N째20 MARZO/APRILE 2014
Pubblicazione Gratuita / Bimestrale / Anno IV / Numero 20
di Olga Gambari e Annalisa Russo
SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ
Q
uando si attraversa il confine tra due Paesi, la natura non cambia, non ci sono cesure di paesaggio improvvise, così capita che, molto spesso, certe linee di confine si attraversino inconsapevolmente. I confini geografici sono segnati sulla carta, ma non lo sono nella realtà; nella realtà non si colgono quasi mai, sono liquidi, imprendibili, si allargano e si restringono, creando una terra di mezzo che non appartiene né a un paese né all’altro, ed appartiene ad entrambi.
Questo è il terreno in cui si muove questo numero di ArteSera, un numero liquido, come i confini tra arte e design che attraversa. Uno spazio meticciato, in cui i panorami si fondono e le lingue si mescolano, creando nuovi paesaggi e nuovi linguaggi. Come il “nuovo paesaggio domestico” che ideò Gufram negli anni ’60, con cactus, sassi e pratoni trapiantati dalla natura all’interno delle case, in una provocazione pop che riecheggiava l’arte di quegli anni, ma che insieme era design e vera innovazione tecnologica. Si formano nuovi stilemi e contaminazioni, ci racconta la gallerista Paola Colombari nella sua intervista, fino a sfumare la distinzione tra arte e design; basti pensare ai lavori di certi designers che sono a tutti gli effetti operazioni artistiche, e alle opere di alcuni artisti che, ambientate diversamente, potrebbero essere considerate pezzi di design. Questo è il gioco su cui si basa l’inserto centrale del numero Definizione Liquida, presentando una serie di immagini libere di essere, decontestualizzate, sospese tra questi due mondi, perché certi confini sono mobili, a seconda della prospettiva, dell’approccio, dello sguardo, Ma è il valore simbolico che assumono questi oggetti il dato interessante: le loro componenti estetiche ed emozionali superano la funzione, la esplodono. Non è un caso che questo tipo di design sia protagonista di fenomeni di collezionismo simili a quelli dell’arte: le stesse fiere d’arte - da Design Miami a Miart – presentano sempre più spesso sezioni dedicate a queste opere border, che molti definiscono come art design. Tuttavia forse non bisogna necessariamente apporre etichette e tracciare confini, perché in definitiva il comune denominatore tra questi due mondi è l’espressione libera, la forza ideatrice, la necessità della bellezza. Allora perché dare una definizione a tutti i costi? Lasciamo degli spazi aperti, delle definizioni liquide. Perché la creatività sia libera di scorrere, di fluire.
BIMESTRALE / ANNO IV / NUMERO 20 Marzo/Aprile 2014
DIRETTORE EDITORIALE Annalisa Russo
Cover Definizioni “arte” e “design” tratte dal Dizionario Treccani Elaborazione grafica Francesco Serasso
DIRETTORE RESPONSABILE Olga Gambari
Contatti ArteSera Produzioni Via XX Settembre 10 - Torino www.artesera.it redazione@artesera.it
Stampa STIGE S.p.a. Pubblicità marketing@artesera.it
Art direction e progetto grafico Francesco Serasso Testata giornalistica registrata. Registrazione numero N°55 del 25 Ottobre 2010 presso il Tribunale di Torino Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n°20817 Tutti i diritti riservati: nessuna parte di questa rivista può essere riprodotta in alcuna forma, tramite stampa fotocopia o qualsiasi altro mezzo, senza autorizzazione scritta dei produttori.
4
GLI EVENTI DEL DESIGN
AROUND DESIGN UN VIAGGIO TRA GLI EVENTI ITALIANI INTORNO AL DESIGN (E ALL’ARTE) NELLA PRIMAVERA DEL 2014
#1
TEMPORARY MUSEUM FOR NEW DESIGN @ SUPERSTUDIO PIÙ Una ricerca che non si ferma mai
L
a ricerca di nuove tendenze nel campo del design, l’attenzione costante alle evoluzioni del mercato, lo sguardo internazionale dei progetti rappresentano le cifre caratteristiche di SuperStudio fin dalla sua fondazione nel 1983. Il Temporary Museum for New Design nasce proprio sulla scorta di questi principi, ponendosi come format innovativo capace di raccontare le dinamiche del settore attraverso un linguaggio ad alto contenuto emozionale ed esperienziale, che passa attraverso una sorta di musealizzazione dei progetti per esploderne valori e significati. Un format che giunge quest’anno alla sesta edizione, rinnovato come sempre nei contenuti, per farsi specchio del design contemporaneo, cogliendone prospettive e visioni. Ecosostenibilità, arte e nuove tecnologie sono alcuni tra i principali temi indagati nel Temporary Museum, che si sviluppa in due locations: il SuperStudio Più di Via Tortona 27 e il SuperStudio 13 di via Forcella13/via Bugatti 9, che ospita il Green Village, proposta per uno stile di vita ecocompatibile e sostenibile che si articola in sette aree tematiche: Home, Food, Kids, Well-being, Mobilità sostenibile, Energie Alternative, Turismo consapevole. In Via Tortona l’Area Museum si connota con il tema The world is here - The future is now con la realizzazione di progetti multisensoriali firmati, tra gli altri, da Melograno Blu, Alcantara, Cotto, Tagina e da Karim Rashid per LG Hausys; un percorso poi che si apre dall’Italia al mondo, attraversando il nuovo design da Svezia, Croazia, Cina e Thailandia. Centrale nel New Museum è anche il rapporto con l’arte, che prende forma attraverso le art interactions, operazioni cross-over tra arte e design (installazioni, videomapping, performance…) tra cui la mostra Designer’s Dream, popolata da sculture realizzate da grandi nomi del design. Michelangelo Pistoletto è invece protagonista del nuovo progetto SuperOrtoPiù, un grande orto urbano di 750 mq che sorgerà sul roof del SuperStudio. L’istallazione rimarrà funzionante in maniera permanente durante tutto il periodo dell’Expo 2015 con una serie di iniziative legate al tema della sostenibilità. Improntata all’eco-compatibilità è anche la mostra TEMPORARYARCHITECTURE, che presenta prototipi abitativi realizzati da Ivanka e MarchInGenio. Non manca infine lo spazio dedicato al web e alle nuove tecnologie, con E-bay, che presenta il nuovo portale di design, attraverso una imponente installazione e un video-itinerario all’interno del mondo dell’e-commerce; e poi la 3D PRINTER EXHIBITION, un’occasione unica per vedere in azione le stampanti 3D con applicazioni pratiche per l’interior design. Milano, 8-13 aprile www.superstudiogroup.com
Beau&Bien, WERSAILLES SWITCHED ON, Courtesy of Temporary Museum for new Design
5
#2
FLORENCE DESIGN WEEK Un Festival oltre il design
G
iunge quest’anno alla quinta edizione la kermesse dedicata al design che si dipana per le vie di Firenze. Il tema di quest’anno è Beyond Design: uno sguardo oltre l’oggetto stesso, che da prodotto si trasforma in relazione, esperienza, simbolo. Un progetto che si pone in costante dialogo tra la dimensione locale e internazionale, con focus dedicati al design cinese (Sino-Italian Design Exchange Centre, presso la Limonaia di Villa Strozzi) e brasiliano (con Beyond Brasil, a taste of new Brasilian Design, una selezione di progetti di designers emergenti e brands brasiliani affermati). Anche la giovane creatività europea sarà presente attraverso il concorso Diventa un Awakener, promosso dall’Unione Europea per diffondere i principi dell’upcycling e del riuso dei materiali tra i giovani designers all’interno della campagna Generation Awake della Commissione Ue; ai 10 finalisti bulgari, francesi, lituani e italiani, sarà data la possibilità di esibire le proprie creazioni nel corso del Festival.
Courtesy of Florence Design Week
Il territorio sarà invece presente attraverso Supercraft (presso Mostra dell’Artigianato), un progetto che coinvolge Artex, Fablab Firenze, Source e CNA Next con l’intento di valorizzare il patrimonio culturale, l’industria e l’artigianato di qualità che meglio esprimono lo stile italiano e che costituiscono il nostro tratto identitario. Grande attenzione verrà inoltre dedicata all’arte contemporanea con Art for Florence Design Week, presso Palazzo Borghese e Grand Hotel Minerva, in collaborazione con ArtExpertise Firenze e Vivid Arts Network. Il festival si snoderà in molteplici locations istituzionali ed off, come studi, gallerie e negozi; e non mancano anche le visite guidate e i workshop per non perdersi nulla, tra esposizioni di design, artigianato e arte contemporanea, ma anche conferenze, aperidesign, performance, percorsi in città, night life e business meetings. Firenze, 22 aprile -1° maggio 2014 www.florencedesignweek.com
6
GLI EVENTI DEL DESIGN
#3
TURNA Un progetto per esplorare lo spazio tra arte e design
D
opo aver raccontato, nel corso della 1° edizione, i temi dell’autoproduzione, del design ecosostenibile e del riuso, Turna 2014 si concentra in questo nuovo appuntamento sul territorio di confine tra arte e design: tirature limitate e pezzi unici, in cui il valore estetico ed emozionale incorpora la funzione o, in alcuni casi, diventa predominante rispetto ad essa. Il progetto si sviluppa in tre mostre che avranno luogo nel Quadrilatero Romano, un pezzo della Torino più antica e affascinante, un dedalo di vie nei pressi delle Porte Palatine, del Duomo e del mercato di Porta Palazzo (il più grande d’Europa), a pochi passi dal Balôn, storico mercato delle pulci e dell’antiquariato. Le botteghe e i locali del Quadrilatero ospiteranno i progetti dei creativi, creando un percorso espositivo en plein air per le vie del quartiere, con tre focus principali: Turna in Mostra, una selezione di oggetti cutting-edge, a cavallo tra arte e design, rappresentativa del collezionismo di design contemporaneo; Turna negli Spazi, una serie di interventi site-specific pensati per i diversi locali del Quadrilatero che ospitano la manifestazione; Turna a Produrre, una rassegna di progetti realizzati da giovani designer e creativi, tra cui verrà selezionato un vincitore che avrà la possibilità di realizzare un prototipo a partire dal suo progetto. E poi ancora workshop, incontri e un Premio, il Premio Turna, che verrà assegnato quest’anno all’installazione più interessante e originale tra quelle presenti nei diversi spazi. Turna è un progetto realizzato dall’Associazione Culturale Azimut in collaborazione con ArteSera Design: le iscrizioni per partecipare sono aperte fino al 5 maggio, tutte le info su www.turna.info. Torino, 6 – 8 giugno 2014 www.turna.info
DESIGN @ MIART Anche Miart si apre al design, dedicandovi una sezione della fiera: Object, una selezione di gallerie attive nella promozione di oggetti di design contemporaneo concepiti in edizione limitata e fruiti come opere d’arte. Sono inoltre in programma una serie di Talks dedicati ai temi dell’arte, del collezionismo, della moda e del design tra cui segnaliamo: • Venerdì 28 marzo alle 17:45: Curating Design, che vedrà la partecipazione di Lilli Hollein, (Direttore Vienna Design Week) e Guta Moura Guedes (Co-Fondatore e Presidente della experimentadesign di Lisbona), intervistati da Alice Rawsthorn, Critica di design e autrice di “Hello World: Where Design Meets Life”. • Sabato 29 marzo alle17:45: Masters of Today, Masters of Tomorrow, con la partecipazione di Formafantasma (Andrea Trimarchi & Simone Farresin) e Alessandro Mendini, intervistati da Marco Sammicheli.
S
ono opere, sono oggetti, sono belli, servono comunque e sempre, per pensare, per insegnare a guardare, per proporre visioni, per far discutere, per evocare. Sono fatti di tante cose diverse: teorie, progetti, sensazioni, ricordi, materiali, prospettive, emozioni. C’è un momento perfetto in cui arte e design si incontrano, una linea sottile e mobile, in cui la ricchezza e le possibilità dei due ambiti diventano osmotici, combaciano. E allora non è più tanto importante collocare e dare identità precise. Anche perché non esistono e sono obsolete. Quindi ci sono tappeti che sono graffiti, materassi che sono nazioni e politica, fusioni in metallo che sono natura, sedie che sono poesie, foulard che sono quadri e quinte di teatro, vetri che si fanno mobili e mostrano il cuore delle famiglie, plastiche riciclate che si fondono per diventare suggestioni visive capaci anche di essere arredi.
Ogni opera è un incontro tra arte e vita, in cui il design ci mette lo zampino perché la quotidianità, la fisiologia della vita la capisce e conosce più da vicino. L’arte ci mette la psicologia e l’anima dell’umanità. Insieme fanno faville, capaci anche di sorridere di se stesse, di incarnare un senso di bellezza e utilità che è lezione di vita, un buon guardare ispiratore per chi convive con loro. Nell’ambito della creatività questo terreno di incontro è sempre più frequentato, sdoganando il design e arricchendo l’arte. Ci sono artisti, opere, gallerie e fiere che si occupano di un segmento chiamato art design, ma è già un termine improprio, una definizione inadeguata che lascia fuori tutto un mondo. Questa mostra mescola le carte e gioca su confini liquidi, propone opere che hanno nel loro dna stilemi diversi a livello concettuale, formale e materico. Piccoli grandi esempi di progetti artistici che vivono in leggerezza e libertà, con una presenza fisica che si colloca al centro della vita per partire verso esplorazioni e riflessioni.
Nella pagina accanto, da sinistra /
Marco Bernardi, ITALIETTA CON ALLODOLE, 2011 (stoffa e imbottitura, altoparlanti) Maurizio Vetrugno, SHE IS MORE THAN BEAUTIFUL (foulard e stoffe, tecniche miste)
Dall’alto, in senso orario /
Enrica Borghi, MEDUSE 2013 - MAmBo Museo d’Arte Moderna, Bologna (bottiglie di plastica, nylon) Maura Banfo, TRAVELLING HOME 2008 (alluminio) Bartolomeo Migliore, UNTITLED 2007 (tappeto)
Mettre en Pratique la Poèsie, SEDUTE POETICHE
Silvia Levenson, BE HAPPY, 2006 (vetro e strutture d’arredo)
11
Anna Resmini, RICETTESCOTTANTI
Maria Bruni, CENTO UOVA
FOOD DESIGN
LA SCENA DEL CIBO testo di REDAZIONE
T
orna dal 26 al 30 marzo la quinta edizione di Play with Food – La scena del cibo, il primo festival di arti visive e performative interamente dedicato al cibo.
Il festival è nato nel 2010 da un’idea dei Cuochivolanti, impegnati sul doppio fronte della cucina e del teatro, e dell’Associazione CuochiLab con lo scopo di realizzare un programma di eventi in grado di raccogliere proposte di teatranti, performers, artisti visivi, fotografi e danzatori capaci di confrontarsi in modo creativo con il tema del cibo. In altre parole, Play with Food si propone di sottrarre il cibo al mondo dell’intrattenimento enogastronomico per riportarlo al centro di una riflessione artistica, politica e filosofica, senza però trascurare il gioco e il divertimento. Il programma di Play with Food sarà dislocato in diversi spazi torinesi, tra cui l’As-
sociazione Qubì, il Caffè della Caduta, le Officine Corsare, La Bottega del Caffè, il CineTeatro Baretti, oltre che in tre altri luoghi che saranno svelati all’ultimo momento, tramite un sms, solo ai partecipanti. Il festival inizierà il 26 marzo alle ore 18.30 presso lo spazio Qubì, dove sarà inaugurata la ricca sezione dedicata alle Arti Visive, curata da Olga Gambari. Maura Banfo, Benna, Giulia Bonora, Maria Bruni, Luigi Ceccon | Chiara Allione, Rudy De Amicis, Maurizio Modena, photo.psycho.video. cook, Plastikwombat, Fabio Pulsinelli, Maya Quattropani, Anna Resmini, e Francesco Vaccaro | Roberto Daffinà sono gli artisti che in modo diverso si sono confrontati col tema del food, attraverso video, installazioni e fotografie. Quest’anno un’opera della sezione Arti Visive sarà ospitata presso La Perla di Torino, dove sarà visibile il video di Riccardo Rea. Anche per questa quinta edizione tornano le
Underground Dinner, il 27, 28 e 29 marzo, tre “cene artistiche” in tre diverse case private, accompagnate dalle performance di Francesca Angeleri che presenterà il suo lavoro Magna Istria, da U-Combo con CenaSalvaCrisi, e da Teatro Inuso con ReImplere. In contemporanea alle Underground Dinner, le serate del 27 e 28 marzo saranno dedicate anche al teatro da palco. Al Caffè della Caduta, infatti, andranno in scena, subito dopo un aperitivo nel foyer alle ore 20.00, Interazione Scenica con il debutto assoluto di Thanksgiving Day e La Piccionaia | Babilonia Teatri con Special price. Un’importante novità di questa edizione del festival è l’appuntamento pensato per un pubblico più giovane. Il 29 marzo alla Bottega del Caffè (c/o la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani) andrà in scena alle 16.00, dopo una buona merenda, lo spettacolo di teatro di figura Banana Cake di Ostello Marnié.
La chiusura del festival si svolgerà alle Officine Corsare il 29 marzo con una serata musicale. Qui, l’aperitivo dei Cuochivolanti sarà seguito dall’esibizione degli EX-P con un’operetta psyco-rock inedita, Il re delle cucine, e si proseguirà fino a tarda notte con festeggiamenti e DJ-set. Domenica 30 marzo, alle 10.30 al Cineteatro Baretti, il festival si congederà con una CineColazione per la quale il Centro Nazionale del Cortometraggio selezionerà alcuni cortometraggi dedicati al tema del cibo. Per completare il connubio tra arte e cibo, tutti gli appuntamenti saranno accompagnati da momenti conviviali a cura dei Cuochivolanti con la collaborazione di piccole e innovative imprese locali e diversi Maestri del Gusto.
www.playwithfood.it
12
INTERVISTA
GUFRAM DESIGN CONTROCORRENTE DAL 1966 I N T E R V I S TA A S A N D R A V E Z Z A
a cura di GIUSEPPE GHIGNONE
U
na bocca che è un divano. Un cactus che è un appendiabiti. Un sasso che diventa seduta: oggetti iconici, che tutti abbiamo visto, incontrato, a casa di qualcuno, in un locale, oppure al MOMA. Arrivano da Gufram, storico marchio del design italiano, che ha fatto della sperimentazione e della collaborazione con gli artisti le proprie cifre distintive, da quando è stata fondata l’azienda negli anni Sessanta fino ad oggi. Ne parliamo con Sandra Vezza patron di Gufram.
CACTUS FAMILY, Courtesy of Gufram
I prodotti di Gufram si distinguono da sempre per una grande libertà espressiva: qual è stato il contesto in cui si è sviluppata questa visione? Inquadriamo prima di tutto il periodo storico: siamo verso la fine degli anni ‘60, in piena rivoluzione dei costumi, una rivoluzione che si diffonde anche nel mondo del design. Gufram nasce come marchio dichiaratamente rivoluzionario, fuori dagli schemi, mettendo in discussione la casa “borghese” e i suoi stilemi abitativi. Ad esempio, smontando l’impalcato della seduta classica, in pelle o in tessuto, con gli interni imbottiti e i braccioli, Gufram effettua una provocazione: distrugge le abitudini consolidate per ripartire da zero, si pone come compagine radicale dell’anti design. Da lì cerca nuove strade espressive, costruisce un nuovo immaginario che si traduce in oggetti simbolici riconoscibili da tutti. L’ispirazione arriva dalla natura: i sassi di Gilardi, il pratone di Ceretti, Derossi e Rosso, il cactus di Drocco e Mello… grazie all’artificio dell’industria la natura entra nelle case, creando un nuovo paesaggio domestico. Interno ed esterno si fondono idealmente, le pareti di casa diventano una quinta che lascia entrare una natura fuoriscala, sovradimensionata, alla Oldenburg. Quali sono state le innovazioni, tecnologiche e non, che hanno reso possibile una progettualità così radicale? La prima innovazione è stata… l’azzardo, ovvero andare controcorrente, ragionare in modo diverso rispetto al consueto. Nascendo come “anti design” e in circuiti alternativi, va da sé che Gufram avesse un paesaggio di ricerca differente e che si avvalesse di contributi diversi dall’ordinario: in questo senso, la sperimentazione con i materiali e le conseguenti innovazioni tecnologiche sono arrivate grazie agli artisti, con cui Gufram ha sempre collaborato, allora come oggi. Ad esempio, l’idea di utilizzare il poliuretano in modo diverso dall’essere semplice imbottitura è stata sviluppata da Piero Gilardi, che di fatto
BOCCA FAMILY, Courtesy of Gufram
13
ha inventato il Guflac, una piccola formula magica di verniciatura. Un processo di questo genere non poteva che nascere dalla visione di un artista. Gufram antesignana nel coinvolgimento degli artisti. In questo senso possiamo quindi parlare di un’azienda che fa art design? No, perché non si tratta di autoproduzione, ma di processi che hanno propri metodi e sono replicabili. Non è il semplice estro artistico a guidare i progetti, ma un’unione equilibrata tra immaginazione creativa tipica dell’arte, realizzazione artigianale e approccio progettuale dell’industria. Oltretutto le definizioni sono sempre un po’ strette, e Gufram non può essere etichettata o chiusa dentro precisi confini, per via dell’approccio “surrealista” che la contraddistingue. Penso al divano Bocca disegnato da Studio 65, ispirato a un quadro di Dalì. I Multipli sono collezioni che si compongono di serie limitate di oggetti. A cosa è dovuta questa scelta? Ha a che fare con il mercato del collezionismo di design? In realtà la realizzazione di serie limitate di oggetti non è una scelta fine a se stessa, ma dettata da motivazioni pratiche. Tutto nasce dal fatto che questi prodotti vengono creati in Italia, a mano, in maniera artigianale ed artistica che si è cercato di ottimizzare il più possibile in termini di tempi e tecnologie. Quindi la produzione stessa ha dei limiti: gli oggetti non possono essere realizzati con lo stampino, in batteria. Lavorare sul poliuretano con il Guflac è un processo che non può essere replicato industrialmente con dei macchinari: è un sistema di verniciatura che richiede una straordinaria competenza manuale. Da qui le serie limitate che compongono la famiglia dei Multipli Gufram. D’altra parte, il mercato del collezionismo è anche alimentato dal fatto che i pezzi di Gufram sono esposti nei più importanti musei del mondo tra cui: il Metropolitan e il MOMA di New York, il Pompidou di Parigi e molti altri ancora. Questo nel
settore dell’arredamento è sinonimo di unicità, ed innesca conseguentemente fenomeni di collezionismo. A proposito di mostre e musei, si è conclusa da poco la mostra dedicata a Gufram alla Barbican Art Gallery di Londra, Pop Art Design. I luoghi dell’arte, oltre a quelli del design, sembrano essere una location naturale per i prodotti del marchio. È dal 1972 che i luoghi preposti all’arte ospitano i prodotti della Gufram, da quando Emilio Ambasz curò al MOMA di New York la mostra Italy, The New Domestic Landscape. Questa mostra ha consacrato la forza espressiva, comunicativa ma anche di prodotto della Gufram. La presenza di nostri pezzi in collezione nei più famosi musei del mondo non fa che rafforzare questo stretto connubio con l’arte, che peraltro manteniamo grazie alla continuativa collaborazione con gli artisti. Solo l’anno scorso abbiamo presentato un divano, un nuovo Multiplo, con Valerio Berruti, artista piemontese che ha interpretato alla perfezione l’attitudine Gufram, ironica e senza tempo, con un trompe d’oeil che raffigura una panchina sopra il divano: una di quelle panche che si possono trovare sul lungomare in qualsiasi località balneare, un simbolo di italianità che trasporta in una dimensione estiva, di relax. Si chiama Summertime, and the living is easy, appunto.
Anticipazioni su progetti futuri che riguardano il coinvolgimento di altri artisti? In coerenza con l’anima di Gufram di produrre mobili che strizzano l’occhio si al mondo dell’arte e del design al Salone del Mobile presenteremo una capsule collection di prodotti in edizione limitata realizzata in collaborazione con Toilet Paper, il progetto artistico di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari. Una serie di divertenti paradossi tattili ed estetici che rinnovano lo spirito di rottura che ci contraddistingue e che entreranno a far parte della mitica serie dei Multipli.
SUMMERTIME, Courtesy of Gufram
14
INTERVISTA
Foto in basso /
Steve Thornthon, WHAT IS BEHIND Limited Edition 1/9 + 2 p.a / Courtesy Galleria Paola Colombari
Andrea De Carvalho, CORAÇAO ESPLODIDO, 2013
ART DESIGN FOR FREEDOM INTERVISTA A PAOLA COLOMBARI, CURATRICE E GALLERISTA DI ART DESIGN a cura di GIUSEPPE GHIGNONE
C
i racconti di lei: in che contesto è nata la Galleria Colombari e con quali obiettivi? La nostra Galleria nasce nel 1981 a Torino come Paola e Rossella Colombari, figlie di un’antica dinastia di antiquari. Giovanissime, con la nascita delle nuove avanguardie postmoderne respirammo naturalmente gli elementi essenziali del cambiamento; all’epoca non esisteva ancora la cultura del Design e le grandi case d’Aste internazionali battevano all’incanto ancora opere Liberty e Decò. La nostra Galleria ebbe l’intuizione di incominciare ad interessarsi del collezionismo post-war, con particolare attenzione alle opere dei grandi Architetti italiani ma soprattutto in particolare del grande Architetto Carlo Mollino, di cui oltre a scoprirne le opere e a valorizzarle nel mondo fu proprio la prima Asta che organizzammo nel 1985 a Venezia che segnò non solo il debutto delle sue prime opere all’incanto, ma segnò ufficialmente nel mondo la nascita del Modernariato. L’Asta, curata da noi a Venezia per la Casa D’Aste Semenzato il 6 aprile del 1985 a Palazzo Giovannnelli, è ormai storica: segna l’inizio del collezionismo postmoderno aprendo un varco nelle nuove frontiere culturali. Negli anni a seguire, dopo il successo immediato e la ricezione da parte dei grandi collezionisti internazionali, mia sorella ed io (ormai Direttori Culturali della Semenzato) organizzammo a Milano un’altra Asta che anticipò i nuovi fenomeni culturali mettendo all’incanto la grande mostra The New Domestic Landscape curata da Emilio Ambasz. La nostra Galleria in seguito iniziò anche ad occuparsi dei nuovi movimenti culturali che stavano nascendo; il design aveva in quegli anni assunto un nuovo linguaggio creativo con le prime manifestazioni delle correnti poetiche e sentimentali dell’oggetto, come il manifesto di Alchimia del 1984 di Alessandro Mendini e Alessandro Guerriero, in cui l’anti-ortodossia dello
stile Moderno incominciò a definirsi nella sua libertà, nel progettare fuori dall’istituzione, nell’introdurre - come in Memphis con il grande designer Ettore Sottsass - il colore ed il segno come elemento innovativo ed artistico della forma all’interno della produzione. Nel 1989 la nostra Galleria si trasferì a Milano diventando un riferimento internazionale insieme alle poche Gallerie che si occupavano di Modernism come: a Parigi la Galleria Denis Bosselet e Marc Huben, Neotù, Clara Scremini , Dow Town; a Londra David Gill, a Colonia la Galleria Gabrielle Amman, a New York la Galleria Fifty & Fifty, Barry Friedman, Moss. Nel 1991, la scelta di lasciare a mia sorella la continuità del collezionismo internazionale del Modernariato per fondare la mia prima Galleria di Art Design con il marchio Edizioni Galleria Colombari, è stata per me una grande sfida. Per anni ho prodotto cultura di tendenza e ho fatto parte direttamente del fondamento delle prime gallerie europee, ma non mi sono sbagliata, e anche se è stata dura, ho sempre pensato che anche il design avesse una sua mobilità costante nella contemporaneità espressiva e che quindi il design potesse ad entrare a fare parte del collezionismo contemporaneo. Inizialmente quindi la Galleria che fondò con sua sorella Rossella si fece promotrice dell’opera di Carlo Mollino. Come considera il suo lavoro nel contesto del design di quegli anni? Genio visionario e isolato, o precursore di tendenze che si sono espresse successivamente con maggiore evidenza? Considero il grande Architetto Carlo Mollino il precursore della rottura con lo stile moderno: Mollino con il suo linguaggio è un artista surrealista, onirico, eclettico, grande anticipatore del post-moderno, oppositore alle correnti ortodosse moderniste. Oltre che architetto, è stato designer, fotografo, scrittore, progettista e pilota di auto
da corsa e di aerei da acrobazia, amante della montagna e provetto sciatore. Oggi la storia del collezionismo passa attraverso tre grandi riferimenti che hanno segnato il cambiamento moderno: Carlo Mollino l’anticipatore del postmoderno, Ettore Sottsass ed Alessandro Mendini i fondatori del postmoderno e Philippe Starck che ha cambiato il modo di arredare introducendo il postmoderno nell’industrial design. Oggi, a distanza di moltissimi anni e grazie al grande successo internazionale, il Fondo Carlo Mollino negli ultimi anni è stato digitalizzato e si conserva presso gli archivi della Biblioteca centrale di Architettura del Politecnico di Torino. In base alla lunga esperienza nel 2005 Paola e Rossella Colombari pubblicano con la Idea Books il primo catalogo Carlo Mollino. Catalogo dei Mobili, una Bibbia per i collezionisti che cercano un riferimento per le sue opere. Mollino ormai da anni fa parte dello Star System, dal 1995 a oggi sono 115 i passaggi
15
Alessandra Roveda, STITCH BY STITCH (particolare) Courtesy Edizioni Galleria Colombari
in asta con il 72% di venduto e l’ascesa continua perché, insieme a Eileen Gray (28 milioni $ per la poltrona Aux dragons), Carlo Mollino è una vera e propria icona e di sicuro che nei prossimi anni sfiderà anche le quotazioni del mercato dell’arte moderna e contemporanea, dopo avere superato i 3 milioni $ a dicembre del 2006 all’asta di Christie’s. L’art design ha dato vita a un mercato del collezionismo che possiamo definire analogo a quello dell’arte? Se il collezionismo del design è stato negli anni ‘90 la consequenzialità diretta del Modernariato, l’Art Design ne è oggi la sua forma più estrema come nuovo collezionismo post-post moderno, cambiando non solo i linguaggi borderline tra Arte e Design ma modificando anche le dinamiche dell’imprenditorialità culturale. Le opere di Art Design oggi sono considerate come vere opere d’arte, presentano la stessa dinamica della short limited edition, un contenuto maggiormente materico e diretto nel segno e l’esposizione anche in circuiti fieristici e mostre di arte contemporanea. La mia Galleria è stata tra le prime dedicate all’Art Design e dal 2000 si è unita anche l’Arte contemporanea, facendo dialogare l’arte e il design insieme. In base alla sua esperienza, oggi l’art design è una tendenza, una moda, o una concreta evoluzione nel campo del design? E se lo è, con quali prospettive di sviluppo? L’Art Design è una concreta evoluzione dell’espressione sociale delle tendenze contemporanee e ne sono anche testimonianza non solo le mostre ma anche le Fiere. Nel 2002 realizzai a Novegro il primo format fieristico di collezionismo di Modernariato e Design in Italia con 300 espositori e nel 2004 con Ente Fiera Milano; negli anni a seguire si svilupparono poi molte Fiere internazionali come
Miami Art Basel, Pavilion Art & Design a Parigi e Londra, ed oggi alcune Fiere italiane come Miart. Tuttavia manca ancora un format innovativo, molto avveniristico, a cui sto lavorando da alcuni anni per realizzare in futuro la prima Fiera di tendenza di Art Design. Sembrano ormai lontani, quasi archeologia postmoderna alcuni designer come Philip Starck, Tom Dixon, James Irvine, Marc Newson e altri che ne sono stati il riferimento. Oggi viviamo la nuova dimensione “dell’open design”, con una libertà creativa che si esprime attraverso diverse tendenze: dal New Baroc olandese con la scuola di Maarten Baas, al design tropicalista brasiliano con designer famosi come i Fratelli Fernando e Humberto Campana, Rodrigo Almeida, alle tendenze del digital craft, al neo-organico con Karim Rashid, i fratelli Bouroullec, Ross Lovegrove …l’arte non morirà mai ma cambierà solo il linguaggio dell’espressione, della percettività e dell’intuizione progettuale. Dunque oggi l’Art design vive la libertà della forma come espressione di una società fluida ed in continuo divenire. Art Design for Freedom è una mostra, ma anche una dichiarazione di intenti, che si traduce in un abbattimento di confini e discipline a favore di una fluidità creativa capace di mescolare linguaggi e materiali: una battuta per ciascuno dei designers e degli artisti in mostra. Nella mostra che ho curato, Art Design for Freedom, ho fatto un triplice gioco di linguaggi: la contemporaneità dell’azione espositiva tra Arte e Design, il linguaggio creativo dell’Art Design e la libertà come tema dell’infinita ed eterna fluidità dei linguaggi futuri. Finalmente liberi dalle scuole e dagli stili modernisti e postmodernisti, l’opera d’arte siamo noi con il nostro incessante divenire.
Una battuta per ogni artista e designer? Karim Rashid organico con la sua poltrona Blobulous Chair; Antonio Cagianelli è la Vanitas nella cultura hip hop, con la poltrona Trans-Vital Mother a forma di teschio, Alessandra Roveda è riciclo sentimentale all’uncinetto, David Palterer è tradizione e mistica del pensiero con una maschera surreale; tra gli artisti Aldo Mondino con l’opera Vola Colomba è ironico e concettuale portando in cielo un pezzo originale del muro di Berlino con cento palloncini colorati, come memoria; la brasiliana Andrea de Carvalho è una tropicalista surreale con Coraçao Esplodido e infine il texano Steve Thornton con la foto del suo cavallo purosangue bianco rappresenta la bellezza e la libertà. ART DESIGN FOR FREEDOM 10-30 aprile 2014 Galleria Paola Colombari Via Maroncelli 13 - Milano
Karim Rashid, BLOBULOUS CHAIRS, 2008 Limited Edition 1/6 + 2 p.a / Produced by Edizioni Galleria Colombari