La Voce5 Ottobre 2016

Anno XVI- N° 5 – OTTOBRE 2016 Reg. Trib. di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001

- IL 370° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DI CIANCIANA -DON ANDREA CARUBIA NUOVO ARCIPRETE DI PIEVE DI SANTA MARIA IN ACQUEDOTTO -PIETRO ARFELI DONA AL COMUNE IL QUADRO “ZOLFATARI E CONTADINI NEL CANTO DI ALESSIO DI GIOVANNI - PREMIO ALESSIO DI GIOVANNI A GIOVANNI D’ANGELO

IN QUESTO NUMERO Giornata mondiale dell’Alimentazione - Sostenitori

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Il Salotto della Poesia

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Celebrato il 370° anniversario della fondazione di Cianciana Presentazione del volume Ius Populandi, Universitas Ciancianae, 4 ottobre 1646 Ai lettori dello Ius Populandi di Francesco Cannatella

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P. Arfeli dona al Comune il quadro “Zolfatari e contadini nel canto di A. Di Giovanni” A Giovanni D’Angelo il Premio Alessio Di Giovanni. Racconto “Sutta li chiesi” Gaspare D’Angelo ricorda Dario Fo

Missione popolare francescana a Cianciana

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Raduno 100.000 poeti per il cambiamento

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Don Andrea Carubia nuovo arciprete di Pieve di Santa Pag. 7 Maria in Acquedotto Don Andrea Carubia fa incontrare alunni dopo 50 anni Pag. 7

Notizie dall’Anagrafe

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Le performances dell’Associazione Theatron

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Case in Festa

La giornalista Alessandra Raffa

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C

O M E E R A V A M O

SCUOLA ELEMENTARE CLASSE TERZA A FEMMINILE INSEGNANTE CAMIZZI CUSUMANO 7 FEBBRAIO 1958

Attualità La Voce di Cianciana Anno XVI- Numero 5 Ottobre 2016

La Voce di Cianciana GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE

Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana.

Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico: Pietro Arfeli Impaginazione : Stefano Panepinto Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Rino Cammilleri, Francesco Cannatella, Agostino D’Ascoli, Fausto De Michele, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Loredana Guida, Nuccio Mula, Francesca Perconti, Giusy Piazza, Alfonso Salamone, Sergio Savarino, Angela Setticasi Direzione e Redazione:

Via Cavour, 4 92012 Cianciana (AG) Italy.

Tel.0922-987.462 Cellulare : 331 - 26.444.78 E-mail: salvatore.panepinto@libero,it Conto Corrente Postale n° 17905977 Conto Corrente Bancario: vedi pagina 14 !

Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001.

Spedizione a regime libero. Autorizzazione della Direzione Provinciale delle PP.TT. di Agrigento, settore commerciale.

Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG).

Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori, che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2016- Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati.

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Venerdì 14 ottobre, presso il Centro Sociale di Cianciana, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, si è svolta una Conferenza sul tema scelto dalla FAO “Il clima sta cambiando. L'alimentazione e l'agricoltura anche” L'incontro, che ha coinvolto diverse Istituzioni e alunni di diverso ordine e grado, è iniziato con i saluti del Sindaco di Cianciana Santo Alfano. A seguire gli interventi del Dott.re Salvatore Sanzeri, direttore Sanitario ASP di Bivona, la Dott.ssa Maria Rosaria Provenzano Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo “A. Manzoni”, la Dott.ssa Maria Gabriella Perrone Dirigente dell'UCA di Ribera e dell'ex SOAT di Cianciana, Laura Piscopo Dott.ssa in Scienze Naturali. Ha concluso i lavori il Dott.re Salvatore Lucio Ficarra, direttore Generale ASP di Agrigento.

Gli argomenti trattati dai relatori hanno riguardato molteplici aspetti: la sicurezza alimentare, il problema legato al cambiamento climatico con azioni devastanti per il nostro pianeta e con l'obiettivo di garantire cibo per tutti per sopperire al problema della fame nel mondo.

Evitare gli sprechi d'acqua, rispettare l'ambiente e coltivare in modo sostenibile utilizzando le risorse naturali con saggezza. Ai giovani in seguito è stato raccomandato di prestare attenzione a ciò che mangiano, evitando i cibi da Fast Food o spazzatura, causa di molte patologie come l'obesità, frequente nelle giovani generazioni, prediligendo invece la cucina mediterranea. A seguire è stato proiettato un lungometraggio a tema che ha appassionato la sala gremita di giovani. La giornata si è conclusa con esposizione e degustazione di prodotti tipici, offerti dai produttori locali, favorendo così la riscoperta di colture quasi dimenticate come i “grani antichi” per ritornare alle nostre tradizioni e agli alimenti della nostra cucina mediterranea.

La Redazione

SOSTENITORI DE “LA VOCE DI CIANCIANA” La redazione della Voce di Cianciana esprime la propria gratitudine a tutti coloro i quali hanno dimostrato il loro attaccamento al giornale rinnovando l’abbonamento PER L’ANNO 2016. Un sentito ringraziamento è indirizzato ai SEGUENTI SOSTENITORI : CIANCIANA : dottor Salvatore Piazza, signor Filippo Milillo; ESTERO : Olga e Joe Ciaravella Guelph (Canada)

Celebrazioni

Numero 5 - Ottobre 2016

CELEBRAZIONE DEL 370° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DI CIANCIANA. tore agli Studi, l’Arciprete Gioacchino Zagarrì, il Dirigente scolastico dell’IISS ‘Pirandello’ di Bivona, Giovanna Bubello.

I Sindaci Francesco Cacciatore di Santo Stefano Quisquina, Santino Sabella di San Biagio Platani, Giovanni Panepinto di Bivona, il vicesindaco di Alessandria della Rocca Pietro Vacante I Presidenti del Consiglio ed i Sindaci che hanno servito la nostra Città: Onofrio AbelIl 17 ottobre 2016, presso la Sala Convegni del Centro Sociale di Cianciana, si è svolto un Consiglio Comunale per celebrare la fondazione della Città, nata il 4 ottobre 1646 come Universitas S. Antonini Cincianæ, a cura della Famiglia Joppolo.

Ad apertura del Consiglio, gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Salvatore Mamo” hanno eseguito con eccellente professionalità l’inno nazionale alla presenza delle numerose autorità civili, militari e religiose presenti: il Prefetto di Agrigento, dottor Nicola Diomede; il Questore di Agrigento, dottor Mario Finocchiaro-- , il colonnello Mario Mettifogo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento….; il Capitano dei Carabinieri della tenenza di Cammarata, il colonnello Massimo Sobrà, colonnello della Guardia di Finanza di Agrigento, il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Agrigento Michele Burgio, il capitano Gaetano Patti, comandante della compagnia di Cammarata, il maresciallo Massimo Zambone, comandante della stazione carabinieri di Cianciana, il Prof. Mimmo Catuara in rappresentanza del Provvedi-

la; Antonino Cuffaro, Felice Marino, Girolamo Montalbano, Gaetano Pulizzi, Salvatore Sanzeri.

Ospite d’onore la signora Angelina Carubia, la cittadina più anziana della nostra Città, che nel maggio 2017, spegnerà 105 candeline, accompagnata dalla sorella Giuseppina, novantaquattrenne.

Hanno rivolto i saluti il Presidente del Consiglio Comunale, Calogero Gattuso; il Sindaco Santo Alfano e l’Assessore alla Cultura, Marilisa Cammarata.

Per gli Amministratori hanno preso la parola: Felice Marino, Francesco Messina e Filippo Giannone, intrattenendosi sulla storia politica e amministrativa della Città.

Celebrazioni

La Voce di Cianciana

Il tema della celebrazione è stato sviluppato negli interventi del Dirigente scolastico Rosaria Provenzano, del Prof. Mimmo Catuara, così come nella relazione conclusiva del Prefetto Nicola Diomede.

Gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Salvatore Mamo” hanno presentato con fine dizione al numeroso ed attento pubblico un recital letterario, riguardante Cianciana ed il suo territorio, con brani di Gaetano ed Alessio Di Giovanni, Giuseppe Antinori e letto versi di Salvatore Mamo e Felice Sedita.

L’Amministrazione Comunale ha fatto omaggio ai convenuti dello Ius populandi, l’atto di fondazione, il documento storico che ha dato il via alla procedura per la fondazione del nuovo centro abitato nel feudo Ciancianìa. Ritenendo far cosa gradita ai Lettori della Voce, si riportano di seguito le introduzioni allo Ius Populandi, curate dal Sindaco Santo Alfano e

dal Comm. Francesco Cannatella, nostro redattore.

Nel corso della cerimonia, la signora Iolanda Cristelli, novella nostra concittadina, ha donato all’Amministrazione Comunale una targa marmorea da affiggersi nella facciata della casa natale di Don Salvatore Mamo, prete e poeta ciancianese.

A conclusione dei lavori l’Amministrazione Comunale ha offerto un momento conviviale con degustazione di prodotti tipici locali.

Ha coordinato i lavori al tavolo il Comm. Francesco Cannatella, cultore della storia e delle tradizioni popolari della nostra Comunità. Egli ha intrattenuto l’uditorio con colorite note storiche e di folklore ed ha intervistato le signore Angelina e Giuseppina Carubia che hanno dato voce ai loro ricordi, raccontando episodi di vita vissuta.

Ha coordinato l’evento il dottor Mario Caramazza, responsabile della Biblioteca comunale. S.P.

PRESENTAZIONE Celebrare il 370° anniversario della fondazione della Nostra Città, è un fatto che assume un significato importante: festeggiare la Città, significa nel contempo ricordare tutti i Ciancianesi che in essa hanno vissuto, vivono e, particolarmente, coloro che, per scelta o per necessità, risiedono nei Paesi europei e negli altri Continenti, ma sempre e fermamente legati alla Terra natia. In un rapporto indissolubile. L’attuale centro è stato fondato nel 1646 con il nome di Santo Antonino di Cianciana dalla Famiglia Joppolo, allorchè Donna Sigismonda D’Onofrio “havendo con esprienza riconosciuto che li borgesi di molte terre si prendono il soccorso per ammaisare e seminare, e doppo se ne fuggono con tutto lo soccorso, e bestiame e così restando di ammaisare e seminare”.

Da allora più secoli sono passati e oggi Cianciana vive una stagione felice, riconosciuta nel contesto nazionale ed apprezzata in campo internazionale. La manifestazione odierna vuole essere un momento di studio e di riflessione, un rivivere la nostra Storia e ricordare gli Uomini, suoi interpreti: letterati, poeti, scienziati, artisti, docenti universitari, patrioti, medici insigni, oratori e dotti prelati che hanno saputo rendere onore ed illuminare il loro paese. È occasione anche per fare un bilancio e per tracciare un cammino comune.

Abbiamo voluto stampare lo Ius populandi, l’atto di fondazione, perché è il primo documento storico che ha dato il via alla procedura per la fondazione del nuovo centro abitato nel feudo Ciancianìa, nel quale i nostri avi si sono trasferiti, attratti dai centri viciniori, dalle ottimali condizioni di vita e di lavoro, offerte dagli Joppolo, dalla salubrità dell’aria, dalla mitezza del clima, dall’abbondanza d’acqua e dalla fertilità della terra.

Ritengo che solo chi ha delle radici storiche e sociali e sa riconoscerle ed onorarle, può essere cittadino dell’oggi e proiettarsi nel futuro, progettare per sé e per la propria Comunità percorsi nuovi e fecondi, coltivando la memoria della Ciancianesità, un sentimento corale che ci tiene uniti nel tempo.

L’auspicio è quello di ritrovarci ancora tutti assieme in tante altre occasioni nel nome di Cianciana per festeggiare anniversari e ricorrenze, belle pagine di amicizia e di partecipazione.

Buon 370° anniversario alla nostra Cianciana ed auguri ai Ciancianesi di ogni tempo.

Santo Alfano, Sindaco

Avvenimenti

Numero 5 - Ottobre 2016 AI LETTORI

Nel Regno di Sicilia lo ius populandi o licentia populandi era un permesso, concesso dal Re o dal Vicerè ai baroni ed ai feudatari come ricompensa di servizi, resi alla corona o, più spesso, dietro il pagamento di una tassa alla Tesoreria del regno. Lo ius populandi concedeva ai nobili il privilegio di fondare una nuova città nelle terre in loro possesso ed includeva il privilegium aedificandi, cioè il permesso di iniziare la costruzione delle case del nuovo borgo, popolando un feudo rustico. La nascita di una nuova città era finalizzata a mettere in produzione dei feudi le cui terre erano incolte, prodotto principe da coltivare era il grano, mentre le terre meno feconde venivano sfruttate per la pastorizia. Il barone, in seguito alla costruzione di un nuovo centro abitato, scalava nei titoli la gerarchia nobiliare, gli veniva concesso il privilegio di entrare nel Parlamento con il diritto ad un seggio nel Braccio baronale del Parlamento del Regno. Per questi motivi ci fu una corsa nel richiedere licenze populandi tra il 1590 ed il 1650 poiché i feudi rustici, cioè spopolati, non consentivano di accedere a questi privilegi. I nuovi borghi per essere denominati comuni dovevano raggiungere un minimo di 80 famiglie, ecco perché il barone aveva interesse a favorire il trasferimento di gente offrendo condizioni di vita e di lavoro molto più favorevoli di quelli concessi da altri baroni nelle terre confinati. Molti centri siciliani, tra i quali la nostra Cianciana, sorsero nei secoli XVI e XVII secolo, con questa modalità. L’Universitas Sancti Antonini Cincianæ nacque per volontà della famiglia Joppolo Spadafora, allorchè Donna Sigi-

smonda d’Onofrio, moglie di don Diego, il 4 ottobre 1646 comprò per 200 onze da Carlo II, per il proprio figlio Giuseppe “la potestà di fabbricare e popolare nel feudo di Cianciana e nei sette aratati di terre confinanti.”

Barone ne era Don Diego Joppolo, presidente del Regio Erario. Il feudo era piccolo e si dipartiva in Feudo Ciancianìa e Fegotto. La novella Università Santo Antonino di Cianciana costituisce l’ultimo e duraturo tentativo di insediamento umano sui campi del Feudo Chincana che nel periodo romano aveva ospitato Massa o V illa Cinciana, dal cognome del patrizio romano che vi esplicava il mandato governativo. Da Cinciana derivò il nome al casale di Chincave, Chincana o Chancana che, verosimilmente, è la stessa Massa o V illa, arricchita di gente e di case. Il casale sparì durante la crisi demografica che colpì la Sicilia tra il XIV ed il XV secolo. Infatti nelle investiture feudali della baronia di Cianciana a partire dal 1396 e fino al 1584 non si parla che del Feudo Chincano o Cianciania.

La presenza di un nuovo centro abitato, Terra di Cianciana, la ritroviamo solo a fine secolo XVI per opera di Girolamo Ficarra che nel 1583 aveva acquistato il Feudo Chincana dalla Casa Lanza, successa agli Orioles, ma la Terra nel 1636 non risulta più censita. Santo Antonino di Cianciana fu così denominato in ricordo della precedente Terra di Cianciana e per la devozione di don Diego Joppolo al Sant’Antonio da Padova, ma, nel tempo, obliato il nome di battesimo, divenne unicamente Cianciana.

Comm. Francesco Cannatella

MISSIONE POPOLARE FRANCESCANA A CIANCIANA “Oggi sarò a casa tua” è ni, giovani, famiglie e questo il messaggio della anziani. I dieci missionaMissione Popolare Franri non si sono risparmiati cescana svoltasi presso la nel testimoniare con le Parrocchia S.S. Trinità di parole, con lo sguardo e Cianciana, dal 17 Setcon il sorriso la bellezza tembre al 2 Ottobre, della fede e la pace che nell’anno Santo della solo Dio sa dare. Ogni Divina Misericordia, anivia, ogni piazza, ogni mata dalle sorelle francevicolo è stato da essi perscane del Vangelo, da corso, ogni casa è stata frati francescani e laici. visitata dalla grazia di Ed è stato così! Per quinDio, ogni persona è stata dici giorni la piccola citintimamente a contatto tadina ciancianese è stata con il suo Creatore. invasa dalla gioia che “Zaccheo scendi, devo l’annuncio della parola di Dio porta con sé. La missione è venire a casa tua” ognuno si è rivisto in questo piccolo un tempo di grazia eccezionale, di rinascita, in cui il mes- uomo peccatore che cambia la sua vita grazie all’incontro saggio dell’amore del Padre viene portato a tutti, bambi- con Gesù, ogni cuore è stato toccato dal suo sguardo.

Ricorrenze Avvenimenti

Un ricco programma, con intensi momenti di preghiera e di allegria, ha fatto riscoprire la meraviglia di sentirsi amati da Dio, ma anche l’immensa gioia di riscoprirsi fratelli uniti da un amore immenso, quale quello del Padre.

Con il conferimento del mandato ai missionari, durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario Monsignor Vutera Melchiorre, si è iniziata subito a respirare un’aria diversa, piena di emozione e di gioia, gioia che si é riversata, dopo settimane di preparazione, in uno spetta-

colo musicale dal titolo “Chiamati sulle note del Signore” curato dai giovani e dai ragazzi della parrocchia. Tra i vari appuntamenti, entusiasmante e colma di allegria è stata la marcia della misericordia che ha portato per le strade del paese numerosi bambini festosi nei panni di grandi Santi della Chiesa, testimoni della misericordia di Dio (San Martino, San Filippo Neri, Santa Teresa di Calcutta e San Giovanni Paolo II).

Fortemente voluta dal parroco Padre Gioacchino Zagarrì, la missione ha avuto come protagonista la famiglia; due incontri di preghiera e catechesi, infatti, sono stati destinati a ridare all’amore del Padre il ruolo centrale nel focolaio domestico, così come la messa che ha visto numerose coppie rinnovare le promesse matrimoniali. Il ruolo della famiglia nella società e l’importanza che la preghiera ha all’interno di essa sono state messe in risalto anche in uno spettacolo teatrale, curato da Enza Caruso, sulla figura di Don Gerlando Re.

La Voce di Cianciana Non solo le coppie sono state i destinatari di tale messaggio, ma anche i figli, infatti bambini, ragazzi e giovani, hanno vissuto momenti di preghiera e allegria, quali il buongiorno mattutino, incontri a scuola e al catechismo e un pomeriggio di giochi e festa al centro sociale.

In questo periodo di grazia, non si poteva fare a meno di rivivere l’apice dell’amore di Dio per l’uomo, cioè la Passione di nostro Signore, grazie alla commovente e partecipata Via Crucis vivente, a cura dell’Associazione Settimana Santa, in collaborazione con i missionari, durante la quale si è meditato sulle sofferenze di Gesù, paragonate a quelle dell’uomo di oggi colpito dalla malattia, dalla disperazione, dalla disoccupazione, dalla droga, dalla violenza, dalla povertà e dall’egoismo e conclusasi con la Risurrezione: dalla morte comincia la vita! La vita vera che ha le sue radici nel terreno dell’amore.

Grande coinvolgimento emotivo ha avuto l’adorazione eucaristica animata dai missionari e dai giovani, seguita dall’evangelizzazione di strada. Sulla scia del passo del Vangelo in cui gli apostoli ricevono il mandato a divenire pescatori di uomini, i missionari, guidati dallo Spirito Santo, hanno evangelizzato nei vari punti della piazza principale portando numerosi giovani e adulti ai piedi di Gesù Eucarestia.

Intenso e carico di emozione è stato il raduno in chiesa dei vari gruppi di ascolto del Vangelo, tenutisi in diverse famiglie durante le due settimane, in cui ogni persona ha riscoperto la meraviglia di sentirsi parte viva e preziosa della Chiesa di Dio. Ogni ciancianese si è sentito rapito dalla bellezza della misericordia del Signore e dal suo perdono, grazie anche allo speciale permesso concesso dal Cardinale Montenegro che ha eletto la Chiesa Madre di Cianciana, negli ultimi due giorni della missione, Chiesa Giubilare. Molti fedeli hanno potuto così ottenere l’indulgenza, grazie alla partecipata liturgia penitenziale e al pellegrinaggio giubilare seguito dalla Santa Messa.

Gesù ha attraversato Cianciana, come ha fatto a Gerico, e ha alzato il suo sguardo su ogni persona piccola e grande che i missionari hanno incontrato. Ha visitato le case e ha posto la sua dimora nel cuore di ogni fratello che lo ha accolto con fede e gratitudine. È una consapevolezza!

Gesù è stato tra noi e vi è rimasto, perché quando Lui arriva e ci guarda la nostra vita non è più la stessa, i cuori tornano a palpitare, l’anima si rallegra e ogni sguardo si eleva al Padre. Tutto ciò che ci circonda cambia aspetto e si riveste della magnificenza di Dio e la gioia è tale che non può essere trattenuta per sé, ma va annunciata giorno per giorno. Così ogni ciancianese è diventato testimone e missionario, perché la missione non è finita, ma è appena iniziata dentro il cuore di ognuno di noi!

Francesca Cicchirillo

News

Numero 5 - Ottobre 2016 DON ANDREA CARUBIA NUOVO ARCIPRETE DI PIEVE DI SANTA MARIA IN ACQUEDOTTO

Il millenario campanile di Pieveacquedotto batte l’ora di Don Andrea Carubia. Il nuovo Arciprete, nella secolare Pieve di Santa Maria in Acquedotto, appena ritornata all’antico splendore grazie un lungo ma sapiente restauro, ha fatto l’ingresso solenne, domenica 2 ottobre, durante la messa presieduta dal Vescovo Monsignor Lino Pizzi. Al termine il neo Arciprete ha salutato le autorità e tutti gli intervenuti nel momento conviviale che si è svolto nei locali della parrocchia.

Nel rispetto di un rituale canonico codificato, il Vescovo ha consegnato al giovane parroco le chiavi della Chiesa e del Tabernacolo, il Confessionale, il Battistero, la Parola di Dio, la Mensa dell’Altare e la Comunità Parrocchiale. Don Andrea, assieme alla nomina di Arciprete, ha ricevuto anche quella di responsabile della Pastorale giovanile del centro vocazionale e quella di vicedirettore del seminario di Forlì.

L’antica Pieve conta circa un migliaio di abitanti ed è sita in un quartiere di Forlì che prende il nome dalla combinazione degli edifici fra i più antichi e importanti della Romagna. La Pieve, appunto, è l’acquedotto di Traiano e, sul sacrato, fa bella mostra di sé una colonna d’epoca romana di marmo grigio.

Nonostante la parrocchia conti pochi abitanti, la diocesi ha voluto investire su di essa e sulla sua Pieve per farvi nascere il nuovo centro vocazionale e di spiritualità giovanile di cui Don

Andrea sarà il direttore. Si sa che le vocazioni alla vita presbiteriale sono in forte calo, in particolare nelle regioni del centronord del nostro paese. Il nuovo centro dovrebbe essere il luogo di una comunità residenziale che anima e sensibilizza i giovani a capire cosa il Signore vuole da loro e soprattutto ad accompagnare quanti oggi sono chiamati al sacerdozio e che poco seguiti nel cammino di discernimento vocazionale abbandonano prima ancora di averlo intrapreso. I tempi che cambiano impongono di accettare le sfide che ci si presentano innanzi, il tentativo di un centro per il discernimento è una prima risposta tutta da costruire e da inventare. Il giovane Arciprete conta sulla collaborazione dei giovani, sul fascino che la bellezza dell’antica Pieve esercita sui fedeli da più di 1500 anni, sulle preghiere dei fedeli, e chiaramente sul Signore che non abbandona mai chi a Lui si rivolge. Quanti volessero visitare la Pieve saranno accolti a braccia aperte dal nostro sacerdote ciancianese, trapiantato in Romagna.

La redazione

CIANCIANA: DON ANDREA CARUBIA FA INCONTRARE GLI ALUNNI DOPO MEZZO SECOLO Un nutrito gruppo di ex alunni della terza classe dell’allora magistrale “Francesco Crispi” di Ribera, dell’anno scolastico 1966-67, si sono incontrati in chiesa e al ristorante per festeggiare mezzo secolo trascorso dalla loro uscita dalla scuola. L’occasione è venuta dalla recente ordinazione sacerdotale di don Andrea Carubia di Ciancana che, figlio di Gaetano, prete a Forlì, è tornato appositamente e ha celebrato messa nella chiesa di Maria SS. Stella del Mare di Seccagrande per i compagni di classe del padre, per le loro famiglie e per le docenti Leonarda Mangiacavallo, Teresa Ciccarello di Ribera e Vittorio Miccichè di Agrigento che hanno voluto partecipare all’Amarcord nel corso di una cena sociale, assieme ai familiari, in un ristorante seccagrandino.

Si sono ritrovati, dopo qualche incontro periodico degli anni scorsi, Giovanni Triolo e Martino Triolo di Burgio, Giuseppina Valido di Palermo, Nino Falletta di Grotte, Enza Vinci di Calamonaci, Gaetano Carubia di Cianciana, Sebastiano Costa di Cattolica Eraclea, Lilla Tulumello di Montallegro, Nino Raia di Sciacca e Lina Amari, Pietro Buttafuoco, Giuseppina Ragusa,

Cettina Silvio, Lilla Guddemi, Dina Piazza, Alberta Sferra, Giuseppina Triolo, Enzo Minio, tutti di Ribera.

Da Palermo è venuta Giuseppina Valido che ha aspettato il ritorno del figlio Pietro dall’Afghanistan dove presta servizio nei progetti di comunicazione dell’Unione Europea. Da Grotte si è rivisto, dopo un’assenza di 20 anni, Nino Falletta, originario di Lucca Sicula, docente in pensione. Martino Triolo è arrivato da Torino dove abita e il cugino Giovanni Triolo da Palermo. Cettina Silvio e Lilla Tulumello hanno rappresentato i rispettivi consorti, Fofò Firetto e Totò Rizzuto, deceduti da tempo e ricordati dal parroco durante la messa. Foto ricordo in chiesa e articoli sulla stampa locale.

Don Andrea, che aveva promesso di incontrare i compagni di scuola del padre, ha invitato i compagni di classe del padre nella sua chiesa di Forlì. Il prof. Miccichè ha scritto una poesia dedicata al pino di Pirandello del Caos e ha donato le copie incorniciate ad ex alunni e docenti. In occasione del cinquantenario del diploma, nel 2018, è stata avanzata agli ex alunni la proposta di fare con tutte le famiglie una crociera nel Mediterraneo.

Enzo Minio

Ambiente & Sociale

La Voce di Cianciana

NOZZE D’ORO PER I CONIUGI

GIovanni PANEPINTO E GIUSEPPA PACORARO CERNOBBIO (COMO), FRAZIONE PIAZZA S. STEFANO, 17 SETTEMBRE 1966-17 SETTEMBRE 2016.

Nella foto con i festeggiati i figli Franco e Maurizio e la nuora Sorina.

85° COMPLEANNO PER IL SIGNOR

ALFONSO TAGLIALAVORE FESTEGGIATO AD HODDESDON (INGHILTERRA) IL PRIMO SETTEMBRE 2016

Ambiente & Sociale

Numero 5 – Ottobre 2016

FOTO IN ALTO 90° COMPLEANNO PER MASTRO GERLANDO D’ANGELO, FESTEGGIATO A CIANCIANA IL 27 SETTEMBRE 2016.

Nella foto a sinistra 67° anniversario dei coniugi Gerlando D’Angelo e Lisa Caruso.

Entrambe le feste hanno avuto luogo presso la casa di riposo S.Antonio in Cianciana.

La figlia Rosetta D’Angelo indirizza un ringraziamento alle famiglie Giannone e a tutti gli operatori della struttura per l'affetto dimostrato a papà e per aver collaborato alla buona riuscita delle feste.

NASCITE

Gemelle Angelica (a destra) e Francesca (a sinistra) Guella di Giuseppe e di Roberta D’Angelo, nate a Palermo il 10 settembre 2016

Adele Raffa di Pietro Cristian e di Lorena Palminteri, nata a Sciacca il 29 settembre 2016

Pittura

La Voce di Cianciana

PIETRO ARFELI DONA AL COMUNE IL QUADRO “ZOLFATARI E CONTADINI NEL CANTO DI ALESSIO DI GIOVANNI” Cianciana 14 ottobre 2016.

Pietro Arfeli dona alla Comunità ciancianese una bellissima opera con l’immagine del grande Alessio Di Giovanni, saggista, drammaturgo, romanziere e poeta, definito uno dei più grandi poeti dialettali di Sicilia e naturalmente

Ciancianese.

Breve cenno biografico e artistico di Pietro Arfeli- nasce a Cianciana nel 1947 frequenta studi artistici a Palermo, a Cianciana diventa “Petru, ‘u pitturi”, riesce a far parlare di sè per il suo modo di illustrare tutto ciò che l’occhio riesce a carpire.

Oggi abbiamo la macchina fotografica che ci permette di immortalare i momenti della vita, ma allora Pietro trasferiva tutto

su carta e su tela.

Abbiamo moltissimi documenti che provano tutto questo.

Oggi ci delizia con questo quadro, un’opera immensa collocata nella stanza del sindaco al comune, e quanto prima a disposizione della popolazione che potrà ammirare l’opera.

Il quadro nasce per caso, quando si sa che c’è in programma un evento a dicembre di quest’anno per ricordare il grande poeta ciancianese nel suo settantesimo anniversario della morte.

Pietro, di buona lena tesse o meglio comincia a disegnare e poi trasformare la tela dipingendo ad olio. Erano anni che i pennelli non venivano più macchiati, oggi sono riusciti a scorrere in allegria tra le mani di ‘u pitturi’, contenti di essere artefici di un capolavoro capitanati dal grande ed inesauribile Pietro Arfeli, che ogni volta ci stupisce e oggi dona questa sua perla alla Comunità.

Alla manifestazione della donazione, presso il Comune nella sala del Sindaco, erano presenti molti cittadini. Il Sindaco Santo Alfano ha apprezzato a nome della popolazione quest’opera che ci arricchisce sempre di più, in un paese che raccoglie tanti personaggi artisticamente apprezzati.

Vorrei tanto analizzare il quadro, ma aimè! Eugenio Giannone grande amico di Pietro ha colto e descritto meravigliosamente il dipinto, ed io mi permetto di rubare la sua recensione, che trasferisco a seguire.

Il titolo del quadro è:“Zolfatari e contadini nel canto di Alessio Di Giovanni” Olio su tela 90x100 di Pietro Arfeli nel 70° anniversario dalla scomparsa di A.D.G. Gaetano Arfeli

RECENSIONE DI E. GIANNONE

Il quadro che oggi Pietro Arfeli offre alla Comunità ciancianese è una splendida opera che depone a favore del suo genio artistico-creativo ed è un omaggio al grande Alessio Di Giovanni e alla nostra città, di cui compendia la storia. L’opera è di facile lettura e per questo motivo cattura subito l’attenzione dell’osservatore.

In primo piano abbiamo il ritratto di un Alessio intento a sfogliare le sue opere, avendo in mano – nello specifico – il volume “Lu puvireddu amurusu”.

E’ un uomo ormai maturo, come testimoniano i capelli bianchi che, se sono segni di saggezza, indicano l’ineluttabile trascorrere del tempo con gli anni che si accavallano e che Di Giovanni aveva trascorso scrivendo poesie, romanzi, drammi che gli avevano dato notorietà universale.

Ad indicare la sua grandezza nel panorama letterario della prima metà del Novecento valgano il giudizio dell’illustre critico Luigi Russo, che lo definì “il più grande cantore degli umili d’Italia dopo il Manzoni”, e il fatto che Federico Mistral, francese, nel 1904 premio Nobel per la Letteratura, apprese il Siciliano per leggerlo in versione originale, come ha fatto più recentemente il prof. Taju Ambu dell’Università di Tokio.

Pietro Arfeli rende omaggio a questo grande cantore del feudo e della zolfara nel 70° anniversario della morte.

Alle spalle del Poeta la storia socio-economica del nostro Paese, che inizia proprio dalla casa dove egli nacque nell’ottobre 1872. Quel palazzo, “grande ed ampio come un convento”, in origine fu torre d’avvistamento e prigione ad indicare il potere civile accanto a quello religioso e nobiliare che aveva i suoi simboli in Piazza Matrice.

Per inciso diciamo che l’ultimo piano dell’edificio venne eretto nell’anno in cui nasceva il Poeta e che l’ingresso principale è adornato da uno splendido arco Tudor. Di questo tipo di arco esiste in Sicilia solo un altro esemplare, a Catania. Sempre sulla facciata principale lo stemma della famiglia Joppolo, fondatrice della città. Nel pianterreno del palazzo esisteva una taverna nella quale un oste, per conto di Gaetano Di Giovanni, mesceva vino, la sera, a quegli zolfatari che durante il giorno s’erano spezzati la schiena nelle sue miniere.

Sulla zolfara esiste una vasta letteratura per cui, in questa occasione, ne parliamo en passant, sottolineando come il lavoro in miniera fosse lesivo della dignità umana al punto che lo stesso Alessio ne cantò, con accenti drammatici e di viva compartecipazione, le sofferenze e le conseguenze esistenziali, definendo la zolfara “carnàla”, cioè carnaio, non di morti ma di vivi; egli,

Premiazioni

Numero 5 – Ottobre 2016

che pure allo zolfo doveva la sua condizione di agiatezza (almeno fino a quando durò)!

In primo piano, a sinistra, nella scena che riproduce il lavoro in zolfara, i carusi, quegli sventurati ragazzini, cioè, che le famiglie cedevano al picconiere per un tozzo di pane (il cosiddetto soccorso morto) e che ben presto sarebbero apparsi, inesorabilmente, vecchi anche se in zolfara non s’invecchiava.

Non c’erano vecchi in miniera!

Non meno pesante era il lavoro del contadino, che spesso invidiava lo zolfataro per il lavoro “sicuro”, mentre il suo dipendeva dai capricci del tempo e del padrone e doveva sempre fidare in una “buon’annata”.

I dettagli del quadro di Pietro rappresentano il ciclo del grano, dall’aratura alla mietitura, e la raccolta di altri prodotti.

Anche ai braccianti, agli agricoltori andarono le simpatie del Poeta perché ad essi spesso si accompagnava per le sue escursioni “a la campìa” e da essi e dai loro racconti attingeva per le sue composizioni.

La campagna infondeva nel suo animo una grande serenità perché conteneva l’impronta del Creatore, di Gesù Cristo e di San Francesco di cui era particolarmente devoto.

Nella parte alta del quadro il panorama di Cianciana, alla cui destra è ben visibile il Convento dei Frati minori riformati nel quale ambientò il romano in lingua siciliana “Lu saracinu”. Al centro e sulla sinistra ben nitidi il Calvario e la Matrice.

Comunque, bello, come si dice oggi, lo skyline della nostra Città, invidiata per la sua vivacità culturale e per l’innato senso dell’accoglienza dei suoi abitanti.

Una città che negli anni ha visto assottigliare il numero dei suoi

abitanti per la chiusura delle miniere e per un’agricoltura negletta o scarsamente suffragata o produttiva.

Le amministrazioni che si sono susseguite alla guida della città hanno saputo curarla.

Ma forse tutt’insieme avremmo potuto fare di più, soprattutto a livello di infrastrutture che avrebbero potuto favorirne lo sviluppo, come quello del turismo relazionale odierno.

Tant’è! Verranno sicuramente tempi migliori, sempre col concorso di tutti.

Per tornare al quadro e concludere: Un vero capolavoro, dai colori stupendi, dalla sapiente e intrigante distribuzione delle figure, dalla riposante visione d’insieme; un grande affresco artistico, storico, fotografico, sociologico, economico, dalle forti vibrazioni, dal tono intenso e vibrante di un artista, Pietro Arfeli, che ringraziamo per questo splendido dono, alle cui performances dovremmo essere abituati ma che non finisce mai di stupirci.

Grazie, Maestro. (eugenio giannone)

PREMIO NAZIONALE “ALESSIO DI GIOVANNI”, PREMIATO GIOVANNI D’ANGELO Nella serata di Domenica 11 Settembre 2016, presso l’Aula Consiliare del Comune di Raffadali si è svolta la Cerimonia Conclusiva della XIX Edizione del Premio Nazionale “ Alessio Di Giovanni “ in collaborazione tra Comune di Raffadali e Accademia Teatrale di Sicilia. Nella Categoria Rac-

conti in Lingua Italiana è stato premiato con un “Attestato al Merito” il Ciancianese Giovanni D’Angelo.

Giovanni, pensionato con la passione per la scrittura ha presentato un racconto dal titolo “ Sutta li Chiesi ”, (che pubblichiamo a seguire nella pagina) ispirato alle scorribande giovanili della sua infanzia ed ambientato nei dintorni della Chiesa del Convento, luogo caro al Di Giovanni che lo descrisse minuziosamente nel celebre romanzo “ U Sarracinu”.

L’autore, unico Ciancianese ad essere premiato, ha già pubblicato diversi volumi, con l’intento di tramandare ai posteri “ i tempi che furono “ : C’era ‘nna vota, vol. 1 e vol. 2 (2007-2008) Edizione Il Sole di Tutti; C’era ‘nna vota, vol. 3 (2011) Edizioni del Calatino; Tradizioni e fede a Cianciana: Angilami, lu ‘ncontru e Pasqua di hiuri, coautore F. Cannatella (2013) Edizioni Ginini Italia.

SUTTA LI CHIESI – Racconto Oramai erano giorni e giorni che aveva in testa solo quel pensiero! Un chiodo fisso, in continuazione la mente lo portava a riascoltare quelle parole, ciò che i ragazzi più grandi avevano raccontato quel pomeriggio alcuni giorni addietro, in quel cortile, seduti su quegli scalini in cui i più grandi stavano sopra e lui, più piccolo, era assiepato in fondo, quasi con la bocca aperta, come se stesse osservando uno spettacolo.

Certo, presentarsi dagli amici a giocare, portando in dote quei magnifici bottoni lo avrebbe reso una specie di eroe agli occhi dei suoi coetanei, ma come fare? E poi, si sa, i ragazzi grandi cercano sempre di inventare storie fantastiche per attirare l’attenzione – ripeteva tra sé e sé – amplificando il suo interesse e rendere ancora più misteriosi quei luoghi. Le giornate passavano ma Giuggiù non riusciva a distogliere la propria mente da quel posto, tra l’altro il destino aveva voluto che qualche anno prima venisse ceduta al Comune un’ala del vecchio Convento dei Francescani, visto che oramai da diversi decenni monaci non ve ne erano più, e proprio in quei locali era stata trasferita la scuola elementare e la Caserma dei Carabinieri.

Durante le ore di scuola ripensava a quei racconti, a quel sotterraneo sotto ai suoi piedi, così

vicino ma tanto inaccessibile, l’ora di ginnastica che si svolgeva all’aperto nello spiazzale davanti la scuola, nel cui edificio erano facilmente visibili delle aperture, delle feritoie che servivano per far circolare l’aria dentro quel sotterraneo, malamente nascoste da qualche pietra e da assi di legno poste all’interno che impedivano l’ingresso agli animali; ad ogni sosta, facendo finta di riposarsi, si accovacciava per terra e cercava di spostare qualche pietra, allargare quelle fessure e vedere cosa nascondesse l’interno. Le giornate al paese passavano sempre le stesse, ogni pomeriggio, quando il tempo lo permetteva, ci si riversava per le strade e fino a sera si scorrazzava per le popolose vie del paese, fra gli animali che bivaccavano davanti alle tantissime stalle; andare al cinema aveva un costo e per forza di cose ci si divertiva con quello che si trovava per le vie o con ciò che la fantasia di bambini riusciva a partorire. Ogni tanto, dopo mille corse su e giù ci si fermava dentro qualche cortile e sulle scale si giocava coi bottoni; proprio in quei momenti Giuggiù ritornava a pensare a quei luoghi, sarebbe stato davvero bello se invece di qualche semplice e vecchio bottone che riusciva a recuperare per casa o che addirittura si strappava dalla giacchetta,

Letteratura rischiando l’ira della mamma, poter sfoggiare quei bei bottoni adorni e dorati, luccicanti, se un bottone piccolo valeva un punto, se uno grande ne valeva quattro, allora con una manciata di quei bottoni sarebbe stato il vincitore indiscusso di ogni sfida.

Una di quelle sera si trovava a casa, dopo avere cenato coi genitori ed i nonni la casa si riempiva come sempre di parenti e vicini di casa, che venivano a sedere attorno al braciere acceso per trascorrere qualche ora in compagnia chiacchierando del più e del meno, raccontando storielle o fatti realmente accaduti, quella sera l’attenzione del piccolo Giuggiù fu attratta dalle parole del vecchio Zio Fofò che iniziò a parlare, quasi con timore come se stesse commettendo sacrilegio, di quello che secondo credenze popolari si nasconde nei sotterranei delle Chiese, ma soprattutto gli si sbarrarono gli occhi quando si inizia a discutere dell’uso che per diversi secoli si è fatto di tali luoghi che venivano destinati ad accogliere le salme degli ecclesiastici e di qualche benestante. Allora è proprio vero! Preti, monaci e ricchi signori venivano seppelliti sotto le Chiese e molto probabilmente assieme a quello che restava dei loro corpi vi erano oggetti di valore e soprattutto centinaia di quei bottoni fantastici che adornavano le loro vesti e tutto questo si trovava sotto i suoi piedi, sotto il pavimento della classe in cui stava ogni giorno, dietro quel muro di cinta, dietro quelle fessure che spesso aveva provato ad allargare, accanto alle quali quotidianamente passava e spassava, proprio li a portata di mano, allora era proprio vero, non erano le dicerie dei bulli del quartiere: se ne parlavano i grandi allora doveva essere vero!

Fu così che iniziò a spiegarsi tante cose, quegli atteggiamenti del sacrestano intento a tenere i bambini alla larga da certe porte o da quella botola all’interno della Chiesa, oppure gli stessi atteggiamenti del bidello che ogni giorno si curava di chiudere per bene i cancelli quando finiva la scuola, Giuggiù si convinse che tutto ciò era per tenere alla larga curiosi e gente di ogni tipo da quel posto. La sua fantasia edificò mille scene, non riusciva a non pensarci, ormai aveva deciso, in qualsiasi modo sarebbe entrato in quel sotterraneo e si sarebbe impadronito di quei preziosi bottoni coi quali avrebbe vinto ogni sfida con i suoi amici. Tuttavia si rese conto che non era facile compiere una tale impresa e di certo non era un’impresa da fare da soli, ci volevano dei complici, qualcuno disposto a correre il rischio di introdursi in quei luoghi, qualcuno con cui condividere quell’impresa; fu così che tali necessità spinsero Giuggiù, che fino ad allora aveva tenuto per se tutti quei pensieri e le sue riflessioni, a confidare in un pomeriggio come tanti ciò che aveva scoperto ai suoi amici più cari, Stefano e Bernardo, i quali inizialmente lo derisero prendendolo per scemo ed ingenuo, che si era fatto abbindolare dai bulli più grandi; ma da li a poco erano già convinti ed hanno accettato di introdursi assieme a lui nel sotterraneo, fu a questo punto che i tre amici iniziarono a pianificare in loro piano. Entrare era quasi impossibile per un adulto vedi per dei ragazzini. Ne parlarono per ore seduti sui gradini di quel cortile ove spesso si ritrovavano per giocare; le idee non mancavano ma metterle in atto era impresa alquanto ardua, dall’interno del Convento era impossibile e l’unico posto da dove si poteva tentare l’accesso ai sotterranei erano quelle vecchie feritoie che si aprivano nello spiazzale della scuola .

L’edificio, che faceva parte del complesso dell’antico Convento era protetto da un alto e robusto muro di cinta che salvaguardava l’antica proprietà dei monaci e impediva agli estranei di entrarvi. Il cancello che di giorno restava aperto, quando non c’era scuola era ben chiuso, bisognava pertanto scavalcare quel muro, bisognava farlo senza dare nell’occhio e l’unica via pos-

La Voce di Cianciana sibile era il margine basso a cui si accedeva attraversando un deposito di vecchi banchi. Aspettarono il giorno di Domenica e nel pomeriggio, con le strade deserte si recarono sul posto. Aiutandosi l’un l’altro con un balzo scavalcarono il muro e si trovarono nel cortile proprio vicino alla feritoia; scostarono un poco d’erba e cominciarono a grattare il muro che man mano si sbriciolava facilmente, abbatterono paletti e qualche asse di legno marcio e spostarono qualche grossa pietra. Allargare quel buco si presentò più facile del previsto e dopo un paio d’ore quel buco fu abbastanza grande per permettere il passaggio di un ragazzino. Giuggiù entrò per primo, mostrandosi il più coraggioso ma anche il più impaziente, si trovò per un attimo con le gambe a penzoloni dato che il pavimento del sotterraneo era circa un metro al di sotto del livello del cortile, gli altri gli chiesero cosa vedesse, ma non arrivò alcuna risposta. Prima Bernardo poi Stefano seguirono Giuggiù il quale non proferiva parola . Stefano, sempre cauto e previgente, aveva portato un paio di mozziconi di candele e qualche fiammifero per fare luce all’occorrenza. Si ritrovarono in mezzo al buio assoluto ed a un’aria pesante di rinchiuso, di muffa , non si vedeva nulla, l’occhio difficilmente distingueva qualcosa in quel posto antico e inquietante. Mentre Bernardo in preda al panico iniziò a farfugliare di andare via si sentì il rumore dello strofinio di un fiammifero e la conseguente vivida fiammella squarciò quel secolare buio; la fioca luce che cominciò a spandersi per il largo locale permise pian piano agli occhi di adattarsi. I loro sguardi si alzarono lenti, i loro corpi iniziarono a cercarsi l’un l’altro, toccandosi quasi a volersi fare coraggio reciprocamente, mossero i primi passi spostandosi verso la parete più vicina riuscendo a scorgere nella penombra delle nicchie incavate nella parete dentro cui erano, come se fossero appesi, degli scheletri con addosso brandelli di stracci scuri impolverati su cui resistevano attaccati dei bottoni. I tre ragazzi si strinsero tra di loro, muti, respiravano a stento, Giuggiù si fece coraggio e cominciò a inoltrarsi nell’oscuro stanzone preceduto dalla flebile luce della candela. Ombre ovunque, tutti i muri presentavano nicchie e scheletri appesi, alcuni erano caduti lasciando appesa solamente la testa e parte del torace; altri erano intatti presentando anche la lunga barba, qualche altro metteva in evidenza dei lunghi capelli quasi fossero posticci, tante ossa per terra vicino le nicchie e nei pressi delle pareti. I loro passi insicuri li spingevano all’interno del sotterraneo, i loro occhi spiritati cominciarono a scorgere delle lettighe in muratura su cui erano adagiati scheletri con addosso i resti di quelli che erano dei vestiti di elegante fattura con appiccicati ancora dei grossi bottoni, che, seppur coperti di polvere, emanavano qualche luccichio alla luce della candela. Crani rotolati per terra, scheletri, ossa bianche che alla fioca fiamma sembravano brillare di un chiaro fluorescente, tra la polvere abbondante rosari sgranati e resti di indumenti sacri ,brandelli di tonache e sai di frati alcuni coi bottoni ancora attaccati e impolverati. Pian piano si calmarono, accesero l’altro pezzetto di candela, quel posto, che tanta fantasia aveva scatenata nella mente dei ragazzi facendo rivivere chissà quali immagini e che inizialmente li aveva quasi terrorizzati, adesso quel luogo quasi non faceva più paura; niente neanche un alito di vento, neanche una stanca vecchia mosca si sentiva in quella stanza, i ragazzi continuarono in quel sacro silenzio ad ammirare quei poveri resti.

Commemorazioni Quello che prima per la giovane fantasia di Giuggiù era una miniera di bottoni adesso gli incuteva religioso rispetto.

Contemplando tutto ciò non aveva più voglia di avvicinarsi ai bottoni attaccati a quelle vesti, che anche se impolverati, ai suoi occhi apparivano sempre come degli splendidi esemplari e molti dei quali, al gioco, avrebbero avuto il valore di ben quattro bottoni normali. I tre ragazzini vagavano in fila, silenti, estremamente cauti e improvvisamente rispettosi di quei luoghi e di ciò che essi preservavano, osservavano ogni cosa, ogni angolo, come se stessero visitando un museo o una mostra.

Bernardo che seguiva la fila per ultimo, fu improvvisamente attratto dalla veste di quello che avrebbe dovuto essere un ricco signorotto locale, gli stivali di pelle ancora intatti, il cappello ancora adagiato sul capo, un abito nero con una cintura dalle borchie di metallo, il tutto adorno di una serie di bottoni rossi e dorati che sembravano brillare, il giovane spinto da qualcosa più forte di lui, senza dire niente ai suoi compagni, in un attimo stese la mano ed afferratone uno lo strappò, lo tirò con forza e lo scheletro, ben conservato dal tempo e intatto da chissà quanti

Numero 5 - Ottobre 2016 anni, per via dello strattone subìto cadde, rovinando proprio addosso al povero Bernardo, che terrorizzato urlò a squarciagola, Giuggiù e Stefano si voltarono di scatto e lo videro quasi sommerso da quel corpo che poi cadde a terra fragorosamente. I tre in preda a quel caos, presero a correre terrorizzati verso l’uscita, correndo si spensero le candele ma un fascio di luce che entrava dal buco gli indicava la strada che li avrebbe condotti sani e salvi all’esterno. Più che aiutarsi ad uscire si spingevano l’un l’altro ed in un attimo furono fuori, scavalcarono il muro di cinta del cortile e continuarono in preda al panico la loro corsa.

In tutto questo Bernardo, che nello strappare quel bottone aveva strappato dalla vecchia veste un’ abbondante quantità stoffa nera, teneva ancora stretto in mano il prezioso bottone, e portandosi dietro quell’insana prova, mentre correvano all’imbrunire verso l’orizzonte incrociarono un vecchio contadino il quale intuendo l’accaduto, per via del brandello che si portavano dietro, gli urlò contro: “ Sdisanurati mancu li morti lassati n’paci !”. Giovanni D’Angelo

GASPARE D’ANGELO RICORDA IL GRANDE DARIO FO, RECENTEMENTE SCOMPARSO Per ricordare il mio Maestro, vorrei partire proprio da Cianciana.

Quando Rai 2 ogni giovedì trasmetteva il "Mistero Buffo" per molti di noi era un appuntamento fisso e ci trovavamo davanti ad un televisore. Eravamo una dozzina, età media 16 anni.

Certo non potevo pensare che vent'anni dopo avrebbe iniziato la mia frequentazione con Dario Fo grazie all'amicizia stretta col figlio Jacopo con cui collaboro per motivi di solidarietà. Jacopo ha scritto due prefazioni ai miei libri e fatto una copertina per un altro. Judith, mia moglie, ha trascritto e tradotto i seminari di Patch Adams (Comicoterapia) tenuti alla Libera Università di Alcatraz, Gubbio.

Frequentando Alcatraz ogni estate e qualche Natale ho goduto della presenza del Maestro in maniera informale e anche formale: ho frequentato due suoi corsi MAESTRO, stiamo arrivando e siamo in tanti.

Perdonaci ma abbiamo ancora tante cose da chiederti.

E tu ci rimanderai ai tuoi libri, alle tue rappresentazioni e ai tuoi dipinti.

di Teatro di 40 ore l'uno e non certo ci si annoiava o stancava.

L'altro figlio adottivo di Dario, il mio carissimo amico Mario Pirovano ha anche recitato (La Resurrezione di Lazzaro) alla Biblioteca Comunale "Falcone e Borsellino" di Cianciana il 1 settembre del 2007 in occasione della presentazione del mio "Peppino, Cose Nostre, Varie ed Eventuali". Abbiamo dormito nel nostro paesello e l'indomani ci siamo recati a Gibellina per altri Recital.

"Lu Santu Giullari Francesco" (Francis, the Holy Jester) è stato portato da Mario in tutto il mondo e alla traduzione ha collaborato Judith.

Un solo aneddoto: due anni fa, dopo un mio Recital ad Alcatraz, Jacopo mi chiese di fare l'indomani colazione assieme per darmi qualche consiglio sulla recitazione. Poi ci disse che era preoccupato per suo padre in quanto gli aveva detto che per finire tutto quello che aveva in mente avrebbe avuto bisogno di altri 20 anni di tempo. Nel frattempo si avvicinava il Maestro col suo panama e chiedeva, con gli occhi, ad Eleonora, la moglie di Jacopo, se fosse pronta per iniziare un'altra giornata di lavoro.

Il giorno dei funerali scrissi su Facebook il libero pensiero che segue. Sapendo che con tutto quello che Dario Fo ci ha lasciati, sarebbe sempre stato con noi. Grazie Maestro.

Gaspare D’Angelo E noi, che abbiamo ancora sete, da quelle sorgenti berremo.

E sarai sempre con noi.

Grazie Vulcano.

(Questo è un semplice, affettuoso pensiero in libertà.

Niente pretese poetiche) Gaspare D'Angelo

Letteratura

La Voce di Cianciana

RADUNO “CENTOMILA POETI PER IL CAMBIAMENTO” L’associazione “Ciancianapoetica”, presieduta da Pietro Sanzeri, ha organizzato per sabato 24 settembre, al centro sociale di Cianciana, il raduno artistico-letterario “Centomila poeti per il cambiamento”, promosso dal movimento, nato in California nel 2011 da un’idea dei poeti americani Michael Rothenberg e Terri Carrion e diffusosi in tutto il mondo, dove si svolge ogni anno simultaneamente, sotto forma di raduno. Sanzeri si è avvalso della collaborazione di Alberto Cannatella, Eugenio Giannone, Pro-Loco, dei ragazzi dell’associazione Oops e del patrocinio del comune di Cianciana e del Rotary Club Bivona, presieduto da Salvatore Panepinto. Hanno aderito 40 poeti provenienti da tutte le province dell’Isola, i pittori Pino Petruzzella e Dino Vaccaro e i musicisti-cantanti A. Cannatella, Aurelia Mangione, Daniele Guastella, Nenè Sciortino e i Dioscuri. Per tutti un’immagine-ricordo e un attestato di partecipazione. La manifestazione non ha fine di lucro, si partecipa gratuitamente. Partecipanti : ADAMO Gino, Trapani, ARFELI Tanino, Cianciana, ARRIGO Liliana, Raffadali, ASARO Rosa Anna, S. Cataldo, CL, BARILE Michele, S. Caterina V., Enna, BARONE Nino, Trapani, BILLECI Francesco, Marsala, CALDARA Enrico, San Biagio Pl., CALTAGIRONE Concetta, Cianciana,

CARBONE Piero, Palermo, D’ASCOLI Agostino, Cianciana, FERRANTELLI Stefano, Castellammare, TP, FRAGOLA Antonella, Cianciana, GIANNONE Eugenio, Cianciana, GINEXI Alfredo, S, Stefano Q., GIOIA Adriana, Palermo GUGLIELMINO Valentina, (ME), GURRERI Baldassare e GURRERI Lorenzo, Cattolica E., LA SALA Mariella, Trapani, LIBASSI Salvatore, Palermo, MAGRO Daniele, Sciacca, MICELI Gero, Grotte, MINIO Gina, San Biagio Pl., MIRABILE Salvatore, Marsala, NICOLOSI Tiziana, Castronovo, PAGLIARA Cinzia, Aci Castello, PARISI Enzo, Bivona, RANDAZZO Enzo, Sambuca, SAIA Lillina, Casteltermini, SANNASARDO Federico, Palermo, SANTALUCIA Angelo, Berlino (orig.

Cattolica E.), SANZERI Pietro, Cianciana, SAVARINO Flavia, Cianciana SCALABRINO Marco, Trapani, SETTECASI Tanino, Alessandria d. Rocca. SICARDI Giusy, Alessandria d. R., SORTINO Benedetto, Ribera TAORMINA Francesco, Como (orig. Cianciana), ZAGARELLA Maria Nivea, Francofonte SR. CANTI-Musica: ALBERTO CANNATELLA con AURELIA MANGIONE, DANIELA GUASTELLA, I DIOSCURI, NENE’ SCIORTINO. PITTURA: Pino PETRUZZELLA, Dino VACCARO. Enzo Minio

A PARTIRE DA QUESTO NUMERO LA VOCE DI CIANCIANA PUBBLICA LE POESIE DEI PARTECIPANTI AL RADUNO CIANCIANESE Marco Scalabrino Ultimi Chiacchiari assai a ogni crucicchiu e predichi appelli risoluzioni.

Ntantucrepanu, nudi mputenti ultimi.

Nunhannu pani sparadrappu curpa, nenti chiù robba dignità risettu.

Nun c’è logica accurzu morali, nenti chiù liggi virità dumani.

Cuitarinioffisi e firiti, cunfurtarinisuperstisti e sonni; nuatriavemu a essiri li primi, puru cu tutti limpidugghi nostri, manuddu si ni pochiamari fora.

TANINO SETTECASI Ad una donna bosniaca Notte buia. si spegne Stelle lontane. nel ricordo Chitarra assente. della tua adolescenza Vento arrochito di colomba. per spogliare rami Ogni carezza un insulto. nudi di foglie Mani straniere ti spogliano. e di brina.

Ad ogni brandello di carne Canto il tuo dolore muore un sogno. con voce di pianto, Invano mordi vergine ferita, lenzuola di sangue. umiliata,offesa.

I prati falciati Non c'è notte piu' lunga si tingono di rosso. nè buio piu' profondo Ti agiti sempre meno che accolgano il tuo grido come onda che si disperde, di donna, come alba che s'allontana. sola a gridare aiuto.

Oltre la notte, Nessuno ti sente. oltre i silenzi La voce a ricomporre una luce.

Cinzia Pagliara Al mondo Sperduto Io resto.

Per non essere come chi fugge, e non è.

Fuggire non è come andare, non è un viaggio -la fugaNon coraggio, ma vigliacca paura.

Quindi resto.

Ecco il cuore che ancora combatte.

Resto: e ho addosso le fughe di altri, insieme al mio restare.

Tiziana Nicolosi: : La speranza in un raggio

Amalo questo mondo incerto Così funesto e disonesto.

Amalo con le sue nere ombre E fiumi di plastica E mari di sangue innocente.

Amala questa Mater Dolorosa

Questa terra morente Di cui si ode il rantolo.

Perché ancora c’è speme In quell’astro che risorge Nonostante tutto.

Notizie dall’anagrafe

Numero 5 – Ottobre 2016

NOTIZIE DALL’ANAGRAFE GLI EVENTI LIETI NASCITE

Mattia Scimeca di Salvatore Antonio e Daniela Acquisto, nata a Sciacca il 18 agosto 2016 Michele Diecidue di Giuseppe Antonio e di Katia Papa Papini, nato a Sciacca il 9 settembre 2016 Gemelle Angelica e Francesca Guella di Giuseppe e di Roberta D’Angelo, nate a Palermo il 10 settembre 2016 Adele Raffa di Pietro Cristian e di Lorena Palminteri, nata a Sciacca il 29 settembre 2016 Antonio Manzullo di Paolo e di Beatrice Macaluso, nato a Sciacca il primo ottobre 2016

MATRIMONI

Gaetano Cascio e Roclissa Anna Martorana, Chiesa Madre di Cianciana, 29 settembre 2016 Giuseppe Lo Bue e Eleonora Bosciglio, Chiesa madre di Cianciana, 8 ottobre 2016

GLI EVENTI TRISTI DECEDUTI

Antonino La Corte, nato a Cianciana il 16 settembre 2016, deceduto il 20 settembre 2016 Filippo D’Angelo, nato a Cianciana il 7 febbraio 1925, deceduto il 22 settembre 2016 Francesca Caltagirone, vedova Vincenzo Sciortino, nata a Cianciana il 19 novembre 1925, deceduta il 7 ottobre 2016 Angelica Tamburello, vedova Giuseppe Cimino, nata a Cianciana il 17 febbraio 1924, deceduta l’11 ottobre 2016 Maria Mirasola, coniugata Pasquale Gentile, nata a Cianciana il 10 gennaio 1936, deceduta il 19 ottobre 2016

DECEDUTI FUORI CIANCIANA Francesco Ferraro di anni 78, deceduto a Rive de Gier (Francia) il 21 settembre 2016 Maria Giovanna Cinquemani, vedova Carlo Chiappisi, nata a Cianciana il 19 agosto 1922, deceduta a Palermo il 29 settembre 2016 Francesco Cimino, coniugato Giuseppa Bartolomeo, nato a Cianciana il 20 settembre 1932, deceduto a Rive de Gier (Francia) il 29 settembre 2016 Salvatore La Corte, coniugato Margherita, nato a Cianciana il 29 luglio 1948, deceduto a Licata il 18 ottobre 2016 Antonina Piazza, vedova Ciccarello, nata a Cianciana l’11 gennaio 1940, deceduta a Reims (Francia) il primo novembre 2016 Foto a sinistra : François Arcuri, coniugato Rosa Caltagirone, nato a Cianciana il 16 giugno 1948, deceduto a Rive de Gier (Francia) il 31 ottobre 2016

Foto a destra - Pietrina Orlando, vedova Reina, nata a Cianciana il 9 luglio 1921, deceduta ad Adelaide (Australia), il 6 novembre 2016

ABBONAMENTO AL GIORNALE L’abbonamento annuale per 6 numeri costa: Cianciana € 25, Italia € 26, Europa € 32, America, Africa, Australia € 38. Se volete darci di più farete parte dei SOSTENITORI del giornale. Dall’Italia inviare la cifra a Salvatore Panepinto - via Cavour, 4 - 92012 Cianciana (AG) - Conto Corrente Postale n° 000017905977 Codice IBAN IT52 SO76 0116 0001 7905 977 oppure tramite Conto Corrente Banca Popolare Sant’Angelo S.C.R.L. agenzia di Cianciana, Coordinate IBAN IT62 Q057 7282 920C C014 0002 499 Pase IT Car. Contr: 62 CIN Q ABI 05772 CAB 82920 Numero Conto CC0140002499 intestato a Salvatore Panepinto.

La Voce di Cianciana

Numero 5 – Ottobre 2016

LE PERFORMANCES ESTIVE DELL’ASSOCIAZIONE “THEATRON” L’Associazione Culturale THEATRON di Cianciana quest’anno ha avuto l’incarico di organizzare con il patrocinio del Comune di Cianciana la “Rassegna Teatro Amatoriale 2016” con la partecipazione delle compagnie: Associazione “Genenia” Lucca Sicula con la commedia D.come Donna, Danno, Divorzio di A. Lo Castr o; Associazione “Aromi di Sicilia” Cattolica Eraclea con la commedia musicale La vera storia di la Baronessa di Carini di Tony Cucchiar a; Associazione Teatr ale “Sotto le Stelle” Burgio con la commedia Fiat Voluntas Dei di A. Macrì; Associazione “Idea” Alessandria Della Rocca con la commedia Chi si fa pi spusari nfigghiu di M. Pantano, mentre l’Associazione Theatron ha messo in scena il 13 Agosto nell’anfiteatro della villa Comunale di Cianciana uno spettacolo teatrale dal titolo “INPS” (inganni naturali per sopravvivere) di Eva De Rossi e Massimo Pantano, che ha trattenuto per quasi due ore gli spettatori di qualsiasi età con successo e divertimento, per la regia di Giuseppe A. Pendino, musiche Domenico Bosciglio, direttore di scena Andrea Gaiteri , trucco Giuseppina Carubia e Nardina Vaiana. L’opera narra la storia di un certo Nando nulla facente e imbroglione che con la moglie Diana in un appartamento dove prima c’erano gli uffici dell’INPS, grazie alla dimenticanza delle tabelle di questo ente gestiscono delle truffe madornali per potere sopravvivere e spillare soldi disonestamente, infatti INPS diventa Italiane, Nubili Pronte Spose un’agenzia matrimoniale tra single stranieri di tut-

to il mondo; INPS si trasforma in uno studio di medium Indovino Nando Potere Soprannaturali; e si tr asfor ma pure in uno studio Psicologo INPS Infondiamo Nostra Psicologia Spicciola. E non solo, Nando mensilmente fa vestire la moglie Diana di sua madre (trapassata ormai da trentanni) per andare a ritirare la pensione. Ma un bel giorno arrivano in casa del Nando e Diana un certo Nuajen allevatore di canguri australiano, e Santo Natale ispettore dell’INPS. Il primo per coronare il suo sogno portandosi la sua amata Katiuscia in Australia, il secondo dovendo consegnare un premio e quattro mila euro alla signora Somma mamma di Nando.

Succede di tutto fino a quando vengono scoperti.

Come si sa le truffe hanno le gambe corte ho come dice il proverbio “ Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino “ I personaggi danno luogo ad una successione di scene esilaranti che utilizzano alcune chiavi più tradizionali della risata l’equivoco, i difetti, il modo strano di parlare il travestimento e la mimica facciale.

INTERPRETI : Giuseppe A. Pendino , Mariarosaria Alessi, Daniela Montalbano, Francesco Alfano, Salvatore Bosciglio Fabio Albanese, Giuseppe Ciaravella.

Le repliche della commedia sono state rappresentati sempre nel mese di agosto nell’estate di Alessandria della Rocca, nella rassegna teatrale estiva a Secca Grande Ribera e a Santo Stefano Quisquina, con grande successo di pubblico e di consensi. La Redazione

ALESSANDRA RAFFA INIZIA LA SUA CARRIERA DI GIORNALISTA "Così giovane, così volenterosa e professionale, Alessan- giornalista ammirato e rispettato” che ha moderato l’ulti-

dra Raffa, figlia di Nino e Nancy Raffa, residente a Miami - Florida– (USA), ha iniziato la sua carriera giornalistica con Fox News, uno dei più importanti canali televisivi americani, a fianco di Chris Wallace (nella foto con Allie), definito da Lei “personalità giusta ed equilibrata,

mo dibattito presidenziale tra Hillary Clinton e Donald Trump, a Las Vegas. Orgogliosi di tanto meritato successo, i familiari Le augurano il raggiungimento di altri nuovi e importanti traguardi." (nella a foto a sinistra con la candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton).