ARTEMISIA N° 35 - Anno IX° - Gennaio / Marzo - 2020
... in questo numero ... IL 2020 IN BREVE ANIMALI NEL MEDIOEVO SOCIETÀ SEGRETE GRIMORIO O LIBRO DELLE OMBRE ALEISTER CROWLEY IPAZIA LA GEORGIA GUIDESTONES SAN VALENTINO IL CARNEVALE GIORNO DELLA MEMORIA FOIBE SABBA ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...
Speciale * * . LA PERSECUZIONE PAGANA . . GRIMOMBRUS & WICCA BAG .
Anno IX° N°35 Gennaio Marzo 2020
IN QUESTO NUMERO... Eccoci giunti al primo numero nel nuovo Anno! Apriamo il numero analizzando il 2020 dal punto di vista Numerologico, riportando in sintesi gli eventi più significativi. Ma questo è un numero molto ricco... Tra i tanti argomenti, parleremo del perché si usa gettare le monete nelle fontane, della svastica, di una strana foresta a forma di svastica e del perché questo simbolo fu adottato dai nazisti. Tratteremo dei simboli religiosi più antichi, degli animali mitici nel medioevo, delle società segrete e della Georgia Guidestones. Avremo uno “speciale” sulla Persecuzione Pagana, un evento che i libri di storia non ci raccontano. Visto il periodo, ci sarà un approfondimento anche su San Valentino e il Carnevale. Parleremo della giornata della memoria e delle foibe. Ma ancora, tratteremo dei grimori, di Ipazia e di Aleister Crowley. Come consuetudine, avremo gli Esbat e i Sabba wiccan del periodo. Questi sono solo alcuni dei tanti argomenti che presentiamo in questo Numero. Noi vi ringraziamo per l’apprezzamento e l’affetto che ci dimostrate. Vi auguriamo un Buon Anno e una Buona Lettura!
Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:
italus.info@gmail.com
Tommaso Dorèl Direttore di Artemisia
Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.
SOMMARIO
• ITALUS COMUNICA............pag.3 • Speciale ........................pag.13 Grimombrus .........................pag.13 Wicca Bag .............................pag.14 • FORUM .........................pag.15 Il 2020 in breve ......................pag.15 Perché si usa gettare soldi nelle fontane?.......................................pag.18 La misteriosa foresta nazista ....pag.19 Perché la svastica come simbolo dei nazisti? .....................................pag.20 Nel mondo c’erano più animali... pag.21 A rischio le poche specie di cui ci nutriamo ...................................... pag.22 I simboli religiosi più antichi ....pag.24 • Speciale ........................pag.25 La persecuzione pagana ...........pag.25
• DOSSIER .......................pag.30 Animali fantastici…nel medioevo .......... ........................................... pag.30 Le 7 misteriose società segrete .pag.33 San Valentino ........................pag.35 Il Carnevale ...........................pag.37 Il Carnevale Veneziano ............pag.39 Il Carnevale di Viareggio .........pag.41 Genocidi – il giorno della memoria ........ ........................................... pag.43 Foibe – il giorno del ricordo ......pag.46 La Georgia guidestones ...........pag.49 • SOPHIA .........................pag.53 Grimorio o libro delle ombre ....pag.53 Aaleister Crowley ...................pag.55 Ipazia .................................. pag.61 • WICCA ..........................pag.65 Esbat della Luna del Lupo ........pag.65 Esbat della Luna del Ghiaccio ...pag.67 Esbat della Luna del Seme .......pag.68 Preparativi per Imbolc / Februa .pag.69 Sabba di Imbolc / Februa ........pag.71 Preparativi per l’Equinozio ........pag.73 Sabba di Primavera .................pag.75 • Consigli per la Lettura .......pag.77
Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, noi non pontifichiamo ma comunichiamo, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri lavori. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente.
ITALUS COMUNICA Buon Anno e sereno 2020! Con questo nuovo anno la ITALUS Associazione si avvia a compiere 9 Anni! Concludiamo un 2019 molto bello per le attività Associative, per il secondo anno consecutivo abbiamo superato 100 Tesserati Italus. Abbiamo organizzato molti eventi, molti incontri, abbiamo organizzato l’Italus Weekend, che riproponiamo a maggio 2020, abbiamo celebrato due riti wiccan di benvenuto per due bambine e collaborato con Anima Verde. Potremmo fare un lungo elenco di quello che abbiamo fatto, ma sarebbe noioso, perché sono davvero tante le cose che in un anno facciamo. Ricordiamo solo che abbiamo lanciato due nuovi “prodotti”, il libro Grimombrus e la Wicca Bag, che saranno presentati in questo numero. Vogliamo sottolineare la nostra gratitudine nei vostri confronti, per voi che ci seguite. Per noi la Italus è un hobby, ci piace incontrare nuova gente, ci piace confrontarci alla pari con voi, ci piace comunicare/trasmettere ciò che noi in privato (come coven) abbiamo approfondito, tramite corsi e studi, e notare il vostro positivo riscontro ci gratifica e ci da forza, anche quando magari tutto questo ci costa un po’ di fatica. Sappiamo che qualcuno ci “copia” (ci fa piacere questo), qualcun altro si chiede come facciamo oppure cerca di “carpire” ciò che proponiamo per riproporlo a sua volta (notiamo il fiorire di “accademie” per esempio, dopo aver lanciato da nostra Accademia Wicca nel 2018), altri ci chiedono chi sono i nostri “maestri” (non siamo e non abbiamo maestri o guru). Siamo quindi consapevoli di tutto questo, è il tipico “modus operandi all’italiana maniera”, ma non ci da fastidio, anzi, da una parte ci fa pure piacere. Ciò che a Noi importa è invece il vostro affetto, che in questo 2019 non è certo mancato, ma anzi. Da parte nostra, promettiamo di continuare così sulla nostra strada ad accompagnarvi anche quest’anno, cercando di proporvi sempre servizi e prodotti buoni e onesti per la comunità. Che dire, a tutti un sereno 2020 e buona lettura di Artemisia. Ancora Grazie! www.italus.info italus.info@gmail.com
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ITALUS COMUNICA
ITALUS E I SUOI PROGETTI ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum
CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale. Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html
ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it
ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/
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Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/
PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/
ITALUS COMUNICA
SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona.
ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite! Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it
SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it
I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html
CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it
GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it
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L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it
L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali.
ITALUS COMUNICA
SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate.
Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it
SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Gennaio 2020 / Giugno 2020 Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter
www.italus.info
Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com oppure Telefonate al: 350 0457148 *** *** ***
WORKSHOP: Febbraio “L’Uso dei Cristalli e delle Pietre”; Marzo “Pensiero Creante”, Aprile “la Wicca”. RITUALI: Febbaio Commemorazione della Giornata della Memoria Pagana; Marzo celebrazione dell’Equinozio di Primavera; Giugno celebrazione del Solstizio d’Estate.
* Ovviamente in programma vi le nostre visite guidate, e altro ancora che verrà aggiunto durante l’anno. * A Settembre riaprono le Iscrizioni per l’Accademia Wicca Italiana, maggiori info al seguente link: www.accademiawiccaitaliana.blogspot.com * Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it
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ITALUS COMUNICA
ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info
E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl
TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum
Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1
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* Readazione * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it
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ARTEMISIA
Anno IX°, N° 35 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.
Gennaio / Marzo 2020 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:
Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info
Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it
Tommaso Dorel REDATTORI:
Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.
ITALUS COMUNICA
CONTATTI
GRAFICO - Art Director:
E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com
Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)
*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com
E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com
E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com
Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.
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Grimombrus
SPECIALE GRIMOMBRUS
Un Grimorio è un libro di magia. I libri di questo genere vennero scritti in gran parte tra la fine del Medioevo e l’inizio del XVIII secolo. Contenevano soprattutto corrispondenze astrologiche, liste di angeli e demoni, istruzioni per creare incantesimi, preparare medicine e pozioni, invocare entità soprannaturali e fabbricare talismani. Spesso si fa confusione tra Gri-
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morio e Libro delle Ombre. Il Libro delle Ombre fu introdotto per la prima volta, all’inizio degli anni cinquanta del novecento, da Gerald Gardner (fondatore della Wicca), chiamato in inglese Book of Shadows. Gardner lo introdusse per gli iniziati alla sua prima congrega, la Bricket Wood Coven, come manuale-ricettario di incanti e di riti. Ispirandosi ovviamente ai Grimori. A differenza
dei Grimori, il Libro delle Ombre è un libro dalle pagine bianche, dove il praticante annota le sue riflessioni, i suoi rituali, le sue formule, le erbe ecc... La Coven wiccan del Quadrifoglio presenta un’opera che è una sintesi tra gli antichi Grimori e il moderno Libro delle Ombre. Per questo ciò che presentiamo lo abbiamo chiamato GRIMOMBRUS. Al suo interno, infatti, troverete dei consigli, delle istruzioni per la pratica, come nei vecchi Grimori appunto, ma al contempo avrete un grande spazio per poter annotare le vostre esperienze, come un vero e proprio Libro delle Ombre. Per cui, il nostro Grimombrus è un libro nel quale il praticante trova degli spunti, delle indicazioni, dove potrà annotare i propri rimedi con le erbe naturali, le corrispondenze, gli incanti, i riti, le formule, le riflessioni e le invocazioni alla Dea e al Dio. Buon Cammino! (gli Autori) Autori: Coven del Quadrifoglio & Italus Associazione Formato 15 x 21 cm – 200 pp. Bn ISBN: 978 88 943006 9 7 PREZZO 15 € MAGGIORI INFO: www.italusedizioni.blogspot.com
Wicca Bag
LA WICCA BAG
Con la Wicca Bag la ITALUS intende raggiungere i wiccan di tutta Italia e far si che si inizia a instaurare un “rapporto” di comunità, quindi unirsi ed essere meno dispersivi. La WICCA BAG è una borsa legata ai Sabba, quindi in un anno sono 8 Bag. Ogni Wicca Bag è accuratamente curata e confezionata con amore dalla Italus Associazione e dalla Coven wiccan del Quadrifoglio. Il nostro prodotto non è una witch box, la nostra è una Bag con tutto l’occorrente per celebrare i vari Sabba, allestire gli altari e le case, oggetti da indossare ma anche materiale da leggere.
Il ricavato andrà totalmente ad autofinanziare le attività della Italus Associazione Culturale Wicca.
COSA C’É DENTRO LA WICCA BAG? Ogni Wicca Bag sarà sempre diversa, mai uguale. In linea di massima la Wicca Bag conterrà: - un oggetto per allestire/adornare l’Altare (sarà sempre diverso, in qualche bag troverete una bacchetta, in altre un libro delle ombre, in altre ancora una campana ecc…); - una pergamena che descrive il Sabba e suggerisce il Rito idoneo da eseguire per tale ricorrenza; - un pentacolo; - delle pietre/cristalli; - un sacchettino sorpresa, al suo interno troverete sempre qualcosa di diverso, da indossare o appendere in casa, dipende dalle bag; - dell’incenso; - delle erbe per tisane o per usarli durante il rituale (dei smudge); - delle candele; - una copia stampata della rivista Artemisia.
*Molti oggetti della Bag sono creati in modo artigianale dai membri della Coven wiccan del Quadrifoglio.
COME ACQUISTARLA? E’ tutto riportato su:
www.italus.info
Per domande scrivete a: italus.info@gmail.com
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FORUM IL 2020 IN BREVE
Inizia un nuovo anno e un nuovo decennio!
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Il 2020 è un anno bisestile, e come 4 anni fa il calendario conterà 366 giorni, con la ricomparsa del 29 febbraio. A livello astronomico, l’anno che sta per iniziare avrà la particolarità di avere due eclissi solari, una prevista per il 21 giugno e la seconda per il 14 dicembre (visibili anche dall’Europa ma non dall’Italia) . Avremo anche due Superlune, il 9 marzo e l’8 aprile. È detta Superluna perché la Luna si troverà al Perigeo (nel punto più vicino alla Terra, circa 356 410 km), di conseguenza ci appare più grande e luminosa del consueto, anche se in realtà la differenza ad occhio umano è minima. L’Equinozio di Primavera quest’anno cade venerdì 20 Mar-
zo alle ore 04:50. Il Solstizio d’Estate sarà sabato 20 Giugno alle ore 22:44. L’Equinozio d’Autunno cade martedì 22 Settembre alle ore 14:31. Il Solstizio d’Inverno sarà lunedì 21 Dicembre alle ore 11:02. I GRANDI DEL PASSATO Tra i grandi anniversari del 2020 ci sarà quello di Ludwig Van Beethoven. Il grande compositore nasce il 16 dicembre 1770, duecentocinquanta anni fa, a Bonn, in Germania. Ricorreranno anche i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, l’artista di Urbino. Maestro indiscusso del Rinascimento “classico”, Raffaello morì il 6 aprile del 1520 di febbre provocata, come precisa Vasari, “da eccessi amorosi”. In occasione del V centenario
saranno molti gli appuntamenti in Italia nel nome del Sanzio. Nel giugno del 1870, invece, muore il celebre scrittore inglese Charles Dickens. Nello stesso anno, precisamente il 22 aprile, nasce Vladimir Il’ič Ul’janov, meglio conosciuto come Lenin, uno dei protagonisti della rivoluzione d’ottobre del 1917, e della futura Unione sovietica. Arrivati al XX secolo, merita una menzione particolare il 1970, anno di grandi sconvolgimenti nel mondo della musica. Cinquanta anni fa, infatti, si sciolgono i Beatles e il 18 dicembre a Londra muore Jimi Hendrix. Altra data da ricordare è il 20 gennaio, giorno in cui, 100 anni fa, nasceva Federico Fellini. Regista di grandissimi capolavori, come ‘La strada’, ‘Le notti di Cabiria’ e ‘La dolce vita’, è nato
EVENTI STORICI Il 2020 sarà un anno ricco anche di occasioni per ricordare importanti eventi storici e barbari attentati. Alle 10:25 del 2 agosto 1980, l’Italia e in particolare Bologna vengono scossi dal più grave atto terroristico avvenuto negli anni di piombo. Nella stazione centrale del capoluogo emiliano esplode un ordigno che costa la vita a 85 persone. Dieci anni più tardi, il 2 agosto 1990, scoppia la prima guerra del Golfo che ha visto contrapposto l’Iraq a una coalizione internazionale, formatasi sotto l’egida dell’Onu e guidata dagli Stati Uniti. Il conflitto, il primo combattuto in “diretta televisiva”, ha lo scopo di liberare il Kuwait dall’occupazione di Saddam Hussein. Arrivando alla scorsa decade, nel 2010 due donne portano a termine un attentato suicida nella metropolitana di Mosca, causando la morte di 40 persone e il ferimento di altre 100. Nello stesso anno Stoccolma è teatro del primo attentato suicida nei Paesi scandinavi. Cinque anni più tardi, nel 2015, si verificano in rapida successione diversi attentati di matrice islamica che colpiscono, tra le altre Ankara e Tunisi. La città a pagare il conto più salato, però, è Parigi, dove a gennaio viene colpita la redazione della rivista satirica Charlie Hebdo, e in novembre un attacco coordinato in diverse zone della città, tra cui il teatro Bataclan, provoca 137 vittime. Sempre nel 2015, a
Charleston, negli Stati Uniti, un ventunenne bianco, che dichiarerà di aver compiuto il gesto per scatenare una guerra razziale, apre il fuoco all’interno della Emanuel African Methodist Episcopal Church, causando la morte di 9 persone. LA PRESA DI ROMA Tra le grandi commemorazioni del 2020, merita una menzione speciale il centocinquantenario della presa di Roma. Il 20 settembre 1870, infatti, i bersaglieri entrano nella Città eterna attraverso la breccia di Porta Pia, dando il via all’annessione al Regno d’Italia della città. Un anno più tardi la capitale verrà trasferita da Firenze a Roma. POLITICA Il 2020 sarà un anno importante anche per quanto riguarda gli appuntamenti elettorali. Nel nostro Paese si voterà il 26 gennaio per le Regionali in Emilia-Romagna e Calabria e poi in primavera in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. Per quanto riguarda il Vecchio Continente, il 31 gennaio verrà fatto il passo decisivo della Brexit con la calendarizzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue. Unione europea che quest’anno vedrà la prima presidenza della Croazia e la quarta della Germania. In novembre, infine, si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. EVENTI 1º gennaio - La Croazia assume la presidenza di turno dell’Unione Europea per la prima volta. 31 gennaio - calendarizzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. 1º luglio - la Germania assumerà
la presidenza di turno dell’Unione Europea per la quarta volta. 20 ottobre - si apre l’Expo 2020 a Dubai in programma fino al 10 aprile 2021. EVENTI SPORTIVI 2020. Dal 12 giugno al 12 luglio - edizione pan-europea degli Europei di calcio Dal 24 luglio al 9 agosto - XXXII Giochi olimpici estivi a Tōkyō (Giappone)
FORUM
nello stesso anno di un altro grande del cinema e della televisione italiana: Alberto Sordi. Centenario della nascita, infine, anche per Gianni Rodari, il più celebre scrittore italiano per l’infanzia.
MUSICA Dal 4 all’8 febbraio – 70° Festival di Sanremo Dal 12 al 16 maggio si svolge la 65ª edizione dell’Eurovision Song Contest nei Paesi Bassi IL 2020 NELLA NUMEROLOGIA Il numero che caratterizza il 2020 è il 4. Il 4, o Tetrade. Rappresenta la giustizia, in quanto divisibile equamente da entrambe le parti. Geometricamente rappresenta una figura solida. Simbolo della terra posta nel suo quadrato; il grande grembo che accoglie tutta la specie. Il suo valore mistico è quello della croce, nel senso universale di “proseguimento della vita”. Numero femminile di doppia polarità, rappresenta anche le quattro porte (o prove) che il neofita deve varcare per rendersi indenne prima di entrare nella Casa della Vita. Corrisponde al remoto, misterioso Urano. È considerato un numero inquietante, se non addirittura malefico. Però Urano, essendo signore dell’aria, del cielo e del Karma, ha il potere assoluto di cambiare la sua valenza, trasformando ciò che è arrivato a un punto di annientamento, o distruzione, in una rinascita e ricostruzione.
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FORUM Si potrebbe considerare l’araba fenice della numerologia. Il suo motto potrebbe essere “morte e resurrezione”. In alcune tradizioni esoteriche è considerata la cifra della reincarnazione. Quindi non bisogna scoraggiarsi quest’anno che ha come influenza il 4, Urano porta il desiderio di costruire (infatti il 4 è la base dell’architettura). Sicuramente sarà un anno di cambiamento, alcune certezze saranno spazzate via ma allo stesso tempo ve ne saranno delle nuove. Non per
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caso infatti entriamo in un nuovo decennio. Per cui è un anno tutto in divenire, se si è operati bene nei precedenti anni allora questo rafforzerà l’operato, in caso contrario sarà l’anno che taglia i rami morti. Ci saranno sicuramente anche a livello geopolitico delle sorprese, dei risvolti anche inaspettati.
Buon Anno!
Arved
Gettare monete nelle fontane o nei pozzi per propiziarsi la fortuna è un gesto con origini antiche ed è probabilmente da attribuire alla credenza che l’acqua fosse abitata da divinità. In particolare, le popolazioni celtiche e germaniche erano solite sistemare statue di legno vicino ai pozzi e gli stessi Germani gettavano le armi dei nemici sconfitti in corsi o specchi d’acqua come offerta alle divinità che pensavano vi dimorassero. Fra i più celebri dèi collegati all’acqua vi era Mimir, famoso nella mitologia nordica per la sua saggezza e custode di una fonte magica. Fare un’offerta alle divinità era
FORUM
PERCHÉ SI USA GETTARE SOLDI NELLE FONTANE?
quindi un modo per garantirsi la fortuna e la realizzazione del desiderio espresso, ma aveva anche funzioni igieniche. Le monete erano infatti composte perlopiù da rame o argento, che a contatto con l’acqua producevano una reazione chimica che ne impediva l’inacidimento. Oggi questa usanza è spesso un business, che nelle fontane più famose del mondo aumenta di molto nei periodi di maggiore affluenza turistica. Il denaro raccolto, di solito, è comunque destinato ad opere di carità. Valeria Dosa
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FORUM
LA MISTERIOSA FORESTA NAZISTA
Era il 1992 quando nell’ex Germania dell’Est fu scoperta una formazione di alberi a forma di svastica, nascosta nel cuore di una foresta della regione di Uckermark. Solo l’arrivo dell’autunno la mostrava in modo plateale. Il ritrovamento suscitò clamore e spinse le autorità ad avviare una mirata opera di disboscamento, senza che fosse mai possibile chiarire del tutto l’origine della piantagione. Il simbolo nazista fu individuato dall’architetto paesaggista Günter Reschke (per la precisione, da un suo stagista), durante la consultazione di alcune di foto aeree scattate nei pressi della città di Zernikow. Una veduta della zona di Kutzerower Heide rivelava la presenza di una serie di larici disposti in modo ordinato, le cui foglie cambiavano colore durante l’autunno disegnando una svasti-
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ca gialla in mezzo a un tappeto di pini verdi. Le analisi successive appurarono che gli alberi erano stati piantati alla fine degli anni ‘30, raffigurando un sinistro e silenzioso tributo al Terzo Reich per decenni. Nessuno se n’era mai accorto: gli aerei di linea viaggiavano a un’altitudine troppo elevata, mentre i voli privati furono ripristinati nella Germania orientale soltanto dopo la caduta del muro di Berlino. Le inchieste giornalistiche diedero voce a diverse spiegazioni. Un uomo disse di aver piantato i larici da bambino su ordine di un guardiaboschi, mentre altri raccontarono di un segno di fedeltà imposto dopo che un abitante fu sorpreso ad ascoltare la BBC. Secondo un’ulteriore ipotesi si trattava di un omaggio per la costruzione di una strada a Zernikow,
ma si parlò anche di un regalo di compleanno indirizzato a Hitler. Nel 1995 alcuni alberi furono selettivamente abbattuti, ma cinque anni più tardi la foto che vedete in apertura rivelò che l’intervento era stato insufficiente per cancellare la svastica. Fu così attuata una rimozione radicale, che impedisse ai gruppi neonazisti di tramutare la foresta in un luogo di culto.
Lorenzo Lucanto
Alla fine dell’Ottocento, alcuni studiosi tedeschi ipotizzarono che le genti germaniche discendessero direttamente da un antico popolo indo-iranico, quello degli ari. Gli ari furono allora indicati come i progenitori di una presunta “razza pura” (la “razza ariana”). In questo popolo, però, confusero erroneamente popolazioni diverse, che di comune avevano solo la lingua. Con un secondo errore, gli stessi studiosi credettero che la svastica (la croce uncinata) fosse stata inventata dagli ari. E fu per questo motivo che essa venne adottata da alcuni gruppi antisemiti intorno al 1910, e poi dal nascente partito nazista, come simbolo di “arianità”, cioè di purezza della razza. In realtà la svastica è un simbolo molto più antico e diffuso,
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PERCHÉ LA SVASTICA COME SIMBOLO DEI NAZISTI?
con lievi varianti di forma, dalla Mongolia alla Cina, all’America centrale, al bacino mediterraneo (Susa, Creta, Troia, Cipro). Rappresenta il sole che ruota nel cielo, recando un augurio di fertilità e di benessere.
Lorenzo Lucanto
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NEL MONDO C’ERANO PIÙ ANIMALI “Un tempo qua era tutta campagna” non è più solo un luogo comune, ma una triste realtà confermata dalla scienza. Almeno, così si potrebbero leggere i risultati di uno studio riportato dal New Scientist, che si potrebbe riassumere così: nei giovani, non c’è il “ricordo” della fauna selvatica né della sua abbondanza. La ricerca, condotta da Lizzie Jones (University of London), ha messo a confronto la popolazione di alcune specie di uccelli inglesi (alcune delle quali in grave declino, come i passeri) con la percezione pubblica relativa a questi stessi animali e alla loro abbondanza, evidenziando che i giovani britannici non si accorgono di vivere in un periodo, per dirla con un eufemismo, un po’ particolare - in altre parole, che intorno a loro si sta consumando un’estinzione di massa. La ricerca ha visto coinvolto un campione di più di 900 persone, alle quali è stato chiesto di indicare, per ogni specie presentata, quanto fosse abbondante oggi e quanto lo fosse quando avevano 18 anni. Jones ha scoperto che, anche a fronte di specie in costante declino, la percezione della sua abbondanza non cambia tra le generazioni. Questo significa, per restare sull’esempio dei passeri, che “i vecchi” si ricordano quanti ce n’erano “quando erano giovani loro”, ma anche che “i giovani”, cresciuti in un’epoca in cui i passeri erano già in declino, hanno la stessa sensazione; il che è un controsenso, o meglio, indica che la parola abbondanza ha significati diversi di generazione in generazione. Il fenomeno si chiama shifting
baseline syndrome, dove “baseline” indica in questo caso un numero di uccelli sufficiente perché la gente li consideri “abbondanti”. In altre parole, le giovani generazioni non riescono a vedere il problema del declino numerico di molte specie perché non hanno esperienza di un mondo in cui gli animali erano più presenti. È un problema diffuso, e non legato solo agli uccelli inglesi: in Florida, per esempio, già negli anni Novanta divennero famose una serie di fotografie che ritraevano famiglie di pescatori in posa di fianco al loro pescato, il cui volume diminuiva di generazione in generazione, senza che i soggetti
delle foto perdessero mai il loro sorriso. La shifting baseline syndrome è dunque una questione complessa, nella quale si intrecciano scienza, sociologia e psicologia. Secondo Jones, però, la soluzione è semplice, e si chiama tradizione orale: «I nonni devono cominciare a raccontare ai loro nipoti com’era il mondo naturale quando erano giovani loro».
Giulia Orsini
La biodiversità delle specie vegetali e animali sulle quali contiamo per mangiare è a rischio: gli organismi che costituiscono lo “zoccolo duro” dell’alimentazione umana sono in declino, a causa di una gestione scorretta della terra e dell’acqua e per colpa dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici, dell’urbanizzazione e del sovrasfruttamento delle risorse. A lanciare l’allarme è la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che nello State of the World’s Biodiversity for Food and Agriculture, un rapporto basato sui dati raccolti in 91 diversi Paesi, fa il punto sulla diversità di piante, animali e altri organismi (selvatici o addomesticati) che forniscono all’uomo cibo, fibre e carburante. L’elenco comprende sia le specie di cui ci nutriamo abitualmen-
te, sia quelle che ci forniscono servizi essenziali, come le api e altri impollinatori, i lombrichi, le mangrovie, le alghe e i funghi che rendono il suolo fertile, sostentano gli organismi animali, purificano l’acqua e l’aria, proteggono i terreni. Il documento (la cui versione completa è consultabile qui) esprime due messaggi chiave. Il primo è che, nonostante si conoscano circa 6000 specie vegetali coltivabili, quelle effettivamente usate nella produzione di cibo sono circa 200, e il 66% della produzione agricola globale è costituito da nove specie soltanto (canna da zucchero, riso, mais, frumento, patata, soia, il frutto della palma da olio, barbabietola da zucchero, manioca). Non va diversamente per le proteine animali: se le specie principalmente allevate sono una quaranti-
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A RISCHIO LE POCHE SPECIE DI CUI CI NUTRIAMO
na, sono poche quelle sulle quali contiamo per la carne, il latte e le uova. Il secondo messaggio è che molte di queste specie ormai essenziali sono in declino. Un terzo delle riserve ittiche mondiali è minacciato dalla pesca eccessiva, e un terzo dei pesci d’acqua dolce è considerato a rischio. Impollinatori, organismi del suolo e nemici naturali dei parassiti soffrono per il degrado del terreno e il sovrasfruttamento degli habitat. In declino sono anche ecosistemi chiave (come le mangrovie) che proteggono dalle inondazioni e forniscono acqua dolce e habitat per altre specie. Il 26% delle varietà locali di animali da allevamento rischia l’estinzione, e un migliaio di specie selvatiche vegetali e animali sta registrando una diminuzione del numero dei suoi esemplari.
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Una bambina e il suo piatto di cibo in un mercato locale di Toliara, in Madagascar. Nel Paese africano duramente colpito da una siccità dovuta alla coda di El Niño, nel 2018, oltre la metà dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica. I tentativi di recupero e tutela della biodiversità ci sono e funzionano, ma non stanno avvenendo abbastanza velocemente. Fare affidamento su un numero limitato di risorse ci rende particolarmente vulnerabili alle sfide poste da un clima, e da una demografia
mondiale, in netta trasformazione. La carenza di biodiversità fa sì che la produzione di cibo sia più suscettibile ai contraccolpi di siccità, parassitosi e malattie, mentre i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più instabili e poco affidabili le stagioni e i tempi dei raccolti. In base a un rapporto commissionato dall’organizzazione umanitaria Care International e di recente ripreso dal Guardian, proprio i cambiamenti climatici sono stati responsabili della maggioranza delle crisi umanitarie legate
alla scarsa produzione di cibo avvenute nel mondo lo scorso anno. Siccità e uragani hanno generato gravi crisi alimentari in Madagascar, Etiopia, Sudan, Chad, nelle Filippine e ad Haiti, ma di queste tragedie, sui media internazionali, si è parlato pochissimo.
Rossella Vito
Considerate le religioni precedenti il cristianesimo, tra i simboli più noti spicca il Corno, emblema di fertilità e spiritualità diffuso già in epoca neolitica. Sempre nel Neolitico, in territorio asiatico, si incontra la Svastica, la cui forma rimanda alla rotazione del sole, mentre all’Età del bronzo risalgono la Croce solare (simile alla ruota di un carro) e il Labrys, o ascia bipenne, simbolo minoico legato ai sacrifici propiziatori. Spostandoci in Egitto incontriamo l’Ankh, croce ansata simbolo della vita, e il Disco solare alato, diffuso anche in Mesopotamia e Persia. Nell’India della cultura indù abbiamo invece l’Om (sulla testa
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I SIMBOLI RELIGIOSI PIÙ ANTICHI
a destra), che simboleggia una sillaba sacra dell’induismo, il tridente (dietro a sinistra), arma sacra di Shiva. Pari successo hanno ottenuto il Taijitu, che sintetizza il concetto taoista di “yin e yang”, e il Triscele, figura con tre gambe diffusa in ambito greco e celtico (in forma stilizzata) e presente sulla bandiera della Sicilia. I simboli della Croce di Davide (Ebraismo), la Croce (Cristianesimo) e la Mezza Luna (Islam) sono invece molto più recenti. Ancora più recente è il simbolo della Wicca (metà del Novecento), la triplice luna.
Vanessa Utri
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SPECIALE LA PERSECUZIONE PAGANA Noi ITALUS Associazione Culturale Wicca abbiamo fin da subito aderito al progetto della Giornata della Memoria Pagana, ormai ogni anno noi celebriamo il nostro “Giorno della Memoria Pagana”, che quest’anno celebreremo il 23 Febbraio 2020. www.memoriapagana1.blogspot.it
Intorno al III° secolo d.C., a causa dell’affermarsi del Cristianesimo e di altre religioni di tendenza enoteistiche, iniziò il lento declino delle religioni pagane, declino inizialmente circoscritto all’interno dell’Impero Romano. Fu Galerio il primo imperatore romano a emanare un editto di tolleranza per tutte le religioni, ma sarà Costantino a agevolare l’ascesa del Cristianesimo e il declino del paganesimo. Nel 313 l’imperatore Costantino emanò l’Editto di Milano. L’Editto di Milano stabiliva, giustamente, la libertà di culto per tutte le religioni e pose fine alle persecuzioni contro i cristiani. L’errore
fu che da questo momento la posizione del Cristianesimo come religione di stato si andò a consolidarsi sempre di più, a scapito delle religioni pagane. Nel III secolo l’impero era in profonda crisi, e all’imperatore Costantino serviva l’oro per sistemare le casse dell’impero. Essendo il Paganesimo una religione molto ricca, all’interno dei templi erano infatti custodite enormi quantità di oro, offerte sacre fatte dai fedeli, tutti questi beni erano indispensabili per l’imperatore Costantino. In questa situazione a Costantino era diventata molto utile per la
salvezza economica dell’Impero la diffusione del Cristianesimo, per via del loro “comandamento della carità” e di un approccio alla vita terrena più remissivo. Ben presto il Cristianesimo si pose in rivalità con le esistenti religioni pagane, specie quando l’imperatore Costantino si convertì alla nuova religione. Intorno al 320 un nuovo editto, sempre emanato da Costantino, proibì i sacrifici e le pratiche divinatorie private. Con Costantino convertito al Cristianesimo anche i suoi figli ne furono influenzati, è il caso di Costanzo II. Nel 341 fu emanato un editto che proibiva i sacrifici pagani, anche in pubbli-
La Persecuzione Pagana co, e stabiliva che tutti i templi pagani dovevano essere chiusi. Ma la reazione fu di totale disaccordo, tanto che Costanzo II e suo fratello Costante emanarono nuovi leggi che preservavano i templi e stabiliva multe contro i vandalismi rivolti a tombe e monumenti, ponendoli quest’ultimi sotto la custodia dei sacerdoti pagani. Nel 356 venne emanato un editto che puniva con la morte i trasgressori delle precedenti legislazioni. In seguito ai privilegi concessi al Cristianesimo si assistette, spesso da gruppi di fanatici, a vari episodi di distruzione di sculture di divinità e luoghi di culto pagani, con la scusante della credenza che questi luoghi o sculture fossero le dimore di demoni. Il 27 febbraio 380 i tre imperatori Graziano, Valetiniano II e Teodosio I promulgarono l’editto di Tessalo-
nica. Con questo editto la religione Cristiana divenne ufficialmente religione di stato. Nel 381 fu proibita nuovamente la partecipazione a tutti i riti pagani, stabilendo che coloro che da cristiani si fossero convertiti ala religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale. Nel 382 fu emanato un emendamento il quale sanciva la conservazione degli oggetti pagani di valore artistico. Nel 383 il giorno di riposo, il dies solis, fu rinominato dies dominicus divenendo obbligatorio (nacque la domenica). In seguito a questi emendamenti vi furono varie rivolte, da parte dei pagani. Come reazione Teodosio irrigidì ulteriormente la sua politica religiosa e tra il 391 e il 392, furono emanate i decreti teodosiani, che attuavano in pieno l’editto di Tessalonica. Vennero interdetti gli accessi ai templi pagani e ribadita
la proibizione di qualsiasi forma di culto, inasprendo ulteriormente le pene amministrative per i cristiani che si convertissero al paganesimo. L’inasprimento della legislazione “anti-pagana”, alimentò l’atteggiamento ostile e barbarico dei cristiani, molti templi pagani furono distrutti e provocarono varie rivolte da parte della comunità pagana. A partire dal 391 Teodosio I proibì il mantenimento di qualunque culto pagano e il sacro fuoco nel tempio di Vesta (che da secoli ardeva ininterrotto) venne spento, decretando la fine dell’ordine delle Vestali. L’ultima gran sacerdotessa di Vesta fu Celia Concordia (384). I successori di Teodosio I, Arcadio in oriente e Onorio in occidente, ribadirono la proibizione di tutti i culti pagani. Un decreto del 408 sanciva
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La Persecuzione Pagana che i templi erano edifici pubblici e come tali andavano conservati, eliminandone gli elementi del culto pagano. Nel 415 ad Alessandria d’Egitto, il vescovo Cirillo di Alessandria (oggi Santo per la chiesa cristiana) fu responsabile del martirio della filosofa Ipazia. Le fonti ci narrano che fu presa da una banda di fanatici cristiani (guidati dal vescovo Cirillo) e trascinata in una chiesa dove fu fatta a pezzi e poi bruciata. Nel 435 Teodosio II ordinò la distruzione di tutti i templi pagani rurali sopravvissuti. Durante il V secolo l’atteggiamento verso i templi cambiò, quelli che non furono distrutti vennero trasformati in chiese. La motivazione ufficiale fu la volontà di esorcizzare quei luoghi, in realtà il motivo era prettamente economico, era meno dispendioso riutilizzare un tempio che costruire una chiesa ex novo. Inoltre riadattando i templi per il nuovo culto si sperava di attenuare la forte ostilità esistente tra i due gruppi religiosi dei pagani e dei cristiani. Nella sua diffusione, il
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Cristianesimo lentamente riuscì a distruggere la paganità dell’occidente, privandone i miti del loro significato esoterico/allegorico, schiacciandone le ideologie, abbattendo i suoi luoghi di culto, le accademie e le filosofie, eliminando fisicamente sacerdoti, filosofi ed intellettuali. La repressione venne attuata anche (specialmente) con la conversione di simboli, figure, divinità pagane in elementi accomunati alla figura di Satana, e quando questi simboli erano molto sentiti dalla popolazione diventavano simboli legati alla vita del Cristo (un esempio è la croce, simbolo per eccellenza solare). Tra il IX e il X secolo molti altri luoghi pagani, legati alla sacralità del territorio, furono recuperati e riutilizzati dagli eremiti per costruirvi eremi e monasteri. A partire dal II millennio il termine “pagano” venne usato per identificare gli appartenenti a religioni non cristiane, spesso con una valenza dispregiativa, sinonimo di arretratezza e ignoranza. Più tardi venne adottato il
termine “eretico” per identificare quegli uomini con idee o filosofie diverse o contrastante alla teologia Cristiana. Nel 1184 Papa Lucio III, durante il Concilio di Verona (presieduto anche dall’imperatore Federico Barbarossa), con la stipula “Ad abolendam diversa rum haeresum pravitatem” costituì l’Inquisizione. L’Inquisizione (o Santa Inquisizione) fu quell’istituzione ecclesiastica atta ad indagare, a reprimere il movimento cataro e controllare i diversi movimenti spirituali e pauperistici e all’occorrenza punire, mediante apposito tribunale, i sostenitori di teorie o filosofie considerati contrarie o pericolose per l’ortodossia cattolica. L’intento ufficiale era quello di riportare gli eretici nella via della “vera fede”. Questo degenerò in una serie di condanne spesso ingiuste e infondate, dando vita alla (delirante) “Caccia alle Streghe”. Per Stregoneria si indica un insieme di pratiche magiche e ritua-
Ferdinando e Isabella, Papa Sisto IV nel 1478 estese l’Inquisizione nelle terre di Spagna, con l’iniziale intento di debellare l’islam e successivamente (con la scoperta dell’America e l’inizio del colonialismo) fu estesa alle colonie dell’America centromeridionale e nel vice-regno di Sicilia, questa oggi viene conosciuta come l’Inquisizione Spagnola. In Italia la prima condanna di stregoneria, di cui si hanno notizie, risale al 20 marzo 1428 giorno in cui venne messa al rogo Matteuccia Di Francesco, essa fu condannata dal tribunale laico della sua città di Todi (Umbria, Perugia). La “Caccia alle Streghe” si concentrò soprattutto tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 e conobbe due ondate: la prima che andò dal 1480 al 1520 e la seconda dal 1560 al 1650. Molte delle presunte streghe vennero torturate e bruciate vive, le motivazioni ufficiali erano varie, spesso erano mosse da accuse per ragioni futili. Spesso venivano accusate di stregoneria le balie, bastava che il bambino nascesse morto per riversare la delusione e il dolore emotivo verso colei che aveva assistito al parto. Macabramente furono accusati, torturati e in alcuni casi giustiziati anche bambini, di 17 anni, accusati di essere posseduti o di aver partecipato ai Sabba delle streghe. Durante le torture in cambio della riduzione dei tormenti, si invitava la strega o stregone di fare il nome di presunti complici, spesso si invitava di accusare qualche benestante del luogo, allo scopo di poter istituire il processo successivo, che consisteva alla confisca dei beni.
In Europa l’ultima strega condannata a morte fu Anna Göldi, uccisa nel 1782 a Glarona, in Svizzera. Solo nel 2008 il parlamento Cantonale ha riabilitato la sua figura. Durante l’Ottocento la maggior parte degli Stati europei soppressero i tribunali dell’Inquisizione, pur mantenendo leggi che continuavano a condannare questa “pratica”. L’unico stato che ha mantenuto l’Inquisizione fu lo Stato Pontificio. Nel 1908 Papa Pio X cambiò il nome al Tribunale dell’Inquisizione, denominandolo Sacra Congregazione del Santo Offizio. Nel Concilio Vaticano II durante il pontificato di Paolo VI, nel 1965, il Santo Offizio assunse il nome di Congregazione per la Dottrina della Fede (in latino Congregatio pro Doctrina Fidei), fin ad oggi ancora attivo.
La Persecuzione Pagana
li, spesso di derivazione pagana. La figura della strega ha radici pre-cristiane, ed è presente in quasi tutte le culture, una figura a metà strada tra lo sciamano e l’uomo dotato di poteri occulti. La strega (stregone al maschile) è quindi esperta in varie discipline o comunque ne è a conoscenza di esse, tra le discipline più note vi sono l’uso medico delle erbe, dei cristalli, delle pietre e la conoscenza delle “arte” divinatorie. L’alone demoniaco gli fu attribuito quando l’Inquisizione iniziò a dargli la “caccia”. Lo stesso Paracelso affermava di aver imparato di più da una strega che dai filosofi e dai medici del suo tempo. La Caccia alle Streghe fu avvalorata anche dal passo 22,12 del libro dell’Esodo, venne tradotto in: “Non lascerai vivere chi pratica magia”; in realtà l’espressione originale in ebraico intendeva: “... qualcuno che opera nell’oscurità e blatera”. Da specificare che con il termine “strega” o “eretico” venivano accusati tutti coloro che si distaccavano dal credo dell’ortodossia cristiana (spesso infatti non erano persone dediti ai culti magici/esoterici, ma persone che si ribellavano ad alcuni dogmi imposti). L’imperatore tedesco Frederik II, nel 1224 emanò una legge con il quale ordinava che tutti i colpevoli di eresia venissero condannati al rogo. Nel 1252 Papa Innocenzo IV emanò la bolla “Ad extirpanda” con cui autorizzò l’uso della tortura, il successore Giovanni XXII estese i poteri dell’Inquisizione anche nella lotta contro la stregoneria. La prima strega della quale abbiamo notizie storiche certe, si chiamava Angele e venne condannata al rogo, a Tolone (Francia) nel 1274. Su richiesta dei sovrani di Spagna,
Ma si sa, il pregiudizio tarda a morire! Nel 1944 Helen Duncan fu imprigionata per nove mesi credendola colpevole di aver usato la stregoneria per affondare la nave in cui era morto il proprio marito. Solamente il 2 febbraio del 1998 lo Stato chiese scusa. Nel 1951 in Gran Bretagna furono abrogate le ultime leggi contro la Stregoneria, questo permise a Gerald Gardner di pubblicare “Witchcraft Today” (stregoneria oggi), sancendo la diffusione della Wicca e quindi in un certo senso anche dello stesso Neopaganesimo. Nel 1985, una donna a San Diego perse il lavoro perché accusata di essere una strega. Nel 1999, negli Stati Uniti si istituì un gruppo di cristiani conser-
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vatori, su iniziativa di Bob Barr, in risposta al crescente fenomeno degli incontri per celebrare riti wiccan nelle basi militari. Il gruppo invitò i cittadini americani a una revisione dei diritti di libertà religiosa alla luce della morale cristiana. Barr sosteneva (e sostiene) che il Neopaganesimo fosse un prodotto di eccessiva libertà e che per sopprimerlo bisognasse irrigidire e limitarne tale concetto. Il 12 marzo 2000, nel corso di una celebrazione in Vaticano, per l’occasione del Giubileo, il Papa Giovanni Paolo II chiese «scusa», in mondovisione, per le colpe passate della Chiesa. Durante l’omelia chiese perdono per “… l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto … per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti nei confronti dei seguaci di altre religioni”, sottolineando che si chiede perdono per aver adottato “… i mezzi dubbi per i fini giusti …” (era un fine giusto quello di bruciare le streghe?). Un perdono chiesto a Dio (non alle vittime). Un perdono chiesto per i figli della Chiesa (la comunità battezzata) e non per la Chiesa-istituzione. Purtroppo nessun nome di colpevole fu pronunciato e tutto si mantenne generico. Ci si riferì semplicisticamente al regime nazista come “pagano” tacendo sulle prese di posizione a
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suo favore dei vescovi tedeschi. I peccati a cui si riferiva il perdono vennero collocati a quelli commessi nel secondo millennio, forse perché i pagani massacrati precedentemente non meritavano scuse?
Oggi, in Occidente il paganesimo si è ripreso e inizia a diffondersi velocemente, in Asia e in Africa è invece ancora in atto, da parte dei cristiani (ma anche islamici), un tentativo di sradicare il paganesimo.
Resta comunque coraggiosa e lodevole la scelta della Chiesa Cattolica di chiedere scusa, anche perché nessuna religione ha finora chiesto scusa per errori commessi, considerando che religioni come l’Islam risultano ancora oggi molto ostili nei confronti dei culti pagani. Per il musulmano il proselitismo verso il paganesimo è un obbligo morale, meno invece verso i fedeli delle religioni monoteiste. Secondo l’Islam i fedeli alle religioni monoteiste posseggono già una “rivelazione” tramite l’uso delle Sacre Scritture, pur essendo corrotte e incomplete dalla manipolazione umana, mentre invece il pagano è un’idolatra, una blasfemo. Ancora oggi nella maggior parte dei paesi islamici vi è il divieto di fare proselitismo per i non musulmani, in alcune località i luoghi di culto non islamici sono obbligati a pagare la jizya (una tassa per essere tutelati e protetti dallo stato, preservandoli da eventuali attacchi violenti). Tutt’oggi il tasso di violenza nei confronti degli islamici che si convertono ad altri credi è molto alto. Solo nel 2011 in Arabia Saudita (paese islamico per antonomasia) i processi terminati con pena di morte contro la stregoneria sono stati circa 73, tra cui molte donne, come Amina Bent Abdellhalim Nassar decapitata in modo cruento, secondo Amnesty sarebbero 140 le persone che aspettano il boia per accuse simili.
Nel 2006 è stato ideato il “Giorno Pagano della Memoria”. L’idea della celebrazione di un Giorno Pagano Europeo della Memoria è nata nel 2006, per stabilire un momento ufficiale in cui ricordare le radici del passato pagano a cui tutti i pagani odierni, chi più e chi meno, si riallacciano e ricordare anche le cause e gli avvenimenti della frattura tra noi e quelle radici. E’ proprio quel distacco infatti che spinge i pagani di oggi a definirsi in questo modo, nobilitando una parola nata come insulto. Come giornata della celebrazione è stato scelto, con un sondaggio tra pagani di diversa provenienza, il 24 febbraio: in questa data, nel 391 e.v., Teodosio emanò un editto di condanna delle pratiche pagane, in seguito al quale il fuoco di Vesta che doveva bruciare eternamente a Roma fu spento. Data la sacralità del fuoco in tutte le religioni cosiddette pagane, è stato scelto questo evento come simbolo dell’inizio dei tentativi di eliminazione delle religioni pagane.
Francesco V.
DOSSIER ANIMALI FANTASTICI… NEL MEDIOEVO
Draghi, fenici, sirene…animali immaginari che popolano le nostre fantasie fin dagli albori dei tempi. Le descrizioni si perdono con il passare delle ere e delle civiltà, e cambiano forma. Pensiamo ad esempio alle sirene. Omero ne parla nell’Odissea, quando Ulisse deve legarsi alla nave per evitare di sentirne i canti e quindi annegare nel mare. Ma nella mitologia greca sono descritte come essere metà umani e metà con la forma di uccello con le ali e gli artigli, legate comunque al canto e alla musica. Questa immagine non corrisponde a quella più moderna di esseri metà donne e metà pesci. Nel Medioevo gli animali erano protagonisti dei cosiddetti bestia-
ri, opere che trovano diffusione nel XII e XIII secolo, specie in Francia e in Inghilterra. Si tratta di compilazioni miniate, assieme ai lapidari (in cui si descrivevano le virtù delle pietre) e agli erbari (esempio di enciclopedia con usi e benefici delle piante) il cui scopo è la descrizione e rappresentazione di animali per trarne insegnamenti morali o religiosi in riferimento alla Bibbia. Accanto ad animali esistenti vengono descritti anche creature di fantasia. Il primo bestiario riconosciuto è il Physiologus del II secolo d.C., in lingua greca. Bisogna ricordare che il Medioevo non è stata un’epoca semplice. La religione cristiana iniziava a diffondersi nel bacino
del mediterraneo e nell’Europa occidentale cercando di sostituirsi a quella pagana. L’opera di cristianizzazione da parte della chiesa influenzò la mente degli uomini e non solo. La religione cristiana offriva la speranza di una vita oltre la morte e l’uomo in quel periodo avvertiva un forte legame con il soprannaturale. Per questa ragione il mondo visibile era posto a confronto con l’invisibile, il cui confine era molto sottile. Il mondo terreno era visto come un momento di passaggio o di prova verso il mondo spirituale. I miracoli, le visioni, le apparizioni erano comuni agli uomini e accadevano quotidianamente. In questi secoli l’osservazione scientifica della fauna e della flora non era rilevante. L’osserva-
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DOSSIER zione era sostituita dall’interpretazione perché il mondo visibile era considerato un insieme di segni. Gli eventi naturali o storici erano visti come manifestazioni oscure ed enigmatiche di presenze invisibili. La conoscenza quindi era di carattere popolare alimentato da svariate tradizioni e sorretto, più che da una osservazione diretta, dalla concezione dell’importanza del segno e dei simboli, ovunque presenti nella realtà naturale. A questi erano ovviamente legati gli insegnamenti morali. Le rappresentazioni simboliche di animali fantastici è il tentativo di esorcizzare le paure innate, dandone forma e corpo, in modo da essere concrete e affrontabili (pensiamo per esempio alla paura che doveva fare il mare e l’oceano per l’uomo medievale e il tentativo di trovare spiegazione a correnti, maree o malattie). Durante il medioevo la nascita dei bestiari è data dall’unione delle culture orientali, con i loro animali esotici, favolosi e scono-
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sciuti, diversi per le loro qualità fisiche, appartenenti a mondi lontani, di cui parlavano gli storiciviaggiatori come ad esempio Erodoto o Marco Polo, e del mondo classico greco-romano (il Physiologus greco nominato all’inizio) ricco di creature metà umane e metà bestie. Nel medioevo si riprendono le creature con l’aggiunta dell’insegnamento cristiano carico di significati morali. Nei bestiari non era quindi importante la descrizione dell’animale in sé, reale o fantastica, bensì l’interpretazione che gli veniva attribuita. Il bestiario assume quindi una connotazione di indottrinamento cristiano più che una sintesi di conoscenze scientifiche. Gli animali descritti potevano essere: animali reali con caratteristiche soprannaturali: la salamandra sarebbe capace di estinguere il fuoco di una fornace con la sua sola presenza; il caradrio (un uccello bianco) avrebbe invece la capacità di sapere se una persona era affetta da una malattia morta-
le o no; animale mostruoso: animali reali cui vengono attribuite parti deformate oppure animali composti da elementi che appartengono a specie differenti, come la chimera o il grifone; unione uomo-animale, come la sirena e il centauro, la sfinge; unione animale-vegetale, come l’anatra vegetale o animale-minerale; animali fantastici, come la fenice o l’unicorno. Della fenice originario dell’India sarebbe esistito un solo esemplare. Si raccontava che ogni 500 anni la fenice si mettesse in viaggio dal lontano Oriente verso i cedri del Libano per impregnarsi le ali del loro aroma e poi volasse verso Eliopoli, in Egitto. Qui il sacerdote del tempio, avvertito dal profumo che l’essere si trascinava con sé, accumulava sull’altare dei sarmenti di vite che si accendevano da soli all’arrivo dell’uccello, che lo bruciavano intero. All’indomani dalle ceneri la fenice si sarebbe rigenerata magicamente, simbolo dell’eter-
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no rinascere e morire degli esseri viventi. Il ciclo di morte e rinascita è un chiaro esempio di analogia con la resurrezione di Cristo. L’unicorno, definito come “un piccolo animale, simile al capretto, molto feroce, con un corno solo in mezzo alla testa”. Nessun cacciatore è in grado di catturarlo: l’unico modo per farlo prigioniero è mostrargli una fanciulla vergine, di fronte alla quale l’animale diventa subito mansueto e si lascia docilmente avvicinare. Si ritrova anche nella mitologia indiana e cinese: la nascita dell’unicorno era considerata l’annuncio della nascita di un imperatore. Nel medioevo cristiano divine l’immagine di Cristo: nel Vangelo di Luca si parla di “un corno nella casa di Davide, divenuto il corno di salvezza”, incarnatosi per la redenzione dei peccati. Il drago è l’animale che spaventa di più in assoluto, non solo per il suo aspetto, che coniuga in sé tradizioni antiche – bibliche, orientali, greco-romane, germaniche – ma perché è trasversale ai quattro elementi: sputa fuoco, vola nei cieli, cammina sulla terra e respira. Può avere le zampe oppure no, ed è di diversi colori. Appartiene a due mondi, il soprannaturale e quello terreno. La sua figura fu variamente rappresentata: a volte gli furono attribuite molte teste, a volte la capacità di emettere mortiferi aliti di fuoco. È inserito ora nella categoria dei serpenti, ora in quella dei vermi. Il drago era identificato, nella tradizione cristiana, con il diavolo; in molte immagini del passato compare infatti schiacciato dal piede della Vergine (Apocalisse di Giovanni) o nell’iconografia medievale ucciso dal cavaliere San Giorgio. Ci sono poi i leoni-formica con hanno le membra anteriori di leo-
ni e quelle posteriori di formiche; hanno padre carnivoro e madre erbivora, pertanto non possono mangiare la carne a causa della natura della madre e non possono cibarsi di erba a causa della natura del padre, e sono quindi costretti a morire di fame. Il monocero, dal corpo di cavallo e i piedi di elefante, fornito di una coda cortissima e di un corno lungo e rilucente in mezzo alla fronte, che incuteva terrore con il suo verso, un muggito furibondo. Vi era la manticora, tipica dell’India, dal corpo leonino di colore fulvo e dalla faccia umana, contrassegnata da scintillanti occhi azzurri e da un’enorme bocca con triplice dentatura, una coda aguzza come quella dello scorpione, una voce simile al suono del flauto ma assetata di sangue umano. Vi era il banacon, originario dell’Asia, un animale dalla testa di toro dotato di possenti corna e di una criniera equina, che se attaccato o cacciato si difendeva emettendo gas ed escrementi. E così via. In un tentativo di esorcizzare paure e timori da un
lato e dall’altro sovrapporre antichi culti con la dottrina cristiana. Ancora adesso nel nostro immaginario conosciamo e immaginiamo questi animali sebbene il loro significato si sia quasi perduto.
Luthien
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LE 7 MISTERIOSE SOCIETÀ SEGRETE
I più famosi sono i Templari, ma le società segrete accompagnano la storia dell’umanità dalla notte dei tempi: dai culti misterici ai misteriosi gruppi formatisi sul web, se ne contano a decine come racconta Michele Leone nel libro Guida alle società segrete (Odoya). Ne abbiamo scelte 7, tra le più significative. GLI ESSENI. La confraternita degli Esseni risale al II secolo a.C. ed era stanziata in piccoli villaggi fuori dalle città dell’antica Giudea, dove vivevano in piccole comunità isolate, con delle regole proprie. “La loro storia è ritornata in auge con la scoperta dei manoscritti di Qumran nel 1947”, scrive Leone. Gli Esseni, di cui si interessò
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anche Plinio il Vecchio, sono entrati nella leggenda perché si dice avessero incredibili poteri di guarigione e perché alcuni studiosi di società antiche e segrete hanno ipotizzato che anche Gesù Cristo ne avesse fatto parte. Ma qui entriamo nel campo (minato) della religione.
Cosa Nostra. “Non possiamo stabilire se fossero il braccio armato del potere politico, sgherri scellerati, uomini pii e devoti in cerca di giustizia o altro, ma per certo possono essere un memento. La loro storia non può non farci riflettere sulla differenza tra vendetta e giustizia” scrive Leone.
I BEATI PAOLI. Durante un interrogatorio in tribunale, Totò Riina disse di aver letto il libro I Beati Paoli solo “per metà”. Trattasi del romanzo di Luigi Natoli, pubblicato a puntate sul Giornale di Sicilia nel 1909, e ispirato ai Beati Paoli, una setta di sicari/giustizieri incappucciati, attiva a Palermo tra il 700 e l’800 da cui si dice - tenetevi forte - abbia avuto origine
I CAVALIERI DELL’APOCALISSE. Si professavano difensori della Chiesa cattolica dall’Anticristo. Ma in realtà i cavalieri dell’Apocalisse, a cominciare dal loro fondatore Agostino Gabrino, erano un mix di fanatismo e misticismo che non nascondevano l’intento di voler cambiare la società. “La setta raggiunse il cospicuo numero di circa ottanta membri, di cui
GLI ILLUMINATI DI BAVIERA. Se c’è un’associazione segreta che popola gli incubi dei teorici del complotto, è quella degli Illuminati, che trarrebbe origine da una società segreta pre-massonica, creata da Johann Adam Weishaupt nel 1776 in Baviera. Lo scopo dei primi Illuminati era quello di “provare a creare un uomo diverso e, dal suo punto di vista, migliore, un uomo moderno”. Per raggiungerlo, si erano dati un programma “politico”: “far diventare consiglieri dei governanti i membri del suo Ordine e trasformare le istituzioni dall’interno”. Scomparsi dalle cronache nei primi anni dell’800, in realtà non hanno mai lasciato la cultura popolare, protagonisti “oscuri” di videogame, film e tanti libri a cominciare dal romanzo Angeli e demoni dello scrittore Dan Brown. LA CONFRATERNITA DELL’AMORE ETERNO. In un articolo del 1972, la rivista americana Rolling Stone li soprannominò “la mafia hippy”. Ma la confraternita dell’amore eterno più che alle faccende di Cosa nostra, era vicina ai gruppi antagonisti dell’America di Nixon. La loro filosofia di vita era basata sullo studio delle diverse religioni, con un occhio speciale
a quelle orientali. Ma soprattutto i “confratelli” erano convinti sostenitori dei benefici spirituali dell’Lsd. E per molti anni si finanziarono con la vendita di cannabis e dello stesso Lsd. Fu questo mix di droghe e religione a farne una delle più bizzarre società segrete (e fuori legge) della sognante California degli anni 60. GLI ELKS. La più celebre confraternita americana è forse quella degli Elks (Alci): nata nel 1868, con scopi goliardici e anti-proibizionistici, negli anni si è trasformata in un’associazione segreta e ritualistica, votata al prestigio dei suoi membri e in seguito anche alle opere di beneficenza. Oggi di segreti ne rimangono ben pochi, (quasi) tutti i rituali di iniziazione avvengono alla luce del sole e ha anche un sito web (elks.org). Ma gli Elks conservano ancora parte dell’antico prestigio, fosse solo perché tra gli adepti più famosi si contano molti vip. “…personaggi di spicco della politica, dello sport, degli affari e dello spettacolo degli Stati Uniti. Su tutti basti ricordare i presidenti Dwight D. Eisenhower, Warren G. Harding, Franklin D. Roosevelt, Harry S. Truman, John F. Kennedy e Gerald R. Ford”, scrive Leone.
la che Cicada in realtà sia il modo che i servizi segreti o misteriose aziende tecnologiche usano per reclutare esperti di sicurezza informatica. “Altri invece - scrive Leone - ci hanno voluto vedere lo zampino degli Illuminati, dei Massoni o di gruppi occultisti derivati da Crowley”.
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la maggior parte erano artigiani e commercianti, che avevano la consuetudine di portare la sciabola al fianco anche mentre lavoravano” si legge in Guida alle società segrete. Prosperarono finché nel 1694 non furono denunciati alla Santa inquisizione, che li soppresse.
Arved
CICADA 3301. E non poteva mancare la società segreta di internet: Cicada (cicala) 3301, che dal 2012 dissemina sul web una serie di enigmi complicati, con l’intento di reclutare “individui intelligenti” in grado di risalverli. Visto che gli enigmi, tutt’altro che facili, vertono su sicurezza dei dati, crittografia e steganografia, tra le ipotesi c’è quel-
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SAN VALENTINO
La festa di San Valentino ricorre ogni anno il 14 febbraio. È una famosa ricorrenza dedicata agli innamorati e celebrata in gran parte del mondo (soprattutto in Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente). L’originale festività religiosa prende il nome dal santo e martire cristiano San Valentino da Terni, e venne istituita nel 496 da Papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana delle Lupercalia (in onore al Dio Lupercus, protettore del bestiame ovino e caprino), celebrati dal 13 al 15 febbraio. Gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco avevano culmine il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati, apertamente in contrasto con la morale e l’idea di amore dei cristiani. Per “battezzare” la festa
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dell’amore, il Papa Gelasio I nel 496 d.C. decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati. Tale tradizione fu poi diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al santo in Terni, attraverso i loro monasteri prima in Italia e quindi in Francia ed in Inghilterra. Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono. La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch’egli decapitato pressappoco negli stessi anni. Secondo il popolare racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cri-
stiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall’amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopodiché morirono entrambi. Da questo aneddoto fu la figura del Santo fu accostato agli innamorati. Per la cronaca esistono altre versioni, ma questa è la più antica e diffusa. Sebbene la figura di San Valentino sia nota anche per il messaggio di amore portato da questo santo, l’associazione specifica con l’amore romantico e gli innamorati è quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine è controversa.
Ricostruzione del volto di S. Valentino, eseguito sulle reliquie attribuite al Santo. Una delle tesi più note è che l’interpretazione di San Valentino come festa degli innamorati si debba ricondurre al circolo di Geoffrey Chaucer, che nel “Parlamento degli Uccelli” associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia. Tuttavia alcuni studiosi hanno messo in dubbio questa interpretazione. In particolare, il fidanzamento di Riccardo II sarebbe da collocare al 3 maggio, giorno dedicato a un altro santo omonimo del martire, San Valentino di Genova. Non v’è dubbio tuttavia che a metà del mese di febbraio si riscontrino i primi segni di risveglio della natura e nel Medioevo, soprattutto in Francia e Inghilterra, si riteneva che in questo perioso iniziasse l’accoppiamento degli uccelli e quindi l’evento si prestava a considerare questo momento idoneo agl’innamorati. Pur rimanendo incerta l’evoluzione storica della ricorrenza, ci sono alcuni riferimenti storici che fanno ritenere che la giornata
di San Valentino fosse dedicata agli innamorati già dai primi secoli del II millennio. Fra questi c’è la fondazione a Parigi, il 14 febbraio 1400, dell’”Alto Tribunale dell’Amore”, un’istituzione ispirata ai principi dell’amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, i tradimenti, e la violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia d’amore. La pratica moderna di celebrazione della festa centrata sullo scambio di messaggi d’amore e regali fra innamorati, risale probabilmente all’alto medioevo, e potrebbe essere in particolare riconducibile al circolo di Geoffrey Chaucer in cui prese forma la tradizione dell’amor cortese. Alla sua diffusione contribuirono i benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri, essendo stati affidatari della Basilica di San Valentino a Terni dalla fine della seconda metà del VII secolo. Soprattutto nei paesi di cultura
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anglosassone, e per imitazione anche altrove, il tratto più caratteristico della festa di San Valentino è lo scambio delle “valentine”, bigliettini d’amore spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati o secondo altri temi tipici della rappresentazione popolare dell’amore romantico (la colomba, l’immagine di Cupido con arco e frecce, e così via). A partire dal XIX secolo, questa tradizione ha alimentato la produzione industriale e commercializzazione su vasta scala di biglietti d’auguri dedicati a questa ricorrenza. La Greeting Card Association ha stimato che ogni anno vengono spediti il 14 febbraio circa un miliardo di biglietti d’auguri, numero che colloca questa ricorrenza al secondo posto, come numero di biglietti acquistati e spediti, dopo Natale. La più antica “valentina” di cui sia rimasta traccia risale al XV secolo, e fu scritta da Carlo d’Orléans, all’epoca detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt (1415). L’uso di spedire “valentine” nel mondo anglosassone risale almeno al XIX secolo. Il processo di commercializzazione della ricorrenza continuò nella seconda metà del XX secolo, soprattutto a partire dagli Stati Uniti. La tradizione dei biglietti amorosi iniziò a diventare secondaria rispetto allo scambio di regali come scatole di cioccolatini, mazzi di fiori, o gioielli.
Claudia
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IL CARNEVALE
Il carnevale è una festa la cui tradizione si perde nella notte dei tempi. La sua storia nasce dall’ultimo banchetto che si era soliti allestire prima del periodo di Quaresima
rietà di cui godono eventi come il Carnevale di Rio o quello di Venezia che non mancano di attirare milioni di turisti. Ma cos’è il Carnevale? Da dove nasce la sua tradizione?
Quest’anno la settimana di Carnevale inizia con giovedì grasso del 20 febbraio e termina con 25 febbraio, martedì grasso.
Il termine “carnevale” deriva dalla locuzione latina carnem levare – ovvero, letteralmente, “privarsi della carne” – che si riferiva all’ultimo banchetto che tradizionalmente si teneva l’ultimo giorno prima di entrare nel periodo di Quaresima e quindi nel “martedì grasso” che precedeva il “mercoledì delle ceneri”. Il martedì grasso è da sempre l’occasione per gustare i dolci tipici del carnevale, come le chiacchere
Il carnevale è senza dubbio la festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione diventano, per un po’, una regola. Si tratta di una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo, basti pensare all’immensa noto-
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chiamate anche frappe o bugie, le frittelle o castagnole e tutte le golosità che cominciano a comparire sempre prima nelle pasticcerie e negli store. Si tratta, dunque, di una festa tipica dei Paesi a tradizione cattolica anche se, come spesso accade, la sua saga è stata “rielaborata” a partire da pratiche ben più antiche. Per esempio nell’Antico Egitto erano soliti tenersi periodi di festa in onore della dea Iside durate i quali si registrava la presenza di gruppi mascherati; una consuetudine simile a quelle delle feste in onore del dio Dioniso in Grecia e dei “saturnali” romani, che avevano in comune, oltre che l’uso del travestimento, il fatto
ORIGINE E DIFFUSIONE Fu su questo substrato – peraltro comune anche ad altre civiltà assai diverse da quelle europee – che l’Europa cattolica rielaborò la festa del carnevale dandogli un significato all’interno del calendario cristiano. Le prime testimonianze dell’uso del termine nel significato con cui oggi lo conosciamo, risalgono al XIII secolo sia nella zona di Firenze che in quella di Roma. Ben presto divenne tradizione in quasi tutta la nostra penisola e si espanse in tutto il mondo cristiano del tempo. Essendo legato all’inizio della Quaresima e quindi alla data della Pasqua, la collocazione precisa del carnevale nel calendario varia di anno in anno: nel 2014 il martedì grasso cade il 4 marzo. Potete consultare il calendario completo
di carnevale qui. Da segnalare anche la tradizione del carnevale Ambrosiano, la cui particolare durata – finisce infatti con il “sabato grasso” quattro giorni dopo rispetto al tradizionale martedì – sembra risalire ad un pellegrinaggio del vescovo Sant’Ambrogio che aveva annunciato il suo ritorno “In tempo per celebrare con i milanesi le ceneri”. A causa del suo ritardo, la popolazione posticipò il rito alla domenica successiva per attendere il suo Pastore, “modificando” la consuetudine carnevalesca. IL CARNEVALE IN ITALIA Inutile dire che i festeggiamenti del carnevale, soprattutto in Italia, sono molteplici e affondano le loro radici nei secoli: Viareggio, Cento, Satriano, Acireale, Fano, Putignano, Verona, Striano sono solo alcune delle tradizionali rassegne carnevalesche oggi considerate fra le più importanti del mondo, ognuna con i suoi pe-
culiari ed inimitabili riti. Il Carnevale di Venezia, di gran lunga il più popolare nel mondo, è quello che possiede le origini più antiche: un documento originale datato 1094 fa menzione di un “pubblico spettacolo” nel periodo pre-quaresimale per le strade della città e la festa venne formalmente istituita dal Doge nel 1296. Dopo 800 anni di storia, il carnevale fu vietato da Napoleone nel 1797 dopo la sua occupazione armata della città perché giudicato “sovversivo” e fu “riportato alla luce” solo nel 1979. Ad Ivrea, invece, il carnevale si celebra dal 1808 ed è caratterizzato dalla originalissima “Battaglia delle Arance” che vede impegnate 9 squadre che rappresentano le diverse “contrade” della città, in stile Palio di Siena.
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di rappresentare un temporaneo “rovesciamento dell’ordine precostituito”, da cui la pratica dello scherzo ed anche della dissolutezza.
Francesco V.
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IL CARNEVALE VENEZIANO
Il Carnevale veneziano è uno dei più antichi e affascinanti d’Europa. Non sappiamo con esattezza quando i veneziani abbiano cominciato ad indossare maschere, anche se sappiamo che nel corso del XVIII° secolo il travestimento e i giochi in incognito con utilizzo di maschere erano parte integrante della vita quotidiana veneziana. A quell’epoca il Carnevale iniziava ufficialmente il 26 dicembre e raggiungeva il suo apice il martedì grasso, prima del mercoledì delle ceneri.. Quindi durante l’antica Repubblica, il Carnevale sembrava durare tutto l’anno, o per lo meno così appariva la città ai visitatori. La moda veneziana di indossare delle maschere comportava una serie di vantaggi e libertà, che dovevano far sembrare Venezia un vero e proprio paradiso ai molti visitatori stranieri.
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Inoltre anche i cittadini ordinari che indossavano i tradizionali costumi di carnevale si sentivano esattamente allo stesso livello dei ricchi patrizi. Ricchi e poveri festeggiavano insieme in città e anche l’astuto Senato, che riconosceva in questo una perfetta valvola di sfogo per tutti i tumulti sociali, decretò che nessuno di coloro che indossava una maschera era inferiore ad un altro. Persino i giocatori d’azzardo utilizzavano la maschera per rimanere in incognito e pure le donne, protette dalla maschera si sentivano libere di organizzare i loro incontri segreti. La maschera quindi divenne condizione necessaria per sfuggire dalla vita di tutti i giorni e inventare una nuova personalità, permettendo di agire in totale libertà. Durante il Carnevale la Piazza
S. Marco diveniva il centro dei festeggiamenti, ma anche i campi minori e le strade principali erano invase da persone che danzavano, cantavano e facevano scherzi. La Piazza S. Marco, definita da molti come “il salotto più bello del mondo, si trasformava in un’immenso salone da ballo e in prossimità della piazza apparivano nella nebbia fantastici palcoscenici galleggianti. L’ultimo giorno, il martedì grasso, il Carnevale raggiungeva il suo apice e una processione di maschere attraversava il Canal Grande, centinaia di lanterne si riflettevano nell’acqua dei canali e Venezia stessa si trasformava in un unico grande teatro. Con la caduta della Repubblica alla fine del XVIII° secolo, l’utilizzo della maschera ebbe un repentino declino, fino a scompari-
Nel 1979, un gruppo di giovani veneziani amanti del teatro e della cultura hanno pensato di far rinascere l’antico Carnevale. Adesso i visitatori che ogni anno affollano Venezia l’ultimo week-end prima dell’inizio della Quaresima sono più di 500.000. L’identità delle persone si fa di nuovo confusa e riemerge inevitabilmente la difficoltà di distinguere fra realtà e illusione e fra passato e presente. Il più antico documento riguardante l’utilizzo delle maschere a Venezia è datato 2 maggio 1268: in questo documento veniva proibito agli uomini in maschera di praticare il gioco delle “ova”. Dai primi del ‘300 cominciarono ad essere promulgate nuove leggi che mettevano dei “paletti” all’inarrestabile decadimento morale dei Veneziani del tempo. La legificazione limitativa del Carnevale inizia con un decreto del 22 febbraio 1339 che proibisce alle maschere di girare di notte per la città. Un decreto che può far capire quanto libertini erano i Veneziani del tempo è quello del 24 gennaio 1458: questo proibisce agli uomini di introdursi, mascherati da donne, nei monasteri per compiervi multas inhonestates. Sempre nello stesso “settore”, è interessante il decreto del 3 febbraio 1603, atto a ripristinare la moralità nei conventi: vengono proibite quindi le maschere nei parlatori delle monache, in quanto era usanza andare ai parlatori delle monache, sedercisi sopra e parlare con le monache... Più volte sono stati promulga-
ti decreti per impedire alle maschere di portare con sè armi o strumenti atti a ferire, così come vengono promulgati decreti al fine di impedire alle maschere di entrare nelle chiese, ed estendono lo stesso obbligo a tutti i cittadini che si introducono nelle sacrestie con abiti indecenti. Un anno importante è il 1608, e precisamente nella data del 13 agosto, nel quale viene emanato un Decreto del Consiglio dei Dieci, dal quale risulta che ormai la maschera è usata per molti periodi dell’anno, tanto da creare seri problemi alla Repubblica. Per evitare le pessime conseguenze di questo malcostume, viene fatto obbligo a qualsiasi cittadino, nobile o forestiero, di non usare la maschera se non nei giorni del Carnevale e nei banchetti ufficiali. Le pene inflitte, in caso di trasgressione del decreto, sono pesanti: per gli uomini la pena era di 2 anni in carcere, di servire per 18 mesi la Repubblica vogando legato ai piedi in una Galera, nonché di pagare 500 lire alla cassa del Consiglio dei Dieci. Per quanto riguarda le donne meretrici che venivano trovate in maschera, queste venivano frustate da S. Marco a Rialto, poste in berlina tra le due colonne in Piazza S. Marco e venivano bandite per quattro anni dal territorio della Repubblica Veneta: oltre a ciò dovevano pagare 500 lire alla cassa del Consiglio dei Dieci . Dopo cinquant’anni dal decreto del 1608, il 15 gennaio viene pubblicato un proclama del Consiglio dei Dieci, dove si ribadiva il divieto alle maschere di portare armi e veniva altresì proibito di andare mascherati all’interno
di luoghi sacri e veniva espressamente proibito di mascherarsi con abiti religiosi. In quello stesso decreto veniva proibito l’uso dei tamburi prima di mezzogiorno ed anche venivano proibiti i balletti di qualsiasi tipo, al di fuori del periodo di Carnevale.
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re completamente.
Vista l’usanza di molti nobili Veneziani che andavano a giocare d’azzardo mascherati per non essere riconosciuti dai creditori, nel 1703 vengono proibite per tutto l’anno le maschere nelle case da gioco. Con due differenti decreti (negli anni 1699 e 1718) viene proibito l’utilizzo della maschera durante la Quaresima e durante le festività religiose che capitavano durante i giorni del Carnevale. Nel 1776, una nuova legge, atta a proteggere l’ormai dimenticato “onore di famiglia”, proibiva alle donne di recarsi a teatro senza maschera, con la bauta, tabarro e volto. Dopo la caduta della Repubblica, il Governo Austriaco non concedette più l’uso delle maschere, se non per feste private o per quelle elitarie (es.: la Cavalchina della Fenice). Il governo italico si dimostra più aperto ma questa volta sono i Veneziani ad essere diffidenti: ormai Venezia non era più la città del Carnevale ma solo una piccola provincia dell’Impero, quindi senza più libertà. Durante il secondo governo austriaco fu permesso di nuovo di utilizzare le maschere durante il Carnevale. Tommaso
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IL CARNEVALE DI VIAREGGIO
Nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, tra i giovani bene della Viareggio d’allora sbocciò l’idea di una sfilata di carrozze per festeggiare il carnevale, all’aperto, in piazza, fra la gente. Martedì grasso del febbraio 1873 - è maturato il Carnevale di Viareggio così come oggi è conosciuto: evento spettacolare tra i più belli e grandiosi del mondo. Sul finire del secolo, comparvero, in mezzo alla festa di popolo che fu subito grande, i carri trionfali, veri e propri monumenti, costruiti in legno, scagliola e juta, modellati da scultori e messi insieme da carpentieri e fabbri che, in Darsena, sugli scali dei cantieri
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navali, sapevano creare imbarcazioni destinate a sfidare con successo le acque insidiose e i venti capricciosi degli oceani; da allora i carri così costruiti di anno in anno, hanno navigato in un mare di gente attonita e divertita. La prima guerra mondiale sembrò distruggere, insieme alla belle époque in Europa, anche il Carnevale a Viareggio, che invece rifiorì, più splendido e più grandioso, nel 1921, quando i carri mascherati sfilarono sui due meravigliosi viali, paralleli fra loro e alla spiaggia; i viali a mare, la mitica passeggiata, che in estate erano il ritrovo della mondanità nazionale e internazionale, furono, con le quinte delle Alpi Apuane, il pal-
coscenico naturale e grandioso, di incomparabile bellezza, ove si pavoneggiavano, ogni anno più ricche di animazione e brio, le costruzioni carnevalesche. Nel 1921 si cantò la prima canzone ufficiale, la ‘’Coppa di Champagne”, attuale inno del carnevale. Anche le maschere si animarono a suon di musica, perché per la prima volta, la banda trovò posto a bordo di un carro intitolato “Tonin di Burio”, che rap-presentava una festa nuziale nell’aia di una casa colonica. Due anni dopo il “Pierrot”, nostalgica e romantica figura del carnevale, fu la prima maschera a muovere la testa e gli occhi.
di migliaia di persone hanno decretato il successo di questa grande manifestazione. Il Carnevale di Viareggio, Carnevale d’Italia e d’Europa, ogni anno, celebra lo splendore di un mese intero di feste diurne e notturne, con sfilate di carri spettacolari, feste rionali, veglioni in maschera e rassegne di ogni genere. Il 2001 ha segnato una data memorabile della storia del Carnevale di Viareggio con l’inaugurazione della Cittadella del Carnevale, un complesso polifunzionale di grande pregio architettonico che ospita i moderni laboratori per la costruzione dei carri, la scuola della cartapesta, mentre nella grande arena, si svolge durante l’estate la rassegna “Sotto le stelle alla Cittadella”: intrat-tenimenti, spettacoli, concerti ed iniziative culturali. La Cittadella presto ospiterà anche il museo del Carnevale, un percorso multimediale proteso a valorizzare e diffondere la memoria storica e culturale del Carnevale di Viareggio e del Carnevale di tutto il mondo Il Carnevale di Viareggio momento ideale di incontro tra popoli e culture diverse, grazie all’imponente eco mass-mediatica è l’occasione per globalizzare questa festa che celebra oltre alla tradizione, anche valori universali di solidarietà e pace.
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Nel 1925, per iniziativa di alcuni costruttori, fu introdotta la cartapesta, per realizzare i carri, che da allora ha consentito costruzioni colossali ma leggerissime, cioè mascheroni capaci di librarsi nell’aria sfidando la legge di gravità. Con tale innovazione si può dire che la storia del Carnevale di Viareggio diviene leggenda, grazie ai costruttori che, per le loro capacità creative, furono denominati, dalla stampa nazionale ed internazionale, “maghi della cartapesta”. Nel 1930 Uberto Bonetti, il pittore che ha illustrato la magia del carnevale con manifesti ufficiali, ideò Burlamacco, la maschera oggi famosa, che nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli, protesi sul mare, appare in compagnia di Ondina. Oggi Burlamacco trova posto tra le maschere italiane a Roma presso il museo del Folklore e della tradizione ed è esposta a Parigi presso il Musée de l’Homme. Dopo la seconda guerra mondiale, il Carnevale rinasce nel 1946 e, da allora, Re Carnevale ha temprato il suo scettro, passando indenne - giugno del 1960 - attraverso uno spaventoso rogo degli hangars dove si costruivano i carri. Fin dall’inizio (1954) la Tv nazionale prima, e l’Eurovisione (1958) poi, hanno consacrato la grande manifestazione trasportando ovunque, via etere Viareggio e il Carnevale. Da sempre, ogni anno, una lunga schiera di ospiti illustri, di politici, di personaggi dello sport e dello spettacolo, è venuta a Viareggio per ammirare la propria effige in cartapesta, così come ad ogni corso mascherato di ogni edizione del Carnevale, centinaia
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GENOCIDI IL GIORNO DELLA MEMORIA
Foto di Ebrei nei campi di concentramento nazisti. Il 27 gennaio ricorre l’annuale Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale celebrata ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Fu designata dalla risoluzione 60/7 delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, fu stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella grande offensiva oltre la Vistola in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz e la sua apertura mise alla luce tutti gli orrori perpetrati ai danni degli ebrei.
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Con il termine Olocausto, parola coniata da Raphael Lemkin, venne utilizzata a partire dalla seconda metà del XX secolo, per indicare lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute “indesiderabili”, e che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di ogni sesso ed età. Una storia raccontata non solo nei libri ma anche e soprattutto riportata visivamente nei documentari e numerosi e toccanti film che di questa si sono occupati. Vite e storie narrate del museo sulla Shoah di Berlino. Passeggiando per le sale oscure si può vedere e ma non capire perché
un popolo è stato sterminato per un’ideale di purità ariana, non solo per motivi di razza ma anche nascostamente e subdolamente economici e commerciali. Un popolo che annoverava sia commercianti, che scienziati, che artisti, che persone qualunque che avevano un fede, quella ebrarica e che per questa erano stati uccisi. Erano diventati numeri, quelli marchiati sulle loro braccia e che dovevano ricordare e capire perché, se chiamati (in tedesco) e non rispondevano, venivano picchiati. Un popolo a cui è stata tolta la propria dignità. E’ la dignità che viene annullata dai genocidi. La dignità che divide l’umo dalla
DOSSIER Foto di armeni massacrati in quello che oggi è ricordato come Genocidio del popolo Armeno. bestia.
ecc.
Ricordare è necessario per non ricadere nello stresso dramma.
L’Europa è nata, per evitare che nei suoi territori nascessero altre guerre simili. Ed in effetti dopo la fine della seconda guerra mondiale nel ’43, l’Europa da allora vive un lungo periodo di pace.
Qualche dato sulle vittime dell’Olocausto: Ebrei (42%) = 6 milioni Polacchi, Ucraini e Bielorussi (22%) = 4 milioni Prigionieri di guerra sovietici (20%) = 3 milioni Politici (10%) = 2 milioni (inclusi 150.000 massoni; 7.000 miliziani anti-franchisti spagnoli; ecc.) Yugoslavi (3%): 350.000 serbi; 25.000 sloveni Rom (2%) = 300.000 Disabili (1%) = 270.000 Atri (1%): 5.000 omosessuali; 1.900 testimoni di Geova; altri piccoli gruppi di afro-europei;
Ma se l’Europa non è più agitata da guerre e genocidi dalla fine dell’infamante Seconda Guerra Mondiale, si può dire lo stesso di altrove, in altre aree geografiche? Abbiamo scelto di parlare su queste pagine anche di alteri genocidi, spesso invisibili perchè lontani, nonostante i mezzi di comunicazione e i giornalisti ce ne abbiano riportato l’eco.
Ecco gli altri GENOCIDI DEL XX SECOLO - GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO I “Giovani Turchi” (ufficiali nazionalisti dell’Impero ottomano) ordinarono tra il 1915 e il 1923 vasti massacri contro la popolazione armena cristiana. Le successive deportazioni di massa porteranno il numero delle vittime a un milione e mezzo circa. - GENOCIDIO DEI POPOLI DELLA CINA Nell’anno 1900, la rivolta dei “Boxer” causò oltre 30 mila morti, in gran parte cristiani. E sono
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almeno 48 milioni i cinesi caduti sotto il regime di Mao tra il “Grande salto in avanti”, le purghe, la rivoluzione culturale e i campi di lavoro forzato, dal 1949 al 1975. - GENOCIDIO DEI POPOLI DELLA RUSSIA Non meno di 20 milioni i russi eliminati durante gli anni del terrore comunista di Stalin (1924/1953). Esecuzioni di controrivoluzionari e di prigionieri, vittime del gulag o della fame. - GENOCIDIO DEL POPOLO EBRAICO Con l’avvento del nazismo di Hitler in Germania (1933/1945) viene avviato lo sterminio del popolo ebraico in Europa; le vittime di questo immane olocausto sono calcolate in oltre 6 milioni di persone, la gran parte di loro morta nei campi di sterminio. - GENOCIDIO DEI POPOLI DELL’INDONESIA Nel periodo 1965/67, quasi un milione di comunisti indonesiani sono stati deliberatamente eliminati dalle forze governative indonesiane, mentre tra il 1974 e il 1999 sono stati eliminate da gruppi paramilitari filo-indonesiani 250 mila persone della popolazione di Timor-Est. - GENOCIDIO DEL POPOLO CAMBOGIANO Un milione di cambogiani sono morti in soli quattro anni, tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot.
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- GENOCIDIO DEL POPOLO SUDANESE Si stima che un milione e novecentomila cristiani e animisti siano morti a causa del blocco imposto dal governo di Khartum all’arrivo degli aiuti umanitari destinati al Sudan meridionale. - GENOCIDIO DEI POPOLI DEL RWANDA E DEL BURUNDI Dal 94 ad oggi, 800 mila civili ruandesi sono stati massacrati nel conflitto scoppiato tra hutu e tutsi; un’analoga cifra è stimata per le vittime del vicino Burundi. - GENOCIDIO DEI POPOLI DELL’AMERICA LATINA Dalla Rivoluzione messicana, ai “desaparecidos” delle dittature militari degli ultimi decenni del XX secolo, sono oltre un milione le vittime innocenti della violenza di Stato dei regimi sudamericani. Inoltre solo in Amazzonia si calcola che quasi 800 mila indios sono morti in un secolo, per le angherie e i soprusi subiti. - GENOCIDIO DEL POPOLO IRACHENO Un organismo dell’ONU ha stimato nel 1998 in un milione di morti, tra cui 560 mila bambini, gli iracheni morti a causa dell’embargo internazionale e della politica di Saddam Hussein.
- PULIZIE ETNICHE Non si hanno a tutt’oggi cifre sicure sulle vittime dei genocidi e delle “pulizie etniche” compiute nella ex-Yugoslavia, in Liberia, Sierra Leone, Angola, Congo, Libano, Corea del Nord, Sri Lanka, Haiti, Tibet … e l’elenco purtroppo si allunga ogni anno di più!
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FOIBE IL GIORNO DEL RICORDO
Foiba - depressione carsica a forma di grande conca chiusa, accessibile da piccole aperture, usate poi come fosse comuni per occultare le vittime di rappresaglie militari, assasini politici ed eccidi etnici. Nell’aprile del 1945 in tutta Italia si festeggia la fine della guerra. Ma nel Friuli Venezia Giulia, proprio in quei giorni, ha inizio un periodo di orrori che durerà a lungo e culminerà con la fuga di circa 350.000 persone, in seguito alle persecuzioni degli jugoslavi di Tito. Le vittime dei massacri furono fascisti, collaborazionisti del governo italiano, spie, ma anche membri del CLN (Comitato di liberazione nazionale) e partigiani. L’eccidio fu, di fatto, una pulizia etnica tesa ad annullare l’identità italiana sul territorio jugoslavo. Migliaia furono le vittime di Tito gettate nelle foibe. Queste ultime, il cui nome deriva dal lati-
no fovĕa (“fossa”), sono voragini rocciose di origine carsica assai numerose nell’Istria, dove se ne contano oltre 1500. Solo nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare, il 10 febbraio, il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe. UN PO’ DI STORIA Nel 1943, dopo tre anni di guerra, le cose si erano messe male per l’Italia. Il regime fascista di Mussolini aveva decretato il proprio fallimento con la storica riunione del Gran Consiglio del Fascismo
del 25 luglio 1943. Ne erano seguiti lo scioglimento del Partito fascista, la resa dell’8 settembre, lo sfaldamento delle nostre Forze Armate. Nei Balcani, e particolarmente in Croazia e Slovenia, le due regioni balcaniche confinanti con l’Italia, il crollo dell’esercito italiano aveva fatalmente coinvolto le due capitali, Zagabria (Croazia) e Lubiana (Slovenia). Qui avevano avuto il sopravvento le forze politiche comuniste guidate da Josip Broz, nome di battaglia «Tito», che avevano finalmente sconfitto i famigerati “ustascia” (i fascisti croati agli ordini del dittatore Ante Pavelic che si erano macchiati di crimini), e i non
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DOSSIER meno odiati “domobranzi”, che non erano fascisti, ma semplicemente ragazzi di leva sloveni, chiamati alle armi da Lubiana a partire dal 1940, allorché la Slovenia era stata incorporata nell’Italia divenendone una provincia autonoma. La prima ondata di violenza esplose proprio dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che, nell’intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un’italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Con il crollo del regime - siamo ancora alla fine del 1943 - i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone. Le prime vittime di una lunga scia di sangue. Tito e i suoi uomini, fedelissimi di Mosca, iniziarono la loro batta-
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glia di (ri)conquista di Slovenia e Croazia - di fatto annesse al Terzo Reich - senza fare mistero di volersi impadronire non solo della Dalmazia e della penisola d’Istria (dove c’erano borghi e città con comunità italiane sin dai tempi della Repubblica di Venezia), ma di tutto il Veneto, fino all’Isonzo. Nella primavera del 1945 l’esercito jugoslavo occupò l’Istria (fino ad allora territorio italiano, e dal ‘43 della Repubblica Sociale Italiana) e puntò verso Trieste, per riconquistare i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia. Non aveva fatto i conti, però, con le truppe alleate che avanzavano dal Sud della nostra penisola, dopo avere superato la Linea Gotica. La prima formazione alleata a liberare Venezia e poi Trieste fu la Divisione Neozelandese del generale Freyberg, l’eroe della battaglia di Cassino, appartenente all’Ottava Armata britannica. Fu una vera e propria gara di velocità. Gli jugoslavi si impadronirono di Fiume e di tutta l’Istria inter-
na, dando subito inizio a feroci esecuzioni contro gli italiani. Ma non riuscirono ad assicurarsi la preda più ambita: la città, il porto e le fabbriche di Trieste. Infatti, la Divisione Neozelandese del generale Freyberg entrò nei sobborghi occidentali di Trieste nel tardo pomeriggio del 1° maggio 1945, mentre la città era ancora formalmente in mano ai tedeschi che, asserragliati nella fortezza di San Giusto, si arresero il 2, impedendo in tal modo a Tito di sostenere di aver «preso» Trieste. La rabbia degli uomini di Tito si scatenò allora contro persone inermi in una saga di sangue degna degli orrori rivoluzionari della Russia del periodo 19171919. I NUMERI Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati.
dal governo di Roma. Questo causò due ingiustizie. Prima di tutto l’esodo forzato delle popolazioni italiane istriane e giuliane che fuggivano a decine di migliaia, abbandonando le loro case e ammassando sui carri trainati dai cavalli le poche masserizie che potevano portare con sé. E, in seguito, il mancato risarcimento. La stragrande maggioranza degli esuli emigrò in varie parti del mondo cercando una nuova patria: chi in Sud America, chi in Australia, chi in Canada, chi negli Stati Uniti. MORIRE NELLE FOIBE I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano
riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Le uccisioni erano crudeli. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Soltanto nella zona triestina, tremila persone furono gettati nella foiba di Basovizza e nelle altre foibe del Carso.
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Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila. Fin dal dicembre 1945 il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» ed indicò «in almeno 7.500 il numero degli scomparsi». In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila. A Fiume, l’orrore fu tale che la città si spopolò. Interi nuclei familiari raggiunsero l’Italia ben prima che si concludessero le vicende della Conferenza della pace di Parigi (1947), alla quale - come dichiarò Churchill - erano legate le sorti dell’Istria e della Venezia Giulia. Fu una fuga di massa. Entro la fine del 1946, 20.000 persone avevano lasciato la città, abbandonando case, averi, terreni.
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Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. Alla conferenza di Parigi venne deciso che per il confine si sarebbe seguita la linea francese: l’Italia consegnò alla Jugoslavia numerose città e borghi a maggioranza italiana rinunciando per sempre a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia. Il trattato di pace di Parigi di fatto regalò alla Jugoslavia il diritto di confiscare tutti i beni dei cittadini italiani, con l’accordo che sarebbero poi stati indennizzati
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LA GEORGIA GUIDESTONES
La Georgia Guidestones è considerata la Stonehenge americana, è uno dei più enigmatici monumenti dell’era moderna, non tanto per le imponenti misure ma per le strane circostanze dietro la sua costruzione e l’enigmatico messaggio lasciato ai posteri. Tutto ebbe inizio un venerdì di giugno del 1979 quando un uomo che si faceva chiamare Robert C. Christian si presentò negli uffici dell’Elberton Granite Finishing Company Inc. in Georgia, con la richiesta di un monumento. Il presidente della compagnia, Joe Fendley, gli spiegò che loro non si occupavano di costruire monumenti per i privati, ma l’uomo insistette per conoscere il costo
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dell’opera. Fendley, dove aver visionato il progetto nei dettagli, presentò un preventivo all’insistente uomo. Quest’ultimo, lo stesso giorno si presentò alla Granite City Back, dove mostrò la sua idea al presidente Wyatt C. Martin, al quale rivelò il vero nome: Robert C. Christian era infatti un nome fittizio visto il suo credo cristiano. Subito dopo l’incontro con il presidente della Granite City Bank, l’uomo se ne andò dicendo che sarebbe tornato per definire gli ultimi dettagli prima dei lavori. Qualche giorno dopo Fendley e Martin si incontrarono e visto che non avevano ricevuto nessuna notizia da parte di quel miste-
rioso uomo, pensarono di essere rimasti vittime di uno scherzo. Ma dovettero ricredersi quando Robert tornò a fargli visita con un modellino in legno del progetto e l’idea di trovare il luogo ideale dove realizzare l’imponente monumento. La prima intenzione fu di erigerlo in un luogo isolato lontano dalla città come Hancock County, per via dell’ottimo granito, il clima mite che avrebbe favorito la conservazione del monumento ma soprattutto per le origini della nonna di Robert. Martin propose di progettare l’opera nella zona di Elberton, soprattuto per via dei costi meno
Per supervisionare l’interò progetto fu scelto un uomo con 40anni di esperienza alla spalle, Joe Davis, che nonostante fosse in pensiona dal 1974 accetto quello che lui stesso considerò, vista la mole del monumento, “un’impresa quasi impossibile”. Ci vollero infatti diverse settimane per estrarre ciascun masso di granito. Charlie Clamp fu invece l’incisore dei 4000 caratteri che ricoprono le lastre di tutta la struttura. Un curioso ricordo viene proprio da lui che asserisce di aver udito, durante i lavori di incisione, strane voci e una musica misteriosa.. Il 22 marzo del 1980, dopo 9 lunghi mesi di lavoro, fu inaugurato il Georgia Guidestone. Parliamo ora della struttura; la Georgia Guidestone è alto circa 6 metri per un peso di 107 tonnellate. E’ formato da 4 lastre di granito disposte verticalmente ed equidistanti tra loro che formano una X e sopra di esse vi è una lastra rettangolare sorretta da un pilastro centrale. Quest’ultimo pilastro presenta due caratteriste particolari: ad altezza uomo è collocato un foro in direzione della stella polare e più in basso vi è un secondo foro che si allinea ai solstizi ed equinozi solari. Sulla pietra che copre la struttura vi è una fessura di 22 millimetri di diametro che permette il passag-
gio di una spiraglio di luce per indicare il giorno dell’anno. Quello che lascia esterrefatti e perplessi non sono tanto le dimensioni ma il messaggio di 10 regole o consigli, scritte in otto lingue moderne (inglese, spagnolo, ebraico, arabo, cinese, russo, swahili, hindi) sui lastroni verticali. I “Dieci Comandamenti” recitano: 1. Mantenete l’umanità sotto i 500 milioni, in equilibrio perpetuo con la natura. 2. Controllate la riproduzione in modo saggio, migliorando l’efficienza e la diversità della specie. 3. Unite l’umanità con una nuova lingua viva. 4. Dominate passione, fede, tradizione, e tutte le cose con ragione temperata. 5. Proteggete tutte le persone e le nazioni con leggi eque e corti giuste. 6. Lasciate il governo interno alle nazioni, e le dispute internazionali a una corte mondiale. 7. Evitate leggi futili e funzionari inutili. 8. Mantenete i diritti personali in equilibrio con doveri sociali. 9. Apprezzate la verità, la bellezza, l’amore, cercando armonia con l’infinito. 10. Non siate un cancro sulla Terra, lasciate spazio alla natura, lasciate spazio alla natura. Sulla pietra di copertura invece vi è inciso un messaggio molto più breve, in 4 lingue antiche (greco antico, babilonese, sanscrito e geroglifici egiziani): “Let these be guidestones to an Age of Reason” “Lascia che queste pietre-guida conducano a un’Era della Ragione”
Robert raccontò a Martin che durante i sui viaggi in europa era rimasto colpito dal complesso di Stonehenge ma che nonostante gli suscitasse curiosità non trasmetteva nessun tipo di messaggio. Invece il messaggio che Robert e il suo gruppo voleva incidere sul granito volevano che si trasmettesse di generazione in generazione.
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elevati e anche perché l’area era ritenuta dagli indiani “il centro del mondo”. Dopo vari studi, il luogo scelto fu nel terreno di proprietà di Mildred e Wayne Mullenix a circa 8 miglia di distanza da Elberton. Così il lavoro comincio.
Infine vicino alla struttura principale, sul lato ovest, vi è al suolo una “tavola esplicativa” con elencate le dimensioni, il peso, lo schema del monumento e la data della posa. Ai lati ci sono i 4 punti cardinali e le scritte riportano: THE GEORGIA GUIDESTONES CENTER CLUSTER ERECTED MARCH 22 1980 LET THESE BE GUIDESTONES TO AN AGE OF REASON Sulla lastra vi è riportata anche la sepultura di una capsula del tempo a circa 1,8 metri sotto terra, ma non vi è scritta la data di sotterramento ne di apertura. Questo monumento e i suoi “comandamenti” hanno suscitato molte perplessità e teorie più o meno stravaganti. C’è chi asserisce che è stata opera di forze oscure e malvagie, altri dico che sia opera del “Nuovo Ordine Mondiale” e altri ancora dico sia solo una manovra pubblicitaria della città di Elberton famosa per il suo granito. Anche l’identità di Robert, che non fu mai svelata, suscitò molte teorie su chi fosse quell’uomo: alcuni ritengono che fosse un ricco petroliere texano, altri dicono che rappresentasse l’ordine segreto dei Rosacroce, fondato dall’esorcista tedesco Christian Rosenkreuz.
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C’è chi, oltre a supporre teorie sia anche arrivato a fare atti di vandalismo contro quello che per loro è il monumento del “Nuovo Ordine Mondiale”. Ha suscitato molto sgomento soprattutto il primo comandamento che dice di
mantenere l’umanità sotto i 500 milioni e per molti non è altro che un’apologia al genocidio. Ad aggiungere altro mistero c’è il fatto che dopo terminati i lavori, tutto il materiale riguardante il progetto venne distrutto.
Sabrina
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SOPHIA GRIMORIO O LIBRO DELLE OMBRE
C’è una differenza o si tratta la stessa cosa? Di certo sono entrambi strumenti della strega, libri in cui vengono scritti incantesimi ma…una differenza c’è. La parola grimorio deriva dal francese prima grammaires e poi grimoires, significando rispettivamente “grammatica” e “manuale d’uso”. I grimori sono antichissimi manuali o trattati di magia con testi rituali, istruzioni o conoscenza nell’uso della magia, un testo occulto della congrega di solito tramandato da mae-
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stro a novizio. Ci sono notizie di alcuni antichi Grimori: Il “Grand Grimoire”, chiamato anche “Dragone rosso” o “La verità del Drago rosso” è un libro di magia nera scirtto presumibilmente intorno al 1522. Viene considerato il Libro più autorevole per quanto riguarda i Patti con il Diavolo e le evocazioni diaboliche. Il ”Grimorium Verum”, ci sono diverse versioni ma sempre
con riferimenti al “Lemegeton” e alla Chiave di Salomone. Diviso in parti, sono contenuti dettagli sul rito per l’evocazione di Lucifuge Rofocale, sono contenuti Caratteri e Sigilli usati per l’evocazione ed il patteggiamento con gli Spiriti; si tratta per la maggior parte di Spiriti Elementari, prevalentemente appartenenti alla sfera del Fuoco. Nella parte finale si parla dei patti da stringere con i Demoni in cambio della propria anima e del proprio corpo. L’attenzione che viene data dall’auto-
Il “Libro di papa Onorio”, meglio conosciuto come “Grimorium Honorii Magni”, Attribuito erronaeamente a Papa Onorio III, questo manoscritto risale alla seconda metà del 1500. Autore è sicuramente un conoscitore dei rituali magici e dei trattati di magia antica più importanti. Si pensa anche che esso possa essere stato un uomo di Chiesa (alcuni dicono Onorio II, antipapa). Il Libro sarebbe in realtà la trasposizione di una Bolla Papale emessa da Onorio III il Grande (che regnò tra il 1216 ed il 1227) con l’intenzione di dare a tutti i cristiani la facoltà e la possibilità di evocare e comandare i Demoni. Aleister Crowley disse di aver utilizzato, modificandole, molte delle formule descritte in questo grimorio. Nel volume, dopo il rituale vero e proprio, si trovano appendici sugli spiriti e sul modo di evocarli, sulla preparazione del cerchio e sull’evocazione del re dei demoni. Da notare come nel Libro non si faccia espressamente riferimento al Diavolo così come inteso nella dottrina Cristiana, bensì a personificazioni di forze magiche che posseggono polarità opposte, bene e male, così come tutte le componenti dell’universo. In effetti il concetto di Diavolo risulta essere una trasposizione abbastanza semplicistica di un qualcosa che nella Bibbia non esiste assolutamente, così come non esiste nell’alta Magia Tradizionale. I Rituali non si discostano molto da quelli contenuti negli altri Grimori, tranne per la loro caratteristica “Cristiana”, per
l’ascolto della Santa Messa e per un particolare abbastanza innovativo per l’epoca, cioè l’identificazione dell’officiante sia con Dio stesso che con l’entità evocata. Insieme al “Grand Grimorium” ha una fama sinistra e diabolica sia per i sacrifici di sangue richiesti durante i rituali sia perchè si rifà in parte a concetti prettamente cristiani che sicuramente all’epoca vennero ritenuti particolarmente blasfemi.
forma di orazioni con lo scopo di dominare sia le cose non create che le cose spirituali; in aggiunta troviamo una grossa quantità di pentacoli di derivazione cabalistica, di consacrazioni e di esorcismi. Scopo finale del libro è quello di ottenere, ma solo si si è sorretti dalla fede, una parte del potere della divinità al fine di dominare sul regno delle Tenebre e di trovare aiuto nelle difficoltà della vita.
Il “Magus” di Francis Barrett occultista del XVIII° secolo, conosciuto come “Il Celeste Investigatore” oppure “Sistema Completo di Filosofia Occulta”, si tratta di un grosso volume illustrato apparso a Londra nel 1801. Si presenta come una specie di enciclopedia delle Scienze Occulte, senza trascurare alcun riferimento o dottrina. Il libro si divide in due parti, nella prima si affrontano le materie della Magia Naturale, dell’alchimia e della Magia Talismanica, nella seconda parte si parla di Magnetismo, Magia Cabalistica, Magia Cerimoniale, Teurgia ed evocazione di Spiriti Angelici. L’autore non si limita soltanto a spiegare i Rituali e tutti i vari passi di ogni disciplina ma ne rivela anche le conseguenze, spiegando quindi sostanzialmente cosa accade dopo l’apparizione di uno Spirito o durante la conversazione con una Entità, tutti argomenti praticamente assenti nei testi antichi.
La “Theosophia Pneumatica” conosciuta come “Piccola Chiave Di Salomone” da autore anonimo venne pubblicata nel 1686 in Germania, è possibile che fosse inclusa nell’”Arbatel”. Il libro si basa per la maggior parte sugli insegnamenti di Paracelso e tratta della medicina trascendentale basata sulla Triplice Natura dell’uomo (corpo, anima e spirito); le malattie non sono soltanto dei difetti del corpo, ma derivano anche dall’incostanza dell’anima o dallo spirito che si allontana dalla luce divina. L’autore è incerto ma la dottrina esposta segnò nel periodo l’unico tentativo di avvicinamento tra la dottrina magica e la scienza ufficiale.
L’”Enchiridion” viene attribuito a Papa Leone III che regnò dal 795 all’816 e secondo la tradizione lo inviò a Carlo Magno come il più prezioso dei doni che un regnante potesse ricevere. La prima edizione a stampa dell’”Enchiridion” risale al 1523 e mostra una raccolta di formule magiche sotto
SOPHIA
re alla compilazione dei contratti, il patto scritto che poi è entrato nell’immaginario popolare, soprattutto riguardo le eventuali scappatoie e doppi sensi ai fini di non rispettare il patto stesso.
Da questi esempi si capisce come il grimorio fosse proprio un vero manuale enciclopedico di magia rituale. Cosa possiamo dire del Libro delle ombre? Innanzitutto, è solo di recente grazie a Gerald Gardner nel 1946 che noi utilizziamo la parola Libro delle Ombre (Book of Shadows - BOS). Il Libro Delle Ombre è un diario dove la strega di qualsiasi tradizione annota i propri rituali, incantesimi, invocazioni. Si comincia con l’inizio
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SOPHIA
del proprio percorso di solito includendo il Rede e la Legge del tre e via via altre formule. Vengono riportati i primi riti, meditazioni e riflessioni sulle esperienze effettuate contiene invocazioni e risposte avute in trance fino ad includere ricette erboristiche, pietre, cristalli, incantesimi, sabbat, esbat, astrologia, tarocchi e rune, alfabeti magici, dei e dee… e così via! È un libro che rimane segreto,
senza essere condiviso, sebbene in alcune coven ci sia condivisione reciproca. Quando prende forma di un diario personale sia chiama Libro Specchio. Rimane comunque un diario importante molto personale, con cui confrontarsi e crescere, per capire meglio il proprio percorso. Alcune Streghe amano usare un segnalibro che può essere in qualsiasi materiale, ma che tradizionalmente è fatto di erba-gatta.
Da questa riflessione la Coven del Quadrifoglio ha di recente pubblicato il GRIMOMBRUS un libro sia Grimorio, con istruzioni sulla pratica Wicca, sia Libro delle Ombre con varie pagine bianche in cui è possibile inserire le proprie esperienze e riflessioni, facendo diventare questo libro qualcosa di unico e speciale. Luthien
ALEISTER CROWLEY Fu occultista, mistico, artista, poeta, pensatore, critico sociale e alpinista. IL PENSIERO Nel mondo della magia cerimoniale contemporanea Crowley è ritenuto un’indiscussa autorità, in quanto uno fra i principali codificatori e divulgatori delle scienze occulte nel XX secolo. Crowley definì la magia come «la Scienza e l’Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà» e, nel corso della sua vita, divulgò progressivamente tutti i rituali e gli insegnamenti della Golden Dawn, di cui egli era a conoscenza, pubblicandoli sul suo giornale The Equinox. Fu, probabilmente, la prima volta che apparvero in stampa i genuini insegnamenti operativi d’una società ermetica, e non soltanto semplici testi cerimoniali o traduzioni in un linguaggio simbolico esoterico, incomprensibile ai “profani”.
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Gli è stata erroneamente attribuita la fama di satanista, a causa del suo comportamento provocatorio e sicuramente fuori dagli schemi morali dell’epoca in cui è vissuto, ma è sufficiente leggere le sue principali opere per dedurne che non è mai stato un satanista e con il satanismo non ha in realtà mai avuto nulla da spartire, al punto da dichiararsi egli stesso totalmente contrario a simili pratiche deviate verso il Lato Oscuro, come si può evincere dal ventunesimo capitolo della sua opera più importante, Magick. Egli intendeva l’Ars Regia – la magia – come una via iniziatica verso superiori stati di coscienza. D’altronde era ateo e le forze occulte che intendeva mobilitare non vengono affatto identificate con il diavolo della Bibbia: egli stesso affermò che «il diavolo non esiste», che per lui «non c’è altro dio che l’uomo» e che Satana è semplicemente un nome inventato dalle religioni per i loro
fini. Non meno scandaloso fu l’atteggiamento verso la sessualità: Crowley per esempio teorizzò apertamente la pratica dell’omosessualità. Il suo libro White Stains (“Macchie Bianche”, 1898), definito dai detrattori come «il più schifoso libro mai pubblicato» o, in modo più equilibrato da un critico contemporaneo come «Una Psychopathia sexualis poetica», contiene poesie dai titoli decisamente espliciti come A ballad of passive paederasty (“Ballata della sodomia passiva”). CROWLEY E IL NEOPAGANESIMO Nel 1947 Gerald Brosseau Gardner (esoterista britannico e fondatore della religione Wicca) si recò tre volte a trovare Crowley, già malato, e quest’ultimo lo aiutò fornendogli alcuni libri difficili da trovare.
SOPHIA Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il vero “iniziatore” di Gardner possa essere stato Aleister Crowley (1875-1947), accusato addirittura di avere scritto a pagamento, per Gardner, i primi rituali della Wicca. Ma questa teoria e vera per metà, essendo stato Crowley già gravemente malato all’epoca delle visite di Gardner risulta molto improbabile che Crowley possa aver iniziato Gardner, ma è pur vero che quest’ultimo nell’elaborare il Rede Wicca (la regola o legge della religione Wicca) si ispirò molto alla regola di Crowley “fai ciò che vuoi” scritta per la prima volta nel 1917, ispirata a sua volta, dallo scrittore cinquecentesco, François Rabelais, che aveva creato uno dei suoi più celebri personaggi con un’unica regola: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge, Amore è la legge, amore sotto la volontà, perché le persone libere e colte, sentono per natura un istinto ed inclinazione che li spinge ad atti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio, inteso come religione”.
In effetti il Rede Wicca, “fai ciò che vuoi finché non nuoce a nessuno” è molto simile, inoltre la stessa religione, fondata da Gardner, si fonda su una filosofia ermetica-magica-occulta. LA VITA Figura molto controversa o forse incompresa. Da alcuni considerato il fondatore del moderno occultismo e da altri come una fonte di ispirazione per il satanismo, anche se il Satanismo non fa altro che confermare il Cristianesimo, cosa che Crowley rifiutò, inoltre il Satanismo fonde le sue radici intonro al XVIII secolo. Sicuramente uomo di vasta cultura, considerato una figura chiave nella storia dei nuovi movimenti magici. È a lui che è attribuito il maggior tentativo di creare una «religione magica», e la sua influenza in questo ambiente è stata notevole. Edward Alexander Crowley nacque a Royal Leamington Spa,
Warwickshire, Inghilterra, il 12 ottobre 1875. Il padre, Edward Crowley, studiò da ingegnere ma non esercitò mai la professione, si dedicò all’attività familiare di fabbricante di birra. Entrambi i suoi genitori erano membri di un raggruppamento di Cristiani evangelici, crebbe quindi in un contesto fortemente religioso, al punto che i bambini della famiglia potevano avere contatti solamente con coloro che condividevano la fede religiosa dei coniugi Crowley. Il 29 febbraio 1880 i coniugi Crowley diedero alla luce una bambina di nome Grace Mary Elizabeth, ma sfortunatamente la sorella del futuro Aleister si spense dopo solo cinque ore dal parto. Crowley vide il corpo inerme della sorella, e questo lo segnò molto. Dopo la morte del padre, nel 1887, Crowley si chiuse in sé stesso, cominciò a distaccarsi sempre più dagli insegnamenti religiosi e i continui tentativi della madre di farlo tornare sui suoi
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SOPHIA passi servirono solo ad aumentare il suo scetticismo. La madre, Emily Bertha Bishop, cominciò a rimproverarlo per i suoi continui atteggiamenti ribelli arrivando anche a chiamarlo Bestia (dall’Apocalisse di Giovanni, un soprannome che il futuro Aleister farà suo). In questo periodo Crowley si rese conto che molte di quelle attività che la madre chiamava «peccaminose» in realtà lo attraevano. Dopo aver frequentato il Malvern College e la Tonbridge School, nel 1895 si iscrisse al Trinity College dell’Università di Cambridge con l’intento di studiare filosofia, ma in seguito scelse (dietro consiglio di un tutor) appartenente ai filomati (associazioni di intellettuali), di studiare letteratura inglese. I tre anni trascorsi a Cambridge
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furono particolarmente piacevoli e allegri, anche per via del fatto che Crowley poteva godere della consistente eredità paterna. È in questo periodo che Crowley ruppe definitivamente con la religione. A tal proposito scrisse: « La Chiesa Anglicana […] era sembrata un’opprimente tirannia, tanto orribile quanto quella dei Confratelli di Plymouth: meno ragionevole e più ipocrita. ….» Nel dicembre 1896 Crowley cominciò ad interessarsi di occultismo e misticismo. In breve tempo si dedicherà sempre più assiduamente alla lettura di libri di alchimia e misticismo, oltre che libri di magia e paranormale. Nell’ottobre del 1897, fu colpito da una malattia che lo porterà a riflettere molto sull’esistenza umana e lo convincerà a mettere da parte la carriera diplomatica che aveva inizialmente pianifica-
to. Un anno dopo pubblicò il suo primo libro di poesie: Aceldama; poi lasciò Cambridge, incontrando Julian L. Baker (Fratello D. A.) che lo presentò a Samuel Liddell MacGregor Mathers, introducendolo nell’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata (Golden Dawn). A 23 anni Crowley entrò a far parte dell’Hermetic Order of the Golden Dawn, studiò le opere di William Butler Yeats e Arthur Edward Waite, criticandole aspramente sul The Equinox e diventando un nemico degli autori. Nel 1899 acquista e si trasferisce nella celebre Boleskine House. Un amico ed ex-membro della Golden Dawn, Allan Bennett, lo introdusse alle idee del Buddhismo mentre Samuel Liddell MacGregor Mathers lo istruiva sulla magia del mondo occidentale. Mathers e Crowley in seguito cominceranno a distaccarsi e Crowley perderà rapidamente fiducia nel suo maestro. Nell’ottobre 1901, dopo aver studiato la Raja Yoga, affermò di aver raggiunto il dhyana, descrivendone lo stato nel suo libro Magick. Ufficialmente Crowley e Mathers continuarono a coesistere nella Golden Dawn fino al 1904, tuttavia i primi attriti tra i due risalgono almeno al 1900 (se non prima). In seguito alla scissione all’interno del movimento Crowley lasciò il suo paese e andò a vivere per un breve periodo in Messico con la moglie (Rose Edith Kelly, sposata nel 1903), abbandonando la Golden Dawn. Diversi anni dopo Mathers reclamò la paternità (e i conseguenti diritti) su alcuni dei rituali e delle idee di Crowley. In Messico Crowley continuò i
Nel 1904, durante una vacanza a Il Cairo, fu protagonista di un evento mistico che lo spinse a fondare il culto di Thelema, successivamente praticato poi nella confraternita chiamata Ordo Templi Orientis (O.T.O.). La moglie di Aleister cominciò a trovarsi in uno stato anormale, e questo convinse il marito che c’era una entità sovrumana che si era messa in contatto con lei. Il 20 marzo Crowley seguì le indicazioni dettate dalla moglie in stato di trance ed eseguì (con successo, secondo quanto scrisse) un rito di invocazione al Dio egiziano Horus. Il Dio gli avrebbe comunicato l’imminente inizio di un nuovo eone magico, e gli affidava l’incarico di profeta. L’8 aprile e i due giorni successivi Crowley affermò di aver udito una voce che gli dettava un testo che lui trascrisse e in seguito pubblicò con il nome The Book of the Law. Secondo Crowley la voce proveniva da uno spirito di nome Aiwass (o Aiwaz), il ministro di Horus. Una buona parte del testo è composto da un cifrario numerico che lo stesso Crowely affermava di non essere in grado di decifrare. Nel giugno del 1904 Rose e Aleister ebbero una figlia a cui fu dato il nome Nicole Ma Ahathoor Hecate Sappho Jezebel Lilith Crowley; la bambina morirà nel 1906 al ritorno da un viaggio in Cina. Nell’estate dello stesso anno la coppia ebbe un’altra bambina, che essi chiamarono Lola Zaza.
Aleister elaborò un nuovo rituale per ringraziare della sua nascita. In seguito riprenderà ed elaborerà più volte questo ed altri rituali della sua dottrina. Nel 1907 accaddero due importanti eventi nella vita di Crowley. Diede vita all’ordine dell’Argenteum Astrum (AA) e cominciò a scrivere gli Holy books of Thelema, ovvero i testi sacri del culto di Thelema. Nel 1909 Aleister e Rose, per vari motivi, divorziarono. Nel 1910, Crowley eseguì insieme ai membri dell’AA una serie di riti detti Riti di Eleusis. Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, Crowley preferì trasferirsi negli Stati Uniti, a New York City dove poté tranquillamente praticare la magia da maestro dell’Argenteum Astrum (AA). Nel giugno del 1915 fu introdotto dall’amica Jeanne Foster e dalla giornalista Hellen Hollis nelle alte sfere fashion della Grande Mela. In particolare, ebbe poi una relazione con la Foster, dalla quale pretese un figlio maschio, ma non rimase mai incinta. A novembre dello stesso anno Crowley si recò a Vancouver, in Canada, per incontrare il membro della loggia O.T.O. (Ordo Templi Orientis, che faceva parte del suo progetto Thelema, tale Wilfred Smith (e che aprirà una sede della setta in California, nel 1930). Al suo ritorno a New York, Crowley dapprima praticò la magia sessuale con la prostituta tedesca Gerda Von Kothek, e poi ebbe una relazione con la mezzosoprano Ratan Devi, al secolo Alice Richardson, moglie dello storico d’arte Ananda Coomaraswamy. Nel giugno del 1916 Crowley
si stabilì in una casetta del New Hampshire, dove continuò i suoi studi ed esperimenti magici. Nel 1917 si ritirò presso una isoletta del fiume Hudson. Dopo l’acquisto di grandi quantità di vernice rossa al posto del cibo, dipinse la frase “Fai ciò che vuoi” sui grandi scogli di entrambi i lati dell’isola, ricevendo doni da parte dei visitatori curiosi. Per ultimo, eseguì poi un rito magico-sessuale con la pittrice Leah Hirsig, dopodiché ritornò in Europa.
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suoi studi isolato dal resto della comunità esoterica, in questo periodo scoprì e cominciò ad usare con frequenza la parola Abracadabra. Terminata l’esperienza in centro-america ritornerà a Boleskine House.
Nei primi anni venti, mentre i suoi amici frequentavano il Monte Verità (presso Ascona, in Svizzera), Crowley diede vita ad un esperimento sociale a Cefalù, in Sicilia, dove nel marzo del 1920, in una villa presa in affitto, creò la leggendaria Abbazia di Thélema, ispirata a quella omonima che François Rabelais, nel Cinquecento, aveva fatto erigere da uno dei suoi più celebri personaggi, il gigante Gargantua, con l’unica regola: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge, Amore è la legge, amore sotto la volontà, perché le persone libere e colte, sentono per natura un istinto ed inclinazione che li spinge ad atti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio, inteso come religione”. (La villa che ospitò l’Abbazia di Thelema, a Cedalù in Contrada Santa Barbara, è tuttora esistente, ma versa in condizioni fatiscenti. A fine anni Novanta si tentò, invano, di valorizzarla come bene culturale). Fu proprio in Sicilia che Crowley, che si definiva «l’uomo più cattivo che sia mai esistito», conquistò buona parte della sua fama di «uomo perverso»: il suo soggiorno fu anomalo e scandaloso per gli abitanti del luogo e ben
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presto cominciarono a diffondersi voci insistenti e preoccupanti sul conto suo e della comunità con cui viveva. Li si accusava di praticare cerimonie magiche che comportassero il sacrificio di bambini (accusa infondata). Certo è invece che lui utilizzasse il riferimento a riti consimili come espediente letterario per coprire riferimenti alla magia sessuale in Magick, il suo magnum opus di istruzione magica. Al tempo era infatti illegale scrivere di riti sessuali e dell’utilizzo dei fluidi sessuali per scopi magici, mentre, paradossalmente, era invece permesso fare riferimenti a riti di “sangue”. Con l’avvento del fascismo, fu espulso dall’Italia da Benito Mussolini alla fine del mese di aprile del 1923, ufficialmente per sospette attività antifasciste, in realtà a causa di ciò che si diceva accadesse all’interno del suo tempio. Il 16 agosto 1929 Crowley sposò Maria de Miramar a Lipsia, la donna proveniva dal Nicaragua. I due si separarono di fatto nel 1930 ma non divorziarono mai ufficialmente. Nel settembre del 1930, Crowley giunse a Lisbona in compagnia di una misteriosa donna. Qui incontrò il poeta portoghese Fernando Pessoa, esperto e cultore dell’occultismo. I due si erano conosciuti tramite corrispondenza, dopo che Pessoa (oltre ad avere tradotto “Inno a Pan” in portoghese) aveva corretto un oroscopo fatto da Crowley, inviandogli la spiegazione dell’errore. Il mago inglese rimase colpito da tale gesto e da tanta perizia e volle incontrarlo durante la sua visita. La storia di questo incontro sfiora il
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paradosso. Sta di fatto che Crowley scomparve alcuni giorni dopo alla Boca do Inferno di Cascais, lasciando un porta sigarette e un misterioso messaggio. Sia Pessoa che il suo amico giornalista e occultista Ferreira Gomes furono a lungo interrogati dalla polizia, ma di Crowley nessuna traccia. Egli ricomparve a Londra alcuni giorni dopo: si trattò, probabilmente di una farsa ordita dal mago, Pessoa e da Ferreira Gomes e perfettamente riuscita. Crowley, che rifiutò sempre categoricamente le accuse di essere un artefice della magia nera, fu uno dei tanti maghi ed esponenti di società segrete perseguitati da Hitler in quanto avversari della sua scuola iniziatica di nuova istituzione. Nell’aprile 1945 viene ammesso nell’ordine di Crowley Lafayette Ronald Hubbard. Non è chiaro se i due si siano mai incontrati personalmente ma è certo che i due inizialmente erano affascinati dalla reciproca opera, ed è probabile che si siano contattati tramite lettere e carteggi. Tuttavia in seguito Hubbard comincerà a distanziarsi parecchio dall’ideologia comune (arrivando a fondare Dianetics e poi Scientology) e questo porterà Crowley a disprezzarlo e a giudicarlo un ciarlatano arrivando a definirlo «zoticone rubasoldi» in una lettera. Aleister Crowley morì di degenerazione del miocardio e bronchite cronica ad Hastings la notte del 1 dicembre 1947 all’età di 72 anni. Nel corso della sua vita aveva fatto largo uso di eroina ma aveva smesso da alcuni anni per cominciare a fare uso in grandi quantità di morfina per curare asma e
bronchite. Il suo ultimo dottore, un medico di nome Thomson, morì il giorno dopo di lui e questo permise ai giornali di speculare sulla eventualità che Crowley avesse lanciato una maledizione sul medico. Crowley fu cremato il 5 dicembre 1947 a Brighton. I TAROCCHI DI ALEISTER CROWLEY L’interesse di Crowley per i Tarocchi risaliva agli anni giovanili, quando fu accolto nell’Hermetic Order of the Golden Dawn. Nel settembre 1912, quando la fratellanza ermetica era ormai disgregata, Crowley pubblicò sul primo volume della rivista “The Equinox of Gods” il Liber T, vale a dire la descrizione dei Tarocchi fino ad allora riservata agli adepti della Golden Dawn. Molti anni più tardi Crowley decise di creare una propria versione del mazzo e ne affidò la realizzazione ad una pittrice surrealista, Frieda Harris. Il lavoro si protrasse per quasi cinque anni, dal 1938 al 1942. I dipinti della Harris furono pubblicati in bianco e nero su The Book of Thoth (1944), un manuale scritto da Crowley basandosi sul Liber T della Golden Dawn. Solo 33 anni più tardi (e in seguito a diversi “aborti editoriali”) vide la luce il primo mazzo che riproduceva fedelmente gli acquerelli della Harris. I disegni originali della Harris sono oggi conservati al Warburg Institute di Londra. CROWLEY ALPINISTA Nel 1898 Crowley conobbe l’alpinista Oscar Eckenstein, con il quale formò una forte cordata che salì parecchie vie nelle Alpi.
Secondo quanto riferito nella sua autobiografia, durante il secondo tentativo la spedizione raggiunse una quota di circa 6.600 metri, all’epoca era la massima altitudine mai raggiunta da una spedizione alpinistica. Dopo 63 giorni sul ghiacciaio Baltoro, la spedizione dovette ritirarsi a causa del maltempo. Nel 1905 Crowley partecipò ad un’altra spedizione himalayana, diretta al Kangchenjunga, insieme al dottor Jules Jacot-Guillarmod. La spedizione fu un fallimento, e fu segnata da forti litigi e tensioni tra i due capi spedizione. La squadra di punta raggiunse comunque una quota di 6500 m circa, ma sulla via del ritorno
quattro uomini (tre portatori ed un alpinista svizzero) morirono a causa di una valanga, in occasione di questo incidente Crowley non si mosse in aiuto dei colleghi, sostenendo che l’esito fatale dell’incidente era in gran parte colpa loro. La carriera alpinistica di Aleister Crowley terminò proprio con l’infelice spedizione al Kanchengjunga.
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Nel 1900 Eckenstein cominciò a pensare ad una spedizione al K2. La coppia si preparò per due anni. Eckenstein decise di tentare la scalata dalla cresta nord-est, ma la spedizione fu costretta ad arrestarsi ad una quota di 6000 m circa. Su indicazione di Crowley, gli alpinisti effettuarono un secondo tentativo, puntando alla sella tra il K2 e lo Skyang Kangri. Uno dei membri della squadra (un alpinista austriaco) fu però colpito da edema polmonare da alta quota; intuendo la gravità della situazione, Crowley, in contrasto con il resto della squadra, decise di ritirarsi e portare il malato più a valle.
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Alcune carte dei Tarocchi fatte realizzare da Crowley
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Non abbiamo raffigurazioni di Ipazia, questa è un’immagine di repertorio, da un’affresco in una domus di Pompei. Ipazia è stata una matematica, astronoma e filosofa del IV secolo d.C.
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Rappresentante della filosofia neo-platonica pagana, la sua uccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto, per alcuni autori composta di monaci detti parabolani, l’ha resa una martire del paganesimo e della libertà di pensiero. Ipazia nacque ad Alessandria d’Egitto nella seconda metà del IV secolo, si crede che possa essere nata tra il 255 e il 370 d.C., anche se per mancanza di fonti non è possibile stabilire con precisione l’anno della sua nascita. Si sa di un fratello di nome Epifanio, dedicatario sia del Piccolo commentario alle Tavole facili di Tolomeo, che del IV libro dei
Commentaria a Tolomeo, del padre Teone. Dubbia è la possibilità che avesse un altro fratello di nome Atanasio. Nulla si sa della madre, è invece noto il padre, «Teone, il geometra, il filosofo d’Alessandria », che studiava e insegnava ad Alessandria, dedicandosi in particolare alla matematica e all’astronomia — osservò l’eclisse solare del 15 giugno 364 e quella lunare del 26 novembre — e che sarebbe vissuto almeno per tutto il regno di Teodosio I (378-395). Le fonti antiche sono concordi nel rilevare come non solo Ipazia fosse stata istruita dal padre nella matematica ma, sostiene Filostorgio, anche che «ella divenne molto migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che,
infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche». Filostorgio non è soltanto uno storico della Chiesa, ma anche un appassionato, se non un esperto, di astronomia e di astrologia, e le sue affermazioni trovano conferma in Damascio il quale scrive che Ipazia «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l’aveva introdotta, ma non senza altezza d’animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche». Ipazia aveva tutti i titoli per succedere al padre nell’insegnamento di queste discipline nella comunità alessandrina. Infatti Ipazia, già almeno dal 393 era a capo della scuola alessandrina, come ricorda Sinesio, giunto ad
La mancanza di ogni suo scritto rende però problematico stabilire il contributo effettivo da lei prodotto al progresso del sapere matematico e astronomico della scuola di Alessandria: a dire del Kline, quella scuola «possedeva l’insolita combinazione di interessi teorici e interessi pratici che doveva rivelarsi così feconda un migliaio di anni più tardi. Fino agli ultimi anni della sua esistenza, la Scuola alessandrina godette di piena libertà di pensiero, elemento essenziale per il fiorire di una cultura e fece compiere importanti passi avanti in numerosi campi che dovevano diventare fondamentali nel Rinascimento: la geometria quantitativa piana e solida, la trigonometria, l’algebra, il calcolo infinitesimale e l’astronomia». Secondo alcune fonti, ad Ipazia si attribuiscono la perfezionamento dell’astrolabio (antico strumento astronomico usato per localizzare i corpi celesti) e l’invenzione dell’idroscopio (strumento per pesare i liquidi). Sempre per la mancanza di suoi scritti la ricostruzione del pensiero filosofico di Ipazia si rivela alquanto difficoltosa. In assenza di opere autografe e di riferimenti espliciti occorre fare riferimento agli scritti del suo allievo Sinesio, che sono quelli ritenuti più attendibili. Christian Lacombrade dopo aver analizzato le caratteristiche degli scritti del giovane Sinesio, fondatamente influenzati dal suo soggiorno alla scuola d’Alessandria, afferma che i maggiori maestri che influenzavano l’insegnamento di Ipazia era Porfirio (filosofo e teologo greco, segua-
ce della filosofia neoplatonica), mentre minore rilievo vi avrebbe avuto Giamblico (filosofo greco), sottolineando che Ipazia avrebbe soltanto illustrato il pensiero neoplatonico, senza elevarsi «a una concezione generale del mondo, non ha creato, come qualsiasi autentico filosofo, nessun sistema originale». Resta il fatto che Sinesio rimase devotissimo alla sua maestra per tutta la vita, un atteggiamento che sembra dimostrare che egli avrebbe ascoltato ad Alessandria molto più di una semplice esposizione del pensiero di alcuni filosofi. Sinesio, come dimostrano le sue lettere a Ipazia e ad altri, fece parte per tutta la vita di un circolo di iniziati alessandrini, con i quali condivise la filosofia allora insegnata. Ipazia gli avrebbe insegnato a considerare la filosofia «uno stile di vita, una costante, religiosa e disciplinata ricerca della verità». In tutte le opere filosofiche di Sinesio è individuabile costantemente l’insegnamento di Ipazia. Sembra quasi che il rapporto tra Sinesio e Ipazia fosse uguale a quello che ebbero Socrate e Platone. Ipazia «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico». In questo passo, Socrate Scolastico, scrivendo intorno al 440, indica che ad Alessandria l’unica erede del platonismo interpretato da Plotino (filosofo greco e padre del neoplatonismo) era stata Ipazia.
Se si ammette la correttezza della successione delineata da Socrate Scolastico, ne deriva che Ipazia escluse dal suo insegnamento della filosofia neoplatonica la corrente magico-teurgica, inaugurata da Giamblico e continuata nella scuola ateniese, per ricondurla alle fonti di Platone attraverso la mediazione di Plotino. Resta da capire se Ipazia aderiva a un platonismo derivato da quello di Plotino, o se invece, rifacendosi a una tradizione più o meno consolidata, proponeva un pensiero adeguato al tempo in cui si trovava a vivere e pensare. Nell’opinione di Socrate Scolastico, Ipazia è considerata filosofa nel senso alto del termine e degna erede di Plotino.
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Alessandria da Cirene per seguirvi i suoi corsi.
Un’altra testimonianza proviene da Damascio, che alla fine del V secolo si stabilì ad Alessandria. Egli scrive che Ipazia «di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene attraverso le scienze matematiche a cui era stata introdotta da lui ma, non senza altezza d’animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna, gettandosi addosso il mantello e uscendo in mezzo alla città, spiegava pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone o Aristotele o le opere di qualsiasi altro filosofo». Risulterebbe dal passo che Ipazia, iniziato il suo percorso culturale dallo studio delle scienze matematiche fosse approdata alla «altre scienze filosofiche», ossia alla «vera filosofia», che raggiunge il suo culmine nella dialettica. Un altro elemento che viene sottolineato dalle fonti antiche è il pubblico insegnamento esercitato da Ipazia verso chiunque voles-
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se ascoltarla: l’immagine data di una Ipazia che insegna nelle strade sembra sottolineare un comportamento la cui audacia sembra quasi voluta, come un gesto di sfida e, a questo pro posito, va rilevato che quando Ipazia comincia a insegnare, nell’ultimo decennio del IV secolo, ad Alessandria sono stati appena demoliti i templi dell’antica religione per ordine del vescovo Teofilo, una demolizione che simboleggia la volontà di distruzione di una cultura alla quale anche Ipazia appartiene e che ella è intenzionata a difendere e a diffondere. I cosiddetti decreti teodosiani, emessi dall’imperatore Teodosio tra il 391 e il 392, avevano sancito la proibizione di ogni genere di culto pagano ed equiparato il sacrificare nei templi al delitto di lesa maestà punibile con la morte. Socrate Scolastico sottolinea la particolare insistenza del vescovo Teofilo per ottenere dall’imperatore decreti che mettessero fine ad Alessandria ai culti dell’antica religione, e così avvenne. Fu risparmiato il tempio di Dioniso, che il vescovo ottenne in dono dall’imperatore, per essere trasformato in chiesa: già da anni un altro storico edificio, il Cesareo, il tempio di Augusto, era stato trasformato in cattedrale cristiana e costituiva il luogo di celebrazione più importante della comunità cristiana. Una particolare resistenza opposero gli elleni alla distruzione del Serapeo, il tempio più antico e prestigioso della città. Oltre al culto di Giove Serapide, vi erano celebrati i culti di Iside e delle divinità egizie e vi erano custoditi i loro «misteri». Teofilo fece tutto quello che era in suo potere per danneggiare e distruggere la religione ellenica,
espose persino pubblicamente, per sacrilegio, gli oggetti di culto dei templi distrutti. Il gesto provocò, nonostante il carattere “pacifico” dei pagani, l’ultima resistenza degli elleni. Sconvolti dal gesto sacrilego, tramarono tra loro una cospirazione ai danni dei cristiani, dopo aver ucciso e ferito molti di loro, occuparono il tempio di Serapide. L’imperatore stesso, da Costantinopoli, appoggiò la comunità cristiana, sollecitando gli elleni a convertirsi: questi abbandonarono il tempio, che fu occupato dai cristiani. Il giorno prima della sua distruzione Olimpio, l’ultimo sacerdote del Serapeo, fuggì in Italia. Nessuna fonte attesta il comportamento tenuto da Ipazia durante queste drammatiche vicende, né gli eventuali rapporti intercorsi tra lei e il vescovo Teofilo. Sappiamo che il risalto ottenuto nella città di Alessandria dalla personalità di Ipazia è immediatamente successivo a quei fatti e coincide altresì con l’affermazione, prodottasi nell’Impero orientale, del movimento politico e culturale degli elleni, sostenitori tutti della tradizionale cultura greca indipendentemente dalle singole adesioni a una particolare religione. Il prestigio conquistato da Ipazia ad Alessandria ha una natura eminentemente culturale, ma quella sua stessa eminente cultura è la condizione dell’acquisizione, da parte di Ipazia, di un potere che non è più soltanto culturale: è anche politico. Scrive infatti lo storico crisiano ortodosso Socrate Scolastico: «Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di
vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale » (Socrate Scolastico, cit., VII, 15) Quasi un secolo dopo, anche il filosofo Damascio riprende le sue considerazioni: Alla morte di Teofilo nel 412 salì sul trono episcopale di Alessandria Cirillo: questi «si accinse a rendere l’episcopato ancora più simile a un principato di quanto non fosse stato al tempo di Teofilo », nel senso che con Cirillo «la carica episcopale di Alessandria prese a dominare la cosa pubblica oltre il limite consentito all’ordine episcopale». In tal modo, tra il prefetto di Alessandria Oreste, che difendeva le proprie prerogative, e il vescovo Cirillo, che intendeva assumersi poteri che non gli spettavano, nacque un conflitto politico, anche se Cirillo e i suoi sostenitori tentarono di occultare le vere ragioni e posero la questione nei termini di una lotta religiosa riproponendo lo spettro del conflitto tra paganesimo e cristianesimo. Nel 414, durante un’assemblea popolare, alcuni ebrei denunciarono al prefetto Oreste quale seminatore di discordie il maestro Ierace, un sostenitore del vescovo Cirillo. Ierace fu arrestato e torturato, al che Cirillo reagì minacciando i capi della comunità ebraica, e gli ebrei reagirono a loro volta massacrando un certo numero di cristiani. La reazione di Cirillo fu durissima: l’intera comunità ebraica fu cacciata dalla città, i loro averi furono confiscati e le sinagoghe distrutte. Ma il prefetto Oreste non poté prendere provvedimenti contro il vescovo Cirillo (oggi
storico della Chiesa Socrate Scolastico, «s’incontrava alquanto di frequente con Oreste, l’invidia mise in giro una calunnia su di lei presso il popolo della chiesa, e cioè che fosse lei a non permettere che Oreste si riconciliasse con il vescovo». Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima, un gruppo di cristiani, guidati da un lettore di nome Pietro, si misero d’accordo e si appostarono per sorprendere Ipazia mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Il filosofo pagano Damascio si era recato ad Alessandria intorno al 485, quando ancora vivo e denso di affetto era il ricordo dell’antica maestra. Divenuto poi scolarca della scuola di Atene, scrisse, cento anni dopo la morte di Ipazia, la sua biografia. In essa sostiene la diretta responsabilità di Cirillo nell’omicidio: accadde che il vescovo, vedendo la gran quantità di persone che frequentava la casa di Ipazia, «si rose a tal punto nell’anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile, un’uccisione che fu tra tutte la più empia». Anche Damascio rievoca la brutalità dell’omicidio: «una massa enorme di uomini brutali, veramente malvagi [...] uccise la filosofa [...] e mentre ancora respirava appena, le cavarono gli occhi».
nopoli regnava di fatto Elia Pulcheria, sorella del minorenne Teodosio II (408- 450), che era vicina alle posizioni del vescovo Cirillo d’Alessandria e come il vescovo fu dichiarata santa dalla Chiesa. Il caso fu archiviato, sostiene Damascio, a seguito dell’avvenuta corruzione di funzionari imperiali. Anche secondo Socrate Scolastico, la corte imperiale fu corresponsabile della morte di Ipazia, non essendo intervenuta, malgrado le sollecitazioni del prefetto Oreste, a porre fine ai disordini precedenti l’omicidio.
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considerato santo dalla chiesa cristiana), poiché per la costituzione del 4 febbraio 384 il clero veniva a essere soggetto al solo foro ecclesiastico. Nel pieno del conflitto giurisdizionale tra il prefetto e il vescovo, dai monti della Nitria intervennero a sostegno di Cirillo un gran numero di monaci, i cosiddetti parabolani. Formalmente degli infermieri, di fatto costituivano un vero e propri corpo di polizia che i vescovi di Alessandria usavano per mantenere nelle città il loro ordine. Costoro, usciti in numero di circa cinquecento dai monasteri e raggiunta la città, si appostarono per sorprendere il prefetto mentre passava sul carro. Accostatisi a lui, lo gli gridavano contro molti insulti. Egli allora, sospettando un’insidia da parte di Cirillo, proclamò di essere cristiano e di essere stato battezzato dal vescovo Attico. Ma i monaci non badavano a ciò che veniva detto e uno di loro, di nome Ammonio, colpì Oreste sulla testa con una pietra. Accorsero cittadini di Alessandria, dispersero i parabolani e catturarono Ammonio conducendolo da Oreste: questi, rispondendo alla sua provocazione pubblicamente con un processo secondo le leggi lo condannò a morte. Tempo dopo rese noti questi fatti ai governanti, ma Cirillo fece pervenire all’imperatore la versione opposta. Non si sa quale fosse la versione dei fatti approntata da Cirillo, ma la si può immaginare dal fatto che il vescovo fece collocare il cadavere di Ammonio in una chiesa e, cambiatogli il nome in Thaumasios — «ammirevole» — lo elevò al rango di martire, come se fosse morto per difendere la sua fede. In questo clima, maturò l’omicidio di Ipazia, poiché, riferisce lo
A partire dall’Illuminismo, Ipazia viene considerata una vittima del fanatismo religioso e una martire laica del pensiero scientifico. Nel Settecento lo storico britannico Edward Gibbon definì la sua morte una «macchia indelebile sul carattere e sulla religione di Cirillo d’Alessandria».
Sibilla
Dopo l’uccisione di Ipazia fu aperta un’inchiesta. A Costanti-
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WICCA ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL LUPO - gennaio Il Nuovo Anno inizia con un’Eclissi di Luna parziale, che coincide ovviamente con la Luna Piena. Il Plenilunio avverrà venerdì 10 gennaio alle ore 20:23 pm. Il fenomeno astronomico dell’Eclissi parziale di Luna, sarà visibile da Europa, Asia e Africa, durerà circa quattro ore. Comincerà alle 18,07, avrà il suo culmine alle 20,10 e terminerà alle 22,10. Questa Luna Piena viene denominata “del Lupo”, il nome si riferisce agli animali che in questo periodo dell’anno, più che negli altri, sono alla ricerca di cibo, visto che per via dell’Inverno il cibo e le provviste iniziano a scarseggiare. Viene denominata del lupo proprio perché in questo periodo la selvaggina scarseggia e il lupo, anticamente, si avvicinava, spinto dalla fame, vicino ai centri abitati. Il nome di questa lunazione è “del Sonno”, in quanto alcuni animali riposano in letargo. Questa è la X° Lunazione del 2019, iniziata col Novilunio del 26 dicembre 2019. Pur essendo conclusosi il 2019 la numerazione delle lunazioni segue quella dell’anno appena finito, perché per antica tradizione
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La terra di Gennaio è spoglia, gli animali sono per lo più in letargo e la vegetazione appare avvolta in un sonno profondo, rivestita per buona parte del tempo, da una patina di ghiaccio che dà l’idea d’una grande immobilità. In realtà in natura, come nell’uomo, questo è un tempo dove le energie non sono realmente sopite, ma piuttosto rivolte all’interno, in una concentrazione che manifesterà i suoi frutti in seguito, con l’avvento della primavera. Questo è un Esbat di inizi, l’energia ed il potere scorrono pigramente. Si ritiene sempre opportuno in questo periodo conservare l’energia lavorando in gruppo con scopi comuni, ed aiutare chi all’interno del proprio “gruppo” (familiare o di amicizie) si trovi in difficoltà.
La natura in questo mese affronta il momento più freddo e più duro del ciclo annuale. Con il Solstizio il Sole ha segnato il punto di svolta del suo ritorno, ma il tempo dalla piena espressione della sua forza e del suo calore è ancora lontano. È un Esbat di preparazione per accogliere la rinascita di Primavera che si avvia con il Sabba di Imbolc o Februa (1 febbraio). Piccolo consiglio è quello di meditare, quindi dedicarsi ad un viaggio interiore, perché solo conoscendosi si può migliorare la propria vita. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL LUPO: Piante: maggiorana, cardo selvatico, noci, pigne Colori: bianco brillante, bluvioletto, nero Fiori: bucaneve Profumi: muschio, mimosa Pietre: granato, onice, giaietto,
crisopazio Alberi: betulla Animali: lupo, volpe, coyote
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agraria le lunazioni vengono numerate dal primo Novilunio dopo l’Equinozio di Primavera.
Siate come il Lupo, persone capaci di vivere sia in gruppo che in solitaria, persone che non perdono la propria identità e individualità, il Lupo ha molto da insegnare a noi umani….
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ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL GHIACCIO - febbraio
Questa Luna Piena è detta “del Ghiaccio”, il nome si riferisce agli ultimi freddi, alle ultime gelate, primo dell’arrivo della bella stagione. Nell’aria infatti, al di là del freddo si incomincia a presagire che i giorni bui stanno per lasciarci! Il nome di questa lunazione è “del Sogno”, si riferisce al fatto che in questo periodo tutta la campagna sembra addormentata, morta, caduta in un profondo letargo. La terra è spoglia, gli animali sono per lo più in letargo e la vegetazione appare avvolta in un sonno profondo, rivestita per buona parte del tempo, da una patina di ghiaccio che dà l’idea d’una grande immobilità. La Luna sarà Piena domenica 9 Febbraio alle ore 08:34 am. Siamo nella XI° Lunazione “del 2019”, iniziata con la Luna Nuo-
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va del 24 gennaio 2020. Questo Esbat è un momento di guarigione, di ricarica interiore. Invita all’analisi della propria individualità per potersi migliorare in futuro. “L’analisi introspettiva” va effettuata con grande attenzione ed onestà, poiché sarà fondamentale per prepararsi all’Esbat successivo e all’arrivo della Primavera. Pur essendo ancora inverno, ormai le giornate si stanno allungando, anche se persiste il freddo. In natura iniziano ad apparire i primi segni della nuova vita. Specie nelle regioni dove l’inverno e più mite si possono scorgere in questo periodo le prime gemme. La natura si prepara alla rinascita, anche noi in questo periodo, approfittando dell’Esbat della Luna del Ghiaccio, dobbia-
mo prepararci a chiudere con il vecchio e rinnovarci, pronti per affrontare un nuovo ciclo stagionale. Questo periodo e questo Esbat è molto adatto alla purificazione; infatti i riti legati a questo Esbat sono di carattere purificatorio e protettivo. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL GHIACCIO: Piante: salvia Colore: blu chiaro, violetto Fiori: primule Profumi: glicine Pietre: ametista, diaspro, cristallo di rocca Alberi: sorbo, alloro, cedro Animali: lontra Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
Quest’anno la Luna Piena è anche definita “superluna”, questo perché si trova molto vicino alla Terra per cui ci appare più luminosa e leggermente più grande, un evento molto comune che non ha niente di particolare. Il Plenilunio avverrà lunedì 9 marzo alle ore 18:48 pm. Questa è la Luna Piena denominata del Seme, il plenilunio della XII° è ultima Lunazione del 2019 (lunazione iniziata con il novilunio del 23 febbraio), denominata “dell’occhio che si chiude”, il nome allude al “ciclo del periodo invernale” che va a chiudersi. Essendo l’ultima lunazione riveste di notevole importanza, poiché segna il passaggio che porta dalla letargia invernale al completo risveglio primaverile. Chiude così il ciclo oscuro e ci si approssima a quello luminoso. Per la sua forza energetica e quindi propizia a meditazioni, viaggi sciamanici e per attività di preparazioni per nuovi inizi.
Questa Luna Piena prende il nome di “Luna del Seme”. Il nome, Luna del Seme, è assimilato alla preparazione dei campi che vengono coltivati, tramite la semina, per essere produttivi nei mesi successivi. La giovane Dea Terra si prepara a dismettere il suo sobrio abito invernale, per ricoprirsi di fiori e colori. Anche la luce del sole continua a crescere, durante l’equinozio ha raggiunto il punto di parità perfetta con il buio. È un Esbat che segna il periodo di cambiamenti e di nuove opportunità, così come i semi che danno nuove piante, visto l’approssimarsi di una nuova stagione. È quindi una Luna dedicata ai nuovi inizi e ai cambiamenti. In questa fase di equilibrio equinoziale le due polarità, fuori e dentro di noi, si attraggono e si cercano l’un l’altro, e possiamo vederlo nella natura che risponde al richiamo: gli uccelli nidificano, gli animali di terra si accoppiano, le prime farfalle fecondano i fiori
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ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL SEME - marzo
ed anche i primi uccelli migratori fanno ritorno. Questo è un Esbat ideale per sgomberare la nostra mente, dai problemi e dalla pesantezza dei mesi passati, in modo da accogliere nel modo migliore la parte luminosa dell’anno. Quindi approfittiamo per meditare e cercare di liberarci del vecchio, perché conoscere se stessi vuol dire essere più sereni e aperti a nuovi inizi. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL SEME: Piante: ginestra, muschio Colori: verdino, rosso-viola Fiori: narciso selvatico, violetta Profumi: caprifoglio, fiore di melo Pietre: acquamarina, eliotropia Alberi: ontano, corniolo Animali: puma, porcospino Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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PREPARATIVI PER IMBOLC - FEBRUA
Imbolc o Februa è la festa della luce, che i cristiani hanno trasformato nella loro festa della candelora. Piccoli consigli per vivere in pieno questo Sabba: Cercate di rifornirvi di candele perché questa festa è propizio per benedirle e purificarle, poiché per tradizione se vengono fatte in questo sabba hanno più valore sacrale. Adornate la casa con fiori bianchi, rami di edere e candele bianche.
TALISMANO DI PROTEZIONE: Procuratevi alcuni rametti di edera e legateli tra loro con del filo di lana bianco, formando una sorta di fiocco. Attaccate alla lana qualche campanellino e delle conchiglie forate, oppure monetine, sempre forate, color argento. Tenete il Talismano nella vostra stanza da letto.
Buon preparativi! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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SABBA DI IMBOLC - FEBRUA
Considerato un Sabba Maggiore, tradizionalmente si celebra il 1 Febbraio, da noi Coven del Quadrifoglio viene denominato Februa ma è conosciuto come Imbolc. Questo Sabba è la “festa della luce”, che i cristiani hanno poi trasformato nella loro festa della Candelora (celebrata il 2 febbraio).
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Anticamente i celti vedevano questo periodo come “uno sparti acque” tra la fine del periodo freddo/oscuro e l’inizio della bella stagione (del periodo di luce). Nel calendario romano febbraio coincideva invece con un periodo di riti di purificazione, rituali tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, successivamente anche in onore a Giunone (Iuno Februata) dea
della fertilità (februata nel senso di purificata e pronta a essere di nuovo madre). Da qui l’epiteto “februa” “februare”, che significa “purificare”. Questi rituali di purificazione avevano il loro culmine intorno al 14 febbraio. Per purificare la città era usanza che le donne girassero per le strade portando delle fiaccole accese, festa antesignana della Candelora Cristiana che
WICCA venne introdotta nel VII secolo. Questo è la parte centrale del periodo oscuro dell’anno, ci troviamo quindi a metà strada tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Il sole riprende forza. Per questo è considerata una festa di luce, perché ormai l’inverno è al terminare e cede il posto alla bella stagione. È il momento giusto per sbarazzarsi delle cose vecchie, per iniziare il nuovo. In questo giorno celebriamo il lento risveglio della Natura e l’arrivo della Luce (la Dea che si riprende dopo aver generato, manifestandosi come fanciulla).
Questo è anche il primo Sabba del nuovo anno civile, quindi è idoneo per rituale di purificazione. Siccome è una festa di purificazione è tradizione che in questo giorno, si purificano le candele che andremo ad utilizzare durante l’anno. Si crede che le candele purificate e benedette durante questo Sabba siano quelle con maggiore carica di energie, quindi prendete più candele che potete e beneditele per poi usarle durante le varie festività.
COME ADDOBBARE L’ALTARE: Si usa addobbarlo con candele. Il colore è il marrone.
Ogni Bene!
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PREPARATIVI DELL’EQUINOZIO
Nell’Equinozio di Primavera il giorno e la notte hanno la stessa durata. La natura si risveglia dal lungo sonno invernale, quasi dappertutto è già spuntata l’erba e i prati cominciano a ricoprirsi di fiori. Gli uccelli preparano i nidi e la maggior parte degli animali sente il richiamo della stagione degli amori. Come prepararsi ad accogliere la primavera in noi: una ciotola piena di uova decorate, fiori di campo, primule in vasetto, pupazzetti di cuccioli,
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uccelli, pulcini o coniglietti. TALISMANO DI PRIMAVERA: Cercate un grosso uovo: l’ideale sarebbe un uovo di oca, se non proprio di struzzo. Fate un buchetto sul fondo in modo da far uscire il contenuto, poi con un coltellino molto affilato praticate un’incisione netta, cercando di non rompere il guscio. Dovrete ottenere due metà. Posatele in una ciotola contenente della sabbia e riempitele di terra fertile da giardino. Mettete delicatamente sulla terra alcuni semi di grano, fieno
o miglio (o altri a vostra scelta) pensando a ciò che desiderate e che esso possa realizzarsi, innaffiate il tutto delicatamente. Presto il vostro uovo fiorirà, portando ve lo auguro armonia e gioia di vivere. L’Equinozio di Primavera avrà luogo venerdì 20 marzo alle ore 04:50 am. Buon preparativi! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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SABBA DI PRIMAVERA
L’Equinozio di Primavera avrà luogo venerdì 20 marzo alle ore 04:50 am. Dai più è conosciuto col nome di Ostara, da noi Coven del Quadrifoglio è denominata Ver Sacrum. Il nome Ostara deriva dalla Dea germanica Eostre, patrona della fertilità. Da noi è denominato Ver Sacrum. Il Ver Sacrum (primavera sacra)
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anticamente era una pratica rituale Italica che veniva svolta come buon auspicio per varie occasioni; sia in caso di mancanza di nascite ma anche per fondare nuove città o colonie o per favorire le emigrazioni delle popolazioni verso le nuove terre. Il Ver Sacrum era prettamente un rito di nuovo inizio e di buon auspicio (ideale quindi per l’Equinozio di Primavera).
A livello spirituale in questo Sabba si concepisce il Dio, cresciuto nel fiore della sua giovinezza, e la Dea, rigogliosa come la Terra, che si avviano verso il massimo della loro vitalità. Tutto infatti si risveglia, le piante fioriscono, gli animali ritrovano nuova energia, e luce e oscurità si trovano in equilibrio. Si celebra la vita, l’allungarsi delle giornate e l’arrivo di nuove gemme
Per i neopagani questo Sabba rappresenta la gioia di rivivere dopo il freddo e il buio dell’inverno. Questo Sabba segna un nuovo inizio e, come tutti gli inizi, è propizio perché rappresenta il momento giusto per sbarazzarsi delle cose vecchie per iniziare il nuovo. E’ un giorno di Equilibrio Energetico, dove le polarità del Dio e della Dea, del maschile e del femminile o anche della morte e della vita, sono in perfetto equilibrio.
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sulle piante.
COME ADDOBBARE L’ALTARE: L’Altare si usa addobbarlo con uova (simboli di fertilità e rinascita), fiori di campo e primule. Il colore è il verde chiaro. Ogni Bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it
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Consigli per la Lettura VOCI INDIANE DEL NORD AMERICA Voci Indiane del Nord America invita ad una lettura silenziosa, solitaria e individuale, non per udire il gemito di un Popolo, ma per sentire il monito severo contro i profanatori della Madre Terra. II Libro percorre il mondo indiano in Quattro Parti. La Prima è la “Spiritualità” che per l’Indiano non è un momento di riflessione e di pausa, ma è l’essenza stessa della vita, presente in ogni manifestazione del vivere quotidiano. Le Sezioni Due e Tre rappresentano la parte storica. Una storia non cronologica o costruita attraverso gli eventi bellici, ma che si intuisce e si costruisce dalle parole delle Voci Indiane. La Sezione Quattro, “Voci Indiane d’Oggi”, è quella parte che ci propone un viaggio critico attraverso la situazione attuale dei Nativi Americani. “Voci Indiane d’Oggi” si articola su flash che toccano vari e diversi problemi del mondo contemporaneo: la religione dei Bianchi e l’impresa colombiana, la detenzione ingiusta di Leonard Peltier, ultimo capo e la Voce Indiana del nostro secolo, e la lotta per la salvaguardia di Mount Graham, i monumenti di Rushmore e la situazione dei prigionieri indiani, la violazione dei diritti umani, civili, religiosi e quelli della Terra. Autrice: Edda Scozza - Formato 15 x 21 cm – 130 pp. in BN
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GALDI RIVELATO
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Il libro costituisce la prima biografia sul fotografo napoletano Vincenzo Galdi (1871-1961), basata sull’esclusiva testimonianza orale dell’unico nipote vivente che lo ha ben conosciuto. Nonostante il lungo oblio, recentemente Galdi è stato rivalutato per le sue splendide foto di nudo maschile, anche se ai suoi tempi era ancor più noto per quelle di nudo femminile (che altri famosi fotografi del genere operanti in Italia, come Plüschow e specialmente von Gloeden, non praticavano molto). Si ritiene che i clienti di Galdi fossero sopratutto artisti, sia italiani che stranieri, che utilizzavano le sue fotografie al posto dei modelli in carne ed ossa; ma le pratiche del processo Plüschow del 1907, pubblicate su internet da Enrico Oliari (www.oliari.com), potrebbero aprire altri retroscena. Tuttavia Galdi non sembra fosse rimasto coinvolto in alcun processo se non in quello per la “scandalosa” fontana delle Najadi (o dell’Esedra), in piazza della Repubblica a Roma, e per il resto della sua vita si dedicò al commercio di opere d’arte. MAGGIORI INFO : Autore: Tommaso Dore www.italusedizioni.blogspot.com
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