John Martin il soldato blu Scritto da Domenico Colangelo Personaggi John Martin- Attore 2 Toro Seduto- Attore 1
La scena si apre con una musica stile musical, luci, entra dalle quinte Attore 1 vestito di tutto punto, cantando e ballando a ritmo della musica, si gira, si rigira; fa un grosso inchino verso il pubblico. Attore 1: Ladies and Gentlmen… Welcome to this beautiful show in this big theatre in Broadway. Tonight only for you this show… (continua a ballare e cantare, la musica si alza) (Entra un altro Attore 2 vestito con abiti di scena) Attore 2: No, no! Ferma la musica. Che cos’è questo baccano?! (Rivolto al pubblico) Scusatemi, permettetemi… (si rivolge all’altro attore) che stai facendo? Attore 1: (Sicuro, muovendosi a ritmo della musica) Non lo vedi? Sto lavorando…ti prego, lasciami fare. Attore 2: Quale lavoro?! Tu non dovresti stare qui. (Lo guarda) Come ti sei vestito? Attore 1: Dove dovrei essere se non su un palcoscenico, mi sono vestito così proprio per questo. Attore 2: Dovresti essere in camerino a prepararti per il nostro spettacolo! Attore 1: Prepararmi? Non lo vedi che sono già pronto, sono già in scena. Mettiti da parte e lasciami fare. Attore 2: (arrabbiato) Ferma la musica. Stop! (Att.1continua a muoversi anche senza la musica) (Att.2 gli va incontro, lo prende per un braccio e lo trascina) Attore 2: Che sei scemo! Ti sei dimenticato cosa dovevamo fare?!Dove pensi di stare? Attore 1: (convinto, sicuro) A Broadway!
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Attore 2: Quale Broadway! (Si rivolge al pubblico imbarazzato) Scherza, scherza non ci fate caso. C’è stato solo un piccolissimo intoppo tecnico, risolvo io immediatamente. (Rivolto ad Attore 1) Insisti?! Ti stai accorgendo che ci stai facendo fare una pessima figura con tutta questa bella gente, questo bel pubblico che è qui per noi. Attore 1: Pessima figura?! Ma che dici? Qual è il problema? Io sto facendo semplicemente il mio lavoro in questo musical, qui a Broadway! Attore 2: Broadway?! Non siamo a Broadway ma a Sala Consilina in Campania, Italia. Ti ricordi? (il nome della città varia dove viene messo in scena lo spettacolo) Attore 1: Ancora con Sala Consilina! Diciamo la verità, tu sei venuto qui e vuoi bloccare il mio show, perché sei geloso di me. Attore 2: Io geloso di te? Attore 1: Si, confessa. Sei geloso perché a differenza tua, io canto, ballo, recito… sono un’artista completo. Attore 2: Ma fammi il piacere. Guarda non tocchiamo quest’argomento perché altrimenti ti dovrei offendere e non mi sembra il caso davanti al pubblico. (Pausa) Tu non mi credi che siamo a Sala Consilina! Bene allora facciamo così, chiedi direttamente al pubblico dove siamo. Attore 1: Dicendo questo pensi di spaventarmi. Secondo te io non ho il coraggio di chiederlo al pubblico. Va bene, stammi a guardare! Attore 2: Prego fai pure. Attore 1: Scusate signori se mi permetto, ma c’è il mio collega che è un po’ invidiosetto e continua a ripetermi che siamo a Sala Consilina…io, invece, sono sicuro, ma che dico, sicurissimo che siamo a Broadway! Cerchiamo, quindi, di porre fine a questo spiacevolissimo equivoco e facciamo capire a quello lì che si sbaglia. Sapreste, allora, dirmi gentilmente: dove siamo? (Scende tra il pubblico) Improvvisazione con il pubblico. Il pubblico risponde. Attore 1: (si è convinto, imbarazzato, balbettando) Hai ragione! Attore 2: Che ti avevo detto! Attore 1: Mamma che figura…perché sono vestito così? Attore 2: A me lo chiedi?! 2
Attore 1: Io ero convinto, mi sono vestito così, la musica, la danza. Attore 2: Si, si adesso però non ci pensare... dobbiamo rimediare al più presto, abbiamo uno spettacolo da fare. Attore 1: Che spettacolo? Attore 2: (Rabbioso ma cercando di trattenersi) Come che spettacolo!!! Non ti ricordi? Sono mesi che ci lavoriamo…John Martin il soldato blu. Attore 1: Ah, ecco ora mi ricordo. Come ho fatto a dimenticarlo!!! Che figura, che figura. Adesso come facciamo? Attore 2: E’ un bel pasticcio, bisogna inventarsi qualcosa…bisogna inventarsi qualcosa. MUSICA (I due attori pensierosi camminano lungo il palco su due linee parallele, cercando di farsi venire un’idea per uscire da quella situazione. All’improvviso Attore 2 ha un’idea, borbotta qualcosa all’orecchio di Attore 1, l’idea non è buona, Attore 1 esce dalla scena, rimane solo Attore 2 in scena. Attore 1 rientra in scena con una nuova idea, ma non convince Attore 2, che abbandona la scena. Attore 1 è perplesso in scena. Attore 2 rientra con una nuova idea ma non è buona, escono entrambi. La scena rimane vuota per qualche secondo. Alla fine Attore 2 rientra e chiama Attore 1 per comunicargli la soluzione definitiva.) Attore 2: Siamo d’accordo? Pronti? Attore 1: Si, si certo…. 1,2,3 musica. Riparte la musica iniziale, i due escono ballando e cantando. Dopo qualche secondo entrano in scena con delle valigie per la vestizione. Attore 2: Forza, forza siamo in ritardo. Sbrighiamoci. Attore 1: (guarda nella valigia) Io non trovo la mia roba, ma questa non è la mia roba. Attore 2: (guarda nella sua valigia) Nemmeno io trovo niente. Ci siamo scambiati le valigie. (Iniziano a vestirsi)
Attore 1: Muoviamoci. Attore 2: Io sono pronto! Tu sei pronto? Attore 1: Certo, sono pronto. Attore 2: Inizio io. 3
Buio
Voce fuori campo Voce: E’ la notte del 25 Giugno 1876. Nella vasta valle del Little bighorn regna un gran silenzio. C’è stata una battaglia, tanti morti. Il generale Custer comandante del settimo reggimento di Cavalleria si era avventurato imprudentemente nella vallata, pensando di trovare al campo solo qualche centinaio di pelle rossa, così da sbrigare la faccenda in pochi minuti. Purtroppo i suoi calcoli erano sbagliati…all’improvviso si trovò davanti migliaia di Indiani a cavallo che lo circondavano da tutte le direzioni. A quel punto Custer, conosciuto anche come Lunghi Capelli, chiamò il trombettiere John Martin e lo incaricò di portare un messaggio su di un foglietto con la richiesta di aiuto e munizioni al capitano Benteen. Il trombettiere dopo una furiosa cavalcata di quasi un’ora, evitando i colpi dei fucili degli Indiani che ferirono due volte il suo cavallo senza colpire lui, ritorna al campo… adesso è forse troppo tardi. (Entra un giovane soldato giacca blu, baffo curato e tromba in mano, molto spaventato) John Martin: (forte accento del sud) C’è nessuno? Generale Custer? Ci siete? Generale? Sono John Martin, sono tornato. Madonna che paura… dove sto qua? non si vede niente; non c’è nemmeno una luce, una casetta, nu cristianu. Chi me l’ha fatto fare di tornare qua. (Cammina a tentoni, guardandosi intorno.) Ge…ne…rale? (Sente un rumore, cerca un posto dove nascondersi con passo felino, tira fuori la testa) C’è nessuno? (disperato) vi prego rispondete!!! (Si sentono rumori di animali,versi stranissimi) Quanti animali! (verso del lupo) E’ un lupo questo… (verso del lupo e gallina) è un lupo o una gallina?(verso del cane) adesso mi sembra un cane…(verso che si confonde con il maiale) che è nu puorco cane. Che razza di bestie ci stanno qua!!! (Si sente una musica di tamburi. J.M. spaventato cerca di trovare un posto dove nascondersi, la musica sale, lui non riesce a trovarlo corre avanti, indietro, destra e sinistra. Finalmente trova un posto, non è così sicuro. Dalla quinta entra il grande capo Sioux Toro Seduto, entra danzando. E’ una danza di gioia) Toro Seduto: Vittoria!!! Uomini bianchi caput! 4
(John Martin è spaventatissimo) Toro Seduto: Giustizia per il mio popolo contro gli invasori bianchi, brutti, sporchi invasori. Grande trappola per il generale Custer, lui e i suoi soldati tutti caput! Toro Seduto: Ringrazio il Grande Spirito per la mia visione durante la danza del sole: quando mi apparvero tanti soldati bianchi che precipitavano giù dal cielo verso il nostro villaggio Sioux. (Pausa. J.M. è sempre più spaventato, fa cadere qualcosa, il rumore attira l’attenzione di T.S.) Cos’è questo rumore? Chi c’è là? (J.M si blocca, non muove più nemmeno un muscolo, cerca di bloccare anche il respiro. T.S. si muove sospettoso lungo tutto il palco, è armato. T.S. si muove con leggiadria tra un punto ad un latro. J.M. non ce la fa più a trattenere il respiro, sta scoppiando, sta per sentirsi male. Tossisce, fa un lungo respiro. Viene scoperto.) T.S.: (sguardo minaccioso) Chi sei tu? J.M.: ma chi…io? Toro Seduto: Si, tu!!! John Martin: Io…mi chiamo…Giovanni Martino. Toro Seduto: Giovanni Martino?! Tu soldato americano?! John Martin: No, io non sono un soldato americano. Sono italiano. Toro Seduto: (sospettoso) Italiano? Ma quale italiano, tu sei un soldato americano, grande nemico mio!!! John Martin: Quale nemico, non sono un vostro nemico. Io sono italiano, giuro… sono nato a Sala Consilina… un paese piccolo…molto, molto piccolo. Toro Seduto: Sala Consilina? Mai sentito questo country, tu vuoi prendermi in giro. Non esiste questo paese. John Martin: Come non esiste? Esiste!!! È un paesino piccolo in Italia. Voi conoscete l’Italia? Do you know Italy? Toro Seduto: (sognante, sgrana gli occhi) Italia… bella Italia… mare, sole, pizza, spaghetti e belle canzoni. John Martin: Ci siete mai stato in Italia? (Cerca di avvicinarsi) Scusate se mi permetto ma voi come vi chiamate?
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Toro Seduto: Io mi chiamo Toro Seduto grande capo Sioux, sacerdote e sciamano. (Pausa, ritorna nostalgico) Non sono mai stato in Italia, mi piacerebbe andarci. Ho visto foto, letto giornali sul tuo paese. Ho ascoltato tante canzoni napoletane… Ah la musica. (Canticchia una canzone napoletana) Chisto è u paese do sole… John Martin: (rilassato, nostalgico, comincia a cantare anche lui) Chisto è u paese do mare … (Il canto diventa sempre più forte, i due cantano insieme a tempo, danzano, si avvicinano quasi si abbracciano. Ad un certo punto T.S. sente che la mano di J.M. è sulla sua spalla, si è quasi impressionato, si scosta velocemente e allontana il giovane soldato. J.M. spaventato ritorna al suo posto.) Toro Seduto: Che fai? Non ti avvicinare più, altrimenti caput! Dici che tu sei italiano, allora che ci fai qui? John Martin: Io…niente… (cerca di inventarsi qualcosa) mi trovavo di passaggio, stavo facendo una passeggiatina dopo pranzo e mi sono un po’ allontanato. Facciamo così: io me ne andrei, tolgo il disturbo… Grazie di tutto, grazie per l’ospitalità. Buonasera e arrivederci! Toro Seduto: Fermo!!! Dove scappi, ritorna subito qua. Caput!!! John Martin: Scusate pensavo che potevo togliere il disturbo. Toro Seduto: (gli gira intorno) Io vedo che indossi la giacca dei miei nemici. Tu puoi essere pure italiano, ma sei un soldato. Grande nemico mio! John Martin: No, no aspettate, Signor Toro. Quale soldato, questa giacca la uso per il mio show. Non sono un soldato, io non so nemmeno come si spara. Vi prego Signor Toro, credetemi. Ecco la vedete questa tromba, io suono… sono un musicista. Voi mi capite? Toro Seduto: (perplesso, gli gira intorno) Musicista tu?! Ahahahah John Martin: Vi prego Signor Toro, non ridete! È la verità!!! Toro Seduto: Tu furbo italiano, vuoi farmi credere che tu suoni quella tromba, ma qui non ci sono teatri, né saloon ma solo pianure e montagne. John Martin: Non dico bugie, è la verità credetemi Signor Toro. Io suono veramente, ho un repertorio vasto, conosco diversi pezzi di musica napoletana, italiana…ora da quando sto in America sto imparando un po’ di jazz, di country.
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Toro Seduto: Se tu sei un vero musicista come dici. Suona adesso qualcosa qui per me adesso. Però se tu hai detto bugia, io caput a te. (T.S. sicuro si siede e aspetta, J.M. è spaventato, non si aspettava questa richiesta ma si fa coraggio e sa che si gioca la vita) John Martin: Sono terrorizzato…mi tremano le mani. Io non sono un musicista vero. Ho sempre suonato le marce e le cariche sui campi di battaglia. So che questo mi può costare la vita, ma non è la prima volta che rischio la mia vita. In un attimo mi passano in mente tutte le vicende della mia giovane ma intensa esistenza. L’infanzia felice e spensierata nel mio amato paese, le corse a piedi nudi nei campi. La voce di mia madre che mi chiamava quando era pronto per pranzare. Il sorriso di mio padre e il suo viso corroso dalle rughe…le immagini sono sempre più vivide, corporee…i lunghi viaggi a piedi con la camicia rossa al fianco di Garibaldi, gli odori dei campi di battaglia, la puzza della polvere da sparo. Le cariche, i cannoni… I corpi dei caduti in guerra distesi a terra nella polvere, le loro facce. E’ in quel momento che intono una marcia, sembra una nenia intensa, emozionante non avevo mai suonato così… lacrime, dolore, membra, suoni, urla, parole…emozioni… tutto si riversa in quella musica.
Le luci si abbassano. Buio. (T.S. entra in scena nella penombra tenendo un braciere in mano, lo poggia a terra e lo accende. Inizia il rituale. T.S. danza liberamente mentre J.M. cerca di seguirlo, sembra a suo agio, non è più spaventato.) Toro Seduto: (mentre sta danzando) Vai Giovanni, continua così. John Martin: Vado bene così signor Toro?! Mi fa piacere. Toro Seduto: Quante volte ti ho detto Giovanni, non chiamarmi Sig. Toro ma solo Toro. John Martin: Certo, scusate signor Toro…ops…volevo dire Toro. Te la posso fare una domanda? Toro Seduto: Dimmi. John Martin: Precisamente questo ballo che stiamo facendo a che serve? Non è che ho capito troppo bene. Toro Seduto: Te l’ho detto per far cadere la pioggia. 7
Sono tanti mesi che non piove. Non c’è più acqua da bere, c’è troppa siccità, i nostri campi soffrono e non offrono frutti. John Martin: Hai capito?! mica lo sapevo prima che per far venire a piovere bisognava ballare, fare qualche salto. Toro Seduto: Perché voi non ballate? John Martin: Si, si! Balliamo, come non balliamo. Quando c’è una festa di paese si fanno certi balli, c’è sempre un sacco di gente. Femmine e uomini… poi si invitano le ragazze e si perché da noi si balla sempre a coppie maschi con femmine… è in quei momenti che uno conosce una ragazza, ci fa l’amore… si sposa e costruisce una bella famiglia... Comunque non balliamo mai pe’ fa venì a chiovere. Toro Seduto: Come fate? John Martin: Aspettiamo. La mattina ci svegliamo e guardiamo in cielo e preghiamo a Dio o San Michele che facciano venire a piovere. (San Michele è il patrono di Sala Consilina paese di origine di John Martin)
Toro Seduto: Quale Dio? John Martin: Come quale Dio? Gesù Cristo. Toro Seduto: (cerca di pronunciare il nome) Ge…sù Cristo? Chi è costui? John Martin: (si fa il segno della croce scandalizzato) Come chi è !!! Gesù Cristo è il signore del cielo e della terra, scusa Toro ma voi a chi pregate? Toro Seduto: Wakonda, il Grande Spirito: padre della vita e sorgente di tutte le cose. John Martin: (lo guarda in maniera strana come se non avesse capito nulla) Non ho capito. Toro Seduto: Vedi Giovanni, il tuo Dio è diverso dal mio. Il mio popolo è un popolo senza leggi, ma siamo in ottimi rapporti con il grande spirito: creatore e Signore del tutto. (Pausa) Gli uomini bianchi ci hanno giudicato come dei selvaggi. Non capiscono le nostre preghiere, né cercano di capirle. Quando cantiamo le nostre lodi al Sole, alla Luna o al vento ci trattano da fanatici. Senza capire, ci condannano. (Silenzio tra i due, J.M. è imbarazzato ma dentro di sé c’è una nuova consapevolezza, ha conosciuto per la prima volta la diversità.) John Martin: Caro Toro… io sono ignorante, non ho mai studiato. 8
Non so tutte le cose che sai tu sulla natura, sulle stelle. Ti confesso che mi stai insegnando tante cose. Per questo voglio ringraziarti. Si, ti ringrazio! Sono mesi che sto con voi, mangio alla vostra tavola, dormo nelle vostre tende e mi sento come se stessi a casa, mi fate sentire come uno della vostra grande famiglia. Le vostre tradizioni, abitudini, il vostro Dio sono diversi dai miei, alcune volte non le capisco, ma le rispetto. Vi rispetto, siamo uomini tutti e due. (Si guardano e si stringono la mano.) Toro Seduto: (tira fuori la pipa per onorare il Grande Spirito e la loro amicizia) Tu sei un bravo ragazzo, per saldare la nostra amicizia adesso fumiamo questa pipa in onore del grande Spirito. John Martin: Toro mio ma io non fumo!!! non ho mai fumato in vita mia, non è che mi fa male? Toro Seduto: Quale male? Ti farà bene, dai retta a me! John Martin: Dici? Toro Seduto: Fidati! John Martin: Beh, allora mi fido! (Prende in mano la pipa stranito, la porta lentamente alla bocca, dà qualche boccata ma tossisce intossicato) Si vede che non sono abituato! Toro Seduto: Devi tirare piano, piccole boccate… riprova! John Martin: Piano, hai detto! Proviamo. (Adesso fuma tranquillamente anzi ci ha preso gusto) Pausa Toro Seduto si alza e recita alcuni versi di Whitman “Foglie d’erba” Io ozio, ed esorto la mia anima. Mi chino e indugio ad osservare un filo d’erba estivo. La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da questo suolo, da quest’aria. Nato qui da genitori nati qui e così i loro padri e così i padri dei padri. lo, ora, trentasettenne in perfetta salute, ora incomincio, E spero di non cessare che alla morte. Credi e scuole in sospeso, Un po’ discosto, sazio di ciò che sono, ma mai dimenticandoli, 9
Accolgo la natura nel bene e nel male, lascio che parli a caso, Senza controllo, con l’energia originale. Echi, gorgoglii, diffusi bisbigli, radice d’amore, filamento di seta, inforcatura e viticcio, Il mio inspirare ed espirare, il pulsare del cuore, il transitare dell’aria e del sangue attraverso i polmoni, Il sentore delle foglie verdi e delle foglie secche, della spiaggia e degli scogli neri, del fieno nel fienile, Il suono delle parole eruttate della mia voce abbandonata ai vortici del vento, Pochi rapidi baci, pochi abbracci, un tendere a cerchio di braccia, Il gioco delle ombre e dei riflessi all’oscillare dei rami flessuosi, Il godimento da soli o tra la folla nelle strade, o lungo i campi o sui fianchi d’una collina, La sensazione di salute, il vibrare del pieno mezzogiorno, il canto di me che mi alzo dal letto e vado incontro al sole. Tutto continua e tutto si estende, niente si annienta, E il morire è diverso da ciò che tutti suppongono, e ben più fortunato. Pausa Toro Seduto: Ci hai preso gusto, vedo. Fai piano che ti può dare alla testa. John Martin: Ah Si? Infatti mi gira un po’ la testa, che cosa c’è dentro? Toro Seduto: Erbe delle colline nere, hanno proprietà allucinogene! John Martin: Vuoi dire che mi sono drogato? Per questo mi sento così strano. Toro Seduto: Ahahahah (ride a squarcia gola) John Martin: Ma che mi ridi? Adesso capisco perché vedete spiriti da tutte le parti, pregate il sole e la luna. (Prova ad alzarsi ma non ci riesce) Toro Seduto: AHAHAHAH!!!(continua a ridere) Siediti che è peggio! John Martin: (si muove barcollando) Ridi! Ridi. Toro Seduto: (Ride sempre di più) Attento che cadi. (J.M. cade, e comincia a ridere anche lui, ridono entrambi.) Pausa. 10
John Martin: Toro caro, io devo essere sincero con te… adesso posso esserlo. Toro Seduto: Sincero? Non capisco, in che senso? John Martin: Io non ti ho detto tutta la verità. Toro Seduto: Verità! Quale verità? John Martin: Ti ricordi quando ci siamo conosciuti quella notte. Toro Seduto: Si, certo! John Martin: Quella sera io ti dissi che ero italiano e che mi trovavo lì per caso! Toro Seduto: Perché non sei italiano? John Martin: No! Sono italiano…non è questo, ascoltami! Quella notte ti dissi che ero un musicista, che suono la tromba. Ecco questa non è tutta la verità. Io non sono un musicista vero…io sono un soldato. Ero il trombettiere del generale Custer. Sono sopravvissuto perché il generale mi diede l’ordine di portare un messaggio al capitano Benteen, che si trovava dall’altra parte del fiume. Ritornai indietro dopo che Benteen rifiutò di raggiungere il generale Custer per soccorrerlo. Toro Seduto: (rimane scioccato, non se lo aspettava) Non ci posso credere… Mi hai mentito! Sei un bugiardo! John Martin: Lo so che ti ho mentito. Mettiti, però, nei miei panni, che cosa avresti fatto tu nella mia situazione? Come avresti reagito quella notte sapendo che ero un soldato? Mi avresti ucciso come hai ucciso tutti gli altri! Toro Seduto: Certo che ti avrei ucciso. Io ho solo difeso la mia terra dagli invasori bianchi, che vogliono distruggere queste terre sacre e farci miniere di quel metallo giallo che fa uscire pazzi a voi bianchi. John Martin: L’oro…c’è stato un massacro quel giorno. Toro Seduto: Massacro? Lo chiami massacro. Perché quando un esercito di bianchi combatte e vince i nativi americani, questa è considerata una grande vittoria; ma se sono i bianchi ad essere sconfitti, allora è chiamato un massacro. (Pausa) John Martin: Capisco… Toro Seduto: No, non capisci, non puoi capire. (Pausa) Il mio popolo è nato in queste terre, queste terre sono sacre e la sola ed unica cosa che abbiamo. 11
Da secoli viviamo qui, mangiamo il cibo che questa terra ci dona, beviamo l’acqua di questi fiumi. Noi siamo grati per questo. Rispettiamo le nostre origini, le nostre tradizioni. Gli uomini bianchi ci invadono, cercano di scacciarci, vogliono comprarci con dello sporco denaro e poi metterci in qualche riserva come degli animali in via di estinzione. Se poi non accettiamo, ci invadono, ci massacrano per la sola febbre di conquista… Che cosa dovremmo fare? Dire prego accomodatevi, fate pure, fate con comodo, servitevi. Mandateci pure in esilio, metteteci a cuccia in qualche posto lontano. A questo io dico: no! Noi diciamo no!!! A costo della vita. Vedo ancora i corpi di tante donne e bambini trucidati e massacrati, ammassati sotto la neve. (Pausa) Tu hai mentito, questa è la verità. Non sei diverso da loro anche tu sei un mio nemico! Un invasore! John Martin: Invasore? A me invasore. Vuoi sapere che c’è scritto sul mio certificato di nascita: projetto! Ecco questo c’è scritto. Tu lo sai che vuol dire projetto? Ah non lo sai?! Te lo dico io. Quando sono nato mia madre e mio padre mi hanno guardato e hanno pensato che non potevano tenermi, volermi bene. A quel punto hanno pensato di mettermi in una bella ruota, sperando che qualche anima pia mi prendesse e portasse a casa. Mi hanno trovato avvolto in una misera fascia di tela bianca con una cuffietta sporca in testa. Sono stato cresciuto da due genitori adottivi, due santi pace all’anima loro, che hanno fatto quello che hanno potuto, fino a quando hanno potuto. Mi sono arruolato a 14 anni, quando ero ancora un ragazzo, nelle truppe di Garibaldi. E’ una vita che sto sui campi di battaglia, che combatto, e sento solo marce, spari, colpi di cannone. Ho impresse nella mia memoria scene strazianti di mutilati, morti…tu vuoi sapere perché lo faccio? Io ti rispondo che non lo so. So solo che per fare questo mi pagano e almeno non mi muoio di fame. E’ per questo che mi sono arruolato con le truppe 12
americane, anzi ho sperato che mi prendessero per non morire di fame e devo ringraziare a questa tromba se sono sopravvissuto. (Pausa) Io sono uno straniero! Non te lo dimenticare questo, io non me lo scordo mai. Tu non lo sai come ci trattano quando scendiamo da quella maledetta nave dopo mesi di viaggio… ci mettono in fila, ci marchiano. Ci fanno siringhe di tutti i tipi come degli appestati, discriminati, trattati come le bestie. Non sanno che siamo solo dei poveracci che fuggono dalla miseria, e dalla fame. Tu mi chiami invasore? Io sono solo un disgraziato che tenta di tirare avanti… (pausa) Comprendimi! io e te siamo la stessa cosa! Non possiamo farci la guerra fra noi. (Silenzio) (Toro Seduto rimane colpito dalla storia di John Martin) Toro Seduto: La tua storia è molto triste, posso comprendere le tue sofferenze. Stai, però, combattendo dalla parte sbagliata. John Martin: Forse hai ragione tu, ma so che non ho nessuna altra speranza. So che qui si sta cercando di costruire un nuovo sogno… il sogno americano lo chiamano: dove gente di nazionalità diverse, culture diverse si uniscono per dare vita a una nuova grande Nazione che dà a tutti una possibilità anche a gente come me. Io sono italiano, non rinnego le miei origini ma so che questo sarà il posto dove voglio continuare a vivere e lavorare… Vedere i miei figli, e i figli dei miei figli e i figli dei figli dei miei figli. C’è chi nasce per stare fermo e chi è nato per correre… noi siamo nati per correre. Adesso abbiamo la possibilità di rinascere. Uniamo le forze e costruiamo insieme questa Nazione. Abbandona le tue posizioni, poggia a terra l’ascia di guerra e lasciati trasportare dalla storia… Questo me lo chiede, c’è lo chiede Dio. Toro Seduto: Dio? Quale Dio? Il tuo Dio. Il Grande Spirito ha creato libere tutte le cose. Non accetterò mai che gran parte della mia terra sia venduta. Lasciatemi vivere come voglio, semplicemente da indiano libero…amo i piccoli boschi di querce, mi piace guardarle e le rispetto per come resistono alle tempeste di inverno e al caldo in estate, e proprio come noi ne sono rinvigorite e rinnovate. Siete sciocchi a farvi schiavi per un po’ di grasso, dello zucchero e del caffè. 13
Io ho occhi e vedo che il mio popolo si scioglie come neve sui fianchi delle colline quando il sole è caldo, mentre voi siete numerosi come i fili d’erba della primavera che lascia il posto all’estate. Forse hai ragione tu sarete voi a vincere, ma sappi ragazzo mio che il genere umano non ha tessuto la trama della vita. Noi non siamo altro che un filo della trama, qualunque cosa facciamo alla trama, lo facciamo a noi stessi. Tutte le cose sono fra loro collegate. Tutte le cose si allacciano le une alle altre. Io non mi arrendo, rimango a lottare per il mio popolo a costo di sacrificare la mia vita. Adesso Giovanni vai per la tua strada, ti darò un cavallo e delle provviste per il viaggio. Ti lascio quest’ultimo insegnamento: gioisci nel viaggio della vita senza lasciare orme. Addio. John Martin: Aspetta Toro. Non te andare…fammi spiegare…non lasciarmi solo. (T.S. abbandona la scena e J.M. rimane fermo, le parole di T.S. sono come una spada.) Le luci si abbassano. Lo spettacolo sta per terminare quando dalle quinte si alza una voce. Attore 1: Allora, com’era? Andava bene? Attore 2: Poteva andare meglio. Ti avevo detto di metterci più enfasi! Attore 1: Che dici? Per me era perfetta. Hai sentito la drammaticità delle parole, lo sguardo intenso. Si vede che ho studiato il metodo. Attore 2: Si, come no! Ah metodo, ti sei dimenticato tre quattro battute a metà, per fortuna che sono stato attento e me la sono riuscita a cavare, altrimenti… Attore1: Altrimenti cosa? Diciamo che è grazie alla mia intensità da attore consumato, che questo spettacolo ha un’anima. Attore 2: Non farmi ridere…beato te che ci credi! Comunque non voglio fare polemiche: come si dice tutto bene quello che finisce bene! Attore 1: Infatti! Anche stasera è andata. (Pausa) Senti a me tutto questo recitare mi ha messo un certo appetito, mica conosci un posticino dove possiamo mangiare qualcosa di tipico? Attore 2: Mi leggi nel pensiero, a quello stavo pensando. C’è un ristorantino che fa… (si avviano verso le quinte, quando Attore 2 si accorge di una cosa) L’abbiamo salutato il pubblico? 14
Attore 1: Non mi ricordo? Perché stanno ancora lì? Attore 2: Non lo so. Guardiamo un po’, ma senza farcene accorgere. Attore 1: (si girano velocemente) Cavolo, sono ancora tutti seduti! Adesso, che cosa facciamo? Attore 2: Me lo sentivo che c’era qualcosa che avevamo dimenticato. Sei sempre tu…che figura!!! Attore 1: Dobbiamo farci venire un’idea. Attore 2: Lo so… facciamo così adesso noi usciamo, parte la musica e entriamo con indifferenza, tre inchini e andiamo via. Attore 1: Sei sicuro? Mica ci fischieranno? Attore 2: Non ti preoccupare, fai come ti dico. Gli attori escono, parte la musica “Born in the USA” rientrano con i panni dei personaggi, danzando sulla musica. Toro Seduto ha una lattina di coca cola e una bandiera dell’America, John Martin ha un pacchetto di Malboro, condividono le cose sul palco. Toro Seduto poggia la bandiera a terra, agita la bottiglia di Coca Cola e la versa nei bicchieri. John Martin offre un sigaretta a Toro Seduto. Stanno per brindare quando rimangono bloccati come delle statue di sale. Le luci si abbassano lentamente. Buio. Fine
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