halloween esorcizza il timore ancestrale umano, dell’ignoto e della morte, e come abbiamo visto niente richiama al diavolo, nulla di satanico vi è in essa, anzi semmai Halloween lo scaccia il male. Leron
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Tornano per dissetarsi e nutrirsi, per allontanare le malvagità o per giocare a carte. Per assistere alla messa o recitare il rosario lungo le vie del paese. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti, nelle diverse zone d’Italia. Tutte, comunque, hanno una ispirazione di fondo: quella di sentire sempre vicino il mondo dei morti. Ripopolano le vie del paese, fanno visita ai vivi, si presentano in casa durante la notte. Tante sono le credenze legate al ritorno dei defunti nel mondo terreno. Nelle più diverse culture spesso i morti si riaffacciano alla realtà quotidiana per nutrirsi o per assistere alla messa, per dissetarsi o per andare in pellegrinaggio. Si tratta di credenze legate, innanzitutto, all’idea che la vita e la morte sono comunque, sempre, inevitabilmente legate. Ma non solo: rappresentano anche il modo, per i vivi, per continuare a mantenere
forti legami con i propri defunti. E per sentirli più vicini. DI NOTTE, PER ASSISTERE ALLA MESSA Una leggenda particolarmente diffusa è quella che narra che, durante le ore notturne, i morti si radunano in chiesa per sentire la loro messa, la cosiddetta “messa dei morti”. E se qualcuno entra in chiesa mentre si celebra questa funzione, corre il pericolo del contagio di morte. In Abruzzo, si ricorda questo dettagliato racconto, segnalato soprattutto nelle zone rurali attorno a Pescara: una fornaia, alzatasi di buon’ora, andava ad accendere il forno. Nel passare davanti ad una chiesa, che vide illuminata, pensò che si stesse celebrando la messa e vi entrò. La chiesa era illuminata e piena di gente. Inginocchiatasi, una sua comare,
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IL RITORNO DEGLI OLTREPASSATI
già morta, le si avvicinò dicendo: “Comare, qui non stai bene, va’ via. Siamo tutti morti e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti”. La comare ringraziò e andò via subito, ma per lo spavento perse la voce. In Sicilia si crede che a celebrare la messa dei morti siano condannate le anime dei preti che ingannarono i fedeli, non celebrando, per avidità di guadagno, le messe per cui avevano ricevuto le elemosine. Queste anime, dunque, devono celebrare anno per anno una messa fino a quando non avranno soddisfatto il loro obbligo. Le messe sono invece ascoltate da quei morti che, per pigrizia o negligenza, non parteciparono alle messe in vita: i siciliani le chiamano appunto “misse scurdate”. Mentre a Catania si racconta di morti che passeggiano in processione per le strade
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recitando il rosario, a Salemi, in provincia di Trapani, si dice che la messa dei morti sia celebrata tra le ore di mezzogiorno ed il vespro: quando suonano le campane, chi, tratto in inganno, entra in chiesa e vede il volto cadaverico di un prete, deve fuggire immediatamente facendosi il segno della croce. Altrimenti non sopravvivrà. In Friuli, invece, si ritiene che i morti vadano in pellegrinaggio nei santuari e nelle chiese lontane dai centri abitati, sempre di notte: i racconti parlano di defunti che escono dai cimiteri vestiti di bianco e con scarpe di seta, avvolti nel lenzuolo funebre. Chi dovesse entrare durante una di queste visite, morirebbe al canto del gallo. DI NUOVO IN CASA, PER SFAMARSI In molte località è segnalato il tema del ritorno dei morti nei giorni successivi al decesso: una idea forte soprattutto nell’Italia meridionale. In Basilicata, nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, ad esempio, dopo che il cadavere era stato portato al cimitero, i parenti abbandonavano la casa per un giorno ed una notte per permettere al morto di tornare a rifocillarsi. A Modica, in Sicilia, si credeva che per i tre giorni successivi alla sepoltura il morto rientrava a casa per sfamarsi con pane e per dissetarsi con acqua: per questo i parenti gli lasciavano, di notte, la porta di ingresso socchiusa e puntellata con una sedia, sulla quale viene posato pane fresco in
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abbondanza. In diversi comuni intorno all’Etna, poi, si riferisce che i defunti, dopo aver girovagato per i sentieri più spopolati, diventavano formiche per poter entrare, attraverso le fessure, nelle case dei loro congiunti a nutrirsi. In diversi paesi dell’Aspromonte, in Calabria, in autunno i morti tornano addirittura per un mese intero. Così le famiglie mettevano ogni sera sul tavolo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino, una brocca d’acqua. In qualche paese si lasciava addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti potessero ancora assaporare i passatempi della vita. In Sardegna, in alcuni centri vicino a Sassari, i morti fanno ritorno nelle case soprattutto nella notte del primo agosto: i familiari, lasciavano apparecchiata la tavola per il pasto notturno dei loro defunti, cercando però di evitare di mettere le posate, soprattutto forchette e coltelli, perché potevano diventare una arma molto pericolosa nelle mani dei morti. Più diffusa in tutta Italia è invece la credenza che i morti tornino nella notte tra il primo ed il due novembre. In alcune aree del Veneto si tramanda che, più che per mangiare e bere, i morti tornino per riposare: nelle campagne intorno a Vicenza, la mattina del 2 novembre le donne si alzavano più presto del solito e si allontanavano dalla casa dopo aver rifatto i letti per bene, perché le povere anime del purgatorio potessero trovarvi riposo per l’intera giornata.
In Piemonte, nelle zone della Val d’Ossola, il 2 novembre, dopo il vespro, le famiglie si recavano al gran completo in visita al cimitero, abbandonando discretamente le case, perché le anime dei trapassati potessero rifocillarsi a loro agio: durante questo banchetto, i morti parlavano fra loro, predicendo l’avvenire dei propri congiunti. La sera di Ognissanti, ossia alla vigilia del giorno dei morti, sempre in Piemonte, era vivo il costume di radunarsi a recitare il rosario tra parenti e a cenare con le castagne. Finita la cena, la tavola non veniva sparecchiata: rimaneva imbandita col resto avanzato per sfamare i defunti. LEGUMI, IN MEMORIA DEI DEFUNTI Nelle tradizioni popolari sono spesso i poveri a portare nutrimento e messaggi ai defunti, perché considerati immuni dal contagio della morte. Una usanza diffusa soprattutto in Calabria voleva che le famiglie di Cosenza mandassero ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo preparavano al mattino presto, per offrirlo al primo povero che passava davanti alla loro casa. Questi, lo consegnava al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo. Ad Umbriatico, in provincia di Crotone, per la commemorazione dei defunti si preparavano per i poveri delle focacce di pane lievitato e cotto al forno, le “pitte collure”, mentre a Paola (provincia di Cosenza) il 2 novembre si distribuivano ai poveri fichi secchi.
cere in memoria dei trapassati. In Abruzzo, dove tra i pescatori, la notte tra l’1 e il 2 novembre, non si poteva andare a pesca, per-
ché si rischiava di pescare, al posto dei pesci, solo teschi di morti; anche qui, il 2 novembre si offriva ai poveri del paese un piatto a base di ceci. Francesco V,
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In occasione della festa dei morti in Veneto si distribuivano le fave, mentre in Piemonte si offrivano ai poveri gli avanzi della cena o una scodella di legumi fatti cuo-
2 NOVEMBRE, LA FESTA DEI MORTI E LE TRADIZIONI IN ITALIA
Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche e la data del festeggiamento, il 2 novembre, non è casuale. Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, che corrisponderebbe al nostro novembre.
La Festa dei Morti nacque dunque in “onore” di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara. Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propizie per i vivi. La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. Una delle celebrazioni più im-
portante del calendario celtico era “Samhain”, la notte di fine estate, infatti il termine è una derivazione del termine gaelico “Sam Fuin” (appunto fine dell’estate). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Questo veniva festeggiato in un periodo dell’anno coincidente all’attuale fine ottobre e inizio novembre. All’epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre, come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli; inoltre, si accendevano falò. Valeria Dosa
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LE TRADIZIONI IN ITALIA
L’Italia è ricchissima di tradizioni legati alla notte che precede il giorno dei Morti, tanto che si potrebbe benissimo affermare che Halloween era già presente in Italia, molto prima che la versione commerciale americana approdasse nel nostro paese. L’unico punto di tristezza e che Halloween (nella versione commerciale) è oggi ormai diffuso nella nostra cultura, mentre le tradizioni italiane per questa ricorrenza sono ormai estinte o quasi. Qui di seguito un breve excursus sulle tradizioni italiane: In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre si usava mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti potessero dissetarsi. In Friuli si lasciava un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.
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Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrivono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti “Ossi da Morti”.
settavano subito i letti affinché le anime dei cari potevano trovarvi riposo. Si andava poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionavano i tipici dolci detti “ossa dei morti”.
In Trentino le campane suonavano per molte ore a chiamare le anime che, si secondo il folklore, si radunavano intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, la tavola si lasciava apparecchiata e il focolare restava acceso durante la notte.
In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i “bacilli” (fave secche) e i “balletti” (castagne bollite). Alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.
Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciavano la tavola imbandita e si recavano a far visita al cimitero. I valdostani credevano che dimenticare questa abitudine, di lasciare la tavola imbandita, provocasse fra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano). Nelle campagne cremonesi ci si alzava presto la mattina e si ras-
In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti “Stinchetti dei Morti”, che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci
sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita. In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciavano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante erano le anime care, e i bimbi si mandavano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti. A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito. In Calabria, in alcune zone i bambini, la sera della vigilia del giorno dedicato ai morti, si recavano di casa in casa per chiedere delle offerte (o cibarie o monete)
recitando la frase “mi fate i morti” (fate un’offerta per le anime dei morti). In altre zone invece c’era l’usanza di preparare dolci per i bambini, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. Si racconta ai bambini infatti, che se durante l’anno sono buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i “morti” porteranno loro dolci e doni. Sempre in Calabria, nelle comunità italo-albanesi, presenti in tutta la provincia di Cosenza, ci si recava in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. Diffusa era poi l’usanza di accendere un lumino o una candela, da tenere sul davanzale della finestra, un segno di rimembranza per i cari defunti e anche un modo per indicare ai defunti la strada del ritorno. Nella gastronomia tradizionale calabrese, il piatto rituale del 2 Novembre è la “pasta e ciciari” (fettuccine con i ceci). Si dice che durante il giorno si devono mangiare i ceci, e il pomeriggio si va
In Sicilia il 2 novembre era una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti veniva fatto credere a loro che, se fossero stati buoni e avessero pregato per le anime care, i morti tonavano a portar loro dei doni. Quando i fanciulli erano a dormire, i genitori preparavano i tradizionali “pupi di zuccaro” (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondevono. Al mattino i bimbi iniziavano la ricerca, convinti che durante la notte i morti sarebbe usciti dalle tombe per portare i regali. Tipico dolce siciliano per la ricorrenza dei Morti sono le “Ossa di Morto” biscotti a forma di ossa umane in pasta di mandorle.
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a seminare un pò di grano per garantire la fertilità. Mentre i dolci tipici sono le “Dita di Apostolo“, dolci di pasta di mandorle farciti con marmellata che hanno la forma delle dita di una mano.
In Sardegna è celebre l’ “is animeddas” o “su mortu mortu”, per il quale la mattina del 2 novembre i ragazzi si recavano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevevano in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendevano i lumini e si lasciava la tavola apparecchiata e le credenze aperte. Celebre sono “is animeddas” o “su mortu mortu”.
Francesco V.
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IS ANIMEDDAS, LA FESTA DEI MORTI IN SARDEGNA
In Sardegna da sempre si celebra la tradizione della cosiddetta festa de “Il bene delle anime” ossia “is animeddas”, così chiamata soprattutto nel sud dell’Isola, mentre nelle zone del Nuorese è conosciuta come “su mortu mortu”. Se il nome cambia a seconda della zona dell’Isola, bisogna però dire che anche in Sardegna tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre la tradizione era del tutto simile a quella anglosassone. I rituali hanno, infatti, analogie davvero notevoli con quelli della conosciutissima festa americana, con zucche intagliate e bambini che bussano di casa in casa chiedendo doni o, in alternativa, minacciando scherzetti. Possiamo, anzi, ben dire che la festa è assolutamente una tradizione europea, che assume diversi aspetti e rituali a seconda della zona e della Nazione in cui la si festeggia. Gli americani, come loro solito, sono stati bravissimi a tramutare queste antiche tradi-
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zioni del Vecchio Continente in un grande business commerciale, quello di Halloween, che poi è quello che da qualche anno a questa parte si tenta di fare anche in Italia. Ma come funzionava in Sardegna? Nel Campidano e in tutto il sud dell’Isola i bambini andavano a chiedere, di porta in porta, qualche dono per le “piccole anime”, da cui il nome “is animeddas”. Anticamente ai bambini venivano donati dolci preparati in casa come le pabassinas, su pani de saba, e soprattutto un dolce che merita attenzione anche per il nome che lo caratterizza, ossu de mottu (osso di morto), a cui venivano aggiunti poi altri doni come le melagrane, le castagne e la frutta secca. Al centro della Sardegna era più diffusa la tradizione de “su mortu mortu”. I bambini suonano i campanelli delle case dicendo di essere “su mortu mortu” e ad essi vengono regalate castagne, dolci di miele ed uva passa, soldini. Gli
adulti per contro, ricordano i loro morti con una cena frugale, raccogliendosi poi intorno al camino per raccontare fatti del passato o leggende della zona. Si lasciava – e in alcuni paesi lo si fa ancora oggi – la tavola apparecchiata per i defunti tutta la notte ed in alcuni paesi anche le credenze rimangono aperte perché questi possano nutrirsi. Anche la zucca non è una prerogativa di Halloween come lo si conosce oggi, grazie alle americanate. In Sardegna, infatti, venivano intagliate a rappresentare esseri spettrali, per far divertire e allo stesso tempo spaventare i bambini. Nelle case invece si accendevano le lampade ad olio (lantias), una per ogni defunto di famiglia. In altre zone della Sardegna, soprattutto nel Sarrabus Gerrei, ai bambini venivano date delle piccole forme di pane somiglianti a delle coroncine. Ancora oggi in alcune zone della Sardegna sopravvive questa tradizione tipica della nostra Isola, magari invece che pane o dolci genuini vengono date ai bambini delle caramelle o cioccolato, ma rimane vivo il ricordo antico delle “animeddas” o dei “mortu mortu”. E’ probabile che la maggior parte dei sardi, soprattutto i più giovani, non conosca queste tradizioni e usanze antiche, il modo con cui i nostri avi commemoravano i loro defunti. Speriamo, dunque, di aver contribuito almeno un po’ a dare un senso diverso e più profondo a questa ricorrenza e al vostro Halloween. Vanessa Utri
Il Solstizio d’Inverno, e il periodo in cui il Sole si trova in Capricorno, è ideale per preparare la strada per il nuovo anno. Eventi passati possono bloccare l’energia vitale fino a quando non vengono individuati e liberati. In caso contrario il passato continua ad essere trattenuto nel corpo emozionale e costantemente riciclato, riattivato e condensato nel presente. Come esseri umani tendiamo a investire enormi quantità di energia in queste memorie, finché, proprio come in un computer, la memoria si esaurisce, e le nostre vite crollano o si bloccano. Oltre al riesame della propria vita e delle proprie memorie, al rilascio di rancori ed emozioni bloccate, il Solstizio Invernale (che è la rinascita della Luce dopo il periodo della decadenza solare) può consentire ad energie precedentemente intrappolate di rendersi disponibili per implementare i risultati e gli obiettivi desiderati. Una tecnica tradizionale è chiamata i Dodici Giorni Santi, o i
Dodici Giorni di Natale. Comporta l’impiego di una struttura astrologica e cristiana consolidata, basata tuttavia su profonde fondamenta esoteriche. I 12 giorni si trovano anche nella tradizione vedica, cinese, pagana e in molte altre. Sebbene la pratica sia usata con diverse varianti nel calendario e nelle usanze, la struttura più tipica fa riferimento ai 12 giorni che vanno dal 26 dicembre al 6 gennaio. In una versione più tradizionale, in linea con le antiche usanze celtiche e cristiane, ciascuno dei 12 giorni inizia la sera prima, ossia il primo giorno va dalla sera del 25 dicembre alla sera del 26 dicembre, e così via. La mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, che precede l’inizio dei 12 giorni, è considerato il momento più santo e il vero culmine del Solstizio d’Inverno. Ognuno diq eusti giorni rappresenterebbe un mese, alcuni a secondo delle condizioni atmosferiche riuscirebbero a prevedere l’andamento climatico annuale (stabilendo se i mesi saranno piovosi o meno).
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IL SOLSTIZIO D’INVERNO E L’ELABORAZIONE DELL’ANNO
Prendendo spunto da questa antica tradizione e approfittando delle energie del Solstizio, vi consigliamo di seguire il seguente “esercizio”: Durante ciascuno dei 12 giorni dedica del tempo a riesaminare una parte dell’anno. Lo scopo è identificare rancori stagnanti, problemi e azioni in sospeso, e lasciarli andare nel flusso della vita. Anche i sogni di quei giorni possono fornire importanti messaggi ed è utile prenderne nota. L’Epifania, che segue le Dodici Notti (la vigilia dell’Epifania), conclude i Dodici Giorni di Natale. Per altri 12 giorni, dal 7 gennaio (o dalla sera del 6 gennaio) al 18 gennaio, un’altra possibilità è preventivare e programmare il nuovo anno per quanto riguarda tutto ciò che vuoi realizzare. In questo caso puoi dedicare del tempo ogni giorno ad esplorare il tuo intento, desideri, progetti e programmi. Sabrina
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SOL INVICTUS
La festa liturgica del Natale è stata istituita in Occidente – probabilmente poco prima della metà del IV secolo – e si è diffusa rapidamente in Oriente. Si tratta di una celebrazione relativamente tardiva, poiché in quell’epoca le comunità cristiane già osservavano le festività canoniche della Pasqua e della Pentecoste, ereditate direttamente dal giudaismo, conoscevano un ciclo quaresimale di durata variabile secondo le varie località e festeggiavano quasi ovunque il 6 gennaio l’Epifania, dedicata essenzialmente al battesimo di Gesù. La festa di Natale del 25 dicembre era quindi sconosciuta ai cristiani dei primi tre secoli. Fino all’inizio del IV secolo questo giorno, destinato a costituire in seguito una data centrale nel cristianesimo, passava inosservato ai credenti. Invece, nell’impero romano, il 25 dicembre, o intorno a questa data, si svolgeva una importante
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festività dedicata al culto pagano di Mitra, all’adorazione del Sole e nella quale veniva celebrata il solstizio invernale. Ma già prima dell’introduzione del culto di Mitra, gli imperatori romani avevano eretto dei templi al Sol invictus. Nel terzo secolo il 25 dicembre era divenuto ufficialmente il Dies Natalis Solis Invicti. Aureliano consacrò un tempio del Sol Invictus il 25 dicembre 274, in una festa chiamata, appunto, Dies Natalis Solis Invicti, “Giorno di nascita del Sole Invitto”, facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto era quella che seguiva la festa romana più antica, i Saturnali. Sol Invictus (“Sole invitto”) o, per esteso, Deus Sol Invictus (“Dio Sole invitto”) era un appellativo religioso usato per tre diverse divinità nel tardo impero
romano: El-Gabal, Mitra e Sol. Il culto del Sole, nato in Oriente, acquisì importanza a Roma per la prima volta con l’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, conosciuto anche come Eliogabalo (sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti dove compare il Sole, come divinità, all’epoca di Caracalla), che tentò di imporre il culto di Eliogabalo Sol Invictus, identificando la sua persona con quella della divinità, il dio solare della sua città natia, Emesa, in Siria. Eliogabalo fece anche costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino. Con la morte violenta dell’imperatore nel 222 questo culto cessò di essere coltivato a Roma, salvo riprendere vigore dopo cinquant’anni e affermarsi anzi come culto di prevalente importanza. Nel 274, come già accennato, Aureliano ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. Anche molte divinità greco-romane, come Apollo, erano identificate con il Sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.
Tommaso
Il Natale è una festa cristiana che celebra la nascita di Gesù (“Natività”) e cade il 25 dicembre per la maggior parte delle Chiese cristiane occidentali, per le Chiese ortodosse orientali cade il 6 gennaio, e il 7 gennaio per le Chiese ortodosse slave, che seguono il calendario giuliano. La celebrazione del Natale non è presente nei primi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Origene ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno. Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d’Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani, “molto curiosi”, definirono non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario.
Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile). Un testo del 243, “De paschae computus”, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato. Abraham Ecchelensis (16001664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea. Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come “croce celtica”) detto Korê era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest’ora Korê ha dato vita all’Eterno. Alcuni riferimenti poco certi sulla festività del Natale risalgono al IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale invece al 336,
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IL NATALE e i suoi simboli
e la si riscontra nel “Chronographus”, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo. Le origini storiche della festa non sono note e sono state spiegate con varie ipotesi. È quasi sicuro che la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia III,20). La tradizione cristiana si intreccia con quella popolare e contadina, dal momento che nello stesso periodo si celebravano una serie di ricorrenze e riti legati al mondo rurale: infatti nell’antica Roma dal 17 al 24 si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti. Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impe-
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ro romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, anche se non ci sono evidenze definitive di questa relazione. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole, introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto. Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato. I SIMBOLI DEL NATALE Tutti i simboli del Natale, dal vischio all’agrifoglio, sono ricchi di simbologie, sacre e profane, tramandate attraverso le genera-
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zioni, e strettamente legati ad un politeismo (paganesimo) antico. Con questo articolo cercheremo di conoscerne il significato…
VISCHIO Pianta natalizia per eccellenza, del vischio ne parlava già Virgilio nell’Eneide. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e miracolosatanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è una pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vitale.
GINEPRO La leggenda narra che la croce di Gesù fosse fatta di ginepro. Una credenza popolare vuole che Maria trovasse rifugio proprio tra i rami di questa pianta. Il ginepro era considerato magico, perché si pensava tenesse lontano i serpenti e curasse dal loro morso. Nella tradizione cristiana, questa sua qualità venne interpretata come purificazione dai peccati. AGRIFOGLIO E PUNGITOPO Entrambe considerate portatrici di fortuna, queste piante si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tutti i mali.
Le bacche rosse sono il simbolo del Natale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue.
ARANCIA È tradizione delle festività natalizie addobbare la tavola con cesti colmi di arance. L’arancia, il frutto dell’inverno per eccellenza, porta con sé il calore del sole e rappresenta il Natale a tavola per la speranza e lo splendore.
CERO NATALIZIO Gesù è la luce del mondo, la notte di Natale è la notte in cui la luce arriva tra gli uomini: il cero natalizio simboleggia proprio l’avvento del bambino Gesù come luce che nasce nel mondo, come dice la liturgia. In Francia e in Inghilterra è tradizione accendere tre ceri fusi insieme alla base, che simboleggiano la Trinità.
CORONA DELL’AVVENTO La corona dell’avvento ha origine da una tradizione tedesca di epoca precristiana, deriva dai riti pagani della luce che si festeggiavano nel mese di dicembre. Intorno al 1500 si diffuse tra i cristiani, divenendo simbolo dei giorni che precedono il Natale. Il verde dei rami simboleggia la speranza, mentre i quattro ceri simboleggiano le quattro settimane che precedono il Natale. Ogni dome-
nica si accende un cero. La tradizione vuole che ogni cero abbia un suo significato: il cero dei profeti, quello di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli. All’accensione di ogni cero dovrebbe seguire un momento di preghiera e un canto a Maria.
CEPPO DI NATALE Quella del ceppo di Natale è una tradizione antica. Il tronco che brucia nei camini dalla sera della vigilia fino a Capodanno trova origine nella frase della Bibbia “dal ceppo nascerà un virgulto”, Gesù Cristo. Questa tradizione, prima ancora di essere cristiana, era pagana: il ceppo si bruciava durante il solstizio d’inverno, che coincideva con la nascita di un nuovo anno. Due simboli propiziatori: il fuoco, immagine del sole e quindi della vita, e il consumarsi del tronco, che rappresentava il consumarsi del vecchio annocon tutto ciò che di brutto aveva rappresentato. Il ceppo in effetti è il primo avo del più famoso abete natalizio. Accenderlo nelle case è anche segno di ospitalità e accoglienza per la venuta del figlio di Dio. Anticamente a Genova il ceppo era offerto al doge dalle genti di montagna: nella cerimonia pubblica di “confuoco”, il Doge versava sul tronco vino e confetti in segno di abbondanza. In Abruzzo si fanno bruciare tredici piccoli ceppi che simboleggiano Gesù e i dodici apostoli, il vino rappresenta il sangue di Cristo. In Puglia, bruciare il tronco significa
distruggere il peccato originale, mentre a Isernia il capofamiglia benedice il tronco con l’acqua santa mentre i familiari gridano “Viva Gesù”.
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MELAGRANA Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione.
STELLA DI NATALE, Poinsettia La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicembre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle foglie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale.
ROSA DI NATALE Anche chiamata Rosa delle nevi o Rosa d’inverno, il suo vero nome è “Helleborus niger”. In Inghilterra è considerata il fiore natalizio per eccellenza. La leggenda narra che durante l’offerta di doni al Bambino Gesù, una pastorella vagasse in cerca di un dono da offrire, ma l’inverno era stato freddo e la povera pastorella non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire.
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Mentre si disperava, vide passare un angelo che intenerito dalle sue lacrime si fermò, spolverò un po’ di neve davanti a lei e apparvero delle candide rose, che la ragazza raccolse e portò in dono al Bambinello.
RUDOLPH, la renna dal naso rosso Questa leggenda americana fu inventata negli uffici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emarginazione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sé, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9. Il grosso naso rosso dell’ultima
arrivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia. Una storia recente, ma tanto forte da essere in pochi anni diventata tradizione.
A tutta la comunità Cristiana la Italus Associazione Culturale Wicca Augura un Felice e Sereno Natale.
Non facciamo differenze religiose noi, ci piace rispettare tutte e tutti!
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Francesco V.
nel 1510).
Quella dell’albero di Natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie. In genere l’albero di Natale in Italia è un peccio (Picea Abies) detto anche Abete Rosso. L’immagine dell’albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale, in seguito assimilato dal Cristianesimo. L’abete, essendo una conifera sempreverde, facilmente richiama il perpetuarsi della vita anche in Inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l‘Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l’albero Cosmico indiano “il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui” (Katha - Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario Albero della Vita (Genesi 2, 3).
L’usanza in ambiente Cristiano dell’albero di Natale è strettamente derivato dalla tradizione pagana, tuttavia, sembra che sia a Tallinn, in Estonia nel 1441, che fu eretto il primo albero di Natale con significati cristiani, nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli uomini e donne ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città
Precedentemente a questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di natale (come oggi concepito dalla nsotra cultura) si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza magica per il popolo. Infatti l’abete addobbato per i culti pre-cristiani rappresenta la Dea Madre, che è sempre fertile anche in inverno quando tutto appare sterile. Ecco quindi il significato intrinseco dell’albero di Natale, cioè la fertilità e la rinascita.
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L’ALBERO DI NATALE
Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. A tutt’oggi, la tradizione dell’al bero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell’Europa di lingua tedesca, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cat-
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tolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nella sede del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma. D’altronde un’interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l’uso di addobbare l’albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come “albero” sia come “legno”) in ricordo della Croce che ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal). Si noti la similitudine
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dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa. La similitudine tra Albero Sacro e la Croce fu usata anche dai missionari cristiani tra l’VIII e X secolo per convertire i popoli germanici in Europa centro-settentrionale.
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II Capodanno è il primo giorno dell’anno e risale alla festa del Dio romano Giano. Nel VII secolo i pagani delle Fiandre. seguaci dei druidi, avevano l’uso di festeggiare il passaggio al nuovo anno; tale culto pagano venne poi deplorato da Sant’Eligio (morto nel 659 o nel 660), che redarguì il popolo delle Fiandre dicendo loro: “A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali !’andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi; e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurati o di libagioni eccessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco, né siede in un canto, perché è opera diabolica.” In Occidente cade il 1° gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il mondo, e nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa. Per le popolazioni che seguono il Calendario Giuliano, ad esempio alcune chiese ortodosse, ai fini strettamente religiosi l’ini-
zio dell’anno viene celebrato nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano. Molti paesi Orientali invece il capodanno cade in corrispondenza del novilunio, che cade tra il 21 gennaio ed il 19 febbraio. Il capodanno dei paesi di religione islamica hanno invece un capodanno mobile, basando il loro anno sulle lunazioni ed essendo 11 giorni più breve di quello Gregoriano, fa si che il loro capodanno sia anticipato di un mese ogni tre anni rispetto al nostro. Nel Medioevo, molti paesi europei usavano il calendario giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno. Per esempio dal XII secolo fino al 1752 in Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione, usato a lungo anche a Pisa ed in seguito a Firenze), mentre in Spagna fino all’inizio del Seicento il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività. In Francia fino al 1564 il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione (chiamato
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IL CAPODANNO
anche stile della Pasqua), a Venezia (fino alla sua caduta. avvenuta nel 1797) era il 1° marzo mentre in Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 10 settembre, tant’è vero che in sardo settembre si traduce Caputanni (dal latino Caput anni). Queste diversità locali (che, specialmente nel Sacro Romano Impero variavano spesso da città a città), continuarono anche dopo l’adozione del Calendario Gregoriano Solo nel 1691 Papa Innocenzo XII emendò il calendario del suo predecessore stabilendo che l’anno dovesse cominciare il 1° gennaio, cioè secondo lo stile modermo o della Circoncisione. L’adozione universale del Calendario Gregoriano fece si che anche la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune pressoché in tutto il pianeta. II 1° gennaio segna l’inizio di un nuovo periodo, che solitamente inizia una settimana dopo Natale, dedicato al riepilogo dell’anno appena trascorso, specialmente
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nelle radio, nelle televisioni. e nei quotidiani. I mass-media spesso, infatti pubblicano articoli o trasmettono notizie su quanto è avvenuto durante l’ultimo anno. Questo giorno è in molti luoghi una festa religiosa di precetto (la Solennità della Madre di Dio per la Chiesa cattolica che segue la forma ordinaria del rito romano, la Circoncisione di Gesù per chi segue il rito ambrosiano o la forma straordinaria del rito romano), ma anche un’occasione per celebrare la notte di passaggio tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, che si festeggia con il classico veglione di Capodanno. La tradizione italiana prevede una serie di rituali scaramantici per il primo dell’anno che possono essere rispettati più o meno strettamente come quello di vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati (quest’ultima usanza è stata quasi completamente abbandonata). Le lenticchie vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspi-
cio di ricchezza per l’anno nuovo ed un’altra tradizione Prevede il baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. In Spagna c’è la tradizione di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid). In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l’anno nuovo. In tutta l’ex Unione Sovietica è usanza scambiarsi ed aprire i regali. Spesso vengono regalati cioccolatini o pupazzetti corrispondenti all’animale simbolo del calendario cinese dell’anno che verrà. In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta (a volte con le sembianze di personaggi famosi, calciatori, etc) riempiti di petardi così da bruciare ed esplodere ai rintocchi della mezzanotte. In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare
108 colpi di gong che annunciano l’arrivo di un nuovo anno (si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi). In tanti paesi che seguono il calendario Gregoriano, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Italia e altri, il Capodanno è anche una festa civile. Israele è il solo paese che, pur usando il calendario gregoriano, non celebra il Capodanno come festa pubblica. La ragione ufficiale è che essa nascerebbe come festa della Chiesa Cristiana, anche se molti altri paesi a maggioranza non cristiana festeggiano il Capodanno. Nondimeno, molti israeliti che vivono specialmente in Nord America o in Europa lo festeggiano privatamente.
La Italus Associazione Culturale Wicca Augura a tutti un Felice Anno Nuovo! Buon Anno e Ogni Bene!
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Giulia Orsini
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SOPHIA CHI È BAPHOMET (Bafometto) ? I Cavalieri Templari furono processati dall’Inquisizione, le accuse che gli furono lanciate erano molteplici: una di queste fu proprio quella di utilizzare un Bafometto nelle loro cerimonie di iniziazione. Per questo, il loro Ordine religioso fu accusato sia di eresia che di idolatria, e i vari membri furono perseguitati (molti torturati e messi al rogo). Sembra che gli Illuminati e i Satanisti utilizzino come loro simbolo, spesso e volentieri, il Bafometto.
Questa immagine raffigurante Baphomet è la più famosa, questa fu creata dall’esoterico francese Eliphas Lévi. Anche se molti conosco questa figura perché associata a Satana in realtà essa è solo l’ennesima
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confusione del Satanismo e della religione Cristiana. Bafometto, chiamato anche Baphomet, si tratta, secondo la leggenda, di un idolo pagano, adorato dai Cavalieri Templari.
Sull’origine del misterioso termine sono state elaborate numerose teorie, nessuna delle quali provata: Secondo alcuni il nome Bafometto sarebbe una deformazione latinizzata di Mahomet, una versione medievale del nome del profeta dell’Islam. Secondo altri deriverebbe dalle parole greche Baphe e Metis. Le due parole insieme significherebbero “battesimo di saggezza”, anche interpretabili come “tintura di saggezza”. Oppure una corruzione del termine ebraico Behemoth (letteralmente “Bestie”, pluralis maiestatis di “behemah”), citata nel libro biblico di Giobbe (40:15) e di Ezra (6:49 e 6:51). O ancora significherebbe, tradotto secondo il cifrario di Atbash
Una più recente e conosciuta descrizione raffigura il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno e una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall’opera di Eliphas Lévi Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell’alta magia) del 1855-56. Eliphas Lévi, per la cronaca, fu un famoso esoterista francese dell’800, colui che associò le lame dei 22 arcani maggiori dei Tarocchi alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico. Il Bafometto, come suggerisce l’illustrazione di Levi, è stato occasionalmente mal interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell’Inferno. Levi più volte contestò le critiche mosse verso la sua opera, dichiarando che non era un’immagine malvagia. Nella testa del Bafometto di Levi vi è un pentacolo, che è un simbolo di protezione, spiritualità; oggi questo, il pentacolo, è adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell’occultismo e del Neopaganesimo. La testa di capro inscritta in un pentagramma invertito è un simbolo occasionalmente adottato
dai satanisti, ma questo non significa che il Bafometto rappresenti Satana. La testa, le corna e la torcia della raffigurazione del Bafometto di Levi, insieme prendono la forma di un Fleur de lys (il Giglio), simbolo di purezza, regalità e spiritualità. Il disegno di Levis è, inoltre, sia maschile che femminile, e, sottolinea, rappresenta la natura dualistica della vita. I seni femminili ed il fallo maschile (a forma di scettro caduceo, che richiama la fertilità), un braccio maschile ed uno femminile, uno verso l’alto e uno verso il basso: che stanno a significare “come in cielo così in terra”, collegando quindi la terra al cielo e quindi la materia allo spirito. Sulle braccia appaiono le parole latine Solve (sciogli) e Coagula (unisci), a sottolineare l’unione degli elementi. La figura di Baphomet rappresentata da Eliphas Levi è riconducibile a molte divinità antiche (al dio celtico Cenrunnos, al dio greco Pan per esempio) comprende numerosi dogmi esoterici. Lo stesso Levi nel suo libro così scrisse: “La capra sul frontespizio porta il segno del pentagramma sulla fronte, con una punta in alto, simbolo di luce, le sue due mani che formano il segno dell’ermetismo, quella rivolta verso l’alto verso la luna bianca di Chesed, l’altra verso il basso in direzione di quella nera di Geburah. Questo segno esprime la perfetta armonia della misericordia con la giustizia. Un suo braccio è femminile, l’altro è maschile come quelli dell’androgino di Khunrath, attributi che abbiamo dovuto unire con quelli del nostro caprone perché è uno e lo stesso simbolo.
La fiamma di intelligenza brillante tra le corna è la luce magica dell’equilibrio universale, l’immagine dell’anima elevata sopra la materia, come la fiamma, pur essendo legato alla materia, brilla sopra di essa. L’orrenda testa della bestia esprime l’orrore del peccatore, che agendo materialmente, è l’unico responsabile che dovrà sopportare la punizione, perché l’anima è insensibile secondo la sua natura e può solo soffrire nel momento in cui si materializza. L’asta eretta in piedi al posto dei genitali simboleggia la vita eterna, il corpo ricoperto di squame l’acqua, il semicerchio sopra l’atmosfera. L’umanità è rappresentata dai due seni e dalle braccia androgine di questa sfinge delle scienze occulte”.
SOPHIA
(scoperto dallo studioso Schonfield), Sophia, la parola greca per “saggezza”. Idries Shah propose che Baphomet derivasse dal sostantivo arabo: Abu fihama, con il significato di “padre dell’ignoto”, e associato con il sufismo. Eliphas Lévi propose che il termine fosse composto da una serie di abbreviazioni lette al contrario: “Tem. ohp. ab”. che prendono origine dal latino Templi omnium hominum pacis abhas, con il significato di “padre della pace universale tra gli uomini”.
Quindi l’androgino (l’essere androgino rappresenta un concetto fondamentale secondo certi filoni occultisti poiché incarna ilo massimo livello iniziatico della ricerca e dell’unione con Dio) Baphomet è il coacervo anche dei processi alchemici nonché l’unione di forze opposte. PERCHÉ LA FIGURA DELLA CAPRA? Pare che sia legata alla fertilità, e a quella che viene definita “alchimia spirituale”, una pratica che proviene dall’antico Egitto, che consiste nella trasformazione dell’anima umana fino alla divinità. Che ruolo giocano i Templari in tutto ciò? Anche essi venerarono il Bafometto: furono andati in Terra Santa per scavare sotto il Tempio di Salomone. Lì sotto, avrebbero dovuto trovare degli artefatti sepolti prima della distruzione di quel luogo. Infatti,
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SOPHIA
sembra che vi trovarono dell’oro, delle reliquie antiche e diverse pergamene. Erano stati mandati lì da alcuni ricchi europei. Non passò molto tempo da quel momento, e diverse cattedrali ed altri incredibili edifici furono costruiti in Europa. Per chi non lo sapesse, i demoni “gotici” sono famosi per essere degli “esperti architetti”, e secondo diverse leggende sarebbero innumerevoli i ponti e le costru-
zioni in Europa ad essere state costruite da Satana e da altri demoni. Dunque, i Templari sapevano qualcosa che non avrebbero dovuto sapere? Delle conoscenze occulte, che avevano appreso grazie a quei tesori da essi ritrovati sotto il Tempio? La Chiesa Cattolica, di conseguenza, li avrebbe perseguitati proprio per questo motivo. Sotto tortura, i Templari ammisero di adorare
l’idolo del Bafometto, di essere entrati in contatto con i Demoni e di aver rinunciato al nazareno. Il loro capo, il Gran Maestro Jacques de Molay, fu torturato per sette anni, dopodiché fu bruciato vivo in pubblico.
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IL FUOCO PURIFICATORE Il fuoco, insieme all’acqua, è tra quegli elementi sempre presenti nei riti di purificazione o consacrazione. In molte regioni dell’Europa continentale, i falò (i grandi fuochi) vengono accesi tradizionalmente il 24 giugno, che è, per i cattolici, la solennità di San Giovanni Battista, un vecchio retaggio degli antichi culti pagani che celebravano l’Estate. Ma idei piccoli fuochi vengono accesi anche il sabato notte prima di Pasqua o la notte della vigilia di Natale, in questi casi il fuoco indica la sacralità di Gesù, rappresenta la luce di Cristo nel mondo. I falò sono quindi presenti anche in inverno e in primavera. Mentre i falò accesi in estate celebrano la potenza solare, il calore e l’energia vitale; i fuochi accesi in inverno e in primavera hanno lo scopo di riscaldare la terra e propiziare o favorire l’ascesa del sole, del caldo, della bella stagione e quindi della fertilità.
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Nel territorio circostante Milano i falò si accendono in prossimità del 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio abate, da cui la festa prende il nome popolare di “Falò di S. Antonio”. Il fuoco costituisce uno degli attributi iconografici legati alla figura di S. Antonio, al punto che ad alcune patologie caratterizzate da esantemi cutanei viene dato ancora oggi il nome “Fuoco di S. Antonio”. La tradizione dei falò è tuttora viva persino in alcuni parchi pubblici di Milano: nel Parco delle Cave e nel Boscoincittà si accompagna abitualmente a canti popolari, danze e alla degustazione di vin brulé. Da secoli, presso Linterno e numerose altre cascine dell’ovest milanese, fa parte della tradizione il trarre auspici dal movimento della “barba” del santo, ovvero dalla fine sospensione di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spen-
ta. Nel Nord-Ovest d’Italia, nel territorio della Val Trebbia si festeggia ancora oggi con un falò la Festa di San Giuseppe (19 marzo), che segna il passaggio dall’inverno alla primavera. Con il falò viene anche bruciato un fantoccio, la “vecchia”, che simboleggia l’inverno. Il rito risale all’antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell’equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda. Un tempo in tutte le vallate ardevano migliaia di falò, che infiammavano di un tenue rossore le serate della zona. Oggigiorno i falò ardono ancora nei centri comunali con piccole sagre e canti. Nel Nord-Est d’Italia, dei falò vengono accesi per l’Epifania (6 gennaio). Sulla cima del falò è collocata una strega di paglia
SOPHIA vestita con abiti vecchi. La tradizione ha probabilmente origini pre-cristiane e simboleggia l’anno vecchio che è bruciato e che quindi è pronto per nascere nuovamente. In Sardegna è conosciuto a livello provinciale e regionale il falò che si celebra per i festeggiamenti di Santa Reparata a Narbolia. Il giorno prima della ricorrenza del martirio (8 ottobre) quindi il 7 ottobre nel paese si accende un grande falò che è stato precedentemente portato dai giovani del paese. La ricorrenza si chiama “Su Cavalloi”. La tradizione vuole che siano i giovani a recandosi nel territorio di Narbolia, a Is Arenas, per prendere la legna. È una delle ricorrenze più caratteristiche dell’intera provincia di Oristano. In Garfagnana, più precisamente nel comune di Minucciano (Lucca), i falò vengono accesi la sera di Natale. I falò alti anche oltre 12 metri, costruiti intrecciando rami di ginepro a un palo di casta-
gno, sono prevalentemente eretti in punti molto alti a dominare le vallate circostanti. Oggi questo indicano la Luce di Cristo che viene al mondo, ma anticamente questi falò volevano riscaldare la fredda terra invernale e propiziare l’arrivo della bella stagione. Nel Salento i falò sono denominati “focare” e si accendono in quasi tutti i paesi in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate a gennaio, per la costruzione si usano gli scarti della potatura della vigna, il più famoso (per dimensioni) è quello di Novoli. In Calabria, nella provincia di Crotone abbiamo due tradizioni similari, svolte però in date e stagioni diversi. Nella città di Crotone vi è la tradizione di accendere i falò il 13 dicembre, in onore a Santa Lucia. Una tradizione di origine pagana e molto arcaica, probabilmente un retaggio di un rito di propiziazione, con l’intento di scaldare la terra invernale e auspicare l’arrivo della bella stagione. A Scandale, sempre in provincia di Crotone, si usa in-
vece accendere i falò la sera del 18 marzo, la notte precedente alla festa di San Giuseppe, anche questa è una tradizione arcaica atta a propiziare l’arrivo della bella stagione e della fertilità. C’è da osservare che in entrambi i casi la dinamica è uguale, ogni rione accende un falò e delle famiglie volontariamente offrono cibarie varie, solo che a Crotone viene svolto in prossimità del solstizio d’inverno, mentre a 15 Km di distanza la stessa tradizione viene svolta in prossimità dell’equinozio di primavera. Un classico esempio dell’importanza del fuoco per indicare il periodo più buio dell’anno e il periodo di risveglio. In Abruzzo vi è la Festa delle Farchie nel comune di Fara Filiorum Petri in cui si bruciano dei grossi fasci di canne legati con rami di salice rosso. In Campania, nel comune di Gesualdo (AV), i falò, detti “vambalerie”, vengono accesi per le vie e contrade della cittadina la sera
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SOPHIA
del 30 novembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Andrea. La tradizione secolare nacque nel primo Ottocento a seguito dell’abbattimento del tiglio di Piazza Belvedere (oggi Piazza Umberto I), il cui legno venne in parte bruciato e in parte utilizzato per realizzare la statua del santo, ancora oggi custodita nella Chiesa Madre di San Nicola. In Sicilia occidentale, e a Seccagrande, località marina del comune di Ribera (Agrigento), vengono accesi nella notte di Ferragosto (tra il 14 ed il 15 agosto) come del resto nei pressi di Pachino in provincia di Siracusa,
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qui la tradizione si ripete anche la notte del 10 agosto, quando centinaia di fuochi si concentrano in riva al mare, creando uno spettacolo animato da musica, danze e piatti tipici locali. In Danimarca, i falò sono accesi per la notte del 23 giugno. Viene bruciata una strega fatta da paglia e vestiti. In Irlanda, dei falò vengono accesi la notte del 31 ottobre per festeggiare Halloween. Nel sud e ovest d’Irlanda, Bonfire Night si svolge la notte del 23 giugno per celebrare la vigilia di San Giovanni. In Gran Bretagna i falò vengono allestiti per la “Guy Fawkes
Night”, il 5 novembre (conosciuta anche come “la notte dei falò”), una commemorazione annuale della Congiura delle polveri. Negli USA, nel sud della Louisiana i falò sono accesi lungo il fiume Mississippi alla vigilia di Natale per illuminare la strada a Santa Claus, il quale si muove lungo il fiume con la sua piroga, trainato da otto alligatori.
Arved
Gli animali sono da sempre collegati alle streghe. Nei tempi passati, oltre alla figura del medico, si affiancava anche quella della guaritrice (che è una figura che più si avvicina a quella di strega). Le persone che praticavano questi mestieri dovevano affrontare le malattie e le difficoltà con ciò che si trovava in quel momento a loro disposizione: erbe, piante, pietre, animali. Da una parte quindi la strega/guaritrice è stata avvicinata all’utilizzo di parti di animali (le classiche code di rospo, lingue di serpente e così via) per poi successivamente identificarla proprio con essi. Soprattutto durante il periodo delle persecuzioni cristiane, il legame animale-strega era diventato via via più forte. In un primo momento la strega stessa era o si poteva trasformare in un animale (come il gatto), mentre dopo la strega aveva con sé animali sotto il suo comando o come animali “domestici” tra cui quasi sempre troviamo gatti, rospi, topi, rane, serpenti ecc., che erano soggetti al suo volere. Gli animali stessi erano visti come l’incarnazione del Diavolo. A volte bastava indicare come una persona fosse stata vista vicina ad un animale e “parlarci” per poterla bollare come strega e quindi perseguitare. E ovviamente perseguitare e sterminare anche gli animali. Adesso c’è stata una nuova evoluzione del rapporto tra animali e streghe. Infatti, si usa dire che l’animale della strega è il suo “famiglio”, ma non è del tutto corretto. Non si può parlare del famiglio solo come animale domestico della strega. Il famiglio in realtà è una vera e propria guida o guardiamo, un animale che
accompagna la persona nella scoperta delle pratiche magiche, proteggendola, aiutandola durante i rituali, avvertendola dei pericoli. Con il famiglio si ha una profonda connessione spirituale, anche telepatica. Come dicevamo non è solo il nostro animale domestico con cui naturalmente possiamo avere un profondo legame e una forte connessione. Il famiglio si avvicina come descrizione ad un Animale Totem, può assumere diverse forme (da quelle comuni di animali come il gatto, cane, uccello anche ad altre fantastiche o astrali/spirituali), può essere in-
SOPHIA
IL FAMIGLIO
vocato quando la strega sente di averne bisogno. Il famiglio però giunge alla strega spontaneamente. Può succedere durante la meditazione, il sogno o anche nella vita quotidiana … basta soltanto prestare attenzione.
Luthien
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WICCA ESBAT DELLA LUNA PIENA DELLE FOGLIE - ottobre
La Luna Piena di Ottobre prende il nome di “Luna delle Foglie”; questa è la Luna piena della VII° Lunazione dall’Equinozio di Primavera, denominata “Lunazione del Fuoco”. Il nome, Luna della Foglie, fa riferimento all’ingiallirsi delle chiome degli alberi e alla caduta delle loro foglie, fattore che caratterizza questo periodo dell’anno. Come già accennato, il nome di questa lunazione è “del Fuoco”
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(iniziata con il Novilunio del 28 settembre), il nome deriva dalle tonalità di colore, che vanno dal rosso fuoco al bruno, tipiche di molte piante che in questo periodo assumono le suddette cromaticità, ma fa riferimento anche ai primi caminetti che vengono accesi per riscaldare le case. . La Luna sarà piena domenica 13 ottobre 2019 alle ore 23:10 pm. .
In questo periodo la Terra si sta preparando ad affrontare il lungo letargo invernale, donandoci i colori più belli, dal rosso al giallo all’arancione. I meli sono carichi di frutti maturi, gli ultimi stormi di uccelli solcano il cielo. In tutto questo troviamo ancora una volta l’Armonia, l’armonia della natura, un’armonia che dobbiamo cercare di portare nella nostra vita e intorno a noi. Portare questa armonia in noi
Sabba di Samhain (31 ottobre), la notte più “sacra” di tutto l’anno insieme a Beltane. . L’autunno è comunque una fase di transizione, il passaggio da una stagione vitale a una apparentemente morta, l’equilibrio tra buio e luce. L’Autunno prelude alla trasformazione che avviene poi in inverno per manifestarsi in Primavera, l’invito è quindi di portare in noi armonia ed equilibrio per affrontare sereni gli sviluppi della vita. E’ doveroso che ci addentriamo nello spazio sacro della nostra interiorità per meditare e trasformare, e dare così degnamente inizio ad un nuovo giro della ruota dell’anno. . Approfittando anche delle ultime giornate di tiepido sole per fare passeggiate in natura, magari tra i boschi, dove godere dei profumi e colori autunnali. .
SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLE FOGLIE: Piante: menta, timo, angelica, uva. Colori: blu, verde scuro. Fiori: calendula. Profumi: fragola, fiore di melo. Pietre: opale, tormalina, berillio, turchese. Alberi: tasso, cipresso, acacia. Animali: cervo, sciacallo, elefante, ariete, scorpione, airone. .
WICCA
significa portare armonia nei rapporti, specialmente per chi sta in coppia, accorgersi degli altri, dare attenzione all’etica e senso di giustizia, e anche all’estetica, dunque circondarsi di bellezza, giacché anch’essa è una qualità divina, come la natura ci dimostra. Dunque questo è il momento favorevole anche per curare in modo particolare il proprio aspetto personale e quello della nostra dimora, sollecitando il proprio buon gusto. . Questo è un Esbat dedicato anche agli animali cacciati o comunque “macellati”, si ricorda il loro spirito e li si ringrazia per il nutrimento che donano a noi esseri umani. È un Esbat di riflessione sulle caratteristiche degli animali, sperando di imparare qualcosa dai loro comportamenti. Questo è anche l’Esbat che ci introduce al nostro capodanno, il
*Per noi della Coven del Quadrifoglio è sempre un Esbat particolare, essendo proprio durante questo Esbat, che cadeva il 14 ottobre 2008, costituiti e consacrati. . Ogni Bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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ESBAT DELLA LUNA PIENA DELLA NEVE - novembre e di acqua che impernia la campagna in questo periodo. La Luna sarà piena martedì 12 novembre 2019 alle ore 14:37 pm. A Samhain (31 ottobre / 1 novembre) il Dio è archetipicamente “morto” è “rinascerà” nel Solstizio d’Inverno (22 dicembre), per cui questo Esbat non è idoneo a lavori energetici (magici) visto il periodo di scarsa energia. Con Samhain (il nostro capodanno) inizia comunque un nuovo giro nella Ruota dell’Anno. Per cui, la Luna di Novembre corrisponde ad un “tempo di sogno e di riposo”. La natura in questo tempo si ferma, siamo vicini all’inizio dell’Inverno, e anche noi dovremmo “fermarci” e dedicarci al riposo dell’anima, e al recupero delle forze. Il ciclo agricolo è ormai terminato e la terra dà pochi frutti mentre il buio avanza rispetto alle ore di luce.
La Luna di novembre è denominata della “Neve”, essa è la VIII° Lunazione denominata “Lunazione degli Aromi della Campagna”. Il nome “Luna della Neve” fa riferimento alle prime nevi che im-
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biancano le montagne, segnando il prossimo arrivo dell’Inverno. Il nome “degli Aromi della Campagna”, data a questa Lunazione (iniziata con la Luna Nuova del 28 ottobre), fa riferimento alla fragranza inebriante del muschio
Questo è un tempo particolarmente adatto per riflettere, contemplare, guardarsi dentro e trasformare ciò che ha bisogno di essere trasformato. Come la natura si spoglia, s’arresta e si addormenta, altrettanto noi dovremmo utilizzare questo riposo rigeneratore per prepararci ad affrontare un nuovo ciclo. Prendiamoci e permettiamoci un viaggio nell’interiorità, per rivedere l’anno che è passato riconoscendo quei lati del nostro io che
che ad ogni perdita segue una rinascita, la natura stessa ce lo insegna. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLA NEVE Piante: verbena, borraggine, melograno, cinquefoglie, cardo. Colori: grigio, verde-mare. Fiori: fiori di cactus, crisantemi. Profumi: cedro, fiore di ciliegio, giacinto, narciso, menta piperita,
limone. Pietre: topazio, zircone rosso/ giallo/arancio, lapislazzuli. Alberi: ontano, cipresso. Animali: scorpione, coccodrillo, sciacallo, gufo.
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è bene lasciare “morire”,dando così spazio a nuove possibilità. Approfittiamo di questo Esbat anche per confrontarci serenamente con quel fenomeno della vita che tanto ci spaventa, ma sul quale non abbiamo alcun possibile controllo: la morte. Che per il wiccan è solo un passaggio e non una fine. Rielaboriamo i nostri lutti, onoriamo i nostri cari e ricordiamo
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ESBAT DELLA LUNA PIENA LUNA FREDDA - dicembre
La Luna di dicembre è denominata Luna Fredda, essa è la luna piena della IX° Lunazione del 2019 denominata “Lunazione delle Braccia Tese” (iniziata con la Luna Nuova del 26 novembre). Il nome “Luna Fredda” si riferisce all’inizio del freddo inverno, fattore che caratterizza questo periodo. Il nome di questa Lunazione, “delle Braccia Tese”, lo deve all’aspetto che i rami degli alberi assumono in questo periodo, infatti, essendo ormai spogli essi
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ricordano in qualche maniera le braccia protese verso l’alto, spettrali figure che sembrano anelare alla luce, quasi come se attendessero la vita. . La Luna sarà Piena giovedì 12 dicembre alle ore 06:14 am. Ufficialmente è anche l’ultima Luna Piena del 2019. . Le nostre energie sono rivolte al Dio che archetipicamente è in procinto di rinascere nel Sabba del Solstizio d’Inverno (quest’an-
no cade il 22 dicembre). Questo Esbat rappresenta l’attesa della rinascita, ed invita alla riflessione sul ciclo della vita. . Ormai l’autunno cede il passo alla stagione invernale, gli alberi ormai perdono le ultime foglie e la Terra risulta fredda e spoglia. In questo tempo anche noi dovremmo concentrarci verso il nostro Io spirituale. Riflettere sul fatto che nonostante l’apparenza sta per terminare il periodo buio e inizierà il periodo della luce, della vita.
SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA FREDDA Piante: agrifoglio, edera, abete, pino, vischio. Colori: rosso, bianco, nero. Fiori: agrifoglio, cactus, poinsettia conosciuta come stella di natale. Profumi: violetta, geranio, lillà, incensi alla mirra, cannella. Pietre: serpentina, giacinto, crisolite. Alberi: abete, pino, noce. Animali: lupo, volpe, passero, gufo, civetta. Ogni Bene!
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Il Sabba del Solstizio d’Inverno (22 dicembre) è la prima festa della nuova Ruota. Esso segna l’aumento della luce solare e quindi la rinascita. La Madre terra si risveglierà pian piano. Ci avviciniamo quindi al nuovo ciclo. . Per entrare in sintonia con questo periodo si consiglia di praticare la meditazione e se è possibile viaggi sciamanici. Cercare di entrare in contatto con i propri Spiriti Guida e con gli Spiriti della natura in generale, per farvi consigliare al meglio per il nuovo anno. .
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PREPARATIVI PER SAMHAIN
La festività di Samhain è una festività “fissa” cioè si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. La tradizione vuole che, dalla notte del 31 Ottobre / 1° Novembre per circa dieci giorni, il velo sottile che ci separa dalle altre dimensioni si faccia ancor più impalpabile, e tutto può accadere. Nell’antichità si pensava che in occasione di Samhain gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, facendo visita ai vivi: da ciò deriva l’usanza di onorare in questo giorno la memoria dei propri antenati. La sera di Samhain si usa spegnere i focolari domestici, che vengono riaccesi dopo i festeggiamenti oppure il giorno dopo. In questa notte chi vuole può tramandare, o apprendere, i “segreti” delle varie divinazioni o dei rituali di protezione. E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento
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di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. Meditate a lungo sulla necessità di lasciarsi alle spalle le cose vecchie, anche se doloroso, come ad esempio un amore finito che ci ostiniamo a voler portare avanti o vizi e dipendenze come fumare o bere. A questo punto potete effettuare piccole operazioni di lavori con le energie (lavori magici), divinazioni o meditazioni. . TALISMANO DI SAMHAIN Prendete una grossa pigna e
apritela dolcemente. Posatela su un ramo di agrifoglio e legatela con del filo di ferro. Decorate con alcuni nastri rosso scuro e se volete spruzzatela con dello spray dorato. Ponete il talismano al centro della vostra camera, dopo averlo benedetto sull’altare, servirà come buon auspicio per il nuovo ciclo della Ruota. . SIMBOLI Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe: rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Candele/Colori: arancione, verde, nero, bianco. Incenso: mirra, patchouli, cannella. . Buon preparativi! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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SABBA DI SAMHAIN
Questo Sabba è chiamato Samhain, nome che deriva dal gaelico antico “Sam Fuin” e significa “fine dell’estate” (nel tempo divenne poi Samhuinn in gaelico e Samhain in inglese antico). La festività di Samhain è una festività che si celebra ogni anno nei giorni del 31 ottobre e del 1 novembre. Questo Sabba è considerato un capodanno religioso, proprio questa data segna la fine di una Ruota e l’inizio di una nuova (la fine di un anno religioso/spirituale). Il Sabba di Samhain è quindi una festa di inizio e di fine. . Samhain è un momento di passaggio fondamentale, quando la terra, dopo averci dato i suoi frutti, inizia a prepararsi al freddo ed al sonno invernale.
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Inizia da questa data il mese con scarse energie, il “periodo Oscuro”, che terminerà con il Sabba del Solstizio d’Inverno (22 dicembre). In questo giorno si ricorda il ciclo dell’anno che finisce nel simbolismo del Dio “morto”, ma si ricorda che la Dea nel suo grembo “aspetta” il Dio, che rinascerà con il Solstizio d’Inverno, sancendo quindi un nuovo ciclo di vita e prosperità, una nuova rinascita. . Samhain non è una festa triste o malinconica, tutt’altro! In questo momento si ricordano gli antenati, i defunti, il loro insegnamento, si riflette sulla vita e sulla morte ma non in un modo funereo, anzi nel “celebrare” (simbolicamente) il “Dio
che sacrifica la sua vita” si ricorda che c’è sempre una speranza, c’è sempre un nuovo inizio e una nuova vita, infatti si celebra la Dea che porta in grembo un “figlio”, il figlio della promessa, la reincarnazione del Dio morente. . Samhain è sicuramente un Sabba di riflessione ma è anche una festa che celebra un nuovo inizio e quindi di buon auspicio. . E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo imparare qualche pratica o tecnica divinatoria nuova oppure, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con il “significato” della morte,
WICCA possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Potete dedicare un pensiero ai cari che ci hanno lasciato e riflettere sulla necessità di accettare la loro “assenza”. . I rituali si svolgono in forma di ringraziamento e di preparazione spirituale al nuovo ciclo. Si celebrano rituali per onorare i defunti, ringraziarli per gli insegnamenti che ci hanno tramandato; rituali per auspicare a loro una reincarnazione sempre migliore della precedente; ma anche rituali di ringraziamento e di buon auspicio per il nuovo anno. . È questo anche il momento di pensare al futuro cercando di migliorarlo, prendendo spunto dagli
eventuali errori commessi in passato. Quel che è stato e stato ora tutto è nuovo! Come la natura anche noi dovremmo rallentare le nostre attività e passare più tempo in casa con le persone a noi più care. . SIMBOLI Simboli: mele, spirali continue che indicano l’infinità del ripetersi dei cicli, falò, candele alla finestra. Erbe : rape, ghiande, quercia, mele, cedro, salvia, foglie secche, noci, melograni, aghi di pino. Colori: arancione, verde, nero, bianco. Incenso: mirra, patchouli, cannella. .
COME ADDOBBARE L’ALTARE Con piccole zucche ornamentali, castagne con riccio, nocciole, pigne, mele divise a metà, noci, aghi di pino, foglie. Il suo colore principale è l’arancione. Ogni Bene!
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PREPARATIVI SOLSTIZIALI
Il Solstizio d’Inverno è un giorno di festa per i neopagani, questa è una festività “mobile” cioè di anno in anno la sua data varia perchè segue il solstizio astronomico, quest’anno cade il 22 dicembre 2019 (in altri anni cade il 21). E’ un giorno in cui si celebra la rinascita simbolica/archetpica del Dio/Sole. .
L’ALBERO DI YULE O DI NATALE Il protagonista è l’abete, il classico albero di “Natale”, che da alcuni è chiamato di Yule. L’albero rappresenta la Dea in questa stagione, e la ghirlanda che si vede così frequentemente in questo periodo era anticamente una raffigurazione della Ruota dell’anno. L’albero dovrebbe essere addobbato nell’Esbat della Luna Piena che precede il Sabbat del Solstizio d’Inverno, e dovrebbe
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restare addobbato fino al Sabbat del 1 febbraio. Per addobbare l’albero per tradizione si usano ghirlande, pentacoli, fiocchi, agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro, poinsettia conosciuta come stella di natale. Ognuno può dare sfogo alla propria creatività. .
IL TALISMANO D’INVERNO Prendete una ghirlanda e inserite dei rametti di abete e dei rametti di agrifoglio. Al centro ponete un’arancia, nella quale avrete conficcato 13 chiodi di garofano. Aggiungete anche tre pigne e una candela bianca. Potete spruzzarla di polverina dorata o neve finta. Ponete il talismano al centro della vostra casa, per esempio sul tavolo della sala da pranzo, esso sarà di buon auspicio per la Ruota appena iniziata.
CEPPO DI YULE O DI NATALE Durante il Rito si usa accendere il Ceppo, un grosso legno che con il suo calore e luce simboleggia il Dio eil Sole che rinascono, dando calore e luce al mondo. I carboni si conservano come buon auspicio e si utilizzano per accendere il Ceppo del prossimo anno, a simboleggiare la ciclicità e continuità della Ruota e della vita. . PENTACO D’INVERNO Con dei ramoscelli di legno si crea un pentacolo, fissando i punti d’incontro delle stecche con dello spago o della colla. Poi prendete una ghirlanda fatta di pino, fiori di poinsettia (conosciuta come stella di natale) e delle pigne. Sulla parte superiore della ghirlanda attaccate la stella. Potete appenderlo sulla porta come buon auspicio o usarlo come centrotavola. .
Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino. Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro, agrifoglio, vischio, cedro, edera. Ghirlande circolari possono essere appese alla porta. Simboli:
Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno.
Buon preparativi!
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ADDOBBI Candele/Colori: rossa, verde, dorate. Incenso: cannella, pino, spezie, mirra Erbe: alloro, cedro, cannella, vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zenzero, salvia. Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro.
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Il Solstizio d’Inverno è conosciuto anche come Sabba di Yule. L’etimologia della parola“Yule” (Jól) non è chiara. I linguisti suggeriscono che Jól sia stata ereditata dalle lingue germaniche; nelle lingue scandinave il termine Jul significa Natale. Yule è comunque un Sabba legato al Solstizio d’Inverno. Noi, aderenti alla Coven del Quadrifoglio, usiamo chiamare questo Sabba “Soli Indiges” (sole natio, sole invocato), ci piace, quando è possibile, fare riferimento a delle festività prettamente legate al politeismo della nostra penisola (tra l’altro il Soli Indiges fu un’antichissima festività latina, legata al solstizio invernale dedicata alla rinascita del Sole, antecedente al Natalis Soli Invicti). .
Quest’anno il Solstizio d’inverno avverrà domenica 22 dicembre 2019, alle ore 05:19 am. . Questo è un Sabba dedicato al Dio, rappresentato come un “Sole Nascente”. Si celebra infatti la rinascita del Dio, nonostante questo sia il giorno più breve dell’anno, ma è solo apparenza, infatti dopo il Solstizio invernale le ore di luce aumenteranno e la terra ritornerà a riscaldarsi sotto i raggi del Dio Sole. È un Sabba di risveglio, rinascita, vitale, rappresenta la vita. In questo tempo dovremmo proiettarci nel futuro, progettando il nuovo anno e il periodo di rinascita. La Madre terra si risveglierà pian piano e anche noi dovremmo risvegliarci.
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SABBA DEL SOLSTIZIO D’INVERNO
. La nascita del Dio si usa festeggiarla con l’accensione di fuochi a simboleggiare il ritorno della vita. Gli antichi romani usavano festeggiare intorno al 25 dicembre, il Natalis Soli Invicti, e si usava festeggiare con grandi cerimonie e giochi popolari. Il Natalis Soli Invicti (che fonda le radici alla più arcaica festa del Soli Indiges) è poi mutato nel Natale per i Cristiani, e lo stesso Yule si equipara ad esso. . ADDOBBI Colori: rossa, verde, dorate. Incenso: cannella, pino,spezie, mirra. Erbe: alloro, cedro, cannella,vischio, ginepro, rosmarino, camomilla, zen-
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zero, salvia. Cristalli e Pietre: cristallo di quarzo, avventurina azzurra, smeraldo, diaspro rosso, granato, rubino, zaffiro. Cibi: oca, tacchino, dolci e budini fatti con frutta secca, mandarini, arance, lenticchie, orzo, sidro, vino. Decorazioni: lungo il cerchio si possono disporre i sempreverdi, pino, rosmarino, pigne, alloro, ginepro,agrifoglio, vischio, cedro, edera. Ghirlande circolari possono essere appese alla porta.
Simboli: Albero di Natale o di Yule, ghirlande circolari a rappresentare la ruota dell’anno. . COME ALLESTIRE L’ALTARE L’altare in genere si addobba con rami di abete, di agrifoglio con le bacche, frutta secca, arance, elleboro,piante di poinsettia (conosciuta come stella di natale). Il colore principale è il rosso o il porpora. . *A tutti un felice e sereno Solstizio,
che sia una dolce e abbondante rinascita, ogni bene! Ogni Bene!
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Consigli per la Lettura ANZIO E NETTUNO, la costa ieri e oggi Questo libro nasce quasi per caso, dopo numerose passeggiate estive sulla spiaggia tra Anzio e Nettuno, osservando le tante case che curiosamente si affacciano dalla falesia sulle spiagge e sul mare. Nasce come un itinerario che pone a confronto il passato e il presente, passo passo lungo la costa in quattro tappe: dall’Arco Muto, attraverso i ruderi della villa imperiale e il faro di Capo d’Anzio fino alla riviera di ponente; dal porto, lungo la riviera di levante fino a Punta Borghese; da qui, proseguendo senza soluzione di continuità, attraverso scogli, calette e spiagge, fino al Forte Sangallo di Nettuno; dal forte e dal borgo medievale e lungo il porto turistico e le spiagge successive, fino al moderno Santuario di S. Maria Goretti. Il libro contiene degli approfondimenti sul Paradiso sul Mare, sulla Villa di Nerone e l’inedito soggiorno di Rodolfo Valentino nel Forte Sangallo. (gli Autori) Autori: Tommaso Dore & Francesco Voce Formato 20 x 20 cm - copertina a colori – 216 pp. a Colore ISBN: 978 88 943006 4 2 PREZZO 20 €
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