L'amore sui libri di carta

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Progettazione, impaginazione e grafica Centro Culturale Studi Storici "Il Saggio" via don Paolo Vocca, 13 84025 Eboli (SA) tel. 3281276922 ilsaggioeditore@gmail.com Editing: Vitina Paesano Quest'opera è soggetta alla legge 633/41, comma 171 (sul diritto d'autore); per cui chiunque, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma, riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette in vendita, senza l'assenso dell'autore o dell'editore è punibile ai sensi di legge. Stampato da: Digitalpress Via Palatucci Santa Maria di Castellabate (SA) novembre 2015 Copertina e retro di Emanuele Scocozza Il disegno a pag. 61 è di Vittorio Bonavoglia www.ilsaggioeditore.it www.edizionilsaggio.it


A colui che è stato capace di trasformare un'idea in realtà , dandomi la possibilità di credere in me stessa. A mio fratello Dario


Presentazione E’ sempre esaltante conoscere una nuova Autrice che subisca la magia della scrittura e vi si dedichi con impegno, nonostante la giovane età. L’aspirazione a lasciare un segno nel mondo della cultura è lodevole in quanto rappresenta il desiderio di affermazione del proprio pensiero. La giovinezza è un periodo proficuo della propria esistenza e oltre a studiare i classici e leggere le opere altrui si dovrebbero scrivere le proprie e lasciare ai posteri le osservazioni sulla società del proprio tempo. I giovani di mente sveglia, così pieni di energia e di inventiva, dovrebbero compiere il cambiamento attraverso la rivoluzione pacifica della scrittura per costruire un mondo nuovo. Essi, non ancora assuefatti alle tradizioni del passato, possono apportare nuova linfa e determinare quella svolta verso la realizzazione di una nuova visione che produca il cambiamento. Accogliamo questo libro come un fermento di innovazione della sua vita personale e di quelli che la leggeranno, perché si tratta di attestazioni di importanti


valori nel percorso di crescita del cuore. La storia è bene articolata e impostata in modo sapiente dal punto di vista dell’intreccio e si svolge in modo del tutto naturale fino all’apice su cui poggia il prezioso coronamento emotivo. Ilaria Di Zitti rivela una grande maturità, un discernimento che va oltre la sua esperienza di vita ed una saggezza che le ha permesso di dimostrare che il valore dell’amore non si può barattare col successo. Tutto è nato dall’amore e questa irrefrenabile e basilare forza che ha dato vita ai mondi e a ciò che contengono è il vero nutrimento dell’anima, è la felicità che basta a tutto e che tutto ripara e tutti riunisce. E’ la forza magnetica del continuo miracolo dell’esistenza ed ogni essere creato ne ricerca gli effetti benefici e quando crede di poterne fare a meno, sprofonda in un vuoto che nessun’altra cosa può riempire. E’ contemporaneamente l’elogio della famiglia, è nel suo alveo che scorrono i sentimenti più puri e veri ed è il luogo dove si impara ad amare. Questa storia è la magnificazione dell’amore materno che non conosce ostacoli, la madre come Albero della Vita si protende verso il frutto del suo seno perché nulla può separarla da chi ha


concepito, nutrito ed allevato, anche se si può essere madri senza questi passaggi. Infatti la protagonista adotta un bambino e lo ama come se fosse suo. La famiglia è il luogo dove si impara ad amare per poi far crescere ed aumentarne la capacità fino ad estenderla a tutti i viventi e a tutto il creato. E’ verso questa crescita che ognuno procede più o meno a fatica, ma questa è la via! Questo è un racconto al femminile, dove i personaggi sono donne più un bambino di otto anni. Hellen è la narratrice, Mrs. Honn la Direttrice del giornale a cui Mary Galiani, partita dall’Italia per fare carriera si rivolge per la pubblicazione di un articolo; Mrs. Talley è la Direttrice dell’Orfanotrofio dove è ospite Alex; Holly la proprietaria della Biblioteca Comunale; Giulia la portinaia della casa di Mary, e femmina è anche la sua cagnolina Lilly. Giova al racconto ed alla sua felice soluzione questa concentrazione al femminile dove i rapporti interpersonali appaiono senza frizioni e funzionali al buon esito. Certamente la giovane Autrice sente in se stessa tutto il valore del suo essere donna. Sicuramente ha avuto dei buoni esempi ed ha constatato da vicino come le


donne in genere riescano a dimostrare ogni giorno le loro mirabili capacità di risoluzione di qualsiasi problema si presenti in famiglia o nel lavoro. Questa è una narrazione che esalta il coraggio delle donne, il loro modo di amare unico e disposto a qualsiasi sacrificio, come quello della madre di Mary. L’amore per i libri e per la scrittura ha condotto la protagonista ad un percorso di consapevolezza di avere raggiunto la vera libertà, attraverso la pienezza del sentire dell’amore materno verso il piccolo Alex. Riconoscersi madre è rivalutare il proprio stato di figlia e comprendere il più alto stadio del rapporto principe della Creazione, su cui si basa l’evoluzione della specie. Molte cose sono ancora da scoprire su questo tema. La Scienza ne ha avanzate parecchie, ma le più importanti non possono essere ancora pronunciate perché sconvolgerebbero le menti più deboli. Che cosa succederebbe se si dicesse, per esempio, che Dio è Madre? Onore alla Madre di tutte le madri e onore alle donne di tutta la Terra! Grazie, Ilaria, piccola, grande Scrittrice, che non dovrà più posare la penna per avermi fatto dire ciò che non si può dire, ma che onora tutte le Donne. Angela Furcas


Presentazione Ilaria Di Zitti è una studentessa della 5^ G del Liceo Scientifico Statale «Antonio Gallotta» di Eboli (SA). È nata a L’Aquila il 27 febbraio 1997 e attualmente vive a Campagna in provincia di Salerno. Nei cinque anni passati al Liceo Gallotta di Eboli, Ilaria ha sempre vissuto e vive tuttora, la sua esperienza scolastica come una straordinaria opportunità che Le viene offerta per comprendere e dar forma al suo mondo interiore fatto di problematiche tipicamente adolescenziali. La sua curiosità culturale, il suo lodevole e assiduo impegno nello studio, la sua partecipazione attiva e collaborativa in classe, le sue spiccate capacità rielaborative e critiche la vedono impegnata in un continuo e stimolante sforzo finalizzato ad andare oltre la superficie degli argomenti studiati. Ilaria si impegna e riesce, attraverso collegamenti intra e interdisciplinari, a individuare, nei suoi studi, dettagli e sfumature che le permettono di sviluppare una spiccata sensibilità umana e sociale. Grazie alla sua determinazione e al suo rigore nello studio riesce a conseguire una


sicura autonomia operativa e di pensiero. La sua voglia di ricerca e i suoi approfondimenti Le permettono di esprimere validi giudizi personali su tutti gli argomenti studiati. Ha sviluppato, in questi anni, una proficua e originale creatività che riesce ad evidenziare nelle numerose attività progettuali e laboratoriali da lei svolte da sola e in gruppo. Nello studio della lingua inglese, per esempio, la sua creatività Le ha permesso di realizzare giochi didattici, tra cui dei cosiddetti “jigsaw puzzles”, utili ad esercitare fondamentali strutture linguistiche. In letteratura straniera, poi, ha svolto numerose presentazioni originali ed efficaci. Tra queste voglio segnalare una sua personale interpretazione basata su un’analisi cromatica delle opere di un autore inglese del XVII secolo (John Dryden), che sviluppa impiegando principi e metodi della cromoterapia. Il suo lavoro scolastico è svolto con passione, entusiasmo e generosità. È sempre disponibile a contribuire nelle attività importanti per la vita del nostro liceo. Si è spontaneamente offerta, negli anni, per dare il proprio aiuto nelle manifestazioni di orientamento scolastico svolte sia in istituti secondari di primo grado del nostro territorio, sia nelle attività di «Open Day» organizzate dal Liceo


Gallotta. Ilaria è una giovane del nostro tempo. Pratica sport, interagisce con i suoi amici, utilizza le nuove tecnologie e i diversi social network, allo stesso tempo riesce ad apprezzare la carta stampata e sa godere dello scorrere lento del tempo. Ilaria Di Zitti è una giovane che ha talento e merita, a mio avviso, di essere supportata nel suo lavoro di scrittura. Come insegnante, che la conosce da circa cinque anni, Le auguro di tutto cuore, di poter realizzare i suoi sogni e le sue aspirazioni personali e sociali.

Prof. Francesco Palo


Ilaria Di Zitti

L’AMORE SUI LIBRI DI CARTA


Inizia così la nostra storia. E’ inusuale rispetto alle altre ed è capace di rendere il comune unico e il leggibile illeggibile. Lei si chiama Mary Galiani, nota per il suo lavoro da giornalista, sogna l’amore e la libertà, ma questi due aspetti ancora non fanno parte della sua vita. Rilegge continuamente i suoi appunti come se non riuscisse a trovare un filo conduttore tra la realtà e l’immaginazione, come se non fosse capace di esprimere la sua passione, come se i classici appoggiati sul comodino accanto al letto non le dessero la consapevolezza di essere una brillante giornalista e scrittrice. Avrebbe dovuto consegnare il suo articolo sulla “Restaurazione delle bellezze italiane” più di un’ora fa, ma la sua attenzione si concentrava su quell’ultimo rigo: incompleto, privo di significato, non adatto al pubblico che di lì a poco lo avrebbe letto. Fu il suono del telefono di Mrs Honn a distorglierla da quel silenzio assordante. “Mary sei pronta a consegnare il tuo articolo? La redazione ha già chiamato due volte e non è disposta ad accettare un no


come risposta”.

Come poteva capire cosa stesse dicendo la sua datrice, poiché il suo momento di massima creazione era stato interrotto. Lesse il labiale. Fece sì con il capo, non capendo né quale fosse il motivo, né perché il suo cuore non fosse pronto ad accettare una critica. “Glielo porterò al più presto Mrs Honn. Il suo articolo sarà pronto per domani a mezzogiorno”, rispose. “Grazie cara. Sono sicura che sarà meraviglioso!”. Completata la bugia Mary prese la giacca, pulì freneticamente la scrivania e


scese giù per le scale con la convinzione che a casa sarebbe stato tutto più semplice e che quell’insulso rigo avrebbe ripreso in piena regola i caratteri persi. La giornata sembrava svolgersi nel migliore dei modi, ma a colpirla fu un piccolo particolare durante il tragitto nella metropolitana. Sul suo fianco destro sorgeva una magnifica architettura composta da: archi rampanti, magnifici graffiti, scanalature delle colonne e da quel meraviglioso stile barocco che rendeva quel posto magico, ricco di oro e metalli preziosi. Scese per un attimo credendo che quel luogo le sarebbe stato d’ispirazione per l’articolo, ma a sorprenderla fu la scritta: “ORFANOTROFIO DI MRS TALLEY”. Allegri bambini si aggiravano intorno ad esso contornandolo di felicità e amore. Solo uno era seduto in fondo alla scalinata, su un piccolo tronco di legno, come se non facesse parte di quell’universo di gioia e unione familiare.


Opera di Tranquillo Marangoni, xilografo italiano

Mary camminò lungo uno stretto viale e si addentrò nella cappella dell’orfanotrofio: lo stile architettonico era a dir poco sorprendente, anche il più inesperto d’arte si sarebbe reso conto che lo spettatore entrandovi era come assalito dall’immensità degli spazi e dalla bellezza delle pareti. A interrompere la concentrazione della nostra protagonista fu una voce distinta e sicura che con tono deciso affermò: “Non


l’ho mai vista da queste parti e di certo non è una mia dipendente o almeno credo.”. Mary si girò e osservò attentamente la figura che le si era posta affianco. “Mi scusi io non sono del luogo, ma la bellezza di questo edificio non poteva non colpirmi. Credo che sia uno dei posti più belli mai visti”. La donna vestita di rosa proseguì: “Ha ragione! A rendere questo ‘edificio’ come lo chiama lei, anche se lo definirei più una casa, così magico, è l’amore e la speranza dei nostri bambini che cercano una vita migliore e sperano in un futuro lontano da problemi, attendendo di poter trovare una famiglia che sappia accettarli senza pregiudizi”. La risposta di Mrs Talley sembrò cruda e distaccata. “Le chiedo nuovamente scusa, sostengo che la mia terminologia l’abbia in qualche modo infastidita!”. “Non si preoccupi mia cara, lei non sarà né la prima né l’ultima a soffermarsi sulla bellezza delle nostre strutture e non sulle emozioni dei nostri bambini”. Nonostante Mary avesse offeso in parte Mrs Talley, ella non rispose con arroganza, ma argomentandolo diede alla giornalista un insegnamento che non è previsto, né scritto su un libro o su un giornale, ma è semplicemente dettato dal cuore.


“Siccome il nostro orfanotrofio le desta così interesse non avrà nessun problema nel visitarlo.” Mary scosse il capo e arrossendo uscì. Non provava più quella sensazione di soggezione e paura dai tempi delle scuole superiori, dove tutto sembrava intimorirla e la voglia di fuggire lontano prevaleva per la maggior parte del tempo che vi trascorreva. Le parole della gelida ma gentile signora la scossero così tanto che nella fretta aveva dimenticato il suo articolo nella cappella, proprio vicino all’altare. Nonostante fossero passate più di tre ore, le parole di Mrs Talley rimbombavano nella mente di Mary e quest’ultima non poteva fare a meno di pensare alla sua infanzia. Sua madre aveva l’abitudine di chiamarla Meli, come il coniglietto dal quale non riuscì ad allontanarsi fino ai dieci anni d’età. Giungendo a New York e intraprendendo questa fantastica carriera aveva deciso di distaccarsi completamente da quella parte della sua vita. E’ come se la lontananza avesse cancellato quel ponte che lega l’Italia agli Stati Uniti e di conseguenza lei, la sua famiglia e i suoi ricordi. Erano ormai le sei di sera e come sua abitudine la vecchia Lilly, barboncino vizia


to, iniziò ad abbaiare pretendendo di uscire per la sua passeggiatina quotidiana. Mary la accontentò e attorcigliando elegantemente la sciarpa attorno alla sua pelle candida, chiuse il portone e salutò Giulia, la portinaia. A separarla dal parco erano circa seicento metri. La strada procedeva in unico senso di circolazione e fitte goccioline di pioggia iniziavano a cadere dal cielo. Per Mary percorrere quel viale non era mai stato un problema, ma quella sera sembrava non raggiungere più la sua meta. Frugò nella borsa e per la prima volta in tutta la giornata si rese conto che l’articolo non era più all’interno della sua ‘Armani’ preferita. Agitata, fuori di sé, la svuotò per più di tre volte senza riuscire a trovarlo. “Cerchi questo?”. La scrittrice si girò di scatto, come impietrita: “Sì! Ma tu chi sei?”. Di fronte a lei sostava un bambino: biondo, grazioso, con gli occhi azzurri e con l’articolo in mano. “ Io sono Alex, ma i miei amici mi chiamano Ale”. Il viso del piccolo angioletto scoppiò in un allegro sorriso che non dispiacque a Mary, anzi la rasserenò. “Ti ho seguito durante tutta la visita nell’orfanotrofio e dopo aver smesso di parlare con Mrs Talley, hai dimenticato


l’articolo nella cappella, proprio vicino l’altare.”. “Come hai fatto a trovarmi e soprattutto chi ti ha autorizzato a uscire dall’orfanotrofio?”. “Io vengo qui tutti i giorni, la mia mamma mi portava in questo parco, prima di abbandonarmi, per questo Mrs Talley ogni pomeriggio mi consente di venire.” Mentre Alex parlava Mary riportava alla mente tutti i pensieri passati. Le sembrava di aver già visto quel bambino, ma non si ricordava né dove né quando. “Ero sulla scalinata!”. “Come hai fatto?”. “A fare cosa?”. “Mi hai letto nel pensiero”. “No non l’ho fatto. Riesco a capire quello che vogliono chiedermi le persone dall’espressione del viso, mia nonna dice che è un dono!”. “Davvero sorprendente”. Nessuno sapeva come mai il piccolo angelo biondo avesse cercato Mary, fatto sta che i due parlarono per molto tempo. La serata sembrò passare in un baleno e venne l’ora di ritornare a casa. “Io devo andare, Mrs Talley mi sta aspettando. Vedendo che mi sono trattenuto a parlare con lei mi ha concesso più tempo, ma l’orfanotrofio ha delle regole e io non voglio trasgredirle, ci vediamo presto, arrivederci Meli”.


Questo era impossibile! Lui non poteva assolutamente conoscere il soprannome che le aveva affidato sua madre. Rimase sbalordita; continuò a fissare il bambino mentre camminava, faceva segno con la mano e le sorrideva. Stranamente Lilly era calma e non tirava, come al suo solito, per tornare a casa, anzi era seduta sul bordo del marciapiede e con la coda scodinzolante notava che il taxi di Mrs Talley si allontanava sempre di più dai rumori standard della grande metropoli. Era tutto così insolito, ma per la prima volta tornando a casa Mary prese in mano il suo articolo e riuscì a completare la parte mancante: “L’Italia possiede architetture magnifiche, ma per poterle comprendere occorre guardarle con gli occhi del


costruttore che ripone in esse fiducia, soddisfazione e amore”. Le sembrò strano utilizzare quasi le stesse parole che poco prima aveva rilevato Mrs Talley per descrivere il suo orfanotrofio e soprattutto come poteva non pensare alla semplicità e alla spontaneità di Alex digitando sul testo la parola “amore”. La sveglia toccava le nove e con la solita insistenza Lilly richiedeva di essere portata al parco. Mary quel giorno però era diversa: allegra, abbagliante come il sole e felice di aver finalmente ritrovato la retta via. Giunse al giornale con uno spirito diverso: quello di voler lavorare e cercare in tutti i modi di migliorare i suoi precedenti articoli. Mrs Honn arrivò correndo: “Mary, cara, so che stai attraversando un momento difficile, ma io devo consegnare l’articolo, il giornale, la casa editrice … insistono tutti nel volerlo ricevere. Sai, questa è la prassi.” “Non si preoccupi Mrs Honn, il mio articolo è pronto, infatti l’ho appena consegnato a Delia e tra pochi minuti arriverà a destinazione sano e salvo.” “Magnifico! Come sempre riesci a sorprendermi con la tua naturalezza. Sono sicura che sarà stupefacente e che resteranno tutti senza parole”. Abbozzò un sorrisino, ma anche il più buono si sarebbe reso conto che quel gesto


era pieno d’invidia e di malizia. Sostò per un po’ davanti all’ufficio attendendo una risposta della redazione, che non arrivò. Non avevo mai visto Mary così preoccupata e soprattutto non potevo aiutarla in alcun modo. Prese di nuovo il cappotto e percorse lo stesso tratto del primo giorno con la differenza di conoscere perfettamente dove sarebbe andata. Cercò in tutti i modi di raggiungere al più presto l’orfanotrofio, ma non le fu possibile. Quel giorno in città il traffico era intenso e con la metropolitana riuscì ad arrivare solo davanti al parco di Lilly. Molti pensieri occupavano posto nella mente di Mary: l’esito dell’articolo, Mrs Talley, Alex e il suo futuro. Che cosa avrebbe fatto se l’articolo non fosse stato accettato dalla casa editrice? Il suo sogno sarebbe sparito in meno di ventisette secondi, solo il tempo di pronunciare la parola licenziamento. Il lago vicino alla panchina era più limpido del solito e sul fondo notò due cigni che sembravano essere madre e figlio.


La madre accarezzava delicatamente il collo del suo piccolo e con molta dolcezza gli insegnava a nuotare. “Lei si chiama Lilla e il suo piccolo l’ho chiamato Baby. E’ nato un mese fa”. Pur essendo presa dalla bellezza estasiante della scena, Mary si accorse che il piccolo Alex si era seduto sulla panchina, proprio a fianco a lei. “Ho provato a venire in orfanotrofio per ringraziarti di avermi riconsegnato l’articolo, ma il traffico non me lo ha permesso. Come mai sei qui?” “Meli dimentichi che sono le sette e questa è la mia panchina preferita!”. E’ possibile che l’angelo biondo le comparisse sempre nei momenti più critici? Il bambino le propose di camminare un po’ e Mary accettò senza esitare. “E’ difficile abitare in orfanotrofio?” “No, Mrs Talley cerca sempre di darci quello di cui abbiamo bisogno. E’ molto comprensiva nei nostri confronti, però è difficile accettare che vicino a te non potrà mai esserci tua madre.” Nonostante il piccolo avesse otto anni, sembrava molto più maturo della sua età, affrontava tranquillamente questo tipo di discorsi e rispondeva senza interruzioni. “So di non dovermi intromettere, ma hai mai sentito la necessità di allontanarti dai tuoi amici?”. “Tutti noi desideriamo allontanarci


l’uno dall’altro. Questo significherebbe aver trovato una famiglia. Chi però vive un’esperienza come la nostra rimane legato a vita da un’amicizia indissolubile.” “Indissolubile? Alex!Da chi hai imparato un vocabolo così difficile?”. “Mia nonna lo ripete sempre e dice anche che nonostante le difficoltà della vita mia madre mi segue e mi ama.” “Ancora non hai risposto alla mia domanda però: qual è il tuo luogo preferito?” “A me piacciono i cigni, quindi rispondo tranquillamente: il Parco. Il tuo invece?”. Mary esitò un bel po’ prima di rispondere. “La biblioteca. Ecco, sì, la biblioteca! Un giorno di questi potresti venire con me, magari chiedendo il permesso a Mrs Talley. “Mi piacerebbe”. Tutto ciò non era naturalmente possibile. Persone estranee che non avessero intenzione di adottare bambini non potevano venire a contatto con loro. Questo serviva a non far affezionare troppo il minore all’estraneo e soprattutto a prevenire una possibile delusione. Lunedì 15 maggio Erano passate più di due settimane dall’ultimo incontro avuto con Alex e la giornalista sentiva ogni giorno di più la sua mancanza. Il piccolo era riuscito a darle


una tranquillità e una visione ottimistica della vita che ormai non aveva più da anni. Aveva quasi dimenticato l’articolo sulla “RESTAURAZIONE”. Il cellulare squillò all’improvviso. Riuscì a posare giusto in tempo la tazza di cioccolata calda che teneva in mano e spostare in tutta fretta il giornale sulle ginocchia. “Pronto, mi scusi per il ritardo nel rispondere, sono Mary Galiani, con chi sto parlando?” “Buongiorno signorina, sono il direttore della casa editrice a cui ha inviato l’articolo e vorrei informarla che il suo lavoro ha riscosso talmente tanto successo che volevo essere io stesso a congratularmi e ad offrirle un posto fisso”. Prima non avrebbe avuto difficoltà nell’accettare un posto di lavoro ma ora tutto era cambiato e la scelta richiedeva di essere valutata attentamente. Chiese al direttore più tempo per poter riflettere sulla proposta. Chiuse il telefono e continuò a sorseggiare la cioccolata calda. Accendendo la televisione notò un programma davvero molto carino: “I ragazzi e la letteratura”. Molti critici sostengono che i giovani d’oggi non hanno interessi a parte gli oggetti elettronici e non sono disposti a dedicare un po’ del loro tempo alla lettura di un bel classico. Ai tempi di Mary questo problema non si sarebbe proprio posto. L’interesse era


grande e pur non avendo la possibilità di acquistare ogni giorno un libro lavorava per aiutare la famiglia e metteva da parte quel poco che le rimaneva. Il ricavato era usato per l’acquisto del: “Fu Mattia Pascal”, dei “Malavoglia” e di tutti quei classici italiani che l’avevano sempre incuriosita. Una volta la settimana il nonno le concedeva di prendere il giornale. Rimase folgorata dal modo di scrivere dei giornalisti che a soli nove anni capì cosa avrebbe fatto da grande. Il padre non voleva che intraprendesse questo cammino, ma la passione era così forte che non riuscì a rinunciarci. Finalmente tutti i suoi sforzi sarebbero stati ricompensati, ma era davvero quello che voleva? Che cosa stava cambiando in lei? E cosa la tratteneva dall’accettare? Pensò per molto tempo. Le mura del l’abitazione sembravano restringersi sempre più e soffocarla. Non poteva rimanere un minuto di più lì dentro. Doveva distrarsi e parlare con qualcuno. Su una panchina nel parco davanti alla biblioteca, un’anziana signora leggeva un libro. Era così assorta dal racconto, presa a tal punto che sembrava diventare una cosa sola con il suo romanzo. Mary la guardò da lontano. Aveva sempre ammirato Holly per la sua tenacia e saggezza.


Holly era la proprietaria della biblioteca comunale e conosceva ogni singolo segreto della giornalista.

Durante le giornate tempestose o di caldo torrido, Mary era sempre l’unica bambina, ragazza e adolescente, presente nella sua biblioteca. Giunse alle spalle della sospirante signora, ma ella riponendo gli occhiali sul cuscino disse: “Mary, so che sei tu, bambina mia non avere timore nell’avvicinarti, sai di poterti confidare con me.” Il consiglio di un’adulta le sarebbe di certo servito in un periodo così critico della vita. La sedia dondolava e Mary si perse nell’infinità delle parole della bibliotecaria. “Il mio istinto m’invita a pensare che tu non stia attraversando un bel periodo. Ti


va di parlarne?”. “Holly, non ti ho mai parlato della mia famiglia e ogni volta che cercavi di toccare l’argomento, io sviavo o dicevo di non voler aprire il discorso.” “Non è mai stato un problema questo, tesoro, ho sempre capito che quest’argomento ti turbava e non volendo compromettere la tua felicità continuavo a parlare della semplicità dei poemi antichi.” “Credo che ora invece sia giunto il momento di affrontarlo. Nonostante abbia fatto molti sacrifici, ho sempre avuto dalla vita tutto ciò che desideravo, tranne una cosa. “Cosa?”. Holly sorrise sapendo perfettamente di cosa si trattasse, ma fece finta di niente. “Non ho mai ricevuto l’affetto e il sostegno paterno. Cercavo sempre di accontentare lui, ma mettevo in disparte me.” “Bambina cara, la mia saggezza e la mia esperienza m’invitano a farti pensare sull’accaduto. Il tuo problema non è legato all’ambiente lavorativo, ma a un aspetto strettamente privato. Hai paura di amare, perché non sei stata amata e credi che qualsiasi rapporto alla fine possa tramutarsi in falsità, ma non è così.” “Credo che tu abbia ragione! Durante questi giorni ho conosciuto un bambino e qualcosa in me è cambiato. E' come se lui


avesse risvegliato quell’istinto materno che non sapevo di possedere.” “Vedi Mary, la vita è ricca di sorprese. Non puoi mai sapere cosa abbia in serbo per te. Vivila fino in fondo e per una volta segui il cuore e non la testa”. Dopo quell’intensa chiacchierata le sembrò tutto più chiaro, ma non riuscì a capacitarsi di come Holly non le avesse mai parlato di un familiare. All’interno della biblioteca possedeva una foto di un uomo e di una donna con in braccio un neonato. Ogni giorno con una pezza d’acqua stretta allontanava la polvere dalla cornice di legno. Chi erano quei ragazzi? E soprattutto chi era il neonato avvolto nelle fasce blu? Non poteva di certo andarle vicino e chiederglielo sfacciatamente. Andò in biblioteca e prese la foto. La osservò per molto tempo, senza riuscire a rispondere ai suoi interrogativi. Holly la seguì. Una lacrima scese dal suo volto, bagnando gli occhiali. Chiese di sedersi. “Holly, chi sono?”. Incuriosita Meli le mostrò la foto. La bibliotecaria singhiozzando disse: “Lei è mia figlia Angela e questo è suo marito Tom. Angela era tutta la mia vita. Avevamo un rapporto stupendo, basato sulla complicità e sulla sincerità. Al college conobbe un ragazzo, Tom, se ne innamorò


pazzamente e aspettando un bambino decise di abbandonare gli studi. Non ho mai accettato la sua scelta, infatti, litigammo così violentemente che scappò da casa. Due mesi dopo nacque il bambino, ma non riuscendo a mettere da parte il mio orgoglio non andai a trovarla”. Mary le asciugò le lacrime e ingenuamente le disse di non preoccuparsi, perché tutto si sarebbe risolto al più presto. Holly scosse il capo: “Angela e Tom sono morti in un incidente stradale due anni fa e da allora non ho più notizie di mio nipote”. Non volendo proseguire la conversazione Mary si allontanò pensando di essere la causa delle lacrime dell’anziana signora. Dolcemente si alzò dalla sedia, le strappò dalle mani la foto e la ripose sulla parete. Passarono i minuti, le ore senza parlarsi. Di tanto in tanto Mary alzava lo sguardo per assicurarsi che Holly stesse bene. D’un tratto un’acuta voce interruppe il singhiozzio: “La trovo in ottima forma signorina Galiani.” Come non poterla riconoscere? Alle spalle di Mary sostava la signorina Talley. “Mss Talley! E’ un piacere rivederla”. “Anche per me” salutò distintamente, ma dal viso di Mary trapelava l’imbarazzo. “In cosa posso aiutarla signorina Talley?”.


“Buongiorno Holly e mi scusi per l’orario, ma non riuscivo a placare Alex. Nonostante abbia imparato da poco a leggere, insiste nel voler sfogliare un’enciclopedia sugli animali che narra dei cigni.” Mary rimase folgorata nel sentir pronunciare dalla bocca di Mss Talley: Alex e cigni. Il piccolo ricordava ancora la conversazione nel parco. Voleva incontrarlo. Questo era il suo desiderio più grande, ma era a conoscenza del fatto che l’orfanotrofio non avrebbe mai concesso l’incontro. Che cosa poter fare se non cercare una valida scusa per poter andare a trovare il piccolo angelo biondo? La signorina Talley guardava Mary già da un po’ con aria sospetta, come se dovesse dirle qualcosa, ma non trovava né il coraggio né le parole adeguate. “Mary la vedo agitata già da molto tempo, più precisamente da quando sono entrata nell’HOLLY’S LIBRARY. Qualcosa o qualcuno la turba?”. La giornalista cercò di divagare in tutti i modi, ma si rese conto che i tentativi di sviare ormai erano vani. “Vorrei poter vedere Alex, anche per un’ultima volta” disse con secchezza. La caparbietà della bella scrittrice non turbò per nulla Mss Talley che con sicurezza fece un cenno con il capo.


“Riconosco nei suoi occhi quel luccichio. E’ un misto di felicità e tristezza. Deve essere tremendo desiderare una persona pur sapendo che arriverà il momento dell’arrivederci … Nonostante tutto voglio fidarmi di lei e dei suoi buoni propositi per questo domani chiederò ad Alex di recarsi in biblioteca, dove potrà trascorrere tranquillamente l’intero pomeriggio con lei, Mary!” Un insieme di stupore e contentezza si appropriarono dell’animo nobile di Meli, come se quella notizia fosse la ricompensa e l’obiettivo raggiunto dopo un lungo periodo. “Sarò felicissima di accoglierlo a braccia aperte e la ringrazio per l’opportunità che mi ha concesso. Non lo dimenticherò facilmente!”. Uscì dalla biblioteca salutando Holly, che con un allegro sorriso sembrava riportare alla mente i bei tempi ormai andati. Era strano poter vedere la mia bambina tanto felice. Non potevo però far capire che io ero lì. Mary corse fuori ridendo al mondo intero. Una lacrima sfiorò il suo viso. Non capì cos’era. Guardando le stelle notai che dalla sua bocca uscì: “Mamma”. Non aveva mai pensato prima d’ora a come sua madre avesse reagito alla notizia della sua partenza. Alex era riuscito a cambiare tutto, a trasformare una donna di ghiaccio


in un’incredibile romantica, che piangeva col viso al cielo riportando alla luce i momenti passati. Sabato 20 maggio Dopo la notizia ricevuta la scrittrice trovò il coraggio di andare a dormire dimenticando tutto quell’universo che il reale trasforma in sogno. Lilly la svegliò alla solita ora, scodinzolando su e giù e aspettando che la sua padroncina si decidesse a mettere i piedi a terra per preparare la colazione. Vidi la mia piccola giovane donna da lontano, nella panchina del parco. Portava da mangiare ai cigni attendendo con ansia di rivedere Ale. L’orologio del municipio toccava le cinque e lei era già in biblioteca a preparare i libri che avrebbe mostrato all’angelo biondo. Holly scrutava da lontano la situazione, ma il libro che era solita leggere le cadde di mano quando il piccolo varcò la soglia della biblioteca. Possedeva gli stessi capelli di Tom, gli occhi di Angela, la pelle candida di suo marito Bob e come poter confondere quel sorriso. Il sorriso di Alex era il suo. Mary prese di corsa il bambino tra le braccia pregandolo di avvicinarsi alla bibliotecaria. “Ciao, io sono Alex. Tu chi sei? La mamma di Meli?”.


Holly scosse il capo e balbettando rispose: “Io sono... io sono H…Holly e gestisco questa biblioteca.” Ritrovarlo dopo tanto tempo era il regalo più bello che la vita potesse farle. Alex era suo nipote e chi può contraddire l’istinto di una nonna, passeranno gli anni, i secoli, ma sarà sempre capace di scrutare tra le persone e riconoscere l’unica cosa che potesse realmente ricucire le ferite di un tempo sbiadito e ormai dimenticato. La scena fu commovente. Mi soffermai a guardare per più di tre ore quell’istante. Sapevo perfettamente come si sentisse Holly. Alex la riconobbe: “Nonna, sei esattamente come ti avevo immaginato. I libri che Mary legge nel parco dicono la verità. Le nonne sono proprio belle." Meli rimase in silenzio, non riusciva a capire come tra i due si fosse creata quella sintonia e soprattutto come per la prima volta provasse l’unità familiare mai ricevuta. L’abbraccio durò per lungo tempo fino a quando Mss Talley sbucò dalla libreria. “Ho cercato di preparare il più possibile Alex a questo incontro, però mi rendo conto che ai sentimenti non si detta né legge né regole. Siete una famiglia ora e spero che Alex riesca a ritrovare in lei la semplicità e la spontaneità di un segno d’affetto da parte di una persona cara.”


Piansero insieme. Questa volta le lacrime di Holly non erano di tristezza. Le gocce erano grandi, limpide. La trasparenza faceva intravedere: la speranza, i ricordi e l’amore dell’anziana signora. Mary non riusciva a capire cosa fosse successo in lei, come mai le lacrime scendessero interrottamente dal suo viso. Alex aveva ritrovato la serenità perduta, quella stessa che tormentava Mary da quando aveva lasciato l’Italia. Si chiese come mai sua madre non l’avesse mai cercata, ma il pensiero le passò subito di mente. E’ vero ciò che si dice: “la vita compie giri lunghissimi, ma è sempre pronta a ricongiungere due bisognosi d’amore”. Decise di far vivere ai due questo momento d’intimità familiare e di tornare al parco. Durante la lunga passeggiata osservò attentamente le madri con le carrozzine.


Alcune appoggiate sulla panchina allattavano i piccoli, altre le sfioravano il braccio passando, indaffarate, a riprendere i rispettivi piccoli che correvano dietro i cigni. In quel momento capì cosa stava cercando e cosa le aveva insegnato Alex. Era Mary a voler istruire il piccolo, ma in realtà era stato lui a farle capire cosa significasse l’amore. Iniziò a correre. Non poteva perdere altro tempo, altrimenti sarebbero stato troppo tardi. Era la sua ultima opportunità per poter dimostrare a se stessa di essere capace di seguire il cuore e non la testa. Voleva a tutti i costi Alex e Holly nella sua vita. Giunse affannata alla biblioteca. Cercò di ricomporsi in un millesimo di secondo. Nel giardino un’allegra scena familiare la accolse. Holly, Alex e Mss Talley sorseggiavano una tazza di tè vicino al fiume, mostrando al piccolo i gomitoli di lana di sua nonna e la foto di Angela e Tom.


Era giunto il momento, ora o mai più. “Alex!”. “Sì, Meli!”. “Ti piacerebbe far parte della mia foto con Holly?”. I due si guardarono increduli e girarono contemporaneamente lo sguardo verso Mary. La giornalista aveva in mano una cornice. Mss Talley si alzò improvvisamente dalla sedia: “Signorina Galiani, lei ha intenzione di adottare Alex?”. “Mss Talley, credo che questa sia la decisione migliore che io abbia mai preso.” Alex e Holly si guardarono ancora una volta e in un gioioso sorriso gridarono: “Ci piacerebbe davvero molto essere la tua famiglia!”. La cornice di Mary sarebbe stata riempita. La sua famiglia ne faceva parte e in un solo giorno divenne sia madre che figlia. Domenica 8 luglio Passarono le settimane e l’armonia creatasi tra i tre era indistruttibile. Ognuno aveva un compito. Alex non viveva più nell’orfanotrofio ma ogni pomeriggio desiderava passare a salutare i suoi amici, trascorrendo le ore a raccontare cosa significasse sentirsi amato.


Holly decise di unire la biblioteca all’orfanotrofio in modo che ogni bambino potesse accedervi e leggere i libri. Mary invece continuava a guardare i cigni nel lago, non si stupiva di come la madre proteggesse il figlio, anche lei avrebbe protetto Alex a costo della vita, ma qualcosa le mancava. La felicità e l’amore erano entrati a far parte della sua vita, ma la libertà? Quella stessa di cui parlano molti esperti, trattata sui libri e sui giornali di ogni mondo. Si sentiva realmente libera? Nonostante il suo cambiamento radicale, Mary sentiva come un peso sulla bocca dello stomaco. Più sospirava, più le lancette dell’orologio segnavano ore, minuti e secondi preziosi; più lei si sentiva


angosciata e imprigionata. Holly si era resa conto del malessere della sua confidente e portando con sé un libro si avvicinò e lesse: “Nessuno è libero se non è padrone di se stesso. Questo afferma Epitetto e credimi che la filosofia può rispondere a molti interrogativi della vita umana.” “Holly, io ho sempre amato la mia famiglia, ma il comportamento di mio padre ha davvero superato ogni limite. Volevo essere una giornalista, ci ho creduto dal primo momento. Ho pensato che il giornalismo potesse essere l’unico desiderio di libertà. La scrittura ti eleva e crea un legame speciale con uno spazio indefinito che non saprei descriverti. Lui non notava tutto ciò. Era come se io fossi un individuo cui dover dare un ruolo all’interno della società. Non si basavano su questo i valori che fino a quel momento mi avevano portato alla maturità. Dovevo inseguire i miei sogni e trovare me stessa, accettando la dura realtà. Il viaggio sarebbe stato lungo, il distacco doloroso, ma la vita sarebbe stata la mia. Quando comunicai la decisione a mia madre, pianse, tentò fino all’ultimo di nascondere la sofferenza di non poter più vedere la sua bambina, però era in grado di comprendere che non ero più la sua piccola, ma una donna indipendente con delle responsabilità sulle spalle. Non l’ho più rivista. Avevo solo


vent’anni. Mi sono girata così tante volte nell’aereo con la speranza di intravedere i loro visi che mi dicessero ‘torna, sei libera di fare ciò che vuoi’, in realtà non lo ero. Si basava tutto su una pura illusione. Ho avuto la fortuna di trovare a New York un editore che ha apprezzato i miei scritti e da qui la mia carriera. Non è stato facile arrivare dove sono. Adesso che sono all’apice posso solo dire che la libertà che mi aspettavo di trovare in realtà non l’ho raggiunta.” Non riuscii a trattenermi, a quel punto dovevo venire allo scoperto. L’avevo seguita per anni, dalla sua partenza, proteggendola, seguendo ogni sua singola mossa. Dovevo assolutamente dirle che sua madre era lì, vicino a lei, che non l’avrebbe mai abbandonata. Mi avvicinai con cautela alla panchina. Rimasi lì davanti per un po’ aspettando che Holly e Mary si distaccassero dal caloroso abbraccio. “Meli, puoi girarti per favore!”. Parlai così a bassa voce, tanto da temere che non potesse sentirmi. Non potevo permetterlo. Mi schiarii la voce e proseguii: “Meli sono qui e ci sono sempre stata!”. La mia piccola sbiancò nel vedermi. Era così bella da vicino: magra, alta, le guance candide e i capelli lisci come la seta. Mi guardò a lungo. Preferivo vederla ridere. Questa situazione mi turbava enormemente. Si asciugò le lacrime e con


tono incredulo pronunciò: “Mamma!”. Com’era bello poter risentire di nuovo quel suono soave dalla sua bocca. Lo avevo tanto desiderato, da non capire che si trattasse di un sogno. Strinsi gli occhi più che potevo. “Bambina mia, sei bellissima!”. “Non posso credere che sei qui. Ho cercato varie volte di immaginare il momento in cui ti avrei rivisto. Io stavo piangendo ed esprimendo quello che provavo e tu eri qui, vicino a me. Non so cosa dire.” Era spaventata, tremava. “Non devi per forza rispondere amore mio, accetta almeno un abbraccio.” “Prima non lo avrei mai fatto. In alcuni momenti ti ho odiato. Hai preferito lasciarmi andare, piuttosto che combattere al mio fianco" “L’ho fatto! Credimi Mary, l’ho fatto. Puoi starne certa. Sono stata qui per tutto questo tempo, ma era giunto il momento che tu sapessi la verità. Hai trovato ormai la felicità perduta. E’ giusto che anche tu riceva la libertà aspettata. Io ti amo ora, come non ti ho mai amato bambina mia.” Non sapeva cosa dire. Ripose le mani nei capelli in segno di disperazione, mentre grosse lacrime bagnavano il viso. “Non posso accettare le tue scuse, ma posso dirti che ti capisco e apprezzo il fatto che tu abbia deciso di lasciare l’Italia ed accompagnarmi lungo questo cammino


tortuoso. Ora sono madre e non so come mi sarei comportata al posto tuo se Alex da un momento all’altro avesse deciso di lasciare la nostra casa.” Era diventata così matura. Non ragionava più da ventenne. Cercava di costruire una famiglia che potesse basarsi su solite fondamenta. “Cerco di trovare le parole adeguate per farti capire ciò che voglio dirti. Ho passato troppo tempo senza una madre e non sono disposta a lasciar passare un altro minuto. Vorrei poter lasciare Alex con te e Holly quando sono a lavoro e trovare il piatto caldo sulla tavola, riscaldato solo dall’amore materno. Ti voglio nella mia vita.” Com’era bello poter sentire quelle parole dalla sua bocca, nonostante i miei settant’anni le corsi incontro come una bambina e la abbracciai con tutto l’amore possibile. Avevo anch’io la mia famiglia. Libera dalla prigione che fino ad ora mi aveva accerchiato e consapevole di poterlo gridare all’intero mondo. Raggiungemmo al più presto gli altri per poterli rallegrare con questa stupenda notizia. Un fotografo giunse da lontano e scattò la foto più bella di ogni tempo: Alex e Mary erano seduti sull’erba con un fiore, mentre io ed Holly alzate alle loro spalle. Facevo anch’io parte della loro cornice. E’ una grandissima emozione poter


rivedere ogni giorno la foto posta sulla mensola del salone nella nostra casa a Boston. Non abitiamo più a New York, perché Mary ha deciso di accettare la proposta dell’editore e di dirigere una casa editrice tutta sua. Sono io: Ellen, la madre di Meli, l’unica narratrice e l’unica testimone di questo grande amore, sì un amore nato sui libri di carta. Fine


Postfazione Ho letto il romanzo con grande attenzione e sono felice di poter contribuire esprimendomi attraverso una postfazione che esula da qualsiasi giudizio di merito, ma tende solo a dare espressione alle sensazioni emerse. Leggerlo mi ha ricordato l’intimismo e il sentimento de “La solitudine dei numeri primi”, pertanto complimenti alla giovanissima autrice. “Una giovane giornalista, una bibliotecaria, un orfano e l’amore per i libri, quelli che si sfogliano, di carta appunto. L’autrice ci racconta un arcobaleno di sentimenti e sensazioni. L’amore declinato in varie forme, ma sempre al centro della vicenda. Un irrefrenabile, insostituibile desiderio di famiglia, di radici, lega i protagonisti di questa storia del cuore. In fondo l’amore, quello vero, non ci abbandona mai e veglia sempre su di noi.” Titty Ficuciello (Giornalista)


Ringraziamenti:

Sono profondamente grata alle numerose persone che mi hanno aiutato a scrivere questo libro. Ai miei genitori che hanno dimostrato subito interesse nella realizzazione di questo mio grande desiderio. Sono profondamente grata a mio padre che si è occupato della parte manageriale dell’opera. A mia madre che mi ha concesso i continui spostamenti, sostenendomi anche psicologicamente con l’affetto materno di cui avevo sicuramente bisogno. Ringrazio vivamente la mia docente d’italiano Ornella Cestaro per il sostegno nella revisione della lingua e della struttura linguistica italiana. Ringrazio: il professore Palo, il professore Bixio, la professoressa Risi, la professoressa Spera, la professoressa Paoletta, il professore Bottone, la professoressa Pansa e la dirigente Dott.ssa Mupo che hanno dimostrato un immediato interesse nel sostenermi durante questo cammino. Ringrazio tutti i miei amici e i miei compagni di classe, che mi hanno sorpreso, perché mi sono stati sempre a fianco, non dandomi la possibilità di sentirmi sola.


Un grazie speciale va all’autore dei due disegni di copertina Emanuele Scocozza, che con la sua semplicità e il suo talento è stato in grado di rendere il libro stupefacente, grazie anche al contributo di Vittorio Bonavoglia. Il disegno di Vittorio presente all’interno del libro mette in luce la spontaneità, che caratterizza un ragazzo della nostra età. Dulcis in fundo non per importanza, ma soltanto perché non riesco a descrivere la mia stima, ringrazio mio fratello Dario, che è stato l’unico che ha creduto in me dall’inizio e mia zia che ha sempre sostenuto che in realtà sono i sogni a dare forma al mondo. La nonna celata nel racconto, invece è forte ed ha superato una serie di problemi, ma sta lottando per essere vicina ai suoi nipoti. Quella nonna è la mia. Ilaria


BIOGRAFIA Ilaria Di Zitti è nata a L’Aquila il 27 febbraio 1997. In seguito al terremoto del 6 aprile 2009 si è trasferita a Campagna (Sa) con la sua famiglia. Ha avuto modo di riprendere i suoi interessi e la possibilità di scoprire nuove passioni. E’ attualmente studentessa al 5° anno del Liceo Scientifico. A prendere largo spazio nella sua giornata è lo studio che la impegna in maniera attiva. Nutre un grandissimo amore per il nuoto, che la porta a compiere molti sacrifici per la realizzazione dei suoi obiettivi. Da ben tre anni insieme alla sua squadra di nuoto del Quadrivio di Campagna:"A2R AQUATIC" va a Lignano Sabbiadoro per svolgere i Campionati Nazionali di nuoto e durante l’anno segue i Campionati Regionali del CSI. E’ diplomata SUB di 2° livello ed assistente bagnante di salvamento a mare. Un suo grande interesse è l’ amore per la musica che le dà l’opportunità di suonare il flauto traverso all’interno della Banda della Città di Campagna del M° Gianni


Taddeo. Tra un sospiro e l’altro il sabato si prepara ad affrontare un pomeriggio con i bambini in qualità di catechista nella nella parrocchia "Santa Maria delle Grazie" in Eboli. Studia le lingue straniere, in particolare l’inglese, ed ha conseguito la certificazione B2 negli Stati Uniti d’America presso il Ramapo College di Jersey City. I viaggi all’estero le hanno permesso di ampliare il proprio bagaglio linguistico e culturale, in particolare quello effettuato nel 2015 a New York e Boston. Ha partecipato alle manifestazioni di orientamento scolastico svolte sia in istituti secondari di primo grado, sia nelle attività di “open day” organizzate dal Liceo Scientifico A. Gallotta di Eboli. Ha realizzato giochi didattici “jigsaw puzzles”, utili ad esercitare fondamentali strutture linguistiche in inglese. In letteratura inglese ha svolto numerose presentazioni originali ed efficaci. Tra queste una personale interpretazione basata su un’analisi cromatica delle opere di un autore inglese del XVII secolo, John Dryden, sviluppata impiegando principi e metodi della cromoterapia. Nutre un grandissimo amore per la lettura ( i suoi autori preferiti sono Foscolo, Leopardi, Calvino e Montale) e la scrittura che hanno ispirato in maniera determinante il suo romanzo L’amore sui libri di Carta.


L’amore sui libri di carta: la copertina

Le immagini sulla copertina non sono casuali o soltanto artistiche ma rappresentano la fabula del romanzo, le scene fondamentali dell’inizio e della fine della narrazione. Occorre infatti aprire il libro su un piano orizzontale, ponendo le due pagine l’una affianco all’altra, per osservarlo. Nella I pagina di copertina, l’occhio sinistro è rappresentato dall’immagine della protagonista, Mary Galliani, che protende lo sguardo verso l’orizzonte, il sole, mentre tiene per mano Alex, il bimbo rimasto orfano e poi adottato. Lo sguardo simboleggia il desiderio di successo, la ricerca di affermazione, mentre la mano distesa verso Alex simboleggia il desiderio di amore materno, di famiglia. Nella IV pagina di copertina, l’occhio destro della protagonista guarda il ritratto di Mary e Alex che si prendono per mano, ma l’immagine riflessa cambia aspetto,


rivelando Mary che bacia sulla fronte Alex. L’immagine rappresenta il sigillo di amore materno di Mary per Alex, la scelta cioè di Mary di voler essere madre, consapevole che solo così può raggiungere la vera libertà. Conclusioni sul significato della copertina: Il valore dell’amore e la bellezza della famiglia, la libertà di essere donna e madre non si possono barattare con il successo e la ricerca di affermazione. Ilaria


ISBN : 978-88-99100-48-3


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