Prima della tomba Poche erano le ore o i minuti o forse pochi i secondi che avrebbero unito nonna Luisa alla lunga strada dell’eternità. In una camera buia, illuminata dalla fioca e ineluttabile arresa di un corpo che stava consumandosi velocemente, contenitore d’anima che non avremmo più visto né udito, restavamo all’ombra del cero noi nipoti e le lacrime trattenute dei nostri genitori. Udivamo il respiro irregolare e quando esso ritardava speravamo fosse l’ultimo: per quietare, nell’illimitata pace, due anni di una sofferenza che nulla aveva di umano. Tre colpi di tosse, nella solennità del luogo e della situazione, fecero precipitare fuori dalla camera del capezzale tutti i parenti, che iniziarono a mettere in ordine la casa in vista delle visite di cordoglio, convinti che da lì a breve, nonna, non sarebbe più stata con noi. Ai suoi tre deboli colpi di tosse seguirono, invece, poche parole quasi incomprensibili e un fiacco gesto con la mano, a indicarmi il primo cassetto del suo comodino. Ormai, in camera, ero rimasto solo e mi precipitai ad eseguire quello che a quel punto iniziavo a percepire come suo ultimo desiderio, in un bramoso slancio di vita che tra lemmi mai esistiti, nonna Luisa, mi aveva comunicato. Nel cassetto, tra i grossi occhiali che usava per i cruciverba e i pacchetti delle decine di pillole che ingeriva quotidianamente, trovai una lettera conservata con smania, in pellicola trasparente. Su di un angolo, la busta finemente custodita, recitava semplicemente - A Luisa - le chiesi se volesse che la leggessi e con un impercettibile gesto del capo mi confermò la cosa. Con le mani tremanti aprii lentamente i fogli di un materiale grezzo a me sconosciuto e con la voce rotta da un miscuglio di emozioni tradite dalla percezione che avevo della vita di una donna semplice e pura e di conseguenza senza segreti, che a un tratto, poco prima della sua morte, mi sembrava di non conoscere più, iniziai a leggerle il contenuto dello scritto:
“ 05:36 - 24 Aprile 1943 Mio Amore Della verde età tu sei il ricordo mio più bello e ora che più non vedo i paesi in cui abbiamo promesso a noi stessi di recarci, gli alberi sotto cui avrei voluto vederti danzare tra i tuoi vestiti di tulipani e a piedi nudi e le distese di margherite che tanto mi hanno fatto compagnia nelle notti buie, immaginando il dolce tuo sapore tra i giochi bucolici della sensualità, ora mio amore ti dirò che mai tutto questo potrà accadere. Il rifugio sicuro di cui ti parlavo nell’ultima missiva, sicuro non è stato. Sono un prigioniero, non ho parlato e alle sei sarò fucilato. Mio amore Non chiedermi perché non ho scelto di essere codardo o di pensare a me, a te, a noi, a quel futuro tanto agognato e alle nostre case e ai nostri bambini: sarei morto comunque e in più avrei tradito i miei compagni e i miei ideali. Quante volte ho pensato alla possibilità di dir tutto e di poter ritornare da te con un ricordo malvagio che avrei cancellato immediatamente non appena i tuoi occhi avrebbero incontrato i miei di occhi. Ma ora posso solo immaginarli e averli in mente, e addosso, e sul cuore; quando il grilletto straniero deciderà che è tempo di morire. Ho solo un grande pentimento: non aver mantenuto tutte le belle promesse che sussurrai al tuo orecchio prima di partire e il fatto di ricordarle porta alla mente le immagini di tutte le cose belle di te che non potrò godere. Ed ecco che ora arrivi nella testa, in questa cella, vestita da sposa, ed eccoti ancora seduta al mio fianco nell’auto che tanto volevamo, ed eccoti sulla forza del mio petto
a riposare in una gelida nottata d’inverno e ovunque e in ogni momento e in tutte le cose che più avrei amato nella mia vita. Mio amore Ah, come brucia ancora per te il fuoco vivo della mia passione, come rende meno amaro questo momento e che gran forza di restare in piedi di fronte ai miei aguzzini mi concede l’orgoglio che conservo con me della tua scelta d’amore. Vorrei esistesse una vita oltre questa per poterti vedere sorridere in futuro e ridere insieme a te, in altra forma ma che sempre apparterrà all’amore. Porta tu questa triste notizia in famiglia. Mi è stato possibile scrivere una sola lettera. Abbraccia mia madre e mio padre, posa un delicato bacio sulle guance di mia sorella e saluta tutti gli amici dell’università. Muoio per la libertà, perché la vostra vita possa essere migliore. Una promessa riuscirò a mantenerla e la morte mi aiuterà di sicuro ad amarti per sempre. A te tutti i miei baci Michele”. Smisi di leggere e lei smise di vivere. Dal suo occhio sinistro scorse via la lacrima più viva che avessi mai visto, più di tutte le volte che le emozioni di turno, servite ai pranzi delle feste convenzionali, simulavano una sua sorpresa. Al capezzale arrivarono di nuovo tutti e dalle facce si potrebbe dire che nessuno di loro fosse a conoscenza del grande segreto di nonna Luisa. Michele non era mio nonno.